Another world

di Folg_89_Franko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Aggression ***
Capitolo 3: *** Awakening ***
Capitolo 4: *** Travel ***
Capitolo 5: *** Talk ***
Capitolo 6: *** Squad ***
Capitolo 7: *** Change ***
Capitolo 8: *** Together ***
Capitolo 9: *** Return ***
Capitolo 10: *** Accademy ***
Capitolo 11: *** Lesson 1: adaptation ***
Capitolo 12: *** Lesson 2: rage ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Prologue

Terra

Un freddo vento si insinuava per le strade della città, spazzandole da parte a parte.
Una figura solitaria si dirigeva verso casa, dopo il quotidiano allenamento nella grande palestra pubblica del posto.
Il ragazzo teneva il borsone sulla spalla destra, giocherellando con l’mp3 per trovare la canzone giusta tra le tante.
Svoltò all’angolo, indifferente, nonostante si fosse accorto delle presenze dietro di lui che avevano cominciato a seguirlo.

E pensare che tutto era causato a quell’episodio di un paio d’anni prima.
Il suo pianeta, l’unico su cui tutti erano convinti esistesse vita, invaso da un esercito di strani esseri simili a loro, solamente molto più forti, infinitamente più forti.
I sayan.

Poi la guerra, breve e violenta.
La resistenza, cui faceva parte, e infine il suo cambiamento.
Gli aveva visti quei guerrieri alieni in battaglia, sempre pronti a difendersi tra di loro, con un onore sconosciuto agli umani, sempre divisi tra loro, pronti a colpirsi alle spalle.
I suoi simili lo avevano nauseato.

Aveva deciso di smettere, di adattarsi alla nuova vita.
Poi la manifestazione nella città e il suo intervento per difendere uno degli invasori, colpito a tradimento da un terrestre, alle spalle, come al solito.
Era stato segnalato alle autorità per il suo comportamento e il suo nome era sulla lista dei fedeli al nuovo Impero.
Si ormai anche lui era un po’ sayan.

Aveva addirittura accettato di sottoporsi ad un rischioso trattamento per ottenere le caratteristiche fisiche lontanamente simili a quelle degli invasori, lavorando sulla parte genetica in comune.
Lo avevano ricompensato profumatamente.
I soldi gli servivano per la famiglia.
Il nonno era malato e il fratello minore aveva il bisogno di studiare, avere dei piccoli vantaggi non era per niente male.

Presto avrebbe finito la scuola, mancavano pochi mesi, e cominciava seriamente a pensare ad una carriera militare nei ranghi del nuovo esercito del pianeta.
Sì, poteva andare, poteva farcela.
Si infilò nel vicolo che dava verso casa.

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Capitolo 2
*** Aggression ***


Aggression


Era ormai un centinaio di metri dalla casa quando si tolse le auricolari e poggiò a terra il borsone.
“Dai fatevi avanti”
Quattro figure uscirono dalla stradina a lato.
Se aveva imparato qualcosina nella palestra pubblica dei sayan, era a rilevare la presenza di eventuali avversari.
Aveva un personale talento per le arti di combattimento, nonostante fosse un terrestre, e grazie al processo cui si era sottoposto tale abilità si era incrementato.

“Guarda guarda chi si vede, il nostro amico Ograd, o dovrei dire…”
Il ragazzo lo zittì puntandolo con la mano “Ograd e basta”
“Ah giusto, tu adesso sei un cane sayan! Ti sei persino sottoposto la trattamento! Manca solo la coda da scimmia!”
“Ho fatto solo quello che era giusto secondo me” continuò l’altro mantenendo un tono controllato.
“E per la coda ti basterà aspettare qualche mese. Comunque io ho solo aiutato la mia famiglia”
“Sì, li hai aiutati,,e hai aiutato i sayan a ridurci in schiavitù”
“Nessuno è stato schiavizzato, solo chi attenta ai sayan viene punito”
“Taci!”
“Tu vuoi solo menare le mani con i tuoi amici, non mi tirerò indietro” e detto ciò si tolse il giubbino e la felpa, rimanendo in maglietta.
La canottiera metteva in risalto il corpo massiccio, che grazie agli allenamenti presentava una discreta massa muscolare.
Il mezzo sayan si mise in guardia, tendendo i muscoli delle spalle e puntando le iridi neri sul suo primo avversario.
Una brezza fresca gli rasentava i corti capelli.

I suoi avversari si erano messi intorno a lui, pronti a colpire.
Fu ovviamente quello alle spalle a partire per primo, ma il ragazzo riuscì ad utilizzare il suo slancio per catapultarlo in avanti.
Poi partirono quelli a lato, con delle rapide combinazioni di attacchi.
Non erano pericolosi, ma alcuni colpi andavano a segno ed erano abbastanza dolorosi.

La venuta dei sayan sulla Terra sembrava aver risvegliato i poteri sopiti di molti terrestri, che venivano poi sviluppati da coloro che facevano parte della Resistenza, come i suoi avversari.
Fu tuttavia sufficiente un rapido movimento per confonderli data la sua scomparsa, cosa che gli diede il tempo per colpirli con un paio di calci.

Nella foga aveva però perso di vista quello che doveva essere il capo.
Un laccio gli si strinse intorno al collo tagliandoli il fiato.
Eccolo dove era finito!

“Tranquillo sayan, non ti uccideremo così” e dettò ciò gli piantò qualcosa nella schiena.
“Ngh…”
“Tranquillo, è solo una sostanza paralizzane. Resterai con noi ancora un po’…” e detto ciò iniziò a colpirlo con calci e pugni, seguito poi dagli altri.
I colpi non erano poi così forti, ma essendo impossibilitato a muoversi la situazione cambiava, e parecchio.

Una gragnola di colpi, il sapore del sangue in bocca, il dolore disperso per il corpo, e poi la stanchezza, segno che la situazione era grave.
Poi un’ombra colpì i suoi aggressori, e lo prese in spalla.
”Tutto bene ragazzo?”
Ograd non rispose, ormai era senza conoscenza.
“Maledetti, sempre vigliacchi” grignò il suo salvatore, per poi sparire nell’ombra con il ragazzo.

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Capitolo 3
*** Awakening ***


Awakening


Il cielo era chiaro, dopo le recenti piogge, e un po’ di luce trafelava le nubi.
Il paziente era steso sul letto, mentre la flebo scorreva pigramente sul suo braccio, portandogli il medicinale di cui necessitava.
Aprì gli occhi, disturbato dalla luce dell’ambiente.
Si sentiva parecchio stanco, ma certamente meglio che in quel vicolo.

La mano si contrasse in pugno, violentemente.
Maledetti!
Ecco perché aveva scelto di stare con i sayan, almeno loro l’onore quando combattevano lo avevano, invece Herr e gli altri no.
Già, il tipo che lo aveva attaccato lo conosceva, e bene.
Erano in classe da alcuni anni insieme, e poi si erano ritrovati nella Resistenza.
E non lo aveva mai perdonato di averli abbandonati.

Cercò di alzarsi ma una mano lo bloccò al letto.
Un personaggio imponente era accanto al letto, seduto su una piccola sedia.
Era massiccio e con una sguardo molto determinato, vestita una suit da combattimento scura.
Era certamente un sayan, e per giunta un ufficiale.
Ma cosa diavolo ci faceva un ufficiale sayan in camera sua?
Forse per la rissa nel vicolo?

“Calmati ragazzo, devi ancora riprenderti”
Ograd si stese nuovamente sul letto, stanco seppur lo sforzo era stato breve.
“Dove sono?”
“Ti trovi nell’ospedale militare n44, distretto sayan”
“E cosa ci faccio qui?”
“Sei stato aggredito in un vicolo da 4 membri della Resistenza, evidentemente ti considerano un collaboratore di noi sayan”
“Quanto tempo fa?”
“Sei stato in coma 2 settimane, e ti è andata bene. Quella merda che ti hanno iniettato per bloccarti poteva mandarti da quell’essere che voi chiamate Dio”
“Mi sento comunque stanco”
“Direi che è un buon prezzo per aver salva la pelle, non credi?”
“Si, ma io adesso devo tornare a casa, se non torno a scuola mi tocca ripetere l’anno e sinceramente non ne ho voglia”
“Non ti preoccupare, il tuo diploma è già pronto. Devi solo riprenderti?”

Il ragazzo fissò senza cedere il suo interlocutore.
“Posso sapere come mai un alto graduato dell’esercito sayan fa questo per un normale terrestre? Cosa volete in cambio”
“Vedo che sei svegli ragazzo. So che eri nella Resistenza, so perchè li hai lasciati e so che come combattente non sei per niente male, per essere un mezzo sayan che non sa usare i suoi poteri!”
“Vada al sodo”
“Ti interesserebbe un posto nel nostro esercito? Ci serve gente come te, soldati con le palle di affrontare 4 avversari a volto coperto e di resistere ad un veleno che farebbe fuori tanta gente”
“…”
“Non ti chiedo di accettare subito. Resterai in questo posto un mese, potrai fare riabilitazione e tornare in forma. Fra trenta giorni tornerò e me lo farai sapere” e se ne andò.
Ograd fissò il cielo fuori dalla finestra, per poi riaddormentarsi.

Erano passati alcuni giorni dalla visita dello strano ufficiale, e il mezzo sayan cominciò a stare meglio, tanto che poteva camminare e visitare il vasto edificio.
Era la tipica struttura sayan, forma semplice e tanto funzionalità.
La pianta dell’edificio era rettangolare, una la centro un cortile al cui centro sorgeva la palestra per la riabilitazione dei pazienti nella struttura.
Non era simpatico spostarsi in quel posto, i pazienti erano tutti soldati sayan feriti in combattimento, soprattutto dalla Resistenza, e la voce che lui fosse mezzo umano girò in fretta.

Fortunatamente il medico che lo aveva in cura gli diede il nulla osta per la riabilitazione, consentendogli così di frequentare la palestra.
Il posto era parecchio diverso dalle classiche palestre terrestri, non c’erano macchine per il potenziamento muscolare, solo tante stanza in cui ci si allenava singolarmente o in coppia, variando la gravità all’interno.
In tal modo si aumentavano contemporaneamente tutte le abilità fisiche oltre alla tecnica di combattimento.
Al massimo erano presenti dei piccoli droidi per riflettere i ki blast, ma al momento non gli interessavano, non era capace di lanciarli.

Prese a frequentare la palestra in maniera assidua, malgrado come gravità non andasse mai oltre il 4, già a livello 3 faceva parecchia fatica.
Doveva però ammettere che allenarsi in quel modo era molto più divertente che non alla vecchia maniera terrestre, malgrado fosse sempre da solo.
Ograd era di carattere chiuso già di suo, e di certo i sayan presenti non cercavano di stringere conoscenza di un mezzo sangue come lui.
Ma a lui non interessava, gli bastava allenarsi.

Poi quel posto gli piaceva, tutto era rigidamente perfetto.
Nessuna cosa fuori posto, tutti in orario, niente stupidi screzi e nessun paziente che dava noie alle poche infermiere presenti.
Non che a lui non gli interessassero le ragazze, ma in quel periodo era più dedito all’allenamento che non a cercare una ragazza.

I trenta giorni passarono rapidamente, tutti con la solita routine.
Sveglia, allenamento fino a pranzo, un buon pasto, una mezz’oretta di riposo e poi via fino a cena, anche se spesso si tratteneva fino a notte inoltrata, per poi concedersi una bella doccia e una cena abbondante nella mensa deserta, crollando poi a letto.
Il suo corpo si era ripreso bene dall’aggressione e l’intenso allenamento cui si era sottoposto non aveva fatto altro che tonificarlo ancora di più.

Il trentunesimo giorno il medico gli consegnò la lettera con cui lo dimetteva, e lo accompagnò fino all’ingresso dell’ospedale.
Qui lo attendeva l’ufficiale con cui aveva parlato un mese prima, che gli fece cenno di avvicinarsi.
“Camminiamo” e si avviò verso il giardino di fronte all’ospedale, seguito dal ragazzo.
Andarono avanti alcuni minuti, fino a quando il sayan si fermò.
“Allora, hai pensato alla mia domanda?”
“Certo”
“E allora?”
“Prima voglio sapere cosa dovrei fare esattamente. Un ufficiale sayan non si scomoda per reclutare una semplice recluta, allora?”
“Posso solo dirti che non sarà una cosa convenzionale”
“Garanzie?”
“Per te niente, la tua famiglia sarebbe sotto l’egida sayan e non dovrebbero preoccuparsi più di niente, nemmeno di lavorare”

Ograd fissò un attimo il cielo, per poi porgere la mano all’ufficiale.
“Accetto”
“Non te ne pentirai”

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Capitolo 4
*** Travel ***


Travel


La nave sayan era partita da due settimane dalla Terra, diretta su una base dei sayan dalle parti del pianeta Plutone.
L’ufficiale aveva detto di chiamarsi Dran, ed era un comandante o almeno così aveva capito, ma Ograd non ne era del tutto sicuro.
A quanto ne aveva capito doveva essere a capo di qualche progetto non del tutto convenzionale, ma almeno su quella nave aveva potuto allenarsi ancora, e inoltre era riuscito a capire meglio la struttura gerarchica sayan.

Al capo del loro Impero c’era un Re, che portava lo stesso nome del loro pianeta, Vegeta.
La popolazione era divisa in tre classi, in cui ci si inseriva per nascita, per poi spostarsi a seconda del livello di combattimento.
Per quello che aveva capito i sayan potevano trasformarsi in due modi, diventando enormi scimmioni o, almeno lui aveva capito così, diventando biondi, anche se la seconda trasformazione non gli era del tutto chiara.
Comunque chi poteva solo diventare solo grande scimmia era considerato membro della terza classe, mentre chi poteva diventare “biondo” era membro della seconda classe.
Alla prima classe appartenevano invece i membri delle squadre elite e i nobili, ancora più potenti della seconda classe.

La palestra della nave non era molto diversa da quella dell’ospedale, ma a differenza di questa era molto meno frequentata.

Ogni tanto dei medici sayan venivano per somministrargli alcune medicine, o per prelevargli dei campioni di sangue.

La nave arrivò a destinazione dopo tre settimane di viaggio, e il ragazzo venne accompagnato da Dran in una ampia e luminosa sala d’aspetto.
“Tu aspetta qui, adesso devo parlare con una persona. Sarà lui a confermare o meno il mio progetto per te”
“Aspetto” disse asciutto il mezzo sayan, mentre il comandante usciva dalla stanza, dirigendosi verso l’altra ala della costruzione.

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Capitolo 5
*** Talk ***



Talk


Ala Ovest, base sayan 53

Dran si diresse verso la fina di un lungo corridoio ai piani inferiori.
Entrò in un laboratorio, e si diresse verso la figura al suo centro.
L’ufficiale si irrigidì nel saluto militare.
“Dimmi Dran, è questo il ragazzo di cui mi parlavi?”
“Si. Credo sia un soggetto interessante”
“Livello?”
“Al momento la sua potenza dovrebbe aggirarsi sui 2500”
“Basso. E cosa dovremmo farcene?”
“Credo abbia dei margini assurdi di miglioramento se allenato nel modo giusto, e poi gli esami parlano chiaro”
“Gli esami possono essere imprecisi”
“Ha resistito a 150 ml di XR15”
“Cosa?”
“Quando l’ho trovato era stato aggredito da 4 membri della Resistenza. Uno gli ha iniettato l’XR15. Malgrado la notevole perdita di sangue è riuscito a resistere a quel liquido”
“La cosa allora si fa interessante”
“E poi ha le motivazioni”
“Cioè? I vantaggi per la famiglia?”
“No, non quello. Il ragazzo è naturalmente portato per il combattimento, ma quando era in coma aveva dei risvegli improvvisi, più che altro deliri, in cui l’ho sentito più volte urlare il suo odio contro parecchi membri della Resistenza, tra cui Reas. Lo conosceva bene”
“E sia. Lo porteremo con noi sul nuovo pianeta da conquistare sulla frangia orientale. Farà parte della squadra A1”
“A1?!?”
“Se è come dici tu, vedremo presto il suo talento. Vai a chiamarlo”
“Comandi!”


Grazie Flavia!

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Capitolo 6
*** Squad ***


Squad


1 anno dopo, frangia orientale dell’Impero Sayan

Le macerie ostruivano le strade della città ormai deserta da mesi, mentre le pallide stelle illuminavano la zona.
In quello che era un giardino adesso ospitava un gruppo di guerrieri radunati attorno ad un fuoco schioppettate, dove si stavano cocendo un non identificato arrosto di qualche animale del pianeta.
I nove componenti della squadra, 5 maschi e 4 femmine, stavano discutendo animatamente della battaglia svoltasi nel pomeriggio.
Un altro guerriero dalla folta chioma bruna affermò con decisione “a me è piaciuta la battaglia, ma ormai è da un anno che siamo su questo stramaledetto pianeta eppure non riusciamo ad eliminare la resistenza! Ormai sto perdendo la pazienza!”
“Taci Khat!” lo rimproverò Feht, una guerriera dai corti capelli neri e con una vistosa cicatrice sotto la parte destra della mascella.
“Perché? Non dico forse la verità!”
“Si, ma il fiato ci serve per combattere, e poi si sta avvicinando qualcuno”
Si udivano dei passi trascinati, e pian piano dal buoi emerse una figura che si appoggiava alla parte restante del muro.
Il soldato, quando fu alla luce del fuoco, permise di vedere anche il profondo solco alla spalla sinistra, che scendeva lungo tutta la schiena.
Si mise in un angolo dell’ex giardino, dopo aver preso un pezzo del cibo sul fuoco.

Un altro sayan, questo con i capelli corti, molto scuri, e uno scouter dal vetro blu, scoppiò a ridere.
“Allora pivello, a quanto pare sei sopravvissuto anche oggi!”
Un sonoro “fottiti!” fu l’unica risposta che ottenne da uno stanco Ograd, insieme ad uno sguardo non propriamente amichevole.
“Senti bamboccio, qui il più alto in grado sono io quindi…”
“Lascialo stare Brakh, non vedi come è ridotto? Lascialo riposare, ci serve anche lui”
A intervenire era stata Celeph, la compagna del sayan.
Era la classica guerriera sayan, con un corpo tutt altro che esile, ma che comunque manteneva la sua carica di femminilità.
I lunghi capelli castani cadevano sulle spalle vigorose, per poi raggiungere la metà della schiena.
Il sayan la fissò un momento, per poi rimettersi a sedere.
“Ma si che vada pure al diavolo quello, perfino Tasha è riuscita a metterlo ko” e il gruppo scoppiò in una risata rumorosa.

Tasha era una sayan di elevato lignaggio, proveniente dal pianeta Vegeta stesso, patria dei sayan.
Era abbastanza alta per i canoni terrestri, con capelli castano molto scuro raccolti a coda.
Ograd era rimasto inizialmente colpito dalla ragazza, in quanto non presentava uno sviluppo muscolare pari a quello delle altre femmine del gruppo.
La ragazza lo aveva intuito, e aveva finto di flirtare con lui, per poi piazzargli una violenta ginocchiata alla bocca dello stomaco, facendo piegare in due dal dolore, per poi schernirlo sul come potesse aver pensato che una sayan avrebbe potuto interessarsi ad un mezzo come lui.
Malgrado tra i terrestri fosse forte, in mezzo ai sayan Ograd era un nullità, della sua squadra era il più debole e inesperto.
E lo sapeva.

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Capitolo 7
*** Change ***


Change


1 anno dopo, frangia orientale dell’Impero Sayan

La resistenza non dava cenni di resa, anzi le offensive erano sempre più ravvicinate e pericolose.
La squadra A1, e con essa Ograd, si trovava sempre ad operare in zone a rischio elevato, se non in pieno territorio nemico.
Fortunatamente ogni membro del gruppo era stato dotato di un buon numero di medicine e tonici, che uniti alle proverbiali capacità di rigenerazione sayan permettevano ai guerrieri di riprendersi molto rapidamente.
Al momento erano riuniti all’interno dei resti di quello che doveva essere un palazzo.
Il gruppo era tutto riunito intorno ad un fuoco, come solevano fare la sera, nel quale si stavano cocendo dei pezzi di una non identificata creatura locale.

Celeph si scostò lasciando spazio a Brakh per sedersi.
Il capitano si lasciò cadere rumorosamente sul pezzo di trave sui cui parte dei compagni erano seduti a mangiare.
Khat fissò il suo superiore nonché miglior amico.
“Ma come andrà a finire?”
“Non lo so Khat, in teoria dovevamo stare qui 6, massimo 12 mesi, e poi cambiare con un'altra squadra, invece siamo qui da quasi 2 anni”
“E quelli là non mollano”
“Già…”

Un lieve fruscio interruppe il loro discorso.
Ograd era arrivato e si era posto su un blocco di roccia un po’ in disparte rispetto agli altri.
Brakh lo fissò alcuni istanti, per poi afferrare un grosso pezzo di carne ormai cotto.
Divise il cibo in due parti eguali, per poi lanciarne una al ragazzo.
“Tieni biondo, anche oggi hai fatto sfaceli, eh?”
“Dovere”
“Dai potresti fare qualche parola in più boss!”
Tutti scoppiarono a ridere e anche Ograd si concesse un piccolo sorriso.
Celeph diede una pacca sulla spalla al compagno, esclamando “lo sai che lui si apre solo con Tasha!”
E il gruppo scoppiò in un'altra risata complessiva.

La sayan si era nel frattempo alzata dal proprio posto, andandosi a sedere sulle massicce gambe di Ograd.
Il giovane gli lanciò un breve sguardo, per poi tornare sul suo pezzo di carne.
“Non avevi detto che noi mezzi-sayan non interessiamo a voi nobili?” chiese quando ebbe finito.
La ragazza lo sfidò con uno sguardo deciso, ma non ottenne alcuna risposta.
Si avvicinò all’orecchio del giovane, sussurrandogli “i mezzi no, i super sayan sì…”
Gli passò la mano nei capelli biondi, fissando le su enigmatiche iridi verde-azzurro.

Fino a un anno prima lo considerava poco meno che un incapace, poi lo aveva visto lentamente migliorare, fino a quel giorno di 8 mesi prima, in cui erano gravemente sotto fuoco nemico.
Lo avevano come al solito ignorato, mandandolo in una posizione inutile.
Il capitano Brakh lo continuava a insultare, fino a quando Ograd non lo aveva steso con un diretto in piena faccia, sfondandogli uno zigomo.
Il ragazzo, come avrebbe poi raccontato, sentì le viscere lacerarsi e un gran calore all’interno del suo corpo, incontrollabile.
Poi era esploso in un globo di luce dorata, e si era scagliato da solo contro gli alieni avversari.
Li aveva eliminati da solo con una brutalità e freddezza terribili, per poi devastare la zona con una gigantesca deflagrazione, spazzando via i resti dei nemici.
Erano tornato in mezzo ai suo compagni come un dio della guerra sceso tra i mortali.
Li aveva squadrati tutti con il sguardo gelido, e più di uno era stato scosso da un brivido.

Ma a lei quello sguardo freddo e devastante l’aveva intrigata.
E poi da dopo la trasformazione si era ulteriormente sviluppato fisicamente, aumentando sensibilmente masse e definizione muscolare.
Il corpo era più massiccio, i lineamenti più marcati e gli era perfino spuntata la coda.
Oramai era un sayan a tutti gli effetti.

La ragazza cercò di rubargli un bacio, ma lui rispose mordendogli il labbro.
Cominciarono allora a mordicchiarsi e colpirsi con la testa a vicenda, questo era il loro rapporto.
Il gruppo fissava quei due, prima così distanti e adesso tanto vicini.
Se qualcuno prima avevano avuto dei dubbi sulle reali capacità del ragazzo, erano stati tutti spazza ti via nell’esplosione d’oro.
E dovevano ammettere che avere un super sayan dalla propria parte era parecchio rassicurante.

Brakh fissò i due.
“Ehm ehm!” fece rumorosamente.
“Che vuoi?” chiese Ograd.
“Vi concedo una sera di licenza ad entrambi” e fece cenno di muoversi con la testa.

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Capitolo 8
*** Together ***


Together


I due si scambiarono un rapido sguardo d’intesa, per poi dirigersi verso un stanza poco distante.
Entrò prima Tasha, seguita da Ograd.
All’interno della stanza solo un misero letto, che non lasciava spazio a dubbi su cosa sarebbe successo lì dentro.
La ragazza si liberò velocemente dalla battle suit, rimanendo nella tuta aderente di un indefinito colore scuro.
Ograd fece le cose con molta più calma, sfilando prima i bianchi guanti che indossava, ancora sporchi del sangue verdastro degli alieni locali.
Li buttò in un angolo, per poi togliersi la corazza.
A differenza de suoi compagni indossava un modello meno coprente.
Buttò anche quel pezzo dell’equipaggiamento in un angolo, incurante do cosa stava facendo Tasha.

La tuta nera aderiva strettamente al corpo del combattente, mettendo in risalto la massiccia ma equilibrata corporatura ben allenata.
Si sedette sul materasso, continuando a dare la schiena a Tasha.
Sfilo gli stivaletti e getto anch’essi con il resto dell’equipaggiamento.
Improvvisamente sentì la mano della ragazza corrergli lungo la schiena.
Si girò a guardarla.
“Un attimo” disse secco.
Tasha si era nel frattempo liberata della tuta, e adesso aspettava il compagno, senza copertura alcuna, svelando la pelle chiara, senza segno di cicatrici.
Era una combattente eccezionale, Ograd non l’aveva mai vista seriamente ferita, al contrario di quello che accadeva a lui.

Il ragazzo si alzò in piedi e si disfò della tuta nera che lo avvolgeva, e si infilò sotto un lercio lenzuolo grigiastro.
La sua pelle leggermente abbronzata portava bianche incisioni di recenti cicatrici, alcune delle quali ricordi di colpi molto profondi.
Incrociò le braccia dietro la testa, fissando il soffitto.
Tasha intanto seguiva le linee delle cicatrici, come ipnotizzata.
Passarono alcuni minuti in completo silenzio, fino a quando i loro sguardi non si incrociarono.

Il rapporto si ripeté alcune volte durante la serata, ma sempre veloce e senza troppi preamboli, più dettato dal bisogno di soddisfare un istinto fisico che non dettato da un più profondo sentimento, o almeno così credeva Ograd .
Non riusciva a convincersi che quella ragazza potesse provare qualcosa per lui.
Verso l’albeggiare entrambi erano stesi, dandosi la schiena l’un l’altro.
All’improvviso il ragazzo sentì la mano della ragazza sulla sua guancia
“Cosa vuoi?” chiese non troppo garbatamente.
“Pensi finirà?” chiese lei, con un tono più morbido del solito.
“Cosa?”
“La guerra, qui…”
“Credo di sì…”
“E cosa farai?”
Il giovane si girò verso Tasha.
“Credo tornerò sulla Terra per la durata della licenza, perché?”
La sayan lo guardò con uno sguardo profondo.
“Posso venire con te?”
Per un breve istante Ograd stette in silenzio, per poi alzarsi e rivestirsi.
“Rispondimi Ograd!”
“…”
“Ograd!”
“Perché…”
“Perché credo di essermi innamorata…”

Il guerriero gli regalò una rapida occhiata, lì stesa nel letto, con i capelli sciolti, non sembrava per niente la guerriera spietata con cui combatteva, fianco a fianco, ogni giorno.
“Fai quello che vuoi…”
E dettò ciò uscì rapidamente dalla camera.

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Capitolo 9
*** Return ***


Return


Tre anni dopo la partenza, Terra

Il piccolo pianeta azzurro brillava nella pece del cosmo.
Piccoli puntini luminosi si avvicinavano e si allontanavano rapidamente da esso.
Questo era ciò che si poteva osservare dalla vetrata della plancia della nave sayan in avvicinamento.
In piedi un personaggio osservava il tutto.
Era avvolto in un lungo mantello con cappuccio, ma non poteva comunque nascondere il corpo possente da guerriero.

Un membro dell’equipaggio gli si avvicinò.
“Signore, siamo quasi arrivati”
“Bene” rispose l’ufficiale, senza voltarsi.
“Arriveremo al primo attracco tra 4 minuti, presso la base del distretto n55”
“Bene. Chiamami quando arriveremo al distretto n44” e si diresse con passo deciso verso l’alloggio.
“Signor si signore!” rispose il soldato irrigidendosi in saluto militare.

L’ufficiale si diresse lungo lo stretto corridoio, fino ad arrivare al suo alloggio.
Si era fatto riservare una semplice cuccetta come gli altri soldati, non gli piaceva avere più dei soldati che come lui sputavano sangue sui campi di battaglia.
Entrò nella cabina e si sedette su un piccolo scranno, osservando il piccolo oblò.
Appese il mantello ad un piccolo gancio e si infilò sulla brandina, chiudendo gli occhi ma restando comunque in stato di allerta.
La guerra gli aveva insegnato a dormire restando sempre attento a ciò che gli accadeva intorno.
Aveva ormai dei tempi di ripresa molto veloci, metabolizzati durante le battaglie.

Dopo un oretta sentì una debole aura sayan avvicinarsi, doveva essere una qualche soldato semplice venuto a chiamarlo.
Infatti, pochi istanti dopo qualcuno alla porta bussò.
“Signore siamo arrivati”
L’ufficiale uscì, avvolto nel suo mantello scuro.
Fissò un attimo il soldato, che si sentì rabbrividire.
Questi allungò il braccio verso di lui, con il pugno chiuso.
Il soldato si irrigidì, preparandosi al colpo.
“Stasera offro io”
Alcune monete con il simbolo dell’Impero Sayan tintinnarono nella mano del soldato., mentre l’ufficiale si avviava verso l’uscita della nave con una grossa sacca sulle spalle.

Un uomo aspettava sulla pista del trafficato spazioporto.
L’ufficiale dal manto nero si diresse verso di lui, fermandosi a poca distanza.
Entrambi avevano il fisico molto sviluppato, ma il personaggio sceso dalla nave era più alto.
I due si scambiarono un rapido saluto militare.
“Signore”
“Bentornato ragazzo, tutto bene”
“Domanda inutile” rispose secco l’altro.
“Si lo so”
Il sayan più alto appoggiò a terra la sacca, per riporvi dentro il mantello.
“Sei cresciuto parecchio”
“Merito della guerra”
“Dovresti essere più loquace ragazzo! Sei a casa Ograd!”
“Non credo…”

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Capitolo 10
*** Accademy ***


Accademy


La struttura si ergeva al centro di una zona abitata e non era molto diversa da come se la ricordava.
La sua vecchia scuola era adesso era un centro di addestramento e caserma per sayan, ma non era cambiata poi molto in quel periodo in cui lui era nello spazio.
Un massiccio corpo centrale, a cui erano collegate due grosse ali di stanze ai lati, divise in sei piani.
Un grosso cortile al centro si estendeva per un paio di chilometri, e al centro di esso era stato edificato un gigantesco ring in pietra e una palestra coperta.
Il tutto era rinchiuso da uno spesso muro di un materiale misto di cemento e una particolare lega metallica aliena

Scese dalla navetta con cui era arrivato assieme a Dran davanti all’ingresso e si diresse all’entrata.
Un rapido controllo e la porta si aprì.
L’ingresso, seppur piccolo, era comunque in pieno stile sayan, ovvero il più possibile monumentale.
Al centro della stanza una scultura rappresentante il simbolo della razza sayan.
I due avanzarono verso le camere, fino a trovarsi di fronte a una porta all’ultimo piano.
Entrarono nella stanza, piccola e parca, ma più che adatta per Ograd.
Lanciò il borsone sul letto, e poi si diresse verso la scrivania, sulla quale stava una busta giallastra.
Estrasse rapidamente il contenuto, alcuni fogli scritti fittamente.

“Quindi per un po’ mi tocca stare qui, a far cosa poi?”
Dran, che fino ad allora era stato in silenzio, gli consegnò un elenco.
“Questo gruppo di personaggi deve essere corretto. Li abbiamo presi in vari operazioni. Credo che ti divertirai”
Il ragazzo diede una letta veloce al foglio, poi un piccolo sorriso si fece largo sul suo volto.
“Dran fammi un favore, chiama gli studenti del mio gruppo, vestili adeguatamente e radunali sul ring. Comincia la lezione”
Il sayan non se lo fece ripetere, scendendo rapidamente le scale.
Ograd chiuse la porta, per poi aprire il borsone.
Ne estrasse la tuta, poi si fece portare una suit da uno dei soldati di stanza.
Scese lentamente le scale e si diresse al centro del cortile.
I sayan lo guardavano interessati, la notizia dell’arrivo di un ufficiale si era diffusa velocemente.

Dran era al centro del ring, davanti ad un paio di file di ragazzi e ragazze.
Erano abbastanza in forma, ma il loro aspetto trasmetteva meno vigore di quello dei soldati sayan.
Portavano tutti una tuta verdastra, con l’immancabile suit, con spallette o meno, ed eventualmente i guanti da combattimento.
Erano ex membri della resistenza, anche se erano poi stati sottoposti allo stesso trattamento che Ograd aveva fatto volontariamente.
Sarebbero stati arruolati nell’esercito una volta pronti, ma per quello occorreva tempo e un insegnante che sapesse plasmarli malgrado il loro odio non li rendesse degli studenti modello.
Molti di loro erano sulle liste nere dell’polizia sayan.

Ograd attraversò il cortile con passo cadenzato e deciso, con un aspetto sufficientemente altero da aprirsi la strada senza fare parola.
Salì i gradini che lo portavano al ring, salutando Dran con gesto militare, che l’altro ufficiale ricambiò seccamente.
“Bene signori, vi lascio al vostro istruttore. E pregate che si sia rabbonito…”
“Non spaventarmeli, perdo il gusto…”
“Ah ah ah. Ci si vede!”
Il sayan più anziano scese dal ring, lasciando Ograd solo con i suoi allievi.
L’aspetto del sayan più giovane era impressionante.
Il corpo muscoloso ma al contempo definito era esaltato dalla tuta nera da combattimento, mentre la suit smanicata faceva bella mostra di sé sul petto massiccio del guerriero e i guanti bianchi facevano risaltare le nocche delle mani possenti.
I capelli leggermente più lunghi di prima erano tendenti all’indietro, mentre gli occhi neri fissavano i presenti in maniera perforante.

Ben presto i ragazzi si resero conto di chi avevano davanti.
Più muscoloso, ormai sayan, con i lineamenti induriti, ma quello che avevano davanti era il loro ormai ex amico Ograd.
Alcuni di loro erano addirittura in classe con lui durante le superiori, li resto lo avevano conosciuto durante la resistenza.

Si fece avanti un ragazza dai lunghi capelli castani, non molto alta e con un aspetto non troppo determinato rispetto agli altri.
“S-sei tu…?”
“Chi dovrei essere?” rispose seccò il ragazzo.
“Tu sei …”
“Io sono l’elite Ograd, e da oggi sono il vostro istruttore! Voi siete la squadra XC18 e vi giuro che tempo un anno sarete pronti per entrare in battaglia! Ogni obiezione e atti di insubordinazione verrà duramente punito! Da oggi per voi comincia l’allenamento!”
I ragazzi erano spaventati, quello non era più l’Ograd che conoscevano.
Quello era un sayan, e loro i suoi allievi.
E presto si sarebbe scatenato un bel pandemonio.

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Capitolo 11
*** Lesson 1: adaptation ***


Lesson 1: adaptation


“Ascoltatemi bene seghe!”
Nessuno fiatò.
“Da oggi per i prossimi 365 giorni sarete miei allievi! Dopo di che vi sgancerò su qualche pianeta e li vedremo cosa avete imparato. Se vi applicherete vivrete, altrimenti no. E adesso muoviamoci, in palestra!”

Il gruppo si diresse mestamente verso il grande edificio al centro del cortile.
La palestra sayan era in realtà un luogo particolare.
Molte porte erano presenti al suo interno, e ognuna dava in una particolare realtà.
I sayan avevano imparato a creare delle distorsioni nella propria dimensione, in modo che ogni squadra potesse allenarsi in maniera indisturbata in spazi ampi come pianeti.
Alcune realtà erano uguali alla Terra come condizioni climatiche, in altre variavano fattori come ossigeno, temperature, gravità e in alcune il tempo era addirittura velocizzato, in modo da compiere notevoli allenamenti in poco tempo.
Tuttavia solo gli ufficiali sayan potevano aprire le porte, tramite dei codici identificativi.

Ograd scelse una stanza abbastanza semplice, in cui la percentuale d’ossigeno era pari all’80% di quello normalmente presente.
Tuttavia l’umidità era quasi del 90%, il che permetteva alla stanza di essere il luogo perfetto per testare la resistenza dei soldati.
Digitò rapidamente la combinazione numerica, per poi sottoporsi all’esame della retina.
Fece entrare i suoi allievi, per poi chiudere la porta dietro di sé.
I prigionieri erano disposti in fila, e già qualcuno cominciava a mostrare i segni di non adattamento al nuovo clima, lo aveva preventivato.

“Bene, ora cominceremo con un po’ di riscaldamento. Fatemi 500 flessioni!”
I ragazzi cominciarono a mormorare.
“Cosa c’è? Ho detto flessioni”
Un ragazzo da capelli neri, non troppo alto e dai lineamenti decisi si fece avanti.
Era Herr, il ragazzo che gli aveva piantato la siringa nella schiena.
Per poco non ci era rimasto secco da quello scherzetto.
“Cosa vuoi?”
“Dirti che noi non prendiamo ordini da un sayan!”

In tutta risposta Ograd incrociò le braccia e assunse espressione di sfida.
“E come?”
“Noi siamo in 20 e ti da solo, cosa pensi da fare?” lo sfotté l’altro.
“Insegnarvi un po’ di disciplina…”
“A sì?”
“Stammi a sentire piccolo esaltato, facciamo così. Io contro di voi. Se vinco io, farete quello che vi dico. Se vincete voi vi farò liberare, cosa ne dici?”

Herr volse un sorriso agli altri, che avevano cominciato a mormorare.
“Accettiamo?”
I più scossero positivamente la testa.
Erano in proporzione tale che il sayan non poteva vincere.
“Ok pagliaccio, accettiamo. Regole?”
“Chi resta a terra 10 secondi perde”
“Bene, pochi minuti e sarai all’altro mondo”
“Non credo…”

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Capitolo 12
*** Lesson 2: rage ***


Lesson 2: rage


Il gruppo si cominciò a disporre a semicerchio intorno al sayan, che continuava a rimanere fermo.
Lo attaccarono in gruppo, alternandosi tra loro in una veloce sequenza di colpi, senza però riuscire a colpire l’avversario.
L’attacco dei prigionieri era veloce e continuo, ma non perfettamente coordinato, tanto che dopo alcuni minuti certi cominciarono ad accennarono segni di stanchezza.
Con un onda d’aura Ograd li disperse, ma notò che Herr insieme a due ragazze era riuscito a completare una grossa sfera di energia, che gli scagliarono contro.

Sfruttare la distrazione dell’avversario per creare un colpo potente.
Buona idea, ma non originale e ancor peggio supportata dai loro compagni.

Il colpo sibilava verso il guerriero, che all’ultimo istante lo afferrò, bloccandolo.
La sfera continuava a sfrigolare, ma perse in poco tempo la sua carica, fino ad annullarsi.
Il gruppo lo osservava stupito.
Loro erano uno dei migliori gruppi d’assalto della Resistenza e un solo, unico, sayan giocava con loro come il gatto con il topo.

“A quanto pare vi ho sopravvalutato, pensavo poteste fare di più!”
Herr era livido di rabbia, quello sbruffone lo stava prendendo in giro ampiamente e lui non poteva fare nulla.
L’aura cominciò a sibilare intorno a lui, mentre il livello combattivo aumentava, pur nel suo piccolo, abbastanza rapidamente.
Si voltò intorno, i suoi compagni erano tutti più o meno provati, e lui poteva tranquillamente considerarsi quello messo meglio.
“Sentite, qui abbiamo solo una possibilità. Dobbiamo usare la tecnica di emergenza, ne va della nostra libertà”
Il gruppo mormorò alcuni secondi, per poi accettare, malgrado i rischi dell’operazione.

Herr continuò a espandere la sua aura, che procurava sordi schiocchi nell’aere.
I suoi compagni tesero le loro braccia verso di lui, e delle lievi vibrazioni nell’aria indicarono a Ograd che stavano passando le loro restanti energie al compagno.
La tattica lo incuriosiva, quindi decise di lasciarli fare.
L’aura del combattente continuò ad espandersi fino a quando i suoi alleati completarono il trasferimento di energia, per poi stabilizzarsi.
I muscoli di Herr erano tesi per lo sforzo, mentre alcune vene erano in evidenza
Il prigioniero digrignava i denti, fissando il sayan con una sguardo carico d’astio.
“Ora vedrai la vera forza di far parte di un gruppo!” gridò all’indirizzo dell’avversario, per poi scatenare un rapido e violento aumento dell’aura.
Una luce giallastra avvolse il ragazzo, tingendo i suoi capelli d’oro e mutando il colore delle iridi da marrone a verde-azzurro.

Pur possedendo la motivazione sufficiente per compiere la trasformazione, non ha raggiunto un livello di combattimento sufficiente, e quindi si potenzia tramite la forza dei suoi compagni al solo scopo di raggiungerlo, comportandosi come un vampiro.
Li hai ridotti in uno stato grave e invece di ringraziarli fa lo sbruffone.
Che tattica deprecabile, è un insulto per un guerriero sayan!

Ograd abbassò la guardia, stendendo le braccia lungo il corpo.
Herr rise violentemente, pavoneggiandosi di fronte agli altri sui compagni.
“Allora sayan. Cosa succede? Adesso che ho raggiunto questo stadio non riesci a tenermi testa e tremi già dalla paura?”
Il gruppo dei prigionieri ridacchiava sotto i baffi, quella era la loro tecnica di emergenza, ma non aveva mai fallito un colpo, in quanto Herr raggiungeva un livello sufficientemente alto perché nessun avversario potesse resistergli.

Il sayan chiuse gli occhi alcuni istanti, sufficienti perché il prigioniero partisse alla carica.
I colpi erano decisamente più potenti, veloci e precisi, e intrisi d’aura.
Malgrado ciò il sayan continuava a non accusare alcun colpo, anche se taluni fendenti dovevano essere parati invece che semplicemente evitati.
“Allora questa sarebbe la forza di un gruppo?”
“Taci!”
“Mi hai deluso Herr, più degli altri. Li hai spremuti senza dire niente. Se far parte di un gruppo è questo, preferisco restare da solo”
“Ta…”
Una ginocchiata alla bocca dello stomaco aveva piegato il biondo in due.
Un potente gancio lo colpì alla testa, scoperta, sbalzandolo alcuni ad alcuni metri di distanza.
Uno, due rimbalzi a terra, poi Ograd comparve dietro al suo avversario, e con un potente colpo a due mani si abbatté sui reni del ragazzo, mandandolo a schiantare a terra.
Atterrò accanto a lui, per poi lanciarlo in mezzo ai suoi compagni ammutoliti.
“Tranquilli, è solo svenuto e con qualche osso incrinato. Portatelo fuori, per oggi abbiamo finito”

Il gruppo si spostò mestamente verso la porta, in rigoroso silenzio.
“Vi concedo 20 minuti per cambiarvi e rassettarvi, alle 13 vi voglio in refettorio, seduti al tavolo. Quanto a Herr portatelo in infermeria, sapranno cosa fare” disse prima di congedarli.

A quanto pare abbiamo da lavorare, e parecchio.

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