The sound of happiness.

di tomlindoll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (prologo)Asking for love. ***
Capitolo 2: *** 1_And they'll judge you. ***
Capitolo 3: *** 2_Will you get closer to me? ***
Capitolo 4: *** 3_Sorry ***
Capitolo 5: *** 4_Can we try again? ***
Capitolo 6: *** 5_It isn't fair, Louis ***
Capitolo 7: *** 6_When the last meet the first ***



Capitolo 1
*** (prologo)Asking for love. ***


 
Quel'è il rumore della felicità?
Era una domanda a cui nessuno aveva mai saputo dare una risposta, che molte volte il professore di letteratura aveva posto ai suoi alunni.Una domanda a cui Louis voleva trovare una risposta soddisfacente, ogni giorno impiegava più di un'ora per trovare qualcosa di decente, ma non era mai abbastanza.Quella domanda se la poneva al mattino, prima di andare a scuola con i suoi a mici, se la poneva sotto alla doccia, dopo gli allenamenti di calcio, se la poneva con la testa sotto al cuscino, prima di addormentarsi.

E' stupido, di felicità tu non ne sai nulla. Si rimproverava costantemente sullo scuolabus, sotto alla doccia, con la testa sotto al cuscino.La routine quotidiana lo distruggeva, gli sembrava di stare in un incubo, l'università lo distruggeva. Lo distruggevano i suoi compagni di corso, tutti dei completi idioti.Lo distruggeva il silenzio di casa sua, vuota e statica.

Louis non conosceva l'amore, non quello vero almeno.
Di sveltine se ne era fatte, e non poche, ma quello che lui considerava vero amore non lo aveva mai trovato.
Cosa ti costa fermarti con uno a parlare, cercare di legare? Si chiedeva tutti i giorni, Louis non trovava una risposta nemmeno a quella domanda.


"Louis, muovi il culo!" sbraitò Zayn dal lato opposto della stada all'amico, Louis alzò pigramente lo sguardo verso il ragazzo.Sospirò esasperato e attraversò la strada a passo di carica.
"Che c'è?" chiese turbato, Zayn sogghignò maliziosamente.
"Ho sentito dire che in classe c'è un novellino, mia sorella dice che è un gran figo e che... bhe insomma, lo sai...è dell'altra sponda." disse dandogli una gomitata tra le costole, Louis aggrottò le sopraciglia.
"Sottile, Zayn.Sottile e delicato." ribattè Louis turbato, Zayn rise di gusto.I due ragazzi salirono sul bus della scuola con il collo allungato in cerca dello sconosciuto.
 
Una testa dai capelli ricci e mori spiccava tra le altre chine su libri di testo o cellulari.Quando il suo sguardo incontrò quello di Louis arrossì vivacemente, e posò gli occhi verdi a terra, perlustrando attentamente la moquette sudicia del pavimento consunto.
E' carino, non figo.Il solito esagerato, Zayn. Pensò Louis scrutando di nascosto il nuovo arrivato.
Non aveva la minima idea di quanto quel ragazzo avrebbe stravolto la sua vita, dandogli quello che da tempo stava cercando.




What's the sound of love?

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Capitolo 2
*** 1_And they'll judge you. ***


Il caldo offuscava i sensi degli studenti di quinta liceo, molti di loro scarabocchiavano sui quaderni di letteratura  assorti, altri guardavano fuori dalla finestra. Louis, stranamente, prestava attenzione.

"Allora ragazzi, tutti pronti per le verifiche di fine anno?" chiese il professore. Era un uomo sulla trentina, capelli neri ed occhi marrone scuro, occhiali che gli cadevano sempre sul naso. Louis sbuffò  e scosse la testa impercettibilmente. Tutti gli altri biascicarono un "No…" approssimativo. Louis cancellò altre due voci dalla lista delle possibili risposte alla domanda che lo perseguitava, gliene erano rimaste poche, ma non era sicuro di nessuna di esse.

"Avanti Louis, non può essere così difficile." si disse con aria trafelata, sospirò un'altra volta e posò la testa sul banco, esausto.Sul foglio stropicciato, ingiallito, sporco di sugo al pomodoro e persino bruciacchiato,  erano rimasti sette candidati. Louis li conosceva a memoria, se li ripeté tra sé e sé distraendosi e lasciando che le parole del professore gli entrassero da un orecchio ed uscissero dall'altro.

Durante la lezione gli occhi di Louis passarono parecchie volte dalla lista al libro che il professore reggeva in mano, un mattone rossiccio di Charles Dickens che lui riteneva palesemente noioso.

Il pavimento di marmo gli sembrava particolarmente interessante e quando l'allarme antincendio suonò Louis fece un volo di mezzo metro sopra alla sedia.

"Porca troia!" bestemmiò agitato, tutti gli studenti si diressero fuori dall'aula ordinatamente, si riversarono nei corridoi discutendo animatamente, fra la massa di ragazzi dalla pelle bianca e dai capelli del loro colore naturale, Louis si sentiva dannatamente fuori posto.Con quell'aspetto da ribelle nessuno lo avvicinava, tranne i ragazzi in cerca d'avventura che incontrava in quegli squallidi bar dove era solito rimorchiare.

Si ritrovò nel giardino dell'università, gli altoparlanti annunciarono che era scoppiata la caldaia centrale e che le lezioni sarebbero state sospese fino a tempo indeterminato. Louis sorrise tra sé e sé e si incamminò per gli stretti viali di ciottoli della scuola.

 

La scuola era immensa.

Harry vagava nel giardino dell'università da solo in cerca di qualcosa da fare prima di tornare a casa, era curioso, voleva perlustrare quel posto da cima a fondo. Dopo più o meno un'ora di vagabondaggio si fermò sotto ad un albero per riposarsi, per terra era pieno di fiori. Harry cominciò ad intrecciarli involontariamente, una stupida cosa che gli aveva attaccato sua sorella e che faceva quando sentiva la sua mancanza. Si stava concentrando sulle sue dita quando un urlo gli ruppe i timpani e lo fece sobbalzare sul posto, alzò lo sguardo interdetto e vide un ragazzo dai capelli rossi pieno di tatuaggi e piercing che correva sullo skate urlando a squarciagola, un ragazzo più alto, dai capelli neri lo seguiva in silenzio.I due si fermarono proprio davanti ad Harry, il più basso, quello pieno di tatuaggi gli si avvicinò con fare spavaldo potendogli una mano.

"Io mi chiamo Louis, Louis Tomlinson.Sei nuovo vero?" gli chiese abbassandosi fino a guardarlo dritto negli occhi, Harry si spalmò contro all'albero un po' intimidito dal ragazzo.

Louis si sedette di fronte ad Harry per poi sdraiarsi sull'erba fresca.

"Sì…" sussurrò Harry incerto, Louis ridacchiò e si sedette composto.

"Non avere paura, non ti mordo, sai?" disse passandosi una mano tra i capelli rosso carico. Harry era affascinato dalla moltitudine di tatuaggi che gli avvolgevano le braccia e che terminavano solo sul collo, erano disegni complessi, scritte insensate e simboli ambigui. Harry deglutì rumorosamente mandando a puttane il suo ultimo tentativo di non sembrare un bambino impaurito, il ragazzo moro si sedette accanto a Louis rimanendo impassibile.

"L'hai fatta tu?" chiese indicando la ghirlanda di fiori che Harry aveva appena finito, lui annuì flebilmente e arrossì all'istante.

Louis sfilò l'oggetto delicato dalle mani di Harry sogghignando, la sorella di Zayn aveva sempre ragione.L'intricata ghirlanda di fiori passò dalle mani di Louis a quelle di Harry che se la riprese borbottando qualcosa su quanto la gente non si facesse mai i fatti propri. Gettò l'oggetto alle sue spalle desiderando di poter finire sottoterra, Louis lo scrutava assorto.

"Tranquillo, anche io sono una checca…" disse in ammiccando, Harry avvampò ancora di più.

"Lasciami in pace." mormorò, la sua voce si piegò bruscamente. Dal tono incerto e delicato di sempre a uno più cupo e distaccato, Louis corrugò le sopracciglia infastidito.

"Non mi credi, pivello?"il suo atteggiamento combaciava perfettamente con il suo aspetto, Harry si morse la lingua, si stava cacciando nei guai.

"No, non ti credo." rispose Harry, alzandosi in piedi ed dirigendosi verso il viale di ciottoli attraversato da studenti occasionali. Si mise le mani in tasca e cominciò a camminare a passo di marcia, ben presto il rumore delle rotelle di sino skateboard lo distrasse, il rumore cessò seguito da dei passi frettolosi.

"Ti prendevano in giro, vero?Con me sono stati originali: Farfallina Tomlison." Louis stava facendo fatica a tenere il passo di Harry, il ragazzo invece avrebbe voluto cominciare a correre, Louis lo metteva a disagio.

"Ma che razza di problema hai?" chiese Harry inchiodando scocciato, Louis si strinse nelle spalle e sorrise beatamente.

"Alcuni mi dicono che sono schizofrenico…" disse noncurante, Harry lo osservò a lungo sperando che se ne andasse per conto proprio, ma Louis non aveva la minima intenzione di muoversi.

Louis cominciò a fischiettare in attesa di un qualche segno di risposta da Harry, si dondolò allegramente sui talloni mettendosi le mani in tasca. Quel ragazzo lo interessava parecchio, non era come gli altri studenti, quelli erano dei "perfettini del cazzo" stando a Louis, Harry invece aveva un aria trasognata, da ragazzino e non da ragazzo strafottente, come quasi tutti in quel posto.

"Se non ti dispiace io me ne torno a casa." disse Harry voltando le spalle a Louis, deciso a mettere un punto alla loro conversazione.

 

Lo scuolabus non era un vero scuolabus, lo chiamavano tutti così perché veniva usato solo dagli studenti e i professori dell'università.Ognuno aveva il proprio posto dove sedersi, altri avevano il posto fisso vicino alle uscite e restavano in piedi. Louis e Zayn erano due di quelli, quando entravano, abitando nel centro della città ed essendo vicini all'ultima fermata prima dell'università, trovavano tutti i posti già occupati ed essendo i soliti cabinisti si divertivano a girovagare per l'autobus dando fastidio alle matricole.

Harry aveva avuto una fortuna sfacciata, il suo primo giorno aveva trovato un posto libero accanto al finestrino, da dove poteva vedere le strade sfrecciare accanto a lui e le chiome degli alberi diventare delle macchie verdi e confuse.Quando le lezioni ripresero trovò il suo posto ancora vuoto, sorrise compiaciuto e si sedette comodamente, non aveva ancora notato che il posto affianco al suo era vuoto, mentre la volta prima era occupato da una ragazza bionda che gli lanciava sguardi furtivi e sorrisetti accattivanti.

Il suo sguardo si perse nel traffico mattutino, posò la testa sullo schienale e si immerse nei suoi pensieri confusi ed accartocciati.

"Ciao pivello." disse Louis con le labbra quasi posate sull'orecchio di Harry, il ragazzo sobbalzò dalla sorpresa e per poco non tirò uno schiaffo a Louis che se la rise di gusto.

"C-cosa vuoi?" chiese sforzandosi di ricordare la costruzione di una frase coerente.

"Niente in particolare, quanti anni hai, Harry?" domandò Louis sogghignando.

"Perché non mi lasci stare?" gli rinfacciò lui. Louis scoppiò a ridere, chinò la testa all'indietro mettendo in mostra il collo pieno di tatuaggi, Harry si soffermò a guardare i molteplici piercing sul viso, li trovava orribili in faccia a qualsiasi persona, ma a Louis donavano, doveva ammetterlo.

"Semplice, perché tu sei nuovo, ed è consuetudine che quelli nuovi vengano tormentati."

Ad Harry passò la voglia di controbattere, il tono di voce di Louis era così convincente che non di sarebbe mai azzardato ad alzare un dito.

 

Harry si ricordava perfettamente il giorno in cui si era seduto sul divano davanti a sua madre e sua sorella torcendosi le mani per il nervosismo.

Si ricordava perfettamente la paura che aveva avuto quando aveva incominciato a parlare, l'ansia di non essere accettato.

Si ricordava l'abbraccio ricevuto da sua sorella quando aveva incominciato a piangere come una fontana dallo stress, la stretta amichevole delle braccia di sua madre.

Harry si ricordava perfettamente l'inferno dei suoi quindici anni, quando al liceo cominciarono a prenderlo in giro ed escluderlo.

Harry avrebbe voluto morire in ogni singolo istante di quegli anni, era caduto in depressione, aveva cominciato a tagliarsi perché pensava di essere un errore, un mostro, qualcosa che non sarebbe dovuto esistere.

Louis aveva affrontato le cose diversamente, aveva parlato con calma e tranquillità fregandosene altamente di quello che avrebbero pensato tutti quanti, non si era mai fatto un taglio, non aveva mai provato a farsi del male da solo.

A differenza di Harry aveva assecondato gli stereotipi della gente, aveva assecondato tutti, si era nascosto in sé e non aveva mai regalato a nessuno il pregio di conoscerlo veramente.

Erano diversi, fin troppo diversi, ma in qualche modo erano legati da qualcosa che gli altri non capivano e disprezzavano, ed era per quello che Louis voleva Harry, perché quel ragazzo era come lui, ma era diverso.


He was like him, but he was different.

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Capitolo 3
*** 2_Will you get closer to me? ***


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Non sempre ci si rende conto di ciò che accade attorno a noi, a volte prestiamo attenzione solo a ciò che ci interessa.

"Balle." borbottò Louis lanciando il telefono sul suo letto disfatto, la canzone continuò ad andare trascinando Louis in uno stato di torpore e confusione sempre più forte. Prese la sua lista dalla tasca dei pantaloni stracciati e la osservò attentamente, cinque voci ancora da eliminare, cinque cose che lo rendevano felice, ma che non esprimevano la felicità, almeno a parere suo.

La accartocciò e gettò anche quella sulle sue lenzuola stropicciate, la canzone volse al termine lasciando Louis immerso nel silenzio più completo.

"Odio questo posto." sibilò stringendo i pugni. Si diresse in bagno sbattendo la porta per animare un po' l'atmosfera cupa e stantia del suo appartamento. Girò la manopola del lavandino facendo uscire un getto d'acqua fredda talmente forte da schizzargli sui vestiti e persino in faccia. Louis sputacchiò l'acqua che gli era entrata in bocca e allentò la manopola, si sciacquò il viso dal sudore, sudava dalla voglia di prendere a pugni quegli idioti dei vicini che lasciavano il loro cane libero a regalare simpatici ricordini sul marciapiede del suo condominio,  o forse sudava perché a giugno portava un berretto di lana.

Strinse la presa sul lavandino alzando il capo verso lo specchio, i suoi occhi azzurri erano circondati da occhiaie e da quel poco di matita che si metteva occasionalmente, si passò un dito sulle labbra sottili solo per sentire il metallo freddo dei  piercing aderire al polpastrello del suo pollice.

Non si ricordava di preciso quando avevano cominciato a piacergli i ragazzi, pensava che fosse sempre stato così, lui era sempre stato fuori dalle righe, per Louis Tomlinson essere gay era all'ordine del giorno. Sapeva però quando i ragazzi avevano cominciato ad essere attirati da lui. Quando la sua pelle aveva cominciato a diventare più difficile da scorgere in mezzo alla moltitudine dei suoi tatuaggi, quando i suoi capelli diventarono prima neri, poi verdi e poi rossi, quando si bucò per la prima volta le orecchie, quando lo fece la seconda e poi la terza. Louis aveva cominciato a diventare una calamita per ragazzi dal momento in cui aveva smesso di essere un ragazzino.

 

Mi sento come se volessi urlare, i miei occhi lo fanno per me.

"Che?" Harry si tolse le cuffiette dalle orecchie osservando l'iPod corrucciato.

"Non ha senso!" aggiunse contrariato, si buttò sul letto scorrendo la lista di canzoni della playlist di sua sorella. Erano tutte canzoni smielate e depresse, Harry imitò un conato di vomito e posò l'iPod sul comodino. Sospirò rassegnato frugando nel cassetto per trovare un plettro, credette di averli persi tutti poco prima di trovarne uno così rovinato che non si leggeva nemmeno la casa produttrice.

Prese la sua chitarra e cominciò a strimpellare qualcosa per distendere i nervi, le sue dita tremavano lievemente come la sua voce, era veramente distrutto.

Inspirava profondamente tra un verso e l'altro della canzone, mentre gli pizzicavano gli occhi e le narici. Le lacrime rimanevano intrappolate nelle sue lunghe ciglia castane prima di scivolare sulle sue guance di porcellana, rimpiangeva il fatto di essersi trasferito, gli mancava la sua famiglia e gli mancavano i suoi amici, lì tutti lo giudicavano e si sentiva qualcosa che non andava bene, si sentiva piccolo, un piccolo bambino nel suo mondo diverso. Tentava di ricordarsi come si faceva a vivere da esseri umani, ma se la gente non lo considerava come tale, come poteva tentare di esserlo? Harry indossava una maschera, una maschera che non sapeva nemmeno di avere. Una maschera per difendersi da tutti quanti, perché Harry, a differenza di Louis che pareva a tutti un diario segreto, era un libro aperto e sapevano tutti leggergli dentro.

 

La campanella che segnava la fine delle lezioni suonò con il suo solito tono allegro, la sua musica si riversò nei corridoi vuoti, nelle aule dove tutti si stavano preparando per uscire alla velocità della luce ed in infermeria dove l'inserviente di turno per poco non si prese un infarto quando qualcuno bussò alla porta.

"Oh buon Dio, ragazzo, ma chi e diavolo ti è successo?" chiese l'inserviente trafelata, Louis restava immobile sulla soglia della porta con la mano impregnata di sangue premuta sul naso, il volto pallido e dei segni rossi sul collo tatuato.

"Io credo di atre per svenire, mi può dire dov'è che posso accasciarmi senza sporcare?" rispose Louis sarcastico, l'inserviente lo fece stendere sul lettino e gli diede vari fazzoletti, quando vide che il sangue non si fermava decise di chiamare un'ambulanza. Louis digrignava i denti dalla rabbia, non perché l'avessero battuto, anzi l'altro era conciato peggio, ma perché il vigliacco che nemmeno conosceva l'aveva attaccato alle spalle, quando meno se la aspettava.

La prossima volta che vado in bagno devo farmi accompagnare, ma guarda pure questa… Pensava Louis infuriato, gli faceva male la testa da quanto aveva corso per arrivare in infermeria prima di collassare.

Quando l'ambulanza arrivò un gruppo di studenti curiosi si radunò sul marciapiede e quando videro Louis uscire con il viso per metà coperto da un fazzoletto sporco di sangue trattennero tutti il respiro.

Una testa riccioluta si fece largo tra la folla, anche a quel ragazzo sanguinava il naso, e la sua espressione era inconfondibile.

 

Harry sputò un grumo di sangue e saliva sul marciapiede poco prima di raggiungere l'ambulanza. I paramedici lo osservarono incuriositi, Louis che non si era ancora accorto della presenza del ragazzo sbuffò alterato.

"Lo vogliamo fare partire questo catorcio sì o no?" protestò innervosito, il suo sguardo si posò sui due paramedici che discutevano animatamente con Harry, anche lui parecchio malconcio.

Louis balzò giù dall'ambulanza osservando il ragazzo stupito, aveva dei tagli sul viso e il suo naso gocciolava sangue, qualcuno gli aveva tirato un pugno sull'occhio sinistro.

"Ma che cazz-?" Louis lasciò cadere il fazzoletto oramai rosso e si sporse verso Harry per osservarlo meglio.

"Sai, è la stessa cosa che mi chiedevo io." disse Harry cupamente, i paramedici gli fecero segno di salire sull'ambulanza, i due ragazzi si quadrarono a lungo senza dire nulla poi salirono insieme senza più degnarsi di uno sguardo.

 

"Allora, Tomlinson, si può sapere che cosa è successo a lei e a Styles?" chiese il preside pacatamente rivolto a Louis, il ragazzo affilò lo sguardo.

"Le ripeto che ero in bagno quando qualcuno mi ha tirato un pugno e mi ha dato della checca." disse Louis scocciato, Harry si irrigidì sulla sua brandina.

"E lei ha risposto all'attacco?" chiese il preside senza accennare a qualsiasi tipo di emozione.

"Certamente!Pensa che mi sarei lasciato picchiare senza muovere un dito?" ribatte Louis spazientito, Harry chinò il capo con aria afflitta.

"E lei cosa mi dice, Styles?" chiese il preside, Harry arrossì vivacemente.

"I-io non ho reagito." sussurrò incerto, il preside annuì compiaciuto. Uscì dalla stanza senza battere ciglia lasciando i due ragazzi soli.

"Non hai reagito?" chiese Louis perplesso, Harry annuì flebilmente. Si passo il dorso della mano sotto al naso per togliere gli ultimi residui di sangue.

"Perché?" insistette incapace di capire come si potesse rimanere immobili mentre ti pestavano a sangue. Harry guardò fuori dalla finestra, scosse la testa corrucciato.

"Non sono uno stronzo, non piace picchiare la gente." disse corrugando le sopracciglia. Louis alzò un sopracciglio scrutando Harry sbigottito.

"Neanche quando ti spaccano il naso?" replicò lui, Harry scosse la testa indispettito.

"Certo che sei strano forte."

 

Zayn correva frettolosamente per i corridoi dell'ospedale, per poco non andò a sbattere contro un'infermiera. Entrò nella stanza di Louis spalancando la porta di scatto.

"Louis!" esclamò preoccupato, il ragazzo sorrise amichevolmente da dietro al cotone che teneva premuto sul naso, di fronte a lui era seduto il nuovo arrivato, aveva il naso sporco di sangue ed un livido sull'occhio.

"VI siete picchiati?!" chiese allarmato, Louis scoppiò a ridere cancellando dal viso di Zayn la preoccupazione e l'ansia.

"No, stai tranquillo, sono sol problemi da checche. Un bastardo mi ha seguito in bagno e mi ha picchiato, non so dov'è finito, ma è conciato parecchio male." disse Louis compiaciuto, Harry lo osservava in cagnesco. Zayn posò lo sguardo sul ragazzo dai capelli ricci involontariamente.

"Cosa vuoi?" chiese aggressivamente quando si accorse di essere osservato. Zayn agitò le mani in avanti ridacchiando.

"Calmati tigre! Ti stavo solo guardando." disse Zayn amareggiato, si sedette accanto a Louis porgendogli il suo zaino.

"Oh, grazie Zayn." disse tirando un pugno affettuoso alla spalla del ragazzo.

"Voi due state insieme?" chiese Harry noncurante della reazione dei due.

"No, io non sono gay." disse Zayn facendo spallucce, Harry annuì lentamente. Un'infermiera entrò nella stanza, gli porse dei moduli da firmare, poi i ragazzi se ne andarono.

 

Harry stava per salire sull'autobus che portava a casa sua quando una mano gli afferrò il polso, Louis lo guardava dal basso all'alto intensamente.

"Qui c'è il mio numero di telefono." gli disse porgendogli un post it stropicciato, Harry lo prese senza dire una parola.

"Ci vediamo domani, pive… Cioè, Harry." disse Louis grattandosi il capo, dopodiché si allontanò unendosi a Zayn che lo aspettava con il suo skate sottobraccio.

 

Harry e Louis alla fin fine non erano tanto diversi, erano l'uno attratto dall'altra, solo in due modi diversi.

Ad entrambi scoppiava il cervello quando si incontravano, solo che Harry non lo dava a vedere.

Entrambi erano in cerca di qualcosa, e ben presto lo avrebbero trovato.

 

 

                                                                                                                
                                                                                                                I'm not an asshole, i don't hit people.
SPAZIO AUTRICE: Faticaaaa! Mi chiedete tutti di aggiornare e io l'ho fatto ;) Volevo solo farvi sapre che ho aperto la mia pagina Larry su facebook! https://www.facebook.com/TheyMetInABathroomYouKnow Appena arriviamo ai 50 la attivo :)

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Capitolo 4
*** 3_Sorry ***


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Harry a volte spiava Louis, era curioso, quel ragazzo era fatto in un modo tutto suo e Harry voleva assolutamente capire come.
Le prime volte succedeva quasi casualmente, usciva da scuola e si sedeva sulla panchina aspettando l'autobus e se Louis passava con il suo skate accompagnato da Zayn Harry lo seguiva con lo sguardo fino a che non scompariva dietro agli edifici svettanti della città.

Poi diventò qualcosa di più organizzato, si incontravano per caso in biblioteca, si scontravano per caso alla mensa della scuola, salivano per caso sullo stesso ascensore e sempre per caso  si sedevano vicini sull'autobus. Harry cercava di negare la sua attrazione verso Louis, mentre quest'ultimo gli veniva dietro come un cagnolino. Un giorno Harry stava scendendo la gradinata dell'università quando si accorse di Louis seduto con le gambe incrociate in un angolino con la testa posata al marmo freddo della parte esterna della scale.

"Davvero? Ah, ma io lo sapevo che avresti preso il massimo!" esclamò, sul momento Harry pensò che fosse impazzito e torse il naso poi si accorse che Louis stava parlando al telefono.

"Bene, dì a mamma che la prossima volta che ti dice che non hai studiato abbastanza Louis le manda uno schiaffo." disse affettuosamente alla persona dall'altro capo del telefono, aveva gli occhi rossi e le guance bagnate dalle lacrime.

"Bene, mi passi Lottie?" chiese asciugandosi il viso. A Harry venne il magone vedendolo piangere, credeva Louis una persona forte, in quel momento tutto quello che aveva pensato di lui crollò come un castello di carta. Posò i gomiti sul bordo della scalinata e si sistemò i ricci aspettando che Louis dicesse qualcosa.

"Ehi peste!" disse allegramente, si porto una mano sulla testa per sistemarsi il berretto di lana grigia.

"Accidenti! Mi dispiace…" il viso di Louis era rivolto verso terra, ma la sua voce tremava come la mano che teneva stretto il telefono.

"Bhè, hai fatto soltanto bene, quello è un'idiota." disse Louis con tono autoritario.

"Sì, anche io ti voglio bene." dopodiché chiuse la chiamata e si coprì il viso con le mani. Da sopra di lui Harry riusciva a vederlo singhiozzare, decise di andarsene prima che la situazione diventasse più imbarazzante di quello che era.

 

Louis era immobile davanti allo specchio osservava il suo riflesso con disapprovazione. Si passò la mano destra sull'occhio nero, avvertendo dolore e rimorso per non averne dette quattro al tizio che lo aveva picchiato, o che almeno ci aveva provato. Aveva il suo sorrisetto da strafottente inciso in testa, era doppiamente arrabbiato perché oltre ad averlo preso da dietro ed averlo chiamato checca aveva attaccato anche Harry, a Louis non andava proprio giù. Tutto ciò sommato alla telefonata delle sue sorelle lo rendeva vulnerabile, e se c'era una cosa che Louis detestava era proprio essere vulnerabile. Si riempì i polmoni dell'aria fredda e stantia del bagno dei ragazzi e si inumidì il viso per cancellare il segno delle lacrime amare che gli erano scivolate sulle guance così velocemente che quasi non se ne era accorto. 

"Ah, dannazione!" esclamò frustrato passandosi un fazzoletto sulle guance imperlate di acqua fresca. La voce di sua sorella gli rimbombava nelle orecchie, spezzata dai singhiozzi e talmente debole che non riusciva quasi a decifrare quello che diceva. E gli erano rimaste in testa le risate delle sue sorelline, che non sapevano che non sarebbe tornato nemmeno per quell'anno, l'eccitazione di Daisy per un bel voto a scuola e la rabbia di Felicitie quando gli ha detto che per il suo compleanno non ci sarebbe stato. Si rinchiuse in bagno e sbatte il pugno stretto sulla porta malandata.

"Vaffanculo."

 

Harry attraversò la distanza dalla sua classe al bagno con falchette decise, in una mano teneva stretto il cellulare e nell'altra il numero di Louis, cosa voleva fare ancora non lo sapeva, ma era stanco di vedere quel foglietto immobile sulla sua scrivania. Pareva urlare, chiamarlo a sé, pregarlo di digitare il numero sul dispaly, per poi dirgli cosa? Harry era talmente confuso che rischiò di andare a sbattere contro allo spigolo della porta. Si stiracchiò davanti allo specchio indeciso sul da farsi e dalvò il numero di Louis nella rubrica tentennando ogni tanto se farlo o no.

Posò la mano sul bordo del lavandino incrostato di calcare e sospirò come se si fosse liberato di un guinzaglio fastidioso stretto al collo. Fu' nel momento in cui le gambe di Harry erano già più avanti della sua mente che sentì una serie di singhiozzi soffocati provenire da una delle cabine, l'unica chiusa a chiave in quel momento. Harry corrugò le sopracciglia confuso, si diresse verso la porta sigillata e attese il cessare dei singhiozzi, ma quello non arrivò. Il tempo sembrava essersi congelato in quell'istante, Harry davanti alla porta con gli occhi socchiusi aspettava che lo sconosciuto uscisse dal bagno, Louis dentro alla cabina si massaggiava lentamente le tempie aspettando che l'ultima goccia di angoscia uscisse da lui.

 

"Tutto a posto lì dentro?" 

Louis alzò la testa di scatto sbarrando gli occhi azzurri, il bagno sprofondò in un attimo di silenzio che in cinquanta anni di servizio non era mai stato conosciuto. Quella che riconobbe subito come la voce di Harry proruppe un'altra volta.

"Ti.. ti senti bene?"chiese preoccupato, Louis ridacchiò del suo tono di voce materno. Gettò la testa all'indietro con un sorriso smielato stampato in faccia. Si alzò in piedi e posò la ano sulla chiave del bagno, esitò prima di aprire la porta e ritrovarsi faccia a faccia con Harry, che lo squadrava con tanta intensità da poter pensare che lo stesse spogliando mentalmente. (Oh, Harreh-Nd autrice)

"T-tu?" chiese Harry sbigottito, Louis assunse una posa arrabbiata, anche se dentro di sé moriva dalle risate per la faccia di Harry, che sembrava essere immerso in uno stato di torpore talmente avanzato da non ricordare nemmeno il nome del ragazzo che aveva di fronte sebbene pochi secondi prima avesse salvato sul suo cellulare il suo numero sotto il nome di "Louis".

"L'ultima volta che ho controllato sì." rispose Louis sarcastico, Harry si mise le mani in tasca pronto ad andarsene, ma per l'ennesima volta, come succedeva da giorni, Louis fu più veloce di lui e lo afferrò per il polso tirandolo a sé.

I suoi occhi azzurri si piantarono sul viso di Harry intrappolandolo sul posto, impedendone il benché minimo movimento.

"Con chi stavi parlando prima, al telefono?" chiese Harry veemente, Louis si limitò a socchiudere gli occhi, osservava il viso di Harry nei dettagli, assaporandoli mentalmente. Partendo dai suoi capelli castani e ricci che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte alle sue sopracciglia lievemente piegate all'ingiù, dagli occhi verde giada puntati dritti nei suoi alla pelle bianca e morbida delle sue guance, dalla bocca carnosa rosso acceso al mento dalle curve spigolose. E in quel momento pensò che fosse perfetto, cosa che Louis non aveva mai pensato di un ragazzo.

"Cosa?" domandò Louis perplesso, Harry si avvicinò a lui minacciosamente, alto com'era si imponeva facilmente sulle persone, ma era una cosa che non amava fare perché implicava l'essere aggressivi, e si sa, l'aggressività ed Harry sono due cose che si picchiano a vicenda.

"Con chi stavi parlando al telefono?" ripeté Harry, Louis affilò lo sguardo allontanando Harry da sé, si girò verso il lavandino e si lavò le mani facendo finta di non aver sentito niente. Harry continuava a guardarlo con un misto di curiosità e paura, si sedette sul bordo di un lavandino osservando ogni singola mossa del ragazzo, ed in effetti si accorse dei suoi movimenti tutt'altro che mascolini. Si girò dando l'impressione di volersene andare, ma sbatte' Harry al muro con tanta violenza da fargli mancare il fiato.

"A te non deve importare nulla di me! Hai capito?!" urlò Louis aggressivamente avvicinandosi al viso di Harry pericolosamente. Harry si ritrovò pressato tra il muro e Louis che gli teneva stretti entrambi i polsi schiacciandoli sul muro.

"L-louis, mi fai male." balbettò spaventato, il ragazzo sembrò non sentire nulla, i suoi occhi urlavano dalla rabbia.

Mi sento come se volessi urlare, i miei occhi lo fanno per me.

E adesso come me ne esco? Si chiese Harry deglutendo rumorosamente, sentiva il fiato di Louis sul suo collo, il suo profumo gli riempiva le narici facendogli venire i brividi.

"La mia vicinanza…ti mette a disagio?" gli chiese abbassando il tono di voce, ad Harry sfuggì un mugolio soffocato che mise Louis in soggezione.

"Non avere paura di me." gli sussurrò all'orecchio, ad Harry pizzicavano gli occhi, respirava a denti stretti mentre le labbra di Louis si avvicinavano alle sue, sempre meno distanti, fino a che non si sfiorarono.

"Scusa." disse allontanandosi velocemente per poi scomparire dietro alla porta del bagno.

 

"LOUIS!" esclamò Harry rincorrendo il ragazzo per i corridoi affollati, la sua testa rossa spiccava tra le altre e seguirlo era una cosa facile, non quanto pensare a cosa dirgli quando si sarebbero ritrovati facci a faccia. Uscì dall'università correndo sempre più forte, fino a che non si scontrò su Louis. Si mise le mani sulle ginocchia ansimando velocemente.

"N-non… non te ne andare." lo supplicò piegato in due, con il fiato corto e gli occhi stretti per lo sforzo. Louis lo guardò senza sapere cosa fare, aspettò che si riprendesse ed i suoi occhi incontrarono quelli di Harry. Gli scostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi verdi e un angolo della sua bocca si piegò in un sorriso.

"Sei patetico." borbottò ridacchiando. Harry lo guardava con lo sguardo di qualcuno che viene frustato, per un momento Louis credette che sette per scoppiare a piangere, poi gli scompigliò i capelli e si diresse verso Zayn che lo aspettava con ansia.

 

-Con chi stavi parlando al telefono, allora?- ci mise qualcosa come un'ora per inviare quel messaggio.

-Con le mie sorelle più piccole-

-Perchè piangevi?-

-Mi mancano-

-E non puoi tornare da loro per le vacanze?-

-No.-

-Perchè?-

-Sono affari miei, è un interrogatorio questo?-

-Mi dispiace, anche io ho una sorella, è più grande di me, so come ti senti anche a me manca la mia famiglia-

-Figurati-

 

La mattina seguente Harry non vide Louis a scuola e quando chiese a Zayn se sapeva dov'era il ragazzo balbettò qualcosa a proposito di un'influenza improvvisa che lo aveva confinato a letto, passò la giornata a rimurginare su quello che era successo il giorno precedente. E si accorse di pensarci persino troppo a quel ragazzo.

 

Louis pensava che Harry fosse il ragazzo più bello che avesse mai visto. Non come tutti quelli che aveva incontrato prima di lui, quei ragazzi da copertina. Harry era vero, aveva i suoi pensieri, i suoi modi di fare ed era dannatamente diverso da quei ragazzi, loro erano vuoti e spenti, Harry brillava.


SPAZIO AUTRICE:
Come promesso ecco il capitolo fresco fresco di scrittura, scusatemi in anticipo se è un po' corto...
Bene bene bene, siamo in fine giunti alla situazione cruciale...Vediamo cosa ne pensate: lasciatemi una recension bella bella quà sotto e non là sopra! (cit.daniele dosen't matter)


                                                                                                                         

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Capitolo 5
*** 4_Can we try again? ***


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Il sole filtrava dalle tende colpendo in pieno il viso assonnato di Louis che prontamente si girò dall'altro lato del letto per continuare a dormire. Nel suo stato di dormiveglia aveva assecondato più volte il pigro ronzio del suo cellulare che quella mattina sembrava non avere pace e essere scosso in continuazione da frenetici squilli assillanti. La sua voglia di alzarsi era pari a quella di prendere varie badilate in faccia, venire stirato da un camion e gettato ripetutamente a terra dall'ultimo piano dell'Empire State Building. 


Si stava immergendo nelle sue riflessioni mattutine dimenticandosi del tutto della giornata piena e faticosa che lo aspettava.


Cosa avrebbe detto ad Harry? Come si sarebbe comportato davanti a lui? Come sarebbe uscito dalla situazione incasinata in cui si era cacciato?


Affondò la faccia nel cuscino disperato e decise di cacciarsi sotto la doccia per schiarirsi le idee. Non fece altro che restare immobile sotto al getto di acqua fredda che gli picchiettava sulla schiena, aspettando che qualche pensiero razionale lo percuotesse e gli impedisse di rimanere chiuso in quello schifo di appartamento tutto il giorno. Uscì dalla doccia incapace di trovare un senso a quello che gli era successo il giorno prima, si asciugò alla meglio con un asciugamano fresco e si buttò di nuovo sul letto, completamente nudo. Rimase a fissare il soffitto con aria incupita fino a quando il ronzio del suo cellulare non diventò tanto fastidio da urlare di disperazione. Spense il telefono e si nascose tra le lenzuola sperando di non dover mai più mettere piede sul pavimento.

 

Harry continuava a chiamare Louis, ma il ragazzo non rispondeva a nessuna delle sue telefonate, ci rinunciò soltanto a mezzogiorno quando dovette andare a prepararsi qualcosa da mangiare. Tutto quello che gli era successo il giorno prima continuava a frullargli in testa ininterrottamente sotto forma di immagini confuse. Sentiva ancora le labbra di Louis quasi posate sulle sue, il suo profumo e la rabbia e la tristezza nei suoi occhi azzurro ghiaccio. Sentiva le lacrime che gli si erano formate quando lo aveva sbattuto  contro al muro e le sue urla rimbombargli nelle orecchie. Le sue mani tremavano mentre si asciugava i capelli appena uscito dalla doccia, lì le lacrime sembravano più piccole e senz'altro di meno di quello che erano veramente.


Harry non capiva, era stato Louis a venire da lui, era stato Louis a confessargli di essere gay, era stato Louis che gli aveva dato il suo numero di telefono, era stato Louis che non lo aveva mai giudicato. Allora perché, perché lo aveva trattato in quel modo? Harry non capiva, non aveva mai avuto intenzione di affezionarsi a quel ragazzo, non aveva mai avuto intenzione di cercare di aiutarlo, non aveva mai avuto intenzione di innamorarsi di Louis. Eppure eccolo lì, dopo nemmeno una settimana dal loro incontro, a piangere per lui e chiedersi se sarebbe mai riuscito a parlargli come prima o a guardarlo negli occhi senza dover aver paura di lasciar trapelare qualche emozione dal suo sguardo. Perché Harry lo aveva capito, Louis Tomlinson non conosceva l'amore e non sarebbe mai stato lui che gliel'avrebbe fatto provare per la prima ed unica volta. Si infilò un paio di boxer puliti e andò in cucina deciso a bruciare quello che aveva intenzione di mettere sotto i denti.

 

"Louis?Louis!Ehi, Louis aspettami!" urlava Zayn rincorrendo l'amico per i corridoi, Louis digrignava i denti infastidito.


"Lasciami in pace!" urlò lui per tutta risposta, Zayn invece di seguire il consiglio di Louis lo raggiunse accelerando di proposito.


"Si può sapere che ti è successo? E' da due giorni che non mi rispondi al telefono!" esclamò Zayn chiedendogli se era successo qualcosa con Harry implicitamente e, come sempre, Louis era riuscito a leggere tra le righe.


"Io… io non so cosa diavolo mi sta succedendo, Zayn! Quel ragazzo mi sta cambiando!" disse Louis mettendosi le mani tra i capelli rossi, l'amico gli diede una pacca affettuosa sulle spalle.


"Perché non gli parli? Magari è soltanto una cosa passeggera, o forse è una cosa seria e lui ricambia." gli rispose Zayn apprensivo. Louis scosse la testa disperato ed uscì dalla scuola con la testa chinata. Zayn continuava a guardarlo incuriosito.


"Io non sono un debole! Non mi faccio mettere i piedi in testa da uno stupido ragazzino appena arrivato! Io non sono innamorato e non lo sarò mai!" urlò fuori di sé, le mani premute sul petto con i pugni stretti e le unghie conficcate nel palmo nella mano, e , beh, mi stavo dimenticando il dettaglio più importante: Harry in lacrime dietro di lui.

 

"Ha-Harry, scu-scusami io… io non lo pensavo v-veramente." balbettò Louis imbarazzato con il viso dello stesso colore dei capelli, Harry lo guardava con disprezzo, si era fidato di lui e per tutta risposta Louis gli aveva spezzato il cuore. Zayn li guardava imbarazzato e decise di darsela a gambe.


"Allora è così, Louis? E' un capriccio per te. Vuoi fare il duro, non ti vuoi innamorare? Bene, ma sappi che non sei un duro, sei solo uno stupido." sputò Harry sprezzante, le lacrime gli scivolavano sulle pallide guance lisce. Teneva stretta la sua tracolla con forza, come se fosse l'unica cosa concreta a cui attaccarsi.


"I-io…" Louis cercava disperatamente qualcosa da dire, Harry però era già sparito dalla sua visuale.


"Ma mai una giusta, eh Louis?" si beccò Louis con le lacrime agli occhi.

 


"Harry! Ma cosa-?" Harry interruppe sua spella prima che passasse ai convenevoli.


"Aiutami Gemma" mugolò implorante.


"Cos'è successo?" 


"Mi sono innamorato, Gemma. E lui non sa nemmeno cosa diavolo vuol dire."


"Perché non provi a farglielo capire tu?"


"Perché lui non ha il coraggio di capire, deve recitare la sua parte da duro per piacere agli altri."


"Ma questo non importa, tu fagli capire che deve piacere a sé stesso prima degli altri."


"Grazie mille, mi manchi."


"Anche tu, ciao Haz."


"Ciao."

 

Harry si era seduto all'ombra di un albero a intrecciare fiori colorati, come la prima volta che era entrato nell'università. Come il giorno in cui Louis si era presentato sfrecciando sullo skate-board e urlando a squarciagola. 


Quella volta non era veloce, quella volta non stava urlando, quella volta non aveva un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra, quella volta non guardava l'orizzonte con aria di sfida, come se volesse sfidarlo.


Quella volta camminava strisciando i piedi per terra, quella volta aveva gli occhi cerchiati da occhiaie violacee, quella volta teneva lo sguardo basso ed i suoi occhi erano spenti.


Si sedette di fronte ad Harry osservando i movimenti meccanici delle sue dita esili, aspettò che finì il suo complicato lavoro. Quando alzò lo sguardo Louis sentì il suo stomaco diventare una massa aggrovigliata ed informe che si contorceva nel suo ventre.


"Cosa vuoi?" chiese Harry atono. Louis deglutì cercando di spazzare via il nodo che gli si era formato in gola.


"I-io mi sono comportato male." sussurrò debolmente.


"Questo lo avevo capito da me…" disse Harry sarcastico, si passò la ghirlanda tra le dita facendo scorrere i petali di ogni singolo fiore sulle sue dita.


"M-mi dispiace sono… sono solo confuso." aggiunse incerto.


"Bhe, perché non ti poni alcune domande? Ad esempio: se sei tanto disposto ad accettare la tua sessualità, perché mandi all'ospedale chi ti aggredisce insultandoti con un "gay"? Perché detesti tanto l'idea di apparire debole? Perché pensi che innamorarti di me sia una cosa sbagliata?" il tono di voce di Harry era freddo, la sua voce più profonda del solito ed i suoi occhi grigio opaco.


Louis ed Harry si squadrarono a lungo senza che nessuno dei due proferisse parola, Harry assorbiva ogni tratto del viso di Louis; i suoi occhi color ghiaccio, le labbra sottili e i vari piercing che Harry aveva sempre odiato, ma che su di lui trovava fantastici.


Louis invece rimpiangeva silenziosamente il bacio che non gli aveva mai donato, perché lui la risposta alle domande di Harry la conosceva benissimo, ma non l'avrebbe mai confidata a nessuno. Forse nemmeno a sé stesso, che dopo 23 anni di completa beatitudine aveva trovato qualcuno che gli mandava il cervello in frantumi senza riuscire a far proferire parola a nessuno dei due. Che poi- pensò Louis- le parole non ti servono nemmeno per baciarlo, stupido. Eppure rimaneva lì, fermo come una statua e rigido come un albero, con la paura di ferire di nuovo il ragazzo che si ritrovava davanti.


Ecco, lo sapevo- pensò Harry- l'ho traumatizzato, questo è andato in coma. Gli occhi di Harry erano spalancati in maniera un po' interrogativa, come se stesse aspettando qualcosa di certo per cui aveva pagato e che se non avesse ricevuto sarebbe costata cara a Louis. Il più grande, intanto, pensava a come si costruiva una frase di senso compiuto; con aggettivi,  soggetto, verbo e complementi. 


Avanti, Louis, l'hai fatto in terza elementare.


Avanti Harry, digli qualcosa!


E in quella tempesta di pensieri irrazionali, buia ed inesplorata, alla fine le loro labbra furono la luce, confortante e sicura, che mise ordine alle loro idee pazze. Come se avessero agito di volontà propria si incontrarono azzerando la distanza tra i due.


E le labbra sottili di Louis cercarono avidamente quelle piene e morbide di Harry, mentre le sue dita si intrecciavano tra i ricci soffici e profumati.


E le mani di Harry strinsero dolcemente sol viso di Louis, sfregando contro gli accenni di barba ispida che lui non aveva mai avuto.


Le loro lingue si unirono come due pezzi di un puzzle e con sua somma sorpresa, Harry avvertì il metallo freddo dell'ennesimo piercing di Louis.


"Spiegami." sussurrò Louis ad Harry, il ragazzo piegò le labbra carnose in un sorriso infantile ed innocente.


"Vedi, Louis; a volte non ci innamoriamo perché è la cosa giusta, a volte ci innamoriamo solo perché ne abbiamo bisogno." gli disse dolcemente, Louis sorrise compiaciuto della risposta soddisfacente ed infilò in testa ad Harry la ghirlanda di fiori facendolo arrossire vivacemente.


"La sai una cosa? Conciato così sei proprio ridicolo."

 

 

SPAZIO AUTRICE (molto birichina) 

 

Allora ragazzuole, come ben sapete questa non è la fine!

Assolutissimamente NO. 

Innanzitutto perché Louis non ha ancora cancellato tutte le voci dalla sua famigerata lista, e qualcosa mi dice che presto ne aggiungerà altre,

 poi perché l'introduzione malefica è piuttosto avanti rispetto al povero e miserabile quarto capitolo.

M come ben sapete, io sono imprevedibile, faccio sempre quel che mi pare e purtroppo non sempre sono piselli zuccherati, perché ve lo dico:

 nei prossimi capitoli per LouLou saranno cazzi amari!

Mi dispiace di averci messo un po' e di non aver fatto un capitolo lungo e sensazionale, ma fuori da casa mia c'è gente falcia erba e pota alberi, quindi lavorare mi è stato piuttosto complicato.

Ho visto che su Fb vi siete un po' attivate e sono parecchio contentucci :)

Alla prossimaaaaa

-Ilaria




 

 Sometimes we don't fall in love because it's the right thing, sometimes we fall in love just because we need it. 

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Capitolo 6
*** 5_It isn't fair, Louis ***


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Il rumore della sveglia scosse Harry dai suoi pensieri, si portò una mano al viso e sospirò rassegnato. Si impose di alzarsi e, sbadigliando, si accorse di essersi addormentato con i vestiti del giorno prima. Si infilò sotto alla doccia di getto strofinandosi con cura i capelli, perché dal momento in cui Louis gli aveva detto che gli piacevano particolarmente Harry aveva cominciato a prendersene cura nei più minuziosi dettagli.Uscì di casa osservando a lungo lo schermo del cellulare, fece spallucce e lesse il messaggio che gli era appena arrivato.

-Ti aspetto in biblioteca- Harry aggrottò le sopracciglia confuso, probabilmente Louis si era dimenticato che a scuola ci si va per studiare.

-Ho lezione-

-E chi se ne frega? Porta dietro il tuo bel culetto ;)- Harry sospirò ridacchiando e prese l'autobus con un sorriso ebete stampato in faccia.

 

L' odore di carta vecchia e di polvere accumulata nel tempo stanziava nella biblioteca facendo starnutire gli occasionali sfigati allergici a tutto. Louis, stranamente, leggeva un libro con un sorrisetto malizioso stampato in faccia, a quell'ora non c'era nessuno eccetto la bibliotecaria, ma siccome quel posto era talmente immenso che ci si poteva perdere era improbabile che lo trovasse. Quando sentì il passo cadenzato di Harry avvicinarsi a lui si gettò il libro sul naso, rimanendo visibile solo dagli occhi in sù e si sentì piccolo rispetto al resto del mondo, un ragazzino. Cosa che, a suo parere, non gli era mai successa.

"Stai cercando di mimetizzarti con la libreria o cosa?" chiese Harry sarcastico sistemandosi comodamente affianco a lui. Louis si tolse il libro dal viso cercando di contenere la sua euforia, Harry gli sorrise allegramente.

"Allora, cosa c'è di così importante da salvarmi dalla lezione di filosofia?" domandò dolcemente, Louis scrollò le spalle con aria innocente e attirò il ragazzo a sé baciandolo e assaporando per la seconda volte le sue labbra piene, inspirando il profumo di mele dei suoi boccoli castani e accarezzando la sua pelle color porcellana. 

"Suppongo che questo sia un motivo valido, potresti anche degnarti di salutarmi però…" commentò Harry quando si separarono, Louis fece una smorfia disgustata e rimise il libro che aveva in mano al suo posto. 

"Oggi vieni da me." disse Louis noncurante della risposta di Harry, qualunque essa fosse. Il più piccolo inarcò le sopracciglia perplesso, con le labbra color ciliegia socchiuse in un cipiglio di sorpresa.

"Cosa?" chiese Harry confuso, le labbra di Louis si schiusero in un sorriso innocente che prendeva a pugni il suo intero essere, si mise le mani in tasca e dando le spalle ad Harry si diresse verso l'uscita della biblioteca. Harry ancora immerso nei suoi pensieri scrollò freneticamente il capo un paio di minuti dopo che Louis uscì dal suo campo visivo, guadò l'orologio e si precipitò nella sua aula sfrecciando attraverso i corridoi vuoti.

 

Nei corridoi della scuola ci si fermava sempre poca gente, era abitudine di tutti camminare freneticamente andando in cerca di qualcuno o qualcosa. Le poche persone che stanziavano ai lati dei corridoi, quasi spiaccicate sui muri ingialliti, erano sempre sole o intente a leggere un libro nel disperato tentativo di un ripasso lampo prima di una fatale interrogazione. Era insolito vedere qualcuno che non faceva nulla, con le spalle posate al muro e il collo teso alla ricerca di qualcuno, ma il ragazzo restava immobile e bave l'aria di qualcuno in cerca di guai. Quando vide una testa rossa affiorare tra la massa di gente che si muoveva freneticamente sul suo viso comparve un ghigno soddisfatto, come se avesse appena trovato quello che stava cercando. Si tuffò in mezzo al gruppo di studenti ed afferrò Louis Tomlinson per le spalle, costringendolo ad arretrare insieme a lui.

"Ma che diavolo-?" chiese Louis divincolandosi e sfuggendo alla presa dello sconosciuto, si girò mostrando il pugno stretto e borbottando qualcosa di incomprensibile.

"Ciao farfallina Tomlinson." disse il ragazzo ridacchiando, Louis sbarrò gli occhi e si irrigidì sul posto non appena riconobbe le iridi color ghiaccio di Stephan McGill alias l'ultima persona al mondo con cui avrebbe voluto discutere della sua sessualità controversa.

"Che vuoi McGill?" domandò Louis sprezzante, Stephan gettò la testa all'indietro ridendo di gusto di qualcosa che a Louis sembrava completamente invisibile.

"Non conosci le visite di cortesia, farfallina?" Louis socchiuse gli occhi dalla rabbia, strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.

"Se non ti dispiace io me ne vado, la tua visita è durata anche troppo per i miei gusti." disse Louis prima di andarsene lasciando Stephan da solo, in mezzo al corridoio, libero di disturbare qualunque altra persona all'infuori di lui.

 

"Stai bene Louis?" chiese Zayn all'amico quando snobbò con aria affranta le sue patatine fritte mettendosi a giocare con un ciuffo dei suoi capelli rosso carico. Sospirò rassegnato e si strofinò gli occhi azzurri.

"Non saprei, oggi Stephan mi ha fermato nei corridoi e si è giustificato dicendo che era venuto per una visita di cortesia, il fatto è che ha in mente qualcosa e questo mi preoccupa parecchio." rispose Louis con un filo di voce, l'amico annuì lentamente e prese un sorso di birra dalla sua lattina con aria meditabonda.

"Hai paura per Harry, credi che McGill gli possa fare del male e per questo sei agitato, rilassati, non lo conosce nemmeno." disse Zayn facendo spallucce, Louis annuì seppure non fosse convinto delle parole dell'amico.

"E' solo che Harry non osa alzare un dito contro nessuno, è così ingenuo." constatò Louis disperato, Zayn alzò gli occhi al cielo e si sistemò i capelli neri intrisi di gel.

"Tranquillo amico, vedrai che andrà tutto bene." 

 

Successe all'improvviso, mentre Louis si stava vestendo, il campanello suonò brevemente una volta e nell'arco di qualche secondo si presentò un altra suonata, più lunga. Louis si diresse verso la porta velocemente infilandosi i pantaloni, ma rimanendo a petto nudo.

Aprì la porta e si trovò davanti Harry, piegato su sé stesso che ansimava, aveva le guance rigate dalle lacrime e si teneva una spalla.

"Harry! Che è successo?" chiese facendo entrare il ragazzo e notando solo in quel momento che gli sanguinava il naso. Lo accompagnò in bagno a sciacquarsi il viso fino a che il sangue non smise di scorrergli sulle labbra rosso ciliegia. Il ragazzo non smise di singhiozzare nemmeno per un secondo, ad un certo punto gettò le braccia al collo di Louis gemendo disperato.

"Harry, calmati." sussurrò Louis dolcemente accarezzando i ricci castani del più piccolo, Harry strinse Louis a sé respirando affannosamente a denti stretti.

"Louis." mugolò Harry tra i singhiozzi, Louis respirò profondamente e gli prese il viso tra le mani costringendolo a guardarlo negli occhi. 

"Raccontami cos'è successo, Harry. Prometto che non ti succederà nulla." disse Louis apprensivo, Harry si asciugò le lacrime e tirò sù col naso prima di iniziare a parlare.

"Mi hanno fermato sotto casa… erano in cinque e hanno cominciato a picchiarmi, ad un certo punto la mia vicina di casa è scesa e ha detto che se non se ne andavano chiamava la polizia… e-e quelli sono scappati." mormorò Harry incerto, Louis lo abbracciò fino a quando il più piccolo non si lasciò andare tra le sue braccia e i suoi singulti divennero pacati e silenziosi.

"Louis." sussurrò ad occhi chiusi, il più grande gli asciugò le guance e lo baciò dolcemente.

"Che ne dici di andare a sederci in un posto più comodo?" chiese Louis accarezzando il viso di Harry, il ragazzo annuì e si alzò a fatica lasciandosi guidare da Louis fino in camera.

"Louis perché lo fanno?" chiese Harry sedendosi sul letto, Louis lo guardò a lungo in silenzio, passò il suo pollice sulle labbra piene e morbide di Harry.

"Perché sono stupidi." disse Louis accarezzando il collo di Harry.

"Non è giusto." ribattè Harry corrugando le sopracciglia.

"Non lo è." confermò Louis, Harry piantò le sue iridi color giada negli occhi di Louis, lo abbracciò goffamente.

"Io non sono malato." disse Harry stampando un bacio sul collo di Louis.

"Non lo sei." confermò Louis.

"Io non sono diverso." disse Harry, Louis gli scostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi.

"Non lo sei." confermò Louis.

"Io sono solo innamorato." disse Harry, Louis lo baciò a lungo, le loro lingue si rincorrevano e le loro labbra andavano a fuoco.

"Ti amo Louis." sussurrò Harry, Louis sorrise e lasciò che Harry si addormentò tra le sue braccia.

 

SPAZIO AUTRICE (molto afflitta)
Care ragazze, ho avuto taaanto da fare e il nuovo capitolo è (lo so)  molto corto. Come avevo accennato precedentemente per Louis le cose si fanno difficili!
Non ho molto da dirvi se non che cercherò di rifarmi con il capitolo 6 :) 
Lasciate una recensione come al solito e godetevi questo straccetto di capitolo 
Ilaria

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** 6_When the last meet the first ***


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Louis era la luce di Harry, la sua nenia, la sua droga, il suo tutto. Se Louis se ne andava lasciava Harry al buio, nel silenzio, con un vuoto nel petto.

Harry era la parte di Louis che nessuno conosceva, il suo lato buono, la sua dolcezza. Se Harry se ne andava lasciava Louis da solo con la sua rabbia, la sua arroganza e l'amaro in bocca.

Ed Harry non aveva mai avuto tanta paura come quando lo avevano picchiato, perché quelle persone pensavano che Harry fosse sbagliato, che il suo amore per Louis, per tutto quello che aveva e a cui teneva, fosse innaturale e ributtante, ma come poteva un essere umano disprezzare un suo simile per quello che gli diceva il cuore? Come poteva qualcuno con dei sentimenti negare ad un suo fratello l'amore?

Louis ardeva da dentro, la voglia di assestare un cazzotto a McGill ed i suoi amici era talmente impellente che da qualche ora non faceva altro che scrocchiarsi le nocche ed il collo.

"Boo?" sussurrò Harry ancora accoccolato tra le braccia di Louis, il ragazzo sorrise tra sé e sé per il soprannome appropinatogli da sua madre che era stato spifferato ad Harry da Zayn, accarezzò il viso di Harry con delicatezza.

"Sì, Haz?" gli chiese Louis dolcemente, Harry strinse la mano di Louis e se la portò alle labbra, baciandone il dorso liscio ed abbronzato.

"Come fai?" mugolò Harry, Louis corrugò le sopracciglia senza capire.

"Come… faccio?" balbettò confuso, Harry ridacchiò divertito.

"Come fai a restare sveglio? E' tardi." disse Harry, aveva un sorriso compiaciuto stampato in faccia e le fossette gli circondavano le labbra piene e gli occhi chiusi.

"Ti guardo mentre dormi, sei la cosa più bella del mondo." ammise Louis continuando ad accarezzare Harry.

"Non è vero." ribattè Harry contrariato, come se gli avesse appena detto una cosa brutta.

"Sì invece. Se bello, sei dolce, sei piccolo, innocente…" mormorò Louis lasciando scendere le sue mani sul collo di Harry.

"Dove è finito Louis Tomlinson? Chi sei? Cosa gli hai fatto?" commentò Harry sarcastico, Louis sospirò e gli stampò un bacio sulla fronte.

"Dormi idiota…"

 

 

Harry e Louis camminavano lentamente, mano nella mano, sul viale di terra battuta che tagliava a metà il parco accanto a casa di Harry, tra gli sguardi di tutti i presenti, sguardi inteneriti, incuriositi e raramente disgustati.

Harry si allontanò per qualche minuto per andare a prendere un caffè lasciando Louis seduto su una panchina difronte al parco giochi, il suo sguardo si posò su una bambina di tre o quattro anni con la pelle color cioccolato delle ginocchia un po' sbucciata. La bambina urlava e piangeva disperatamente, Louis inarcò un sopracciglio notando che nessuno si avvicinava a lei e decise di andare in suo aiuto.

"Hei, piccola, non  piangere…" le intimò dolcemente fingendole le esili spalle con le sue mani, la bambina lo guardò negli occhi e tirò su son il naso.

"Cosa sono tutti quei pezzettini di metallo?" chiese sfiorando il piercing suo labbro inferiore.

"Mh, questi sono dei piercing. Non li hai mai visti?" domandò Louis sedendosi di fronte alla piccola.

"No, come ti chiami?" Louis si spolverò i pantaloni e sospirò.

"Mia chiamo Louis, e tu come ti chiami?" le chiese sorridendo, la bambina scoprì i denti in un sorriso che le andava da un orecchio all'altro.

"Io mi chiamo Esperanza." disse storpiando un po' la z. Louis non poté evitare di sorridere come un bambino alla dolcezza di quella creatura.

"Dov'è la tua mamma, Esperanza?" domandò Louis dandole un buffetto amichevole sul naso, la bambina smise di sorridere all'istante.

"Non lo so." mormorò incerta, una mano si posò delicatamente sulla spalla di Louis.

"Louis, non mi presenti la tua nuova amichetta?" chiese Harry abbassandosi all'altezza di Louis, l'ultimo lo guardò intensamente e tornò a squadrare la bambina.

"Ciao!" esclamò la piccola, sembrava essersi dimenticata del tutto di essersi persa.

"Ciao." rispose Harry sorridendo, si chinò e le porse una mano e lei ne strinse un dito con le piccole mani scure.

"Louì, perché ti sei fatto tutti quei pi-picing?" chiese la piccola storpiando il nome del ragazzo e la parola piercing. Louis corrugò le sopracciglia, ma non riuscì ad evitare di sorridere.

"Perché mi piacciono molto, e i miei amici dicono che mi stanno bene." le disse per poi aiutarla ad alzarsi, Harry notò che aveva un braccialetto di plastica al polso destro.

"Qui c'è il numero di telefono di sua madre, Louis, non è il caso di chiamarla?" chiese preoccupato, Louis gli sorrise dolcemente e tirò fuori il suo cellulare dalle tasche dei suoi jeans strappati.

 

"Louis… dove diavolo mi stai portando?" protestò Harry sfiorando con le dita il bordo del berretto di lana che gli copriva gli occhi, Louis si limitò a premere sull'acceleratore con furia.

"Sorpresa…" sussurrò esitando ad un semaforo giallo, Harry si passò le dita tra i capelli tirandone lievemente le punte.

"Mi sento ridicolo con questo doso in testa, lo sai?" Harry si tirò il cappello fino al mento e posò la testa sul sedile sospirando.

"Tranquillo, tanto manca poco." lo rassicurò Louis sogghignando.

 

Il fruscio del vento era l'unico rumore che accompagnava i due ragazzi in mezzo alla campagna, i colori della notte estiva riempivano i loro occhi e l'odore di ciliegi in fiore le loro orecchie. Mentre Louis ed Harry cantavano scambiandosi occhiate colme di sentimenti il tempo pareva essersi fermato, congelato, solo perché loro lo desideravano, la luna era esattamente sopra di loro e creava giochi di luce splendidi su ogni superficie che sfiorava.

Harry guardava gli occhi di Louis cercando una parola per descriverne il colore, erano come il cielo d'agosto, il mare profondo, un paio di zaffiri, una cascata di colore che lo tramortiva.

Louis guadava gli occhi di Harry stupendosi per l'ennesima volta di quanto fossero profondi. Riuscivano ad essere il mare in tempesta, nuvole nere, uno stagno in quiete, campi immensi di erba (nd autrice- LOL a zayn piace questo elemento) e la chioma di un vecchio albero.

Quando la musica volse al termine, tutte le stelle  comparsero in cielo e Louis si sdraiò a terra posando la testa sul petto di Harry che sospirò dolcemente,  caddero entrambi in un silenzio colmo di parole sussurrate dolcemente.

"La vedi quella costellazione?" chiese Harry flebilmente mentre Louis gli infilava dei fiori tra i capelli, il più grande annuì lentamente. 

"Quella è la cintura di Orione, e se guardi meglio puoi vedere quella specie di M… ecco quella è Orione." mormorò gesticolando, Louis distolse lo sguardo dal cielo e lasciò che le parole di Harry danzassero sulla sua bocca rossa, senza però farle entrare nella sua testa.

"Louis… ma mi stai ascoltando?" chiese Harry divertito dallo sguardo imbambolato del ragazzo, Louis sorrise e accarezzò il mento di Harry con il dorso della mano, facendo rabbrividire l'ultimo.

Louis salì a cavalcioni su Harry sogghignando, il più piccolo arrossì fino alla punta dei boccoli castani.

"Voglio fare l'amore con te, Harry." gli sussurrò dolcemente avvicinando il proprio viso a quello del ragazzo. Harry si immobilizzò sotto al peso di Louis, seppure fosse molto leggero.

"A-aspetta… q-qui? O-ora?!" chiese Harry agitato afferrando Louis per le spalle (nd autrice- S S S con la S!), il più grande corrugò le sopracciglia confuso.

"E che problema c'è?" ribatté Louis togliendo le mani del più piccolo dalle sue spalle e posandole sui suoi fianchi, Harry deglutì rumorosamente.

"N-nessun problema!"  esclamò prendendo colore fino a ricordare un papavero più che un ventenne.

"Mi sa che hai il testosterone un po' sballato, Haz…" sentenziò Louis prima di posare le sue labbra sue quelle del più piccolo. [nd. autrice- questa è una f.f arancione per cui (mi dispiace troppissimo dovervelo dire) non ho il diritto di scendere nei dettagli, spero gradiate comunque questa lettura mediocre…]

Harry chiuse gli occhi in fretta lasciandosi travolgere da un'ondata di emozioni che, a quanto pare, solo Louis sapeva provocare in lui. (nd. autrice- ho fatto la rima! sì perché in Louis c'è la s muta quindi… compatitemi oggi rompo particolarmente le palle) 

 

Wish that we could be alone now
We could find some place to hide
Make the last time, just like the first time
Push a button and rewind
Don’t say the word that’s on your lips
Don’t look at me that way

[One Direction- Summer Love (Niall Horan)]

 

Le mani di Louis scivolarono sotto la t-shirt di Harry velocemente, accarezzando la pelle morbida del più piccolo con estrema delicatezza e tirando lentamente il cotone sottile verso l'alto, lasciando Harry a petto nudo. Visione che, a Louis, non dispiaceva affatto, abituato com'era a corpi ricoperti di tatuaggi la pelle pallida e delicata e pulita del ragazzo era qualcosa di nuovo, mai esplorato, un continente di cui soltanto Louis aveva la carta. Harry cercò di imitare Louis nei movimenti, cercò di essere fluido e meno tentennante del solito, ma con scarsi risultati e si limitò a muovere le sue labbra in sincrono con quelle di Louis e attirare il ragazzo a sé facendo cozzare il suo respiro sul collo del più grande.

"L-louis…" ansimò Harry agitato quando il ragazzo si "avventurò" (nd. autrice- no, no, non ce la farò mai! xD) nei suoi jeans attillati.

"Rilassati Haz, non è male come sembra." lo rassicurò Louis posando le sue labbra sull'incavo del collo di Harry.

"Solo… vacci piano, Boo." sussurrò Harry per poi tornare a baciare Louis intensamente.

 

Harry, illuminato dalla luce fioca e lattiginosa della luna, a Louis pareva un angelo, uno di quelli dei dipinti, con i morbidi boccoli di seta e le labbra color ciliegia schiuse in un sorriso beato circondato da fossette e guance tinte di rosa. Louis si accorse appena aprì gli occhi di essersi addormentato sul petto del ragazzo, sorrise quando il più piccolo corrugò le sopracciglia nel sonno e lo strinse a sè.

Erano arrivati al punto in cui ogni volta sarebbe stata come la prima, ogni bacio sarebbe stato qualcosa di nuovo ed ogni tocco sarebbe stato giusto, erano arrivati al punto dove l'ultima volta di Louis incontrava la prima volta di Harry.

 

"Ti amo Boo" sussurrò Harry ancora addormentato.

"Anche io Haz…"

 

SPAZIO AUTRICE (desolata)

Buongiorno, buon pomeriggio, buona sera, buona notte a tutti! 

Sì, è corto, mi dispiace, ma non sono riuscita a fare di più e c'è anche gente che mi ha detto di andare più lenta con la storia…

Ew, comunque ho cercato di essere il più smielata possibile, se non ci sono riuscita beh…. mi impicco, dài.

Lasciate una recensione TUTTI, vi obbligo, ho bisogno di qualche parere da voi plebei,  graaazie ^_^

 

 

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