I’Il Protect You

di Delyassodicuori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.prologo ***
Capitolo 2: *** 2. che cosa vomitevole... ***
Capitolo 3: *** 3. non guardarmi così... ***
Capitolo 4: *** 4. resisto! ***
Capitolo 5: *** 5. turni di visite ***
Capitolo 6: *** 6. ferite, batticuori e altro ***
Capitolo 7: *** 7. difesa e attacco ***
Capitolo 8: *** 8. dolce risveglio. alfa e... alfa! ***
Capitolo 9: *** 9. epilogo ***



Capitolo 1
*** 1.prologo ***


 I’Il Protect You 

 
 
1.prologo
 
Correvo. Correvo a perdifiato. Le mie zampe acceleravano sempre più. Il fiato cominciava a mancare. Da quante ore correvo?
Non sapevo dirlo.
Sapevo però da quando correvo. Ovvero… da quando una stupida me aveva detto ciò che pensava ad un lupo rosso e testardo.
Ma perché gli avevo rivelato ciò? Perché gli avevo detto queste cose?
Stava già male di per sé…
La mia mente venne trascinata via all’indietro, ai primi giorni da lupa.
Lo spiavo continuamente. Non perché fossi una stalker o cosa, ma… perché ero preoccupata. Già, Leah Clearwater, la lupa più acida che si conosca, si preoccupava per Jacob.
Perché poi andava dietro a lei? Non lo ricambiava, diamine, che si dia un contegno.
Aveva scelto la sanguisuga, ma Jacob non voleva darsela vinta. Mi salì l’amaro in bocca… era uguale a me.
Ritornai ancor più indietro, a quando quel coglione mi aveva mollata. Perché? Semplice. Andava dietro a mia cugina da anni! Per essere precisi, da quando ci eravamo messi insieme.
tutti quei “Ti amo” erano solo puttanate. Non erano per me. E intanto si divertiva a giocarci sulla cosa.
Mi aveva presa in giro.
Mi ha umiliata.
Tutti dicono che sia dispiaciuto, ma io la conosco la verità: non mi sopportava, anzi, faceva di tutto per farmi sentire una merda!
Tratteneva i suoi veri pensieri agli altri, nascondendoli dietro a quelli falsi.
Ci sono cascati tutti. Ma non io. non la sottoscritta!
Ci vuole ben altro per prendermi per il culo! Dopo la separazione, avevo imparato a non cascarci più in tranelli simili.
“Leah!” mi chiamò Seth “Jake è tornato!”.
Mi bloccai di colpo, affondando le unghie sul terreno fangoso.
“Dice che la prossima volta è meglio se ne stai fuori”.
Cazzo! La sanguisuga glielo aveva riferito, alla fine.
Beh, non è mica colpa mia, se una certa Bella Cullen non fa altro che tormentarlo. Una strigliata non le farà mica male. Anzi, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, se la meritava!
Ma perché poi continuava a torturarsi in quel modo? Almeno io cercavo di stare alla larga dal mio ex per quanto mi è possibile. Invece Jacob… non ce la faceva…
Ripresi la corsa, cercando di concentrarmi su altro. Ma perché mi preoccupavo per lui?
La risposta era chiara e ci avevo pensato pure prima: mi vedevo in lui. Eravamo… come lo specchio dell’altro.
Continuai a correre, arrivando vicino alle vetrate di casa Cullen, finché un urlo terrificante non si alzò dalla casa per tutto il monte Olimpia.
Mi fermai nuovamente. Ma cosa…?
Mi avvicinai alla porta. Si sentivano voci agitate, passi veloci e pesanti ed urla. Sentivo persino odore di sangue, un fortissimo odore di sangue.
Cavolo! Non poteva partorire proprio ora!
Mi nascosi dietro ad un albero e mi trasformai. Indossai i miei stracci e provai a raggiungere la porta, finché un lupacchiotto color sabbia non guai alle mie spalle. Mi voltai, irritata.
Aveva uno sguardo molto preoccupato.
-Vado a vedere apposta, no?- feci. Lui scosse la testa e con l’orecchio indicò la foresta. Non capì.
Mosse allora il muso sempre nella stessa direzione, per poi calpestare due volte il terreno con una zampa.
Annusai l’aria. Lupi. Decine di lupi si stavano avvicinando.
-Cazzo!- sbraitai. Corsi con Seth verso quel punto. Ci arrestammo quando notammo sei lupi in riga che ci squadravano da un rialzamento roccioso.
Sam, il più grosso e minaccioso, ringhiava. Ringhiai a mia volta, sfidandolo.
Altre urla, poi delle ossa rompersi, ed infine… un pianto? Un neonato che piange?
Voltammo tutti le teste verso la casa. La creatura era nata.
Tornai a guardare i lupi. Ora erano decisamente furiosi.
Nemmeno il tempo di reagire che tre vampiri si presentarono subito ai nostri occhi, ringhiando.
-E’ nato, vero?- chiese Carlisle.
-Si- risposi. Cosa dovevo fare? Rimanere per lottare, o andare a vedere come stava Jacob?
-Tu va!- urlò dalla finestra Edward –Meglio se lo controlli. A loro ci pensiamo noi!-
“Bene, ho capito” pensai. Gli altri vampiri tranne la bionda uscirono, raggiungendo gli altri.
Tornai in quella casa enorme quanto un palazzo in un istante.
Aprì la porta, ritrovandomi in salotto.
Jacob era lì, in piedi, dietro alla bionda che, seduta su un divano ormai sporco di sangue, stringeva a sé un fagotto.
Notai il mio amico stringere i pugni molto forte, le vene del braccio ben visibili.
Un idea terrificante mi balenò per la testa: voleva uccidere il piccolo?
Rosalie fece alzare un poco il bebè. Era una femminuccia.
Aveva dei riccioli corti e rossi, e i suoi occhi erano color cioccolato.
Jacob ringhiò, forte. Lo vidi ghignare, ormai pronto ad attaccare…
-NO!- urlai. Prima che potesse muoversi, lo strinsi forte da dietro, circondando il petto con le braccia, impedendogli di muoversi.
Smise di ringhiare. Lui e la bionda si voltarono. Lei confusa, lui incredulo e con lo sguardo fuori dal comune. Mi fissava con aria omicida…
-Cosa… Vuoi…?- domandò, freddo. Da quando era così? Da quando il suo cuore si stava macchiando?
Strinsi i denti e lo fissai a mia volta, sfidandolo.
-Non puoi, razza di stupido!- dissi, mentre la bionda se ne andava di sopra con la bambina.
-Come non posso?- chiese lui, acido –L’ha uccisa!-.
-No, invece!- dissi, alzando la voce –Non lo senti? Il suo cuore sta tornando a battere, ma presto… presto sarà una di loro!-.
Jacob deglutì. Ascoltò i battiti che provenivano dal piano superiore, che ben presto cessarono. Il silenzio più totale.
Abbassò la testa, il volto più scuro del solito, cominciando a singhiozzare.
Lo strinsi ancor più forte, poggiando la testa sulla sua spalla. Lui sfiorò le mie mani e le mie braccia, come a cercare un appoggio. Sciolse il mio abbraccio, voltandosi verso di me.
Lo fissai. Il suo viso era ricoperto di lacrime, gli angoli della bocca piegati in un ringhio silenzioso.
Con l’indice asciugai il suo occhio sinistro. Afferrò la mia mano, poggiandola sulla sua guancia. Fu allora che si lasciò cadere, con la testa sulla mia spalla, piangendo più forte. Lo strinsi di nuovo a me, mentre una lacrima mi scendeva lungo la guancia destra. Per quanto ancora questo ragazzo doveva soffrire? Perché il mondo era tanto crudele?
Con le braccia mi strinse forte per la schiena. I nostri petti si incollarono. Potei sentire il battito del suo cuore, quasi morto.
Accarezzai la sua nuca, affondando le dita tra i suoi capelli, corti e selvaggi, che a me erano sempre piaciuti.
Avvicinai le mie labbra al suo orecchio, cantando una canzone tipica dei Quileutes.
Finalmente stava cominciando a calmarsi. Smise di piangere, iniziando a respirare. Continuai a cantare, sperando di calmarlo ancor di più.
Mi accarezzò la schiena, mettendo per sbaglio la mano sotto la canottiera.
Non dissi nulla, anzi, glielo lasciai fare. Ora come ora aveva bisogno di calmarsi, non di essere sgridato. Socchiusi gli occhi. Sembrava un bambino triste che non sapeva più a chi abbracciare.
-Leah…- disse, calmo, ma con la voce ancora strozzata.
-Si?- chiesi, con un tono stranamente dolce, che pensavo di aver perso.
-Grazie- fece, stringendomi ancor più forte, continuando ad accarezzarmi la schiena.
-Tranquillo- dissi, calma.
Sciolse un poco l’abbraccio, senza però staccarsi definitivamente da me. mi guardò in faccia, accorgendosi solo ora che avevo pianto anche io, per lui.
Mi asciugò la guancia con l’indice e disse, azzardando un sorriso malinconico:-Scusa, sono patetico-.
-Non lo sei- risposi –E’ normale. E poi… se ti tieni tutto dentro finisci per impazzire. Se ti sfoghi ogni tanto non fa male, anzi, ti sentirai un poco più leggero-.
Mi fissò, incredulo, per poi ridere:-In effetti mi sento un po’ meglio-
-Visto?- dissi, sorridendo. Mi guardò, incantato, per poi scuotere la testa, stranamente imbarazzato.
-Perché sono tutti fuori?- chiese.
Mi bloccai.
-O Cazzo!- dissi, sciogliendo definitivamente l’abbraccio, dirigendomi verso la porta.
Uscimmo nel momento esatto in cui i lupi si allontanarono. Erano tutti interi, per fortuna.
-Siamo riusciti a convincerli, per ora- spiegò Carlisle –Ma non si sa per quanto resteranno buoni-.
-Almeno per adesso abbiamo un problema in meno- disse il rosso, tornando dentro assieme agli altri.
Nel mentre lui e Jacob si squadravano. Ringhiai contro la sanguisuga, pensando: “Senti, vedi di startene buono! Sta già male di per sé!”.
-Ok- rispose lui, entrando.
-“OK” cosa?- chiese il lupo. Scossi le spalle, fingendo di non capire.



Angolo Autrice: tatatatannnnn!! rieccomi qui, la solita matta fanatica della coppia Leah/Jacob è tornata XD 
ok, ora parliamoci seriamente. 
questa è una fanfiction diversa dalle altre (se le avete già lette, saprete di che parlo), molto "What if?". Già, perchè mi sono spesso chiesta cosa sarebbe successo se la Meyer non avesse mai scritto dell'imprinting. insomma, non posso essere l'unica che se lo è chiesto. 
ed ecco qui la storia. spero solo che vi piaccia. aspetto i costri commenti (accetto anche consigli ed insulti)
Delyassodicuori

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Capitolo 2
*** 2. che cosa vomitevole... ***


2. che cosa vomitevole…
 
Dopo una settimana dalla trasformazione di Bella, Jacob aveva deciso che era meglio rimanere nei dintorni della casa dei vampiri, convinto che Sam potesse tornare all’attacco ancora.
In effetti, non si era calmato per niente. Si erano ritirati solo perché Emmet stava per fare il culo a Paul.
Io e Seth, naturalmente, restammo con Jacob. Chi cavolo voleva avere tra i piedi un lupo che NON sa fare l’alfa? Secondo me, non sa nemmeno cosa voglia dire.
-Ragazzi, seriamente- disse Jacob, quando gli dicemmo della cosa, seduto alle scale dell’entrata.
-Non posso chiedervi di cacciarvi nei guai ancora-
-E chi cavolo se ne frega!- dissi, forte, forse anche con il mio solito tono acido –Io la non ci torno, e tu lo sai per quale ragione!-
-Io non voglio farmi bastonare di nuovo da Sam!- disse Seth, incrociando le braccia –E poi a me i Cullen piacciono!-
-Ma a tua sorella no!-
-Non mi importa!- dissi –Anzi, non mi importa chi devo proteggere o meno, te l’avevo detto una volta, no?-.
Jacob stava per ribattere, ma prima che potesse aprire bocca, mi avvicinai a lui, inginocchiandomi di fronte ad esso. Avvicinai il viso al suo, il cuore che per qualche ignota ragione, cominciava a battere forte.
-Voglio restare con te- dissi, anzi, ripetei la stessa frase che gli avevo detto pochi giorni fa.
Jacob arrossì, come me, il cuore che cominciava a martellare. Spostò lo sguardo altrove, borbottando un:-E ti pareva!-.
-Quindi?- chiese Seth, trattenendo le risate.
-Ufff… ok, potete restare!- disse, alzando le mani al cielo, arrendendosi. Io e Seth sorridemmo, entusiasti.
-Grazie!- dissi, dando un bacio sulla guancia del mio alfa che, non so come né perché, durò abbastanza a lungo.
Mi staccai da lui, arrossendo il doppio, con Jacob che mi fissava incredulo. Seth stava decisamente scoppiando, a stento riusciva a trattenersi.
-Vuoi un bacino pure tu?- gli chiesi, e come me l’aspettavo, tornò serio :-No, grazie!-
Jacob si massaggiò la guancia, ancora rosso.
-Ehi, ragazzi- disse improvvisamente Bella, sbucando dalla porta. Ci fissava, senza sapere esattamente se era il caso di farsi vedere. Jacob cercò di non degnarle di uno sguardo.
Io, invece, trattenni un ringhio. Aggrottai le sopracciglia e, con una smorfia, chiesi:-Cosa vuoi, succhiasangue?-
-Leah!- disse Seth, dandomi un pugno sulla nuca. Mi massaggiai la testa, borbottando un:-Ahia!- mentre il lupacchiotto sabbioso si scusava:-Perdonala, è più suscettibile in questi giorni-
“chissà poi perché!” pensai.
-Non fa niente- disse Bella, guardando con amarezza il lupo rosso. Ringhiai di nuovo, più forte. Questo bastò a richiamarla.
-Ehm… Esme vi ha preparato dei tost, se li volete…-
-Oh, grazie!- disse Seth, leccandosi le labbra, affamato. Si piombò alla porta e la vampira lo fece passare, sorridente.
-Voi?- chiese a noi. Jacob non rispose.
-Io il vostro cibo non lo mangio, sporca…-
-Leah, falla finita!- disse Jacob, lo sguardo cupo sul terreno. Rimasi muta, fissando però male la neo-fredda.
Lei sospirò e tornò dentro.
-Cazzo….- sbuffò Jacob, tornando a respirare.
-Se ti fa tanto male stare qui, perché allora..?- stavo per chiedergli, ma lui si alzò e disse:-Con Sam che vuole sterminarli? D’accordo, non tutti mi staranno simpatici, ma non può fare questo a…-
-Bella?- dissi, con l’amaro in bocca, e una strana depressione salirmi al cuore.
Lui annui, triste, per poi notare il mio sguardo. Lo ignorai, fissando i miei piedi nudi,
-Leah…- disse, avvicinandosi. Il suo viso era a tre centimetri dalla mia fronte. Incrociai le braccia, sperando di trattenere il mio cuore che voleva uscire dal petto, il rossore farsi sempre più vivo.
-S-si?- domandai, senza alzare lo sguardo. Jacob mi prese il mento con due dita, costringendomi a guardarlo in faccia. I nostri nasi erano vicini… troppo vicini…
-Non è che… sei gelosa?- disse, con uno strano sorriso stampato in faccia.
Quanti secondi passarono? Cinque? Dieci?
-C-come?- chiesi, incredula. -Gelosa di chi?-
-Ogni volta che si parla di Bella fai una faccia- disse, sempre più vicino.
Fissai le sue labbra. Erano calde come lui? Dolci? Magari avrei potuto assaggiarle per scoprirlo…
-No!- dissi, scostandomi a forza da lui, tenendomi le mani alla bocca. Dio, che razza di idea mi era passata per un attimo nella testa?
Jacob mi fissò, confuso.
-N-no! Non sono gelosa di quella vipera, e non vedo il motivo per la quale dovrei esserlo!- dissi, riacquistando la mia dignità.
-Certo, convinta te- disse lui, sorridente.
Nemmeno il tempo di ribattere che si sentì il suo stomaco brontolare di brutto.
-Perché non mangi?- chiesi, tornando scontrosa.
-I toast non mi vanno, sinceramente- si scusò lui.
Sbuffai e sorrisi. Tipico di lui, inventarsi scuse per non essere troppo maleducato.
-Andiamo a comprarci qualcosa al supermercato, allora?- proposi, dato che andare a caccia proprio non mi andava (il solo pensare alla carne cruda mi faceva star male).
-Ok- acconsentì lui, salendo in sella alla sua moto. Mi sedetti dietro di lui, stringendolo da dietro come un koala. Partimmo a razzo verso Forks, con il vento che ci scompigliava i capelli e ci schiaffeggiava i visi assieme alle goccioline di pioggia. Fissai il cielo, che pian piano si stava oscurando.
-Meglio sbrigarci se non vogliamo bagnarci!- dissi.
-Hai fatto rima, brava!- si complimentò Jake, ridendo. Risi anch’io. strano. Ridere era strano. Credevo di aver dimenticato come si faceva, ed invece… eccomi qui, con il mio amico (o forse migliore amico) a ridere. Era strano, ma bello. Mi sentivo leggera con Jacob. Come se tutte le cose orribili che mi sono capitate in passato non fossero mai accadute. Sembravano ormai solo ricordi lontani.
Ma perché Jacob mi faceva questo effetto? Come ci riusciva?
Beh, almeno lui ci riusciva. Io, invece, non ero di nessunissimo aiuto. Mi morsicai il labbro inferiore al solo pensiero. Cosa potevo fare per lui? Più stava in quella casa, più soffriva. E io non sapevo come rimediare a ciò. Non avevo mica il suo stesso dono, quello di far stare meglio chiunque. No, io ero l’opposto. Io ero colei che faceva star male tutti. Faccio paura persino ai bimbi!
Anche se, per qualche assurda ragione, Renesmee non aveva paura di me. anzi, continuamente era venuta da me, chiedendomi attraverso il suo dono se mi poteva cavalcare. Solo una volta avevo acconsentito, mentre Jacob dormiva. Si era divertita un mondo quella bimba, e ripeteva sempre (ovviamente con le mani):”Più veloce, zia, più veloce!”.
E io ridevo, assieme a lei. Mi rendeva felice renderla felice. Non ne sapevo il motivo. Era così, punto e basta.
-Eccoci!- disse Jacob, fermandosi davanti al “Forks’s Market”.
-Aspetta qui, non ci metterò molto- disse, spegnendo il motore. Annui, mentre scendevamo. Jacob entrò al supermercato, mentre io rimanevo ferma alla moto, ripensando agli avvenimenti di quella settimana. Non avevo sentito Sue da un po’. Non che riuscissi a parlarci chissà quanto, anzi, solo per le emergenze la contattavo. Anche se, a dirci la verità, mia madre mi mancava.
Vivevamo sotto lo stesso tetto, ma, nonostante la vicinanza, eravamo troppo lontane. Almeno Seth non aveva questo problema, anzi, la relazione tra loro non era cambiata. Ma tra me e lei si, e anche di molto.
-Ah, la traditrice è qui?-.
Mi voltai di scatto, il groppo in gola, mentre un Sam dall’aria dura si avvicinava.
“Merda” pensai, stringendo i pugni.
-Cosa vuoi?- domandai, mentre lui si fermava.
-Cosa ci fai qui?- chiese invece, duro come sempre.
-A fare la spesa, mi sembra ovvio!-
-Oh, quindi ora fate la spesa per i freddi? Complimenti, che belle mammine che siete!- disse, sputando a terra.
Ringhiai forte, stringendo i denti.
-Non è per loro, ovviamente- risposi –Piuttosto fatti i cavoli tuoi!-
-I cavoli miei?- fece –E secondo te cosa sto facendo? State proteggendo un mostro!-
-Non è un mostro!- sbraitai –è innocua! Lo so io! Fidati!-
-Fidarmi? Non dire balle, Lee-Lee…-.
Non gli diedi il tempo di rispondere. Scattai verso di lui, sferrandogli un pungo in piena guancia.
-Non. Chiamarmi. Lee-Lee!- sibilai, furibonda. Odiavo quel soprannome. L’ho sempre odiato. Bastava un semplice Lee, ma Lee-Lee era troppo … infantile?
Voltò la testa, ringhiando. Mi strinse forte il polso, facendomi un male bestia. A momenti potevo sentire le ossa scricchiolare. Trattenni un urlo, tappandomi la bocca a forza.
-Stammi a sentire bene, brutta traditrice!- cominciò a minacciarmi –Adesso, se non vuoi che entri là dentro ed ammazzi il tuo amico, faresti meglio a sentirmi-.
Deglutì. Come ammazzarlo? Non diceva sul serio… non poteva parlare seriamente…
-Ti ascolto- dissi veloce, tornando a trattenere le urla.
-Bene!- ghignò, avvicinandosi al mio orecchio e sussurrando:-Se tu e Seth tornate ad essere miei seguaci, io lascerò in pace Jacob e i suoi amici freddi. In caso contrario, riattaccheremo, ma con tutto il branco messo insieme, questa volta. E ti posso assicurare, che ucciderò Jacob Black, assieme al tuo caro fratellino. Mi sono spiegato?-.
Silenzio. Le gocce di pioggia si fecero più numerose e forti. Un tuono sovrastò il cielo, oramai nero.
Fissai il terreno. Non mi veniva più da urlare, nonostante il dolore. Non riuscivo a credere a quello che mi aveva appena detto. Da quando era intenzionato ad uccidere Jacob? E perché voleva far fuori anche Seth? Che male aveva fatto lui?
Abbassai la testa, ringhiando in silenzio. Cosa potevo fare? Sam era forte quanto Jacob, ma quest’ultimo riuscirebbe a non farsi ammazzare? E se qualcuno aiutasse il lupo nero ad uccidere il lupo rosso? Cosa devo fare, per la miseria?
-Ho detto: Mi sono spiegato?- ripeté lui, alzando la voce alla parola spiegato, tornando a stringere forte il polso. Strinsi i denti, sperando di riuscire a trattenere le grida.
Di mezzo non ci andavano solo Jacob e Seth, ma anche i Cullen. E Renesmee? Anche lei? Era solo una bambina, cazzo! Avrebbe davvero il coraggio di ucciderla?
“Certo che ce l’ha” mi risposi.
-Va bene- dissi, anzi, sibilai. Non avevo altra scelta. Era per il loro bene. Il problema stava nel convincere Seth, ma almeno tutti quanti sarebbero stati al sicuro…
-Farò come dici tu, ma ti prego- tremai –Non sfiorare né Jacob né Seth!-
-Affare fatto!- ghignò fastidiosamente lui, mollando la presa. Fece per voltarsi, ma poi si bloccò e disse:-Ah, Leah, un consiglio. Se non vuoi che il tempo di Jacob scada prima del previsto, ti conviene non riferire nulla a nessuno. Va bene?-
-Si- risposi, i pugni ben stretti e il polso che doleva. Sam svanì nel momento esatto in cui Jacob uscì dal supermercato.
-Ecco, ho preso un po di patatine (dieci sacchi enormi), qualche biscotto, pane, succhi e… Leah? Tutto ok?-
Alzai la testa, voltandola verso di lui, fingendo un sorriso.
-Certo, nessun problema- dissi, l’amaro in gola e le lacrime confuse dalla pioggia. Ringraziando il cielo sono nata e cresciuta in un posto tanto piovoso.
-Sicura?- chiese, intuendo il disagio nella mia voce.
-Certo!- feci, salendo in sella alla moto, prendendo la busta della spesa.
Per tutto il viaggio rimasi zitta, senza spiccicare parola. Jacob, di tanto in tanto, mi degnava di un’occhiata, senza però capire il vero problema. Meglio così.
Arrivammo al monte Olimpia. Scendemmo dalla moto quando lui la parcheggiò davanti al garage dei freddi.
-Meglio stare dentro- propose lui –Insomma, non possiamo mica bagnare il cibo!-
-Ok- dissi solo, mentre entravano dentro il garage.
Ci sedemmo in un angolo, vicino a quelle auto da lusso che solo i ricconi potevano permettersi.
Sgranocchiammo i nostri snack, senza fiatare.
Jake continuava a lanciarmi occhiate, preoccupato, ma io le ignoravo. Non potevo parlargliene. Non dovevo nemmeno.
Dalla porta del garage spuntò Seth, un attimo prima che Jacob potesse aprire bocca.
-Ehi, siete maleducati entrambi!- disse il piccoletto, sedendosi di fianco a me –Potevate prendere benissimo i toast!-
-Non volevamo approfittarcene troppo- si scusò Jacob, ma era chiaro che anche lui era stufo del loro cibo puzzolente.
-Bah- fece il quindicenne.
Dopo un po’, Jacob si alzò, dicendo di dover andare in bagno. Quando uscì, sospirai, trattenendo la mia rabbia.
-Che hai? Sei… pallidina…- fece mio fratello, in pensiero.
-Seth- dissi, stringendo i pugni –Credo che… che Jake abbia ragione-. Nel dirlo presi fiato e sospirai forte.
Seth mi fissò, confuso, per poi mutare espressione.
-Cosa? Scherzi?- fece, incredulo.
Scossi la testa. Magari fosse tutto uno scherzo, un semplice gioco. Ma non lo era. Era la realtà.
-Solo per sapere, che canne hai fumato?- chiese lui, agitato.
-Sono seria, Seth!- dissi –Siamo di peso a tutti, non lo capisci? E poi la mamma ha bisogno di…-
-Oh, fammi il piacere, non rifilarmi questa stronzata!- disse forte –Sue ha vicina a sé Charlie! E poi, senti da che pulpito esce questa idea! Ma non eri tu quella che voleva stare con Jacob a tutti costi? Cos’è? Hai cambiato idea di colpo?-
-Per l’amor del cielo, vuoi stare zitto?- dissi, alzando la voce. Seth rimase muto, squadrandomi, chiedendosi forse se ero impazzita.
-Lo so che da parte mie sembra strano sentirlo, ma è così- dissi, più calma –Non possiamo stare qui. Siamo troppo di peso, a Jacob e a tutti quanti, e questa storia sta durando fin troppo. Per di più, dobbiamo anche proteggere Sue!-
-Tu. Sei. FUORI!- Sbraitò Seth –Come cazzo ti viene in mente? Sei scema? Ma che cavolo vai a dire? La situazione ora è un macello, e tu vuoi mollare? Solo perché i vampiri non ti piacciono?-
-Seth, questo non…-
-Sai che ti dico?- fece lui, alzandosi –Puoi benissimo andartene da sola, io non ti seguirò!-
-Ma che state blaterando?- chiese Jacob, davanti alla porta, fissandoci confuso. Seth respirò forte dal naso e mi indicò con l’indice:-Questa qui vuole andarsene!-.
Silenzio più assoluto. Jacob mi fissò, incredulo, per poi inarcare un sopracciglio.
-Scherza?- chiese lui, con uno strano sorriso falso.
-Per niente!- ruggì Seth –Questa è matta da legare!-
-Ehi, non sono matta!- dissi forte, alzandomi.
-Ah si? Allora dicci, saputella, perché io e te dovremo tornare da Sam? Tu lo odi!-
-Si, lo odio dal profondo del cuore, ma dobbiamo!- feci, l’agitazione sempre più forte. E ora come cavolo potevo spiegarlo?
-Ma perché?- chiese Jacob, cercando di controllare la sua di agitazione.
Non risposi. Non potevo andare a dirlo proprio a loro, che sono i diretti interessati.
Li guardai, rendendomi conto di quanto potesse essere difficile.
Jacob sbuffò, avvicinandosi.
-Leah, che ti succede?- chiese, calmo. Voltai la testa verso di lui. –Lo so che non puoi averlo pensato da giorni. Come ha detto Seth, tu odi Sam. Tu stessa avevi detto che volevi starmi vicino, no? Allora perché tutto ad un tratto dici questo?-.
Di nuovo non risposi. Cosa dovevo dire? Aveva ragione. Avevano ragione.
Ma non potevo. Era pericoloso per tutti. La cosa, ovviamente, dipendeva da me.
-Niente- risposi, acida, stringendo i pugni –Non mi succede niente, se non per il fatto che sono stufa di stare in una casa puzzolente!-
-E’ per i Cullen?- chiesero entrambi, scombussolati, ma non stupiti.
-Mi sembra ovvio, ma non solo!- dissi, sempre più scontrosa –Sono anche stufa del fatto che tu, Jacob, continui a leccare il culo a quella vampira!-
-Ma cosa…?-
-Non far finta di niente! Mi sono rotta, cazzo!- urlai. Sapevo che stavo correndo troppo. Sapevo che stavo dicendo delle cattiverie (anche se le pensavo realmente)… ma non c’era altra scelta.
-Ti sei rotta?- chiese Jacob, serio, squadrandomi.
-Già!- risposi –Noi cosa c’entriamo con te? Eh? Niente! Fino ad una settimana fa si, ma adesso? Il branco non li attacca, e noi dobbiamo sorbirci te che piagnucoli? Ma fammi il piacere!-
-Leah!- sbraitò Seth. Ringhiai contro di lui, facendolo rabbrividire.
Jacob stringeva i pugni, trattenendo la sua ira.
-Mi dispiace Jacob, ma la cosa non può andare avanti!- dissi, ancor più fredda di quanto avrei voluto. Giuro, stavo per trattenere le lacrime. Perché? Perché non potevo stare con il mio amico? Il mio migliore amico? Perché doveva accadere tutto a me?
Sorpassai il lupo rosso, che rimase immobile senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
-Leah!- mi chiamò Seth, ma continuai ad andare avanti. Dovevo accettarlo. Sperai di interrompere così il collegamento con i pensieri di Jacob, ma quanto ci sarei riuscita? La mia volontà non era questa.
Seth provò a raggiungermi, bloccandomi il gomito.
-Ferma, ma perché, scusa?- chiese, agitato.
-Se non ti va bene- dissi, dopo un po’, la testa all’ingiù e lo sguardo ai piedi –Puoi rimanere qui, ma non ti assicuro niente…-.
Seth rimase fermo, forse per pensare ad un opzione migliore. Mi liberò il braccio e disse:-Ok, ma a un patto. Dopo, quando te la senti, me lo devi dire!-.
-Mhm- annui solo, cominciando a correre. Una lacrima mi scivolò lungo la guancia, ma la cancellai subito. Mi trasformai con i vestiti addosso, e Seth mi segui a ruota.
Voltai la testa verso Jacob, che era ancora lì, immobile. Voltò anche lui lo sguardo, fissandomi. Aveva uno sguardo perso, triste. Mi cercava, voleva il mio appoggio. Strinsi i denti, le lacrime che insistevano a scendere.
“Perdonami, Jacob” pensai, guardandolo. Avrei voluto tanto tornare umana (importava o meno dei vestiti?) e saltargli addosso, abbracciarlo, dirgli quanto ero stupida, quanto mi dispiaceva, e dirgli la vera ragione di tutto ciò… ma non potevo. Era per il suo bene.
“Come è per il suo bene?” chiese Seth, notando il mio sguardo sul lupo rosso.
“Niente” risposi “Andiamo”.
Lanciai un ultimo sguardo a Jacob, ringhiando contro me stessa, per poi voltarmi e correre assieme a Seth. La sua mente era confusa, non capiva il perché delle mie azioni. Cercai di non pensare all’accaduto di quel pomeriggio, concentrandomi solo sulla falsa volontà di tornare da Sam. Porca puttana, ma chi lo vuole?
“E allora perché…?”
“Zitto!”
“Ok, muto come un cane” fece, finalmente restando in silenzio.
In men che non si dica raggiungemmo il bosco di La Push, vicino alla spiaggia. Li, ad attenderci, c’era un intero branco di lupi. Ci squadravano, confusi e disgustati.
“Ma perché sono qui?”
“Chi li ha mandati? Jacob?”
“Traditori, che cavolo vogliono?”
“Silenzio!” ordinò Sam, in piedi su uno scoglio “Vi sentono, sapete?”
“COOOOOOOSAAA?” domandarono in coro tutti.
Io e Seth abbassammo le teste.
Sam scese con un balzo dalla roccia, per poi avvicinarsi maestoso.
“Dunque, voi fratelli avete deciso alla fine di tornare?” chiese, sapendo già la risposta.
Annuimmo, a malavoglia. Era stato anche troppo facile, ma questo ovviamente non dipendeva dalla mia forza di volontà di pacificazione…. Ma dalla forza di volontà di proteggerlo.
“Molto bene” pensò, ghignando. Seth rimase perplesso, ma a me non fece una piega. Era stronzo di natura.
Sam fece una smorfia al solo pensiero e ordinò a tutti, tranne me e Seth, di tornare nelle rispettive case.
Una volta che tutti quanti se ne andarono, Sam ringhiò, molto forte.
“Se credete di poter entrare nel branco senza problemi fisici, vi sbagliate!”. Seth alzò la testa, confuso. Pessimo errore. Sam lo aggredì, mordendogli la spalla.  Il piccolo lupo cadde a terra con un tonfo. Guai, con la spalla che sanguinava di brutto.
“Brutto figlio di puttana!” ringhiai contro il lupo nero, saltandogli addosso. Riuscì a scansarsi e mi graffiò la schiena. Chiusi gli occhi, mentre mi colpiva altre volte, mordendo anche. Caddi anche io come mio fratello, la schiena e la spalla feriti, il sangue che colava come una cascata.
Provai a rialzarmi, ma il lupo con la zampa mi pestò il cranio, costringendomi a rimanere lì dov’ero.
“statemi a sentire bene, ora” ringhiò forte “Voi provate solo a scappare, a dire tutto al vostro amichetto, o a tornare da lui, e io vi ucciderò senza pietà, non solo voi, anche Jacob e i Cullen. Chiaro il concetto?”.
Strinsi i denti. Gli artigli del lupo mi perforavano la testa, che ora cominciava a sanguinare.
Dato che non ottenne alcuna risposta da parte nostra, Sam mi morse a forza la zampa. I suoi denti perforarono la mia carne, schizzando sangue, per poi arrivare alle ossa. Le sentì scricchiolare ed un dolore ancor peggiore mi invase. Guai, disperata. Che avevo fatto di male? Avevo rispettato il suo diabolico piano, perché ora ci stata torturando?
“Leah!” pensò Seth, tra il disperato e il furibondo. Provò ad alzarsi, ma non appena lo fece, Sam mollò la presa su di me e attaccò il giovane lupo.
“NO!” provai a ringhiare. Gli morse il fianco, gli graffiò il muso, per poi dargli una testata forte sullo stomaco. Vidi Seth vomitare quintali di sangue, per poi ricadere a terra. Quanto poteva essere forte?
“Bastardo!” sibilai “avevi detto che non gli avresti fatto male!”.
Sam si voltò verso di me, ringhiando, lo sguardo cupo e furioso. Cazzo, ho parlato troppo.
“Co…” stava per pensare Seth, semi svenuto, quando l’alfa nero tornò a mordermi, stavolta alla gola. Di nuovo il dolore. Il sangue, caldo, mi usciva dal collo. Trattenni un urlo, morsicandomi però la lingua.
Sam mollò la presa, leccandosi poi il naso insanguinato.
“Provaci di nuovo, e sai cosa succederà” pensò. La mi amente si annebbiò. A fatica riconoscevo i guaiti di Seth, figuriamoci i suoi pensieri. Le immagini di fronte a me si fecero sfocati. Chiusi gli occhi, sperando che il dolore potesse passare subito…

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Capitolo 3
*** 3. non guardarmi così... ***


3.non guardarmi così….
 
 
-Leah!-
Uno scossone.
-Leah, ti prego, rispondimi!-
Il mio viso si alzava dal terreno. Qualcosa mi teneva stretto a sé.
-Cosa cazzo è successo, Quil?-
-Non lo so, sono tornati nel nostro branco, poi Sam ci ha ordinato di tornarcene a casa.. e dopo non sappiamo cosa è successo, ma abbiamo sentito dei guaiti…-
-Il tempo di tornare che abbiamo trovato Leah e Seth in queste condizioni!-.
Seth? Cosa era successo a mio fratello?
La mano che mi stringeva il braccio si fece più forte. Era caldo, il corpo che mi teneva stretto. Aveva un buon odore.
-E Seth?- chiese la voce di prima. Stavo cominciando finalmente a riconoscerli.
-E’ svenuto, ma si stà riprendendo- rispose la seconda voce.
-Merda!- sbraitò la voce, quella che adoravo sentire. Jacob? Era qui?
-Ma perché li ho lasciati andare, cazzo?- sbraitò di nuovo, furioso. La sua stretta si fece più forte e viva.
-Che sia stato Sam?- chiese la terza voce, forse Embry.
-Impossibile!- rispose la seconda (Quil?) –Perché diamine dovrebbe far male ai cugini della sua ragazza?-
-Ah, non si sa mai!- fece Embry.
Strinsi le palpebre.
Il dolore al collo, alla spalla e al braccio erano ancora vivi, ma poco importò.
Provai a muovere le dita, tastando il terreno bagnato sotto di noi.
-Ja…cob…- uscì fuori dalle mie labbra. Ero sotto forma umana?
-Leah!- disse Jacob, stupito e sollevato, abbracciandomi. Aprì lentamente gli occhi. La mia testa era poggiata sul suo petto nudo. Sentì i battiti del suo cuore, calmi e rilassati, rispetto a prima, che erano agitati.
-Anche Seth è sveglio!- disse Quil, euforico.
-Cavolo, ragazzi, cosa vi è successo?- chiese Embry.
-Adesso questo conta poco- rispose Jacob –Dobbiamo portarli via dai Cullen-.
I Cullen?
Voi provate solo a scappare, a dire tutto al vostro amichetto, o a tornare da lui, e io vi ucciderò senza pietà, non solo voi, anche Jacob e i Cullen.
-No!- urlai, tendando di staccarmi da lui. L’agitazione mi aveva riportato indietro le forze.
Mi accorsi in quel momento che avevo addosso una coperta marrone, leggera.
Mi coprì meglio, gattonando all’indietro lontana da Jacob, che mi fissava confuso.
-No, non… stiamo bene… va tutto bene…- balbettai, provando ad alzarmi. Le mie ferite cominciavano a guarire, ma il braccio era ancora K.O.
Spostai lo sguardo da Jacob a Embry e Quil, che mi fissavano confusi quanto il loro amico d’infanzia, e Seth, un occhio nero che stava per aprirsi e ferite ovunque che si stavano chiudendo.
Pregai che Seth restasse zitto. Era per il loro bene e per il suo.
-Dico, mi predi per il culo?- chiese scosso Jacob, avvicinandosi. Gattonai di nuovo, cercando di evitarlo. Gli ringhiai contro, e lui si fermò.
-No! Ti ho detto che stiamo bene, non abbiamo bisogno del tuo aiuto!-
-Ma…-
-SPARISCI, BLACK!- urlai, con tutto il fiato che mi rimaneva in gola. Avrei tanto voluto picchiarmi forte, anzi, spararmi alla testa. Il silenzio cadde su di noi, maestosa. Trattenni nuovamente le lacrime. Non volevo piangere. Dovevo essere forte.
Mi alzai, le gambe che tremavano, ma non ci feci nemmeno caso. Mi avvicinai a Seth, che stava seduto a gambe incrociate (anche lui si era rimediato una coperta).
-Su, alzati e torniamo a casa- dissi, fredda. Lui annui e si alzò. Procedemmo per casa nostra, quando la mano calda e forte di Jacob mi bloccò per il polso. Non mi voltai. Rimasi con la testa bassa, il cuore che si stava frantumando, ancora. Pensavo di averci fatto l’abitudine, ma mi sbagliavo. Quanto ancora avrei sopportato tutto ciò?
-Che vuoi ancora?- domandai, acidissima. Lui non rispose, anzi, deglutì.
-Prima voglio sapere chi ti ha ridotto così, poi puoi andartene- disse, mantenendo la calma.
-Non sono affari che ti riguardano- dissi, staccandomi a forza dalla sua stretta.
-Certo che mi riguardano!- urlò furioso. Gli uccellini volarono via, spaventati.
-E da quando?- chiesi, calma e acida, molto alla Leah.
-Come?- fece lui, confuso.
Mi voltai di novanta gradi verso di lui. Il suo sguardo era triste e furioso. Mi morsi il labbro. Cavolo.
Deglutì, cercando di tirare dentro il pianto che a momenti poteva uscire, e dissi:-La verità… è che di noi non te ne importa niente… a te importa solo quella neo-sanguisuga. Tu ci trovi insopportabili, dunque, perché dovremo stare da te? Tanto vale toglierti il peso inutile di dosso, no?-.
Embry e Quil rabbrividirono sotto il mio sguardo, Seth assumeva sempre più una faccia sconsolabile. E Jacob…. Dio, avrei voluto solo non dirlo. Avrei voluto dirgli tutto, dirgli che ero una sciocca, ma come potevo fare? Ero in bilico, anzi, lo eravamo tutti. E tutto per colpa di uno stupidissimo licantropo nero. No, anzi, non solo sua. Ma anche di quella stupida Bella. Cavolo, non le bastava trasformarsi, voleva anche lei un figlio? (anche se la capivo, sotto questo punto di vista).
Dato che Jacob non riusciva a spiccicare una frase, nemmeno una parola, mi rivoltai di nuovo, afferrai saldamente il gomito di Seth, e lo trascinai dritto a casa. una volta che fummo abbastanza lontani da loro ( e mi assicurai varie volte che non ci pedinasse nessuno), caddi in ginocchio. Seth si bloccò, spaventato.
-Sorella?- chiese, preoccupato. Abbassai la testa. Nemmeno il mio fratellino doveva vedermi in quello stato.
Piansi. Piansi forte. Trattenni i gemiti di dolore che insistevano ad uscire. Singhiozzai continuamente, chiedendomi per quale cavolo di ragione la vita non poteva essere più semplice, senza dolore e crudeltà.
Seth appoggiò una mano sulla mia spalla, cercando di tranquillizzarmi.
-Lo so che non intendevi dire quello che dicevi- disse, calmo –E credo di aver capito all’incirca cosa ti è successo…-
Deglutì. Trattenni il respiro e diedi un pugno al terreno.
-Se è così…- dissi, provando a mantenere il mio solito tono -…Ti prego, non dirlo a Jacob. È per il suo bene e per gli altri. Non lo fare!-.
-Ok, sta calma- disse il 15enne, abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio, ringraziando il cielo che almeno lui era intelligente e sveglio. Potevo fidarmi. Ora che anche Seth era nella stessa (o quasi) situazione mia.
Sciolse l’abbraccio e disse:-Però come facciamo, ora?-
-Nel senso?- dissi, rialzandomi.
-Nel senso- spiegò, alzandosi anche lui –Che ora Jacob insisterà in tutti i modi per fartelo sputare fuori. Come farai?-
-Starò zitta come sempre, ovvio- dissi, tornando a camminare.
-E se non…-
-Seth, fidati- feci –Io riesco a stare zitta se lo voglio-.
-Come vuoi… però una cosa la devo proprio dire… insomma… mi spieghi da quando si comporta così il tuo ex? Cavolo, meno male che non ce l’ho più come futuro cognato!-.
Già. Non aveva tutti i torti. Quando stava con me, mascherava la sua vera identità. Ma dopo avermi scaricata, dopo la sua trasformazione, si era presentato sotto la sua vera natura. Mi aveva spiegato pure in modo spudorato che in realtà amava Emily da molto tempo, e che si era messo con me solo per poterla vedere più spesso. Le sue erano tutte scuse… mi aveva usata, e io, da perfetta scema, ci sono cascata peggio di un salame.
Annui, continuando a procedere calmi, finché non arrivammo a casa nostra. Notai allora che il mio braccio non faceva più male. Forse aveva solo sfiorato le ossa, ma non le aveva del tutto rotte…
Sbuffai, non appena entrammo in casa. Sue, che stava seduta sul divano, con il viso nascosto dalle ginocchia, lo alzò, incredula, fissandoci. I suoi occhi si fecero più grandi e luminosi, quando Seth la salutò:-Ehi, mamma, siamo tornati!-.
Le lacrime uscirono fuori come cascate dai suoi occhi. Ci corse incontro, abbracciandoci forte, senza dire una parola. Per quanto tempo ci teneva stretti per i colli? Forse più di mezz’ora…
 
Aprì gli occhi, il sole che con i suoi raggi si ostinava a farmi scendere dal letto. Da molto non dormivo in una postazione (?) più comoda.
Mi alzai, stropicciandomi gli occhi. Quanto avrei dato perché l’accaduto di ieri sera fosse stato solo un incubo…
Avanzai verso la porta della mia stanza ed entrai in salotto. La mamma stava preparando (radiosa per il nostro ritorno) delle frittelle, mentre Seth era ancora a dormire in camera sua.
-Giorno- salutò Sue.
Feci un cenno del capo, come sempre. Lei trasformò il suo sorriso in una smorfia, accorgendosi che il mio carattere non era cambiato.
Dopo la colazione decisi di uscire fuori a comprare un po di farmaci. Quando Sue e Seth mi chiesero il motivo, io mandai un segnale con gli occhi al lupetto e dissi alla mamma:-Non si sa mai-
Mentre uscivo, sentivo Sue borbottare:-Ma siete lupi, accidenti, che vi preoccupate? Guarite in fretta!-.
Non che avesse tutti i torti, ma diciamocelo, era meglio prendere delle precauzioni, vista l’attuale situazione.
E poi avevo anche bisogno di stare lontana da tutto e da tutti. Seriamente. Era stancante di per sé essere una lupa, figuriamoci poi sorbirsi tutta sta’ situazione in meno di un anno!
La farmacia, purtroppo per me, era chiusa quel giorno. Sbuffai forte e optai per andare in quella mini dentro al supermercato. Si, gente, a Forks esiste una cosa simile.
Neanche fosse un centro commerciale, poi.
Entrai al supermercato, notando come i passanti mi guardassero, tra l’incanto e lo spavento puro. Bah, mi ci ero abituata in poco tempo a questo tipo di clima, poi come mi guardasse la gente non mi importava. Frugai tra le varie corsie, in cerca di quella che vendeva farmaci, senza risultato. Non entravo nel supermercato da anni, forse. Passò di lì per caso un commesso del negozio che stava pulendo il pavimento.
-Mi scusi- chiesi, cercando di non sembrare troppo acida –Il banco dei farmaci?-
-Oh, lo hanno tolto due mesi fa, signorina- disse il commesso, continuando a pulire tranquillo.
“Bene, sono venuta qua per niente, allora” pensai, dirigendomi verso l’uscita. Mi bloccai, quando all’entrata apparve un lupo rosso dallo sguardo stupito al solo vedermi. Feci dietrofront, tornando alla corsia degli shampoo. Sentì i suoi passi farsi sempre vicini, man mano che mi allontanavo. Mi seguiva? Cavolo, ma perché non la smetteva di torturarsi? Gli avrei solo fatto male, diamine!
Più mi inseguiva per le varie corsie, più sentivo il cuore accelerare i battiti. Decisi allora di correre e di ingannarlo in qualche modo per uscire da quel labirinto. Non appena lo feci, però, anche lui si mise a correre. Svoltai l’angolo, verso la corsia dei dolcetti. Corsi per tutta la strada, guardandomi alle spalle. Jacob sapeva tenere bene il passo.
Provai allora a svoltare di nuovo l’angolo, per poi andare dritto ed imbucarne un altro più lontano. Prima ancora che potesse imbucarlo anche lui, senza farmi vedere da nessun passante, saltai in alto, superando quegli scafali, per poi finire nella corsia successiva. Jacob di certo ci sarebbe cascato, non era sveglio quanto Seth…
-Ti ho presa!- esclamò all’improvviso al mio orecchio, stringendomi il braccio.
Sussultai forte, il cuore che si fermò per un millesimo di secondo e i peli del corpo rizzarsi tutti dallo spavento. Alla faccia! Era più intelligente di quanto immaginassi… o forse mi aveva solo vista saltare all’ultimo.
-Cavolo, che vuoi ancora?- chiesi, cercando di riprendere fiato.
-Parlarti- disse, serio.
“Grandioso, proprio quello che volevo evitare” pensai.
Respirai lentamente, per poi liberarmi dalla sua presa ed incrociare le braccia al petto. Il suo odore era così intenso… e tutto per colpa della sua vicinanza! Era incredibilmente vicino, anzi, troppo vicino. Avrebbe potuto sfiorare con le sue labbra la mia testa se si fosse avvicinato di un altro millimetro.
Mi morsicai il labbro, la mente che cercava di rimettere in ordine le idee. Ahimè, non ci riuscì.
-D’accordo, ti ascolto- sputai, sperando che andasse subito al sodo.
-Non qui- disse, afferrandomi la mano, trascinandomi verso il fondo del negozio.
-Un attimo, dove…- stavo per chiedere, quando si fermò davanti alla porta del magazzino.
La aprì con facilità e ci scrutò dentro. Mi fece poi segno di entrare e, prima ancora che potessi aprire bocca per ribattere, mi ci trascinò dentro. Era un magazzino piccolo, buio, la cui unica luce proveniva da una finestrella piccola in alto. Mi portò davanti ad uno scafale vecchio, pieno di roba inutile, per poi bloccarmi la schiena lì, appoggiando le mani ai lati delle mie spalle.
Ero in trappola.
-Leah- cominciò lui, fissandomi dritto nelle pupille. Provai a non immergermi in quel cioccolato fondente che ogni volta mi attraeva come una calamita.
-Non so cosa ti sia preso ieri, e non te lo chiederò (è inutile, non me lo diresti mai, neanche se ti pregassi) ma almeno potresti dirmi chi ti ha ferito ieri notte, no?-
-E cosa ti importa?- feci, sempre dal tono gelato, voltando la testa da un'altra parte.
-Mi importa!-
-Pensavo che avessi ascoltato ieri quando ti dicevo…-
-Ma cosa sei scema? Forse si, forse prima eravate insopportabili, ma ora non lo siete!- urlò, chiudendo a forza gli occhi, agitato. Rimasi in silenzio, incredula.
-Ascolta- fece, rialzando la testa e tornando a guardarmi –Non potrei mai odiarvi, d’accordo? Seth è sveglio e simpatico, praticamente lo potrei considerare come il fratellino che non ho mai avuto!-.
Trattenni una risata. Potevano passarci per fratelli, vista l’incredibile somiglianza.
-E tu….- fece, guardandomi in modo strano. Senza volerlo, ricambiai lo sguardo, i miei occhi sui suoi, tristi, malinconici, speranzosi. Come se desiderasse ardentemente un qualcosa che però non può avere. In un primo momento pensai a Bella, ma poi ci ripensai. Se era così, perché allora guardava me in quella maniera, e non lei? A lei non degnava quasi di uno sguardo, e se lo faceva, rimaneva schifato per la sua nuova io. Ma io? Perché?
“Ti prego” supplicai “Non guardarmi così…”.
Sentivo una morsa stringere il mio cuore, una morsa potente, dolorosa, pungente. Avevo detto troppe cattiverie in meno di un ora, la scorsa sera, fin troppe. Nemmeno io pensavo di riuscirci, ed ecco qui, che appare la definitiva Leah insopportabile, acida, gelida, che fa piangere chiunque.
-Tu mi hai aiutato, Leah- disse infine, sorridente.
Quasi non mi strozzai con la saliva. Io cosa?
-Come…?- domandai, con un filo di voce. Le mie orecchie, surriscaldate, non riuscivano a crederci.
-Mi hai aiutato a tornare in me- spiegò –mi hai aiutato perché sei stata vicina a me. Sempre. Me ne sono accorto, sai, mentre mi spiavi? All’inizio credevo che fossi matta, ma quando ti ho conosciuta meglio, e ho scoperto che era la vera Leah, ho capito-.
Rimasi senza fiato, il cuore che batteva a mille, i nostri petti ormai l’uno con l’altro. Il suo naso era vicino al mio, di nuovo.
-E per questo ti ringrazio, Leah-continuò, sicuro e fiducioso –E ti chiedo scusa se ti ho fatto qualcosa di brutto…-.
“Scusami tu, per tutto quello che ti ho fatto e che ti sto facendo!” pensai, anzi, avrei voluto dire.
-Non… non hai fatto niente di brutto, tu…- dissi piano. Jacob sospirò. Avrei voluto tanto che non lo avesse fatto. Il suo alito era dolce e caldo, e per poco stavo per perdere la lucidità. Porca miseria, ma perché Jacob Black mi faceva questo effetto?
-E allora perché sei scappata via?- chiese, serio.
-Non posso dirtelo- dissi. Era la verità, non glielo potevo dire, anche se lo avrei voluto tanto.
Guardai in basso, certa che mi avrebbe di nuovo rivolto quello sguardo.
Sbuffò di nuovo, facendo calare così il silenzio tra di noi. Era un silenzio imbarazzante e triste.
Tamburellò con le dita vicino al mio orecchio. La cosa, ovviamente, mi mandava su di giri. Per quanto ancora dovevamo rimanere fermi così?
-Ascolta- disse, rompendo finalmente il ghiaccio –Perché non torni a farmi visita, ogni tanto?-
-Cioè devo trovarti a casa tua?- chiesi, confusa. Lui scosse la testa e rispose:-Ormai li non mi ci fanno più tornare. Ricordi quando ho cercato di chiarire le cose con Sam? Mi ha praticamente esiliato da La Push a tempo indeterminato-.
“Grandioso” pensai. Doveva anche esiliare il mio amico? Era matto?
-Per cui- continuò –Se naturalmente non ti infastidisce, dovrai trovarmi dai Cullen… ehm, tranquilla, gireremo solo per i boschi nelle vicinanze, tanto la mia casa ora è lì… non ci avvicineremo da loro, se ti infastidisce la cosa. Faremo tutto ciò che vuoi, ma ti prego, vieni. Io non posso venire da te, ma tu puoi, giusto?-
“Non posso…” pensai ancora. Come potevo andarlo a trovare? A meno che non trovassi una via di fuga, ci avrei anche pensato…
-mhm- feci solo, fissando i piedi, a malapena visibili, ora che i nostri petti erano così attaccati.
-Ti prego, Leah, non ti chiedo altro- fece lui. Senza volerlo, lo guardai in volto. Di nuovo la stessa espressione, ma stavolta aveva anche un ché di supplichevole, esattamente come il suo tono.
Non potei resistere. Quei suoi occhi… mi incitavano ad accettare la sua proposta.
-Uff…- feci alla fine –Va bene, vedrò…-
-Grazie!- fece lui, euforico, afferrandomi per i fianchi e facendomi volteggiare in aria.
-Deficiente!- dissi, ridendo, mentre mi faceva scendere. Rise anche lui e mi abbracciò, forte. Rimasi bloccata, senza sapere se dovevo staccarmi o meno da lui. Il suo era uno di quei abbracci che non tutte le persone erano in grado di dare. Era un tipico abbraccio alla Jacob: caldo, solare, accogliente. E anche… protettivo? Si, era così che mi sentivo, protetta.
Ricambiai l’abbraccio, maledicendo me medesima per come lo avevo trattato il giorno scorso.
I miei occhi iniziarono a bruciare, una goccia stava per scendermi lungo il viso.
“non piangere” mi dissi “non piangere davanti a lui”.
Ci pensò la felpa di Jacob ad asciugarmela. Lo strinsi più forte, e lui lo fece altrettanto. Non sapevo quando lo avrei riabbracciato così e se ci sarei riuscita, per cui decisi di approfittarne ora.
Mi accarezzò la testa, affondando le dita tra i miei capelli. Lo annusai, e mi drogai completamente del suo odore, affondando la testa sul suo petto, appena sotto la sua giugulare.
Le braccia cominciarono a tremare. La paura cominciò ad invadermi. Un pensiero orrendo e terrificante occupò la mia mente.
“Non ci può vedere, cavolo, siamo in un magazzino quasi buio” tentai di calmarmi “E poi, dai cavolo, sarebbe proprio la sfiga totale se fosse qui ad assistere”.
Jacob notò come tremavo. Mi strinse sempre più forte, poggiando le labbra sulla mia testa. Questo bastò a calmarmi, a rendermi tranquilla. Perché dovevo considerare un semplice abbraccio un qualcosa di speciale? Ormai i nostri corpi erano completamente attaccati, senza lasciare nemmeno uno sbocco. Alzò leggermente la testa. Dopo quello che sembravano due secondi deglutì, per poi ringhiare in modo silenzioso, ma che non sfuggì al mio orecchio acuto.
-Cosa c’è?- domandai, staccando la testa dal suo petto, guardandolo in viso. I suoi occhi erano fissi in avanti, la faccia scura. Provai a voltare la testa per vedere cosa lo agitasse tanto, ma la sua mano mi costrinse a tornare al suo petto. Ora era lui a tremare.
-Jacob?- lo chiamai, confusa, il terrore tornare.
-Shh- fece, sempre con lo sguardo furioso e serio, ma continuando a tenermi avvinghiata a lui peggio di un koala.
-Non è niente, tranquilla- disse infine.
Dovevo fidarmi? Evidentemente non tanto in quel momento, ma era più forte di me, per cui muoversi con quella stretta era impossibile.
Dopo un minuto sospirò di sollievo, e tornò con lo sguardo sereno di prima.
-Sicuro che va tutto bene?- chiesi, con uno strano tic all’occhio destro e un sopracciglio inarcato.
-Certo, no problem!- fece, con il solito sorriso a trentadue denti.
Non mi convinse più di tanto, ma già vedere il suo sorriso, falso o meno, mi rallegrava. Ma, appunto, essendo un poco falso, rallegrava poco, rispetto a quando sorride davvero.
Per quanto tempo rimasi li a fissarlo? Forse troppo, perché lui stesso mi risvegliò dal sonno:-Ehi, non dirmi che stavi sognando ad occhi aperti?-.
-Cosa?- chiesi, sbattendo le palpebre varie volte, per poi toccarmi le guance. Erano bollenti, cavolo!
E come se non bastasse, ciliegina sulla torta, il mio fottuto cuore usava non un fucile, ma una mitragliatrice per uscire dal petto.
Mi staccai da lui, la testa che andava a fumo.
-Cavolo, devo proprio essere attraente se ti faccio questo effetto- rise lui, forte.
Alzai la testa, osservando come si piegava in due dalle risate, quasi lacrimando.
Bastò un semplice calcio negli stinchi per farlo smettere.
Guai dal dolore e abbassò la testa, per poi tenersi i suoi gioielli, cercando di placare il male.
-Ca-z-zo!- stridulò, tremando.
-Così impari a fare battutacce del genere!- dissi, scontrosa e furiosa.
-Ma che…? Sei scema? Questo coso mi serve!- ringhiò lui, la faccia tra l’incazzato e il sofferente.
-Non l’avrei mai detto!- dissi, con un aria quasi da donnina.
Si alzò, il dolore ormai passato (abbastanza in fretta, direi), mi afferrò per i polsi e mi imprigionò di nuovo alla parete. Arrossì quando si avvicinò troppo pericolosamente a me, con uno strano sguardo suadente, per poi dire:-Vuoi che faccia la prova con te?-.
-C-C-C-cosa..?- feci, balbettando.
Scherzava… vero?
-Ehi, ma cosa ci fate voi due qui?- urlò improvvisamente un uomo baffuto sulla trentina, entrando nel magazzino. Spostammo lo sguardo su di lui, scioccati.
-Se dovete farlo, bene, ma non qui, altrimenti chiamo la polizia!- continuò a urlare, agitando in mano un mattarello infarinato. Ok era del reparto panetteria, poco ma sicuro.
-Pronta per una fuga di alto livello?- sussurrò Jake. Annui. Scattammo verso l’uomo, che per poco non gli prese un colpo per la nostra velocità sovrumana. Scivolammo ai suoi fianchi, per poi rialzarci subito e correre via fuori dal negozio. Arrivammo alla foresta, nascondendoci tra gli alberi. Una volta ripreso fiato, cominciammo a ridere a crepapelle. Cavoli, quello si che faceva paura, per essere un umano qualunque.
-Eh eh, deve aver capito che siamo fidanzati!- rise Jacob, le mani alle ginocchia.
-E ci credo, se uno entra in una stanza e vede un ragazzo che blocca una ragazza al muro proponendole di scopare, mi sembra ovvio che ci va a pensare!- dissi, non sapendo se ridere o incazzarmi.
-Non ti avevo proposto niente io- si giustificò, raddrizzandosi –Anzi, volevo spaventarti e vendicarmi!-
-Beh, ce l’hai fatta, grande alfa solitario!- dissi, per poi mordermi la lingua. “Grande Leah!”.
Lui però non fece caso a quello che dissi e continuò a ridere, forse ripensando alla scenata di prima.
Sorrisi. Vederlo di buon umore… rendeva serena persino me.
-Ok, ci stò- dissi.
-Cosa?- chiese lui, asciugandosi una lacrimuccia.
-Verrò a trovarti ogni giorno, se lo desideri, ma preparati, perché dovrai sopportarmi ventiquattr’ore su ventiquattro!-.
Jacob rimase immobile, incredulo, per poi sorridere, gli occhi colmi di felicità.
-E sia!- disse, sempre sorridendo.
Ci scambiammo un cinque, per poi stringerci le mani davanti ai nostri volti, che erano ad un piede di distanza.
-Però dovrai sopportare il cibo crudo- disse.
-Porto le scorte, mica sono scema!- feci, ridendo.
 
 
 

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Capitolo 4
*** 4. resisto! ***


4. resisto!
 
Aprì gli occhi di scatto, quando ancora non era l’alba. Mi stropicciai gli occhi, per poi fissare la mia sveglia. Le 4 e 56. Guardai fuori dalla finestra scorrevole della stanza. La foresta, de dava direttamente alla casa, era ancora nel mezzo dell’oscurità.
Mi alzai dal letto, presi uno zainetto, mi infilai una canottiera bianca e leggera assieme a dei jeans lunghi e chiari. Andai in cucina senza fare il minimo rumore, frugai nel frigo e tra le dispense, prendendo lo stretto necessario che serviva per quel giorno.
Lo sai che se vieni scoperta è la fine, vero?Disse una voce dentro di me, forse la mia coscienza.
E’ vero, stavo facendo una cavolata, e il rischio che correvamo era enorme, ma non potevo farci niente. Non volevo di nuovo vedere Jacob in quello stato.
Gli volevo bene, e da buona amica dovevo renderlo felice. E poi, a me piace renderlo felice. Mi piace far star bene le persone a cui tengo, ma il problema…. È che non ne sono più tanto capace.
Sbuffai, pensando che l’unica maniera per fare il tutto era farlo di nascosto. Uscire a quest’ora era l’ideale, se non volevo farmi beccare da Sam.
Uscì di casa, dopo essermi assicurata che nessuno mi vedesse. Decisi di prendere l’auto che i miei mi avevano regalato al 18esimo compleanno (un pick-up bianco usato a quattro posti).
Salì dentro e feci partire il motore, augurandomi che non svegliasse né Seth né Sue, per poi uscire dal piccolo garage e sfrecciare verso monte Olimpia. Mi guardavo di tanto in tanto ai lati della strada, tenendo il finestrino aperto. Per fortuna non avevo sentito nessun segnale che mi incitasse a tornare indietro. Superai il confine tra i Quileutes e i Freddi e salì lungo il pendio, per poi giungere finalmente vicino alla grande casa bianca.
Parcheggiai vicino al loro garage, dove, sorpresa, trovai un Jacob lupo addormentato ai piedi di esso. Spensi in fretta il motore, temendo di svegliarlo. Volevo fargli una sorpresa, per cui non c’era bisogno che si alzasse ora.
Scesi dall’auto, lasciando lì lo zaino. Mi svestì in fretta, buttando i vestiti nel sedile, per poi trasformarmi. Avanzai verso di lui, per poi abbassarmi e sdraiarmi, il mio muso di fianco al suo, quasi ad un dito di distanza dal suo naso.
Mi concentrai per entrare nella sua testa (da addormentati è un po’ complicato), così, tanto per vedere se stava sognando. Finalmente lo vidi, il suo sogno.
Era abbastanza sfocato, ma solo alcune immagini erano nitide. Era chiaro comunque che era ambientato in un bosco, forse quello dei Quileutes.
C’era lui, sotto forma di lupo, che correva assieme ad una lupa, dal pelo bianco-grigio, quasi perlaceo.
 
I due lupi ridevano, contenti ed allegri, finché lei non si fermò di colpo. Lui si bloccò, osservando come la sua espressione cambiasse. La vide piangere e al solo vedere le sue lacrime al lupo si spezzò il cuore. Si avvicinò a lei e le leccò la guancia. La lupa smise di piangere, fissando negli occhi il lupo rosso.
“Resta qui” la incitò lui, avvicinando il suo muso a quello di lei. Le loro labbra, lupine, si avvicinavano sempre più, mentre i loro cuori galoppavano veloci…
 
“Ah!” Feci, uscendo dalla sua mente. Provai a riprendere fiato, mentre un largo sorriso apparve sul suo muso. Ma cosa… che razza di sogni fa?
E perché io e lui dovremo… si insomma… baciarci? Per di più da lupi (non sapevo nemmeno che fosse possibile ciò. Di solito gli animali non si baciano semplicemente sfiorandosi il naso?)
Il cuore non la smetteva di galoppare, esattamente come i due lupi del sogno.
Sentì il muso avvampare proprio nel momento esatto in cui il lupo si svegliò, sbadigliando.
Voltò la testa verso di me, ancora con gli occhi pesanti.
“Oh, giorno Leah” mi salutò, stropicciandosi l’occhio con la zampa “Come mai a quest’ora?”
“Oh, ehm, ecco…. Si insomma….” Pensai. Anzi, no, non sapevo nemmeno cosa fare. Mi sforzai di non pensare più al suo sogno e di concentrarmi su altro. Pensa ai bignè, Leah, ai bignè!
“Perché i bignè?” chiese, confuso.
“Niente” dissi velocemente, alzandomi.
“Come dici tu. Allora, che si fa?” chiese, stiracchiandosi la schiena.
“Q-Quello che vuoi tu…” feci. Al momento non avevo molte idee…
“Corriamo?” propose lui. Annui e cominciammo la corsa. Mi augurai solo che in questo modo il suo sogno non si avverasse.
Però non ti dispiacerebbedisse nuovamente la mia coscienza.
Feci un verso acuto e strano, quasi come se mi stessi strozzando con la saliva. Jacob se ne accorse.
“Lo sai che oggi sei strana?”
“No, non lo sono, è una tua impressione!” ringhiai, e lui rise, divertito.
Sorrisi, notando quanto fosse raggiante quel giorno. Corremmo verso una grande altura, dalla quale (secondo Jacob) si poteva vedere il sole che risorgeva.
Quando arrivammo, i primi raggi schiarirono il cielo scuro.
Ci sedemmo in cima a quel pendio (quasi simile alla “casa” del Re Leone, ma ovviamente più piccola e con dietro non una parete rocciosa ma la foresta), assistendo ad uno dei tanti spettacoli della natura. Il sole si presentò ai nostri occhi, bello, immenso, luminoso.
Mi meravigliai, al solo vedere come i colori dal blu oceano scuro mutassero in varie tonalità di rosa, giallo e celeste.
“E’ meraviglioso” pensai, incantata.
“Eccome” annui lui, sfiorandomi la spalla. Provai a non farci caso, trattenendo anche i miei ormoni femminili (funzionavano male, ovvio, è l’unica spiegazione plausibile).
Continuammo ad ammirare il panorama, finché il sole non fu del tutto scoperto.
“Da quando conosci questo posto?” chiesi.
“Non da molto” rispose “anzi, da quasi due settimane, forse un po’ di meno. Anzi, no, era quando Bella si era risvegliata. Io ero scappato via, ricordi? Non riuscivo a credere che la ragazza che amavo era andata perduta, e che ora al suo posto c’era una persona che nemmeno conoscevo. Ero venuto qui, convinto che ormai non c’era nient’altro da fare, quando il giorno dopo ho visto l’alba. E allora ho capito che come il sole io avevo gli alti e bassi, e per ciò, dovevo andare avanti. Questa cosa, poi, me l’hai fatta capire anche tu”.
“Io?” chiesi, confusa, guardandolo.
Annui, continuando a guardare il sole “Si, il tuo modo di pensare e di fare (anche se oltre ogni limite) mi ha fatto capire che si poteva fare. Tu stai cercando di tenere duro, Leah, di resistere”.
Abbassai il capo.
“Non sono così forte come pensi” ammisi.
Fu lui stavolta a guardarmi.
“Beh, spiacente, ma io penso che tu lo sia. Non devi essere per forza forte fisicamente. Lo sei nell’anima”.
“La notte piango, Jacob!” dissi, guardandolo a mia volta “Questo non è essere forti!”
“Lo è”
“Come Lo è?”
“E’ il riposo di uno forte” disse. Non capì. Sbuffò e spiegò meglio: “Senti, tu credi di non essere forte solo per questo, giusto?”
Annui .
“Bene, allora io ti dirò questo, mia cara Leah. Tu dimostri a tutti di essere scontrosa o cosa, mentre la notte piangi. Questo perché per tutto il giorno tieni nascosta la vera te stessa, e quindi la notte è il momento migliore per sfogarsi. La vera Leah, quella veramente forte, non è quella che mostri ogni giorno. È quella che fai piangere la notte. Lei piange perché non può mostrarsi per quello che è, costretta a portarsi dietro una maschera gelida. Ma la verità, Lee, è che tu sei forte, e non hai bisogno di dimostrarlo in quel modo. Tu… devi essere te stessa, come hai dimostrato a me”.
Rimasi senza parole. Jacob sorrideva, incoraggiante, mentre io non sapevo se aprire bocca o meno.
“In poche parole, mi stai dicendo di tornare quella di prima?” feci. Lui annui, sicuro.
“Ma se non fosse forte come dici te?”
“Lo è”
“Come fai a dirlo?”
“Lo so e basta” disse, avvicinando il suo muso al mio “Io mi fido di te”.
Arrossì, il petto martellare.
Jacob stava avvicinando sempre più il muso. Indietreggiai con la testa, incapace anche solo di pensare.
Lui si fece però più vicino.
Chiusi gli occhi, senza sapere cosa fare. Il bacio non arrivò mai alle mie labbra come credevo, bensì sulla fronte.
Aprì gli occhi, ancora con la sua bocca, morbida e calda, al contatto con il mio pelo.
Fissai il suo collo, incredula ed imbarazzata. Si staccò dalla mia testa, sorridendo, per poi stuzzicarmi com’è il suo solito: ”Volevi un bacio vero? Ti accontento sub-“
 “Non ci sperare!” ringhiai piano, poggiando una zampa sul suo muso prima che potesse andare oltre.
Lui rise, divertito.
“Scherzavo, Lee!” pensò, per poi correre verso gli alberi.
“Ehi, aspettami!” urlai, raggiungendolo subito dopo.
“Perché ora mi chiami Lee?” chiesi, curiosa.
“Ti infastidisce?” chiese invece Jake.
“No, anzi, meglio di Lee-Lee!”
“Perfetto, e Lee sia!” pensò, sempre più raggiante. Forse la sua felicità era contagiosa oltre che pericolosa, perché mi sentì felice persino io.
Almeno per un giorno avrei potuto godermi un po’ di libertà… anche se sapevo che la mia era solo un illusione.
“Ehi, un attimo!” fece lui, bloccandosi. Frenai dopo un secondo, per poi raggiungerlo.
“Cosa c’è?”
“Ma… non avevi deciso di tornare a seguire Sam?”
“E con ciò?”
“Mi spieghi come facciamo allora a parlarci?”.
Sgranai gli occhi, scioccata. Ora che ci penso è vero. Com’era possibile?
“Chi lo sa. Io teoricamente non mi dovevo trasformare, ricordi?”
Jacob ci pensò su, per poi esporre una delle sue tante idee: “Può darsi che tu non sappia ancora da che parte stare”
“Prego?”
“Dico solo che, magari avrai anche deciso di tornare a fare il suo cagnolino, ma non ne sei sicura… o forse non lo volevi, in realtà, ma qualcosa o qualcuno ti ha spinto a prendere questa scelta che però a te non piace. Gli altri li senti come senti a me?”.
Ci pensai su, guardando però in giù.
“Li sento, si, ma non chiaro come tu. Riesco a capire ad intuito cosa dicono, perché mi sembra quasi che sussurrino, invece di urlare”.
“Urlare?” domandò confuso. Non risposi, facendo solo spallucce.
“Beh, è una cosa buona, almeno possiamo restare sempre in contatto, no?” fece, sorridente. Non sapevo se ricambiare quel sorriso o meno.
“Dai, corriamo” dissi, partendo a tutta birra.
“Non vale, per tutti i motori, aspettami!”.
 
La giornata in poche parole la passammo tra corse, caccia, cibo più salutare e compagnia a Renesmee. Bella non si fidava molto della mia presenza, ma la ignorai. Era facile ad ignorarla, ora che il suo odore era come il loro.
Io e Jacob, assieme a Seth, ci eravamo abituati a non concentrarci troppo sulla puzza. Stava tutto nella forza mentale, che, incredibilmente, la possedevamo tutti e tre.
Arrivò la sera, il tempo di ritornare a casa (altrimenti chi la sentiva Sue?). Salutai i Cullen (il ché li fece rimanere a bocca aperta per lo stupore, persino al sensitivo che non se lo aspettava) e uscì, accompagnata da Jacob, verso il garage.
-Quando torni a trovarmi?- chiese, mentre salivo in auto.
-Non te l’ho detto? Ogni giorno!- dissi, sorridendo, un sorriso falso che non gli sfuggì. Assunse un aria preoccupata, per poi appoggiarsi alla portiera dal finestrino aperto e dire:-Allora sta attenta, ok?-
-Non preoccuparti, sono d’acciaio, io!- dissi, mostrandogli il pugno. Riuscì in questo modo a strappargli un sorriso, anche se debole. Improvvisamente entrò con la testa nell’auto, per poi darmi un bacio sulla guancia, ma ad un millimetro di distanza dagli angoli della bocca.
Arrossì il doppio del solito, fissandolo, mentre sorrideva incoraggiante.
-O-ok…- feci, accendendo il motore.
-A… a domani….- lo salutai, svoltando l’angolo non appena lui si staccò dalla portiera.
-A domani, Lee!- mi salutò lui, agitando la mano. Imboccai la strada, la guancia e la fronte che bollivano nei punti esatti dove quel lupo mi aveva baciata.
“Affettuoso…” fu l’unica spiegazione che seppi dare.
Non appena presi la strada isolata che portava al confine, frenai. Di colpo, un lupo nero era apparso davanti, sbarrandomi la strada. Per poco non sbattevo la testa contro il parabrezza.
-Cazzo…- sbottai, scendendo, stringendo i pugni.
Sam si nascose dietro agli alberi e ci rimase. Era chiaro, dovevo seguirlo.
Presi coraggio ed un bel respiro, per poi avanzare.
Lo raggiunsi che era sotto forma umana, lo sguardo nero e spaventoso. Deglutì, rimanendo composta.
-Sei andata a trovarlo, vedo- disse, asciutto.
-Si- ammisi. Era inutile mentire, tanto…
-Lo immaginavo, visto i programmi che vi stavate facendo al supermercato!-.
-Cosa?- sbottai, incredula. Ci aveva spiati? Quando? Da dove?.
-Non mentire. Vi ho visti dalla finestra- disse, ghignando male –Quanto siete coccolosi, voi due, che vi abbracciate. Peccato però che il tuo amico mi ha fatto incazzare quando mi ha guardato così!-.
Una lampadina si accese sulla mia nuca. Ma certo, era ovvio. Ecco perché Jake quel giorno tremava. Aveva visto Sam che ci spiava, e ovviamente, la sua espressione lo aveva turbato, anzi, fatto arrabbiare, irritare.
-Perciò, ti propongo una cosa- disse, avvicinandosi, i pugni ben stretti.
-Ti ascolto- dissi, senza muovere un muscolo.
-Tu puoi andare a trovarlo quanto ti pare…- disse. Rimasi incredula e per poco non sussultai per la sorpresa.
-…Ma ogni volta che lo farai, le mie mani, o le mie zampe, ti feriranno… diciamo… così!-.
Non mi diede il tempo di ribattere. Il suo pugno centrò sul mio stomaco. Le mie budella si contorsero. Sputai un filo di sangue, per poi rialzare la testa verso lo stronzo.
-Non… farmi ridere…- dissi –Posso anche tenere il segreto, posso anche stare nel tuo branco schifoso… ma non m’impedirai di vederlo!-.
-Dunque hai deciso la via più rischiosa?- domandò, dandomi un secondo pugno, sempre nello stesso punto.
-Se la vuoi chiamare così…- dissi, ghignando di rimando. Pessimo errore. Sentì come un colpo violento all’occhio, che mi costrinse a ritrarmi. Sembrava quasi che il mio bulbo oculare fosse stato spinto all’indietro, per poi ritornare al suo posto.
-Bene, te la sei cercata, Clearwater!- sogghignò, scattando via chissà dove.
Mi massaggiai l’occhio, sbuffando.
Tornai al pick-up, lo stomaco e l’occhio che ancora dolevano.
Ma questo non m’importava.
Anzi, ormai avevo deciso.
Mi avesse accoltellato cento volte, non sarei tornata indietro.
Avrei vissuto ogni giorno una libertà illusoria, che però coincideva con il reale.
Sarei stata libera solo quando il lupo nero deciderà di smetterla di torturare tutti.
Per il momento posso accontentarmi.
Non m’importa quante ferite riceverò.
La cosa che per me più conta, per la quale lotterei ogni giorno, è Jacob.
“Posso resistere” pensai, sedendomi al volante “Se so di avere uno scopo per farlo, un motivo per farlo, resisterò. Non importa quanto ci vorrà, ma ci riuscirò!”.
Sorrisi, pensando a quanto potevo essere sincera.
Si. Resisto. È questo quello che devo fare.
Non può mica togliermi la possibilità di vederlo. La vita è mia, e Sam non ne fa più parte. Forse non ne faceva mai parte.
Meglio così.
 

Angolo Autrice: e rieccomi qui con questo capitolo. beh, l'unica cosa che vorrei dire è che ieri sera mi sono messa a fare questa vignetta, ma spero solo che si possa vedere (delle volte efp mi trolla) quindi buona lettura e spero di poter aggiornare preso ;D
P.S. un grazie a tutti coloro che seguono le mie storie e che le recensiscono. :D

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Capitolo 5
*** 5. turni di visite ***


5. turni di visite
 
Fu così che passarono alcuni mesi (io stessa ne avevo perso il conto).
Mi svegliavo quando il sole doveva ancora sorgere, andavo a trovare il mio amico Jacob (in auto o correndo da lupa) e passavamo tanto tempo insieme dall’alba al tramonto. Ogni volta che tornavo da lui, le preoccupazioni della sera e della notte svanivano. Non so il perché, ma il potere di Jacob era impressionante: sapeva render felice anche il più depresso e triste del pianeta.
Ogni volta che arrivavo e lo vedevo lì, ad attendermi, ci scambiavamo dei sorrisi incoraggianti e allegri. Il nostro modo di salutarci, ormai.
Di tanto intanto, però, andavo anche a trovare Renesmee (quella bimba era molto affettuosa, persino con una come me). Notai la straordinaria velocità con cui impiegava a crescere, e la cosa preoccupava un po’ tutti, anche a me. sarebbe invecchiata entro l’anno prossimo? Sarebbe morta così? La paragonai subito ad una farfalla. Le farfalle vivono un giorno solo, e per un vampiro (o anche mezzo) un anno equivaleva ad un giorno solo. Le farfalle, dopo un giorno muoiono, perdendo il loro splendore. Era questa la fine di Renesmee? Morire quando avrebbe compiuto solo un anno di vita?
Comunque sia, riuscivamo tutti a nascondere questo timore di fronte a lei. Anzi, lei stessa, nonostante lo sapesse, non se ne preoccupava.
Sorrideva continuamente e continuamente, ogni volta che mi vedeva arrivare, mi saltava addosso, abbracciandomi forte e proponendomi di giocare insieme. E io accettavo, ben felice di rendere allegra almeno una bambina su un milione.
Era intelligente, lo dovevo ammettere (di certo non lo può aver preso dalla madre, e lo stesso vale per il modo aggraziato con cui si muoveva).
-Zia Leah- mi chiese una volta, quando ormai sembrava una bimba di quattro anni –Corriamo insieme?-
-Certo, come vuoi- risposi, raggiante.
-Bello, anche perché lo zio Jacob è lento!-
-Come? Io sarei lento?- fece lui, fingendosi offeso. Ridemmo tutti e tre e dissi:-O è veloce anche lui, ma non quanto la zia lupa- e con questo le feci l’occhiolino.
Lei sorrise, raggiante, e uscimmo dalla casa.
-Mi raccomando, state attenti a lei!- disse Bella dalla finestra del piano superiore.
-Io non mangio bimbi- risposi, acida, senza degnarle di uno sguardo.
-Ciao mamma, a dopo!- la salutò la figlia, scuotendo la mano. Mi trasformai dietro ad un cespuglio, tornai dai due e Jacob aiutò l’ibrido a salire in groppa. Dopo di ché anche lui si presentò nella sua forma invincibile e pelosa.
Corremmo per mezza giornata, facendo divertire la bimba come non mai.
Una volta al ritorno, lei scese, correndo verso la madre, che ogni volta la prendeva in braccio con fare protettivo, come se volesse allontanarla da me.
-Ti sei divertita oggi?- chiedeva, e ogni volta la piccola le rispondeva con il tocco sulla guancia.
Bella allora annuiva e ci salutava con un cenno, rientrando.
“Pff” pensai quella volta quando entrarono “Mica la mangio, dai!”
“Ahah” rise Jacob “Scusala, è solo che per loro è ancora strano che tu ci venga a trovare sempre”
“Hanno per caso paura che perda il controllo, per poi sbranarli?” chiesi, tornando alla solita corsa.
“No…. Solo che sono abituati alla falsa Leah. Credimi, se conoscessero la Leah che conosco io (e anche Nessie) non avrebbero da temere, e allora si fideranno di te”.
“Boh!” feci, alzando le spalle. Non che mi importasse, sinceramente. Ma la cosa che mi infastidiva era come mi fissava Bella. Mi guardava sempre come se fossi un mostro pericoloso.
Non che avesse tutti i torti, ma anche lei ora non era più umana. Per cui, che cavolo mi fissava a fare?
“E chi lo sa!” rispose Jake, facendo anche lui spallucce.
 Insomma… questo era quello che succedeva fino al tramonto. Ogni volta, a metà strada del ritorno, puntualmente Sam mi dava pugni in ogni dove del corpo, facendomi un male cane (?) ai muscoli. Rispondevo? Beh, non mi dava il tempo di farlo. Non era veloce a correre, ma negli attacchi, aimè, lo era.
Sputavo sangue, continuamente. E una volta ero quasi sicura di essermi rotta il naso (con mia grande fortuna quello si era salvato).
Però l’esito era sempre lo stesso. Lui ghignava ogni volta che io cadevo a terra, inerme, il dolore sparso per tutto il corpo, incapace di rispondere ai suoi attacchi, sia che mi aggredisse da umano che da lupo.
-Puah! È tutto qui quello che sai fare?- chiese disgustato una volta, dopo avermi messo K.O. alla seconda settimana di fila.
-Ma… chiudi… quella… fogna…- dissi, a forza, con l’occhio nero che mi doleva un casino, assieme ai polpacci e al fianco destro.
-Dici?- domandò, pestandomi il capo, costringendomi a spiaccicare il terreno con la faccia.
-Sei un rifiuto, Clearwater, a cosa servi te?-.
Dopo di ché non ricordai nulla. Forse ero svenuta, ma solo per qualche secondo, perché non appena avevo aperto gli occhi avevo visto la coda nera sparire dietro ad un arbusto.
Tutte le volte, quando se ne andava, mi facevo forza, mi rialzavo. Non importava quanti cazzotti mi prendevo, non avrei cambiato il mio nuovo stile di vita.
E il problema peggiore veniva ora.
Al rientro a casa, Sue mi faceva una lavata di capo che nessun’altra madre era capace di fare. E questo perché uscivo sempre troppo presto senza mai avvisarla.
-Insomma, Leah, ma che cavolo combini?- diceva, la sua frase celebre –E per di più, torni a casa sempre sporca di sangue, e hai anche i lividi! Ma che fai?-
-Niente- era la mia risposta, prima di chiudermi in stanza, con cena o senza.
Seth, però, era quello più preoccupante.
-Leah, perché continui a farti maltrattare? Che hai fatto?-
-Niente- rispondevo anche a lui.
-Come no… hai l’occhio nero!-
-Passerà-
-Forse, ma così prima o poi potrebbe ucciderti! Sorellona mia, si può sapere perché ogni volta lo fai arrabbiare?-
-Non è colpa mia se non si fa i cazzi suoi!-.
A quel punto Seth se ne stava zitto, con il muso lungo.
Non potevo coinvolgere nelle mie gite di messa giornata anche Seth. Era già tanto il fatto che quello stronzo dal pelo nero lo avesse maltrattato quella volta assieme a me. ma perché poi proprio lui? Non aveva fatto niente di male… niente, a parte unirsi per primo a Jacob. Forse per questo che aveva deciso di torturarlo, quella volta.
Bastardo. Lo odio. Come facevo ad esserne innamorata non me lo so spiegare. So solo che questa era la sua vera natura. Se lo avessi saputo prima, tutte le mie sofferenze le avrei benissimo risparmiate. E forse… forse… mio padre sarebbe ancora vivo.. e io non sarei così…
Però forse invece mi sarei trasformata ugualmente. Ci sarebbe stato senz’altro qualcos’altro che mi avrebbe fatto arrabbiare parecchio. Non si può mai dire cosa ti riserva per te la vita. O il destino. Il mio scherzava troppo, e sembrava anche godersela.
Certo, alla fine, infatti, ci rimettevo io!
Però.. non mi importava più tanto. Bastava solo stare con Jacob e improvvisamente il mio mondo da grigio e cupo sembrava più soleggiato. Forse è questo che sembra lui. Un sole. Un sole che è incapace di spegnersi, ma che si è eclissato troppe volte.
Quel giorno mi svegliai che erano le sette, invece delle quattro del mattino.
-Merda!- avevo sbadigliato. Se volevo andare da Jacob senza incontrare per strada Sam, era ovvio che dovevo partire molto prima che potesse svegliarsi.
Provai a sedermi sul letto, ma non appena lo feci, un dolore terribile allo stomaco mi costrinse a sdraiarmi di nuovo. Mi strinsi la pancia, il dolore che non voleva sparire. Ora che ci penso Sam mi aveva dato la scorsa sera un pugno peggiore del solito. Molto forte, che mi fece accasciare sul terreno per… un’ora? Forse.
“Maledizione, e ora?” pensai. Faceva troppo male, a malapena riuscivo a muovermi. Forse sarei potuta passare da Jacob più tardi, chissà…
Decisi allora di mandargli un messaggio, scrivendogli:
 
Scusa Jake, ma stavolta dovrò venire un po’ più tardi. Tu dormi pure tranquillo.
 
Sperai solo che non si offendesse, ma tanto essendo una lupa il dolore sarebbe passato subito…
Un attimo, se le cose stavano così, allora perché faceva ancora male? Perché sentivo ancora lo stomaco sotto sopra, con le budella tutte contorte?
Certo che quando dà i cazzotti li fa a regola d’arte!
Sbuffai, lasciando cadere la testa sul cuscino. Mi tirai sopra le coperte, aspettando che il male allo stomaco passasse. Forse non ci vorrà molto, stavolta.
Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare nuovamente dal sonno.
 
La foresta era buia. Molto buia. Persino io cominciavo a terrorizzarmi.
Impossibile. Non avevo mica paura del buio, ma solo di ciò che l’oscurità nascondeva.
Quello era spaventoso.
Mi girai, varie volte, provando a trovare la strada di casa.
Niente da fare.
Camminavo senza sosta da più di un ora.
Cosa dovevo fare?
-Leah!- sentì chiamarmi. Jacob era dietro di me, sorridente come sempre.
-Jake!- provai a chiamarlo a mia volta, ma la mia voce fu come strozzata. Aprì la mia bocca, ma da essa non ne uscì alcun suono.
Mi tastai la gola, accorgendomi con orrore che qualcosa la stringeva. Era appuntito, quasi tagliente.
Ma cos’era? Nemmeno io sapevo dirlo.
Jacob aveva uno sguardo preoccupato, quando si accorse che non riuscivo a parlare. Provò allora ad allungare il braccio verso di me, incitandomi ad afferrare la sua mano. Alzai il braccio, pronta ad accettare la sua richiesta.
Poi fu tutto più buio. Quando finalmente la luna schiarì la foresta, per poco non urlai.
Il mio amico, sotto forma di lupo, giaceva a terra, con il sangue che gli imbrattava il collo e le spalle, confondendosi con la sua pelliccia. I suoi occhi erano spalancati, vuoti, privi di vita.
Un altro lupo, dietro di lui, ghignava. Poggiò la zampa scura sulla testa di Jacob.
-Ti avevo avvisato- disse la voce di Sam tra i denti, sporchi anch’essi, imbrattati con il sangue di Jacob…
 
 
Aprì gli occhi di scatto. A fatica respiravo. Sentivo la pelle appiccicosa e bagnata, per non parlare del viso, messo anche peggio a causa delle lacrime.
Provai a riprendere fiato, con la gola che bruciava. Avevo urlato? Ancora?
-Shh… era solo un incubo, tranquilla- disse una voce al mio orecchio.
Spalancai gli occhi quando mi accorsi che Jacob mi stringeva la mano e aveva poggiato il braccio libero sul mio cuscino, con il viso ad un dito di distanza dal mio.
Rimasi ferma a fissarlo, per quanto non so, finché non urlai dal terrore, rimettendomi a sedere a forza e poggiando la schiena al muro.
-Cosa ci fai qui?- chiesi, ancora scossa. Ora si che stavo sudando il doppio.
-Ero venuto a trovarti, visto che tu non potevi- rispose lui, sorridente.
-Co-Cosa? Non eri esiliato o una cosa simile? Se Sam ti vede, ti uccide!- dissi, anzi, lo rimproverai.
Beh, era comunque a rischio di morte, che venisse qui o meno.
E il mio sogno me lo aveva appena ricordato.
-Si, ma non me ne frega più di tanto- disse con nonchalance –Anzi, gli anziani non sono d’accordo, specialmente mio padre, per cui per loro non sono esiliato-.
-Oh…- dissi solo, tornando a respirare in modo regolato.
Tornai a sedermi in modo tranquillo, asciugandomi la fronte con una mano.
-Maledizione, non potevi proprio aspettare?- dissi, imbarazzata. Mi aveva appena vista piangere ed urlare nel sonno? Che bella figura!
-No, mi annoio senza di te- ammise lui, con una faccia che mi fece subito tenerezza.
Sorrisi, alzandomi poi dal letto. Mi stiracchiai e chiesi nel mentre:-Mamma e Seth sono ancora qui?-
-No, tua madre è da Charlie assieme a Billy- rispose lui, la voce stranamente agitata –E Seth è da Quil e Embry…-
-Tutto bene?- chiesi, guardandolo. Era stranamente rosso in viso.
-T-Toglimi una curiosità…- fece lui, grattandosi la nuca, imbarazzato –Insomma… perché voi donne non indossate i reggiseni di notte?-
-Cosa?- feci, per poi guardarmi. O cacchio. D’accordo che avevo addosso una maglietta larga e grigia, però…
Arrossì peggio delle altre volte.
-Se ti volti, magari, me lo rimetto…- dissi, trattenendo il nervoso a fatica.
Lui annui, timido, voltandosi dall’altra parte, sempre però restando seduto a gambe incrociate.
Sbuffai, andando a prendere il reggipetto. Mi tolsi il mio pigiama di dosso, buttandolo all’aria. Mi sistemai bene, per poi piegarmi per prendere la canottiera, accorgendomi di averla prima buttata dietro di me. quando mi voltai, rimasi di sasso, sciogliendomi dal caldo allo stesso tempo.
Era finita sulla testa di Jacob, che era voltato verso di me. era ancora più sul scarlatto che sul bronzeo, gli occhi fuori dalle orbite, la bocca spalancata, assieme alla bava, e , ciliegina sulla torta, il suo naso perdeva un bel fiume di sangue.
Rimanemmo lì a fissarci per molto più tempo del previsto, in un silenzio che oserei dire imbarazzante.
Boccheggiai per un po’, per poi dire finalmente, respirando con calma:-Hai guardato?-
-N-no….- mentì. Inarcai un sopracciglio.
-Ok… forse…- fece, ancora più arrossato.
Silenzio.
-D’accordo, ok, mi dispiace, si, ho visto le tue …. –.
Non gli diedi nemmeno il tempo di finire la frase. Presi la ciabatta che guarda caso era poggiata vicino a me e lo lanciai forte contro la fronte del lupo.
Altro che Sam! Questo qui lo uccidevo prima io, va!
-Ahia! Ti stavo per chiedere scusa!- si lamentò lui, l’impronta della ciabatta ben evidente.
-Shut Up!- ringhiai piano, facendolo tremare da capo a collo.
Potessi far paura così al lupo nero avrei meno problemi.
Mi prose la maglietta e gliela strappai di mano, ancora furiosa, con il cuore che ormai era partito altrove.
-Scusa…- sussurrò piano lui, assumendo una vocina innocente, assieme ad uno sguardo tenero che chiedeva perdono.
Sbuffai. Era carino quando faceva quelle faccette… oddio, ho detto “carino”?
-Mhm- feci solo, cercando di non concentrarmi sulla sua bellezza… oh miseriaccia, “bellezza”? Stavo impazzendo o cosa?
-Beh, fa niente, visto che ormai dovrei esserci abituata- dissi, sospirando.
-Giusto- fece lui, grattandosi nuovamente la nuca, in imbarazzo –Scusa anche per quello-
-Sanguinavi anche quelle volte-
-Vero-
-Ma perché…? Insomma… non dirmi che non avevi mai visto una donna nuda prima!-
-No. A dirla tutta no. Fin ora ti ho vista, ma non bene…- fece lui, fissando altrove.
-Ok, lasciamo perdere!- dissi, leggermente (ma leggermente) agitata per l’argomento.
-Decisamente!- annui Jacob, alzandosi.
Per il resto della giornata non avevamo fatto chissà ché. Abbiamo fatto colazione con uova e pancetta, per poi chiacchierare tutti il giorno. Ma ovviamente non poteva restare da me ancora per molto:
1_c’era l’alto rischio che Sam prima o poi lo venisse a sapere;
2_Jacob aveva da fare a casa Cullen.
Infatti lui stesso mi raccontò di quando erano andati a caccia lui, Bella e Nessie e dell’incontro con una vampira bionda che fin ora non aveva mai visto né sentito parlare.
-Credo che si chiamasse Irina- disse Jacob, mentre eravamo seduti al divano, uno di fianco all’altro –E fa parte di un clan amico dei nostri ghiaccioli, situato in Alaska. Dicono che lei sia arrabbiata con noi lupi perché avevamo fatto fuori il suo ragazzo-.
-Chi?- chiesi, curiosa –Era della banda dei neonati?-
-No, era prima che tu e Seth vi trasformasse, qualche giorno dopo la mia- spiegò –era comunque un amico della rossa, e quel giorno stava per uccidere Bella. Se non fossimo arrivati è così che sarebbe finita..-
-Cavolo…- dissi.
-Quindi deve avermi visto nel bosco ed è scappata via per quello- finì, lasciandosi cadere sullo schienale.
-Fai paura, eh?- scherzai.
Lui mi pizzicò il fianco. Trattenni con facilità un gemito doloroso. Anche quel punto faceva male. Lo stomaco era migliorato, ma ora il dolore, invece di dissolversi del tutto, si era spostato in altri punti.
Lo pizzicai a mia volta sul braccio. Mi guardò, prendendola come una sfida. Sorrise, ma non uno di quei sorrisi incoraggianti, o sensuali, o allegri. No, era un sorriso mooolto maligno…
-Non ci provare!- dissi lentamente. Non mi diede retta, ovvio.
Mi solleticò per tutto l’addome, sotto le ascelle, sul collo, ovunque. E io ridevo, anche forte, nascondendo il male che sentivo in quei punti. Non poteva saperlo, ovvio. E così doveva rimanere.
Rise anche lui e così cominciai anche io a solleticarlo.
Continuammo così, finché io non mi ritrovai sdraiata sotto di lui. Smisi di ridere non appena mi bloccò le mani con le sue.
I nostri petti erano avvinghiati, e i nostri visi così vicini da sentire l’uno l’alito dell’altro.
Socchiusi gli occhi, assaporando il suo odore, drogandomici.
Jacob fece lo stesso, accarezzandomi poi la guancia con fare delicato. Posò la mano su di essa, per poi avvicinarsi sempre di più. Chiudemmo gli occhi, i cuori a mille, le guance ormai sui 90 gradi e i respiri affannati.
I nostri nasi si toccarono. Un altro millimetro e le nostre labbra si sarebbero sfiorate…
Lo sentì, un breve, brevissimo tocco a malapena sfiorato sul mio labbro superiore contro il suo…
Gli tappai la bocca con la mano, impedendoci così di andare oltre. Mi fissò, confuso e scioccato, mentre io cercavo di non cadere nel panico.
Perché, tra tutti i posti per baciarci, proprio qui? In questo divano… lo stesso che io stessa avevo distrutto tempo fa…
Guardai con la coda dell’occhio alla mia sinistra, nel punto esatto dove Harry Clearwater cadde a terra, la vita scivolargli via di colpo…
Jacob segui il mio sguardo. Passò un minuto di silenzio, poi capì. Lo intuì quando si rimise a sedere e disse, triste:-Scusa-.
Mi sedetti, fissandolo. Non sapevo cosa fare, ne come comportarmi. Lo avevo deluso? Lo aveva preso come un rifiuto?
Si alzò, lo sguardo a terra.
Sentivo chiaramente come il suo cuore rallentasse i battiti. Il mio, invece, era agitato.
-Ora devo andare, devo vedere cosa è successo- disse lui, con una voce quasi rotta.
Si diresse alla porta. Prima ancora che la potesse aprire, scattai verso di lui. Gli cinsi il petto con le mie braccia, mentre mi scontravo con la sua schiena. Abbassai il capo, poggiandola appena dietro e sotto il suo collo.
Jacob voltò la testa, forse confuso.
-Scusami…- dissi, il cuore che cominciava a frantumarsi. Cavolo, perché? Perché dovevo fargli male? E stavolta Sam non c’entrava nulla, c’entravo io. Io e il mio passato. E solo perché avevo paura di baciarlo nello stesso posto dove era accaduto il disastro!
-Leah…- fece per dire, ma io continuai, con la voce strozzata :-Ti prego… scusami… quella volta… io non… non volevo dire tutte quelle cose… io… io….-.
-Shh shh- disse, voltandosi, per poi stringermi a sé –non piangere-.
Piangere? Stavo piangendo? Ecco perché sentivo la faccia bagnata. Cazzo!
Avevo buttato fuori davanti a lui ciò che sentivo da un po’. Ne ero sollevata, essendomi liberata di un peso. Ma allo stesso tempo temevo che potesse chiedermi più informazioni sul perché.
Mi aggrappai al ragazzo-lupo, lasciando che mi coccolasse. Un altro di quei suoi abbracci che facevano da tranquillante. Forse mi ci stavo drogando.
Continuai a piangere forte, singhiozzando un:-Scusami, scusami…-
-Shh, ok, è tutto apposto, sei perdonata- disse, con il tono più dolce e confortevole che potesse usare in quel momento.
Rimanemmo abbracciati per più di un minuto.
Alla fine mi staccai un poco da lui, anche se continuava a tenermi dietro alla schiena. Mi asciugai gli occhi, ridendo in modo ironico:-E ti ostini a dire che sia forte!-.
Lui rise, per poi poggiare la fronte sulla mia. –Lo sei, punto-.
Mi morsicai il labbro, il cuore in fiamme, ma nuovamente integro.
-Se… se ti da fastidio, posso capirlo…- disse Jacob, osservando come cercassi di trattenermi.
-No!- sbottai improvvisamente, lasciandolo sbigottito.
-Non… fa niente.. sono io quella che… che dovrebbe non dar peso a queste cose…- dissi, prendendogli il viso tra le mani.
Lui mi sorrise, in modo da incoraggiarmi a procedere.
Mi strinse forte a sé, posando una mano sulla schiena ed un'altra sul fondo-schiena.
-Però poi non te ne pentire- disse lui. Sorrisi e chiudemmo nuovamente gli occhi.
In stanza si sentivano solo i nostri cuori battere energicamente, mentre le nostre labbra erano pronte a sfiorarsi…
-Ohi, Jacob!-
Durò il tutto in un secondo. Spalancammo gli occhi dal terrore, per poi allontanarci a vicenda con le mani alle spalle. Solo che per sbaglio Jacob aveva picchiato la sua fronte contro la mia, ritrovandoci così entrambi ad ululare.
-Ahia, Seth!- sbraitò il lupo, mentre il giovane ragazzo ci fissava, confuso. Pian piano, però, mutò espressione, come se cominciasse finalmente ad intuire qualcosa. Sorrise, compiaciuto, e disse:-Basta che mi chiamate, la prossima volta, e mi dite di non entrare in casa-.
-COSA?- sbraitammo, guardandolo male. Jacob stava ancora strofinando la sua fronte quando andai da mio fratello e gli diedi un pugno leggerissimo sulla nuca. Seth si mise in ginocchio, strofinandosi la testa, guaendo.
-Beh, ehml… io vado..- disse Jacob, con uno strano tono deluso.
-Si, d’accordo- dissi. Il lupo uscì, dandomi però un’ultima occhiata. Chiuse la porta dietro di sé e Seth si rimise composto.
-Cacchio, almeno una strigliata, ma non darmi botte!-
-Allora non fare niente per meritartele- dissi acida. Mi bloccai. Cavolo. Ora si che parlavo come quel cretino dal pelo nero. La cosa mi mise i brividi addosso.

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Capitolo 6
*** 6. ferite, batticuori e altro ***


6. ferite, batticuori e altro
 
D’accordo… se nelle altre volte ero leggermente preoccupata per i sintomi che avevo ogni volta che prendevo le scazzottate (per non parlare della sicurezza di Jacob, Seth e i freddi), ora ero decisamente a disagio.
Il dopo due settimane la situazione andava peggiorando. E non solo a me.
Perché? In primo luogo, il giorno dopo vengo a sapere che i Volturi verranno a farci visita, convinti che Nessie sia immortale (ma se cresce sempre di più?), e tutto perché Irina o come cavolo si chiamava era andata a fare la spia.
Il suo odio verso di noi doveva essere incredibile!
-Hanno detto che faranno riunire un po’ dei loro amici vampiri qui- disse Jacob, dopo due giorni dalla notizia –Saranno in tanti per questa zona, ed è inevitabile il fatto che altri lupi si trasformino. Secondo me Sam avrebbe bisogno di una mano per raddrizzarli, ma sai com’è… sono esiliato! Non mi rivolge nemmeno la parola!-.
-Neanche quando siete entrambi lupi?- chiesi, curiosa.
-No, trattiene i suoi pensieri- disse. Sbuffai. Se solo non lo avesse fatto, e si fosse lasciato sfuggire qualcosina, forse avrei qualche vantaggio.
E la cosa dei vampiri non mi calmava affatto. Arrivarono questi Denali, i parenti della bionda psicopatica spiffero-tutto.perchè-siete-bastardi-e-non-voglio-vedere-la-verità!
Non che mi affascinassero o cosa, ma una delle due bionde, (forse Kate?) aveva il potere di dare le scosse con il solo tocco, e la cosa mi incuriosiva, oltre ad essere incredibile.
Dopo di loro, mi stufai di osservare i vampiri arrivare. Non mi interessava chi fossero, bastava solo che fossero in grado di testimoniare l’innocenza di Renesmee.
Avrei anche potuto collaborare con loro, ma il problema in questione ha un nome: Sam!
Quell’idiota, nonostante conosca la situazione attuale dei Cullen, non vuole fare niente. Niente di niente! Non ha permesso nemmeno ad Alice e Jasper di passare per la scogliera!
I due si sono scelti un’altra via, ma quando gli hanno passato il biglietto, lui lo aveva subito strappato, sputando a terra:-Puah, e noi dovremo aiutare questi insulsi succhiasangue? Neanche per sogno! Nei guai ci sono finiti da soli!-.
Grugnì piano per non farmi sentire. Una volta che se ne fu andato con gli altri, avevo raccattato i pezzi e portati a casa mia. Con tanta pazienza e tanto nastro adesivo, ero finalmente riuscita a decifrare il contenuto:
 
Non cercateci. Non c’è tempo da perdere. Ricordate: Tanya, Siobhan, Amun, Alistair, tutti i nomadi che riuscite a trovare. Peter e Charlotte li cercheremo noi lungo la strada. Siamo desolati di dovervi lasciare così, senza nemmeno un saluto o una spiegazione, ma era l’unico modo, con affetto infinito.
 
Era imbecille? Strappare una cosa tanto importante per loro? Sgattaiolai quello stesso giorno da casa, infischiandomene di Sam, correndo a tutta birra da loro. Quando arrivai, ovviamente i Denali non c’erano. Erano solo i vampiri e il lupo.
Quando mi videro arrivare,  scorsi dalla finestra Edward dire qualcosa a loro, tipo un:-Deve darci qualcosa di importante-.
Uscirono fuori e Jacob si presentò per primo davanti a me:-Che succede, Lee?-
-Questa- spiegai, porgendogli il biglietto –L’hanno lasciata Alice e Jasper quando sono andati-.
-Sono andati?- chiese Bella, incredula. “No, sono ancora qui, a cacciare puma. Sveglia!” avrei voluto dirle.
-Si- risposi solo –Hanno preso una via per la foresta, forse per il Canada-.
-Si, sono proprio andati- disse Jake, leggendo, per poi porgere la lettera a Carlisle. Lui annui e disse:-Bene, ci servono per forza dei testimoni, entriamo, su-.
-Seguiranno il loro suggerimento?- chiesi a bassa voce al lupo, ben sapendo che tanto mi avrebbero sentito.
-Penso proprio di si- rispose lui, alzando le spalle.
Fu così che si decise a radunare più vampiri possibili. Prima che Alice se ne andasse aveva detto loro che sarebbero arrivati non appena la neve avrebbe attecchito al suolo. Quanto mancava ciò?
Beh, primo problema specificato, ed adesso arriva il secondo e più personale.
Ero tornata sempre quella stessa sera a casa, ma al ritorno, indovinate un po’? Beh, lasciamo perdere, è inutile dirvelo.
Ma da perfetta incosciente ero sotto forma di lupa, per cui lui mi lesse subito nella mente. Ringhiò, per niente contento del mio gesto.
“Li hai aiutati?” sbraitò, furioso. Annui, senza abbassare lo sguardo.
In men che non si dica era già ridotta a pezzi. Come al solito il lupo nero se ne andava, lasciandomi lì dov’ero. Stavolta, però, sommersa in una pozza di sangue…
Solo dopo molto tempo (era ormai scesa la notte) ero riuscita ad alzarmi. Le mie ferite purtroppo non volevano rimarginarsi in fretta, così avevo optato per entrare dalla finestra della stanza e sgattaiolare in bagno per non farmi vedere in quello stato.
Per fortuna Seth e mamma già dormivano.
Andai in bagno, con uno strano pensiero in testa. Perché le mie ferite non guarivano? Perché ogni volta la mattina quando mi alzavo sentivo dolori ovunque? Che mi stava succedendo?
Il panico si impossessò di me mentre entravo in stanza, senza far rumore.
Non era mai successo prima che un lupo si facesse tanto male da non potersi guarire velocemente. Per di più sentire i dolori del giorno dopo, cosa che succedeva agli umani.
Stavo perdendo la mia robustezza?
In bagno, per fortuna, avevamo sempre un kit di pronto soccorso. Aprì l’armadietto a specchio sopra il lavandino, presi la valigetta minuscola e la aprì. Almeno sapevo medicarmi da sola ferite simili. Fasciai il mio braccio destro, l’avambraccio sinistro, il polpaccio destro e il piede destro. Per finire anche l’addome. Finì di fasciarmi, abbassando la canottiera alzata  fin sotto i seni, per poi riporre il kit al suo posto. Quando chiusi l’armadietto, dallo specchio la figura di Seth appoggiata al muro del bagno, che mi fissava con un aria severa e preoccupata allo stesso tempo, mi fece rizzare i capelli. Trattenni un urlo forte, voltandomi di scatto. Misi una mano al cuore, dopo aver perso più o meno cinque anni di vita con quella mossa. Ripresi fiato, mentre sudavo freddo.
-Seth, cacchio, mi hai spaventato- dissi, con il fiato lungo.
Lui non disse niente. Il suo sguardo non cambiava. Aveva persino le braccia incrociate. Pessimo segno. Non avrebbe mollato tanto facilmente.
-Che cacchio stavi facendo?- chiese lui, in un modo quasi… autoritario?
-Uh… niente!- mentì da perfetta cretina, con un sorriso falso stampato in faccia.
-Aha, e che mi dici delle fasciature?- chiese lui, indicandole una ad una con l’indice destro.
-Ho lottato contro Paul, e abbiamo esagerato un po’ entrambi- dissi, la prima bugia stupida che mi era passata per la testa –infatti io gli ho fatto l’occhio nero e gli ho staccato due o tre denti!-
-Mhm- fece, ad occhi chiusi. Non se la beveva proprio, eh?
-Se è così, spiegami come mai non sei ancora guarita-.
-Ecco…-
-Spiegami perché ogni volta torni a casa tardi e conciata male!-
-Veramente…-
-Spiegami perché lo fai incazzare tanto da maltrattarti ogni singola notte! Rispondi, Leah!-.
Rimasi in silenzio, incapace di spiccicare una parola. Non sembrava, ma quando Seth si arrabbiava, era spaventoso. Altro che ragazzo dolce e carino, questo sapeva diventare una belva!
Abbassai la testa, sospirando piano.
-Non posso dirtelo- dissi solo.
-Certo, ok, perfetto- fece, lasciando scivolare le braccia –Quindi ora non me lo dici, eh? Genio, siamo nella stessa barca, perché non dovrei..-
-No che non lo siamo!- urlai improvvisamente.
Se Sue si fosse svegliata chi la sentiva? Seth rimase zitto, senza però scomporsi.
-Ascolta, non posso dirtelo perché così lo faresti anche tu- continuai, trattenendo la calma –E sei già troppo dentro in questa situazione, non voglio che ti immischi ancor di più!-.
Non disse niente. Approfittai della cosa per uscire dal bagno e recarmi in camera.
Mi chiusi la porta a chiave, appoggiandomi ad essa con la schiena.
Sentivo chiaramente Seth avvicinarsi, per poi bloccarsi davanti ad essa.
Lo sentì sbuffare, cosa rara da lui.
-Bene- disse. Niente di più. Ma quel “Bene” non mi convinceva. Voleva dire: ”Bene, allora dovrò scoprirlo da solo”.
Mi augurai che non lo dicesse sul serio…
Il mattino dopo (nel senso dopo due settimane) mi ero svegliata leggermente tardi.
-No… ancora?- ruggì contro me stessa, alzandomi di scatto. Mi vestì in fretta e furia (jeans cortissimi con una felpa larga e rossa con il cappuccio della quale mi ero innamorata) ed uscì. Optai per andare con i miei piedi nudi. Non avevo tempo per togliermi i vestiti e trasformarmi, e in auto ero molto più lenta. Decisamente era meglio di corsa.
Correre, poi, mi piaceva. Sentire l’aria fresca di prima mattina mi metteva di buon umore. Mi concentrai su di essa. Assaporai l’odore del pino bagnato, della muffa, della corteccia degli alberi, finché un odore di lupo, ma fastidioso in confronto a quello di Jacob, non mi bloccò.
Alla mia destra, un lupo grosso e nero mi squadrava da dietro un albero. Lo vidi ghignare.
-Cazzo- sbraitai ancora.
Non era il tempo questo per le botte, diamine!
Corsi a più non posso, mentre il lupo mi inseguiva. Visto che io ero sotto forma umana, per una volta era lui ad essere veloce. Prima ancora che potessi saltare per trasformarmi anche con i vestiti addosso, Sam riuscì a graffiarmi la gamba. Sentì i suoi artigli penetrare la carne, e il dolore si fece nuovamente vivo. Caddi in avanti, spiaccicando la faccia contro il terreno bagnato.
Avevo fatto un’altra fasciatura in quel punto, ora strappata e completamente sporca.
Ringhiò piano, mentre cercavo di rialzarmi. Non appena lo feci, però, mi diede una zampata violenta sullo stomaco, facendomi catapultare contro un albero.
Sbattei la schiena contro di esso, le costole scricchiolare. Sputai sangue, cadendo sulle radici.
Tossì forte. Proprio ora che il dolore alle budella cominciava a passarmi.
Alzai appena lo sguardo verso Sam, i capelli che mi coprivano metà faccia.
Strinsi i pugni e i denti. Non ero ancora andata a visitarlo. Possibile che mi trattasse così ogni volta che mi vedeva? Ci prendeva gusto, poco ma sicuro.
Stronzo. Non lo sopportavo più. Ritentai ancora. Mi misi sulle ginocchia, alzando la schiena.
Sam ringhiò. Fui pronta ad un nuovo attacco, così chiusi gli occhi. Questo però non arrivò. Li aprì, accorgendomi che stava per andarsene, poco contento. Strano. Come mai non mi aveva menata ancora?
Mi alzai, il dolore al polpaccio che pulsava. Anzi, bruciava.
Ringhiai silenziosamente, sudando. Non avrei rinunciato a Jacob per una ferita simile. Mi guardai la zona malmessa.
Non era una di quelle profonde. Gli artigli erano appena entrati nei muscoli, ma questa doveva pur guarire subito. Mi augurai che così fosse.
Tornai ad incamminarmi per il monte Olimpia. Quando arrivai, l’odore dei vampiri era sempre più intenso. Quanti “ospiti” c’erano? Decisi di infischiarmene. Bastava che avessero loro il controllo di tutto. Avevo già detto che volevo aiutarli?
Per fortuna erano tutti, tranne Jacob, confinati in casa. ma per quanto ci sarebbero rimasti? I vampiri dovevano pur nutrirsi. L’immagine di Forks devastata dai freddi mi entrò nella mente. Strinsi i pugni, provando a scacciare via quel pensiero orribile. Ovvio, se ci pensavano, ci avrebbe pensato la sottoscritta a farli tacere… ma fino a che punto, considerate le mie attuali condizioni?
-Leah!- mi salutò Jacob, evidentemente contento di sentire un odore più gradevole.
Mi ressi su un tronco, appoggiandomi all’altra gamba, senza dare nell’occhio il polpaccio (che avevo anche cercato di ripulirlo con la felpa. Tanto il colore era quello più o meno!).
Mi venne incontro, abbracciandomi forte, quasi alzandomi dal terreno.
-Finalmente- disse entusiasta –Mi mancava il tuo odore-.
-Immagino- risi, appoggiandomi sulle sue spalle. Passò un attimo di silenzio, nella quale, però, riuscì chiaramente a sentire il battito di Jacob accelerare, come agitato. E… aveva appena deglutito o cosa?
-Leah…- sospirò, nervoso –Cosa… hai fatto al polpaccio?-
Oh, merda.
-Ehm…- dissi, scendendo dalla sua stretta, mentre lui provava a fissarmi negli occhi.
-Mi sono scontrata per sbaglio con Jared, stamattina- dissi, con un sorriso così falso da farmi schifo da sola –per una sciocchezza, e ci siamo messi a litigare…-.
-Certo- fece lui, per niente convinto. Il suo era uno sguardo simile a quello di Seth, ma più intenso.
-Allora dimmi, cosa diceva tuo fratello riguardo alle bende?- chiese, serio.
-Cosa?- domandai, il cuore agitarsi come il suo, salendo alla gola. Cominciai a sudare freddo. Seth… perché?
Mi afferrò il braccio, senza nemmeno darmi il tempo di ragionare sul da farsi.
Srotolò la manica lunga della felpa, scoprendo una delle mie fasciature.
Lo scrutò, il volto scuro. Le sue braccia cominciarono a tremare.
-Jake…- provai a dire, ma lui mi prese per i fianchi, appoggiandomi all’albero di prima. Guardò in basso, mentre alzava la felpa.
-Aspe…- ritentai, ma fu troppo tardi. Anche la benda che copriva tutto l’addome era ormai scoperta. Strinse le dita contro i miei fianchi, quasi a farmi male, ma involontariamente.
-Jacob!- dissi forte, e lui tornò in sé. Mollò la presa, ma la sua faccia era sempre la stessa.
Appoggiò le mani ai lati della mia testa (ancora?) mentre la sua era chinata in avanti.
-Ok….- disse lui, sibilando –Ora sono stanco, Leah. Dimmi. Cosa. Cazzo. Ti. Succede!-.
E. Ora. Cosa. Cazzo. Gli. Rispondo?
-Niente… te l’ho detto già, mi sono scontrata con un po’ tutto il branco e…-
-NON MENTIRMI!- ringhiò forte, ancora con la testa bassa, ma sul punto di perdere il controllo.
Rimasi ferma lì, in silenzio, gli occhi abbassati, mentre mi morsicavo il labro inferiore.
Alzò finalmente la testa, avvicinandola però a me.
-Leah, ti prego, sono mesi che sta andando avanti così, lo so- disse, più calmo, trattenendo il suo lupo –per cui dimmelo. O almeno dimmi chi è stato!-.
Aspettai un minuto buono per potergli dire, con la voce strozzata ma sincera:-Non posso-.
Sbuffò forte, indeciso. Sapevo che teneva ancora lo sguardo sulle ferite e la cosa mi mandava sui nervi.
Mi abbassò la felpa, appoggiando però la testa sulla mia spalla, per poi afferrarmi per i fianchi e stringermi a sé.
Fu allora che non resistetti più. Non riuscivo più a nascondere la vera me. Era troppo. Lei piangeva sempre in silenzio da quando indossavo una cavolo di maschera. Come facevo ad essere forte, se non sapevo essere me stessa?
Piansi, forte. Quando Jacob sentì i miei singhiozzi, mi strinse la schiena con le braccia, regalandomi un abbraccio alla Jacob, caldo, dolce, sereno.
-Non posso dirtelo- dissi, quasi come se mi stessero strozzando –Credimi, lo farei, ma non posso-.
-Ok ho capito- disse lui, accarezzandomi la nuca come solo Jake sapeva fare.
Non riuscivo a ricambiare l’abbraccio. Non me lo meritavo molto.
Si staccò un poco da me, per poi alzarmi il viso con due dita, in modo tale da poterlo guardare dritto negli occhi.
-Sappi però che cercherò di proteggerti, ora che so che questa storia va avanti da molto- disse, lo sguardo più determinato che avessi mai visto. Scossi la testa, contrariata.
-No… non puoi…. – provai a dire, finché non avvicinò il suo naso al mio, prendendomi il viso tra le mani.
Mi asciugò una lacrima con il pollice, per poi sussurrarmi sulle labbra:-Ormai ho deciso-.
Basta, ero stanca di tutto questo casino. I Cullen, i Volturi, Sam e il branco, basta.
Era troppo chiedere una vita più tranquilla? Lasciai che Jacob si avvicinasse ancor di più a me. lo sentivo. Lo volevo. Chiusi gli occhi non appena poggiò le sue labbra sulle mie, calde, morbide e dolci. Le staccò un attimo, per poi tornare alla carica. Stavolta però decisi di dargli un benvenuto più grande, aprendo la bocca e ricambiando così il bacio.
La sua lingua incontrò la mia, ed insieme, infuocate, ballarono come in un valzer.
Le nostre bocche erano talmente incollate che non passava nessun spiffero d’aria. Si incastravano alla perfezione. Jacob spostò le sue mani dal mio viso alle mie spalle, fino alla vita, attirandomi a sé come una calamita. Io poggiai le mani sul suo collo robusto, per poi cingerglielo con le braccia. Ora anche i nostri petti erano incollati come quella sera. Il mio cuore non smetteva di martellare forte, impetuosa, al contatto con il suo, eccitato e passionale.
Arrossì quando mi spinse (aridanghete) contro l’albero, ovviamente stando attento a non farmi male.
Aumentammo l’intensità del bacio, con le bocche, le lingue e i cuori ardenti ed infuocati.
Mi accarezzò i fianchi, poggiando la mano sulla base della ferita, accarezzandola con un dito. Lo afferrai, in modo tale da non trasformare quel momento perfetto e magico in una mezza tragedia.
Lo portai alla base del cuore, intrecciando le dita con le sue. Jacob afferrò la mia mano saldamente, portandola dietro il suo collo, costringendomi a stringerlo di nuovo. Staccammo le nostre bocche, con le lingue ancora incollate e bagnate. Spostò le sue labbra sul mio collo, baciandolo con dolcezza. Mi strinsi ancor più forte, mentre con le mani alle cosce mi tirava su. Mi arrampicai a lui, dopo di ché tornò alle mie labbra.
Possibile che un bacio, un semplice bacio, fosse capace di sciogliermi? Possibile che fosse capace di rallegrare il mio cuore, di farlo rinascere, di farlo battere ancor più forte, di renderlo caldo ed incandescente? La risposta era chiara. Si, era possibile. E questo perché a baciarmi era Jacob. Con Sam non provavo nulla di simile.
Continuammo a baciarci così, come se il tempo per noi si fosse fermato. Staccò definitivamente la sua bocca dalla mia, con il fiato sospeso. Provai a respirare, o almeno a ricordarsi come si faceva.
Mi accarezzò il viso, fissandomi negli occhi.
-Ora lo capisci che non posso permettere che ti facciano male?- mi disse sulle labbra. Non riuscì a dire nulla. Riuscì solo ad annuire da perfetta cretina. Tornò a baciami, ma stavolta sembrava più affamato.
Ricambiai con mia grandissima gioia. Il dolore al polpaccio e al resto del corpo non li sentivo più. Sentivo solo i suoi tocchi delicati e dolci su di me, le nostre bocche unite in un bacio più che appassionato, il suo alito al contatto con il mio, il suo odore dolce che mi stava uccidendo.
 
 
Ok, ammettiamolo. A parte la puzza di vampiri e le mie ferite, e di come Jacob insisteva a farmi spifferare tutto, era stata la giornata più bella della mia vita. Non credevo di poter… si insomma… amare così tanto una persona. Perché erano questi i miei sentimenti per Jacob. Lo amavo, più della mia stessa vita.
Quando decisi di tornare a casa, salutai la piccola Nessie con un abbraccio forte e feci un cenno semplice agli altri vampiri. Stavo per mettere giù la piccola, quando Jacob mi venne incontro e, senza darmi il tempo di agire, mi baciò davanti a tutti. Era un bacio semplice, ma di quelli che con un gesto così ti toglieva il respiro. Lo fissai mentre mi baciava, rossissima in viso e il cuore a mille. Quando si staccò, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, Renesmee, ancora tra le mie braccia, rise, allegra.
-Bacini, bacini!- disse, alzando le braccia, quasi come se volesse vederci sul serio all’opera.
Rosalie e Esme fecero un risolino quasi compiaciuto. Carlisle e Edward annuirono, Emmet rise forte e batte le mani (una ciabatta gli battevo se continuava). Gli altri ospiti ci fissavano, senza sapere se reagire più alla Emmet o più alla Carlisle.
Lascia andare Renesmee e gli dissi sottovoce:-la prossima volta la figura di merda te la faccio io!-.
-Contaci- disse lui, mentre ci scambiavamo dei baci sulla guancia.
Uscì da quella casa super puzzolente e corsi. Mi svestì e mi trasformai. La mia corsa non era uguale a quella delle altre volte. Era più leggera.
Forse perché anche il mio cuore lo era? Leggero?
Nemmeno il tempo di realizzarlo che qualcosa mi colpì violentemente contro il fianco sinistro, facendomi catapultare verso una roccia grossa. Provai ad alzarmi, guardando verso l’aggressore. Indovinate un po’? Sam!
“Bene Bene Bene, cosa abbiamo qui?” fece lui, ghignando. Mi alzai di scatto e gli saltai addosso, mirando alla gola, il punto più debole per noi lupi. Lui schivò l’attacco e mi morse sulla spalla, per poi graffiarmi il petto.
Le sue zanne e i suoi artigli mi perforarono la carne, arrivando a sfiorare i nervi. Il dolore era molto più intenso delle scorse volte. Mi lasciò andare, facendomi crollare su un fianco. Sanguinavo, e le ferite non guarivano.
“Una lupa bianca ed un lupo rosso che si scambiano baci amorosi” fece, finendo la frase di prima. Spalancai gli occhi. Merda, perché mi ero trasformata?
Ritentai, ma mi graffiò il muso con la zampa, costringendomi ad abbassarmi.
Lasciai cadere la testa sul terreno. Mi faceva di nuovo male tutto il corpo. le ferite vecchie si erano riaperte (convinta che le fasciature avessero funzionato per una volta mi ero tramutata, ma ora che ci penso era stata l’idea più stupida che mi fosse saltato in testa).
Ringhiò, pronto al colpo di grazia. Chiusi gli occhi. Speravo che almeno passasse in fretta.
Il dolore che mi aspettavo non arrivò. Bensì un alto ruggito si alzò per il bosco. Aprì gli occhi, confusa. Sam indietreggiò, stranamente spaventato. Una zampa, dal pelo rosso, era posta davanti alla mia visuale. Sopra di me, a difendermi, c’era un lupo rosso dai denti scoperti, e dallo sguardo più spaventoso che gli avessi mai visto negli occhi.
Al suo fianco, un lupo più piccolo e color sabbia ringhiava.
“Figlio di puttana” pensò Jacob, stringendo i denti “Io ti uccido!”.
 

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Capitolo 7
*** 7. difesa e attacco ***


7. difesa e attacco
 
Incredibile. Esattamente quello che non doveva succedere. Esattamente quello che volevo evitare. Tutta fatica sprecata, evidentemente. Cosa ho sopportato a fare tutte le botte e i graffi, fin ora? Non è servito a niente! Alla fine è così che va a finire. Con io esausta e stremata accasciata a terra, e con un Jacob ultra arrabbiato a dir poco che mi faceva da scudo con il suo corpo contro Sam.
Il lupo rosso avanzò di un altro passo, ritrovandomi così definitivamente sotto di lui.
Ringhiò, con il pelo ritto e la coda fra le gambe. Piegò le zampe, facendo crescere di colpo i suoi artigli affilati.
“No… ti prego….” Pensai, ma niente. Sembrava non ascoltarmi. Era… fuori di sé. Lo si intuiva dai suoi occhi. Le pupille erano ridotte a fessure microscopiche. Brutto segno, anzi, pessimo.
Sam si mise all’attenti, pronto a ricevere l’attacco.
“Come osi?” pensò Jacob, rivolto al suo rivale “Perché l’hai fatto? Che ti hanno fatto di male loro due? Che cavolo ti è saltato in mente?”.
“E dovrei risponderti?” sibilò con il pensiero l’altro, graffiando con la zampa il terreno, segno che era pronto a scattare da un momento all’altro (manco fosse un toro).
Questo bastò a mandare Jake decisamente su tutte le furie. Scattò verso di lui ad una velocità pazzesca. I due si scontrarono in una lotta senza pari. In aria si sentivano solo i loro ruggiti, guaiti di dolore, morsi e graffi. La mia visuale non era delle migliori, anzi, stava sfocando.
Riuscivo a vedere solo la figura rossa di Jacob che scaraventava contro un tronco robusto il lupo nero, ma questo subito si rialzò, e tornò alla carica come se nulla fosse. Morse la giugulare di Jacob. Lì per lì cominciai a tremare, ma prima ancora che potessi pensare al peggio, il lupo rosso lo allontanò via con una zampata fortissima, Sam barcollò all’indietro, scuotendo la testa per far passare il dolore alla mascella.
Lo vidi sputare un dente, assieme a qualche goccia rossa scura.
A Jacob però l’attacco sembrava non bastare. Sembrava quasi assetato di sangue, come se volesse farlo davvero fuori, come se non desiderasse altro in quel momento.
Sgranai gli occhi, nonostante la vista fosse incredibilmente pessima. Ma che avevo? Perché vedevo male?
“Leah” sentì la voce forte di Seth risuonarmi nella testa. Lo vidi avvicinare il naso alla mia nuca, guaendo disperato.
“Sto’ bene” mentì “Ti prego, fermalo!”
“Non posso” mi disse lui, nervoso “Mi ha severamente proibito di farlo”.
“Ma non è più il nostro alfa, ricordi?” feci, mentre con gli occhi seguivo la scena a fatica. La figura del lupo buono venne scaraventata via in alto, contro un albero più grosso. Al solo schiantarsi sentì come se l’arbusto cedesse. Vidi come l’alburno e il durame del vegetale si spaccavano a metà. Il tronco intero fu diviso in due. Quando cadde Jacob era già finito a terra sulle radici, per cui non riuscì a schiacciarlo.
Provai a muovere le zampe, e subito queste al mio richiamo tremarono dallo sfinimento.
“No, Leah, è inutile, ti ucciderà!” urlò Seth per farmi star ferma. Non lo badai neanche e ritentai più volte.
Nel frattempo Jacob stava per rialzarsi, quando Sam gli saltò addosso, mordendolo nel modo più brutale possibile alla gola. Lo vidi ululare dal dolore, contorcersi, provando a liberarsi dalla morsa.
“Lascialo!” urlai contro Sam, mentre già cominciavo ad alzare il petto dal terreno umido, ma ancora con le zampe e le braccia fuori controllo.
Il lupo color carbone ghignò soddisfatto, mentre Jacob sembrava sul punto di crollare. Alla fine lo lasciò andare, e lui cadde a terra con un tonfo, sbattendo forte il mento contro il terreno argilloso e bagnato, sporcandosi così non solo del suo stesso sangue ma anche di fango.
Sam sorrise compiaciuto alla vista del suo rivale ridotto a K.O., mentre io avevo solo voglia di urlare e di ucciderlo. La rabbia cominciava ad invadermi il cuore. Non sentivo più il bisogno di trattenermi. Non sentivo più il bisogno di provare pietà. Non se lo meritava.
La rabbia e la sete di sangue che mi avevano appena conquistata mi diedero la forza necessaria per alzarmi su quattro zampe. Queste non tremavano più, anzi, erano salde e ritte sul terreno, mentre con le unghie affilate scavavo il fango ai miei piedi.
Strinsi i denti, gli occhi fuori dalle orbite e una voglia matta di darlo a cazzotti che fin ora non sentivo. Ora ci vedevo. Si, ci vedevo chiaro e tondo.
“Leah, NO!” mi fermò il lupacchiotto, parandosi tra me e l’alfa nero. Provò a darmi delle testate sotto il mento, incitandomi ad indietreggiare, ma non mi mossi di un passo.
“Leah, ti prego, ti ucciderà! Sei ferita!”
“Sta zitto Seth!” gli ringhiai contro, facendolo indietreggiare. Abbassò le orecchie, ma cercò di mantenersi composto.
“Vuoi lottare, dunque?” chiese Sam, stuzzicandomi. Oltre le sue spalle osservai il corpo di Jacob steso. Sentivo il suo cuore come rallentare…
Il suo respiro si faceva più debole, come sul punto di spegnersi….
Ringhiai come mai avevo fatto in vita mia, facendo tremare le foglie. Mi misi in posizione d’attacco, le zampe separate tra di loro, le unghie che sbucavano fuori dalle dita, i denti stretti, le orecchie e la coda abbassate, il pelo ritto. Ruggì ancora tra i denti, per poi aprire la bocca e farne un altro più sonoro. Partì alla rinfusa contro il mio nemico, ma invece di mordergli la gola come avrei dovuto fare, gli assestai una capocciata contro di lui, spingendolo via e scaraventandolo a terra. Si rialzò in fretta, incredulo per la mia mossa.
Fu allora che capì come andava gestita la faccenda. Era semplice, così semplice che avrei riso per non averci pensato prima.
Spensi il cervello. Completamente. Sentivo e vedevo, ma non pensavo a niente, se non a Jacob.
Saltai nuovamente addosso all’aggressore, stavolta mordendogli la zampa. Ululò dal dolore e provò a liberarsi come aveva fatto il mio amico (o anche qualcosa di più…). Ristetti alle sue unghie contro il mio cranio e forzai la presa, toccando con la punta dei denti le sue ossa.
Non riuscì a rompergliele, però. Prima che potessi farlo, riuscì a liberarsi di me, facendomi volare per un metro. Caddi di schiena contro il terreno in modo violento. Quando mi alzai, vidi come la situazione stava degenerando. Ora quello che era partito era Seth. Sembrava anche lui aver perso il lume della ragione. Si scaraventò contro Sam, mordendogli da sopra la nuca. Lui guai, ma per un lupo della sua stazza era una bazzecola liberarsi di Seth e farlo sbattere contro la roccia dura. Non gli diedi il tempo di fare un altro attacco verso mio fratello che ripartì a tutta birra. Non pensai nemmeno a quanti graffi gli stavo provocando, non ci pensai, anche se saperne il numero mi avrebbe reso gioiosa.
Solo… non mi accorsi di una piccola falla nel mio piano. Per quanto provassi ad attaccarlo, Sam era più in salute in confronto a me. proprio quando saltai in alto per colpirlo con tutta la mia ferocia, il lupo mi si scaraventò contro, mordendomi la zampa. Il dolore fu inevitabile. Le ossa scricchiolarono, mentre il sangue schizzava via. Non sentì niente se non il dolore al polso.
Finalmente, poi, sentì la terra sotto il mio fianco, ma il dolore non cedeva, anzi, dominava trionfante sull’arto. Un attacco di panico mi invase, quando mi accorsi che non riuscivo più a sentire la zampa. La guardai, accorgendomi con orrore che era non solo rotta, ma anche piena di sangue. L’emorragia non si fermava. Alzai la testa lentamente, e notai un'altra cosa scioccante che per poco non mi immobilizzò.
Mancava un pezzo di carne.
Riuscivo a distinguere chiaramente una piccolissima parte di osso fratturato insanguinato. Avrei voluto seriamente vomitare.
“Sorella!” guai infuriato mio fratello, scattando verso Sam, che puntualmente, lo stese a terra con un morso alla spalla. Il piccolo lupo cadde a terra, inerme, trattenendo le urla.
“Seth!” urlai disperata. Sam si voltò verso di me, avvicinandosi in modo puramente pericoloso.
“Sciocca” mi rimproverò “Davvero credevi che bastava l’intelletto per farmi fuori? Per quanto il tuo patetico piano fosse geniale, non potevi resistere a lungo con quelle ferite”.
Ringhiai, la zampa dolente più che mai. Tutto il corpo mi faceva male. Le ferite non si chiudevano. Mi girava la testa, con tutto il sangue che avevo perso in quei giorni. Non ce la facevo più.
Per quanto lottassi, non c’era paragone tra me e la sua forza brutale.
Lasciai cadere la mia testa, sospirando sconfitta. Tremai tutta. Non ero riuscita infine a proteggere nessuno. A che cavolo servivo, io? Non ero forte, e su questo Jacob si sbagliava.
Sospirai, ancora.
Jacob… Jacob… Jacob…
“Addio, carogna” guai di gioia il lupo nero, alzando la zampa. I suoi artigli brillavano sotto la luna, facendo risplendere anche il rosso del sangue.
Richiusi gli occhi. Era inutile. Lo sapevo già…
Una lacrima mi sfuggì dall’occhio.
Jacob…
Non ero riuscita a proteggerlo…
Jacob…
Aveva torto, non ero forte…
Jacob…
Lo amo… ed è per questo amore che dobbiamo morire?
Jacob…
La sua voce…
Jacob…
Il suo viso…
Jacob…
I suoi occhi…
Jacob…
Non lo avrei più potuto rivedere. E alla sola idea, la cosa mi rattristava.
Jacob!
 
“Ma cosa…?”
Un movimento veloce, seguito da un ruggito sonoro, forte sul mio orecchio.
Un profumo invitante, un profumo dolce, mischiato alla benzina e all’odore del bosco.
Un alitata calda sul mio pelo, dolce anch’essa.
Ero morta? La morte era così veloce?
Strano.. se ero morta.. perché il corpo mi doleva ancora?
E perché sentivo ancora il terreno bagnato sotto di me?
Non quadra.
Provai a riaprire gli occhi, stupendomi di riuscirci. In un primo momento vidi un lupo nero spaventato ed incredulo. Si allontanava di qualche passo da me, terrorizzato.
Guardai dove guardava lui. Alzai gli occhi, ritrovandomi sopra lo stesso lupo rosso che amavo, lo stesso che avevo tentato di proteggere.
Lo stesso per la quale avevo lottato prima, lo stesso che credevo per un secondo morto.
Lo stesso che mi ha fatto rendere fiera di essere lupa, per il solo fatto di stargli vicino.
Jacob sembrava ancor più possente, ma più furioso di prima. Aveva le zampe piegate, con il petto al contatto con la mia spalla, il suo muso vicino al mio di almeno un dito.
Fissava Sam, stringendo i denti, respirando forte, come se volesse esplodere da un momento all’altro.
I suoi occhi, cioccolato fondente, erano sempre più aggressivi.
I suoi denti rispecchiavano sotto la luce bianca e splendente della luna.
Era bello anche da incazzato?
“Osa. Solo. Toccarla. E. Io. Ti. UCCIDO!” pensò, anzi, lo minacciò, i denti sempre più scoperti.
Il lupo nero era sempre più in tensione. Per poco non sussultò quando si accorse che anche Seth era con noi, che ci affiancava, il muso vicino al terreno, le zampe piegate, i denti scoperti, come se fosse pronto ad attaccarlo.
Sam indietreggiò ancora, finché non si terrorizzò il doppio quando si sentirono dei passi sempre più vicini. Erano in molti. Grosse zampe di lupo si facevano più vicine…
Nemmeno il tempo di agire, che “l’alfa” si ritrovò alle sue spalle tutti i lupi.
Il branco non sapeva se guardare lui o noi tre.
Paul e Jared, assieme a Quil e Embry si fecero avanti, guardando me, Jacob e Seth.
“Cosa…? Che significa?” chiese il lupo grigio, paonazzo.
“Sei stato tu?” fece il lupo marroncino.
Sam non seppe rispondere. Li fissava uno ad uno, senza sapere cosa fare.
Sbaglio… o tremava? Aveva fifa? Del suo branco?
I lupi continuarono a fissarlo, per poi cambiare espressione. Non sembravano più confusi, ma ora erano increduli, scioccati e con poco di ira negli occhi.
“Perché?” urlò Colin “Perché hai fatto ciò?”
“Io…”
“Un cazzo! Ci spieghi cosa hai fatto a loro tre, soprattutto all’acidella?” strillarono Embry e Quil.
Il lupo nero indietreggiò ancora, ritrovandosi vicino a noi. Jacob ringhiò forte, tanto da farlo sobbalzare. Embry e Quil scossero le teste, indignati, per poi girare intorno a Sam per arrivare a noi. Affiancarono Jacob. Capì allora cosa cercavano di fare. E capì anche perché Seth non poteva disobbedire a Jacob. Si erano schierati dalla sua parte.
Sorrisi.
“Fotti Sam” dissi, prima di chiudere definitivamente la mia mente con lui. Con tutto il cuore tornai in quella di Jacob, ma in modo definitivo. Quella di Sam non la sentivo più. Vuoto.
Uno ad uno, però, le voci dei nostri si fecero sentire.
Colin e Brady si avvicinarono, unendosi alla mischia. Li seguirono altri lupi, e per finire Paul e Jared.
Il lupo nero ci fissava tutti, incredulo, nero di rabbia (?), i denti che tremavano.
Forse stava sputando giù tante parolacce in una volta, perché Jacob rispose “Vacci tu, figlio di buona donna!”.
Scosse la testa, decisamente fuori controllo. L’istinto ebbe la meglio su di lui. Voltò i tacchi e corse via, lontano da noi tutti.
Rimanemmo in silenzio, osservandolo scomparire.
Dopo quello che sembrava un infinità di tempo, Seth guai dalla gioia: “Finalmente!”.
Fu con quel richiamo che i lupi esultarono, risero, saltarono, fecero casino, insomma.
Sorrisi, contenta. Finalmente l’incubo era finito.
Non dovevo più ascoltare quello scemo.
Potevo stare con Jacob, libera da ogni catena.
Embry e Quil esultarono di fronte al loro amico, dandogli delle testate affettuose sulle spalle.
“Ok, ok, basta festeggiare per ora” li silenziò il lupo rosso, leggermente imbarazzato “Prima portiamo Leah e Seth a farsi medicare, poi… ne parliamo meglio”.
“Agli ordini, alfa!” esclamarono a gran voce tutti, persino Seth.
“NON CHIAMATEMI ALFA!” ruggì furibondo lui, facendoli però ridere di gusto.
“Alfa Jacob…” lo chiamai, il sorriso che non voleva mollarmi il muso.
Jacob si abbassò su di me, accarezzandomi la guancia con il naso.
“Che razza di scema che sei” rise, per poi leccarmi il muso. Risi piano, le forze che cominciavano a reggere, ma il cuore che pompava sangue più che mai.
Si tolse da me, per poi tramutarsi in un umano (provai a non far caso alla sua nudità).
Mi sfiorò la nuca con il palmo della mano, finché non sentì il mio corpo dolente mutarsi e cambiare forma. Ritornai nel mio corpo da donna, e subito dopo la tramutazione Jacob mi buttò addosso qualcosa, simile ad una coperta.
Mi accarezzò la guancia con due dita, sorridendomi. Ricambiai quel meraviglioso sorriso, mentre mi prendeva la testa e mi teneva tra le sue braccia.
-Voi restate pure qui- disse Jacob agli altri lupi, facendo senno al lupo-sabbia di seguirlo.
Camminarono per un tratto di strada, dopo di ché il ragazzo che amavo mi diede un leggero bacio sulla fronte.
Arrossì e mi lasciai abbandonare sul suo collo, assaporando il suo odore….
Alla quale ben presto si aggiunsero odori disgustosi!
Mi tappai il naso con le dita, ignorando la maleducazione.
I vampiri ci fissavano, sconcertati.
Carlisle fu il primo a presentarsi.
-Cosa è successo?-  chiese, esaminando il mio polso smaciullato.
-Dopo, adesso puoi aiutarli?- chiese Jacob, mantenendo la calma. Il dottore annui e ci fece condurre in una stanza, una sotto specie di ambulatorio provvisorio.
Chiusi gli occhi, ben sapendo che ci vorrà molto per curare ferite che non guariscono in fretta. Decisi così di addormentarmi, tra le braccia del mio amato ed eroico lupo.


ANGOLO AUTRICE: scuuuusatemi per il ritardo! League of Legends, mio fratello da badare ed altro mi hanno riempito! e dovevo anche riempirmi con le idee per la lotta. per non parlare delle altre ff che da perfetta cretina scrivo ancora insieme (non imparo mai!)
beh, che dire... siamo vicini alla fine (era oraaaaa, vero? XD)
un bacio a coloro che mi seguono e alla prossima!

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Capitolo 8
*** 8. dolce risveglio. alfa e... alfa! ***


8. dolce risveglio. alfa e… alfa!
 
Aprì gli occhi, le mie palpebre accecate dal sole mattutino. Fissai il soffitto, bianco da ospedale. Voltai gli occhi intorno a me. Era molto più limpido. Finalmente la mia vista era tornata normale (per i lupi, almeno).
La prima cosa che notai era Jacob, con la testa sul mio addome e gli occhi chiusi, il sorriso stampato in volto.
Al solo vederlo mi intenerì.
La seconda cosa che notai era la stanza. Mi avevano messa su un lettino attaccato alla parete.
Per fortuna non mi avevano messo quell’assurdo macchinario dei bip. Sarebbe stato troppo demenziale.
Per terza cosa, me stessa. Mi fissai nei vari punti dove avevo subito le ferite più gravi. Il polso dove Sam mi aveva fatto quel morso letale era completamente fasciato, ma la fasciatura sembrava esser fatta da poco. Magari l’avevano cambiata.
Mi toccai la fronte, e guarda caso anche lì ero fasciata. Stessa situazione per la spalla. Insomma, ogni dove avevo subito morsi letali era bendato.
Con mia grande sorpresa, però, il braccio non era gessato. Eppure Sam me lo aveva rotto, lo ricordo bene.
Mossi un dito, stupita, per poi muovere la mano. La alzai davanti al mio viso, aprendola e chiudendola continuamente. Come nuova. Carlisle fa proprio miracoli.
E per finire, come quarta cosa, mi accorsi di come ero vestita.
“Alice….” Grugnì dentro di me, quando osservai il mio abito bianco scintilloso corto. La gonna iniziava da sotto i seni e si divideva in tre morbidi e sinuosi strati ondulati, i primi due trasparenti, l’ultimo di sotto e più grande di un bianco purissimo.
Sbuffai, osservando anche i miei tacchi a spillo color perla. Quella vampira era…
“Un’attimo… Alice non era andata via con Jasper?” pensai. In effetti, non c’erano. A meno ché non sia passato troppo tempo e siano tornati. Da quanto tempo ero rimasta in quel lettino?
Non ci capisco niente.
Sbuffai, per poi poggiare nuovamente lo sguardo su Jacob. Dormiva sereno sul mio grembo.
Allungai la mano sana, posandola sulla sua nuca. Accarezzai i suoi capelli, corti e selvaggi, che a mio parere erano i migliori.
Il suo odore era concentrato solo in questo punto, mentre nel resto della stanza non c’era. Era stato qui per tutto questo tempo? Già, ma per quanto?
Mentre lo accarezzavo, pensando al mio coma, il suo sguardo dolce e sensuale allo stesso tempo mi bloccò all’improvviso. Aveva un solo occhio aperto, ma già con quello mi aveva perforato non solo negli occhi, ma anche nel cuore, che cominciò ad agitarsi forte.
Lui sorrise, probabilmente dopo aver visto il mio rossore.
Si alzò dalla mia pancia, per poi stropicciarsi l’altro occhio.
-Come stai? Tutto bene?- chiese, dolce come il miele.
-Mhm- annui. Ed era vero. Il dolore era cessato. Non sentivo più male da nessuna parte. Sembrava quasi inutile portarmi le fasciature!
-Quanto tempo è passato?- chiesi.
-Beh- disse, spremendosi la fronte con l’indice –Diciamo anche…. Sei giorni con oggi-
-Sei giorni…- ripetei. Quasi una settimana in coma? Stavo tanto male?
Mi fissai di nuovo il polso. La carne si era rigenerata?
-Tranquilla, il Doc mi ha spiegato perché le tue ferite non guarivano- disse Jake. Non era esattamente quel tipo di domanda che volevo fare, ma ero curiosa.
-Sembra che se un lupo continua a guadagnarsele giorno dopo giorno, le difese nostre si abbassano, calano a picco. E le ferite non guariscono più velocemente, ma a “passo d’umano”.  Forse devi aver sentito anche dolori come quando si ricevono botte dure. Però ha anche detto che dopo due giorni di completo riposo le ferite cominciano a rimarginarsi da sole. Beh.. per il polso ci è voluto di più, vista la profondità e visto che te l’ha anche gessato-.
-Ah, allora è vero che..-
-Si, ma le ossa sono tonate subito come nuove, per cui te le abbiamo tolte ieri sera. Per la carne… beh… non lo so, ma dicono che non manca molto perché la tua pelle torni come prima-.
-Oh- dissi solo. Beh, almeno non dovevo andare avanti con qualche cavolo di cicatrice o cosa.
-E ora, rimanendo in tema, cerchiamo di chiarire qualcosa- disse, facendosi serio, avvicinandosi sempre più a me.
Deglutì. Ahia.
-Si… ma prima mi spieghi come l’hai saputo?- chiesi, poggiando la testa sul cuscino del letto, che purtroppo per me non era bello disteso.
Jake sospirò, per poi raccontare:- Non appena te n’eri andata, sono arrivati Seth e Charlie. Beh, Charlie voleva trovare Bella, ma Seth era agitatissimo. È venuto da me e mi ha detto cosa vi ha fatto fin ora Sam. Aveva poi capito alla fine che tu venivi qui sempre, e questo lo ha fatto preoccupare di più. Io gli ho chiesto di calmarsi e di raccontarmi meglio, e lui lo ha fatto. Mi ha spiegato come quella volta vi aveva dato il benvenuto quando siete tornati da lui, di come quella notte ti stavi fasciando da sola le ferite, del fatto che rimanevi sempre chiusa in te stessa per non svelarlo a nessuno. E mi ha anche detto che alla fine aveva capito cosa era successo dall’inizio. Sam ti aveva costretta, vero?-.
Annui. Almeno gran parte del discorso Seth me l’aveva fatto risparmiare.
Trattenni il fiato, mentre gli raccontavo del giorno al supermercato. Lui annuiva, i pugni stretti nel tentativo di calmarsi.
-E’ così- finì –Per non parlare della prima volta che ero scappata. Al ritorno lui mi ha lasciato fare, ma in cambio dovevo sempre beccarmi le botte. E tutto questo l’ho fatto perché- (afferrai la sua mano, alzai la testa verso di lui e lo fissai negli occhi, decisa) –volevo proteggere tutti voi. Sam mi aveva minacciato, capisci? Aveva minacciato soprattutto le vostre vite, la tua, quella di Seth e quella dei Cullen. Non ho avuto altra scelta-.
Passò qualche secondo di puro silenzio, dopo di ché il ragazzo sospirò.
-D’accordo, fin qui ci ero arrivato- disse –Lo avevo letto nella mente di Sam quando se n’era andato via spaventato. Ma quello che non capisco è perché non me lo hai detto. Avrei potuto prenderlo a calci nel culo prima, e tu non saresti qui su questo letto!-
-Lo so, Jake- dissi, abbassando il capo –Ma non potevo. Vi avrebbe uccisi se lo avessi fatto-.
-Da solo?-
-Ovviamente avrebbe convinto i suoi!-
-Ma loro gli hanno appena voltato le spalle- sbuffo secco lui, evidentemente stressato per la cosa.  Risi.
-Tanto ti capitava- dissi, accarezzandogli la guancia.
-Mhm- fece, avvicinando il suo viso al mio.
Le sue labbra non erano mai state tanto dolci e calde. Le nostre bocche si muovevano in sincronia, come se già sapessero cosa fare. E le nostre lingue lo erano altrettanto, mentre andavano a fuoco.
Il mio cuore accelerò i battiti, e il mio viso si fece più caldo, forse bollente.
Mi leccò l’interno della bocca, mentre mi accarezzava la guancia con fare delicato. Spostai la mia mano dal suo viso alla sua nuca, stringendo i suoi capelli ed attirandolo così a me.
Staccammo le nostre labbra, con le lingue ancora in contatto, per poi tornare a fare il giro. Un bacio simile era capace di togliere il fiato in un secondo. Ogni fibra del mio corpo mi diceva di amarlo. Di toccarlo. Di baciarlo.
Jacob staccò le sue labbra dalle mie, spostandole poi sul collo, baciandolo dolcemente.
Alzò la testa su di me, per poi sfoggiarmi uno dei suoi più larghi sorrisi. Andai decisamente in panna. Scossi la testa per mantenere i miei ormoni (rovinati) femminili.
-Quanto siamo rosseeeeee- fece, stuzzicandomi.
-Ma che dici?- finsi di niente, voltando lo sguardo da un’ altra parte.
Mi fece voltare di nuovo verso di lui con un dito, per poi baciarmi ancora. Chiusi gli occhi, ben felice del bis.
Anche se come bis era più corto. Le nostre bocche si separano ancora. Ripresi fiato, mentre Jacob posava le sue labbra di nuovo sul mio collo. Stavolta lo baciò con più intensità, quasi come se lo volesse mangiare. Questo fece agitare ancor di più il mio cuore. Il mio petto si alzava e si abbassava al ritmo dei miei battiti.
Staccò le sue labbra dalla mia pelle, leccandola con gusto.
-Ehi, vedi di non morire prima di Natale- disse lui con fare troppo sensuale.
-Eh? Natale?- chiesi, confusa.
-Si- rispose, guardandomi dritto negli occhi –Oggi è la Vigilia-.
Sgranai gli occhi, più che stupore per il terrore. Mi alzai a sedere talmente in fretta e senza preavviso che sbattei la fronte contro quella di Jacob, ancora.
Ululammo dal dolore, tenendoci le teste.
-Ahia!- dissi, lasciandomi cadere di nuovo sul letto.
-Cavolo, è la seconda che ci capita, e stavolta non è stato Seth!- si lamentò lui, massaggiandosi la fronte.
-Scusa- dissi, risedendomi con più calma.
-Vai tranquilla- fece –Piuttosto, perché tanta agitazione?-
-E me lo chiedi?- feci, seria. Lui sembrò confuso. Afferrai il colletto della sua t-shirt rossa, avvicinandolo a me, ma non per baciarlo.
-E’ la Vigilia, e io non ho fatto nessun regalo!- dissi, nervosa.
Jacob sembrò trattenere una risata, ma non ci riuscì. Scoppiò a ridere, poggiando la testa sul mio grembo e battendo i pugni sulla sua coscia.
Bastò un semplice colpo sulla sua nuca per farlo smettere di ridere.
-Ahi- fece, massaggiandosi e alzando la testa.
-Ahi, hai detto bene!- feci, indignata.
-Lo sai che sei carina quando fai le smorfie?- fece, prendendomi il viso come prima. Senza nemmeno avvertirmi mi diede un leggero bacio sulle labbra, per poi guardarmi in viso.
Arrossì ancora, ma stavolta provai a rimanere più seria.
-Per i regali non temere, ci ha pensato Seth- disse lui –Li ha fatti per tutti anche da parte tua-.
-Un attimo- lo interruppi –Come per tutti?-
-Tutti tutti!- annui. Un brivido mi corse lungo la schiena.
-No- dissi, incredula. Jacob mosse la testa in avanti e indietro, facendo cenno di si.
Scossi la testa, con un altro No incredulo.
-Si, Leah, lo ha fatto- affermò.
-Cazzo- mi lasciai cadere. Ma perché, cavolo? Bastavano anche due persone, non tutti.
-Riesci ad alzarti? Gli altri vorranno vederti- disse. Annui, sicura che i miei piedi avrebbero funzionato.
Li mossi, e in effetti il dolore al polpaccio non lo sentivo più. Tolsi i tacchi, anzi, li lanciai in aria, per poi poggiare delicatamente i piedi sul pavimento fresco. Jacob mi prese per mano, mentre mi alzavo. Sorrisi. Non sentivo decisamente dolore. Stavo alla grande. Se solo non fosse per le fasciature avrei detto di essere come nuova.
Mi condusse di fuori, circondando con un braccio la schiena e afferrandomi per il fianco.
Alcuni dei tanti vampiri non c’erano. Forse erano a caccia.
Bella e Edward stavano al piano, mentre la figlioletta ammirava i gesti del padre.
Renesmee, quando ci vide, mi saltò addosso, stringendomi forte. Ricambiai l’abbraccio, per poi lasciarla libera, mentre mi diceva con i suoi poteri: ”Che carina che sei, zia”. Carlisle e Esme ci guardarono, felici. Rosalie e Emmet lo stesso, lui decisamente allegro, lei soddisfatta del mio abbigliamento.
-Ora che ci penso, chi mi ha vestita così?- chiesi all’orecchio del lupo.
-La bionda- fece.
-E ti sta anche a pennello- rispose la vampira –Peccato che ti sia tolta i tacchi-
-Per me sono scomodi- risposi –Comunque… grazie…. A tutti quanti-.
-Non c’è bisogno di ringraziare- disse Esme, in tono troppo materno e il sorriso che le incorniciava il volto.
Non so il motivo, ma mi sentì uno schifo. Fin’ora avevo rifiutato i loro aiuti, eppure.. tutti quanti loro mi sostenevano. Perché?
-Semplice- rispose Edward alla mia domanda silenziosa, sempre suonando –Dato che Jacob fa parte in un certo senso della famiglia, anche tu ne fai parte assieme a Seth-
-Questo è vero- ammise Bella –ti consideriamo una di noi. Ovviamente non come una vampira, ma neanche come una lupa. Diciamo… si, un amica-.
Ok, ora stavo proprio di merda!
-Ma… io…- dissi, imbarazzata.
-Non importa, Leah, è normale che all’inizio non ti fidassi di noi- disse il dottore –Anche noi non ci fidavamo molto, ma adesso, soprattutto dopo che tuo fratello ci ha raccontato tutto, ci possiamo fidare, anche ciecamente-.
Abbassai la testa, nascondendo un sorriso. Questi vampiri mi volevano bene nonostante tutto.
Sapevo di non meritarmelo, e sapevo anche che per me era un po’ dura da accettare, ma andava bene. Almeno non mi dovevano sempre fissare come se fossi un cane che morde.
-Leah!- esclamò Seth, giungendo dalla cucina. Corse verso di noi e mi abbracciò forte.
Sciolse l’abbraccio, per poi aggiungere:-Che bello, finalmente ti sei svegliata!-
-Già- dissi, grattandomi la testa –Senti, riguardo ai regali…-
-Tranquilla, ci ho pensato io- disse, convinto.
-Ecco, per questo non posso stare tranquilla!- dissi, severa. Lui deglutì, mentre Jacob tratteneva ancora le risate.
-Di un po, cosa hai combinato?-
-Niente, ho solo preso un po’ di cose per noi, per il branco, la nostra mamma, i Cullen, i loro ospiti…-
-Anche loro????- stavo per dire, quando Jacob ci interruppe:-Dai, andiamo, gli altri del branco vogliono vederti-.
Annui, cercando di non stressarmi troppo per via dei regali. Che cavolo avrà comprato Seth? E quanto cavolo avrà speso? Non eravamo mica i Cullen che se lo potevano permettere!
Gli altri lupi ci stavano aspettando di fuori, tutti in forma umana. C’era chi stava seduto agli scalini, chi nei rami alti degli alberi intorno, chi in piedi appoggiati ai tronchi. Quelli seduti si alzarono quando ci videro arrivare.
Ci salutarono tutti con dei clamorosi e alquanto chiassosi ehilà; ben tornati; sei guarita, era ora!
-Ok, ok, calma gente- disse Jacob, placando le acque alla stessa velocità con la quale si erano agitate.
-Ma allora è vero quello che è successo? Insomma, ti ha costretta a fare la sua schiava?- chiese Quil, curioso come tutti.
-Non proprio schiava- risposi, grattandomi la nuca –diciamo più che mi teneva alle strette peggio di un cane al guinzaglio, capite?-
-Ma perché non l’hai detto prima a noi?- chiese Embry.
-Scemo, non hai sentito prima?- fece Paul –Era per evitare che uccidesse qualcuno-
-Abbiamo praticamente un eroina tosta e tamarra, qui!- scherzò Brady.
-L’eroe non sono io, ma il vostro alfa- dissi, indicando Jacob con il pollice.
-Però tu ci hai protetto- sottolineò lui –quindi chi ha faticato di più alla fine sei stata proprio tu-.
Sorrisi, imbarazzata dal complimento.
-Ok, ora io voglio vedere un bacio!- ululò Jared dal ramo.
-Siiii- esclamarono Embry e Quil.
-Ma…- sospirammo noi due. Purtroppo gli altri non ci stavano ascoltando. Anzi, continuavano a cantare:-Bacio, bacio, bacio, bacio!-.
-Se ci baciamo, state zitti per ventiquattr’ore?- chiese Jacob, esasperato.
-Si, ma solo se la baci per bene!- disse Embry, puntandogli contro il dito.
-Almeno staranno zitti…- sospirai piano, rossa in volto. Anche il lupo rosso era leggermente in imbarazzo, ma nonostante ciò, mi prese il volto con due mani, attirandomi a sé e baciandomi in modo sublime, da togliere il fiato.
Non sentivo gli altri che schiamazzavano, ululavano, facevano versi da maiale o robe così. Sentivo solo come l’alito di Jacob si mischiava con il mio, e come le nostre lingue si intrecciavano.
Staccammo le nostre labbra, con gli altri che continuavano a fare i cretini.
-Finalmente un cognato degno del sottoscritto!- si commosse il lupo-sabbia, cingendoci i colli da dietro.
-Eh?- fece Jacob, rossissimo.
-La-lascia stare…- feci invece io, rossa come lui, ma con il fegato di dare una gomitata a Seth.
-E bravo il nostro nuovo alfa!- esclamarono i suoi due amici d’infanzia, dando delle pacche simpatiche al ragazzo, che si grattava la nuca, incapace di decidere cosa fare.
-Ok, ok, ci siamo baciati, ma ora potete gentilmente chiudere le vostre fogne?-
I lupi annuirono, soddisfatti, trattenendo le risate. L’alfa sbuffò, per poi rivolgermi la parola:-Andiamo?-.
-Si- risposi, mentre mi prendeva per mano, conducendomi al bosco. Ci allontanammo sempre di più agli altri, arrivando vicino al fiume. Era qui che mi ero unita al suo branco la prima volta.
Mi teneva ancora per mano quando ci fermammo alla riva. Se non fosse per la puzza, avrei detto che il luogo era proprio bello.
-Ma come si fa a condurre un branco di idioti?- sospirò Jacob, scuotendo la testa. Feci un risolino e lo incoraggiai, appoggiando la mano fasciata sulla spalla:-Non temere, io e Seth siamo qui per aiutarti-.
-Già- annui lui, sorridendomi. Ricambiai il sorriso da perfetta cretina. Mi baciò la guancia, ma il bacio sembrava molto più lungo del previsto. Nel mentre mi afferrò per i fianchi, facendomi appoggiare dolcemente la schiena contro un tronco. Poggiai le mani sul suo petto, mantenendo (o almeno ci provavo) il respiro regolare. Il lupo spostò la bocca sulla mia, iniziando quel giro che tanto attendevo.
Mi baciò, mi baciò come se fosse l’ultima cosa che potesse fare, come se fosse l’ultimo giorno prima della fine del mondo. Peccato che la mia fine era lui.
Le nostre labbra si incastravano alla perfezione, come se fossero fatte apposta per incontrarsi.
Lui muoveva la lingua in un modo talmente dolce e deciso che per poco non svenivo.
Incontrò il suo petto con il mio, massaggiandomi i fianchi come solo lui sapeva fare. Spostai le mani sul suo collo, per poi attirarlo a me, affondando le dita tra i suoi capelli. Jacob aumentò l’intensità del bacio, quasi come se fosse affamato. Lo accontentai, assaporando al meglio la sua lingue contro la mia, le sue calde labbra, tutto ciò che mi diceva di amarlo, tutto ciò che lo raffigurasse al meglio.
Spostò le sue mani alle mie cosce, alzandomele. Gli cinsi con le gambe la vita, aggrappandomi a lui come al nostro primo bacio.
Con una mano mi accarezzava la coscia nuda, con l’altra mi teneva per i glutei.
Continuammo a baciarci così, sperando le bocche di tanto in tanto per riprendere fiato. Il lupo spostò infine le sue labbra dalle mie alla mia gola, leccandola con avidità, per poi baciarla, deciso e affamato.
Respirò sul mio collo, dandogli dei bacetti, per poi tornare a leccarmi la lingua. Senza nemmeno capire come ci siamo riusciti, finimmo sdraiati ai piedi dell’albero, tra due grosse radici, con il ragazzo che amavo sopra di me.
Attirai la sua testa contro la mia il più possibile, mentre lui mi stringeva per i fianchi. I nostri petti erano come sempre incollati, ed ora lo erano anche i nostri bacini.
Staccammo le nostre labbra, respirando a vicenda i nostri aliti, assaporandoli. Era perfetto, tutto perfetto.
Si rimise a mordicchiarmi il collo, quasi sul punto di divorarmi. Per lui avrei ceduto. Lasciai che mi leccasse la parte sinistra della gola, il cuore sempre più agitato.
Eravamo insieme, finalmente insieme. Era bello, molto bello.
Tutt’a un tratto, però, ricordai come Jacob era rimasto ferito quel giorno. Sgranai gli occhi dal terrore. Ero vicina… vicinissima… a perderlo…
Mi tremarono le braccia, e come una deficiente, cominciai a singhiozzare.
Il lupo notò come il mio umore cambiò d’improvviso. Alzò la testa, fissandomi, confuso e sorpreso.
-Cosa c’è?- chiese, rattristato.
-Jake…- sospirai, la voce strozzata. Ma che facevo? Stavo rovinando un momento tanto romantico e perfetto!
E come se non bastasse, le lacrime non la smettevano di scendere.
-Shhh, è tutto ok- mi consolò lui, poggiando la sua fronte sulla mia e sfiorandomi il naso contro il suo.
-Quel bastardo non si è più fatto vedere, è tutto ok-.
Tirai su con il naso, incapace di smettere. Non era quello il punto…
-Ti… ti stavo per perdere….- dissi, a fatica.
-Cosa?-
-Quel giorno… per un secondo.. io… io… ti credevo… credevo che… che..-.
-Shhhh- mi zittì ancora, sfiorando per poco le sue labbra sulle mie, calmando il mio animo.
-Sono qui, ora, sono vivo, sono qui con te, non temere- disse, sorridendomi. Ricambiai il sorriso, ancora con le lacrime agli occhi, che ben presto il ragazzo cancellò con due baci agli occhi. Due baci così teneri da farmi impazzire.
-Questo dimostra però… che non sono forte come credi- dissi –Avevo ragione io-.
-Sbagli ancora, mia cara Lee- fece lui, allegro –Ti ho vista come avevi cercato di combattere contro di lui. La tua tattica era buona, peccato che eri già malandata-.
Sbuffai. Non riuscivo a convincerlo, cacchio!
Jacob mi baciò, dolce, ma intenso. Ricambiai con molto piacere, ma presto staccò le sue labbra, giocando con una ciocca dei miei capelli.
-Senti.. Leah..- disse, rosso in volto –Visto che io dovrò fare il maschio alfa… ti andrebbe di essere la mia femmina alfa?-.
Rimasi di stucco di fronte alle sue parole, il calore al viso più intenso.
-Mi stai chiedendo di fare coppia fissa, vero?- domandai. Lui rise, imbarazzato.
-Si, il significato più ovvio è quello- rispose.
-Devo per forza rispondere a parole o con le azioni?-
-Mhm… con le azioni- disse, mezzo insicuro e con un moto di terrore.
Gli afferrai il volto tra le mani, attirandolo a me. lo baciai, in modo dolce, ma cercando di essere sensuale. Incontrai la sua lingua, la sua dolce e saporita lingua. Dio, se mi faceva impazzire quel ragazzo-lupo!
Staccai le mie labbra dalle sue, accorgendomi solo ora che mi fissava, incredulo, ma ora con una felicità negli occhi senza eguali.
-Lo … devo prendere per un si?- chiese, timido. Risi, com’era tenero.
-Si- risposi, baciandogli la fronte che per due volte glie l0avevo mezza spaccata.
Lui sorrise, finalmente allegro e con il cuore più leggero, nonostante gli battesse forte, al contatto con il mio.
-Ma dovrò fare cosa? Insomma, sarò di nuovo il tuo beta?- chiesi, insicura.
-No- scosse la testa –Comanderemo insieme, tu ed io-
-Cavolo che roba!- risi, e anche lui si mise a ridere felice con me.
Tornammo a baciarci, lasciando che la mia mente si liberasse di tutto. Non volevo pensare a niente, ora, se non al ragazzo che amavo.
 
 

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Capitolo 9
*** 9. epilogo ***


9. epilogo
 
 
I Volturi sparirono via, esattamente come erano giunti.
I loro mantelli svolazzanti si offuscarono del tutto. Davanti a noi, solo la foresta innevata.
Sapevo che qualcuno stava dicendo qualcosa, ma io non ci badai molto. Il mio cuore risuonava forte, impetuoso, come quello di tutti i lupi.
Solo dopo mi accorsi dell’enorme chiasso che si era creato.
L’atmosfera intorno a noi era diventata accogliente e allegra. Tutti si abbracciavano, baciavano, scambiavano i cinque, ridevano, scherzavano.
Avevano ragione da vendere. I Volturi se n’erano andati. Finalmente un altro caso pericoloso si era dissolto. Per il momento.
“Leah!” mi chiamò Jacob, che affiancava le due sanguisughe e l’ibrido.
Sorrisi al solo vederlo di fianco a me e. Gli saltai addosso, la felicità in quel momento era troppa.
Avevamo scampato il pericolo, la morte, le perdite. Il peggio era passato.
Finimmo tra la neve, rotolando, per poi fermarci. Jacob era sopra di me, che rideva allegro e spensierato.
Tutto era allegro e spensierato.
Risi anch’io, gioiosa come non mai.
Mi guardò negli occhi, la felicità riflessa in quelle pupille scure. Gli sorrisi, il cuore ancor più emozionato.
Senza nemmeno darmi il tempo di dire qualcosa o fare qualcosa, mi baciò.
Strano, vero? Due lupi che si baciano è anormale. Ma sappiate una cosa… sarà anormale, ma è dolce e bellissimo.
Anche se il muso era leggermente inclinato, le sue labbra si incastravano perfettamente con le mie, come quando siamo umani. Staccò la sua bocca dalla mia, fissandomi.
Rimasi impalata, mezza rincoglionita, a fare il punto della situazione. Il mio lupo mi aveva baciata… da lupo!
Sorrisi, peggio di una demente, e arrossì.
Ricambiò il sorriso e tornò a baciarmi alla stessa maniera. Ricambiai quel bacio, quel dolce, lupesco, famelico e invitante bacio, con le lingue che si legavano tra di loro.
Ci staccammo quando Seth ci richiamò, quasi esasperato: “Ragazzi, sono tre volte o dieci che vi chiamo, cavolo, stiamo andando via. Volete rimanere qui a limonare o ci seguite?”.
Ridemmo come deficienti, per poi alzarci e seguirci.
Raggiungemmo Seth, che aveva ancora il broncio.
“Ma che hai?” chiese Jacob, notando il suo umore scuro.
“Voi, tu e Bella” fece, squadrandomi “mi volevate mandar via?”
“Seth, per l’ennesima volta, se ci fosse stata una battaglia, tu e Renesmee dovevate mettervi al sicuro!” dissi, scocciata.
In effetti, l’idea era quella. La sera di Natale Bella mi aveva rivelato il suo piano. Aveva preparato dei documenti falsi per la bimba e mio fratello, e mi aveva anche detto di avvertirlo della sua impresa per Rio de Janeiro.
Al momento dell’arrivo dei Volturi glielo avevo dimostrato, e Seth.. beh, per poco non si metteva a piangere dalla disperazione. Primo, perché voleva essere nella battaglia, secondo aveva paura che in questo modo avrebbe solo dovuto dare l’ultimo addio a tutti. La cosa rattristava anche me. persino a me l’idea di non poter più rivedere mio fratello, il mio unico fratellino, rattristava. Tanto. Ma era sempre meglio che perderlo in battaglia. Almeno lui e Nessie ne dovevano stare fuori.
“Forse, ma…” stava per ribadire, quando Jacob lo interruppe: “Ascolta, tu eri l’unico in grado di portarla via da lì. E poi do che ti lamenti, alla fine nessuno ha combattuto!”
“Già” ammisi.
“Uff..” fece Seth, chiudendo lì il discorso.
 
Dopo un mese intero, Sam ancora non si era fatto vedere. Era come se fosse davvero sparito nel nulla. Beh, poco importava. L’unico problema era Emily.
Mia cugina non faceva altro che chiederci dov’era e perché se n’era andato, e noi a inventarci sempre qualche scusa. Non ero molto d’accordo, però, sulla scelta di non dirle il vero.
Se avesse saputo che tipo era in realtà il suo fidanzato, avrebbe finalmente aperto gli occhi.
Pensavo a ciò, mentre camminavo da sola per la foresta.. con un coltellino nella tasca dei jeans, tanto per essere sicura.
Improvvisamente cominciò a piovere, inzuppandomi tutta. Che palle!
Continuai a camminare in direzione di casa Black. Dopo la fuga di Sam, Jacob è tornato a casa sua, con suo padre e sua sorella che lo accolsero come mai avevano fatto prima d’ora.
Misi il piede sul terreno in discesa, senza accorgermi di un piccolo particolare: da umani, anche se mutaforma, non abbiamo le unghie per tenerci incollati al fango anche se scivoloso. Conclusione: sono scivolata sulla discesa fangosa e sono caduta a terra di sedere.
-Ahi!- dissi, rialzandomi. Grandioso, ero tutta sporca di fango, e la doccia me l’ero fatta ieri sera!
Per di più ero già arrivata a casa Black. Stavo per voltare i tacchi e andarmene, per presentarmi in modo più pulito, quando Jacob mi chiamò dalla finestra:-Accidenti, che volata!-
-Non dirlo a me!- dissi, voltandomi. Lui rise, per poi andarsene e presentarsi alla porta.
-Cosa fai li? Entra dai!-
-Ma sono sporca di fango!- dissi.
-Usa la doccia nostra!-
-Ma…-
-Niente ma. Porta il tuo culo qui, Clearwater!- mi ordinò serio, puntando il dito sui suoi piedi.
Sospirai. Niente da fare, con lui era battaglia persa. Avanzai verso la sua porta, togliendomi le scarpe all’entrata per evitare di insozzare il pavimento.
-Così ti sporco solo la casa- feci, nel tentativo di farlo ragionare. Purtroppo la sua testa era dura, durissima.
Mi prese in braccio senza nessun preavviso, stringendomi forte a sé.
Mi condusse in bagno, mentre io cercavo di dirgli:-Scemo, adesso anche tu sei sporco!-
-Posso fare la doccia dopo, prima le signore- disse, lasciandomi andare.
Mi lasciò un asciugamano sulla lavatrice, per poi baciarmi la parte pulita della fronte ed andarsene.
Sospirai, il cuore a disagio. Ero in casa sua e dovevo anche fare la doccia!
Mi augurai solo che non ci fossero Billy e Rachel. Annusai l’aria. Il loro odore stava svanendo, segno che non c’erano da un po’.
Buttai i vestiti nel cestino dei panni sporchi e mi fiondai nella doccia.
Aprì il getto, lasciando che facesse scivolare via il fango. Presi lo shampoo, che a prima vista poteva essere solo di Rachel, e mi strofinai la testa. Una volta sciacquata, mi voltai al segnale di un rumore, come un vestito che cadeva a terra.
Feci sbucare la testa fuori dalla tendina, osservando un Jacob mezzo nudo e leggermente sporco al collo con il mio stesso fango.
-Co…cosa fai?- chiesi, cercando di sembrare calma.
-Mi stavo solo togliendo la maglietta- rispose lui, imbarazzato. Arrossì il doppio, il cuore agitato, quando mi accorsi delle sue vere intenzioni. Nascosi metà viso con la tenda della doccia e lo fissai, imbarazzatissima.
-S-se vuoi…. Puoi entrare…- dissi, la voce tremolante e nervosa, con il viso tutto rosso.
Jacob non se lo fece ripetere due volte. Si tolse gli ultimi indumenti ed entrò dentro la doccia. Rimanemmo a fissarci così, nudi, e vicinissimi. Il getto ghiacciato colpiva la sua nuca, bagnandolo completamente. Osservai attentamente come le gocce scivolassero lungo il suo corpo, eccitandomi.
Mi accarezzò il viso, per poi avvicinarsi a me.
Sfiorò le sue labbra con le mie, dando inizio al bacio che tanto amavo.
Prima era un bacio lento, dolce, tenero, ma poi, pian piano, divenne intenso, famelico, affamato, quasi divoratore.
Ci baciammo con tanta di quella intensità che per poco non perdevo la lucidità.
Lo trascinai verso di me, tirandolo per i capelli, mentre lui mi stringeva a sé, circondando con le sue enormi braccia la mia schiena. I nostri petti nudi si incontrarono. Il suo cuore galoppava alla stessa velocità del mio. Ci pulimmo i corpi a vicenda, per poi tornare a toccarci e a stringerci forte. Lui passava continuamente a baciarmi dalle labbra al collo, per poi passare la bocca sui seni. In quella mi alzò da terra, e io lo circondai con le gambe, stringendomi sempre più al lupo. Tornammo poi a baciarci, in un modo che oserei dire dannatamente sensuale.
O almeno lui mi baciava in modo sensuale. Io ci provavo per quanto mi era possibile.
Mi leccò il collo, mangiucchiandolo, affamato.
Lo attirai alle mie labbra mordendogli l’orecchio. La sua lingua tornò presto a intrecciarsi con la mia. Uscimmo dalla doccia così, bagnati, nudi e avvinghiati. Senza nemmeno accorgermene in fretta, finimmo sul suo letto, con io sotto di lui. Continuammo a baciarci, bagnando le lenzuola e il cuscino, infischiandocene.
Jacob si appoggiava con i gomiti ai lati della mia testa, mentre io lo tenevo sempre stretto a me, con le braccia che circondavano la sua nuca.
Leccava le mie labbra e l’interno della mia bocca con fare sensuale e divoratore, tanto da farmi scervellare il cervello. Posò una mano ai miei fianchi, scendendo più in giù, infilando due dita tra le mie intimità. Per fortuna la mia bocca era occupata con la sua, altrimenti avrei solo ansimato, eccitata.
Lui sorrise mentre mi mordicchiava il labbro inferiore, soddisfatto. Gli morsi quello superiore, sfidandolo con gli occhi.
Acconsentì, continuando a mandarmi su di giri con quella presa. Staccammo le nostre labbra, le lingue ancora in contatto, la bava che bagnava le nostre bocche. Nel mentre di tutto ciò, mi uscì un sospiro. Un sospiro forte, quasi come se avessi davvero ansimato.
Jacob sorrise ancora, baciandomi il naso.
-Scusa..- dissi, quasi sussurrando –Ma i tuoi non…-
-Billy è da Charlie- disse lui, baciandomi la guancia con fare sensuale e dolce –E Rachel sarà fuori da qualche parte a trovare una sua vecchia amica-.
Sospirai, sollevata.
Mentre passava a baciarmi la fronte, io posavo le labbra sulla sua giugulare, assaporando la sua pelle, bollente. Tornò a fissarmi, per poi leccarmi avidamente il collo, come se fosse solo di sua proprietà.
Passò in modo lento, ma fin troppo eccitante, la sua lingua dalla mia gola al petto, incontrando con essa i miei seni. Lo strinsi forte per la testa, mentre il ragazzo li mangiucchiava e li toccava.
Ansimai ancora, incapace di trattenermi.
Gli baciai la nuca, per poi accarezzargli dolcemente i capelli, mentre rinfilava stavolta tre dita tra le mie gambe.
Trattenni stavolta un gemito. Non volevo soddisfarlo tanto facilmente. Se voleva vedermi gemere avrebbe dovuto lavorare sodo.
Tornò con la testa sopra la mia, fissandomi negli occhi, per poi darmi un bacio dolce sulla guancia.
Posò la fronte sulla mia, sempre osservandomi.
Il suo respiro era forte quanto il mio, e per di più entrambi stavamo sudando.
-La sai una cosa?- disse, gli occhi che dicevano solo felicità.
-Cosa?- chiesi, con l’affanno.
Si avvicinò alle mie labbra, sussurrando su di esse, con un tono così dolce e caldo che mi fece sciogliere:-Ti Amo-.
Lo fissai, il cuore sempre più forte e il rossore evidente sul volto, visto come mi sentivo bollente.
-Ti Amo- sorrisi sulla sua bocca, sicura, la felicità che si impossessava della mia anima.
Mi baciò il naso, poi sulla fronte e sulle guance, contento.
Risi ad ogni suo bacetto, per poi attirarlo a me e legando la mia lingua con la sua, le nostre labbra a chiudere quel contatto come a renderlo ufficiale.
Ero sicura dei suoi sentimenti. Primo, perché lui stesso me lo aveva dimostrando da lupo, e i pensieri dei lupi sono i più sinceri che possano esistere.
Secondo, perché lui stesso mi aveva rivelato, una volta finita la “battaglia” contro i Volturi:-Per Bella non provo più quell’amore di un tempo. Ormai la vedo solo come un amica che dovrei ancora conoscere. Si, perché ora che è una vampira, mi sembra di non averla mai vista. Ma con te è diverso. È… come posso spiegartelo? Un amore che non ho mai provato, è qualcosa di molto più intenso. Con Bella non ho mai provato nulla del genere, con te.. è un qualcosa di speciale, non co se mi spiego…-
-Ti spieghi alla grande- avevo detto, rossa –per me… vale lo stesso. Con Sam non era poi tutto rose e fiori. Ma.. come dire… non provo per lui lo stesso che provo per te-.
Passò la lingua di nuovo sul collo, ma dall’altra parte, mentre tirava fuori le dita dalle mie intimità.
Smisi finalmente di ansimare, respirando con regolarità, ma solo per un breve momento. Mi fissò negli occhi, pronto e ansioso. Annui a mia volta, stringendogli la testa forte. Ci stringemmo a vicenda, e, mentre mi baciava sotto il lobo dell’orecchio come a incoraggiarmi, cominciò a spingersi su di me. O forse dovrei dire dentro di me. Lo sentivo farsi strada nelle mie intimità, non molto sicuro, ma neanche con l’intenzione di mollare lì.
Strinsi i denti e le unghie sui suoi capelli. Trattenni a stento un gemito, un misto tra dolore e piacere.
Il suo bacino si muoveva in sincronia con il mio, aumentando l’intensità e penetrandomi sempre più a fondo.
Con le mani mi strinse forte per i fianchi, accompagnandomi nel suo movimento.
Sudai il doppio, il mio corpo divenne incandescente. Ansimai molto forte e mi morsi il labbro per evitare un’altra volta di farmelo uscire.
Lui respirava a fatica, mordendomi l’orecchio, mentre continuava a muoversi dentro di me.
Il mio petto si alzava e si abbassava continuamente ad una velocità smisurata, mentre lo sentivo. Sentivo come tentava di farmi sua il più possibile.
Solo… che io ero già sua. E lui era mio.
Penetrò sempre più a fondo, fino a farmi gemere di nuovo. Non ero riuscita a trattenermi, stavolta.
Accarezzò con una mano la mia coscia, mentre con l’altra giocava con una mia ciocca.
Dopo un altro giro, si liberò da me, uscendone fuori.
Tornai a respirare, provando ad accaparrarmi gran parte dell’ossigeno perduto.
Ma vedevo solo delle nuvolette di anidride carbonica fuoriuscire dalla mia bocca spalancata. Jacob respirava come me, decisamente fradicio, mentre si teneva appoggiato su due mani alle mie spalle e mi fissava.
Il cuore non la smetteva di martellare. Tornò ad appoggiarsi su di me con calma, sfiorando la fronte con la mia.
Sorridemmo contemporaneamente, per poi baciarci in modo più dolce e tenero, i nostri aliti completamente mischiati a formare l’alito di uno solo. Di una sola persona.
Perché eravamo così. Eravamo come una sola persona. Niente ormai poteva più staccarci.
 
 
Il telefono sopra il comò squillo, rompendo il silenzio che era caduto già da ore. Mi stropicciai gli occhi, nel buio totale, mentre stavo completamente stretta a Jacob, che dormiva ancora beato con me tra le sue braccia, con la coperta ad avvolgerci.
Il telefono continuò a squillare. Caspita, Jacob aveva proprio il sonno pesante!
-Jake- lo chiamai, sussurrandogli sull’orecchio, per poi baciarglielo. Lui si mosse un poco, per poi aprire gli occhi. Notò solo allora che il suo cellulare continuava a squillare come un matto. Si stropicciò un occhio, per poi sedersi. Superò il mio busto con un braccio, arrivando a prendere il telefono. Guardò lo schermo, mentre con un braccio mi teneva ancora a sé. Poggiai la testa sul suo petto, mentre lui rispondeva:-Pronto?-
-Finalmente, sono tre ore che cerco di chiamarvi, tu e mia cugina!- si sentì dall’altra parte del telefono. Emily?
-Scusaci, e che avevamo la tv accesa ad alto volume…- si inventò lui, sbuffando.
Probabilmente insisteva ancora a chiederci dov’era il suo fidanzato. Che palle.
Beh, ok, era preoccupata, ma se solo sapesse chi era e che cosa aveva fatto, di certo lo avrebbe scaricato, come aveva fatto con il suo ex molto tempo fa.
-Alle tre del mattino?- fece lei. Non ci cascava facilmente, una cosa era sicura.
Rimanemmo in silenzio, mentre lei sbuffava :-Puoi passarmi a mia cugina un attimo?-
-Tieni- mi porse il telefono. Appoggiai la cornetta all’orecchio.
-Emily- la chiamai.
-Allora… vedo che ti dai da fare, eh?- fece lei dall’altra parte, con un tono provocatorio e stuzzichevole. Arrossì, per poi balbettare:-Che dici, siamo vestiti noi!-
Jacob rise non appena l’umana disse:-Ceeerto, gnudi e crudi, vorrai dire, con tanto di pelle sudata e accaldata e…-
-Per favore, vai al dunque!- dissi esasperata, lasciandomi cadere sul braccio di Jacob. Con la mano libera lui giocava con una ciocca dei mie capelli, il tutto mentre mi baciava teneramente un seno.
Arrossì ancora e con la mano libera portai la sua testa al mio collo, guardandolo con un aria da non ora, aspetta!
Lui rise di nuovo e fu allora che Emily cominciò:- Sam è tornato qui-.
Ci bloccammo, seri.
Jacob mi strinse sempre più forte, come se avesse paura che potesse sbucare da un momento all’altro.
-Mi ha anche raccontato tutto- continuò, seria –Per cui l’ho lasciato. Non è stato facile, ma gli ho detto che non volevo un ragazzo che maltrattava la mia famiglia senza ragione ma solo per il gusto di fare. Così ha fatto i bagagli e se n’è andato. Sembrava dispiaciuto. Lo ero anche io, ma non potevo sopportare. Sapessi quanto mi sono arrabbiata con lui e quante maledizioni gli ho lanciato.
Comunque sono sicura che se ne sia andato per davvero. Per cui non temere-.
Ancora silenzio. Caspita, neanche a farci apposta che ero diventata una veggente!
Sorrisi, compiaciuta per come erano finite le cose. Ha avuto quello che si meritava, finalmente. E Emily lo aveva capito. Solo…
-Mi dispiace che lo abbia dovuto lasciare così- dissi sincera –Insomma… tu ci eri molto legata e…-
-Non fa niente, Leah- disse lei, con un tono rassicurante e dolce che usava spesso per incoraggiarmi in passato –Non era poi il mio tipo, infondo. Mi dispiace piuttosto per come ti aveva lasciata…-
-Nah, passato, ormai- dissi –la cosa che più mi rassicura di tutto ciò è che non ho perso la verginità con lui-.
-Su questo non ci piove- rise lei e cominciai a ridere anch’io. notai come Jacob mi fissava, incredulo e scioccato.
Gli feci l’occhiolino, come a dire ti spiego dopo.
-Bene, divertiti con Jacob- disse lei. Avrei scommesso diecimila dollari che ha appena fatto l’occhiolino al telefono.
-Certo, grazie Em- feci, e riattaccammo. Posai il telefono di Jacob sul comò, mentre lui mi domandava:-Quindi… tu e quello non l’avete mai…-
-Esatto- affermai, abbracciandolo –Non ispirava, lo sai. E lui non amava me, ma Emily. Non riusciva a farlo con quella che non amava per cui inventava sempre taante scuse-.
-Ah- disse solo lui. Sentivo il suo cuore farsi più leggero e anche la sua espressione era più pacata.
Sembrava che si fosse tolto un peso di dosso.
-E poi- feci, baciandogli la guancia –Non mi andava di farlo con lui. Non è neanche carino! Invece tu…-
-Lo so- disse, con la sua aria da super-macho –Mi trovi uno strafico da paura-
-Indovinato- affermai, rossa.
-La sai però questa?- chiese, baciandomi l’orecchio –Io ti trovo una stragnocca da urlo. Sei così bella che delle volte vorrei solo divorarti tutta-.
-Che lupo cattivo- scherzai. Lui rise, per poi sfiorarmi le labbra con le sue e sospirarci sopra :-E tu sei la mia lupa acida ma bellissima-.
Mi lasciai coccolare da lui, aggrappandomi al suo dolce amore, aggrappandomi al suo cuore, come lui ormai lo stava facendo con il mio.
Eravamo due cuori pulsanti, legati da un legame forte, invincibile.
 
 
 
 
 
_FINE_

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