Last first kiss.

di styleslaugh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Era una tranquilla giornata d'estate: quella mattina i raggi di sole che mi accarezzarono il viso e un leggero cinguettare di uccelli proveniente dall'albero del mio giardino, contribuirono al mio risveglio. 
Mi alzai dal letto e con molta tranquillità aprii le tende della finestra, guardai il cielo e sorrisi.
Amavo vedere il cielo celeste, amavo il sole, e amavo soprattutto l'estate: mettono di buon umore.
Presi un elastico e mi legai i capelli, avevo caldo già di prima mattina. Così dopo essermi rinfrescata il viso, scesi di sotto per fare colazione. 
In cucina trovai solo mia madre, papà era a lavoro e mia sorella dormiva ancora.

Ah quasi dimenticavo: il mio nome è Devonne, ho 17 anni e a breve ne avrei compiuti 18. 
Sono una ragazza molto semplice, magra, capelli rossi e occhi marroni. 
L'unica cosa che odiavo di me erano i miei esterno coscia, sembravo sproporzionata, ma non potevo lamentarmi del resto. 
Il mio più grande sogno era continuare i miei studi in Inghilterra insieme alla mia migliore amica Milly.
Anche lei a breve avrebbe compiuto 18 anni, a distanza di un mese da me. È una ragazza magra, occhi oro e capelli biondi, per me era perfetta, ma non gliel'avevo mai detto. Erano poche le volte in cui la abbracciavo, pochissimi i 'ti voglio bene' che le avevo detto, e mai nessuno a voce. 
Essì, ero fatta così. Mi vergognavo per qualsiasi cosa. Sono sempre stata una ragazza che si nasconde dietro un falso sorriso. Ogni volta che camminavo per strada o ero in giro per la scuola, andavo dietro a Milly come un cagnolino. Forse perchè senza di lei sarei persa, o forse perchè oltre lei non avevo nessuno. Odio incrociare lo sguardo degli altri ragazzi perchè ho paura di cosa potrebbero pensare di me: troppo brutta per loro. Non mi sono mai sentita abbastanza per qualcuno.

Quella mattina diedi il buongiorno a mia madre appena entrata in cucina, e lei ricambiò subito dopo. 
Presi la mia tazza preferita color celeste dalla mensola sopra il lavandino. Amavo il celeste, era il mio colore preferito. Forse perchè ogni volta mi faceva pensare alla libertà e all'infinito: il cielo è infinito. Quel colore mi dava serenità.
Riscaldai il latte, lo versai nella mia tazza e in quella di mia madre e presi i cereali e la bottiglia di succo dal frigo. Mia madre si sedette e accese la tv. Facemmo colazione insieme allora decisi di approfittarne (un'altra volta) forse invano, ma era il momento giusto per parlarne, e poi eravamo sole. 
Amavo parlare con mamma di qualsiasi cosa. Quando non c'era papà era anche più semplice. Avevo vergogna che mio padre potesse ascoltare i nostri discorsi, e come ho già detto, mi vergogno di tutto; a volte mi risulta difficile anche fare gli auguri di compleanno o qualche altra festa, ma alla fine finivo col farmi coraggio. Sono una ragazza cui il coraggio non manca di certo, ma ero troppo insicura per dimostrarlo.



Salve gente, è la mia prima fan fiction.
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Se avete domande o qualsiasi altra cosa, su twitter mi chiamo @onhisrump :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


-'Mamma..'- riuscì a pronunciare a bassa voce.
-'Si?'- mi rispose.
'Ok, coraggio Devonne puoi farcela.' pensai.
-'Lo so che tel'ho già chiesto, forse troppe volte, ma.. ecco.. stavo pensando, per il fatto di Londra..'- 
-'Ti ho già detto di no.'- mi interruppe.
-'Ma mamma, compio 18 anni tra tre giorni e Milly li compie a luglio, quindi ad agosto sarebbe perfetto.'- 
-'Non siete pronte per affrontare un viaggio da sole. Sapete cosa succede a due ragazzine come voi che non conoscono bene la zona, di sera? Potreste finire, anzi sicuramente finireste in pub che non sono un buon posto magari per parlare con qualcuno..'- continuò con le sue paranoie finchè smisi di ascoltarla, senza però andarmene dalla cucina.

Mi soffermai a pensare che avevo sicuramente tralasciato qualche dettaglio molto importante, eppure non riuscivo a capire quale fosse; finchè ad un certo punto mi si accese la lampadina.
I miei nonni materni erano inglesi, per questo avevo un nome inglese. Ma mia madre giovanissima per cercare lavoro si trasferì sola qui in Italia, poi incontrò mio padre e nacqui io. 
Mia madre non vedeva i suoi genitori dal giorno in cui lasciò tutto per trasferirsi qui. Non ne parlavamo mai, ed era questo il motivo per cui avevo tralasciato questo dettaglio.
Conobbi zia Karen e il mio cuginetto Liam solo quando vennero qui per Capodanno quando avevo 9 anni, quindi dopo quel momento non li ho più visti.

-'Mamma, ascoltami un momento!'- interruppi tutte le sue paranoie.
-'Cosa c'è adesso?'- disse seccata.
-'Ho pensato che io e Milly magari potremmo stare dalla zia Karen finchè non troviamo una sistemazione. E Liam potrebbe farci girare tutta Londra e raccomandarci magari di alcuni postacci e portarci in posti bellissimi senza il bisogno che tu ti preoccupa per me, senza chiamarmi ogni dieci minuti.'- alzai la voce un pò speranzosa.
-'Hai ragione, non ci avevo pensato..'- sospirò.
-'Quindi sarebbe anche un'opportunità unica per fare nuove e soprattutto buone amicizie, conoscendo Liam.'- continuai a inventare qualsiasi giusta causa pur di convincerla. 
Meritavamo quel viaggio. Nessuna di noi due ci era mai stata e i genitori di Milly avevano la stessa mentalità di mia madre. Però se mia madre li avesse convinti, non ci sarebbero stati ostacoli. Il problema più grave adesso era convincere mia madre però.
-'Facciamo una cosa, io chiamerò zia Karen che è tanto tempo che non la sento.'- mi rispose.
-'Io intanto chiamerò Milly e le dirò che se zia Karen è d'accordo, andremo a stare un po' da lei.. ma soprattutto se tu sei d'accordo.'- dissi con una faccia un pò spaventata dal cosa sarebbe stata capace di rispondermi.
-'Io sono d'accordo solo se a zia Karen va bene, e se anche ai genitori di Milly andrà bene.'- rispose seria.
-'Io vado di sopra a chiamare Milly, tu chiama zia Karen.. Adesso!'- esclamai.
-'Finisco di pulire qui e la chiamo. Tu cerca di avere notizie dai genitori di Milly.'- mi raccomandò.
-'Certo mamma, subito.'- risposi e corsi di sopra. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Presi il mio cellulare e chiamai Milly che dopo vari squilli rispose.
-'Pronto?'- disse con voce roca.
-'Milly, Milly. Devo dirti una cosa bellissima!'- urlai entusiasta.
-'Prima di tutto buongiorno anche a te. Secondo, mi sono appena svegliata. Non urlare!'- disse con voce lagnosa.
-'Vabbene, scusami. Essì, è proprio un buongiorno. Sai perchè?'- chiesi.
-'Sputa il rospo..'- rispose.
-'Potremmo andare a Londra senza rischiare di essere perseguitate dalle chiamate dei nostri genitori ogni dieci minuti.'- scherzai.
-'Hai intenzione di scappare?'- mi domandò anche lei in tono scherzoso. Era proprio strana a volte.
-'No. Ascoltami, io ho mia zia che abita a Londra e se c'è posto, potremmo abitare da lei per un pò finchè non troviamo una sistemazione e così i nostri genitori sarebbero più tranquilli.'- risposi.
-'Ma è una cosa fantastica! Devo subito dirlo ai miei.. attendi in linea, cercherò di convincerli e sarà molto più facile con te dall'altra parte del telefono.'- disse entusiasta.
Ci mise un pò, ma alla fine riuscì a convincerli, e noi ovviamente eravamo felicissime.
-'Spero solo che per tua zia vada bene.'- 
-'Lo spero anche io. Ti mando notizie al più presto. Mamma forse ci sta già parlando. Ci sentiamo dopo.'- la salutai.
-'A dopo!'- ricambiò.

Scesi di sotto e notai che aveva appena finito di parlare al telefono.
-'Allora?'- le chiesi senza giri di parole.
-'Si, siamo state a parlare del più e del meno. Era tanto che non la sentivo.'- rispose.
-'Spero tu non ti sia dimenticata di...'- dissi speranzosa.
-'Tranquilla non mi sono dimenticata. Ha detto che a lei farebbe piacere avervi in casa sua, specialmente rivederti dopo tutti questi anni. Si è infatti meravigliata del fatto che tu stia per compiere 18 anni e mi ha detto che tuo cugino Liam ne compie 19 il mese di agosto.'- disse tutto d'un fiato. -'I genitori di Milly che dicono invece?'- mi chiese subito.
-'A loro va bene se a zia Karen va bene. Quindi direi che va tutto bene.'- dissi confusa.

Dopo aver parlato con mia madre, salii di sopra e mandai un messaggio a Milly che diceva che sarei passata da lei tra una decina di minuti e poi insieme saremmo andate al mare.
Presi il borsone e ci misi dentro un asciugamano grande, una bottiglietta d'acqua e qualche stuzzichino; poi cominciai a prepararmi e presi dall'armadio un costume azzurro a due pezzi, dei pantaloncini bianchi e una canotta. Faceva talmente tanto caldo che se fosse stato per me, sarei uscita di casa in costume. 

Una volta pronta, presi le chiavi di casa e il telefono e li misi dentro il borsone. Salutai mia madre ed uscii di casa. Milly abitava sulla mia stessa strada, solo otto ville più avanti alla mia, perciò ci misi pochissimo ad arrivare. 
Una volta arrivata suonai il campanello e Milly corse ad aprirmi. Era già pronta, ma doveva preparare il borsone. Nel frattempo mi fece entrare e salutai i genitori. 
-'Allora Devonne, aggiornaci.'- disse d'un tratto la madre.
-'Bhe, mia zia ha detto che per lei non ci sono problemi, anche perchè è tanto tempo che non mi vede e le farebbe davvero piacere averci lì.'- presi fiato e continuai per non far si che cominciassero a interrompermi. -'..e poi non c'è nemmeno bisogno che vi preoccupiate tanto perchè mio cugino sta per compiere 19 anni ed è nato a Londra. È un bravo ragazzo e frequenta buone compagnie. Ci farebbe girare la città molto volentieri e soprattutto al sicuro dai postacci.'- conclusi.
-'E tua madre cosa dice?'- mi chiese il padre.
-'Le ha fatto molto piacere risentire sua sorella e direi che è d'accordissimo. Sempre che per voi vada bene..'- risposi un pò imbronciata.
I genitori di Milly si consultarono per un pò, ma alla fine decisero.
-'Sono pronta.'- esclamò Milly prendendo il borsone.
-'I tuoi genitori stanno decidendo sul nostro futuro.'- scherzai.
-'E che cosa hanno deciso?'- domandò prima guardandomi e poi girandosi verso i suoi.
-'Abbiamo deciso che con ragazze brave e determinate a continuare gli studi in modo più approfondito come voi, non ci sono vie di mezzo.'- rispose il padre; poi ci sorrisero e sorridemmo di rimando.
Ci eravamo intesi con un solo sguardo e io e Milly uscimmo di casa contente, ma soprattutto fiere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Arrivammo finalmente in spiaggia e ci spogliammo.
Lasciammo tutto a terra sulla sabbia vicino la riva e corremmo a rinfrescarci in acqua.
Inizialmente ci schizzammo l'acqua a vicenda per preparci all'impatto gelido, ma alla fine eravamo già tutte bagnate e stemmo un pò a mollo immaginando come sarebbe potuta essere la nostra nuova vita in Inghilterra. Tanto per cominciare non avremmo avuto il mare e sapevamo che ci sarebbe mancato tantissimo.
Amavamo nuotare specialmente sott'acqua dove potevi ascoltare solo il rumore delle onde e il mondo spariva tra di esse. Per di più, andando sempre più in fondo, c'erano pesci sempre più grossi e di vario genere. Era bello inseguirli o cercare di prenderli a mani nude; anche se sapevamo che non saremmo riuscite a prenderli, era un passatempo molto divertente, ed era molto meglio che prendere il sole in effetti. 

Uscimmo dall'acqua e ci dirigemmo agli asciugamani.
Ci asciugammo e ci stendemmo sulla sabbia.
-'Non mi hai mai raccontato di questo tuo cugino Liam.'- sputò Milly.
-'In effetti non ne parliamo molto e non so nemmeno il perchè. Lo ricordo piccolissimo in effetti. Spero si ricordi di me.'- dissi pensierosa.
-'Dai, adesso godiamoci questo sole e quest'aria di mare, così potremo portarceli con noi in Inghilterra.'- mi sorrise.
La giornata continuò così, tra una risata e l'altra, tra vari pensieri su come potesse essere diventato mio cugino e su cosa sarebbe potuto accadere a Londra. Avevamo deciso di non pensarci più e lasciar fare tutto al caso, sempre tirando i giorni ovviamente. 

Di ritorno a casa mentre aspettavo mia madre tornare dalla spesa, feci una doccia per togliermi il sale di dosso e mi alisciai i capelli. Presi dei pantaloncini a jeans (i miei preferiti) e una maglia dell'hard rock e scesi in cucina. Accesi la tv del salone e misi un canale di musica, alzai il volume così da farlo sentire in tutta casa e cominciai a preparare la tavola. Aspettavo mia madre per pranzare, sia perchè la spesa cel'aveva lei e sia perchè non sapevo cucinare. Ero una schiappa, tra tre giorni avrei compiuto 18 anni e non glielo avevo mai chiesto: come al solito, vergogna. Mi vergognavo a chiederle di insegnarmi a cucinare. Pensavo non avesse avuto tempo, anche perchè doveva sbrigare le faccende di casa e avevo paura di cosa mi avrebbe potuto rispondere. 
Dopo nemmeno cinque minuti arrivò e cominciò a cucinare mentre io mettevo i gelati nel congelatore. 
-'La coppa del nonno, mmh..'- esclamai alla vista del mio gelato preferito.
-'L'ho vista in offerta e ho pensato che un'ingorda come te l'avrebbe gradita.'- scherzò mia madre. 
-'Non sono un'ingorda.'- risposi lagnandomi sorridendole. -'Hai parlato con i genitori di Milly?'- domandai.
-'Si in verità mi hanno chiamato dopo che eravate uscite di casa e così ci siamo messi d'accordo e credo che i biglietti li abbia presi la madre.'- disse.
-'Biglietti per l'aereo?'- chiesi.
-'Esatto. A momenti penso ti dovrebbe chiamare Milly. Anzi, quasi sicuramente ti chiamerà appena lo saprà.'- sorrise.
-'Ma è una cosa fantastica! E per quando è prenotato il volo?'- chiesi entusiasta.
-'Per il primo agosto. Ovviamente quando sarete lì per la scuola che frequenterete, ne parlerete e vedrete meglio con Karen. Magari una scuola più vicina dall'appartamento dove alloggerete.'- spiegò.
-'Si, mamma nel caso chiederò meglio a Liam. Grazie, davvero.'- dissi sorridendo.
Le avevo davvero appena detto 'grazie'? L'avevo ringraziata? E da quando lo faccio? Di solito finivo col dirlo con disprezzo o a voce bassa, chiunque fosse. Non ero maleducata, ma la vergogna me lo aveva sempre impedito.



Eccomi qui. 
Lo so, è corto. Ma dal prossimo vi prometto che saranno molto più lunghi.
Grazie alle persone che hanno messo questa storia tra le preferite e chi tra le seguite.
Ringrazio soprattutto tutti voi che me la recensite sempre.
Le critiche sono sempre ben accette.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


I giorni passarono velocemente e così arrivarono i miei 18 anni.
Mi svegliai felice e allo stesso tempo triste. Felice perchè era il giorno del mio compleanno e per una volta in un anno mi potevo sentire davvero speciale ed essere l'attenzione di tutti, visto che non lo ero mai, apparte appunto i miei compleanni. Ero molto entusiasta su che regali avrei potuto ricevere e se ci sarebbe stata qualche sorpresa. Non avrei festeggiato con una festa. Non ero tipa da discoteche o per una festa come tutte le altre. Raccontavo in giro che odiavo ballare se qualcuno mi chiedeva di farlo. A furia di pronunciare quelle parole, me ne ero autoconvinta e quindi non ci badavo. Ma non odiavo ballare, come al solito mi vergognavo. Anche perchè non mi sono mai saputa muovere, non sono mai stata sensuale nei movimenti, nemmeno nel camminare. Odiavo anche molto i vestiti perchè mettevano in mostra il mio punto debole: le gambe. Ero un maschiaccio in piena regola.
Ero triste invece perchè diventavo un anno più grande e ciò significava un anno in meno alla mia vita. Non mi piace pensare che un giorno non esisterò più. Ho sempre avuto paura della morte. Perchè esiste? Perchè dobbiamo abbandonare le persone a noi care? Perchè passare una vita a soffrire per qualcosa quando alla fine moriremo tutti? A volte si, mi facevo queste domande e andavo nel panico. Avevo davvero paura della morte, come del buio. Odiavo il buio, mi faceva sentire impotente, soprattutto in casa. Stare a casa da sola mi piaceva, ma appena iniziava a fare buio cominciavo ad accendere le luci nel corridoio principale e mettere musica dal pc, oppure accendere la tv. Si, sono molto logorroica, è uno dei miei difetti.
Ma questo era il giorno dei miei 18 anni e ciò significava non pensare a niente. Pensare a divertirmi, anche se in modo diverso dagli altri, ma divertirmi per davvero.

Quella mattina come mio solito fare, scostai le tende della finestra e feci entrare il sole. 
Per fortuna era una bella giornata. Mi ero ripromessa che niente e nessuno mel'avrebbe rovinata.
Così mi lavai, mi pettinai i capelli, misi dei leggins, una canotta colorata e le mie vans verdi.
Scesi di sotto e trovai dei palloncini grandi verdi a forma di numero 18 tenuti in aria dall'elio. Sotto di essi a darmi gli auguri c'erano i miei genitori, mia sorella e più importante di tutti, la mia migliore amica Milly.
Questa era già una delle magnifiche sorprese che di sicuro avrebbero addobbato la mia giornata.
Una volta avermi fatto tutti gli auguri, mio padre e mia sorella mi portarono in cucina dove mi aspettava una bella colazione: c'erano dei bei cornetti caldi.
-'Questo è il regalo da parte di tua sorella.'- sbottò papà.
-'Insomma, ti sei sprecata.'- risposi a mia sorella, guardando i cornetti.
-'Potevo anche evitare.'- rispose di rimando scherzando.
-'Da parte nostra non aspettarti regali. Te ne abbiamo fatto uno tre giorni fa.'- disse mamma.
-'Giusto, il viaggio.'- esclamai guardando Milly.
-'Io non ho regali. Sono solo venuta a fare gli auguri. Mi dispiace, ma non potrò stare con te oggi. Sono piena di impegni. Ti scriverò un messaggio appena posso. Ora vado, ancora auguri!'- disse Milly uscendo di casa. 
Ma come? Lei, la mia migliore amica non mi aveva preso nessun regalo? Ci ero rimasta davvero male, ma apprezzavo il pensiero degli auguri di prima mattina. Anche se mi aveva promesso che avremmo passato la giornata insieme. 

Ma non era finita: i miei mi costrinsero ad andare a fare un giro con loro. 
Presi i miei auricolari e li collegai al telefono, poi li indossai e mi abbandonai nel mio mondo. Speravo che almeno così il tempo in macchina sarebbe passato più velocemente.
Ad un certo punto imboccammo l'autostrada. Ma dove stavamo andando? 'Saranno cose di lavoro per papà' pensai. Quindi chiusi gli occhi e appoggiai la testa al finestrino per rilassarmi e dedicarmi solo alla musica. 
Dopo un po' sentii la macchina fermarsi sui dei sassolini. Sentendo un terreno alquanto strano aprì gli occhi e guardai in giro.
Mi resi conto che eravamo in un posto che conoscevo benissimo quanto casa mia. Era il maneggio dove ogni tanto andavo e facevo qualche passeggiata o lezione a cavallo. Così corsi verso le stalle lasciando indietro i miei che sentì dire tra loro -'sapevo sarebbe scomparsa appena messo piede qui.'- 
Essì, amavo i cavalli. Mi sono innamorata di questi esemplari maestosi quando avevo 3 anni, quando salii sul mio primo cavallo. 
Amavo i cavalli perchè mi ricordavano il sapore della libertà. Erano animali di una bellezza unica. Non so spiegarvi cosa mi piace di loro, perchè altrimenti vi potrei descrivere ogni minima parte di essi. Sono pieni di tenerezza in un'animo così selvaggio. 
Entrai nella stalla, verso il primo box, non dando importanza agli altri. In quel box era racchiusa gran parte di me: un cavallo di nome Zatopek. Aprii il box, lo salutai e lo legai fuori. Gli misi la sella e le briglie, presi gli stivali e il cap e uscimmo di lì. 
Trovai fuori tutti i miei amici del maneggio e il mio istruttore e tutti mi fecero gli auguri. 
Mi chiesero di aspettare, perchè essendo un giorno speciale per me, gli sarebbe piaciuto molto fare una passeggiata con i loro cavalli tutti insieme. 
Quindi mi sedetti e feci mangiare qualche erbetta a Zatopek mentre aspettavo che gli altri preparassero i loro cavalli. 
I miei facevano chiacchere col mio istruttore, mentre mia sorella andò da delle sue amiche coetanee. Avevano tutte 15 anni, quindi scomparvero dalla nostra vista.
Cominciai a parlare con Zatopek. Era tanto che non lo vedevo. Chiamatemi pazza, ma i cavalli sanno ascoltare meglio di qualsiasi altro animale presente sulla terra. Solo quelli come noi possono capire. 
Puoi parlare di tutto con queste maestose creature e sembra che assorbano i tuoi problemi, tanto che ti senti subito meglio.
In qualche modo questo cavallo mi aveva salvata da tutto ciò cui potevo essere salvata.
Gli altri ci raggiunsero subito e ci facemmo una bella cavalcata per i boschi. La maggior parte del tempo questa cavalcata diventò una gara a chi fosse il più veloce. 
Non so dirvi con certezza chi vinse, ma mi resero davvero felice quel giorno. È bello stare con persone che condividono la tua stessa passione. 

Dopo una giornata intera passata in maneggio, tornammo a casa e mi feci una doccia rilassante. 
Mi vestii sia perchè pensai che qualche altra sorpresa da parte dei miei sarebbe arrivata e sia perchè di sicuro se ci fossero state altre persone, sarei stata ben in ordine.
Così verso le 8 e mezza di sera ricevetti la chiamata di Milly. 
-'Pronto?'- 
-'Devonne, potresti venire da me e aiutarmi con queste faccende? Altrimenti non riuscirò mai a finirle.'- disse.
-'Sono stata tutta la giornata dei miei 18 anni senza te e adesso mi chiami chiedendomi di aiutarti? A cosa poi?'- chiesi nervosa.
-'Lo vedrai quando sarai qui, troppo lungo per spiegartelo per telefono.'- mi supplicò.
-'E vabbene, verrò.'- risposi arrendendomi.
-'Grazie, ci vediamo tra un pò. Sbrigati a venire.'- chiuse.
Non mi diede nemmeno il tempo di salutarla, così scesi di sotto. Non trovai nessuno. Strano, a quest'ora di sera? Comunque sia dovevo raggiungere Milly quindi nel caso, mi avrebbero chiamato sul cellulare. Presi le chiavi e uscii di casa.

Una volta arrivata da Milly mi accorsi che le luci erano spente, ciò significava che in casa non c'era nessuno; ma mi aveva detto di sbrigarmi, quindi suonai.
Mi aprì la porta la madre e appena varcai la soglia, chiuse la porta di colpo e accese la luce.
-'SORPRESA!'- urlarono tutte le persone presenti nel salone.
Cercai con gli occhi Milly, che venne correndo ad abbracciarmi e a rifarmi gli auguri. 
Ecco dov'erano finiti i miei genitori e mia sorella: erano qui. 
Me lo sarei dovuta aspettare, d'altronde la mia migliore amica non poteva non farmi una sorpresa. 
C'erano tutti i miei compagni di classe che non avevo fatto in tempo a salutare tutti per il fatto che non ero sicura di dover lasciare l'Italia, ma adesso lo ero e loro erano qui, per me. Forse è per questo che Milly è stata impegnata: ha dovuto chiedere a quasi 30 persone la disponibilità di dare una festa a sorpresa per me. 

La serata procedette con un pò di musica e qualche aperitivo. Ovviamente stando nel salone della mia migliore amica nessuno aveva intenzione di rovinarle la casa, quindi fu una serata tranquilla.
Facemmo varie cose: giochi da tavola, dove ci si giocava il cibo; gioco della bottiglia, dove fummo costretti a spostare quasi tutti i mobili del salone per formare al centro un cerchio di trenta ragazzi. 
Arrivò infine, il momento del karaoke. Un momento che tutti attendavamo, sia per sfogarci un pò, sia perchè quasi nessuno di noi sapeva cantare e ci divertivamo a prenderci in giro.
Milly accese la tv e inserì nel lettore dvd il suo disco con canzoni da karaoke. 
Appena inserito il disco avevi la possibilità di scegliere la canzone da cantare, ovviamente. Milly volle cantare per prima e così scelse True Friend di Miley Cyrus: lei la amava e poi quella era la nostra canzone. Me la dedicò. A metà canzone mi fece alzare dal divano e mi convinse a cantarla insieme a lei. 
Una volta finita la nostra 'performance' feci cantare gli altri invitati e ogni tanto mi chiamavano per cantare con loro. Mi faceva piacere notare che sapevano che esistessi, di solito in classe sono una tipa solitaria e se non decido di avvicinarmi io, loro non lo fanno mai.

A fine serata ringraziai tutti i miei amici di classe per la magnifica festa a sorpresa che avevano pianificato per me, ma più di chiunque altro ringraziai Milly. Era lei che aveva reso possibile tutto questo. 
Mi ha fatto piacere che non mi abbiano portato nessun regalo perchè il mio regalo erano loro.
Così io e Milly li salutammo per l'ultima volta perchè non li avremmo più rivisti per moltissimo tempo: avremmo frequentato una scuola di Londra e avremmo avuto nuovi compagni di classe, ma loro sarebbero rimasti i migliori. 



Salve geentee. Come promesso è lungo.
Ho allungato anche gli altri capitoli, così sarete più contenti ewe. Spero di non avervi annoiato.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Le tre settimane dopo i miei 18 anni passarono in fretta e domani anche Milly sarebbe diventata maggiorenne.
Dopo tutta una giornata passata al mare, tornammo a casa sfinite. 
Erano le sette di sera e mi ricordai che non avevo ancora comprato un regalo a Milly anche perchè lei avrebbe festeggiato in un pub con una nostra comitiva di amici, quindi mi aveva tolto la possibilità di poterle organizzare una festa a sorpresa. Forse mi aveva messa alla prova, ma io non ero mai stata brava nei regali. Così mi feci una doccia veloce, mi rivestii e uscì di casa. 
Essendo sola per strada, presi le cuffie e le indossai. Camminavo in una zona del centro e guardavo le varie vetrine dei negozi.
Ad un tratto mi soffermai davanti ad un negozio di musica.
Vidi che era piena di dischi di Miley Cyrus, il nuovo disco era uscito proprio quel giorno e Milly avendo passato un'intera giornata a mare, deve essersene dimenticata.
Poi mi venne in mente che non sarebbe stato il massimo, ma sarebbe stato un bel regalo da parte della sua migliore amica. 
Decisi di entrare nel negozio di dischi: c'erano scaffali di tutti i tipi di musica che conoscevo a memoria, mi piaceva andare con Milly anche se alla fine non prendevamo nemmeno un cd e andavamo lì solo per guardare tutti quei dischi. Così andai sulla sinistra e imboccai la terza fila di scaffali. Era proprio lì, come mi sarei aspettata d'altronde: pieno di cd della Cyrus.
Presi il nuovo disco e mi diressi alla cassa: la cassiera mi salutò come se fossi una sua amica, oramai. 
-'Sola oggi?'- mi chiese.
-'Si, domani Milly compie 18 anni e ho pensato che come regalo lo avrebbe apprezzato molto.'- risposi.
-'Allora te lo incarto subito.'- mi sorrise. -'Portale i miei auguri.'- disse.
-'Certo, grazie, buona serata.'- dissi uscendo dal negozio.
Operazione regalo riuscita. Misi in borsa il mio regalo, indossai di nuovo le cuffie e tornai a casa. 

La mattina seguente mi svegliai presto, verso le 6. Volevo, anzi dovevo andare a svegliare Milly e darle i miei auguri. 
Così scesi di sotto, feci colazione senza svegliare i miei, tornai su, mi preparai e mi vestii.
Presi la mia borsa che avevo lasciato sulla scrivania vicino il pc e ci misi dentro le chiavi e il telefono, una volta essermi accertata di avere il suo regalo. 
Ci misi i soliti cinque minuti per arrivare da Milly. 
Suonai il campanello pianissimo per esser certa che lei continuasse a dormire e non mi sentisse. Mi venne ad aprire la madre, ci eravamo messe d'accordo la sera prima. Mi fece entrare e mi portò in salone: lasciai la borsa e presi il cd impacchettato. 
Nel frattempo sua madre stava uscendo dalla cucina con un vassoio che conteneva un cornetto con la nutella appena riscaldato (Milly li adorava) e un pò di latte e caffé. 
Salimmo le scale piano per esser certe che Milly non ci sentisse e bussai alla porta della sua stanza. Come infatti pensavamo, stava dormendo e la madre mi convinse a bussare ancora: doveva svegliarsi. Così dopo altri due bussi la porta si aprì.
Io mi buttai addosso a Milly mezza assonnata per farle gli auguri, tant'è che dovetti farglieli ben tre volte per farle capire che era il giorno dei suoi 18 anni. 
Dopo avermi ringraziato, le diedi il regalo. La madre nel frattempo appoggiò sulla scrivania la sua colazione e le fece gli auguri. Scartò il mio regalo e..
-'Ommioddio! Il nuovo disco?'- domandò sorpresa.
-'Esaatto.'- risposi sorridendo.
-'Diamine, Miley! Me ne ero completamente dimenticata! Grazie! È un regalo bellissimo.'- disse entusiasta.
-'Per fortuna che ci sono io qui.'- dissi scherzando.
-'Eggià, ma avresti potuto fare di meglio.'- si incupì, ma capii che era una tattica per farmi sentire in colpa per niente.
-'Dici sul serio? Non ti piace? Se vuoi lo riporto indietro.'- scherzai immediatamente al suo scarso tentativo di mettermi in trappola.
-'Nono. Scherzavo, ovviamente. Mi va benissimo.'- sorrise.

Era così entusiasta di quel regalo che lo inserì immediatamente nel suo pc. Lo ascoltammo mentre faceva colazione. 
Stemmo a chiaccherare su cosa aveva in mente di mettersi quella sera alla festa e poi si andò a lavare.
Non voleva che vedessi il suo vestito, ma lasciarmi in stanza da sola contribuiva all'aumentare della mia curiosità. Mi alzai dal suo letto e aprii l'armadio: tutte le sue solite robe erano spostate sulla sinistra e sulla destra era appeso un vestito bianco col pizzo che partiva dal seno in su e ritornava sulla parte finale. Era corto, le sarebbe sicuramente arrivato sopra le ginocchia. Al di sotto del vestito, c'erano delle scarpe alte col tacco doppio color verdone. Sarebbero state perfette con quel vestito.

La giornata passò in fretta e arrivò la sera.
Festeggiammo in un pub dove andavamo spesso con la nostra comitiva di amici.
Lei si divertì molto, ed era questo quello che contava.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


1 agosto.
Mi svegliai di soprassalto al suono della sveglia alle 7.
Scesi di sotto e feci colazione.
Ero agitata, tra poche ore sarei salita su quell'aereo insieme a Milly che ci avrebbe portate via di qui. Da tutto e da tutti. Cominciai a pensare che non vedevo l'ora di rivedere mia zia e mio cugino.
Una volta finita la colazione, tornai di sopra. Svegliai i miei e mia sorella e corsi a lavarmi.
Mentre loro facevano colazione io decidevo come vestirmi: non era facile, era solo un semplice viaggetto in aereo, il punto arrivava dopo quando dovevamo arrivare a casa di mia zia e volevo apparire in ordine.
Faceva molto caldo essendo ad agosto, quindi scelsi dall'armadio dei pantaloncini a jeans con delle borchie e delle stelline laterali e poi una canotta dell'hard rock, era una delle mie preferite.
Misi le mie vans e poi sistemai il bagaglio a mano che dovevo portarmi in aereo.
La valigia l'avevo già preparata la sera prima, ma non ero nemmeno sicura di aver preso tutto. Si ha sempre quell'orribile sensazione quando si sta per partire.

Una volta sistemata la valigia vicino la porta del soggiorno con sopra la mia borsa, presi il telefono e chiamai Milly.
-'Devonne, la mia valigia è pronta. Sono pronta. I miei devono finire di prepararsi, ma l'aereo è alle 11:00 e non credo che faremo tardi.'- disse tutto d'un fiato.
-'Si, lo credo anche io. Comunque anche io sono pronta e sto aspettando i miei, solo che sono un pò agitata..'- dissi guardando il giardino.
-'Ah si? Io non vedo l'ora.'- rispose.
-'Anche io, ma...'- mi fermai a pensare: ero preoccupata. Avrei lasciato questa casa. La casa dove avevo passato tutta la mia infanzia con i milioni di ricordi che cominciarono a farsi spazio nella mia mente.
-'Ascoltami. Cavolo, stiamo andando a vivere a Londra. Londra, ci sei? È chiaro? L-O-N-D-R-A.'- sorrisi alla sua affermazione. Aveva capito senza che le avessi detto niente. Amavo quando lo faceva. Io non ero mai in grado di farlo con le persone. Non sapevo mai se la mia risposta sarebbe stata adatta alla situazione o meno.
-'Hai ragione, cavolo. Il sogno di una vita è qui davanti a me e io stavo per tirarmi indietro.'- le dissi.
-'Quanto abbiamo lavorato per far si che i nostri ci dicessero di si? Grazie a tua zia poi. La bacerò quando saremo lì, te la do la notizia.'- disse ridacchiando.
-'Vabbene, adesso fai muovere i tuoi e ci sentiamo dopo. Chiamami tu.'- e così chiusi.

Feci muovere i miei ricevendo delle lamentele e facendomi ripetere di stare calma, ma da dopo la conversazione che avevo avuto con Milly per telefono, non facevo altro che aprire ogni porta della stanza saltendo e dicendo 'addio cucina', 'addio bagno' e così via. 
Ero felice, ma quando arrivai alla mia camera che mi ero ripromessa di lasciare per ultima, mi bloccai, entrai e mi gettai sul mio letto con non chalance. 
Mi rialzai dopo un minuto e sorrisi restando in piedi. La mia stanzetta, dopo 18 anni della mia vita passati li dentro, stavo per abbandonarla. 
Mi sarebbe piaciuto tanto portarla con me, ma non avevo la benchè minima idea di come fare e poi l'avevo completamente svuotata. Avevo preso tutto: foto, poster, cd, libri, vestiti.

-'Milly è qui, andiamo?'- sentii urlare mia madre dal piano di sotto.
Guardai la mia stanza, 'addio vecchia baldracca' sorrisi ancora malinconica e chiusi la porta.
'Bene, adesso o mai più' pensai.
Scesi correndo e prendendo la valigia. Milly era già in macchina dei suoi e mi sorrideva agitando le braccia.
Salii in macchina e finalmente partimmo. Nel tragitto facemmo affiancare le macchine dei nostri genitori per cominciare a parlare a vanvera su cosa ci aspettava, solo da finestrini di due auto in movimento.
Che stupide.

Arrivammo all'aeroporto 20 minuti prima e così facemmo il check-in.
Il tempo che restava lo impiegammo a dare tutta l'attenzione ai nostri genitori.
-'Miraccomando ai soldi. Tienili ben nascosti.'- disse mia madre.
-'Si mamma..'- risposi. Solita risposta ovviamente. 
-'Ricordatevi di chiamarci appena arrivate.'- disse la madre di Milly.
-'Certo mamma.'- rispose Milly seccata.
-'Chiamami se succede qualcosa. Chiamami non appena sei da zia così ci parlo un po' al telefono. Chiamami appena sai notizie sulla scuola. Ti chiamerò anche per sapere come va con tuo cugino.'- disse mia madre.
-'Si, mamma, va bene. Adesso calmati. Ti chiamerò, tranquilla. E anche se non lo farò, so già che lo farai tu.'- risposi provocando risatine da parte dei presenti.

'I passeggeri in partenza per Londra sono pregati di dirigersi nel reparto Imbarco' disse una voce proveniente dagli altoparlanti. Perfetto, era il nostro aereo.
Salutammo i nostri genitori che ci accompagnarono fino al metal detector e per nostra fortuna, loro non potevano oltrepassarlo con noi. Ci erano stati col fiato sul collo fino a quel momento.
Così mostrammo all'hostess i biglietti e ci imbarcammo. Arrivammo ai nostri posti e ci sedemmo. Guardammo fuori dal finestrino e cominciammo a guardarci sorridendo: essì, il nostro sogno era ad un'ora e mezza da noi.

Quando l'hostess disse che stavamo per decollare, ci allacciammo le cinture.
L'aereo si mosse e cominciò ad accellerare. Quando vedemmo che stava per alzarsi, io e Milly ci prendemmo per mano chiudendo gli occhi. 
È una bella sensazione volare, ma la paura c'è sempre.
Quando l'aereo si riaddrizzò, aprimmo gli occhi e notammo già qualche nuvola dal finestrino. 
Vedevamo l'Italia rimpicciolirsi sotto i nostri occhi ed eravamo euforiche di arrivare a destinazione.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


-'Mi scusi, signorina. Siamo arrivati. Signorina, si svegli.'- era l'hostess che mi chiamava. Ma non riuscii a pronunciare niente se non un 'mmh' interrogativo.
-'Siamo arrivati all'aeroporto di Heathrow. Siamo appena atterrati a Londra. Svegli la sua amica e scendete per i bagagli.'- finì.
-'Grazie.'- mossi un pò Milly.
Si svegliò e guardammo entrambe dal finestrino. Si potevano osservare i vari aerei fermi accanto al nostro, ma riuscimmo a vedere in lontananza la London Eye.
Sorridemmo, prendemmo i nostri bagagli a mano e uscimmo correndo dall'aereo. 
All'aeroporto non c'era nessuno ad aspettarci, così una volta raccolte le nostre valigie, presi il biglietto con l'indirizzo di casa di zia Karen e ci dirigemmo verso un taxi.
Non fu difficile spiegare all'autista quale fosse la nostra meta, anche perchè ci eravamo preparate molto in inglese per questo viaggio e nell'ultimo anno di scuola eravamo migliorate molto. Per accompagnarci a casa di mia zia, col taxi passammo proprio sotto il Big Ben. Quella città aveva un non so che di magico, non so spiegare esattamente cosa fosse.

Dopo una bella mezzoretta arrivammo all'indirizzo. Guardai Milly, ero agitata e non riuscivo a suonare il campanello. Adrenalina, forse. La guardai e mi incitò a suonare, anche se notai che si nascose dietro di me. 
'Insomma sbrigati, è solo un pulsante!' pensai. Così suonai.
Dopo qualche secondo la porta si aprì. Davanti a noi ci trovammo un ragazzo moro, occhi profondi e.. belle spalle, notai. Ricordavo mio cugino diversamente. Era impossibile che fosse lui.
-'Ciao.'- disse serio. 
Milly mi mosse il braccio per rispondere. Ero rimasta in silenzio a fissarlo in modo strano.
-'Ciao..'- dissi timida.
-'Chi sei?'- mi chiese.
-'Ehmm, sono Devonne.'- risposi preoccupata di aver sbagliato indirizzo.
-'Oh, capisco. Sei la cugina di Liam.'- disse sorridendo. 
Oh, cavoli. Che sorriso.. In quel preciso istante mosse il suo sguardo su una figura abbastanza magrolina che si nascondeva dietro di me.
-'..e tu sei?'- chiese.
-'Mi chiamo Milly. Sono la migliore amica di Devonne.'- rispose con mezzo sorrisino.
-'Bhè, io sono Zayn. Un'amico di Liam. Entrate, Liam è di sopra e la madre è in cucina. Mi avevano chiesto di venire ad aprir..'- si bloccò. Al suono di quelle parole lo avevamo tipo scavalcato ed eravamo entrate lasciando le nostre valigie in salone.

-'Cos'è tutto questo trambusto?'- disse una voce femminile provenire dalla stanza accanto.
-'Zia?'- chiesi sperando che venisse fuori il proprietario di quella voce. E così fu. Uscì mia zia Karen dalla cucina.
-'Devonne, nipotina mia!'- corse verso di me abbracciandomi e riempiendomi di baci. Ricambiai l'abbraccio. Non la vedevo da quando avevo 9 anni.
-'E tu saresti la ragazzina che ricordavo, che dovrebbe avere 18 anni? Come sei cresciuta..'- disse guardandomi dalla testa ai piedi. In tutto questo non sapendo cosa dire, sorrisi.
-'E tu devi essere la migliore amica di Devonne, giusto?'- chiese mia zia spostando la visuale dietro di me.
-'Ehm, si piacere signora, io mi chiamo Milly.'- disse sorridendo.
-'Il piacere è tutto mio. Oh e puoi chiamarmi Karen, signorina.'- rispose mia zia sorridendole.
Per tutto quel tempo non avevo fatto altro che osservarmi intorno. Avevo lo sguardo perso, ma nonostante tutto non potei far altro che notare che Zayn avesse concentrato tutta la sua attenzione su Milly. 
-'Dolcezza..?'- chiamò mia zia riferendosi a Zayn.
-'Oh, ehm, si..?'- rispose tornando alla realtà.
-'Sveglia! Hai lasciato la porta aperta.'- disse ridendo.
-'Oh, mi scusi.'- disse chiudendola e quasi non inciampò sulla mia valigia.

-'Ehi ma che succede qui sotto?'- sentimmo una voce provenire dal piano di sopra.
Era Liam e stava scendendo le scale.
Appena ci vide si mise a correre e sorrise.
Avrei giurato che non sapesse chi fosse sua cugina, vedendo come ci stava osservando in modo confuso.
-'Liam?'- chiesi sperando che così mi avrebbe riconosciuto.
-'Devonne?'- chiese con un sorriso a trentadue denti. 
Annuii e mi abbracciò.
-'Come sei cresciuta cuginetta!'- disse guardandomi.
'Ma perchè mi fissano tutti? Non sono sola in questa stanza, diamine' pensai.
-'Anche tu sei cresciuto moltissimo. E direi anche bene!'- dissi provocando risatine da parte dei presenti.
-'Non ricordavo fossi rossa Dev.'- osservò Liam toccandomi le punte dei capelli.
-'Si, il colore si è manifestato crescendo, in effetti.'- risposi abbassando lo sguardo. Che diamine significava quello che avevo appena detto? Stavo parlando a vanvera. Non mi piaceva stare al centro dell'attenzione, mi dava fastidio. Non riuscivo a sopportare gli occhi su di me solo perchè ero la 'nipotina'.
-'Adesso basta stare tutti fermi qui. Liam, Zayn aiutate le ragazze a portare su le valigie e fatele vedere la loro camera.'- disse con un sospiro mia zia.
-'Certo signora.'- rispose Zayn raccogliendo subito la valigia di Milly.
-'Si mamma.'- le rispose Liam facendo lo stesso con la mia.
Io e Milly seguimmo mio cugino e l'amico, sorridendo a mia zia mentre lasciavamo il salone.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Per tutto il tragitto fino a quella che sarebbe stata la nostra camera io e Milly ci guardammo stranite.
-'Ecco qui ragazze, entrate.'- disse Liam aprendo la camera degli ospiti.
Lui e Zayn appoggiarono le nostre valigie vicino la porta.
-'Allora, vi piace?'- chiese Liam.
La stanza era bella grande: appena entravi sulla destra c'erano due armadi bianchi, sulla sinistra una scrivania, accanto ad essa una libreria e al centro c'erano due letti separati. Le lenzuola erano color lilla ad entrambi i letti, in più c'erano due sedie quasi vicine ai nostri rispettivi comodini accanto ai letti. Il muro era tappezzato da una carta da parati a righe verticali di colore lilla e bianco, chiarissime.
-'È davvero bella, grazie Liam.'- risposi con tanto entusiasmo continuando a guardarmi intorno.
-'A te, Milly.. cosa te ne pare?'- le chiese Zayn. Liam lo guardò stranito.
-'Si, è molto bella.'- gli rispose sorridendoli.

I ragazzi scesero di sotto, così noi potemmo sistemare le valigie.
-'Milly...'- dissi cercando di cominciare un discorso.
-'Lo so, è strano.'- rispose capendomi.
-'Quel ragazzo moro, Zayn. Credo che tu l'abbia colpito, e non poco.'- dissi guardandola.
-'Perchè dovrebbe interessagli una come me?'- mi chiese.
Non le risposi, ignorai la sua domanda e continuai a sistemare le robe nell'armadio.
Odiavo quando parlava in quel modo. Se Zayn l'aveva notata dal primo istante in cui aveva messo piede in questa casa, un motivo doveva esserci.
Amavo la mia migliore amica, ma odiavo avere questo genere di discorsi con lei.
Lei era bella, ma non voleva ammetterlo perchè sapeva che mi sarei sentita inferiore. Peccato per lei, che ammetterlo o meno, non avrebbe cambiato quello che era appena successo.
Mi ripeteva che un giorno anche io avrei fatto colpo su qualcuno, ma io non le avevo mai creduto.
Non avevo autostima di me stessa e questo fatto portava a non crederci.
Se fossi stata carina, quel ragazzo moro mi avrebbe notata. Invece no, osservava solo ed esclusivamente Milly. 
Non ero gelosa di lui, non lo conoscevo nemmeno. Ero gelosa del comportamento che aveva avuto nei confronti di Milly. L'unica persona di cui sono sempre stata gelosa, era lei.
Non mi sentivo mai abbastanza. Non ero mai abbastanza. Perchè sarei dovuta esserlo per qualcuno?

-'A tavola!'- urlò mia zia dal salone, avvisandoci che era pronto il pranzo e rompendo il silenzio che si era creato tra me e Milly.
-'Dai, finiamo dopo. Andiamo a tavola.'- mi disse seria cercando di non incrociare il mio sguardo.
Milly è sempre stata piena di orgoglio.
Uscimmo, chiudemmo la porta della nostra stanza e scendemmo le scale con passo svelto. Eravamo affamate dopo il viaggio.
Arrivammo in cucina e notammo che la tavola non era per niente pronta. 'So che è la sorella di mia madre, ma non per questo dovrebbe avere lo stesso comportamento quando si tratta di pranzare' pensai.
-'Zia, ma.. dove si mangia?'- le chiesi.
-'Oh, giusto cara. Non te ne avevo parlato..'- la guardai stranita.
Andò vicino alla finestra che si trovava accanto al frigorifero e la aprì.
-'Quando arriva l'estate, noi mangiamo sempre fuori. Sia a pranzo, che a cena.'- rispose alla mia domanda.
-'Uh, non mi ero accorta che ci fosse un giardino nel retro. Davvero una bella casa zia.'- le dissi pimpante sorridendole.
-'E la colazione, invece?'- le domandò Milly. Ma perchè faceva domande così strane? Mi faceva davvero ridere quella ragazza.
-'Grazie Devonne. Milly, la colazione qui. Tranquillamente in cucina.'- le rispose.
Così ci lavammo le mani al lavandino della cucina. Non ci eravamo guardate in faccia per tutto il tragitto.
Per sbaglio mentre aprivo il lavandino, schizzai un pò d'acqua addosso a Milly, così si rivendicò. Era come se quello che fosse successo in stanza, in realtà non fosse mai accaduto. Eravamo così io e lei: non amavamo litigare, ed ogni scusa era buona per far pace.
Dopo esserci asciugate, uscimmo in giardino: c'era una tavola apparecchiata al centro del giardino.
-'Guarda Dev, c'è la piscina!'- aggiunse Milly euforica, indicandomi col suo indice diretto a destra.
-'Oh, ragazze. Finalmente cel'avete fatta.'- disse Liam facendoci sedere a tavola.
-'Mangi anche tu qui?'- domandai a Zayn seduto alla destra di Liam.
-'Oh, si. Oggi si.'- mi rispose, girandosi a guardare Liam: entrambi sorrisero. C'era di sicuro qualcosa sotto.

Zia dopo nemmeno un minuto arrivò portando del pollo al rosto con delle patatine.
Le patatine fritte? Perfetto. Queste finivano direttamente nelle mie coscie. Lo so, sono così noiosa. Ma non potevo deludere mia zia che aveva preparato tutto apposta per noi, quindi cominciammo a mangiare.
-'Ti piace la piscina, eh Milly?'- le chiese Liam sorridendo.
-'Si, mi attrae molto. Anche se preferisco il mare.'- gli rispose.
-'Bhè, ma noi non abbiamo il mare, quindi dovrai accontentarti.'- le disse serio.
-'Oh, si..'- rispose lei confusa, guardandomi. L'avevo capita con un solo sguardo. Liam lo aveva detto per scherzare, ma il suo commento serio l'aveva intimorita.
-'Milly, potresti passarmi il ketchup per favore?'- le chiese Zayn. Ogni scusa era buona per attirare l'attenzione della mia migliore amica. Milly mi guardò come per cercare un consenso a quello che stava per fare, ma non doveva chiedermi niente.
-'Non ho puntato gli occhi sul moro, quindi puoi stare tranquilla.'- le sussurrai senza farmi sentire dagli altri e gliela passò. 

-'Se vi va, dopo mangiato magari potremmo vedere un film.'- disse Liam. -'Tanto per passare il tempo, così digeriamo e poi potremmo rinfrescarci in piscina.'- aggiunse.
-'Per me va bene.'- aggiunsi guardando la mia migliore amica sorridendo. 
Potevo essere gelosa di Milly quanto volevo, ma dopo gli scambi di sguardi tra lei e il moro all'affermazione di Liam riguardo il nostro pomeriggio, avrei fatto qualsiasi cosa per farli stare insieme e vedere che cosa sarebbe successo.
-'Anche per me va bene.. E poi se è stata messa lì quella piscina, servirà a qualcosa, no?'- chiese Milly guardandomi.
-'Già, hai ragione. Fa molto caldo oggi, anche io ci sto.'- aggiunse il moro.
Ok, stava diventando davvero una situazione ambigua.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Una volta finito di mangiare, io e Milly tornammo di sopra a sistemare le ultime magliette rimaste, mentre Liam aiutava la madre a sparecchiare e Zayn sceglieva il film da vedere.
-'Devonne, devi smetterla di fare la stupida e di guardarmi ogni volta che lui parla. Mi sento troppe occhiate addosso.'- disse Milly sistemando i suoi costumi da bagno in un cassetto. 
-'Milly, ma hai visto che occhiate si fanno lui e mio cugino? Di certo c'è qualcosa sotto. E l'hanno notato tutti.'- dissi ridendo.
-'In effetti è un po' da stupidi farsi beccare in questo modo.'- rise anche lei adesso.
-'Chi sceglieva il film?'- chiesi apposta.
-'Zayn..'- mi rispose.
-'Guarda come pronunci il suo nome..'- aggiunsi ridendo, mi piaceva prenderla in giro. Mi lanciò il cuscino addosso e glielo rilanciai.
Ad un certo punto tra risate e botte, sentimmo bussare.
-'Chi è?'- chiesi ridendo.
-'Dev, sono Liam. Noi siamo pronti. Posso aprire?'- chiese da dietro la porta.
-'Certo.'- gli risposi. 
Appena aprì, ci trovò sedute a terra, con entrambi i cuscini addosso e le valigie buttate a terra.
-'Cosa è successo qui dentro?'- chiese guardandoci divertito.
-'Oh, bhè..'- risi.
-'..ehm, l'importante è che siamo ancora vive.'- continuò Milly al posto mio, cercando di deviare il perchè di dove fosse partito il tutto.

Sistemammo tutto, togliendo le valigie di mezzo mettendole nella parte superiore dei nostri armadi. Ciò significava solo una cosa: da questo momento la nostra vita sarebbe cambiata.
Scendemmo di sotto con Liam.
-'Allora, che film vediamo?'- chiese Milly.
-'Batman.'- le rispose Zayn. 
-'Ottima scelta.'- disse Liam.
-'Batman?'- chiesi stupita.
-'Non sarebbe stato meglio uno di paura?'- aggiunse Milly.
-'Oh, te lo puoi solo scordare.'- aggiungemmo in coro io e mio cugino.
-'Batman piace a Liam, è casa sua. E poi ci avrebbe costretto a vederlo, quindi non avete altra scelta.'- disse il moro.
-'Io sto andando a lavoro, ragazzi. Ci vediamo stasera al mio rientro. Voglio trovare la tavola apparecchiata, mi raccomando.'- disse zia Karen uscendo dalla cucina, prendendo la borsa.
-'Certo mamma.'- le rispose Liam.
-'Vabbene zia, a stasera.'- aggiunsi.
-'Ciao Karen!'- dissero in coro Milly e Zayn. Si guardarono per pochi secondi e poi rigirarono la testa. Avrei giurato che Milly fosse diventata rossa in viso. Era una delle sue particolarità.
-'Io.. vado a bere un po' di aranciata.'- disse il moro una volta che zia Karen si lasciò dietro casa, chiudendo la porta. Guardai Zayn lasciare la stanza con la mano dietro la testa: che avesse usato l'aranciata come un diversivo?

Il film continuò sul noioso. Era diventato più carino guardare l'orologio. Non che Batman non mi piacesse, ma non vedevo l'ora di andare a fare un tuffo in piscina. Il problema era che avevo la digestione lenta e dovevo aspettare un po' più tempo degli altri. Mi alzai e andai in cucina a prendere una bibita: faceva caldissimo.
Vidi il succo all'ananas e mi catapultai a berlo. L'ananas aiuta a non far bloccare il cibo nelle gambe e non crea ritenzione idrica, di conseguenza non mi gonfia. Sono troppo in fissa.
Tornai in salone e mi sedetti dinuovo tra mio cugino e l'amico. 
Liam ripeteva alcune battute del film a memoria e Milly era su una poltrona ad un posto e sembrava tanto interessata al film che gli ripeteva di stare zitto.
-'Avete entrambe 18 anni?'- mi chiese Zayn.
-'Sì.'- risposi spostandomi un po' sulla destra in modo da non disturbare mio cugino dal suo film preferito.
-'Posso farti una domanda?'- mi chiese.
-'Certo.'- risposi pensierosa. Il battito del mio cuore aumentò. Perchè quando ti rivolgono domande del genere cominci ad agitarti?
-'Tu.. da quanto conosci Milly?'- mi chiese. Sembrava gli ci volesse una spinta per parlare.
-'Da 8 anni. Perchè?'- fui io stavolta a fargli una domanda.
-'Cosa ti aspetti da un ragazzo?'- mi fece una domanda a sua volta.
-'Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.'- dissi seria. Così lasciò stare.
Perchè era così strano? Perchè non si esprimeva? 
Io con i ragazzi sono sempre stata tanto scorbutica perchè ho sempre avuto paura di innamorarmi. E si sa, le paure nascono da avvenimenti passati. Sono stata innamorata solo di un ragazzo in vita mia per molti anni, e non ho mai avuto il coraggio di dirglielo perchè credevo di non essere all'altezza e avevo paura che la nostra amicizia si sarebbe rovinata. Mi sono sempre tenuta tutti i sentimenti dentro e quando mi capitava di parlargli, non lo guardavo mai per troppo tempo negli occhi. Toglievo lo sguardo per paura che potesse leggermi attraverso e vedere nella mia mente che fossi perdutamente innamorata di lui.

Il film finì verso le 4:oo pm e io e Milly ci alzammo per andarci a cambiare. Di sopra appena entrate in camera, ci spogliammo e restammo in intimo. Aprimmo l'armadio bianco ed entrambe prendemmo i vari costumi per sceglierne uno.
Io ne avevo tre di cui uno tutto rosa, uno a righe bianche e blu e uno arancione a fascia. Riuscii a trovare un difetto per ogni costume. Credevo che quello rosa non fosse abbastanza grande per il mio seno. Di quello blu a righe credevo che il di sotto fosse piccolo; invece quello a fascia, se avessi fatto qualche tuffo, mi sarebbe scivolato via.
Per non parlare del fatto che odiavo stare in costume davanti ai ragazzi. Mi mettevano in soggezione se mi fissavano per troppo tempo perchè non avrei mai creduto di piacere a qualcuno e non mi piaceva essere guardata. Per quello preferivo stare in acqua al posto di prendere il sole: in acqua non si notavano le mie gambe.
Milly invece ne aveva solo due, di cui uno tutto nero e uno verde mimetico. Non ebbe problemi a capire sul quale indossare appunto perchè quello nero le stava benissimo e quello verde era un po' piccolo sul seno.
Così alla fine decise ovviamente di indossare quello nero e io invece, indossai quello rosa che alla fine dimostrò di starmi bene sul seno.
Milly indossò solo un pareo leggero e quasi trasparente che le andava a tipo gonna, invece io indossai dei semplici pantaloncini  a tuta. Si, la piscina era in giardino, ma non dimentichiamo che ci sono due ragazzi in casa.

Scendemmo di sotto dopo aver indossato le nostre infradito e trovammo Liam in salotto che sistemava i dvd e metteva a posto i cuscini. Era già pronto ed aveva già indosso dei boxer blu. Ci disse che sarebbe arrivato tra pochi minuti e che in piscina c'era già Zayn ad aspettarci. Così attraversammo la cucina e uscimmo sul retro.
Nel giardino il tavolo su cui avevamo pranzato era più chiuso e più piccolo e su di esso c'era un vaso con dei bellissimi, grandi girasoli. 
Andammo sulla destra verso la piscina e trovammo Zayn a prendere il sole. Era steso su una delle sedie a sdraio. Sembrava prendesse il sole già da un bel po' notando come fosse sudato. 
Non volendolo disturbare, prendemmo due sedie a sdraio dal lato opposto della piscina e ci stendemmo sopra i nostri asciugamani. 
-'Ti butti già?'- mi chiese Milly.
-'Si, tu?'- chiesi di rimando.
-'Non so se mi va..'- rispose.
-'Andiamo, vieni. Tra un po' arriva Liam e penso si butti anche Zayn.'- le dissi sottovoce per non attirare sorrisi.
-'E va bene..'- disse convincendosi.
Sapevo che dicendo quel che ho detto, si sarebbe mossa. Non credo che le piaccia Zayn, lei non si innamora facilmente. Non lo fa nemmeno per mettersi in mostra. Più che altro lo fa per vedere fino a che punto lui si sarebbe spinto. E se devo dirla tutta, anche a me sarebbe piaciuto vederlo.



Salve gente, rieccomi dopo tantissimo tempo. Credo un anno. Oddio, mi dispiace. Comunque vi ho aggiornato la storia, ho cambiato alcune cose stupide dei capitoli precedenti e soprattutto sono andata avanti.
Quindi per chi avesse voglia di riprendere a leggerla, è scritta molto meglio.
Vi chiedo ancora scusa per l'assenza e per qualsiasi informazione su twitter sono @onhisrump.
A tre recensioni dal questo capitolo al 13, vi metto il 14. Ve ne ho aggiunti 4, ringraziatemi.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


*Presi le briglie tra le mie mani e detti due tallonate alla pancia di Zatopek, stando ben attenta a non fargli del male.
Entrammo in campo al trotto, la folla urlava e dall'altoparlante si udirono pronunciare il mio nome e quello del mio cavallo. Il campo era composto da ben diciassette ostacoli, alti tra 1.50 e 1.80 metri. Mentre la voce all'altoparlante presentava me e il mio cavallo, feci prepare Zatopek tenendolo al trotto in movimento per riscaldarlo. Una volta pronti, mi avvicinai alla linea di partenza disegnata sul terreno di gara. Diedi un'altra tallonata appena fu superata la linea e si udì il suono di una tromba: significava che il conto dei minuti era iniziato. Accorciai e strinsi di più le redini per avere più mano nell'eseguire tutti gli ostacoli in campo. Dopo il quarto ostacolo persi leggermente il controllo: Zatopek si stava gasando. Non gli lasciai interrompere la gara per uno dei suoi stupidi movimenti con la testa, così strinsi le ginocchia alla sella e riuscii a governarlo meglio. La mia presa era salda e mi stava ascoltando magnificamente. Chiusi gli occhi alla vista dell'ultimo ostacolo. Lasciai fare tutto a lui. Allentai leggermente le briglie, era alto e doveva riuscire a superarlo ovviamente senza toccarlo e con me che lo tenevo troppo bloccato, sarebbe stato difficile. Mi sentii alzare in aria. Sembrava quasi che stessimo volando. La trombetta che segnava il termine del percorso suonò.* 
Mi sentii chiamare. Nella mia mente c'era un frastuono di rumore di gente che acclamava me e Zatopek per il risultato, misto ad un frastuono di acqua e risate. Aprii gli occhi e un sole forte quasi mi accecò. Poi capii: stavo solamente sognando. Ripresi la cognizione del tempo e del luogo e mi resi conto di essere da mio cugino a Londra. Mi mancava tanto Zatopek, mi mancava fare gare con lui, mi mancava saltare gli ostacoli, mi mancava andare a cavallo.. 
-'Tutto apposto, Devonne?'- sentii una voce calda alla mia destra. Mi fece sobbalzare.
-'Ei...ehmm, sì.'- risposi riconoscendolo. 
-'Brutto sogno?'- mi chiese sorridendo.
-'No, tutt'altro.'- risposi. 
Ad un tratto mi arrivò un po' d'acqua addosso. Era Milly che schizzava da dentro la piscina. Stava scherzando con mio cugino in acqua.
-'Vieni Dev, basta dormire.'- mi invitò Milly ad entrare.
Mi alzai dalla sdraio e mi tolsi l'elastico dai miei capelli rossi facendoli disperdere e scompigliandoli.
-'Arrivo!'- avvisai Milly.
-'Tu vieni?'- chiesi al moro che continuava a fissarmi.
-'Non mi va.'- rispose alzandosi dalla sua posizione. Si era piegato sulle ginocchia vicino la sdraio, apposta, dopo avermi visto divincolarmi nel sonno. 
-'Dai non fare storie.'- lo presi dal polso e si lasciò portare vicino la scaletta della piscina.
Io ero praticamente già scesa in l'acqua che mi arrivava al bacino. Non lasciai la presa, era tutto sudato e volevo che si rinfrescasse un po'. Faceva davvero caldo.
-'Lascia perdere, non voglio entrare.'- disse con mezzo sorriso.
-'Ma perchè? Fa caldissimo, andiamo scendi.'- continuai cercando di convincerlo. Lui si limitò a sorridere di risposta del mio comportamento, girando la testa leggermente sulla destra. Poi la abbassò guardandosi i piedi: lo avevo già fatto scendere di due scalette in acqua. 
-'Davvero, non mi va.. Dev, lasciami dai..'- quasi mi implorò.
-'Spiegami il perchè e ti lascio.'- risposi seria.
-'Va bene, ma non ridere.'- disse.
-'Ok, non riderò. Sentiamo..'- 
-'Non so nuotare.'- disse abbassando lo sguardo. Feci una faccia sorpresa. Non volevo ridere, perchè in effetti non c'era niente da ridere. Ma un ragazzo come lui che non sapeva nuotare era più o meno una barzelletta.
-'Va bene..'- mi limitai a sorridere e lasciarlo andare. Interrompemmo il contatto visivo solo quando si voltò per tornare alla sdraio. Milly mi fulminò con lo sguardo, ma non disse niente.

Dopo quel pomeriggio stancante, Zayn tornò a casa sua per lavarsi e anche noi tre andammo a rinfrescarci. 
Mio cugino e l'amico ci avevano promesso che ci avrebbero fatto girare un pò la città di sera, ma tanto l'indomani avremmo impegnato un'intera giornata fuori casa.
-'Dev, posso farti una domanda?'- 
-'Penso di sapere già... Si, certo che puoi.'- risposi.
-'Non per essere paranoica, ma..'- si fermò abbassando lo sguardo. Aprì il rubinetto del bagno e ci calò dentro sia il suo costume che il mio. Cominciò a strofinarli e muoverli un po' in acqua per sciacquarli. 
-'Ma.. vuoi sapere se provo qualcosa per Zayn?'- chiesi dopo aver spento l'asciugacapelli rimettendolo a posto. -'Ti ho già detto di no.'- dissi.
-'I vostri sguardi prima mentre volevi che entrasse in piscina..'- ricominciò.
-'Milly, per me non sono niente. Come devo spiegartelo? Poi lo conosciamo da stamattina.'- 
-'Va bene, scusa.'- tirò fuori i costumi e li appoggiò in una bacinella dopo averli stretti per far calare le ultime gocce. Sciacquò il lavandino e si asciugò le mani.
-'Ammetto che questa storia mi stia prendendo un po' troppo, ma tranquilla. Non sento niente nemmeno io e, mi fido di te.'- concluse uscendo dal bagno con la vaschetta dei costumi.
Se non provava niente e si fidava di me, allora perchè mi aveva guardato in quel modo quando in piscina avevo lasciato il polso di Zayn? Perchè continuava a farmi quelle domande? Misi da parte i pensieri, mi infilai i pantaloncini a jeans e uscii di lì.
Mentre tornavo in camera, incontrai Liam solo con degli shorts a vita bassa beige, infatti si vedeva l'elastico nero dei suoi boxer. Eravamo più o meno nella stessa situazione: io avevo i miei pantaloncini ma al di sopra solo il reggiseno. Eravamo cugini ma entrambi quasi arrossimmo e per rompere il ghiaccio dissi che stavo andando a prepararmi e che doveva far lo stesso anche lui. Così entrai in camera e chiusi la porta.
Sentii bussare la porta della camera appena dopo aver indossato una canotta verde a righe e corsi ad aprire.
-'Dev, mi sono dimenticato di dirti che stasera oltre Zayn ci sarà un'altro nostro amico, spero non ti dispiaccia.'- mi informò Liam.
-'Oh, no anzi. Mi fa piacere.'- dissi sorridendo.
Liam andò a finire di prepararsi e prima che potessi chiudere la porta della stanza, entrò Milly.

-'Hai preparato la tavola come ti avevo chiesto e adesso cenerò da sola. È molto carino da parte vostra.'- disse zia Karen rientrando in casa dopo lavoro.
-'Mi dispiace mamma, ma è un'uscita da ragazzi.'- scherzò Liam.
-'Vorresti dire che sono vecchia?'- chiese zia.
-'È questo che pensi?'- chiese di rimando Liam.
Io e Milly sorridemmo. Ci piaceva il rapporto che aveva Liam con zia. Ne esistono davvero pochissimi al mondo, lui era davvero fortunato. Forse il fatto di aver perso suo padre quando aveva solo tre anni, lo ha fatto avvicinare molto alla madre. 

Uscimmo di casa salutando zia Karen e Liam prese il telefono per digitare il numero di Zayn.
-'Noi siamo fuori, dove dobbiamo venire?'- chiese una volta che il moro rispose al telefono. -'Oh, le ragazze saranno contente. Va bene, ciao.'- chiuse la chiamata.
-'Dove stiamo andando quindi?'- chiese Milly.
-'Lo vedrete presto. E' a pochi minuti da qui, anche se sembra lontana. Quindi a piedi non ci vorrà molto.'- rispose.
Dopo nemmeno una decina di minuti arrivammo sulla riva sud del Tamigi e infatti, a pochi metri da noi vedemmo la London Eye. Ci incontrammo con Zayn appena sotto di essa e insieme a lui c'era un ragazzo moro abbastanza alto e quando si avvicinò per presentarsi, grazie alle luci della ruota panoramica, riuscii a vedere i suoi occhi azzurri.
-'Ciao ragazze, lui è Louis.'- lo presentò Zayn.
Io e Milly ci presentammo e notammo che aveva un sorriso davvero dolce. Non faceva altro che squadrarci dalla testa ai piedi e poi cominciò a parlare con Milly. Lo sapevo, come volevasi dimostrare. Chi poteva far colpo se non lei? Così decisero che avremmo passato la serata nei pressi della London Eye.
Milly disse che le sarebbe molto piaciuto fare appunto un giro sulla ruota panoramica e Liam disse che era quello che avevano progettato per farci vedere tutta Londra. Era solo un assaggio di quello che ci avrebbe atteso tutti quei mesi lì. 
Louis, Milly e Liam salirono sulla ruota, invece io e Zayn restammo giu perchè entrambi soffrivamo di vertigini.

Passammo un'ora intera a parlare e a mangiare qualche patatina che avevamo comprato. Nel frattempo mi fece fare un giro di quel parco attorno alla ruota e vedemmo il Tamigi illuminato di sera. Lui si rivelò molto più simpatico di quanto aveva mostrato. Era un ragazzo chiuso, ma era davvero dolce e riuscivi a parlare di tutto. Anche io ero molto timida, infatti la nostra camminata si rivelò per la maggior parte del tempo silenziosa. Con lui che cercava di sapere di più sulla mia vita e quella di Milly e io che ricambiavo le sue domande perchè quando credevi di aver capito il suo punto di vista, si rivelava davvero un tipo misterioso.
Lui mi rivelò gran parte delle sue paure e io gran parte delle mie: fin da quando era piccolo aveva sempre avuto paura dell'acqua e dell'altezza. La differenza era che io ero d'accordo con lui sul fatto dell'altezza ma non sulla paura per l'acqua. L'acqua per me era un modo per staccarmi dal resto del mondo una volta entrataci sotto. Al contrario era quello che c'era sul fondo che spaventava lui. Poi toccò a me confidare le mie paure e diciamo che fu un pò imbarazzante. 
-'Ho paura del buio, della morte, dell'altezza e dei ragni.'- dissi tutto d'un fiato. Lui scoppiò a ridere, ma io prima non lo avevo fatto perchè ricordai ciò che mi aveva detto il pomeriggio stesso. Quindi gli feci un'occhiata offesa e lui tornò subito serio. 
-'Scusami, in effetti hai ragione. Ti avevo chiesto di non ridere delle mie paure, ma la tua paura verso i ragni è un pò da stupidi.'- aggiunse. Così, se prima avevo usato l'occhiata offesa per farlo smettere di ridere, adesso non era stato per niente divertente e sembrava che mi stesse offendendo sul serio. Così continuai a camminare da sola. Mi corse dietro mi sfiorò il gomito e mi fece voltare.
-'Dai, scherzavo.'- disse guardandomi. Non dissi niente, ma gli permisi di continuare la passeggiata insieme.
Dopo dieci minuti, ricevetti una chiamata. Un numero che non conoscevo, non lo avevo di certo memorizzato nel telefono.
-'Pronto?'-
-'Devonne, sono Louis. Agli altri non prendono i telefoni in mezzo a tutta questa gente. Noi siamo scesi dalla ruota, dove siete?'- 
-'Vicino al Hungerford Bridge. Così pare..'- dissi confusa perchè non conoscevo la zona, ma quel ponte lo conoscevo.
-'Sì siamo all'entrata del Hungerford Bridge.'- aggiunse Zayn avvicinandosi al mio telefono per farsi sentire. Poi mi guardò sorridendo.
-'Perfetto, arriviamo. Non muovetevi.'- disse Louis chiudendo il telefono.
Quando arrivarono Milly era aggrappata al braccio di Louis e tutti e tre compreso mio cugino non smettevano di ridere. Notai in Zayn un'espressione poco divertita da ciò che vedeva, anche perchè appena ci muovemmo per dirigerci verso casa, mi prese sotto braccio e mi disse di continuare a camminare facendo finta di niente. Quando arrivammo davanti a casa, era passata la mezzanotte ed eravamo tutti stanchi. Così salutammo Louis: Milly gli diede un bacio sulla guancia e lui arrossì leggermente. Poi toccò salutare Zayn che mi stampò un grosso bacio sulla guancia e se ne andò, guardando Milly. 


A tre recensioni dal 10 capitolo al 13, vi metto il 14. Ve ne ho aggiunti 4, ringraziatemi.
Ps: Finalmente un po' d'azione, spero vi piaccia. :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Questa mattina io e Milly ci svegliammo insieme e come mi era solito fare nella mia vecchia casa, scostai la tenda e aprii la finestra. Si udì il cinguettare di qualche uccellino sugli alberi attorno al giardino che dividevano la nostra villa da quella d'accanto. Erano una schiera di ville tipo quelle in cui abitavamo io e Milly, l'unica differenza era che anche se eravamo nella parte vicino il centro di Londra, c'era molto più verde rispetto l'Italia. Gli inglesi usano curare con molta attenzione tutto ciò che li circonda ed è una cosa davvero bella, soprattutto per una ragazza come me che ama la natura.

La notte scorsa io e Milly andammo a dormire senza dirci granchè. Mi parlò solo di quello che si vedeva dalla London Eye e che si era divertita molto. Si era divertita soprattutto con mio cugino che cercava di fare la guida turistica e con Louis che a quanto avevo potuto già constatare, prendeva tutto per ridere. Faceva battute su battute. Il suo motto era di vivere la vita al momento, perchè tutto il resto restava incerto. Aveva ragione, ed era proprio quello che avevamo intenzione di fare io e la mia migliore amica. Viverci la vita, adesso. 
Così si alzò e insieme sistemammo i nostri letti. Ci lavammo e ci vestimmo con l'intenzione di girare per Londra per tutta la giornata. Così una volta pronte, scendemmo di sotto a fare colazione.
-'Buongiorno. Come va stamattina?'- chiese zia Karen.
-'Tutto bene. Volevo avvisarti che oggi io e Milly non pranzeremo qui. Abbiamo intenzione di viverci questo posto al massimo.'- dissi guardando la mia migliore amica.
-'..E le accompagnerò io.'- disse Liam entrando in cucina. -'Buongiorno.'- continuò.
-'Liam è molto meglio di una cartina.'- scherzò Milly.
-'Bhe, certo. Dopo quello che ho fatto ieri sera, è il minimo.'- disse Liam.
-'Dove siete stati?'- chiese zia.
-'Le abbiamo portate alla London Eye per farle vedere cosa le attendeva, ma Devonne non è voluta salire perchè soffriva di vertigini.'- raccontò un po' mio cugino.
-'Oh, mi dispiace tanto. Quella ruota l'avrò fatta più di venti volte da quando sono qui, con tutti i miei amici che vengono ogni tanto a trovarci.. Devo dire che di sera è bellissima. Peccato che tu non sia potuta salire.'- aggiunse zia guardandomi mentre stendeva della marmellata su un toast.
-'Pensare che Zayn proprio dalla ruota, quando era piccolo, scoprì di soffrire di vertigini. Avevamo solo 8 anni, ci conosciamo dall'asilo, sapete?'- raccontò Liam. Sembrava logorroico quanto me. Forse era uno dei difetti di famiglia.
-'Dici sul serio?'- chiese Milly.
-'Ma certo. E comunque, le faremo passare questa paura alla nostra Dev.'- disse alzandosi da tavola, dandomi un buffetto sulla testa. Poi posò la sua tazza nel lavandino e annunciò di andarsi a preparare. 

Girammo la città per tutta la mattinata e arrivata l'ora di pranzo purtroppo, fummo costretti a fermarci in un fast food. Prendemmo entrambi un panino a testa e ci dividemmo in tre un pacchetto di patatine fritte con ketchup e maionese. Eravamo degli ingordi e io ero la solita che si lamentava del fisico. Loro di cosa potevano lamentarsi? 
Cercai di non darlo a vedere così mi alzai per andare a buttare i vassoi mentre Liam, da bravo gentil'uomo che era, si offrì di pagarci il pranzo.
Da quella mattina fino al pomeriggio tardi, Liam ci fece vedere il Tower Bridge, Gherkin, la cattedrale di St. Paul's e la London Eye che avevamo visto solamente di sera. Di sicuro non potevano mancare la National Gallery in Trafalgar Square e l' Alexandra Palace, praticamente immerso nel verde. 
Prima di tornare a casa quel pomeriggio, ci portò a fare una tranquilla camminata in uno dei tanti parchi della città.
A quell'ora di sera fu così tranquillo passeggiare in quei parchetti primo perchè c'era poca gente, tra i quali persone abbastanza intelligenti da andare e non trovare l'affollamento delle solite ore mattutine. 
Amavo stare nel verde e costrinsi mio cugino e Milly a stenderci sul prato. Liam sapeva tutti i posti più belli della città, quindi ci fece stendere in una parte del parco dove si potè ammirare un bellissimo tramonto.
Seduti senza dir niente, in un silenzio che avrebbe spaccato i timpani, guardammo il sole tramontare. Il cielo assumeva colorazioni diverse. Da azzurro al giallo-verde, poi dal rosso al rosa e infine al viola che si sarebbe ben presto trasformato in blu. 

Al calare della sera, non avevamo per niente la voglia di tornare a casa, ma esisteva anche zia e in questi due giorni non le avevamo dato molta importanza. Forse non era abituata a stare sola ogni volta che avevano ospiti, ma sono sicura che ci avrebbe capiti. Insomma, eravamo giovani e stavolta Liam si stava divertendo con qualcuno della sua età, con suoi coetanei.
A interrompere tutti questi pensieri non furono nè mio cugino, nè la mia migliore amica con qualche battuta stupida, ma bensì uno scoiattolo del luogo. In quella città era normale nei parchetti a trarre l'attenzione dei turisti e non. Erano stati un certo senso 'viziati' a ricevere roba da mangiare e così non perdemmo tempo a non dargliela. Io amavo qualsiasi tipo di animale, tranne ovviamente i ragni e le api da cui scappavo,ma dettagli. Non potevo di certo considerarmi un'animalista perchè mangiavo la carne e la maggiorparte degli animalisti sono vegetariani, ma amavo gli animali. Così Liam ci disse cosa piaceva agli scoiattoli, perchè di sicuro ci era abituato. Ci alzammo e raccogliemmo qualche frutta dagli alberi, poi Milly si ricordò di avere una pera e così cominciò ad avvicinare un altro scoiattolo.
Gli demmo con molto piacere la frutta cercando di avvicinarli il più possibile e il primo che si era avvicinato, scappò dentro la sua tana con tutta la frutta. Il secondo con un pezzettino di pera in mano, si lasciò accarezzare, ma questo durò ben poco tantè che rientrò anche lui. 
Evidentemente non erano soli nella tana. Liam disse che usavano uscire i genitori al posto dei piccoli e li procuravano loro il cibo, ovviamente.
Fu una bella esperienza per me e Milly e appena arrivammo a casa, raccontammo a zia tutto quanto. Tutto quello che avevamo visitato e degli scoiattoli. Ci rimasero così impressi che non parlavamo d'altro.
Dopo cena, restammo per un po' sul divano e io mi stesi vicino Liam. Stemmo abbracciati per un po', ma quanto bastava per tutti gli anni che non avevamo passato insieme e che non sarebbero tornati indietro. Il suo abbraccio fu davvero caldo, uno di quelli che non si tolgono di dosso maggiormente. 

Il giorno dopo mi svegliai prima di tutti e scesi di sotto, controllando che non ci fosse nessuno. Da brava ospite, volevo fare io qualcosa per la mia famiglia. Zia evidentemente dormiva ancora, Liam era sempre l'ultimo ad alzarsi e Milly si alzava solo se la chiamavo, quindi mi misi al lavoro. Andai in cucina e guardandomi intorno, mi ricordai cosa ci aveva detto zia il primo giorno che eravamo arrivate qui: loro usavano pranzare e cenare fuori, la colazione la facevano dentro perchè essendo di mattina per una piccola colazione, non c'era bisogno di mettere disordine fuori. Così decisi di fare il contrario di quello che ci aveva detto zia. Aprii la finestra che divideva la cucina dal giardino e andai diretta verso il tavolo di fuori. Lo aprii bene e tolsi il vaso di fiori che era appoggiato sopra, lo misi vicino la porticina a terra e tornai in cucina a prendere una tovaglietta di quelle che usava zia per mangiare fuori. Tornai in giardino e la sistemai per bene sul tavolo, poi presi piattini, tazze, cucchiaini e latte. Sistemai gli ultimi cornetti che erano rimasti. Sarebbe stato abbastanza carino prepararli la colazione e vedere le loro facce una volta svegli.


A tre recensioni dal 10 capitolo al 13, vi metto il 14. Ve ne ho aggiunti 4, ringraziatemi. :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Dopo aver cercato di prendere quattro tazze in mano, con scarso risultato, mi cadde una. Erano l'unica cosa che mancava sul tavolo dopo dieci minuti di lungo lavoro e, credo che sarebbero restate l'unica cosa che sarebbe mancata sul tavolo. Non per niente, quella si ruppe e fece rumore. Mi ripromisi che sarei andata a pulire subito dopo aver sistemato le altre tre sul tavolo, solo che quando mi voltai e rientrai in cucina, trovai mia zia e Milly sulla porta. Entrambe mi chiesero cosa stessi combinando e gli spiegai che volevo fare qualcosa per ringraziarli per tutto. Solo che quel qualcosa era andata storto. Avevo immaginato loro tre, in piedi sulla porta della cucina che ammiravano tutto ciò che avevo preparato per loro, ma.. non era andata esattamente così. E Liam doveva ancora arrivare. Così mia zia cominciò a ripulire il disastro e io mi offrii per farlo. Una volta aver pulito e aver sistemato fuori un'altra tazza, arrivò Liam. Ovviamente mio cugino fu informato dell'accaduto e io mi sentivo in colpa. Avrei voluto scomparire in quel preciso istante, invece mio cugino una volta aver saputo venne da me e mi abbracciò. In un certo senso mi aveva fatto sparire perchè mi copriva dalla vista di Milly e di mia zia con quell'abbraccio. Mi disse che ero un completo disastro, ma che alla fine ero stata davvero gentile. Una volta finita la colazione, mia zia disse che anche lei aveva apprezzato il gesto. In quel momento, tutto passò. Si, bhe avevo rotto una tazza, ma alla fine non era andata poi così male.

Finita la colazione, zia Karen ci informò che aveva bisogno di qualcuno che andasse a fare la spesa, perchè lei doveva andare a lavoro. Io mi offrii, ovviamente credendo che anche la mia migliore amica e mio cugino sarebbero venuti con me, invece dovetti fare da sola. 
Mi ritrovai in strada, con una cartina e i soldi datomi da mia zia. Forse avrei dovuto usare i miei di soldi, ma mia madre ha detto di usarli per cose serie. Non sarebbero durati molto con me, così pensai che in qualche modo mi sarei dovuta trovare lavoro. Almeno quei soldi li avrei usati per pagare l'iscrizione a scuola e comprare i libri. Lo so,era un po' presto per pensare alla scuola, ma avevo diciotto anni e anche se era estate, volevo un lavoro. Volevo essere ancora più indipendente. Volevo avere le mie responsabilità.

Mi diressi verso una fila di negozi. Era una zona che vendeva di tutto e c'era anche un supermercato vicino così decisi di andare a comprare ciò che mi aveva chiesto zia. Ci misi un po' ad uscire da quel mercato. Credevo di aver visto il latte in una parte del negozio, invece era il lato opposto. Ero un completo disastro. Non conoscendolo, per ogni prodotto credo di aver fatto il giro del negozio almeno tre volte. 
Appena uscii da quell'inferno, erano solamente le undici e cominciava a fare caldo. Avevo dei pantaloncini, delle vans, una canotta larga e un cappellino nero estivo per ripararmi dal sole. Pensai di aver davvero bisogno di alcune paia di occhiali da sole. Mi diressi verso lo Starbucks più vicino dal mercato, secondo la cartina. Mi sedetti e ordinai un bel cappuccino. Ero ansiosa di provare questo famoso Starbucks di cui parlava tutto il mondo. Chissà,magari non sarebbe cambiato niente, ma solo la confezione. Però provare, non costava poi così tanto. Al tavolo di fronte erano seduti tre ragazzi, ed essendo sola,cominciarono a fissarmi. Non avevo la più pallida idea di cosa stessero pensando, ma inglesi, italiani, francesi, spagnoli o cinesi che siano, le intenzioni non cambiavano. Decisi di ignorarli e voltai la testa verso la gente che passava fuori dal negozio. Uno di loro moro, occhi quasi oro,si avvicinò a me. Decise di prendere posto al mio tavolino senza chiedermi il permesso e la cosa mi diede un po' di fastidio.
-'Cosa ci fa una bella ragazza come te, sola in una città come questa?'- tipica frase da parte di chi di sicuro avrebbe voluto abbordare una ragazza,ma con me non avrebbe funzionato.
Evitai di guardarlo,mi alzai e mi diressi alla cassa facendo finta di niente. Una volta aver pagato, decisi subito di andarmene sapendo di aver sorpassato un campo minato, così allungai il passo. Dopo una decina di minuti ero ferma vicino delle bancarelle che vendevano magliette. Ero più sicura in mezzo alla folla, almeno non avrebbero fatto qualche stupidata e stavo cominciando ad agitarmi. Mi diressi verso l'uscita di quelle bancarelle, dal lato opposto. Avendo finito il mio cappuccino, stavo cercando un cestino e così decisi di andarlo a buttare all'unico bidone presente in quella strada e cioè vicino una gelateria. Appena buttai il bicchiere, mi sentii prendere il polso. Mi voltai di colpo, era il ragazzo di prima. Mi aveva seguito, ma cosa voleva?
-'Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta.'- parlò con tutta la calma possibile.
-'Tu, pretendi una risposta?'- chiesi sottolineando la parola 'pretendi'. 
-'Uh,abbiamo una dura.'- cominciò a farmi innervosire e non aveva intenzione di lasciarmi il polso.
In quel momento, la gelateria si aprì e uscì una comitiva di amici tutti con in mano un gelato,ma sembrava non si fossero accorti di niente. Cercai di divincolarmi, facendo si che lasciasse il polso e così muovendomi detti la possibilità alla porta a sensore della gelateria, di restare aperta. 
-'Senti, lasciami stare.'- cominciai ad alzare la voce.
-'Andiamo, non fare la difficile. Voglio solo una risposta.'- continuò.
-'Ma se non ti conosco nemmeno. Non devo di certo darti delle spiegazioni. Per me non sei nessuno, e ora lasciami in pace.'- cercai in tutti i modi di liberarmi, tant'è che lasciai a terra la borsa della spesa di mia zia. In quel momento uscì un ragazzo dalla gelateria con un camice bianco e un cappello bianco che evidentemente, avendo la porta aperta, aveva assistito alla scena. 
-'Bene, bene, bene. Cosa stiamo combinando, giovanotto?'- disse il ragazzo vestito di bianco. Era molto alto rispetto a me. Bhe, chiunque poteva esserlo. 
-'Come scusa?'- chiese il moro al ragazzo,intanto non aveva alcuna intenzione di mollare.
-'Stai importunando una povera ragazza, da sola e in un luogo pubblico. Lasciala stare, o sarò costretto a chiamare la polizia.'- in quel momento il moro scoppiò a ridere e il gelataio lo guardò torvo.
-'Andiamo, amico. La conosco, non c'è bisogno.'- feci una faccia alquanto spaventata a quella sua affermazione e tornai a guardare il gelataio.
-'Da quanto ho potuto udire, di sicuro la ragazza non ti conosce, amico.'- rispose sottolineando l'ultima parola.
-'E vabbene,hai vinto signorino.'- disse il moro guardando il gelataio. -'Mi ricorderò di te, dolcezza.'- continuò lasciandomi il polso con strafottenza come se mi stesse tirando addosso qualcosa, e poi alzò i tacchi da quel luogo.

Il gelataio mi invitò ad entrare e mi fece sedere ad un tavolino. Notai che il locale era abbastanza piccolo ed evidentemente era da solo. Però guadagnava abbastanza clientela. Era un bel punto dove poter aprire un'attività con tutti quei turisti che passavano di lì.
-'Torno subito.'- mi disse sparendo dietro il bancone, lasciandomi lì.
Dopo nemmeno un minuto, tornò con un bicchiere d'acqua e me lo porse.
-'Grazie mille.'- dissi cominciando a berlo.
-'Stai meglio ora?'- mi chiese sedendosi al tavolino, togliendosi finalmente quella visiera bianca che per tutto quel tempo aveva oscurato per metà il suo volto. Notai che aveva gli occhi verdi e dei capelli ricci quasi schiacciati per colpa della visiera. 
-'Bene,grazie.'- risposi seria. 
-'Solo un grazie?'- disse accennando un mezzo sorrisetto. 
-'Cos'altro dovrei dire?'- gli chiesi con aria disinvolta.
-'Bhè,ti ho praticamente salvato da un maniaco.'- disse alzando le spalle.
-'E allora?'-
-'Ti ho anche dato dell'acqua.'- cosa cercava di fare?
-'Ben fatto, avevo davvero bisogno di un po' d'acqua dopo un bel cappuccino.'-
-'Credevo di doverti dare dell'acqua per calmarti,avevi un'aria davvero spaventata.'- 
-'Può darsi,ma poi sei arrivato tu.'-
-'E quindi?'- sorrise con aria di sfida.
-'E quindi grazie, l'ho già detto.'- mi spuntò un leggero sorrisino alla vista del suo. Quelle fossette ai lati delle labbra,gli facevano assumere un aspetto quasi tenero.
-'Credo si sia fatta l'ora di pranzo, devo cominciare a chiudere.'- disse alzandosi dalla sedia e togliendosi il camice.
-'Allora sarà meglio che torno anche io,altrimenti non mangeremo senza spesa.'- dissi alzandomi e prendendo la busta.
-'Non vai da nessuna parte da sola. A quest'ora non passa un cane, ti riaccompagno io.'- disse serio.
-'Non voglio dare fastidio,davvero. Ho una cartina e so tornare benissimo da sola.'- non mi piaceva vedere che qualcuno sprecasse bensina per me.
-'Una cartina? Non sei di qui,allora. Questo me lo conferma.'- disse con una risatina roca.
-'Si,mi sono trasferita e sto da mio cugino. Ma questi non sono fatti tuoi.'- incrociai le braccia.
-'Bhe,lo saranno se vuoi che ti riaccompagni a casa. Devo sapere dove abiti.'- copiò il mio movimento.
-'Infatti non ti ho chiesto di riaccompagnarmi a casa, hai fatto tutto da solo.'- mi distolsi da quella posizione.
-'Hai ragione,ma mi sono offerto. E non puoi rinunciare.'- disse prendendo le chiavi del negozio. Daccordo, mi arresi. Uscimmo dalla gelateria, abbassò la saracinesca e chiuse il tutto con la chiave,mettendo l'allarme.

Il viaggetto verso la sua macchina fu piuttosto silenzioso. C'era un sole che spaccava le pietre e camminavo osservando le nostre orme sull'asfalto. Facevo attenzione a tenermi a distanza,con i ragazzi come avevo già specificato, lo avevo sempre fatto. Ogni tanto quando notavo che fissava l'asfalto, con la punta dell'occhio lo fissavo. Il sole sul suo viso mi fece notare che i suoi occhi non erano verdi e basta, ma erano profondi. Forse la luce del sole lo era,ma non ne fui tanto certa.
Quando arrivammo alla macchina fui sorpresa di vedere che genere di macchina fosse. Era davvero grande e nera. Con questo caldo averla nera, di certo non era la situazione migliore. Ma non dissi niente e una volta averla aperta, mi invitò ad entrare.
-'Davvero una bella macchina.'- affermai osservando i sedili e tutto ciò che mi era intorno. Aveva un impianto stereo abbastanza carino e delle casse più grandi dello stereo posizionate ai lati di esso. 
-'Grazie.'- disse inserendo la chiave e chiudendo lo sportello.
-'Non ero mai stata in un fuoristrada.'- dissi aprendo il finestrino. 
-'C'è sempre una prima volta a tutto.'- mi guardò e accennò un sorriso. Mise in moto e partimmo. La situazione cominciava a farsi strana e io cominciavo a sentirmi in imbarazzo. 
-'Da quanto hai quella gelateria?'- aggiunsi per rompere il ghiaccio.
-'A dir la verità, dall'inizio di quest'estate.'- 
-'E lavori da solo?'- chiesi forse impertinente,ma non avevo altri argomenti.
-'Si,ma appena inizia la scuola, lo terrò chiuso. Ho deciso di tenerlo aperto solo d'estate. Vendo solo gelati in quel buco e di inverno, non avrei tutta la clientela che ho adesso,capisci?'- 
-'Si,mi sembra normale.'- sorrisi e dopo avermi chiesto l'indirizzo, andò spedito come se già conoscesse la strada. Era di Londra,certo ma non credevo fosse così esperto di strade. Se avesse lavorato come tassista,avrebbe di sicuro guadagnato di più.
-'Vai ancora a scuola? Credevo fossi molto più grande.'- dissi.
-'Ho diciannove anni. Devo fare l'ultimo anno. E tu ragazzina che fa tante domande, quanti ne hai?'- mi chiese voltandosi verso di me una volta fermatosi ad un semaforo.
-'Diciotto.'- abbassai lo sguardo.
-'Interessante.'- disse spingendo sull'acceleratore. 
-'Molto.'- voltai la testa verso il finestrino.
-'Senti, tuo cugino per caso si chiama Liam?'- mi chiese tutto ad un tratto.
-'Perchè dovrei darti quest'informazione?'- lo fissai attendendo per la prima volta con ansia una sua risposta.
-'Mi hai detto dove abiti. Ti ci sto portando e si dia il caso che conosco chi abita lì.'- 
-'Conosci mio cugino?'- spalancai gli occhi.
-'Beccata!'- scoppiò a ridere. Ebbi un'espressione da combinaguai in quel momento.
-'Ok,adesso tocca a me fare una domanda.'-
-'Come se non ne avessi già fatte abbastanza,ma.. spara.'- la conversazione stava assumendo un'aria piuttosto divertente.


A tre recensioni dal 10 capitolo a questo, vi metto il 14. Ve ne ho aggiunti 4, ringraziatemi. :)

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