Gli stessi occhi

di Foggynightmare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi e Rivelazioni ***
Capitolo 2: *** Sogni e realtà ***
Capitolo 3: *** Lezioni ***
Capitolo 4: *** Malattia ***
Capitolo 5: *** Solo un sogno... ***



Capitolo 1
*** Ricordi e Rivelazioni ***


“Chiudi la mente Potter”
Il tono spregevole era palpabile nella voce di Piton, non sarebbe stato in grado di nasconderlo con Harry Potter, specie quando era evidente che nessuno dei due desiderava stare in quel preciso posto con quella precisa persona.
“Ci sto provando!” disse Harry esasperato.
“Se questo è il tuo meglio, hai delle capacità davvero scarse Potter” ghignò il professore con aria di superiorità, poi continuò “Forza, riproviamo, non ho intenzione di sprecare il mio tempo con te…”
Harry ebbe appena il tempo di asciugare la sua fronte imperlata di goccie di sudore che subito sentì la voce ferma e possente di Piton “Legilimens
Poteva percepire l’incombente presenza del professore
Sulle sue spalle mentre ripercorreva i suoi ricordi…
Dudley che gli aizza contro un cane, il professor Lupin che si trasforma in un lupo mannaro, la sua conversazione con Hermione…no, quello no, tutto ma non quello pensava Harry, ma più lui tentava di non pensarci, più questo pensiero scavava nella sua mente facendo breccia tra i suoi ricordi.
“Harry, perché sei giù di morale?”
“Niente… per Cho penso…” ma la sua voce non era molto convinta, e il viso di Hermione si fece subito dubbioso.
“Su, a me puoi dire tutto, lo sai”
La sala comune era deserta ed i grandi arazzi appesi alle pareti erano appena illuminati dalla luce del camino.
Harry guardò l’amica con intensità e disse d’un tratto : 
“ Non ho chiuso con Cho perché non andavamo più d’accordo ed era atrocemente gelosa, ma…”
Esitò, non gli venivano le parole ed era la prima volta che lo diceva ad alta voce.
“Sono gay Hermione”
“Cosa?” la sua espressione era a dir poco allibita “Non che sia un problema ovviamente sai… solo che non me lo aspettavo … ti conosco da 5 anni e non avrei mai… sospettato” ma le sue parole non erano convincenti.
“L’ho capito mentre mi sono soffermato a guardare Blaise Zabini vagare per il corridoio d’entrata più o meno quattro mesi fa” poi aggiunse “non pensare a Ron! Non ci proverei mai, è praticamente mio fratello”
“Capisco, sono felice che tu me lo abbia detto ma…”
 
Esci dalla mia testa! Esci dalla mia testa!
Come un risucchio il professor Piton uscì dai suoi ricordi.
Quanto aveva visto? Aveva colto tutto?
Harry era disperato, non si sentiva pronto per dirlo alla sua migliore amica, figurarsi a Piton! SI accasciò lentamente a terra e mise la testa tra le gambe respirando affannosamente. L’avrebbe spifferato a tutti i Serpeverde! Avrebbe detto a tutti che il bambino sopravvissuto è gay e la sua vita sarebbe finita.
Passavano i minuti e niente stava succendendo, così Harry alzò lievemente la testa e lo vide, ad un metro di distanza, che lo osservava torvo con le braccia conserte.
I loro occhi si incontrarono, ma mentre Harry si aspettava di trovarvi disgusto, si leggeva solamente sorpresa e incredulità e, può essere, un po’ di dispiacere.
“ Vedi cosa succede ad avere dei ricordi vulnerabili Potter? Non sai mai chi può leggerli”
Harry rimase letteralmente allibito. Quell’uomo aveva appena violato la sua mente, prendendo il suo ricordo più imbarazzante e ora glielo rinfacciava?!
Ad un tratto Piton si avvicinò e posò una mano sulla spalla di Harry.
Era la prima volta che si toccavano e il ragazzo rimase basito, specie quano l’uomo aggiunse:
“Non temere che sia indiscreto, non ne hai motivo”
Piton aveva lo sguardo fisso su quello di Harry, uno sguardo intenso e profondo.
“Posso andare ora?” chiese il ragazzo.
“Certo vai pure, oh e spero tu abbia fatto il saggio sull’infuso di Mandragora per domani”
Maledetti ricordi!
“Meglio che vada” disse Harry ancora imbarazzato, poi aggiunse :
“Grazie signore”
“Sono un uomo corretto dopotutto” disse Piton e ad Harry sembrò di cogliere un mezzo sorriso, quindi aprì la porta del sotterraneo e uscì dalla stanza.
Non sapeva come mai, ma si sentiva molto più leggero ora che due persone erano a conoscenza del suo segreto.
Qualcosa nello sguardo di Piton era però cambiato, non sapeva cosa, però aveva un presentimento.
Era immerso nei suoi pensieri quando arrivò al ritratto della Signora Grassa e lo era ancora mentre si infilava il pigiama.
Si addormentò abbastanza sereno, non sapeva come mai d’un tratto si fidasse così tanto della parola del professor Piton, ma sapeva che non  lo avrebbe tradito e questa sensazione bastava e avanzava per farlo dormire almeno un po’.
Era nei sotterranei con Piton, le loro labbra si sfioravano dolcemente e aveva in corpo mille sensazioni. Poteva sentire il profumo dell’uomo fatto che gli stava davanti, lo inebriava, profumava di  bosco e di verde… si, sapeva di verde! Mentre le loro mani si cercavano  accarezzandosi e cingendosi l’un l’altra, le loro lingue si incontravano, umide e vorticose, passionali.
 
Harry si svegliò di soprassalto, guardò il suo orologio appoggiato sul comodino, le 5.00.
Ok, bene, aveva appena fatto un sogno vagamente erotico sulla persona che più disprezzava in tutta la scuola. La cosa sembrava non potesse andare peggio quando sentì un rigonfiamento provenire dalle sue mutande… fantastico! Certo proprio quello che ci voleva per migliorare la giornata no? Una bella erezione mattutina!
Doveva pensare a qualcos’altro, così la sua attenzione si cocentrò sulla Umbridge. Era ormai una vita che andava avanti a spaventare studenti di tutte le case e professori.
Doveva fare qualcosa in merito. L’idea di Ron ed Hermione di formare un Esercito di maghi minorenni non lo esaltava così tanto, però doveva pur sempre ribellarsi a quel sistema tanto sbagliato. Se solo Silente lo avesse ascoltato!
Ma Silente sembrava non interessarsi della vita della scuola, o almeno non faceva nulla per dimostrare il contrario.
 
Pensando a questo Harry tornò ad un casto sogno da quindicenne.
 
 

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Capitolo 2
*** Sogni e realtà ***


Quel mattino Harry si svegliò di buon umore, pensando che di lì a poche ore avrebbe assistito all’allenamento di Quidditch dei Serpeverde (come era bello poter essere l’unico ad avere come punizione per aver parlato troppo durante una lezione, pulire gli spalti durante gli allenamenti!)
Svegliò Ron con una cuscinata.
“Hei Weasley! Muoviti, oggi frittelle con crema di zucca dolce!”
“I spieghi eerchè dei semfre seegliarmi così?” Il rosso si alzò dal letto che sembrava una mummia risorta.
“E tu mi spieghi perché non la smetti di russare la notte?”
“Non è colpa mia se ho la sinusite!”
Harry ridacchiando si alzò e si infilò i pantaloni da mago e la camicia col colletto giallo e oro, mentre il suo amico era ancora alle prese con la federa stampata sulla sua guancia.
“Io scendo ok?”
“Si certo! Arrivo!” gli urlò Ron da sotto il cuscino.
Harry poteva giurare che il rosso si stava rimettendo a dormire, fece spallucce e scese le scale del dormitorio aspettando Hermione.
“Harry! “ esclamò la riccia non appena scese le scale delle camerate femminili.
“Hermione!” la prese in giro lui, mentre lei lo prendeva sotto braccio e lo conduceva verso il ritratto.
“Come mai sei così in anticipo? Tu e Ron di solito non state a letto più che potete?” chiese lei curiosa.
“Diciamo che ho una bella giornata”
“Oh a proposito, com’è andata ieri sera da Piton?”
Tutti i ricordi della sera precedente investirono Harry come una valanga.
Piton che conosceva il suo segreto. Lui che baciava Piton nei suoi sogni. Il suo corpo che manifestava segni di apprezzamento.
“Uhmm… bene!” disse infine schivo.
“Bene del tipo “odio quell’uomo”?
“Precisamente”
I due amici stavano camminando per i corridoi del castello quando gli vennero incontro Fred e George.
“Hei Harry” disse George dandogli una pacca sulla spalla, mentre incrociò gli occhi di Hermione e sorrise galante, inchinandosi.
“Hermione… Mi inchino davanti alla caposcuola”
Fred scoppiò a ridere sguaiatamente mentre Harry tentava di nascondere le lacrime  tutto rosso in volto, quindi finse un colpo di tosse per mascherare l’ilarità della cosa.
“Ohh come siete infantili certe volte!” sbuffò la caposcuola.
“Eh si caro George, siamo dei bambinoni” Fred si rivolse al fratello con un sorriso da parte a parte del volto lentigginoso.
Ridacchiando li superarono e andarono verso la torre Grifondoro.
“Stavi dicendo Harry?” riprese Hermione molto curiosa.
“Oh, nulla… diciamo che… potrebbe aver capito qualcosa”
Harry era imbarazzato oltremodo e non riuscì a guardare in faccia l’amica.
“Cosa ha capito? L’E.S.? Oddio Harry! Siamo nella merda se lo scopre!” disse la riccia spaventata. Hermione non capiva, o forse non voleva capire, fatto sta che tutto le fu chiaro quando vide la faccia di Harry.
“Oh santo cielo Harry!” sussurrò a fior di labbra mentre entravano nella Sala Grande.
“Già” mugugnò allora il ragazzo, abbastanza scosso dall’idea che quell’orrido uomo lo sapesse.
“Non hai paura che possa dirlo alla sua casa?”
Harry non aveva paura, era questo che lo sorprendeva maggiormente, il fatto che si fidasse cecamente del professore di Pozioni, l’uomo viscido e unto che aveva imparato ad odiare in cinque anni di scuola.
“Hermione… non so come mai, ma….” Esitò “Penso di fidarmi”
La ragazza impallidì.
“Co… Eh?” farfugliò allora “Harry ma com’è possibile?” era allibita letteralmente.
“Mi ha detto che mi posso fidare e… beh lui è Piton, non penso che se avesse voluto davvero dirlo a qualcuno me lo avrebbe detto no?”
Si sedettero al tavolo Grifondoro e Harry iniziò la sua colazione afferrando una frittella, mentre Hermione lo guardava ancora un po’ basita, poi si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla.
“E’ ammirevole la tua fiducia nel prossimo Harry, solo… stai attento, ok?”
In quel momento Harry alzò lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti e si rese conto che quell’uomo non c’era, il che gli risollevava il morale!
Era ancora intento a mangiare quando arrivò Ron, con ancora il segno della federa sulla guancia e la faccia rossa quanto i suoi capelli.
“Che è successo Ron?” chiese Hermione mentre sorseggiava il thè tranquillamente.
“La Umbridge! Quella megera! Seamus mi ha appena detto che ha intenzione di iniziare a presidiare alle lezioni degli insegnanti per  valutare le loro capacità!”
“Non ci credo!” dissero Harry e Hermione in coro.
“Invece fareste meglio a crederci! Quella donna vuole far diventare Hogwarts una scuola di gattini e porcellane decorare e fiorellini lillà!”
Harry si voltò a guardare la donnina vestita di rosa con la faccia da rana.
“Assurdo..” commentò Hermione.
“Si… assurdo…” Hermione guardò Harry significativamente, poi aggiunse “Dobbiamo fare qualcosa! Harry, TU devi fare qualcosa!”
Queste parole gli bastarono per risvegliarsi dal suo sonno apatico e fargli venire un colpo al cuore.
“Hermione! Lo sai,  se la Umbridge ci becca sono cazzi!” rispose il ragazzo scocciato, non capiva perché volessero così tanto coinvolgerlo in queste cose senza senso. Riconosceva l’importanza di tutto quanto l’insieme, ma come poteva convivere con il fiato della vecchia sempre sul collo?
“Harry! Dovresti pensare anche agli altri! Secondo te è plausibile che gli studenti del terzo anno non sappiano nemmeno combattere un molliccio? O che al primo anno abbiano difficoltà con gli incanti minori?”
“Ho già le lezioni private con Piton tutte le sere… dove lo trovo il tempo?”
“Se davvero volessi, lo troveresti!” lo sguardo assassino di Hermione non lasciava vie di fuga.
“Ok! Faremo qualcosa!” sospirò Harry , poi si immerse in una conversazione sugli schiopodi sparacoda di Hagrid con Ron e Seamus, mentre Hermione commentava la nuova ragazza di Blaise Zabini, una Tassorosso del primo anno che si imbambolava ogni volta che lui la prendeva per mano o le depositava dei bacini sul collo.
“Oh ma per favore! Come si può stare con un essere del genere e rimanere imbambolata in questo modo squallido e pessimo?!”
Ginny era allibita.
“Se io avessi l’occasione di infilare la lingua nella bocca di Blaise Zabini di certo non mi metterei ad arrossire ogni cinque minuti!” Disse Hermione maliziosamente.
A quel punto guardò l’orologio, si alzò di scatto e prese Ron e Harry per la camicia, alzandoli dalla panca.
“Forza! Abbiamo erbologia con i Corvonero il mercoledì mattina!”
Con ancora la bocca piena di frittelle i due amici si alzarono e si fecero trascinare fino alle serre.
 
Finta la doppia erbologia con i Corvonero arrancarono fino all’aula di trasfigurazione, tutti sporchi e fangosi.
“Merda!” esordì Harry.
“Prego!” esclamò Ron.
“Oggi ho lezione con Piton, questo vuol dire che lo devo vedere tutti i giorni almeno una volta e devo passare il mio tempo a stretto contatto con quel viscidume!”
“Che invidia!” disse Ron sarcastico “Beh almeno oggi puoi fare la spia agli allenamenti con le serpi!”
“Si, mi consolo con questo…”
Harry in verità era abbastanza ansioso di vedere il professore di pozioni, uno perché conosceva il suo segreto e due perché lo aveva sognato e ora aveva un po’ di farfalle nello stomaco.
 
Alle tre meno un quarto Harry si diresse verso il campo da Quidditch  pronto per tirare a lucido gli spalti… Ora, sapendo che gli spalti sono divisi in torrette per metà del semicerchio e  ad anfiteatro per l’altra metà, Harry penso di iniziare dalla torre con gli stemmi di Serpeverde, tanto per togliersi il gusto di lasciarla un po’ sporca.
Nel frattempo la squadra si stava riscaldando e nessuno lo notò mentre saliva la scaletta che conduceva all’apice della torre.
“Salve Potter” una voce glaciale lo colse di sorpresa, fece un balzo e gli cadde la bacchetta dalle mani.
“Uh… buongiorno professor Piton” il ragazzo era sempre più rosso in volto, mentre il professore indugiava in cima alle scale.
“E’ per caso agitato?” chiese con un tono di voce piatto
“Io? N…no solo non mi aspettavo di vederla qui” trovò la forza di raccogliere la bacchetta e di salire le scale, fronteggiando l’uomo che stava davanti a lui.
“E quindi sei qui per spiare gli allenamenti della mia casa vero?” la voce di Piton era sempre più calma, si sedette in una poltroncina e continuò a fissarlo.
“No! C’è, devo pulire, io…”
“Sei in punizione” disse l’uomo e abbozzò un sorriso.
Harry doveva proprio dirlo, era davvero affascinante quando sorrideva, perdeva le rughe di espressione che lo invecchiavano e tornava ad essere il trentacinquenne che era, gli occhi gli si illuminavano di una luce intensa e anche la curva del naso sembrava meno truce.
Per un attimo Harry ripensò al sogno della notte precedente e arrossì nuovamente.
“Si, sono in punizione…” mugugnò alla fine.
Piton lo guardò intensamente e disse infine :”Come mai sei così nervoso oggi?”
“Non sono nervoso professore…”
Dio quanto odiava tutta l’esitazione che stava mettendo nel rispondere a quell’uomo.
“E allora cosa c’è?” insistette Piton.
“Beh, se non le dico tutto lo scoprirà comunque, quindi diciamo che mi sento in imbarazzo a stare in sua presenza dopo ieri sera”
Per la prima volta lo sguardo limpido di Harry incrociò quello del professore, che sembrò vagamente mortificato.
“Potter, non dire stupidaggini, non c’è bisogno di tutte queste preoccupazioni!” disse infine un po’ scocciato.
“Scusi ma mi è un po’ difficile crederle sa?” Harry rispose arrogante.
“Immagino…” Piton sorrise di nuovo.
Si alzò dalla sedia e si avvicinò fulmineo ad Harry, lo cinse con un braccio e si protese in avanti, catturando le sue labbra con un bacio, casto ovviamente, ma dolce e tenero.
Harry non se lo aspettava minimamente da parte sua, all’inizio ci rimase un po’ spiazzato, ma senza sapere come mai si ritrovò a passare le mani trai lunghi capelli del professore mentre la sua lingua segnava le labbra di lui.
Erano nascosti dall’ombra degli spalti, e quello che per Harry fu un momento lunghissimo, finì dopo pochi secondi.
Piton si staccò e gli sorrise nuovamente.
“Potter, devo proprio dirtelo, fai schifo in occlumanzia”
E ridacchiando scese le scalette. Harry non lo aveva mai sentito ridere in quel modo e gli piacque molto ad essere sinceri.
“Quindi vedi di esserci questa sera, intesi?” aggiunse una volta arrivato in fondo.
“Non mancherò” rispose Harry sorridente.
“Ti conviene…”
 

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Capitolo 3
*** Lezioni ***


Quella sera Harry Potter era intento a sorseggiare un thè caldo, dopo aver finito un saggio tre rotoli sull’uso appropriato dell’incanto scudo per la Umbridge, quando gli tornò in mente quello che era successo solo qualche ora prima.
Appena Piton era scomparso dalla sua visuale aveva incastrato tutto ciò che era successo, dalla prima all’ultima parola dell’insegnante. Era rimasto sorpreso molto piacevolmente da quel bacio, ma come ogni cosa, aveva lati positivi  lati negativi.
Era il suo primo bacio vero, con una persona che,  forse, poteva volergli un po’ bene.
Cho non era stata un’esperienza molto significativa nella sua vita da teenager di successo.
Ma allora, come mai il professore non lo aveva mai cagato di striscio? Cos’aveva che non andava quell’uomo?
Harry non sapeva nemmeno cosa provava lui, figuriamoci se poteva capire da un bacio cosa provava Piton.
Era sempre stata una persona molto enigmatica e riservata, non aveva mai mostrato un lato vulnerabile agli studenti o ai docenti per quanto lui sapesse quindi non sapeva come avere la prova dei suoi sentimenti, se così li poteva definire Harry.
Cosa lo spingeva a voler tanto investigare? Fino a due giorni prima disprezzava Piton quasi quanto disprezzasse Malfoy ma ora le cose erano cambiate.
Doveva ammetterlo, era confuso e perso nel vuoto, però da qualche parte brillava una pallida luce di serenità quindi sostanzialmente si disse “Perché no?” e decise di andare nei sotterranei con un po’ di anticipo per vedere come si comportava.
 
Scese le scalinate di corsa, col cuore che batteva forte e non si curava più ormai di quanto fosse “poco dignitoso” per un grifone l’idea di correre tra le braccia di una serpe (anzi, il capo delle serpi!), a lui importava soltanto di scoprire cosa quell’uomo aveva in serbo per lui.
Arrivò alla porta dell’ufficio di Piton e bussò tre volte.
Quando l’uomo venne ad aprire era serioso e si scostò per farlo entrare senza una parola, Harry però notò che lo sguardo gli si era illuminato e gli si strinse il cuore al solo pensiero.
“Sera professor Piton” salutò il ragazzo cordialmente.
“Sera Potter” rispose accennando nuovamente ad un sorriso… Possibile che fosse felice di vederlo?
Harry si sedette come d’abitudine mentre Piton finiva i suoi lavori e gli comunicava il programma per la serata, che detto così sembrava chissà che cosa intima, mentre in realtà, almeno fino a qualche giorno prima si limitavano a guardarsi in cagnesco.
Quando il professore si sedette Harry lo scrutò attentamente mentre firmava le ultime scartoffie, poi anche l’uomo alzò lo sguardo e per un attimo nero e verde si scontrarono nell’aria di un momento.
“Ti vedo molto più rilassato di qualche ora fa…” commentò Piton.
“Si, abbastanza… una persona mi ha fatto cambiare idea” rispose Harry.
Piton ghignò e poi aggiunse :” Come sei condizionabile Potter!”
Harry allora avvampò, quindi l’uomo rise.
“Oh, eccoti qui, il timido ragazzo Grifondoro che arrossisce alla minima provocazione”.
“Co…No! Io non sto assolutamente arrossendo! E lei non mi sta provocando!”
Piton rise ancora, Harry non l’aveva mai visto così apparentemente ilare.
“Vero… bene allora, oggi ti testerò nuovamente sulla resistenza mentale che riesci a darmi..”
Così dicendo si avvicinò e arrivò quasi a sfiorarlo, sorridendo… anzi, sogghignando pensò Harry.
Il ragazzo deglutì abbastanza rumorosamente ma non era intenzionato a mostrarsi nemmeno minimamente toccato dall’uomo.
“Si divertirà a fallire miseramente, professore” il tono di Harry era deciso e provocatorio.
Legiliments” l’urlo di Piton squarciò la tensione che si era creata tra i due corpi.
 
Il Signore Oscuro che parlava con Codaliscia e con Barty Crouch Junior, era nel bel mezzo dei suoi sogni…
Lui e Ron che si odiavano per il torneo…Harry capì però che solo una parte della sua mente stava viaggiando con Piton, e la ridusse sempre di più fino a poter controllare ciò che era in grado di mostrargli, escludendolo dalla parte intima della sua mente.
Era solo questione di pazienza, non appena Piton si fosse addentrato un po’ nei suoi ricordi, avrebbe avuto il pieno accesso alla sua mente.
Quando fu immerso pienamente nella mente del ragazzo, fu allora che Harry si concentrò nelle sue emozioni, per partire con qualcosa di superficiale e facile anche per un ragazzo totalmente incapace in occlumanzia. Gli ricordò come infilare una cassetta nel videoregistratore, una persona (Piton) guardava il programma da lui scelto, mentre l’altra (Harry) si faceva i fatti suoi, o meglio, del suo insegnante.
Si concentrò per “mandare in onda” una sequenza della sua prima partita di Quidditch, mentre vagliava le emozioni che Piton stava provando.
Fu subito una macchia confusa di sensazioni e inizialmente non seppe distinguere le sue da quelle dell’uomo. Ad un tratto però provò un senso di dolcezza un po’ mielosa per i suoi standard, ma anche complessa e motivata da qualcosa che non era in gradi di spiegare. Si accorse che aveva iniziato a pensare alloro incontro pomeridiano e decise di lasciar andare un paio delle emozioni che aveva provato. Fu  molto semplice, come far cadere dei sacchi da una mongolfiera, fece cadere prima curiosità, poi stranezza ed infine gioia. Sentì la mente di Piton che si contorceva dal buon umore e poteva quasi percepirgli le farfalle nello stomaco. Harry rimase molto sorpreso, così lascio cadere anche i suoi dubbi su ciò che quel gesto poteva significare per entrambi e su quello che l’insegnante poteva provare nei suoi confronti.
Purtroppo però la sua mongolfiera andò troppo in alto per essere credibile e Piton si ritrovò nella sua stessa mente, tramite quella di Harry, così interruppe il contatto mentale.
“Che giochetto stavi tentando Potter?” chiese abbastanza irritato l’uomo.
“Io? Nessun giochetto… testavo le sue abilità di resistenza mentale” sorrise beffardo.
“Resistenza a cosa, di grazia?” Domandò allora Piton.
Harry allora arrossì violentemente e perse tutta la sicurezza che aveva avuto fino a due secondi prima.
“Da quant’è che frugavi nella mia mente?” chiese allora.
“I…Io non frugavo, tentavo solo di vedere come reagiva ai miei ricordi…” e la frase si sospese nel vuoto.
“Sentiamo allora, come reagivo?” chiese, dal suo tono poteva sembrare infuriato a morte e probabilmente lo era davvero.
“I…io no….non saprei…” mugugnò Harry, imbarazzato.
“Risparmiami queste menzogne Potter” Piton era irritato.
“Uh… Se proprio vuole saperlo…” ma la frase si sospese nuovamente nel vuoto.
“Voglio proprio saperlo”
“Penso che lei provi qualcosa per me…” Harry non aveva mai avuto intenzione di dire una cosa simile a una persona come lui, ma le parole gli erano uscite così senza pensarci.
Piton rimase basito e immobile una manciata di secondi, tempo sufficiente perché Harry se ne accorgesse.
“Queste fantasie da adolescente gradirei se me le risparmiassi, Potter” ma il suo tono non era affatto convinto.
“Quindi lei vuole dirmi che non prova niente per me?” Harry era di nuovo carico e pronto a spaccare.
“Esatto” rispose Piton freddo e distaccato
Lo spirito Grifondoro di Harry ruggì e con due ampie falcate coprì la distanza che separava i due corpi, Piton annaspò, ma il viso del ragazzo rimase a qualche centimetro da quello dell’uomo.
“Certo professore, lei mi odia terribilmente” sussurrò Harry e poi delicatamente gli diede un bacio sulla guancia.
“Penso che la mia lezione sia finita, ho imparato più oggi che in tutte le altre lezioni da lei tenute sa?” e sorridendo ancora uscì dalla stanza.
Piton rimase basito e immobile finchè il ragazzo usciva.
 
“Signor Potter, che ci fa nei corridoi dei sotterranei a quest’ora di sera?” La voce gracchiante della Umbridge sferzò l’aria.
Harry si voltò di scatto e per poco non prese paura quando vide la donnina con i bigodini in testa, la vestaglia rosa e qualcosa in faccia che preferiva trlasciare.
“Ah!” cominciò Harry “Signora Umbridge, non l’avevo vista! Mi scusi, ero andato a… “
“Potter era in punizione con me!” una voce calma e strascicante alle spalle di Harry giunse come salvagente per le menzogne che il ragazzo aveva pensato di raccontare.
“Punizione?” chiese la Umbridge.
“Esattamente, sono convinto che anche lei considera questo ragazzino un po’ troppo arrogante per il ruolo che tiene nella scuola…”
“Oh, si certo Professor Piton, ha fatto benissimo!”
“Bene ora che questo piccolo malinteso è stato sistemato, direi che il signor Potter può tornare alla torre Grifondoro.”
Harry si voltò verso l’uomo, guardò il suo volto imperscrutabile e fece un impercettibile cenno col capo, come per ringraziarlo.
“Buona notte professoressa Umbridge, professor Piton” e così dicendo si congedò e salì le scale il più velocemente possibile fino al ritratto della Signora Grassa.
“Pasticche vomitose” disse Harry.
“Altrettanto!” e il quadro si aprì e lo lasciò passare.
Entrò nella sala comune e pensò di scrivere a Sirius.
Afferrò penna e pergamena e iniziò a scrivere.
 
Caro Sirius,
Le lezioni con il Professor Piton non sono così male, almeno sto imparando qualcosa, questa sera sono riuscito a controllare i miei pensieri… Non so se ci riuscirò anche con Voldemort però è già qualcosa.
Tu come stai? Com’è la vita a Grimmauld Place?
Per natale mi piacerebbe venire a salurarti, so che dato che mancano poche settimane è un po’ avventata come richiesta, spero che tu non avessi già dei programmi.
Silente non mi parla da quando questo settembre mi ha detto che avrei fatto occlumanzia con Piton a partire dai primi di Novembre. Mi ignora e non capisco quale sia il problema.
Apparte questo sappi che il mio flirt con Cho Chang è finito circa tre settimane fa, non era proprio il mio tipo… Poi mi sentivo il rimpiazzo di Diggory e ho preferito evitare. Quando ci rivedremo ti spiegherò meglio, buona serata e dà da mangiare ad Edvige quando arriva da te!
Con affetto,
Harry
 
Quando fu abbastanza soddisfatto della lettera chiamò Edvige, le infilò la lettera nella zampa e dopo qualche buffetto, la mandò fuori.
Decise che sarebbe andato a letto, il giorno dopo lo aspettava una giornata intensa e ricca di materie noiose.
Domani però avrebbe visto il professor Piton in classe, doppia pozione con Serpeverde.
Andò fino al suo letto con questo pensiero che gli ronzava in testa, si mise il pigiama e si tuffò tra le coperte.
 
Il giorno dopo si svegliò nuovamente di buon umore e stranamente trovò Ronald già sveglio.
“Hei amico!” salutò il rosso.
“Come mai già sveglio Weasley?” chiese Harry vestendosi velocemente.
“Non avevo sonno sta mattina e così ho aspettato che ti svegliassi” sorrise Ron.
Poi aggiunse “Parli serpentese nel sonno sai?” sempre sorridendo.
“Sai che lo sospettavo quasi?” Harry e Ron scesero le scale del dormitorio e andarono in Sala Grande.

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Capitolo 4
*** Malattia ***


I tre baldi Grifondoro stavano facendo colazione, parlando del più e del meno quando tutte le voci della sala grande furono messe a tacere da un agghiacciante e quantomeno familiare “Hem hem”
Si voltarono tutti quanti, tra l’ironia generale, verso la professoressa Umbridge, che a malapena riusciva ad arrivare al leggio di Silente.
“Buon giorno ragazzi e ragazze” iniziò con la sua vocina delicata e fastidiosa come una zanzara.
“Mi vedo costretta a disturbare la vostra colazione per annunciare che da domani, per chiunque sia interessato, sono disponibili lezioni teoriche extra di Difesa delle Arti Oscure  tenute da me, per… hem… verificare la vostra capacità di sostenere un programma più intenso della materia”
Non appena scese dal rialzo e tornò a sedersi per la sala si estese nuovamente un brusio indistinto e sorpreso.
“L’hai sentita?” Chiesero in coro Hermione e Ron a Harry.
“Si, l’ho sentita… state tranquilli, ho già detto che inizierò a preparare qualcosa per il nostro… progetto”
Hermione gli sorrise e tornò a mangiare il suo pudding senza badare troppo i due amici.
Ron e Harry presero a parlare delle formazioni di Quidditch e di come Ron fosse migliorato durante le ultime settimane, quando un ragazzino Serpeverde si avvicinò a Harry.
“S-Signor Potter?” chiese spaventato con la sua vocina fievole.
“Si?” chiese Harry un po’ sorpreso.
“Ho q-questa lettera da parte del professor Silente per lei” gli disse infine consegnandogli un foglio di pergamena.
“Grazie mille” fece Harry, ma il ragazzo se ne era già andato.
Era la prima volta in tutto l’anno che Silente gli prestava un minimo di attenzione quindi, abbastanza precipitosamente, srotolò la pergamena e lesse la scrittura sottile del preside.
 
Caro Harry,
Purtroppo il professor Piton non gode di ottima salute e mi ha pregato di rimandare la vostra lezione di questa sera a domani sera.
Buone lezioni.
Professor Silente
 
Harry sorrise e guardò gli amici.
“A quanto pare niente lezione con Piton oggi!”
Hermione lo guardò basita, poi esclamo, dopo un’intensa riflessione.
“Impossibile!” disse schietta “Oggi abbiamo pozioni con le serpi e dubito fortemente che non si presenti a lezione, o mi sbaglio?”
I ragazzi non sapevano cosa dire per contestare.
“Secondo me è una scusa!” soggiunse Ronald “La verità è che gli stai antipatico e ne ha abbastanza di averti nel suo studio tutte le notti!” ridacchiò poi.
Harry non sapeva bene cosa pensare. Doveva ammettere che gli dispiaceva. Voleva approfondire il discorso della sera prima e soprattutto lo voleva ringraziare per avergli retto il gioco con la Umbridge.
L’unica cosa da fare era andare a Pozioni e vedere come stava veramente.
“Può essere, o magari è stanco dei miei noiosi ricordi e aspetta che io faccia qualcosa di interessante prima di sondarmi nuovamente la mente, comunque se lo sa anche Silente non penso si sia inventato tante scuse, no?”
I due amici si guardarono e annuirono ad Harry.
“L’unica cosa è andare a vedere” disse quindi il moro “Hermione, a che ora abbiamo Piton?”
La ragazza consultò l’orario che teneva nella tasca e rispose.
“Tra un’ora!” poi si alzò, agguantò i libri e dopo aver salutato gli amici corse verso la lezione di Artimanzia.
“Noi adesso andiamo su dalla Cooman?” chiese Ron.
“Si, muoviamoci o prevedrà la nostra morte salendo le scale di fretta per essere in ritardo alla sua lezione” e così dicendo andarono verso la torre di Divinazione.
 
Cista un’ora dopo, con un’intossicazione da incenso non indifferente, si trovarono davanti ai sotterranei e andarono verso la sala delle Pozioni.
All’interno si poteva inalare un aspro odore di frutta marcia.
“Sediamoci qui” indicò Hermione e si sedettero tutti e tre nel tavolo che solitamente occupavano Pansy Parkinson e le sue amichette Serpeverde.
Attesero raccontando alla ragazza ciò che era successo durante l’ora di Divinazione e mentre lei rideva all’idea di Justin come ministro della magia, il professore entrò nell’aula.
“Buongiorno ragazzi. Andate a pagina quattro del vostro libro ed eseguite la pozione del gladiatore” ordinò freddo.
Harry lo esaminò abbastanza attentamente da notare i segni neri sul collo, che probabilmente erano sfuggiti agli altri studenti.
I loro occhi si incontrarono e Harry distolse lo sguardo per posarlo frettolosamente sul suo libro.
Pozione del Gladiatore
3 occhi di serpente
2 piume di barbagianni ù8meglio se bianche)
1 barattolo di reni di lupogirino del mar di Beringer
Mescolare a fuoco lento per venti minuti aggiungendo polvere di cordo di tricorno.
 
Ad Harry sembrava qualcosa di fattibile dopo tutto, quindi tornò a guardare il professore, cercando altri segni della sua malattia, che dopo naturalmente avrebbe verificato in biblioteca.
Pareva affaticato e continuava a passarsi le mani affusolate tra i lunghi capelli neri –puliti- mentre faceva smorfie.
Possibile che avesse male alla testa? Se si come mai i segni neri nel collo?
Harry aveva molto dubbi e mentre andava verso l’armadio per prendere le piume di barbagianni notò che l’uomo stava perdendo sangue dall’orecchio sinistro. Si affrettò a spostare lo sguardo sugli scaffali dell’armadio.
Non aveva senso da parte sua essere così atrocemente preoccupato per la salute di Piton, eppure continuava a ripensare alle sensazioni che gli aveva sentito provare la sera prima, al bacio e all’atteggiamento dell’uomo nei suoi confronti.
Mentre era immerso nei suoi pensieri mescolava il liquido violetto nel suo calderone. L’intuito gli diceva che in verità sarebbe dovuto essere arancione brillante. No in verità, non era l’intuito, semplicemente quello di Hermione era arancione brillante.
Poco prima della fine della lezione imbottigliò il suo intruglio putrido e si diresse verso la cattedra.
Aspettò ad essere l’ultimo nell’aula e quando consegnò la boccetta all’uomo, che la esaminò con le sopracciglia che arrivavano all’attaccatura dei capelli per la sorpresa, ebbe l’opportunità di vedere che i lividi neri si estendevano anche nei polsi del professore.
“Potter, dubito che sia l’esatta pozione, stava ancora facendo giochetti psichici?” chiese laconico Piton.
“No professore, semplicemente non mi piacciono i gladiatori” e così dicendo uscì dall’aula.
Trovò Ron ed Hermione ad aspettarlo, ma disse loro che doveva verificare delle cose in biblioteca e senza troppe informazioni volò al secondo piano, pensando a cosa avesse sentito riguardo malattie che presentavano lividi neri, affaticamento e mal di testa.
Nel reparto Medicamenti Magici non trovò nulla così si diresse nella sezione “Infermeria” e consultò un manuale di malattie, con relative cure, che lasciavano segni sul corpo visibili finchè non venivano debellate.
Sfogliando attentamente ad un tratto incappò nel “Morbo delle sette mandragole” che presentava lividi su tutto il corpo, affaticamento e dolori ovunque. L’unico modo per curarlo rapidamente era una pozione che poteva essere fatta soltanto durante la notte. Una nota lo incuriosì non poco.
Il doppio dell’effetto lo si ottiene se l’infermo sente l’affetto di una persona al momento dell’assunzione della pozione.
Harry si sentì sprofondare nel pavimento della biblioteca. Con tutta probabilità era proprio quello il problema del professor Piton e anche quest’ultima regola era rilevante per la buona ruscita della pozione.
Decise che sarebbe andato ad assistere il professore, voleva vedere se gli effetti aumentavano con la sua presenza.
Provava molto affetto per il professor Piton, anche tanto fastidio, questo non si poteva negare, ma iniziava veramente ad affezionarsi a quell’uomo così arcigno e tenebroso da serio, ma così bello e affascinante non appena distendeva i muscoli del viso.
Pensando alla scusa da usare con i suoi amici andò verso la torre Grifondoro e non appena dentro la sala comune si appisolò sulla sua poltrona preferita.
 
 
Quella sera, alle nove e mezza, Harry stava indossando il suo mantello dell’invisibilità per andare nei sotterranei. A Ron aveva detto che aveva sonno e sarebbe andato a letto presto.
Scese gli scalini affannosamente e dieci minuti dopo era di fronte allo studio del professor Piton.
Bussò tre volte e attese. Quel breve lasso di tempo basto per mandarlo in tachicardia.
L’uomo venne ad aprire e di nuovo si sorprese immensamente quando vide il ragazzo sull’uscio ad attendere che la porte venisse aperta, col mantello in mano e il viso rosso.
“Che ci fai qui signor Potter?” chiese abbastanza seccato Piton.
“Sono venuto a vedere come si sentiva, professore” rispose Harry, nascondendo il possibile imbarazzo e guardando l’uomo fisso in volto.
“Mi commuove questo suo interessamento per la mia salute ma sto bene, grazie” ribatté.
Harry superò il professore fermo sull’uscio e entrò dentro la stanza. Si avvicinò alla scrivania e notò lo stesso liro che aveva consultato in biblioteca.
“Non sembra stare molto bene e il morbo che ha non è una cosa tanto leggera” la voce di Harry era calma ma non celava la nota di panico che provava il ragazzo.
“Sono qui per migliorare l’effetto della sua pozione!” sorrise all’uomo che lo stava ancora guardando basito, fermo sull’uscio.
“Lei è qui perché prova affetto per me signor Potter?” sorrise malevolo Piton, ma non riuscì a nascondere la nota di piacere che provava a pronunciare quelle parole. Harry annuì.
Il ragazzo afferrò il mestolo e iniziò a mescolare l’intruglio che bolliva nel calderone.
Precipitosamente il professore gli si accostò e gli rubò il mestolo dalle mani ridacchiando –constatò  Harry- sensualmente.
“Apprezzo il suo aiuto Potter ma non mi servono le sue abilità da pozionista, poi è finita ormai” e con un sospiro aggiunse “La parte difficile sarà berla.”
Harry si fece più vicino all’uomo e sorrise nuovamente.
Ormai i loro corpi si sfioravano e Harry gli sussurrò dolcemente all’orecchio “Ci sono io”
Il professore si scostò leggermente e afferrò un mestolino e un’ampollina e iniziò a versare la pozione al suo interno.
Harry nel frattempo lo osservava attento e capiva sempre di più come mai on fosse un abile pozionista.
I movimenti dell’uomo erano semplici ed eleganti, il modo in cui pescava un po’ di pozione dal calderone era pulito e scorrevole, se così si poteva definire.
Non appena Piton finì di imbottigliare la pozione, si voltò verso Harry e il volto si stese in un sorriso ampio alla vista del ragazzo con la boocca spalancata e gli occhi fissi sul calderone.
“Bravo Potter, dovresti decisamente prendere spunto!”
A questa affermazione anche il ragazzo rise.
“Seguimi, forse è il caso che ci spostiamo in camera” biascicò Piton dolorante.
Non era proprio in quelle circostanze che Harry avrebbe voluto sentire quelle parole, però seguì l’uomo oltre una porta, in una stanza verde smeraldo, argento e nero.
Il ragazzo si guardò intorno e contemplò attentamente tutte le foto che aveva sulla mensola. Ne scorse una di Severus da giovane, affiancato da una donna molto affascinante che ne richiamava i tratti del viso.
“Potter, quando avrai finito di curiosare, pensi mi onoreresti della tua indesiderata presenza?”.
La voce del professore era molto sofferente e Harry preoccupato si voltò di scatto, totalmente impreparato per la vista che lo aspettava.
Severus si era tolto la casacca nera ed era rimasto a peto nudo, così erano lampanti i segni della malattia.
Enormi lividi neri si estendevano per tutto il costato, petto, braccia e schiena.
Il giovane  non potè trattenere un “oh” di stupore e bastò questo ad affliggere l’uomo.
“Non è piacevole da vedere, me ne rendo conto!” sbottò.
“Ora smettila di cianciare e vieni a darmi una mano se sei qui per questo!” e a queste parole Harry si scosse e si avvicinò al letto dove il professore sedeva.
“Devi aiutarmi a bere…” sospirò e si posò sui cuscini verdi che poggiavano sul letto.
Harry afferrò l’ampolla e prese delicatamente l’uomo da dietro la testa, a quel tocco Severus si sciolse un po’ e si lasciò condurre l’ampolla alle labbra. Il ragazzo inclinò lievemente in contenitore di cristallo e del liquido marrone scese nella bocca di Piton. Il professore iniziò a divincolarsi ma la presa di Harry era salda e gli fece trangugiare tutto il preparato. Una volta che l’ultima goccia fu sparita, Harry poggiò la nuca del professore nel cuscino e lo lasciò un attimo per andare a poggiare l’ampolla sul tavolo. Quando rientrò nella stanza i segni nel corpo del professore stavano scomparendo, ma lui stava facendo delle smorfie di dolore e Harry gli si accostò passando una mano sul petto dell’uomo.
“Vede, professore, senza il mio aiuto sarebbe ancora alle prese con l’ampolla” e gli sorrise dolcemente.
“Penso sia la prima cosa sensata che dici da cinque anni” disse Severus posando la sua mano su quella di Harry.
Il ragazzo doveva ammettere che sotto la casacca, Piton nascondeva un corpo muscoloso e asciutto, ancora in piena forma.
Ad un tratto la mano di Severus risalì per il braccio di Harry fino alla nuca, e poi avvicinò la testa del ragazzo alla sua per catturare le sue labbra con un bacio. Harry non si scostò, anzi, appena avvertì le labbra morbide dell’uomo sulle sue, sollevò la gamba destra e si mise cavalcioni sull’insegnante.
Questo provocò a Piton una smorfia ma trattenne comunque il ragazzo sopra di lui.
Dolcemente, Piton dischiuse le labbra di Harry e passò la lingua sul labbro inferiore del ragazzo, per poi entraare dolcemente in contatto con quella di Harry.
Appena il ragazzo avvertì la lingua dell’uomo si lasciò trasportare dalla passione del bacio, assaporando il sapore dell’uomo e il suo profumo.
Le mani di Piton accarezzarono la schiena di Harry suadenti e si infilarono sotto la maglietta, che rapidamente finì sul pavimento.
“Harry” sussurrò il professore. Era la prima volta che lo chiamava per nome e il ragazzo sussultò.
Le loro labbra si staccarono e il giovane scese dal petto dell’uomo.
“M-Mi scusi professore” disse allora imbarazzato.
“Di cosa ti scusi?” gli sorrise l’uomo. “Guarda i segni nel mio corpo”
Harry notò allora che ormai si vedeva solo la pallida ombra del morbo e sorrise di ricambio al professore.
“E’ possibile che sia la pozione a parlare ma mi piacerebbe che tu dormissi qui questa notte” fece Severus.
Harry sorrise malizioso e quindi l’uomo aggiunse “Mi metterò il pigiama”.
Il ragazzo rise e si mise di fianco all’uomo, con la testa poggiata sulla sua spalla.
“Penso che resterò qui…” gli sussurrò all’orecchio.
Severus però era già addormentato e con un sorriso sul volto. Harry per la prima volta dopo mesi si addormentò felice come non mai.

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Capitolo 5
*** Solo un sogno... ***


Harry sentiva qualcosa, una voce sottile che si insinuava nella sua testa e non gli permetteva di sognare.
“Codaliscia, prendi tempo… prima o poi sarà nostro”
“Si padrone, come desidera padrone” la seconda voce era spaventata e non si distingueva bene dal brusio in sottofondo.
“Ricordati di non ammazzare troppa gente, altrimenti salta la copertura” di nuovo la voce sottile e viscida.
“S-Si padrone, lo prometto!”
 
Piton dormiva beato con Harry Potter disteso sul suo petto, poteva annusarne il profumo delicato e aveva la certezza che era un caro ragazzo, che gli era affezionato e che non si sarebbe fatto condizionare dal suo passato da Mangiamorte. Quello che era successo quella sera ne era la prova schiacciante. Severus sospirò e baciò dolcemente il ragazzo sulla fronte.
Poteva essere più fortunato? Un  ragazzo adorabile gli voleva bene, nonostante egli non avesse mai provato a rendergli facili le giornate trascorse al castello di Hogwarts.
Il suo profumo gli inebriava tutti i pensieri e quando iniziò ad abbandonarsi al sonno sentì il corpo del ragazzo contrarsi improvvisamente sul suo petto.
“N-no” sussurrò Harry.
“Harry?” chiese Piton per nulla allarmato.
“Vai fuori dalla mia testa!” ora il tono del ragazzo era allarmato e Severus capì che non stava parlando a lui.
“Harry, calmati!” il professore si mise seduto sul letto con il ragazzo tra le braccia che si muoveva convulsamente.
Severus decise di entrare nella mente dello studente per vedere cosa stava accadendo.
Si concentrò intensamente e fu dentro alla mente del ragazzo in poco tempo, l’unica cosa che non si aspettava era che Harry non era dentro la sua mente, ma all’interno di quella di Voldemort.
Doveva fare in modo che il mago non si accorgesse della sua presenza nella mente del ragazzo, quindi iniziò lentamente e delicatamente a mostrare la sua presenza ad Harry.
“Stai tranquillo, ci sono qui io adesso” disse dolcemente Severus e non appena Harry se ne rese conto riuscì a troncare il contatto con Voldemort e tornò in se.
Si risveglio con la testa poggiata sul petto del professore.
“Scusami… Non volevo svegliarti!” il tono del ragazzo era dispiaciuto e sconsolato.
“Non devi scusarti Harry” disse Piton abbracciandolo dolcemente.
“Come stai?” chiese Harry debolmente dalla spalla del professore.
“Bene” disse l’uomo e avvicinando la testa aggiunse “Grazie a te ovviamente” così dicendo prese la testa del ragazzo tra le mani e lo baciò dolcemente.
La bocca di Harry faticava a dischiudersi dopo il sogno che aveva fatto ma dolcemente sentì la lingua di Severus percorrergli dolcemente il contorno delle labbra. Il ragazzo infine riuscì a lasciarsi andare e si distese, l’insegnante sopra di lui, liberando tutta la frustrazione della nottata trascorsa.
In maniera naturale, come se si fossero appartenute da sempre, le loro bocche si incontravano e le loro lingue si cercavano bisognose l’una dell’altra.
Molto lentamente le mani di Severus risalirono il petto di Harry e di nuovo riscesero, insinuandosi dolcemente sotto la maglietta del ragazzo.
Non c’era niente di malizioso o perverso, soltanto il dolce gesto d’affetto che legava due corpi l’uno all’altro.
Harry intanto assaporava il dolce gusto delle labbra del suo insegnante, che prima tanto odiava ma che ora arrivava ad apprezzare in un modo molto singolare.
Si stava lentamente abbandonando alle sensazioni che provava nello stare li con lui, nel suo letto a baciarsi come due giovani amanti (in effetti, pensò Harry, lui era veramente giovane, Piton invece era… più adulto!)
“Ti voglio” sussurrò il ragazzo all’orecchio del professore e subito sentì la sua erezione pulsare attraverso la stoffa che la teneva prigioniera.
“Oh Harry…” rispose l’uomo, che stava facendo altrettanta fatica a controllarsi in quel momento.
Le mani del ragazzo iniziarono ad indugiare sulla cintura dei pantaloni del professore, che non appena avvertì il ragazzo sfiorare la fibbia sussultò visibilmente.
Harry con un movimento deciso sfilò i pantaloni al professore e notò la sporgenza che spiccava dalle sue mutande nere.
“Non sei costretto se non vuoi” disse dolcemente Piton accarezzando una guancia del ragazzo.
“Appunto” disse Harry guardando il professore con i suoi grandi occhi verdi “se non volessi, non farei niente di tutto questo”.
Detto questo fece scendere una mano dentro le mutande dell’’uomo, afferrando saldamente la sua erezione pulsante.
Piton sospirò e si puntellò sulle ginocchia per sostenersi. La mano del ragazzo si muoveva rapidamente provocando al professore intensissime ondare di piacere, Harry infatti era deciso nei movimenti.
Il suo cuore batteva forte e  tutta l’eccitazione incanalata in quel momento si stava riversando finalmente in qualcosa di più concreto!
“H-Harry… continua” sussurrò all’orecchio del ragazzo.
“Ti piace?” chiese Harry.
“S-si” di nuovo il tono del professore era eccitato e soddisfatto.
“Sto… sto per…” ma Severus non riuscì a finire la frase in tempo e venne in mano al ragazzo.
“Scusami” disse allora imbarazzato.
Harry si mise a ridere angelicamente e baciò l’uomo con dolcezza.
“Ora tocca a te!”
Severus fu veloce e slacciò i pantaloni del ragazzo prima ancora che questi potesse realizzarlo.
Infilò una mano nelle mutande di Harry e afferrò saldamente il pene del ragazzo iniziando a far scorrere la mano dalla punta alla base e viceversa.
Harry mugolava disperatamente di piacere, mai nessuno aveva fatto una cosa del genere per lui e sentiva che ormai era vicino all’orgasmo.
“Sev…” fece appena in tempo a pronunciare queste parole che l’insegnante rapidamente sostituì la mano con le labbra e iniziò a leccare il membro del ragazzo molto lievemente e poi via via più intensamente, fino a che il ragazzo non culminò il suo piacere nella bocca dell’uomo.
“Scusami” Harry era imbarazzatissimo, molto più di quanto potesse esserlo Severus prima.
“E di cosa?” rispose “Io mi sono divertito” e detto questo abbracciò il ragazzo e si misero appoggiati alla testata del letto coccolandosi dolcemente.
Harry allora non poté fare a meno di notare il marchio nero stampato a fuoco sul braccio sinistro del professore e inconsciamente iniziò ad accarezzare con la punta del dito il teschio, poi il serpente, dolcemente, affascinato dai colori intensi che contrastavano la pelle olivastra di Piton.
“Ti spaventa?” chiese lui d’un tratto.
“No” rispose calmo il ragazzo.
“Non finirò mai di sentirmi in colpa per quello che ti ho fatto…” ma Harry posò l’indice sulle labbra del professore impedendogli di continuare la frase.
“Vivo il presente, capito? Qui. E. Ora. Non importa nient’altro!”
“Sei sicuro che non sia un peso per te?”
“A meno che non io non scopra che questa è tutta una farsa per scoprire se copio i compiti di pozioni… si, sono sicuro!”
Severus accennò ad un sorriso e poi disse quasi glacialmente :”Guarda che so benissimo che copi Pozioni dalla signoria Granger… cosa credi Potter?”
“Hei! Non hai prove!” disse indignato il ragazzo.
“Cinque anni di tentativi di insegnamento ad Harry Potter sono più che sufficienti”
E così dicendo iniziò a fare il solletico ad Harry che iniziò a contorcersi e a ridere sguaiatamente.
“Basta! Basta! Lo ammetto…” disse infine tra le risate.
“Lo sapevo!!” e così dicendo stampò un bacio sulle labbra del ragazzo.
“Ora però è meglio se dormiamo… intesi?”
“Certo” Harry sorrise.
“Buonanotte Harry”
“’Notte” e così dicendo accoccolò la testolina castana nell’incavo tra il collo e la spalla del professore.
 
 
La mattina dopo Harry si svegliò all’alba conscio che stava dormendo con Severus Piton.
Iniziò a contemplare il suo volto.
Di certo non si poteva dire che fosse bello, ma cos’era la bellezza?
Harry si ritrovò a pensare che iniziava ad amare quella persona, e non il suo corpo.
A lui affascinava il naso del professore, arcuato e affusolato, gli piacevano le sue labbra sottili e amava quando l’uomo sorrideva felice.
Questo però era il meno.
Harry sveniva quando il professore si dimostrava protettivo e affettuoso nei suoi confronti, quando lo vedeva intento nel preparare una pozione, con quella luce negli occhi e quel sorriso stampato sulle labbra.
Gli piacevano i piccoli gesti che faceva quando parlava e soprattutto, il suo sguardo quando Harry era con lui.
La bellezza nel loro rapporto non centrava per nulla.  Non perché fossero brutti come dei troll, pensò Harry, ma perché in nessun rapporto centra.
Si parlava di “Severus + Harry” e non dei loro corpi.
Facendo questi pensieri molto profondi Harry riprese a contemplare il professore che dormiva ancora beatamente, conscio del fatto che iniziava seriamente ad amarlo.
 
 


ANGOLO DELL'AUTRICE

Ringrazio tantissimo i 20 che seguono la mia storia e tutti quelli che l'hanno letta!
Recensite e fatemi sapere che ne pensate, sono ancora alle prime armi e ogni consiglio è ben accetto!
Baci!

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