Come te nessuno mai.

di obliviate_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vieni che ti porto via. ***
Capitolo 2: *** Era pur sempre amore ***
Capitolo 3: *** Anche se non sono un bell'affare, tu prendimi. ***
Capitolo 4: *** Grazie a Dio che ci sei, grazie a Dio che sei mia. ***
Capitolo 5: *** Menomale che esistono le carezze a scaldare l'inverno. ***
Capitolo 6: *** C'è così tanta poesia nei letti disfatti. ***



Capitolo 1
*** Vieni che ti porto via. ***


Capitolo 1.
"Vieni che ti porto via"





              
          


21 grammi, il peso dell' anima.
Sapete perchè si dice così?
Perchè quando qualcuno muore il corpo perde esattamente 21 grammi.
Nessuno escluso.

 
Riemerse dall' acqua e si ritrovò in quel silenzio un po' tetro che sapeva di solitudine.
L'odore di cannella e cioccolato le ricordava i capelli di sua madre, di come lei da piccola ci passasse in mezzo le dita per ore.
-Ems, ci serve il bagno!-
Josh bussa talmente forte che pare voglia staccare la porta dai cardini.
Emma sorrde, immersa nella schiuma.
-C'è un altro bagno, usa quello-
Josh è il suo fratello minore, l'unico componente della sua famiglia, tutto ciò che le rimane.
-C'è Zayn nell' altro!-
-Dio, prima o poi mi spiegherai questa mania di portare i tuoi amici a casa mia.-
Esce dalla vasca e si avvolge nell' accapatoio morbido prima che il freddo la aggredisca.
-Senti Ems, stasera noi andiamo all' apertura di un nuovo locale in città, vieni con noi?-
-Dai Emma, sarà divertente-
E' stato Harry a parlare.
Lui, così attraente nel suo giubbotto di pelle, così simile a Jake.
Emma si irrigidisce guardandolo negli occhi.
Lei odia Harry, quel diciannovenne riccioluto che le fa tornare in mente l'ultima persona a cui vuole pensare: Jake.
-No, grazie.- sputa fuori gelida avviandosi velocemente verso la camera da letto.
"Today is gonna be the day that they're gonna throw it back to you"
Squilla il telefono.
E' Claire, la sua migliore amica.
-Forza Ems, preparati che sto venendo a casa tua, stasera si esce!-
-Claire non iniziare per favore. Questa è la mia serata "pigiama/gelato/Grey's Anatomy-
Silenzio.
Lei riattacca sconfitta e quel silenzio che sa di perdita e lacrime invade la stanza di soppiatto.
Josh e i suoi amici sono usciti ed Emma è seduta sul divano a guardare la tv.
Il campanello interrompe il monologo di Meredith.
-Che hai dimenticato stavolta Josh? La testa?- chiede sarcastica, ma aprendo la porta si trova davanti gli occhi scuri e vispi della sua migliore amica.
-Ti do cinque minuti per prepararti e poi ti trascino fuori, vestita o meno.-
Emma si diresse in camera sbuffando, avrebbe dovuto capire che Claire gliel'aveva data vinta fin troppo facilmente.
 
L'insegna bianca al neon è originale, niente a che vedere con quelle dei soliti locali di Londra.
"Infinity".
Una volta entrate le due amiche si separano; Emma si fionda al bancone del bar e Claire a cercare Josh, sua cotta storica nonché fratello della sua migliore amica.
-Vodka Redbull per favore-
Mentre aspetta che il barista la serva Emma si guarda intorno.
Il locale è carino, sofisticato e per niente squallido, ma le fa provare un certo disagio; è uno di quei posti in cui ti senti solo anche se è pieno di gente.
-Ciao, ti stai divertendo?-
Emma, ormai al quinto drink, sorride al ragazzo, incantata dalla sua voce dolce.
-Ti va di ballare?- finalmente lo vede in volto.
Non ha mai visto degli occhi così azzurri; le fanno venire in mente la vacanza a Brighton che fece a 15 anni.
Avevano lo stesso colore del mare.
-Ma non so nemmeno il tuo nome, chissà cosa penserebbe la gente- risponde lei sinceramente divertita e affascinata da lui.
-Sono Louis, piacere.-
Le sorride, di uno di quei sorrisi che sembrano dirti "va tutto bene, ci penso io a te".
-Emma- dice finalmente porgendogli la mano.
La conduce nel mezzo di una pista affollatissima.
Le luci psichedeliche e il calore dei corpi che le ballano attorno fanno si che la sua testa giri ancor più vorticosamente.
Rischia di cadere, ma Louis la prende prontamente per la vita rimettendola in piedi.
I loro visi sono vicinissimi, lei può quasi sentire il suo respiro caldo sul viso.
-V..vado a fumare- dice un po' incerta.
-Io non fumo, ma ti accompagno se vuoi-
-Oh, no grazie, fuori c'è una mia amica- e dandogli velocemente le spalle se ne va verso l'area fumatori.
Tipico.
Le piace qualcuno e lei scappa a gambe levate per non infangare la memoria di Jake.
Dello stronzo Jake.
Del bastardo Jake che è morto tra le braccia della sua amante.
Del Jake che amava più di chiunque altro al mondo.
Uscì dal locale e l'aria le colpì gelida il viso.
Il pacchetto di Winston, rigorosamente rosse, giaceva ormai a terra, mentre Emma aspirava il fumo denso con gli occhi chiusi.
Ci pensava spesso a Jake, anche ora che sapeva la verità.
E soffriva.
Soffriva in quella maniera così disarmante che solo le persone innamorate conoscono.
E lui le mancava.
Le mancava terribilmente, e così aveva finito per pensare a lui come non si era mai immaginata si potesse pensare a qualcuno, presagendolo dove non era, desiderandolo dove non poteva essere, svegliandosi d'improvviso con la sensazione fisica che lui la contemplasse nel buio mentre dormiva.
-Emma, scusa, hai un accendino?
Quando lei si voltò, Harry la vide col volto rigato di lacrime, come se stesse annegando in un dolore perfetto fatto di solitudine.
La prese al volo mentre cadeva e piano sussurrava "non doveva dirmi passerà, doveva dirmi vieni che ti porto via."





Buongiorno meraviglie!
Lo so, vi devo una spiegazione. Stavo rileggendo "If I'm louder would you see me?" con l'intento di rimettere a posto gli errorini di grammatica e altre cose, ma mi sono ritrovata a pensare fosse una vera schifezza, perciò ho deciso di riscriverla.
I personaggi (e il loro carattere) saranno grosso modo gli stessi, ma non è detto che la storia rimanga uguale... improvviserò!
Intanto questo è il primo capitolo, spero vi piaccia.
D.

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Capitolo 2
*** Era pur sempre amore ***


Capitolo 2:
"Era pur sempre amore"



per Alisha.


 



 

Le persone all'inizio non si scelgono. Le persone ci capitano.
 

Lei lo sapeva che non era Jake.
Lo sentiva nella disperazione di quel tocco avido che cercava un sentimento.
Lo percepiva in quelle grandi mani posate sulle sue cosce nivee, il disperato bisogno d'amore.
Lui lo sapeva che lei era altrove, che quel sesso umido per le sue lacrime era solo senso di perdita.
L'unico rumore nella stanza era la mescolanza dei loro respiri stanchi.
-Sai Harry, lui mi diceva sempre che i letti singoli sono fatti per due persone che dormono abbracciate.
Una volta ci credevo perchè pensavo che solo chi si ama riesce a dormire bene con l'altro, ma poi succede che quel “ho dormito bene” diventa un “ho la schiena a pezzi” e tu ci provi a far stare l'altro comodo, non lo abbracci più, cerchi di stare nella tua parte del letto; ti sforzi, finchè non decidi che è più facile alzarsi, preparare un caffé magari, o più semplicemente dormire sul divano, ma quando ti rendi conto che il significato del dormire insieme è molto più ampio di quello letterale è troppo tardi, e lui se n'è già andato a cercare un letto più comodo.-
Lui la guarda, osserva il profilo del suo viso stanco e ci vuole tutto il suo autocontrollo per impedirgli di abbracciarla e dirle “tranquilla, d'ora in poi ci penso io a te”.
-Una volta anche io ero innamorato, ma la mia storia di romantico aveva ben poco.
Soffrivamo tanto, ma era pur sempre amore.-
-E poi? Poi cos'è successo?-
-Quello che succede sempre. Le risate sono finite e sono rimaste le lacrime.
Forse sono io che non ci ho provato abbastanza, forse quando mi diceva “mi manchi” dovevo dirle “e allora ti vengo a prendere” invece che starmene zitto.-
Harry fissa il soffitto con le braccia muscolose posate dietro la nuca.
Emma lo guarda e forse, per la prima volta, lo vede.
Vede oltre la sua reputazione e il suo giubbetto di pelle.
E ciò che vedere la atterrisce in una maniera disarmante.
Lui le sta chiedendo aiuto, ma come può salvare qualcuno se lei è la prima ad essere a pezzi?
Avvolta nel lenzuolo esce da quella stanza, piena di mezze verità che lasciano senza fiato.



Claire giocava silenziosa col lembo del lenzuolo candido.
Josh dorme accanto a lei con la fronte corrugata e la mano destra stretta a pugno.
Che farà quando si renderà conto che è proprio lei la persona con cui ha scopato?
Perchè lei lo sa, non si illude; lo sa che è di questo che si tratta: una scopata.
L'amore che prova non basta per tutti e due; non basta mai.
Si veste e prende carta e penna.
Non le è mai riuscito di trovare le parole giuste parlando con qualcuno.
Scrivendo andrà meglio, pensa.
 

Io credo nel fato.
Si, esatto, ho vent'anni e credo nel fato.
Però credo anche nella vita, nelle circostanze. Io credo nelle persone.
E credo che se sono qui, ora, è perchè l'ho voluto.
E penso di essere innamorata di te.
Si, mi sono innamorata di te nello stesso modo in cui ci si addormenta: lentamente e una volta sola.
Sono una codarda a sgattaiolarmene via mentre tu dormi ancora, ma vedilo più che altro come un sano spirito di conservazione.

Claire.


Ed esce, lasciando il biglietto sul tavolo della cucina.

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Capitolo 3
*** Anche se non sono un bell'affare, tu prendimi. ***


Capitolo 3.
"Anche se non sono un bell'affare, tu prendimi."

 


 




 

Ogni tanto le capitava di ripensare al ragazzo dagli occhi azzurro mare.
Louis.
Non sapeva bene il perchè, ma quegli occhi, di una sincerità a dir poco disarmante le erano rimasti impressi.
Lui, invece, ad Emma ci pensava spesso.
Pensava ai suoi capelli rossi e spettinati e ai suoi occhi cristallini.
Pensava che era troppo bella per essere vera, troppo bella per rimanere inviolata.
Pensava che, forse qualcuno, qualcosa, poi l'avrebbe rovinata per sempre, e sperava che non toccasse a lui; sperava che a lui toccasse solo la parte migliore dell' amare Emma, perchè per lui era questo.
Per lui, lei era solo Emma.
Non la sorella del suo amico Josh, non la ragazza tradita, non la ragazza orfana.
Solo Emma.
Liam entra silenziosamente nella stanza e si siede accanto a lui ai piedi del letto.
-Io sono innamorato di Emma, Liam. Lo sono da sempre.-
-E lei lo sa?-
-No.-
-Era con lei che ballavi ieri sera?-
-Si, era lei, ma sai, ci sono dei momenti nella vita in cui ce l'hai davanti la persona con cui vorresti stare sempre, e la riconosci, pensi “è lei” e vorresti solo dirle “prendimi. Anche se non sono un bell' affare, tu prendimi”, ma semplicemente non ci riesci.-
Gli occhi un mare in tempesta, le labbra petali caduti.


 

-Tu lo ami ancora?-
-Parli di Jake?-
-Si-
Lei alza i suoi grandi occhi blu su di lui.
-Si, lo amo ancora. Lo amo nonostante lui mi abbia tradita, nonostante lui non ci sia più.
Lo amo perchè l'amore non è solo baci e regali, l'amore è “mi stai consumando dentro però ti amo lo stesso”-
E' una persona forte, Emma, si ritrova a pensare.
E la invidia.
Si, invidia la sua fede cieca nell' amore e nella vita; invidia la sua capacità di dimenticare.
Lui non sa amare così.
Forse non sa amare affatto.
Forse, l'amore è un dono che Harry non ha ancora ricevuto.
-Mi accompagni a casa?-
-Colazione prima?-

Conun caffè fumante e un muffin Harry ed Emma stavano seduti ad un tavolino nello Starbucks di Charring Cross.
-Penso di doverti delle scuse Harry. Io.. io non avevo il diritto di odiarti solo perché sei così simile a lui.
E non è facile dimenticare il dolore.-
Lui la guardava e non capiva.
Non sapeva cosa provasse di preciso per lei. Sapeva solo che, ogni volta che la vedeva, la sentiva sulla pelle per il resto del tempo e la sera poi faticava a riaddormentarsi.
Era una di quelle sensazioni strane che nemmeno il tempo riesce a definire, una di quelle che ti fanno sentire leggero ma inesatto, nel posto giusto al mometo sbagliato.
-Tu non vuoi dimenticare, non è così?-
-Io ho paura di dimenticare. Ho paura di dimenticare i discorsi a notte fonda e la consapevolezza di essere importante per qualcuno.-
E lui ebbe l'istinto di prendere le mani di lei tra le sue e di dirle di stare tranquilla, che ora c'era lui e lui non avrebbe lasciato che lei si spezzasse, perchè per lui ogni ragazza dovrebbe avere qualcuno che le accarezzi i capelli per ore e la abbracci fino a toglierle il fiato.
Perchè lei era una di quelle persone che quando lo guardava gli faceva dimenticare cosa doveva dire, e lui non aspettava altro.

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Capitolo 4
*** Grazie a Dio che ci sei, grazie a Dio che sei mia. ***


Capitolo 4:
"Grazie a Dio che ci sei, grazie a Dio che sei mia"

 







Lei le guarda, le loro dita intrecciate, e non sa cosa pensare.
Le vengono in mente un miliardo di cose differenti.
Prima pensa che le sue mani, così rassicuranti e calde, avrebbe voluto toccarle sempre, pensa che le sarebbe piaciuto che quelle mani la tenessero al sicuro da tutto.
Lo guarda negli occhi.
-Non farlo Harry.-
-Che cosa?-
-Non lasciare che mi innamori di te.-
La guarda uscire dal bar avvolta nel suo cappotto nero.
La guarda, e in quel preciso momento lo sa. 
Lui sa di voler stare con lei.
Non perché si sente solo, non perché vuole fare l'amore con lei, ma semplicemente perchè il mondo è più bello in due, perchè in due si affronta meglio l'inverno, perchè se si ha la voglia di provarci, nei letti singoli si sta bene in due anche se si ha la schiena a pezzi.


-Secondo me prima mi hai detto una cazzata.-
Le dita strette al volante, il leggero ronzio del riscaldamento.
Emma lo guarda e piega leggermente la testa, come fa sempre quando non capisce qualcosa.
-Non è vero che lo ami ancora.
Non è amore, non è malinconia, non è tristezza, non è mancanza.
E' la reazione naturale di qualcuno che amava e poi, per forza di cose, ha imparato a non amare più.-
La guarda.
Si sta fissando lo smalto rovinato delle mani.
-Tu non sai niente di me Harry.-
-Tu hai paura.-
-Tu non ne avresti? Se avessi passato quello che è capitato a me, tu non ne avresti di paura? Se tu fossi stato zitto, mentre tutto dentro di te faceva a botte, andava in frantumi, esplodeva, e tu iniziavi a morire un po' di più e a vivere un po' di meno, ora non avresti paura ti ricapitasse?-
Lacrime salate scivolano sulle sue guance.
Harry allunga la mano per asciugarle il volto e in quel tocco lei si rifugia, aspirando il suo odore, registrandolo voracemente nel suo cervello per non dimenticarlo più.
-Avevamo intenzione di aggiustarci a vicenda, ma alla fine ci siamo solo distrutti.-
Le fa alzare delicatamente il viso, facendo incontrare il loro sguardo.
Vuole baciarla, e si avvicina lentamente perché vuole che lei sappia esattamente cosa sta per succedere; vuole che lei sappia che quel bacio sarà un pò come dire "grazie a dio che ci sei, grazie a dio che sei mia"; vuole che lei sappia che quel bacio sarà un sentimento.
La bacia come mai aveva avuto il coraggio di baciare qualcuno, con quel misto di passione e tormento forse fin troppo teatrale.
Lui vuole sentirla.
Vuole sentire la sua lingua, i suoi denti, il suo sapore. Vuole sapere che lei è sua e di nessun altro.
-Nell' istante stesso il cui ti ho conosciuta, ho sentito che in te c'era qualcosa di cui avevo bisogno. Ma non era qualcosa. Eri tu.
Eri tu a mancarmi in quel modo che ti atterrisce, che fa si tu ti renda conto che non avevi capito niente prima, che non eri affatto completo.-



Josh guardava atterrito fuori dalla finestra, la lettera di Claire abbandonata sul pavimento.
Mai qualcosa gli era sembrato più sbagliato di se stesso.
Che persona era, se la ragazza che amava se ne andava lasciandogli una lettera per paura della sua reazione?
Aveva provato a chiamare Emma, ma aveva il telefono staccato; così come Harry e Niall, e Josh si era sentito solo come non mai.
La porta di casa si aprì con un cigolio sommesso.
Harry spinge Emma contro il bancone della cucina baciandola con l'urgenza tipica di chi ha tanto da perdere.
Un fragore vicinissimo li fa voltare di scatto verso la finestra.
Josh è lì, in piedi, con una lettera tra le mani e uno sguardo misto tra rabbia e disgusto negli occhi.
-Tra tutte le ragazze che ti scopi, Harry, perchè proprio mia sorella?-
Harry alza le mani in segno di resa.
-Josh, non è come pensi tu.-
-Per l'amor di dio Josh, sei un'idiota. Non intrometterti nella mia vita.- urla Emma all' indirizzo del fratello.
-Stai zitta, ti stai solo comportando da sgualdrina.-
-Vattene subito da casa mia. E non tornare.-
Emma si lascia cadere a terra e subito viene accolta tra le braccia calde di Harry.
Lei lo guarda con gli occhi colmi di lacrime.
-Sai, ci sono abbracci che quasi neanche avverti. E poi ci sono abbracci che sentirai addosso per una vita intera, e di cui avrai nostalgia per sempre.
E questo, Harry, lo sentirò per tutta una vita.-

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Capitolo 5
*** Menomale che esistono le carezze a scaldare l'inverno. ***


Capitolo 5.
“Menomale che esistono le carezze a scaldare l'inverno.”

 




 

Le stanze asettiche dell'ospedale di St. Pancras erano tutte bianche e deprimenti allo stesso modo.
Il senso di vuoto che quel corridoio trasmetteva a Josh era ancora più disarmante di quello che provava dentro di sé.
-Liam, tu e Niall potete venirmi a prendere? Sono al St.Pancras- fine della telefonata.
Non aveva voglia di parlare con nessuno, ma consapevole che avrebbe dovuto spiegare cosa lo avesse spinto a prendere a pugni l'atrio del palazzo di Emma, le uniche due persone che poteva tollerare in quel momento erano proprio Niall e Liam.
-Dai spettacolo, eh Josh?- La voce divertita di Niall lo richiama sulla terra e, alzando la testa, pensa che due amici del genere non li troverà più.
-Che è successo?- chiede Liam inserendo la chiave nel quadro della macchina.
-Mi sono arrabbiato- e scrolla le spalle.
-Tutto qui? Perché, sai, la gente normale non si rompe una mano prendendo a pugni un muro quando si arrabbia.-
-No che non è tutto qui!- urlò provocandosi una dolorosa fitta al polso e facendoli sobbalzare entrambi.
-Harry si è portato a letto mia sorella! Mia sorella, capite?! E quando sono entrati in casa baciandosi e guardandosi in quella maniera non ce l'ho fatta e sono esploso.-
Niall lo guarda con quella preoccupazione tipica di chi tiene parecchio all' altra persona, mentre Liam fissa la strada pensieroso.
-Onestamente, Josh- inizia Liam pacato -Non capisco perché ti dia tanto fastidio. Infondo lo sai che Emma ha avuto altri ragazzi, li conoscevi quasi tutti, ed Harry è una brava persona, un tuo amico, e sai che saprà prendersi cura di lei se lo vorrà.-
-Appunto Liam, se lo vorrà.
E se non lo volesse? Se lui non la volesse più, che faremo? Lo sai anche tu che Jake l'ha distrutta uscendo dalla sua vita in quel modo doloroso e definitivo, e lei sta iniziando solo ora a rimettere a posto i pezzi e se lui le facesse del male non potrei mai sopportarlo.
Io non glielo permetterò.-

Apre lentamente la porta di casa, quasi abbia paura che il cigolio sommesso dei cardini la spaventi.
Harry la trova sul divano, con una felpa vecchia di Josh e i capelli arruffati.
Si avvicina e le carezza la testa in quel modo preoccupato che solo le persone innamorate conoscono.
Emma si rifugia tra le sue braccia e pensa che c'è sempre qualcosa di lui che rimane impigliato nei suoi pensieri, anche quando lui va via.
Non sopporta di vederla così, e odia sentirsi incapace di aiutarla, inconsapevole che la sua sola presenza la faccia stare meglio.
Guarda i suoi occhi cristallini, torbidi come un mare in tempesta.
La guarda; sembra una stella cadente, e pensa che le stelle cadenti sono la dimostrazione che si può essere bellissimi anche quando si cade.
-Forza, prepara le valigie-
-Non ho la minima intenzione di venire in tour con voi, Harry.
Schiere di ragazzine urlanti sono l'ultima cosa di cui ho bisogno perché, sai, non vorrei mai diventare nevrotica come la signora Bennet.-
-Nessuno di noi due andrà in tour. Ti porto via con me, a casa.-

La macchina si muoveva silenziosa lungo l'autostrada.
La radio trasmetteva pezzi anni '80, i preferiti di Harry, che guidava canticchiando tranquillo, ed Emma dormiva cullata dalla sua voce roca.
Il parlare concitato di lui al telefono la sveglia, proprio davanti al cartello “Welcome To Holmes Chapel”.
-Ben svegliata raggio di sole- le carezza la guancia in quel modo che la fa capire che lui è una di quelle persone che le dirà sempre “sono qui, non vado da nessuna parte”, e lei gli sorride, di uno di quei sorrisi che fanno male a guardarli troppo per quanto sono sinceri.
Le sorride anche lui, e le fossette che Emma adora fanno capolino sul suo viso.
Il suo cuore batteva talmente forte che aveva l'impressione coprisse i loro respiri.
-Mi sei mancata Ems.-
Menomale che esistono le carezze a scaldare l'inverno.
Harry ferma il suo Range Rover davanti ad una villetta color panna in stile vittoriano.
Smonta dalla macchina e prende Emma per mano guidandola fino alla porta laccata che apre con la chiave.
L'atrio caldo e familiare la fa sentire al sicuro; nemmeno lei sa dire se siano i colori caldi della moquette o le foto di Harry da piccolo a farla sentire protetta.
-Sono a casa!- urla Harry mentre una donna gli piove addosso e lo stringe come se non lo vedesse da secoli.
-Mamma, così mi soffochi- la sua risata profonda vibra per tutta la casa mentre la madre si stacca riluttante.
-Emma, lei è Anne, mia madre. Mamma, lei è Emma, la sorella di Josh.-
Anne è una donna dai lunghi capelli neri e dal fisico asciutto; bellissima.
Emma pensa che se sua madre fosse ancora viva le assomiglierebbe, o almeno lo spera; gli occhi vispi e attenti, il sorriso disteso tipico di una persona felice.
-Sei la benvenuta, Emma. Non vedevo l'ora di conoscerti, Harry mi ha tanto parlato di te.-
-Grazie mille signora Styles, per me è un piacere- Harry vede sul viso della ragazza quell' espressione di pacifica pacatezza che aveva sperato ritrovasse venendo qui.
-Oh per l'amor del cielo cara, non sono poi così vecchia, chiamami pure Anne.
Ti andrebbe una tazza di té?-
Le due donne si avviano verso la cucina mentre il ragazzo, dopo un'ultima occhiata ad Emma, inizia a scaricare i bagagli.

-Allora, Emma, sono anni che tuo fratello Josh frequenta questa casa, ed è molto tempo che il mio bambino mi parla di te, come mai ci siamo conosciute solo ora?-
Anne la guarda con quegli occhi bonari ma indagatori tipici di una madre.
-Un insieme di coincidenze presumo. E' da poco che ho iniziato a vedere più spesso gli amici di mio fratello, lui ci teneva, e dopo aver rinunciato a molte cose per starmi vicino era il minimo che potessi fare; glielo dovevo insomma.-
Il volto di Jake le attraversa la mente, rapido come un lampo e lascia intorno a sé terra bruciata.
Anne pensa di non aver mai visto prima d'allora una ragazza così provata dalla vita.
Sa che è orfana, ed Harry le ha accennato qualcosa riguardo il suo ex ragazzo e un incidente mortale, così preferisce solo annuire e sorseggiare il suo té.
-Mamma, le cose di Emma dove le metto?- Harry si ferma sulla porta aspettando la risposta e, questa volta, Anne non può non notare lo sguardo di lui che si posa sulla figura di Emma, che osserva silenziosa la strada oltre il vetro della finestra.
-In camera tua, tesoro.
La stanza degli ospiti è piena delle cose di Gemma; sai che sono anni che sta ristrutturando la sua camera.-
Niente di più scontato, pensa Harry.
Sua madre ha già capito tutto, e qualsiasi tentativo di parlarle sarebbe vano e imbarazzante, quindi sale diretto nella sua stanza.

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Capitolo 6
*** C'è così tanta poesia nei letti disfatti. ***


Capitolo 6.
"C'è così tanta poesia nei letti disfatti."

 


-E' bello qui, ci credo che ci ritorni appena puoi.
Questa si che è casa.-
-Puoi venirci quando vuoi anche tu, Ems. In realtà penso che la stanza degli ospiti sia libera, solo che mia madre non voleva ci sentissimo imbarazzati a dirle qualcosa se avessimo voluto dormire insieme e perciò ho provveduto lei.- Scrolla le spalle -Lei è fatta così.-
Si siede sul divano, dove Emma lo raggiunge perdendosi nel suo abbraccio.
-Sai, io penso che in realtà lui non mi amasse.
No, lui non mi amava, perché non distruggi la persona che ami.-
Il suo respiro caldo gli si infrange sul petto, all' altezza del cuore.
-Io ho sempre pensato che l'amore fosse come una tempesta; un uragano.
Un terremoto che fa crollare il corpo a pezzi e, le cose che fai mentre cerchi di rimettere ordine nella tua vita non le fai con il cuore, le fai e basta, cercando la via di fuga più semplice.
Io non so se lui ti amasse o meno, Emma, ma il punto non è se amiamo o meno, ma cosa amiamo.-
-E come facciamo a capire cosa o chi amiamo?-
-Lo capisci dalle piccole cose, penso.
Lo capisci quando ti rendi conto che in realtà non esiste la persona giusta ma che esiste chi si ferma a guardarti negli occhi e rimane zitto, quando qualcuno ti abbraccia e non vuole staccarsi perché cerca di lasciarti addosso il suo profumo, quando qualcuno sbatte forte la porta in quel modo tipico delle persone che ritornano, quando qualcuno usa poche ma giuste parole, quando si ferma a guardarti e ti dice: hai gli occhi belli di chi ha pianto tutta la notte.
E' questo, per me, il modo in cui capisci di amare qualcuno.-
Emma guarda il vuoto in silenzio con il mento posato sul suo braccio.
-Ci sono certi momenti in cui mi manca, lo sai?-
-Penso sia inevitabile, ma sai, non puoi sempre alzarti e correre dalla persona che ti manca.
A volte puoi solo fartela mancare.-
Le mani di lui si strinsero alla sua vita. La sua vita nelle mani di Harry.
Quel pensiero la colpì all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno; il panico si fece strada dentro di lei in una frazione di secondo.
Le capita, ogni tanto.
Capita che certe parole le rimangano incastrate tra le costole, i polmoni, nella gola e che diventi difficile, poi, respirare, perché terribilmente definitive nella loro disarmante semplicità.

 

La camera di Harry non era affatto come se l'era immaginata; niente robot di quando era bambino; niente pareti cerulee, scelta tipica delle madri di un maschietto.
Il pavimento era di un parquet chiaro, perfettamente abbinato al color cioccolato delle pareti, sulle quali svettavano immagini di leggende come i Beatles o David Bowie.
Il letto matrimoniale era grande e possente e imponeva la sua presenza quasi minacciosa nella stanza a causa del piumino blu.
Emma entrò e chiuse gli occhi, per bearsi del profumo di lui che l'avvolgeva come quando la teneva tra le braccia.
Si voltò, piantando gli occhi in quelli dannatamente verdi di lui, e poi gli guardò le labbra.
Avrebbe tanto voluto baciarlo.
Lui, quasi glielo avesse letto in faccia, le posò con delicatezza le mani sulle gote e calò sulle sue labbra umide.
La sospinse lentamente verso il bordo del letto; le mani di lui sui fianchi di lei, gli occhi chiusi, i respiri che si sfiorano.
Non era mai stato così facile amare - amarsi-.
Emma posa la testa sul petto nudo del ragazzo, che le accarezza i capelli rosso fuoco; le gambe un groviglio di lenzuola e passione.
-Non sono così sicura di me stessa da credere che ti piacerò per sempre, e non credo nemmeno alle favole.
Mi hanno sempre detto che chi sogna vive male; me l'hanno ripetuto così tante volte che alla fine ci ho creduto, e allora eccolo lì, il bivio.
Mica è facile scegliere a cosa rinunciare, poi figurati se quella che deve scegliere sono io, che la mattina ci impiego dieci minuti buoni per capire se voglio un caffè o una cioccolata; solo che stavolta la scelta era un po' più ardua.
Come fa uno a smettere di sognare, mi chiedevo; poi ho capito che per capire dovevo provare, e allora ho iniziato a non pormi più domande, a non desiderare un futuro che non avrei mai avuto e, adesso, sognare non so più nemmeno come si faccia.
Lo sai, però, dove sta la fregatura, Harry?
Sta nel fatto che, in realtà, chi non sogna vive peggio, prigioniero del proprio cinismo sarcastico e scettico.
E' per questo che so che non ti piacerò per sempre, che tu andrai avanti e così farò io, quando capirai di non poter più condividere con me il cucchiaino che usi per mescolare lo zucchero o il bicchiere di vino, ma confido nel fatto che ti verrò in mente quando vedrai due persone che si baciano per la strada, o una copia de Il Grande Gatsby nella libreria dietro l'angolo.-
-E allora forse ti chiamerò, e magari ti darò appuntamento allo Starbucks più vicino.- le fa alzare leggermente il viso.
-Entrerò e mi siederò a guardare i passanti nella speranza di vederti arrivare, solo per poterti stringere e dirti quanto mi sei mancata mentre eravamo divisi, perché se non ci metti troppo, ti aspetterò tutta la vita.-
"Ti amo."
Avrebbe voluto urlarglielo a pieni polmoni, mentre le gambe di lui strusciavano contro le sue e le loro mani si sfioravano sotto la coperta.
C'è così tanta poesia nei letti disfatti.

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