Claustrophobia

di Invisible_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Salve! Buon Primo Maggio a tutti!
Ecco la mia nuova BellDom!

Come vedrete la storia è divisa in 3 parti, ma visto che è un po' lunga,  troverete l'altra metà della seconda parte nel prossimo capitolo!

Spero vi piaccia :)

Claustrophobia


Capitolo I.

"Matthew James Bellamy! Ma che cazzo ti salta in mente?! E non provare a scappare, torna qui! Immediatamente!"
Un Dominic Howard alquanto infuriato rincorse il suo migliore amico fino ad arrivare in camerino. Chiuse la porta, ponendosi davanti, così da bloccargli ogni via di fuga.
"Dom- ahahahha Scusa, ma-ahahahah" si piegò in due dalle risate.
"Mi dis-ahahah Dovevi vedere la tua fa- ahahhaha"
"Non ridere! Lo sai che soffro di claustrofobia, cazzo! Sei un idiota!" Gli si avvicinò minacciosamente e il sorriso del moro cominciò a sparire gradualmente dal suo volto.
"Non farlo mai più!"
"Ma era solo uno scherzo! Come sei permaloso!" lo prese in giro.
"No, io non sono permaloso! Gli spazi chiusi e troppo stretti mi terrorizzano, lo sai perfettamente! E tu cosa fai? Ordini ai tecnici di non tirare su quella dannatissima piramide, lasciandomi al buio per ben 5 minuti?! Pensavo di dover
restare lì dentro per sempre! "
"Come sei esagerato! Non ti avrei mai abbandonato lì sotto, alla band serve un batterista e nessuno ha voglia di fare delle audizioni"
"Ah, grazie. Questo sì che mi rincuora" replicò ironico.
"Stavo solo scherzando! Come la fai lunga!" Il moro lo sorpassò, aprì la porta e se ne andò.

---
Il mattino seguente Matthew suonò al campanello di casa Howard con insistenza, fino a quando il suo amico non aprì la porta scocciato.
"Che cazzo vuoi?"
"Buongiorno anche a te, raggio di sole!" Matt sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori, che si oscurò non appena Dom gli chiuse la porta in faccia.
Non si arrese e premette l'inidice sul campanello, sogghignando.
"Matthew, smettila! Cosa diavolo vuoi?!" ora era davvero arrabbiato e tutto ciò divertiva Matthew, che rispose: "Fammi entrare e te lo spiego!"
"No, no, no! Io non mi fido di te!"
"Ma come! Io sono il tuo migliore amico!"
"No, tu sei uno stronzo!"
"Dommie, non fare il cattivo!" replicò il moro con voce innocente.
L'altro sbuffò, contrariato. Poi, però, accettò.
"Ok, ma fai presto"
"Sì, sì, prestissimo!" rispose.
Seguì il biondo fino al soggiorno, poi improvvisamente gli si avvicinò, prendendogli il polso.
"Ehi, ma che stai facendo?" chiese Dom, preso in contropiede. 
L'altro non rispose, ma lo trascinò con forza nello sgabuzzino, chiudendosi la porta alle spalle. Girò la chiave nella serratura.


I ORA:

Accese la luce e il suo sorriso si ampliò nello scorgere il volto preoccupato e perplesso del suo amico.
"Ma sei impazzito?!"
"No, non mi pare" replicò Matt, tranquillo. Si appoggiò a un armadietto alle sue spalle, sul quale erano riposte alcune scatole con un'etichetta sopra, la scrittura perfetta del biondo ben in evidenza.
Dominic si guardò intorno, come se non fosse mai entrato in quello spazio angusto, come se quella stanza non fosse sua.
Improvvisamente notò quanto fosse piccolo quello sgabuzzino, quanto fossero vicine tra loro le pareti.
Ogni singolo oggetto sembrava volerlo aggredire per aver interrotto il suo riposo, tutto pareva volerlo schiacciare. Terrorizzato, realizzò di non avere via d'uscita.
"Cazzo, Matthew, fammi uscire da qui!" cominciò a battere sulla porta.
"Aiuto! Qualcuno m-" venne interrotto dalla mano del suo 'rapitore' sulla bocca.
"Shh..Dom, stai tranquillo.." gli sussurrò nell'orecchio.

Matthew ignorò -o fece finta di ignorare- il brivido che percorse la schiena del suo amico, causato dal respiro caldo a contatto con la sua pelle.
Dominic riprese a battere i pugni contro la porta fino a quando il moro lo tirò indietro. A quel punto l'altro si arrese, cominciando a respirare più lentamente, gli occhi sempre spalancati dal terrore.
Matt allontanò la sua mano dalle labbra di Dominic, che non aspettò un secondo prima di riprendere a fare domande su domande.
"Puoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?!"
"Non c'è bisogno che ti scaldi tanto! Anzi, dovresti solo ringraziarmi!"
"E sentiamo, per quale motivo dovrei farlo?" chiese il batterista, scettico, guardandosi intorno preoccupato.
"Beh, perchè sto cercando di aiutarti a non soffrire più di claustrofobia!" esclamò orgoglioso.
"E in che modo?"
"Mi sembra ovvio! Resterai, anzi, resteremo, chiusi qui dentro per circa 3 ore, al buio."
"Cosa?! A mala pena riesco a stare sotto quella piramide per più di 5 minuti, figuriamoci rinchiuso tra queste quattro e strette mura per ben 3 ore! No, non se ne parla! Lasciami uscire, immediatamente!"
"Non fare il codardo, Howard! Sei o non sei un uomo?!"
"Sì, ma- Cazzo Matt! Ma perchè devi sempre rompere i coglioni a me?"
Esasperato, si appoggiò alla parete opposta al suo amico.
"Smettila Dominic! Non ho intenzione di ascoltare le tue lamentele per tutte quelle ore, chiaro?"
"Allora lasciami uscire!" tentò Dom.
"Non ci provare, mezza sega"
"Ma io non sono una mezza sega!" protestò l'altro.
"Allora provamelo!"
Dom non replicò, ma rimase in silenzio a fissare con odio il suo amico, che con estrema lentezza, si avvicinò all'interruttore, che distava da lui solo qualche centimetro.
"Posso sapere perchè vuoi spegnere la luce?"
Il moro alzò gli occhi al cielo. "Cos'è, hai paura anche del buio?"
"No!" replicò offeso.
Lui non aveva paura del buio in generale, ma degli spazi chiusi, ristretti e soprattutto bui.
"Comunque, se ti può interessare, lo faccio per ricreare la stessa atmosfera del concerto, vale a dire luci spente e un luogo chiuso, con un'unica differenza: non sei solo, ci sono io!"
"Ah, quindi pensi che ora sia più tranquillo?"
Matthew spense le luci.

Dom, va tutto bene, vedi?
Dopo qualche minuto, però, tutte le sensazioni provate dentro quella piramide gli piombarono addoso, sopraffacendolo. Percepì qualcosa simile ad una corda stringergli il collo, ma forse -sicuramente- si trattava della sua immaginazione, che si divertiva a farlo impazzire.
Respirò a fondo, ma dopo poco si rese conto di far fatica a riempire i polmoni d'aria.
"Matt-M- non mi sento b-"
Lo sgabuzzino si illuminò subito, mostrando il volto provato di Dominic.
"Ehi, amico, che ti succede?" chiese preoccupato.
Intanto la corda si stava lentamente allentando, permettendo al biondo di respirare di nuovo. Matt lo guardò, i suoi occhi blu più grandi del solito.
"St- sto bene. Ho avuto un attacco di panico, ma ora sto bene.."
"..Vuoi uscire..?"
Sorprendentemente Dom scosse la testa a destra a sinistra, motivando il suo gesto con un "Hai ragione".
Poi prese fiato e aggiunse "Devo sconfiggere le mie paure, nel caso in cui si possa ripetere la stessa situazione del concerto"
"Come vuoi!"
Quando Dom si calmò definitivamente, gli chiese titubante "Posso spegnere le luci?"
L'altro annuì.

Di nuovo tornò tutto buio.
Stai calmo, Dom. Sei nello sgabuzzino di casa tua con Matthew, il tuo migliore amico. Sì, solo il tuo migliore amico.
Improvvisamente una mano si posò sul suo braccio, facendolo sussultare.
"Stupido, sono io! Chi vuoi che sia?"
Il biondo sospirò.
Quel contatto di certo non lo rendeva meno terrorizzato, anzi, si sentiva intrappolato, rinchiuso tra quelle pareti immerse nell' oscurità. Inoltre la mano di Matt pesava, gli impediva di muoversi, lo teneva saldamente ancorato al pavimento, nonostante quel tocco fosse leggero e per niente intenzionato a ostacolarlo.
In realtà gli scopi del suo amico erano ben altri, ma il biondo era così spaventato da non accorgersene.

Dominic si sedette per terra, facendo attenzione che non ci fosse nulla sotto di lui. Matthew lo seguì subito dopo, la sua gamba a contatto con quelladell'altro.
La parete fredda, alla quale erano appoggiati, ricordava al biondo dove si trovava, scacciando le immagini, che la sua mente condizionata dalla paura creava nell'oscurità.
"Va tutto bene?" domandò Matthew, cercando di colmare il silenzio.
"Mmm" rispose Dom, senza aggiungere altro.
Nella stanza non si sentì alcun suono, fino a quando il batterista cominciò a percepire uno strano formicolio alle gambe. Riconobbe quella sensazione come un segnale di un imminente attacco di panico.
Ci risiamo.
Respirò profondamente, distogliendo Matthew dai suoi pensieri. Il battito del suo cuore aumentò, facendolo impallidire. Temeva che il moro riuscisse a sentirlo, tanta era la vicinanza tra i due.
Intanto la corda stava tornando, solleticandogli il collo, sensuale e, al tempo stesso, mortale.
Afferrò la mano di Matthew, che trovò senza problemi.
"Dom, ti senti bene?! Accendo la luce?"
"No! Non accenderla!" urlò.
La voce era piena di terrore, proprio come i suoi occhi, spalancati e alla ricerca di un'ancora di salvezza, che nel buio, però,  non riusciva a trovare.

"Io- Io vado ad accenderla" Anche Matt era preoccupato, lo percepiva dai suoi movimenti fin troppo incerti e la sua voce non era da meno. In fondo, raramente aveva avuto il piacere, anzi, l'onore di assistere a uno di questi attacchi, che fortunatamente si concludevano in pochi secondi. Oltretutto non capitavano spesso e in quei casi prendeva una pillola, prescritta dal medico tempo prima, quando questi si erano fatti più frequenti.
Dominic lo trattenne per un braccio non appena lo sentì alzarsi.
"No, ce la fa-" Una pausa. "Ce la faccio da solo"
Il moro si limitò ad annuire nel buio, nascondendo il più possibile la preoccupazione, nonostante Dom non potesse vederlo.
Comunque appoggiò il viso sulla spalla del biondo, così da fargli capire che lui era lì, pronto ad aiutarlo.
Dominic, a quel contatto, alzò la testa, verso il soffitto, ordinandosi di calmarsi. Chiuse gli occhi e gli tornò alla mente l'immagine della boccetta con le pillole, nel secondo cassetto del comodino.
Ora doveva cavarsela da solo.
Fece appello al suo autocontrollo, cercando di controllare la respirazione.
Provò a distrarsi, concentrandosi sul profumo del suo amico, che poteva percepire chiaramente. Era così vicino al suo viso che, se lo avesse piegato un po', sarebbe riuscito a baciarlo. Quel pensiero lo fece arrossire, ma non se ne preoccupò.
Nel buio poteva nascondere tutto, anche i suoi sentimenti più segreti e inconfessabili.

Immaginò di toccare quel volto, accarezzandone tutti i lineamenti, le palpebre, il naso -quel suo strano, ma adorabile naso- e poi le labbra. Così sottili, ma sicuramente dal sapore inebriante.
Desiderò creare un maggiore contatto con lui, stringerlo a sè, passargli una mano tra i capelli, annusarli, fare suo il suo odore, il suo sapore.
Aprì gli occhi. La corda era definitivamente scomparsa, ma al suo posto era subentrato un profondo senso di insoddisfazione e di rassegnazione.
Matthew non sarebbe mai stato suo.


II ORA

"Va un po' meglio?" la voce titubante di Matt interruppe il silenzio fin troppo opprimente che era calato su di loro da un po'.
"S-Sì, grazie" Dom si mosse, la spalla leggermente dolorante per il peso della sua testa, che era rimasta appoggiata su di lui per più di mezz'ora. Matt si spostò, drizzandosi a sedere.
"Scusa, è che- Ti hanno mai detto che sei morbido?"
"Diciamo che non è il complimento che mi fanno più spesso"
In quel momento la suoneria del telefono di casa Howard giunse debolmente alle orecchie dei due.
"Matt, il telefono"
Un mormorio.
Uno squillo.
"Ho detto il telefono"
"Ho capito, non sono sordo. Lascialo suonare" replicò con noncuranza.
Uno squillo.
"Ma non posso! E se fosse importante? Magari è mia madre!"
"Non ti farò uscire, non puoi mollare proprio adesso!"
Segreteria telefonica.
"Ops!" esclamò l'altro chiaramente compiaciuto.
Dom sbuffò, pronto a colpire il suo amico, ma fu bloccato dalla voce di Chris proveniente dal telefono.
"Dom, sono io, cioè sono Chris. Senti, ho appena provato un nuovo giro di basso.. e mi piacerebbe fartelo sentire! Sarebbe un ottimo punto di partenza per la canzone di Matt..quindi dovrei passare a casa tua tra tre quarti d'ora. Ah! Dimenticavo, puoi avvertire Matt? Non risponde al cellulare e a casa non c'è! Beh, appena puoi richiamami!"

Tornò di nuovo il silenzio nella casa, compreso nello sgabuzzino.
"Dovremo finire prima"
"Mmm" fu l'eloquente risposta di Dom, che si alzò e piegò il collo a destra e poi a sinistra. Infine ritornò nella posizione precedente, di fianco al suo amico, sospirando. Non avrebbe resistito un'altra ora chiuso lì dentro.
Cominciò a pensare a qualche modo possibile per uscire da quel posto. Il problema era la chiave, che Matt aveva prontamente nascosto. E Dom non aveva la minima idea di dove fosse.
Cercò di allontanarsi da lui, spostandosi dalla parte opposta. Il suo respiro così vicino e contemporaneamente così irraggiungibile lo distraeva, lo faceva impazzire.
Poi, però, gli venne un'idea. Era rischiosa, troppo rischiosa. Ma tanto cosa aveva da perdere?

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P.s. I Muse non mi appartengono, scrivo solo per divertimento, ecc..

Vi avverto, il prossimo e ultimo capitolo sarà pieno d'ammorre! Quindi preparatevi! *no*

(Grazie pwo_ <3 )

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Buonasera! Scusate l'enooooorme ritardo, sono davvero un disastro!
Comunque ecco la seconda -ultima- parte di questa breve fic :)

Spero non vi deluda! Enjoy!

Claustrophobia


Capitolo II.

Prese un gran respiro, il cuore che batteva all'impazzata.
Con movimenti lenti e quasi impercettibili, si riavvicinò a Matt, fermandosi solo quando la sua gamba toccò quella dell'amico. Piano, estremamente piano, appoggiò la testa sulla spalla ossuta del moro.
Questo non si mosse, ma lo sentì irrigidirsi. Restò così ancora qualche secondo, indeciso se procedere oppure no. Sentiva i battiti aumentare e rimbombare nelle orecchie e nello sgabuzzino, rinchiusi tra quelle strette mura.
Girò piano il volto fino a incontrare il collo delicato del cantante. Chiuse gli occhi, assaporando quel momento che tanto aveva atteso.
Ci appoggò il naso, strofinandolo leggermente, come aveva fatto con tante altre ragazze. Però, con un'unica differenza: Matthew non era "tante altre ragazze". Tralasciando il fatto che non fosse una ragazza, lui era Matt, il suo Matt. E ora aveva la possibilità di baciargli il collo, morderlo e assaporarlo.
Chiuse gli occhi, ricordandosi il suo obbiettivo. Poi sfiorò con le labbra la pelle morbida, sorridendo nel percepire le vene pulsare più forte.
Incoraggiato, proseguì, lasciando piccoli baci su tutto il collo, fino a giungere alla mandibola.
Un passo ancora e avrebbe ottenuto ciò che voleva. Ciò che lo turbava era il fatto che Matt non avesse avuto nessun'altra reazione. Però in effetti non gli dava fastidio, anzi.

Ora o mai più. Non indugiò oltre e con forza appoggiò le sue labbra su quelle di Matt, che, premuto contro il muro, non fece nulla, se non schiudere leggermente la bocca. Dom ne approfittò e si piegò verso di lui, sovrastandolo.
Percepì il suo cervello spegnersi completamente, permettendogli di agire come più desiderava, senza problemi.
Le mani gli tremavano, insicure e timorose. Al contrario, le labbra si muovevano con estrema sicurezza, come se baciare l'uomo che amava e che aveva desiderato per così tanto tempo fosse normale, quasi naturale.
Lo stretto sgabuzzino scomparve, lasciandoli in un'altra dimensione, buia anche quella, ma per niente spaventosa. Li avvolgeva, coprendoli e isolandoli completamente. C'erano loro e solo loro, con la voglia e il desiderio. I dubbi e le paure erano scomparse, cedendo il posto solo alla passione creata dall'incontro delle loro labbra. Questa rilasciava scariche elettriche, che illuminavano i loro occhi.

"Basta. Dom, basta, spostati" Matt lo spinse di lato, dolcemente. L'amico lo lasciò fare, chiudendo gli occhi e riprendendo fiato.
Era stato meraviglioso, ma c'era qualcosa che non capiva.
"Matt, ma- Sì, cioè, ma perchè non sei scappato? Sì, insomma- Tu non-"
"Perchè avrei dovuto andarmene?" chiese sorridendo.
"Beh perchè- Sì, io sono il tuo migliore amico e tu non-" l'imbarazzo prese il sopravvento, facendolo innervosire.
Matt rise, cercando la mano di Dom nel buio e poi appoggiandoci sopra la propria, delicatamente.
"E se a me fosse piaciuto? E se volessi altri baci?"
Dom alzò le sopracciglia, sorpreso.
"Ma tu hai Kate. E Bing. E io sono solo il -"
Non continuò la frase perchè Matt lo baciò, questa volta più intensamente. Gli passò una mano tra i biondi capelli, tirandone qualche ciocca nel cercare di premerlo più vicino a sè. Sorrise sulle sue labbra, scendendo sul collo e baciandolo come prima aveva fatto Dom con lui.
Quest'ultimo sospirò di piacere, travolto da tutte quelle sensazioni, che si fondevano per poi dividersi e diffondersi in ogni parte del suo corpo. Si spostò poco, ma fu costretto a sdraiarsi, spinto dall'amico.
Matt tornò sulla sua bocca, facendone suo ogni centimetro. Intanto con gesti lenti e precisi accarezzò le spalle, le braccia, le mani, di nuovo le braccia e il ventre del biondo, che, stordito, si limitava a ricambiare i baci di Matt.
Ad un tratto i sensi di Dom si risvegliarono dal torpore causato dalle attenzioni del moro, permettendogli di comprendere cosa stava succedendo. Si alzò di colpo, tirando a sè il suo migliore amico. Riprese in mano la situazione, afferrandolo per la camicia e baciandolo ovunque.
Gli afferrò i capelli, nello stesso modo di Matt, ma facendo attenzione a stringere di più. Tuffò il viso in quella marea nera, assaporandone il profumo, che per troppo tempo aveva potuto solo immaginare.
Intanto il moro si lasciò sfuggire il nome del biondo, alimentando il suo desiderio.
"Sei uno stronzo" gli sussurrò Dom.
"E tu un coglione" le loro labbra si incontrarono di nuovo.
E restarono così, a baciarsi, lasciandosi alle spalle tutti i dubbi e le paure.

---
Le mani di Matt passarono delicatamente tra i capelli di Dom, accarezzandoli. Questo era steso sulle sue gambe ad occhi chiusi, cercando di imprimere nella sua memoria tutte le emozioni appena provate. Non aveva assolutamente idea di cosa sarebbe successo una volta usciti da lì, ma non voleva pensarci, non voleva rovinare quel momento così perfetto.
"Ma com'è?"
La voce dell'uomo che amava e che aveva finalmente baciato lo risvegliò dai suoi pensieri.
"Uh- Cosa?"
"Cos'è che ti terrorizza? E cosa provi?"
La domanda lo sorprese. Ci pensò un po' su e poi rispose.
"Vuoi sapere cosa mi terrorizza? Il fatto di restare rinchiuso, imprigionato in una stanza, per sempre. Nessuna via di fuga, di uscita. Nessuna probabilità di aprire una porta e andarmene. E il buio. Uno spazio chiuso e con le luci spente."
I movimenti dell'amico si fermarono per poco. Poi ripresero a giocherellare con le ciocche bionde.
"Mi sento soffocare e non ragiono, tutto mi opprime e il buio mi circonda e mi intrappola. Mi sento perso."
Una mano si inserì nella sua, stringendola forte.
"Cosa provi? Cosa senti?"
"Io- io ho paura. Sono follemente terrorizzato. E' terribile. Non vedere nulla, non sapere com'è esattamente il posto in cui ti trovi, non capire cosa ti sta succedendo. E'- E' orribile."
"Hai avuto altri attacchi di panico?"
"Da quando io e te ci siamo-" indugiò su quella parola. Si sentiva un bambino. Tutta colpa del Bellamy.
"Da quando io e te ci siamo baciati, no." concluse.
"Ok"
Le mani tornarono tra i suoi capelli, scendendo ogni tanto ad accarezzargli il viso.

"E tu, Bells, di cosa hai paura?"
"Lo sai"
"Io so solo quello che dici ai giornali. Ma io voglio la verità"
Una pausa, colmata dal silenzio.
"Ho paura di te"
"Cosa?" rispose incredulo il biondo.
"Ho paura che quando usciremo da questa dannata stanza tu pretenderai troppo da me. E io so che non potrò darti ciò che vuoi, che ci resterai male, che farai finta di nulla, come se non ti importasse. Ma io sono sicuro che ti importi. So che ti importa di me, di noi. E ho paura anche di questo."
Dom si alzò, appoggiandosi al suo fianco.
Sospirò.
"Ho paura di quello che potrai farmi. Tu mi cambierai più di quanto abbia già fatto in tutti questi anni. E magari potresti rendermi una persona migliore, ma io non voglio. Non voglio rendermi conto dello schifo che ero e che sono."
Dom faceva fatica a star dietro ai suoi pensieri, ma gli posò la testa sulla spalla -la posizione che più preferiva- ascoltandolo ad occhi chiusi.
"Tu mi spaventi, sì, però allo stesso tempo mi attrai terribilmente"
"E perché non me lo hai detto prima?"
Matthew si lasciò sfuggire una risata.
"Per lo stesso motivo per cui non l'hai fatto tu"

III ORA

"Vuoi ancora uscire da qui?"
"Questo sgabuzzino è diventato il mio paradiso, quindi no, non voglio più andarmene" Dom si sporse verso il moro, cercando nel buio la guancia, trovandola e posandoci un bacio leggero.
Matt sorrise, poi si alzò, prendendo il biondo per mano, trascinandolo con sè. Poi si fermò, appoggiandosi alla porta dello sgabuzzino.
"Matthew Bellamy, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata" ammise Dom, avvolgendolo in un abbraccio tenero e sincero.
"A cosa devo tutta questa dolcezza?" chiese, cercando di nascondere il suo imbarazzo e lasciandosi circondare dalle sue braccia.
"Perchè devi rovinare sempre tutto?!" replicò l'altro, lievemente contrariato, allontanandosi da lui.
Matt gli pizzicò la guancia e poi tornò in silenzio, il rumore del suo respiro a fare compagnia al suo amico.

---
"Cosa facciamo? Mi sto annoiando" Matt si spostò, cominciando a punzecchiare il ventre di Dom.
"Io un'idea l'avrei.."
"Dom!" esclamò, fingendosi scandalizzato.
"Ma smettila, so che non desideri altro" gli sussurrò suadente in un orecchio.
"Sai che ti odio, vero?"
"Davvero? Ne sei proprio sicuro?" Lentamente appoggiò le sue labbra al collo di Matt, lo baciò delicatamente, sorridendo nell'udire il suo sospiro riempire il silenzio.
Ad un tratto si sporse violentemente su di lui, nel tentativo di mordergli la pelle morbida e pallida.
"Ahi! Ma cosa-"
Non lo lasciò continuare, ma gli fermò le parole con un avido bacio. Matt posò la sua mano sul segno lasciato dal biondo sul collo, il quale la prese e se la portò tra i capelli, dove poi rimase.
La passione tra i due aumentò, come anche la pressione che esercitavano sui propri corpi, quasi a volersi fondere. Ognuno tirava a sè l'altro con forza, aggrappandosi ai capelli o ai vestiti.
Matt era sopraffatto dalla violenza del suo amico, che dopo ogni morso tornava ad assaggiare la ferita con le proprie labbra. Queste bruciavano al delicato contatto con la sua pelle, infondendogli inspiegabilmente scariche di piacere, mandandolo in visibilio.
"Matt, fermati, io-" respirò a fondo "Io non voglio"
Matthew si spostò da lui, riprendendo fiato. Si lasciò cadere di lato, così da mantenere il contatto.
"Lo so"
"Io non posso"
"Lo so"
"Non- non ci riesco"
"Lo so "
"Cazzo, smettila di commentare tutto con uno stupido 'Lo so'!" sbottò Dom.
"E cosa vuoi che ti dica, 'Tranquillo, Dominic, non preoccuparti, posso aspettarti' ?!" Si mise a sedere, sbuffando.
Dom non rispose, si limitò a chiudere gli occhi, gesto che Matt non notò a causa del buio.
"Senti, io vorrei dirtelo, non sai quanto. Ma questa potrebbe essere l'unica occasione per noi due"
"E' proprio questo il punto. Tu sei una delle persone più importanti per me, sei il mio fottutissimo migliore amico, il mio Matt. E ora che il nostro rapporto sta per prendere definitivamente una piega diversa, non voglio che fuori da questa stanza tutto venga cancellato. Perciò preferisco che ci limitiamo a questo"
Poi aggiunse con un sussurro: "Ti prego, non farmi altro male".
Matt si stese di nuovo al suo fianco, prendendogli una mano e baciandola, lentamente e dolcemente. Dom si girò verso di lui.
Notò chiaramente la luce negli occhi del moro, nonostante il buio profondo nella stanza. Appoggiò il volto sul suo petto, meravigliandosi ancora una volta di quanto fosse magro.
"Sono uno stupido, uno stronzo e un coglione" disse Matt.
"Lo so" gli fece il verso l'amico.
La risata di Matt si fece strada dentro di lui, lasciando dietro di sè una scia di serenità e pace.
"Cazzo, Dominic" si passò una mano tra i capelli e poi lo cercò nel buio.
Quando trovò il suo viso, cominciò a baciarlo dappertutto, questa volta più delicatamente.
"Grazie" sussurrò Dom tra un bacio e l'altro.

--
"Dom, dobbiamo uscire"
"Ah- Ok"
"Aspetta. Prima devo chiederti una cosa" gli posò una mano sul braccio.
"Dimmi pure"
"Ti è servito a qualcosa?"
Dom sorrise.
"Non sai quanto. Non smetterò mai di ringraziarti!" gli diede un bacio su quel suo naso strano, ma che lui adorava.
"Però non provare mai più a farmi uno scherzo del genere, a meno che non ci sia un altro sgabuzzino nei paraggi, ovvio"

Matt fece scattare la serratura. La luce li inondò, diffondendosi per tutto lo sgabuzzino, posandosi sui volti dei due amici.
Si guardarono per qualche minuto, cercando nel viso e nel collo dell'altro qualche segno del loro amore. Infine i loro occhi si incontrarono.
I battiti del cuore di Dom acellerarono, mentre quelli di Matt rallentarono gradualmente.
Lentamente e con indecisione si avvicinarono, poi il moro portò una mano sul volto del suo amico, sfiorandone i lineamenti e soffermandosi sugli zigomi, come se non si fossero visti da troppo tempo.
Dom trattenne il respiro sotto quel tocco così preciso e gentile, poi, però, si fiondò su quelle labbra che ora vedeva chiaramente. Si baciarono di nuovo e a lungo. Si accomodarono sul divano e continuarono ad assaporare quegli ultimi contatti, aspettando l'inevitabile arrivo di Chris.
Sfortunatamente questi durarono solo qualche decina di minuti e terminarono quando Dom si decise a parlare.
"Matt, ho trovato il modo di ringraziarti"
"Sentiamo" commentò l'altro, sorridendo.
"Voglio aiutarti anche io a sconfiggere le tue paure"
"Ma- No, ti prego, tu non devi fare assolutamente nulla!" esclamò allarmato.
"Matt, tu-" In quel momento suonò il citofono.
Dom lo guardò e lo baciò sulla fronte, poi andò ad aprire.

"Ehi! Chris, come stai?"
"Bene, bene, te? Hai sentito il messaggio in segreteria? E Matt dov'è?"
"Quante domande!" sorrise nervoso.
"Comunque sì, ho sentito il messaggio e Matt è-" deglutì.
"Lui è di là" lo indicò con un cenno della testa.
Chris si sporse oltre la spalla di Dom, salutandolo. L'altro ricambiò, agitando imbarazzato la mano.
Poi il viso del bassista cambiò impercettibilmente, tramutandosi in un'espressione indecifrabile.
Spostò lo sguardo prima su Matt e poi su Dom, il quale avvampò come una ragazzina.
Chris sorrise e disse: "Beh, andiamo a provare, devo assolutamente farvi sentire un nuovo pezzo!"
Entrò in casa, trascinandosi dietro gli altri due. Questi si lanciarono uno sguardo perplesso e, prima di raggiungere la piccola sala prove di casa Howard, la mano di Matt sfiorò quella del biondo, che la strinse per un attimo, per poi lasciarla di nuovo.

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N.d.A. I Muse non mi appartengono, scrivo solo per divertimento, ecc..
(Ah! Dimenticavo! -6 al concerto a Roma! Waaaaa, sono troppo carica!)

Grazie a chi è arrivato fin qui e a chi ha recensito/preferito/seguito/letto! Cheers! :D

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