ETERNO AMORE ETERNO SACRIFICIO.

di Daistiny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Indice capitoli ***
Capitolo 3: *** Fuori dal tempo ***
Capitolo 4: *** Universi separati... persi in una collettiva solitudine. ***
Capitolo 5: *** Ciò che restò quel giorno. ***
Capitolo 6: *** Tornando a casa in un mondo che non mi è mai appartenuto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


ETERNO AMORE ETERNO SACRIFICIO.

Piango per chè il mio amore non può essere corrisposto,
Vivere così è triste però… io...
resto al mio posto,  guardandoti da lontano;
sperando che tu ti accorga di me.
È così dura fingere di non essere attratta da te. 
Tu! mio cavaliere ti sei allontanato…
ed io piango perché non posso averti.
Il mio è un dramma silenzioso, una tragedia,
che solo il destino sa come è fatto.
Allora perché amore mio io continuo a pensare a te?
Sento dentro di me, un’angoscia che cresce giorno dopo giorno.
Non riesco a fermarla,
mi sento male al solo pensiero di non poterti stringere tra le mie braccia.
Vorrei baciarti, condividere la mia anima con la tua, donartela se mi è possibile. 
Desidero i tuoi baci, come la luce del sole che ci illumina,
Ma tu sei piu bello del sole…
Il destino è stato crudele a separarci,
entranbi avevamo dei doveri… Tu a sostituire il tuo caro che non c’è più ed io…
A governare un regno da sola .
I nostri mondi sono cosi lontani e così diversi.
M’ illudevo, quando pensavo che saremmo stati uniti come sempre.
Non ci credo ancora che non possiamo più vederci.
Fortuna o volontà divina tu chiamala come vuoi!
Essa ci ha donato il frutto del nostro amore…
Ora me ne sto qua! Fuori su una terrazza a pensare a te. 
Alla nostra storia da fiaba… un cavaliere che si innamora di una principessa. 
Che anche se l’ama, sa che non potrà mai essere sua.
Se solo fossi nata in un altro corpo, avremmo potuto amarci.
Le cose che ci dividono sono tante, non saprei da dove iniziare. 
Queste mie parole escono così d’improvviso dalla mia bocca,
 senza che io abbia loro ordinato di uscire.
Prego gli dei affinchè ti proteggano amore mio. 
Allo stesso tempo, io prego anche per me stessa, 
affinchè la mia sofferenza sia placata, dimenticandomi di te.
In realtà, non ti farei mai una cosa del genere. 
Mi considero, troppo egoista per pensare a questi miei stupidi sentimenti.
Sto qui sola, seduta su una panca pensando al tempo trascorso insieme… 
e so che non si può tornare in dietro per riviverlo, nè cancellarlo. 
Le lacrime che verso per te ogni giorno, sono la prova del sentimento che provo.
Ti vedo da lontano, camminare a testa alta,
fiero del tuo portamento e della splendida persona che sei sempre stata… 
ed io cosa sono? Il niente ed il vuoto.
Sto in silenzio fissando la luna facendo finta di non vedere il tuo sguardo,
le occhiate che mi lanci.
Ogni qual volta che ti vedo io fremo e vado in estasi.
Ma ogni dannata volta, invece di mostrare queste bellissime 
sensazioni, sono costretta a celarle. 
Io mi vergogno di questi miei sentimenti, 
quando poi sono sola, immersa nella pace di una stanza 
mi chiedo perché mi dovrei sentire in colpa, non ho fatto niente di male. 
La mia unica colpa è di essermi innamorata. 
Tutto questo un giro di parole... è per me solo un modo per sfogarmi,
per te lascerei tutto anche i miei cari…
Piango e piango, così disperatamente, che ora il mio pianto è vuoto
e silenzioso come la persona che sono diventata ora.
Non sono felice.
Sono come una statua, fredda e di pietra,
come una quelle statue che decorano la mia dimora. 
È in questo che mi sono tramutata, dopo la tua partenza, 
neppure il canto che prima mi dava la forza di andare avanti 
mi è di consolazione.
Ogni persona che mi vede, si chiede cosa io abbia.
Ed io non so cosa rispondergli. 
Devo rimanere in silenzio, per tenere fede alla promessa che ci siamo fatti.
Il mio silenzio ora mai è diventato per me un peso troppo enorme. 
Del nostro amore non ne ho mai fatto parola con nessuno.
Questa mia benedizione è una condanna, 
ma con immenso dolore e col 
cuore a pezzi che io ti dico addio amore mio…

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Capitolo 2
*** Indice capitoli ***


ETERNO AMORE ETERNO SACRIFICIO -INDICE-
  1. Fuori dal tempo
  2. Universi separati... persi in una collettiva solitudine 
  3. Ciò che restò quel giorno
  4. Tornando a casa in un mondo che non mi è mai appartenuto. 
  5. Dai silenzi oscuri ti proteggerò
  6. I giorni del passato
  7. La tenerezza, la nostalgia, il rimpianto e la poesia... quante cose sei stata tu  
  8. Ricordati quando mi cercherai
  9. Proprio dentro me che vive di te
  10. Gli appartengo
  11. Tempo di conoscersi
  12. Sei viva tra due mondi
  13. Anche perchè se guardo fuori e fuori non c'e nè... un milione di persone però lui non c'è 
  14. E se fosse solo il senso di essere qui? 
  15. Nostalgia di un ricordo
  16. Se chiudo gli occhi miei nel passato tornerò
  17. Tu vita lontana sarai
  18. Seguimi o uccidimi, Mille anni senza amore, siamo ghiaccio, ombre senza sole... siamo logica immortale... siamo amore 
  19. Quando ti ho rivista 
  20. Come quando ti ho sentito avvicinarti a me ed il cuore forte a cominciato a battere.. come  quando tutto  sembre un po' più semplice 
  21. Non sai quante volte ho sognato \ Diecimila vite senza lei... si io le appartengo
  22. Correndo verso un altro me
  23. Tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stessa parole d'amore 
  24. You are my destiny

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Capitolo 3
*** Fuori dal tempo ***


La guerra  era finalmente finita è l'intera Ivalice poteva trarre un respiro di sollievo finalmente dopo una guerra durata più di vent'anni. Finalmente lei era libera, aveva assolto il compito per quale era avvenuta al mondo, avendo ripagato il suo debito.
Si sentiva stanca ed assonata, svuotata di ogni energia residua, aveva una gran voglia di dormire. Per la prima volta in vita sua aveva dato fondo a tutto il suo potere uscendone stremata,  e solo quando sentì che non c'era più nessun pericolo per la città si lasciò andare.
Ora mai l'intera Rabanastre aveva visto la sua luce, la sù nel cielo sopra gli occhi di tutti fissi a guardare l'esito della guerra. La città era ormai al sicuro, mentre lei discendeva al suolo avvolta in quella strana luminescenza che l'avvolgeva.
I dalmaschi la guardavano stupiti, inchinandosi difronte a lei,ed acclamando il nome della famiglia reale, benedetta dal volere degli dei. Ultima comparendo davanti a tutti adagiò la sua padrona a terra, svanendo poi in una luce bianca.
Finalmente dopo tanto tempo la principessa Ondine aveva fatto il suo ritorno a casa nel modo più spettacolare, nessuno le aveva chiesto niente e per anni si erano ipotizzate diverse teorie sul suo conto.
Cera chi la vedeva come partecipe del complotto per l'assassinio del re, altri invece ipotizzavano una fuga lontano dalla guerra e dai suoi orrori, altri pensavano che Ondine si fosse tolta la vita per le morti dei suoi cari. Ma nessuna di queste teorie potevano andare a scalfire il nome della principessa.
Lei era tornata per difendere quello che per lei era più caro, trono o no, lei era tornata e la sua luce aveva spazzato via le tenebre, rivelando chi  ella fosse. 
La sua luce abbagliante era stata vista da tutti, nel giro di parecchi chilometri.  Alcune persone preoccupate e incuriosite si avvicinarono alla ragazza per accettarsi delle sue condizioni e prestarle anche soccorso. Presero la principessa adagiandola su alcuni cuscini che qualcuno aveva fatto portare, mentre un medico si avvicinò per accertarsi che ella stesse bene.
Finalmente la guerra era finita e tutti si erano riuniti sulla Garland per festeggiare il lieto evento, Ashe poteva trarre un sospiro di sollievo, finalmente si era potuta riscattare ed era riuscita a liberare il suo popolo, con la gioia nel cuore annunciò che Dalmasca era finalmente libera e l'aspettavano giorni felici.
La giovane sapeva che il prezzo da pagare era stato alto da entrambi le parti, ma un'altra cosa la premeva ancora, voleva rivedere sua sorella, l'unica persona che le era rimasta vicina.
Ashe le era eternamente grata per essere accorsa in suo soccorso nella meraviglia generale di chiunque, nel momento stesso in cui stavano venendo meno le speranze. Ondine usando il suo potere aveva cercato di proteggere e sostenere come poteva i suoi amici.
Dopo essersi tutti riuniti sulla Garland e le varie congratulazioni, la principessa Ashe espresse il desiderio di ricongiungersi sua sorella Ondine per riabbracciarla e ringraziarla del suo sostegno nonostante i vari dissapori che c'erano stati e le varie incomprensioni.
Il marchese Ondore come sua nipote era abbastanza preoccupato per Ondine anche il resto del gruppo voleva vederla, più tardi non appena l'aereonave Garland atterrò, la principessa Ashe con tutto il suo seguito chiese informazioni alle guardie dalmasche su dove si trovava sua sorella.
Le guardie non sapevano cosa rispondere, fin che non si fece avanti tra essere il vecchio Dalan, la principessa notando l'anziano le chiese se per caso sapesse dove si trovava Ondine, Dalan le rispose che sua sorella era sta portata d'urgenza a palazzo.
Ma il tono con cui diede la notizia sembrava abbastanza grave e sconsolato, come se non fosse in grado di annunciare la brutta notizia.-Vostra Maestà! Vostra sorella la principessa Ondine è stata portata a palazzo... - 

-Sta bene !?- chiese preoccupata la giovane principessa, ma l'anziano la guardò, rispondendo che stava bene.

-Si... Maestà! Lei sta bene...sta riposando.- disse Dalan sorridendo.

Ashe trasse un sospiro di sollievo ringraziando il cielo che Ondine stesse bene, diede immediatamente ordine di condurla da lei. Dalan le disse di seguirla. Il gruppetto non stava più nella pelle nel rivederla, alcune guardie scortarono il gruppo nella stanza in cui era stata portata la principessa Ondine.
La giovane principessa si trovava distesa sul letto con un espressione tranquilla e sollevata allo stesso tempo dipinta sul volto, con lei, attorno al suo letto c'erano varie persone che la stavano visitandola tra cui alcuni dottori, due sacerdoti Kiltiani e vari maghi che sembravano confabulare con preoccupazione tra di loro.
Ashe come vide sua sorella si precipitò a suo capezzale cercando di vedere come stava, la principessa sembrava assai agitata e preoccupata temeva che qualcosa andasse storto, anche Basch che si era avvicinato a letto sembrava essere abbastanza irrequieto.
Ashe chiese subito delle condizioni si sua sorella, alla richiesta della giovane erede al trono rispose un vecchio uomo che si rivelò essere uno dei medici di corte. Il vecchio dottore riconoscendo la giovane principessa gli fece i più sinceri auguri, augurandole una lunga vita dopo di che l'anziano medico rassicuro la principessa, dicendole che Ondine stava bene e che non era il pericolo di vita.

-Maestà, capisco bene la vostra preoccupazione per vostra sorella, ma vi assicuro che vostra sorella sta bene. Ho potuto costatarlo io stesso, Maestà! La principessa ha solo bisogno di assoluto riposo... - la rassicurò.

-Vi ringrazio per le vostre premure dottore...- ringraziò la principessa.

-Lady Ondine... ha uno spirito forte, non siate in ansia, si riprenderà presto.- commentò il dottore.

Ashe sembro tirare un sospiro di sollievo mentre parlava con il medico, nel frattempo Basch che era vicino a letto osservava attentamente il dialogo tra Ashe e il medico, mentre lui inginocchiato vicino al letto teneva la mano della principessa.  Guardava attentamente il volto di lei che non era per nulla cambiato, le accarezzò lievemente la guancia, chiedendosi fra se quando ella si sarebbe risvegliata.
Avrebbe voluto parlarle, raccontargli quello che era successo, la questione con suo fratello e la sua morte  avvenuta quello stesso giorno in cui lei ed Ashe aveva riottenuto il loro regno. Voleva dirgli che lui sarebbe partito per Archades, che dopo la morte del fratello lui avrebbe preso il suo posto.
Voleva dirle tante cose che però le avrebbe raccontato al suo risveglio, Basch si sfilò la collana che portava sempre con se e la mise al collo di Ondine, sperando che la proteggesse come aveva fatto con lui, in tanti anni  in cui egli l'aveva indossata.
Per Basch quel ciondolo significava tanto, era l'ultimo ricordo che gli restava del suo passato e volle farle dono a lei,oltre  il semplice pegno di un anello.
Le accarezzò ancora una volta il viso prima che il medico li mandasse  entrambi via, per non farli stare  troppo addosso alla ragazza.
Tutto sembrava andare per il verso giusto, ogni cosa sembrava aver trovato il suo posto,un bel finale  per la serie e vissero tutti felici e contenti.... ma la sorte non aveva voluto così.
Passarono diversi giorni e la principessa Ondine non fare alcun progresso, tutti si stavano chiedendo cosa stesse succedendo.  Ma principessa non riapri più gli occhi.
Inutili erano i tentativi di medici, sacerdoti e maghi di indurre la principessa a svegliarsi,  anche cercare di capire cosa avesse colpito la ragazza rimase un mistero. L'unica cosa che medici, sacerdoti o maghi erano riusciti a capire che Ondine non era morta e quindi non in pericolo di vita. Per loro la principessa stava solo dormendo.
La sua anima era caduta in un sonno eterno, simile alla morte, nessuno sapeva quando, ne come o perchè la principessa si sarebbe risvegliata.
Accettare una simile notizia era  come accettare la morte di una persona cara, Ashe si rifiutava di crederci, per lei ci doveva essere sotto qualcosa, un intromissione da parte degli occuria... ma non ne aveva le certezze.
Nemmeno Basch era stato lieto di apprendere tale notizia, per lui ogni cosa sembrava perdere senso...era come se una parte di lui fosse morta.
L'intera Rabanastre a davanti a quella notizia era rimasta paralizzata e inerme, nessuno aveva più tanta voglia di festeggiare. Tutte le persone più care ad Ondine non erano per nulla contenti di quella situazione così assurda, un fatto ancora più sconcertante fu quando trovarono la principessa ricoperta di cristalli.
Nessuno sapeva cosa fosse successo, i cristalli fatto di puro Mystes ricordavano molto il grande cristallo che Ashe e il suo seguito avevano visto nella città santa di Giruvegan. Non potendone sopportare quella vista così dolorosa, la giovane Ashe diede ordine di trasportare quello che ora mai restava di sua sorella presso il monte sacro Bur-Omisage.
Ashe dopo le disposizioni date si impegnò a scrivere un messaggio diretto a Larsa ,nel quale informava dell'assurdo destino che era toccato a sua sorelle e delle disposizioni che erano stare prese, affinchè Ondine non venisse scoperta. 

La lettera della giovane regina non era solo rivolta a Larsa ma anche a Basch, quella stessa notte però Basch fece uno stano sogno, nel quale si trovo difronte a Caos, la figura imponente dell'esper incuteva spavento al solo sguardo.  Basch senti chiamarsi, la voce proveniva dal Reincarnato, l'huma si chiese cosa stesse succedendo, poi l'esper si rivolse a lui chiamandolo "il portatore".

-Ascolta la mia voce Portatore... Non è questo il tempo del risveglio.  Non è ancora giunta l'ora. Tu, anima errante, cercatore della Dea sono qui per avvisarti... Se è colei che brami, sarà tua ma non in questo tempo. O portatore non è vana la speranza. Ascolta la mia voce anima errante con  te stingo un patto!- disse la voce dell'inquietante creatura mentre si rivolgeva verso Basch.

-Stringere un patto?-gli chiese il cavaliere rivolgendosi verso il Reincarnato. -Si, anima errante! Ultima protegge la mia signora, vegliando su di lei... sono qui per porti un patto cavaliere. A nessun mortale è concesso tale onore.- Caos si avvicinò all'huma alzandosi dal suo trono, l'esper era gigantesco.

-Che cosa le avete fatto?- tuonò la voce del cavaliere, ma l'esper gli rivolse parole ancor più misteriose.

-Lei dorme per il suo bene. O mortale ricordi qual è il tuo destino? Cavaliere! la morte non è il destino della mia signora. Ricorda bene mortale a chi essa appartiene. Scegliendo te si condanna all'infelicità. Noi non vogliamo la sua sofferenza- la voce di Caos risuonò maestosa ancora una volta.

-Il mio destino?!...lo decido io! Cosa ne sapete voi dalla sua felicità?- la voce di Basch si fece cupa.

-O mortale rammenti?Il tuo destino è la morte e quello della mia signora è eterno. Voi Huma con quanto affanno vivete la vostra vita troppo breve?... Eterna lei è! Giovane uomo offro a te, il mio potere! E
 la possibilità di rivedere la mia signora, in attesa che venga il tempo del suo risveglio.-

-Il tuo potere?- chiese Basch incredulo.

-Dono a te, figlio di Adamo, il mio potere! Alla tua anima sarà permesso di vegliare in eterno sulla mia signora. Cavaliere con te oggi firmo il patto. Nell'ora del risveglio, la rivedrai. - La voce dell'esper scosse non poco il cavaliere, Basch chiese in cosa consistesse quel patto che Caos sembrava offrirgli.

-A che prezzo ?- domando il capitano rivolgendo verso la creatura.

-Si mantenuta salda la promessa che le facesti.  Eterno è il legame che vi lega.  Non venire meno al tuo giuramento cavaliere. Mantenete la parola data... è lei sarà vostra!- rispose Caos fissando la piccola figura del suo invocatore.

-Manterrò fede alla mia parola... Caos! - ribatte il cavaliere, fissando gli occhi rossi del Reincarnato.

-Verrà tra non molto, il tempo del suo risveglio cavaliere. Mantenete fede alla promessa.- disse l'oscura creatura seduta sul trono di Une. Basch improvvisamente riaprì gli occhi trovandosi nel suo letto ad Archades, in quella che era stata un tempo la residenza di suo fratello.
Il giudice si chiese se quello non era stato un che un semplice sogno, fin troppo strano per essere realistico, eppure ci credeva, si chiese fra quando tempo sarebbe stata il tempo del risveglio. Il tempo passo veloce ed ogni anno che passava il giudice non smetteva di sperare a quella promessa, che sembrava ora mai appartenere ad un ricordo lontano della sua giovinezza.
Quello che restava del giudice Gabranth, un tempo conosciuto come Basch ne rimaneva solo ben poco. 

Poco più che una manciata di ricordi sbiaditi dal tempo e da una promessa fatta a una persona che aveva aspettato per quasi tutta la vita che si risvegliasse dal  suo sonno eterno, nel quale si trovava immersa.
Basch non aveva perso la speranza, nemmeno quando la morte era venuta a reclamare la sua anima.

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Capitolo 4
*** Universi separati... persi in una collettiva solitudine. ***


*Universi separati... persi una collettiva solitudine *

Era passato tanto tempo, quasi un secolo dalla fine della guerra di Rabanastre, dall'ora Ivalice aveva attraversato un epoca di pace e le alleanze trai i vari regni ed imperi si erano rafforzati. Ivalice vive una nuova epoca d'oro come i tempi che furono.
Nascosta in sua delle stanze più segrete del Tampio di Miriam, dormiva assopita da troppo tempo ora mai la principessa Ondine, un nome che era divenuto con il tempo una leggenda nel suo paese, in sua memoria era stata eretta una statua posta nel mausoleo della famiglia reale.
Ma il tempo del risveglio era ora mai giunto e presto il risveglio della principessa era vicino.
Era da poco sorto il sole che riscaldava appena l'aria gelida che regnava nella vallata, nelle gole di Paramina, quando nella stanza dov' era stata posta la giovane principessa, Ondine si risvegliò dal suo lungo sonno che per quasi cento anni l'aveva tenuta assopita.
Il cristallo di Mystes che l'avvolgeva, proteggendola, piano piano inizio a dissolversi rilasciando interno a se una spessa coltre di Mystes. Ondine riaprì gli occhi, si sentiva stordita e allo stesso tempo anche riposata, nonostante il disorientamento iniziale la giovane ragazza non riusciva a comprendere dove si trovasse, quella stanza le sembrava abbastanza familiare.
Temendo di essere da sola, Ondine sperò che ci fosse almeno qualcuno e a gran voce urlo chiedendo se ci fosse qualcuno oltre lei, la sua voce riecheggiò potente tra le spoglie pareti del tempio, non passo molto tempo che la giovane senti l'avvicinarsi di alcuni passi, il tintinnare delle armature che velocemente si avvicinavano alla sua stanza.
Nell'istante in cui la ragazza si girò ed attraversò la porta, questa si spalancò, trovandosi di fronte un gruppo composto da cinque uomini, che sembravano fissarla increduli, solo uno di loro quello al centro del gruppo sembrava non meravigliarsi, anzi la fissava silenziosamente negli occhi come se fosse felice di rivederla.
Ondine fece appena un passo in avanti che subito i soldati si inginocchiarono ai suoi piedi, la giovane fece un passo indietro inconsapevole della reazione di quei soldati.

-Dove mi trovo!?- chise la giovane ragazza ad uno dei soldati, che quasi spaventato le rispose. -Vi trovate al Tempio di Miriam... mia signora.- 

-Perchè non sono a Dalmasca?!- chiese in tono grave la ragazza, ma il soldato non sapeva che risponderlei. Le rispose allora  l'uomo che se ne stava al centro del gruppetto, quello che sembrava essere un superiore rispetto agli altri quattro, semplici soldati.

-Mia signora è passato tanto tempo da quando vi portarono qui.-

-"Da quando mi portarono qui"!?- Chiese la giovane ragazza mentre sembrava scrutare l'anima di quel semplice huma, le frasi "è passato tanto tempo da quando vi portarono qui" sembrava suolanarle strana. Quella frase sembrava non avere senso, Ondine si chise cosa avesse voluto dire quel uomo, si fece coraggio e chiese notizie dei suoi amici, sull'esito della guerra tra Dalmasca e Archades nei cieli di Rababastre, chiese di sua sorella e dell'imperatore Larsa.

-Cosa state dicendo?... Non vi capisco. Più tosto è mio interessa sapere cosa sia successo dopo la caduta della "Fortezza dei cieli" e perche mia sorella Lady Ashe mi ha portata qui!- Protesto la pricipessa, sbattendo il piede a terra e minacciando l'uomo.

I soldati non sapevano come dirle che le notizie che lei chiedeva risalivano ora mai a troppo tempo, ad un tempo in cui nessuno di loro aveva conosciuto. L'uomo cercò di rispondere alle richieste della pricipessa, avvisandola che dalla sua caduta nel sonno eterno era ora mai erano passati 100 anni.

-Non siamo ingrado rispodervi mia signora. Sono ora passati 100 anni dalla vittoria di Dalmasca su Archades- tagliò a corto l'uomo mentre Ondine cercava di non perdere la poca lucidità che aveva. Non riusciva a crederci e si rifiutaca categoricamente di crederci.
Temendo una reazione violenta da parte di lei, i soldati implorarono il perdono alla principessa a fin che non li punisse, vedendo i loro atteggiamenti Ondine ordinò ai soldati di smetterla di supplicarla.

-Vi ordino di smetterla! Perchè dovrei punirvi? Perchè cosa poi?- domandò irritata la giovane ragazza mentre intimava ai soldati di alzarsi. I quattro soldati semplici guardarono timidamente la giovane, non osavano incrociare il suo sguardo con il loro, per paura di chi sa quale altra  sua reazione, l'unico a non essersi scomposto più di tanto era il giovane superiore.

-Voglio sapere cosa è accaduto in questi anni?- domandò ancora la principessa.

-Mia signora sono accadute così tante cose dagli eventi di 100 anni fa, che raccontarvelo adesso porterebbe via altro tempo. Venite My Lady ,questo posto non è adatto per conversazione.- le fece notare il capitano, mentre la ragazza gli chiese come si chiamasse.

-Il vostro nome capitano ?-Domandò la donna con fare deciso, il soldato guardandola le rispose.

-Capitano Ikram Firdus Azelas- disse l'uomo.

La principessa lo guardò in modo strano, quel nome le ricordava quello di una sua vecchia conoscenza, l'uomo la invitò a seguirla in un posto dove ogni suo dubbio si sarebbe dissipato.
Ondine era abbastanza dubbiosa su dove l'avrebbero scortata, non stacco mai gli occhi di dosso al l'huma, mentre questi dava disposizione di ai sui uomini di preparare i chocobo per la partenza, mentre ad un altro soldato diede l'ordine di avvisare immediatamente il Gran Kiltiasl  Gavriil.
La principessa rimase silenziosa mentre avanzava tra lo sguardo dei presenti, riconosceva bene l'ambiente intorno a lei,  c'era già stata in passato quando aveva incontrato il Gran Kiltian Anastasis, si domandò come invece sarebbe stata quella volta. Era circondata dai tanti dubbi e non si sentiva affatto in vena di essere felice, sapendo che quello che conosceva ora mai non esisteva più. 
Stava dietro Ikram appena di qualche passo mentre due soldati la scortavano su entrambi i lati, coperti dalle loro pellice e qualche protezione leggera per permettere ampi movimenti.
Ondine non avvertiva nulla soltanto il leggero diradarsi del Mystes, che permeava il tempio, il suono dei suoi passi risuonava per tutto il tempio, il guppo arrivò fino all'ingresso del tempio dove appena fuori l'aspettavano uno dei due soldati che si erano allontanati.
Portava con se cinque chocobi dalle selle spartane, mentre aspettava quasi impaziente l'arrivo dei suoi compagni.

-Sir Ikram è tutto pronto, sono stati portati anche degli indumenti pesanti per vostra Grazia- disse l'uomo inchinandosi verso Ondine porgendole gli indumenti pesanti, la ragazza  ringraziò il militare per la gentilezza ricevuta, l'uomo si stupì con quanta grazia la giovane si era espressa.

In quel istante il capitano diede ordine di prepararsi a partire scortando la ragazza, Ondine si affrettò ad indossare la pesante pelliccia anche se il freddo lo sentiva appena, quel tanto che bastava a farle venire qualche brivido.
Cerco di salire ingroppa al suo chcobo quando Ikram, si offri di aiutarla ma la principessa rifiutoò rispondendo di potersela cavare da sola. Una volta in groppa ai chocobo, il capitano diede l'ordine di partire dirigendosi verso Bur-Omisace, prima che calasse la sera.
Ci volle quasi un intera giornata per raggiungere il monte sacro sede di sua eccellenza il Gran Kiltias, il viaggio non era stato affatto piacevole e più di una volta il gruppo si era fermato a far riposare i chocobo. Per tutta la durata del tragitto Ondine non aveva fiatato o pronunciato parola, standosene a guardare l'ambiente che la circondava come ad accertarsi se c'erano stati cambiamenti o no.
Sembrava che nulla fosse cambiato, rimasto quasi simile a prima, rimase silenziosa mentre tirava le considerazioni di cio che ella vedeva, quando ad un tratto durante una delle pause Ikran le si avvicinò.
Ondine era impiedi vicino al suo chocobo mentre vide il capitano avvicinarsi e chiederle come stava o se il viaggio l'avesse qualche volta stancata, la principessa rimase un attimo zitta prima di rispondergli.

-Come state vostra Maesta?- le chiese il capitano.

-Vi rigrazio del pensiero capitano, ma sto bene.- rispose con voce fioca la ragazza.

-Spero che il viaggio non la stanchi, per qualsiasi problema sono a vostra completa disposizione.-  domando Ikram chiedendo se ci fosse qualche problema notando l'espressine quasi triste della ragazza.

Ondine ringrazio gentilmente il capitano per la sua disponibilità, prima di esprimere il desiderio di arrivare presso il monte sacro prima dell'imbrunire. -Grazie del pensiero Capitano, ma non vi è alcun problema. Dite ai vostri uomini che tra poco ripartiremo, voglio arrivare a Bur-Ormisage prima che cali la sera.-

Ikram stava quasi per obbiettare, quello che per lui sembrava insensato, ma la ragazza sembrava essere seria mentre  esponeva il suo desiderio. La pausa durò giusto il tempo di far riposare i chocobo prima di riprendere nuovamente il lungo viaggio.

Il viaggio fu molto tranquillo senza alcuna difficol
tà, arrivando a Bur-Omisace poco prima che calasse la sera. Ondina quando rivide quel luogo, sul suo viso comparve un piccolo sorriso che non sfuggi a gli uomini che l'avevano scortata per tutta la durata del viaggio.
Il capitano Azelas scendendo dal suo chocobo si avvicinà alla ragazza invitandola a scendere, Ondine ringraziò nuovamente l'uomo con leggero cenno del capo.  Ikram le prese gentilmente la mano, quando la giovane donna fece qualche passo in avanti il capitano le fece un piccolo inchino come si addiceva a quelli del suo rango, la cui etichetta imponeva come saluto.
Nel frattempo sulle scale del tempio sacro sede del Gran Kiltias, apparve la figura del quinto soldato che il capitano Azelas aveva mandato ad avvisare sua santità il Gran Kiltias, del risveglio di Ondine. Insieme al giovane soldato c'era anche un servitore kiltiano che si avvicino ala giovane donna che Azelas teneva per mano, il kiltiano fece un immenso invito mentre le si avvicinò invitandola a seguire.
Ikram la condusse vicino al servitore kiltiano lasciando andare la mano della principessa che si avvicinò al servitore che iniziò a farle strada. Ondine iniziò a salire le scale del antico tempio, mentre il kiltiano le indicava  dove seguirla,   quando stranamente i suoi occhi incrociarono quelli di un giovane soldato il cui suo sguardo era fisso su di lei.
L'intensità con cui osservava infastidì non poco la giovane Ondine che rimase in silenzio cercando d'ignorare quello sguardo così penetrante, un brivido le corse lungo la schiena mentre la strana figura di quell'uomo la seguiva con lo sguardo.
Il giovane uomo era alto sul metro e ottana con lughi capelli biondi fino al collo, la sua corporatura era massicia e pensante, ben muscolosa, frutto dei duri allenamenti di soldato. L'uomo indossava un armatura dalmasca, che Ondine sapeva ben riconoscere, il quale rappresentava un altro grado all'interno dell'esercito e solo sei persone in tutto l'esercito potevano fregiarsi del titolo di Generale.
L'uomo non poteva avere poco più di trent'anni o meno, mentre il suo bel volto presentava lineamenti marcati ma allo stesso tempo gentili, mentre una barbetta bionda gli andava ad incorniciare il volto, poco più sul mento c'era un piccolo pizzetto, mentre le sue labbra carnose erano circondate da un filo leggero di barba . I capelli erano quasi indomiti e ribelli, biondi come le spighe del grano mature e dai riflessi d'oro, mentre i suoi occhi rivelavano iridi del color del ghiaccio, di un azzurro intenso.
Il generale aveva un andamento fiero, venendo descritto dai suoi uomini come un uomo forte, coraggioso, dal temperamento focoso, rapido all'ira  nel bel mezzo delle battaglie e pieno di passione a letto. Il cui aspetto autoritario era ancor più messo in evidenza dalle spalle possenti mentre sul viso vi era un espressione di serietà, che risultava spesso anche dalla sua postura e dai suoi sguardi e da una lunga cicatrice vicino al labbro che saliva per fermarsi vicino al naso sul lato sinistro.

La cicatrice per quanto vistosa era appena visibile, ben si confondeva con i bei lineamenti del generale, conferendogli un certo fascino misterioso.
La ragazza segui il kiltiano fino alla stanza dove si trovava il Gran Kiltias, con lei c'erano il capitano Azelas, mentre ad alcuni metri di distanza li seguiva il giovane generale dalmasco.
Una volta difronte alle stanza del Gran Kiltias, la giovane principessa prosegguì attraverso la stanza dove infondo si erigeva imponente il Gran Kiltias Graviil, Ondine procedette sicura verso il fondo. Il rumore dei suoi passi spezzava il silenzio che regnava, mentre ancora una volta Ondine ripercorreva quei passi che già una volta in passato l'avevano condotta li.
Si trovava difronte un nuovo Gran Kiltias di cui non conosceva nulla, ma in lui la giovane non percepiva nulla, sapeva solo che quel incontro era per lei di vitale importanza.
Avanzò ancora di qualche passo quando il Gran Kiltias Graviil aprì d'improvviso gli occhi, che si andarono a fissare subito sulla giovane Ondine, Helgas le andò incontro salutandola come conveniva ad una del suo rango, mentre più in là si trovava il capitano Azelas.
L'Helgas si dimostrò felice di incontrare la ragazza, dicendole di aver visto in sogno la sua venuta.

-Sia tu! Benvenuta presso la mia umile dimora Benedetta figlia degli dei. Ho visto in sogno la tua venuta, la tua  presenza ci onora. Da tempo abbiamo atteso impazienti che tua luce si risvegliasse dal tuo sonno eterno.-

-Sia reso onore anche a voi, nel attendere il mio risveglio. Vi ringrazzio- disse Ondine chiudendo gli occhi, inchinandosi alla presenza del sommo Kiltias.

-Spero abbiate fatto buon viaggio.-

-Il viaggio è stato lungo,ma nulla in confronto a quello. -

-Vedo in voi una certa apprensione... e vi posso capire.- Si pronuncio il Gran Kiltias mentre osserva il volto della giovane.

-Sapete dunque che vorrei parlavi.-

-Vorreste sapere che cosa vi ha indotto a sonno eterno.... e perchè vi siete svegliata qui, in tempo al quale non vi sentire di appartenere?-Commentò l'hegas mentre osservava la principessa annuire, dopo tutto era giusto che la ragazza pretendesse di sapere delle risposte. Sua santità, la invitò a mettersi comoda e a rilassarsi di più, annunciandole che vi erano alcune cose che doveva sapere.

Ondine non fiato decidendosi cosi di ascoltare il consiglio che le aveva dato l'helgas, sedendosi su alcuni cuscini che il sommo Kiltias aveva fatto sistemare per lei e per il capitano. I cuscini erano stati posti davanti al suo trono di Gravil, mentre egli solenne sedeva su di esso.

-Vostra Grazia dovete sapere che accondurvi qui fu per volere di vostra sorella, la regina Ashelia. Vi portò qui  nella speranza che io vi potessi aiutare, ma non potevo fare nulla. Io non ho questi poteri.  Vostra sorella e l'imperatore Larsa decisero di rimanervi per la vostra sicurezza... e nella speranza che un giorno riapriste gli occhi.-

Ondina ascoltava con molta attenzione ciò che l'anziano e saggio helgas raccontava, mentre le sue parole pian piano lasciavano posto ad immagini della mente della principessa, che si immaginò cosa aveva dovuto passare sua sorella. Non fece trasparire nulla dei suoi sentimenti, come un suo vecchio amico le aveva insegnato, a lei non era permesso sentirsi fragile.

-Capisco, non vi è altro che dovrei sapere? - domandò tremante la giovane donna, l'helgas la guardò trattenendo un lungo sospiro, avendo ancora moltro altro da dirle.

-Vi sono venuti sempre a farvi visita.Vostra sorella, con lei si recavano  a farvi omaggio anche l'imperatori di Archade e di Rozzaria Non c'è mai stata occasione in cui siano mancati di venire qui. Uno fra tutti, se non il più presente...un giudice archadiano.-

Le ultime parole avevano fatto sussultare e al tempo stesso sbiancare Ondine, sentiva dentro di lei una strana fitta allo stomaco, come se vi fossero mille farfalle.
L'ansia e il nervosismo di saperne accora presero il sopravvento sulla calma della giovane ragazza, che con tono quasi supplichevole e tremante chiese al Gran Kiltias di sapere che cosa fosse successo ai suoi amici.


-Vi prego vostra Eccellenza ditemi di loro! Di cosa nè è stato!?- la voce tremante e peoccupata della ragazza risuonò per tutta la sala, mentre il capitano Azelas che fino a quel momento era rimasto calmo, cercò di tranquillizzare la ragazza che sapeva già cosa aspettarsi e i suoi sospetti furono presto confermati.

Ondine cercando di mantenere il controllo,mentre spiegava che lei non doveva trovarsi li, che qualcosa doveva essere andato storto, mentre i suoi occhi si facevano umidi e lucenti.

-Deve esserci un errore. Io mi sentivo stanca e sono crollata addormentandomi... non era mia intenzione far succedere questo. - si rimproverò la ragazza, ma il Gran Kiltias le spiegò che non doveva rimproverarsi.

-Non temete o Luce di Dalmasca che tutto sia perduto. Ciò che col tempo finisce poi si trasforma per venire nuovamente a noi. Dovreste saperlo.-

Le disse il Gran Kiltias alazandosi dal trono ed avvicinandosi a lei indicandole la collana che portava al collo, all'inizio Ondine non capì cosa stesse indicando il sommo Graviil, ma seguendo attentamente il suo dito vide con immenso stupore la collana che potava al collo.
La riconobbe subito, era la collana che Basch potava sempre al collo, qualsiasi cosa portasse non se ne separava mai, si chiese come mai ce l'avesse lei mentre prese il ciondolo tra le mani ossevando come se si trattasse del pià prezioso tra i tesori. Sembrava che il Gran Kiltias le avesse appesa suggerito qualcosa, dopo di che Graviil le fece presente che 
 quel suo sonno era dovuto all'intromissione di qualcuno che aveva deciso per lei.




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Capitolo 5
*** Ciò che restò quel giorno. ***


*Ciò che resto quel giorno* 

Era saltato fuori che qualcuno aveva intenzionalmente condotto Ondine al sonno eterno, ora la ragazza si sentiva pervadere dalla rabbia pretendendo chi aveva osato interferire con la sua vita. Il sommo Kiltias cercò di calmare la ragazza dicendole, chi o meglio cosa aveva deciso di farla a dormire così tanto e a che scopo.

-Dovete sapere o Figlia degli dei che qualcuno o meglio qualcosa ha deciso per voi...-

-Di chi si tratta?- tuonò furiosa la ragazza.

-E per il volere della creatura che portate con voi, se vi siete addormentata- disse Graviil idicando Ondine.

-Gli esper!- disse la ragazza, mentre l'helgas annuì

- Chi dei due è stato?- aggiunse domandando la ragazza.

-Ultima! È stato per il suo volere che voi, vi siete addormentata.- rispose l'helgas annuendo.

Il volto della principessa stava assumendo un espressione cupa quando il Gran Kiltias l'invitò a calmarsi, cercandole di spiegare cosa l'ensper avesse fatto.

-Non temete, non vi ha tradito. Ultima ha agito per il vostro bene.-

Ondine non la prese bene, rimase solo silenziosa, mentre ad un certo punto espresse il volere di raggiungerà al più presto Dalmasca e Archades. Il Gran Kiltias Graviil le rispose che i sovrani di Dalmasca erano stati avvisati del suo risveglio e che presto sarebbero venuta a prenderla.

-Vorrei ritornare a Dalmasca se possibile o al meno raggiundera Archades.-

-State tranquilla appena il capitano Azelas mi ha informato del vostro arrivo, così ho dato subito ordine al generale Fon Duisenberg di mandare un messarggiero a Dalmasca. Ora riposatevi, per voi ho fatto preparare delle stanze.-
Disse  Graviil alla principessa, che  ringraziò ancora una volta il Gran Kiltias per la sua immensa ospitalità.

-Uno dei mie servitori vi accompagnerà presso i vostri alloggi vostra Altezza- aggiunse concludendo l'incontro.

Ondine era abbastanza stanca, sentiva le forze venirle meno, non aveva voglia di sorridere pensava solo che le era accaduta la peggiore delle disgrazie. In cuor suo sperava che del vecchio secolo  fosse ancora rimasto qualcuno, ma era una speranza vana, il peggio doveva ancora venire.
La principessa camminò seguendo i servitori kiltiani che le avrebbero mostrato quelle che per una notte sarebbe stata la sua stanza, Ondine aveva la testa vuota si sentiva solo leggera, una volta rimasta da sola decise si lascio affogare nel suo dolore.
Prima di andare, il capitano Azelas l'aveva salutata prima che egli di raggiunse lo strano individuo che Ondine aveva visto nell'entrata.
Rimasta sola nell'immensa stanza la principessa si butto sul letto, ricadde su di esso come un ingombrante sacco di patate mentre con una mano si toccava la colla di Basch chiedendosi quando gli l'aveva messa, mentre pensava a lui il sonno prese sopravvento su di lei.
Restava ben poco di quello che lei conosceva e di chi aveva incontrato, solo le viera forse si ricordavano ancora di lei mentre il resto era ora mai che cenere. Il suo sono fu pesante, in quella che le sembrò la notte più lunga ed oscura della sua vita, non sogno nulla, il sonno lasciava il posto solo a lacrime amare per cui non aveva che versi e singhiozzi al posto delle parole.
E mentre lei silenziosamente si lasciava andare ad un pianto senza freni, silenzioso come appena un respiro, lì nell'oscurità da dietro ad una porta qualcuno vegliava sul suo sonno.
Fermo ed irremovibile mentre stava d'avanti a quella porta, poteva sentire ogni singolo singhiozzo provenire dalla dietro la porta, anche volendo fare qualcosa la figura non si mosse, non avrebbe osato... mai avvicinarsi a lei in quelle condizioni,  lei che  era ciò più desiderava.
Gli si struggeva il cuore e l'anima, eppure a separarli vi erano solo una porta e pochi passi di distanza, ma egli non osava farsi vedere per paura di non essere creduto, per paura che lei potesse lo rifiutarlo, infondo difficilmente l'avrebbe riconosciuto.  

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Capitolo 6
*** Tornando a casa in un mondo che non mi è mai appartenuto ***


  1. *Tornando a casa in un mondo che non mi è mai appartenuto. *


Tornando a casa in un mondo che non mi è mai appartenuto

L'indomani finalmente la principessa Ondine avrebbe fatto ritorno a Dalmasca, le guardie non avevano perso tempo nell'informare il Gran Kiltias del risveglio della principessa... oltre lui avevano informato i reali di Dalmasca e i regnati dell'impero d'Archadia.
Con gran fermento alcuni messaggeri si erano avviati quella notte stessa per recapitare l'urgente messaggio di tale evento. I reali di entrambi i regni si videro svegliati alle prime luci dell'alba mentre tutto il resto di Ivalice dormiva ignara di quello che stava succedendo.I messaggeri in groppa a dei chocobo viaggiarono tutta la notte senza fermarsi un attimo per quanto era importante la cosa.
Nel frattempo al monete sacro di Bur-Omisace, qualcuno stava vegliando d'avanti porta della stanza presso cui era stata posta a dormire la giovane principessa dalmasca, quando dalla penombra del corridoio si fece avanti il capitano Azelas la cui voce catturò l'attenzione del giovane a guardia della stanza della principessa.

-Siete qui! Vi cercavo da tutte le parti... domani dobbiamo scortare la principessa a Dalmasca... Finalmente faremo ritorno a Rabanastre- disse Ikarm con tono gioioso.

-Farai ritorno a Ranastre!- lo corresse il giovane generale, voltandosi verso l'amico e suo superiore... ritornando poi a fissare la porta della stanza in cui stava Ondine.

-Andiamo non dirmi che dopo più di tre anni non sei felice di ritornare a casa? Io non ti capisco e non ti capirò mai... hai mosso mare e monti per venire qui, con questo clima rigido preferendolo al sole e al caldo della tua patria... non ti capirò mai Kalen.- rispose sarcasticamente il capitano.

-Tu non capiresti. - sottolineò l'amico.

-Kalen.. io non ti capisco e non capisco nemmeno per quale motivo tu sia qui... è da quando l'hai vista che ne sei rimasto rapito. Svegliati... !-  puntualizzò il capitano Azelas non capendo per quale assurdo motivo il suo giovane amico si trovasse lì, non se lo sapeva spiegare... ma aveva notato con lo sguardo con cui il generale Kalen, questo era il suo nome aveva guardato la principessa mentre si recava dal Gran Kiltias.

-Quando pensi che arriveranno domani per prenderla?- chiese con tono preoccupato Kalen, ma Ikram l'osservò gli diede una risposta più che mai approssimativa.

-I messaggeri arriveranno per le prime luci dell'alba... ma non so dirti quanto tempo di vorrà. Dovresti essere contento la nostra missione qui è conclusa... Tra poco ti conviene partire...il Gran Kiltians ti ha dato il compito di informare la famiglia reale di Dalmasca del risveglio della principessa... dovevi già essere partito. Non è da te disubbidire agli ordini.- gli fece notare duramente il capitano, ma quasi non sentendolo Kalen gli chiese cosa sarebbe successo dopo alla principessa.

-Cosa pensi che succederà dopo?- chiese il generale fissando l'amico.

-Lady Ondine si riunirà alla famiglia reale come è giusto che sia. Lei è la Luce di Dalmasca... - Sorrise il Capitano pensando al momento il cui la famiglia reale si sarebbe riunita con la giovane principessa, ma Kalen non disse nulla rimase in silenzio.
Il giovane Huma aveva tante domande per la testa... ma quella frase che gli aveva detto Ikram non gli era piaciuta molto, si senti quasi infastidito.

-Dovresti preparati per domani, tra poco devi partire.- Gli ribadì Azelas ma Kalen sembrò sordo a quelle parole lo ringraziò per le sue premure, dopo di che il Capitano si congedò e tornò ai suoi alloggi mentre Kalen rimase li dov'era ancora per un pò prima di partire alla volta di Dalmasca per andare a scortare la famiglia reale preso il Gran Kiltias.

La notte passo, fu una notata buia e senza sogni... pesante come un mantello di velluto nero che ogni cosa ricopriva, fu quasi soffocante tanto che più volte durante la notte Ondine si svegliò sopraffatta dall'ansia dei vari incubi che aveva. Si ritrovava da sola in un posto che conosceva bene ma che dopo tanti anni gli sembrava ora mia estraneo e privo di sensi.
Provo ad evocare Ultima a fin che essa rispondesse alla sue domande ma l'ensper non sembra rispondere alle sue invocazioni... per diverso tempo rimase sveglia per poi ricadere nel sonno. L'indomani fu svegliata da alcuni colpi bussati alla sua posta, le principessa si svegliò e vide entrare alcuni Kiltiani che le portarono la colazione al letto ed alcuni abiti da indossare durante la sua permanenza lì.
Ondine noto un soldato fissarla silenziosamente mentre le chiese di preparasi visto che il Gran Kiltias e il capitano Azelas chiedevano di lei.

-Vostra Altezza, Lady Ondine il Gran Kiltias e il Capitano Azelas chiedono di lei...- disse il soldato abbastanza intimorito dalla sua presenza.

Ondine notò  nei suoi confronti un gelido distacco a meno che non erano persone di cui sapeva dove stare alla larga.
La principessa poteva vedere che nel soldato un certo desiderio di distacco nei suoi confronti come se aveva paura di lei, notò anche un certo disagio da parte del uomo alla sua presenza.
Da quando di era ridestata dal suo sono Ondine aveva notato un distacco da tutte le persone che aveva incontrato appena sveglia e come se tutti avessero gran riguardo e riverenza per lei. La giovane sapeva bene chi era, ma nella sua vita passata tutti gli individui che avevano incontrata l'avevano trattata come una persona e non come qualcosa di diverso.
Tutta questa riverenza le sembrava fastidiosa e di certo non ne aveva bisogno, non era una indifesa donzella, suo padre l'aveva istruita a finche fosse essere una persona forte è indipendente. Non era di certo da lei fare la donnicciola.
Ondine chiese con tono abbastanza deciso di essere lasciata sola, ringrazio tutti per le loro attenzioni ed aspettò che tutti se ne fossero andati.
La Luce di Dalmasca si cambiò in fretta e fece colazione e si apprestò ad uscire dalla stanza .


-Voi cosa ci fate qui?- domando un pò nervosa la giovane donna al soldato che con estrema semplicità le rispose che la stava aspettando.

-My Lady la stavo aspettando. Il Gran Kiltias Graviil e il capitano Azelas vi attendono, vi prego di seguirmi.- disse l'uomo voltandole le spalle ed invitandola a seguirlo. Ondine non batte ciglio e lo seguì, dopo alcuni minuti la ragazza si ritrovò d'avanti ad una stanza dove entrando vi trovò di fronte l'Helgas e Ikram.
Il capitano del'Ordine dei Cavalieri di Dalmasca come vide entrare la giovane si alzò in piedi e le fece un piccolo inchino invitandola poi a sedersi, chiedendole come stava ed informandola sulla situazione.

-Buon giorno Vostra Maestà, spero abbiate riposato bene! Vi volevamo informare sulle ultime novità.-

-Quali? Capitano Ikram.- domandò con una certa autorità la ragazza sedendosi su un cuscino finemente ricamato nella lussuosa stanza.

-Maestà, i reali di Dalmasca e il casato imperiale di Archadia sono stati informati del vostro risveglio. Sapete che questo evento era da lungo tempo atteso, quasi un secolo. Il generale Fon Duisenberg ha provveduto ad informare la famiglia reale... state tranquilla, essi devono ancora venire. Saranno qui tra non molto, in questo tempo rilassatevi.- disse il cavaliere dell'ordine.

-...- Ondine non pronunciò parola fece solo segno di annuire col capo. Trovava abbastanza interessante poter incontrare i nuovi reali di Dalmasca si chiese come dovevano essere i discendenti di sua sorella, che aspetto potevano mai essere.

Il capitano Ikram li descrisse come delle splendide persone, rispettate e ben volute da tutto il popolo. Specialmente il re e il principe ereditario.
Dopo essere stata informata di tale notizia la principessa Ondine rispose che voleva stare un pò da sola a riflettere,  così il capitano dalmasco diede ordine di lasciarla da sola, con lei rimase solo lui e il Gran Kiltias che con le sue parole cercò di rincuorare la giovane donna.

-Vostra Grazia dovete calmarvi, leggo nel vostro cuore una gran pena e vi capisco... ma abbiate fiducia nel futuro- la voce dolce e sagge dell'Helgas calmarono un pò l'inquietudine della principessa. -Se volete compagnia ci penserà il capitano Azelas.- sottolineò l'helgas.

Ondine non batte ciglio, rimase solo silenziosa poi vide il Gran Kiltias farle un inchino ed allontanarsi per riprendere le sue funzioni sacerdotali. Rimasta sola con il capitano Ondine non sapeva che rispondere osservava solo l'uomo come attendesse una sua mossa, il capitano per un attimo la fissò poi gli chiese qualcosa, tanto per iniziare una conversazione.

-My Lady volevo chiedere scusate l'impertinenza com'era  Rabanastra all'epoca di re Raminas il Martire?-

Sulle prime la ragazza non rispose subito, ma poi contraccambio con un'altra domanda. - Volete sapere del regno di mio padre? Non c'è molto da dire, sapete cosa narrano i libri di storia e le memorie di mio zio Sir Ondore IV.-

-Tutti noi,  vostra Altezza, sappiamo della storia, ma diverso e chi ha conosciuto lui e sua figlia la regina Ashelia. Ero solo curioso di sapere se le storie sulla regina fossero vere e ciò che si racconta non è altro che la verità- espose con fervore l'uomo.

Ondine lo scrutò, scrutò dentro di lui. I suoi occhi non mentivano quel vivido fervore per le cose dette, dopo ciò la ragazza gli chiese se sapeva invece qual'era la sua storia, che non molto differiva da quella dei reali dalmaschi.

-Capitano Ikram voi sapete anche la mia storia qual'è?- disse la donna.

-Voi siete la sposa del....-Ikram esitò, stava per pronunciare la parola "regicida", ma si fermò. Pensò a quale assurdità il destino aveva fatto, dando in sposa la principessa ad un simile individuo.
Dopo la condanna a morte di Basch, nessuno si era più occupato di ristabilire onore a tale nome che per tutti era macchiato d'infamia. La sua memoria appariva come tale e Ondine sapeva che era cosa ingiusta e che ne meno il tempo aveva dato il giustizia a tale cosa.
Pur troppo era vero, uno dei nomi nefasti con cui ella era conosciuta come la "sposa del regicida"... e ben sapeva cosa la gente raccontava e pensava di tale cosa, le procurava un'immensa rabbia. Ora con Ikram di fronte voleva sapere che opinione avesse il capitano di lei.
L'uomo non disse nulla rimase solo a fissare la giovane Ondine che con il suo sguardo sembrava sapere ogni cosa, però riprese subito a parlare cercando quanto più possibile di non offenderla.

-Voi non avete colpa, my Lady! La sorte e gli dei hanno voluto ingiustamente così. Voi siete la Luce di Dalmasca è non vi si può accusare di niente.-

-... Basch non era un assassino e nemmeno un traditore, non lo è stato mai fino all'ultimo!- sottolineò con fermezza la ragazza mentre osservò il giovane cavaliere.

Ikram rimase silenzioso, sentì come un certo gelo tra lui e la principessa che sembrava parecchio infastidita, che con suo enorme stupore, aveva difeso a spada tratta il nome di colui che aveva tradito il regno e ucciso il suo sovrano. Lui che non era nemmeno Dalmasco di sangue, lui uno del popolo a cui era stato concesso ogni onore, la fama e la gloria... ma soprattutto il dono più grande la mano della principessa Ondine.
Dopo la fine della guerra con l'Impero archadiano, sia la figura della principessa Ashe che quella di sua sorella vennero acclamate come delle salvatrici, ma soprattutto Ondine per quello che si era rivelata essere aveva ancor di più colpito il cuore della sua gente, che ora mai aveva preso ad osannarla come una benedizione degli dei, un angelo a protezione del regno e della famiglia reale.
Nessuno aveva scordato la luce abbagliante la su nel cielo quel giorno lontano, che aveva protetto la città dal fuoco nemico. Sulla figura della principessa erano iniziate a circolare delle storie in cui la vedevano come figlia degli dei, ed agli occhi di tutti non era più una semplice orfanella venuta da chi sa dove.
Ikram già immaginava quando avrebbe fatto ritorno a Rabanastre con la principessa, quali sarebbero stati i festeggiamenti in suo onore e avrebbe preso il posto che le spettava di diritto vicino la famiglia reale.

-Maestà il popolo non vede l'ora di conoscervi, conoscere colei che insieme alla regina Ashelia "La giusta", "La Regina Dinasta" a salvato il regno di Dalmasca restituendogli la sua libertà. -

-... Sono felice che mia sorella sia ricordata in questo modo... ma io vorrei soltanto che lei fosse qui.- puntualizzò la ragazza, abbassando lo sguardo.

Ondine non aveva voglia di parlare, chiuse come ultima cosa ad Ikram più o meno quanto ci avrebbero messo i reali di Dalmasca a giungere lì, Ikram spiego che ci sarebbero voluti alcuni giorni uno o due non di più, se non vi fossero state interferenze di alcun tipo. Un gruppo di guardie e messaggeri tra cui vi era anche il generale Fon Duisenberg erano partiti per Dalmasca ingroppa a dei Chocobo, visto che li non v'era la presenza di alcuna aeronave.
Il viaggio sarebbe stato lungo e anche molto stancante.
Infatti era notte fonda quando il generale Kalen aveva da poco finito di parlare con Ikram che gli aveva ricordato di consegnare il messaggio al re per informarlo del risveglio della Luce di Dalmasca. Se pur un pò controvoglia Kalen aveva fatto preparare i bagli ed i viveri per il viaggio e con gli altri soldati era pronto a partire alla volta di Rabanastre.
Il generale si era anche studiato un percorso breve per arrivare a Rabanastre  il prima  possibile anche se la strada che aveva  scelto era irta di pericoli. Il messaggio era così urgente che egli stesso si era preso la briga di consegnarlo a sua maestà il Re Rasler di persona. Il gruppo di soldati capitanati dal generale era di circa cinque persone e non appena tutti furono pronti... Kalen diede ordine di partire.
Viaggiarono tutta la notte e arrivarono a Rabanastre con alle spalle il sole che stava sorgendo, il re fu fatto svegliare da  i suoi consiglieri che nella grande agitazione lo informarono che la principessa reale Ondine si era risvegliata dal suo sono, nello stesso luogo dove era nata.
Il re non voleva credere alla sue parole, pretese subito di incontrare il generale per saperne di più sulla faccenda.

-Chiamatemi Kalen! Lo voglio qui subito....- ordinò il re con una certa agitazione.

Kalen che intanto stava aspettando insieme ai suoi uomini di essere ricevuto dal re, si vide arrivare un uomo poco più basso di lui con la lunga barba bianca, vestito solo di una veste azzurra bordata d' oro, il visir prego Kalen di seguirlo da solo... nel salotto privato del re.
L'huma senza fare domande seguì l'anziano visir e si apprestò a comparire difronte al suo re. Rasler aveva quasi sessanta e più anni, il suo volto ricordava molto quello di sua madre la defunta regina Ashelia e come da questa egli aveva ereditato i suoi occhi e non solo ma anche il suo carattere.
Il re indossava una vestaglia riccamente decorata e sembrava dimostrare meno anni rispetto alla sua vera età, ma nonostante tutto era ancora in gran forma era alto quanto il suo generale ed aveva sue spalle larghe che gli conferivano ancora più imponenza alla sua figura.

-Generale vi ho fatto venire perchè mi hanno informato che recate notizie dal Mt.Bur Omisace? E bene quali sono questa novità? - chiese il re con assoluta calma non lasciando tradire la minima emozione.

-Sire, La Luce di Dalmasca si è risvegliata... è un fatto senza precedenti.- disse Kalen.

-Ne anche nei miei sogni più bui mi sarei aspettato una simile notizia. Mia madre mi parlò fin da quando ero piccolo di Ondine, dubitavo della sua esistenza finche un giorno non la vidi. Bellissima ed eterna, dormire imprigionata nel cristallo di Mystes. Non potete sapere quanto mia madre attendeva un simile evento... vorrei che fosse qui per vederla.-  il re rimase sorpreso alla notizia, ricordando quanto in gioventù sua madre, Ashelia, gli aveva raccontato le storie su Ondine e di quanto fosse straordinaria.

-Andate a svegliare mio figlio, voglio che venga qui!- ordinò il re a gran voce, ma il visir gli chiese cosa volesse fare mai.

-Ma vostra Maestà  perchè coinvolgere il principe ereditario?-

-Achines mio buon amico,  per quanto possa volerlo i miei impegni non mi permettono di allontanarmi e per questo che voglio che sia mio figlio ad andare a prendere Lady Ondine e portarla qui.-  rispose il sovrano anziano al suo visir visto la moltitudine di impegni che tenevano il re impegnato li.

Come dal re richiesto, il giovane primogenito del re fu fatto svegliare d'urgenza da alcuni uomini che gli riferirono che suo padre lo voleva d'urgenza nelle sue stanze per riferirgli alcune cose. Heios svogliatamente si svegliò, si vestì e seguì le guardie che erano venute a chiamarlo.
Il giovane principe ancora assonato si chiese cosa potesse essere mai successo e perchè suo padre l'aveva fatto convocare d'urgenza solo lui e nessun altro dei suoi fratelli.
Heios era il ritratto di suo padre tranne per quei capelli castano chiaro, nessuno si era mai spiegato da dove poteva aver preso tali caratteri, il principe aveva una corporatura simile a quella si Kalen anche se era più baso di pochi centimetri.
IL giovane principe aveva un carattere allegro e spensierato, addirittura per alcuni fin troppo vivace e malizioso, l'esatto opposto del padre e di Kalen. Era un ragazzo amante della libertà e  della bella vita ed era abbastanza libertino con le donne e non amava i rituali di corte preferendo a questo la vita più tosto semplice dei soldati di palazzo.
Ma nonostante i continui rimproveri da parte del padre  e di tutti gli altri era una persona dal cuore d'oro. Era, nonostante tutto, buon amico di Kalen e del capitano Ikram anche se era più piccolo di lui, Heios aveva all'incirca aveva 23 anni. Era un ottimo soldato e uno spadaccino quasi ineguagliabile se non fosse per Kalen che riusciva ogni volta a batterlo con estrema facilità.

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