Il destino non cambia mai

di albalau
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ecco a voi! Ammetto che ho un sacco di storie in sospeso, ma quando l'ispirazione chiama non posso resistere! XD!
Allora, i personaggi inizialmente possono sembrare OCC, ma  la spiegazione credo sia semplice. Ognuno di quelli citati ha fatto un percorso e sono maturati sia in bene che in male. Ma se credete sia il caso di aggiungere la nota lo farò. Ora vi lascio alla storia. Avviso solo che non sarò costante negli aggiornamenti, chiedo scusa già da adesso.
Ok ho finito davvero! Buona lettura!!!
 
 
 
 
 

Guardava il cielo, come sempre da quando aveva coscienza.

Steso sotto quell'albero, con le foglie e i rami che gli ombreggiavano il viso, ripensava alla sua vita.

Tante, troppe cose erano successe in quegli anni.

Gli attacchi ripetuti al suo villaggio, il fuga di Sasuke, la morte di Asuma, la guerra che aveva portato via molto a tutti. Lui compreso. Quel conflitto assurdo che era riuscito a privarlo anche del padre. La fatica della ricostruzione, il riportare alla normalità l'esistenza delle persone che vivevano a Konoha e non solo. Ma, in mezzo a tutto questo disastro, almeno una cosa era andata bene. La più importante. La nascita di suo figlio.

Quel bambino, con gli occhi vispi, uguali ai suoi. Quei capelli che, come usanza della sua famiglia, portava legati in un alto codino. Quella risata cristallina che usciva dalle sue labbra e quella voglia, solo Nara, di addormentarsi dove meglio gli aggradava. Il vero ritratto del padre.

Con un pigro sorriso si voltò sul fianco guardando, con dolcezza, quella piccola creatura di sette anni placidamente addormentata. Con un dito gli spostò delicatamente dalla fronte un ciuffo di capelli sfuggito alla sua coda, evitando di svegliarlo.

Ancora si stupiva di quel piccolo miracolo. Non voluto, non cercato. Ma giunto.

Sbuffò appena. Si, in effetti quel bambino era stato una sorpresa. Lui e la madre non volevano accadesse, ma alla fine non avevano avuto il coraggio di rinunciare. Lui non aveva voluto. Era troppo importante.

-Sta ancora dormendo?- la voce gli giunse distinta da dietro le sue spalle.

-Si e credo stia sognando.- le rispose con sicurezza, notando il modo in cui gli aveva preso la mano.

-È sempre più simile a te.- constatò la donna.

Sorrise. Era vero. Non gli somigliava solo fisicamente, ma anche caratterialmente. Solo che lui riusciva a mettere in mostra, senza ritegno, anche i lati più chiusi del padre.

-Meglio che non ti senta sua madre. Dice che è uguale a lei.-

Ino alzò gli occhi al cielo.

-Quella ha gli occhi foderati di prosciutto, lo sai.- disse con sarcasmo per niente velato.

Shikmaru non rispose all'amica, ma tornò con gli occhi su Shari. Sapeva cosa Ino pensasse sia di lui che di lei. Di lei sopratutto.

Guardò nuovamente il cielo, notando che il sole stava calando velocemente. Con lentezza si alzò, stirando le braccia.

-Dobbiamo rincasare. Non ho voglia di sentire le sue urla, sarebbe una seccatura.- disse placidamente.

L'amica lo osservò attentamente, facendo una smorfia con la bocca. Shikamaru era davvero diventato irriconoscibile.

Ancora si chiedeva, data la sua intelligenza, come avesse potuto commettere una leggerezza simile e farsi incastrare. Va bene, capiva il momento, capiva l'istinto, ma che cavolo! Le precauzioni dove le metteva?

Anche se c'era un tarlo che non l'aveva mai abbandonata. Che lei l'avesse fatto apposta.

Lo fissò mentre prendeva in braccio il piccolo dormiente, che mugugnò qualche protesta senza svegliarsi. Poi lo guardò mentre, con passo strascicato, si allontanava. E non resistette a lanciargli l'ennesima frecciatina. Cosa che faceva ripetutamente da ben sette anni.

-Il tuo sorriso si è spento. Quando pensi di ritrovarlo?-

Non le rispose, continuò a camminare come al solito.

Lo sapeva. Sapeva esattamente cosa Ino pensasse e lei non ne aveva mai fatto mistero.

Aveva fatto la cazzata più grande della sua vita, ignorandone le conseguenze. E non dava la colpa a nessuno. Né a Naruto che aveva voluto quella festa, né agli amici che l'avevano istigato per bene, complice l'alcool. Né a lei che si era resa disponibile. La scelta era stata solo e unicamente sua. Per la prima volta si era lasciato governare dai suoi bassi istinti, eliminando la ragione.

Si, in un attimo di lucidità era riuscito a chiederle se lei fosse protetta in qualche modo e alla sua risposta affermativa era andato a ruota libera. Ma dopo un paio di mesi, la scoperta. Era incinta e di un figlio suo. E lui, responsabile com'era, non si era sottratto all'impegno. Convivere e poi sposarsi erano stati passi obbligati. Nonostante la madre non fosse d'accordo, nonostante i suoi cari amici avessero cercato di dissuaderlo. Poteva crescere quel bambino anche senza legarsi a lei, ma era stato lui a non volerlo. Non era giusto.

E, a distanza di anni, era ancora incastrato in un matrimonio senza amore che si reggeva su falsi sentimenti e solo per il bene di suo figlio.

-Salutami Shiho!- gli urlò Ino, con una nota di stizza.

Shikamaru rispose con il cenno della mano, prima di sparire dalla sua vista.

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Il lavoro stava procedendo spedito. Ormai aveva quasi finito di compilare i rapporti relativi alle missioni e agli esami.

-Ancora uno e per oggi si chiude!- esclamò contento.

Lo sbattere violento della porta, però, lo indusse a pensare che la giornata non sarebbe finita come sperava. Posò gli occhi sulla collega che camminava avanti e indietro come una furia.

-Quella prima o poi la ammazzato!- esclamò sbattendo le mani sul tavolo.

L'altro la fissò lasciandosi andare ad uno sbuffo. Immaginava, anzi, sapeva bene a cosa era dovuto l'umore nero della collega.

E pensare che quella giornata era iniziata tanto bene!

Colazione a letto, coccole infinite, complete di altro e passeggiata sotto i primi raggi del sole. Tutto allietato dalla sua voce e dal suo sorriso.

Ma ora quell'espressione era riuscita solo ad infondergli ansia e ira.

-Che ti ha combinato stavolta?- chiese cercando di mascherare i suoi sentimenti.

-Cosa? Cosa?- sbraitò al limite.- Mi ha detto che ho sbagliato nella compilazione dei fogli! Ma ti rendi conto? Quella...quella...-

-Calmati e respira, non mi sembra il caso di accanirsi in questa maniera.- cercò di placarla.

-Altro che calmarmi! Io la distruggo, la riduco in poltiglia!- stava già stritolando un povero foglio che aveva avuto la sfortuna di incontrarla.

-Ino piantala! Sai anche tu che ha sempre cercato e cercherà di metterti i bastoni tra le ruote. Lo fa anche con me, ma siccome non gli do corda, lascia stare. Dovresti farlo anche tu.-

-Non dirmi quello che devo fare Kankuro.- gli sibilò.

Il ninjia di Suna, conoscendola, sapeva che tasti usare per placarla.

Si alzò, andandole incontro e portando le braccia intorno alla sua vita.

-Non risolverai niente così. Toglitela dalla testa. Devi o no rispondere solo all'Hokage del tuo operato?-

La sua tecnica stava effettivamente iniziando a funzionare, ma non abbastanza.

-Hai ragione, ma ciò non toglie con non la sopporto.- gli disse appena più calma.

Lo sapevano entrambi e, come entrambi, odiavano quella piccola e lurida...Ok, meglio fermare i pensieri prima che diventassero troppo offensivi.

- Ma non la posso vedere lo stesso.- continuò, nonostante la sua voce si fosse abbassata.

Kankuro sospirò. Lei non è che non la potesse vedere, la odiava proprio. E questo odio era solo ed unicamente ad attribuire ad una persona. Persona che conoscevano fin troppo bene.

-Non avvelenarti il sangue.-

Lo gelò con uno sguardo.

-Parla quello che voleva ammazzare il mio amico l'altra sera.- sibilò.

Kankuro la lasciò, dandole le spalle. No, non poteva negarlo.

Quella sera era uscito da solo lasciandola a casa. Doveva rimanere con se stesso. Tutti gli anni si ritagliava quella serata. Per ricordare, per non dimenticare.

Caso volesse che quella sera ci fosse anche lui, Shikamaru. Perché erano nello stesso locale?

Non si diede risposta e nemmeno gli interessava.

Lo ignorò, come faceva da tempo e si sedette in un tavolo appartato. Il saké scorreva libero nel suo stomaco, annebbiandogli la mente. Non voleva pensare a niente. Ma quel fetido essere dove venire proprio dalla sua parte. Non lo degnò di uno sguardo, o almeno credette di farlo. Si accorse della sua disattenzione quando gli rivolse la parola.

-So che pensi e mi merito il tuo disprezzo. Se vuoi farmela pagare sono pronto.-

Non prestò al tono basso, carico di sofferenza. L'unica cosa che fece fu quella di prenderlo per un braccio e trascinarlo fuori.

Iniziò a colpirlo, con ferocia, con rabbia, senza che l'altro cercasse di difendersi. Di colpo si sentì afferrare per le spalle. Una morsa ferrea, inespugnabile.

-Basta adesso.- gli sussurrò all'orecchio Choji.

Kankuro guardò quell'ammasso di carne steso al suolo. Sputò sopra di lui e se ne andò. No, non poteva ucciderlo, altrimenti avrebbe perso non solo la stima che faticosamente era riuscito ad avere a Konoha, ma anche lei.

Strinse i pugni ricordando l'accaduto.

-Non lo perdonerò mai, mettitelo in testa.- ringhiò a bassa voce.

Ino abbassò la testa, avvertendo la sofferenza in quelle parole. Non poteva chiederglielo, ne l'avrebbe mai fatto. Aveva perso una persona importante nella sua vita, sua sorella. E tutto per colpa di...

-Non voglio questo e lo sai.-

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, l'uno con le spalle all'altra. L'atmosfera venne spezzata dall'arrivo, inaspettato, di Shizune. La donna, perspicace com'era, avvertì subito l'aria pesante ma cercò di non farci caso.

-L'Hokage richiede la vostra presenza.- li informò.

Entrambi si voltarono, annuendo. Ma prima che potessero uscire li avvisò.

-Mantenete la calma.-

Non capirono il perché di quella frase, ma lo compresero una volta di fronte a Tsunade. Non erano stati i solo ad essere chiamati. Davanti a loro c'erano sia Shikamaru che Shiho.

Kankuro strinse i pugni, mentre Ino cercò di restare impassibile.

Tsunade li guardava attentamente. Sapeva che era un rischio metterli insieme, ma non aveva scelta.

-Ascoltatemi bene. Questa mattina mi è giunta una lettera dal Kazekage.-

-Gaara? È successo qualcosa a Suna?- Kankuro si allarmò.

-No, tranquillo. Nella tua città non ci sono problemi.- gli rispose la donna sventolando una mano davanti al viso.- Tuo fratello ci ha inviato un documento da decifrare.-

-Mi sembra strano che il Kazekage mandi un messaggio simile.- constatò Shikamaru.

-In effetti hai ragione. Il rotolo contiene un codice segreto da decifrare. Ed è per questo che siete qui.-

I quattro si guardarono quasi senza volerlo, sbigottiti.

-Se non sbaglio, gli unici in gradi di farlo sono Shiho e Shikamaru.. fece presente Ino.

-Già, hai ragione, ma questo compito sarà affidato solo a Shiho.- e li Tsunade li spiazzò.

-Allora noi che stiamo a fare qui?- chiese abbastanza alterato Kankuro, che mal sopportava la presenza degli “sposini”.

-Siete qui perché l'incarico che vi sto per affidare si divide in due parti. Mentre Shiho e la sua squadra decifrerà il codice, voi tre dovrete sottrarre il secondo rotolo al nemico.- rispose con tranquillità.

-Cosa???-

Tsunade gli diede le spalle, approssimandosi a spiegare.

-Quello che Gaara ci ha dato è solo una parte di un codice più complesso. Dalle informazioni acquisite, se entrambi i rotoli cadessero in mani sbagliate, tutte le Cinque Terre sarebbero distrutte. Per questo le pergamene sono sempre state separate, tramandate da erede in erede in diversi Paesi. Una era custodita nel Paese del Vento, l'altra i quello della Roccia.- prese un respiro prima di continuare.- Quella della Roccia è stata trafugata, per quello Gaara ha pensato a noi. Nessuna delle due era stata mai decifrata, si sapeva solo che erano pericolose. Conoscendone esattamente il contenuto potremmo difenderci.- si voltò con sguardo freddo verso di loro.

-Non sappiamo chi sono i nemici, ma l'unica possibilità che abbiamo per difenderci è questa. Decifrare la parte della Sabbia e riprendere quella sottratta. Shiho!- esclamò, facendo sussultare la donna.- Mettiti all'opera immediatamente!- ordinò con enfasi.

La vide adombrarsi leggermente e abbassare il capo.

-Qualcosa non va?- le chiese.

Shiho alzò il viso, con decisione.

-Non posso.- esordì spiazzando tutti.-

-Perché?- domandò Tsunade.

-Ho un figlio e la mia priorità va a lui.-

-La priorità va alla salvaguardia del villaggio.- la riprese duro Shikamaru.

Shiho di stizzì e gli rivolse uno sguardo indecifrabile agli altri. Ma che lui conosceva molto bene. Mai una volta l'aveva risparmiato in quegli anni.

-Shari è più importante di tutto e il tempo che passo con lui non deve essere sminuito.-

-Se non sbaglio, sono io quello che lo ha allevato e cresciuto. Tu sei sempre stata presa dai tuoi impegni. Ti ricordavi di avere un figlio solo quando andavo in missione, oppure per impedirgli di iscriversi all'accademia. Cosa che, sai bene, vuole con tutte le forze.- ribatté astioso.

Sia l'Hokage che gli atri due li osservavano con rinnovato interesse. La prima perché mai avrebbe voluto partecipare ad una lite coniugale, Ino e Kankuro perché non credevano, da quel che avevano sempre visto, che le cose tra loro due fossero a quei livelli. Litigare per far entrare il figlio nell'accademia ninjia!

-Finitela!- sbraitò Tsunade.- Shari può benissimo stare con Yoshino. E non accetto altre lamentele.- la fermò, visto che Shiho stava per ribattere.- Per quel che riguarda voi tre, il vostro compito è quello di recuperare il rotolo trafugato. Vi aspetto alle cinque per darvi gli ultimi dettagli.-

-Perché alle cinque?- domandò Ino.

La donna si sedette nuovamente sulla sua poltrona.

-Deve arrivare un ospite con la vostra guida. Sarà lui a darvi le informazioni necessarie. E adesso andate.-

I quattro abbandonarono l'ufficio. Davanti a loro camminavano Shikamaru e Shiho. Ino vedeva chiaramente la rigidità delle spalle dell'amico e sapeva che, quando era in quello stato, non era davvero niente di buono. All'uscita fermò Kankuro, tenendolo per un polso.

-Che sai di questa storia?- era implicito il riferimento al discorso di Tsunade.

-Credevo fosse una leggenda. Gaara è sempre stato evasivo, ma in fondo lo comprendo, adesso. Se quei rotoli possono essere deleteri per la salvaguardia di tutti i Paesi, finendo nelle mani sbagliate potrebbero ricondurci nel baratro di otto anni fa.-

La guerra che a loro aveva tolto tutto, li aveva segnati e riprenderne un'altra non era davvero consigliabile.

-Spero che quella strega sappia fare il suo lavoro.- le disse solo.

-Quello che mi preoccupa di più è ciò che anche l'Hokage ha visto. E che io avevo percepito da sempre.-

Kankuro la guardò basito.

-Non fare quella faccia. Lui non l'ha mai amata.- gli disse convinta.

-Allora spiegami perché ci è andato a letto e l'ha sposata.-

Ino alzò le braccia, per poi riabbassarle.

-Perché voi uomini usate, spesso e volentieri, il cervello che avete li sotto. Ma poi vi fate prendere dai sensi di colpa e lui né ha più di tutti. È idiota, non lo nego, ed è pronto a sacrificare anche la sua felicità. Sai quanto me che l'amava. Solo che, per quel suo insano senso di protezione, non è riuscito a liberarsi di quella promessa fatta ad Asuma. Proteggere il Re. Per Shikamaru quella promessa equivale alla vita.-

Quella frase per Kankuro fu come una rivelazione.

Ino guardò i suoi occhi e comprese che, finalmente, avesse capito il suo amico. Si voltò, facendo un passo davanti a lui.

-Ora hai capito chi è Shikamaru.-

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Camminavano fianco a fianco senza dire una sola parola. Erano diretti a casa Nara, quella padronale, per riprendere Shari che aveva passato la mattinata con nonna Yoshino.

Ma Shiho stava ribollendo e, alla fine, non ce la fece più a tacere.

-Come ti sei permesso. Trattarmi in quel modo di fronte all'Hokage. - sibilò con rabbia.

-E tu non dovevi discutere i suoi ordini.- rispose pacato, lasciandosi scivolare addosso il suo tono rabbioso.

-Che dovevo fare, secondo te? Non ho tempo da perdere per queste sciocchezze. Sono problemi della Sabbia e della Roccia, non nostri.-

Shikamaru strinse i pugni. Possibile che non capisse la gravità della situazione? C'era la forte possibilità che ci rimettessero tutti! Però...

No, forse la capiva fin troppo bene e il motivo era un altro.

-Di la verità. Non vuoi lavorare sotto ordine del Kazekage.-

La vide irrigidirsi e capì di aver indovinato, ma non ebbe una risposta. Lei si chiuse nel silenzio, almeno fino a che non giunsero nei pressi del cancello della casa di Yoshino.

Lo afferrò per un braccio, costringendolo a fermarsi.

-Li odio. Li detesto con tutta me stessa. Suna, il Kazekage, i Sabaku No. Non li perdonerò mai.- disse con ira.

Lui fece una sorrisetto, che presto si trasformò in un ghigno.

-Perché mai. In fondo hai avuto tutto.- constatò ironico.

-Ma non te! Tu non sei mai stato mio e la colpa è loro!- scattò.

Le prese la mano che lo stava ancora stringendo, liberandosi da quella stretta e la guardò negli occhi. Trafiggendola.

-Non posso che darti ragione. Io non ti appartengo. Né ti apparterrò mai, mettitelo in testa. Urla, strepita, impreca, tanto non servirà. E se vengo a sapere che offendi o insulti ancora una volta Ino oppure Kankuro, potresti pentirtene amaramente.- l'avvisò serio, con voce fredda e, per la prima volta, Shiho ebbe paura di lui.

Le diede le spalle per precederla.

-Muoviti.-

 

-Papi!- lo salutò allegramente il figlio.

-Ciao ometto.- lo prese in braccio sorridendo apertamente.

Shari lo abbracciò forte, aggrappandosi al suo collo. Shikamaru si beò di quella stretta. Solo tra le sue braccia si sentiva di nuovo sereno.

-Ciao Shari.- la voce di sua moglie gli giunse da dietro.

Con tranquillità rimise il figlio a terra e attese quello che solo poche volte si era verificato. Infatti Shari, con titubanza, si avvicinò a Shiho, abbracciandola, ma senza trasporto. La fissò e lesse il dolore in quegli occhi. E non poteva che rimproverare se stessa. Da quando era nato lei si era sempre tenuta in disparte, raramente si intratteneva col figlio, tanto meno giocava con lui. Sembrava quasi che non fosse nemmeno la madre. Solo quando c'erano altre persone, come Yoshino oppure i suoi compagni di squadra o amici, cambiava. Ma Shari era un bambino intelligente e aveva capito che lei voleva solo salvare le apparenza. Possibile che un bambino di appena sette anni sapesse già riconoscere la finzione delle persone? Solo che la cosa peggiore era che l'avesse scoperta nella propria madre.

Scosse leggermente la testa e si diresse in cucina da Yoshino.

-Ciao mamma.-

-Siete in ritardo.- gli disse con tono piatto.

Shikamaru sospirò leggermente. Da quando suo padre era morto durante la guerra, il carattere della donna si era ancora di più rafforzato. Ma era inevitabile. Una grande responsabilità gravava sulle sue spalle, essere il capo Clan Nara. Inizialmente i capi famiglia volevano dare a lui tale compito, ma si era rifiutato. A diciotto anni era troppo giovane e, inoltre, sapeva che sua madre era in grado di svolgere quell'incarico al meglio e dopo accurate discussioni, all'unanimità avevano approvato. Con la promessa che a tempo debito lui si sarebbe preso a carico quello che gli spettava di diritto.

Ma la situazione venutasi a creare in seguito non lo aveva avvantaggiato. Sua madre si era sempre opposta alla decisione che si sposasse con Shiho. Come Ino e Choji si era battuta affinché crescesse quel bambino senza legarsi a quella donna, ma lui non aveva voluto sentire ragione. Se l'avesse ascoltata almeno quella volta...

Ma il suo cuore, la sua mente, il suo animo erano distrutti e non c'era con la testa. Si era lasciato trascinare dagli eventi, lasciandosi travolgere e segnando così il suo declino interiore. Si era accorto dell'enorme sbaglio dopo la nascita di Shari e dopo aver saputo cosa le fosse accaduto.

Scosse la testa, scacciando per il momento quei pensieri.

-Scusa. Siamo stati trattenuti da Tsunade.-

Yoshino si voltò, guardandolo.

-Devi andare in missione?-

Annuì col capo.

-E lei?- non riusciva a pronunciare quel nome.

-Anche lei ha un incarico che fa parte della stessa operazione. Per questo, vorrei sapere se...-ma lo fermò.

-Shari starà con me.- gli disse solo, dandogli nuovamente le spalle.

Sua madre non poteva vedere Shiho, lo sapeva, ma adorava il nipote. Forse perché era come lui, in un certo senso.

-A proposito. Sapevi che tuo figlio sa usare la Tecnica del Controllo dell'Ombra?-

Sgranò gli occhi, stupito, meravigliato e sorpreso.

-Io non gliel'ho insegnata.-

Lei alzò le spalle, come se niente fosse.

-Allora l'ha imparata guardandoti. È predisposto, mi chiedo quanto vuoi aspettare per iscriverlo all'accademia.-

Shikamaru abbassò lo sguardo, pensieroso. Shari sapeva già controllare le ombre, era davvero portentoso. E senza insegnamenti per di più. Ormai non si poteva più tergiversare. Anche contro il parere di Shiho sarebbe entrato in accademia.

-Lo farà, non preoccuparti.-

 

Era quasi giunto davanti al palazzo dell'Hokage per l'incontro. Sapeva che doveva andare solo per avere gli ultimi dettagli della missione. Ma dopo aver lasciato moglie e figlio a casa, non riusciva a non pensare agli eventi passati. Quel giorno, inspiegabilmente, più vivi che mai.

Trovò una panchina appartata e guardò l'orologio. Mancava ancora un'ora, aveva tempo.

Si sedette e sollevò gli occhi verso il cielo. Le sue adorate nuvole viaggiavano leggere, libere. Abbassò le palpebre e si perse nei ricordi.

 

Camminava nervosamente avanti e indietro. Ogni passo che faceva, ritornava indietro di due. Non si era nemmeno accorto che Ino lo stava osservando da diversi minuti.

-Si può sapere che stai combinando?- gli domandò ad un certo punto.

Shikamaru sobbalzò, non credeva di aver attirato la sua attenzione.

-Io? Niente.- rispose tranquillamente.

La bionda amica gli si fece più vicino, ad un soffio dalla sua faccia.

-Vallo a raccontare ad un altro.-

Prima impallidì, poi arrossì violentemente. Non poteva sperare che lei non se ne accorgesse.

-Avanti, prima lo dici, prima ti sentirai meglio.-

Sbuffò, ma sapeva che lei, una volta adocchiata la preda, non mollava facilmente.

-Va bene. Oggi arriva la delegazione di Suna al completo.-

Ino sbatté le palpebre, quasi sorpresa.

-E che c'è di strano? Non è mica la prima volta.-

Lui si passò una mano sulla nuca leggermente sudata.

-No che non lo è. Solo che...- la sua voce era quasi un sussurro.

Un fulmine illuminò a giorno la mente di Ino.

-Non ci credo! Lo vuoi fare! Finalmente ti sei deciso Shika!- esclamò al colmo della gioia.

-Ehi frena l'entusiasmo. Non voglio chiederle di sposarmi.- si affrettò a precisare.

Non ancora, almeno” pensò poi.

-Almeno ti sei dato una mossa! Io e Choji non ti sopportavamo più. Eri diventato ancora più taciturno, senza contare che sbuffavi e sospiravi di continuo. Allora, su, dai, fammelo vedere.- chiese saltellando.

-Vedere cosa.- era sempre più imbarazzato.

Quando ci si metteva, Ino era una seccatura di prim'ordine!

-Ma l'anello!-

-Non le ho preso un anello.- brontolò.

-Eh?- era davvero stupita.

Ok che aveva compreso che non voleva farle la grande proposta, ma quello era d'obbligo!

Stava per aggredirlo ancora, quando lo vide tirare fuori dalla tasca dei pantaloni una custodia. Troppo grande per essere quella di un anello, infatti.

-Dai aprila e dimmi che ne pensi.-

Ino l'afferrò, sperando davvero che non avesse comprato qualcosa di assurdo. Ma conoscendolo non si sarebbe sorpresa.

Titubante fece come chiesto e...rimase davvero senza parole!

-Shika è magnifico!-

Prese quel ciondolo in mano, ammirandolo. Si trattava di una catenina con attaccato un ciondolo d'oro a forma di ventaglio, con tre piccole ametiste. Una vera e propria riproduzione in miniatura dell'originale.

-Credo...credo le piacerà molto.- mormorò con le lacrime agli occhi.

-Oddio! Perché piangi?- si allarmò.

Ino si asciugò le lacrime con il palmo della mano.

-Perché sono felice.-

-Ma non so nemmeno che mi dirà.- si mise sulla difensiva.

-Oh, non fare il pessimista adesso! Ormai tutti sanno che gli piaci! E non potrà resistere.-

-Tu...tutti?- ora era impanicato, lui non sapeva niente!

La bionda portò gli occhi al cielo, esasperata.

-Si Shika, tutti. L'unico che non se ne è mai accorto sei tu.-

Rimasero in silenzio dopo quella rivelazione. Lui, più che altro, non sapeva che dire. Possibile che non avesse mai percepito nulla? Però, doveva ammettere, che capire qualcosa da quella furia del deserto non era semplice. Ok, era lui che non capiva se era così palese agli altri.

Sospirò, riprendendo la scatolina.

-Meglio che vada, altrimenti se ritardo, quella mi ammazza senza darmi il tempo di far nulla.-

Ino lo afferrò per un braccio, all'improvviso.

-Posso...posso venire con te?-

Inarcò un sopracciglio.

-Come mai?-

-Beh, non voglio lasciarmi sfuggire l'espressione di Temari.- si giustificò, ma un leggero rossore le imporporò le guance.

E lì, comprese.

-Dimmi la verità. Non è che vuoi rivedere una certa persona, un juonin precisamente, con cui hai instaurato una forte amicizia?-

-Ma sei matto?- strillò.

-Si, si va bene.- ridacchiò sapendo di essere nel giusto.

Aveva notato, fin dalla fine della guerra, un certo interessamento di Ino per Kankuro. Lei l'aveva curato e lui...a lui, l'amica non dispiaceva per niente.

-Dai vieni, altrimenti arriveremo tardi. Poi lo spighi tu al Kazekage.-

 

-Ehi, ci sei?- la domanda lo destò.

Abituò gli occhi alla luce, riconoscendo la figura di Ino di fronte a lui e quella di Kankuro qualche metro indietro.

-Non dirmi che ti eri addormentato.- gli disse sconsolata.

-No.- rispose passandosi due dita sugli occhi.- Pensavo.-

La bionda non era del tutto convinta, ma sollevò le spalle lasciando cadere il discorso.

-Dai vieni, altrimenti arriveremo tardi. Poi lo spieghi tu a Tsunade.-

Shikamaru ridacchiò appena. Le sue parole erano le stesse che aveva detto lui quel giorno.

Percorsero la strada insieme, anche se lui e Kankuro si tennero a debita distanza. Ma fu il ninjia di Suna ad avvicinarlo di colpo, sorprendendolo.

-Prima o poi non dovremo fare un discorsetto.-

Si irrigidì senza volerlo. Ricordava ancora l'ultimo scontro avvenuto e anche la sua faccia che portava i leggeri segno dei suoi “dolci” pugni. Meritati.

-Non intendo pestarti di nuovo. Voglio mettere fine, una volta per tutte, a questa storia. E se non mi spieghi come stanno esattamente le cose, rischio davvero di ammazzarti.-

Si limitò ad annuire.

-Staremo a stretto contatto nei prossimi giorni. Quando vuoi, io ci sono.-

Kankuro fece un cenno affermativo col capo, sorpassandolo. Shikamaru, invece, si trovò a rimuginare sulla sua frase. Forse Ino gli aveva detto qualcosa o, forse, lui aveva capito. Non gli importava più di tanto la spiegazione.

Era giunto alla conclusione che doveva riprendere in mano la sua vita, che negli ultimi anni aveva lasciato cadere nel baratro della disperazione e dell'apatia. Voleva ritrovare se stesso e, confrontarsi con Kankuro era il punto di partenza.

Bussarono alla porta dell'ufficio dell'Hokage e, ricevuto l'assenso, entrarono.

-Vedo che siete puntuali.- esordì la donna.- Mi sorprendo di te, Nara.-

Lui sbuffò e Ino rise.

-I nostri ospiti?- chiese invece, notando solo la loro presenza nella stanza.

-Fra poco saranno qui. Sedetevi intanto.-

 

Nel frattempo, due figure, delle quali una coperta da un mantello da capo a piedi e un ANBU, stavano entrando nel palazzo.

L'incappucciato si volse verso destra, tenendo bassa la voce.

-Siamo certi delle informazioni?-

-Si, ho fatto personalmente il sopralluogo.-

L'altro annuì, ma aveva ancora una cosa da chiedere.

-Perché, dopo tutto questo tempo, hai accettato una missione che coinvolge anche Konoha?-

-Non avevo alternative.- la voce piatta e incolore.

-Davvero?- era scettico.

Sapeva perfettamente che tutta la sua squadra aveva partecipato alla ricognizione e che ogni membro conosceva il punto esatto per aggirare i nemici.

Vide che sospirò. Appena, un accenno, ma lo notò. Sorrise internamente. Nonostante gli ANBU fossero specialisti nel non far trapelare ogni minimo sentimento, per chi li conosceva bene poteva coglierlo, invece.

-La situazione è complicata e, essendo il capo squadra, non potevo tirarmi indietro.-

-Chissà perché, ma non ti credo.- affermò convinto.

Sentiva il suo sguardo su di sé, sapeva anche cosa pensasse, ma non poteva evitare di tirargli quella piccola punzecchiata.

Non si dissero più nulla. Dopo pochi passi furono davanti alla porta di Tsunade. Solo in quel momento si decise a fermarlo. Forse per la prima volta.

-Sai chi è stato scelto?-

E il suo accompagnatore sorrise sotto il cappuccio.

-Sabaku No, Yamanacha e Nara.-

Non un movimento, non un cenno. Eppure fu sicuro, e ci avrebbe scommesso anche la sua vita, che sussultò.

 

 

 

 

Ok chiedo scusa a tutte le fan di Shiho. Mi serviva un personaggio che ricoprisse quel ruolo e non volevo usare Ino, in fondo mi sta simpatica. Non uccidetemi, please! In questo capitolo, come avrete visto, cominceranno i flashback, così pian piano si capirà cosa è successo e il perché del cambiamento radicale sia di Shikamaru che di Shiho.

Spero vi sia piaciuto!

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Entrarono, attirando l'attenzione dei presenti.

-Siete in ritardo di quasi mezz'ora. Cominciavo a preoccuparmi.- gli disse Tsunade.

-Chiedo scusa, ma abbiamo dovuto allungare il tragitto. Per sicurezza.-

Kankuro scattò in piedi, facendo sobbalzare Ino che gli era di fianco. Lui quella voce la conosceva, lui sapeva chi era. Ma che ci faceva lì?

-Tu devi essere a Suna!- esclamò.

Lo sentì ridere sommessamente e si tolse il cappuccio. Rivelando la sua identità.

-Già, ma la questione, data la sua importanza, richiedeva la mia presenza.- spiegò Gaara.

Ino era sorpresa, erano diversi anni che non lo vedeva. Per di più, da quello che Kankuro stesso le aveva detto, il Kazekage non lasciava mai il suo villaggio. Non dopo quello che era accaduto.

Shikamaru, al contrario, si irrigidì appena. Va bene avere a che fare con Kankuro, ma Gaara era un'altra cosa. E insieme, quei due potevano davvero ucciderlo, nonostante il fratello di mezzo avesse chiesto un chiarimento senza ritorsioni.

-Ma come hai fatto ad essere qui, dato che il messaggio è arrivato questa mattina?- indagò il fratello.

-L'ha mandato Masturi. Io sono partito tre giorni fa, con la copertura di Baki e del consiglio. La situazione è molto seria e pericolosa.- rispose togliendo completamente il mantello che lo ricopriva.

Si accomodò, come gli altri, intorno al tavolo e prese il rotolo che portava sulla schiena.

Prima di aprirlo, lanciò uno sguardo ai presenti, soffermandosi un attimo di più sul Nara. Non aveva dimenticato, non avrebbe potuto. Lo sguardo si indurì per una frazione di secondo e Shikamaru, internamente, tremò. Se avesse potuto ucciderlo all'istante...ma c'era un trattato di pace da mantenere. Solo quello lo aveva sempre salvato.

Aprì il rotolo, che altro non era che una cartina molto dettagliata del Paese del Fuoco.

-Dalle informazioni ricevute, il covo di quei delinquenti si trova nella catena montuosa al confine Nord. Hanno scelto quel posto perché poco conosciuto e battuto. Solo un folle potrebbe avventurarsi da quelle parti.- disse loro.

-Questo potrebbe essere un problema. Quel luogo ha un sacco di avversità. A partire dal clima, che cambia repentinamente, alle frane che si staccano senza preavviso.- Tsunade sprofondò nella poltrona, chiudendo gli occhi.- Non potevano trovare rifugio più adatto.-

Rimasero in silenzio, rimuginando sulle parole appena dette. Fu Shikamaru a romperlo.

-Perché avete deciso solo adesso di decifrare la vostra pergamena? In fondo sono secoli che la custodite.-

Gaara sollevò gli occhi su di lui, senza spostarli di in millimetro.

-Perché nessuno era mai riuscito a trafugarne una.-

Sapeva di essere stato evasivo, ma con lui non riusciva a parlare. La rabbia gli offuscava la ragione ogni volta che solo sentiva il suo nome.

-Comunque è strano.- commentò Ino.

Con difficoltà il Kazekage distolse lo sguardo da Nara e lo concentrò sulla ragazza.

La osservò attentamente. Era bella, ma non era stato quello, non solo, ad attirare l'attenzione di Kankuro. Dai racconti del fratello, Ino aveva un carattere forte che nascondeva sotto la maschera della frivolezza. Era riuscito a metterlo in riga, a tirarlo fuori dalla depressione in cui era caduto. Gli aveva ridato la vita. E lui l'ammirava.

Sorprendentemente le sorrise. Un cenno, ma per lui era già tanto.

-La loro creazione è sempre stata avvolta nel mistero, si sa solo che il dovere di custodirle gravava sulle spalle del Kazekage e del Tsukikage. Pochissime persone ne conoscevano l'esistenza ed erano tutte persone fidate, con previo giuramento. Dagli scritti che mi hanno dato alla mia nomina, c'era spiegato solo che nascondevano un grande potere che donava, a chi possedesse entrambi gli scritti, un potere enorme. In poche parole, Madara in confronto non era nulla. Ma non so nemmeno io perché nessuno aveva avuto il coraggio di decifrarle. Non posso sapere se questa mia iniziativa sia un bene o un male, ma non ci rimane altro.-

Kankuro abbassò leggermente la testa. Lui non conosceva questa storia e suo fratello non si era fidato abbastanza di lui. Questo lo feriva.

-Ho scelto io di non coinvolgerti. Ti ho già fatto troppo male in passato, non volevo che portassi anche questo fardello Kankuro. Ma non pensare che non abbia fiducia in te.-

Le parole di Gaara lo sorpresero.

-Sai che non mi sarei tirato indietro. Siamo una famiglia.- ribatté sicuro.

-Lo so, ma non voglio perdere più nessuno.- mormorò appena.

Ma tutti lo udirono distintamente, come se lo avesse urlato. Shikamaru socchiuse gli occhi, sentendo il dolore in quelle poche parole e sapendo che molto di quel sentimento era dovuto a lui.

-Ora veniamo alla missione.- intervenne l'Hokage, decisa a rompere quella tensione che si era appena creata.

-Voi tre vi recherete sulle montagne, troverete il covo di quei banditi e recupererete la pergamena. Intanto, qui a Konoha, cercheremo di decifrare l'altra pergamena, così da essere sicuri del pericolo e per poter predisporre un'eventuale difesa. Tutto chiaro?-

Annuirono tutti, ma Ino prese la parola.

-Prima, però, ha parlato di una guida.-

-Hai ragione. La vostra guida è lei.- e indicò l'ANBU che era rimasto vicino alla porta, a braccia conserte, per tutto il tempo.

Non ci avevano prestato attenzione, all'inizio. Silenziosa ed invisibile. Proprio come deve essere un combattente di quel calibro. Ma, sapendo che avrebbe lavorato con loro, la scrutarono con interesse.

Non era molto alta, forse poco di più di Ino. Aveva i capelli biondi, sciolti, che le arrivavano a metà schiena, ma non poterono osservare altro. La poca pelle che si vedeva dalla divisa e la maschera non diceva loro nulla sulla sua identità. Ma Kankuro avvertì un brivido freddo corrergli lungo la schiena e non fu l'unico. Anche Shikamaru lo sentì.

-Non so, però ha qualcosa di strano. E non mi piace.- sussurrò a Ino.

-Per una volta sono d'accordo con te. È come se ci stesse facendo una radiografia.- asserì Nara.

Ino vagò con lo sguardo da uno all'altro, un po' stupita.

-Da quando voi due pensate le stesse cose?-

Sospirarono.

-Lascia stare.- dissero all'unisono.

-Ok, adesso mi fate paura.-

-Fate silenzio voi tre!- intimò Tsunade sbattendo un pugno sul tavolo.

Pugno efficace, dato che riebbe l'attenzione di tutti.

-Come vi ho detto, lei vi condurrà sulle montagne, dato che conosce la zona e che ha già effettuato un pattugliamento.-

-Ma se ci sono stati gli ANBU, perché scomodare noi?- chiese, stupidamente, Kankuro.

-Perché abbiamo ricevuto ordine di non coinvolgerli. Ci è stata concessa solo una unità.- spiegò la donna, cercando di mantenere la calma.

Ma che domande idiote facevano...

-Sarà, ma non mi piace lavorare con chi non conosco.- continuò il ninjia di Suna.

-Lavorare con chi vorresti ammazzare però va bene?- lo pungolò Tsunade.

-Lui lo so gestire.- disse tranquillamente, sollevando le spalle.

-Vedo come lo gestisci.- Ino non riuscì a trattenersi, alludendo chiaramente al suo pestaggio.

-Almeno non rompe, dopo.- rispose Kankuro, sentendo uno sbuffo provenire dalla sua ragazza.

Intanto Gaara continuava a fissare l'ANBU. Era stato un azzardo, lo sapeva. Sperava solamente che riuscisse a gestire la situazione. In teoria si, visto l'addestramento che aveva avuto, ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stato facile.

-Che la conosciate o meno poco importa. Per le prossime due settimane farete squadra.- proseguì l'Hokage.

Solo a quel punto l'ANBU si mosse. Nessuno le aveva parlato di due settimane, la missione poteva essere tranquillamente in cinque giorni, non di più.

Percependo la sua irritazione, Tsunade la fermò con un cenno del braccio.

-È il tempo limite. Sai anche tu che dovrete passare per strade non battute. Inoltre, su quei monti, ci saranno sicuramente trappole, sigilli e chi più ne ha ne metta. Non posso rischiare la vita di nessuno di voi quattro.-

La sentirono sbuffare, e quello era davvero strano.

-Due settimane con la mia fidanzata, uno che si lamenta di continuo e una che non spiaccica parola nemmeno a pagarla. Che meraviglia!-

-Kanky...- ecco quando Ino usava quel diminutivo per lui erano guai.

-S...si...tesoro?-

-Vuoi dire che non vuoi fare questa missione con me?- gli chiese con falsa tranquillità.

-Nononono! Figurati! Sono contentissimo!- doveva tirarsi fuori dai guai.

Cavolo, perché non pensava prima di parlare?

-Non mi piace lei, tutto qui.- si giustificò, salvando per un pelo l'osso del suo collo, che la sua amorevole ragazza era sul punto di spezzare.

Gaara puntò gli occhi su Tsunade, che annuì, poi sull'ANBU. Sentiva che tentennava, sentiva che non voleva, sapeva che era stato un errore. Ma lei l'aveva voluto. Per buttarsi ogni cosa alle spalle, per poter tornare.

La vide fare un cenno col capo, decisa.

-Non devi avere dubbi su di lei, Kankuro.- disse Gaara.-In fondo, la conosci, o meglio. La conoscete tutti molto bene.-

Tutti e tre i ninjia tornarono a fissarla, intensamente, ma non riuscivano a riconoscere niente in lei. A parte quel brivido persistente in Kankuro e Shikamaru.

La guardano e, come se tutta la scena fosse rallentata, videro che alzava un braccio, portando la mano sul bordo della maschera. La sollevò, mostrando prima il mento, poi la bocca carnosa, e infine quegli occhi verde-acqua. Grandi, profondi, freddi.

Il cuore di Shikamaru si fermò per un attimo, il suo corpo lo sentiva di marmo. Non poteva essere lei.

Ino si portò le mani alla bocca, trattenendo le lacrime improvvisamente apparse.

Kankuro...credette di svenire. Credeva di non riuscire, di non poterla più rivedere.

Invece era lì, con loro. Di nuovo.

-Temari.- riuscirono soltanto a mormorare.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Il tempo sembrava essersi fermato. La guardavano, increduli. Dopo tutti quegli anni, dopo tutto il dolore, lei era di nuovo tra loro.

Kankuro accennò un passo verso la sorella con l'intento di abbracciarla, oppure di prenderla a schiaffi (non aveva ancora deciso), ma Temari lo bloccò con uno sguardo. Sembrava di ghiaccio.

Nessun sentimento, nemmeno un accenno a qualcosa di simile si poteva vedere in quelle iridi. Come se, in realtà, non li conoscesse affatto. Come se fossero estranei.

Shikamaru, che nel frattempo si era ripreso dallo shock e aveva cominciato a sentire nuovamente il sangue scorrere nelle vene, non riusciva a non guardarla. Era ancora più bella di quello che ricordava e la divisa da ANBU, per quanto la odiasse, metteva pienamente in risalto il suo corpo. Ma la freddezza che vedeva sul suo volto non poteva che fargli male. E, per l'ennesima volta, si maledisse. Era solo colpa sua.

-Hai qualcosa da aggiungere?- Tsunade pretese la sua attenzione, spezzando così l'atmosfera rigida che si era venuta a creare.

-Partiremo alle sei di domani mattina e non ammetto ritardi.- la sua voce era fredda, quasi metallica.

-Bene, allora andate. Ma non tu Temari. Devo chiederti alcune delucidazioni.-

I tre, seppur titubanti, lasciarono la stanza, ma la guardarono con la coda dell'occhio mentre la oltrepassavano. Lei non si mosse. Rigida e statica.

Quando rimasero solo loro, Tsunade si alzò, aggirò la scrivania e le si mise di fronte. Doveva assicurarsene.

-Sei sicura?-

Temari fece un ghigno.

-Sono addestrata, sono la migliore e lei lo sa.-

Ma l'Hokage non si fece abbindolare da quella spavalderia e sicurezza. Ghignò anche lei, alzando una mano e sfiorando il collo di Temari. Afferrò quello che le interessava e lo sfilò da sotto la divisa. Rimirò quel piccolo oggetto dorato.

-Lo spero per la riuscita della missione. Puoi andare. Ci vediamo domattina per la partenza.- e la congedò senza ricevere, ne pretendere una risposta.

Una volta uscita la ragazza, si volse verso Gaara.

-In passato ha sempre rifiutato di avere a che fare con noi. Perché adesso?-

Il Kazekage scosse il capo.

-Non mi ha risposto, ma credo di saperlo. Vuole mettersi alla prova e forse è stanca di tutto questo.-

Tsunade sorrise, comprendendo appieno quelle parole.

-Sai quanto me che hai sentimenti, di qualunque natura siano, non si fugge.-

Anche Gaara si alzò, andò verso la grande finestra e incrociò le braccia.

-Deve capirlo da sola.-

-Speriamo solo che non me lo ammazzi.- sospirò l'Hokage, portandosi una mano alla fronte.

L'altro sollevò appena gli angoli della bocca. Sapeva quanto Tsunade tenesse ai suoi shinobi, come lui del resto. Però...sotto sotto pregava per il contrario.

Sarebbe stato bello veder scorrere il sangue del Nara.

 

Si era rimessa la maschera sul viso mentre si stava allontanando dal palazzo dell'Hokage. On tanto perché non voleva che nessuno sapesse che fosse tornata, ma per non avere scocciature. Era già stato troppo rivelare la sua identità ai suoi compagni di missione.

Percorreva le vie di quel villaggio tenendo lo sguardo davanti a se, solo che non riuscì ad evitare di lanciare qualche occhiata intorno a lei. Riconobbe che Konoha non era poi cambiata molto in quegli anni. La gente era sempre uguale, allegra, sorridente e un po' confusionaria. Le strade, i vicoli, i negozi, gli stessi di allora. Senza accorgersene, un ricordo affiorò nella sua mente.

Lei da ambasciatrice che seguiva o affiancava, quel pigro shinobi a cui l'avevano affidata durante le sue permanenze. Il suo passo strascicato, il suo continuo sbuffare per ogni cosa. Il modo in cui discutevano e si rimbeccavano, o come lui la guardava leggendole dentro, come mai nessuno era riuscito e come la capiva in ogni istante.

Scosse con decisione la testa, non doveva pensarci. Lei era lì solo per una missione e solo a quello doveva essere rivolta la sua mente.

Ma si accorse che aveva fatto un errore. Un enorme errore.

Non aveva fatto i conti con quel muscolo che dimorava nel suo petto. Eppure era riuscita a controllarlo, era certa dei progressi fatti. Per quello aveva accettato la missione, anzi, l'aveva richiesta lei. Nonostante tutto non poteva lasciare Suna, il suo villaggio, nei guai. E quello era stato l'inizio della fine.

Diciamo che tutto sarebbe andato per il verso giusto se solo Gaara non l'avesse riconosciuta. Ma a lui era bastata un'occhiata. Non aveva chiesto nulla sul motivo che l'aveva spinta a proporsi (si, Gaara sapeva da chi era partita la richiesta), ma si era limitato ad annuire in silenzio. Solo che le sembrava strano, tra l'agitato e il compiaciuto. Aveva compreso quell'atteggiamento una volta scoperti i suoi “compagni” di squadra. Sapeva che era stato lui a richiederli.

E ora, grazie alla propria voglia di mettersi alla prova, si stava nuovamente scontrando con quel passato che voleva dimenticare e che, per un certo periodo, ci era riuscita. Ma era bastato rivederlo per scoprire che tutto era stato completamente inutile.

Persa ancora in quei pensieri molto fastidiosi, non si accorse che qualcuno le stava piombando addosso. Sentì solo l'urto e la minuscola, quasi impercettibile, imprecazione. Abbassò lo sguardo vedendo un bambino ranicchiato a terra. Stava per abbassarsi per chiedergli se era tutto a posto, quando qualcun altro, meglio altra, la precedette.

-Shari! Stai bene?- gli chiese concitata, afferrando per le spalle il piccolo.

Le dava le spalle, per quello Temari non la riconobbe, ma quando alzò la testa per scusarsi con lei del piccolo incidente, per poco non sfoderò la spada che portava sulla schiena. Era lei.

Digrignò i denti, tanto forte che temette che gli si frantumassero. L'odio verso di lei non si era ancora affievolito. E, comprese, tutti quegli anni dedicati ad annullare i sentimenti non erano serviti proprio a niente.

-Mi scusi, non voleva mancarle di rispetto.- disse Shiho con un inchino, ignorando chi si celasse sotto quella maschera.

Il piccolo, intanto, si era rialzato. Temari concentrò l'attenzione su di lui, anche perché se avesse continuato a guardare lei sarebbe stata già trafitta dalla sua spada.

Ma quando egli si voltò trattenne il fiato. Erano uguali, era lui.

Dal canto suo, Shari era completamente imbambolato. Non gli era mai capitato di vedere un ANBU, men che meno una donna. La studiava con occhio interessato, affascinato.

Gli incuteva paura, ma non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. C'era qualcosa che lo attirava, ma non sapeva cosa. Il cuore gli batteva velocemente, le mani gli tremavano appena, ma non aveva paura. In qualche modo quella figura gli trasmetteva fiducia. Lo faceva sentire invincibile, come se lei lo avrebbe sempre protetto.

L'incantesimo si ruppe quando sua madre lo prese per un braccio, trascinandolo davanti a quella guerriera.

-Chiedile scusa.- gli intimò Shiho con voce dura.

Shari si limitò ad ubbidire, seppur con qualche fastidio, notò Temari.

-Mi...dispiace...- le sibilò, ma comprese subito che non era riferito a lei quel suono.

C'era qualcosa che le sfuggiva, Temari ne era certa, ma non intendeva comprendere cosa. In fondo non erano affari suoi.

-Non importa. La prossima volta guarda dove metti i piedi, moccioso.- rispose dura.

Shiho non fu infastidita da quel tono, ma Shari si. Rialzò velocemente la testa, guardandola con aria di...sfida?

-Io non sono un moccioso.- ribadì con forza.

Temari si sorprese. Ma davvero quello era il figlio di quella specie di ameba?

-Si che lo sei. Adesso spostati.- gli intimò.

Shari, tirato in parte dalla madre, cercò di ostacolare il suo cammino, senza, ovviamente, riuscirci.

-Prima o poi vedrai che ti sbagli!- le urlò dietro.

Lei si limitò ad alzare un braccio e scomparire tra le vie di Konoha.

 

-Non ci credo. Quella era davvero lei?- chiese più a se stesso che ad altri.

-Si Kankuro. Ma per favore adesso smettila. Non fai che ripetere questa frase da quando siamo usciti dall'ufficio di Tsunade.- rispose Ino, ormai esasperata.

-Tu non capisci! È tornata!- continuò imperterrito.

Ino si alzò dalla sedia e gli andò vicino, costringendolo a guardarla negli occhi. Doveva dirglielo, benché sapesse che ne avrebbe sofferto.

-Si, è tornata. Ma non è più la stessa che ricordavi. Non hai visto i suoi occhi? Sono freddi, privi di ogni espressione, privi si ogni minimo sentimento.-

-Quella è solo una facciata.- continuò lui.

Lei lo lasciò andare, dandogli le spalle.

-Non credo. Anche tu mi hai detto che l'addestramento al quale si era sottoposta consisteva nel reprime prima e cancellare poi ogni sentimento umano. E lei rispecchia questo. Non illuderti.-

Kankuro abbassò la testa. Ino aveva ragione, ma qualcosa, dentro di lui, gli diceva che non era così. Nessuno se ne era accorto, ma aveva visto quel piccolissimo sussulto quando l'Hokage aveva detto loro che avrebbero dovuto passare insieme due settimane, anche se ancora non sapeva chi era. Si, conosceva molto bene l'addestramento speciale degli ANBU di Suna e lei aveva scelto anche il più duro, ma...

-Forse hai ragione, ma non ne sono sicuro. Sono convinto che questa missione la riporterà indietro, anche contro la sua volontà. L'altra volta ha scelto la via più semplice per lei e la più dura per noi. Stavolta dovrà affrontare i suoi demoni e sconfiggerli da sola. Come, e di questo ne sono assolutamente certo, sia stata lei a voler essere coinvolta. Vuole superare quest'ultima prova per riuscire ad andare avanti.-

Ino lo fissò confusa. Di che diamine parlava? Kankuro colse questa sua incredulità e si avvicinò, abbracciandola e stringendola al suo petto.

-Lo vedrai da sola.-

 

Non riusciva a stare fermo più di un paio di minuti nello stesso punto. Nemmeno il divano, tanto caro al Nara, lo rilassava. Ma come poteva rilassarsi? L'averla rivista dopo tutto quel tempo, leggere l'inespressività in quegli occhi che un tempo aveva amato e che amava ancora lo aveva agitato. Sapeva che l'unico modo di placare il suo animo in subbuglio era parlarle, anche a costo di rimanerci secco. Cosa assai probabile, ma non sicura. Ma non poteva più aspettare, non dopo la decisione che aveva preso. Sorrise amaramente.

Forse il destino voleva donargli una seconda possibilità, oppure si stava prendendo gioco di lui.

Poco importava. Con impeto prese il suo giubbotto e uscì.

Giunse sotto la costruzione adibita ad alloggi ANBU e camminò lungo il perimetro. Entrare senza permesso non se ne parlava, era quasi impossibile, ma se fosse riuscito ad individuare la sua stanza forse forse...sperando sempre di non essere visto da nessuno.

Dopo qualche minuto si bloccò. Lei era lì, seduta sul bordo della finestra. Rimase qualche attimo a contemplarla.

Si era tolta nuovamente la maschera e aveva indossato una veste bianca. Ammirava il cielo che ormai si era tinto di nero e le stelle che avevano fatto capolino in quella coltre scura.

Strinse i pugni, ora indeciso. Se lei non avesse voluto parlargli? Se avesse dato l'allarme di una intrusione non ben accetta? Si stava facendo troppe domande, come sempre quando si trattava di Temari. Quella donna mandava il suo QI al creatore, con una facilità disarmante.

-Smettila di fissarmi. Se hai qualcosa da dire fallo e basta.-

La sua voce gli giunse fredda come la ricordava, ma non si stupì che l'avesse sentito. Più che altro era sorpreso che non avesse dato l'allarme. Quella era zona assolutamente vietata.

Prese un profondo respiro e saltò sul tetto, fino a giungere a lei. Temari non lo guardava, ma notò che aveva già stretto il manico della katana. Pregò che non lo affettasse subito, ma si rilassò quando lei lasciò andare l'arma.

-Il ventaglio?- che domanda stupida!

-Lo uso quando è necessario.- risposta gelida e non lo guardava neppure.

-Posso?- indicò il lato del davanzale opposto al suo.

Temari non si mosse e lui lo prese come un assenso. Si sedette con la schiena appoggiata allo stipite della finestra. Lei fissava ancora i cielo, lui fissava lei.

-Che vuoi?- la sua voce lo sorprese.

-Perché.- non era una domanda.

-Questa è una missione come un'altra.- piatta e incolore.

Shikamaru sorrise appena, si aspettava quella risposta. Eppure qualcosa gli diceva che le cose non stavano proprio così. Si accese una sigaretta, aspettandosi qualche lamentela, che, però, non giunse.

Buttò fuori il fumo, guardando il piccolo puntino incandescente che brillava nell'oscurità. In verità aveva smesso di fumare dopo aver vendicato il suo maestro, ma dopo la scomparsa di Temari aveva ricominciato.

-In tutti questi anni non ti sei mai fatta sentire da nessuno, i tuoi fratelli inclusi. Non credo sia una coincidenza.- spezzò il silenzio creato.

-Suna è sempre la mia patria e non posso rischiare che venga distrutta.-

-Allora dovrebbero ringraziare quei criminali.- buttò lì, sperando di smuovere quella fermezza che ostentava provocandola.

-Saranno morti ancora prima di accorgersene.- nessuna reazione degna di nota.

-Sei cambiata.- mormorò appena, rammaricato e conscio che quel cambiamento era anche causa sua.

-Le persone evolvono Shikamaru. Chi in bene, chi in male e fanno le loro scelte.-

Lui sobbalzò quando sentì il suo nome pronunciato dalla sua voce. Dio, non ricordava quanto fosse bello. Poco importava il tono, la freddezza, era splendido comunque.

-Eppure la tua è stata drastica. Temari.- era deciso ad avere una reazione.

E quelle parole ebbero, in parte, l'effetto desiderato. Lei lo guardò per la prima volta in quel giorno. E lui poté vedere non solo il ghiaccio, ma in fondo scorse anche il fuoco. Quel fuoco che li aveva sempre divorati. Che lui aveva soffocato, che lei aveva cercato di spegnere. Ma che brillava ancora.

-Il passato non conta più nulla.- disse decisa.

Shikamaru gettò la sigaretta ormai finita e le si avvicinò. Temari non si mosse dalla sua posizione, anche se dentro di se ardeva dalla voglia di trafiggerlo. Ma non poteva farlo, non ancora.

Lui allungò la mano, sfiorando il bordo della camicia da notte che si apriva sul seno. Le sfiorò il collo, accarezzò la piccola catenina che portava, sfilò il ciondolo che portava. Lo accarezzò con la punta delle dita, non tralasciò nemmeno un angolo.

-Però lo porti ancora.- sussurrò.

Temari glielo strappò di mano e lo guardò negli occhi.

-Per ricordarmi l'errore che ho fatto e che mai rifarò.- rispose lapidaria.

Sospirò avvertendo di essersi spinto troppo oltre, ma doveva pur tastare il terreno. Ed era riuscito a sapere molto più di quello che voleva, solo non era il momento. Drizzò la schiena e le diede le spalle.

-Ci vediamo domani.-

-Vedi di essere puntuale Nara. Tsunade potrebbe essere costretta a sostituirti.- la minaccia, non tanto celata, non lo turbò.

Con un cenno del braccio la salutò, per poi scomparire nell'oscurità.

 

 

 

Ok, non è il capitolo della spiegazione del cambiamento di Temari, ma sarebbe venuto un capitolo lunghissimo e , inoltre, ci sono un paio di cose che devo chiarirmi e che non mi vengono. Ma prometto che al prossimo si svelerà l'arcano. Ringrazio tantissimo chi legge questa storia e chi recensisce ( prometto che andrò avanti anche con l'altra.....me si vergogna del ritardo....).

Baci!

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Stava ancora guardando il punto dove lui era scomparso. Perché era venuto?

Per prenderla nuovamente in giro, oppure per capire se lei era ancora la stessa? E che gli interessava ormai?

Lui aveva la sua vita, una moglie e un figlio che quel giorno aveva avuto la sfortuna di incontrare.

Maledizione! Ma con tutte le persone che vivevano a Konoha, proprio con loro doveva scontrarsi?

Chiuse gli occhi, avvertendo ancora il calore delle dita di Shikamaru sulla pelle. Un minimo contatto, insignificante, ma sufficiente per mandarle il cervello in tilt.

Inconsapevolmente, in lei riaffiorarono i ricordi, quegli stessi che credeva di aver cancellato, distrutto. Ma che in quel momento erano più vivi che mai.

 

Erano quasi giunti alle porte di Konoha. Si sentiva felice anche se non ne comprendeva la ragione. Ok, la ragione la conosceva, ma non voleva ammetterlo, sarebbe stato troppo...imbarazzante. Inoltre non voleva insospettire né Kankuro, né tanto meno Gaara. Li conosceva e avrebbero scatenato un putiferio nel sapere che la sua gioia era dovuta solo ed unicamente a causa di quel pigrone. Erano mesi che non si vedevano, esattamente dal termine della guerra. Ognuno di loro aveva dovuto svolgere mansioni e compiti per riportare i propri villaggi alla normalità ed era logico che le visite si erano interrotte. La notizia di quel viaggio ormai insperato, comunicato da suo fratello appena tre giorni prima, l'aveva fatta quasi saltare. Si era trattenuta a stento, ma arrivati ormai alle porte di Konoha, non riusciva più a trattenersi.

Voleva vederlo, confessare quello che celava nel cuore. Non poteva più attendere. E se l'avesse rifiutata, si sarebbe messa l'animo in pace. Però, di quest'ultimo pensiero, dubitava fortemente. Era certa che Shikamaru provasse qualcosa per lei, lo aveva letto nei suoi occhi quando si incontravano per organizzare gli esami, quando si erano rivisti in guerra, quando si erano salutati. Non poteva essersi sbagliata.

-Tem rallenta! Tanto Konoha non scappa!- le urlò Kankuro da dietro.

Si bloccò in mezzo al sentieri, girandosi e fulminando il fratello.

-Siete voi quelli lenti. Stanchi?-

Kankuro sbuffò, Gaara si limitò a non rispondere.

La videro riprendere il cammino e solo allora il fratello di mezzo si avvicinò all'orecchio del più piccolo.

-Mi sembra troppo euforica.-

Gaara annuì.

-Hai ragione, ma credo di conoscere anche il motivo.-

Kankuro si sorprese e sbatté le palpebre a ritmo esagerato.

-Eh???-

-Vedrai.- si limitò a rispondere l'altro, sempre calmo e rilassato, lasciando Kankuro a spremersi le meningi nel tentativo di capire qualcosa.

Sospirò. Possibile avesse un fratello così ottuso? Eppure era lampante quale fosse il motivo della felicità di Temari.

Le porte del villaggio si aprirono alla loro vista. Temari fece un sorriso verso la figura che li attendeva, sorprendendolo. Non si aspettava di certo quella accoglienza. Ma quello stesso sorriso si affievolì quando vide la figura della sua bionda amica. Perché c'era anche lei?

Va bene, doveva ammetterlo. Quella ragazza non le era mai stata troppo simpatica, ma non perché le avesse fatto qualcosa. Tutto il contrario. Era sempre stata molto disinvolta con lei, cercando di farla sempre sentire a suo agio quando la vedeva in giro per il suo villaggio. Era anche simpatica e non si faceva scrupoli a dirle le cose in faccia. Il problema era lei stessa. Era invidiosa solo del tempo che Ino passava con Shikamaru, ma non poteva farci nulla.

-Ben arrivati.- li salutò il ragazzo, accennando un inchino del capo in direzione del Kazekage.

-Grazie.- rispose Gaara.

-Ciao Kankuro!- la voce squillante di Ino attirò l'attenzione di tutti.

Temari era piuttosto perplessa. Da quando erano così in confidenza quei due?

-C...ciao I...Ino.- l'altro rispose arrossendo vistosamente.

Il fratello e la sorella erano sorpresi. Da quando Kankuro balbettava ed arrossiva?

Shikamaru avvertì una certa tensione espandersi e decise di intervenire.

-Volete andare in albergo a rinfrescarvi, oppure desiderate far subito visita all'Hokage?-

-Sarebbe meglio andare prima in albergo, almeno per posare i bagagli. Poi andrò da Tsunade a porgerle i miei omaggi.-

Lo shinobi annuì e li precedette lungo la strada.

Temari rimase leggermente indietro, sapendo che non poteva avvicinarsi più di tanto a Shikamaru con i fratelli presenti. Conoscendo la gelosia che entrambi provavano per lei, era meglio evitare problemi. Però non riusciva astraccare gli occhi dalla schiena del Nara. Caspita, si era davvero irrobustito in quei mesi! Ricordava ancora quel ragazzino quasi rachitico degli esami e, ora, ritrovava un uomo. Sorrise appena avvertendo quel formicolio abituale che provava quando c'era lui nei paraggi. Poi si accigliò, perché vide Ino avvicinarsi a lui e mormorargli qualcosa all'orecchio. Cosa che, stranamente, fece anche Kankuro. Gaara invece parve irrigidirsi, ma non ne fu sicura.

Poi lo sentì mormorare un “che seccatura”. Che gli aveva detto quella bionda?

Shikamaru si bloccò in mezzo alla strada, voltandosi verso di loro. Dalla sua espressione pareva...imbarazzato?

Si stava grattando la testa e lo sguardo era fisso al terreno. Prese un profondo respiro, iniziando a fissare negli occhi Gaara.

-Se non vi spiace, sarà Ino ad accompagnarvi in albergo. Io avrei una cosa da fare.-

-Troppo stanco per fare quattro passi?- intervenne ironica Temari.

-No, seccatura.- quel soprannome fece accigliare i fratelli, ma lui cercò di non badarci.-Devo parlarti in privato, ma non ci metterò molto.-

-E che devi dire a mia sorella?- chiese Kankuro quasi ringhiando.

-Non mi serve la guardia del corpo Kankuro.- sbottò Temari, una volta ripresa dalla sorpresa che le parole di Shikamaru avevano provocato in lei.

-Vai pure. Ci vediamo al palazzo.- e Gaara fece segno a Ino di precederli.

Kankuro, seppur felice di passare qualche minuto in più con la ragazza ma ugualmente riluttante a lasciare la sorella con quell'ameba, non disse nulla, si limitò a seguire Gaara.

-Finalmente.- sospirò Shikamaru.

-Mi sbaglio o stai sudando? Ti fanno così paura i miei fratelli?-

-No, ma sai anche tu quanto siano protettivi.- rispose con tono scocciato.

-Ci tengono a me, Crybaby.- lo pungolò, ma sorridendo.

-Si, si, ma ora vieni.- la prese per un polso e la trascinò verso l'esterno del villaggio.

Non si dissero più nulla, almeno fino a che non giunsero al prato preferito dello shinobi. Solo allora lei parlò.

-Perché mi hai portata qui?- era curiosa, ma anche agitata.

E questo non seppe spiegarselo.

-Ecco...vedi...io...- oddio non riusciva a dirle niente!

Ammettilo, sei una frana! si disse mentalmente.

-Avanti non tirarla per le lunghe.- gli disse incrociando le braccia sotto al seno e iniziando a perdere la pazienza.

E Shikamaru sapeva bene cosa poteva succedere in quei casi, meglio evitare un impatto non molto gradito con quel ventaglio.

Prese un respiro, due respiri, poi si decise.

Si voltò verso di lei, fissandola negli occhi. Sguardo serio, profondo che Temari credette di sprofondare in quelle iridi.

-Questo è per te.- le disse porgendole una scatolina.

Temari rimase di stucco, lui le aveva fatto un...regalo?

Shikamaru vide l'indecisione in lei e credette di aver fatto il classico buco nell'acqua. Ma non poteva tirarsi indietro giunto a quel punto.

-Prendilo, non ti mangia mica.- cercò di alleggerire la tensione.

Temari deglutì appena, con gli occhi ancora sbarrati. Con lentezza e con mani tremanti, prese quella piccola scatola. Piano l'aprì e, in quel momento, credette di crollare per via delle forti emozioni che si erano scatenate in lei.

Sfiorò con due dita il ciondolo, afferrandolo poi. Lo guardò non riuscendo a trattenere le lacrime che si erano affacciate nei suoi occhi e che scendevano libere sul volto.

Alzò lo sguardo verso di lui, incapace di tacere ulteriormente. E anche perché aveva compreso cosa quel dono significasse.

-Ti amo.- sussurrò.

Shikamaru sgranò gli occhi, credendo di non aver udito bene. Ma da quello che lesse negli occhi di lei capì che era proprio così.

Sorrise, sentendosi molto più sicuro di prima. Non aveva più nulla da temere.

Le si avvicinò, sfilandole la catenina dalle mani e portandogliela intorno al collo. Si chinò leggermente in avanti, sfiorandole con il respiro l'orecchio mentre gliela agganciava. Finita l'operazione non si scansò, anzi. Portò le braccia intorno alla sua vita, facendo aderire i loro corpi e si abbassò ulteriormente.

-Ti amo anch'io Temari.- sussurrò facendola avvampare.

Si rialzò, incollando i suoi occhi scuri con i suoi chiari. E non resistettero.

Il primo bacio arrivò leggero, sfiorato. Anche il secondo fu uguale. Ma il terzo...il terzo aprì loro un mondo nuovo, inesplorato. Le labbra si unirono, le lingue si intrecciarono, le loro stesse essenze si fusero. E tutto quello che c'era intorno svanì nel nulla.

Riuscirono a separarsi dopo diversi minuti, ancora increduli da tutto ciò che era avvenuto tra loro.

-Sarà meglio andare, prima che i tuoi fratelli ti diano per dispersa e prima che perda anche quell'ultimo barlume di lucidità che mi è rimasta.- mormorò con il respiro affannato.

Lei gli accarezzò la nuca con piccoli gesti circolari, ancora imbambolata e stordita, ma comprendendo appieno le sue parole. Era davvero meglio andare, tanto avrebbero avuto molto tempo più tardi per approfondire seriamente la loro nuova situazione.

-Hai ragione. Andiamo.- e gli sorrise, con quel sorriso speciale che gli faceva sciogliere letteralmente il cuore.

Tenendosi per mano si avviarono verso il palazzo dell'Hokage, certi che li vi avrebbero trovato anche i fratelli di lei.

Temari, stranamente per lui, non parlava. La guardò con la coda dell'occhio, notando che continuava a tenere tra le dita quel piccolo ventaglio e le sue guance erano leggermente arrossate. Ed era bellissima. Strinse di più la sua mano, trasmettendole quello che sentiva, provava e Temari fece lo stesso. Non erano mai servite molte parole tra loro, si capivano al volo, ma in quella circostanza bastava solo un gesto, anche minimo per comprendersi.

Si sentivano sereni, felici, completi.

Entrarono nel palazzo e raggiunsero l'ufficio di Tsunade. Come pensavano, entrambi i Sabaku erano già lì.

-Si può sapere che fine avevate fatto?- domandò più furioso che curioso Kankuro.

-Beh...vedi...- ma perché era a corto di parole?

Gaara si limitò ad osservare Temari che non riusciva ad articolare una frase, ma l'illuminazione la ebbe vedendo le sue guance arrossate e quel piccolo gioiello che prima non indossava. E comprese cosa fosse successo.

-Lasciala stare, non sono affari nostri.- asserì, accingendosi a bussare alla porta.

Sia Shikamaru che Temari rimasero di sasso di fronte all'atteggiamento del Kazekage. Il primo perché credeva di avergli offerto su un piatto d'argento la possibilità di fargli sperimentare il famoso Funerale del Deserto, la seconda perché non pensava che il fratello minore avesse capito cosa fosse successo, men che meno approvarlo.

Per quel che riguardava Kankuro se ne sarebbe fatto una ragione. Era importante avere per prima l'approvazione di Gaara.

Rimasero poco nell'ufficio di Tsunade, tanto quella sera si sarebbero rivisti per la cena, che scoprirono con un pelo di disappunto, si sarebbe svolta in compagnia dell'intero villaggio.

-Da quando fa le cose così in grande?- chiese sottovoce a Shikamaru.

L'altro sbuffò.

-Da qualche tempo. Per ogni minima festa, che sia un compleanno o un anniversario. Per non parlare delle nascite. Ormai non la sopportiamo più.-

-Mi dispiace ammetterlo, ma è pazza.- sghgnazzò la ragazza.

-Devo darti assolutamente ragione. Stiamo davvero ponderando l'idea di fare subito Naruto Hokage.- disse sconsolato, quell'idea non è che gli piacesse molto.

Non perché l'amico fosse inadatto, ma perché non era certo che le cose potessero andare meglio sotto quell'aspetto.

-Comunque ora dobbiamo separarci, ci vediamo dopo.- le sussurrò.

Temari annuì, ben sapendo che non potevano avere un qualche contatto in quel momento. Erano fuori dal palazzo, con Gaara e Kankuro troppo vicini.

-A stasera Shikamaru.- lo salutò Gaara con il solito sguardo freddo, ma a ben guardare, c'era un leggero scintillio in fondo a quegli occhi azzurri.

Lui fece un cenno con la testa ad entrambi e si allontanò di un passo. Ma Temari, che conosceva fin troppo bene Gaara, comprese subito cos'era quella luce e decise che era il caso di mettere in chiaro le cose. Tanto ci avrebbe pensato lui a frenare le ire di Kankuro.

-Shikamaru!- lo chiamo con enfasi costringendolo a fermarsi.

Se la vide piombare addosso, sentì le sue braccia cingergli il collo e le sue labbra posarsi sulle proprie. Lo stava baciando e sotto gli occhi dei fratelli, ma non riuscì aa stare inerme. Quella donna lo faceva davvero uscire di testa. Gli cinse la vita ricambiando quell'assalto. Quando si staccarono lei gli mormorò.

-Scappa, ci pensiamo noi. A stasera.- e lui non se lo fece ripetere.

Mentre gli altri due passarono le ore successive a placare le ire del fratello di mezzo, che si vide costretto, giunta sera, a capitolare.

-Se quello ti fa soffrire lo ammazzo.- la informò torvo.

E lei rise.

Ma non sapeva che quella felicità sarebbe durata poco. Finì quella sera stessa.

Erano vicini, ormai il loro legame era sotto gli occhi di tutti e Shikamaru dovette prendersi tutte le battutine che si era aspettato. In fondo era una vita che professava che le donne erano solo seccature e che non ne voleva sentir parlare e si era scelto la peggiore di tutte. Ma a lui stava bene così. Al contrario Temari si guadagnò la compassione degli amici di lui. Avrebbe avuto un gran da fare a smuoverlo, ma lei rassicurò tutti che il Nara non avrebbe poltrito come la solito, vedendolo sbiancare. Poteva dire addio ai suo sonnellini quotidiani, ma ne valeva la pena, in fondo.

Stavano ancora ridendo, quando Temari, alzando gli occhi, vide una ragazza ferma sulla porta e le sembrava si stesse nascondendo. Notò che aveva lo sguardo fisso su Shikamaru così, nonostante fosse infastidita da quell'atteggiamento, lo infomò.

Lui fissò la giovane che gli fece segno di andare fuori.

-Scusami un attimo. Torno subito.- le disse, ma Temari iniziò ad avvertire un nodo allo stomaco, senza spiegarsene la ragione.

Sapeva solo che non le piaceva.

Silenziosamente lo seguì all'esterno, senza farsi notare da nessuno. Li vide appartati in un vicolo poco distante. E li sentì.

-Stai scherzando vero?- la voce di lui era abbastanza alterata.

-Mi dispiace, ma è la verità.- lei appariva costernata.

-E io che dovrei fare adesso?-

-Cosa? Cosa?- ora era lei ad aver alzato il tono.- Secondo te? È figlio tuo!-

E in quel momento il mondo le crollò addosso. Quella donna aspettava un figlio da lui!

-Shiho io...-

-Ma se non lo vuoi posso sempre abortire.- la sua voce appariva ferma, ma si avvertiva un piccolo tremolio.

-Non te lo permetterò mai.- rispose deciso.

-Shikamaru mi...- ma si bloccò, puntando gli occhi alle spalle del ninja, sbiancando.

Lui vide questo cambiamento e, inspiegabilmente, sentì freddo. Un gelo che si espandeva dentro quasi paralizzandolo. Piano si girò e sprofondò.

Temari era lì, in piedi e li guardava con un'espressione che mai le aveva visto. Fredda, dura, inacessibile.

-Tem...- mormorò.

-Da questo momento per me sei morto.- sibilò con rabbia prima di andarsene.

 

Riaprì gli occhi, frastornata. Perché le era tornato in mente quel giorno? No, doveva dimenticare, cancellare di nuovo tutto. Non sarebbe ricascata in quel baratro, non poteva.

Si alzò in piedi, sfoderando la katana, sfiorando la lama con le dita e prendendo una decisione.

Avrebbe portato a termine la missione, avrebbe fatto il suo dovere.

Ma quella sarebbe stata l'ultima volta.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

La cena si stava svolgendo in silenzio. Ognuno aveva lo sguardo fisso sul proprio piatto, eppure l'aria era carica di parole non dette. Finirono e Shiho guardò Shari.

-Vai a dormire. Domattina dobbiamo alzarci presto.-

Il bambino non voleva muoversi, anche perché moriva dalla voglia di raccontare al padre dell'incontro che aveva fatto.

-Posso stare ancora cinque minuti?- domandò speranzoso.

-No Shari.- e gli diede le spalle, riponendo i piatti in cucina.

-Fai come dice tua madre.- lo riprese Shikamaru.

-Uffa però.- si lamentò il bambino.- Volevo stare ancora un po' con te. Domani parti.-

Shikamaru gli sorrise dolcemente, posandogli una mano sulla testa e arruffandogli i capelli.

-Non starò via molto. Promesso.-

-Va bene, ma solo se mi metti a letto tu.-

-Capriccioso. Dai, saluta la mamma e andiamo.- gli concesse, come dirgli do no.

Shari si avvicinò a Shiho e gli diede un bacio sulla guancia. Un contatto accennato, ma che bastò a far sentire la donna in colpa per tutto quello che aveva fatto in passato. Aveva sempre sbagliato e stava facendo pagare a lui le mancanze del marito. Si meritava la diffidenza del figlio.

-Buona notte Shari.- e gli sorrise con le labbra che tremolavano.

-Notte mamma.- e si voltò, ignorando il dolore che sentiva la donna.

Una volta in camera si mise il pigiama e si stese nel letto, aspettando che Shikamaru lo coprisse con la coperta. Quando lo fece, gli artigliò il collo, stringendosi a lui.

-Ti voglio bene.- sussurrò.

L'uomo socchiuse gli occhi, beandosi di quelle parole dette con così tanto amore.

-Te ne voglio anch'io, piccolo.-

Poi lo sentì staccarsi e gli fece un sorriso a tutta bocca. Incuriosito da tanta ilarità improvvisa, inarcò un sopracciglio.

-Che hai adesso?-

-Sai che uno dei miei desideri si è avverato?- lo illuminò.

-Ah si? E quale?-

-Ho incontrato un ANBU!- esclamò aprendo entrambe le braccia.

Era stupito, ma tanto.

-Incontrare un ANBU era un tuo desiderio? Pensavo lo fosse entrare in accademia.-

-Si che voglio quello, ma loro sono così...non so...così belli!-

-Eh?-

-Anche se quella lì mi ha chiamato moccioso.- brontolò Shari.

Shikamaru rinunciò a capirci qualcosa e scosse leggermente il capo.

-Ora basta e dormi. Ci vediamo quando torno e ti racconterò tutto.-

-Promesso?- chiese speranzoso e con gli occhi che brillavano.

-Promesso.-

 

Shiho stava finendo di riordinare, ma non riusciva a togliersi dalla testa la sensazione di inadeguatezza che l'aveva colpita. Era stata una pessima madre, un disastro completo. Shari era un bambino innocente, la colpa era solo sua e del suo egoismo.

Si sedette sulla sedia, prendendosi la testa tra le mani. Quanti sbagli nella sua vita e le conseguenze le stavano pagando in tre. Si corresse, non solo in tre. Non ci aveva mai pensato, erano state le parole di Shikamaru a scuoterla. Tutto quello che le aveva detto era vero, ma lei già lo sapeva e prendersela con gli altri non aveva senso. Lei lo aveva voluto, lei lo aveva cercato, lei lo aveva costretto. Tutto ben sapendo che non l'avrebbe mai amata. Amava lei, la principessa di Suna e l'avrebbe fatto per sempre.

L'ingresso del marito la distolse da quei pensieri, ma non completamente.

-Domani, prima di andare a Palazzo, passerai dall'accademia. Ho iscritto Shari, ma serve anche la tua firma.- la informò senza guardarla.

Abbassò la testa, non aveva motivo di respingere quella richiesta. Non più.

-Va bene.-

Shikamaru la guardò leggermente sorpreso. Come mai era così accondiscendente?

-Non guardarmi così, so anch'io che è la scelta migliore. Ti ho sentito parlare con tua madre oggi. E, mi sono resa conto, non posso continuare a contrastare questo suo desiderio. Non se voglio riavere mio figlio.-

Lui si appoggiò al muro, incrociando le braccia.

-Perché questo cambiamento? Perché adesso vuoi costruire un rapporto con Shari?- era dubbioso, doveva ammetterlo.

-Immagino ti abbia detto che oggi ha incontrato un ANBU.- lui annuì.-Non l'ho mai visto così felice. So perfettamente che vuole diventare come te e come quel guerriero. È la sua indole. Mi sono sempre opposta perché non volevo vederlo ferito, non volevo che rischiasse di morire.- continuò abbassando sempre di più la voce.

-Ma se ero a rischiare io andava bene?- la stuzzicò di proposito per vedere fin dove volesse arrivare.

-No. Non sai quante volte ho pregato mentre andavi in missione. Ma, mi sono accorta con orrore, non lo facevo per me, ma per lui.-

-Hai uno strano modo di dimostrare il tuo amore a tuo figlio.- disse con sarcasmo.

Shiho si alzò dalla sedia e guardò fuori dalla finestra.

-È tutto quello che ho. Ma riconosco di aver sbagliato tutto con lui e solo...solo perché non mi amavi.-

Shikamaru sospirò, quasi di sollievo.

-Era ora lo ammettessi.-

Lei si girò di scatto.

-Lo sapevi?-

-Si. In passato ti sei comportata da egoista e solo perché non ti amavo. Ammetto che per un certo periodo, dopo la nascita di Shari, ho provato a cercare di far funzionare il nostro rapporto, mi restava solo quello.-

-Ma io ho distrutto di nuovo tutto, dandoti il motivo per andartene.- finì per lui.

-Già. Forse se non ti avessi sentita parlare con Mako...-

-Sai che è stato meglio così. Devo confessarti una cosa, non mi è piaciuto comportarmi così, non è da me, ma in quel periodo, dopo la guerra, non avevo più nessuno. I miei genitori erano morti e avevo solo l'amore che provavo per te a farmi compagnia. Sono uscita di testa. Il mio attaccamento a te era diventato quasi morboso e ho ideato quel piano. Sapevo dell'uscita che avevate organizzato e di come di solito finissero. Ho fatto di tutto per sedurti, consapevole che non sarebbe stato facile, ma complice la tua ubriachezza ci sono riuscita. E poi ti ho ingannato. Mi vergogno profondamente per come ti ho usato.-

-Mai parola più azzeccata.- confermò lui.-Ma non hai tutte le colpe.-

-Non accusarti, non lo meriti. Mi spiace tanto per come è finita con...con Temari.-

Una fitta lo colpì al cuore sentendola nominare. Ma forse...

-Non è mai finita.- decise di dirglielo, non poteva tenerla allo scuro, non dopo quella confessione per lei sicuramente sofferta.- Sarà lei la nostra guida nella missione.-

-Cosa?- era esterrefatta.

-Non è più la stessa, ma io non mi arrendo.-

Shiho, inspiegabilmente, sorrise.

-Non farlo, non più. Per colpa di un mio egoismo abbiamo sofferto in troppi. Ed è giunta l'ora di mettere fine a tutto. Per me, per te, per Shari, per Temari e la sua famiglia.-

Shikamaru la guardò attentamente, ammirandola per la prima volta in vita sua. Non era da tutti prendere tali decisioni e ammettere i proprio errori come aveva fatto quella sera.

Le posò le mani sulle spalle, stringendole appena.

-Conquistare tuo figlio è il punto di partenza, ma sono certo che ce la farai.-

-E quando tornerai chiederemo il divorzio. È inutile portare avanti questa farsa.- rispose sorridendo serena come non capitava da anni.

-Se non mi ammazza prima Kankuro. O Temari.- disse sconsolato.

A quell'espressione Shiho scoppiò a ridere, prendendosi un'occhiataccia da lui.

-Non accadrà se saprai farti ascoltare. E vedi di riuscirci, anche perché voglio parlare anch'io con lei. Temari è la vera vittima in tutta questa situazione. Lo merita.-

E Shikamaru non poté che essere d'accordo.

 

L'alba era appena sorta, ma tutti erano già pronti a partire.

Temari se ne stava in disparte, appoggiata con le braccia incrociate a una delle colonne del grande portone di Konoha. Gli altri erano a poca distanza, affiancati da Tsunade e Gaara che davano loro gli ultimi avvertimenti.

-Recuperate il rotolo e tornatemi tutti interi.- li avvertì l'Hokage.

I tre annuirono con decisione. Nessuno di loro ci teneva a rimetterci la pelle.

-Nara, come concordato, tu sarai il capo della missione.-

-Come lui. Non spetterebbe a Temari?- chiese con sorpresa Kankuro.

-No, lei è solo di supporto.- chiarì Gaara.

Di male in peggio... pensò Shikamaru.

Sapeva, per esperienza personale, che lei non era una che si atteneva agli ordini. Non hai suoi almeno.

-Ciao papà!- quella voce si distinse perfettamente nelle orecchie di tutti.

Kankuro saltò per la sorpresa e, un pochino, per fastidio. Quel bambino mal lo digeriva, ma non era colpa sua. In fondo, ma molto in fondo, sapeva che non era così male.

Ino si aprì in un sorriso. A differenza di Shiho, lui lo adorava! Non solo perché le ricordava il Shika bambino, ma perché era davvero più aperto del padre e non si faceva scrupoli a dire tutto quello che gli passava per la testa. Da quel lato non aveva preso proprio niente dall'amico. E Shari semplicemente la adorava!

Gaara, che lo vedeva per la prima volta, non fece nessun movimento, ma avvertiva una famigliare stretta allo stomaco. Stretta che veniva fuori quando si accennava solo un certo argomento e che aveva sempre a che fare con quel Nara e la sorella. Anche se quel bambino aveva un che di particolare, doveva ammetterlo.

Tsunade, beh lei sospirò, esausta. Quei due giorni erano stati distruttivi per la sua psiche e l'intervento del piccolo Nara non poteva rivelarsi deleterio con tutti tre i Sabaku presenti.

-Che ci fai qui?- gli domandò con evidente sorpresa.

-Ho chiesto alla mamma se poteva portarmi. Volevo salutarti.- rispose con un sorriso a trentadue denti.

-Scusate, ma non sono riuscita a dirgli di no.- s'intromise Shiho.

-Non preoccuparti. So che devo mettere in conto queste cose.- rispose Tsunade, leggermente in tensione.

Ma Shikamaru sorrise appena. Dopo il chiarimento della sera prima, apprezzava lo sforzo che aveva fatto per il figlio.

-Zia Ino, ma parti anche tu?- e gli fece due occhioni dolci che lei si sciolse completamente.

Si inginocchiò per arrivare alla sua altezza.

-Si tesoro, ma non preoccuparti. Ci penserò io a tenere d'occhio il tuo papà.-

-Lo so. Con te non gli succederà niente.- disse fiducioso.

Poi Shari si voltò verso la porta del villaggio e rimase di stucco. Di nuovo lei!

Nessuno se ne accorse, dato che erano intenti ad ascoltare l'ultimo ordine, per quello che l'esclamazione di Kankuro li sorprese.

-Cazzo!-

-Ma sei scemo? Dici queste cose con un bambino presente?- Ino gli diede uno schiaffo sul capo, piuttosto alterata.

-Guada lì.- e la girò in direzione del portone.

Anche gli altri lo fecero e, quasi tutti, sbiancarono.

Shari era in piedi, con le gambe divaricate e le mani puntate sui fianchi, proprio davanti a Temari e con aria battagliera.

Shiho la riconobbe subito.

-Quella ragazza è l'ANBU con cui ci siamo scontrati ieri.-

-Che hai detto?- la interrogò Shikamaru.

-Si. Shari l'ha urtata cadendo a terra.- gli spiegò.

-E siete ancora vivi?- domandò sarcastico Kankuro.

-Si, ma...perché mi chiedi questo?- ma non dovette attendere la risposta perché fece mente locale.

Rammentò la chiacchierata avuta con Shikamaru la sera prima e il fatto che l'avesse informata che sarebbe stata Temari a fare loro da guida. Per cui quella era...

-È lei.- sussurrò e vide il marito annuire lentamente.

-Gaara, onde evitare incidenti spiacevoli, vedi di intervenire, visto che sei l'unico che può farlo.- disse con ansia Tsunade, ricevendo un segno di assenso.

Intanto Shari continuava a sfidare la donna, della quale non sapeva nulla, senza riserve.

-Vai anche tu con il mio papà?- domandò con voce troppo seria per un bambino.

Temari era davvero sorpresa da quella pulce. Coraggioso ad affrontarla, benché ignorasse chi lei fosse. Però sapeva di non potersela prendere con lui. Era innocente.

Si limitò a rispondergli annuendo col capo.

-Tanto lo so che il tuo aiuto non gli serve. Lui è forte.- disse con ancora più decisione.

Lei, sotto la maschera, inarcò un sopracciglio quasi sorpresa da quelle parole e da quella fiducia incondizionata che aveva in Shikamaru.

-E forse sarà lui a salvarti.- continuò imperterrito.

Decise di rispondergli.

-Ne sei così certo?-

-Si!-

Tutta quella convinzione, tutto l'amore e la fiducia che poteva avvertire in quelle poche parole la fecero vacillare per un attimo. Se solo le cose fossero andate diversamente, forse...

Scosse lievemente la testa, scacciando quel pensiero. E che ne stava facendo troppi di pensieri strani da quando era giunta a Konoha e non era un bene per lei. Per la sua decisione, per il suo voler dimenticare a tutti i costi, ma volente o meno, c'era sempre qualcosa o qualcuno che glielo impediva.

I suoi fratelli, Shikamaru e adesso quel bambino.

Però riconosceva che doveva essere stato ed era ancora un padre esemplare se suo figlio era così. Lo aveva sempre pensato che era portato per quel ruolo. Sospirò pesantemente, ecco che ci era ricaduta. Ma non poteva mollare, per nessun motivo al mondo. A che le sarebbe servito tornare se non poteva...

Sospirò, accantonando ancora una volta quel pensieri ingombranti e pesanti.

Si mosse lentamente dalla sua posizione, avanzando verso Shari. Si fermò solo quando fu ad un soffio da lui.

Gli altri trattennero il respiro, Gaara era pronto ad agire. Shiho tremava, mentre Shikamaru appariva stranamente tranquillo.

-Mi spieghi come mai sei così calmo?- gli chiese Tsunade che era stata l'unica a non lasciare con lo sguardo la figura dello shinobi.

-Vedrà.- disse solo.

Temari lo squadrava e, in parte, lo ammirava. Non era davvero da tutti comportarsi in quella maniera con chi non si conosceva, men che meno con un ANBU, che potevano essere imprevedibili.

-Qual'è il tuo sogno?- gli domandò.

-Diventare un ninja forte come il mio papà e proteggere il villaggio.- era sicuro di quelle parole e quella sicurezza la fece vacillare per un attimo, ma rafforzò l'opinione che si era fatta di lui in precedenza.

-Come ti chiami?-

-Shari Nara.- rispose senza distogliere lo sguardo.

-Shari.- mormorò.

Dopo qualche secondo alzo la mano chiudendo il pugno, Gaara stava per lanciare il suo attacco, ma di colpo si fermò. E comprese che volesse fare.

Temari mise l'indice sulla fronte di Shari, spingendolo lievemente e facendo in modo che indietreggiasse di un passo.

-Sei ancora un moccioso.- gli disse prima di iniziare a muovere i passi che la conducevano fuori da Konoha.

-Co...come facevi a saperlo?- chiese perplessa e sconcertata Ino a Shikamaru.

-Perché la conosco e per quanto non voglia ammetterlo è sempre la stessa.- rispose stringendosi appena nelle spalle.

-Meglio che andiate. Se la perdete non manderò nessun altro ad aiutarvi.- li incitò l'Hokage.

I tre si misero in marcia, ma la sensazione di disagio che avevano avuto nell'apprendere che sarebbero stati compagni di squadra era svanita.

-Che ne pensi?- indagò Tsunade verso Gaara.

-Che, come pensavo, non tutto è perduto.-

Shiho era rimasta immobile, ma sentendo quelle parole si riscosse e si voltò verso l'Hokage.

-Voglio farle una richiesta.-

La donna sbuffò. Che non volesse ricominciare con la storia che non voleva lavorare! Ne aveva già abbastanza ed erano solo le sei del mattino!

-Dimmi Shiho, ma fa presto.-

-Vorrei che avviasse le pratiche per il mio divorzio. Per la firma di Shikamaru non ci sono problemi, mi ha già compilato la sua parte di richiesta.- l'aveva guardata dritta negli occhi, senza esitazione alcuna.

Tsunade era, al contrario, scioccata. Questa si che era una notizia sconcertante.

-Cosa?-

-Non possiamo continuare a farci del male per qualcosa che non proviamo. È giusto così, anche se io l'ho capito troppo tardi.-

L'Hokage rifletté su quella frase e non poté che approvare questa decisione. Come molti, anche lei sapeva tutto quello che era accaduto e come andassero le cose tra loro due.

Con un sorriso posò una mano sulla spalla di Shiho.

-Era ora ci arrivaste e sono contenta di sapere che non ci saranno ripercussioni tra di voi.- disse con un sorriso sincero.

Poi si voltò nuovamente verso il Kazekage, che era alquanto basito. E lui le sue emozioni non le mostrava quasi mai!

-Forse la tua non è stata una così cattiva idea e, sempre forse, questa volta tornerà veramente.-

 

 

Ciao! Come avete visto, in questo capitolo ho cercato di far redimere Shiho, non mi piaceva come mi stava uscendo, benché non mi dica molto in se come personaggio. Pian pianino tutti gli arcani si stanno scoprendo. Ringrazio davvero tanto sia chi recensisce che chi legge soltanto questa mia piccola follia! 

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Erano due giorni che camminavano nella foresta. Avevano dovuto scegliere quel percorso inoltrandosi sempre più tra gli alberi fitti per non essere un bersaglio facilmente individuabile. In ogni caso, nonostante le difficoltà, avevano già percorso un notevole tratto di strada, ma era proprio adesso che le cose si sarebbero fatte più complicate.

Temari apriva il gruppo, Shikamaru era subito dietro di lei e Kankuro con Ino chiudevano la fila.

-Non sei ancora riuscito a parlargli.- disse ad un certo punto la bionda affiancandosi al fidanzato.

-Non ne ho avuto occasione.- rispose adombrandosi per un attimo.

In verità ci aveva provato più di una volta, ma quando si fermavano per riposare, Shikamaru o scompariva e si chiudeva in un silenzio che era difficile penetrare. Visto che con lui non stava ancora arrivando da nessuna parte, aveva tentato di avvicinarsi alla sorella, ma con lei era stato anche peggio. Le aveva rivolto solo un saluto e per risposta si era trovato con la lama della sua katana sul collo.

-Con Temari te la sei vista brutta.- sghignazzò leggermente Ino.

-Non mi arrendo con nessuno dei due. Devo capirci qualcosa, anche per comprendere il comportamento di Gaara. Lui ha scelto noi per questa missione, ben sapendo che c'era anche lei.-

La discussione finì lì e proseguirono ancora per qualche chilometro.

-Fermi!- ordinò all'improvviso Shikamaru.

I tre compagni lo guardarono perplessi.

-Sta per tramontare il sole e nel giro di mezz'ora non avremo più la visibilità adeguata per proseguire.-

-Possiamo ancora andare avanti. Oppure hai paura del buio?- gli chiese ironicamente Temari.

Lui sospirò. Gli sembrava strano che ancora non avesse avuto niente su cui obbiettare.

-Non è per questo. Con questo ritmo arriveremo al confine montuoso tra circa tre giorni. Poi dovremo scalare le pareti, con non poche difficoltà e trovare il loro covo. Ci sarà sicuramente un combattimento e non facile da ingaggiare per riprenderci il rotolo.-

-Grazie genio, quello lo sapevo anch'io.- disse ironica.

Shikamaru chiuse gli occhi, mettendoci sopra le dita e strofinandoli, infastidito per l'interruzione non richiesta. Ma l'avrebbe mai fatto finire di parlare?

-Dicevo...- ricominciò con voce stanca.- Il cammino da domani si farà ancora più impervio e se ci stanchiamo troppo non avremo forze sufficienti per combattere al meglio. E rischieremo di venire sconfitti.-

-Fuori allenamento Nara?- gli chiese ghignando da sotto la maschera.

-Mettiamo le cose in chiaro Temari! Qui comando io e tu sei solo di supporto. Per cui vedi di attenerti a quello che ti viene detto!- sbottò all'improvviso.

-Ragazzi, calmatevi.- intervenne Ino, preoccupata per la piega che stava prendendo quel botta e risposta.

Temari strinse i pugni. Con che coraggio si rivolgeva a lei con quel tono, non ne aveva alcun diritto.

-Ha ragione e lo sai.- la voce di Kankuro le giunse troppo vicina.

Si voltò, vedendo che il fratello le era ad un passo e la guardava serio, troppo serio. Solo poche volte aveva visto quell'espressione. Quando Gaara era stato rapito e mentre erano in guerra. Ma non lesse solo quello nei suoi occhi, ma vide anche una sorta di preoccupazione e rimpianto. E sull'ultimo sentimento...Sapeva bene a cosa era riferito.

Gli diede le spalle saltando sul ramo dell'albero di fronte a lei. Si sedette e poggiò la schiena al tronco, rimanendo in silenzio. Shikamaru comprese che aveva accettato l'ordine e respirò a fondo. Almeno quella scaramuccia l'aveva vinta lui.

Avevano acceso un fuoco, non troppo grande, ma sufficiente per scaldarsi in quella notte fredda. Già, perché più si avvicinavano al confine, più la temperatura scendeva.

Kankuro sollevò gli occhi verso la figura della sorella, leggermente preoccupato. Si domandava se non sentisse anche lei il freddo, se avesse fame, se stesse dormendo, ma non osava avvicinarsi dopo l'ultima volta. Anche la tensione che aveva percepito il lei poco prima lo convinceva sempre di più a desistere, ma non riusciva ad accettarlo. Perché rifiutava anche lui?

-Dalle tempo.- gli disse Ino dolcemente, posandogli una coperta sulle spalle.

-Non è facile.- mormorò.

Ino si sedette vicino a lui, mettendo la testa sulla sua spalla e gli prese una mano.

-Lo so, ma non puoi pretendere di cancellare quasi otto anni in due giorni.-

Aveva ragione, lo sapeva molto bene. Un fruscio lo distolse da quei pensieri. Alzò gli occhi, sapendo che non era di certo un nemico, altrimenti Temari per prima si sarebbe mossa.

Shikamaru era tornato indietro dopo aver raccolto alcuni ramoscelli per il fuoco. Li depose a terra, prese la sua coperta e si volse per allontanarsi, come faceva in quelle sere.

Lo squadrò e prese una decisione. Era giunto il momento delle spiegazioni, non poteva aspettare ancora. Gli prudevano le mani, ma si era imposto di ascoltarlo e lui era stato d'accordo. Non l'avrebbe lasciato scappare.

-Aspetta. Se non ricordo male abbiamo un conto in sospeso.- gli disse fermando i suoi passi.

Lo vide sospirare, abbassare la testa, rialzarla con decisione e voltarsi verso di lui.

-Kankuro, non vorrai...- Ino si era allarmata.

-Tranquilla, voglio solo parlare.-

-Va bene. In fondo te l'avevo promesso.- rispose il Nara avvicinandosi a lui.

Si mise a terra con le gambe incrociate e si fissarono.

-Perché le hai fatto questo.- la voce di Kankuro tremava per la collera repressa.

Shikamaru rimase qualche attimo in silenzio prima di rispondere.

-Non volevo.- mormorò. Poi lo guardò serio.- Sai anche tu che l'amavo.-

-E per dimostrarle il tuo grande amore che hai messo incinta Shiho?- chiese sarcastico.

-Quello...è stato un...chiamalo incidente.-

Kankuro sbarrò gli occhi.

-Mi stai prendendo per il culo per caso?-

L'altro abbassò appena il capo. Era difficile da spiegare. Ripensandoci non era così complicato, lo spiegarlo proprio a lui lo era.

-Dimmi, sei mai andato a letto con una donna senza provare assolutamente nulla per lei?-

Rimase sorpreso da quella domanda, però...Questa volta toccò a lui sospirare.

Annuì.

-Ecco cos'è successo. Era un periodo complicato per me. Mio padre era morto da poco, il clan mi voleva erigere a loro capo e mi stavo battendo affinché questo ruolo fosse dato a mia madre, che lo meritava a pieno titolo. Inoltre...- abbassò la voce, era quasi un flebile sussurro.- Mi mancava Temari.-

Sia Ino che Kankuro lo guardarono stupiti. Nemmeno lei, la sua compagna d'infanzia, di squadra e amica aveva capito cosa stesse passando.

Shikamaru proseguì.

-Ho fatto una sciocchezza. Se si ama una persona non la si dovrebbe tradire, anche se non si è mai riusciti a dichiararsi.-

-Sei un idiota, lo sai?- il ragazzo aveva smesso di guardarlo, ma sentiva chiaramente il dolore di cui erano intrise quelle parole.

Forse aveva sbagliato a giudicarlo in quel modo, ad odiarlo senza conoscerlo.

-Scusa Shika, ma devo chiedertelo. Tu non hai usato...ecco....niente, ammettilo, ma sapevi che Shiho...- lo shinobi bloccò le parole dell'amica.

-No, ma l'ho scoperto solo dopo la nascita di Shari. Per questo me ne sono andato di casa.-

-Eh? Come?- erano entrambi stupiti.

-Già, ma Shari crede che la notte rimanga da loro. Non ho alcun rapporto con mia...moglie da quasi sette anni. E non ho mai chiesto il divorzio perché non me la sentivo di lasciare mio figlio nell'incertezza che crescendo si potesse sentire responsabile dell'abbandono di suo padre. Senza contare che Shiho non è mai stata una gran madre per lui.-

-Questa è una novità. Io l'ho sempre vista amorevole con lui.- constatò Ino.

-Fingeva. Riversava su di lui l'indifferenza che le riservavo io. Ma non poteva essere altrimenti, non dopo aver saputo che si è fatta mettere incinta di proposito.-

-Shikamaru comprendo che in tutta questa storia anche tu sei stato una vittima, diciamo, anche se ho ancora delle riserve, ma non potevi stare con tuo figlio, interessarti di lui, crescerlo senza sposarti a quella strega? Non saresti stato il primo e nemmeno l'ultimo.- la voce di Kankuro si era indurita appena nel porgergli la domanda.

Lui sorrise appena, un sorriso triste.

-Ero sconvolto da quello che avevo saputo su tua sorella. L'Hokage mi aveva chiamato, riferendomi che il permesso per andare a Suna mi era stato negato. Non ero una persona gradita e la cosa non mi stupì per niente, ma io volevo vederla, volevo parlarle, spiegarle. Litigai con Tsunade, tanto che intervenne anche un squadra ANBU per fermarmi. Fu a quel punto che lei mi disse che sarebbe, in ogni caso, stato impossibile vederla, perché stava affrontando il terribile addestramento di Suna. Non capii subito le sue parole, ma qualcosa, dentro di me, mi aveva detto che doveva essere terribile. Per cui, il giorno dopo, andai nella biblioteca segreta dell'Hokage, senza farmi vedere. Trovai il rotolo dove erano spiegati gli addestramenti speciali dei vari villaggi e lessi ciò che mi interessava. Quando ebbi finito non mi reggevo in piedi. Era stato solo per colpa mia. Fu così che mi lasciai convincere a sposare Shiho. Non avevo più niente, solo mio figlio.-

-Dunque sai...sai tutto?- lo sconvolto era Kankuro ora.

Lui sapeva quello che Temari aveva sopportato. Le torture subite, i maltrattamenti, le violenze mentali, quelle fisiche. Sopratutto quelle fisiche. E la cancellazione dei sentimenti. Lui stesso era stato messo al corrente di come si procedesse, dato che il loro padre, quell'uomo crudele, quando aveva dieci anni lo aveva fatto assistere a tutto il rituale ed era stato orribile. Aveva ancora nelle orecchie le grida di chi vi si era sottoposto.

Ora, essere a conoscenza di tutto quello che aveva racchiuso dentro di sé per anni, non riusciva più ad odiare Shikamaru come prima. E capiva perché Gaara non si fosse opposto all'inserimento della sorella nel loro gruppo. Il Kazekage era sempre informato di tutto quello che accadeva e sicuramente non aveva mai perso di vista Temari. Doveva aver percepito qualcosa ed era certo che quella missione sarebbe stata la fine di tutto. Oppure il principio.

-Che hai intenzione di fare?- fu Ino a porgli la domanda cruciale.

-Ho avuto un confronto con Shiho prima di partire. Ha deciso di impegnarsi con Shari e seriamente. Per quel che riguarda noi...Ho già firmato la procura e lei l'ha presentata a Tsunade. Divorzieremo, non abbiamo più motivi per stare insieme.-

Kanluro ascoltò attentamente quelle parole e prese una decisione. Vitale per entrambi.

Si alzò e guardò il Nara.

-Mettiti in piedi.- gli ordinò perentorio.

Ino, spaventata da quello che sarebbe potuto succedere, si mise in mezzo tra loro, a braccia aperte.

-Non te lo permetto Kankuro.- lo contrastò dura e con gli occhi scintillanti.

Shikamaru le posò una mano sulla spalla, facendola spostare di lato.

-Non ti intromettere Ino. Ne ha tutte le ragioni, nonostante le mie attenuanti.-

-Ma sei pazzo? Vuoi suicidarti con le tue mani?- gridò ancora.

-Non ti riguarda.- confermò l'amico senza esitazione.

Temari, che era andata a fare un sopralluogo, riapparve sull'albero che aveva deciso di usare come giaciglio e rimase impietrita nel vedere quella scena e nel percepire l'alta tensione che proveniva dai suoi “compagni”. Che diavolo era successo durante la sua assenza?

Non che gli importasse molto se Kanluro voleva ammazzare Shikamaru, ma erano in missione e avevano bisogno della capacità di ognuno di loro.

Bugiarda! Te ne importa, invece! una vocina continuava a vorticarle nella testa, anche se lei era decisa ad ignorarla. Senza riuscirci.

Inspiegabilmente si mise in posizione di attacco, con la mano sull'impugnatura della spada e si ripromise che sarebbe intervenuta solo se il fratello avesse usato una delle sue marionette.

Shikamaru era solo affar suo e solo a lei spettava quel diritto.

No, tu vuoi vedere se riesci a resistergli. Quell'uomo ha sempre avuto la capacità di attirarti. ancora quella stupida voce!

Ma tutto si svolse velocemente e come era iniziato finì.

Kankuro lo aveva steso con un poderoso pugno, spaccandogli il labbro e facendo uscire parecchio sangue da quella ferita.

-Per quel che mi riguarda questa faccenda è chiusa. Ma al prossimo errore ti ammazzo sul serio.-

E Shikamaru, dopo tanto tempo, si sentì sereno.

 

-Come è possibile che non ci riesci!- esclamò Tsunade isterica.

-Mi spiace, ma non c'è verso. Abbiamo usato tutte le tecniche a nostra disposizione, abbiamo persino chiamato il maestro Kakashi e il maestro Gai, Sakura e Naruto. Ma niente. Non riusciamo ad aprirlo.- si scusò Shiho.

La donna si massaggiò le tempie. Erano in un bel guaio. Se non aprivano quel rotolo, anche la missione di recupero dell'altro poteva rivelarsi inutile. Senza contare che se i nemici fossero riusciti a farcele...no, non doveva pensarci.

-Che facciamo adesso.- si chiese sconsolata.

Gaara guardava quel rotolo e provò l'impulso di tentare. Forse, visto che era stato affidato alla Sabbia, lui poteva riuscirci.

Si avvicinò al tavolo e mosse le mani per comporre i sigilli necessari. I presenti rimasero in attesa col fiato sospeso. Terminò e...niente!

-Accidenti.- sibilò il Kazekage.

-Guarderò ancora dentro a tutti i libri che abbiamo. Forse mi è sfuggito qualcosa.- cercò di rassicurarli Shiho.

-Si, continua a cercare. Ti aiuterà anche Shizune.- a Tsunade non rimase altro da dire.

Lei e Gaara stavano uscendo, quando un piccolo, minuscolo rumore attirò l'attenzione di quest'ultimo. Senza farsi notare fece uscire una piccola quantità di sabbia dalla sua giara che andò a ricercare quello che voleva.

-Ehi lasciami!-

Shari venne tirato fuori dal suo nascondiglio, trascinato da quella strana corda di sabbia.

-Credevo che questo posto fosse inaccessibile.- costatò tranquillamente dopo aver visto di chi si trattava.

-Che ci fai qui!- esclamò la madre.

-Come hai fatto ad entrare!- sbottò contrariata l'Hokage.

-Mi annoiavo.- disse alla genitrice.- E me l'ha mostrato Naruto.- alla seconda.

-Quello lo strangolo.- sibilò Tsunade.

-Non dovevi. La nonna sarà in pensiero.- una piccola sgridata ci voleva.

-Uff mamma. E pensare che ero venuto per aiutare.- borbottò.

Shiho sospirò rassegnata.

-Ti ringrazio, ma non penso che...-

-Invece si!- esclamò contento.

Tutti lo guardarono incuriositi.

-Questo coso...-

-Rotolo.- lo corresse Gaara.

-Ah già. Penso che loro lo possono aprire.- e indicò i due Kage.

-Il Kazekage ci ha già provato.- gli disse Shiho.

-Ho visto. Ma insieme?-

Ora Tsunade si era fatta più vicina, come Gaara.

-Cosa ti fa credere che possa funzionare?- si era dimenticata che stava parlando con un bambino, gli sembrava di discutere con...il padre.

-Siete Kage, no? E quel coso...-

-Rotolo.- ricorresse Gaara.

-Si quello l'hanno dato a due Kage. E due lo possono aprire.- finì sicuro, come se avesse detto la cosa più semplice del mondo.

I due Kage in questione si guardarono stupiti da quel ragionamento, ma forse poteva funzionare. Tanto peggio di così!

Si misero l'uno di fronte all'altra con il rotolo in mezzo. Chiusero gli occhi, concentrandosi. Poi formarono i sigilli in contemporanea, posando le mani sopra il marchio una volta terminato. E funzionò!

-È aperto!- esultò Shiho.

Tsunade e Gaara tirarono un sospiro di sollievo, ma posarono gli occhi su Shari. E si chiesero cosa sarebbe stato ancora capace di fare crescendo, se già a sette anni era così sveglio e perspicace. Un bambino fuori dal comune, ma non c'era da stupirsi più di tanto.

Era un Nara.

-Per tutti i Kami!- l'esclamazione di Shiho li distolse da quei pensieri.

-Hai già visto qualcosa?- domandò concitata la donna.

-Io...non...posso.- balbettò.

-Cosa non puoi!- ok adesso stava per avere davvero una crisi di nervi.

-Guardate anche voi!- e gli porse la pergamena.

Sgranarono gli occhi, increduli.

Bianca, era completamente bianca.

 

 

Ok, capitolo palloso, lo so. Ma mi serviva per spiegare alcune cosette che non erano ancora chiare e, inoltre, ci voleva il confronto Kanky-Shika, anche se sono stata buona.

Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono!!!

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Le pendici scoscese si presentavano davanti a loro. Shikamaru si adombrò. Sapeva che non sarebbe stato uno scherzo avventurarsi lassù, ma non credeva che la situazione potesse essere così pericolosa. Le nubi avvolgevano non solo le cime di quei monti, ma anche gran parte delle pareti che, a prima vista, sembravano sgretolarsi solo a guardarle.

-Che posto schifoso!- esclamò Kankuro.

-Bello o meno, dobbiamo arrivare fin quasi in cima. Però bisogna ammettere che sono stati furbi a nascondersi qui.- fece notare il Nara.

-Come procediamo?- chiese Ino, leggermente preoccupata.

-Ognuno di noi si legherà all'altro con le corde che avete portato. In questo modo, se uno perdesse l'appiglio oppure se incontrassimo una frana improvvisa, non ci perderemo.- li informò Temari.

Senza che nessuno sollevasse obbiezioni, i tre ninja presero l'occorrente e iniziarono l'operazione. Ma ne Temari e tanto meno Shikamaru notarono lo sguardo che Ino e Kankuro si lanciarono. Il momento propizio al loro piano era finalmente arrivato. Lo avevano ideato subito dopo il chiarimento di quella sera ed erano giunti alla conclusione che per smuovere le cose tra quei due, bisognava dare una spinta agli eventi. Per quanto rischiosa poteva rivelarsi alla fine. Ino passò la propria corda a Kankuro, che fece altrettanto con Shikmaru. Che si vide costretto...

Appena se ne rese conto imprecò mentalmente e guardò i due compagni di squadra che, come se nulla fosse, continuavano a parlare tra di loro.

Si, come no. E adesso mi verranno a dire che non l'hanno fatto apposta. pensò sollevando gli occhi al cielo.

-Tieni.- disse senza lasciar trasparire il suo pensiero a Temari.

Lei lo fissò per una frazione di secondo, ma rimase zitta, afferrando la corda e legandosela intorno alla vita.

-Cominciamo.-

 

La scalata si rivelò più facile del previsto. Non avevano incontrato alcun ostacolo e se da una parte ciò li rassicurava, dall'altro li impensieriva. Nessuno era appostato per vedere se arrivasse qualche nemico e quello era strano.

-Non ti sembra troppo facile?- le chiese Shikamaru.

Temari era pensierosa. Si, fin troppo facile.

-L'altra volta ci siamo scontrati con loro molto più in basso, per quello non abbiamo potuto andare avanti. Non so cosa vi abbia detto di loro Tsunade, ma quei criminali sono esperti sia nel combattimento corpo a corpo, sia in quello a distanza.- li informò.

-Si, ce l'ha detto. Solo che tutta questa calma mi spiazza. In teoria...- ma non riuscì a terminare la frase che una forte esplosione li colse di sorpresa.

-Maledizione!- esclamò Kankuro, facendo appena in tempo ad aggrapparsi ad una sporgenza li vicino.

-È una carta bomba! Le hanno nascoste negli anfratti!- tempo di finire la frase che una serie di scoppi li circondò.

Iniziarono a muoversi molto velocemente, ma non era facile con quel trambusto. D'un tratto una violenta volata di vento li fece sbattere sulla parete rocciosa.

-Accidenti! Qui va di male in peggio!- disse concitata Ino.

-Beh, possiamo dire che l'effetto sorpresa ce lo siamo giocato.- costatò Shikamaru.

-Smettila di lamentarti e vediamo di raggiungere la grotta sopra di noi. Se facciamo in fretta, non si accorgeranno che siamo scampati alle esplosioni.- lo riprese Temari.

Fecero pochi passi, appena un paio, quando una frana si staccò e li travolse in pieno. Temari riuscì a saltare, tirandosi dietro Shikamaru. Lui stava per fare la stessa cosa, ma una pietra appuntita recise la corda che lo teneva legato a Ino. Facendo precipitare entrambi i ragazzi nel vuoto.

-NOOO!!!-

-KANKURO!!!!- ma le grida si persero nel vuoto.

 

Stava camminando avanti e indietro per la piccolo grotta che dava loro da riparo. Si, erano riusciti a raggiungerla, ma avevano perso due membri della squadra e questo era inaccettabile! E la colpa era solo sua. Lei conosceva la zona e i pericoli che celava. Sempre lei conosceva i nemici e doveva prevedere una contromossa come quella usata. Invece si era lasciata distrarre dai suoi pensieri, da quello che provava e aveva fallito. Fallito su tutta la linea. Senza contare che ora era a stretto contatto con l'unica persona che avrebbe voluto vedere morta!

-Calmati. Vedrai che avranno trovato il modo di salvarsi.- le disse Shikamaru, pacato come sempre.

-Questo lo so bene anch'io. Kankuro sembrerà uno stupido a volte, ma sa far funzionare il cervello in caso di necessità.- rispose con stizza.

-Allora perché sei così nervosa?-

-Perché non ti fai gli affari tuoi?-

Lo shinobi sbuffò appena.

-Sempre sulla difensiva, eh? Non è colpa tua se siamo in questo casino. In ogni missione bisogna mettere in conto gli imprevisti.-

-E tu sei il peggio.- sibilò con un filo di voce, ma lui la udì lo stesso.

E comprese tutto. Stava per ribattere alle sue parole, quando una piccola lucertola gli si infilò dentro i sandali.

-Ma che diamine...vai via! Vattene!- e cominciò a scalciare come un matto.

-Che combini!- Temari capiva ben poco di quello che stava accadendo.

-Questa cosa non se ne vuole andare!- si lamentò, cercando di afferrate il piccolo rettile, senza riuscirci.

Lei ghignò, incrociando le braccia.

-Ma come! Un ninja forte come te che si fa mettere sotto da una minuscola lucertolina!-

-Tem non sei divertente.- l'ammonì.

Quel diminutivo la fece sobbalzare più del dovuto, sopratutto il suo cuore. Per fortuna che lui non se ne accorse, altrimenti sarebbe stato difficile trovare una valida scusa.

-Eccoti qui!- esultò dopo aver afferrato il piccolo rettile.

Ma quella non ne voleva sapere di stare ferma e di divincolò dalla presa, cadendo a terra e fermandosi davanti a lui. Shikamaru, come Temari, rimase interdetto dalla posa assunta dalla lucertola. Era appoggiata sulle zampe posteriori e quelle anteriori erano puntate verso di lui e gli occhi fissi nei suoi.

-Credo si sia innamorata di te.- lo prese in giro la bionda.

-Ma smettila.- la rimbeccò, ma un piccolo dubbio si insinuò nella sua testa.

E fece una cosa che se solo lo avesse raccontato in giro, sarebbe stato rinchiuso un qualche reparto psichiatrico.

Gli porse un dito, che venne afferrato appena e stretto con forza. E poi l'udì.

-Brutto idiota! Ce ne hai messo di tempo!-

Sgranò gli occhi.

-Cazzo.- mormorò.

-Eh?- Temari era interdetta.

-È Ino.- spiegò con uno sbuffo.

-Sono salvi allora.-

-Certo che si. Mica siamo così sprovveduti.- rispose la lucertola collegata alla mente di Shikamaru.

-Dove siete?- le chiese, sentendosi però un completo idiota a parlare con un rettile.

-A circa cento metri più in basso. Kankuro è riuscito ad aggrapparsi ad una sporgenza e abbiamo trovato un riparo. Fino a che il vento non si placherà e smetterà di piovere a dirotto non potremo muoverci.-

Guardò fuori dalla piccola grotta ed effettivamente si era messo a piovere. Non se ne era nemmeno accorto.

-Appena il tempo migliorerà ci raggiungeranno.- disse a Temari che per risposta sbuffò.

Risposta che lui preferì ignorare.

-Bene, allora vi aspetteremo qui.- la informò.

-Ma sei scemo? Più tempo rimaniamo fermi, meno possibilità avremo di sorprenderli!- si lamentò Temari.

-Non abbiamo scelta. Inoltre credo che possiamo stare tranquilli. Le esplosioni hanno fatto molto rumore e se quelli conoscono bene la zona, ci avranno dati per morti. L'effetto sorpresa è ancora valido.-

-Io non credo.-

-Finitela voi due! Ora devo andare o rischio di rimanere senza chakra. E vedi di non farti ammazzare nel frattempo.- gli intimò per poi lasciar andare il collegamento.

Infatti quasi subito la lucertolina si accasciò, scosse la piccola testa e scomparve in una delle crepe delle rocce.

 

-Come ti senti?- le chiese con dolcezza Kankuro, stringendola appena mentre si riprendeva.

-Tutto bene, sono solo un po' stanca. Controllare un essere così piccolo e a quella distanza non è facile. Sopratutto se devi anche farti notare. Ma mi sono divertita.- ridacchiò.

-In che senso?-

Ino si mise seduta, appoggiando la schiena al petto del ninja.

-Dovevi vedere Shikamaru! L'ho fatto impazzire prima di dirgli che ero io. Lo sapevi che soffre il solletico?-

Kankuro rise immaginandosi lo spettacolo.

-Sei perfida.- le mormorò.- Comunque stanno bene?

-Si, sono ancora vivi entrambi. Ma dalla tensione che ho percepito, non credo che Temari starà tranquilla per molto. Sopratutto se Shika non la smette di provocarla.-

-Quell'uomo è un pazzo, lo sai vero?-

La bionda di Konoha sospirò e annuì.

-Comunque credo lo stia facendo apposta. Per come lo conosco, penso abbia un piano preciso in testa.-

-E quale oltre a quello di farsi ammazzare?- constatò e domandò inarcando un sopracciglio, scettico.

-Vuole riconquistarla. E se ha preso questa decisione, deve aver notato qualcosa in lei. Forse avevi ragione a dire che non è tutto perduto. Ma non spetta a te farla tornare, ma a lui.-

Kankuro non disse più niente, stette in silenzio a rimuginare sulle parole dette da Ino. E fu costretto a darle ragione. Solo Shikamaru aveva quel potere.

L'abbracciò più stretta, sfiorandole la fronte con le labbra. A quel contatto lei sollevò il viso, facendo in modo di far combaciare le sue con quelle di lui. Gli passò una mano fra i capelli, costringendolo ad un contatto più profondo.

-Ora basta pensare a loro.- gli disse separandosi appena.

-Non mi hai trovato mai così d'accordo.- mormorò, riprendendosi, poi, quelle labbra tanto amate.

 

Il buio era calato di colpo, non si riusciva a vedere nulla. Nella piccola grotta regnava il silenzio assoluto, nessuno dei due osava spezzarlo, consci che sarebbe bastata una sola sillaba per far scoppiare un putiferio. Shikamaru non riusciva a vederla, ma sapeva che era di fronte a lui. Chiuse gli occhi, ripensando al passato e agli ultimi avvenimenti, prendendo una decisione. Smuovere le acque e farla crollare. Riaprì gli occhi, sistemandosi meglio contro la parete e...incrociando le dita.

Temari, avvertendo quel piccolo movimento, si preparò all'attacco. Lo conosceva bene e sapeva che quando stava troppo zitto era perché stava elaborando una strategia. E sapeva anche che era solo e unicamente su di lei.

-Smettiamola adesso. Credo sia giunto il momento di chiarire un paio di cose.- esordì lo shinobi.

-Io e te non abbiamo nulla da spartire.-

Bene, si stava mettendo nuovamente sulla difensiva.

-Non credo. Quella sera sei scomparsa, senza darmi nemmeno il tempo di spiegarti cosa fosse successo.-

-Non c'era nulla da spiegare! Tutto mi sembrava molto chiaro!- sbottò irata, rammentando l'episodio.

Si morse l'interno della guancia, rendendosi conto dell'errore appena fatto. Maledizione non doveva scattare in quella maniera!

E Shikamaru, nel buio, sorrise. Era arrivato a quello che voleva.

-L'altra sera sei sparita e non hai sentito quello che ho detto a tuo fratello, vero?-

-Non mi frega niente dei vostri discorsi.-

-Strano, avrebbe dovuto.- ribatté calmo.

-Ora basta! Dimmi che diavolo vuoi senza girarci attorno. Non mi sono mai piaciuti questi giochetti.- gli disse con ira mal celata.

-Te.-

La spiazzò completamente. Non sapeva più che rispondere, anche per ché lei non si aspettava quella parola. Ma nello stesso tempo sentiva quella rabbia trattenuta e sepolta tornare a galla. Come si permetteva!

E fu quella a darle la forza per ribattere.

-Tu per me non esisti più. Mettitelo in testa.-

-Eppure non mi sembra.- le sussurrò all'orecchio.

Si irrigidì. Presa dalla foga con cui gli rispondeva, non si era accorta che Shikamaru le era di fronte, praticamente addosso. E ancora una volta, l'ennesima da quando si erano rivisti, si rese conto del potere che lui aveva su di lei, sul suo corpo, sulla sua testa. Sul suo cuore.

-Allontanati. Subito.- gli intimò.

Ma Shikamaru non le diede retta. Le sfilò la maschera e, benché non riuscisse a vederla perfettamente, distingueva i contorni del suo viso, il bagliore dei suoi occhi. E quella scintilla di odio che ancora brillava, ma che era contornata da qualcosa di ben diverso. Opposto.

Sfidò la sorte, non aveva niente da perdere. A parte la vita, ovvio, ma giunto a quel punto doveva rischiare.

Le sfiorò le labbra con la punta delle dita, ne delineò i contorni. Posò le proprie, gustando lentamente, senza fretta, il suo sapore. Era sempre lo stesso. Inebriante, avvolgente. E non resistette.

Approfondì il contatto, costringendola a socchiudere la bocca, prendendo a giocare con la sua lingua. Assaporando nuovamente quelle sensazioni che solo lei sapeva donargli.

Temari era immobile, non riusciva a fare nulla. Lasciava, inerme, che lui facesse ciò che voleva, che prendesse ciò che desiderava, ma che voleva anche lei. Le era mancato, più di quanto avesse mai ammesso e con quel gesto, aveva sgretolato tutte le barriere che si era faticosamente costruita. Il desiderio di averlo era esploso come un fuoco, divorandola completamente. Stava per cedere, quando rammentò nuovamente tutto. E agì.

Gli morse con forza il labbro, facendo sgorgare il sangue dalla precedente ferita procuratagli dal fratello. Con un lamento soffocato Shikamaru si allontanò.

Si fissarono, non vedendosi chiaramente, ma percependo quello che sentivano. Si passò la lingua sulla ferita e deglutendo il sangue. Poi sorrise.

-Credo di aver raggiunto il mio scopo e aver avuto le risposte che volevo.- le disse allontanandosi da lei e rimettendosi seduto dove era prima.

-E a che conclusione saresti giunto?- domandò secca, imprecando mentalmente contro la sua debolezza.

-Che mi ami ancora.- la informò con semplicità.

-Forse nei tuoi sogni.-

-No, quelli sono ben diversi.- disse con voce bassa e, le sembrò, sensuale.

-Io per te provo solo odio e disprezzo.- affermò sicura.

-Come ben sai, l'odio e l'amore sono le facce della stessa medaglia. E nessuno dei due può esistere senza l'altro.-

-Non per me.- ribadì con durezza.

-Facciamo una scommessa?- la sorprese con quella domanda.

Dove diamine voleva andare a parare? Però...ammise che era davvero bravo a stuzzicarla e, in fondo, le erano mancati quei giochetti con lui. Stette al gioco.

-Che genere di scommessa?-

-Che alla fine di questa missione noi due torneremo insieme.-

-Tu sei uscito di testa!- esplose.

No, non poteva dirle una cosa del genere. Non lui che aveva degli ideali così radicati, basati sulla famiglia. Le stava proponendo di diventare le sua...non riusciva nemmeno a pensarlo.

-No che non lo sono. Allora che fai, accetti?-

-No!- ribadì decisa.

Shikamaru sospirò, comprendendo a cosa era dovuto il suo rifiuto. Ma prima di dirle che non avrebbe più avuto una moglie al suo ritorno, voleva che lei si scoprisse e ammettesse che lo amava ancora.

-Cos'è, Temari Sabaku No ha paura di perdere?- la stuzzicò.

-Io non perdo mai.- asserì, ma poi capì di essere caduta nella sua trappola.

-Allora accetti?- continuò imperterrito.

Lei respirò non una, ma una decina di volte prima di rispondere.

-Se vinco io, che ci guadagno?-

-Sparirò per sempre dalla tua esistenza, qualunque decisione tu prenda. Ho capito che non vuoi più fare questa vita e che ti mancano i tuoi fratelli. L'unico motivo che non ti ha mai fatta tornare sono io. Avevi paura di rincontrarmi, di scoprire che, nonostante tutto, non è mai finita tra noi e che non era servito a niente il tuo addestramento.-

Temari sgranò gli occhi. Come aveva fatto a capirlo in così breve tempo? Aveva ragione su tutto, ammise. Per quel motivo si era proposta per quella missione. Era stanca, voleva tornare da Gaara e Kankuro. Voleva tornare alla sua vita, ma il ricordo di Shikamaru glielo impediva. Ora proprio lui le stava proponendo quello che aveva agoniato, promettendole...

Si decise e alzò il viso per guardarlo.

-Ci sto.-

Lui sorrise di nuovo e le porsela mano, che venne afferrata con forza.

-Ma sappi che se vinco io, sarai mia per sempre.- le promise.

 

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Ormai erano fermi da quasi un giorno e il tempo per completare la missione stava scadendo. In verità avevano a disposizione ancora una settimana piena, ma restare fermi troppo a lungo poteva rivelarsi un'arma a doppio taglio. Si avviò all'entrata della piccola grotta, scrutando il cielo ancora carico di nubi e di acqua.

-Non possiamo aspettare ancora. Domani, appena farà più chiaro ci muoveremo.- lo informò.

Shikamaru sollevò una palpebra e la fissò sbieco.

-È pericoloso.-

-Lo so anch'io, che credi! Ma la situazione potrebbe anche degenerare se riescono ad aprire il rotolo!- sbottò voltandosi di scatto.

Lui, in risposta, si accomodò meglio sul suo giaciglio.

-Rilassati. Non potranno far niente senza l'altro.-

-Allora le cose sono due. O non capisci, oppure non vuoi capire. Questo non è un gioco! Portare a termine con successo la missione equivale a salvare delle vite!- esplose, non sopportava davvero più quel suo modo di fare tranquillo.

-Sei tu che non capisci. Tsunade ci ha dato tutto questo tempo solo e unicamente per permettere a Shiho di decifrare la pergamena di tuo fratello. Sarà anche solo una parte, ma sufficiente per capire come muoverci. E non credere che Gaara se ne sia stato fermo nel frattempo. Tutti gli shinobi sono stati allertati del pericolo incombente e schierati a difesa dei vari Paesi. Come vedi tutta la tua apprensione non serve, ma se può farti stare più tranquilla, se entro domani il tempo non cambierà partiremo il giorno successivo. Ho già dato istruzioni anche a Ino quando ci ha contattati.- le spiegò mettendosi a sedere.

Temari rimase sorpresa, aveva pianificato insieme a Tsunade e Gaara praticamente tutto e lei non lo sapeva. E anche...

-Quando l'avresti informata?- il riferimento a Ino era palese.

-Quando mi ha fatto il suo scherzetto con la lucertola.- le disse semplicemente.

S'irrigidì di colpo. Di quello non le aveva assolutamente detto niente. Tutti lo sapevano tranne lei.

Lo prese per la giacca, sollevandolo da terra e sbattendolo alla parete.

-Tu sei davvero un idiota! Dovevi parlarne anche con me. Avevo il diritto di saperlo!- sbraitò a pochi centimetri dal suo viso.

Shikamaru, invece di parlare, le prese i polsi, stringendoli forte, ma evitando di farle davvero male. Voleva solo allentare la sua presa. Cosa nella quale riuscì.

-Tu sei solo una guida e non dovevi essere messa al corrente. Questi erano gli ordini.- le scandì fissandola negli occhi.

Non riuscendo a reggere il suo sguardo voltò la testa, ma elaborò le sue parole. E aveva ragione. Gli ordini non si discutono per nessun motivo.

-D'accordo.- disse solo, lasciandolo definitivamente.

Ma lui non era della stessa idea. La tirò verso di se e le circondò la vita con le braccia. Colta di sorpresa, Temari rimase qualche attimo inerme, ma non per molto.

-Lasciami Nara!- esclamò divincolandosi.

-Visto che dovremo restare qui ancora per un po', che ne dici di impiegare il tempo in un altro modo?- le chiese con voce ferma.

-Magari potrei usarlo per rompere quella tua testaccia.- gli propose sibilando.

-Sempre la solita violenta.- sbuffò, ma senza lasciarla andare.

Solo che la cosa più incredibile era che lei si era fermata, non si stava più agitando. Anzi aveva anche posato le mani sulle sue spalle.

-Non ti meriti altro. Oppure devo credere che, oltre ad essere uno stronzo, sei diventato anche un pervertito?-

-E anche sboccata. Caspita gli ANBU devono averti fatto un brutto effetto.-

Quella frase ebbe il potere di raggelare l'atmosfera che stava cominciando a diventare quasi intima. Lo spintonò con forza, dandogli le spalle.

-Non azzardarti più a dire cose simili. Tu non sai niente.- mormorò, ma nella voce poteva sentirsi chiaramente la rabbia che provava.

-So più di quello che credi, Temari.- le disse serio, come mai l'aveva sentito.

Si girò nuovamente, con uno scatto e con gli occhi sgranati. Non poteva averlo saputo! Aveva preteso sia da Gaara che da Kankuro che nessuno avrebbe mai parlato.

-Non sono stati loro.- la tranquillizzò su quel punto, dato che aveva capito a cosa pensava.-Sarebbe stato impossibile per me avvicinarli. L'ho scoperto da solo.-

Rimase in silenzio, fissandolo negli occhi e aspettando il seguito di quel discorso. Già, perché sapeva bene che non aveva ancora finito.

Shikamaru sospirò pesantemente, conscio che ormai il tempo era giunto. E non tanto per la scommessa fatta con lei ( che comunque era certo di vincere ), ma per mettere in chiaro definitivamente le cose e lasciare a Temari il tempo necessario per elaborare la notizia e farle prendere la decisione definitiva. Perché, che lui dicesse quello che voleva, sapeva che solo la donna era l'unica ad avere in mano il potere per smuovere la loro attuale situazione.

Respirò a fondo e le raccontò tutto quello che aveva detto a Kankuro qualche sera prima, senza omettere nulla. Temari lo guardava sconcertata, sorpresa, ma anche infuriata. Con lui, con se stessa. E la sua ultima frase la fece sbroccare.

-Era con me che te la dovevi prendere, non punirti. Non avevi colpe.- disse infatti Shikamaru.

-E che avrei dovuto fare? Rinchiudermi in camera a piangere? Per anni mi sono rifiutata di cedere a qualsiasi sentimento, per non soffrire visto l'esempio della mia famiglia, ma poi ho cominciato ad accettare l'affetto per Gaara, quello per Kankuro. E pian piano ho capito che c'era anche un altro sentimento che stava cominciando a nascere. Quando me ne sono resa conto ho provato a scacciarlo, senza riuscirci. Era troppo forte quello che sentivo per te e mi sono arresa. Ti amavo come non avrei mai creduto possibile e tu che hai fatto? Hai distrutto tutto quanto! Sono crollata, non ho retto, ma non potevo nemmeno continuare a far preoccupare i miei fratelli, per quel motivo sono entrata nella squadra ANBU. Volevo un modo per dimenticarti e quello era il migliore. E ora mi propini questa storiella? Perdonami se non credo a quello che mi hai detto.-

-Puoi non credermi, ma è la verità. Non pensare che per me le cose siano state poi così semplici. Dover fingere praticamente ogni giorno per non far pesare nulla a mio figlio, prendermi e incassare le occhiate di disprezzo di Kanuro, come i suoi pugni. L'odio di mia madre e le accuse, anche se velate, di Ino e Choji!-

-Te la sei cercata, nessuno te lo ha imposto.- commentò con durezza.

-Maledizione Tem! Ma lo vuoi capire che io adesso voglio riprendermi la mia vita e condividerla con te questa volta?-

-È troppo tardi Nara.-

-Non è mai troppo tardi Sabaku.- la rimbeccò.

Temari non sapeva più che fare per mettere fine a quello scontro che le faceva male. Ogni volta lui ribatteva, con convinzione e con sincerità. Doveva ammetterlo quello. Shikamaru non mentiva e le sue convinzioni son erano fatte con l'inganno, glielo leggeva negli occhi. Quelli non mentivano mai. Ma doveva uscire da quella situazione.

-Non mi importa se hai mentito o meno, sta di fatto che sono io a non voler far più parte della tua vita.- sibilò.

-E io non voglio lasciarti andare. Non mi arrenderò fino a che non ti avrò convinta.-

-Sprecherai solo fiato ed energie.-

Lo vide avvicinarsi e d'istinto indietreggiò.

-Io non credo, anche perché sono sicuro sia di quello che ho visto che di quello che ho sentito. Noi due ci apparteniamo, benché tu ti ostini a negarlo.-

-Tu vaneggi.- ma la sua voce tremava appena.

Temari cozzò contro la parete con la schiena e Shikamaru la bloccò posando le mani ai lati dei suoi fianchi. Le sfiorò la guancia con il naso, respirando il profumo della sua pelle.

-Smettila di opporti, sai che non puoi.- le sussurrò.

Lei chiuse gli occhi, beandosi di quelle piccole attenzioni che non avevano mai avuto tra di loro, decisa però a non cedere. Non poteva.

Shikamaru scese verso il suo collo, posando le labbra sulla pelle scoperta, tracciando una linea immaginaria con piccoli e leggeri baci. Temari sentiva chiaramente il cuore esplodergli nel petto.

-Lasciati andare. Lascia che quello che provi esca fuori e accetta la realtà.- continuò imperterrito.

-Non voglio soffrire ancora.- mormorò sentendo gli occhi, dopo così tanto tempo, inumidirsi nuovamente.

-Non lo permetterò, non più. Te lo prometto.- abbandonò il suo collo per guardarla negli occhi.-Non voglio più perderti.-

Temari tremava, era indecisa. Da un lato voleva credergli, ma dall'altro aveva paura. E se fosse tornato tutto come prima? E se non avesse più funzionato? E come avrebbero fatto con Shari?

-Niente tornerà come prima e funzionerà. Shari non è un problema. È un bambino sveglio e intelligente e ha già capito che qualcosa tra me a sua madre non funziona. Basterà solo essere sinceri e lui non avrà motivi per non accettarti.-

La giovane sgranò gli occhi, stupendosi ancora una volta della capacità che lui aveva nel leggerle dentro. E indovinando ogni pensiero o preoccupazione. La loro affinità non era cambiata negli anni. Come non era mutato quello che provava lei. E Shikamaru aveva perfettamente ragione. Lei lo amava come e forse più di prima. Non poteva più negarlo.

Ma accettare quella nuova situazione le faceva anche male. Tutto quello che aveva fatto, per cui aveva lavorato non erano servito a niente. Chiuse gli occhi, prendendosi un po' di tempo per riflettere. Si concentrò su se stessa, sui suoi sentimenti, sul battito del suo cuore, sulle sensazioni che facevano vibrare il suo corpo. E decise.

Sollevò le mani, posandole sulle spalle di Shikamaru, stringendole appena e lo fissò, senza esitazioni, senza ombre nello sguardo.

-Se non manterrai la tua promessa, giuro che questa volta ti ammazzo sul serio e senza darti il tempo di accorgertene.-

E, nonostante la minaccia, sorrise apertamente.

-D'accordo.- poi non resistette nel punzecchiarla.- Allora ho vinto io. Anche se non avevo dubbi, solo non pensavo di metterci così poco.-

E centrò l'obbiettivo.

-Potevi evitartela questa!- si irritò.

Ma in risposta Shikamaru rise di gusto e l'abbracciò più stretta, sollevandola da terra.

-Mettimi giù Shika!-

-Non ci penso proprio!- rispose ridendo ancora.

Riso che, involontariamente, la contagiò. Ricambiò l'abbraccio, stringendosi a lui. Quando si furono calmati, la depose nuovamente a terra e passò la mano tra i suoi lunghi capelli biondi.

-Ti amo.- disse ad un soffio dalle sue labbra.

-Ti amo anch'io.- sussurrò di rimando lei.

E, finalmente dopo tanto, tantissimo tempo, si baciarono. Con passione, con ardore. Con amore.

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Erano distesi a terra con una delle coperte a fargli da “materasso” e l'altra a coprire i corpi ancora accaldati. Le accarezzava pigramente il braccio, percorrendo l'intera lunghezza e risalendo lentamente. Temari poggiava il capo sul suo petto, godendosi appieno quelle carezze che sempre aveva agoniato e mai avuto. Ricordò quello che era accaduto tra loro solo pochissime ore prima. I suoi baci, le sue mani, i loro sospiri, i loro gemiti sempre crescenti. L'unione dei loro corpi, avvenuta prima con lentezza e delicatezza, poi con impeto quasi da togliere ogni cognizione ad entrambi. Doveva riconoscerlo, erano nati per stare insieme e ogni fibra del loro essere lo dichiarava. Però ancora qualcosa la turbava e lui lo avvertì.

-Cosa c'è?- le chiese dolcemente.

Temari sospirò prima di rispondere.

-Nonostante quello che mi hai detto, ho paura della reazione che potrebbe avere tuo figlio. Ho capito anch'io che è un bambino in gamba e molto sveglio, ma comunque si parla sempre dei suoi genitori e io sono un'”intrusa”.-

Shikamaru si sollevò appena, portandosi sopra di lei per vederla, guardarla negli occhi.

-Non preoccuparti di questo. Andrà tutto bene.- e lo disse con una tale convinzione che Temari gli credette.

Doveva credergli, ad ogni costo.

Stava per rispondergli, quando un movimento li costrinse a distogliere lo sguardo l'uno dall'altra. Ed eccola lì, la solita lucertolina. Ma come aveva fatto Ino a recuperarla?

Shikamaru ripeté gli stessi movimenti della prima volta e le afferrò le zampe. Passi una, ma alla seconda non si era fatto cogliere impreparato.

-La pioggia sta terminando e credo che fra quindici minuti saremo da voi.- gli disse.

-Va bene, ma state comunque attenti.- rispose lo shinobi.

-Che succede?- chiese Temari una volta terminato quel breve discorso.

-Stanno arrivando.-

Lei annuì e, anche se riluttanti entrambi nell'interrompere il loro intimo contatto, si rivestirono e si prepararono al meglio.

 

-Che hai percepito?- Kankuro era sempre ansioso quando la fidanzata si separava dal suo corpo, ma in quel frangete era curioso di sapere se aveva delle novità.

Ino appariva pensierosa. Nonostante avesse parlato solo con Shikamaru, aveva capito che qualcosa tra quei due fosse cambiata, solo che non era riuscita a percepire altro dato che il ragazzo aveva interrotto il contatto repentinamente.

-Non so...Comunque non preoccuparti, lo scopriremo tra non molto. Per ora sappiamo solo che lei non lo ha ucciso.- rispose con leggerezza, ma che era ben lungi dal provare.

Come previsto, entrarono nell'anfratto che “ospitava” Temari e Shikamaru. Ino e Kankuro li osservarono a lungo prima di parlare.

-Come ci muoviamo?- domando il juonin.

-Visto che saranno convinti di averci fatti fuori, non avremo problemi. Faremo come avevamo fatto fin dall'inizio e raggiungeremo la sommità senza essere notati.- li informò Shikamaru.

Temari dava loro le spalle fissando l'esterno della grotta. Il cielo stava schiarendo, ma c'era qualcosa che la impensieriva. Le pareti, dopo la pioggia, erano diventate ancora più scivolose e sapeva che verso l'alto quei rigoli d'acqua si sarebbero trasformati in ghiaccio.

-Che hai notato?- la voce di Shikamaru le giunse da dietro.

-Dovremo stare ancora più attenti e raggiungere la vetta prima che il sole tramonti.-

-Come mai così in fretta?- chiese Ino.

-Le pareti. Se si ghiacciano siamo fregati.- spiegò come se la cosa fosse ovvia.

-Va bene, allora andiamo. Procederemo come abbiamo fatto fino ad ora.- ordinò il Nara ai suoi compagni.

Una volta che furono nuovamente legati iniziarono a salire, facendo attenzione alle eventuali trappole. Passi una volta, ma la seconda non ci sarebbero cascati.

Fortunatamente riuscirono a compiere il tragitto nel tempo prefissato e al calar del sole erano di fronte la caverna che cercavano.

-Sai qualcosa sulla grandezza e la disposizione di questa caverna?- chiese a Temari, dato che era l'unica che fosse riuscita a mettere piede su quei monti.

-Purtroppo no, ma ho studiato la carta che c'era nell'archivio di Konoha. Dai dati raccolti, queste caverne sono strette all'apertura, ma poi si allargano verso il centro e poi si ramificano.-

-Questo potrebbe essere un problema.- constatò Kankuro.- Se si nascondono nei cunicoli interni possono coglierci di sorpresa.-

-A quello posso pensare io.- disse Ino.

-Potrebbe essere pericoloso se dovessero notarti in qualche modo.- s'intromise contrariato e preoccupato il fidanzato.

-Inoltre consumeresti troppo chakra.- gli diede man forte Shikamaru.

-Ma ha ragione.-

-Temari spero tu stia scherzando.- sibilò Kankuro.

-Perché credi che Gaara abbia voluto lei? Sapeva dove eravamo diretti e che ostacoli avremo incontrato e Ino è l'unica che possa farcela e darci i dettagli che ignoriamo.-

-Non ci penso nemmeno. Se la scoprono è spacciata.- ribadì con forza il jonin.

-Finitela!- sbottò Ino.-Kankuro non mi accadrà nulla, so quello che devo fare e sai anche tu che Temari ha ragione.-

Non era convinto e gli serviva qualcuno che lo sostenesse. Rivolse lo sguardo verso l'altro uomo presente.

-Shikamaru?-

-Non mi piace quanto non piace a te, ma sai che hanno ragione.- sospirò rassegnato e preoccupato.

-Tu...tu...-

-Piantala Kanky.- la kunoichi gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi.- Non lascerò che mi accada nulla, non posso ancora permettermelo.-

Lui si perse in quello sguardo cristallino e si convinse.

-Promettimelo.-

-Te lo giuro.- e gli sorrise prima di baciarlo a fior di labbra.

-Avete finito piccioncini?-

Arrossendo si separarono per cercare l'animale o rettile più adatto. Trovarono un piccolo...

-Starai scherzando Shika!-

-Ino non lamentarti. È piccolo e poco visibile.- giustificò così la sua scelta.

-Io con quel “coso” non mi collego.- continuò schifata.

-Nara trova qualcos'altro.-

-Ma come Tem, non lo trovi carino?-

-Carino? Tu sei completamente fuori di testa.-

Kankuro e Ino, dimentichi del “coso”, li osservavano con rinnovato interesse. Da quando avevano nuovamente quella confidenza? E che diamine era successo in loro assenza?

-Che succede?- chiese Ino curiosa.

-Sto cercando che convincere il nostro “capo” a non farti entrare nel corpo di quel...quel...quello schifo.- spiegò ignorando il tono della domanda Temari.

-E io credo che sia l'insetto più adatto.- insistette Shikamaru.

-E io penso che voi due ci nascondete qualcosa.- terminò Kankuro.

-Ti sbagli.- asserì la sorella arrossendo senza volerlo.

-Shika che avete combinato?- continuò maliziosamente Ino.

Il Nara cercò di non incrociare gli occhi dell'amica, visto che avrebbe capito subito, e le mise davanti il “coso”.

-Finiamola e sbrigati. Non abbiamo molto tempo.- tagliò corto.

Ino fissò nuovamente quel... ragno schifoso e peloso!

Deglutì un paio volte e scosse la testa sconsolata.

-Mi sa che alla fine di questa storia dovrò andare in analisi.- mormorò.

 

Erano passate si e no un paio d'ore e ancora non accennava a svegliarsi.

-Perché ci mette così tanto!- esclamò con tono preoccupato Kankuro.

Shikamaru, che era inginocchiato vicino all'amica, si stava facendo la stessa domanda. Ino non era mai stata separata dal suo corpo tanto a lungo.

-Sta impallidendo.- notò ancora il jonin.

-Vedrai che andrà tutto per il meglio.- disse il chunin, ma più rivolto a se stesso che a lui.

Se le fosse capitato qualcosa...

-Arriva!- li informò Temari che per tutto il tempo aveva tenuto sotto controllo la fessura nella quale il ragno era sparito.

-Sicura sia lei?-

-Ino!-

Si girarono vedendo che la ragazza si stava riprendendo, ma con molta fatica. Il repsiro era affannato e la testa le vorticava velocemente. Con lentezza si mise seduta, appoggiandosi completamente al fidanzato.

-Ino come stai?- chiese preoccupato l'amico.

-Io...- ma non riuscì a finire la frase, era troppo stanca e scombussolata.

Aveva raggiunto il suo limite.

-Che hai scoperto?-

-Temari non puoi aspettare? È stravolta!- la rimbeccò Kankuro.

-Lascia...lascia stare.- lo fermò per poi puntare gli occhi sulla donna davanti a lei.-I cunicoli sono deserti. Ci sono cinque uomini nella caverna, ma da come parlavano ho capito che gli altri se ne sono andati.-

-Come andati.-

-Non ho capito dove, visto che ero stata presa di mira da un...- rabbrividì, ricordando ancora gli occhi di quella lucertolona che se la voleva mangiare.

-Stavi per diventare il pasto di qualcuno.- costatò Shikamaru ridacchiando appena.

-Non ridere, avrei voluto vedere te Nara.- lo fulminò con gli occhi.

-L'importante è che adesso sappiamo come agire.- disse la loro Giuda- E che tu stia bene.- aggiunse sottovoce.

Kankuro la guardò sbigottito. Ormai non c'erano più dubbi, sua sorella, la sua dispotica, arrogante e petulante sorelle era tornata e lui non poteva che esserne più felice.

-A quanto pare ci è riuscito.- mormorò Ino, indicando con un cenno della testa l'amico.

-Non posso davvero più ammazzarlo.- sospirò.

Nel frattempo Shikamaru si era avvicinato a Temari.

-Cosa ne pensi?-

-Che non mi piace. Per quel che ho visto quando ci siamo scontrati, il loro numero era molto superiore, circa una ventina. Se il grosso è partito può solo significare che hanno capito qualcosa da quella pergamena.-

-O che vogliono l'altra.-

Quell'idea gli era venuta appena sentite le parole della donna al suo fianco e se le cose stavano così...

-Interroghiamoli. Se i miei sospetti sono fondati...-

-Vogliono attaccare Konoha.- terminò Temari.

 

Shiho era seduta nell'ufficio di Tsunade e la donna non smetteva di andare avanti e indietro per la stanza.

-Non capisco...com'è possibile...- continuava da ore a ripetere quella tiritera.

Anche Gaara era perplesso, ma almeno ragionava in silenzio.

-Se posso...- s'intromise fermando la “passeggiata” dell'Hokage.- Forse col tempo le scritte possono essere scomparse, oppure c'è un sigillo particolare per farle apparire.-

-Non mi risulta. Gli scritti lasciati non ne parlano.- disse Gaara, facendo uscire la voce per la prima volta da ore.

Shiho abbassò la testa, anche quella sua tesi era caduta nel vuoto e non sapeva più cosa fare. Quella pergamena li aveva scioccati quando, una volta aperta, aveva rivelato che il suo contenuto era nullo. Bianco, candido, immacolato.

-Eppure sento che qualcosa ci sfugge.- continuò l'Hokage.

-Lo avverto anch'io e questa sensazione non mi piace.- asserì Gaara.

Shiho continuava ad alternare lo sguardo tra il tavolo dove vi era la pergamena e i due Kage. Rammentò le difficoltà nell'aprirla, il come fosse stata aperta e, di colpo, un'idea le illuminò la mente.

-Non avete pensato che i ladri non siano riusciti ad aprirla?-

-Che intendi.- chiese Tsunade.

-Voi ci siete riusciti perché avete il potere dei capi villaggi, ma loro no. Per fare altrettanto avrebbero dovuto costringere altri due a farlo e non credo a questa possibilità.-

-Capisco a cosa vuoi arrivare e hai ragione. Comunque non si spiega il perché sia bianca.- constatò il Kazekage.

-Forse le scritte appaiono quando sono entrambe aperte e vicine.- tentò, ormai tutte le ipotesi erano utili.

-In effetti potrebbe essere. E questo spiegherebbe il perché siano anche sempre state separate.- disse Tsunade pensierosa.

-E se...- ora Gaara, incredibilmente, sembrava preoccupato.

-Gaara che hai?- l'Hokage nel vedere quell'espressione sul volto del Kazekage si preoccupò.

-E se fossimo stati noi ad agevolargli il compito?-

-Spiegati meglio perc...- si bloccò, intuendo il resto del discorso.

-Maledizione! Siamo stati degli ingenui!- sbottò la donna.

-Che succede?- domandò Shiho che non aveva compreso bene quelle frasi. O meglio, sperava di aver non capito.

-Aprendo il nostro rotolo, abbiamo aperto anche l'altro e adesso...-

-Dobbiamo allertare tutti gli shinobi e gli ANBU presenti. Stanno arrivando.- terminò, arrabbiata con se stessa per essere stata così ingenua, Tsunade.

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