Il passato torna sempre a farci visita

di isawri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allontanamento ***
Capitolo 2: *** La Push ***
Capitolo 3: *** Segreto Svelato ***
Capitolo 4: *** Figli della Luna ***
Capitolo 5: *** Iniziata male e finita peggio ***
Capitolo 6: *** Ritorni dal Passato ***
Capitolo 7: *** Vecchi Metodi - Parte 1 - ***
Capitolo 8: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Allontanamento ***


"E' per il tuo bene, tesoro."
 
I miei non erano riusciti a trovare una spiegazione migliore al fatto che avessero deciso di scaricarmi da mia zia, di cui ero all'oscuro dell'esistenza se non fino a poche ore prima della partenza; che vive a 9129 Km da casa mia, se potevo chiamarla casa.
Dopo tutto quello che era successo credevano ancora di poter risolvere tutto allontanandomi da quell'ambiente. Non capivano che non potevano cancellare il mio passato, non capivano che la storia era destinata a ripetersi. I miei guai mi avrebbero seguita come fossero la mia ombra, non potevo semplicemente scappare. 
Sapevo bene di non essere la figlia che avevano sempre desiderato, sapevo di essere per loro una continua delusione. Avevano tentato di crescermi a loro immagine e somiglianza, avevano tentato di riportarmi sulla retta via già quando il mio comportamento dava cenni di ribellione, avevano persino tentato di tirarmi fuori dai guai. Ma si erano arresi. Non erano tagliati ad essere i genitori di una ragazza problematica, come io non ero tagliata ad essere la bambola di papà.
 
Dopo dieci estenuanti ore di volo, un atterraggio movimentato ed un tempo infinito prima di poter sbarcare, recuperai le mie valigie per poi dirigermi verso l'uscita dell'aereoporto.
«Sarah!» Una donna minuta e sorridente in strada agitava frettolosamente le mani chiamandomi a gran voce. Doveva essere lei, seppur in lontananza notavo la marcata somiglianza con mio padre. Continuava a dimenarsi dall'altra parte della strada incurante della gente che passando si girava ad osservarla.
Basta per oggi hai dato spettacolo abbastanza, fantomatica zia di cui non sapevo nulla. Mi incamminai in sua direzione.
«Anna?» Le chiedo fermandomi a debita distanza.
«Preferisco Anne ma si, sono io.» Sorride. «Su vieni, abbiamo tantissime cose da fare!»
«Cominciamo bene...» Borbottai seguendola verso la macchina. Aveva una Volvo vecchio modello, V70 se ricordo bene, caricai le valigie nel portabagagli e mi accomodai sul sedile del passeggiero.
Eravamo in macchina da ormai un buon quarto d'ora, osservavo il paesaggio, la strada che stavamo percorrendo divideva in due una fitta boscaglia. Alla vecchia me sarebbe piaciuto vivere in un posto così, ma quella ragazza non faceva più parte di me. 
La suoneria del mio cellulare mi riportò alla realtà. Lo estrassi dalla tasca dei pantaloni, un messaggio.
- Tutti qui si chiedono che fine hai fatto. Che devo dire? - Kate. Faceva le mie veci da una vita, possibile che ancora non sapesse gestire quel branco di pazzi?
- Niente Kate, attieniti a quello che abbiamo concordato. Dì che tornerò presto. Fino a quel momento tieni tutto sotto controllo, mi raccomando. - Finisco di digitare il messaggio e premo invio. Neanche il tempo di rimettere al suo posto il telefono che arriva una sua risposta.
- Riguardo il nostro piano, come devo comportarmi? -
- Per il momento non fare nulla, ti dirò io cosa fare quando sarà il momento. Ti chiamo appena posso! - Invio nuovamente il messaggio e spengo il telefono. Non posso pensare anche alle paranoie di Kate, le voglio bene, siamo amiche dalla preistoria, ma deve imparare a cavarsela da sola, soprattutto perche' nè e' capace e poi dopo tutto un giorno passerà tutto nelle sue mani, meglio che cominci a fare pratica.
«Già gli manchi?» La voce allegra di Anna riempie l'abitacolo. 
«Cosa?» Replico confusa, avrò scambiato si e no quattro parole con quella donna e non nè ho capita mezza nel migliore dei casi. Fortuna che parla Italiano, figurati se parlava in Inglese...
«Ai tuoi amici, intendo.» I suoi occhi sono fissi sulla strada, ogni tanto sposta lo sguardo in mia direzione ma nulla di più. Tentenno nel rispondere, e' un argomento che vorrei evitare. «Sai, tua madre non ha tutti i torti nel dire che sei come tuo padre; stesso carattere, stesse espressioni, stesso modo di porsi...»
«Sai, non dobbiamo parlare per forza.» Affermo interrompendola. 
«Come vuoi.» Replica bonaria.
Regnò il silenzio per il resto del viaggio.
Arrivate a casa Anna mi mostrò la stanza che sarebbe poi diventata mia. Era accogliente, non era piccola ma neanche esageratamente grande. In essa prendevamo il proprio posto un armadio, affiancato da una cassettiera ed una finestra, nel lato opposto della stanza era posto il letto. E su una terza parete vi erano posti una scrivania, munita di computer, subito seguita da una seconda porta. Guardai Anna con aria interrogativa.
«Il bagno.» Spiegò, capendo subito a cosa fosse dovuta la mia espressione. «Ti lascio riposare un po', vado a preparare la cena. Ah, prima che me nè dimentichi, abbiamo ospiti a cena.» Mi informò prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta alle sue spalle.
Ospiti. Occasione perfetta! Farmi rispedire in Italia sarà più facile del previsto. 



 
Angolo autrice:
Ciao a tutti! Eccomi qui con una fic tutta nuova, quest' idea mi e' venuta oggi per caso e mi e' piaciuta talmente tanto che ho deciso di pubblicarla sin da subito. Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima settimana con un nuovo capitolo!
isa.

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Capitolo 2
*** La Push ***





Ero sdraiata sul quel letto da un ora e non avevo ancora trovato una buona idea che facesse scoraggiare Anna sin da subito; una scenata a cena, davanti ai suoi ospiti, poteva essere d'aiuto ma non bastava, serviva qualcosa di grosso. Dovevo pensarci e anche in fretta, non potevo permettermi il lusso di perdere tempo nei boschi quando dall'altra parte del mondo si avvicinava il momento che aspettavo da anni. 
Controvoglia mi alzai e cominciai a guardarmi intorno, non avrei disfatto le valigie ma almeno potevo curiosare in giro per la casa, anzi direi che era d'obbligo se davvero volevo ridurre i tempi di permanenza. 
La "mia" stanza era tappezzata di foto, appese al muro, poggiate sulle mensole, sul comodino, c'erano anche un paio di stampe appese alle pareti. Tutte foto che ritraevano me e... mio fratello? Basta, questo e' troppo! Stavolta hanno passato il limite!
Uscii dalla stanza, dovevo trovare Anna, avrei messo le cose in chiaro sin da subito. Sentii poi la sua voce provenire dalla cucina.
«Si, Teresa, e' arrivata sta bene.» Da quando mia madre si interessava di come stavo? «Non preoccuparti mi fa piacere averla un po' qui, non la vedo da una vita!» Ci eravamo già viste? «No, non la costringerò a fare nulla che non voglia fare.» Una pausa. Cosa volevano farmi fare? «Dì a mio fratello che se vuole davvero provarci dovrà farlo lui stesso, ma se la vedrà anche con me questa volta. Ha già fatto abbastanza danni.» Non capii neanche questa sua affermazione, che fu seguita da una pausa più lunga. Cosa gli stava dicendo Teresa? «Ora Sarah e' con me, in fondo e' stata una vostra decisione no? Ci penso io a lei.» Detto questo riagganciò il telefono. Ma di cosa stavano parlando?
La raggiunsi in cucina. Sul suo volto era tornato il sorriso bonario che gli avevo visto sfoggiare per tutto il pomeriggio. 
«Ehi, ti sei sistemata un po'?» Chiese accorgendosi della mia presenza.
«Che significa?» Andai dritta al punto; già essere lì non era di mio gradimento, aggiungiamoci poi la conversazione appena avvenuta e tutte quelle foto...
«Significa cosa?» Replicò non capendo a cosa mi riferissi.
«Tutte quelle foto, nella mia stanza. Perche'?» Feci una pausa e lei porto il suo sguardo sul mio. «Eppure deduco, dalla conversazione che hai avuto con mia madre, che sai cos'è successo. Quindi, perche'? Di tutto ciò che potevi mettere in quella stanza perche' proprio le sue foto.» Avevo alzato la voce senza neanche accorgermene.
«Non sono stata io.» Rispose con tranquillità. «La stanza e' rimasta esattamente come l'hai lasciata, io mi sono limitata a sostituire il letto con uno più grande ed aggiungere un computer.» Cosa stava blaterando? Ero già stata lì? Ho lasciato io la stanza così? «Va bene che eri piccola, ma con tutto il tempo che hai passato qui dovresti averne almeno qualche ricordo.» Quale ricordo? «Proprio non ti ricordi di questo posto?» Chiese notando la confusione persistere sul mio volto.
«No.» Ammisi semplicemente. 
«Siamo a La Push, Sarah.» Aggiunse, come se sapendo il nome di quel luogo tutto si fosse chiarito ma così non fu. «Tu e tuo fratello passavate qui ogni estate, fino a quando avete compiuto nove anni.»
«Non chiamarlo così.» Sibilai, la rabbia del momento stava prendendo il sopravvento su di me. «Non siamo fratelli, non più.» Avevo i pugni stretti, tremavo. Dovevo uscire da quella casa. Non sapevo se Anna fosse al corrente proprio di tutto ma era meglio non rischiare in ogni caso.
«Dove stai andando ora?» 
«Ho bisogno di un po' d'aria.»  Affermai poco prima di chiudermi la porta di casa alle spalle ed iniziare a correre.
Non poteva essere vero, in caso contrario avrei dovuto avere almeno un minimo ricordo e invece nulla. Fino ai nostri nove anni aveva detto, ipotizzando che fosse stato vero, avremmo passato lì ogni estate prima di quella della trasformazione. Conoscevo la nostra storia, sapevo cosa vi fosse a La Push, sapevo che le mie origini erano lì ma come potevo non sapere di aver passato lì la metà delle estati della mia vita? 
Tutto un tratto la terra sotto di me non contrastava più il mio peso, vi si adeguava, si adagiava al mio passo veloce, ai miei artigli come se volesse correre con me. La pioggia si impigliava sul mio manto scuro, come volesse accompagnarmi. 
Non sapevo dove stessi andando, mi lasciavo trasportare dal soffiare del vento, dalle onde che si scagliavano contro la scogliera, dalla pioggia fitta e sottile che si scontrava con il terreno. 
 
Era scesa la notte e finalmente aveva smesso di piovere, nel cielo splendevano tante piccole stelle. 
Sul portico di casa vi erano dei miei vestiti, Anna sapeva. Mi ritrasformai e non perso tempo nel vestirmi. Una maglietta a maniche corte con un paio di pantaloncini; Anna voleva morire, questo era poco ma sicuro. Ma poi dove li avrà presi quei pantaloncini? Io non ne ho neanche uno... Mah.
Entrai in casa, erano tutti in soggiorno, cercai di raggiungere la cucina inosservata. 
«Sarah, finalmente sei tornata. Ti ho lasciato il piatto sul tavolo in cucina!» Ma come fa? E menomale che tra le due ad avere l'udito sviluppato sono io!
­­­­­­­­­­­­­Mi tirai su i capelli fermandoli con una matita che trovai sul frigo, presi una forchetta dal cassetto delle posate e poggiandomi con la schiena al ripiano cottura mandai giù qualche boccone di pasta.
«Sarah, giusto?» Una voce sconosciuta mi allontanò dai miei pensieri. Alzai lo sguardo, davanti a me vi era un ragazzo. E che ragazzo! Annuii riponendo poi il piatto vuoto nel lavello. «Piacere Jacob!» Continuò porgendomi la mano. La strinsi freddamente e tornai al mio posto.
«Anne ci ha parlato tanto di te, a dire il vero ci ha chiesto di tenerti compagnia nel periodo che rimarrai qui... Ma non dirgli che ho vuotato il sacco o questa volta mi uccide davvero!» Ammicca sorridendo. 
«Vi ha anche detto per quanto rimango?»  Decido finalmente di proferire parola.
«No, questo non l'ha detto.» Storce la bocca, ma il sorriso di poco prima non tarda a riprendere posto sul suo volto. 
Sentii poi il mio cellulare squillare dall'altra stanza, ma non l'avevo spento? 
«Scusami.» Borbotto allontanandomi. 
Presi il telefono ed uscii sul portico, certa che ci sarebbe stato campo.
«Kate, e' successo qualcosa?» Possibile che non riuscissero a stare tranquilli due minuti?
«Oh no, se vogliamo sorvolare il fatto che Nico e Joh oggi si sono picchiati solo tre volte, che Jul si e' fatta prendere da una crisi isterica perche' il ragazzo e' sparito e che io ucciderei il primo che mi capita sotto mano, tutto bene!» Rispose ironicamente.
«Cosa? Andrea e' sparito?»
«No, no, hanno litigato e lui non gli risponde al telefono.» 
«Dai, ora calmati. Lasciali perdere, li conosci, quando c'è aria di cambiamento danno di matto. Chiuditi in camera mia e se continuando gli dai i turni di ronda.» Riuscii chiaramente a sentire la mia amica rilassarsi a quelle parole. 
«Ci provo, ma devi promettermi che tornerai presto!»
«Non presto, prestissimo. Non ti accorgerai neanche che sono partita..» Ironizzai cercando di tirargli su il morale. Conoscevo Kate da una vita, la sua filosofia era sempre la stessa. 'Se sei tranquilla tu, perche' non dovrei esserlo io?' Mi ripeteva ogni volta riferendosi al mio costante cattivo umore.
«Ciao Sah!» Aggiunse prima di attaccare.
Mi sedetti sui gradini della veranda.  Come avevo fatto a cacciarmi in quel guaio?
«Bel tatuaggio! L'hai fatto in Italia?» Mi voltai, un'altro ragazzo. 
Ma Anna ha invitato un' intera compagnia di modelli?
«Mio fratello.» Mi limitai a rispondere. Odiavo doverlo chiamare in quel modo ma dandogli un diverso appellativo le persone avrebbero chiesto maggiori informazioni e sarei stata costretta a spiegare tutta la storia, cosa che volevo evitare ad ogni costo.
«Hai un fratello? Anne non ce ne aveva parlato.»
 «Ma cos'è Anna ha tenuto un seminario su di me?!» Replicai brusca alla sua affermazione.
«Paul! Dobbiamo andare muoviti!» Un terzo ragazzo. 
Davvero, ma quanta gente ha invitato a cena?!
Paul mi rivolse un mezzo sorriso per poi raggiungere i suoi amici.
 
Rientrai in casa quando ormai tutti erano andati via, Anna era nella sua stanza e non persi tempo nell'imitare il suo esempio. Poggiato sul mio letto vi era un album fotografico, mi sedetti e cominciai a sfogliarlo. Ogni foto scattata in quelle estati di cui Anna parlava era riposta lì, io e Simone giocavamo felici, ignari di cosa ci avrebbe riservato il futuro.
Mi spiace per come e' finita, fratellone.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Si, lo so. Ho detto che avrei postato fra una settimana, ma ho avuto un po' di tempo libero e ho deciso di portarmi avanti con i capitoli, poi non ho resistito e quindi eccomi qui con il secondo capitolo..
Già da questo capitolo riusciamo a far un po' di luce su chi e' davvero la nostra Sarah, ma questo passato che viene nominato così insistentemente? Cosa sarà successo?
Vi lascio anche la foto del tatuaggio di Sah, sarà un punto importante nei prossimi capitoli.. http://i41.tinypic.com/2r6mxhf.jpg
Ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e spero di riuscir a catturare la vostra attenzione anche nel secondo ;) Al prossimo capitolo e fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 3
*** Segreto Svelato ***







Solo il secondo giorno a La Push e già stavo impazzendo. ­
Anna era al lavoro da tutta la mattinata, non sapevo quale fosse il suo lavoro ma l'avevo sentita uscire di casa alle 6:00 e pensandoci bene non sapevo neanche quando dovesse rientrare. 
Avevo provato ad accendere il computer, ma essendo nuovo doveva essere formattato ed io non nè capivo nulla di informatica. Per di più in casa non vi era neanche un libro. Qui va a finire che, o me nè torno in Italia il prima possibile o mi uccido dalla disperazione.
Fissai nuovamente la foto sul mio comodino, ormai il ricordo di ciò che eravamo mi distruggeva. In tutta fretta raccolsi ogni foto che mi ritraeva con lui riponendole in un scatolone. Uscii di casa senza sapere quale fosse la mia meta, dovevo sbarazzarmi di quelle foto.
Giunsi in spiaggia, probabilmente quello era il posto adatto. 
Mi sedetti e poggiai lo scatolone poco distante da me. 
Le onde si frantumavano contro la sabbia inquiete,  accompagnate dalla flebile brezza marina. Il cielo era cupo e nuvoloso. E sulla spiaggia di La Push regnava la pace assoluta.
Presi una delle foto dallo scatolone e dopo avergli dato un ultimo sguardo pieno di rabbia, presi l'accendino, che tenevo nella tasca dei pantaloni, accendendolo e avvicinando poi la fiamma ad essa prima di riporla al suo posto. 
 
Un lampo squarciò il cielo, accompagnato dal rombo di un tuono.
L'aria era divenuta gelida e il fuoco accanto a me si stava spengendo, non che ne avessi bisogno.
«Tra poco ci sarà un temporale.» Affermò una voce alle mie spalle. Conoscevo quella voce ma non abbastanza da saperla riconoscere.
«Lo so.» Pronunciai quelle parole con noncuranza, senza prendermi neanche il disturbo di vedere con chi stessi parlando.
«Dovresti rientrare.» Replicò atono. Decidi così di rivolgergli uno sguardo alquanto irritato. Da quando ero a La Push sembrava che tutti volessero tenermi al sicuro, da cosa poi.. Non c'era nulla di più pericoloso della mia stessa vita, non potevo certo spaventarmi per chissà quale sciocchezza.
«Dovrebbe interessarti quello che faccio?»  Ribattei astiosa.
Senza rispondere si sedette accanto a me. 
Continuavo ad ammirare il mare, mi aveva sempre attratta quell'entità; Le sue mille sfumature, la sua immensità, la speranza che era in grado di diffondere, le increspature che lo caratterizzavano...
«Ha chiamato Anne, dice che ha anche il turno di notte.»  Esordì Paul dopo qualche minuto, anche lui con lo sguardo puntato sull'immensa distesa azzurra a pochi passi da noi.
«Se lo dice lei.» 
«Sai dovresti provare ad essere meno acida, almeno nei suoi confronti.» Mi rimproverò. Questo e' troppo, tutto ha un limite!
«Chi sei tu per permetterti di giudicare i miei comportamenti?» Chiesi infuriata poco prima di scattare in piedi. «Te lo dico io. Nessuno. Non sei nessuno.» Sputai fuori quelle parole con cattiveria. Il sangue mi ribolliva nelle vene. «Non permetterti mai più di intrometterti nella mia vita, chiaro? Non mi conosci, non conosci la mia storia, non conosci il motivo per cui sono qui ed anche se lo conoscessi non ti permetterei di mettervi bocca.» Tremavo, sapevo che la trasformazione ormai sarebbe stata inevitabile pur lottando con tutte le mie forze per impedirlo. 
Potevo dire addio al mio segreto. 
Nonostante il mio scarso spirito d'osservazione in quel preciso momento notai che anche Paul aveva assunto la mia posizione e... anche lui tremava? 
I secondi successivi furono un susseguirsi di squarci e ringhi.
 
Anche lui un lupo. E' possibile?




Angolo autrice:
Buonasera!
Eccomi qui con un nuovo capitolo; stavolta più corto dei precedenti, e' infatti un capitolo di passaggio. Ho preferito fare più breve questo per potermi poi concentrare sul successivo e no, non vi farò aspettare una settimana ho deciso di postare il prossimo capitolo in settimana, credo giovedì o venerdì..
Ma parlando del capitolo seguente, che ne pensate? Questo passato che tanto si nomina cosa ci riserverà? Il fatto che la nostra Sarah non sapesse che ci fosse un altro branco? E Paul che per una volta si preoccupa di qualcuno? Cos'avrà di così speciale la zia Anne per far in modo che Paul prenda le sue difese?
Ringrazio ancora una volta chi mi sta seguendo e spero di non deludere le vostre aspettative!

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Capitolo 4
*** Figli della Luna ***






Non avevo mai visto una stanza più affollata del salotto di Anna in questo momento. 
Sedici ragazzi uno più agitato dell'altro. Ce n'erano anche tre o quattro che facevano avanti e indietro per la stanza da più di un ora, penso che se non si fossero fermati da soli li avrei costretti io a sedersi.
A stento riuscivo a reggere quella situazione. 
L'unica cosa che avrei voluto fare era trasformarmi e correre il più lontano possibile dal quel branco di pazzi.
«Non eravamo l'ultima specie di mutaforma rimasta?» Intervenne uno di loro.
«Noi non siamo dei mutaforma.» Replicai infastidita. Come osava accostarci a dei mutaforma?
«No? E cosa siete?» «Noi?» Intervenne Paul, all'unisono con un altro di loro.
«Figli della Luna. E, si, noi.» Odiavo rispondere alle loro domanda. Eravamo fermi sullo stesso argomento da ore. 
Perche' mi ero trasformata? Sarebbe stato meglio sopportare le stronzate di Paul piuttosto che questo interrogatorio. Ci mancava solo la torcia puntata addosso!
«Allora non e' solo una leggenda?» Scossi la testa a questa domanda. 
«Quanti siete?»
«Otto.» Risposi meccanicamente senza neanche rendermi conto di chi avesse posto la domanda.
«Sei l'unica donna?» Chiese la ragazza vicino la porta.
Scossi la testa. «Siamo in due.» Alla mia affermazione qualcosa nel suo sguardo parve cambiare, come un luccichio.
«Il tuo ruolo e'?» Di nuovo Paul, non sembrava aver perso il suo grado di superiorità neanche dopo la bella lezione che gli avevo dato.
«Alpha.» Dissi secca. Odiavo ricoprire quel ruolo, odiavo essere quello che ero. 
«Wow! Jake avrai una bella competizione, per una volta!» 
«Embry.» Jacob che fino ad allora non aveva proferito parola, limitandosi a tenere la testa china, aveva ripreso il ragazzo che poco prima lo aveva canzonato. Embry riacquistò immediatamente l'espressione dura che fino a poco prima aveva caratterizzato il suo viso.
«Deduco quindi che tra voi l'Alpha e' Jacob?» Accennai un tono di interrogazione seppur la mia fosse un'affermazione. Il diretto interessato dal canto suo si limitò ad annuire, tornando al suo silenzio.
«Scusa, ma se siete Figli della Luna, non dovreste trasformarvi solo con essa?» 
«No, solo la prima trasformazione e' influenzata dalla luna, dopo di che siamo noi ad assumere il controllo del lupo.» Vedevo ancora un espressione confusa sul volto del ragazzo che mi aveva posto la domanda, così mi affrettai ad aggiungere dell'altro. «In ogni caso, la luna influenza comunque la nostra trasformazione. Nei giorni di Plenilunio la nostra forza accresce, come anche il nostro legame ed i nostri poteri. Il lupo e' più aggressivo e imponente, la natura umana sparisce quasi del tutto.» Conclusi.
«Che fico!» Esclamò il ragazzo seduto accanto a Jacob.
«Seth!» Gli ringhiò contro la ragazza, poco distante. Lui si limitò a sbuffare e riportare il suo sguardo su di me.
 
 
Un paio d'ore dopo la casa si era letteralmente svuotata. 
Era rimasto solo Paul, che si ostinava a volermi tenere d'occhio. Lo sopportavo anche meno di quanto sopportassi il fatto di essere stata esiliata a La Push.
«Davvero, non c'è bisogno che rimani qui. So badare a me stessa!» Ritentai.
«Oh lo so...» Ammise rammaricato. «Comunque, niente da fare. Ho promesso a tua zia che ti avrei tenuta sotto controllo fino al suo ritorno.» Aggiunse, stavo per ribattere ma mi interruppe. «E non sprecare il fiato perche' non ho intenzione di muovermi da qui.» 
No, non ce la posso fare!
Mi buttai sul divano sconsolata, non avrei resistito con lui al seguito fino alla mattina successiva. 
Dopo qualche minuto di totale silenzio suonò il campanello. 
Si danno il cambio? Speriamo sia qualcuno più malleabile...
«Vai tu.» Grugnii ancora intenta ad imprimere il viso nel cuscino.
Paul non se lo fece ripetere due volte, prendeva sul serio la promessa fatta ad Anna. 
«Sarà questa?» Quel pensiero di certo non era il mio. Possibile che riuscissi a sentire i pensieri anche dei Quileute?
«E tu chi sei?» Sentivo il tono freddo di Paul ma non mi allarmai più di tanto, quel ragazzo era più ostile di me.
«Sto cercando Sarah.» Potrei riconoscere quella voce tra mille. Raggiunsi in un attimo la porta d'ingresso, non mi sbagliavo.
«Nico!» 



Angolo autrice:
Scusate se non ho postato ieri come avevo promesso ma la linea faceva i capricci. 
Parlando del capitolo, che mi dite? Cominciamo a far luce su qualche punto fondamentale della storia, anche se ne restano ancora molti oscurati, di cui si parlerà più avanti.
Abbiamo introdotto un nuovo personaggio, cosa comporterà questo?
Ringrazio ancora una volta chi mi segue!
A lunedì con il prossimo capitolo :3

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Capitolo 5
*** Iniziata male e finita peggio ***









Quella giornata era iniziata male e, se possibile, stava finendo ancora peggio.
Nico era a La Push, facevo ancora fatica a metabolizzare la notizia. Mi aveva dato spiegazioni già tre volte. 
Paul era appoggiato alla parete del salone, assisteva in silenzio incontrando di tanto in tanto il mio sguardo, ormai esasperato.
«Ripetilo ancora una volta.»
«Sah! L'aria di montagna ti ha dato alla testa!» Sbotta in fine Nico. «Cosa c'è da capire nella frase Kate ha perso il controllo?!» 
«Kate che perde il controllo. Kate non perde il controllo, l'avete portata a perdere il controllo.» Replico. «Non parlarmi come se non vi conoscessi! Sono qui solamente da due giorni e tu e Joh vi siete già picchiati tre volte, Andrea ha avuto un altro dei suoi colpi di testa, Matteo a perso il controllo per l'ennesima volta, Sam ha letteralmente angosciato Kate per avere il permesso di mettere piede in Toscana e Manuel e' scappato di casa. Sono distante migliaia di chilometri da voi ma, per quanto odi il mio ruolo, sono ancora il vostro Alpha il che sta a significare che sono la prima a sapere cosa vi passa per la testa, aggiungiamoci poi il fatto che vi conosco da quando i vostri anni si contavano ancora sulle dita di due mani.» Lasciai la frase in sospeso certa che avrebbe capito dove volessi andare a parare.
«Mi dispiace, non volevo che la colpa del mio comportamento ricadesse su Kate.» Pensò arrendevole Nico.
«Non preoccuparti ma ora chiama Kate e spiegale tutto, dille anche che rimarrai qui qualche giorno.» Addolcii il tono della mia voce. 
Eravamo tutti sulla stessa barca e la situazione era decisamente difficile, serviva calma e lucidità. Non potevo perdere anch'io il controllo.
«Rimango qui? E il piano?» Replicò il ragazzo a pochi centimetri da me. Lo fulminai con lo sguardo, Paul era ancora nella stanza e né lui né il suo branco dovevano sapere nulla.
«Per ora fa come ti ho detto.» Senza chiedere ulteriori spiegazioni Nico prese il telefono dal suo zaino. «Dille anche che la chiamo io domani, per favore.» Aggiunsi poco prima che uscisse di casa.
«Di quale piano parla?» Paul parve riacquistare l'uso della parola. E quale domanda poteva porre se non quella che non doveva porre?
«Niente che vi riguardi.» Lo rassicurai, effettivamente il mio piano non li coinvolgeva. Anche se il nemico era il medesimo. 
Probabilmente colse la freddezza nel mio tono, non insistette oltre.
«Dove dormirà il tuo amico?»
«Sul divano.» Notai l'interrogazione che si faceva strada sul suo volto. «Tu starai nella stanza di Anna, sempre se non hai cambiato idea.» Lo canzonai, nella speranza più improbabile.
«No e No.»
«Cosa?» Come si può pretendere che rispondendo a monosillabi la persona che sta parlando con te capisca cosa ti passi per la testa?
«No, non ho cambiato idea e no, non dormirò nella stanza di Anne. Ho promesso che non ti avrei perso di vista. Pensi che spedendomi a dormire al secondo piano della casa tu possa sgattaiolare via? Non sognarlo neanche. Sto con te stanotte.» Affermò deciso.
«Assolutamente no!» Esclamo irremovibile.
 
 
Cercavo di chiudere occhio ormai da due ore e Morfeo non ne voleva sapere di accogliermi tra le sue braccia.
Improvvisamente sentii il cellulare sul mio comodino vibrare, mi allungai malvolentieri per prenderlo. Un messaggio. Visualizza. 
- Grazie! K. - 
Sorrisi e digitai velocemente la risposta per poi inviare a mia volta. 
Sapevo che Kate sarebbe stata contenta di non dover assistere, almeno per un paio di giorni, ai litigi tra suo fratello e Nico. 
Sorrisi ancora quando immaginai la faccia che doveva aver fatto appena Nico le aveva comunicato la notizia, riuscii a stento a trattenere le risate.
«Dormi.» Mugugnò Paul.
Ebbene si, l'aveva avuta vinta lui. Ma solo perché ero stanca e non mi andava di sentire le sue prediche. 
«Ma tu non stavi russando fino a due secondi fa?!» Replico con acidità. 
«Hai detto bene, stavo.» Disse rimarcando l'ultima parola.
«Quanto rompi.» Brontolo con un tono da bambina. Ero sveglia da più di ventiquattro ore, cominciavo a non rispondere più di me.
«Se non ti addormenti subito vengo lì e ti faccio addormentare io.»
«E come? Stordendomi di chiacchiere?»
«Meglio. Una bella botta in testa.»
«Non ci riusciresti neanche se te lo lasciassi fare.»
«Ci riuscirei anche se cercassi di impedirmelo. Te ne avrei dato dimostrazione qualche ora fa se solo non ci avessero fermato.»
«Ma sta zitto, ti e' andata bene che ci abbiano diviso o ti avrei fatto il culo.»
«Credici.»
«No, credici tu!»
Nonostante il buio notai il sorriso che si dipinse sul suo volto alla mia ultima affermazione.
«Ragazzi basta!» La voce di Nico, proveniente dall'altra stanza, ancora impastata dal sonno e al quanto infastidita.
Non riuscii a non ridere di quella scena. Se solo mi avessero detto pochi giorni prima che Nico mi avrebbe rimproverato nel bel mezzo della notte perché ero ancora sveglia non ci avrei creduto, neanche davanti al fatto compiuto. Solitamente ero io quella che sgridava chiunque disturbasse il mio sonno. Eppure in quella casa, immersa nella natura e lontana migliaia di chilometri dalla mia città era successa una cosa simile.

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Capitolo 6
*** Ritorni dal Passato ***
















« Sai non devi seguirmi ovunque. » Replicai per l'ennesima volta.
La costante presenza di Paul  nella mia vita cominciava a farmi impazzire. Ormai era una settimana che seguiva ogni minimo spostamento che facevo. 
Anna era partita da soli due giorni e sarebbe stata fuori città per due settimane,  restavano solamente dodici giorni di esemplare agonia. Considerando come stava andando, chi poteva biasimarmi quando dicevo di  non voler più vedere Paul per il resto della mia vita? Quel dannato mutante era sempre tra i piedi, aveva corrotto anche Nico. Paul passava da casa solamente quando era assolutamente sicuro che non mi sarei mossa di casa ma lasciava Nico a controllarmi, ma come ero arrivata a quel punto?
Avevamo un accordo con Jacob e finchè Nico avesse collaborato con il suo branco la sua presenza a La Push non avrebbe creato problemi.
« Oh si che devo. » Ribatté  lui. « Soprattutto se hai intenzione di trasformarti. » 
« Non ho mai detto di volermi trasformare. » Asserii seria. 
« Sai il fatto che non possa conoscere i tuoi pensieri non significa che sia stupido.» 
Grr. Prima o poi lo uccido nel sonno!
« Fa come vuoi. Ma se provi a dire una parola giuro su.. » Mi soffermai a pensare su come continuare la mia frase. « Su Nico, che ti azzanno! »
« Ehi! » Protestò il diretto interessato dal soggiorno. 


 Era strano avere Paul al mio fianco; era da anni ormai che rinnegavo qualunque presenza durante le mie trasformazioni, l' unica eccezione veniva riservata ai combattimenti. 
L' ultima persona che mi era stata accanto, letteralmente, sottoforma di lupo era lui; mio fratello Simone. 
Ricordavo quel giorno come fosse accaduto pochi minuti prima. 
Nonostante facessi del mio meglio per provare disprezzo ed odio nei suoi confronti era pur sempre mio fratello ed ogni volta che ripensavo ai nostri momenti insieme, prima che successe quello che successe, un sorriso si faceva strada sul mio volto.

« Stavolta ti batto! » Pensò Simone, sorpassandomi.
« Lo dici tutte le volte. E tutte le volte vinco io. » 
« Tutte le volte ti lascio vincere ma ora non mi diverte più... » 
« Finalmente ti sei deciso ad accampare una scusa nuova! » Lo presi in giro ridendo. Almeno per una volta avevo deciso di lasciargli un po' di vantaggio, in fondo potevo permettermelo. Lui non rispose, sapevo che si sarebbe vendicato una volta finita la corsa ma non sarebbe servito a niente. Lo avrei battuto per l'ennesima volta. « Non affannarti troppo, alla tua età potrebbe farti male! »  Continuai riconquistanto, con estrema facilità, il mio primo posto. 
« Sarò io a ridere dopo averti battuto! » Protestò. Sapeva bene che non sarebbe riuscito a battermi, la velocità scorreva dentro di me, era praticamente impossibile battermi. 
Tagliai poi il traguardo distanziandolo di una dozzina di metri.
« Che ti avevo detto?! » Mi voltai per guardarlo. « Ho vinto io! » Lo canzonai. Sapevo quanto lo infastidiva essere deriso e lui sapeva quanto mi divertiva farlo. Non è poi questo il compito delle sorelle minori?


L'improvviso ululato di Paul mi ridestò dai miei pensieri.
Il lupo griggio accanto a me sembrava turbato, c'era qualcosa che non andava. 
Mi fece cenno di seguirlo, cosa che feci senza rifletterci più di tanto. Da quando conoscevo Paul e gli altri mi avevano sempre tenuto fuori dalle questioni del loro branco malgrado la presenza di  uno dei miei in esso, doveva essere successo qualcosa di importante per potersi rivolgere a me.
« Sah che succede? »­­­ I pensieri di Nico si fecero istantaneamente strada tra i miei.
« Ne so quanto te, Nico. Raggiungimi e vediamo di capire qualcosa in tutto questo casino. » Pensai prontamente pur continuando a seguire Paul. Pochi secondi dopo sbucammo in uno spiazzo nel bel mezzo della boscaglia, il suo branco era tutto lì. Disposti a semicerchio, probabilmente aspettando che il loro Aplha gli desse il via libera. Paul passò tra i suoi compagni, raggiungendo Jacob i prima fila, lo seguii; poco dopo fui affiancata da Nico che ci aveva raggiunti.
Una figura indefinita si avvicinava  senza timore. Non poteva essere un umano e questo era ovvio. Ma neanche un vampiro sarebbe stato tanto scemo da avvicinarsi a ben diciotto lupi. 
Più si avvicinava e più la sua figura si faceva nitida. 
Conoscevo quell'individuo. Era uno della vecchia guardia di Caius.
Cosa ci faceva lì?
Il suo sguardo corse velocemente su tutti i lupi che si trovava a pochi metri, si bloccò solamente quando raggiunse me e Nico. Un sorriso sadico nacque sul suo volto.
Nico ringhiava accanto a me ed io non tardai a fare lo stesso. Mi spostai poi davanti quest'ultimo quando il freddo mosse qualche passo. Ringhiai con più vigore. 
« Nico non muoverti. » Ordinai.
« Sarah non puoi chiedermi di non fare nulla. » Replicò, non risposi. Il mio sguardo era fisso sul succhiasangue. « Sai meglio di me chi è quello e cosa ha fatto. » Proseguì rimarcando le ultime parole.
« Non te lo sto chiedendo. » Sapevo quale ruolo aveva avuto quell' essere nella mia storia. Ma non potevo permettermi di mandare tutto all'aria. 
Se io o Nico avremmo preso parte al combattimento sarebbe subito arrivata la notizia a Volterra, dovevamo mantenere il segreto. Per loro siamo estinti, almeno in apparenza, fatta eccezione per il traditore. 
Sapevo ci avesse riconosciuti, dopo quello che era successo come scordarsi proprio dei due lupi che avevano quasi messo fine alla sua vita? E giuro, che se non fosse stato per la ferita che uno dei loro aveva provocato al più piccolo del mio branco, lo avrei fatto, più che volentieri. Ma sapevo anche che i Volturi non si sarebbero mossi senza averne avuto la conferma, come sapevo che non ci avrebbero messo nessuno alle costole pur di non passare per i provocatori, avrebbero aspettato che fossimo noi a fare la prima mossa. 
Fu Paul, che poco dopo, scattò al mio fianco e ringhiò, un ringhio profondo, quasi più del mio.
Il freddo dopo un ultima occhiata e con ancora in viso il suo inseparabile sorriso sparì nella boscaglia senza profarire parola.
« Cazzo Sah! Quel bastardo ci metterà meno di niente a spifferare tutto al suo capo. »
« Nico stai calmo. E' tutto sotto controllo. Avremmo rischiato di più uccidendolo. »
« Che cazzo stai dicendo?! Avremmo avuto le spalle coperte, almeno. »
« Credi davvero che sia venuto qui da solo? »
Sbottai in fine, voltandomi e puntando i miei occhi nei suoi. « Sveglia Nico! Era una trappola. Sanno che siamo vivi, quel traditore ha parlato. Ed ora cercano l'occasione perfetta per toglierci di mezzo. Ma non hanno delle prove definive ed hanno le mani legate. Atteniamoci al piano. » 
Mi allontanai per potermi ritrasformare e vestirmi, tornando poi nello spiazzo. Notai che Nico aveva seguito il mio esempio e ne ero più che grata, significava che aveva capito il mio comportamento. Non ero entusiasta di rispondere della vita dei miei ragazzi e proprio per questo dovevo teneri al sicuro, almeno loro. 
Quando saremmo arrivati alla resa dei conti sarei stata io a rischiare; glielo dovevo, eravamo i quel guaio per colpa della mia famiglia. 







Angolo autrice:
Eccomi qui con il nuovo capitolo! In questo capitolo cominciamo a farci un idea di cosa sia successo in passato. Vediamo anche l'entrata di ben due nuovi personaggi. I tasselli del puzzle cominciano pian piano ad andare al loro posto.
Fatemi saper che ne pensate! Alla prossima :3
isa.

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Capitolo 7
*** Vecchi Metodi - Parte 1 - ***
















« Ancora non riesco a capire per quale motivo non mi hai lasciato togliere di mezzo quel bastardo. » Replicò Nico per l'ennesima volta. 
Stavamo affrontando quel discorso da almeno quattro ore. 
Ero stanca e soprattutto non ne potevo più di ripetere sempre le stesse cose. Ma d'altronde che altro potevo fare? Se avessi messo in chiaro punto per punto ciò che era racchiuso nel mio piano mi avrebbero fermata; e senz'altro nè sarebbe andata di mezzo la sicurezza del mio branco. Non potevo permettere che in futuro, in un futuro in cui non avrei avuto più voce in capitolo per proteggerli, si sarebbe ripetuta tutta questa storia.
« Basta! » Sbottai in fine, non avevo neanche seguito il suo discorso. Ero troppo preoccupata per la loro incolumità per poter pensare a quanto potessero avercela con me una volta che Nico gli avesse riferito l'accaduto. « D'ora in poi si fa quello che dico senza discutere. » Aggiunsi con un tono distaccato ma deciso.
« Una volta non la pensavi così. » Mi ricordò Nico con tono pacato. « Una volta ti importava la nostra opinione. Ti ricordi? Eravamo un gruppo. » Continuò. « Ma vedo che torniamo ai vecchi metodi. Almeno Simone non di preoccupava di mostrarsi nostro amico; lui ci detestava ed era palese. » Aggiunse tagliente. 
A quelle parole fu come se qualcosa dentro di me si lacerasse. Non poteva davvero pensare quello che aveva detto. Gli volevo bene, e questo doveva saperlo. Volevo bene a tutti loro. A Nico in particolar modo; e dopo tutto ciò che avevo passato per aiutarlo e per convincere Simone ad accoglierlo in casa nostra, facevo fatica a credere che quelle parole fossero davvero uscite dalla sua bocca. 
« Dove stai andando? » Chiesi notando che si dirigeva verso la porta di casa.
« Vado a chiedere ad Embry se può ospitarmi per un paio di giorni. » Rispose freddo prima di uscire di casa. 
E come se il litigio non bastasse sentii il mio telefono squillare dalla stanza accanto, sapevo già si trattasse di Kate ma in questo momento non ero proprio dell'umore per discutere anche con lei... Entrai nella mia stanza e presi il telefono per poi buttarmi di peso sul letto.
« E' successo qualcosa? » Ormai la frase di apertura per ogni conversazione che avveniva tra me e Kate era quella. Puntai poi lo sguardo su Paul ancora intento ad armeggiare con il computer; fortuna che si era offerto lui, non avrei mai trovato il coraggio di chiedergli un favore. 
« Questo devi dirmelo tu! » Mi schernì. « Mi ha appena chiamato Nico. Vuoi spiegarmi che diavolo gli hai detto per farlo arrabbiare tanto?! Mi ha praticamente pregato di capire cosa ti passa per la testa e giuro che se non sapessi a perfezione ogni minimo pensiero che passa per quella testolina bacata che ti ritrovi... »
« Kate! » La interruppi. « Lo sai com'è fatto Nico. E' impulsivo e vuole fare di testa sua; non ha digerito il fatto che gli abbia imposto degli ordini. Un paio di giorni e tutto tornerà come prima. » Almeno spero. 
« So com'è lui. Ma so anche come sei fatta tu, e nonostante ti abbia ripetuto più volte che non approvo il tuo piano non posso impedirti di fare nulla, quindi vedi almeno di non metterti tutto contro. »
Sospirò. « D'accordo che non sanno cosa vuoi fare, ma non devono permettersi di trattarti male. Ti stai sacrificando per loro diamine! »
« In fondo nè hanno il diritto. Non sanno cosa stia succedendo, si sentono spaesati... » Ed eccomi lì a giustificarli per l'ennesima volta, in non so ormai più neanche quanti anni. Sono i miei ragazzi, e per tutte le liti che ci sono state e potranno esserci non potrò mai avercela con loro.
« Diritto un cavolo. Giuro che il prossimo che si permette di prendersi una libertà simile gli stacco la testa a morsi! » Scoppiai a ridere nel sentire la sua affermazione, e seppur certa che cercasse di nascondere il suo ghigno sapevo che anche Paul stava ridendo. 
Chi mai riuscirebbe a rimanere serio quando Kate si arrabbia?! Giuro, che se mai troverò una persona dotata di tale capacità gli costruirò una statua!
« Ti chiamo appena si calmano un po' le acque... » Replicai calma prima di riattaccare. 
Poggiai nuovamente il telefono sul comodino.
Nel voltarmi la prima cosa che notai fu lo sguardo interrogativo di Paul. Erano giorni che assisteva a liti e telefonate criptiche. Sapevo si aspettasse delle spiegazioni. Ma non avevo ancora deciso se fosse il caso metterlo al corrente di ciò che stava succedendo o meno. 
« Che vuoi sapere? » Chiesi tranquilla. L'unica soluzione per evitare che ogni volta che succedesse qualcosa puntasse su di me quegli occhi scuri e quello sguardo indagatore era accennargli qualcosa di ciò che stava succedendo. 
« Sto sognando?! » Esclama stupito e stropicciandosi gli occhi. « Non credevo che la piccola Walker sarebbe mai riuscita a rivolgermi la parola senza la sua inseparabile acidità. »
 « Nè deduco che non ti interessa. Meglio così. »  Tornai in fretta al mio tono freddo e distaccato. 
«  Permalosa. » Mi aggettivò per poi buttarsi sul letto accanto a me. « Dai, dimmi. »
« Che cavolo di risposta è, dimmi? Ti ho chiesto che vuoi sapere, non ti ho detto vieni qui che ti faccio la radio cronaca della mia vita. » Replicai acida. Ammetto che un pochino, ma solo un pochino, l'aggettivo che mi aveva attribuito mi ha infastidita.
Il viso di Paul fu caratterizzato da un ampio sorriso. E che sorriso! 






 
Angolo autrice:
Anche questo è uno di quei capitoli di passaggio. Dobbiamo cominciare a spiegare un po' cosa sia successo in passato prima di poter procedere con il presente, ho deciso di dividere questo capitolo in due parti così da poter spiegare tutto nel modo migliore. 
Detto questo, voglio ringraziare davvero tanto tutte quelle persone che hanno inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite. Grazie!
isa.
 

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Capitolo 8
*** Avviso ***


Purtroppo per mancanza di ispirazione ho deciso, per il momento, di non proseguire con la stesura di questa storia. Ho provato più volte ad andare avanti con la scrittura ma nulla di ciò che mettevo nero su bianco era ciò che mi aspettavo per essa. Da qui nasce la decisione di sospenderla per un po'.
Sicuramente questa storia avrà un suo proseguimento, non si sa quando però.
Scusatemi...

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