La nuova Guerra - Il ritorno degli eroi

di BlackKay97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. Informazioni Generali ***
Capitolo 2: *** 1. Prologo: Norvegia ***
Capitolo 3: *** Prologo: America ***
Capitolo 4: *** Notte di sangue ***
Capitolo 5: *** Primi chiarimenti ***
Capitolo 6: *** Interrogatorio ***
Capitolo 7: *** Frusta d'Acqua ***
Capitolo 8: *** Addestramento ***
Capitolo 9: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** 0. Informazioni Generali ***


ISCRIZIONI TERMINATE!!!

1. Cos’è il racconto?


DK97:- Bene, ciao a tutti! Per questa storia ABBIAMO BISOGNO DEI VOSTRI OC!!!! ;) Ok, spieghiamo. Io sono DranzerKay97 una delle due scrittrici e... ecco di che si tratta:
   - Creeremo una storia con un solo punto di riferimento: è ambientata sul mondo della scacchiera.
   - Per noi, fare questo “gioco” qui è un po’ rischioso, nel senso che abbiamo avuto modo di notare che (senza offesa) siete un po’ avari di recensioni e invece per questo tipo di racconto ci servono (almeno all’inizio).
   - In altri fandom ha funzionato molto bene e sono usciti racconti particolarmente belli. Con la vostra collaborazione speriamo di fare lo stesso!
In breve: Voi creerete i personaggi della storia che noi faremmo avvenire. SPIEGHIAMO SUBITO AL PUNTO 2. (Consigliato)
Per creare un personaggio MODULO DEI PERSONAGGI AL PUNTO 3.
BlackOwl97 (la mia socia) vuoi aggiungere o specificare qualcosa?
BO97: Salve a tutti, io sono BlackOwl97, la co-autrice. Volevo precisare il motivo del fatto che alcuni ruoli sono stati vietati:
1) Arciere e Ladro sono le pedine dei nostri OC, quindi ci scusiamo se qualcuno voleva questi ruoli, ma ci abbiamo già montato su dei personaggi, quindi non cambieremo idea. (ancora scusa se qualcuno li voleva!)
2) Quelli che hanno letto il secondo libro "L'ombra del guerriero" sanno che cosa è successo ad Arve, ma non voglio fare spoiler nel caso qualcuno non l'avesse ancora letto.
3) L'Ingannatore è off-limits perché intendevamo creare un nuovo cattivo, ma se qualcuno vuole avere questo onore con il suo OC saremo ben felici di utilizzarlo.
4) La mia socia non l'ha detto, ma anche i Cavalieri Volanti di Din sono un ruolo utilizzabile, in caso ci fosse qualche interessato. AL PUNTO 2 VEDRETE COME.
 
Inoltre sappiate che la storia è ambientata 40’anni (terrestri) dopo le avventure dei nostri eroi, ossia Ryan&Co. Dopo un lunghissimo periodo di pace gli abitanti della Scacchiera hanno dimenticato o vogliono ignorare il passato, ma una nuova Guerra sta per avere inizio.
 
Se per caso aveste altri dubbi non esitate a contattarci e noi faremo il possibile per chiarili. Spero partecipiate numerosi, e che la storia poi vi soddisfi.

2. COME FUNZIONA?
 
DK97:- Bene! Quindi dovrete dare il via all’immaginazione e creare dei personaggi (potete addirittura copiare voi stessi, ma noi non vogliamo saperlo, ok? Rischiate di farci venire il panico dopo, altrimenti! ;D ) che possono schierarsi dalla parte del bene o del male. Per favore non siate tutti eroi, ma nemmeno tutti cattivi. Saranno personaggi caratterizzati secondo la scaletta al PUNTO 3. Prima però è bene sappiate che NON potete scegliere tutte le pedine: VIETATO:
1. Ingannatore
2.Arciere
3.Ladro
4.Arve
Tutte le altre pedine le potete scegliere.
Se avete già in mente chi fare potete andare al punto 2baltrimenti, se non volete fare una delle pedine rimaste andate al punto 2a.

2a
DK97:- Magaria voi le altre pedine esistenti non interessano. Ecco cosa abbiamo pensato: potete inventare una nuova pedina (seguendo le indicazioni del modulo al punto 3) oppure potete decidere di NON essere una pedina, ma un altro tipo di personaggio (Es: vestale, girovago, turloch, ecc ecc) La specie d’appartenenza dovrà comunque essere indicata.
Se volete che il vostro personaggio faccia parte di un colpo di scena (es: da buono a cattivo e viceversa o si scopre che in realtà “inventate voi”) siete pregati di scriverci di cosa si tratta via e-mail (contatta l’autore).
NON potete scegliere:
  - La vestale dell’Arciere

2b
Se volete che il vostro personaggio faccia parte di un colpo di scena (es: da buono a cattivo e viceversa o si scopre che in realtà “inventate voi”) siete pregati di scriverci di cosa si tratta via e-mail (contatta l’autore).


3. SCALETTA INDENTIKIT PERSONAGGI
DK97:- Ecco qui l’elenco delle informazioni che ci servono:

Nome
Cognome
Età
Nazione (eventualmente città) (NON Svizzera e Norvegia)
Pedina
Aspetto fisico
Carattere
Storia personale
Vestiti
Come ha ottenuto la scacchiera (se sono pedine)
Interessi
Varie (se volete aggiungere qualcosa)

CON PEDINA NUOVA
Descrizione pedina
Arma
Schieramento (In caso di colpo di scena ci riferiamo a quello iniziale)
SE NON è UNA PEDINA
Razza
Caratteristiche

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Capitolo 2
*** 1. Prologo: Norvegia ***


Un fiocco di neve scese vorticando a terra. Un paio di occhi blu notte lo fissarono, seguendone il percorso fino al suo posarsi sul suolo. Il ragazzo seduto sulla panchina in centro ad Oslo, si scostò un ciuffo di capelli chiari dalla fronte.
“L’inverno è arrivato prima, quest’anno.” Pensò, alzandosi e raccogliendo la cartellina piena di fogli che aveva appoggiato al suo fianco. Si  incamminò lungo la strada, chiudendosi la giacca blu scuro fino al collo. Iniziava a fare parecchio freddo, anche se la cosa non gli dispiaceva troppo. Gli piaceva l’inverno, perché poteva finalmente andare sullo snowboard, cosa che di solito rimpiangeva di più in estate. Era nella squadra di freestyle della sua città, e non vedeva l’ora di tornare a saltare dalle rampe. A quel pensiero il ragazzo sorrise, mentre svoltava in una via laterale del centro storico. Arrivò davanti ad una casa in mattoni a tre piani, dalla porta di legno verniciata di nero. Lì a fianco c’erano un citofono con tre campanelli. Il ragazzo premette quello più in alto, quello con la scritta Thomassen, in caratteri eleganti. Subito dopo una voce di donna chiese: - Chi è? –
- Mamma, sono Kylian. Ho dimenticato le chiavi. –
- Alla tua età dovresti stare più attento! Quanti diciassettenni devono citofonare per farsi aprire? –
- Tutti quelli che hanno scordato le chiavi, credo. – rispose il ragazzo con un leggero sorrisetto, spingendo la porta che si era appena aperta. Ad aspettarlo in casa c’era sua madre, ovviamente. Rikke Thomassen era più bassa del figlio di almeno dieci centimetri, e nonostante l’età appariva ancora giovane e bella. I suoi occhi azzurro ghiaccio e i lunghi capelli bianchi, da albina, rendevano la sua figura particolarmente luminosa.
- Ancora le chiavi eh? –
Kylian sospirò esasperato: - Può capitare a tutti, come la fai lunga. –
- Hai finito l’articolo per il giornale della scuola? – cambiò argomento allora Rikke.
- Quasi. Ci vado a lavorare adesso. – rispose il figlio, avviandosi in camera. Si tolse la giacca in corridoio, appendendola all’attaccapanni ed entrò in camera, chiudendo la porta.  Buttò i fogli sulla scrivania e si sedette, accendendo il computer. Doveva fare un articolo per il giornale scolastico, ma non aveva molte idea, a dir la verità. Gettò lo sguardo fuori dalla finestra. La neve aveva iniziato a scendere più fitta, al di là del vetro. Abbassò lo sguardo lungo la finestra, fino a posarlo sull’antico oggetto appoggiato sull’ampio davanzale interno. Gli occhi blu notte del ragazzo si assottigliarono a due fessure. Improvvisamente si alzò, avvicinandosi e sedendosi sul pavimento accanto alla Scacchiera, le braccia appoggiate al davanzale.
Aveva una strana sensazione. Non sapeva neanche lui perché due giorni prima aveva preso quell’affare dalla soffitta. Si passò tra le dita una delle due targhette che teneva al collo. Una targhetta militare, da ufficiale dell’esercito. Anders Thomassen, recitava. Suo padre. Prese un respiro doloroso. Erano passati cinque anni dal giorno dell’incidente. Ma era come se fossero passati solo cinque secondi.
Quella sinistra Scacchiera ottagonale, bordata di foglie metalliche e l’anello con un teschio gli erano stati regalati da un amico danese del padre, un mese dopo la sua scomparsa. “Questi, quando sarai pronto, ti aiuteranno a ritrovare te stesso e superare il passato, ragazzo.” gli aveva detto. Ma lui non  ne voleva sapere. Poteva farcela da solo, al diavolo quel vecchiume!
Tuttavia adesso era diverso. Era assurdo, ma sembrava che la Scacchiera lo stesse chiamando. Scosse la testa. Che sciocchezze... Poi posò lo sguardo sull’anello poggiato sulla superficie di gioco. Il teschio ricambiò lo sguardo, sogghignando. Quasi sovrappensiero, Kylian se lo infilò e passò le dita pallide della mano sul bordo, fino a trovare un altro teschio, gemello di quello sull’anello. Lo premette. Con uno scatto secco il campo di gioco si ribaltò, mostrando una serie di strane pedine. Il ragazzo scivolò all’indietro, sorpreso. Le fissò pensieroso, aggrottando la fronte. Che diavolo stava succedendo?
Una pedina in particolare sembrava starlo fissando negli occhi, con il suo ambiguo sguardo metallico. Un arciere pronto a scoccare. Kylian allungò la mano. Un freddo innaturale si impossessò della stanza, malgrado la finestra chiusa e il riscaldamento acceso. Ma questo freddo non gli piaceva, era diverso, ostile e più pungente. Era vicinissimo. Gli occhi metallici lo stavano sfidando. Esitò. La medaglia appoggiata al suo petto divenne fredda come il ghiaccio. Chiuse gli occhi e, d’istinto afferrò l’arciere. Poi, il mondo scomparve.
 
La prima mossa è stata fatta. Chi sarà il prossimo?

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Capitolo 3
*** Prologo: America ***


Faceva abbastanza caldo, per essere alle porte dell’inverno. Il sole non aveva ancora paura a mostrarsi, prima di ritirarsi dietro le nubi invernali. In California, fortunatamente, il freddo non si faceva mai sentire tanto, nemmeno nei mesi solitamente più rigidi.
Il pullman fermò al capolinea, come al solito con qualche minuto di ritardo. L’ultima passeggera sul mezzo scese con un saltello, allontanandosi per la strada, canticchiando “Like a G6” in tempo con la musica che ascoltava con gli auricolari. Si sistemò la borsa con i libri di scuola sulla spalla, mentre si infilava in una delle tante vie di Los Angeles, avviandosi verso casa.
Arrivò in fretta ad una bella casa, abbastanza grande. Dopotutto erano in sette in famiglia. Prese la chiave dalla tasca dei jeans ed entrò.
- Ehi, sono a casa! – esclamò, per farsi sentire. Non c’era nessuno in corridoio. I suoi genitori erano al lavoro, ma si aspettava che almeno qualcuno dei suoi quattro fratelli si degnasse di risponderle. Sbuffò, appoggiando la borsa su una sedia nell’ingresso.
- Grazie dell’accoglienza ragazzi! – fece, entrando nel soggiorno. Come prevedibile, suo fratello maggiore Jace stava leggendo uno dei suoi manga d’azione, probabilmente l’ennesimo numero di Death Note o Blue Exorcist, i suoi preferiti, ascoltando la musica negli auricolari a tutto volume. Lei gli si avvicinò di soppiatto alle spalle, assestandogli un micidiale schiocco sul retro della testa. Quello scatto a sedere, e si voltò togliendosi le cuffie e squadrandola seccato: - Bel modo di salutare, Ivy, grazie tante! -
- Colpa mia, J, se non ascolti quando uno si annuncia? -
Lui ripose il fumetto, chiudendolo con un segnalibro e si alzò, stiracchiandosi: - Certo è che tu non ti sprechi con i modi cordiali, dovresti prendere esempio da Céline. – la prese in giro, facendo un mezzo giro su se stesso, a imitare la loro sorella minore quando indossava i suoi amati vestiti eleganti.
- Ma per carità... – alzò gli occhi al cielo la ragazza, soffocando una risata. Stette un attimo in silenzio, poi chiese: - A proposito, dove sono tutti? -
- Céline è in giro con una sua amica, mentre Eric e Kirk sono alla festa di compleanno dei quel loro compagno di classe... come si chiamava... – cercò di ricordare.
- James. – completò la frase Ivy, ricordandosi dell’enorme entusiasmo dei gemelli al riguardo.
- Lui, appunto. – annuì Jace, controllando l’orologio. – E io adesso devo andare. -
- E perché? - gli chiese la sorella, un po’ delusa. Dopotutto J era l’unica persona della sua famiglia con cui si sentiva davvero bene.
- Esco con Kat. – spiegò con un sorriso malizioso. – A proposito, come sto? – domandò. Lei osservò la sua figura con un sorriso: suo fratello, molto alto, biondo e con gli occhi azzurri era davvero un bel ragazzo, lo dimostravano le sue innumerevoli fidanzate. – Benissimo. – ribatté lei, alzando gli occhi al cielo.
- Allora vado. Ci vediamo dopo, tappa. – la prese in giro, scompigliandole i lunghi capelli biondi mentre usciva. Lei gli fece una linguaccia, tanto per via del fatto che aveva di nuovo messo in risalto la differenza tra le loro stature. Ahimè, era alta poco più di un metro e cinquanta.
Una volta sola salì le scale ed andò in camera sua. Si buttò sul letto lanciando la cartella in un angolo. Che rottura la scuola! pensò tra sé e sé.
Si sfregò un orecchio infastidita: lo sentiva pulsare un incessante tum-tum-tum-tum nella sua testa. Sfregò con più insistenza, ma quello, anziché scomparire, si accentuò. Fu allora che si rese conto che quello strano battito proveniva dallo strano soprammobile ottagonale di cui era entrata in possesso qualche anno prima.
Si avvicinò incuriosita e per nulla spaventata. Passò le dita sull’oggetto rapita: non si era mai accorta di quanto fosse bello, velato da un fascino magnetico. Di colpo alcune tessere sulla sommità ruotarono, probabilmente in seguito a qualcosa che la ragazza doveva aver toccato. Sulle tessere erano collocate alcune pedine.
Una in particolare la colpì: sembrava nuova rispetto alle altre figure consunte. Raffigurava un uomo con le braccia incrociate e che stringeva due pugnali gemelli. Lo sguardo serio, determinato, spietato.
Lei sorrise e, volendo ammirare quel figuro più da vicino, fece per prenderlo.
Come lo toccò il mondo prese a vorticare nell’oscurità. Una voce le riecheggiò in testa:- Li uccideremo. Tutti! -
Ivy annaspò:- Cosa? Chi? -
- Ora sei il Cacciatore, piccola, e non devi più temere nulla... - la rincuorò quella voce calda ed allo stesso tempo spigolosa.
Un istante dopo non era più in camera sua. Non era più a casa sua. Non era più nel suo mondo.

Angolo autrici Kay
Ciao, sta sera ci sono solo io, Kay! Scusate se il capitolo è corto! Si allungheranno, promesso!
Well... BASTA EROI! Iscrizioni al gruppo “eroi” terminate! Adesso i cattivi, al massimo ci scrivete via messaggio privato e ci dite che volete siano cattivi che poi, con un colpo di scena, diventano buoni! Ma, BASTA EROI! Ne abbiamo troppi! ^^ Grazie.

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Capitolo 4
*** Notte di sangue ***


Era sicuro. L’aveva visto entrare in quella città. Ormai erano giorni che gli stava dietro e finalmente l’avrebbe preso. Doveva solo avere pazienza: poco mancava al tramonto ed allora sarebbe entrato in azione. Forse non era conveniente lavorare senza conoscere territorio ed usi dei cittadini, ma non aveva scelta. Il cappuccio calato sul volto, s’aggirava con naturalezza per i vicoli. In realtà pedinava la sua vittima. Si era fermata in un ostello, segno che non si sarebbe trattenuto a lungo. Avrebbe voluto ascoltare la conversazione, ma c’era troppa gente nei dintorni, così s’appoggiò al muro dell’edificio ed aspettò. Poco dopo un uomo prese il cavallo della vittima e lo ripose nelle stalle dell’ostello. Buon segno. L’incappucciato s’avviò per i vicoli alla ricerca di un posto dove riposare prima del lavoro.

Quando si svegliò, volse uno sguardo alla Luna. Le undici di sera. S’alzò e fece la sua mossa. Arrivò all’ostello avvolto nel mantello e con passo felpato. La gente sulla via non s’accorse della sua presenza: esattamente come sperava. Si guardò attorno e dovette attendere una mezz’ora buona prima che un gruppo di signori se ne andasse. Anche quel poco tempo gli era parso un’infinità: così vicino alla sua preda senza poterla ancora ottenere.
Una volta solo, prese a tastare il muro e le sue mani esperte trovarono un appiglio quasi subito. Procedette così nella scalata, tenendo le orecchie ben tese a scoprire eventualmente qualcuno in avvicinamento. Infine arrivò ad una finestra aperta. Perfetto!
Entrò con movimenti calcolati e senza fare rumori. Non era la stanza giusta. S’avvicinò alla porta: era chiusa, ma la chiave non era inserita. Estrasse il set da scasso che portava sempre con sé. In breve fu sulle scale. Cominciò ad avviarsi verso le camere più in basso, sapendole più vicine ad una via di fuga, quando fu colto da una fitta alla tempia e ancora le solite immagini confuse. Era doloroso ma utile. Cambiò direzione e corse su per le scale tenendo il passo leggero, abbastanza da non essere sentito.
Non aveva bisogno di chiedere ancora aiuto al suo compagno. Sapeva come agire. Controllò le serrature fino a che... al penultimo piano non trovò quello che cercava: una serratura più complessa. Poteva essere il padrone dell’ostello, ma il suo compagno gli aveva mostrato che osti e mercanti tendono a dormire accanto ai soldi. In quel caso al piano terra, vicino al bancone con la cassa. Ma lui non era lì per i soldi. Osservò ancora una volta la porta. Quella era sicuramente la stanza che cercava. La esaminò: c’erano un paio di chiavistelli che complicavano notevolmente le cose. Chiamò il suo complice e lasciò che a lavorare fosse lui. In pochi secondi la porta s’aprì silenziosa. Entrambi esultarono dentro e l’incappucciato entrò. L’uomo dormiva girato su un fianco a dargli le spalle. Utile per non farsi vedere una volta aperta la porta, male perché il tipo portava la “preda” su una cintura legata al petto.
Camminò lungo l’ombra del muro ben stretto nel mantello. Voleva scappare. Il cuore gli batteva alla follia ed era convinto che avrebbe svegliato tutta la città con il suo martellare impazzito, ma il suo compagno gli bloccò la fuga assicurandogli che era solo un’impressione. S’abbassò a sfiorare il pavimento e si portò accanto al letto mentre cercava di controllare il respiro. Eccoli! Come previsto stavano sulla cintura. Sei splendidi pugnali da lancio finemente ricamati e probabilmente appartenuti a qualche pedina del passato. Cominciò a respirare più nervosamente: non ce la poteva fare, troppa tensione. Lasciò agire il complice e, chiedendogli perdono, si lasciò totalmente sopraffare. Vide le mani guantate dell’altro muoversi e sfilare lentamente i pugnali, arretrare d’un passo... e poi l’incappucciato tornò in sé. Si ritrovò i sei oggetti in mano ed andò nel panico. Il compagno gli tenne a freno i pensieri come meglio poté con parole d’incoraggiamento, ma il respiro dell’incappucciato si fece troppo rumoroso ed il mercante d’armi, addestrato ad essere sempre vigile, si svegliò. Afferrò la spada che gli pendeva al fianco e si lanciò contro l’incappucciato sperando di non farsi notare ed ucciderlo. Il complice, però, fu più veloce. Estrasse il lungo pugnale e con uno scatto in avanti affondò l’arma  nel cuore dell’uomo fino all’elsa imbrattandola del sangue che schizzava fuori dal corpo. Il mercante s’accasciò a terra. L’incappucciato rimase boccheggiante a guardare gli occhi vitrei ed inquietanti del cadavere. Il suo compagno gli urlava nelle orecchie di scappare, ma lui non riusciva a muoversi. Si guardò le mani: rosse di sangue. Il complice insisteva quasi come una supplica: dovevano andare. Aveva ragione: avevano ciò che volevano e avevano ucciso. Ma la mente dell’incappucciato era sospesa su un filo d’irrealtà. Continuava a rivedere la lama che colpiva e sentire il cuore tenero e pulsante esplodere. Era cosciente di doversene andare, ma non poteva. Aveva ucciso! Doveva restare a pensare, quelle erano riflessioni che non potevano essere rimandate. Alla fine, anche il suo compagno, tacque.

Angolo di Kay e del Ladro (Crazy version)

Kay: Ciao a tuttiiiii!!! Questo capitolo l'ho scritto io! Yuppiiiii! ^^
Ladro: Oh! Ti prego! Non ne farei un vanto!
Kay: :( Che cattivo che sei!
Ladro: Lo so! Zono dando truzzo!!! XD
Kay: Si può sapere che ti prende??? Questa è un'affermazione senza senso! >:(
Ladro: Lo so... sono depresso... T_T
Kay: .... Ne parliamo dopo! A nessuno interessa di te! ^^
Ladro: ma... ma... ma... D'8
Kay: Bene, che ne dite? Questo capitolo l'ho scritto che avevo appena finito le Guerre del mondo Emerso... forse lo avete notato... so solo che ho scritto con uno stile diverso dal mio solito... non vi pare??? Uhm...
Ladro: A nessuno gliene frega niente di te! U.U
Kay: Eh, ma che permaloso! E poi, taci! Gran parte dei lettori ti vorrebbe morto compresa la tua Milla... ops! La Milla di Ryan!
Ladro: ... ... ... ... D""X! *fugge piangendo*
Kay: Ora lo dovrò consolare io... :'D Eheheh! Un saluto a tutti! Ciao!!!

Kay ed il Ladro

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Capitolo 5
*** Primi chiarimenti ***


Kylian spalancò gli occhi nel buio più completo. Sentì che l’aria faticava ad arrivargli ai polmoni e li richiuse di scatto, mentre il più forte spasmo di tosse che avesse mai provato gli fece tremare tutto il corpo. Se fino ad un istante prima era seduto su quello che aveva l’aria di essere uno scranno rialzato, quella tosse atroce l’aveva fatto sbilanciare sulle gambe fin troppo malferme, facendolo cadere in ginocchio a terra. Chino in avanti, appoggiando gli avambracci sul pavimento freddo e duro, Kylian poté finalmente riprendere fiato. Prese due respiri profondi, per calmarsi e far passare il batticuore. Che sensazione orrenda... Gli era parso quasi di affogare. Una volta, a dodici anni, era caduto durante una rovesciata con lo snowboard, atterrando violentemente di schiena. Anche in quell’occasione gli era mancata l’aria e aveva temuto di morire. Si passò una mano tra i capelli biondi, praticamente bianchi, che aveva ereditato da sua madre e volse la testa all’indietro, cercando di riprendere fiato. Ok, Kyl. Sei ancora vivo. Questa è una cosa utile si disse, provando ad essere ottimista. Ma non era affatto facile esserlo, essendo rinchiuso in un inquietante posto sconosciuto.  Si guardò attorno, rimettendosi in piedi. Barcollò e dovette appoggiarsi di nuovo alla specie di trono da cui era caduto poco prima. Che posto è questo? Come diavolo sono finito qui? si domandò febbrilmente, passando lo sguardo tutto attorno a lui. Era buio. Solamente due torce delimitavano una specie di soglia, poco più in là. Si guardò la mano e la manica del giubbotto. Erano pieni di polvere. Sembrava che non entrasse nessuno in quel posto da secoli.
Una sgradevole sensazione si impadronì del ragazzo, acuendo quella già preesistente. Avanzò nell'oscurità alla ricerca di nuova aria finendo in quello che, visto nel buio, pareva un labirinto di corridoi. Il respiro gli si fece affannoso mentre prendeva quasi a correre. Infine, una luce, in fondo. Era azzurrognola ma Kylian stava letteralmnente soffocando, come immerso nel mare, e si lanciò irrompendo in una sala illuminata da una tenue fiamma bluastra.
Seduta accanto al focolare sedeva una donna altera che smuoveva, con movimenti aggraziati della mano, il filo di fumo che si liberava dalla strana fiamma. Kylian si bloccò incerto sul da farsi. Vedeva i lunghi capelli neri della donna coprirle nuca e spalle.
La donna parlò, dicendo una frase in tono calmo e rilassato. Peccato che le parole fossero incomprensibili.
- Eh? - fece Kylian, sorpreso dal sentirla parlare, prima di potersi trattenere. Si morse la lingua: adesso sapeva che era lì. Non poteva più tornare indietro. Ma forse non voleva farlo: una parte di lui gli diceva che lì sarebbe stato al sicuro.
La donna sospirò, dicendo un'altra frase assurda. Kylian non disse altro ma la fissò, interdetto. Quella sospirò di nuovo, teatralmente, e tese il braccio a sinistra, sempre senza voltarsi. Il ragazzo, istintivamente, voltò la testa in quella direzione, notando una tazza piena, appoggiata in una rientranza nel muro. La prese, fissandola diffidente.
- Così dovrei bere questa roba? - chiese. In risposta ottenne un'altra frase che non capiva, ma la donna annuì con un movimento del capo.
Kylian la fissò: e se fosse veleno? si chiese, ma poi scosse la testa Che assurdità!
Prese coraggio e ne bevve il contenuto. Quasi si strozzò. Non aveva mai sentito niente di così cattivo in vita sua. Tossì per un minuto buono, scosso dai brividi.
- Cos'è sta cercando di avvelenarmi?! -
- Ti stavo aspettando, giovane Arciere. - disse calma lei e Kylian la guardò sorpreso. Gettò un’occhiata nei paraggi cercando il terzo in comodo.
- Mi riferisco a te. - rincarò la donna. Il ragazzo sobbalzò: come faceva lei a vederlo se gli dava le spalle?
- Vieni giovane giocatore. - lo incitò passando una mano in mezzo alle fiamme.
Il ragazzo non si mosse: - Perché adesso riesco a capire quello che dice? Chi è lei? -
La donna lo ignorò continuando a muovere le mani nelle fiamme e nel fumo.
Come accidenti riesce a farlo senza bruciarsi? si chiese Kylian. Poi si decise a fare qualche passo avanti. Verso di lei. Una voce dentro di lui chi diceva che doveva fidarsi se voleva risposte. Lei indicò dinanzi a sé:- Siediti. - e lui eseguì. La donna prese letteralmente in mano la punta di una lingua di fuoco blu attaccandola alla propria pelle:- Ancora non sai perché sei qui e non sei cosciente di cosa questo significhi. - cominciò mentre il ragazzo adocchiava la mano incendiata stupito:- Io sono la vestale d’Acqua, la tua protettrice, in un certo senso. Tu, ragazzo, sei stato scelto da uno Spirito immortale perché potessi proteggere i suoi ideali. -
- Suoi di chi? - rincarò Kylian. - Dello spirito che ti ha scelto. - rispose paziente la donna:- Il tuo nome è Arciere d’Acqua e vedrai che imparerai a convivere con quest’idea, qui, sul Tavoliere della Scacchiera. - mosse la mano libera come ad indicare ciò che li circondava.
Il ragazzo la fissò stranito. Tutto questo ha dell'assurdo... pensava. - Ok, senta, io non ho idea di come sono finito in questo posto, né cosa sia effettivamente questo posto, ma credo che ci sia stato un errore... Io non ho risvegliato nessuno spirito, né cose del genere. - tentò di spiegare.
- Tu non hai risvegliato lui, lui ha risvegliato te. - sorrise altera la donna:- Ti ha scelto per le tue qualità ed ora convivete. Non temerlo, ma assecondalo. - annuì:- Un giorno imparerai. - disse liquidando sbrigativamente l’argomento.
- U-un giorno? Che significa un giorno? Insomma, non so nemmeno dove mi trovo! - esclamò Kylian. Se c'era una cosa che non gli piaceva era essere tenuto all'oscuro. - Un attimo sono a casa mia a fare i compiti e quello dopo qui... Ma che posto è qui? -
- Qui, giovane Arciere, è il Tavoliere, un mondo che coesiste ed allo stesso tempo è inesistente nel mondo da cui provieni. Una terra dove a determinare l’ordine delle cose sono gli Spiriti elementari che agiscono su questo mondo mediante degli umani richiamati attraverso le scacchiere ottagonali. - spiegò pazientemente. Kylian stette zitto. Faticava ad accettare tutto quello che la donna stava dicendo. D'altro canto, come spiegare altrimenti la sua presenza lì? - O-ok.  Come mai sono qui? -
- Sei qui perché sei uno degli umani scelti dagli spiriti. Precisamente dallo spirito d’Acqua, l’Arciere. - annuì calma lei:- E sappi che non sei l’unico. - prese le fiamme sulla mano e se le rigirò come fossero una pallina blu incandescente:- Proprio ora siamo riusciti a trovarne un altro. Potrebbe interessarti conoscere un tuo simile? - domandò alzando un sopracciglio in modo curioso e vagamente inquietante.

Angolo scrittrici

Kay: Ehi!!! Si, ci sono solo io... No, non è vero! C'è anche il mio... un amico lo ha definito "Ladro domestico" e devo ammettere che come definizione è azzeccata! ;)
Ladro: Sono qui! Sono qui! Sono qui! ^^
Kay: Ciao! ^^
Ladro: Ciao! ^^
Kay: Ok, tornando al capitolo... quasi tutto scritto da Black: applauso a Black!!! ^^
Ladro: No...
Kay: Ladro???
Ladro: ... Ok. Brava Black!
Kay: Così va meglio! E... niente! Io ho fatto la vestale quasi in tutte le parti... che altro dico?
Ladro: Non saprei... chiedi loro se l'ultima frase della vestale li ha incuriositi.
Kay: Giusto! Ma vedi che sei utile alle volte?! :D
Ladro: Alle volte???
kay: ... Raramente!
Ladro: :(
Kay: Bene... curiosi??? Chi sarà mai questo/a "simile"??? Tan-tan-taaan!
Ladro: No, non farlo.
Kay: No?
Ladro: No.
Kay: Ok... :( ... Vabbè, ormai gestisco io le pubblicazioni, anche perchè posto ad orari per lo più assurdi. Non è colpa di Black se lei non c'è! Avete ragione, sono io il mostro! Vabbè, nulla... recensite! Solita raccomandazione che tutti fanno e... nulla! Un ciao a tutti!

Kay & Il Ladro Nero *versione demenziale*

Ladro: Si, io ci sono in versione seria e in quella demenziale! Sono... adatto a tutti! XD

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Capitolo 6
*** Interrogatorio ***


L’alba arrivò senza che se ne rendesse conto. L’oste cominciò a girare per assicurarsi fosse tutto a posto come faceva tutte le mattine. L’incappucciato avrebbe dovuto riprendersi appena cominciò a sentire i passi che salivano le scale. Non si muoveva. Il compagno riprese ad urlare di andarsene, ma l’incappucciato continuava a guardarsi le mani senza espressione. Sentiva il terrore del complice, ma sentiva soprattutto il proprio sgomento. Alla fine l’oste spalancò la porta ed urlò. Urlò anche il complice. L’incappucciato si girò lentamente verso l’uomo. Il volto sempre coperto dal cappuccio. Fu allora che si rese conto di come l’oste lo guardava: era spaventato ed orripilato. Ma non guardava l’incappucciato, ne tantomeno il complice. Guardava i guanti viscidi di sangue e l’elsa conficcata. Alcuni clienti accorsero e la reazione fu la stessa dell’oste. Il compagno afferrò ed estrasse il pugnale mentre la gente fuggiva, ma l’incappucciato lo fermò. No, noi non uccideremo! Si lanciò giù per la tromba delle scale brandendo il pugnale. Appena fuori si sentì spaesato. Albeggiava e non si sentiva più al sicuro. Ilcomplice lo riprese e l’incappucciato si mise a correre seguendo l’istinto del compagno. Un gruppo di guardie arrivò da sinistra. Si riprese da una fitta alla tempia e si precipitò in avanti, verso il canale. Sapeva che erano guardie: l’armatura argentata, l’elmo con una fluente chioma blu. L’aveva visto nell’ennesima fitta. Strinse i denti e saltò con tutte le sue forze, ma scivolò su un sasso bagnato e finì in acqua. Una nuova fitta. Lasciò l’aria dal dolore. Vide l’orrore dell’acqua, vide che stava affogando, poi tornò presente a sé stesso. Solo in parte, tuttavia, l’altra era ancora persa in quei ricordi. Gli si irrigidirono i muscoli e prese a dimenarsi come quella volta, per liberarsi dalla rete che lo portava verso il fondo, poi scacciò con un calcio furioso il compagno e tornò in sé. I polmoni gli bruciavano e le tempie pulsavano dandogli il mal di testa. Chiuse gli occhi e si spinse verso l’alto. Con una bracciata maggiore delle altre uscì e s’aggrappò al muretto tirando disperatamente l’aria in corpo. La testa gli girava e non ci vedeva bene. Si sentì afferrare per le braccia ed estrarre dall’acqua. Avrebbe voluto dire che gli stavano facendo male, ma non si era ancora ripreso e gli uscì solo un debole “auh”. Stavano parlando, ma lui non li ascoltava. Era perso a pensare a quella delusione che provava: da quando lo conosceva non era mai successo che il suo compagno lo mettesse in difficoltà. Volse lo sguardo al sole che saliva ferendosi gli occhi, poi, svenne.

Il respiro si era regolarizzato. Aprì gli occhi lentamente per lasciarli abituare alla luce. Quello che si trovò di fronte, però, lo sorprese: c’erano delle sbarre in metallo e oltre il buio. Sbattè le palpebre, mugugnò qualcosa ed una voce attirò la sua attenzione. Sussultò leggermente, provò a stiracchiarsi ma s’accorse d’avere le mani legate. Delle manette piuttosto robuste gliele legavano al pavimento mediante pesanti catene. Era ancora un po’ intontito, ma si sentì formicolare i piedi: evidentemente lo avevano incatenato anche lì. Doveva essere seduto su una sedia con le scapole contro lo schienale. Fece per scrollare la testa, ma si fermò subito: peggiorava la situazione. Chiuse gli occhi, prese un respiro ed alzò lo sguardo. Il suo compagno gli venne in aiuto assicurandogli che si sarebbero liberati, come sempre, e l’incappucciato ci credette. Non importava quello che era successo al canale, si erano aiutati a vicenda tante volte. Si maledisse per non essere riuscito a scappare, per non essere riuscito ad ascoltare le conversazioni di quando lo avevano preso, ma ormai non aveva importanza: doveva concentrarsi sul presente e capire il più possibile. Da solo non poteva farcela, così chiese aiuto alcomplice. Gli occhi si abituarono al buio in pochi istanti e, oltre le sbarre, l’incappucciato poté vedere un ragazzo che l’osservava: era impassibile e trasmetteva un senso di freddezza che all’incappucciato non piaceva. Era solo un ragazzo quello, eppure il sesto senso del suo compagno gli diceva che da quel ragazzo poteva dipendere la loro vita. L’odio fu fulmineo ad arrivare. L’idea che qualcuno decidesse della vita degli altri lo fece infuriare. Sentì avvicinarsi una fitta alla tempia: gli avrebbe rivelato chi stava guardando. Non è il momento di farsi prendere dalle fantasie!, si disse ricacciando quella visione indietro con tutte le sue forze. Ci mise poco ad allontanarla, ma fu comunque uno sforzo immane e l’incappucciato era stremato. S’impose lo stesso di mettere su un’espressione enigmatica, che non lasciasse intravedere nulla, quindi fissò lo sguardo sull’altro tenendo sempre il cappuccio calato a coprirgli gli occhi con un velo d’ombra. A cominciare doveva essere il suo carceriere.

Kylian guardò fisso il ragazzo oltre le sbarre. O almeno gli dava l'idea di essere un ragazzo. Dalla corporatura poteva avere la sua età, non pensava fosse un adulto. Oltre l'ombra del cappuccio corvino, aveva l'impressione che un paio d'occhi stesse ricambiando lo sguardo, con un'espressione indecifrabile. Sentì un brivido salirgli lungo la schiena. Ma non aveva intenzione di darlo a vedere. Strinse la mano alle sue medagliette e si decise a fare la prima mossa: - Chi sei? - chiese, sperando che l'altro lo capisse come faceva la Vestale.

La domanda lo colse impreparato: l’incappucciato s’aspettava sapessero già tutto di lui e invece gli chiedevano di rivelarsi, come se il giovane carceriere fosse all’oscuro di tutto. Cercò di pensare ad una risposta enigmatica o comunque non così diretta come poteva essere rivelare il proprio nome. L’istinto del suo compagno lo spingeva ad agire così. Non trovò nulla e rimase in silenzio, fermo ed immobile a fissare l’altro.
Il ragazzo al di là delle sbarre dovette trattenere uno sbuffo seccato, notò l’incappucciato, poi il tipo: - Sto parlando con te. - rincarò, tenendo tuttavia sotto controllo il tono della voce.
Questa volta la risposta gli formicolò nello stomaco correndogli su per la gola:- Sono un assassino.- Sentì il collega ringhiare di disappunto, ma lo ignorò concentrandosi sulle reazioni dell’impassibile carceriere. Sollecitò il compagno a fare lo stesso.
Kylian abbassò impercettibilmente gli occhi, rigirandosi tra la dita il secondo ciondolo, quello con incisa un'aquila pronta a spiccare il volo: - Di assassini ce ne sono tanti in giro. Intendevo chiederti come ti chiami, e magari anche da dove vieni. -
Per un istante, il velo d’impassibilità che copriva il volto dell’incappucciato s’incrinò e lasciò uno spiraglio allo stupore. Aveva appreso la notizia con una leggerezza estrema, quando a lui stesso l’idea di poter aver a che fare con un assassino dava il voltastomaco. Subito, però, si ricompose. Rimase qualche istante fermo, poi decise di giocarsi il tutto per tutto: lasciò parlare il compagno. La bocca si piegò in un ghigno strafottente e si lasciò sfuggire uno sbuffò divertito. Non disse altro.
Gli occhi blu di Kylian si assottigliarono a due fessure: - Non ti conviene scherzare con me. Non solo il Fuoco brucia sai? Anche il Ghiaccio può ferire allo stesso modo. - non sapeva perché l'aveva detto. Solo che quelle parole gli erano uscite spontanee, come se fossero state la cosa giusta da dire.
L’incappucciato inclinò leggermente la testa con fare teatralmente colpito:- Dici così perché non sai ancora cosa sono le tenebre. Io le ho viste. Sei appena arrivato vero? Troppo sicuro di te, un abitante della zona non lo sarebbe mai a questo punto parlando con me e tu sei troppo... uhm... perfetto per aver già sfidato il destino in queste terre anguste. Ma fai bene a divertirti finchè puoi: questo mondo si servirà di te, perché tu non sei altro che un pezzo di questa partita.- tornò impassibile come se avesse cambiato identità. - Perfetto? - ripeté il norvegese, mentre un sorrisetto amaro gli incurvava le labbra - No, io non credo proprio e non ho la pretesa di esserlo. Ma sembra che tu la sappia lunga su questo posto. Dimmi, che cos'ha fatto per sfruttarti come dici? -.
L’incappucciato stava per aprir bocca e rispondere quando una violenta fitta alla tempia lo assalì. Non ora! si maledisse provando a ricacciarla indietro, ma quella fu più forte e con un rombo s’impossessò della sua mente. Eccolo! Era il ragazzo che lo interrogava quello che compariva nei suoi ricordi ed allo stesso tempo non era lui: aveva mille volti diversi ma gli trasmetteva sempre la stessa sensazione di freddo. Aveva un arco argentato con il quale trovava gusto nell’ucciderlo, dilaniarlo e straziargli le carni. Già lo aveva fatto molte volte. Era pericoloso. Il dolore delle frecce che avevano colpito i suoi predecessori tornò a torturarlo facendogli venire delle convulsioni per il dolore. Ringhiò ancora di dolore prima che le immagini sfumassero e lo lasciassero di nuovo solo. Non sapeva cosa avesse visto il suo maledetto carceriere, ma non se la sentì d’incrociare il suo sguardo. Nelle sue visioni, aveva anche ritrovato l’orrore dell’omicidio, scoprendo d’aver già ucciso molte volte in passato, e proprio quell’arciere misterioso che sembrava dargli battaglia da secoli. Parlò cercando a forza di non rantolare:- Lo vedrai. Mi hai chiesto chi sono?! Ebbene, io sono come te: quello che ho provato io l’hai provato anche tu. Quello che proverò, proverai.-
L'altro rimase fermo, sorpreso dalla reazione dell'incappucciato. Sembrava avesse provato... dolore? Ma perché? Quella situazione iniziava a piacergli sempre meno. - Se siamo così simili, - riprese - come mai sei così restio al rispondere alle mie domande?-
-Sai com’è, sono incatenato in una prigione senza sapere cosa ne sarà di me. In questi casi la voglia di parlare manca. Ad ogni modo, perché non provi a chiedere a te stesso chi sono io?- ghignò strafottente.
- Forse perché non saprei che risposta darmi. - ribatté secco Kylian.
- Umpf! Novellino!- sbuffò quello. - Ma almeno sai chi sei, eh?- teneva quell’aria presuntuosa di sufficienza provando piacere nelle risposte seccate del norvegese.
- Tu chi credi che io sia? - replicò. Senza ironia, voleva sapere se almeno quello strano tizio poteva dargli una risposta che non fosse criptica. L’incappucciato non cambiò espressione:- Sicuramente non una minaccia, non sai nemmeno perché sei qui scommetto. Non sai nemmeno combattere e, soprattutto, non conosci la tua strada, non è forse così?- si lasciò sfuggire un altro sbuffo divertito. - Per adesso forse. - ammise lui alzando le spalle - Non per sempre. -
L’incappucciato ripensò a sé stesso e per un istante provò pietà nei confronti del suo carceriere. Un leggero formicolio alla schiena gli ricordò le immagini di morte e quel sentimento altruista scomparve subito. Devo trovare il modo di liberarmi si disse, anche perché il formicolio ai piedi si faceva più intenso e la cosa lo preoccupava. Inoltre doveva trovare le sue armi, ne aveva bisogno per sopravvivere. - Senza qualcuno ad indicartela non la troverai. Ai bivi ci penserai da solo, ma dovrai almeno intraprenderlo quel sentiero. Io sono come te. Posso aiutarti.-
- Sul serio? - commentò Kylian con un sorrisetto scettico - Ma se fino adesso non hai fatto altro che rinfacciarmi quanto sia inetto in confronto a te. Cos'è tutto questo altruismo improvviso? Credi forse che mi lascerò usare per i tuoi scopi? Non ho niente di personale contro di te, ma se sei lì dentro ci dev'essere un motivo. -
- E lo conosci!- ribatté rapido l’incappucciato. Tenne lo sguardo fisso sul carceriere e un’idea gli passò rapida in testa. Forse poteva farcela. - Sono stato io a dirtelo: sono un assassino. Non crederti superiore a me per questo: presto lo sarai anche tu.- sentiva l’appoggio del compagno a dargli forza così continuò:- Io sono in questo mondo da più tempo di te, mi hanno già indicato la mia strada ed io l’ho già intrapresa. Ora mi trovo ad un bivio: pensare solo a me... o istruirti. Pensaci, la mia è un’offerta generosa.- tornò all’originaria impassibilità.
- Istruirmi? - ci fu un attimo di pausa - Mi stai prendendo in giro per caso?! -
- Assolutamente no.- attese risposta, ma dai lineamenti del volto non sembrava mentire, solo essere vittima di una sospetta impazienza.
- Hai per caso fretta di fare qualcosa in particolare? - chiese Kylian, notandola.
- Solo liberarmi di queste maledette catene- si mosse facendole tintinnare:- Questa prigionia mi sta uccidendo.- sorrise sarcastico:- Credo sia umano, motivo in più per fidarsi di me.- il compagno, il suo spirito, s’agitava nelle sue viscere. Era furioso per ciò che nei secoli quel ragazzo gli aveva fatto passare ed ora bramava il suo sangue, l’incappucciato poteva sentirne le zanne e gli artigli graffiarlo assetati. Ma aveva ucciso una volta e gli era bastata. No, noi non uccideremo! continuava a ripetere a sé ed a quella creatura senza corpo che lo accompagnava da ormai più d’un mese. Il complice ritirò le zanne e si acquattò, ma l’incappucciato poteva sentire ancora la voglia di vendetta della parte più bestiale del suo animo.
- Capisco. - abbassò gli occhi - Ma vedi, il problema non sono io: è la gente di qui che vuole la tua testa. -

Il suo cuore perse un colpo mentre quello del complice accelerava. In un istante si sentì sopraffatto dal proprio compagno che emerse. - Hanno dimenticato...- sussurrò prima di ringhiare di furia:- BASTARDI!- e strattonò le catene. L’incappucciato allora lo richiamò e cercò d’imporsi sul compagno. Ci riuscì in poco tempo: lo spirito appena ne sentì la volontà si ritirò riaccucciandosi in un angolino dell’animo dell’incappucciato.

Kylian scattò all'indietro sorpreso da quella reazione improvvisa ed aggressiva. Faticò non poco a tenere sotto controllo il respiro, dato che quello spavento gli aveva accelerato i battiti di parecchio. Si schiarì la gola, rimanendo in silenzio e guardò l'incappucciato attendendo spiegazioni.

- Non sono io quello da combattere.- sussurrò mentre il petto s’alzava e s’abbassava irrequieto. - Credimi. Io so chi sono.-
- E allora chi sei? - chiese il carceriere piano, a mezza voce.
- Toglimi le catene alle caviglie e te lo dirò. - non poteva andare avanti così: aveva perso la sensibilità ai piedi. Così non poteva correre. - Cerca di capirmi: se mi darai un ordine chiamandomi per nome io sarò costretto ad eseguirlo. È un prezzo alto: implica la mia schiavitù.- il compagno s’agitò gioioso dentro di lui.

Kylian ci pensò un attimo. Poteva chiedere alla Vestale di liberarlo... Dopotutto, se l'aveva spedito lì avrà pur avuto un motivo.
- Come ti chiami? - chiese pensieroso.
- Liberami le caviglie e te lo dirò! Giuro!- al norvegese dava l’impressione di fremere dalla voglia d’avere le gambe libere.
- Si... Il punto è che le chiavi non le ho io, ma il capo delle guardie e devo chiedere alla Vestale il permesso... - spiegò leggermente imbarazzato perché sapeva di star facendo una figura pessima.
- Avanti! Se ti creeranno problemi sappi che una volta a conoscenza del mio nome potrai comandarmi: allora loro non avranno nulla da temere ed io avrò ancora la testa attaccata al corpo!- il compagno rideva accanto a lui complimentandosi per l’astuzia e ovviamente quel ragazzo così ingenuo quale era il carceriere non poteva sentirlo.
Lo fissò per un attimo, poi cedette: - Va bene, ma sappi che non garantisco nulla... - e uscì dalla segreta, con la sensazione di star per fare qualcosa che gli avrebbe causato davvero troppi guai.

La Vestale era sul grande ponte che aveva attraversato per arrivare lì. Poteva vedere i lunghi capelli corvini e la svolazzante veste azzurra muoversi nella brezza leggera che soffiava sulle Fonti Squillanti. Vi si avviò a passo rapido e, anche prima che avesse aperto bocca, la donna prese parola: - Vedo che sei qui. - disse, tenendo tuttavia lo sguardo grigiazzurro fisso sul panorama della città e di quello che aveva chiamato Altopiano delle Streghe.
- Hai parlato con lui? -
- Si. - rispose Kylian, pensieroso. Era stata una strana conversazione.
- Ottimo, giovane Arciere. - rispose lei, chiamandolo nuovamente in quel modo.
- Mi ha detto che può aiutarmi. A capire chi sono. Posso fidarmi? -
- La gente di qui ha dimenticato il passato nonostante gli avvertimenti. - sospirò - Tu e lui avete combattuto su fronti opposti innumerevoli volte, ma è l'ultima battaglia la più importante. Quando avete combattuto fianco a fianco. -
Kylian annuì: - Allora sta dicendo che dovrei fidarmi di lui? -
- Solo tu puoi scegliere se farlo. Ma sta attento. Non fidarti del Lui che non si vede. -
- Lui che non si vede? -
- Già. Capirai da solo che cosa vuol dire. Fino ad allora, sta a te se scegliere se e quando usare questa chiave. - concluse la donna mettendogli una chiave di ferro in mano. Poi fece un cenno di commiato con la testa e se ne andò. Il ragazzo rimase lì pensieroso, osservando alternativamente l'oggetto e le increspature dell'acqua che scorreva sotto di lui.

Angolo di Kay!

Kay: Ciao! Per la vostra gioia questo capitolo è più lungo! ^^
Ladro: Più agonia! ^^
Kay: Ahahah! Ma che simpatico! *cerca di strozzarlo*
Ladro: Gaaaaah! *soffocando*
Kay: *lo lascia* Va beeeneee! Ignorate il mio Ladruccio domestico! ^^ Come potete vedere è parecchio diverso da quello della fic!
Ladro: Sono figo! *w*
Kay: Seee... in verità sei il mio gattino!
Ladro: Crrr... crrr... *fa le fusa*
Kay: Ahahah! Caro! ... Ehm... non ho molto da dire, si è capito? Quindi... diteci voi! Che ne pensate?!
Ladro: Faccio le fusa a chi lascia una bella recensione positiva! Miao!
Kay: No, tu sei mio!
Ladro: Ou... :(
Kay: va bene, un saluto da Kay e Ladruccio!
 
<3

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Capitolo 7
*** Frusta d'Acqua ***


Stava seduto sulla nuda pietra con le spalle appoggiate alla ringhiera. Si guardava le mani, sempre coperte da un paio di guanti neri. Avrebbe voluto guardare l’acqua del fiume che scorreva sotto di lui, ma il male alle gambe era troppo forte. Arrivare fin lì era stato un supplizio. Tuttavia doveva reggere il gioco che lui stesso aveva creato e se il ragazzo, che aveva scoperto essere biondo ed avere più o meno la sua età, gli ordinava di seguirlo chiamandolo per nome, allora lui doveva farlo. La gola, inoltre, gli bruciava senza tregua. Per questo, dopo aver detto il proprio nome, era rimasto in silenzio. Il suono della corrente, tuttavia, lo tormentava e lui continuava a deglutire tutta la saliva che, uscendo dalle ghiandole salivari a getto continuo, gli impastava la bocca.
- Kylian Thomassen. - disse all'improvviso l'altro, guardando il fiume. L’incappucciato lo guardò qualche secondo, poi riabbassò lo sguardo:- Il tuo nome. - bofonchiò.
- Già. - tese la mano. L’incappucciato passò lo sguardo dal braccio teso al volto di Kylian:- Beh? Che t’aspetti? Che adesso siamo amichetti del cuore? Ritira la mano e la tua compassione, non ho la minima intenzione di considerarle.- tornò a guardare le pietre del ponte. - Scusa tanto! - ribatté infastidito il norvegese - Ma a casa mia usa presentarsi e ciò non legittima affatto l'essere amici, è solo una forma di cortesia. -
L’incappucciato alzò le spalle con indifferenza, poi sbottò:- Diamine! Quanto ti ci vuole a capire che chiuso là dentro non m’hanno dato neanche un goccio d’acqua?! Muoviti e fa qualcosa di utile!- sbuffò seccato.
Kylian rimase un secondo in un silenzio costernato, poi si riscosse: - C - come scusa? -
- Non capisci idiota?! T’ho chiesto di prendermi da bere!- puntò sull’Arciere uno sguardo da teppista.
- Per chi mi hai preso, per la cameriera?! -  sbottò l'altro, decisamente infastidito.
- No, una cameriera almeno ha la testa di ubbidire senza discutere, tu sei così stupido da non capire neanche i comandi più semplici.- quindi prese a parlare lentamente per sbeffeggiarlo:- Prendere _ acqua. Non _ essere _ cosa _ difficile! Ce _ la _ puoi _ fare. - e parlò in tono teatralmente accorto:- O hai bisogno di sostegno morale? Ti do una caramella se fai il bravo!- tornò alla sua voce:- Muoviti, forza!-
- Scusami tanto, ma credo che l'acqua tu possa prendertela da solo, oppure ti serve la baby sitter? - ribatté Kylian, alzando il tono della voce.
- Mi stai sempre così incollato addosso che inizio a credere d’averla già una servetta personale, e indovina! Non l’ho chiesto io!- ringhiò:- Ora muoviti! Bastardo!-
- Oh, tranquillo, se vuoi che diventi un bastardo non hai che da chiedere. - ringhiò l'altro, facendo minacciosamente un passo avanti.
- Lo sei già, figlio d’una sgualdrina e dell’uomo che l’ha pagata!-
Un lampo di rabbia passò negli occhi blu notte di Kylian. Nessuno, proprio nessuno aveva il diritto di insultare la sua famiglia, men che meno quello stupido ragazzino che si credeva chissà chi. Ma non aveva idea della persona con cui aveva a che fare. Reagisci. Gli diceva una vocina nella testa. E aveva intenzione di ascoltarla. Lasciò perdere i suoi propositi di controllarsi, dando spazio all'istinto. E fu una sensazione stranissima: sembrava che l'acqua del fiume lo stesse chiamando, sussurrando che era dalla sua parte e l'avrebbe aiutato. E sia. Reagì.
Fu come se avesse sempre saputo farlo. Mosse la mano destra ad arco, velocemente, e il fiume rispose, sollevandosi a frusta sopra il ponte, sopra le loro teste e descrivendo una parabola perfetta, prima di colpire il ragazzo in pieno petto, scaraventandolo a terra.
Kylian riprese fiato, per un istante gli era mancato il respiro. Appoggiò un ginocchio a terra, ansimando. Non aveva idea del modo in cui c'era riuscito, ma era come se l'acqua l'avesse davvero ascoltato e avesse obbedito ai suoi comandi.
-BASTARDO!- gli urlò pieno di rabbia l’incappucciato prendendo a tossire e sputare acqua.

S’alzò il piedi aggrappandosi al parapetto: i piedi gli dolevano ancora. Non importava. Aveva un orgoglio da difendere e se ne voleva andare per i fatti suoi, lontano da quel ragazzino che aveva osato prendersene gioco. Gliel’avrebbe fatta pagare, eccome se gliel’avrebbe fatta pagare! Ma non in quel momento, non ora, serviva pazienza per una buona vendetta. Prese a camminare a passo deciso verso la città. Quei minuti fermo seduto lo avevano aiutato e adesso era un male sopportabile il suo.

Il norvegese lo fissò andarsene, senza preoccuparsi di ribattere per l'insulto. Si sedette sul parapetto del ponte, con i piedi a penzoloni sull'acqua che scorreva lì sotto. Doveva riordinare le idee, decisamente. Si sentiva parecchio scombussolato dopo aver evocato una frusta d'acqua. Se non l'avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe creduto. Che stesse diventando matto?
Forse sei davvero l’Arciere d’Acqua di cui parla la Vestale disse di nuovo la vocina nella sua testa.
Kylian si passò una mano tra i capelli, esasperato. Fantastico, aggiungiamo il disturbo di doppia personalità alla lista delle stranezze. Ora iniziava pure a discutere con sè stesso. Tutto ciò non aveva senso! Non poteva averne. Rimase un altro po' ad ascoltare il rumore dell'acqua che scorreva, poi si alzò per fare due passi, sperando di schiarirsi le idee.

Si nascose all’ombra del ponte, seduto sul marciapiede. Si tolse gli stivali neri ed appoggiò i piedi scalzi sulla pietra fresca dalla notte. Sospirò e si voltò a guardare il canale. Chissà se è potabile, ma non ce la faceva più a reggere la sete e adesso gli sembrava d’avere la gola graffiata da quanto doleva. Aveva l’impressione che neanche tutta l’acqua della scacchiera avrebbe potuto dissetarlo. A carponi si portò sulla riva ed immerse le mani a coppa. Si portò l’acqua alla bocca, l’assaporò: era fresca come appena sgorgata da una montagna. Quindi immerse la testa nel canale. Il gelo gli punzecchiò la pelle e provò una strana sensazione di piacere. Bevve fino a che non sentì la gola calmarsi, quindi tirò fuori la testa prendendo un respiro. L’aria in quel punto soffiava una lieve brezza e tutto ciò gli ricordò casa. Mise i piedi a bagno e si tirò giù il cappuccio bagnato. Inspirò e si lasciò cadere a terra. Certo, avrebbe preferito i suoi sterminati campi erbosi, ma non importava. Si fece inondare il volto dai raggi del sole e sentì il suo compagno ritirarsi infastidito.

Stava sdraiato sul bordo del canale, con i piedi a penzoloni nell'acqua, poteva vederlo benissimo da quel punto della strada. Kylian si chiese per l'ennesima volta se voleva affrontare davvero quella conversazione. Guardò l'acqua che scorreva accanto a lui, in quella specie di pittoresca e surreale Venezia medioevale. Prese un respiro profondo e si decise una volta per tutte ad inghiottire l'orgoglio. Fece un passo avanti, certo che l'altro l'avrebbe sentito arrivare. Infatti quello si tirò subito a sedere riportandosi il cappuccio in testa a velare gli occhi d’oscurità. Kylian fece comunque in tempo a vedere una ciocca di capelli rosso fuoco sul capo dell’incappucciato.

La presenza di Kylian lo turbava. Preferiva starsene per i fatti suoi e, invece, quello gli stava sempre intorno. Doveva essere probabilmente venuto a scoccargli un’altra frecciatina a proposito della discussione avuta sul ponte. Questa volta, però, era pronto a menar le mani se necessario pur di togliersi un seccatore di troppo. Con il fare scontroso che aveva imparato a mettere su a comando sbuffò un:- Che cavolo vuoi?-
- Vorrei che mi spiegassi cos'è questa storia. - iniziò:- Com'è che non sono più a casa mia, vedo immagini, ricordi che non sono miei, sento una voce che mi dice che sono l'Arciere di cui parla quella Vestale e posso compiere atti sovrannaturali, insomma... - riprese fiato dopo aver detto tutto il resto in fretta - Mi sembra di diventare matto... -
-Siediti.- rispose in tono impassibile. Aspettò qualche secondo per dargli il tempo d’agire. Quanto lo capisco! giocherellò con una mano nell’acqua:- Tu sei l’Arciere. Proprio per questo vedi quei ricordi che ora ti appartengono. Sei in uno stato di simbiosi con uno spirito che ha il nome, appunto, di Arciere.- fece una piccola pausa per permettere a Kylian di assimilare:- Devi solo imparare che cosa questo comporta ed a conviverci.- ritirò la mano dal canale ed attese le repliche.
- Quindi... - gli gettò un'occhiata dubbiosa - Non sono diventato matto tutto in un momento? -
L’incappucciato rimase in silenzio qualche secondo:- Non so se avere la doppia personalità con uno spirito sia fuori dalla categoria “pazzi”. Cosa sicura è che non sei l’unico.-
Kylian sospirò: - Meglio di niente. -
L’incappucciato rimase in silenzio: aveva passato tutto quello che Kylian provava e sapeva di non dover forzare la cosa. Se l’Arciere voleva sapere avrebbe chiesto, altrimenti non avrebbe ottenuto di più che le risposte già ascoltate. S’alzò e s’infilò gli stivali neri, quindi tornò sul bordo del canale.

- Da quant'è che sei qui? Sembra che tu ci conviva abbastanza bene con il tuo Spirito. - chiese poco dopo Kylian. Tanto valeva approfittare di quel momento in cui non si stavano urlando contro.
L’incappucciato sospirò:- Un po’ più d’un mese. Ma non so quanto sia sulla Terra. Ho avuto modo di notare che il tempo qui scorre in maniera diversa.- sbuffò:- Hai intenzione d’imparare a convivere con il tuo spirito tu?-
- Immagino che mi eviterebbe parecchi problemi e fastidi... - rispose, come se riflettesse ad alta voce.
- Non più di qualcuno. Certe pedine hanno la brutta abitudine di cercare di soggiogare i propri umani se questi inesperti. Altre no. La tua no. - quindi s’alzò per andarsene:- Se vuoi sapere altro vieni con me. Altrimenti sei liberissimo di fare come vuoi.-
Il norvegese rimase un secondo fermo sul posto, esitando. Non sapeva cosa fare. E non gli piaceva affatto. Sospirò, alzando gli occhi verso l'altro: - Cos'hai in mente? -.
L’incappucciato lo ignorò e continuò avviandosi verso i vicoli della città.
- Ehi! - esclamò Kylian, venendo ignorato per la seconda volta - Nico, aspetta! - ordinò. Gli era venuto spontaneo. Abbassò gli occhi al suo ciondolo. Come minimo gliel'avrebbe fatta pagare per avergli imposto un ordine. Ma doveva sapere.

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Capitolo 8
*** Addestramento ***


L’incappucciato si bloccò di colpo. Devo reggere il gioco. e si voltò a guardarlo:- Allora? Ti sto aspettando, tu pensi di muoverti?- non cercò di mascherare l’irritazione per aver ricevuto un ordine.

- Ok, arrivo. - ribatté lui, seguendolo. Gli gettò un'occhiata di sottecchi: si aspettava di peggio... Ma in fondo non era ancora detta l'ultima parola.
- Volevi sapere che avevo in mente? Bene, vai a prendere Cor. Ti aspetto ad Est della città.- non lasciò trapelare alcuna emozione. Il norvegese gettò un'occhiata confusa. Stava per chiedergli spiegazioni quando una fitta alla testa lo anticipò, togliendogli le parole di bocca. Di nuovo quella voce.
"Cor è l'arco di ghiaccio. È la miaarma dall'alba dei tempi. Sta per diventare anche la tuaarma. È parte di mecome lo è di te. È parte di noie lo sarà per sempre."
Riprese fiato. Si passò una mano tra i capelli, sconvolto. Appena riprese il controllo di sé annuì: - Va bene. -

Stava interrogando il suo compagno sul da farsi. Aveva in testa d’addestrare l’Arciere.
Perché?! A che scopo! Rischi solo che tutto ciò ci si rivolti contro!
Ma è la nostra unica possibilità di riprenderci le armi!
Ah! Possiamo cavarcela da soli!
Non senza non dare nell’occhio! Inoltre non sappiamo neppure dove siano tenute.
L’Arciere non mi lascerà MAI avvicinare al mio pugnale!
L’Arciere forse no, ma Kylian non sembra così furbo...
Umpf! Fa come ti pare... per me ci stiamo solo ficcando in un mare di guai.

Nico aprì gli occhi tornando presente a sé. Aveva sentito uno scalpiccio poco distante. Aspettò un istante, poi scattò in piedi portando una mano alla cintura... afferrando il nulla. Ringhiò frustrato. No, era disarmato. Sollevò lo sguardo su Kylian: teneva l’arco in mano con presa da esperto, ma il suo sguardo era il solito impassibile.
- OK, che ci devo fare con questo? - esordì, dopo un breve cenno di saluto. L’incappucciato si riscosse velocemente:- Al momento nulla. Ti servirà dopo. Siediti.- ordinò senza espressione.
Kylian sospirò ma non fece obiezioni e si sedette. Nico annuì leggermente compiaciuto e prese a girargli intorno. Dopo un istante di silenzio esordì:- Chiama l’Arciere. -

Il norvegese gli gettò un'occhiata leggermente dubbiosa, poi ripensò a quello che era successo sul ponte. A come aveva sentito l'acqua parlargli. C'era acqua ovunque, alle Fonti Squillanti. Non era mai troppo lontana. Forse poteva farcela. Chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo. E il resto fu piuttosto facile, sentiva l'acqua vicina a lui, la sentiva scorrere, formando onde e mulinelli che si infrangevano sui bordi dei canali.
"Sono con te." disse la voce dell'Arciere, senza farsi sentire da nessun altro tranne lui.

Nico non sapeva se Kylian ce l’avesse fatta. Sapeva che durante il primo collegamento è impossibile sentire l’esterno, se non la voce del proprio elemento. Sapeva anche che in genere avveniva tutto da sé, ma non poté comunque trattenersi dal dirgli:- Avanti. Parlaci, conoscilo. - con un tono quasi affettuoso, quindi si mise a girare per la zona. Quando ci si collegava con lo spirito la prima volta, il tempo si dilatava. Avrebbe avuto un’oretta di tempo libera.
Andiamocene! la voce del suo di spirito che ogni tanto tornava a fargli visita.

- Cavolo, mi sento un'idiota a parlare con me stesso... - scosse la testa - Ma ci proverò. - chiuse di nuovo gli occhi.
Sono sempre stato con te e sempre lo sarò. Io qui non esisto, tu qui non esisti, in questo luogo esistiamo solo noi.
Ma chi siamo noi?
L'Arciere d'Acqua
E questo che significa?
Che l'acqua è il nostro elemento. Puoi controllarla, assieme ai suoi demoni. Vapore, nebbia, neve, ghiaccio.
Ghiaccio? per la prima volta gli venne in mente casa sua, e l'inverno che stava per arrivare.
Esatto. Sono tutte forme dello stesso Spirito. Il mio. Il tuo. Il nostro. Io sono in parte te e tu sei in parte me. Attraverso quell'arco, e attraverso di te io posso mostrarmi al mondo. Tu avrai la mia forza, le mie abilità, le mie conoscenze e le memorie di tutte le persone che ti hanno preceduto.
Ebbe un'altra fitta alla testa, e in un turbinio di immagini confuse, incrocio di passato e presente il suono della voce dell'Arciere nella sua testa si spense. Kylian riaprì gli occhi.

L’incappucciato udì l’agitarsi dell’erba alle sue spalle. - Ce ne hai messo di tempo. - commentò sarcastico. Stava legando il capo di una corda ad un paletto. L’altro era già pronto. Si voltò. Kylian aveva lo sguardo un po’ stupito di tutti dopo il primo incontro. Sorrise. Il suo lo ricordava bene. Non poteva dimenticare la paura delle tenebre che la sua pedina gli aveva fatto affrontare.
Nico aveva allestito una specie di campo d’addestramento con oggetti abbastanza comuni: paletti di legno, corde, paglioni e varie.
- Che cosa stai combinando? - gli chiese Kylian con un'occhiata sospettosa.
- Teoria. - esclamò l’incappucciato:- Ogni pedina, ossia ogni spirito, possiede abilità particolari che è in grado di trasmettere ai propri umani.- s’acquattò a terra e pizzicò la corda per verificare fosse ben tesa:- Dobbiamo solo capire quali siano le tue! -
Nico balzò sulla corda e vi si appoggiò con una leggerezza illusoria. Prese a camminare sul filo con naturalezza:- Tu hai idea di quali potrebbero essere le tue abilità speciali?- girò su sé stesso all’indietro afferrando la corda con le mani ed alzando le gambe per andare a testa in giù. Il mantello sembrava non subire gli effetti della forza di gravità. - Pratica.- esclamò nuovamente:- Mostrami che sai fare.-
- In questo posto? Non ne ho idea. - rifletté Kylian - A casa... Sono bravo ad andare sullo snowboard. Ma non credo che sia qualcosa che può salvarti la vita. - scosse la testa con un sorrisetto ironico, rivolto a se stesso. - Quindi immagino che dovrò partire da zero. -. Nico si raddrizzò:- Vieni sulla fune allora? Forse hai un buon equilibrio. -
- E va bene. Anche se ho il vago sospetto di star per far una serie di figure pessime... - commentò, togliendosi il mantello che gli aveva dato la Vestale, per avere i movimenti più liberi e facendo un passo avanti, senza però prima aver fulminato la corda con lo sguardo.

- Sai, - sospirò Nico:- comincio a pensare che le abilità fisiche non facciano per te...- commentò dopo che Kylian si fece sconfiggere da un sacco di farina per l’ennesima volta.
- Non ci provare! - esclamò il norvegese, abbastanza alterato - Non OSARE compatirmi! - fece, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi con una mossa furiosa.
- Con me avevo dei pugnali da lancio. Valli a prendere. - replicò l’incappucciato tornando a giocherellare con la corda.
- va bene. - rispose Kylian, abbastanza di cattivo umore, allontanandosi e ricomparendo poco dopo. Si guardò intorno. Nico era scomparso. Ma era cambiata una cosa: i paglioni prima a terra ora erano rialzati da un treppiedi improvvisato. Kylian si guardò intorno: silenzio. All’improvviso sentì ringhiare alle sue spalle. Istintivamente si voltò rapido: sapeva che lì c’erano i paglioni e, senza motivo, ricordò la posizione dei cerchi colorati. Di fronte a lui, a metà strada per i paglioni una figura nera gli arrivava addosso. Non ci pensò: lanciò uno dei pugnali. La figura saltò e roteò in aria schivando il colpo. - Fermo Kyl! - urlò la figura.
- Oddio sei tu! - esclamò questi sorpreso, riconoscendo la voce - Che cavolo t'è saltato in mente, volevi farmi venire un infarto?! -. Nico si spostò con un sorriso strafottente in bocca mostrando il paglione a Kylian. - Vuoi venire a vedere? - disse accompagnando la domanda con un gesto della mano. Il pugnale si era conficcato sulla linea a metà tra il cerchio giallo del punteggio massimo e quello rosso subito dopo. - Se solo tu avessi avuto il paglione in bella mostra avresti preso spot. -
L'Arciere gettò un'occhiata scioccata alternativamente al bersaglio ed a Nico. Dopo un momento di impasse si riprese quel che bastava per mormorare: - Come è possibile? -
- Sei l’Arciere.- alzò le spalle l’incappucciato:- Dovevi avere una perfetta mira. Ora prendi Cor. Tira un po’ e prendici la mano. - gli si avvicinò:- Non puoi tirare con le mani impegnate: dammi i pugnali, dai.- e gli allungò una mano.
- Si, tieni. - fece, ridandoglieli. Nico s’allontanò per dargli spazio. Da sotto il cappuccio ghignò soddisfatto... mancava soltanto il suo pugnale, poi avrebbe tagliato la corda.

Spostò l’ultimo ramo della foresta. Eccole! Le fonti Squillanti! La sua vestale le aveva detto che lì avrebbe potuto trovare un prezioso alleato. Prese un respiro profondo e riprese il cammino: non ne poteva più di quella terra maledetta.


Angolo di Black & Kay

Kay: Saaaaalve a tutti! Io sono Kay e qui con me c'è la vostra amata Black! Perchè amata? Beh, sembrate tutti adorare Kylian e Kylian è una sua creatura! *applauso per Black* ^^
Black: seee... ok... XD anyway eccoci ricomparse con il capitolo in cui fa la sua comparsa uno dei vostri OC cari lettori. :)
Kay: Hai appena spoilerato ma... va bene! XD Oh, siccome il mio Ladruccio è fuggito con quella che definirei una compagnia teatrale (stima!!!)... mi sono scelta un nuovo famiglio. Un famiglio che... beh... non aveva nessuna voglia di essere il mio famiglio! ^^"
???: Sono meravigliato da tanta perspicacia! *ironico*
Kay: Zitto serpentello!
Tere: -.-"
Black: bene, quindi preparatevi ad averlo con noi negli angoli autrici e/o risposte delle recensioni. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto, presto si apriranno nuovi sviluppi nella storia! ^^ Quindi... Diteci che ne pensate, ogni commento è ben accetto! :)
Alla prossima!
Kay: Da Black, Kay e...
Tere: NO! Vi prego di non protendere oltre le mie umiliazioni: evitate di citarmi. Prediligo l'anonimato.
Kay: Certo, certo... A_A

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Capitolo 9
*** AVVISO ***


Salve a tutti!
Sono Kay e vi parlo anche a nome di Black quando dico che stiamo lavorando al Ritorno degli Eroi.
Bene, tanto per perdere un po' di tempo spiego: avevamo un'idea iniziale ma, dato l'aumento di personaggi rispetto a quelli in origine, stiamo modificando la storia in modo da far rientrare anche gli ultimi arrivati (cosa non semplice).
Non sappiamo quanto ci prenderà questa cosa prima di tornare a postare: abbiate un po' di pazienza, vi preghiamo.
Grazie dell'attenzione. :)

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