You have my heart inside of your hands

di Grace82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I have to be stronger ***
Capitolo 3: *** A normal holiday ***
Capitolo 4: *** It's ok ***
Capitolo 5: *** I'm not like that ***
Capitolo 6: *** I'm nothing for him ***
Capitolo 7: *** Just me and you ***
Capitolo 8: *** Unless... ***
Capitolo 9: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


Era un giorno di maggio del 2010.
Mi trovavo davanti la porta di casa della mia migliore amica, Laura.
Avevamo appuntamento per le 10.00, ed erano già le 10.30, ma di lei nessuna traccia. Avevo suonato il campanello come minimo 30 volte e nella maggior parte dei casi lo avevo tenuto premuto per 2 minuti.
Le chiavi erano attaccate alla porta ma io non mi ero ancora decisa ad aprire. Nonostante ci conoscessimo dalla nascita, così come le nostre famiglie, non me la sentivo di entrare senza permesso.
Una volta arrivate le undici, però, superato il limite di sopportazione, girai le chiavi e aprii la porta.
Magari stava dormendo.
-Laura!- Nessuna risposta.
-Lauraaa- Ripetei quasi urlando, ma niente.
Cominciai ad incamminarmi verso la stanza della mia amica, ma un piccolo tonfo mi fece sobbalzare.
Il mio cellulare era caduto per terra. Lo maledissi un paio di volte prima di chinarmi per raccoglierlo. Mi stavo alzando ma, nonostante conoscessi a memoria ogni angolo di quella casa, non mi ricordai delle mensole attaccate al muro, o meglio dei loro spigoli.
Lanciai un urlo fortissimo,, sperando che la mia voce facesse scomparire  il dolore lancinante che quella botta mi aveva provocato.
Misi la mano in testa e quando tornai a guardarla vidi del sangue sulle mie dita. Provai a tirarmi su, ma la vista cominciava ad appannarsi e se non fosse stato per due braccia muscolose sarei caduta a terra.
-Oddio Giulia! Avevo le cuffie, non ti ho proprio sentita! Scusami.- mi disse Simone, il fratello di Laura, mentre mi prendeva in braccio. Io riuscii a mugugnare un ‘non fa niente' , ma stavo per svenire, me lo sentivo.
Pian piano mi poggiò su un letto, probabilmente il suo.
-Vengo subito!- urlò mentre usciva dalla stanza. Poco dopo tornò con del disinfettante, ghiaccio freddo avvolto in uno strofinaccio e una buona dose di ansia.
Il contatto col primo mi provocò un lieve bruciore, col secondo un po’ di sollievo, ma, inaspettatamente, solo i suoi occhi riuscirono a trasmettermi calma e tranquillità.
-Mi dispiace, vedrai che passa.- disse sfiorandomi la guancia con due dita.
 
Da quel giorno cominciai a guardare Simone in modo diverso. Mi innamorai di lui, dei suoi occhi color nocciola, dei suoi capelli marroni sempre scompigliati, dei suoi addominali, della sua voce ma, soprattutto, mi innamorai del fratello della mia migliore amica. A lei non dissi nulla, anche perché non sapevo come avrebbe reagito. E comunque non sarebbe servito a nulla.
Simone era uno di quei ragazzi belli e impossibili, non perché stronzo e vanitoso, ma semplicemente perchè piaceva a tutto, ma dico tutto, il genere femminile presente sulla Terra. Aveva così ampia scelta da lasciarmi in un angolino remoto della piramide delle ragazze a sua disposizione. Non mi avrebbe mai guardata come io guardavo lui.
Bassina, mora, magra, niente tette, migliore amica della sorella. C’erano anche tre anni di differenza tra noi, io più piccola e lui più grande e, come se non bastasse, non riuscivo a vedere in me qualcosa che superasse il decente. No, decisamente non ero il suo tipo.
Ero innamorata di lui da 3 lunghi anni.
Nell’estate del 2012 le giovanili calcistiche del Bari lo avevano chiamato e lui, nonostante fosse distante da Modena, non aveva rifiutato. All’inizio mi era mancato un sacco poi, però, una parte del mio cuore venne occupata da Marco, un ragazzo che avevo conosciuto a scuola. Era gentile, premuroso, affettuoso e simpatico. Stavo bene, ma nulla a che vedere con le farfalle dello stomaco che mi provocava la sola vicinanza di Simone. A Marco avevo deciso di dare una possibilità credendo e sperando che prima o poi il vuoto che provavo dentro venisse colmato.
Col tempo mi sarei dimenticata di Simone e avrei imparato ad amare Marco così come lui meritava.
Peccato per mia madre e le sue grandi idee.

-Giulia, tesoro?-
-Dimmi mamma.-
-Tra due settimane partiamo.-
-E dove andiamo?-. 
-A Capri, con Laura.- Ansia.
-Che intendi per Laura?-
-Laura e la sua famiglia.- Panico assoluto.
-Specificare prego.- 
-Laura, Mariagrazia, Paolo e Simone.- Morte istantanea.
 
Avevo diciassette anni, appena finita la scuola e tutta un’estate davanti.
Estate che sarebbe diventata la più intensa della mia vita.

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Capitolo 2
*** I have to be stronger ***


Come diceva la canzone? Ah, sì.
Il tempo va, passano le ore
e finalmente starò con Simone.
Non credo fosse proprio così ma era quello il concetto.
Il giorno seguente dovevo partire per Capri con la mia famiglia e quella di Laura. Dal momento in cui mia madre mi aveva avvisata dell’imminente vacanza, avevo provato diverse sensazioni: sorpresa, felicità, ansia e spavento.
SORPRESA perché non credevo che sarei mai riuscita a passare tanto tempo, cioè tre settimane, con Simone, anche se effettivamente non era una vacanza riservata a noi due;
ANSIA perché non sapevo come avrei reagito alla possibilità di stare così a stretto contatto con lui dopo tanto tempo;
FELICITÀ perché, potevo negarlo quanto volevo, ma avevo una voglia matta di rivederlo;
SPAVENTO perché avevo una fottutissima paura di soffrire ancora per causa sua.
Ecco, ero sempre ferma allo stesso punto.
Simone, Simone, Simone.
Tutto ruotava ancora intorno a lui.
Non era mai stato un problema ammettere a me stessa di essere innamorata di lui, il problema stava nel dimenticarlo, nel sopprimere questi sentimenti suicidi.
Io stavo con Marco, e dovevo rispettarlo.
Mi addormentai sperando che tra il dire e il fare non ci fosse di mezzo così tanto mare.
 
****
 
Il giorno seguente mi svegliai piena di energia e buoni propositi, complice una sana dormita. Le valigie erano pronte e così optai per una bella doccia fresca. Il caldo cominciava a farsi sentire ed io lo avevo sempre odiato.
Per le nove ero bella, si fa per dire, e pronta. L’appuntamento era alle 9.30 davanti casa di Laura, quindi ero perfettamente in orario. Non avendo niente da fare mi stesi sul letto con le cuffiette nelle orecchie. La musica era da sempre il mio rifugio personale, tanto che prendevo lezioni di canto da quando avevo 10 anni.
Stavo canticchiando ‘La notte’ dei Modà, ma qualcuno saltò sul mio letto facendomi sobbalzare dalla paura.
-Giorno scricciolo-. Era Marco che con un ghigno mi guardava divertito.
-Sei un idiota.- gli dissi tirandogli un pugno sulla spalla.
-Mi mancherai anche tu.-
-Mi stavi facendo morire d’infarto cosa pretendi?-
-Pretendo che non parti e rimani qui con me.-
-Sai che mi hanno incastrata.- Effettivamente era così. Ma non potevo non essere felice di fare una piccola vacanza con la mia migliore amica.
-Scastrati allora!- disse facendo la faccia da cucciolo.
Non potei trattenermi dal ridere.
-Vedi che sei un cretino?-
-Un cretino a cui mancherai.- Quanto era dolce. Io mi sentivo in colpa per tutti quei pensieri su Sim…no! Non dovevo nominarlo.
Io mi sentivo in colpa per tutti quei pensieri sull’Innominato.
-Anche tu mi mancherai.- gli sussurrai prima di afferrare il colletto della sua maglietta e tirarlo verso di me per baciarlo.
Era un bacio dolce, intenso e caldo. Mi piaceva stare con lui.
Un colpo di tosse mi fece sobbalzare ed interruppe il nostro momento.
-Scusate ragazzi.- Mia madre. I suoi occhi. Le nostre labbra.
Stavo sprofondando dalla vergogna. Al contrario Marco sembrava a suo agio.
-Dobbiamo andare.-
-Allora io vado, ciao Giulia!- mi disse schioccandomi un bacio sulla guancia. Io, ancora imbarazzata, non potei far altro se non sorridergli mentre si allontanava dalla mia stanza.
-È un bravo ragazzo.- Ci mancava solo mia madre adesso.
-Si lo so-. le risposi un po’ scocciata scendendo al piano di sotto.
 Messe tutte le valigie in macchina e salutata la mia casetta, io, mia madre, mio padre e mio fratello partimmo verso casa di Laura. L’agitazione saliva e, insieme, anche il desiderio di picchiare mio fratello che non la smetteva di parlare, parlare e parlare. Luca aveva dieci anni, ma la sua loquacità non era all’altezza dell’età. Non la smetteva mai, aveva sempre qualcosa da dire. Per me era un animale, ma gli volevo bene.
-Puoi stare zitto per favore?-
-Che vuoi? Mi sembra di non essere intervenuto mentre tu e Marco facevate le zozzerie.-
Appunto.
-Siamo arrivati!- disse mia madre.
Non feci neanche in tempo a scendere dalla macchina che Laura si buttò su di me.
-Ciao tesoro! Non vedo l’ora di partire con te!-
-Anche io! Ci voleva una vacanza tra amiche.-
-Anche se abbiamo i nostri genitori di mezzo?-
-Anche se abbiamo i nostri genitori di mezzo. Non ti preoccupare, troveremo una soluzione per divertirci.-
-E chi vi dice che ve lo permetterò?-
Ecco. Quella voce. La SUA voce. Dio come mi era mancato.
Lentamente mi girai e mi persi a contemplare la sua bellezza.
Era più alto e muscoloso del solito, e un orecchino sfavillava sul suo orecchio destro.
Per il resto era rimasto dannatamente sexy.
 
Idiota hai la bavetta, chiudi la bocca.
 
Coscienza del cacchio.
-Fratellone, noi faremo quello che ci pare. Anzi, tu vedi di sparire.- disse Laura.
Sparire? Ma se io volevo saltargli addosso e non lasciarlo mai più!
-Ti piacerebbe.-
-Mi piacerebbe e sarà così. Vero Giulia?-
-Eh?-
 
Sei proprio scema. Ti vuoi riprendere razza di cretina?
Se tu parli io come mi riprendo?
 
-Ciao Giulia! Sei cresciuta tanto!- disse scompigliandomi i capelli. Ma chi ero? Un cane?
-Non credo che lo pensi veramente visto quello che hai appena fatto.- E tutta questa sicurezza da dove usciva?
-E non solo fisicamente deduco.-
-Deduci bene.- risposi fiera.
 
Alleluia! Brava!
Grazie!
 
Ad un certo punto cominciò a squadrarmi dall’alto verso il basso con uno strano sorrisetto sulle labbra. Stavo per avvampare ma Giulia intervenne salvandomi in calcio d’angolo.
-Smettila di guardarla così! Lei è mia ed è già fidanzata!-
-Io non stavo facendo niente idiota!- le rispose Simone.
-Oh sì invece-
La situazione si stava facendo imbarazzante, ma per fortuna c’era la mia seconda mamma.
-Ragazzi dobbiamo partire, altrimenti non arriveremo mai!- disse Mariagrazia.
Amavo quella donna.
Così mi voltai e cominciai a dirigermi verso la macchina dei miei.
 
-Ehi Giulia, ti va di viaggiare con noi?-
Come non detto.
-No, no, non ti preoccupare. Poi non ci entriamo.-
 
Che scusa del cavolo. Se te lo ha chiesto vuol dire che non è un problema, genio!
 
-Ma figurati! Non te lo avrei chiesto altrimenti!-
 
Appunto.
Puoi tacere per favore! Non riesco a ragionare.
Se ragioni è peggio, fidati.
 
-Allora?-
-Dai Giulia! Vieni con noi.- Questa era Laura.
-Va bene.-
-Coraggio, sali allora.-
Perfetto! Il viaggio sarebbe durato minimo 5 ore e 37 minuti.
5 ore e 37 minuti nella stessa macchina di Simone.
5 ore e 37 minuti di agonia e felicità.
 
Senza parlare delle rimanenti tre settimane. Non sapevo come sarei sopravvissuta indenne da quel combattimento epico.
Una cosa era certa: qualunque cosa avessi fatto, non sarei dovuta apparire debole.
Basta con la ragazzina innamorata e non corrisposta che fa di tutto per mostrarsi simpatica al ragazzo in questione senza rendersi conto di apparire solo patetica.
Basta.
Giulia, fuori le palle.
 
Già, quelle che hai nascosto per troppo tempo.
E stai zitta un po’.

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Capitolo 3
*** A normal holiday ***


Il viaggio in macchina si era rivelato inaspettatamente tranquillo. Nessun equivoco o domande strane. Io e Laura avevamo trascorso la maggior parte del tempo spettegolando, giocando al cellulare, parlando con i suoi genitori o dormendo. Simone, invece, continuava ad ascoltare la musica e a fissare il finestrino facendo l’asociale. Raramente ci degnava di qualche sguardo o parola.
 
Ah, quindi adesso pretendi che ti salti sopra?
Non ho detto questo.
Oh sì.
Oh no.
Invece sì.
Dio quanto sei rompipalle.
Lo so, sono stata creata per questo.
 
Durante il viaggio ci eravamo fermati una volta per il bagno e un’altra per mangiare, quindi avevamo deciso di prendere il traghetto delle 16.00 che dal molo Beverello ci avrebbe portati a Capri.
Una volta saliti, io e Laura andammo sul punto più alto per osservare il mare: era incantevole.
-Non vedo l’ora di fare un bagno-
-Anche io- le risposi.
-Dici che ci saranno bagnini carini?-
-Sicuramente ti staranno lontana- disse una voce alle nostre spalle. Quando ci voltammo il mio cuore perse un battito. Simone con gli occhiali da sole = un figo da urlo.
Non potei fare a meno di osservare due ragazze che lo avevano notato. Lo capivo dai loro sguardi e dalle loro chiacchiere che le rendevano vere e proprie civette.
-Si può sapere che cosa vuoi?- gli chiese Laura.
-Romperti un po’ le scatole-
-Si certo-
Io mi ero limitata ad osservare il mare, mentre quei due si preoccupavano di bisticciare e punzecchiarsi a vicenda. Nonostante l’apparenza si volevano bene, un po’ come me e mio fratello. Peccato che per quanto mi riguardava ne avevo uno che assomigliava a uno scimmione peloso.
-Scusa Giulia, devo scendere un attimo- disse Laura.
-Come mai?-
-Mia madre mi ha scritto un messaggio, non ci metterò molto-
-Ah, va bene-. No! Non andava affatto bene! Da sola con lui!
-E tu fai il bravo-
Non vidi la reazione di Simone a quelle parole perché riuscivo solamente a pensare alle continue frecciatine di Laura verso suo fratello. Dovevo chiederle spiegazioni.
Le gambe cominciavano a tremare, mentre io pregavo che lei tornasse velocemente. Nel frattempo mi limitavo a non guardarlo.
-Il mare è incredibile non è vero?-
Diceva a me?
 
Tu che dici?
Era per dire.
 
-Già-
-Lo sai che sei strana?-
-Che intendi scusa?- gli chiesi girandomi e guardandolo negli occhi. Mi aspettavo di incontrare i suoi occhiali, che invece si trovavano sulla testa. Dovetti quindi fare i conti con l’effetto sorpresa che mi fece perdere in quel marrone, in quel bellissimo marrone.
Simone era un’eccezione: io amavo gli occhi azzurri. Ma non un azzurro qualsiasi, uno vivo, acceso, ghiacciato. Per intenderci gli occhi di Ian Somerhalder erano sempre stati la mia droga.
Quelli di Simone non avevano nulla a che vedere con i suoi, ma erano comunque speciali, forse per le scintille dorate ai lati, forse perché ero innamorata o forse perché lui era stupendo.
 Ed ero sicura che se fosse toccato a me rispondere ad una sua domanda sarei rimasta imbambolata come una cretina.
-Sei diversa-
-Questo me lo hai già detto-
-Vedi?-
-Vedi cosa?-
-Sei più sicura di te-
-Sono cresciuta Simone-
-E sei più sicura di te-
-Se lo dici tu- dissi mentre mi infilavo gli occhiali da sole.
-Guarda che non è una cosa brutta-
-Lo so - gli risposi con un sorrisino, che neanche io riuscivo a spiegarmi, mentre mi allontanavo per raggiungere Laura. Con lui ero strana. Forse mi vedeva diversa perché lui mi rendeva diversa. Però era vero, riuscivo a sembrare più sicura di me stessa ed era quasi spontaneo comportarmi in quel modo.
Fatto sta che dovetti allontanarmi da lui perché non riuscivo a fermare l’impulso di avvinghiarmi alle sue labbra.
 
 
Pochi minuti dopo scendemmo dal traghetto e con le nostre macchine ci avviammo verso la casa affittata. Appena arrivammo non riuscivo a credere ai miei occhi: era tutto immensamente verde.
E non si trattava nemmeno una casa qualunque: era una vera e propria villa! Aveva tre piani e il giardino la circondava invadendo qualsiasi punto. Qualsiasi punto ad eccezione dello spazio occupato dalla piscina. Se esisteva il paradiso, volevo fosse così.
Prima di scendere le valige entrammo per visitare la villa. Al piano di sotto c’erano la cucina, il salotto, un bagno e un ripostiglio. Al secondo le camere dei nostri genitori con un altro bagno, e al terzo le nostre, con un terzo bagno. Stavo meglio lì che a casa mia.
La parte brutta arrivò dopo. Dovetti trasportare due trolley per tre rampe di scale che salivano a chiocciola. Dopo il secondo scalino non ce la facevo più. Quando finalmente potei sfruttare le rotelle delle valigie per arrivare in camera mia, non chiedetemi come, riuscii a inciampare. Mi sarei garantita una bella botta in piena faccia se non fosse stato per un braccio intorno alla mia vita. Rimasi con gli occhi chiusi fino a che non sentii i miei piedi saldi a terra.
Mi resi conto della situazione quando, passato lo spavento, percepii un respiro regolare e la mia schiena appoggiata ad un petto.
Non era un petto qualsiasi però, era il SUO petto.
 
Che figura di merda
Come mai non mi rimproveri per essere finita vicino a lui?
Perchè in questo momento fai solo ridere
Sei una tr…
 
-Dovresti stare più attenta-
Il mio cuore aumentava i suoi battiti mentre sentivo il suo respiro solleticarmi il collo. Si era solo avvicinato al mio orecchio, ma questo era bastato per mandarmi in tilt.
-E tu dovresti essere più gentile- risposi. Volevo mostrarmi impassibile, ma il mio tono di voce era un bastardo traditore.
-Lo so che mi preferisci così-
Ecco, quella frase mi fece svegliare. NON DOVEVO MOSTRARMI DEBOLE
-Io non ti preferirei in nessun caso, e ora toglieresti il braccio per favore?-
-Come vuole lei signorina-
Mi stava veramente irritando, e per questo gli diedi una leggera gomitata allo stomaco.
La mia incredibile delicatezza lo costrinse ad un piccolo gemito e non potè neanche evitare di toccare con una mano il punto colpito. Io gli sorrisi soddisfatta e lo salutai con le dita mentre rientravo nella mia stanza.
Una volta terminata la mia performance da attrice, mi gettai sul letto. Con l’indice destro sfiorai il  collo e chiusi gli occhi. Sentivo ancora il suo respiro su di me, e il solo pensiero mi provocava brividi sulla schiena. Stavo persino per addormentarmi se non fosse stato per qualcuno che aveva avuto la grande idea di bussare.
-Avanti!-
-Che ci fai lì? Mettiti il costume e inauguriamo questa meravigliosa piscina-. Laura con tutto il suo entusiasmo pretendeva che io muovessi un solo muscolo mentre suo fratello aveva appena rischiato di uccidermi?
-No dai, ora non mi va-
-Senti cara, non permetterò che tu stia qui a deprimerti per chissà quale motivo mentre fuori ci sono 100 gradi-
Così cominciò ad aprire la mia valigia alla ricerca del costume. Dopo avermi buttata giù dal letto mi costrinse ad indossarlo ripetendo la parola ‘muoviti’ in continuazione.
-Ora puoi tacere per favore?- le dissi mentre chiudevo la porta della mia stanza.
-Certamente signorina-. Quelle parole mi fecero sgranare gli occhi. Ma doveva essere per forza così uguale a suo fratello?
-Ehi, che ho detto?-
-Niente, niente-
-Sei un po’ strana oggi- Ancora.
-Sì, me l’hanno già detto-
Mentre scendevamo le scale non potei fare a meno di notare che la stanza di Simone aveva un letto matrimoniale.
-Perché tuo fratello non ha un misero letto come il nostro?-
-Perché doveva venire con lui anche Melissa-
-E chi sarebbe?-
-La sua ragazza, o ex ragazza, o amica...so solo che ogni tanto si vedono e vanno a letto insieme e ogni tanto fanno finta di non conoscersi. Lui le aveva chiesto di venire, ma per qualche motivo a me sconosciuto lei non è qui-
-Sei una pettegola-
-Come te-
Ed entrambe scoppiammo a ridere. Questo però non potè cancellare la mia incredibile curiosità/gelosia riguardo la storia di Simone e Melissa, che già dal nome mi sembrava una bella stronza.
Arrivate in giardino, mi stavo togliendo le ciabatte, quando Laura venne buttata in piscina dal fratello. Io scoppiai a ridere non rendendomi conto che a me sarebbe toccato lo stesso destino.
Quando Simone mi fissò con un sorriso che non prometteva nulla di buono, il mio scomparve e cominciai a correre.
-No, per favore!- gridai.
-Oh si invece!- disse mentre iniziò ad inseguirmi.
-Prendila!- gridava Laura dalla piscina.
Poco dopo l’animale di mio fratello si mise davanti a me e ci vollero pochi secondi prima che Simone mi prendesse in braccio e si buttasse in acqua con me. Tornata a galla cominciai a tirargli i capelli e a schizzargli quanta più acqua potevo mentre Laura e mio fratello facevano lo stesso. Rimanemmo un paio d’ore lì a bearci del sole e dell’acqua fresca, e a divertirci come bambini.
 
Se quelle erano le premesse, la mia sarebbe stata una vacanza fuori dal comune.
 

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Capitolo 4
*** It's ok ***


Mai sentito parlare della Grotta Azzurra? Io sì, l’ho vista ed è uno spettacolo pazzesco.
Erano già passati due giorni dall’inizio della prima settimana di vacanza ed era mercoledì. La grotta era aperta dalle 9 di mattina fino alle 17 di pomeriggio e avevamo deciso di visitarla. Ad incoraggiarci era stato lo splendido sole della mattina, caldo e rassicurante, perché leggendo su Internet ci eravamo informati sul fatto che era sconsigliato programmare la visita durante le giornate nuvolose, dato che i riflessi dell’acqua sarebbero stati lievi. Questi raggiungevano il loro massimo splendore tra le 12 e le 14 e, infatti, avevamo deciso di vederla entro quell’arco di tempo. Dopo un piccolo viaggio in autobus arrivammo a destinazione.
-Non vedo l’ora di visitarla- dissi a Laura.
-Già, anche io. Ho visto delle foto su Internet e ti assicuro che sono stupende-
-Secondo me vi state solo illudendo.- intervenne Simone, che per tutto il viaggio non ci aveva rivolto parola.
-Non ci interessano le tue opinioni da maschio insensibile- rispose acida Laura.
-Potevi rimanere a casa se non ti interessava- proferii altrettanto irritata.
-Nah, sapevo che vi sarei mancato-
Ed ecco la cosa strana. Pur usando il plurale nel pronunciare quella frase, soffermò lo sguardo solo su di me, mentre un sorriso soddisfatto spuntava sul suo viso.
Non avevo mai notato la faccia da schiaffi che sapeva mettere su quando voleva, forse perché non aveva mai avuto occasione di mostrarmela, o forse perché  io non avevo mai avuto l’occasione di conoscerlo davvero. Fatto sta che in quel momento i miei nervi erano belli tesi e lui….lui era fottutamente sexy. Impossibile negarlo.
-Tu pensi di sapere molte cose, ma ti sbagli. Come sbagli riguardo questa grotta, e te ne accorgerai- gli risposi mettendo in mostra la MIA faccia da schiaffi.
-Quando uscirete rimpiangendo i 13 euro spesi per il biglietto vedremo-
-Vedremo- disse la mia migliore amica prendendomi a braccetto. Mentre ci allontanavamo, però, mi venne un’idea.
-Aspetta un attimo, ti raggiungo subito.- sussurrai nell’orecchio di Laura. Così mi staccai dalla sua presa e mi diressi verso Simone. Aspettai che lei raggiungesse i suoi genitori prima di iniziare a parlare.
-Quanto sei sicuro che lì dentro non ci sia niente di speciale?- gli chiesi fissandolo negli occhi, e che occhi.
-Tanto sicuro- mi rispose sorridendo ed enfatizzando la parola ‘tanto’.
-Tanto sicuro da scommettere?-
Per un attimo vidi la sua sicurezza vacillare, ma si riprese subito.
-Pronta a perdere?-
-Non vedo l’ora- dissi porgendogli la mano. Lui la strinse, e quel contatto bastò per farmi venire i brividi. Stavo per raggiungere la mia migliore amica, ma dovevo immaginare che le cose mi si sarebbero ritorte contro.
-Scusami Giulia?-
-Che vuoi?-
-Stabiliamo i prezzi della scommessa-
-Non ci sono prezzi-
-Hai mai fatto scommesse senza pagare nulla?-
-E chi ti dice che sarò io a pagare?-
-Allora stabiliamo-
-D’accordo, sentiamo-
-Se vinco io…vedrai che bella cosa ti aspetta-
-E cioè?-
-Vedrai-
-Io voglio saperlo, è un mio diritto-
-Esiste un manuale d’istruzioni? -
-Allora niente, nessuna scommessa-
-Mi dispiace tesoro, ma ci siamo già stretti le mani, o forse hai paura?- e ancora quel sorriso divertito gli comparve sul volto.
No. Quello non doveva dirlo, io non avevo paura di niente, figuriamoci se di lui.
-Paura io? Affare fatto. Ma preparati ad affrontare la punizione più imbarazzante che sia mai esistita-
Feci per voltarmi, ma decisi di ostentare ancora la sicurezza che solo lui, con quel suo comportamento, riusciva a tirare fuori.
-Ah, un’ultima cosa. Io non sono il tesoro di nessuno- gli dissi puntandogli un indice al petto per poi dargli una piccola spinta. Non riuscii a vedere la sua reazione perché raggiunsi subito Laura.
-Che è successo?- mi chiese.
-Mi sono messa nei guai-
Quando finii di raccontargli tutto vidi il suo sguardo illuminarsi.
-Qui bisogna giocare sporco, ci penso io-
-Cosa hai intenzione di fare?-
-Non preoccuparti, tu goditi l’escursione con la tua famiglia. Io sto con i miei-
 E così mi diressi verso mio fratello e i miei genitori. Salimmo su una barchetta a remi e il marinaio che ci avrebbe accompagnati ci chiese di stenderci sul fondo, dato che l’ingresso era largo due metri e alto solo uno. Quando si diede lo slancio con una catena attaccata alla roccia, un urlo sfuggì a tutti e quattro. Ci fu solo un attimo di paura perché, se all’inizio vedevamo tutto buio, in pochi secondi i riflessi azzurri e argentati si impossessarono della grotta creando un’atmosfera meravigliosa. Era ufficialmente il luogo più bello che avessi mai visto.
Terminata la visita scendemmo dalla barchetta e aspettammo che anche Laura e la sua famiglia finissero il giro. Io, nel frattempo, ero seriamente preoccupata e speravo con tutta me stessa che il suo piano fosse efficace. Non potevo perdere.
Nel giro di pochi minuti ci riunimmo e decidemmo di andare a mangiare nel primo ristorante che avremmo trovato, dato che tutti eravamo incredibilmente affamati.
Una volta seduti al tavolo, ordinammo e cominciammo a parlare tra di noi. Io non sapevo che fare, quindi mi limitai a guardare il mio cellulare.
-Potrei avere la vostra attenzione per favore?- disse Simone alzando la voce. Tutti si girarono verso di lui, mentre il mio cuore perse un battito. –Oggi qualcuno qui presente ha perso una scommessa, e dovrà pagare per questo. Quella grotta non aveva niente di speciale-
Io non sapevo cosa dire, i miei occhi puntarono furenti quelli di Simone che, invece, mi fissava divertito.
-Ma che dici, hai detto che era stupendo!- intervenne Laura.
-Senti, smettila, è inutile che cerchi di aiutare Giulia-
-Tesoro, sei tu che cambi idea in continuazione. Durante l’escursione eri stupefatto quanto noi e sei stato tutto il tempo a bocca aperta-
-Mamma, ma che dici?-
Ora sì che era tutto chiaro. Laura aveva corrotto i suoi genitori. Realizzando che avevo capito il suo piano mi guardò fiera, mentre un sorriso fece capolino sul mio volto.
-Simone, una scommessa è una scommessa. Non puoi fingere cose non vere solo per vincere, ti abbiamo sentito tutti, eri incantato- disse Paolo.
-Non è vero! Io non ho aperto bocca!-
-C’eravamo noi quattro in quella barca, e ti abbiamo sentito- intervenne Laura.
-Direi che la scommessa l’ho vinta io allora- dissi soddisfatta.
-Non si può fare così, è ingiusto!-
-Esiste un manuale di istruzioni?- gli chiesi consapevole di ripetere le parole usate in precedenza da lui.
Stava per ribattere qualcosa, ma si limitò a socchiudere gli occhi.
-Me la pagherai-
-Quando vuoi, prima però sei tu che devi pagare- gli risposi mentre tutti cominciarono a ridere. Che bel sapore la vittoria. Avevamo imbrogliato, ma ne era valsa la pena.
Il resto della giornata, una volta tornati a casa, l'avevamo passata tra chiacchiere, risate e bagni in piscina. A cena, stranamente, c’eravamo tutti tranne Simone e non riuscivo a smettere di chiedermi il perché della sua assenza.
Poi, però, si presentò al nostro tavolo.
-Mamma, papà, io esco!-
-E dove credi di andare! Non siamo a casa, ma a Capri- disse Paolo.
-Tranquilli, ho conosciuto dei ragazzi, mi riportano loro qui-
-E io dovrei fidarmi?- gli chiese Mariagrazia.
-Mamma, stai tranquilla-
A quel punto l’espressione di sua madre cambiò, divenendo più comprensiva.
-Va bene, ma non fare troppo tardi-
-Ciao a tutti- disse alzando una mano. Quando il suo sguardo si posò su di me, un piccolo sorriso comparve sul suo volto. Ma non il solito beffardo, questa volta era sincero. Io mi limitai a sollevare una mano. La curiosità mi stava invadendo, ma ero sfinita, desideravo solo buttarmi sul letto e chiudere gli occhi. Tornata in stanza feci una doccia veloce, indossai il mio amato pigiama con gli orsacchiotti e andai a dormire.
 
***
 
Un paio di tonfi alla porta mi fecero sobbalzare.
Ma chi diavolo era a quell’ora?
Guardai la sveglia e lessi l’orario: le 2.30.
Ma ci siamo impazziti? Il bello era che quel qualcuno continuava a bussare. Come un morto vivente mi avvicinai alla porta e lentamente la aprii.
Quello che vidi mi gelò il sangue: Simone era poggiato con una mano allo stipite della porta. Io sembravo una donna delle caverne con i miei capelli sparati al vento, invece lui era praticamente perfetto.
-Cosa ci fai qui?- gli chiesi ancora sbalordita.
-Posso entrare?-
-Non credo sia una buona idea-
-Andiamo, non stiamo mica commettendo un omicidio!-
Così dicendo chiuse la porta alle sue spalle e avanzò di qualche metro verso il letto. Mi accorsi che qualcosa non andava quando cominciò a barcollare. Mi avvicinai appena in tempo per sorreggerlo e impedirgli di cadere cingendogli la vita con un braccio. Quando si voltò per guardarmi un odore orribile invase le mie narici.
-Quanto cavolo hai bevuto questa sera?-
-Un po’- mi rispose mimando con le dita.
-Dai siediti- gli dissi aiutandolo a poggiarsi sul letto.
Trascorsi i minuti successivi facendo avanti e indietro per la mia stanza, dato che non avevo la più pallida idea di cosa fare.
-Stai calma-
-Non ci riesco-
-Sei proprio bella quando ti agiti-
Quella frase mi fece bloccare di colpo. Io mi girai guardandolo con occhi esterrefatti.
-N-non dire così, per favore-
-Perché no?-
-Smettila-
-Non voglio- mi disse avvicinandosi pericolosamente a me. Io non riuscivo a muovermi. Ero paralizzata. Volevo fermarlo, volevo farlo con tutta me stessa, ma sentivo i piedi incollati al pavimento.
Mi resi conto troppo tardi delle sue intenzioni.
BOOM
Poggiò la mano sulla mia schiena attirandomi verso di lui e in un attimo sentii le sue labbra premere sulle mie.
Le labbra più dolci del mondo.
Le mie gambe tremavano, mentre il resto del corpo venne percorso da brividi incontrollabili.
Il momento che desideravo da quando avevo 14 anni era arrivato, ma allora perché mi sentivo così triste? Perché avevo voglia di piangere?
La risposta era semplice, il nostro primo bacio sarebbe stato diverso, doveva essere diverso ed io lo volevo diverso. Non avrei accettato il fatto che fosse avvenuto a causa dell’alcool, che per lui non avrebbe avuto alcun significato e, soprattutto, che mi stava baciando mentre pensava alla bocca di un’altra ragazza.
Così misi le mie mani sul suo petto cercando di spingerlo via.
-Sim..- non voleva proprio scollarsi. Anzi, cercava in tutti modi di approfondire quel bacio.
-Simone…-
Niente. La rabbia mista a delusione stava crescendo.
-Smettila adesso!- urlai scaraventandolo via da me.
Lui mi stava guardando in preda al panico. Aprì bocca come per dire qualcosa ma io lo bloccai immediatamente alzando l’indice della mia mano.
-Vattene- dissi sottovoce.
-Giulia…-
-Vattene ho detto- gridai avvicinandomi alla porta ed aprendola.
Riuscii a stento a trattenere le lacrime.
Simone mi raggiunse pochi secondi dopo.
-Io..non..-
-Esci dalla mia stanza-
Sentivo il suo sguardo addosso, ma non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Non appena mise i piedi fuori dalla camera, chiusi la porta velocemente.
Con la schiena scivolai fino al pavimento e abbracciai le mie gambe lasciando spazio alle lacrime che avevano resistito fin troppo a lungo.
Come si era permesso quel bastardo? Come aveva potuto rovinare il momento che avevo desiderato per così tanto tempo? Lo odiavo.
Ma che idiota che ero.
Lo amavo alla follia.
 
 
Il mattino seguente mi svegliai tutta dolorante.
Mi ero addormentata sul pavimento. Idiota vero?
Avevo bisogno di un’altra doccia, dovevo schiarirmi le idee.
Un volta vestita valutai due opzioni: scendere e affrontare la situazione o rimanere nella mia stanza. Non potevo e non volevo essere codarda, ma anche vederlo era l’ultimo dei miei desideri, così scelsi una via di mezzo. Sarei scesa, avrei fatto colazione e finto che andasse tutto bene e, se lo avessi visto, non gli avrei rivolto una parola.
Quando raggiunsi l’enorme tavolata che ad ogni pasto veniva allestita sul prato sotto il porticato della villa, notai che c’erano solo mio padre, Laura, mio fratello e Mariagrazia.
-Che è successo? Sembra che hai visto un fantasma- mi chiese Laura.
-Niente, niente-
-Tu non me la racconti giusta-
-Oggi non mi sento molto bene-
Lei sembrò rassegnarsi.
Volevo solo tornare in camera mia e, notando che l’ELEMENTO non era ancora arrivato, mi ingozzai velocemente e mi avviai verso la porta, decisa a trascorrere il resto della giornata sul mio amato lettino.
Qualcuno, però, l’aprì al posto mio. Sgranammo gli occhi praticamente insieme.
-Possiamo parlare?-
-Non c’è niente da dire-
E così dicendo lo superai sbattendo volontariamente contro la sua spalla. Tornata in camera mi buttai sul letto sfinita. Era passata solo un’ora dal mio risveglio e già non ce la facevo più. Senza rendermene conto mi addormentai un’altra volta.
 
 
 
Questa volta a svegliarmi fu la suoneria del mio cellulare. Contro voglia lo presi e lessi il messaggio.
                 
                                            Dove sei? È ora di pranzo.
                                           Scendi e non farmi preoccupare.
                                          Ti voglio bene. L.
 
Mi alzai lentamente raggiungendo il bagno. Sciacquai la faccia giusto per non sembrare del tutto una drogata in astinenza, presi il cellulare e le chiavi e uscii dalla mia stanza. Era troppo deprimente desiderare di rimanere sul letto in eterno?
Evidentemente no, dato che nello stesso momento anche Simone stava uscendo dalla sua. Avanzai il passo nel modo più silenzioso possibile per evitare che mi vedesse.
-Ehi Giulia aspetta un attimo!-
Merda.
In pochi secondi mi raggiunse parandosi davanti a me.
-Che vuoi?-
-Parlare-
-Io non ho voglia di ascoltarti-
Mi spostai per superarlo, ma lui seguì il mio movimento. Continuammo così per un paio di secondi.
-Mi fai passare per favore?-
-No-
-Non fare il bambino-
-Qui sei tu la bambina che continua ad evitarmi-
-Non ti sto evitando-
-Invece sì-
Dio che nervi.
-Adesso sarebbe colpa mia? Tu sei venuto nella mia stanza, tu mi hai baciata. Cosa credevi eh? Che mi sarei buttata su di te? Che non mi sarei accorta di essere un rimpiazzo per divertirti durante le vacanze? Se non è andata bene con qualcuno non vuol dire che puoi provarci con chi ti pare. Non so che gente frequenti, ma io non sono così-
Non volevo dire quelle cose. Non credevo neanche che le avrei dette, ma le parole uscirono incontrollate.
-Ehi, frena, frena! Rimpiazzo? Ma di cosa stai parlando?-
Appunto.
-D-di niente-
La sua espressione cambiò in un secondo, aveva capito tutto.
-Ah, vedo che Laura ti ha raccontato un po’ di cose -
-Non è questo il punto-
-E qual è allora?- mi chiese inchiodando i miei occhi nei suoi. Ero nei guai.
Effettivamente era stato solo un bacio, nessuno avrebbe fatto storie se lo avessi raccontato. Anzi, forse sarei sembrata io una povera pazza che faceva la santarellina.
Ma se il primo bacio col ragazzo dei tuoi sogni è avvenuto quando lui era ubriaco ed è probabilmente successo mentre immaginava un’altra persona, non è semplice da superare e fa male.
Questo però non potevo dirglielo.
-Non sei tu a dover fare le domande. Io non ho fatto niente. Abbassa i toni perché tu mi devi delle spiegazioni e non intendo sentire…-
-Ehi, ehi, ehi va bene, hai ragione, calmati- mi disse poggiando le mani sulle mie spalle.
Lo guardai confusa.
-Non so cosa ti abbia detto Laura e sì, avevo un po’ bevuto. Ammetto che è stato quello a darmi tutto il coraggio necessario, e ti chiedo scusa per questo. Ma ieri sera, ti ho baciata perché…-
Poi si fermò rivolgendo gli occhi a terra.
-Perché? Perché lo hai fatto?- lo esortai riportando il suo sguardo su di me.
Stava per rispondermi, o almeno credo, ma il mio telefono squillò.
Speravo non fosse nessuno di importante, ma era Marco e dovevo rispondere.
Simone probabilmente capì tutto dal mio sguardo perso e confuso. Mi lasciò una lieve carezza sulla guancia accompagnata da un sorriso comprensivo e si allontanò da me.
Il telefono che squillava mi riportò alla realtà, mentre il suo tocco bruciava ancora sulla mia pelle.
-Pronto?-
-Ciao amore, come va?-
-Bene, va tutto bene-
 
 
 
 
 
Note autrice
 
Ciao a tutte!
Inizio con ringraziare le ragazze che hanno recensito e mi scuso se ci ho messo tanto a scrivere delle note finali ma volevo vedere se la storia piaceva, se intrigava e quindi eccomi qua.
Ero molto indecisa su questo capitolo quindi spero che piaccia, e spero che non sia deludente.
Volevo un avvicinamento ulteriore tra i due, ma naturalmente non sarà facile in futuro.
Cosa pensate che voleva dirle Simone? Cosa credete che c’era dopo quel perché?
Non immaginate cose troppo esagerate!
A presto
Grace82

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Capitolo 5
*** I'm not like that ***


Sabato mattina mi svegliai profondamente arrabbiata.
Quel bastardo di Simone, dopo il suo memorabile discorso lasciato in sospeso, non aveva avuto il coraggio di rivolgermi né una parola, né uno sguardo.
Mi aveva evitata tutto il tempo.
A me non stava affatto bene questo suo comportamento immaturo.
Prima cercava di farmi capire che ci teneva e poi faceva di tutto per dimostrarmi il contrario? Bene, lo avrei ripagato con la stessa moneta. Non volevo sembrare a tutti una depressa e, così facendo, dare modo a Simone di pensare di essere riuscito nel suo intento: far cadere un’altra pedina ai suoi piedi.
Non potevo dipendere da lui e dai suoi sbalzi d’umore.
Con una nuova, e speravo duratura, forza, mi alzai dal letto e mi diressi verso il bagno. Dopo una doccia veloce presi le chiavi e scesi al piano di sotto per fare colazione.
Quando raggiunsi la porta sul retro mi bloccai: fuori c’era solo Simone che combinava qualcosa con il suo cellulare. In un primo momento ebbi l’impulso di tornarmene in camera mia e aspettare che qualcun altro arrivasse, poi, però, ricordando il discorso interiore di pochi minuti prima, decisi di raggiungere il mio posto come se nulla fosse.
E così feci, senza salutarlo né degnarlo di uno sguardo.
-Buongiorno- mi disse lui continuando a guardare il display del suo telefono.
Non gli risposi.
-Sto parlando con te- proferì sollevando lo sguardo.
-Oltre alla lingua hai perso anche l’udito?- mi chiese.
-Ah scusa, non ti avevo visto- risposi versandomi i cereali nel latte.
-Sei arrabbiata per qualcosa?-
-Da cosa lo deduci?-
-Dal fatto che non mi hai salutato, e a stento mi rivolgi la parola. È maleducazione sai?- disse con un sorrisetto strafottente.
-E scusami, non è quello che hai fatto tu negli ultimi giorni?- gli chiesi facendo trasparire un po’ d’irritazione. Ebbi solo il tempo di vedere la sua espressione diventare seria perché Laura ci raggiunse.
-Ciao a tutti-
-Buongiorno!- le dissi schioccandole un bacio sulla guancia.
-Ciao- sibilò appena Simone.
-Allora ho due notizie, una buona e una cattiva. Quale vuoi sapere per prima?- mi chiese euforica.
-Partiamo da quella cattiva- le risposi già in preda al panico. Una cosa avevo imparato in tutto questo tempo: se Laura diceva di avere notizie cattive, in realtà erano pessime, catastrofiche.
-Domani sera c’è una festa in una discoteca qui vicino, e ci va anche un ragazzo che ho conosciuto l’altro giorno. Mi accompagni?-
Appunto.
Io odiavo le discoteche. O meglio odiavo gli strusciamenti, i tizi che cercavano di attaccarsi al tuo sedere e le ragazze che ti consideravano sfigata solo perché indossavi un indumento che copriva il tuo corpo più del dovuto.
Sì lo so, ero un topo da biblioteca e ne andavo fiera.
-Laura sai come la penso. Non mi va, non mi piace quell’ambiente-
-Dai ti prego! Ti giuro che farò tutto ciò che vorrai-
-Preferirei rimanere a casa-
-Per favore!- disse mettendo su una faccia da cucciolo, alla quale non sapevo resistere.
-E va bene-
A quel punto Laura si gettò su di me abbracciandomi.
-Grazie mille, ti devo un favorone, me ne rendo conto-
-Già, ricordatelo. Ora passiamo a quella buona!-
Lei mi guardò confusa.
-La notizia buona, torna in te!-
-Ah già! Quella buona è che oggi è il giorno perfetto per far pagare le scommesse perse-
All’inizio non capii, ma quando Laura si girò verso suo fratello un sorriso compiaciuto comparve sul mio volto.
-Sono d’accordo con te- le dissi.
Solo in quel momento Simone alzò lo sguardo verso di noi e, notando le nostre facce da maniache assassine, apprese immediatamente il nostro obiettivo.
-No, non se ne parla-
-Hai perso fratellone, fattene una ragione-
-Non ci penso neanche, la scommessa era truccata-
-Peccato che non lo puoi provare! O forse hai paura di affrontare anche le tue sconfitte?- gli chiesi, consapevole del doppio senso di quella frase.
Doppio senso che Simone non tardò a comprendere dato che, poggiando con fare minaccioso il gomito sul tavolo, ghignò strafottente.
-Io non ho paura di niente e di nessuno- proferì enfatizzando leggermente l’ultima parola.
-Bene allora, dopo pranzo sarai vittima di una punizione molto imbarazzante- disse Laura.
 
 
 
Il tempo passò velocemente, così come aumentava il desiderio di togliere dal suo viso quel sorriso irritante.
Il piano che avevamo elaborato io e la mia migliore amica era diabolicamente perfetto.
L’appuntamento era in camera mia alle 14.00 e Simone non tardò di un minuto. Avevamo scelto quell’orario cosicché tutti quanti potessero assistere allo spettacolo, dato che le nostre famiglie erano ancora sedute a tavola.
-Facciamo una cosa veloce- disse entrando nella mia stanza.
-Siediti sul letto- gli ordina mettendo una sedia davanti a lui e posizionandomi su di essa.
Solo allora mi ricordai dell’effetto che la sua vicinanza mi faceva. Il profumo dolce e sensuale mi stordì, e quando i nostri occhi si incontrarono persi letteralmente la testa.
Se non fosse stato per Laura, di lì a poco gli sarei saltata sopra.
-Cavolo, ho lasciato i trucchi nella valigia di mamma!-
-I trucchi? Voi siete pazze!- urlò Simone alzandosi dal letto. Io feci lo stesso poggiando le mani sulle sue spalle e costringendolo a sedersi di nuovo.
-Tu non ti muovi- gli dissi puntando il dito sul suo naso.
-Ben detto sorella! Io torno subito- e in pochi secondi uscì dalla stanza.
In quel momento mi accorsi dell’estrema vicinanza dei nostri visi e feci per allontanarmi.
Simone però prese il mio polso con estrema forza, e io mi ritrovai nuovamente seduta sulla sedia.
-Lasciami in pace- dissi irritata.
-Non fare finta di essere arrabbiata-
-È questo il punto, non sto fingendo-
Mi alzai di nuovo, ma lui riuscì ad afferrare anche l’altro polso facendomi nuovamente riprendere il mio posto.
-E quale sarebbe il motivo allora?-
-Perché mi hai baciata?-
Che cavolo mi era preso?
Non volevo chiederglielo. Si, è vero, morivo di curiosità, ma mi vergognavo troppo. Invece la domanda uscì dalla mia bocca in modo del tutto naturale, sia facendo trasparire la mia irritazione, sia sorprendendo Simone.
Glielo leggevo negli occhi, non se lo aspettava. 
-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. Perché sei arrabbiata?-
Stavo giocando con il fuoco, ma ormai non potevo uscirne, tanto valeva bruciarsi.
-Perché odio il tuo modo di comportarti con me. Perché mi hai baciata?-
-Non è una risposta-
-Tu neanche me ne hai data una! Perché mi hai baciata?- dissi scandendo ogni singola parola di quella domanda.
Proprio in quel momento la porta si aprì e Simone interruppe immediatamente il contatto con i miei polsi, mentre io mi limitai a strofinare le mani sulle gambe.
-Ho interrotto qualcosa?- chiese Laura.
-No assolutamente. Trovati i trucchi?- mi affrettai a rispondere.
-Sì certo- disse lei continuando a spostare lo sguardo da me a lui in modo sospettoso.
-Bene. Chiudi gli occhi-
Durante tutta l’operazione che avrebbe portato Simone a diventare Simona, non si oppose.
Lo costringemmo a mettere l’ombretto, il fondotinta, il rossetto, un orecchino molto femminile sull’orecchio destro e il pezzo di sopra di un bikini. Si era categoricamente rifiutato di infilarsi una mutanda da donna, sostenendo che non avrebbe retto il peso del suo gorilla, così lo chiamava.
Lo obbligammo però ad indossare dei boxer un po’ aderenti.
Non vi dico quanta bava dovetti trattenere nel momento in cui si tolse la maglietta. Che spettacolo ragazze, addominali a tutto spiano!
Laura aggiunse un tocco finale: la scritta I’M A FUCKING GIRL sul petto.
Una volta preparato, scendemmo tutti e tre al piano di sotto.
Fu lei ad annunciare l’imminente spettacolo.
-Scusate, potrei avere la vostra attenzione? Mamma, papà, soprattutto voi. Spero che non odierete vostro figlio per aver accettato la sua reale natura, io non l’ho fatto. Vorrei quindi presentarvi la vera persona che ha vissuto con noi per tutto questo tempo: Simona!-
E non appena pronunciò il suo nome, feci partire la canzone ‘I’m sexy and i know it’ dall’i-phone di Laura e lui/lei entrò in scena.
Se ve lo aspettavate imbarazzato vi sbagliavate di grosso! Simone si era calato perfettamente nella parte, tanto che cominciò a sculettare e ad atteggiarsi da vera donna. Arrivò persino a lasciare una carezza sul viso di mio fratello che ricambiò dandogli una manata sul sedere.
Non lo avevo mai invidiato prima di allora.
Laura stava scattando delle foto, ma entrambe non riuscivamo a trattenere le risate. Io stavo morendo, infatti dovetti sedermi a terra perché non ce la facevo proprio a stare in piedi. Tutti continuavano a ridere di gusto e, quando la recita terminò con un inchino da parte dell’attore, applaudimmo entusiasti.
-Scusate, ora Simona ha da fare- disse lui e, all’improvviso, corse verso sua sorella prendendola in braccio e buttandola in piscina completamente vestita. Poi si girò verso di me con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Comprendendo le sue intenzioni e non volendo fare la stessa fine della mia migliore amica, cominciai a correre per cercare di raggiungere la prima camera disponibile.
-Lasciami stare ti prego!- gridai mentre correvo.
-Non ci penso minimamente-
Sentivo i suoi passi dietro di me.
Stavo per chiudere la porta quando, essendo la sua forza alquanto superiore alla mia, riuscì ad entrare per poi chiuderla lui stesso.
Il suo sorriso era diabolico, sexy, ma diabolico.
L’unica cosa che potei a fare fu prendere un cuscino come arma di protezione.
-Pensi davvero che riuscirà a fermarmi?-
-Lo spero-
A quel punto corse verso di me, mi prese in braccio incurante delle mie cuscinate e mi scaraventò sul letto. Poi cominciò a farmi il solletico e io iniziai a muovermi come se fossi posseduta, mentre ridevo e tentavo invano di fermarlo.
-Basta, basta, mi arrendo!-
-Io non te lo permetto però-
Dopo un paio di minuti riuscii a bloccare le sue mani con le mie.
Solo in quel momento mi accorsi della posizione alquanto equivoca in cui ci trovavamo.
Io sotto, lui sopra, un letto matrimoniale di qualcuna delle nostre famiglie, la mia maglietta leggermente alzata, le mie dita intrecciate quasi perfettamente nelle sue e una delle sue gambe tra le mie. E lui era in boxer ricordate?
Il cuore iniziò a battere all’impazzata, ma speravo con tutta me stessa che non se ne accorgesse.
Il suo sguardo si fermò sulle mie labbra e pian piano cominciò ad avvicinarsi.
Volevo baciarlo, lo avevo sempre voluto.
Ma non sarebbe stato giusto.
-Scusami, non posso- dissi scostandolo da me e avviandomi verso la porta. La stavo aprendo, ma lui la chiuse velocemente con un colpo secco.
-Ti prego, lasciami andare- sussurrai trattenendo le lacrime.
-Non puoi sempre scappare- disse facendomi voltare.
-Io non sto scappando, ti ho detto che non posso-
-A me sembra che tu lo voglia però-
I miei nervi cominciarono a farsi sentire.
-Non mi interessa quello che sembra a te! Io sono fidanzata e non ho intenzione di essere il tuo divertimento estivo-
-Ti ho già detto…-
-È questo il problema! Tu non mi hai detto niente! Lasci le frasi in sospeso, un giorno sembra che t’ importi di me e l’altro mi eviti come se non esistessi, pretendi che io capisca le tue intenzioni quando continui a sottintendere tutto e poi ti aspetti che io stia al gioco? Ancora non lo hai capito? Io non sono così-
Aprii di forza la porta uscendo da quella maledetta stanza e rifugiandomi nella mia dopo essermi chiusa a chiave.
Non potevo farlo, non potevo far finta che questa vacanza fosse un mondo a parte e gettarmi tra le braccia di Simone accontentandomi di due settimane per poi tornare dal mio fidanzato come se nulla fosse successo.
Non ero un prodotto usa e getta e soprattutto non potevo né volevo fare questo a Marco.
Non lo meritava.
Io non lo avrei mai tradito, non ero quel tipo di persona.
Mi buttai sul letto, ma dovetti trattenere le lacrime ancora per un po’ perché il rumore del cellulare attirò la mia attenzione.
Era da parte di Marco.
 
                                                 Ciao, Giulia. Io non ce la faccio più a mentirti.
                                                 So che dovrei rispettare i tuoi tempi e ci ho provato.
                                                 L’altra notte, però, la tentazione è stata troppo forte e
                                                 non ho resistito.
                                                 Non vorrei averti rovinato la vacanza.
                                                 Scusa.
La mia risposta:
 
                                                 L'hai appena fatto, stronzo.
 
 
 
Note autrice
 
Ciao ragazze!
Eccoci al nuovo capitolo! Io mi sono divertita a scriverlo e spero non sia deludente.
A quanto pare Giulia ha dei buoni motivi per essere triste: pensa di essere solo un divertimento per Simone e in più Marco l’ha lasciata con un SMS.
Spero sia chiaro il motivo del suo tradimento, che in ogni caso verrà spiegato per bene nel prossimo capitolo.
Grazie a tutte le ragazze che lasciano recensioni, mi fa veramente piacere leggerle e rispondervi.
Grazie anche a coloro che seguono la mia storia, la ricordano e la preferiscono!
Le parole non saranno mai abbastanza per comunicarvi la mia gioia.
Grazie.
A presto
Grace82

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Capitolo 6
*** I'm nothing for him ***


L’acqua scendeva copiosa sul mio viso e su tutto il resto del corpo.
Non sapevo da quanto tempo ero lì, seduta sul piano-doccia, con gli occhi chiusi, mentre le gocce si mischiavano alle lacrime.
Ero stanca.
Stanca di fingere di stare bene, cosa che avevo fatto nelle ultime ore per non far preoccupare nessuno, stanca di non poter avere quello che volevo, stanca di soffrire per amore e di essere trattata come un giocattolo.
Era domenica sera, forse le 6, e non riuscivo a togliermi dalla testa quel messaggio.
 
Ciao Giulia. Io non ce la faccio più a mentirti.
So che dovrei rispettare i tuoi tempi e ci ho provato.
L’altra notte, però, la tentazione è stata troppo forte e
non ho resistito.
Spero di non averti rovinato la vacanza.
Scusa.
 
 
Che bello scherzo che mi aveva fatto il destino.
Io avevo impiegato anima e corpo per non tradirlo e invece lui non ci aveva messo un secondo per farlo. Pensavo non lo meritasse, volevo dargli una possibilità, provare ad amarlo e invece lui era stato tanto gentile da lasciarmi per messaggio, durante la mia vacanza, facendo la vittima e perché poi?
Perché non gliel’avevo data.
Che bel mondo il nostro, o la dai o non vali per nessuno.
Questo era il principale motivo per cui ero arrabbiata e delusa. Non tanto per il tradimento in sé, in fondo anche io, pur avendo resistito, ci ero andata molto vicino.
Marco mi aveva mollata perché non era stato capace di accettare che io non mi sentivo ancora pronta per fare l’amore.
L’episodio di qualche mese prima si insinuò prepotente nella mia mente.
 
 
-È proprio bello qui- gli dissi mentre, mano nella mano, camminavamo sulla spiaggia di Pescara, dove eravamo andati in gita con la scuola, io insieme ai miei compagni di classe e lui con i suoi.
Ci eravamo allontanati da una piccola discoteca per stare un po’ soli.
-Lo so, deve essere speciale-
-Speciale per cosa?-
-Dai su, non è difficile-
Quando mi lanciò uno sguardo malizioso compresi subito quali fossero le sue intenzioni e, notando anche lui che avevo capito tutto, poggiò le labbra sulle mie.
Inizialmente ricambiai il bacio, stringendo le dita fra i suoi capelli, mentre lui palpava il mio fondoschiena.
Potevo farcela, ero pronta, in fondo stavamo insieme da due mesi, era normale no?
Allora perché avevo una strana fitta allo stomaco?
Pian piano il bacio divenne sempre più passionale.
La sua lingua cercava la mia con forza, mentre le sue mani cominciarono a sbottonare la camicetta che indossavo.
Una volta sfilata via si staccò dalle mie labbra per togliersi la maglia, rivelando il fisico palestrato celato sotto di essa.
Lentamente ci accasciammo sulla sabbia, mentre con foga riprese a baciare il mio collo, il mio seno, la mia pancia e, e poi niente, perché lo fermai.
-Marco, ti prego basta-
-Dai, sarà una cosa veloce-
Una cosa veloce? Ma che linguaggio aveva usato? Per lui ero qualcuno da una botta e via? La mia prima volta meritava qualcosa di più.
-Vaffanculo idiota- gli dissi scaraventandolo via da me.
Dopo aver riabbottonato la mia camicetta ritornai da Laura in lacrime.
 
 
 
Lo avevo perdonato dopo due settimane di silenzio da parte mia.
Non avevo risposto alle sue chiamate né ai suoi messaggi e avevo evitato qualsiasi tentativo che aveva fatto per parlarmi.
Si era scusato tante volte dicendo che quello che avevo visto in spiaggia non era lui, che era stato preso dal momento e che non voleva ferirmi.
Che idiota che ero stata.
Un paio di colpi alla porta mi svegliarono dal mio stato semi-cosciente.
-Giulia! Sono io, Laura. Sei pronta?-
Merda, la festa! L’avevo proprio dimenticata.
Velocemente mi infilai l’accappatoio e andai ad aprire la porta.
-Cosa ci fai ancora tutta bagnata? Sono le otto!- disse in preda al panico.
Il mio orologio mentale andava indietro di ben due ore.
-Si scusami, è che mi sono addormentata e ho voluto fare una doccia per tornare in me-
Piccola bugia.
-Sbrigati! Hai qualcosa da mettere?-
-Ehm…veramente non ho portato nulla di particolarmente elegante!-
-Tu sei pazza! Per fortuna ci sono io. Mettiti qualcosa di sfuggita, asciugati i capelli e vieni in camera mia-
-D’accordo-
-Sbrigati!- gridò, ma ormai avevo già chiuso la porta.
Non le avevo detto nulla di Marco, avrei solo rovinato la serata con quel misterioso ragazzo di cui mi aveva parlato.
Così feci quello che mi aveva praticamente ordinato, e dopo pochi minuti mi catapultai in camera sua.
Una volta aperta la porta trovai Simone sul suo letto e lei in piedi con uno sguardo omicida nei suoi confronti.
-Cosa ci fai tu qui?- chiesi sorpresa.
-Ti guardo mentre ti vesti decentemente- rispose ammiccando.
Come risposta ebbe una violenta botta sulla spalla da parte della sorella.
-Scherzavo- fece alzando le mani in segno di resa –siete in ritardo, o meglio tu sei in ritardo e non avevo nient’altro da fare-
-Vieni anche tu?-
Solo in quel momento notai il suo abbigliamento: jeans scuri, maglietta bianca a maniche corte che risaltava i muscoli e metteva in luce la sua abbronzatura e una gilet nero abbottonato su di essa.
Riuscii a fermare la bavetta appena in tempo.
-Mi pare ovvio, chi vi controllerà altrimenti?-
-Come se non avessi intenzione di passare la serata a rimorchiare-
-Che c’è, sei gelosa?-
Lo fulminai con lo sguardo e aprii la bocca per rispondere, ma Laura intervenne prontamente.
-Questa discussione finisce qui. Tu vai a provarti quel vestito lì sopra e tu stai zitto o ti uccido- disse rivolgendosi prima a me e poi a Simone.
Obbedii silenziosamente.
Quando entrai in bagno indossai l’abito.
Era senza spalline, arrivava poco sopra le ginocchia ed era stretto al petto da un cinturino nero con un fiore per poi allargarsi man mano che scendeva verso il basso.
Il colore variava tra il viola chiaro e quello scuro.
Era molto carino, e mi stava anche bene.
-L’ho messo, mi piace!- urlai da dentro il bagno.
-Aspetta che arrivo!- rispose lei.
Quando entrò sgranò gli occhi.
-Tesoro, sei uno schianto- mi disse –lasciati truccare però-
-Non andarci pesante-
-Promesso-
In effetti fu impeccabile: mise un po’ di fondotinta, passò una linea di eyeliner accompagnata dal mascara e sulle labbra un leggero lucidalabbra.
Per quanto riguarda la pettinatura lasciai i capelli sciolti, ma Laura insistette per fare i boccoli ed io l’accontentai. Decisi di abbinare una borsetta, sempre di Laura, dello stesso colore, mentre come scarpe optai per semplici tacchi neri.
Una volta terminato il suo lavoro, ci mettemmo davanti allo specchio: per la prima volta dopo tanto tempo riuscivo a sentirmi bella.
-Amica mia, sei stupenda- mi disse lei.
-Anche tu, farai morire il povero pretendente-
Lei scoppiò a ridere, ma era bella per davvero.
Indossava un vestitino monospalla che arrivava poco sopra le ginocchia e che risaltava il suo fisico snello.
Era interamente blu, fatta eccezione per una larga striscia di paillettes che dal seno destro arrivava fino all’incavo della spalla sinistra per poi agganciarsi al retro del vestito. Il colore risaltava i suoi occhi azzurri, messi in mostra anche dal leggero ma efficace make-up. I capelli, marroni come il fratello, erano raccolti in un elegante chignon.
-Coraggio, andiamo-
-Scusa, devo fare pipì-
-Va bene, però sbrigati. Io ti aspetto in macchina-
In realtà mi serviva un semplice momento per prendere coraggio e così, appena uscì dal bagno, mi posizionai davanti lo specchio e cominciai a fare dei profondi respiri.
Puoi farcela, è solo una serata, poi potrai tornare a deprimerti nel tuo letto. Respira.
Una volta ristabilita una parziale pace interiore uscii dal bagno e trovai Simone che, dandomi le spalle, alzava le coperte del letto di Laura per cercare qualcosa.
-Alleluia, voi femmine siete proprio incredibili, sono le nove e mezza e ancora non ti spicci-
-Sei tu che stai perdendo tempo- gli dissi ammirando il suo fantastico fondoschiena.
-Eccole, fottute chiavi. Se non sei pronta ti stacco…..wow- disse una volta girato, cominciando a squadrarmi.
Un sorriso malizioso comparve sulla mia bocca.
Poi ebbi un’idea, speravo solo di non cadere e fare la figura dell’idiota.
Avanzai sicura di me verso di lui, che era rimasto, forse senza accorgersene, leggermente a bocca aperta.
Con un dito gliela chiusi e mi sporsi verso il suo orecchio.
-Attento, potrei pensare di averti lasciato senza fiato- sussurrai con un tono sensuale, che io stessa pensavo di non avere.
Poi lo sentii deglutire e subito dopo irrigidirsi. Mi staccai tirandogli un leggero schiaffo sulla guancia e ridacchiando uscii dalla camera.
-Che fai non vieni?- dissi alzando leggermente la voce dato che lui non si decideva a raggiungermi.
Davvero lo avevo lasciato senza parole?
Nah, probabilmente era frutto della mia immaginazione.
Arrivammo in macchina in silenzio, e poco dopo raggiungemmo il locale della festa.
Era piccolo ma elegante e la musica si poteva sentire fin da fuori.
Simone scese per primo e, dopo averci aperto lo sportello, si mise in mezzo a noi porgendoci le sue braccia da vero gentiluomo.
-Signorine, posso avere l’onore di scortarvi nel locale che si innalza di fronte ai nostri occhi?-
Entrambe lo guardammo stupefatte.
-Chi sei tu e cosa hai fatto a mio fratello?- chiese Laura.
Tutti scoppiammo a ridere.
Alla fine io e la mia migliore amica accettammo il suo invito, e in una sorta di braccetto a tre entrammo nella piccola discoteca.
Che stessi cominciando a sentirmi meglio? Mah, lo speravo.
Come previsto la musica era talmente alta da costringerci ad urlare per parlare.
-Allora io vado- ci disse Simone allontanandosi dalla nostra vista.
-Balliamo?- mi chiese Laura.
-Non mi sembra il caso, non vedi come si appiccicano tutti?-
-Si lo so, ma Matteo dovrebbe essere nei paraggi, e poi siamo insieme!-
-Ah, e così ha un nome questo ragazzo-
Mi sembrava averla vista arrossire, ma non potevo giurarci.
Comunque in un batter d’occhio mi trascinò in pista e cominciammo a ballare. Dopo un primo momento di imbarazzo, mandai tutti all’altro paese e iniziai a scatenarmi. Mi volevo divertire, ne avevo bisogno.
-Eccolo là-
-Chi?-
-Come chi? Matteo- disse Laura alzando una mano per salutarlo.
-È carino-
-Lo so!-
E lo era davvero. Alto, biondo, occhi verdi, poteva sembrare il tipico principe azzurro.
Quei due continuavano a scambiarsi sorrisi e occhiate maliziose, mentre io mi sentivo sempre più fuori luogo. Quando poi Matteo si avvicinò a noi, Laura gli dedicò tutta la sua attenzione, quindi decisi di allontanarmi. Con una serie di slalom e spintoni riuscii ad arrivare alla fine della pista, ma proprio quando mi sembrava di vedere il traguardo, un bel divanetto vuoto per intenderci, una mano afferrò il mio polso ed io mi ritrovai a due centimetri dal viso di Simone. Un sorriso mozzafiato e malizioso comparve sul suo volto.
-Dove pensi di andare?-
-S-sui divanetti, a sedermi, e lontano da te- proferii alquanto sorpresa e per niente sicura di me.
-Non credo che tu voglia tanto allontanarti- mi sussurrò all’orecchio.
Probabilmente si accorse che centomila brividi percorsero il mio corpo, dato che mi guardò negli occhi sorridendo.
Io volevo fare qualcosa, ma mi sentivo paralizzata.
Sapevo che stava facendo tutto quello per vendicarsi di ciò che era successo in camera di Laura, sapevo che voleva solo dimostrare a me e a sé stesso che anche lui riusciva a lasciarmi senza fiato.
Sapevo tutto quello ma non mi importava, anche perché era vero, e non ci voleva un genio per capirlo.
All’improvviso divenne serio.
Delicatamente poggiò la mano sulla mia schiena accarezzandola, per poi fermarsi alquanto in basso, pericolosamente vicino al mio sedere.
Con uno scatto improvviso fece aderire maggiormente il mio corpo al suo e non riuscii a trattenere un gemito, un misto tra spavento ed eccitazione.
La musica riempiva l’ambiente, mentre eravamo circondati da tantissime persone sconosciute che, fatte o ubriache, si dimenavano e ballavano con foga.
Tra noi, invece, tutto avveniva molto lentamente.
Ad avvolgerci c’era una strana tensione, che ero sicura percepisse anche lui.
Poggiò le dita appena sotto il mio seno e, con una lentezza disarmante, cominciò a scendere fino ad arrivare ai fianchi.
Con un altro scatto mi fece voltare in modo che la mia schiena aderisse perfettamente al suo petto. Poi con una mano tenne stretto il mio fianco, con l’altra percorse il braccio nudo in una cauta e inesorabile discesa.
Istintivamente chiusi gli occhi cercando di assaporare ogni singolo momento.
Non stavamo facendo nulla, eppure i miei ormoni erano su di giri, l’eccitazione alle stelle e di lì a poco avrei potuto strappargli i vestiti e saltargli addosso.
Il ragazzo ci sapeva fare.
Quando le nostre mani si sfiorarono, lui intrecciò le sue dita con le mie per poi sollevare il braccio e posizionare la mia mano sulla sua nuca.
Nel frattempo aveva appoggiato la bocca sul collo cominciando a lasciarmi una serie di caldi baci che, pur essendo assolutamente casti, mi trasmettevano sensazioni totalmente diverse.
Pian piano si avvicinò al mio orecchio.
-Sei bellissima- mi disse.
Il mio cuore fece una capriola.
 –Non aver paura, rilassati- e così feci.
Una volta tornato sul mio collo, alternò baci a semplici ed eccitanti carezze col naso.
Diede inizio ad un ballo estremamente sensuale quando pian piano cominciò a muoversi e ad ondeggiare in modo che io percepissi ogni singola parte del suo corpo.
Sì, anche QUELLA parte.
Volevamo sentirci più vicini, più uniti, in quanto lui faceva pressione sulla mia vita affinché i nostri bacini combaciassero maggiormente e io premevo sulla sua nuca per sentire in maniera più profonda i suoi respiri.
Non avevo mai provato sensazioni di quel tipo, con nessuno.
Non so quanto tempo era passato, ma io mi sentivo bene.
Alla fine, dopo l’ennesima canzone, ci staccammo leggermente.
Io avevo quasi il fiatone, il respiro era notevolmente accelerato, il cuore batteva all’impazzata e speravo con tutta me stessa che non mi facesse nessuna domanda, in quel momento non ero in grado di rispondere.
Con la mano spostò leggermente i miei capelli.
-Scusami, è meglio se vado. Laura potrebbe vederci e se non mi allontano da te rischio di saltarti addosso-
Detto questo mi lasciò sola, sulla pista.
Un sorriso ebete spuntò sul mio viso.
La sua frase non era una dichiarazione vera e propria, anzi, non lo era per niente, ma io, per una volta, volevo avere la presunzione di illudermi che tutto quello che avevo provato, lo aveva sentito anche lui.
Poco dopo cominciai a guardarmi intorno per cercare Laura.
Niente.
Decisi di uscire per prendere una boccata d’aria e vedere se lei era fuori.
Alla fine li vidi, Laura e Simone che parlavano poco distanti da me. In un primo momento pensai di raggiungerli, poi però decisi di ascoltare quello che stavano dicendo e, mimetizzandomi tra un gruppo di altri ragazzi, tesi le orecchie verso di loro.
-Cosa stai combinando con lei?- chiese Laura.
-Lei chi?-
-Non fingere di non capire! Ho visto sai il vostro adorabile balletto, e anche come la guardi-
-Come la guardo? Ma che stai dicendo? Lei è solo una tua amica e io mi stavo semplicemente divertendo-
Una fitta allo stomaco.
-Se per colpa tua lei soffrirà io ti…-
-Laura smettila! Te l’ho detto, lei non è niente per me quindi evita la ramanzina e lasciami in pace-
Stavo per vomitare, mentre lacrime silenziose cominciarono a rigarmi il viso.
Mi sentivo una stupida.
Io sarei rimasta per sempre ‘l’amica di sua sorella’.
Come avevo potuto solo pensare che lui si fosse accorto della mia esistenza?
Io non ero niente per lui, e lui si stava solo divertendo con me.
Bene, io mi sarei divertita con qualcun altro allora.
Con una rabbia incredibile mi asciugai le lacrime e rientrai nel locale, decisa più che mai a porre fine alla serata in un modo completamente diverso.
 







Note autrice
 
Ciao ragazze!
Eccomi col nuovo capitolo.
Mi è piaciuto tantissimo scriverlo e per questo spero che anche voi lo apprezziate!
Che ne dite del ballo sensuale che fanno i due ragazzi? Naturalmente c’era molta elettricità tra loro.
Alla fine Giulia riceve un’altra batosta.
Pensate che Simone la stia solo sfruttando per divertirsi? Fatemi sapere i vostri pareri e, perché no, anche i vostri consigli.
A presto
Grace82
 
Vestito Giulia: http://images.google.it/search?site=&tbm=isch&source=hp&ei=pV3pUbO5DY3P4QSCzoHAAg&q=vestitini+estivi+eleganti&oq=vestitini+estivi+eleganti&gs_1=mobile-gws-&biw=1024&bih=677&sei=Mq3pUe_qLsrGswaWp4D4BA#facrc=_&imgdii=_&imgrc=4EcHfEx-yJpi3M%3A%3B9_TPraROYBL9BM%3Bhttp%253A%252F%252Fabitisposamilanolove.myblog.it%252Fmedia%252F00%252F01%252F1454213271.2.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fabitisposamilanolove.myblog.it%252Ftag%252Fabiti%252Bda%252Bsposa%252Ba%252Bbergamo%3B600%3B850
Vestito Laura: http://www.google.it/search?hl=it&site=imghp&tbm=isch&source=hp&biw=1024&bih=677&q=vestitino+estivo+elegante&oq=vestitino+estivo+elegante&gs_l=img.3...69.5671.0.5796.23.17.0.6.0.1.271.2376.6j7j4.17.0....0.0..1ac.1.20.img.EARqc8jndYg#facrc=_&imgdii=_&imgrc=NDP20qKtk_7ysM%3A%3BVvgr1Gqwq1-9wM%3Bhttp%253A%252F%252Fi01.i.aliimg.com%252Fimg%252Fpb%252F020%252F194%252F479%252F479194020_786.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fitalian.alibaba.com%252Fproduct-gs%252Froyal-blue-one-shoulder-sequins-elegant-evening-summer-dresses-s029-584868850.html%3B531%3B800
 

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Capitolo 7
*** Just me and you ***


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                                                                   CAPITOLO 7

 

Just me and you








Rientrai più sicura che mai nel locale.
Non vedevo nulla, in parte per rabbia, in parte per tristezza e in parte per la delusione che provavo nei confronti di me stessa.
Io ci ero cascata, non lui.
Io mi ero illusa, non lui.
Io ero innamorata, non lui.
Mi avviai decisa verso il bancone dove servivano da bere e mi sedetti su uno sgabello.
Sì, volevo bere, e anche tanto.
Comportamento immaturo? Può darsi.
Non mi ero mai ubriacata, o per lo meno nelle rare volte in cui avevo bevuto del vino o qualsiasi altra bevanda alcolica, non mi avevano causato problemi se non tanto calore e voglia di dormire.
Bere per dimenticare.
Questo era quello che volevo: dimenticare, anche se per un nano secondo.
-Scusi?- chiesi cercando di attirare l’attenzione del barista che stava parlando, o flirtando, con un’avvenente ragazza bionda. Quando finalmente mi prestò attenzione aveva uno sguardo palesemente scocciato, probabilmente perchè li avevo interrotti. 
-Vorrei..-
-Sei maggiorenne?- mi interruppe prontamente.
-Sì- risposi, ma la mia voce mostrava palesemente il contrario.
-Fammi vedere un documento-
-Non ce l’ho qui- dissi formulando la più stupida delle scuse possibili.
-Mi spiace, niente documento, niente alcolico-
Sconsolata mi rassegnai e cominciai a guardare la pista da ballo.
-Cosa vuoi?- mi chiese un ragazzo che si era appena seduto sullo sgabello libero vicino al mio.
-Come scusa?-
-Da bere, dimmi cosa vuoi e lo prendo per te-
Ecco, in un altro momento avrei rifiutato, consapevole che un gesto del genere non si fa proprio per gentilezza. Ma in QUEL momento avevo bisogno di distrarmi.
-Qualcosa di forte...vedi un po' tu-
A quella frase rispose con un sorriso malizioso. Mentre parlava col barista mi soffermai a guardarlo. Alto, spalle larghe, capelli neri e occhi verdi. Un bel ragazzo, ma niente a che vedere con Simone....
Ancora, ancora lui.
'Bene, cominciamo a dimenticare' pensai prendendo il bicchiere che lo sconosciuto mi aveva passato e buttando giù il liquido contenuto in pochi sorsi. Probabilmente doveva essere forte, perchè il bruciore alla gola fu così intenso da farmi scuotere la testa più volte.
-Ehi vacci piano ragazzina-
-Io non sono una ragazzina, e ne ho bisogno in questo momento-
-Come vuoi- disse ordinandone subito un altro che io non esitai a mandare giù, seguito da un altro e un altro ancora. Non sapevo se bastasse così poco per sentire la testa girare, ma ormai avevo perso la cognizione di tutto.
-Adoro questa canzone- dissi di getto non appena le note di 'We found love' di Rihanna riecheggiarono in tutta la stanza.
-Allora balliamo!- rispose il ragazzo ancora a me sconosciuto.
-Non so neanche come ti chiami- affermai dando retta a quel minimo di razionalità che era rimasta.
-Andrea-
-Giulia-
Subito dopo aver sfoderato un bellissimo sorriso, scese dallo sgabello e mi porse la sua mano. Stavo per afferrarla quando un ragazzo scansò prepotentemente il braccio di Andrea parandosi di fronte a lui e dandomi le spalle.
-In realtà lei balla con me- 
Solo dopo quelle parole realizzai di chi si trattasse: Simone.
-In realtà c'ero prima io- proferì Andrea avvicinandosi maggiormente a lui e cominciando a gonfiare il petto da perfetto maschio alfa.
Ma chi ero? Un etto di prosciutto per il quale bisognava fare la fila?
-In realtà, io sono ancora qui- dissi palesemente irritata.
-Stanne fuori- affermò seccamente Simone limitandosi ad alzare la mano per incitarmi a stare ferma.
Un'ondata di rabbia mi invase.
-No tu stanne fuori!- dissi parandomi tra loro e rivolgendo il mio sguardo furente a Simone.
-Andiamo?- dissi prendendo la mano di Andrea e ricevendo in cambio un sorriso soddisfatto, poi mi girai nuovamente verso Simone sorridendo.
-Tanto a te non dispiace. Ma ti capisco, ti stavi semplicemente divertendo. In fondo sono solo un'amica di tua sorella no?- 
Terminata la frase d'effetto trascinai l'altro ragazzo in pista e cominciammo a ballare, probabilmente in maniera abbastanza provocante. Dico probabilmente perchè in quel momento era l'alcool che gestiva le mie azioni. 
L'unica cosa di cui riuscivo ancora a rendermi conto erano gli occhi di Simone che sentivo perennemente su di me nonostante cercassi di evitare il suo sguardo.
Ero troppo ferita.
Dopo circa due canzoni sentii una fitta allo stomaco. Poi una seconda, e cominciai a sudare. All'improvviso avvertii il bisogno di allontanarmi e uscire da quel maledetto posto che percepivo sempre più stretto, quindi con una scusa banale liquidai Andrea e mi diressi verso l'uscita sul retro. 
Mi sentii un po' meglio quando il leggero vento estivo di Capri accarezzò dolcemente il mio viso, perciò decisi di appoggiarmi al muro chiudendo gli occhi e tenendo la mano destra sullo stomaco per cercare di placare la sensazione di nausea che continuava a persistere.
Respirai a fondo più volte, quando una voce mi fece sobbalzare.
-Non mi pare ci sia il bagno qui fuori- 
Andrea.
Non avevo proprio voglia di parlargli, effettivamente non avevo voglia di parlare con nessuno.
-Hai ragione, è che non mi sento molto bene-
-A me sembra tanto una scusa-
-No, te lo assicuro-
-Andiamo- disse avvicinandosi pericolosamente a me e cominciando a giocherellare con i miei capelli -non mi sembravi tanto messa male quando sculettavi davanti a me- sussurrò al mio orecchio.
Mi irrigidii avvertendo le sue labbra sul mio collo. 
Tentai di mandarlo via, ma il suo fisico da statua sovrastava notevolmente quello della sottoscritta.
-Lasciami stare- dissi mettendogli le mani sul petto per cercare di allontanarlo, in compenso la sua presa si fece ancora più salda mentre il mio sedere divenne preda delle sue mani. Le lacrime cominciarono ad uscire quando realizzai cosa sarebbe successo di lì a poco.
La paura si impossessò del mio corpo.
Volevo urlare, ma la voce si rese disponibile solo per un piccolo sussurro -Ti prego, basta-
Sapevo che voleva andare oltre quei semplici baci, e infatti poco dopo posò le labbra sulle mie. Tentai di sottrarmi a quel tocco ruvido e violento, ma mi afferrò la mascella con una mano, immobilizzandola.
Mi sentivo svenire.
-Ma che cazzo fai razza di coglione!-
Simone.
Afferrò le spalle di Andrea spingendolo lontano da me e tirandogli un pugno in pieno viso.
-Andiamo, anche tu volevi palpare il suo sedere-
Poi un altro pugno da parte di Simone, spintoni, grugniti e minacce. Cercavo di capire cosa stesse succedendo ma i miei tentativi furono vani perchè la testa mi stava scoppiando e la vista era annebbiata.
Sentii improvvisamente freddo e cominciai a tremare. 
Le lacrime non accennavano a fermarsi e non riuscivo a cancellare il ricordo delle sue mani che vagavano sul mio corpo: mi sentivo sporca, umiliata e incredibilmente stupida.
Simone ed Andrea non distavano molto da me, ma la voce del primo, che urlava qualcosa di poco piacevole, sembrava un sussurro, e il sangue sul viso del secondo piccoli puntini rossi. 
Riuscii solo pronunciare il suo nome e lui, capendo che avevo bisogno d'aiuto, mi raggiunse con pochi passi lasciando perdere Andrea che, incapace di muoversi, si massaggiava il naso probabilmente rotto. Immediatamente mi cinse le spalle con le sue braccia.
Mi lasciai cullare dal suo abbraccio e dalla sensazione di protezione che riusciva a trasmettermi. Altre lacrime tornarono a rigare il mio volto, ma tentai di non farglielo notare per non apparire più debole di quanto non fossi già stata.
Erano lacrime di rabbia, frustrazione, tensione e paura, che dominava ancora ogni singolo centimentro del mio corpo.
Rimanemmo in quella posizione per minuti interminabili e io non potei far altro che godere di quell'abbraccio e respirare il suo odore, che ormai da tre anni era perennemente nella mia testa e nel mio cuore. Mai eravamo stati così vicini. Certo, ci eravamo baciati, ma nulla a che vedere con l'intimità di quel momento che era solo nostro. Stavamo lasciando da parte i litigi, le lacrime, le paure, i pensieri: c'eravamo solo io e lui, c'eravamo solo noi.
Una sensazione di vuoto mi colpì quando lo sentii allontanarsi. Con i pollici cercò di asciugare le mie lacrime ma, notando che non accennavano a fermarsi e probabilmente capendo che le parole sarebbero servite a poco, si limitò a poggiare la fronte sulla mia.
Chiusi gli occhi.
In quel momento capii quanto avessi bisogno del suo tocco, del suo abbraccio, del suo sorriso e della sua voce.
In quel momento capii quanto avessi bisogno di lui.
-Ti prego non lasciarmi- sussurrai.
Simone prese il mio viso tra le mani.
-Non lo farò- disse regalandomi un meraviglioso e caldo sorriso -Mai-.
Il mio cuore si alleggerii con quelle parole.
Lo amavo, disperatamente.
Poi lasciò un dolce bacio sul mio naso.
-Torniamo a casa- sussurrò avvolgendomi le spalle con un braccio. 
Lo ringraziai mentalmente per quel gesto. Avevo solo bisogno di essere protetta, e lui stava facendo di tutto per farmi sentire al sicuro.
Lo amavo, incondizionatamente.
Tornati in macchina notai che Laura ci stava già aspettando lì. Non appena entrai cominciò a bombardarmi di domande contribuendo notevolmente ad aumentare il mio mal di testa.
-Ti prego, puoi solamente abbracciarmi?- 
E così fece. Trascorsi tra le sue braccia il viaggio verso casa. Una volta arrivati entrammo in camera mia e, dopo aver raccontato cosa era successo, pregai entrambi di non dire nulla ai miei genitori.
-Ne sei sicura?- mi chiese la mia migliore amica che, come me, era seduta sul letto.
-Sì, tranquilla, non voglio farli preoccupare-
-Come stai?- mi domandò Simone, che invece poggiava la schiena sulla porta.
-Bene, grazie a te- risposi abbassando lo sguardo consapevole di aver mentito, per lo meno in parte.
La verità era che dall'istante in cui il suo braccio aveva lasciato il mio corpo, la sensazione di vuoto e paura era tornata a sovrastarmi.
Se non era successo nulla di grave, però, era per merito suo.
-Vuoi che resti con te?- mi domandò Laura.
-No, tranquilla- le dissi consapevole che dormire in due in un letto solo sarebbe stato impossibile soprattutto per lei, che odiava a dismisura passare la notte praticamente spiaccicata al corpo di un'altra persona.
-Allora buonanotte- mi disse schioccandomi un bacio sulla guancia. 
-Notte-
-Per qualunque cosa io ci sono-
-Lo so- ed era vero. Sapevo che qualunque cosa le avessi chiesto lei sarebbe stata lì per me.
Subito dopo si avviò verso la porta aprendola e costringendo Simone a sollevarsi da quella dopo averle rivolto un'occhiata infastidita. Prima di uscire si girò verso di me.
-Buonanotte- sussurrò appena. L'unica cosa che riuscii a fare fu regalargli un sorriso che racchiudeva imbarazzo, gratitudine e amore. Ero consapevole di doverlo ringraziare, e mi sentivo anche in colpa per non averlo fatto subito, però volevo farlo nel modo giusto, quindi come minimo dovevo rimanere sola con lui. 
Quando tutti lasciarono la mia stanza il silenzo tornò a dominarla e la paura si fece spazio dentro me. Sentivo ancora le mani di Andrea sul mio corpo e mi faceva schifo. 
Io mi sentivo uno schifo.
Una volta spenta la luce mi sistemai nel letto e mi addormentai piangendo.
 
 
 
Stavo scappando.
Correvo.
Correvo impiegando tutte le forze del mio corpo, eppure mi sembrava di rimanere ferma.
Sentivo i muscoli bruciare, la testa scoppiare e il fiatone aumentare, ma non riuscivo a fare alcun passo.
Ero immobilizzata.
-Sto arrivando- disse una voce in lontananza.
A quel punto urlai, sperando che la voce attirasse qualche passante, ma dalla bocca non usciva alcun suono.
Voltandomi vidi il volto di Andrea che mi fissava sorridendo.
Era un sorriso malizioso e assolutamente cattivo.
-Eccomi- mi disse avvicinandosi.
Quando ormai si trovava ad un millimetro dal mio viso tutto scomparve.
Aprii gli occhi di colpo, con i battiti del cuore accellerati che rimbombavano nelle orecchie. Mi ero spaventata a morte e, per una seconda volta, avevo vissuto i momenti terribili trascorsi con Andrea in discoteca.
Cominciai a tremare e a piangere. 
No, non potevo dormire da sola.
Piano piano mi alzai e uscii dalla mia stanza per raggiungere la porta di Laura. Una volta arrivata bussai piano per cercare di svegliarla senza farle prendere un infarto.
-Laura ti prego aprimi-
Aspettai qualche secondo ma di lei nessuna traccia, allora aumentai la forza.
-Laura sono io-
Niente.
Continuai così per qualche minuto.
-Ti prego- riuscii a dire con la voce strozzata dal pianto.
-Ti prego- continuai a ripetere più a me stessa che a lei mentre facevo scivolare la schiena lungo la porta e le lacrime tornavano, ancora una volta, a rigare il mio viso.
 
 
 
POV SIMONE
Non riuscivo a dormire. Erano le tre di notte e il mio cervello non accennava a spegnersi.
Ogni centimetro del mio corpo era concentrato su una cosa, o meglio, su una persona.
Non smettevo di pensare a cosa sarebbe potuto succedere se non avessi fermato quel porco.
Non smettevo di pensare al suo volto perso e spaventato quando l'avevo abbracciata, ai suoi occhi gonfi di lacrime e al falso sorriso che aveva regalato a Laura per convincerla che stava bene.
Io sapevo che non era la verità, eppure non avevo fatto nulla.
Forse sarei dovuto rimanere con lei.
I miei pensieri vennero interrotti da un leggero bussare ad un'altra porta, quella di mia sorella probabilmente.
-Laura ti prego aprimi-
Era lei.
Sentivo dalla sua voce che non stava affatto bene. 
-Laura sono io-
Ma perchè quella cretina di mia sorella quando serviva non c'era mai?
La sentii piangere dopo il centesimo ''Ti prego'' che aveva pronunciato. Non ce la facevo ad ascoltare la sua voce strozzata, i suoi sospiri, non ce la facevo a rimanere allungato e far finta di niente.
Probabilmente era sbagliato, ma in quel momento non me ne fregò un cazzo. Dovevo e volevo aiutarla.
Uscii dalla mia stanza e notai un corpicino appoggiato alla porta della camera di mia sorella. Era rannicchiata con la testa poggiata sulle ginocchia e le mani intorno alle gambe. Mai come allora desiderai picchiare quel bastardo che solo aveva osato toccarla.
-Giulia- dissi avvicinandomi.
Quando alzò la testa il suo sguardo mi gelò il sangue: era completamente assente. Gli occhi avevano perso la forza e la determinazione lasciando posto alla paura e alla tristezza.
All'improvviso, come spaventata strinse maggiormente le ginocchia al petto.
-Lasciami in pace- 
-Giulia sono io- le dissi tentando di tranquillizzarla e avanzando leggermente.
-Non mi toccare-
A quel punto mi avvicinai mettendomi in ginocchio di fianco a lei e prendendole il volto tra le mani.
-Guardami- le sussurrai cercando di farle aprire gli occhi.
-Guardami, sono io, Simone-
Quando pronunciai il mio nome tornò a guardarmi.
-Simone-
Tirai un sospiro di sollievo.
-Ho paura-
-Non devi, ci sono io ora-
Poi la presi in braccio in stile damigella in pericolo dirigendomi verso la mia camera.
-Dove andiamo?-
-Al sicuro-
E così feci.
La portai nella mia stanza e la posai delicatamente sul letto per poi sistemarmi dietro di lei.
In silenzio ammiravo i suoi capelli, la sua schiena e tutto ciò che da quella posizione riuscivo a guardare del suo corpo.
D'istinto avvolsi la sua vita con un braccio ma, da coglione qual ero, non mi limitai solo a quello: raggiunsi la sua mano e feci intrecciare le nostre dita.
-Grazie- pronunciò appena.
Sorrisi come un cazzone a quelle parole, poi mi avvicinai maggiormente a lei.
-Buonanotte- le sussurrai all'orecchio.
-Notte- 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice
Prima di tutto volevo chiedervi scusa per il ritardissimo! Un po' per gli impegni con la danza, un po' perchè non avevo voglia di fare nulla avevo perso l'ispirazione.
Quindi spero non vi siate dimenticate della storia e anche che questo capitolo vi piaccia.
Per me Simone è dolcissimo! Amo scrivere su questi due piccioncini. Spero di essere riuscita a comunicarvi gli stati d'animo di Giulia e anche di non aver esagerato, ma volevo sottolineare il suo sentirsi persa e impaurita.
Per quanto riguarda il banner vi piace? Io lo adoro ed è tutto merito di  ( _miaoo_)! E' bravissima!
Se non sapete chi sono i personaggi ve lo dico subito:
Giulia sarebbe Nicole Anderson (la ricordate nella serie TV dove c'erano i Jonas Brothers?)
Simone sarebbe quel pezzo di gnocco di Sean Faris che amo da mooolto tempo.
Per il resto non mi resta che ringraziare le ragazze che hanno recensito, quelle che leggono silenziosamente e tutte le altre che salvano la storia nelle seguite, ricordate ecc...
Se non riuscissi a pubblicare spesso è per colpa dello studio, sappiatelo ! E mi scuso fin da subito!
A presto (si spera)
Grace82 

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Capitolo 8
*** Unless... ***


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CAPITOLO 8

Unless...








I raggi del sole filtrarono dalla finestra, riportandomi lentamente alla realtà.
Strizzai gli occhi infastidita dalla luce che, presuntuosa, aveva interrotto il meraviglioso sonno nel quale ero caduta la notte precedente. 
Stirai le braccia indolenzita, e mossi le dita dei piedi per risvegliarle: sarei sembrata sicuramente una bambina di due anni agli occhi di un'altra persona, ma avevo quell'abitudine da quando ero piccolina, ed era diventata praticamente un'azione automatica.
Pian piano sollevai le palpebre, trovandomi davanti un comodino, una scrivania e un armadio diversi da quelli della mia camera.
Dove cavolo mi trovavo? 
Alcuni secondi dopo, la mia testa proiettò le immagini della sera precedente, permettendomi di ricostruire un puzzle totalmente in disordine.
Discoteca, alcool, Andrea, Simone...
Mi misi a sedere di scatto.
Mi trovavo sul serio nella camera di quel cretino?
Avevo dormito con lui?
Una forte fitta alla testa mi costrinse a distendermi nuovamente: si vedeva che ero una novellina in "sbronzeperdimenticare" e ancora non riuscivo a capacitarmi di aver fatto tutto quel casino per un ragazzo, incredibilmente sexy, ma pur sempre un ragazzo.
A quel pensiero il suo viso ingombrò la mia testa, cacciando qualsiasi altra immagine, ricordo o paura, cacciando tutto ció che non riguardasse lui. 

Dove andiamo?
Al sicuro.

Sorrisi come un ebete ripensando alle sue parole, alle sue braccia, alla sicurezza che era riuscito a trasmettermi e al vuoto che la sua lontananza mi aveva procurato.
Sembrava uno di quei film in cui la protagonista si svegliava in un altro letto, trovandosi accanto un biglietto del proprio uomo che le comunicava di essere stato costretto ad allontanarsi, informandola peró della colazione già pronta e di aver trascorso una splendida notte insieme a lei.
Peccato che nel mio caso mancasse il biglietto, e purtroppo anche il ragazzo. 
I miei pensieri sdolcinati vennero interrotti dalla maniglia della porta che si abbassava lentamente. L'ansia si sostituì alla felicità: e se fosse stata Laura? Che le avrei raccontato? Oppure i suoi genitori? Non avrei potuto sopportare le loro facce divertite alla ''sappiamo che avete avuto una tresca ma facciamo finta di niente''.
Cercai con gli occhi un posto dove nascondermi nel giro di due secondi, ignorando bellamente le tempie che esplodevano ma, vedendo un ciuffo marrone spuntare dalla porta, mi tranquillizzai tirando un sospiro di sollievo.
Simone si girò di scatto, prima preoccupato, poi sorridendomi dolcemente.
-Scusami, pensavo stessi ancora dormendo- disse chiudendo la porta.
-Mi sono svegliata due minuti fa- risposi, prima di cominciare a contemplarlo: indossava una tutta grigia a cavallo basso, che faceva comunque risaltare il bel fondoschiena che si ritrovava, e una canotta bianca aderente, che metteva in mostra le braccia muscolose e lasciava intravedere l'addome da dio greco.
-Buongiorno allora- disse risollevandomi dallo stato di trance in cui ero caduta e, colta in flagrante, abbassai lo sguardo imbarazzata.
-Buongiorno-
-Ti ho portato un'aspirina per il mal di testa: è da prendere a stomaco vuoto-
Tornai a guardarlo, notando solo in quel momento una confezione bianca nella sua mano destra, e un bicchiere di plastica con dell'acqua nella sinistra.
-G..grazie-
-La prima sbronza è la peggiore, poi passa- disse avvicinandosi.
-Non è la prima- risposi stizzita, incrociando le braccia e cercando di conservare l'ultimo briciolo di dignità che mi era rimasto. Un'altra fitta alla testa, però, tornò a farsi prepotentemente sentire, causando un grugnito di dolore.
-Sì che lo è- disse sorridendo vittorioso, mettendosi a sedere sul letto, di fronte a me.
Avrei tanto voluto tirargli un ceffone, ma alla fine aveva ragione, quindi decisi di rimanere in silenzio.
Tutto l'astio sparì nel momento esatto in cui puntò i suoi occhi nei miei: ero totalmente ipnotizzata da lui.
D'istinto abbassai lo sguardo, soffermandomi su quelle labbra morbide ed invitanti e dimenticandomi della festa, del terrore provato, di Marco o di qualsiasi altra cosa non lo riguardasse. Era incredibile come questo ragazzo fosse al centro della mia vita; potevo essere brava a nasconderlo a Laura, a lui e ad ogni altra persona sulla faccia del pianeta ma, trovandomi di fronte alla mia testa e al mio cuore, non potevo far altro che riconoscere di essere totalmente innamorata di lui.
-Giulia?-
-Mh?- chiesi allarmata, sollevando immediatamente lo sguardo e accorgendomi solo in quel momento di aver ignorato ció che Simone mi aveva detto, presa com'ero a contemplarlo.
Era la seconda volta nel giro di dieci minuti.
Vogliamo anche scrivergli una letterina in cui gli comunichi che non riesci a smettere di sbavargli dietro? Pensai in un dialogo interiore con la mia coscienza.
Stavo impazzendo.
-Ti ho chiesto se la preferisci sciolta nell'acqua o ingoiarla così- disse sorridendo compiaciuto, palesemente accortosi della mia concentrazione rivolta ad altre parti del suo corpo.
-La prendo così, non mi piace l'intruglio che si forma quando si scioglie-
A quelle parole, Simone scoppiò in una sonora risata.
-Che ho detto?- 
-Niente, è che a volte sei così buffa-
-Mi parli come fossi un dolce cagnolino-
-Non intendevo questo, solo che sei...piccolina-
-Scusa se non ho muscoli e addominali perfetti come i tuoi!-
Risposi scherzando.
-Perfetti eh?- disse ammiccando.
Ma sì, continuiamo ad elencare i pregi del bel fustacchione, tanto ormai.
-Passami l'acqua- ordinai seria.
Quando mi porse il bicchiere, le nostre dita si sfiorarono leggermente, causandomi brividi lungo tutta la colonna vertebrale. Simone sembrò accorgersene, ma decisi di non guardarlo, nonostante mi sentissi perforata dai suoi occhi.
Una volta mandata giù la pasticca, posai tutto sul comodino.
-Cosa ti ha spinto a seguirmi, ieri sera?-
Quella domanda mi uscì di getto, sebbene avessi intenzione di chiederglielo già da un po'.
-Cosa c'entra questo adesso?- disse con un tono di voce abbastanza alto, sollevandosi improvvisamente dal letto e allargando le braccia.
-H..hai ragione, non volevo- risposi affranta, imprecando mentalmente contro me stessa per aver rotto l'atmosfera serena che si era creata tra noi.
Passarono alcuni secondi di silenzio imbarazzante prima che Simone emettesse un sospiro liberatorio, passandosi una mano tra i capelli.
-No, scusami tu. Potró anche essere incazzato, ma sono sicuro che per te è stato molto peggio-
Mi limitai ad abbassare lo sguardo, sorridendogli grata.
Quella situazione riportò immediatamente la mia mente alla sera precedente: l'alcool, Andrea, le sue mani su di me e la paura che lambiva ogni centimetro di pelle. Non osavo immaginare cosa sarebbe successo se Simone non fosse arrivato in tempo.
-Ti stavo tenendo d'occhio- proferì all'improvviso.
-Come?- chiesi richiamata dalle sue parole.
-Ti stavo tenendo d'occhio- disse scompigliandosi il ciuffo, come imbarazzato -quel tipo non mi piaceva. Poi ti ho persa di vista, e quando ho notato che lui si stava dirigendo verso l'uscita sul retro, ho fatto due più due e l'ho seguito.-
Un momento di silenzio seguì la sua dichiarazione.
Mi sentivo veramente piccola, come lui mi aveva definita qualche secondo prima, e per un attimo cominciai a pensare che, nel pronunciare quella frase, si stesse riferendo più ai miei atteggiamenti che non alla corporatura. 
Come dargli torto? Facevo tanto per cercare di dimostrargli che si sbagliava, che non avevo più dodici anni, ma poi mi rivelavo sempre una sciocca bambina.
Pian piano mi alzai anche io, dirigendomi verso di lui e puntando i miei occhi nei suoi.
-Vorrei davvero trovare un modo migliore di un semplice 'grazie' per farti capire quanto ti sia riconoscente per avermi salvata e per il modo con cui sei riuscito a farmi  sentire al sicuro, ma sinceramente non so come-
Intravidi la sicurezza che sempre ostentava negli occhi vacillare, anche se si trattò di un misero secondo, prima che un sorriso malizioso spuntò sul suo viso.
-Beh, un modo si trova sempre- ammiccò sollevando il sopracciglio.
In tutta risposta gli tirai una leggera spinta, arrossendo e fingendomi infastidita dal suo comportamento, ma in realtà sapevo che quello era una 'tecnica' per togliersi da situazioni che riteneva scomode.
E poi, nonostante avessi costantemente voglia di prenderlo a sberle, adoravo i nostri battibecchi.
-Non riesci ad essere serio neanche per un attimo, vero?- gli chiesi voltandomi.
Con una mano, però, artigliò il mio braccio facendomi ruotare verso di lui e, posando l'altra sulla schiena, mi attirò maggiormente a sè, permettendo alle nostre labbra di unirsi.
Le mie mani finirono inevitabilmente sul suo petto.
In quel momento smisi di pensare, mi limitai a chiudere gli occhi e assaporare ogni attimo del bacio casto che stavamo condividendo.
Il primo bacio con Simone.
Quello che avevo sempre sognato.
Era dolce, romantico e...perfetto.
Dopo pochi secondi ci staccammo. Lui fece scivolare lentamente le mani, facendole arrivare sui miei fianchi, dove si soffermò cominciando a disegnare cerchi con l'indice, provocandomi una marea di brividi.
Non sarei mai riuscita ad abituarmi alle sensazioni, alle emozioni e alla tachicardia che la sua vicinanza mi causava.
-Prego- sussurrò ancora vicinissimo, prima di stampare un delicato bacio sul mio naso.
Adoravo quando lo faceva.
-Ora dovrei andare-
-Va bene- disse allontanandosi leggermente, consentendomi di tornare a  respirare. 
Con una mano mi sistemò una ciocca dietro l'orecchio, soffermandosi più del dovuto sulla mia guancia.
Tornó immediatamente a guardarmi negli occhi.
-Ti avverto, fra pochi secondi non sarò più responsabile delle mie azioni. Sei ancora in tempo per andare- sussurró con voce roca e dannatamente sensuale  -a meno che anche tu non voglia continuare-


-Laura smettila! Te l’ho detto, lei non è niente per me, quindi evita la ramanzina e lasciami in pace-


Le parole della sera precedente rimbombarono nella mia mente.
Mi aveva dimostrato di tenerci, non era tutta una menzogna giusto?
-Non voglio- risposi, ma più che un divieto, sembrava un invito a procedere. 
Simone, infatti, si avvicinò ancora, deviando all'ultimo la bocca e baciando la mia guancia.
Lentamente cominciò a scendere verso il basso.
-Non sembra- proferì strusciando il naso sul mio collo, aumentando la mia eccitazione.
-Non voglio- tentai ancora, in un ultimo disperato ed inutile tentativo.
Quando percepii le labbra e la lingua sostituirsi al naso, mandai il mio controllo a farsi benedire.
Reclinai la testa all'indietro, chiudendo gli occhi, totalmente annebbiata dal piacere che quei baci mi stavano procurando.
Strinsi la sua maglia come un invito a continuare: volevo di più.
Di più avrei avuto se non fosse stato per una porta che si apriva.



**Note**
Perdono, chiedo umilmente perdono.
Sono in un ritardo tremendo e spero con tutto il cuore che non vi siate dimenticate della storia, anche se posso capirlo.
Cerco di giustificarmi dicendo che, per colpa della scuola, ho passato un periodo orribile: non riuscivo a conciliare niente.
Come se non bastasse, il capitolo era quasi pronto circa tre settimane fa, ma si è cancellato, e allora ho perso totalmente la voglia di scrivere.
Ora che sono in vacanza posso dedicarmi più alla scrittura, ricordandovi però che ho anche l'altra storia da dover aggiornare.
Chi mi seguiva dall'inizio sa che durante l'estate ero puntuale, quindi vi chiedo nuovamente scusa.
Passando al capitolo spero di essere riuscita a farmi perdonare con il primo vero bacio, casto (per ora), tra i due..io dico che forse non si sarebbero fermati tanto facilmente se qualcuno non li avesse interrotti. Voi?
A proposito: QUALCUNO! 
Idee?
Vi ricordo che il banner meraviglioso è di _miaoo_!!! 
Alla prossima!
Grace82

Ps. Non per sembrare ripetitiva ma ci tengo a chiedervi ancora scusa. So di essermi presa una grande responsabilità quindi, salvo casi gravissimi, questa storia, anzi, le mie storie, avranno una fine.
Ah, secondo voi dovrei fare un gruppo su Fb? Per aggiornarvi sui capitoli e comunicarvi se ho imprevisti o roba simile? Non so, ci stavo pensando, ma non sono sicura!
Bacioni


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Capitolo 9
*** AVVISO ***


Ciao ragazze.
 Vi chiedo scusa per l'attesa.
 Ma vi faccio le mie scuse soprattutto perché, per ora, le mie storie sono
 momentaneamente sospese.
 Mi sono bloccata, non so come continuare, cosa scrivere.
 Mi dispiace tantissimo.
 Ci tengo a chiarire che NON ELIMINERÓ le mie storie. Cercherò di dare ordine
 alle tantissime idee che ho in testa e a farci uscire qualcosa di decente, che
 non vi deluda.
 Grazie per il vostro sostegno, e per essere rimaste, nonostante i miei
 continui ritardi.
 Grazie, senza voi per me sarebbe impossibile continuare a scrivere e andare avanti.
 Per qualsiasi informazione, dubbio o domanda vi lascio il mio link di ASK.
http://ask.fm/gracejsefp
 Ve lo devo.
 Grazie.

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