Sweetest smile ever

di Jennifer_94
(/viewuser.php?uid=25825)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolci sorprese ***
Capitolo 2: *** That crazy beating heart ***
Capitolo 3: *** And I'll look after you ***
Capitolo 4: *** Decision ***
Capitolo 5: *** Leaving England ***
Capitolo 6: *** Adventure ***
Capitolo 7: *** Real or not? ***
Capitolo 8: *** In vain ***
Capitolo 9: *** I won't play your stupid games ***



Capitolo 1
*** Dolci sorprese ***


Premetto che tutto è nato da un incubo terribile che ho fatto stanotte .Spero vi piaccia,nelle altre fic che ho pubblicato ho notato un bel numero di silenziosi visitatori,mi farebbe piacere sapere che ne pensate!anche sapere che siete andate oltre il primo rigo :) buona lettura!
 
Renèe da sempre era stata una ragazza con una vita normale, ma le piaceva,la sua vita,non si lamentava mai. Abitava in un paesino vicino Londra, aveva delle buone amiche,genitori premurosi,aspirazioni e sogni. Adorava i One Direction,andava ai loro concerti,ascoltava le loro canzoni fino ad addormentarsi, visitava le loro pagine twitter, conosceva a memoria tutti i testi delle canzoni,più volte si faceva beccare dalla madre mentre ballava sul letto come un’idiota con lo stereo a tutto volume. Finchè tutto l’equilibrio su cui si reggeva la sua felice esistenza di ragazzina diciassettenne venne spezzato. Un male la divorava da dentro. Non un male psicologico che molte ragazze della sua età sbandieravano di avere, niente tagli sulle braccia. Era un male fisico, inesorabile, assolutamente al di fuori delle sue forze,nessuno poteva fare niente per arrestare quei globuli bianchi che si moltiplicavano,triplicavano. A diciassette anni la vita la stava abbandonando. A diciassette anni iniziò a desiderare la vita.
***
Era all’in piedi davanti allo specchio del bagno della sua stanza d’ospedale. Le occhiaie le si allargavano come due laghi grigi sotto gli occhi che le sembravano ormai simili a due pieghe avvizzite. Il fazzoletto rosa le avvolgeva la testa calva, se lo sarebbe cucito addosso. La pelle tirata e cerea non la impressionava più,cercava di nascondere il pallore con del fard : odiava non indossare trucco. Sospirò e pensò che anche respirare ormai era diventato doloroso.  Uscì dal bagno e si sedette sul letto “Tesoro cerca di mangiare qualcosa” la madre era seduta su una sedia ai piedi del letto “Hai sentito il dottore…” “Lo so” rispose Renèe secca. Poco dopo passò l’infermiera con un vassoio con su delle pillole che lei ingerì di malavoglia.
Si sdraiò sul materasso, o meglio, il suo corpo si sdraiò meccanicamente sul materasso. Chiuse gli occhi e cercò di pensare a quando era piccola ,quando dormire fino a tardi era un piacere e non una necessità.
“Odio la vita” disse con voce atona “Odio la vita”ripetè
“Renèe smettila” la rimproverò la madre “Piuttosto sistemati un po’,cambiati il pigiama,oggi hai visite “
“No” riuscì a dire “Non ne voglio visite!”
“Metti questa e sta zitta” rispose la madre con un mezzo sorriso mentre le lanciava una maglietta pulita.
“Che cavolo hai da ridere” borbottò Renèe contrariata mentre la madre usciva dalla stanza.
Indossò la maglietta smanicata e dei pantaloni comodi. Fece appena in tempo di alzarsi che entrò l’infermiera e disse “Signorina mi segua per favore”
Renèe fece spallucce e ciabattò dietro di lei. Giunsero in una saletta adiacente. L’infermiera le aprì la porta e la spinse dentro con delicatezza.  “Ma che…?” cinque ragazzi la aspettavano seduti e non appena la videro si alzarono andandole incontro. Li mise a fuoco.
I loro nomi le rimbombavano nella testa . Un grido le rimase intrappolato in gola,le ginocchia le cedettero e le mani scattarono sulla bocca spalancata. “Ciao Renèe!” esclamò per primo Harry accogliendola col suo sorriso luminoso e avvolgendola in un abbraccio . Si aggrappò alle sue spalle,i suoi occhi spalancati si stavano ricolmando velocemente di lacrime “Non piangere. Non.Piangere” si ribadì più volte mentre dopo essersi staccata da lui si gettava tra le braccia degli altri che la strinsero tutti affettuosamente. Abbracciò Louis per ultimo e pensò di stringersi a lui un po’ più a lungo dato che aveva una sbandata per lui - tuttavia la timidezza le impose di staccarsi come aveva fatto con gli altri.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** That crazy beating heart ***


Aprì la bocca per parlare ma ne uscì un pigolio .
Si asciugò gli occhi da cui continuavano a sgorgare le lacrime ormai copiose e riprovò “Non posso crederci” gracchiò mentre si sedeva  (le gambe non l’avrebbero retta più per molto ,lo sentiva). “Sono così felice” sussurrò mentre tutti le sorridevano con affetto . “Anche noi siamo felici di incontrarti. E’ stata  tua mamma a organizzare tutto,proprio in gamba…” disse Harry con lentezza,come al suo solito. “Ehm ,ehm, Harry” tossicchiò Louis “E’ troppo grande per te” scoppiarono tutti in una risata generale mentre Harry con espressione tra lo stupefatto e il divertito disse “Sempre a pensare male,ho solo detto che è in gamba!” “Ti conosciamo ormai” disse Niall con un sorrisetto.
Renèe,mentre rideva e si asciugava le lacrime pensò a quanto fosse incredibile vederli lì scherzare,cogliere le sfumature delle loro voci dal vivo. Si sentiva così euforica ed emozionata che avrebbe potuto sollevare il mondo intero con le sue mani.
Chiacchierarono e scherzarono come se si conoscessero da sempre per un po’.Erano quasi come li immaginava ed erano tutti così gentili e quasi li voleva riabbracciare di nuovo.Le faceva male il viso per quanto sorrideva.
All’improvviso Reneè sentì un rigurgito salirle per la gola e fu costretta a lasciare la stanza correndo.
Corse in bagno col cuore in tumulto e si piegò sul lavandino. Si liberò in pochi secondi,il sapore metallico del sangue abbandonò la sua bocca col getto dell’acqua corrente.Era abituata ormai,ma si sentiva comunque mortificata e piena di vergogna. 
Sciacquò il viso più volte e osservò il riflesso nello specchio,di nuovo.
Le si riempirono gli occhi di lacrime e non poteva farci niente.
Uscì dal bagno cercando di asciugare le guance e incontrò Louis nel corridoio “Tesoro,tutto bene?Ci siamo preoccupati”Renèe incontrò i suoi occhi grandi e azzurri e di fronte a quel viso così bello e sano sentì una fitta al cuore che le fece dire “No affatto” e affondò il viso tra le mani.
Louis la strinse a sé con dolcezza e sentì una sensazione simile a qualcosa che si scioglieva dentro di lei. Era un abbraccio sincero e spontaneo e le diede un po’ di sollievo “Io non volevo che …” singhiozzò la ragazza emozionata dal contatto col cantante.
“Cosa?” sussurrò lui all’altezza dell’orecchio di lei.
“Io …non volevo che tu …non volevo incontrarti così” riuscì a scandire lei con fatica.
Lui rimase in silenzio e Renèe  proseguì “Non volevo che tu mi vedessi così. Ho sempre voluto incontrarti ,ma lo stato in cui sono ora è terribile,non voglio che tu mi veda così.”
Odiò il proprio viso emaciato, ripensò al suo corpo scheletrico ,alle guerre che ogni giorno combatteva contro se stessa e contro la voglia di farla finita.Pensò a lui che la abbracciava in quel momento e che poi sarebbe ritornato dalla sua ragazza che lo aspettava. Ma cercò di scacciare quel pensiero infelice e si disse che quel momento  sarebbe stato perfetto se solo non si fossero trovati in un ospedale e lei non si fosse dovuta chiedere ogni giorno quando sarebbe arrivata la sua fine.
Si rese conto di stargli infradiciando la camicia e con vergogna cercò di ritrarsi balbettando un paio di scuse, ma lui la attirò a sé nuovamente con delicatezza con un "shh" sommesso.Stettero in silenzio per lunghi minuti.
Il suo cuore batteva all’impazzata, era un tamburo che rimbombava con tonfi sordi contro le pareti del cervello totalmente offuscato.
Louis ruppe il silenzio e mormorò “Così come?Non capisco di cosa parli.” Si distaccò lentamente da lei e la fissò con occhi che la scrutavano in profondità e la bocca distesa in un sorriso dolce “ Io vedo una ragazza che può farcela. Una ragazza bellissima” ammiccò mentre lei arrossiva vistosamente “E con un sorriso stupendo” continuava a guardarla con calore “Io voglio che tu sia forte, Renèe. Non devi mollare mai. Hai una vita davanti,non puoi andartene così,no,non è giusto “.Con grande sorpresa della ragazza, vide gli occhi di Louis diventare lucidi “Io sono sicuro che ce la farai”.
“Grazie” riuscì a dire lei mentre sorrideva tra le lacrime.
Si guardarono a lungo in silenzio. Ammirò ancora una volta i suoi lineamenti puliti e i suoi occhi “E’ bellissimo”pensò –(per un attimo credette di averlo detto ad alta voce ). Non riusciva a darsi pace, quel viso l’avrebbe sognato ogni notte, lo sapeva.
Ma poi, in quello scambio di sguardi, qualcos’altro le fece schizzare il cuore in gola. Gli occhi di lui erano guizzati sulle sue labbra per una frazione di secondo… e per un folle momento Renèe credette che volesse baciarla. Smise di respirare,incredula. Ogni parte del suo corpo si impegnava a implorarlo come non mai. Mai in tutta la sua vita aveva provato la disperazione che la attanagliava in quel momento.
Ma lui distolse lo sguardo e la prese per mano “Andiamo dai ragazzi” disse a bassa voce. Lei,guardando sconvolta le loro mani unite ,annuì in silenzio e lo seguì. La delusione le bruciava la gola.

Ahhh chissà che succederà dopo?Lo scoprirete solo...recensendo XD se mi lasciate almeno 3 recensioni continuerò volentieri! Un bacio <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** And I'll look after you ***


Una volta entrati nella sala i ragazzi quasi non si accorsero che si tenevano per mano ,tuttavia lanciarono un’occhiata furtiva alla spalla bagnata di Louis ma non dissero nulla,a parte accertarsi che Renèe stesse bene.
 Si sentiva come immersa sott’acqua,le loro voci le giungevano appena ma cercò di dissimulare lo shock di pochi secondi prima ridendo e chiacchierando. Louis le aveva messo un braccio sulle spalle con disinvoltura  e quasi le girava la testa a sentirlo così vicino. Flashback di quei momenti passati prima le passavano davanti agli occhi e quasi non sentì Harry chiederle “Tutto ok?” lei annuì vigorosamente sorridendo mentre un leggero tremito delle labbra la tradì.
Dopo una decina di minuti i ragazzi la salutarono e se ne andarono. Salutò Louis per ultimo e mentre lui stava per uscire Renèe sentì la propria voce gracchiare “Non ti vedrò più,vero?” si pentì amaramente delle parole pronunciate dato che avrebbe odiato suscitare la sua compassione “Dio sembro così disperata”pensò mentre lui si voltava a guardarla con un’espressione dispiaciuta. Così disse frettolosamente,impedendogli di rispondere “No lascia perdere,scusa…certo che non ti vedrò più,che stupida. Ciao Louis” gli passò davanti e uscì quasi correndo dalla stanza. Si chiuse nella sua camera e si ficcò sotto le coperte tirandole sulla testa. Sentì bussare alla porta ma non rispose. Voleva crogiolarsi per un po’ nel suo dolore,che la lasciassero in pace.
La porta si aprì con un leggero cigolio e dei passi leggeri si avvicinarono al letto. Sentì qualcuno sedersi sul bordo del materasso e una voce inconfondibile iniziare a cantare dolcemente:
If I don’t say this now
I will surely break
As I’m leaving the one I wanna take
Forgive the urgency,but hurry up and wait
My heart has started to separate
Oh oh oh,oh oh oh ,be my baby
Oh oh oh
Oh oh oh,oh oh  oh be my baby,
And I’ll look after you…”
Dopo che ebbe finito di cantare Louis accarezzò la sagoma accovacciata sotto le coperte ,come pietrificata. Renèe non sapeva come reagire,gli avrebbe gettato le braccia al collo ma si sentiva come incollata al letto e temeva che se si fosse mossa si sarebbe frantumato il sogno che stava vivendo.
“Ci vediamo Renèe.” Disse Louis a bassa voce. Si alzò e così com’era entrato uscì in silenzio.
La ragazza emerse dalle coperte con uno scatto e gridò con voce rotta "Aspetta!" ma nessuno la sentì.

Capitolo brevissimo perchè voglio aspettare che qualcun'altro la legga e mi lasci una recensioncina,anche piccina,altrimenti mi convincerò che fa schiff e la eliminerò :'( un bacio! p.s. per chi non lo sapesse quella che ha cantato Louis è una cover dei The Fray(è da infarto,parola mia,ascoltatela se volete farvi un bel pianto xD)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Decision ***


I giorni passarono veloci. Viveva ormai nel ricordo di quel giorno. Mentre fissava il cielo fuori dalla finestra le venne in mente  una frase di Albus Silente in Harry Potter e la pietra filosofale “Non serve a niente rifugiarsi nei sogni, Harry, e dimenticarsi di vivere.”
Per quanto odiasse la veridicità di quella frase, capì che ormai viveva in funzione di quei pochi attimi e la vita , quella degli altri, le scorreva davanti agli occhi. Le sue amiche la andavano a trovare ogni giorno , la madre le circondava le spalle quando vedeva quei fantasmi nei suoi occhi, il padre la spronava a parlare. Lei si limitava ad osservare tutto dall’esterno,quasi non fosse lei quella sdraiata su un lettino d’ospedale.
Ma ciò che vedeva non erano i loro visi. Era il suo.
Le voci che risuonavano si fondevano in una sola dentro di lei.
Tutte le mattine non appena apriva gli occhi accarezzava il punto dove si era seduto, immaginava il suo calore, la sua voce così fresca e inevitabilmente le saliva un groppo in gola che non riusciva più a sciogliere in lacrime. Aveva pianto abbastanza. In quel momento,quando l’aveva stretta forte si era illusa che lui l’avrebbe salvata. Ma aveva solo suscitato la sua pietà e ciò la faceva imbestialire. Avrebbe odiato rivederlo ma allo stesso tempo sperava che nell’arco di quelle giornate lui aprisse la porta e le facesse tremare il cuore con quel suo sorriso accecante.
Ma non veniva mai. Aveva detto “ci vediamo” no? Era pure bugiardo.
Passarono i mesi. Una sera autunnale,lui tornò inaspettatamente. Renèe si disse che era stata di nuovo opera della madre. Sebbene non credesse ai suoi occhi dalla felicità sentì un disagio insopportabile. “Gli faccio pena” pensò mentre lui si sedeva sul bordo del letto e le sorrideva.
“Ciao” disse lui prendendo una sua mano fra le sue “Scusa se ci ho messo tanto a tornare ma sono stato in tour “ il suo tono confidenziale la fece arrossire “Oh ma…io non pensavo che saresti tornato a trovarmi davvero” rispose lei con sincerità. Lui fece spallucce e sorrise enigmatico.
“Scusa per l’altra volta” disse lui “Vedi,non potevo dire davanti ai ragazzi che sarei tornato o si sarebbero arrabbiati. Non possiamo fare preferenze fra i fan… però per te vorrei fare un’eccezione”
“Oh..perchè?” cercò di mantenere la calma mentre lui le stringeva la mano.
“Perché…perché,non c’è un perché. Mi andava e basta.” La fissava con insistenza negli occhi e lei fu costretta a distogliere lo sguardo. “Per caso ti faccio pena?” Non poteva credere a quello che aveva appena detto! Si sarebbe impiccata col tubo della flebo, che idiota!
Lui rimase spiazzato ma rispose quasi subito “Veramente no. Ma se ti disturbo me ne vado subito”
Aveva un’espressione ferita . “Assolutamente no!” gridò lei “Ehm,volevo dire” abbassò la voce “Certo che mi fa piacere vederti.E’ solo un po’ strano tutto qui…”
“Non c’è nulla di strano. Ho detto che sarei tornato e l’ho fatto. E non perché mi facessi tenerezza. Solo perché volevo farti felice…” a sentirlo parlare in quel modo sarebbe esplosa in gridolini estasiati o si sarebbe acciambellata sulle lenzuola a piagnucolare ,tuttavia mantenne la calma e rispose “Sono molto felice, è vero” e sorrise “Mi è mancato questo sorriso!Pensavo che ti avrei vista piangere di nuovo” rise lui.
“Mi canteresti qualcosa?”
Dopo aver assunto un’espressione pensosa balzò all’in piedi ,fece qualche saltello sul posto con un’espressione concentrata e poi iniziò a cantare con delle movenze hip hop
 

“In west Philadelphia born and raised
On the playground where I spent most of my days
Chilling out, maxing, relaxing all cool
And all shooting some b-ball outside of the school
When a couple of guys, they were up to no good
Started making trouble in my neighborhood
I got in one little fight and my mom got scared
And said "You're moving with your auntie and uncle in Bel-air"
 
I whistled for a cab and when it came near the
License plate said "fresh" and had a dice in the mirror
If anything I could say that this cab was rare
But I thought nah, forget it, yo homes to Bel-air!”

Renèe scoppiò a ridere non appena lui finì il suo balletto e disse “Sei folle!”
Lui si risedette come se niente fosse e passando una mano sul ciuffo disse “Mi sono esibito ad un’intervista con i ragazzi qualche giorno fa acappella…Ci ho messo una vita per impararla” disse con enfasi “Ma ne è valsa la pena” e sorrise in quel suo modo inconfondibile.
Dopo quella volta Louis andò a trovarla più volte con una certa frequenza. Certo ancora non comprendeva il perché lui si impegnasse così tanto a volerla vedere– escludeva il fatto che lei  potessi piacergli,ovviamente – ma si beava di quei momenti assolutamente perfetti.
Era sempre così allegro e le combinava di tutte pur di farla ridere. Una volta si nascose sotto il letto e quasi Renèe si soffocò dal ridere quando balzò fuori e spaventò la nonna che cadde dalla sedia,poveretta. A volte si incantava ad ammirare quei suoi lineamenti  così attraenti con sguardo languido. Lui sembrava non accorgersene e rideva, faceva smorfie e vocine strane per divertirla, come sempre.
Le condizioni di Renèe nel frattempo erano migliorate tantissimo e i medici si stupirono di come stesse reagendo bene alla terapia.Sette mesi dopo venne dimessa dall’ospedale e appena uscita dall’edificio esplose in un grido liberatorio. La voglia di vivere che aveva era talmente impossibile da gestire che si sarebbe esaltata per qualunque cosa,che si trattasse di sedersi a tavola con i genitori a mangiare un piatto di carvery o fare una passeggiata in centro con le amiche o sentire l’odore della pioggia sull’oceano in tempesta.
Mentre saliva in macchina pensò a Louis.Louis,Louis,Louis. Ormai se ne era innamorata.
 Era da un mese che non veniva più perché doveva registrare il nuovo album, più che altro parlavano al telefono o messaggiavano su twitter. Si augurò di porterlo rivedere,un giorno.
Tornata a casa corse subito in camera sua e riabbracciò il suo letto, i suoi libri, la sua scrivania, il suo stereo. Indossò dei jeans nuovi e si sforzò di cercare un look adatto ai capelli che ricadevano sulla nuca e sulle tempie e che crescevano rigogliosi di un bel  corvino splendente.  Si truccò,smaltò le unghie. Ogni piccola cosa la entusiasmava. Quando parlava,trillava. Quando camminava,galleggiava. La sua vita sarebbe stata assolutamente perfetta se solo lui si fosse presentato a casa sua e l’avesse portata via con sé per un po’,anche una passeggiata, due chiacchiere. “Non chiedo tanto” sospirò mentre controllava la pagina Twitter di Louis . Si soffermò su sue diverse foto e lo stomaco le si annodò quando sullo schermo comparve la foto di lui ed Eleanor mano nella mano all’aeroporto.
“Renèe,amore, stai bene?” non si era accorta che la mamma era entrata nella sua stanza : aveva un’aria preocupata. Si rese conto di avere il viso rigato di lacrime. “Sì,certo,certo!” rispose lei asciugandosele con rapidità “Queste lentine mi bruciano un po’,dovrei toglierle,mi lacrimano gli occhi…”
“Pulce non sono nata ieri. Ho capito.”
“Mm. Vabè mica mi sono illusa…”
“No,certo” una leggera nota di sarcasmo attraversò le parole della madre “Sai,temevo che ci saresti rimasta male. Ed è effettivamente è stato così…”
“No,mamma,non sai niente!”contrabbattè Renèe chiudendo il portatile di scatto “Ora ho bisogno di stare un po’ da sola,per favore”
Senza dire nulla,la donna uscì dalla stanza chiudendo la porta.
“Okay,ce l’ho fatta,sono viva.Ho superato questa brutta fase della mia vita,giusto?Ora posso fare quello che voglio… ho forza a sufficienza ora,per prendere questa decisione. Voglio essere felice e…”pensava mentre riapriva il portatile,scorse la foto un’ultima volta e mormorò “Dio,Louis.Sei tu… sei la mia felicità…”
Richiuse il portatile e spense la lampada della scrivania. Aveva preso la sua decisione.



 

Spero di non avervi deluso,ditemi che ne pensate e sarò ben felice di continuare <3 baci
Jennifer xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Leaving England ***


Si concesse un mese di tempo. Lui continuava a non farsi vivo.
In un pomeriggio umido di Luglio pensò che ne aveva abbastanza.
“E’ una follia ma chissene” pensò mentre raccattava i risparmi che fino a due anni prima aveva faticosamente messo da parte e durante la sua simpatica villeggiatura all’ospedale erano rimasti nel fondo del cassetto.
Non aveva un’idea precisa di ciò che avrebbe fatto ,una volta preso l’aereo per Montreal ,dove lui si trovava in quel momento con Eleanor, ma pensò che non avrebbe lasciato che l’impulso che aveva provato mentre vedeva quella fottuta foto si trasformasse in dubbi e paure.
 Voleva vederlo e parlargli e sapeva che solo in quel modo ci sarebbe riuscita.
 Dentro di sé sapeva che lui non l’avrebbe mai più cercata.
Voleva essere brutalmente realista ,nonostante la cosa la mandasse in bestia. Ma mise da parte la rabbia e inghiottì amaro, ripensando alle email che gli aveva inviato a cui lui non aveva più risposto da ormai da due  mesi. E i suoi post risalivano a pochi giorni prima. Lui si preoccupava sempre di aggiornare il suo account twitter, seguire i fan eccetera… ma di degnarla di una risposta, manco a parlarne.
Ergo la ignorava.
Le mani le tremarono mentre riempiva la valigia con i primi vestiti che le capitavano sottomano e si chiese se era il caso di informare la madre di dove sarebbe andata. Ormai era maggiorenne, non avrebbero potuto fermarla,giusto? Chiuse il trolley con fervore e sbatacchiando la valigia per le scale afferrò la borsa. Poi entrò in cucina,arraffò un toast preconfezionato in frigo . “Che ci fa quella valigia all’ingresso?” la voce incerta della madre la fece sobbalzare. “Devo andare” disse lei di getto. Il volto della donna fu attraversato da un’espressione cupa e triste ma si limitò a chiedere “E’ necessario?”
“Sì.”
Il silenzio piombò fra loro.
“Devo parlargli. E’ l’unico modo. Mamma… io lo amo”
“Lo so” sospirò la madre “Ma ho paura che rimarrai delusa da tutto questo…ma devi fare le tue scelte. Che si tratti di sbagliare o meno…la vita è tua.” Sbattè più volte le palpebre ed uscì dalla cucina.
Renèe la seguì e la abbracciò di slancio “Scusa. Ti voglio bene”
“Anch’io ti voglio bene zucchina. Per favore,sta’ attenta. Cielo  ho paura che ti succeda qualcosa…” cominciava ad allarmarsi.
“Andrà tutto bene, non sarò sola. Zia Emily verrà a prendermi all’aeroporto e starò da lei”
“Be’ mi sembra ovvio. Ti pare che se lei non mi avesse già informata tempo prima che tu ti presentassi con la valigia all’ingresso, ti avrei lasciata partire con questa tranquillità?”
“Allora lo sapevi!”
“Be’ sì…ma speravo che cambiassi idea. E mi preoccupo comunque.”
“Mamma!”
“Va bene,va bene…e prendi la carta di credito che ti ho intestato e caricato…lascia perdere i tuoi risparmi.”
 “Mamma…io non posso crederci! Sei fantasica, davvero !”
“Sì ma non significa che è una di quelle illimitate. Non so se mi spiego…”
“Sei stata chiarissima. Cristallina”
Arrivata all’aeroporto di Heathrow ,dopo due ore in treno attese di imbarcarsi, mangiucchiando arachidi e vagando come un’anima in pena.
Si sentiva così piena di paura ma allo stesso tempo così viva, determinata.
Quando salì sull’aereo provò un misto di coraggio e paura che le inumidì la nuca di sudore freddo.
Guardò fuori dal finestrino: i nuvoloni grigi che annunciavano la solita pioggia estiva inglese coprivano il cielo .Un’improvvisa scarica di adrenalina le fece venire la pelle d’oca.
 Le sembrava di star vivendo una di quelle commedie romantiche in cui Julia Roberts sarebbe stata la protagonista. Julia avrebbe affrontato le intemperie col suo solito sorriso luminoso e la sua ironia intelligente. “Non  ho nulla da invidiarle”pensò.
 Stava andando a prendersi il suo uomo!
 Al diavolo la paura folle che cercava di impadronirsi di lei.
Niente l’avrebbe fatta tornare sui suoi passi.

Ragazze se vi sta interessando lasciatemi qualche recensione,mi fa sempre piacere!così continuo al più presto...anche critiche,ovviamente! ;) baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Adventure ***


Con un sorriso spontaneo che le si allargò sul viso chiuse gli occhi e incrociò le mani sul grembo, preparandosi al lungo volo che la attendeva. Si assopì dopo il decollo e dormì per ore.
Sognò una folla sterminata. Lei vagava con un’ansia crescente. Si guardava in giro, cercava lui.
E lo vide.
Le sorrideva in quel suo modo inconfondibile e le stava gridando qualcosa.
Renèe si sforzava di ascoltare ma non riusciva a capire .Cercò di gridargli in risposta ma la voce le mancava.
Cercava di farsi largo fra la gente ma i muscoli non rispondevano. Lui sembrava sempre più lontano e aveva un’espressione confusa che si tramutò in tristezza. Infilò le mani in tasca, si voltò e sparì.
Lei continuava a sforzarsi di urlare e muoversi, ma invano. Voleva piangere ma non ci riusciva…
Renèe fu ridestata dal suo sonno disturbato a causa di una turbolenza. Si sentiva come se avesse della sabbia sotto la lingua e cercò la bottiglietta di succo d’arancia che aveva preso all’aeroporto nella borsa. Scolò la bottiglietta e controllò l’ora : mancavano ancora 5 ore.
Infilò le cuffie e le note di “Kiss you” le riempirono le orecchie . Pensò a quanto surreale fosse la situazione in cui si era andata a cacciare.
Quel ragazzo così divertente e speciale che aveva travolto la sua vita e l’aveva spinta alla guarigione ora si trovava dall’altra parte del mondo e lei si stava lasciando alle spalle la sua vita,le sue amiche per lui…
Le sue amiche! Si sarebbero offese a morte se non si fosse fatta sentire. Annotò mentalmente di mandare un messaggio a tutte una volta arrivata per non farle preoccupare.
Sorrise non appena sentì la voce di Louis al minuto 02:16. (Si sarebbe messa a cantare ma preferì evitare,il suo vicino di volo non avrebbe apprezzato,ne era sicura)
Si riaddormentò,si risvegliò,mangiucchiò,lesse la raccolta di opere di Virginia Woolf per la trentesima volta,ascoltò musica finchè il cellulare non vibrò reclamando pietà a causa del suo misero 15 % di batteria.
Quando finalmente atterrò all’aeroporto di Montreal ,zompò dalla scaletta – rischiando di travolgere i passeggeri che la precedevano – e recuperò la valigia.Inviò un breve sms alle amiche spiegando la situazione e  rapida raggiunse la zia che la abbracciò raggiante “Finalmente la mia nipotina mi riempie di gioia! Bella e in salute!Ahhh finalmente,la mia bambina” le luccicarono gli occhi.”Ti ci voleva una vacanza dopo tutto quel tempo chiusa in quella prigione!”
“Zia non sono venuta in vacanza,te l’ho detto” rise Renèe.
La zia scosse la testa e i capelli lunghi fino ai fianchi ondeggiarono col movimento “Ha un che di incredibile tutta la storia” disse pensosa. Il suo viso giovane assunse un’espressione scettica e storse la bocca “Gli uomini di oggi vanno inseguiti o puoi star lì a marcire per il resto della vita” sospirò.
“Zia hai solo 35 anni e parli come se ne avessi il doppio!” rise Renèe “non hai ancora trovato qualcuno degno di te?”
“Sono troppo difficile,che puoi farci”
Una volta arrivate nell’appartamento piccolo ma accogliente e dal gusto etnico ,la zia le mostrò la sua camera e disse “Purtroppo non sarò a casa questa settimana – ho un incontro spirituale con i miei fratelli e sorelle a Ottawa – quindi fa come a casa tua”
Renèe non approfondì l’argomento “incontro spirituale” e si godette il pensiero della completa indipendenza e libertà che la attendevano.
La sera la zia la salutò e partì. Renèe accese il portatile e si collegò su Twitter.
“Nuove foto in vista” borbottò mentre un utente (un qualche stalker ,poco ma sicuro) aveva pubblicato delle foto della coppietta in giro per Montreal. Una foto ritraeva Louis fare il dito medio fuori dal finestrino e quasi le prese un colpo. “Ma che cazzo…?”
Leggendo i commenti non si capacitava. Chi diceva che fosse rivolto a una fan,chi diceva agli insulti da parte di individui non ben identificati rivolti alla sua ragazza. Al solito lo accusavano di stare con una copertura. “Se ne andassero a fanculo!” ruggì mentre cambiava pagina. Finalmente lesse che alloggiava in un hotel in centro e – sempre stando allo stalker – i momenti in cui si poteva intravedere sgattaiolare dentro e fuori dall’hotel erano prima delle nove di mattina o in tarda serata. Pensò che il giorno dopo avrebbe fatto un tentativo. Si sforzò di elaborare qualcosa di sensato da dire una volta che fosse riuscita a parlargli.
Ah,le conversazioni immaginarie erano un’arte.
“Ciao Louis,volevo dirti che sei uno stronzo e basta,ora posso tornarmene a casa”
“Ciao Louis,ti amo,ah e volevo dirti che ti amo.Ti amo.E ti amo,ti amo,penso che tu debba sapere che ti amo. Come ultima cosa…ti amo.Non so se hai capito che io ti amo?”
“Ciao Louis,bella la tua camicia.Mmm. Belle le tue caviglie.”
“Ciao Louis,ah piacere di conoscere Eleanor. Sinceramente?Preferirei tu fossi gay piuttosto che farti vedere in giro con lei invece che con la sottoscritta. Senza offesa!”
Si addormentò stremata. L’arte dell’improvvisazione sarebbe stata la sua arma.
**
La mattina dopo saltò dal letto non appena aprì gli occhi.
Si affacciò nel balconcino della sua stanza e inspirò l’aria fresca con un sorriso.
Il cielo era azzurro,la colazione lasciata dalla zia ottima,e la sua pelle era riposata e luminosa. Tutte ottime premesse ad una giornata coi fiocchi!
La missione dunque aveva inizio. Si truccò con cura, scelse un paio di pantaloni attillati e una camicia di jeans. Scompigliò i capelli cercando di imitare un effetto sbarazzino. Ovviamente l’intento era quello di atteggiarsi a strafiga – risultato di cui non era molto convinta – e poi pensò che quel taglio di capelli le stava bene tutto sommato. Insomma nel complesso aveva un’aria sbadatamente sofisticata. Giusto?Giusto!Le rispose il riflesso.
Erano appena le otto.
Prese il tram e in cinque minuti era già in centro. Con passo spedito si diresse verso l’albergo dopo aver chiesto a un paio di passanti – l’accento canadese era così divertente! – e man mano che avanzava due forze convergenti agivano sulle sue gambe. Una forza la spingeva con prepotenza in avanti ,l’altra agiva rammollendole le ossa. Pensò che ormai il guaio era fatto, tanto valeva andare fino in fondo.
“Pensa a cosa farebbe Julia Roberts. O Jennifer Lopez. Grinta, ragazza, grinta! Fanculo a quello che lui potrebbe o non potrebbe pensare. Questa è la tua guerra.”
Sedette su un muretto di un parco di fronte all’hotel e attese.
Adocchiò un gruppo di persone affollarsi davanti all’entrata. Probabilmente aspettavano come lei che lui uscisse. Sarebbe stato più difficile di quanto pensava.
Pensò che avrebbe atteso per chissà quanto quando senza preavviso le porte a vetri di aprirono e vide delle sagome farsi strada tra la gente. Intravide la sua testa castana nascosta da un cappello .Poi vide quei capelli castani e lunghi e le balzò il cuore in gola. Si tenevano per mano.
Avrebbe potuto notare qualunque altra cosa in quella marmaglia. Ma invece no, i suoi occhi dovevano fermarsi per forza su quel particolare del cazzo.
Si sarebbe presa a schiaffi ma preferì evitare. Li vide salire su un taxi e sparire nel traffico.
Avrebbe potuto prendere un taxi e urlare al tassista “Segua quella macchina!” – tuttavia si limitò a salire sul taxi e, sebbene non credeva che l’avrebbe ascoltata senza prenderla per pazza,chiese al conducente “Potrebbe seguire quel taxi per favore?La pagherò bene!”
Il tassista sembrò non aspettasse altro e senza far domande mise in moto e seguì l’auto. Probabilmente la promessa di una lauta somma era più che sufficiente.
Renèe ancora non credeva a quel che stava facendo, non credeva alla propria sfacciataggine e coraggio. Ora aveva la sensazione di trovarsi in un qualche film d’azione. La cosa la esaltava!
Dopo una decina di minuti il taxi davanti al suo si fermò in prossimità di un punto gremito di negozi. Scese non appena i due si allontanarono di un paio di metri. Tuttavia notò che alle loro calcagna stava la guardia del corpo che camminava a qualche metro di distanza di loro. Doveva trovarsi già sul luogo perchè sbucò dal nulla.
Si diede della stupida .Mica poteva andar da lui in pieno centro, con tanto di girlfriend al fianco e guardia del corpo che gli stavano col fiato sul collo e fargli la lavata di capo, magari anche mentre era da Hollister a provarsi dei jeans. Si immaginò in piedi al centro del negozio a urlare frasi sdolcinate mentre lui se ne stava lì coi pantaloni calati.
Orrore.
No,avrebbe dovuto aspettarlo in albergo,accidenti a lei! Tuttavia decise di seguirli lo stesso. Fu un errore dato ciò non fece altro che acuire la sua sofferenza.
Non era ancora riuscita a vedere il suo viso,ma vedeva abbastanza chiaramente l’intensità con cui la abbracciava,la baciava.
“Oddio ma che sto facendo?Che ci faccio qua?E’ chiaro che la ama.Perchè voglio rovinare la sua vita così?Sono orribile.E’ chiaro che è felice con lei”
Girò sui tacchi e tornò a piedi all’albergo. Si sarebbe tolta quel peso, e tanti cari saluti. Non voleva rimorsi.
Entrò nella hall dell’albergo e sedette su una poltroncina. Attese per un tempo infinito. Mangiò qualcosa nel ristorante, parlò al telefono con la madre e le amiche,spiegò loro in breve la situazione.
I due tornarono verso le nove . Louis rideva per qualcosa che lei aveva detto. Erano così affiatati! Ma non si sarebbe lasciata scoraggiare. Cercando di passare inosservata,li seguì. La guardia del corpo era rimasta fuori di sorveglianza. Non l’avrebbe beccata a seguirli. Ottimo!
Sentiva la sua voce allegra risuonare per il corridoio. Ora o mai più.
“Ehm,ehm. Louis.” Non l’aveva sentita. Alzò il tono della voce “Louis.”
Lui ammutolì e si voltò. La osservò per un paio di secondi. Poi sorrise.
“Renèe?!Che ci fai qua?” le corse incontro e la abbracciò. Si sentiva congelata.
 “Ok,ti sembrerà strano.Ma io ti devo parlare,urgentemente.” gli sussurrò all’orecchio senza sciogliere l’abbraccio. Louis si distaccò appena per guardarla in faccia.
Renèe morì circa venti volte mentre i suoi occhi la scrutarono e la vicinanza col suo viso le fece ribollire il sangue.
“Ok” rispose lui a bassa voce. “E’ urgente?”
Renèe annuì (in una delle svariate volte in cui era morta e resuscitata aveva perso l’uso della parola).
Lui sembrò pensarci un po’ e disse “Sali con noi,vieni.”
Renèe assunse un’espressione allarmata ma lui disse subito “Dirò ad Eleanor di lasciarci soli. Non è un tipo geloso. Sa che sei un’amica”
Si chiese come fosse possibile. Sorvolò sul fatto che fosse stato per lei avrebbe eliminato il resto del genere umano di sesso femminile al di sopra dei 14 anni solo per il fatto che sarebbe stato in sè un potenziale rivale. Ma annuì rincuorata.
Poi le ultime cinque parole dette da lui le raggiunsero le orecchie e raggelò.
Che.Colpo.Basso. “Manteniamo la calma.”
Una volta arrivati nella sua stanza Louis si tolse le scarpe. Non portava le calze,al solito. Pensò che conosceva di lui perfino quei particolari e li amava. Lui le sorrise e Renèe percepì che era leggermente imbarazzato.
“Allora! che devi dirmi?”
“Ecco…da dove inizio?” Erano in piedi l’uno di fronte all’altra,lui con i capelli arruffati e un’espressione preoccupata.
Cazzo era bello da far male.
“Non hai più risposto alle mie email”
Ossevò la sua reazione. Lui spalancò gli occhi “Oh be’…”
Attese che completasse la frase, decisa a sorreggere lo sguardo. Di fronte al suo visibile disagio stava gradualmente acquisendo sicurezza.
Louis distolse lo sguardo.
“Vedi Renèe…” si sedette sul letto “ Io non volevo che tu pensassi…non volevo illuderti, pensavo che magari ti stavi facendo un’idea sbagliata.”
“Un’idea sbagliata?Pensavo fossimo amici Louis!”
“Certo. Però,vedi…” sembrava in difficoltà.
“Potevamo essere amici solo quando ero malata di leucemia?”
“No!” esclamò lui “Non dire stronzate. E’ difficile da spiegare.” Sospirò. Non l’aveva mai visto così serio e a disagio.
“Insomma Louis non far troppi giri di parole.Ti scocciava rispondere?E poi sei sparito. Neanche una chiamata,zero.” Si rese conto di star parlando come se fosse la sua ragazza e arrossì. “Voglio dire, prima ci sentivamo spesso, pensavo che potevamo mantenere i rapporti no?”cercò di rimediare ma si rese conto di star peggiorando la situazione.
“No,non c’entra,avrei…avrei voluto risponderti,e chiamarti. Dopotutto il tempo l’ho avuto tra una registrazione e l’altra …” si bloccò.
“Perché allora?”
“Tu dovresti prima spiegarmi il motivo per cui hai preso un aereo solo per venirmi a chiedere queste cose, piuttosto.” La sua voce assunse una leggera nota dura in contrasto con il suo suono gentile.
Notò che aveva una leggera barbetta che gli accarezzava il mento e le guance che lo rendeva ancora più attraente. Concentrò lo sguardo sul parquet della suite “Perché mi mancavi. Scusa se sono stata invadente…” si sentì improvvisamente a disagio “Avevo bisogno di parlarti. Dopo tutto quello che ho passato… sei diventato troppo importante per me.”
Sentiva gli occhi di Louis fissi sul proprio viso. Rimasero in silenzio.
“Anche tu mi sei mancata”
Lo guardò. Aveva un sorriso negli occhi che non capì di che natura era.
Il cuore le schizzò fuori dalla gabbia toracica e precipitò fuori dalla finestra ,oltre i confini della sera, mentre il sorriso dei suoi occhi azzurri si estendeva alle labbra.

 

Spero vi abbia incuriosite :D commentateee :D <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Real or not? ***


Louis si alzò e allargò le braccia : lei ci si fiondò e nascose la testa sul suo petto.
Rimasero in quel modo per un po’.
Poi lui si distaccò leggermente e cercò lo sguardo di lei.
E fu come se tutti quei mesi non fossero mai trascorsi.
Come se si ritrovassero di nuovo in quel giorno in cui si erano stretti l’uno all’altra per un tempo interminabile per la prima volta. Lei smise di respirare, come quella volta. E lui le stava di nuovo guardando le labbra, ma stavolta con più insistenza.
Renèe non ebbe il coraggio di sporgersi e baciarlo ma socchiuse le labbra nella speranza che lui cogliesse il messaggio ,mentre quel senso di disperazione che aveva provato quasi un anno prima la invase. Era una situazione che le era così familiare... non avrebbe permesso che le sfuggisse via fra le dita un'altra volta. Lo implorò come allora,con lo sguardo,con la mente,col cuore che galoppava follemente.
“Ma perché ti ci vuole così tanto, Cristo!” imprecò mentalmente mentre con sfacciataggine si passava la punta delle lingua sulle labbra. Più esplicito di così!
Lui sembrava come bloccato. Sembrava sospeso fra l’indecisione e il desiderio e continuava a guardarla con incertezza.
“Gli uomini di oggi vanno inseguiti o puoi star lì a marcire per il resto della vita” le parole della zia le risuonarono nella testa.
O la va o la spacca, pensò mentre si sporgeva leggermente verso di lui.
Ma lui si allontanò gradualmente,strinse le labbra e si risedette sul letto. Poi poggiò la testa fra le mani.
“E’ chiaro, non gli piaccio!” pensò mentre la delusione e la vergogna  le faceva pulsare la testa e bruciare le guance. Si sentiva una bambina ,così ingenua e piena di sogni. Era palese che non aveva il minimo interesse in lei, si era immaginata tutto.
“Allora ciao” la sua voce atona ruppe il silenzio. Si voltò e fece per dirigersi verso la porta, quando Louis  la bloccò per un polso “Dove credi di andare? Vieni qua” la fece girare su se stessa . “Pensavo non ti impor…” lui la interruppe prendendole il viso fra le mani e baciandola con delicatezza ma decisione.
Le sue labbra erano incredibilmente morbide ed era così delicato il modo in cui la stringeva fra le mani…
“Oddio sta succedendo davvero. Non è possibile. Non è possibile.” Pensò freneticamente mentre le loro labbra si univano con naturalezza, come se fosse successo tante altre volte.
Non riusciva a capacitarsene, era troppo perfetto quel momento per essere reale.
Non riuscì più a pensare a nulla e lo baciò e si lasciò baciare a lungo, come se fosse un bisogno insaziabile di cui nessuno dei due riusciva a fare a meno.
Una sensazione che aveva provato raramente con i ragazzi che aveva avuto in passato le si insinuò nel basso ventre. Un formicolio percorse il suo corpo da capo a piedi e pensò più volte a loro rotolarsi sul letto. Lo stringeva a sé dalla schiena e dei piccoli sospiri le si infrangevano sulle labbra quelle volte che si staccavano per guardarsi negli occhi .
Si sentiva sprofondare in lui, era così fantastico stare lì a farsi baciare e stringere da quel ragazzo che aveva desiderato per così tanto tempo… era suo,lì, in quel momento,era suo. Sentiva l’odore della sua pelle – quel profumo sottile che le fece pensare alla pelle riscaldata dal sole – e un profumo fresco e deciso di dopobarba. Si sarebbe ubriacata per sempre in quel modo…
Dopo un tempo che sembrò infinito si staccarono con lentezza.
“Non avrei dovuto” disse Louis con un sospiro e un’espressione colpevole.
Entrambi sapevano il perché , ma nessuno dei due si azzardò a dirlo. Era lì, sospeso fra loro, strisciava in silenzio insinuandosi nei loro pensieri.
Quel perché bussò alla porta ed entrò “Scusate ragazzi” disse Eleanor “Louis,ha telefonato tua madre e …” si bloccò e lo guardò con un’espressione indecifrabile.
Gli occhi castani si accigliarono leggermente e inclinò leggermente la testa.
“Che hai?”
“Nulla perché?” rispose il ragazzo fingendo perfettamente.
“Boh, sembri sconvolto?Ti si vede subito in faccia”
“No sarò solo stanco.”
“Ehm scusate io vado” balbettò Renèe “Allora Louis fammi sapere se puoi fare questa scappata da questa mia amica con i ragazzi,la fareste molto felice!” esclamò con allegria.
Lui le resse il gioco “Va bene,a presto Renèe” alzò la mano in segno di saluto e le sorrise.
Si chiuse la porta alle spalle e sentì la voce ovattata di Eleanor chiedere “Devi dirmi qualcosa,Lou?”
Lui rispose qualcosa che Renèe non riuscì a sentire ma preferì non indugiare più di tanto e si allontanò dalla camera.
Ancora non si rendeva conto di ciò che era successo… pensandoci quasi si credeva un’altra persona. Sì, doveva essere stata un’altra ragazza, non lei, ad averlo baciato tutto quel tempo. Così, con quella spontaneità ,come se fosse naturalmente ovvio che sarebbe finita in quel modo. Ma non riusciva a crederci, si sforzava ma invano. E ora come avrebbe fatto?Con che scusa l’avrebbe rivisto? Sarebbe finito tutto in quel modo?


Commentate bambole!A presto <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** In vain ***


Quella notte Renèe non riuscì a chiudere occhio.
Ripensava a tutto quello che era successo e non riusciva a cancellare dalla testa quella scena. Ripensava a quanto fosse bello Louis , l’unica espressione che riusciva a definirlo era “bello da far male” ,talmente male da lasciarla senza respiro quando le si era avvicinato e l’aveva guardata in quel modo…
Pensò ad Eleanor e si sentì in colpa, si sentì sporca. Sperò in cuor suo che quella situazione in cui si era andata a cacciare si risolvesse il più veloce possibile… che Louis prendesse un posizione.
Non avrebbe tollerato di doversi nascondere e far finta che tra loro non fosse successo nulla.
Abbracciò il cuscino e immaginò di poggiare la testa sul suo petto. Si addormentò felice come non le succedeva da tempo.

 

**

Il picchiettio della pioggia sui vetri la svegliò di prima mattina. Si alzò per chiudere la finestra mentre imperversava un fitto temporale. Dopo aver fatto colazione ,si collegò su Twitter e inviò un messaggio privato a Louis.
“Quando possiamo rivederci?Cerca di rispondere stavolta testa di rapa xxx “
Inviò il messaggio col cuore in tumulto e attese. Si fece un lungo bagno, rifece il letto, preparò il pranzo e ascoltò della musica, aggiornando la pagina twitter di tanto in tanto. Poi verso le 11 arrivò la tanto attesa risposta e il suo stomaco fece un balzo come se avesse saltato due gradini:
“Verso le sette nel parco di fronte l’hotel. Non uscire di lì’ finchè non ti vengo incontro io. Xxxxx “
L’idea di un incontro segreto la esaltava enormemente e trascorse la giornata in attesa che arrivasse sera. Al che pensò a tutte le possibili combinazioni di vestiti e le cose che avrebbe potuto dire.
Quel giorno non smise di piovere neanche un secondo.
Quando non ne poté più di aspettare, prese un ombrello della zia e si avventurò nella pioggia battente.
Non le importava di essere in anticipo. Voleva solo vederlo il prima possibile. Con passo spedito e un sorriso che non riusciva a reprimere,entrò nel parco ,sedette su una panchina bagnata vicino all’entrata - da cui poteva scorgere in lontananza l’hotel - e attese ascoltando il rumore della pioggia.
Guardava l’ora a intervalli regolari : erano già le otto e mezza e ancora non si faceva vivo.
Chi faceva jogging sotto la pioggia. Chi si affrettava a tornare a casa. Chi portava a spasso il cane per una manciata di minuti per poi sparire nella foschia della sera.
Le nove,le nove e mezza.
Si alzò diverse volte per effettuare il giro del parco, magari lui la stava cercando e non l’aveva vista e lei non aveva visto lui.
Controllò la posta di twitter,magari aveva avuto un’imprevisto?Nulla. Tentò di chiamarlo ma rispondeva la segreteria telefonica.
“Se alle dieci non si presenta me ne vado” Tuttavia attese anche oltre, dandosi della stupida e ridicola. Si ripromise che gli avrebbe dato una strigliata. Ma lui non si presentò mai.
A un certo punto smise di controllare l’orario. Dopo un tempo che le parve infinito – non avrebbe saputo dire se era mezzanotte o le tre di mattina – qualcosa in lei si risvegliò. Si alzò, senza neanche preoccuparsi di aprire l’ombrello. Non provava nulla.
Era delusa? Forse che  in fondo se l’aspettava? Sì.
Ecco perché non si stava sciogliendo in lacrime amare. Perché qualcosa glielo diceva, che lui l’avrebbe lasciata lì ad aspettarlo. Invano.
“Non funziona come nei film” si ripeté più volte, mentre una coppia si baciava al riparo sotto un albero.
Non dovette neanche frenare le lacrime che cominciarono a spingere crudelmente a quella visione.
La vita era ingiusta e sembrava starsi accanendo contro di lei. Sembrava avercela fatta, sembrava che tutto stesse andando secondo i suoi piani… era riuscita a dirgli cosa provava, aveva passato quei momenti che le avevano ridato una speranza… Louis l’aveva resa davvero felice per la prima volta dopo tanto tempo.
Invece no, lui probabilmente si era dimenticato di lei.
Sì doveva essere così, altrimenti l’avrebbe avvisata. Circondato da fans, impegni, Eleanor. Eleanor. Eleanor.
Si sentiva tutto il peso della pioggia caderle addosso e agognò il suo letto caldo.
Voleva l’abbraccio della mamma. E piangere finché le mancavano le forze, come faceva da bambina quando la vita le sembrava durissima per le più piccole sciocchezze.
Non piangeva in quel modo da anni,neanche quando aveva scoperto di essere malata. Allora si era presa di coraggio e aveva deciso che non l'avrebbe buttata giù,lei ce l'avrebbe fatta anche in quel caso,nonostante i suoi genitori piangessero ogni giorno e le sue amiche la guardassero con occhi spauriti. Ma sentiva che presto sarebbe successo,che avrebbe pianto senza fermarsi fino al mal di testa. Solo allora si rese conto di esser rimasta impalata ad assorbire litri di pioggia come un’eroina infelice di qualche romanzo sentimentale.
 Ficcò le mani in tasca ,si affrettò ad uscire dal parco ed evitò che l’occhio le cadesse sull’albergo di fronte.
Non si sarebbe mai più abbassata ad implorarlo per la sua attenzione in quel modo,poco ma sicuro.


Salve ragazzuole!
Finalmente il peso degli esami di maturità è un lontano ricordo...libertà!Potrò aggiornare con più frequenza,quindi se volete sapere come continua lasciatemi una recensioncina e sarò ben felice di continuare!Spero vi abbia incuriosito,il seguito non vi deluderà,ne sono sicura ;) 
A presto! <3 xxxx

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I won't play your stupid games ***


Un tonfo in fondo allo stomaco, il senso di sconfitta , l’essere stata umiliata a quel modo: non sapeva come definire quella sensazione che le impediva di respirare.
 Mentre si trascinava per strada , scorse nella foschia rischiarata dalle luci dei lampioni una figura che le correva incontro.
Lo stomaco fece quel balzo consueto non appena la voce melodiosa di  Louis chiamò il suo nome e poco dopo riuscì a scorgere il suo volto nella pioggia battente.
Era fradicio, la camicia azzurra appiccicata addosso come una seconda pelle, i capelli arruffati sulla fronte e riusciva ad essere bellissimo comunque. Percepì una sensazione di odio misto a felicità e repulsione e attrazione. Cercò di non dare a vedere quel turbinio di sentimenti che le straripava dentro.
“Io… mi dispiace tantissimo” esordì lui col fiatone, a pochi metri da lei.
“Ah ciao.Che bello incontrarti per caso, Louis”
“Lasciami spiegare. Hai ragione ad essere arrabbiata…”
“Non voglio sentire giustificazioni”
“Ascoltami…”
“No, ascolta tu invece!” urlò Renèe con voce tremante “Ti ho aspettato per tutta la sera, a sorbirmi la pioggia ininterrottamente, e tu non ti degni neanche di avvertirmi. Sei un maledetto stronzo!”  sibilò infine con veleno.
Pensò a delle parole peggiori per ferirlo ma non le venne in mente nient’altro.
 Fissava quella sua faccia così sconvolta e lo odiava e voleva solo mandarlo al diavolo ma non ci riusciva.
“Ascoltami Renèe,ti prego! Non ti avrei lasciata qui fuori se solo avessi potuto avvertirti… siamo dovuti andare per questa conferenza stampa e siamo arrivati in ritardissimo e siamo rimasti bloccati per ore a causa delle fan e casini a non finire, ci sono state perfino delle risse… quando ho cercato di avvertirti mi sono accorto che il cellulare era scarico e non ricordavo il tuo numero,ma non  pensavo che saremmo tornati così tardi…ho praticamente perso la cognizione del tempo … siamo tornati 5 minuti fa e sono praticamente scappato da Eleanor senza neanche dirle dove andavo… per favore perdonami. Avrei dovuto dirti che sarei potuto arrivare in ritardo…scusami,davvero” aveva un’espressione talmente da cane bastonato che lei sentì una stretta leggera al cuore. Tuttavia non volle desistere.
“Figurati,scuse su scuse,non me ne importa un fico secco.Non ti voglio nemmeno vedere, tornatene dalla tua Eleanor… sbaglio o non le hai detto niente?”
Louis distolse lo sguardo e lo rivolse in un punto alla sua destra. “Ah,grandioso.” Disse lei secca dopo un paio di secondi di silenzio.
Lui la fissò con occhi leggermente socchiusi tra la pioggia. Poi allungò una mano e le scostò i capelli appiccicati sulle guance. Un’immagine di lei che si sottraeva a quel gesto attraversò la mente della ragazza ma tuttavia non ebbe la forza di rompere quel contatto così spontaneo e dolce.
Odiava il modo in cui Louis riuscisse sempre ad essere irresistibile, odiava la sua bellezza che la corrompeva. Come avrebbe voluto tirare uno schiaffo a quella sua bella faccia! Fissò il colletto della sua camicia.
Lui continuava ad accarezzarle le guance, ignorando la pioggia e sussurrò “Mi dispiace davvero. Ti prometto che presto cambierà tutto…”
Poi si chinò leggermente verso di lei e dopo aver cercato un segno di consenso negli occhi della ragazza, la baciò di nuovo, come il giorno prima. Con talmente tanto trasporto che Renèe neanche pensò minimamente ad opporre resistenza.
In un attimo tutta la sua rabbia si era incredibilmente dissolta . Ma delle voci arrabbiate persistevano nella sua testa “Sei un’idiota! Lo stai perdonando fin troppo facilmente… vattene,ora!”
Ma era senza forze, le gambe le si erano rammollite e si aggrappò alle sue spalle.
Dopo un tempo che parve infinito, trovò la forza per staccarsi e sibilò “Devo andare. Anche tu. Salutami Eleanor.”
Si voltò e corse via, mentre finalmente le lacrime irroravano il suo viso senza sosta.

**

Il giorno dopo lui la chiamò ma lei si impose di non rispondere. E così per altre tre volte, finchè non ricevette un messaggio di Louis “Mi farebbe piacere se questo pomeriggio venissi ad una nostra premiazione, ho incaricato il mio manager di inviarti un auto verso le sette. Fammi sapere se verrai e inviami l’indirizzo dove alloggi xxxx “
Per un po’ evitò di rispondere, ovviamente sarebbe andata ma voleva farlo aspettare. Dopo un paio d’ore rispose con un secco “Ok” seguito da delle semplici indicazioni  e si ripromise di essere fredda e distaccata senza lasciarsi addolcire dalle sue occhiatine. Indossò un vestito non troppo elegante al ginocchio color crema e dei tacchi – pensò che avrebbe dovuto reggere il confronto con Eleanor - ,dopo di che cercò di calmare la tensione navigando su Internet e chiamando sua madre su skype. Non appena sentì un leggero clacson scese a rotta di collo. L’autista le aprì la portiera e lei lo ringraziò con un cenno del capo, mentre lo stomaco cominciava a farle male dal nervosismo. “Non ce la faccio, ma perché diamine ci sto andando? Oddio ma perché vado a cacciarmi queste situazioni assurde? Che farò una volta arrivata?”
Non ebbe neanche il tempo di preoccuparsi che nel giro di una manciata di minuti era già arrivata a destinazione. Scese dall’auto e venne subito accolta da una donna grassottella ed amichevole con un cartellino al collo che le indicò l’entrata e le diede un cartellino simile al suo.
“Mantieni la calma, fa finta di essere a tuo agio, pensa a come si comporterebbe una diva abituata a questi eventi mondani… tieni su la testa e raddrizza le spalle,cretina!E non sbavare appena vedi quel gran pezzo di fi…”
“Ciao” Louis le era balzato davanti con il suo solito sorriso smagliante e charme a tutto spiano. Indossava una camicia bianca che gli avrebbe volentieri strappato di dosso.Era già stecchita.
“Ciao” replicò Renèe cercando di far trasparire indifferenza.
Lui stava per dire qualcosa quando sopraggiunse Eleanor. Renèe osservò di sottecchi le sue gambe kilometriche e abbronzate sbucare da un paio di shorts eleganti e udì il tonfo della propria autostima che stava gettandosi dal 102esimo piano dell’Empire State Building. Come se non bastasse era adorabile, così simpatica e intelligente. Cercò di coinvolgerla in una conversazione con Louis alla quale Renèe rispose a mala pena.Non riusciva a detestarla e il modo in cui Louis le stringeva la mano non contribuiva a farla stare meglio.
Si sentiva così insignificante in confronto a lei. E Louis la guardava come se non esistesse nient’altro. Ormai parlavano e scherzavano  tra loro,chiusi nel loro piccolo mondo felice e lei non era che un terzo incomodo.
Guardò la scena dall’esterno e provò pietà per se stessa.
Lui ancora non aveva detto nulla ad Eleanor : la stava ingannando, così come stava ingannando anche lei.
Evidentemente si stava divertendo un po’, d’altronde come faceva ad essere così sicuro di sé? Fosse stata in lui si sarebbe sentita un verme.Eleanor aveva attraversato migliaia di kilometri per vederlo dopo mesi e lui l’aveva tradita con quella nonchalance. E contemporaneamente faceva credere a lei, quell’altra povera ragazzina ingenua partita all’avventura, che presto tutto si sarebbe svolto per il meglio e avrebbe avuto il suo lieto fine da favola.
Stava facendo il doppio gioco con lei ed Eleanor.
Un fulmine le attraversò la testa. Lei gli avrebbe rovinato la festa.
“Devo andare” disse improvvisamente Renèe con freddezza brutale, evitando di guardarli in faccia.
Era visibilmente arrabbiata e non avrebbe tollerato di vedere le loro reazioni “Non posso stare qui un secondo di più” aggiunse sprezzante. 
Si allontanò velocemente, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Stava facendo un’uscita di scena apocalittica, stile regina del dramma, ma che poteva farci? Non avrebbe retto alla vista di quei due un secondo di più. “Maledetto porco schifoso” sibilò tra i denti mentre saliva sul primo autobus che passava e prendeva posto.



Non temete,presto saprete come continuerà ;) ;) commentante donzelle!Sarò ben felice di aggiornare il prima possibile e non deludervi <3 mwahh!xxxx

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1961711