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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 1 *** I ***
(Ringrazio
thenightsonfire
e d r e e m
per aver betato e letto la storia.♥)
dedicata
a Nina, perché è stupida e io
amo le persone stupide.
__________________________________________________________
La luce del sole filtra pigramente dalle tende malmesse
della finestra, illuminandole il volto assonnato e stanco.
Placidamente – e con
tutta la calma del mondo – la mano di Lily passa su entrambi gli occhi
nocciola, stropicciandoli più del necessario.
Ci sono delle cose che Lily Luna
Potter odia in particolar modo.
La prima è, ovviamente, svegliarsi
la mattina presto quando si tratta del suo
giorno di ferie a lavoro.
La seconda, sempre ovviamente, è
quella maledetta
luce solare che sembra voglia accecarla.
La terza – ed ultima – è
quella che le
viene ricordata da un lieve mal di testa: l’odio profondo (e
evidentemente
ricambiato) per le sbronze del sabato sera.
Eppure, mentre sgranchisce
pigramente le gambe ancora aggrovigliate nelle
lenzuola, Lily riesce a poco a poco a ricordare ogni dettaglio della
serata
precedente – sgranando così tanto gli occhi a quel pensiero che quasi
non le
prende una sincope.
[ “ Sei sicura che sia questo il
locale? “
borbottò Lily, cercando di coprire il più possibile la scollatura del
tubino
nero.
La ragazza affianco a lei la prese sotto braccio, avvicinandola
maggiormente a
sé, mentre la lasciava barcollare sui suoi tacchi eccessivamente alti.
“Certo che sì! Non ti ho mai parlato di questo posto?”
La voce femminile e acuta che le arrivò alle orecchie lasciò Lily
interdetta –
mentre cercava di racimolare tutti i ricordi di qualche ora prima.
“Uhm, no, in
realtà no.”
Uno sbuffo, uno strattone, due occhi azzurri che la guardano male.
“Hai intenzione di tenere il muso per il resto della notte?”
“No, certo che no. È che vorrei essermi portata un paio di scarpe di
riserva.”
Janette sorrise, lasciando oscillare la sua folta chioma bionda. Passò
una mano
sulle spalle della rossa e cominciò a camminare verso la porta del
locale,
trascinandosi l’amica al seguito.
“Hai vent'anni, nel locale ci sono più maghi e streghe che babbani –
senza
contare gli alcolici… okay, questo non importa. Potrai cambiarti tra
poco. Ora
fammi un bel sorriso, dolcezza, e cerca di non farmi un incontro
ravvicinato
con il pavimento ancor prima di entrare.”
Lily incurvò le labbra in un sorriso, lasciandosi scappare una leggera
risata,
mentre si ritrovava a pensare che sì,
forse l’idea di pregare tutti i fondatori per non cadere non era
poi una
cattiva idea. ]
Panico.
Agitazione.
Il procinto di un aneurisma.
Si sente le palpitazioni – e questa
volta non è colpa del caffè – quando un
movimento un po’ troppo brusco le fa tremare appena le gambe e,
accidenti, è
indolenzita sul serio.
“Non può essere,” mormora,
tastandosi i capelli in disordine. “No, no, no, no,
no."
Infila la testa sotto le coperte
con fare circospetto, imprecando mentalmente
quando si accorge che il suo pigiama non c’è.
Come non c’è il suo reggiseno (non
che le serva, poi), le sue calze e, cosa
davvero importante, le sue mutande.
Dove-diavolo-sono-le-sue-mutande.
“Oh, maledizione!”
Fa risbucare la testa da fuori le
lenzuolo, dà una veloce occhiata alla sua
camera – accertandosi che sia la sua, per prima cosa –, per poi
decidere di
fare l’ultimo tentativo per assemblare i pezzi e vedere se tutto ciò è
vero o
solo uno stupido sogno.
Si mette a sedere lentamente, volta
lo sguardo verso la seconda piazza del
letto, allunga la mano verso il lenzuolo, lo tira piano, il cuore in
gola e…
[ Il motivo preciso del perché ogni volta finiva così lei non lo
sapeva.
Janette era sparita chissà dove in quel locale e Lily era rimasta lì,
al centro
della pista, muovendosi come meglio riusciva mentre la musica le
rimbombava nei
timpani e le luci andavano e venivano, di colori sempre diversi.
Non aveva mai avuto un modo di ballare preciso, si muoveva e basta:
ancheggiava, poi sorrideva, chiudeva gli occhi e come andava, andava.
Fingere di essere in camera sua, a saltellare sul letto con la musica
ad un
volume decisamente esagerato, era il trucco del mestiere per quelle
come lei,
per cui ad ogni passo corrispondeva una scivolata e un atterraggio di
culo per
terra.
Seguire il ritmo, invece: a quello c’era abituata da una vita.
E forse era quel bicchiere di troppo a renderla fluida nei movimenti, a
renderla così sciolta nell’ancheggiare e lasciar oscillare i capelli in
mezzo
alla mischia.
Le venne spontaneo scoppiare a ridere quando vide con la coda
dell’occhio una
ragazza tirare uno schiaffo ad un ragazzo mezzo ubriaco, e vederlo
seguirla fin
fuori l’uscita del locale urlando delle scuse. Ma fu un attimo, il
tempo che
due mani si posassero piano sui suoi esili fianchi – e sobbalzò
impercettibilmente per lo spavento improvviso.
Non era la prima volta che qualcuno provava a ballare con lei,
nonostante molte
delle volte precedenti avesse rifiutato (non) garbatamente l’invito,
questa
volta il sentire un tocco più leggero e gentile le fece pensare che, ma
sì, per
questa volta ballare insieme ad un ragazzo non era poi la fine del
mondo.
Vent'anni.
Se lo ripeteva spesso.
Venti, non quindici o diciassette.
A quest’età certe cose si fanno. ]
Quando il lenzuolo scivola via
velocemente, Lily si stupisce di se stessa
accorgendosi che, be', non è per niente incredula nel vedere chi c’è
lì.
Con i suoi capelli biondi un po’ in
disordine, le braccia nude - e non solo
quelle, pensa la rossa, abbassando di poco lo sguardo verso il petto
del
ragazzo - che abbracciano il cuscino e un’aria tranquilla dipinta sul
volto.
Non abbia mai visto così, ora che
ci pensa.
Aveva sempre un’aria così
distaccata o quel sorriso strafottente stampato in
faccia, che poche volte Lily si era soffermata a pensare a qualche
altro tipo
di espressione – soprattutto su di lui.
In sette anni di Hogwarts, lei e –
e lui avevano condiviso solo quei
soliti battibecchi stupidi, un odio generale per la famiglia
dell’altro, e
forse era scappato qualche bacio durate una delle tante punizioni, ma
poi –
finita Hogwarts per lui – ciao ciao e tanti saluti.
A lui non piaceva lei, a lei non
interessava lui.
I due anni successivi per Lily
erano stati una pacchia, senza Scorpius Malfoy
che le rovinava la vita.
E poi, fatalità, due anni dopo,
quando neppure si rivolgono parola… ci è finita
a letto insieme.
La cosa sconcertante è che quello
che ormai aveva consumato l’aveva fatto di propria volontà e
lucidamente –
rincoglimento mattutino a parte.
“Stupida,” borbotta piano, attenta
a non svegliarlo, mentre scivola fuori dal
letto con l’unico pensiero di tutto quello che è successo quella notte
ad
invaderle la mente.
Come diavolo ha fatto a
dimenticarsene?
[ Lasciò che i movimenti del ragazzo
la
guidassero, concedendogli perfino di accarezzarle piano la pancia con
dita,
mentre lei, dandogli ancora le spalle, spostava i capelli lungo una di
esse.
Erano rare le volte in cui si lasciava andare in quel modo, ma la
sensazione di
sentirsi sicura nonostante si
trovasse tra le braccia di uno sconosciuto era così forte che per una
volta –
una volta sola – decise di sciogliersi e lasciare che i brividi le
invadessero
il corpo quando lui le baciò appena la pelle sensibile del collo.
“Come ti chiami?” soffiò lui, piano.
‘Bye, bye magia. Ragazzo
sconosciuto, era meglio se non aprivi bocca’
Le bastò quello. Solo un quel sussurro in mezzo a tutti quei rumori
assordati.
Le bastò pochissimo per ricollegare quella voce ad un solo ragazzo.
Ma le bastò, e non seppe neppure lei come.
La frazione di secondo che ci mise per poggiare le mani sulle sue e
voltarsi,
in modo da poterlo guardare dritto in volto,
fu eterna. Le bastò intravedere la sua sagoma alta e potente, a
differenza della sua, minuta ed esile, per capire.
Quella frazione di secondo bastò perfino a lui, che a vederla spalancò
gli
occhi e – contemporaneamente – le labbra.
Le stesse che stavano il baciando il collo di lei qualche secondo prima
e…
“TU?”
“Cosa ci fai qui?!”
Sbottarono all’unisono, facendo entrambi un passo indietro. Sconvolti.
“Come sarebbe a dire cosa ci faccio qui! Non posso venire a divertirmi
insieme
ad una mia amica? È vietato ai Potter?”
Scorpius aggrottò le sopracciglia, alzando appena le braccia,
interdetto.
“Ti hanno rifilato qualcosa nel drink? Perché ogni volta che devo
parlare con
te la conversazione diventa uguale a quella che puoi fare con un
bambino delle
elementari?”
Che Lily non avesse capito un accidente, a parte la seconda metà della
seconda
frase, era palese. Urlare in quel modo in mezzo ad una pista non era
poi un
granché.
Si passò una mano tra i capelli vermigli, ravvivandoli e allontanandoli
dal suo
viso accaldato e ignorando lo sguardo perso di Scorpius,
che si umettò piano le labbra secche,
guardandola in quello stato.
“Senti, non importa… goditi la serata.”
Unica e secca risposta da parte di lei, che girò abilmente i tacchi –
attenta a
non inciampare proprio in quel momento – e fece per andarsene il più in
fretta
possibile.
Contando sul fatto di poter benissimo confondersi tra la massa,
cominciò a
sorpassare tutto quel groviglio di ragazzi ubriachi, euforici e
caotici,
sperando di sparire il più presto possibile dalla pista.
L’orologio del locale segnava le tre e un quarto del mattino.
Janette era sparita completamente dalla sua vista ed aveva urgente
bisogno di
cercarla per scappare via di lì. Si era divertita abbastanza.
Fece in tempo solo a mettere un piede fuori dalla pista che il suo
polso fu
stretto in una morsa forte e decisa; la stessa che aveva adorato per tutta la festa.
Voltò di scatto la testa all’indietro, incatenando gli occhi nocciola a
quelli
grigi di lui.
“Ehi! Aspetta… aspetta.”
“Hai bisogno di qualcosa?”
Scorpius mollò la presa dal suo polso, sorridendo impercettibilmente.
“No,” cominciò, per poi fermarsi e scuotere la testa con vigore. “No...
in
effetti ci sarebbe qualcosa.”
Lily strinse le labbra, annuendo lentamente. “Bene––cosa?”
Due secondi di silenzio, solo musica.
Scorpius dischiuse le labbra e si grattò il capo, prima di sorridere –
quel suo sorriso – e a Lily morì per un secondo
il
cuore.
“Ti va di prendere qualcosa da bere?” azzardò lui.
La rossa, rimasta piacevolmente stupita,
cominciò – nel breve lasso di tempo che le serviva per rispondere e non
fare la
figura dell’idiota – a pensare a tutti i pro e i contro di quel
‘qualcosa da
bere’.
Perché non dargli una possibilità? Erano passati cinque anni,
dopotutto.
Non doveva essere per forza tutto come prima. Le persone cambiano, e
quello era
solo uno stupido e
unico drink.
Perché non avrebbe dovuto accettare?
Era una richiesta innocente, non doveva per forza finire male.
Una sera sola, in compagnia (di un
idiota) e poi via; chi si è visto si è visto
– com’era già successo una volta.
Così inclinò la testa di lato, nei
suoi occhi c’era un po’ di malizia – Malfoy se ne intendeva – e
poi sorrise con
sicurezza.
“Paghi tu?” domandò, beffarda. ]
Continua...
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Capitolo 2 *** II ***
...
Raccoglie la sua biancheria intima in giro per la casa.
Il tubino è rimasto sui gradini
delle scale che portano al piano superiore, il
reggiseno sul comodino, gli slip in fondo al letto e, come ci sono
finite lì
lei non ne ha la più pallida idea.
Si è sciacquata la faccia il più in
fretta possibile, ha indossato il vestito
nero della sera prima e ha accuratamente evitato ogni indumento del
ragazzo
lasciato sul pavimento, guardando critica la macchia viola che ha sul
lato del
fianco – colpa del frontale con l’angolo della cucina – per poi
spostare lo
sguardo verso l’altro segno, molto più evidente, sul suo collo.
“Brutto bastardo,” esala, toccandosi il punto arrossato.
“Cos’è? Dovevi
marchiare il territorio?” continua, infilandosi alla meno peggio il
tubino
troppo stretto: saltando più volte sul posto per tirare su la cerniera
– senza
mai spostare lo sguardo dal ragazzo completamente addormentato sul suo
letto,
attenta ad ogni suo singolo movimento.
Afferra la pochette lasciata
sull’ammasso di fogli sparsi alla rinfusa sulla
scrivania e ne estrae il suo cellulare verde (regalo del nonno),
notando
quattro chiamate ed un messaggio.
- Non mi aspettare, sono
con un figo da paura!
Janette.
P. S. Credo che sia un ex
Tassorosso -
“E
chi ti aspetta. Ero anche io con un figo da paura,” mormora al
cellulare,
osservando con un sorriso appena visibile il display illuminato.
“E così io sarei un ‘figo da
paura’?” sussurra una voce assonnata, prima di
sbadigliare.
In questo momento Lily lo sa per
certo, che il destino la odia e che sta
pagando anni di arretrati di fortuna solo adesso, quando c'è
lui
nel suo letto che la guarda divertito e c'è lei con una faccia da pesce
lesso, che sobbalza e urta dolorosamente la scrivania mentre fa un
passo
indietro.
“Cosa?!”
“Eh?” Scorpius accenna una risata,
tirandosi a sedere sul letto, incurante
della trapunta che scivola via. “Non fare la finta tonta.”
Lily – d’altro canto – avvampa,
boccheggiando imbarazzata. “MA CHE FAI?!” Poi
gli punta il cellulare contro, cercando di risultare più minacciosa
possibile.
“Copriti, Malfoy!”
La risata di Scorpius si fa più
audace, mentre alza entrambe le sopracciglia.
“Ti ricordo che hai già visto
tutto… e anche io.” La squadra per un istante,
confuso. “E non vorrei farti arrabbiare dicendoti che preferirei
vederti senza
quello addosso, piuttosto che conciata come una pazza isterica.”
Lily lascia scivolare il
braccio lungo il fianco, facendo in modo che il
cellulare tentenni contro la gamba nuda. “Sei pessimo.”
“Devi andare da qualche parte?”
Non sa, Lily, se fargli notare che
ha evitato accuratamente di rispondere al
suo insulto, perché invece si concentra su di lui e su quanto sia
terribilmente
bello conciato in quel modo – quando, invece, è vero ciò che dice lui,
affermando che sembra una pazza.
I suoi capelli sono ancora un
ammasso di grumi diabolici e le fanno un po’ male
le gambe, ad essere sinceri.
“Io… devo andare a lavoro, ecco,
sì.”
Di sabato. Quando l’orologio segna
le undici del mattino.
Merlino, quanto tempo avevano…. OH,
SANTO CIELO! MA COSA STAVA PENSANDO!
Scorpius sembra assumere uno
sguardo pensieroso, mentre la guarda.
“E non fai colazione?”
La rossa sorride, incrociando le
braccia al petto, per poi puntare più volte la
parte posteriore del cellulare sul gomito. “E’ una specie di invito a
farla
insieme?”
“Sì beh, di solito non sono il
tipo.”
“Lo avevo immaginato.”
[ Non aveva fatto neppure in tempo a
varcare la porta di casa che Scorpius aveva sigillato le sue labbra con
le
proprie, ancora, trascinandola dentro
senza guardare, troppo impegnato a torturarle la pelle calda e a far
scivolare
le mani lungo i suoi fianchi stringendo possessivamente la presa.
Ad ogni passo di lui ne corrispondeva uno suo. Il petto del biondo si
abbassava
e il suo si alzava.
Si era ritrovata bloccata fra lui e il muro senza rendersene conto,
mentre con
le mani tremanti era riuscita a sfilargli velocemente la camicia.
Lasciò che le loro lingue si intrecciassero e si sfiorassero, che le
sue mani
esplorassero il petto del ragazzo mentre le sue si infilavano al di
sotto del
tubino nero, ormai diventato solo d’impiccio.
La presa delle sue mani scivolò urgentemente sui glutei di lei,
alzandola da
terra nello stesso istante in cui lei gli cingeva la vita con le gambe
e
stringeva le sue spalle tra le dita.
Senza sapere minimamente dove andare, l’unica cosa che Scorpius riuscì
a fare,
nello stesso momento in cui Lily gli morse languida il labbro inferiore, fu quella di urtare involontariamente contro
l’angolo della cucina – spalmandocisi contro.
“AHIO!”
Lily si allontanò dalla sua bocca, guardandolo torva giusto per un
istante.
“Se tu la smettessi di…” cominciò
Scorpius, finché il suo sguardo non si posò sulle labbra di lei.
“Di fare cosa, per l’esattezza?” rispose la rossa, mordendosi il labbro
inferiore, divertita.
Le dita di Scorpius le accarezzarono le cosce e, nel tirarla più a sé,
facendo
aderire perfettamente il bacino a quello di lei, si ritrovò a strappare
buone
parte delle calze ormai rovinate della rossa.
Lily boccheggiò per un istante, gemendo sommessamente quando un brivido
le
invase tutto il corpo.
“Cos’è, un gioco?” esalò il ragazzo, afferrando l’estremità delle sue
calze
fini, sfilandogliele lentamente via.
La ragazza l’osservò per un istante, non rendendosi davvero conto di
quello che
stava succedendo: era come se avesse sconnesso il cervello e stesse
agendo solo
d’istinto.
Scivolò via dal ripiano della cucina e gli prese – incerta – la mano,
facendogli
cenno con il capo verso le scale.
Gli occhi grigi di Scorpius la guardarono per un istante di troppo,
prima di
decidere di chinarsi ancora verso di lei e baciargli piano le guance
piene
d’efelidi, seguire i suoi passi fino alle scale e continuare a baciarla
sulla
bocca, prima lentamente, poi con più foga.
E Lily più volte si ritrovò su qualche gradino più alto del suo, a
prendergli
il viso tra le mani e attirarlo più a sé, ad aiutarlo a sfilarle il
vestito,
conducendolo verso la sua camera da letto.
L’arredamento della stanza passò in secondo piano nello stesso istante
in cui
lui le sganciò il reggiseno e le dita di
lei armeggiarono con la cintura dei suoi pantaloni.
E, sebbene il suo cervello fosse partito
per altre galassie per colpa delle carezze di Scorpius sul profilo dei
suoi
fianchi e sui suoi seni, Lily contò mentalmente i secondi che ci
impiegò per
far scendere la zip fino in fondo, per slacciargli meglio la cintura e
lasciare
che i pantaloni si sfilassero via da soli, cadendo sul pavimento.
Fu solo in quel momento che capì cosa stava per fare, quando cozzò
contro il
margine del letto e ci cadde sopra, seguita da lui.
Quando sentì il suo membro premere contro la propria intimità e tutto
il calore
che le invase il basso ventre quando lo sentì baciarle il collo, i seni
e
scendere più in basso, con una lentezza disarmante.
Più giù. Ancora.
Lo sentì torturarle il seno destro e lasciarle umidi baci lungo tutta
la
pancia, fin sotto l’ombelico.
Scendi.
Le morse piano l’interno coscia, avvicinandosi con calma sempre più
all’interno.
E fu quando lui le sfilò l’ultimo indumento che lo capì.
Le strinse la presa sulle sue gambe e la fece scivolare lungo il
materasso,
avvicinandola di più a sé.
E fu lì che Lily comprese, mentre gli occhi le si chiudevano e la
labbra si
aprivano appena per prendere più aria, che avrebbe voluto che quella
notte
durasse sempre un po’ di più. ]
“Sicura che non vuoi fare
colazione?” domanda di nuovo, guardandola con gli
occhi ancora impastati dal sonno e un ciuffo di capelli a tradire la
sua figura
impeccabile nonostante l’ora e la faccia ancora assonnata.
Lily deglutisce agitata, annuendo
con vigore mentre punta il dito verso le
scale.
“Devo fare delle commissioni e – tu
però puoi rimanere ancora! Il bagno è la
porta a destra, se ti serve…” Ma cosa diavolo sta dicendo?
“Oh, sì, certo,” continua lui,
confuso.
Sbaglia o sembra che non voglia che
lei vada via?
“Bene,” esala Lily, infilandosi una
mano tra i capelli. “E per ieri notte – è
stato… WOW!”
Okay.
Non è esattamente quello che voleva
dire, ma okay.
Scorpius sorride, in perfetto
accordo con la ragazza.
“È stato incredibile.”
Le gambe della rossa tentano di
nuovo un crollo, mentre un sorriso a cavallo
tra il divertito e l’imbarazzato si fa largo sul suo volto.
“È stato pazzesco,” afferma,
incurante dello sguardo di Scorpius. “E grazie
per la…”
Per la cosa? Per la compagnia?
Lascia la frase morire così,
trattenendosi
dall'avvicinarsi a lui e baciarlo di nuovo.
Malfoy continua a fissarla. “E
grazie a te per la…” aggiunge poi, ripetendo le
esatte parole della ragazza.
Perché è impossibile negare il
fatto che quella sia stata una delle sere più
‘wow’ della sua vita, tanto per rimanere in tema.
Ma chi se lo sarebbe aspettato, da
lei.
Lily infila il cellulare nella
pochette, si sposta i capelli dietro un orecchio
e indossa le ballerine che avrebbe dovuto portare al locale, invece di
quei
trampoli. “Allora io vado.”
Scavalca il lenzuolo riverso per
terra e si avvia velocemente alla porta,
bloccandosi istintivamente.
Si volta piano all’indietro, giusto
il tempo di vederlo alzarsi e armeggiare
con i suoi pantaloni.
“Okay, ora farò tutte le mie
commissioni e penso che andrò a trovare la mia
amica Janette, aspettando una tua chiamata entro…”
“Cinque minuti?” domanda
lui ironico,
allacciandosi la cintura e guardandola divertito.
Non ce la fa Lily a non ridere e ad
abbassare lievemente il capo, annuendo.
“Esatto, sì.”
Poi varca la porta, lasciandolo
solo.
Otto di sera, stesso vestito del venerdì precedente, capelli in
disordine.
Quando entra in casa ormai è buio e
non c’è nessuno. Non guarderà mai più la
cucina nello stesso modo, lo sa.
Lancia la borsetta sul divano e
sbuffa, con un diavolo per capello.
Ma cosa si aspettava? Era solo una
notte.
Stupida lei che pensava come una
ragazzina innamorata.
“Hai venti anni maledizione,
smettila,” sbotta al nulla, aprendo la porta del
bagno per vedere se sia tutto apposto.
Si sfila il vestito e lo lancia
nella doccia ancora umidiccia, camminando per
la casa in sola biancheria intima.
Quando entra in camera non si
stupisce nel vederla in perfetto ordine.
È sempre stato un tipo ordinato,
lui.
Non c'è niente fuori posto, niente,
se non per una cosa.
Un bigliettino, un minuscolo
bigliettino appoggiato su uno dei due cuscini.
Inutile dire che Lily si precipita
verso di esso, incuriosita.
- Quale Purosangue che si
rispecchi ha un cellufare?
Ti aspetto domani per pranzare insieme.
Alle 12:30 davanti al locale di
venerdì.
Credi di riuscire
ad arrivare puntuale?
Scorpius.
P. S. Considerati
fortunata, pago io. -
“Che idiota,” è la sua unica
esclamazione.
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N.B: una parte di questa FF
è ispirata ad un dialogo avvenuto nel film "Una spia non basta."
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