Un nuovo pericolo per i Sette Mari

di _Pan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il compleanno di Lucia ***
Capitolo 2: *** La partenza ***
Capitolo 3: *** La Cerimonia e la lettera ***
Capitolo 4: *** Al cospetto della Regina dei Mari ***



Capitolo 1
*** Il compleanno di Lucia ***


PARTE I - Una Nuova Principessa Sirena

1 - Il compleanno di Lucia

C'era una gran confusione all'hotel sulla spiaggia: Nikora correva di qua e di là con degli striscioni in mano, Rina e Hanon si trovavano in cucina, intente a preparare dei dolci, non che fossero poi molto brave, ma, per il ventesimo compleanno di Lucia, avevano deciso che avrebbero preparato tutto in casa e da sole. La tentazione di andare in una pasticceria era molto forte, ma, fino a quel momento, avevano resistito, benché fossero completamente coperte di farina. Perfino gli striscioni erano tutta opera delle sirene. Seira era arrivata dall'Oceano Indiano insieme a Coco, e tutte e due avevano aiutato Nikora a tagliarli e a scriverci sopra, il risultato era stato certamente migliore dei poveri dolci, che ora rischiavano di essere bruciati nel forno.
“Seira!” urlò Coco, in bilico su uno sgabello “Presto, passami quel pezzo di nastro adesivo!”
“Subito!” esclamò la bambina, ormai per le sue compagne era rimasta tale, nonostante avesse quasi sedici anni. “Oh, miseriac..” Seira cadde a terra, rovinosamente, e il pezzo di scotch che teneva tra le mani si attaccò ai suoi capelli, creando un groviglio impossibile da districare.
La ragazzina sbuffò.
“Uffa, volevo che fosse tutto perfetto per il compleanno di Lucia!”
La sua autentica adorazione per la sirena dalla Perla Rosa non si era affievolita durante quegli anni, per lei Lucia rimaneva sempre il modello da seguire, nonostante passasse ogni giorno insieme a Coco, che era la sua tutrice: dopo la sconfitta di Mikeru, Coco si era dedicata solamente a Seira. Aveva deciso di abbandonare il suo trono di Principessa Sirena giusto poco tempo prima in favore della sorella minore, Reil, che sarebbe nata di lì a un anno.
La Regina dei Mari aveva acconsentito per un'unica ragione: la promessa che Coco aveva fatto a Sara, e cioè quella di rendere Seira una Principessa Sirena migliore di quanto lei non fosse mai stata. Coco aveva comunque, in quattro anni, provato a governare il suo Regno dall'Oceano Indiano, ma i problemi continuavano a crescere. Inoltre, il Regno di Seira aveva molto più bisogno di una guida e, quindi, Coco, non avendo potuto portare con sé la Principessina, aveva optato per l'abdicazione e dare la reggenza ad un'altra sirena, sempre sotto il consenso della Regina.
Quest'ultima, comunque, dovette presto pentirsi della propria sua scelta: la reggente, Jilie, si era dimostrata incapace di governare il regno quanto lo sarebbe stata la piccola Reil, ancora sepolta nelle profondità dell'Oceano Pacifico del Sud.
“Seira, cosa ci fai a terra?” Nikora si era affacciata un attimo dalla cucina per vedere la causa di tutto quel trambusto, per controllare che non le esplodesse parte dell'hotel a causa del forno. “Ti sembra questo il momento di battere la fiacca? Lucia potrebbe tornare a momenti!”
“Certo, certo..” rispose Seria, cercando di districarsi i capelli, ma quel nastro adesivo proprio non voleva saperne di staccarsi dalla sua sistemazione. Sbuffò ancora, strofinandosi le mani sulla gonna, per togliere la polvere.
“Brava Seira!” esclamò Nikora, sorridendo “Prendi una scopa e spazza per terra, mi ero giusto dimenticata!”
“E chi aiuterà Coco?” chiese lei, che odiava spazzare per terra: le toccava sempre (quando si trovava all'hotel per più di due giorni), e solo perché le altre avevano sempre qualche altro impegno che spuntava fuori così, all'improvviso. Poi, un giorno, Lucia le aveva spiegato che era semplicemente per il fatto che l'hotel era troppo grande per i loro gusti e non avevano voglia di perdere tempo che avrebbero potuto spendere diversamente, come se la stessa cosa non valesse anche per lei!
Venne risvegliata dalla porta che sbatteva. Tutti inorridirono: niente era ancora pronto e se Lucia avesse visto tutto quel baccano, avrebbe subito capito tutto e addio sorpresa.
“Ehilà!” sentirono provenire dall'ingresso e tirarono un sospiro di sollievo: era solo Caren. “C'è nessuno?”
“Siamo di qua!” esclamò Seira, che non aveva la minima intenzione di afferrare una scopa. Da dietro la colonna spuntarono Caren e Noel, piene di pacchetti e pacchettini. “Avete svaligiato una banca?”
Noel e la sorella fecero un sorriso “No, ma quando veniamo sulla terraferma, adoriamo fare compere!” disse la sirena dalla Perla Indaco, letteralmente buttandosi sul divano, stanca come se avesse scaricato navi tutta la notte.
Nikora avrebbe voluto fulminarle, nel vero senso del termine: le prosciugavano tutte le finanze ogni volta che le facevano visita. “Con i soldi dell'hotel!” sibilò, acida.
“Trovali gli yen in fondo al mare!” fu sempre Noel a parlare, mentre la sorella posava le proprie borse nell'ingresso. “Siamo sempre giovani fanciulle, dopotutto. Abbiamo bisogno dei nostri svaghi!”
“Perché non vi svagate aiutandoci?” chiese Coco, mentre cercava di tenere dritto uno striscione, in attesa che Seira le passasse quel maledetto nastro adesivo.
“C'è qualche festa particolare?” fece Caren, guardandosi intorno. Forse qualcuno le aveva accennato qualcosa, ma proprio non riusciva a ricordarsi niente, le compere le svuotavano la testa. Arrivò alla conclusione che era poco importante, così tornò a prestare attenzione a Coco, che ormai era per terra insieme allo striscione.
“Siete le solite sbadate!” esclamò Nikora, tornando in cucina, dalla quale aveva sentito provenire un altro rumore poco rassicurante. “Siete ancora vive?”
“Tutto a posto!” la rassicurò Rina, con le mani sulla testa, coperta da una patina nera, stavolta. La sirena dalla Perla Verde aveva davvero temuto il peggio: Hanon era un pericolo mortale in cucina; si disse di doverselo ricordare se non voleva morire giovane, e diciamo che non era proprio la sua massima aspirazione.
“Oh, Rina!” esclamò Hanon “Non potresti aiutarmi a tirare fuori la torta dal forno?”
“Cosa vuoi tirare fuori, scusa?” chiese l'altra, incredula. “Sarà un ammasso di cenere, ormai, e se il sapore è anche lontanamente simile all'odore, moriremo avvelenate se proviamo anche solo ad avvicinarla alla bocca!”
“Vogliamo riconsiderare l'idea pasticceria?” propose Nikora, guardando quella che una volta era la sua cucina. Ma dopotutto lei l'aveva detto che non era cosa in cui quelle due potessero impelagarsi, per loro che non si erano mai fatte neanche un panino con le loro mani, sarebbe stato un miracolo riuscire a preparare un impasto decente.
Si era offerta lei, Nikora, dopotutto era quella che cucinava per l'hotel, ma le ragazze l'avevano cacciata e adesso era tardi per mettersi a lavorare. “Pulite, intanto ordino una torta per le dodici.” e uscì dalla stanza, scuotendo la testa. “Piuttosto, Caren, Noel, avete fatto quella telefonata che vi avevo chiesto una settimana fa?”
“Certamente!” rispose Caren “Anche se devo ammettere che ci abbiamo messo un po' a capire come funziona una cabina telefonica.”
“Parla per te!” esclamò Noel “Io te l'avevo detto come funzionava ma tu no..” continuarono a discutere, ma Nikora non le ascoltò più, rimuginando su quanto Caren fosse sbadata, quando la sentì chiedere, incredula: “Oggi è il compleanno di Lucia?”
Nikora smise di starle a sentire: erano uno strazio insieme. Si guardò intorno e vide che in casa c'erano proprio tutte, mancava solo la persona per cui erano lì: Lucia. Afferrò il telefono e compose il numero della pasticceria.

Dopo due ore, si erano fatte le undici e mezza e tutti aspettavano con trepidazione che la porta si aprisse, per gridare un “Sorpresa!” a una sbalordita Lucia, ma ancora non si era presentata e Nikora si sentiva terribilmente ridicola con quel cappellino in testa e quella trombetta in mano: se fosse passato un potenziale cliente, sarebbe scappato a gambe levate, quindi potevano dire addio soldi e pure alla contentezza di Noel che aveva appena annunciato di volersi comprare un nuovo paio di scarpe, convinta che i tacchi delle sue attuali fossero rovinati da, addirittura, vergognarsene.
Hippo, ovviamente, stava sbraitando, perché, anche avendo finito con tutti i preparativi, la festeggiata era in ritardo e stava cominciando a preoccuparsi, nonostante non si vedessero pericoli da ormai quasi cinque anni, dopo la sconfitta di Mikeru.
“Ma dove può essere quella sciagurata?” chiese, ad alta voce, andando avanti e indietro, fissando la porta ogni tanto. “Proprio oggi doveva essere in ritardo?”
“Calmati, Hippo.” disse Hanon “Vedrai che sta tornando proprio ora, magari ha perso l'autobus per la metropolitana e sta tornando a piedi e..”
“Oh, basta, Hanon!” le gridò in faccia, Hippo, completamente fuori di sé. “Voglio smetterla di preoccuparmi. E se parlasse con uno sconosciuto?”
“Guarda che non ha mica due anni!” Nikora lo prese tra le mani e lo alzò da terra. “E poi, se sei così preoccupato, perché non aspetti fuori? Così vedi quando arriva.” e, detto questo, aprì la porta e lo depositò lì davanti. Appena l'ebbe richiusa, confessò alle altre che così avrebbe evitato di vederlo e, quindi, di ammazzarlo. “Lo avrei schiacciato con qualcosa di molto, molto, molto pesante.”
“Avresti avuto il mio voto” le rispose Caren, che aveva preso l'unico budino che si era salvato dalla strage di Hanon e Rina “Piuttosto, la torta?”
“Sì, giusto. Vai, Caren, portati Seira, magari.”
“Agli ordini, capo!” esclamò Seira, saltellando verso la porta. Non le piaceva molto stare con Caren: le volte in cui si erano parlate si potevano contare sulle dita di una mano, non avevano mai affrontato una conversazione seria. Se ne chiese il motivo; dopotutto pensava che fosse Coco quella con cui che avrebbe avuto più problemi con lei, in fin dei conti aveva preso il posto di Sara, la sua migliore amica. Decise di sfruttare quell'occasione per conoscere meglio Caren.

Lucia, nel frattempo, fluttuava verso la fermata dell'autobus, aveva paura di essere in ritardo, ma forse non era ancora passato, erano le undici in punto e, anche sarebbe dovuta essere lì almeno dieci minuti prima, l'avrebbe sicuramente aspettata. Non ci poteva credere, era così felice che non poteva non pensarci, quella telefonata le aveva migliorato la giornata, come non succedeva da tempo:
Poco dopo essersi ricordata che quel giorno Hanon non avrebbe potuto portarla a casa con la sua macchina, regalo di Nikora per i suoi vent'anni, perché aveva una commissione di cui non aveva voluto parlarle, Lucia aveva sentito squillare il suo cellulare, ma era un numero che non conosceva.
“Pronto?” aveva chiesto, la voce dall'altra parte della cornetta le aveva risposto dopo un minuto di silenzio, come a tenerla sulle spine.
“Ehi, ciao Lucia, come stai?” Lucia aveva spalancato gli occhi, era lui, era il suo Kaito! Non lo sentiva da un sacco di tempo, almeno due settimane. Pensava che avesse smesso di chiamarla, l'ultima volta che si erano parlati al telefono avevano litigato perché Kaito le aveva detto che, forse, non sarebbe potuto tornare nelle vacanze estive. “Scusa se non ti ho chiamato prima, ma ho perso il cellulare, l'ho dimenticato sulla cassa di un negozio e quando me ne sono ricordato, beh.. puoi immaginare.. naturalmente sta piovendo continuamente da queste parti e, quindi, la connessione ad Internet non funziona e non ho potuto neanche scriverti una mail- Lucia pensò che non era poi così grave, ancora non aveva capito come funzionava quell'attrezzo; aveva chiesto a Nikora, ma ne sapeva anche meno di lei, per cui non avrebbe comunque potuto rispondergli -e quindi.. beh.. il resto lo sai. Però, oggi un mio amico mi ha fatto la grazia di prestarmi il cellulare, così ho potuto chiamarti”
“Oh, Kaito!” esclamò lei, al colmo della felicità “Non sai quanto mi sono preoccupata! Pensavo che ti fosse successo qualcosa!”
“Ehi, pensi sempre al positivo, eh?” scherzò lui “Comunque, c'è una sorpresa per te!”
“Una sorpresa?” chiese lei, non capendo.
“Sei sempre la solita sbadata!” esclamò lui, ridendo. “Non ti ricordi neanche il tuo compleanno?”
“Oh, per la miseria!” disse allora lei, portandosi la mano libera sulla fronte. “Hai ragione, scusami!”
“E di cosa?”
“Cambiando discorso...” disse lei “Parlavi di sorpresa, giusto poco fa!”
“Precisamente.” le rispose, sorridendo, anche se lei non poteva vederlo. “Indovina un po'?”
“Kaito, dai!” disse lei, cominciando a ridere. “Non tenermi sulle spine!”
“Non ci vediamo da sei mesi e non mi permetti neanche di metterti un po' sulle spine?” le chiese lui. In effetti era vero: Kaito, subito dopo che era stato sconfitto Mikeru, ormai aveva recuperato la memoria ed era ripartito per studiare in una città dove poteva anche praticare il surf, Lucia non era stata poi così felice della sua decisione, ma doveva comunque accettarla, non poteva pretendere che stesse sempre con lei. “E va bene, penso di averti torturato abbastanza, dopotutto” continuò il ragazzo “Ti do un indizio. Ci troviamo a qualche chilometro di distanza!”
“Dici sul serio?” chiese lei, guardandosi intorno, per riflesso condizionato. “Mi prendi in giro, vero?”
“Riuscirai mai a prendermi sul serio, mia bella Principessa Sirena?” chiese lui, con fare drammatico, fingendosi affranto. “Se mi dici dove sei, ti raggiungo, e poi non dire che non ti sei fidata di me!”
“Kaito, sei diventato matto?” chiese lei, e si domandò se il ragazzo stesse scherzando o meno. “Smettila di farmi scherzi!”
“Avanti, smettila di fare la sciocca, dove sei?” le chiese
“Ad una fermata dell'autobus, lo sai che non sono tanto brava ad orientarmi” rispose lei. Sentì Kaito ridere. “Vediamo.. ecco! Mi trovo vicino all'Università Imperiale”
“Ok, chiamo un taxi e sono subito da te. Arrivo, allora, ok?” le disse e lei non ebbe neanche il tempo di rispondere che Kaito aveva già chiuso la conversazione.
Adesso le toccava solo aspettare e vedere se arrivava un taxi, non stava più nella pelle. Si chiese ancora se era uno scherzo e stava aspettando inutilmente, qualcosa, comunque, le diceva che non era così. Era nervosa più di quanto avesse potuto immaginare, mentre invece, durante la telefonata, era stata, tutto sommato, tranquilla. Non si vedevano da sei mesi, vero, però non c'era motivo di essere tanto agitati.
“Oh, mamma mia!” esclamò, quando vide un taxi girare l'angolo. “Oh, mamma.. oh, mamma.. oh, mamma.. oh, mamma..” La macchina si fermò esattamente di fronte a lei e quando si fu abbassato il finestrino, il cuore di Lucia mancò di un colpo. “Oh, mammina!” fu l'ultima volta che lo disse, prima di vedere bene Kaito in faccia.
“Ciao, Lucia!” le sorrise, come, secondo lei, solo lui sapeva fare, poi però il ragazzo cambiò la sua espressione, come se aspettasse qualcosa “Beh? Non dici niente?”
Lei si risvegliò dal suo momentaneo stato di trance. “Eh? Oh, sì, scusami tanto! È che.. mi sembra una vita che non ci vediamo..”
“Cosa c'è?” le chiese, aprendole lo sportello e, una volta che lei si fu seduta, si avvicinò a lei “Ti sono mancato, eh?”
“Oh, Kaito!” disse lei, allontanandolo un po' da sé, con poca grazia, completamente rossa in viso “Pensi solo a queste cose?” non pensò di essere diversa da sei anni prima, in fin dei conti.
“Quasi sei anni senza uno straccio di ragazza perché ero fidanzato, ho vent'anni, secondo te? Anche se fisso il pavimento mi viene da pensare a certe cose.”
Lucia scosse la testa, sconcertata. “Maschi!” sospirò. Discutere con Kaito di certi argomenti, anche se solo accennati, la metteva sempre a disagio.
“D'accordo!” disse lui, risistemandosi sul sedile, sorridendo. “Dopotutto non sei cambiata di una virgola da quando avevamo quattordici anni!”
“Che ore sono?” chiese Lucia, dopo un po' di silenzio che cominciava a pesarle. “Sai, Hanon mi ha detto che devo...”
“Sono le undici e mezzo.” la interruppe “Piuttosto, ti fai comandare a bacchetta da Hanon adesso che hai vent'anni? Credevo che fossi abbastanza grande da decidere per te stessa.”
“Non mi comanda a bacchetta!” sbottò lei.
“Ti va di accompagnarmi a casa?” le chiese. Lucia pensava che il ragazzo avesse un secondo fine e lo guardò storto “Tranquilla!” le disse, alzando le mani davanti a sé “Non ho intenzione di fare niente” poi si avvicinò a lei, pericolosamente vicino “Sempre che tu non voglia, naturalmente..” e le prese una ciocca di capelli tra le mani.
“I.. io..” balbettò lei “Ma che ti viene in mente?” si riprese la ciocca di capelli e si sistemò sul sedile.
“Guarda che scherzavo.” le sorrise lui, facendo lo stesso.
“Oh” disse Lucia, capendo la figuraccia appena fatta. “Dovresti saperlo che non ho senso dell'umorismo..”
Lui alzò le spalle. “Me ne ricorderò!”
Lucia non poteva crederci, era di nuovo insieme a Kaito ed era felicissima. Scesero dal taxi nei pressi della casa del ragazzo. Lui aveva intenzione di tornarci a vivere, l'idea di varcare di nuovo quella soglia era talmente strana che non gli sembrava possibile.
Lucia tirò fuori dalla tasca il cellulare, per vedere se Hanon, Rina o Nikora l'avevano chiamata, poi l'occhio le cadde sull'orologio: le dodici. Seira l'avrebbe ammazzata, sicuramente. Le aveva promesso che l'avrebbe aiutata con le faccende di casa, la aspettava una bella sfuriata una volta tornata a casa.
“Dunque..” disse Kaito, cercando nella tasca la chiave. Si chiese se la messa in scena stesse venendo bene, ma Lucia non proferiva parola, quindi, giunse alla conclusione di essere un ottimo attore. “..Ehm.. Lucia, per caso.. le hai tu le mie chiavi?”
“Oh, che sbadata!” esclamò lei “Scusami, le ho dimenticate all'hotel, dobbiamo andarle a prendere.” si girò e non potè vedere Kaito che sorrideva, pensando che a volte quella ragazza era proprio un'ingenua. La cosa che lo faceva sorridere ancora di più era che non aveva intuito niente della festa e che stavano andando lì proprio per quel motivo.

“Ma è possibile?” si chiese Nikora “Di solito torna sempre a casa in orario! Oh, Hanon, è tutta colpa tua! Perché non sei andata a prenderla?”
“Perché, effettivamente, qualcuno è andato a prenderla” le disse Hanon. “Abbiamo cambiato un po' i tuoi piani, Nikora. Spero che non ti dispiaccia” le fece l'occhiolino.
“Qualcuno vuole spiegarmi, per favore?” chiese Nikora alle Principesse intorno a lei. Coco sospirò, evidentemente l'unica disposta a parlare era lei.
“Beh.. diciamo che quando Noel e Caren ci hanno detto che tu avevi chiesto loro di andare a telefonare a Kaito, noi abbiamo pensato di farli stare un po' soli prima della festa dove, siamo sicuri - e qui lanciò un'occhiataccia a Hippo, che era rientrato di corsa -, non saranno mai soli soletti” La loro discussione venne interrotta dalla porta che sbatteva. Le luci erano completamente spente e Hippo si guadagnò altre occhiatacce, nonostante, poveretto, avesse provato a dire alle Principesse Sirene che Lucia era quasi davanti alla porta.
“C'è nessuno?” chiese Lucia, entrando nell'hotel. La cosa che la stupiva era il fatto che Kaito fosse tranquillo come un uccello sul trespolo. L'hotel poteva essere stato rapinato e le sue compagne rapite e lui era fresco come una rosa. “Ehi, Nikora, Hanon, Rina, siete in casa?”
“Dai, entriamo!” le disse Kaito, spingendola dentro.
“Entriamo? E se ci sono ancora i ladri?” chiese Lucia, voltandosi. Kaito la guardò stranito, si chiese di che ladri stesse parlando. “Allora?”
“Ma che ladri?!” le chiese, non avendo afferrato i pensieri della fidanzata. “Vedrai che sono al piano di sopra.”
“Si ma..” non ebbe il tempo di finire la frase che si ritrovò dentro, stordita dai suoni di trombette e travolta da almeno sette persone; fu solo per caso che sentì “SORPRESA!” ma ancora non poteva vedere la luce, perché qualcuno le aveva messo Hippo proprio sul naso. “Ehm.. grazie infinite ragazzi. Mi aiutereste?”
“Oh!” disse Nikora “Ma certo cara!” prese l'unico braccio di Lucia che era sopravvissuto alla corrente di regali e la tirò su. “Buon compleanno!” e l'abbracciò. Lucia si trovò un po' spiazzata: si era aspettata una reazione del genere, perché al ventesimo compleanno di Hanon si era addirittura messa a piangere, ma non per quello di Rina: era malata, altrimenti si sarebbe data ad altre manifestazioni di affetto esagerato.
“Beh..” disse Kaito, avvicinandosi. “Immagino di doverti dare per primo il mio regalo!”
Hanon ridacchiava e Noel insieme a lei. Infatti, Kaito si avvicinò a Lucia, le prese la mano, con fare teatrale, e le consegnò il pacchetto.
“Ma cos..” chiese lei, guardando il regalo che teneva in mano. Curiosa, cominciò a scartare, chiedendosi che cosa le avesse avrebbe regalato il suo ragazzo. Finì di strappare la carta e rimase letteralmente a bocca aperta.
“È..” tentò, ma aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. “Molto... bizzarro.”
“Lo credo!” esclamò Kaito, orgoglioso “Non sai quanto ho dovuto girare per trovarlo!”
Lei sorrise, cercando di non farlo sembrare troppo tirato. Guardò perplessa la statuina che aveva in mano: era una sirena bionda, che assomigliava a lei in modo impressionante, la sua coda, però, era dentro la bocca di uno squalo.
“Non preoccuparti” le disse, forse intuendo quello che stava pensando “Si può togliere” e tolse la piccola sirena dalle grinfie dello squalo. “Visto?”
Lei annuì, certo era un po' strano, ma, dopotutto, si disse che era il pensiero a contare e, se lui era lì, tutto il resto non aveva importanza. Lo ringraziò, e cominciò a scartare i regali degli altri: ce n'erano tre. Uno da parte di Caren e Noel, uno da parte di Coco e Seira e l'ultimo era, sicuramente, di Rina, Hanon e Nikora.
“Prima il mio!” esclamò Seira, saltellando verso di lei. Lucia sorrise: se lo aspettava proprio. Prese ciò che l'amica le porgeva e cominciò a scartarlo. Quello che vide la lasciò esterrefatta: era una conchiglia grande quanto il palmo della sua mano che luccicava come una perla..
“Ti piace?” chiese la ragazzina, timorosa.
“È magnifica, dove l'avete trovata?” chiese Lucia, meravigliata.
“Nell'Oceano Indiano!” esclamò Seira orgogliosa. “Queste cose ti piacciono e allora io e Coco siamo andate a cercarla, sono rarissime!”
“E non ce ne sono di simili da nessun'altra parte” continuò Coco. “Devi essere una delle poche a possederne una!”
“Grazie infinite, ragazze!” esclamò Lucia, abbracciandole.
“E adesso..” cominciò Hanon “Veniamo al nostro!”
Nel frattempo, Nikora e Rina avevano spinto quello che doveva essere il suo regalo. Era piuttosto grande, e Lucia si chiese cosa potesse essere. Era coperto da un telo blu, e si muoveva grazie a delle rotelle.
“Vedrai” le disse Rina, affaticata “Ti piacerà!” poi sentì bisbigliare ad Hanon qualche parola riguardo al fatto che avrebbe anche potuto aiutarle, visto che il regalo era anche da parte sua.
La Principessa Sirena dalla Perla Rosa non stava più nella pelle, tolse il telo e scoprì che sotto c'era un acquario con dentro ogni tipo di alga e di anemone presente nell'Oceano.
“Rina aveva pensato ad una medusa” la informò Hanon, orgogliosa “Ma sono stata io a scegliere questo!”
“La verità è che non volevi che anche lei avesse una medusa!” la rimbeccò Rina “Potresti almeno avere il buon gusto di tacere” era ancora arrabbiata con lei per via dei biscotti e del fatto che quella mattina si era fatta più docce che in tutta la sua vita.
“Grazie mille!” esclamò, abbracciando anche loro. Adesso toccava solo a Caren e Noel, che si avvicinarono con diversi pacchetti, poteva contarne una decina, tutti rettangolari, ma di dimensioni diverse.
Cominciò a scartarli uno per volta e ad accatastarli per formare una specie di torre. “Che bello!” esclamò, guardandola “Sono le fiabe degli esseri umani!”
“Beh..” disse Caren, pensando che fosse un po' ridicolo come regalo “Vivi sulla terraferma da tanto tempo e ti lamenti spesso di non sapere molto sugli esseri umani e, pensando al fatto che tu volessi restare qui con Kaito – e qui il volto di Lucia assunse ogni tipo di colorazione – abbiamo pensato di farti come regalo questi libri di favole!”
Lucia non sapeva cosa dire, abbracciò anche loro, ma, poi, venne interrotta da Kaito, che cercava di attirare l'attenzione con un colpo di tosse.
“Ehm..” cominciò, un po' in imbarazzo “Scusami tanto Lucia – cercò di assumere un'aria il più contrita possibile – ma devo proprio andare!”
“Cosa?” chiese lei, stupita. Non restava nemmeno per la torta? Le altre sirene si scambiarono sguardi perplessi, che diamine aveva in mente quel ragazzo? “Oh – Lucia cercò di sembrare il meno delusa possibile – beh.. allora grazie mille per il regalo, ci vediamo domani”
Lui si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. “D'accordo”
Dopo che se ne andò; Nikora decise, per dissipare la tristezza di Lucia, di portare la torta in sala, con sopra un bel numero venti.

“Non ce la faccio più” ammise Hanon, seduta scompostamente su una sedia, accarezzandosi quella che una volta era la sua pancia, adesso sembrava un cuscinetto. “Sento che sto per scoppiare!”
“Concordo” dissero in coro Lucia e Rina
“Dovevi proprio ordinare tutta quella roba, Nikora?” chiese Noel. “Dovrò stare a dieta per il resto dei miei giorni!”
“Esagerata” esclamò Coco, che stava per seguire Seira nel mondo dei sogni, nonostante fossero appena le cinque del pomeriggio. “Tanto lo sappiamo tutte che domani tornerai a mangiare come un bisonte!”
“Io non mangio come un bisonte” rispose Noel, con quello che voleva essere un tono alterato, ma che era stato modificato dallo sbadiglio finale. “Ho sonno”
“Lucia, perché non porti i tuoi regali nella tua stanza?” chiese Nikora. Lucia annuì, non era stata più molto partecipe dopo che Kaito se n'era andato. Era stato molto scortese, pensò la donna. Ma si chiese perché Lucia perdesse tempo con un ragazzo del genere. “L'amore è veramente assurdo!”
“Cosa?” chiese Lucia, alzando lo sguardo su di lei.
“Niente,” le rispose “non ti preoccupare, ti aiuto.”
“Grazie!” le sorrise: non ce l'avrebbe mai fatta a portare il regalo di lei, Hanon e Rina al piano di sopra tutta da sola e, guarda caso, c'era stata una moria generale e tutte si erano – stranamente – assopite proprio in quel momento.
“Sfaticate!” borbottò Nikora “Comincio ad avere una certa età, io!”
Per le scale, Lucia cominciò ad osservare il regalo di Kaito, l'avrebbe usato come soprammobile, in fondo non c'era altro da fare, però doveva togliere la coda di quella povera sirena dalla bocca di quello stupido squalo. Si chiese come mai le aveva fatto un regalo tanto... non riusciva nemmeno a trovare la parola adatta: non si regala ad una sirena uno squalo che le mangia la coda! E, tra le altre cose, se n'era anche andato prima! Era furiosa, semplicemente furiosa: vent'anni non si compiono tutti i giorni e pensava che sarebbero stati un po' di tempo insieme, ma, evidentemente, si era sbagliata di grosso.
Dopo che Nikora ebbe sistemato tutti i regali nella stanza della Principessa Sirena, Lucia si chiuse in camera, continuando a tenere in mano quello stupido regalo. Si chiedeva come mai ci tenesse già tanto. Tolse con rabbia la coda della sirena dalla bocca dello squalo e vide qualcosa di bianco cadere a terra.
– Fantasistico – pensò – Si è già rotto! –
Quando, però, si abbassò per vedere quale fosse la parte di squalo che le era caduta, si accorse che non era niente del genere: era un biglietto.
“Questa poi..” disse, ad alta voce. Aprì il biglietto e lesse in fretta le poche parole che c'erano scritte sopra.

Ti aspetto alle otto in punto, alla Grotta della Sirena,
c'è una sorpresa per te, non mancare
Kaito

Cosa voleva fare a quell'ora alla Grotta della Sirena? Non è che aveva in mente qualcosa di strano? Lucia fissò perplessa per svariati minuti quel pezzetto di carta che teneva in mano. La cosa era sospetta, Kaito non era mai stato un tipo troppo romantico, e, di certo, non era il tramonto quello che gli premeva.
“Cosa vorrà alle otto in quel luogo sperduto?” le idee più assurde si formarono nella sua mente, intanto due sirene si erano appostate dietro la sua porta, per capire il motivo per il quale la loro amica, nel giorno del suo compleanno, si fosse segregata in camera come una prigioniera.
Hanon e Rina si guardarono, scoccandosi un'occhiata di intesa: con ogni probabilità Lucia parlava di Kaito e lui, da quello che avevano potuto udire, l'aveva invitata da qualche parte alle otto. Rimaneva un unico problema: vestire Lucia. Se avessero lasciato fare tutto a lei, Hanon era sicura che avrebbe combinato un pasticcio, abbinando colori che sarebbero stati bene insieme (in condizioni normali e per persone con un po' di senso estetico) come un pugno in un occhio.
“Ma cosa pretendi?” le bisbigliò Rina, una volta che Hanon ebbe esplicitato i suoi pensieri “Non possiamo mica buttare giù la porta e dirle che abbiamo sentito per caso!”
“Dobbiamo farci venire un'idea!” concordò Hanon.
“A proposito di cosa?” chiese una voce. Ebbero tutto il tempo di guardarsi tra loro e guardare la porta, tristemente aperta e Lucia che stava aspettando una risposta, con un'evidente espressione di sorpresa. Fortunatamente, ma non sembrava affatto arrabbiata. “Beh?”
“Ecco..” tentò Rina “Noi..”
“Scusaci tanto Lucia!” esclamò Hanon, cercando una voce piuttosto colpevole. “Non volevamo origliare, ma sai com'è fatta Rina! Lei è curiosa come un ippopotamo!”
“Ehi, bada a come parli!” rispose quella, Hanon le fece un gesto con la mano, come per dirle di stare in silenzio perché aveva una cosa importante da fare.
“Comunque, abbiamo sentito abbastanza da poter capire!” e sul suo volto apparve un sorriso furbo. “Scommetto che hai bisogno di noi, Lucia!”
“Per cosa?” chiese lei.
“Ma per l'invito di Kaito, no?” disse Rina, intromettendosi in quella discussione.
“Non credo proprio che ci andrò!” esclamò, convinta.
“Sei diventata pazza? Sei certa di essere Lucia?” chiese Hanon, preoccupata “Non è che qualcuno l'ha rapita e l'ha sostituita con una copia?”
“Hanon, tu guardi troppa televisione” le disse Rina “Comunque, Lucia.. avresti fatto i salti di gioia stamattina se Kaito ti avesse fatto una proposta del genere!”
“Beh, non deve desiderare molto stare con me, se preferisce andarsene in tutta fretta dalla mia festa di compleanno! Non ha neanche assaggiato la torta!”
A quelle parole, ad Hanon montò una rabbia sconsiderata. Come poteva essere tanto sciocca? Non era quello che aveva sempre desiderato? Perché perdere un'occasione d'oro, così? Sospirò, cercando le parole per farle cambiare idea.
“Non capisci, eh?” le chiese. E, dallo sguardo perplesso di Lucia, capì che era proprio così. “Se n'è andato, Lucia, perché doveva prepararti questa sorpresa, è tornato oggi, ricordi? E ieri mattina ha partecipato ad una gara di surf.”
“Cosa c'entra il surf?” chiese Lucia, non riusciva proprio a capire dove Hanon volesse andare a parare.
“Non poteva prepararla prima!” quasi urlò. “In parole povere, dovresti avere più comprensione. E adesso entriamo che ti scelgo il vestito!” si chiuse la porta della camera dell'amica alle spalle, lasciando una Rina alquanto perplessa lì fuori. La sirena dalla Perla Verde guardò per qualche secondo la porta chiusa davanti a lei.
Evidentemente, Hanon, nella foga del momento si era scordata che c'era anche un'altra persona con lei e Lucia. Sospirò di sollievo, comunque: almeno per quella volta non si sarebbe dovuta sorbire un comizio su come si abbinano i colori, in che stagione va bene quello e in quale quell'altro. Decise di fare in fretta, se tornava in camera sua presto ed in silenzio, probabilmente, Hanon si sarebbe dimenticata di averla dimenticata fuori.

Nel frattempo, all'interno della stanza, Hanon stava mettendo a soqquadro l'armadio di Lucia, per cercare un vestito adatto. Il letto stava venendo sommerso da vestiti, mentre Lucia, seduta sul tappeto, guardava la sua amica che le buttava all'aria la camera.
“Han..” cercò di dire.
“No, questo non va bene!” esclamò l'altra, senza neanche prestarle attenzione, buttando un altro abito sulla montagna che si era formata sopra quello che una volta doveva essere un letto. Possibile che Lucia non avesse un vestito adatto ad un'occasione del genere? Ma che occasione? Non lo sapeva, come aveva potuto essere tanto superficiale? “Lucia!” esclamò, poi, come se avesse visto chissà cosa “Non mi hai detto dove ti ha invitata, come faccio a sceglierti un vestito?”
“È quello che stavo cercando di dirti, Hanon, ma eri troppo impegnata a buttare all'aria il mio povero armadio!” rispose Lucia, guardando con rammarico tutti i suoi vestiti, sapendo benissimo che avrebbe dovuto rimetterli a posto da sola “Mi ha invitata alla Grotta della Sirena!”
Hanon strinse le mani, guardando un punto imprecisato del soffitto con occhi sognanti “E poi hai anche il coraggio di dire che non è romantico!” poi sospirò “Nagisa neanche ci pensa a portarmi in un posto così romantico! L'unica volta che si è avvicinato ad una cosa simile è stato al primo appuntamento sei anni fa, quando mi ha portata a vedere i fuochi d'artificio.”
“Certo che tu non sei mai contenta..” notò Lucia, in effetti era proprio vero, non le andava mai bene niente di quello che faceva il povero Nagisa che, poveretto, cercava di essere in tutti i modi il ragazzo perfetto per Hanon.
“Perché parlare di Nagisa? Adesso che c'entra? Non sei tu il problema? Dunque..” riprese la sirena dalla Perla Blu, con aria pensierosa, mettendosi una mano sotto il mento. Grotta della Sirena. Probabilmente intenzioni poco caste. Probabile dichiarazione d'amore al tramonto. Hanon analizzò attentamente questi punti, l'abbigliamento è la prima cosa che un ragazzo nota, soprattutto se lascia poco all'immaginazione, ma sapeva che Lucia non avrebbe mai accettato abiti succinti. “È troppo complicato vestirti, Lucia! Indossi abiti troppo sobri per un'occasione come questa!”
“Cosa intendi dire?” chiese lei, arrossendo. “Che intenzioni credi che abbia?”
“Beh.. poteva portarti in un pub, in una discoteca, significa che ha intenzioni ben più chiare, mia cara!”
“O forse voleva solo un posto tranquillo e insieme romantico!” ribattè lei, ma non potè fare a meno di non ricordare la conversazione che avevano avuto in taxi. E si chiese se davvero voleva fare ciò che Hanon pensava. “Non credi che andrebbe bene questo rosso?”
“Sei fuori di testa!” esclamò Hanon, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. Quello era un vestito lungo, lei sarebbe dovuta andare in spiaggia. Spiaggia esclude vestito lungo, quindi scarpe eleganti e viceversa. “Non puoi mettere quello! Andrai sulla sabbia!”
“Giusto.. non ci avevo pensato..” ammise Lucia, grattandosi la testa nel disperato tentativo di pensare ad un vestito. Erano lì da almeno mezz'ora ed erano quasi le sei, l'unica consolazione che aveva era che mancavano ancora due ore all'incontro. Lucia alzò lo sguardo su Hanon, che sembrava persa nei suoi pensieri.
“Ci sono!” esclamò alla fine, prese per mano Lucia e la trascinò fuori dalla stanza. Come aveva fatto a non pensarci prima? Lucia non aveva niente per le occasioni speciali, lei invece sì! Aprì la porta della stanza, prese con la mano libera il braccio di Rina, che si era messa a leggere, pensando di essersi salvata e le portò entrambe nella propria camera.
“Cosa c'entro io?” chiese Rina, che aveva abbandonato il suo libro in mezzo al corridoio. Hanon nemmeno le rispose, ma aveva bisogno di lei nel caso in cui Lucia si fosse rifiutata di indossare il vestito che le avrebbe, di lì a poco, proposto. Sapeva che se anche Rina avesse dato la sua approvazione, Lucia si sarebbe calmata e, forse, avrebbe accettato di indossarlo e di andarci all'appuntamento. Sorrise maleficamente mentre si sfregava le mani, prima di aprire l'armadio.

“Perfetta!” esclamò Hanon, una volta che permise all'amica di aprire gli occhi. Per poco, per pochissimo, Lucia non urlò. Stentava a riconoscersi, era truccata ma, fortunatamente, non sembrava un mascherone, cosa che, solitamente, non si poteva dire di Hanon. I capelli erano legati in una mezza coda da un elastico celeste, come il vestito, che le arrivava sopra al ginocchio.
“Non credi che...” disse Lucia, incerta. “Sia un po' troppo eccessiva? In fondo devo andare sulla spiaggia, non ad un ballo alla reg..”
“Smettila, Lucia!” sbottò Hanon “Sei perfetta, ti dico, vero Rina?”
“Perché mi tiri in ballo, adesso?” chiese l'altra che era rimasta lì a fare il palo per quasi un'ora e mezzo, mentre Hanon provava tutte le acconciature e gli accoppiamenti di colori che le saltavano in testa. Si era annoiata a morte e non l'aveva considerata nemmeno per mezzo secondo. Adesso che serviva qualcuno che convincesse Lucia, invece, ecco la vecchia Hanon si ricordava che esisteva anche lei.
“È perfetta, vero Rina?” ripetè l'altra, facendo finta di non aver sentito.
“Certo, certo” rispose lei, contrariata. “Adesso vado a vedere se il mio libro è sopravvissuto, se non ti dispiace.” detto questo, uscì dalla stanza, per paura di poter ascoltare le dritte di Hanon per Lucia, anche perché, se seguiti, erano potenzialmente distruttivi per l'appuntamento.
“Sono le sette e mezzo, amica mia!” Hanon rise. “Forza!” la spinse fuori dalla camera. Questa era la grande occasione di Lucia, non poteva permetterle di perderla.
“Piano, Hanon, così cado!” diceva Lucia, mentre la sirena dalla Perla Blu la spingeva giù per le scale, in direzione della porta.
“Farai tardi, se continui così, sciocca!” e, con un “non tornare tardi” che Nikora aveva appena fatto in tempo a pronunciare, Hanon le diede un pacchetto e le sbattè la porta in faccia, augurandole di divertirsi.

Camminava lentamente, non che non avesse voglia di arrivare, solo non sapeva come comportarsi: era la prima volta che Kaito la invitava in un posto del genere. Aveva ancora il pacchetto che Hanon le aveva dato in mano. Chissà cosa c'era dentro, probabilmente qualcosa per ringraziare Kaito, ma la curiosità ebbe la meglio e decise di sbirciare.
Si diede almeno dieci volte della stupida, incredibile! Non ci aveva nemmeno pensato, eppure si ricordava perfettamente perché la Grotta della Sirena era così importante per lei: lì aveva acceso la candela col suo nome e quello di Kaito, quella a cui lui aveva impedito di spegnersi e non aveva neanche pensato a portarne una! Menomale che c'era Hanon! Si disse di doverla ringraziare una volta tornata in albergo.
Si stava avvicinando sempre di più e le sue gambe rispondevano sempre meno. Voleva e allo stesso tempo non voleva sapere che genere di sorpresa Kaito le aveva preparato. Quando arrivò all'entrata quello che vide la lasciò sorpresa come mai in vita sua: la pietra centrale della caverna sopra alla quale, solitamente, le ragazze posavano le loro candele – e dove lei aveva posato la sua, più di cinque anni prima – adesso era coperta da una tovaglia e apparecchiata come una tavola del miglior ristorante di Tokyo.
Due coperte dovevano fungere da sedie e infatti erano ai lati del ''tavolo'', guardò il tutto, stupita come prima, finchè la voce di Kaito non la distolse da quel meraviglioso sogno.
“Sei arrivata presto!” esclamò. Lei dovette girarsi per vederlo, si trovava all'entrata della grotta.
Gli sorrise, timidamente.
“Avrei anche potuto non vedere quel biglietto, non potevi dirmelo?” gli chiese.
“Che sorpresa sarebbe stata? Credevi davvero che il mio regalo fosse solo un semplice squalo?” la fissò, fintamente indignato. “Non sono così superficiale, certe cose le capisco anch'io”
Dal suo sorriso, Lucia capì che stava scherzando e si tranquillizzò un po'. “Oh!” esclamò, fissando il pacchetto tra le proprie mani “Mi ero quasi dimenticata. Ho portato questa”
Kaito la fissò, interessato, e quando vide la candela che Lucia gli porgeva, anche lui si ricordò quella notte in cui aveva protetto la fiamma della candela di Lucia, senza neanche sapere perché. Era stato lo stesso giorno in cui che le aveva confessato quanto somigliasse alla sirena che lo aveva salvato da bambino. Sorrise, pensando a quanto niente, in fondo, fosse cambiato. Neanche loro lo erano. Accese la piccola e bassa candela bianca con la fiamma di una delle due che si trovavano sul tavolo, sperando che così la ragazza le notasse. Si poteva dire una cena al lume di candela in piena regola, e quale posto migliore di quello per farla?
“Madamigella,” disse, facendo un mezzo inchino e indicandole quella che avrebbe dovuto essere la sua sedia. “La cena è servita!” sollevò i coperchi dai piatti, che rivelarono una quantità industriale di pietanze. Lucia si chiese se il suo fidanzato stesse progettando il suo omicidio, aveva mangiato quanto mai in vita sua quel pomeriggio, e adesso le voleva rifilare tutte quelle – almeno all'aspetto – buone cose. Certo, rifiutare dopo tutta la fatica che, evidentemente, aveva fatto, sembrava molto scortese, quindi, decise di soffrire in silenzio: tre chili di digestivo e avrebbe risolto il problema.
Lucia afferrò la forchetta e Kaito lo fece solo dopo di lei. Cominciarono a mangiare il primo e Lucia dovette fargli i complimenti: nemmeno con tutta la buona volontà, lei sarebbe riuscita a fare qualcosa buono la metà di quello. Per tutta la durata della cena, parlarono delle loro avventure, di com'era curioso tutto quello che era successo, fin dal loro primo incontro, a sette anni.
Se Lucia ripensava a come cantava quando Kaito aveva ancora la sua perla le veniva la pelle d'oca, ora credeva di sapere cosa aveva dovuto sopportare il povero Hippo. Adesso capiva tutto, il perché di quel regalo, e anche della ''fuga'' dalla sua festa. Lui aveva programmato tutto fin dall'inizio e lei non aveva capito niente, dandogli del superficiale e dello stupido. Era tutto perfetto, esattamente come aveva sempre sognato. Anche questa volta, dovette dare ragione ad Hanon sul romanticismo di Kaito: non era assolutamente come lei stessa aveva sempre sostenuto.
“Ti prego non parlarmene!” esclamò Kaito, una volta finito il dolce, riferendosi a Mikaru “Era appiccicosa come una ventosa.”
“Non dovresti parlare così, poverina.” lo rimproverò.
“Oh, avanti, smettila!” le disse, mettendosi più comodo sulla sua coperta. “Tanto lo so che lo pensi anche tu.” lei non gli rispose, ma guardò la candela che aveva portato, e pensò che mancava qualcosa.
“Ecco!” esclamò, Kaito la guardò stranito, per il repentino cambio di argomento. “Hai una penna per scrivere sulla la candela?”
“Non l'hai portata tu?” chiese, incerto. Lucia ci pensò: se Hanon aveva pensato alla candela, avrebbe dovuto pensarci in grande, quindi, forse, c'era una minima possibilità che ci potesse essere anche la penna. Fortunatamente, le sue speranze vennero esaudite e scrisse i loro nomi sulla candela, dopodichè la mise al centro del tavolo, tra le altre due. “Così va molto meglio!” aggiunse, sorridendo, girandosi verso Kaito “Non trovi?”
Lui annuì. Rabbrividì di freddo, nonostante fosse estate: quel venticello era troppo fresco per i suoi gusti e non si era neanche portata un coprispalle. Kaito, vedendola tremare, prese la propria coperta e gliela mise sulle spalle, mettendocisi sotto anche lui.
Lucia pensò che non esisteva situazione più buffa: era tutto quello che era successo in passato, poco prima che partisse la prima volta. Avevano da poco sconfitto Gaito e adesso si trovavano nella stessa posizione, su quella stessa spiaggia. “Comunque” disse Kaito, che stava pensando esattamente le stesse cose. “Non avrai pensato che il regalo per il tuo compleanno fosse tutto qui”
“C'è dell'altro?” chiese lei, stupita, guardandolo.
“Certo che c'è! Per chi mi hai preso, scusa?” le chiese, tirando fuori dalla giacca una scatolina incartata con un fiocco “Veramente pensavo che fosse un po'.. beh.. poco”
Lei sorrise, e aprì la scatolina. Per l'ennesima volta in quella giornata si ritrovò ad essere stupita, credeva che con la cena fosse finita e invece c'era quel braccialetto stupendo. “È meraviglioso!” esclamò, e stavolta non aveva bisogno di mentire. Il braccialetto era d'oro bianco, con i pendenti dello stesso materiale, ma erano cinque pesciolini. Appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre lo ringraziava. Fissare il mare da lì era magnifico, era calmo come non lo aveva mai visto. Pensava che niente potesse rovinare quella tranquillità.
Tornando alla cena, Lucia aveva notato con piacere che, fino all'ultimo piatto, non c'era stata nessuna pietanza a base di pesce. Pensò di doverlo ringraziare, ma quando alzò la testa per guardarlo, vide che era a una distanza così ridicola dal suo viso che si chiese se potesse definirla tale. Neanche il tempo di formulare un pensiero con un inizio ed una fine, che si ritrovò le labbra di Kaito sulle proprie. Prima aveva pensato di respingerlo, non sapeva se si sentiva pronta o meno, ma.. avevano vent'anni, erano innamorati, non c'era niente di male. Rispose al bacio e rimandò tutto il resto al giorno dopo.

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Capitolo 2
*** La partenza ***


Risposte alle recensioni:
Rainbowcar: lo so che Hanon sembra così, ma che ci posso fare? Mi sta un po' sullo stomaco, a dire la verità. Insomma, anche nell'anime, parla solo di appuntamenti e di bei ragazzi, sa tutto di tutti ed è un'impicciona. Sotto questo punto di vista somiglia a Lucia ma.. non lo so, mi fa un effetto diverso, sarà che lei è la protagonista, boh.. figurati che ho anche cercato di non renderla tanto antipatica quanto la vedo io (bel lavoro ho fatto, si vede..). Comunque, sono contenta che ti piaccia!

Capitolo 2 – La partenza

Era ormai passata più di una settimana da quel giorno, e Lucia era sempre più felice. Non era cambiato niente tra lei e Kaito, anzi, se possibile, il loro rapporto non aveva fatto che migliorare. Era tornato da due settimane e, in quella precedente, si erano visti un sacco di volte, cosa che non si poteva dire di quella in corso, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Certo, era frustrante saperlo nella stessa città e non poter passare neanche un po' di tempo insieme a lui, ma non poteva farci niente. La giornata era bellissima, e poco più tardi sarebbero dovuti uscire insieme, finalmente, poiché non si erano presi insieme neanche un caffè in quei cinque giorni. Lui aveva impegni da ogni parte, ovunque andasse i giornalisti non lo lasciavano in pace, il campione di surf del Giappone a Tokyo, uno scoop che proprio non si potevano lasciar scappare. Erano le quattro del pomeriggio e, quella mattina, si erano alzate tutte di buonora per aiutare Nikora nelle pulizie, dato che il giorno prima aveva gridato loro di essere delle sfaticate che facevano lavorare una povera sirena anziana. Madame Taki era sempre chiusa nella sua stanza, a profetizzare rovinosi avvenimenti che si sarebbero verificati di lì a vent'anni. Nikora aveva detto alle ragazze di lasciarla perdere e che, probabilmente, aveva perso quel po' di cervello che le era rimasto dopo che non c'era più stata risposta alle lettere che buttava in mare e che erano ricevute da chissà chi. Naturalmente, Madame Taki l'aveva interpretato come un segno nefasto e ogni dieci minuti consultava la sua sfera di cristallo per verificare i suoi presentimenti. Le sirene, sapendo quanto fosse brava a predire il futuro, ignoravano la vecchia veggente, facendole credere che questo fosse il segno che più confermava le sue paure.
Avevano finito di far brillare quell'hotel da poco e si stavano rilassando nel salotto, tutte insieme: Hanon e Rina si cimentavano in una partita a scacchi, scoperti da poco da Rina, grazie a Masahiro. Solamente il televisore al plasma era stato peggio degli scacchi e questo era tutto dire, pensò Lucia mentre guardava le sue amiche litigare su chi dovesse muovere. Noel e Caren erano andate a caccia di ragazzi in centro; Seira stava spaparanzata sul divano, come sempre a lei era toccato spazzare il piano terra e la propria stanza, una cosa che odiava, ma dato che questa volta tutte le altre l'avevano aiutata, non aveva saputo dire di no, soprattutto perché quelle furbe avevano mandato Lucia a chiederglielo, sapendo benissimo che se l'avesse fatto per la sua Principessa Sirena preferita, lei avrebbe sicuramente accettato. Coco, invece, diveniva sempre più nervosa ogni giorno che passava: diceva che la Regina dei Mari avrebbe già dovuto comunicarle la data della nascita della loro ''nuova sorellina'' Reil, prossima Principessa Sirena, ma ancora non si era saputo niente e questo la faceva andare fuori di testa, più tempo passava, più il suo regno ne risentiva.
"Possibile che ci si debba mettere così tanto per decidere una stupida data?" chiese, quasi furibonda, mentre andava su e giù per la stanza. "Devo vedere ancora per molto il mio vecchio Regno che cade a pezzi a poco a poco, maledizione? Credevo che ci tenesse!" Coco stava cominciando a pensare che alla Regina non importasse più niente del Pacifico del Sud. Credeva che fosse un modo per punirla, per aver abdicato.
"Ma certo che ci tiene!" la rassicurò Lucia, incapace di sopportare di vederla in quello stato. "Solo che.. lo sai, no? Nascerà più o meno tra un anno, dobbiamo lasciare decidere la Regina con calma. Ti ricordi quanto ci abbiamo messo per Seira? Eppure eccola lì, che quasi dorme sul divano."
"Ho capito.. però.." la ragazza sospirò, mettendosi a sedere sul divano, reggendosi il mento con una mano. Non poteva permettere che Jilie mandasse in rovina tutto quello che aveva ricostruito con tanta fatica! Capiva che non era un compito facile, ma quella sirena era davvero un'incapace! Perché proprio lei, poi? C'erano tante sirene nel suo vecchio Regno, cosa aveva visto la Regina di speciale in lei?
"Scusatemi tanto, ragazze!" esclamò Seira, con una faccia da funerale, scacciando il sonno. Coco non capiva, perchè si stava scusando? Quando si era alzata aveva rotto uno dei vasi? I pensieri di Seira, però, non sfioravano neanche di striscio i vasi di Nikora, ancora tutti interi sui mobili. Credeva che fosse tutta colpa sua, se Coco non poteva dedicarsi al suo Regno. "È tutta colpa mia, Coco! È per me che hai rinunciato al tuo trono.. mi dispiace tanto, è colpa mia se avete tutte tanti problemi."
Coco sorrise dolcemente alla bambina. "Non dirlo nemmeno per scherzo!" le disse. "Una Principessa è importante quanto e più di un Regno. Tu hai molto più lavoro di me, il vecchio Regno di Sara era in condizioni pietose da quando lei lo aveva lasciato, avevano più bisogno di noi nell'Oceano Indiano che nel Pacifico del Sud! Perciò non voglio neanche che pensi quelle sciocchezze, chiaro?"
Seira si sedette di nuovo, davvero poco convinta della risposta dell'amica. La tensione del momento fu rotta dalle grida di gioia di Rina.
"Scacco matto!" esclamò, tutta felice, alzando le braccia in aria.
"Secondo me, stai barando!" disse Hanon, guardando con occhio critico la scacchiera. "Possibile che tu vinca sempre? E poi, non mi hai detto che il cavallo non si muove in linea retta?"
"Infatti questa è la torre!" le spiegò Rina, indicando quel pezzo. "Comunque non c'è gusto a giocare con te, non sai neanche le regole!"
"Se qualcuno me le spiegasse, forse saprei anche giocare!" rispose l'altra, arrabbiata, girandosi dall'altro lato, per non vedere Rina, che le stava di fronte, mentre esultava. “Il fatto è che ti piace vincere, per questo non mi hai spiegato niente!”
"Va bene, ora basta!" si intromise Nikora. "Sembrate due bambine dell'asilo che si litigano il pupazzino. Hanon, non dovresti prendertela in questo modo, sono solo scacchi!"
"Brava Nikora!" esclamò Rina, ancora euforica per la vittoria precedente, nonostante avesse detto di non provarci gusto. "Che ne dici di giocare con me, adesso?"
La donna si tirò su le maniche. "E va bene, accetto la sfida" disse, e si sedette al posto di Hanon, che era andata a sedersi vicino a Lucia, cogliendo l'occasione per strapparle qualche notizia fresca fresca di giornata, beh.. più o meno.

"Come va con Kaito?" le chiese, a bruciapelo. Quando non l'aveva vista tornare quella sera, si era preoccupata, pensando che si fosse persa, cosa molto più che plausibile se la persona di cui si parlava era la sirena dalla Perla Rosa. Comunque, quando l'aveva vista tornare felice come non mai, la mattina successiva, non c'era stato verso di estorcerle neanche un briciolo di quello che era successo all'appuntamento, sempre se c'era stato un appuntamento. Hanon, infatti, sospettava che Kaito avesse dato buca all'amica. Lucia l'aveva solo ringraziata milioni di volte per la candela, chiedendole come facesse ad averne una pronta se poi non sapeva neanche che Kaito l'aveva invitata alla Grotta della Sirena. Però, Hanon, a questa domanda non aveva risposto. Certo, anche lei le aveva taciuto parecchie cose, infatti con Nagisa le cose non andavano straordinariamente bene, e aveva pensato di portare la candela alla Grotta della Sirena e di scriverci i loro nomi sopra – fortuna che non l'aveva fatto prima – così facendo, pensava che la loro situazione sarebbe migliorata. Per questo l'aveva già pronta, era in un sacchetto per non far sospettare qualcosa alle altre. Insomma, lei sparpagliava consigli a destra e a manca, a regola non avrebbe dovuto avere problemi col fidanzato, ma a volte Nagisa sapeva essere così infantile! E finivano tutte le volte per litigare, succedeva ogni volta che uscivano, in sei anni non c'era mai stata una volta in cui un appuntamento non era finito con una discussione per qualche sciocchezza. Ogni volta le sembrava di discutere con quel bambino che aveva conosciuto parecchio tempo prima.
Lucia sussultò. "Perché me lo chiedi?" non aveva ancora detto niente di quello che era successo la notte del suo compleanno, certa che, prima o poi, sarebbe arrivato anche alle orecchie di un certo pinguino, e voleva che ciò succedesse – se proprio doveva accadere – il più tardi possibile, o niente avrebbe impedito a Hippo di costringerla a tornare a casa, imponendole di non provare a muovere un muscolo verso l'esterno. Il pinguino non aveva mai cambiato la sua posizione riguardo le relazioni tra sirene e umani, infatti era sempre stato contrario al fatto che Lucia uscisse con Kaito, nonostante fosse, in un certo modo, imparentato con le creature marine. La cosa la mandava in bestia, ma alla fine che ci poteva fare? Era solo un ottuso pinguino.
"Beh.. non ti avrà mica dato buca? Insomma, non hai voluto raccontarci niente!" protestò la sirena dalla Perla Blu. "Di solito, quando esci con Kaito l'intera popolazione mondiale sa com'è andata, per quanto lo racconti in giro! Insomma, lo sanno sempre anche i muri! Stavolta invece niente, come mai?"
"Non mi ha dato buca, Hanon!" rispose Lucia. "Non sarei stata fuori fino a quell'ora se l'avesse fatto, insomma, dove sarei dovuta andare? Cosa avrei dovuto fare, da sola, la notte del mio compleanno?"
"Di notte? Il giorno del tuo compleanno? In discoteca, mi sembra ovvio!" le rispose, cominciando a muovere le braccia, come se ballasse. "Niente di meglio per risolvere i problemi di cuore di un buon ballo, te l'assicuro!"
Lucia la guardò, con espressione interrogativa. Lei non aveva problemi con Kaito.. perché le consigliava di andare in discoteca? No, decisamente c'era qualcosa che non andava. "Hai problemi con Nagisa, per caso, Hanon?" il suo sguardo si era fatto indagatore, non c'era cosa che la sua amica potesse nasconderle.
"Niente di che.." rispose, evasiva, lei "Solo i soliti bisticci, lo sai com'è fatto! È rimasto il solito di quando l'ho conosciuto, sempre lo stesso bambino."
"Beh, però, se ti sei innamorata di lui, non dev'essere tanto male, dico bene?" le fece notare Lucia. Hanon si disse di non averci mai pensato. Forse Lucia aveva ragione, forse si sarebbe risolto tutto come al solito, e forse avrebbe anche dovuto chiamarlo. “E poi sei anche tu, Hanon. Non puoi pensare che siano tutti come il modello di uomo che ti sei fatta quando avevamo quattordici anni. Ti fissi sempre sulle cose più stupide!” Hanon si chiese se fosse vero, era lei la bambina, allora? Non ebbe il tempo di rispondere a Lucia perché un nuovo urlo di Rina le interruppe.
"Ho vinto di nuovo!" esclamò, alzandosi in piedi, mentre Nikora cercava di capire dove avesse sbagliato. “Visto? Sono imbattibile a scacchi! Masahiro è un ottimo maestro, lo devo ringraziare!”
"Credo che abbia ragione Hanon" disse Nikora, poi, sempre fissando la scacchiera, proprio come l'altra sirena aveva fatto poco prima. "Bari!"
"E poi io ero la bambina.." borbottò Hanon, facendo ridere Lucia. Si alzò dal divano e si diresse in camera sua, per chiamare il suo ragazzo.
"No che non baro!" disse Rina, scendendo dalla sedia, su cui era salita. "A proposito, che ore sono? Sapete il treno di Masahiro arriva alle quattro e trenta e se arrivo in ritardo può darsi che creda che mi sia dimenticata di lui."
"Beh.. sono le quattro e mezzo, e non per contraddirti, ma.. effettivamente, ti sei dimenticata di lui, Rina." le fece notare, acida, Nikora, che aveva buttato tutti gli scacchi dalla scacchiera, per non far vedere a nessun altro come era stata miseramente battuta.
"Per tutti i Sette Mari, che sbadata!" esclamò, uscendo di corsa dalla porta. Fortunatamente la stazione non era lontana e sarebbe arrivata in un quarto d'ora, sperando che il treno fosse in ritardo. Masahiro se n'era andato qualche mese prima, Rina l'aveva convinto a diventare l'erede di suo padre, così da divenire il prossimo presidente della sua azienda. Prendendo questa decisione, però, era dovuto tornare a casa sua, e a ogni fine del mese, tornava da Rina per farle visita, solo che le ultime volte era stato talmente impegnato che erano due mesi che non era potuto tornare a Tokyo, di questo si dispiaceva molto anche Rina, ma lei aveva continuato gli studi, e, vuoi per gli esami, vuoi per la montagna di lavoro che aveva, non era mai riuscita ad andare da lui. Comunque si sentivano spesso per telefono, e ogni volta Nikora pregava che si staccasse la luce, così da non dover pagare una bolletta esorbitante, dato che se due ore e mezzo erano il record minimo, non immaginava quello massimo.

Qualche ora dopo, anche Hanon annunciò di dover uscire, perché aveva chiamato Nagisa, e che si erano messi d'accordo per vedersi quella sera. Quindi, disse alle altre di non aspettarla in piedi, tanto non credeva che sarebbe tornata tanto presto. Nel frattempo, anche Lucia si stava preparando, Kaito sarebbe passato a prenderla mezz'ora più tardi e non voleva assolutamente fare tardi.
"E noi che facciamo?" chiese Seira, dopo che Nikora aveva detto che andava a fare la spesa. "Rimaniamo in casa?! Perché non andiamo in giro per negozi, così vediamo dove hanno piantato le pinne Caren e Noel.." Sarebbero rimaste solo loro in casa, Seira aveva voglia di uscire, aveva passato la giornata tra pulizie e divano: aveva bisogno di un po' d'aria fresca. E poi non aveva intenzione di restarsene lì ad ascoltare Madame Taki che prevedeva catastrofi, cosa che la metteva in agitazione, quindi si alzò e aspettò che Coco facesse lo stesso.
"Ci sono i saldi in quel negozio di scarpe che piace tanto a Noel, sicuramente hanno troppe borse e non hanno la minima idea di come tornare a casa senza disperdere il contenuto dei loro acquisti.. propongo di andare a salvare la popolazione di Tokyo dall'ondata di scarpe che si libererà quando una di quelle due inciamperà!” rispose Coco, alzandosi “Che se ne fanno di tutte quelle scarpe poi, quando tornano nell'Oceano? Mah.."
Seira si alzò, tutta contenta e insieme uscirono dall'hotel. Nikora le seguì con Hippo, poco dopo, tenendo in mano una lista della spesa lunga chilometri.
Lucia era rimasta d'accordo con Kaito per le otto, cena prenotata in un ristorante. Il proprietario era amico di Kaito e, nonostante quel ristorante fosse sempre pieno come un uovo, aveva trovato un tavolo per loro. Sentì bussare alla porta poco dopo.
"Pronta?" le chiese il ragazzo, poi, con la squadrò con un'occhiata: "Perfetta! Allora, andiamo?" la prese per mano e la trascinò fuori e, dopo che Lucia ebbe chiuso la porta, si incamminarono.
Quella sera, visto che l'hotel era vuoto, nessuno notò una creatura marina che posava una lettera sulla scrivania di Lucia. L'esserino si guardò intorno, ben attento a cogliere ogni più piccolo rumore, dopodiché, si allontanò, passando dalla finestra, e scomparve tra le onde del mare, esattamente da dov'era venuto.

"Allora hai trovato un momento libero per la tua ragazza, star del surf, eh?" gli chiese Lucia, mentre, a piedi, raggiungevano il ristorante.
"Così pare." le sorrise, ma poi tornò serio. "Mi spiace se non abbiamo potuto passare molto tempo insieme."
"Beh, l'importante è che ci sei riuscito a ritagliarti un po' di spazio per la tua vita privata, no?" gli chiese, sorridendogli dolcemente.
"Lucia, senti.." provò, ma lei lo interruppe, neanche lo aveva sentito: "È magnifico! È quello?" gli chiese.
"Sì" rispose lui, distogliendo l'attenzione dalla frase che stava pensando. "Se ci pensi, è la prima volta che veniamo da soli in un ristorante."
"Hai ragione!" gli rispose lei. “Proprio buffo!”
Entrarono e subito vennero accompagnati al loro tavolo. Lucia stava pensando a una cosa insolita che le era capitata in quella settimana, voleva parlarne con Kaito, ma non sapeva come cominciare il discorso:
Qualche giorno prima, Lucia stava passeggiando sulla spiaggia e pensava al suo Regno, ormai era da tempo che non tornava laggiù, nonostante non ci fossero più pericoli per loro, non poteva – o voleva, non sapeva bene neanche lei – tornare nel Pacifico del Nord. Come spiegare a Kaito che non si sarebbero rivisti praticamente mai? Magari non avrebbero potuto incontrarsi mai più e questo le faceva perdere la voglia di tornare nel Pacifico del Nord. Certamente le mancava la sua casa, ma Kaito le sarebbe mancato molto di più, già si vedevano poco, figurarsi se lei era sott'acqua e lui a fare gare di surf e a studiare più lontano di quanto non fosse da lì, e poi, tornando a casa, tornava per governare il suo Regno, non per andare a fare festa, quindi non poteva muoversi come voleva e andare a trovarlo quando aveva voglia di vederlo.
"Cosa devo fare? Non ho più una giustificazione per rimanere qui.." si disse, sconfortata, la Regina dei Mari aveva chiesto loro molte volte come mai non tornassero nei propri Regni, e loro rispondevano sempre che non erano pronte, che avevano paura che se fossero tornate, avrebbero causato nuovi nemici. La Regina forse sapeva che non era così, ma, per il momento, lasciava correre. Dopotutto, era in periodi incerti che i Regni avevano bisogno delle loro Principesse.
Proprio mentre pensava questo, un folletto del suo Regno, una creatura bassa, con una folta barba celeste, come il viso, venne fuori dall'acqua e, vedendola, cominciò a saltellare dalla gioia.
"Principessa! Principessa! Quale gioia trovarvi, finalmente!" esclamò, girandole intorno alle gambe.
"È successo qualcosa per caso?" chiese lei, subito allarmata, i folletti del suo Regno non se ne andavano in giro per il mare, non facevano gite sulla terraferma e, soprattutto, non andavano a cercarla se la situazione non era grave.
"No, non si preoccupi, Principessa Lucia!" rispose quel folletto barbuto. "Credevamo che stesse poco bene, dato che, per la sua festa di compleanno, non è tornata nel Pacifico del Nord."
Lucia non capiva: le altre non avevano dovuto tornare nei propri Regni, perché lei avrebbe dovuto farlo? "I.. io non.. non sapevo di dover tornare!"
"Come sarebbe a dire non sapevate di dover tornare?" chiese quello, come se Lucia avesse appena detto la più grossa baggianata del mondo marino.
"Credevo che si dovesse festeggiare solo il passaggio d'età dai tredici ai quattordici anni.. non sapevo che anche per i venti ci fosse una cosa del genere.."
Il folletto scosse la testa e la barba si mosse in un modo strano. "La Principessa Sirena che la precedeva, Vostra Signoria, e quella prima ancora e così via fino alla prima che fu nominata dalla prima Regina dei Mari, non avrebbe mai detto una cosa simile, se mi permettete."
"Beh, non credo che abbiano mai dovuto fuggire sulla terraferma per non essere derubate delle Perle!"
"I guai ci sono sempre stati!" rispose quello, facendo un gesto infastidito della mano, stava cominciando ad arrabbiarsi. "Credevo che l'Ippocampo avesse continuato la vostra istruzione, Principessa!"
Lei fece una smorfia. Ora che voleva da lei? Era colpa di Hippo che non le diceva mai niente! Era bravo solo a criticarla perché, secondo lui, passava troppo tempo con Kaito. "Cosa dovrei fare?"
"Tornare nel Regno." rispose quello, come se neanche dovesse permettersi di chiederlo "Innanzi tutto per la vostra festa e poi per rimanere e governare, è chiaro. La Regina ha detto che potete tranquillamente tornare, che non c'è pericolo. E si stanno creando dei disordini, il popolo fa domande, Principessa: chiedono il motivo per cui non tornate, hanno paura che ci sia pericolo! Vogliono che la Principessa ritorni."
Lucia non aveva creduto alle sue orecchie: tornare nel Regno, esattamente l'ultima cosa che voleva. Tornare a casa era una prospettiva a cui non si era ancora preparata. Come dirlo alle altre? Si disse di dover strapazzare un po' Hippo per tutte le pene che le faceva passare. Ma tornare, proprio non le era neanche passato per la testa. Non voleva lasciare il suo Regno nel caos, ma adesso la sua vita era sulla terraferma. Cosa fare?
“Principessa, mi state ascoltando?” il folletto aveva continuato a parlare, ma Lucia non aveva sentito neanche una sola parola. Questi scosse la testa, non c'era più religione! Una Principessa abdicava e il Regno di quest'altra era senza guida, le altre non ne volevano sapere di tornare sui propri troni, cosa avrebbero detto i suoi – e i loro – antenati? “Comunque, se non volete tornare dovremmo chiedere alla Regina di darci una nuova guida, senza non possiamo sopravvivere, Principessa. I problemi sorti negli ultimi sei anni hanno bisogno di essere risolti e se voi non siete disposta – o capace – a farlo, deve pensarci qualcun altro. Anche se siete la Principessa, non possiamo aspettare le Vostre grazie. I problemi sono reali e serve un sovrano reale che tenga veramente al Regno.”
“Io ho sempre amato il mio Regno!” esclamò lei, come poteva anche solo pensare, quel folletto zoticone, di sostituirla e trattarla così? “Me ne sono andata per non farlo distruggere ai tempi della battaglia contro Gaito, poi è spuntato Mikeru, e..”
“E poi?” chiese quello, incrociando le braccia al petto. “Non ci sono stati altri problemi, potevate tornare da noi, cosa vi ha trattenuto, Principessa?”
Lei non aveva risposto e il folletto, prima di tornare in mare, le aveva dato una settimana per decidere, poi, in caso di risposta negativa, avrebbe chiesto alla Regina dei Mari di far nascere un'altra Principessa Sirena insieme a Reil. Lucia non voleva lasciare il suo Regno nelle mani di qualche sconosciuta. Probabilmente, se l'avesse fatto, l'avrebbe condannato alla stessa sorte di quello di Coco, in attesa della nascita della nuova Principessa Sirena. E proprio non le andava di vedere il suo Regno nelle mani di qualche altra che non fosse lei.
“Perché sei così silenziosa, Lucia?” le chiese Kaito, interrompendo i suoi pensieri. Lei aspetto un po', come per scacciare i ricordi, poi alzò lo sguardo su di lui, e si rese conto che aspettava ancora una risposta.
“Ecco.. veramente.. c'è una cosa che dovrei dirti, solo che non so come cominciare, capisci?”
Kaito si limitò a fissarla, ma intanto pensava che la ragazza non sapeva quanto la capisse. Lui doveva fare la stessa cosa, ma come darle una notizia del genere su due piedi? Quella mattina era rimasto spiazzato pure lui, pensava che avrebbe avuto più tempo, e invece niente. Decise di cominciare per primo, lo strappo sarebbe stato diretto e indolore, anche se dare una notizia del genere in quel modo, gli sembrava sbagliato e molto lontano dall'indolore.
“Qualche giorno fa” lo interruppe ancora Lucia, mentre Kaito apriva la bocca per parlare. “Ho ricevuto una visita da un folletto del Pacifico del Nord.” Lui annuì, come per dirle che poteva continuare. Evidentemente doveva aspettare per darle la sua brutta notizia. “Ha detto.. ha detto che sarei dovuta tornare a casa per i miei vent'anni, ma.. nessuno mi aveva detto che avrei dovuto, quindi non ci ho neanche pensato.. comunque.. ha detto anche che posso – o meglio, devo – tornare, adesso.. che.. che non c'è più motivo per il quale io debba rimanere sulla terraferma.. adesso che in mare non ci sono più rischi per me!” Kaito pensò che le occasioni di rivedersi si sarebbero ridotte ancora di più, ma anche che, dopotutto, questa situazione l'aveva cominciata lui, andandosene anni prima. Lucia aveva i suoi doveri, quindi, forse era giusto così. Le relazioni tra sirene e umani non erano mai state semplici, per quante poche ce ne fossero state.
“Non ci voglio tornare.” disse, interrompendo nuovamente i pensieri del ragazzo. “Il folletto mi ha dato un ultimatum: tra tre giorni dovrò rispondere se voglio tornare a governare o no. Ma non voglio! Però, non voglio neanche lasciare il mio Regno a una sirena sconosciuta, e non voglio neanche lasciare la terraferma!”
“Beh.. onestamente, non so cosa consigliarti. Io.. io ho lasciato il Giappone per studiare e fare surf, questo ci ha creato dei problemi, ma..”
“Non è questo!” gli rispose, lui non capiva dove lei voleva arrivare. “Voglio che capiscano la mia situazione! Voglio che aprano gli occhi! Credo che se gli mostrassi – o meglio, gli facessi conoscere – la ragione per cui voglio restare sulla terraferma, magari capirebbero e mi lascerebbero qui o mi farebbero fare avanti e indietro, non lo so. Ma di certo si troverebbe una soluzione!”
“Fammi capire... vorresti che venissi con te?” le chiese, stupito. Non era una cosa che si era immaginato neanche nei suoi sogni più remoti. C'era stato solo volta era stato nel Regno di Lucia, ma non gli era mai passato per la mente che ci dovesse andare in veste ufficiale.
“Vorrei che conoscessi il mio popolo, sono certa che ti apprezzerebbe!” esclamò lei. “Sì, insomma.. non che ci sia la varietà che c'è sulla terraferma.. siamo sirene e folletti.. però.. sono sicura che ti piacerà!”
“Ecco.. io.. non... Lucia.. non posso...” le rispose. La sirena proprio non se l'aspettava, e non riuscì a mascherare la sua tristezza e la sua delusione. “No, non mi fraintendere.. mi piacerebbe molto.. il fatto è che..” Lucia lo osservava, curiosa di sapere cosa avesse da dire. D'accordo che in mare non aveva avuto le sue esperienze più piacevoli, ma perché non scendere per un paio di giorni nel suo Regno? Doveva solo essere presentato, dopotutto. Era l'unica occasione che aveva per rimanere sulla terraferma insieme a lui. “Mi hanno chiamato per una nuova gara di surf tra due giorni, devo ripartire, mi dispiace tanto. Giuro che sto cominciando ad odiare questo sport!” ed in effetti era così, da quando era il campione indiscusso del Giappone, nessuno lo lasciava più in pace, doveva anche assistere alle gare di surf alle quali non partecipava – almeno non direttamente – perché avrebbe dovuto sfidare il vincitore, cosa che lo seccava poiché non aveva più una vita sociale. E se qualche rara volta poteva telefonare a Lucia, allora poteva stare certo di aver ricevuto una grazia divina.
Invece, Lucia proprio non ci aveva pensato: quanto era stata sciocca! Kaito aveva il surf! Che avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe dovuto rispondere al folletto? Doveva scegliere il suo Regno o il suo ragazzo? Non ci riusciva, era come se fosse incapace di decidere. Era vero che non ci tornava più da tempo, ricordava ogni dettaglio, ma non sapeva se si sentiva legata a quel posto come a Kaito. “Cosa devo fare, secondo te?” gli chiese, lo guardò supplichevole, aveva assoluto bisogno di un consiglio. “Devo dire di sì o di no?”
Kaito stette un attimo a pensare. Dunque, suggerirle dire di sì sarebbe stato distruttivo per il loro rapporto, si sarebbero visti – nelle previsioni più rosee – una volta al mese; al tempo stesso, suggerirle di dire di no, sarebbe stato egoistico come niente che riuscisse a immaginare. Insomma, lui aveva seguito le sue aspirazioni, era andato a studiare all'estero e a fare gare di surf di qua e di là. Lei ora gli chiedeva consiglio, ma la verità era che lui era più confuso di lei. “Io.. non so cosa dire Lucia.” le rispose, guardandola con sincerità. “Io ho seguito le mie aspirazioni, tutto quello che volevo fare, alle Hawaii è andata male, però sono andato anche lì... dipende quello che tu vuoi.”
La sirena sospirò. Il problema è che lei non sapeva rispondere a quella domanda, altrimenti sarebbe stato tutto tanto semplice. Comunque Kaito aveva ragione, lui non poteva aiutarla, se lei stessa non sapeva ciò che voleva, come faceva a saperlo lui per lei? Non aveva più tempo per decidere, la cosa le era, per quanto possibile, passata di mente per via dell'ansia di Coco e del lavoro in hotel. Infatti erano arrivati, in quei quattro o cinque giorni, un sacco di clienti, che non sapevano più dove sistemare: non c'era tempo nemmeno per grattarsi la testa e Lucia non aveva pensato alla sua decisione, tanto che ora le serviva troppo tempo per trovare la risposta.
Decise almeno di tranquillizzare lui, aveva anche troppi grilli per la testa. “Probabilmente hai ragione. Non posso venir meno ai miei compiti di Principessa solo perché voglio restare: una buona Principessa Sirena pensa prima al proprio popolo che a se stessa” Naturalmente non lo credeva seriamente, era sicura che non potesse governare il Regno del Pacifico del Nord senza essere felice. Quando era diventata Principessa credeva che il bene e la felicità del suo popolo sarebbero stati la sua felicità e il suo bene. Poi, aveva conosciuto Kaito, quella lontana notte di tredici anni prima, e aveva capito che si sbagliava di grosso.
Comunque, ora c'era una sola cosa da fare, l'unica alternativa che poteva scegliere: tornare nel Regno e dire addio a Kaito, non era giusto che lo legasse a lei in questo modo, impedendogli di vivere la sua vita. Forse, dopotutto, Hippo le aveva detto qualcosa, e forse era lei che non lo ascoltava mai.
“Basta parlare di questo!” esclamò la ragazza, scuotendo la testa. “A che ore partirai? Non ti preoccupare, anche se il folletto dovesse venire domani e dovesse chiedermi di tornare già da domani, verrò anche se dovessi essere legata al trono da catene pesanti come elefanti!”
“L'aereo è stato prenotato per le dieci, ma dovrò essere in aeroporto almeno per le otto, lo sai..” rispose il ragazzo, sorridendo all'immagine di Lucia attaccata per un polso, da catene, al trono.
Lucia annuì, convinta. “Ci sarò” dichiarò.

La cena finì verso mezzanotte e Kaito riportò Lucia all'hotel. La ragazza, dopo averlo salutato, rientrò e notò Nikora che era seduta in cucina davanti a un bicchiere di latte, l'unica cosa che poteva farla dormire quando non ci riusciva.
“Nikora,” disse Lucia, appena la vide “come mai in piedi a mezzanotte?”
“Sto aspettando quella disgraziata di Hanon.” rispose lei, strofinandosi le mani sugli occhi. “Ha detto che sarebbe tornata presto, e lo sai che non dormo se non siete a casa all'ora che mi avete detto! Lo sai che comincio a preoccuparmi! Com'è successo con te, sciagurata di una sirena! E ancora non mi hai detto dove sei stata e cos'hai fatto!”
Lucia non sapeva cosa risponderle e si rese conto che non le aveva neanche raccontato dell'incontro con il folletto. Ma poi si chiede perché Nikora non le avesse detto niente. Perché non le aveva detto che sarebbe dovuta tornare a casa come aveva fatto per i quattordici anni?
“Come mai si deve tornare nei Regni, per la festa dei vent'anni?” chiese Lucia, anche per evitare di rispondere alla domanda appena fatta dall'amica.
“Perché me lo chiedi?” Nikora non sapeva per quale motivo la sirena dalla Perla Rosa fosse spuntata all'improvviso con questa domanda. Cosa c'entrava con quello che le aveva chiesto?
“Un folletto del mio Regno ha pensato bene di farmi una visitina, quattro giorni fa.” sbottò lei, improvvisamente arrabbiata con Nikora per averle taciuto una cosa simile. D'accordo, che Hippo fosse sbadato era risaputo, ma Nikora?
“Sul serio? Non credevo che..” l'altra si interruppe. Davvero non aveva pensato che i folletti tenessero così tanto alle tradizioni, che senso aveva? “Solo per una stupida festa?”
“Vogliono che torni a governare, Nikora! Altro che festa!” esclamò lei, sull'orlo delle lacrime. “Perchè non me l'hai detto?” le chiese, con tono accusatorio.
“Beh.. visto come hai reagito a quattordici anni, immaginavo che non sarebbe stato diverso, stavolta. Sappiamo bene tutte e due che vuoi restare qui, e sappiamo anche perché, Lucia – e qui il volto della sirena divenne leggermente rosso. E ho preferito lasciarti passare il compleanno con Kaito, dato che non volevo vederti triste proprio quel giorno. I vent'anni vanno festeggiati, non credevo giusto che tu dovessi stare rinchiusa in quel palazzo con una faccia da funerale! Quegli stupidi folletti attaccati alle tradizioni!”
“Ma a Rina, Hanon e alle altre non è stato detto niente!” protestò Lucia. Tutte le altre potevano restare, per quale strano motivo a lei non era concesso?
“Lo sai, l'attuale Regina dei Mari proveniva dal Pacifico del Nord e anche la precedente, i folletti vogliono mantenere il prestigio acquisito, voglio vedere diventare anche te Regina, capisci, cara?” le spiegò. “La buona Regina è colei che pensa unicamente al Regno e ai sudditi e in te non vedono ciò, credo.”
“Sono sciocchezze!” sbottò Lucia “La mia vita adesso è qui! Tengo tanto al mio Regno, ma non mi interessa diventare Regina dei Mari se devo rinunciare a tutto quello che conta, per me!”
“Vuoi abbandonare il tuo Regno per un umano?” le interruppe Hippo, il quale, spuntato da chissà dove, con ogni probabilità, aveva seguito la discussione fin dall'inizio. “Lucia non ti credevo così! Credevo che dessi pesi alle tue responsabilità! Credevo che tenessi al tuo popolo. La Regina dei Mari ti ha nominato Principessa perché ti riteneva in grado e meritevole di questa carica. Vuoi deluderla così? Non puoi pensare che tu sia giustificata dal fatto che ami un umano, le sirene neanche dovrebbero fare amicizia con loro! E se tu, per caso, avessi pensato di portarlo con te, ciò non è possibile!
“E perché mai?” chiese Lucia, rossa in viso per la rabbia, sentiva che non avrebbe trattenuto le lacrime ancora per molto. Non voleva andarsene, soprattutto senza spiegare come stavano le cose a quegli zoticoni dei folletti, per tutti i Sette Mari!
“Perché il popolo non lo accetterà mai, Lucia. Una Principessa Sirena ha sempre governato da sola, i folletti sono le creature più osservatrici delle tradizioni di tutto l'Oceano, non permetteranno mai che tu continui la tua storia con lui e, sinceramente, stavolta devo dirmi d'accordo con loro: turberebbe l'equilibrio che, da sempre, regna nelle profondità marine. Solo colei che è stata designata come Principessa Sirena può governare il Regno, ogni altro lo condannerà al declino. E, proprio per questo, se ci pensi, il Pacifico del Sud sta andando in rovina, capisci, adesso?”
– Ma cosa c'entra? – pensò Lucia. Lei non voleva mica lasciarlo lì a governare al posto suo o a prendere decisioni insieme a lei! Voleva solamente presentarlo al popolo perché capisse. Provò a spiegarlo ad Hippo, ma il pinguino non voleva sentire ragioni. La discussione venne interrotta dall'arrivo di Hanon, verso l'una di notte.
“Cosa c'è?” chiese quest'ultima, visto che tutti la guardavano, poi aggiunse, sarcastica: “Un pigiama party senza di me?”
“No, Hanon” le rispose Nikora. “Abbiamo un problema con Lucia e il suo Regno.”
“Ti hanno bandita, Lucia?” chiese la sirena dalla Perla Blu, guardando la sua amica. “O è perché Madame Taki è completamente uscita di testa?”
“Hanon!” la rimproverò il pinguino.
“Smettila Hippo!” gli rispose Hanon, infastidita. “Allora?” era ancora in attesa di una spiegazione. Cosa succedeva alla povera Lucia? Era sull'orlo delle lacrime e arrabbiata – sicuramente con Hippo – pensò la sirena dalla Perla Blu, lo avrebbe visto chiunque.
“Mi hanno richiamato per tornare nel Pacifico del Nord.” rispose Lucia, vedendo che nessun altro aveva intenzione di aprire bocca. “Devo lasciare la terraferma e restare per sempre nel mio Regno”

“CHE COSA?” urlarono tutte insieme, le altre, una volta che anche Rina, Caren, Noel, Seira e Coco furono nel salotto. Non ci potevano credere, perché proprio in quel momento, poi?
“Ma non è giusto!” protestò Seira, stringendo le mani a pugno. “Tu hai il tuo ragazzo, la tua vita qui! Non possono costringerti!”
“Non l'hanno costretta!” rispose Hippo. Nikora, per farlo stare zitto e per non fargli mettere – come faceva da sempre – la pinna nella piaga, gli mise nel becco un biscotto, uno di quelli che a lui piacevano tanto e, infatti, il pinguino si mise a rotolare sul pavimento, con le suddette pinne che tenevano il biscotto, che aveva nel becco. La sirena si ripulì le mani sul pigiama, soddisfatta del proprio lavoro e tornò a sedersi, davanti all'unica bevanda che la faceva dormire, ma che, tuttavia, quella notte non aveva fatto nessun effetto.
“Comunque sia, Hippo ha ragione” disse Lucia, stupendo le altre, che rimasero a fissarla con gli occhi fuori dalle orbite. Quella era davvero la Lucia che avevano visto uscire dalla porta qualche ora prima? “Non posso mancare ai miei doveri di Principessa Sirena. Ho giurato che avrei protetto il mio Regno, e così devo fare. Non c'è una via di mezzo.” Ormai aveva deciso, era stata una scelta difficile, soprattutto per via di Kaito, ma che poteva fare? L'equilibrio del mare era sicuramente più importante della sua relazione, chissà che razza di disastri sarebbero potuti succedere, e Kaito passava la maggior parte del suo tempo a cavalcare le onde.
“Allora te ne andrai davvero?” chiese Seira, che non credeva alle sue orecchie.
“Non ti preoccupare.” la rassicurò Coco. “Il Pacifico del Nord e quello del Sud non sono tanto lontani! Possiamo trovarci quando vogliamo” Seira abbassò lo sguardo, non era quello il problema: Lucia era sempre stata la più solare tra di loro, le metteva sempre un'allegria immensa, vederla triste sarebbe stato come prosciugare il mare. Comunque, annuì e rimase in silenzio.
“Sono tutte scemenze, Lucia!” sbottò Hanon “A nessuna di noi hanno chiesto di tornare! C'è bisogno di una Principessa quando le cose vanno male! Se ce ne fosse stato davvero bisogno, sarebbe venuta la Regina dei Mari, non uno stupido folletto!”
“A quanto pare vanno male, Hanon..” disse Lucia, con lo sguardo posato sul pavimento. “Il folletto ha detto che ci sono dei disordini, a causa della mia assenza!”
Hanon sbuffò, e si rimise a sedere. Come potevano portarla via da lì? Non capivano niente quegli stupidi folletti marini! Li avrebbe presi tutti a calci, far soffrire in quel modo la loro Principessa! Che razza di balordi, ingrati, maledetti stupidi esseri!
“Comunque ho deciso: torno a casa. Dopodomani Kaito partirà e il giorno dopo sarà il mio turno, e resterò lì, per sempre.”
Le altre la fissarono, sconvolte. Anche Rina e Caren provarono a farle cambiare idea, ma i loro tentativi non furono migliori di quelli di Seira e Hanon, quindi rinunciarono.

Si augurarono la buonanotte e salirono tutte nella propria camera. Lucia sperò che nessuna venisse nella sua, era stanca e non voleva pensare a ciò che stava per fare, probabilmente, con altre parole, le sue amiche l'avrebbero convinta a restare e proprio non poteva.
Tuttavia, i suoi desideri non vennero esauditi. Infatti, dietro la porta, che bussava insistentemente, c'era Hanon.
“Ehilà!” le disse, con una torta al cioccolato tra le mani. “Ti va un pezzetto di torta?”
Lucia sorrise. “Hanon..” disse lei, sorridendole. La torta al cioccolato era la sua preferita.
“Ho pensato che potesse servire.” confessò, chiudendosi la porta alle spalle. “Comunque non sono qui per mettere il dito nella piaga, come fa Hippo. Dato che tra qualche giorno ritorni a casa tua, ho pensato di doverti almeno ringraziare.”
“Per cosa?” chiese Lucia, domandandosi che cosa mai avesse fatto per la sua amica.
“Per Nagisa!” esclamò lei, come se fosse ovvio. “Ho capito quello che mi hai detto questa mattina, avevi ragione, devo apprezzarlo per com'è, così come ha fatto lui e devo smetterla di impuntarmi sulle sciocchezze..”
Lucia non rispose, si limitò ad addentare un pezzo di torta, qualunque dolce assaggiasse, la torta al cioccolato riusciva a metterla di buonumore. Peccato che in mezzo al mare non ne facessero.
“Sono qui, tra le altre cose, Lucia, perché mi sono accorta che non passiamo più tanto tempo insieme, come una volta. E adesso tu te ne vai” okay, piano fallito miseramente, aveva detto che non voleva mettere il dito nella piaga, ma ce la stava mettendo tutta, si disse di doversi ricordare di sbattere la testa al muro almeno un milione di volte per quello che stava facendo. La sirena dalla Perla Blu, tirò su col naso. “Per quale motivo non prendi a calci quel folletto insolente?”
“Perché non posso!” rispose Lucia “Probabilmente non sarà il mio bene, ma di sicuro è quello del Regno!”
“Dici?” chiese Hanon, scettica. “Credi davvero che riuscirai a governare felice, sapendo il tuo ragazzo lontano da te? Sapendo che, probabilmente, non lo rivedr..”
“Hanon!” la pregò l'altra, tappandosi le orecchie. “Avevi detto che non volevi mettere il dito nella piaga! Ce ne stai mettendo dieci!”
Hanon cercò di calmarsi. “Hai ragione.” disse. “Cercavo solo di convincerti a restare.”
“Non sai quanto lo apprezzi, amica mia.” le confessò Lucia. “Mi servono le amiche adesso, ma.. adesso devo andare a dormire! Domattina presto devo essere all'aeroporto, Kaito parte: voglio salutarlo.”
“Mi sembra giusto” sorrise Hanon, alzandosi e portando via il piatto. “Buonanotte, allora.”
La sirena dalla Perla Blu uscì dalla stanza, diretta in cucina, non aveva concluso un accidenti! Sarebbe stato lo stesso se non fosse andata, aveva solo mangiato la torta a Nikora, quella che aveva comprato proprio quella sera. Posò il piatto nel lavello e tornò in camera sua, chiuse la porta e si mise sotto le coperte, cercando di dormire. Nella stanza di Lucia, invece, la ragazza, a dormire, neanche ci provava, tanto sapeva che non ci sarebbe riuscita.
Si stese sul letto e cominciò a piangere. Proprio per questo motivo, non vide la lettera che era stata posata lì da qualche ora, e che conteneva qualcosa di molto importante.

La mattina dopo, Lucia, nonostante avesse creduto che non sarebbe riuscita a chiudere occhio, venne svegliata dal suono – era almeno la quinta volta che suonava – della sveglia. Si rigirò nel letto, rabbrividendo di freddo, per il fatto di essere sopra le coperte.
Qualcuno venne a disturbarla, oltre la sveglia, e stava anche bussando insistentemente alla porta: sicuramente era Hanon.
“Lucia!” infatti la voce dell'amica venne dall'esterno. “Muoviti! Sono le nove passate, non arriverai mai in aeroporto se non ti sbrighi! Volevi salutare Kaito no? Ma sei sveglia? Lucia sono due ore che provo a chiamarti!”
“Sto arrivando!” borbottò, ma Hanon sentì lo stesso e si tranquillizzò. “COSA HAI DETTO? Nove? Sono in un ritardo mostruoso!”
Si preparò a tempo record, alle nove e cinque era già in strada e, dopo aver ringraziato mille volte Rina, che le aveva prestato la moto e Masahiro, salì e in altri dieci minuti fu all'aeroporto.
“Beh..” disse il ragazzo. “Io vado, ci vediamo, Lucia!”
“Sicuro!” disse, con poca convinzione. “Ciao!”
La moto ripartì e Lucia si affrettò ad entrare, era in ritardo di un'ora, Kaito avrebbe fatto bene ad ignorarla. Sospirò, incapace di sopportare una simile prospettiva e si guardò intorno. Dopo, fu sicura di vederlo e gridò il suo nome.
“Finalmente! Credevo che quello stupido pinguino ti avesse legata al letto.” confessò il ragazzo, provenendo da tutt'altra parte dalla quale lei stava guardando.
“Oh,” disse girandosi, sperando che lui non avesse notato la sua figuraccia. “Scusami tanto! Non ho sentito la sveglia!”
Kaito sorrise. “Avrei dovuto immaginarlo!” le disse, abbracciandola. Lucia fece lo stesso, stringendolo come mai aveva fatto, sapendo che questa era l'ultima volta che poteva farlo, e non riuscì neanche a trattenere le lacrime: proprio quel giorno doveva arrivare in ritardo? Possibile che dovesse essere sempre così sbadata? Adesso non aveva più tempo da passare con lui, se non miseri dieci minuti, che, certamente, non sarebbero bastati. Kaito capì, e la strinse di più anche lui, cercando di tranquillizzarla almeno un po'. “Vedrai che ci rivedremo.”
Lei sorrise, asciugandosi le lacrime col dorso della mano e annuì. “Ci ho pensato stanotte, non gli permetterò di impedirmi di muovere le pinne! Dovessi attraversare anche i monti sotto forma di sirena, verrò quando ci sarà una gara di surf!”
“Così si parla!” ma le impedì di dire qualsiasi altra cosa, baciandola. Dubitava che l'avrebbero lasciata andare tanto facilmente, ma non si poteva mai sapere, alla fine Lucia riusciva a fare ciò che voleva, insomma.. fino a quanto un folletto poteva imporsi su una Principessa? Lucia rispose, e quando si separarono, rimasero abbracciati, finché il volo di Kaito non venne chiamato.
“Come l'altra volta” disse, poco prima di andarsene “Porto al collo il ciondolo dove tenevo la tua Perla, ma puoi stare tranquilla, stavolta non lo cederò a nessuno!” e, in quel momento, il ragazzo non sapeva quanto avesse ragione.

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Capitolo 3
*** La Cerimonia e la lettera ***


Risposte alle recensioni:
feferica: grazie mille, anche se devo ammettere che, rileggendo, quella scena mi è parsa un po' fredda, come se Lucia e Kaito fossero due pezzi di marmo. Riguardo ad Hanon, beh... devo ammettere di averla un po' rivalutata, ora che ho visto le ultime puntate dell'anime (infatti il capitolo due l'ho scritto prima di vedere la fine).

Capitolo 3 – La Cerimonia e la lettera

Lucia era rimasta ancora un po' in aeroporto a fissare il punto in cui aveva visto Kaito per l'ultima volta. Dopodiché si era voltata ed era tornata a casa, a piedi, nonostante Rina le avesse detto di chiamare Masahiro una volta che Kaito fosse partito.
Non aveva ancora smesso di piangere, perché quello che era successo rendeva quella giornata anche peggiore, e il pensiero di dover rivedere quel folletto le dava sui nervi. Quel momento sarebbe stato la definitiva rottura con il mondo in cui aveva vissuto in quei sei anni. Non riusciva a smettere di pensarlo, per quanto si sforzasse, quel pensiero tornava sempre a farsi sentire e non c'era modo di mandarlo via, avrebbe voluto prenderlo a calci, quello stupido folletto!
Non sapeva cosa doveva fare, la sera prima era tanto sicura di volersene andare, ma adesso che Kaito non c'era più era diventato tutto più confuso. Avrebbe solo voluto che lui fosse ancora lì, per stare insieme, ancora per un po', ne aveva bisogno. Ma non c'era, e ormai niente che la legava più alla terraferma oltre le sue amiche, che, comunque, avrebbero potuto andare a trovarla quando volevano. Più ci pensava, più credeva che quella che stava per prendere fosse la decisione più giusta per tutti: per il suo Regno, per le sue amiche e per Kaito, che poteva seguire le sue aspirazioni senza sentire il bisogno di tornare ogni volta da lei.
I pensieri del ragazzo erano, invece, un po' diversi da quelli di Lucia. Avrebbe voluto rimanere di più, ma con tutti gli impegni che aveva non poteva vederla per più di due settimane. Si girò a guardare il finestrino, che era certamente meglio della vecchietta che russava molto forte vicino a lui. Guardò il pendente che portava al collo; possibile che qualunque cosa guardasse gli facese pensare a Lucia? Neanche le aveva detto che l'amava, questa volta, ma probabilmente avrebbe solo peggiorato le cose. Si disse di non pensarci troppo, tanto, a quel punto, era tardi. Appoggiò la testa al sedile, tentando di dormire; tanto ormai aveva deciso: alla prima occasione sarebbe tornato indietro, e niente e nessuno gli avrebbero impedito di vedere Lucia, anche se avesse dovuto cercare nei più remoti fondali marini e strozzare tutti i folletti che avesse incontrato sulla strada che avrebbe percorso.

“Sono a casa” aveva detto Lucia, cupa, aprendo la porta dell'hotel. Vide la testa di Nikora sbucare dal salotto e sorriderle, come per consolarla, mentre Rina arrivava a passo di carica.
“Si può sapere perché non hai chiamato Masahiro?” aveva le mani sui fianchi e un'espressione assassina. “Hanon mi ha fatto preoccupare un sacco! Credeva...”
“Cosa?” chiese Lucia, che per quanta poca voglia avesse di farlo, le veniva da ridere “Che mi fossi buttata da una scogliera? Sono una sirena, sarei sopravvissuta!”
“Infatti avevo proposto un grattacielo!” Hanon mise le braccia conserte, come se le fosse stata fatta un'offesa personale. “Lo so anch'io che una sirena non muore affogata! Non sono una sciocca!”
“Bene!” disse Nikora, interrompendo la discussione “Appurato che non sei una sirena senza cervello, Hanon, parliamo di cose più serie. Lucia, quel maledetto folletto, ti ha detto quando verrà?”
“Purtroppo no, perché?”
“Ah, sai.. giusto il tempo per sapere quand'è che devo preparare una padella per schiacciarlo, come mi piacerebbe fare con un certo pinguino!” le rispose, e Lucia si stupì che Hippo non rispondesse, ma poi si accorse che non c'era da nessuna parte.
“Ormai non ha più importanza, Nikora!” disse Lucia. “Lo sapevamo che prima o poi saremmo dovute tornare a casa, siamo sirene, dopotutto.”
Tutte le sue amiche la guardarono con gli occhi fuori dalle orbite, da quando in qua Lucia parlava in quel modo? “Cosa vorresti dire con questo?” chiese Hanon, alzandosi, arrabbiata. “Adesso che Kaito se n'è andato, puoi tornartene a casa? E noi?”
“Beh.. se ci pensi, Hanon..” cominciò Rina. Hanon si voltò verso di lei, con l'espressione di chi non aspetta altro che la persona parli. “..ecco.. noi possiamo andare a trovarla quando ci pare.”
“Certo!” esclamò l'altra. “Finché non chiameranno anche noi, per tornare a casa”
“Cosa dovreste fare?” chiese, allora, Nikora. “Rimanere qui per sempre? Potreste fare come Caren e Noel, loro vengono qui ogni tanto!”
Lucia sorrise, scuotendo la testa, ma fu una cosa che sfuggì alle altre, impegnate nella conversazione. Se il folletto insisteva tanto affinché tornasse, per quale strano motivo l'avrebbe lasciata andare? Si era messo in testa che lei sarebbe dovuta diventare la nuova Regina dei Mari, già si vedeva segregata in una camera col folletto, impegnato ad insegnarle tutto ciò che serviva, ma come facevano ad essere sicuri che l'Oracolo avrebbe scelto proprio lei solo perché era la Principessa del Pacifico del Nord come le ultime due Regine? Lei non aveva fatto niente di straordinario per il Pacifico del Nord. Ma allora che aveva in mente?
“Se vuoi, Lucia,” disse Nikora “posso venire con te, com'è successo per i tuoi quattordici anni. Magari riusciamo anche a convincere Madame Taki a venire, e la scolliamo da quel tavolo e da quella stupida palla di vetro!” cercava di sdrammatizzare, ma sapeva benissimo che non era una gita di piacere.
Hanon era rimasta in silenzio, se solo avesse visto quel folletto, l'avrebbe schiacciato sotto ai piedi, e l'avrebbe rispedito in mare con un calcio nel didietro. Sbuffò: non riusciva a trovare una soluzione al problema. “Oh!” esclamò, esasperata. “Ma perché esistono i folletti? Non potevano starsene lì dov'erano? Vorrei tanto sapere chi è stata l'idiota che li ha ammessi nelle faccende delle Principesse!”
“E io vorrei tanto sapere com'è che Lei è diventata Principessa.” la voce del folletto fece sobbalzare Lucia, che dava le spalle alla porta d'ingresso. Guardò Nikora, come in cerca di aiuto, ma lei fissava il folletto, sorpresa di vederselo arrivare fin dentro l'hotel. La voglia incontrollabile di prendere la padella era sempre più forte e si dovette trattenere, per non andare a prenderla e scaraventargliela addosso.
“Non dovresti mancare di rispetto ad una Principessa, coso con la barba!” gli rispose Hanon, con una smorfia di disgusto. Anche la sua voglia di prenderlo a calci cresceva, ogni minuto di più che stava a fissare la sua faccia con quell'espressione sicura e arrogante.
Il folletto la ignorò, deciso a non aprire una discussione sulla decadenza dei costumi che i loro antenati avevano faticosamente costruito. “Le avevo dato una settimana, Principessa Lucia, ha deciso, immagino. È disposta a seguirmi e tornare nel Pacifico del Nord, oppure no?”
Lucia sospirò, guardando le amiche con uno sguardo di scusa. “Sì, ho deciso.” rispose, cercando di mantenere un tono deciso. “Verrò, non ho scelta.”
“Molto bene!” il volto del folletto si distese, e le sorrise. “Lei lo sa che voglio solo il suo bene!”
“Figuriamoci!” sbottò Hanon. “A lui importa solo il prestigio del Regno!”
Ma anche questa volta la sirena dalla Perla Blu fu ignorata dal folletto, che non smise di sorridere, e chiese a Lucia di seguirlo. “Sì, ma..” disse, dato che la stava addirittura tirando. “Vorrei prima prendere alcune cose dalla mia stanza..”
“Non ce ne sarà bisogno, Principessa!” disse il folletto, come se Lucia avesse appena ritrattato. “Tutto ciò di cui ha bisogno si trova nel suo Regno!”
Lucia non provò nemmeno a ribattere, tanto sarebbe stato inutile anche solo provare a farlo ragionare e sbuffò, mentre Hanon borbottava che una Principessa Sirena non dovrebbe farsi comandare a bacchetta da un folletto impertinente, ma, d'altra parte, Lucia non vedeva altra scelta.
“Vogliamo andare?” chiese quello, impaziente. Lucia guardò dubbiosa le amiche.
“Non preoccuparti, Lucia!” le disse Hanon. “Te le portiamo noi le tue cose, questo coso impertinente e irrispettoso non può impedirci di entrare a palazzo.”
Lucia le sorrise, grata. “Grazie mille, amiche.” e si girò verso la porta, sicura che se avesse fissato ancora le altre Principesse Sirene, si sarebbe messa a piangere, e probabilmente avrebbe buttato fuori a calci il folletto, dicendo addio al trono e al Regno.

“Sta bene, Principessa?” chiese il folletto, vedendola piuttosto triste. Erano in acqua già da un po', e per il Pacifico del Nord non mancava ancora molto.
“Sì, sì.. una meraviglia..” rispose lei, poco convinta.
“Bene!” esclamò il suo accompagnatore. “Vedrà che bella accoglienza quando arriveremo! Le ho fatto preparare una festa di benvenuto. È necessario che vi partecipino tutti i sudditi, per godere della gioia di riaverla!”
“Oh..” disse Lucia, con scarso entusiasmo che il folletto non colse – o non volle cogliere. “Dovrò prepararmi, immagino di essere impresentabile, vero?”
“Non si preoccupi!” la rassicurò il folletto. “Ho già dato disposizione perché sia tutto pronto quando arriveremo.”
“Molto previdente..” disse, ironica, Lucia.
“Io penso sempre e solo al suo bene, Principessa.” le sorrise quello. “Se lo ricordi.”
La sirena sospirò, ripensando alle ultime parole di Hanon, dirette a quello che lei aveva chiamato ''coso'', che nuotava vicino a lei. Eppure l'ultimo folletto che aveva visto non era insopportabile a quel modo! Ma, dopotutto, era uno piuttosto giovane, rispetto a quello.
Lucia non sapeva bene se desiderava o meno arrivare in fretta a Palazzo, la irritava enormemente la presenza di quel folletto. Da una parte non vedeva l'ora di liberarsene, dall'altra desiderava che il momento di rientrare nel Pacifico del Nord fosse il più lontano possibile, per un momento desiderò che si fossero persi. “Piuttosto, è un po' che me lo chiedo, pensavo che ci avrebbe raggiunti.. come mai Hippo non è con noi?”
“Oh, già.. mi sono dimenticato di metterla al corrente, Principessa!” esclamò la creaturina. “Si trova già là!”
– Come sarebbe a dire si trova già là? – si chiese Lucia. – Era già tutto preparato per il mio arrivo? O avevano intenzione di dare una festa che la mia risposta fosse stata sì o no? Che sta succedendo? –
“Peccato.. avrei preferito che viaggiasse insieme a me!” disse lei, ad alta voce. “Non ero mai andata da nessuna parte, senza.”
“Oh, mi perdoni.” disse il folletto, per niente rammaricato, ma cercando di dare quest'impressione. “La prossima volta provvederò.” naturalmente, il folletto sapeva benissimo che non ci sarebbe stata nessuna ''prossima volta'', ma voleva che Lucia lo apprezzasse un po' di più, per i piani che aveva in mente, così, sperava, sarebbe stato più facile convincerla a dire di sì.
La sirena trattenne uno sbuffo, con molto sforzo. Si annoiava, almeno avesse permesso ad una delle sue amiche di viaggiare con lei! No, non l'aveva neanche chiesto. Accidenti a lei che non aveva mai voglia di mettersi a discutere! Hanon aveva ragione, non poteva farsi mettere i piedi in testa a quel modo, pensò che quando sarebbe arrivata nel suo Regno, le cose sarebbero cambiate. Perché non aveva accettato la proposta di Nikora? Perché doveva essere sempre così stupida?
“Ci dovremmo essere!” disse, ad un certo punto, il folletto. “Tra poco dovrebbe vedere le mura del suo adorato palazzo!”
– Ma perché non la smette di parlare? – si chiese Lucia, infastidita dalla voce del servitore. – Non credo che gli concederò mai di vedermi, una volta arrivati a Palazzo, non lo sopporto! –

Percorsero un tragitto, in cui le colonne erano coperte di alghe. Durava fino all'entrata del Palazzo. Dopotutto, il folletto non aveva tutti i torti, vederlo provocò in Lucia una felicità quasi incontrollabile. E un unico pensiero si formò nella sua testa: “Sono a casa, dopo tanto tempo” mentre il folletto notava tutto questo con enorme piacere. Ma a Lucia non importava più di lui, né come reagiva.
Ripercorse con gli occhi tutta la lunghezza del palazzo rosa, coperto di luci accese, quasi volesse festeggiare insieme agli invitati il ritorno della Principessa. Da lontano, si accorse Lucia, era meno bello che da vicino. Si riuscivano a vedere tutte le luci e le loro tonalità: era bellissimo.
“È semplicemente meraviglioso!” esclamò Lucia. Non se lo ricordava così bello, certamente perché l'aveva visto con gli occhi di una bambina che, in quel momento, non desiderava altro che tornare da dov'era venuta e riabbracciare Kaito, ma adesso non c'era nessuno da riabbracciare. “Non lo ricordavo così!”
Il folletto si godeva quel momento, per lui era come aver vinto una sfida. Era riuscito a riportare la Principessa a Palazzo e stava per fare un annuncio importantissimo. Sogghignò, la Principessa Lucia sarebbe diventata Regina dei Mari, che lei e l'Oracolo l'avessero voluto o meno. Poi pensò che non c'era nessuna sirena che non volesse diventare Regina, perfino la Reggente del Pacifico del Sud aspirava a quella carica. Più volte il folletto aveva pensato che Lucia potesse unificare i due Regni e che governasse su entrambi, ma la Regina dei Mari era stata più veloce e aveva nominato la Reggente. Quella volta aveva perso, ma adesso Lucia sarebbe diventata Regina, su questo ci poteva scommettere tutto il mondo marino.
“Allora, Principessa..” disse il folletto, sorridendo sotto i baffi. “Pensate che vi troverete bene, di nuovo qui?”
Lucia si rabbuiò un po'. “Forse sì.” rispose. “Che lo voglia o no, devo farci l'abitudine: e comunque è casa mia.” quanto voleva liberarsene! Non riusciva più a sopportarlo.
“Su, forza!” la chiamò, aprendo il portone del Palazzo.
“Prima lei, Principessa.”
Lucia nuotò verso la porta, dopo che la varcò, trovò tutte le sirene del suo Regno nella sala principale, si guardò intorno, per vedere se anche quella sala era cambiata rispetto a come la ricordava. Le colonne rosa si alzavano dal pavimento di un rosa più chiaro e arrivavano al tetto, rosa più scuro. Le decorazioni erano l'unica cosa di diverso dall'ultima volta che era andata lì, oltre al fatto che il Palazzo era in perfette condizioni.
– Perché mai per una festa di ritorno la sala è agghindata anche meglio di quando sono venuta a festeggiare il passaggio d'età? – si chiese, guardando anche le sirene, che, a loro volta, la fissavano grate. – Perché tutta questa gente per una così poco importante festa? Sono solo tornata, non sto diventando Regina dei Mari! –
“Siamo felicissime, Principessa” disse una sirena, interrompendo il temporaneo silenzio. “Che lei abbia deciso di tornare e di farci questo immenso regalo!”
– Di cosa sta parlando? Quale immenso regalo? – più la sentiva parlare, più Lucia capiva meno. – Cosa di questa Cerimonia mi è stato nascosto? Il regalo non può essere solo il mio ritorno, questo coso mi deve spiegare molto più di quello che pensassi –
“A nome di tutte le sirene del Pacifico del Nord, la ringrazio, Principessa Lucia!” così la sirena concluse il discorso che Lucia non aveva seguito affatto, troppo occupata a pensare di chiedere a Hippo o a quello stupido folletto delucidazioni su questo ''immenso regalo'', che sapeva tanto di fregatura per lei.
“Ora scusate!” disse il folletto, interrompendo il vociare delle sirene. “Ma la Principessa ha affrontato un lungo viaggio ed è molto stanca.” poi si avvicinò ad una sirena che Lucia riconobbe come la sua più vicina, quella che voleva diventare, insieme a lei, Principessa. “Voglio che ogni sirena del Regno sia presente alla Cerimonia di stasera, la Principessa ha un importante annuncio da fare.”
– Cosa? – si domandò, sempre più stupita, Lucia. – Io non devo fare proprio nessun annuncio! Che ha in mente? –
“Sento che ha qualcosa da chiedermi, Principessa!” le disse il folletto, prima di percorrere il corridoio che li avrebbe portati nelle stanze della Principessa.
“Sarà perché sai di avere qualcosa da dirmi.” gli rispose, acida. Comunque decise di essere diretta, meno ci girava intorno, meno tempo sarebbe trascorso dalla risposta all'omicidio di quello stupido folletto: “Che annuncio devo fare, stasera?”
Quello sorrise. “Sapevo che me l'avrebbe chiesto. Ma lascerò che sia il suo fidato amico ''Hippo'', come lo chiama lei, a spiegarle la situazione.”
Lucia lo guardò storto, sicuramente le stava nascondendo qualcosa di importante, e voleva essere lontano da lì quando Hippo gliel'avrebbe detto, in modo che lei strozzasse il pinguino, al posto suo. “D'accordo.” gli rispose la sirena. “Ma se è qualcosa che non mi hai detto, giuro che ti faccio bandire!”
“Principessa, le posso ricordare che non c'è una Regola che dica esplicitamente che ha il potere di bandire i suoi sudditi dal Regno?” chiese il folletto, sorridendo.
“E per quale strano motivo sarei una Principessa se non potessi decidere del destino dei sudditi irrispettosi?”
“Per proteggerci. L'unica differenza tra lei e le sirene sue sottoposte, Principessa, è la sua Perla.” le spiegò. “Le è stata donata per difenderci. Spero che non l'abbia persa ancora!”
“No!” sbottò Lucia, irritata. “Non l'ho persa, anzi, non l'ho mai fatto!”
“Per me, salvare la vita di un umano e lasciargli in custodia la Perla, equivale a perderla! Sprecare così il suo potere, è da irresponsabili!”
Lucia neanche lo considerò, anche perché era arrivata in camera sua, aprì la porta e la sbatté in faccia a quell'odiosa creaturina. Si voltò e appoggiò la schiena alla porta.
Lanciò uno sguardo alla sua vecchia stanza, completamente diversa da quella in cui viveva all'hotel di Nikora. – Perché non sei venuta? – sospirò la sirena, sentendo che le lacrime stavano per scendere. – Vorrei almeno vedere una faccia conosciuta ed amica, veramente amica, altro che quelle sirene nel salone! –
“Lucia?” domandò una voce che conosceva fin troppo bene. Avrebbe voluto prenderlo e usarlo come palla da basket. “Sei qui?”
“Dove altro credi che possa essere?” gli rispose, acida. “Si può sapere perché sei venuto qui da solo, lasciandomi con quel folletto insopportabile?”
“Scusami, Lucia, ma... dovevo preparare alcune cose.” le rispose “La festa... e tutto il resto.”
“A proposito di ''tutto il resto'', che annuncio dovrei fare, stasera?” lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure. Hippo si stupì del fatto che ancora non sapesse niente, eppure Lekeb gli aveva assicurato che avrebbe pensato lui a tutto, evidentemente l'aveva raggirato elegantemente. E ora, che le poteva dire?
“Beh.. ecco.. vedi.. è stata tutta un'idea di Lekeb, il folletto che ti ha portata qui. Io non ho ribattuto, perché non ho potuto, era già tutto pronto e...”
“Vorresti, per favore, arrivare al punto? O vuoi tenermi sulle spine ancora per molto?”
“Prometti che non ti arrabbierai?”
“Sta succedendo già adesso, Hippo. Non credo che possa esserlo più di così!”
“D'accordo..” si arrese il pinguino. “Non ti nasconderò nulla.”
Lucia si mise a sedere sul piccolo divano, a pochi passi dal letto, mentre Hippo si contorceva, per quanto possibile, le pinne, agitato. Gli dispiaceva tanto per Lucia, di sicuro era il modo peggiore per strapparla alla terraferma.

La sirena era da ore a piangere, distesa sul letto. Come avevano potuto farle una cosa simile? Come, senza il suo permesso? Sapeva che ormai era già cosa fatta, se quel Lekeb aveva deciso così, non c'era niente che lei potesse fare: il folletto avrebbe fatto il suo annuncio prima che lei potesse anche solo provare a ribattere, e tutto il popolo avrebbe coperto le sue proteste con le acclamazioni. E poi, come poteva deludere così le sirene del suo Regno? Far fare un annuncio a un folletto a cui tutti credevano e poi ritrattare subito dopo, Lekeb avrebbe fatto il possibile per farle perdere il trono, e lei aveva lasciato tutto quello a cui teneva sulla terraferma proprio per evitarlo. No, non avrebbe lasciato il proprio trono, ma come poteva fare? Lei non voleva fare quello stupido annuncio!
Hippo, dopo aver visto la sua reazione, era uscito dalla stanza, per farla restare un po' da sola. Probabilmente, se fosse rimasto, dato che non c'erano scarpe, ma solo qualche divano, gli sarebbe sicuramente arrivato addosso qualcosa di pesante, che gli avrebbe procurato dolore, molto dolore esattamente quello che Lucia voleva che provasse Lekeb in quel preciso momento.
“Voglio andarmene!” diceva Lucia, tra le lacrime, con la testa immersa nel cuscino. “Voglio andare a casa mia, altro che questo stupido Palazzo! Voglio le mie amiche, voglio Nikora, e voglio Kaito!” Ma sapeva che sarebbe dovuta rimanere, altrimenti avrebbe visto il Pacifico del Nord cadere. “Perché quel folletto è venuto a cercarmi? Avrei voluto restare per sempre sulla terraferma!”
Se solo ripensava che lei e Kaito si erano salutati quella mattina le sembrava impossibile, le pareva che fosse passata una vita. Rivedeva chiaramente la sottospecie di discussione che c'era stata tra Hanon e Lekeb, ma anche quella sembrava che fosse avvenuta almeno qualche mese prima.
Tutti i suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Lucia si sollevò sulle braccia, svogliatamente, e si mise a sedere sul bordo del letto, asciugandosi le lacrime, per quanto inutile in mezzo al mare, lo fece per abitudine.
“Possiamo entrare, Principessa?” le chiese una voce femminile. Lei, per un momento, aveva sperato che fosse Nikora, oppure Hanon, o comunque qualcuno che fosse venuto a salvarla, invece no: era solo una sirena del suo Regno.
“Cosa vuoi?” le chiese, cercando di non essere brusca, dopotutto quella poverina non c'entrava niente con i suoi problemi.
“Il folletto Lekeb ci ha mandate a prepararvi per la Cerimonia, Principessa.” disse l'altra, ancora fuori dalla porta. Lucia sbuffò, in modo che da fuori non potessero sentirla. Ci mancavano solo due sirene con tutti gli arnesi per prepararla e pettinarla! Odiava le Cerimonie del proprio Regno! “Ci sarà tra un paio d'ore, abbiamo giusto il tempo per prepararla.”
“Entrate.” disse, stancamente, la Principessa. Le due, timorose, passando dalla porta di cui era stato aperto solo un battente, entrarono l'una dietro l'altra. La prima portava dei pettini e dei nastri, tutto l'occorrente per l'acconciatura, mentre l'altra portava il vestito che Lucia avrebbe dovuto indossare quella sera.
“Bene, Principessa” disse la prima delle due. “Si metta seduta su quella poltroncina, così posso prepararle i capelli.”
“Non sarebbe meglio prima mettere il vestito?” chiese l'altra, guardandola. “O si rovineranno e dovrai fare il lavoro due volte.”
La sirena arrossì, per l'errore commesso al cospetto della Principessa. Era la prima volta che la vedeva, almeno per quanto poteva ricordare. Mentre sapeva che l'altra l'aveva già incontrata, se non ricordava male quando Lucia era tornata per il passaggio d'età.
Lucia annuì. “Sarebbe meglio cominciare col vestito, hai ragione, Anya.” disse. “E tu...”
“Oh!” disse la sirena più giovane, accorgendosi che Lucia voleva sapere il suo nome. “Cloe, mi chiamo Cloe!”
“Bene.” disse Lucia, senza entusiasmo. “Cloe, puoi cominciare subito dopo che Anya avrà finito!” la faceva sorridere l'ingenuità di quella sirena, doveva spiegarle proprio tutto. Cloe annuì, e si mise seduta, in attesa che l'amica finisse.
“Lekeb dice che lei deve cantare.” disse Anya, sorridente. “Non è contenta?”
Lucia sorrise di rimando. Era parecchio tempo che non prendeva in mano il suo microfono, il solo pensiero di farlo la riportò indietro di qualche tempo, all'ultima volta che l'aveva usato, subito dopo aver sconfitto Mikeru, la sera che avevano organizzato una specie di spettacolo all'hotel. Ripensare a quell'episodio la rese, se possibile, ancora più triste.
“Principessa...” disse Anya, preoccupata. “la vedo giù.. è sempre triste quando ci sono queste feste”
“Non sono le feste, Anya.” rispose Lucia, cercando di sorridere. “Non preoccuparti, sto bene.”
La sirena annuì, e cominciò a vestire la Principessa, che assunse un comportamento completamente passivo. Sulla terraferma faceva tutto da sola, si vestiva, si pettinava, si lavava; nel suo Regno, invece, facevano tutto le altre sirene. Guardava uno specchio che era stato portato nella stanza, fabbricato con un materiale particolare, per riflettere un'immagine perfetta anche sott'acqua e Lucia si fissava come se stesse accadendo tutto ad un'altra persona.
“Siete bellissima, Principessa!” esclamò Cloe, sognante. Avrebbe tanto voluto essere come lei. Anche Lucia pensava la stessa cosa, a ruoli invertiti, però.
“Grazie, Cloe!” esclamò la Principessa. “Coraggio, mancano solo i capelli.”
Si avvicinò a Lucia e le sciolse le code, facendo stupire la sirena di quanto sembrasse diversa. Cominciò a pettinarli, districandoli bene, e, poi, incominciò ad avvolgerli attorno ad un pettine, ciocca per ciocca, facendoli diventare mossi, ma per ottenere l'effetto desiderato dovettero aspettare un'ora e mezzo. Poi mise dei fermagli rosa alle due ciocche davanti, così che non le andassero mai sugli occhi.
“Credo.. credo di aver finito..” disse Cloe, non era proprio quello che aveva in mente di fare, ma andava bene lo stesso. Probabilmente avrebbe combinato chissà che cosa, con qualcosa di leggermente più complicato.
“Bene.” disse Lucia. “Se è tutto, potete andare.”
“Sì, Principessa.” esclamarono le due sirene.
“Avvisatemi quando comincia la festa.”
Dopo che le sirene uscirono dalla stanza, Lucia stesse un bel po' a guardarsi: pettinatura semplice, vestito piuttosto scomodo.. ma tutto sommato, avrebbe dovuto sopportarlo per poco. Il vestito era rosa, lungo fino a metà della coda, la gonna svolazzante e il corpetto strettissimo. Non che avesse bisogno di respirare, in fondo al mare, ma stringeva troppo, e cominciava a farle male.

Dopo mezz'ora, arrivò a chiamarla Hippo, che stava al sicuro dietro la porta, nel caso in cui Lucia fosse ancora arrabbiata con lui per non aver ostacolato il folletto a proposito dell'annuncio che di lì a poco, Lekeb avrebbe fatto per Lucia.
“Lucia, siamo pronti.” disse il pinguino. “Gli invitati ci sono tutti.”
“C'è anche Nikora?” chiese lei, speranzosa.
“Aveva... aveva da fare con l'hotel e...”
“Hippo!” strillò Lucia, come per dirgli di non raccontarle frottole.
“Ha detto che non voleva vederti in queste condizioni, o meglio in quelle che lei crede che tu sia, e che non avrebbe mai sopportato di sentire pronunciare quelle parole al folletto, che piuttosto l'avrebbe fatto volare con un colpo di coda, rischiando di essere bandita.” le spiegò. “Quindi ha risolto di non venire, per non crearti ancora più problemi di quelli che hai.”
“Ci sono le altre?” chiese, sospirando. “O sono completamente sola?”
Quando la risposa del pinguino non arrivò, Lucia capì che nessuna delle sue amiche era venuta per quella Cerimonia. Ma perché? In fondo era forse l'ultima volta che avrebbero permesso loro di varcare la soglia del Palazzo! Sicuramente quel Lekeb si sarebbe inventato qualcosa per non farle entrare e addio amiche! Lo odiava, era la prima volta che sentiva di odiare così tanto, cominciava a detestare perfino il proprio Palazzo. “Lo odio. Lo odio. Lo odio.” bisbigliò, stringendo i pugni e mordendosi il labbro inferiore.
Lucia si alzò e si diresse verso la porta. Tanto valeva provare a divertirsi, anche se, senza Hanon, Rina e tutte le altre, non credeva che ci sarebbe riuscita, in più aveva una voglia incontrollabile di strozzare Lekeb.
“Non sei arrabbiata, vero?” le chiese Hippo, sperando che non lo prendesse a calci, nonostante fosse di Lucia che parlava.
“No, Hippo. Non con te, almeno!” rispose lei, cominciando ad avviarsi verso il salone. Rifare quella strada la calmò un po', e ripensò alle parole dette qualche ora prima: è comunque casa mia.
“Principessa!” esclamarono contenti i folletti. “Che bello rivedervi!”
“Grazie mille!” sorrise, come le avevano insegnato da bambina. “Sono felice che siate venute tutte” continuò, poi, rivolta anche alle sirene. “È per me, motivo di grande gioia essere tornata – Lucia si chiedeva se si vedesse tanto che mentiva – e spero che mi dimostri all'altezza di cominciare seriamente a governare questo Regno, per me molto importante. Sono stata molto tempo lontano da qui, e me ne dolgo, per dimostrarvi la mia felicità, nell'essere qui...” si bloccò, guardando il folletto, chiedendogli di prendere la parola. Lekeb si schiarì la gola e cominciò a parlare. Lucia pensò che fosse meglio così, o non avrebbe saputo come continuare.
“Sirene, folletti, la Principessa, per dimostrarci quanto è legata al mare e a tutte le sue creature, ha deciso di..” e qui aspettò che tutti fossero attenti, per continuare “legarsi alla Perla Rosa.”
Tutti i presenti cominciarono a bisbigliare tra di loro. Lucia chiuse gli occhi, ormai quel che era fatto era fatto. Alcune si voltarono verso Lucia con la bocca spalancata, non tutte lo sapevano, solo alcune sirene che stavano costantemente a Palazzo.
“Precisamente” disse Lucia, cercando di non piangere davanti a loro. “Dopo... dopo i festeggiamenti, onorerò il mio patto con il mare con una canzone, questo sarà il simbolo del legame.” si sedette sul trono e appoggiò la fronte ad una mano, poteva dire definitivamente addio alla terraferma.

Quella mattina, subito dopo che Lucia aveva lasciato l'hotel, le altre erano rimaste un attimo perplesse. Quello stupido folletto non aveva neanche lasciato loro il tempo di salutarla! Hanon era furiosa, se avesse avuto ancora quel brutto muso davanti, non avrebbe più risposto delle sue azioni.
“Non posso crederci!” esclamò la ragazza, alzandosi, furiosa e con le lacrime agli occhi. “Chissà, a questo punto, quando ci permetteranno, anzi, permetterà di vederla!”
Le altre annuirono, e Coco sospirò. “Non credevo che se ne andasse così presto...” disse.
“Già..” disse Noel, con la testa appoggiata su una mano. “E la piccola Seira? L'hai mandata a scuola, assicurandole che Lucia se ne sarebbe andata nel pomeriggio e che aveva tutto il tempo per salutarla... adesso non ti parlerà per giorni!”
“Non è questo il problema, adesso!” le rispose Coco, voltandosi a guardarla. “Quei folletti si stanno facendo un po' troppo arroganti, per i miei gusti. La cosa positiva è che credo che Lucia non si lascerà convincere a fare qualcosa che non vorrebbe mai”
“Giusto!” esclamò Hanon, battendo un pugno sul tavolo, che fece sobbalzare Noel, che ci era appoggiata sopra. “Perché non gli andiamo dietro e non gli diamo una bella lezione?”
“Frena, Hanon..” disse Rina, cercando di farla ragionare. “Lucia non ha fatto poi molta resistenza, no? Non potrebbe essere quello che vuole?”
“Ma come puoi dire, o anche solo pensare, una cosa simile, Rina?” quasi urlò Hanon. “Ti ricordi che è di Lucia che stiamo parlando? Non se ne sarebbe mai andata di sua spontanea volontà! Fino a ieri era in lacrime perché non voleva andarsene o non voleva decidersi! Adesso mi vieni a dire che è quello che vuole?”
“Ha comunque fatto una scelta, Hanon.” cercò di farla ragionare l'altra. “Se lei ha scelto il bene del suo Regno, invece del proprio e del nostro, beh... dobbiamo rispettare la sua decisione.”
“Anche tu te ne saresti andata, allora?” chiese Hanon, dubbiosa. Proprio non le andava giù che la sua migliore amica le venisse portata via in questo modo. “Ma perché non ce ne ha parlato prima? Sicuramente, con un po' più di tempo, avremmo potuto trovare una soluzione! Quella testona!”
“Hanon... adesso calmati...” Caren si alzò e cercò di tranquillizzarla.
“No che non mi calmo!” sbottò Hanon. “Io non ci tornerò in mare, mai! Non voglio lasciare la terraferma! Perché devo soffrire così tanto per creature a cui non tengo più di quanto tenga a quelle sulla terraferma?”
“Vuoi che ti dicessimo che faresti bene?” le disse Nikora, mettendole le mani sulle spalle.
“Beh, faresti bene!” disse Noel. “E parlo sul serio! Qui è tutto più divertente e poi esistono le scarpe!”
Caren scosse la testa: sua sorella le sembrava una minorata mentale fuori dal Palazzo. “Noel, ti prego, torna a dormire. Non abbiamo bisogno dei tuoi commenti, le uniche cose che sai fare sono: essere una Principessa e comprare scarpe!”
“Cercavo solo di sdrammatizzare, sorella!” andò a sedersi sul divano, dato che il tavolo era diventato piuttosto instabile per via dei colpi che gli dava Hanon, appoggiò la testa ai cuscini, con l'intenzione di continuare a seguire la discussione.
“Beh,” continuò Hanon, sempre più furiosa “comunque io non ci sto! Lucia è una mia amica e non rinuncerò ad andarla a trovare ogni volta che vorrò solo perché Lei non è una Principessa ha deciso così, chiaro?”
“Non è questo che diciamo, Han...” rispose Rina. Hanon fece un gesto stizzito e se ne salì in camera sua, sbattendo la porta. “Io non la capisco.”
“Dovresti, la sua migliore amica se n'è appena andata, permettile di essere un po' confusa.” le disse Nikora. “Oh, mi dispiace di non essere andata con lei.”
“Io vado a prendere Seira a scuola.” dichiarò Coco, prendendo la giacca. “Chissà come la prenderà..” era preoccupata per quella piccola sirena, le aveva promesso che avrebbe potuto salutare Lucia, e invece...

“COSA?” urlò Seira, sull'orlo delle lacrime, nella hall dell'hotel. “Che vuol dire che è già partita? Non doveva andarsene di pomerig..” guardò le facce tristi delle amiche e capì che non era solo uno scherzo di cattivo gusto. “Ma.. ma non è giusto!”
“Seira, io..” tentò Coco, ma vide che era impossibile, ormai, tranquillizzarla, aveva già cominciato a piangere. “..mi dispiace.”
“Perché non mi hai detto che partiva di mattina, Coco?” le chiese Seira, asciugandosi gli occhi. “Perché?”
“Io non lo sapevo che sarebbe venuto tanto presto.” le spiegò. “Credevo che venisse di sera, come l'altra volta.”
Seira tirò su col naso. “Non importa.” salì le scale anche lei e, come Hanon aveva fatto un'ora prima, sbatté la porta. Coco sospirò, sembrava che qualsiasi decisione prendesse, fosse quella sbagliata.
Hanon, nel frattempo, era rimasta sul proprio letto, girata verso il soffitto, cercando di pensare a qualcos'altro che non fosse quanto si sentisse sola, nonostante ci fossero Rina e le altre; con Rina e basta, non formavano più un trio. Si voltò di lato, quant'era che conosceva Lucia? Sei anni e più? Non aveva importanza, il fatto che loro tre non si fossero mai separate per lungo tempo, non faceva che peggiorare la situazione.
“Non è giusto!” ripeté le parole di Seira, senza neanche saperlo. Ora che ci pensava, con Lucia e Rina lei aveva condiviso ogni cosa, esattamente come loro avevano fatto con lei. Sorrise, ricordando tutte quelle volte che Lucia se ne era andata in lacrime a causa di Kaito, prima che scoprisse che era proprio Lucia la sirena che cercava tanto, nella sua camera in cerca di conforto e di consigli. E anche tutte quelle volte che lo vedeva insieme a Mikaru, o quando era disperso e non sapevano dove fosse.
All'improvviso, si ricordò che doveva fare qualcosa che Lucia le aveva chiesto quella mattina, proprio mentre c'era il folletto, o meglio, una cosa che lei le avevano promesso. “Ma certo! Che sciocca, chissà, magari se le aspetta appena arriva!” si diede una manata sulla fronte, giusto per ricordarsi quanto smemorata fosse e si alzò dal letto. “Se non arriviamo in tempo ci urlerà contro, come minimo!”
Uscì dalla propria camera per dirigersi in quella di Lucia; già, ma quali cose avrebbe voluto che le portassero? Hanon ci pensò su, ma risolse di entrare nella stanza: di sicuro le sarebbe venuto in mente.
“Dunque..” disse, appena varcata la soglia. “Scarpe sicuramente no, quindi lascerei perdere.. poi.. vestiti altrettanto.. cosa devo prende.. uh?” si avvicinò alla scrivania, non poteva essere una lettera di Kaito, lui era partito quella mattina, ma allora da chi era stata spedita? Non c'era timbro postale, non c'era mittente né destinatario. “Beh.. visto che non è diretta a nessuno, posso aprirla, o no?” si morse il labbro, indecisa. Voleva aprire la busta, ma se poi erano cose private di Lucia? “Oh, basta! Al massimo l'avrà già letta lei!” e invece no, la busta era chiusa. “Pure questa.. è chiusa.. e ora come faccio? Pazienza, Lucia mi perdonerà se è realmente per lei.”
Gli occhi scorsero più e più volte su quelle poche righe del foglio bianco, non ci poteva credere. Doveva subito scendere al piano di sotto e dirlo alle altre. Andavano a riprendersi Lucia!

Al piano di sotto nel frattempo, le sirene erano a dir poco costernate. Un folletto messaggero del Regno di Lucia era andato per invitarle alla Cerimonia, ma avevano rifiutato, seppur con una certa riluttanza; anzi, fu Nikora a rifiutare per tutte le altre.
“No, no e poi no.” rispose, categorica, al piccolo e giovane folletto. “Non assisterò a quella mostruosità, e neanche le altre! Vederla in quelle condizioni e non poter fare niente sarebbe peggio per lei che per noi, non voglio deprimerla ancora di più di quanto non sia.”
Il folletto annuì, rispettoso, e scomparve. “Perché?” le chiese Rina “Era un'occasione per rivedere Lucia! Una di quelle poche volte che ci sarà permesso!”
“Oh, Rina, per favore!” sbottò Nikora, tornando in cucina. “Quella Cerimonia, ti assicuro, è peggio di una tortura o di tagliare la coda a una sirena!”
“Perché?” chiese Coco, mentre dava da mangiare ai pesciolini nell'acquario “Che tipo di Cerimonia è? Non ne ho mai sentito parlare.”
“Certo che non ne avete mai sentito parlare, tutte quante!” sbottò, di nuovo, Nikora “Non si usa più da prima che l'attuale Regina, Aqua, diventasse Regina dei Mari! È assurda e antiquata, proprio come quello stupidissimo folletto!”
“Sì, ma a che serve?” chiese Rina, confusa “Qual è lo scopo di questa cosa?”
“Legarsi ad una Perla significa legarsi al destino di quella Perla fino alla morte. Non si può perdere, non si può cedere, né donare, se ciò accadesse, la sirena in questione morirebbe. Legarsi alla Perla, inoltre, significa legarsi al mare stesso. È una cerimonia formale per chi vuole diventare Regina, con la solenne promessa che non metterà mai più piede sulla terraferma, e intendo per viverci. In più, se il potere della Perla si dovesse esaurire, la sirena morirebbe ugualmente.”
“Ma è una.. una.. una..” Caren non trovava neanche la parola per descrivere un'azione simile. “È permesso? Lucia non può opporsi?”
“Opporsi a una cosa simile, una volta imposta, sarebbe come rinunciare al trono.” rispose Nikora “E Lucia è tornata nel Pacifico del Nord proprio per non doverlo lasciare nelle mani di qualcun altro, se così è, credo che non abbia molta scelta.”
Hanon, che aveva ascoltato tutto dalle scale, si mise una mano davanti alla bocca, per non gridare, sconvolta. “Cosa?” chiese, le altre si girarono verso di lei.
“Hanon..” disse Rina, un po' sorpresa di vederla lì, mentre Nikora cercava un appiglio per cambiare argomento.
“Come mai se lì? Vieni..” Nikora le indicò il divano. “Che hai in mano?”
Hanon era ancora un po' scossa dalla rivelazione, quindi niente più Lucia. Nikora la chiamò ancora e lei si scosse. “Scusami, dicevi?”
“Cos'è quel pezzo di carta che hai in mano?”
“A te cosa sembra?” le chiese Hanon. “A parte scherzi, è una lettera dal mare, precisamente dal centro.”
“La Regina dei Mari?” chiese, incredula, Nikora. “Dove l'hai trovata?”
“In camera di Lucia, proprio sulla scrivania. Ero andata a cercare qualcosa da portarle, dato che voleva prendere le sue cose prima di andarsene.”
“E che c'è scritto?” chiese Coco, più attenta di prima.
“Solo che ha urgente bisogno di vederci, che deve darci un'importante notizia e metterci al corrente di alcune cose che riguardano tutto il popolo marino. Non so davvero a cosa si possa riferire.”
“Basta che non c'entri con tutte quelle profezie di Madame Taki!” disse Nikora, alzandosi. “O non la smetterà più di dirci che aveva ragione.”

Nel frattempo, Lucia era seduta sul trono e guardava le sirene che danzavano davanti a lei, mentre altre suonavano. Anya e Cloe erano incaricate di portarle da mangiare o da bere, in qualunque momento l'avesse chiesto e sedevano su un panchetto vicino al trono.
Lucia sospirò, si annoiava da morire, non ce la faceva più voleva alzarsi e tornare in camera sua, solo così poteva evitare di vedere la faccia sogghignante di Lekeb e gli sguardi di scuse di Hippo, che le davano ancora più sui nervi. Sapeva che non era certo questo quello che voleva per lei, ma solo impedirle di frequentare seriamente un umano. Appoggiò il mento su una mano, tentando, tra le altre cose, di nascondere uno sbadiglio colossale. Si chiese quando sarebbe finita quella noia e quando avrebbe dovuto mantenere la promessa fatta ad inizio festa.
All'improvviso la musica si fermò, per via di un cenno di Lekeb e Lucia capì che, finalmente, era arrivato il suo momento di cantare. Tutte le sirene si sistemarono su dei panchetti posti ai lati della sala e guardavano la Principessa.
Lucia si trasformò e pensò a delle parole adatte da dire, ma quando si accorse di non sentirne, e di non volerle pronunciare, le vennero alle labbra da sole:

Il cuore mio batte forte
lo sento palpitare, brilla intensamente
come le stelle
Per me, per dare gioia e libertà

Il cuore mio dà speranza
e felicità
ma senza amore non sorgerà,
non brillerà

Il cuore mio abbraccerà
coloro che lo vorranno
dedicherò questa canzone
a quelli che mi aiuteranno
a far scintillare
il potere del mare

Concluse la canzone e gli applausi coprirono il suo sospiro. Tornò sirena e si risedette sul trono, triste come non era mai stata. Poteva dire addio a Kaito, non aveva più niente che lo legasse a lui o alle sue amiche o, magari, questa cosa va ancora scoperta.
– Adesso non posso più tirarmi indietro – pensò, sconfortata. – Adesso ho perso la speranza e la possibilità che avevo di tornare alla mia vecchia vita. Ho fatto davvero bene a tornare? –
Lekeb si avvicinò a Lucia e sorrise compiaciuto. “Ha fatto il suo dovere, Principessa. Immagino che sia molto felice”
“Oh, certo.” rispose, senza entusiasmo. “Ma mai quanto te.”
Il sorriso del folletto non si spense né si incrinò. “Le sirene di questo Regno sono orgogliose di lei, e sono felici del Regalo che ha fatto loro. Ha dimostrato di amarle sopra ogni altra cosa, oggi, questa sera, con questa promessa, che tutte le sirene diventate Regine dei Mari hanno pronunciato.”
“Perdonami, Lekeb.” disse Lucia, trattenendo a stento la rabbia. “Ma sono molto stanca, vado a riposare.” cosa avrebbe fatto il giorno dopo? Di certo non poteva andare a fare shopping per negozi. Sarebbe dovuta rimanere rinchiusa per sempre? Ma che vita era? Non credeva che la scelta fatta quella mattina l'avrebbe portata a tutto quello che stava succedendo. Si accorse di detestare il proprio palazzo. “Ma come ho potuto pensare anche solo per un secondo che potesse tornare ad essere la mia casa? Non esiste più, ormai, il posto che amavo tanto da bambina.” disse, una volta in camera sua. “È stato sostituito da queste mura opprimenti. Kaito, amiche mie, dove siete?”
Aveva una strana sensazione, non le piaceva. Sarebbe successo qualcosa di grave, il giorno dopo? Sospirò, chissà se avrebbe mai più rivisto Kaito e le altre Principesse Sirene.

“Come facciamo?” chiese Hanon a Nikora “Come facciamo?!”
“Smettila di preoccuparti, nessuno può opporsi ad una convocazione della Regina dei Mari!” disse Nikora, tranquilla. “Soprattutto uno stupido, insignificante folletto!”
“Allora, andiamo?” chiese Rina.
“Che razza di domande!” disse Noel. “Certo che andiamo, vuoi forse mancare ad una convocazione simile? Sei fuori di testa? L'aria della terraferma fa male alle sirene, forse dovrei venire meno spesso!”
Coco scosse la testa. “Butto giù Seira dal letto, anche se sarà ancora offesa con me” disse. Gridò il nome della Principessina che le rispose di lasciarla in pace.
“D'accordo, io ti ho chiamato. Caren, lo dici tu a Lucia che Seira non è voluta venire?”
“COSA?” si sentì dal piano superiore. Questo fece sobbalzare tutte le Principesse che non seguivano la conversazione. Si sentirono, poi, dei rumori di cose che cadevano e che si rompevano.
“Ma cos'è...” chiese Hanon, guardando il soffitto come se guardasse un fantasma. “Un bisonte?”
“Eccomi!” disse Seira, pronta di tutto punto. “Allora? Andiamo?”
“Sì!” esclamò Hanon, agguerrita, tirandosi su la manica del vestito. “Andiamo a salvare Lucia!”
“Piano, Hulk, prima dobbiamo presentare la lettera al folletto, poi acchiapperemo Lucia e ce la porteremo via.” le spiegò Nikora. “E niente frecciatine, chiaro? O sarà la Regina dei Mari a dover andare al Palazzo di Lucia per dirci quello che ci deve dire.”
“Dici che se lo offendessi non farebbe uscire Lucia neanche per una cosa simile?” chiese Hanon, inorridita.
“Esattamente.” le rispose Nikora “Vediamo di farci furbe, per favore.”
“Posso dire di odiare con tutta me stessa quelle stupide creature marine?” chiese Hanon, alzandosi dal divano. “Guarda quanto ci fanno penare!”

Ringrazio mia sorella per avermi scritto la canzone, dato che, per quanto mi sia spremuta le meningi, non mi è venuto fuori niente.

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Capitolo 4
*** Al cospetto della Regina dei Mari ***


Risposte alle recensioni:
feferica: vedo con piacere che stai continuando a seguire la mia storia e grazie dei complimenti ^^
Debypotter: scusa di averti fatto aspettare così tanto, allora. Ho scritto talmente tante volte il pezzo in cui sono con la Regina che credo che non rileggerò mai più questo capitolo, per quanto lo odio.

E non preoccupatevi, vado lenta come una tartaruga ma la finisco!

Capitolo 4 – Al cospetto della Regina dei Mari

Lucia si svegliò la mattina successiva, le girava e le faceva male la testa. Si sollevò a sedere, massaggiandosi le tempie, per cercare di alleviare un po' il dolore. Appena aprì gli occhi, vide Hippo che strofinava le pinne l'una contro l'altra, esattamente come gli aveva visto fare la sera prima, e la cosa la insospettì parecchio. “Che succede, ora?” gli chiese, esasperata, perché, quando il pinguino si comportava in quel modo, sicuramente c'entrava quel malefico e maledetto folletto.
“Oh...” tentò il poveretto, senza smettere di torturarsi le pinne. “Niente... Lekeb... sai... ha detto che... probabilmente, avresti potuto sentire un po' di fastidi per via del Giuramento di ieri sera.” Lucia si ricordò all'improvviso di quello che era successo e sospirò, sconsolata, prima di realizzare davvero cosa aveva appena detto Hippo.
“Cosa?” gli chiese, reprimendo la voglia che aveva di prendere e tirare il collo alla prima creatura che gli fosse venuta davanti. “In che senso?”
“Nel senso... mal di testa, nausea... eccetera... lui ha detto così.” spiegò Hippo, avvicinandosi alla sirena. “Mi dispiace molto, Lucia. Non avevo idea che volesse fare una cosa del genere, a me aveva detto che era solo una normale cerimonia di benvenuto.”
“Non ti preoccupare, amico mio.” gli sorrise. Lui era l'unico che le era rimasto dentro quel postaccio; se avesse dovuto essere arrabbiata anche con lui, sarebbe rimasta completamente sola. E poi Hippo si lasciava raggirare come niente e, per uno come Lekeb, non doveva essere stata una cosa poi così difficile prenderlo in giro. “Ti credo... piuttosto, sai se una Principessa Sirena può bandire qualcuno?”
“No.” Hippo la fissò con uno sguardo di scusa. “Non credo proprio che possa, anche se non è mai capitato prima.”
Lucia scosse la testa, in fondo non aveva alcuna importanza; bandito o no, lei aveva fatto quello che lui voleva che facesse, perciò, era totalmente inutile. “Posso uscire dal Palazzo, secondo te?” ma quando, questa volta, il pinguino alzò le spalle, Lucia capì di dover chiedere al folletto che voleva evitare. “Ma guarda tu se devo chiedere ad uno stupido folletto se posso uscire dal mio Palazzo!”
Aprì la porta della stanza e percorse il lungo corridoio rosa; chiuse gli occhi: quel colore le sembrava così forte che la testa le girava anche di più. Nel salone principale non vide nessuno e si chiese se stessero ancora dormendo tutti e che ore fossero. Di solito, sulla terraferma, era sempre l'ultima a svegliarsi e arrivava a pochi minuti dall'inizio delle lezioni. Si avvicinò al trono, pensando a Kaito; si domandò che stesse facendo e dove fosse in quel momento. Una nuova fitta alla testa la fece appoggiare ad uno dei braccioli. Sapeva le cose a rate da quando aveva rivisto Lekeb.
Hippo, intanto, non sapeva cosa fare, prima aveva avuto paura che Lucia si fosse arrabbiata anche con lui perché non aveva provato ad impedire al folletto di organizzare la Cerimonia, ma poi l'aveva vista in quello stato, e anche lui avrebbe voluto picchiare Lekeb. Farle fare quel Giuramento! Senza dirle niente, poi! Il pinguino si ripromise che avrebbe dovuto passare sul suo cadavere lo stolto che avesse osato costringere Lucia a fare qualcos'altro che non voleva.
“Hippo... senti,” disse, ad un tratto, Lucia, interrompendo i pensieri del pinguino e sedendosi. “pensi che... pensi che potrei uscire dal mare?”
“Certamente!” rispose Hippo. “Il legame col mare è, tutto sommato, formale. È quello con la Perla ciò che importa. Fino a che non diventerai Regina dei Mari il tuo compito è di custodire la Perla come se fosse la tua vita. Il che significa che non puoi abitare sulla terraferma per lungo tempo, poiché la Perla trae la sua energia dall'Oceano; e adesso la tua e la sua sono legate, perciò se lei dovesse perderla, perderesti la tua vita. Comunque sia, puoi sempre fare come Caren e Noel, sempre che Lekeb non si metta tra i piedi.” guardò la faccia di Lucia diventare sempre più triste, così decise di continuare a spiegarle tutto ciò che sapeva sulla Cerimonia della sera prima. “Più la sirena commette azioni pure per salvare gli abitanti del mare, più la Perla risplende, acquistando energia di cui potrà disporre autonomamente dal mare e portandoti più vicina a diventare la prossima Regina dei Mari.”
“Tutto qui?” chiese Lucia, sbalordita. Doveva sopportare tutto quel baccano nella sua testa solo per quello? “Devo solo commettere buone azioni per il popolo del mare e forse sarò la prossima Regina? È davvero solo per questo che sto sopportando tutto questo? Per le brame di potere di un folletto? Io non credo che ci voglia così poco, Hippo. La Regina dei Mari non è tale solo perché fa – o ha fatto – la brava bambina.”
“In verità non esiste più nessuna sirena che abbia fatto questo Giuramento.” le spiegò Hippo. “È una cerimonia molto antica: risale ai tempi in cui temevamo gli umani e viceversa. Tutte le sirene che andavano a scoprire cosa c'era oltre la superficie del mare, non tornavano più e le popolazioni marine avevano cominciato ad avere paura della terraferma e dei suoi abitanti. La Cerimonia è stata creata durante quel periodo, credo per impedire almeno alle Principesse di allontanarsi da qui.”
“Beh.. immagino che fosse perché si presupponeva che la Regina dovesse affrontare chissà quali pericoli e che ci volesse una succeditrice.” ipotizzò Lucia, con ancora la testa che le girava. “Ma se è inutile, che l'ho fatto a fare? Lo sanno tutti che la terraferma non è più un pericolo!”
“Questo non credo che c'entri, anzi.” le confessò Hippo, tornando a strofinarsi le pinne l'una contro l'altra. “Credo che sia proprio questo il punto: le sirene potrebbero voler andare a vivere sulla terraferma, un giorno; il che, per il mare, potrebbe significare la rovina.”
“Ma senza sirene in giro, i folletti potrebbero organizzarsi come vogliono!” ribatté Lucia, non vedendo la logica nel ragionamento.
“I folletti non sono fatti per comandare.” rispose Hippo. Lucia per poco non lo pestò sotto ai piedi: com'era possibile che non fossero ''fatti per comandare'' se poi quel ricettacolo di spazzatura di Lekeb aveva organizzato quel piano perfetto? Lucia si voltò dall'altra parte, per paura di rimettere addosso al povero pinguino che le stava davanti: era uno sciocco, ma non per questo meritava un bagno nel vomito. Si riprese dopo qualche minuto, sentendo che il conato era passato.
“Hai detto che la Perla comincerà a disporre di energia propria, una volta che avrò salvato quante più persone possibili. Questo significa che potrò tornare sulla terraferma, un giorno?” chiese, con una piccola nota di speranza nella voce.
“Sì... ma solo per qualche mese, se non addirittura poche settimane. Lucia...” tentò Hippo, vedendola tornare delusa. “l'energia di cui la Perla può arrivare a disporre fuori dall'Oceano è molto limitata.”
La sirena annuì e si appoggiò completamente al trono, sospirando. Quindi era un ''no'', non sarebbe mai potuta tornare a vivere sulla terraferma.

“Volete muovervi?” chiese Nikora, isterica. “Siete ancora lì? Ma cosa vi dovete portare? Ti prego, Noel, posa quelle scarpe! Non credo che avrai occasione di metterle in fondo al mare.”
“Ma... sii ragionevole...” ribatté Noel, non accennando neanche per un secondo a posare le sue adorate scarpine. “Se le lascio qui, qualcuno potrebbe rubarle!”
“Mi sembra impossibile che siano passate solo due settimane dalla festa di compleanno di Lucia, era tutto così perfetto, prima...” diceva Hanon mentre pensava a coprire i tavoli con dei teli di plastica, come se si dovessero assentare per mesi. “Poi è arrivato quel folletto... di solito sono così... così... poco inclini a dare ordini! Questo è veramente fuori dal comune!”
“I folletti del mio Regno, se dovessero fare una cosa del genere, potrebbero anche farsi le valigie, io di certo non impedirei loro di andarsene!” sbottò Caren, aiutandola. “Non sono obbligati a restare. Nessuno li ha mai invitati!”
“Ma una Principessa Sirena non può neanche bandire, ricordi, sorella?” chiese Noel, come se facesse il verso a qualcuno che le aveva insegnato quella frase, sedendosi sul divano, senza neanche preoccuparsi di accampare una scusa credibile che le permettesse di farlo. “La vita della Principessa Sirena è una barba! Scommetto che nessuno farebbe tante storie se fossimo sirene che nessuno conosce!”
“Scommetto che tante ''sirene che nessuno conosce'' la pensano esattamente al contrario.” le fece notare Rina, mentre si occupava della chiusura di tutte le camere. “Per quanto tempo mancheremo, Nikora?”
“Beh.. prima dobbiamo andare da Lucia, poi dalla Regina, penso che ci intratterremo per tutto il resto della giornata, non di più...” rispose quella, fermatasi in quel momento per pensare alla risposta. “Comunque è meglio chiudere tutto, non si sa mai.”
“Ma sembra che stiamo per partire per la guerra!” si lamentò Seira, che stava mettendo tutte le scope e gli scopettoni nell'armadio del sottoscala. “Non vedo l'ora di rivedere Lucia! Chissà come si sente, poverina...”
Le avevano spiegato del Giuramento che aveva fatto, ma Seira dovette ammettere di non averci capito poi più di tanto; non aveva mai sentito parlare di una simile Cerimonia. Tuttavia, dalle espressioni afflitte delle amiche, aveva compreso che non doveva essere stato qualcosa di così vantaggioso. “Ma... Coco... la Regina ci vuole parlare della nascita di Reil?” chiese, eccitata, la Principessina.
“Credo proprio di sì.” rispose Coco, altrettanto contenta. “Però... Seira, devi sapere che... dopo la sua nascita dovrai cavartela da sola, dato che dovrò pensare a lei...”
“Oh...” disse Seira, rattristandosi; in effetti non aveva pensato al dopo. Che cosa avrebbe fatto da sola? Sarebbe stata in grado di mandare avanti un Regno, specialmente l'Oceano Indiano? “E... ma come farò da sola?”
“Oh, avanti!” le disse Hanon, cercando di incoraggiarla. “Noi a quattordici anni ci destreggiavamo piuttosto bene, perché tu non dovresti farcela? Sei nata per essere una Principessa, Seira! Queste cose ce le hai nelle pinne!”
“Ma se poi...” ribatté lei, pensando a tutto quello che era capitato a Sara. Dopotutto, anche lei era nata Principessa, ma questo non aveva significato assolutamente niente. La sua espressione si fece triste. “E se poi... mi innamoro di uno come Gaito e finisco come Sara?”
“Questo non succederà.” la rassicurò Coco, mettendole una mano sulla spalla. “Anche se insegnerò a Reil come essere una Principessa Sirena, non vuol dire che le cose cambieranno, Seira. Se avrai bisogno di aiuto, potrai sempre contare su di me. Voglio dire, su tutte noi.” e indicò le altre, per enfatizzare il discorso.
“Ehi...” disse Rina, col fiatone, scendendo dal piano di sopra. Non aveva seguito affatto la discussione e non si rese conto di averla interrotta. “Io ho finito, siamo tutte pronte?”
“Noi sì!” risposero Hanon e Caren, appena ebbero finito di posare l'ultimo foglio di plastica sulle sedie della cucina.
“Per fortuna che non ci sono clienti!” esclamò Noel, sospirando. “Altrimenti sarebbe stato un bel problema.”
“Perché complicarti la vita con questi pensieri, Noel?” le chiese Nikora, acida, dato che non si era data da fare neanche un po' per aiutare le altre. “Tanto non ce ne sono!”
“Potresti anche essere più gentile con me!” ribatté la povera Noel, sentendosi offesa: non era una stupida! “Non sono mica una sirena senza cervello solo perché a volte mi comporto come tale! Ogni tanto è bello scostarsi dalla vita seria e irreprensibile che deve avere una Principessa Sirena. Lo sai quanto rompe le scatole essere una statua di cera?”
“Andiamo?!” chiese Rina, impaziente, trascinando entrambe fuori dalla porta. “Non so se ve lo ricordate, ma dobbiamo rapire Lucia.”

Intanto, la loro amica si trovava ancora nella sala del trono, quando venne svegliata da Hippo, che, per la prima volta da quando erano arrivati nell'Oceano Paicifico del Nord, non si stava torcendo le pinne. Quella visione fece, per un momento, pensare a Lucia che niente di tutto ciò che era realmente successo fosse accaduto, e che lei si fosse solo addormentata sul divano di Nikora.
“Cosa c'è?” chiese, stropicciandosi gli occhi e guardandosi intorno, tornando alla dolorosa realtà. Sbadigliò, e tornò a guardare il pinguino che saltellava ai suoi piedi. “Allora?”
“Beh... ecco... è arrivata una lettera!” esclamò, come se gli avessero rubato qualcosa che gli spettava di diritto. “Ma non credo che potrai vederla”
“Perché no?” chiese Lucia, improvvisamente sveglia e vigile. “L'hai persa?”
Il pinguino alzò le spalle. “No.” le rispose. “Lekeb sembra essere arrivato prima di me.”
Lucia sbuffò. “Fantastico.” disse, ironica. In quel momento poteva dire che era tutto perfetto! Neanche le lettere poteva leggersi da sola! “Non la rivedrò mai più, quella lettera! Chissà che c'era scritto!”
“Principessa!” nel salone irruppe Lekeb, tutto contento. “Ho una notizia per lei.”
“Adesso intercetti anche la mia posta? Non ti basta tenermi prigioniera qui?” gli chiese Lucia, furiosa. “Non ti permetto di fare una cosa del genere.”
“Io penso solo alla sua felicità, Principessa Lucia.” rispose quello, con espressione innocente. Lucia avrebbe voluto tanto non starlo a sentire: quel folletto sembrava che fosse un disco rotto; ripeteva sempre la stessa frase.
“Esigo che tu avverta prima me, se ci dovesse essere qualsiasi cosa indirizzata a me, degli ospiti o qualunque cosa che mi riguardi. Le cose stanno così se non ti vanno bene, non so che dirti.” gli disse. “Vorrei essere l'unica a leggere almeno la mia posta. Lo sai che è privata?”
Lekeb fece un inchino profondo fino a terra. “Ai suoi ordini, Principessa.” disse, facendo un sorriso che lei non poteva vedere. “Ma ora vogliamo parlare del contenuto della lettera che è arrivata questa mattina presto?”
Lucia sospirò, per non mettersi a gridare. La lettera era arrivata qualche ora prima e lei ne veniva a conoscenza solo in quel momento. Per la prima volta in vita sua, notò che aveva ripetuti istinti omicidi a distanza di poco tempo verso la stessa creatura. “Almeno fammela leggere.”
“Non ne avrete bisogno.” disse Lekeb, sempre sorridendo. Lucia si morse il labbro inferiore, al solito, per impedirsi di urlare.
“Questo dovrei stabilirlo io, non credi?” rispose lei, fulminandolo con lo sguardo. “Dammi immediatamente quel pezzo di carta, o, anche se secondo te non posso, troverò il modo per farti rinchiudere.”
“Non è così che dovrebbe parlare la prossima Regina dei Mari, Principessa.” Lucia lo ignorò e tese la mano verso Lekeb, che sembrava intenzionato più che mai a non esaudire la richiesta. “Dovrebbe mostrarsi più cortese col suo popolo, solo così la sua Perla potrà risplendere e darle dei poteri più grandi.”
“I poteri non mi interessano, a meno che non mi diano il mezzo per cacciarti, se non dal mio Regno, almeno dalla mia vista.” gli rispose lei, acida. “E adesso, invece di cambiare discorso, dammi quella lettera. Ora. So ancora leggere, mi pare; posso farcela da sola, senza discuterne con te. So prendere delle decisioni.”
Il sorriso di Lekeb si incrinò un po', quel po' che bastò a Lucia per notarlo, e questo le fece provare una certa soddisfazione: si sentiva come se stesse vincendo una sfida mortale. “Hippo, ti prego... portami quella dannatissima lettera, prima che si faccia notte e mi venga una crisi di nervi.”
“Ma non è mai stato da te, Lucia.” disse Hippo, stupito. Si chiese cosa stesse succedendo alla sua amica, non sembrava neanche più lei.
“Lo so, Hippo.” rispose la sirena, sospirando. “Pare che quella Cerimonia mi abbia resa piuttosto isterica, come la vista di quel folletto.”
Hippo si avvicinò a Lekeb che, suo malgrado, cedette la lettera al pinguino, che la portò a Lucia, ancora seduta sul proprio trono. “Tieni, Lucia.” lei lo ringraziò e cominciò a leggere quelle poche righe.

Alla Principessa Sirena dell'Oceano Pacifico del Nord.
Durante il giorno della Festa della Ninfa, la Regina dei Mari richiede la presenza di Sua Altezza Lucia per importanti decisioni da prendere. Inoltre, verrà comunicata la data della nascita della prossima Principessa Sirena dell'Oceano Pacifico del Nord, Reil.
Tutte le Principesse dovranno essere presenti.

La Corte Reale dei Sette Mari

Lucia quasi saltò per la gioia: poteva uscire di lì! E, cosa che la rendeva ancora più euforica, poteva rivedere le sue amiche! Ed era proprio quello il motivo per cui quel folletto non voleva che lei la leggesse! Probabilmente era andato lì per farla partire in fretta e furia così da finire prima dell'arrivo delle altre, che sicuramente stavano per andare a prenderla. Per poco Lucia si trattenne dall'alzarsi e dal prenderlo a colpi di coda per saltellare subito dopo sulla sua pancia.
“Una convocazione della Regina dei Mari!” strillò, tutta eccitata. “Una convocazione della Regina! Devo scegliere cosa mettere!” dopo essersi resa conto della stupidaggine appena detta, trovandosi in fondo al mare, si alzò e rilesse la lettera un altro paio di volte, per essere sicura di non essersi immaginata tutto. Dunque, se non ricordava male, la Festa della Ninfa era ricordata perché indicava la creazione delle sette Principesse. Si diceva che fosse accaduta dopo che la Ninfa creatrice del mare era stata tradita dal proprio consorte. Per questo motivo lo aveva escluso dal dominio sui Sette Mari e creò le Principesse Sirene, per impedirgli di impadronirsi nuovamente del regno marino. Nessuno, fino a quel momento, era riuscito a riunificare tutti e sette i Regni; questo perché la leggenda diceva che solo quando la Ninfa si fosse riappacificata col proprio consorte, i Regni sarebbero potuti tornare ad essere uno solo. Se qualcuno avesse cercato di riunire le sette parti in cui era stato spezzato il regno, prima che questo potesse avvenire, le Principesse avrebbero dovuto impedirlo, o sarebbero accadute gravissime catastrofi. “Ma è oggi la Festa della Ninfa!” esclamò, poi, ad alta voce.
“Propongo una scorta, se mi permette Principessa.” disse Lekeb, ripresosi incredibilmente dalla scena precedente. “Potrebbe essere pericoloso... non si sa mai chi può incontrare durante il tragitto.”
“Credi che non sappia neanche più difendermi da sola?” chiese Lucia, infastidita. Solo perché aveva fatto quello stupido Giuramento, non significava che non era più in grado di combinare niente.
“Magari qualcuno vorrà attaccarvi...” tentò Lekeb. Ma, in realtà, pensava che, se si fosse incontrata con le altre Principesse, li avrebbe abbandonati. Una scorta sarebbe servita anche a tenere lontano quelle sei scocciatrici.
“O forse hai solo paura che incontri le mie amiche?” domandò lei, con tono casuale, facendolo sentire come un bersaglio appena centrato.
“Basta con queste scemenze!” Lucia sentì una voce provenire dall'entrata del Palazzo, alzò la testa e vide la sua cara amica Hanon. Subito dopo aver realizzato che era davvero lei, ebbe l'impulso di correrle incontro ed abbracciarla, ma qualcosa, o meglio, qualcuno si frappose tra lei e la sua salvatrice. “Lucia verrà con noi, sarà più che protetta, vedrai! Non c'è bisogno che ti scomodi più di tanto, caro il mio folletto.”
“Non credo che la Principessa con voi altre sia al sicuro. Principessa Lucia, mi sentirei più tranquillo se lei...” non ebbe occasione di finire, perché Hanon fece quello che a Lucia era venuto in mente di fare giusto poco prima: con un colpo di coda l'aveva spedito al muro.
“Ti sta bene come risposta?” chiese, prendendo Lucia per un braccio. “Lucia non ha bisogno di nessuna scorta, razza di barboso folletto senza cervello! Ha solo bisogno delle sue amiche! Andiamo dalla Regina, mica a divertirci! E tu non sei gradito al suo cospetto. Coraggio, Lucia, muoviamoci o le altre arriveranno prima di noi! Muoviti, Hippo, se vuoi venire anche tu!”

Quando uscirono da palazzo, Lucia si permise un sospiro e abbracciò Hanon fino a farla quasi soffocare. “Grazie, amica mia!” disse, con le lacrime agli occhi. “Non ce la facevo proprio più a stare lì dentro!”
“Figurati!” rispose Hanon, una volta che Lucia la lasciò andare. “Piuttosto.. sei pallida come lo straccio che Nikora usa per pulire l'hotel, che ti è successo?”
Lucia sorrise, per quel paragone. Si vedeva proprio che era insieme ad Hanon. “Il Giuramento. Hippo ha detto che è una cosa normale, ho avuto mal di testa e nausee tutta la mattina, lasciamo perdere... vorrei solo averlo mandato al diavolo e aver rinunciato al Regno.”
“Lucia, tu prendi sempre le decisioni migliori in ritardo. Si può sapere cosa te ne importava? Se per te contava di più vivere sulla terraferma insieme a Kaito, perché sei tornata qui?” chiese Hanon, che non capiva. Lei non aveva nessuna intenzione di tornare a casa, almeno fin quando Shirai non avesse scoperto il suo segreto. Ma pensò con amarezza che quel ragazzo non era molto sveglio nelle deduzioni, e lei non poteva andargli a dire tutto senza correre il rischio di trasformarsi in schiuma di mare. Decise, comunque, di non pensarci troppo su, almeno per il momento. “Tu hai idea di cosa voglia dirci la Regina, oltre alla data di nascita della nostra nuova compagna?”
“Non saprei...” rispose Lucia, in sincerità. Non credeva proprio che la Regina le volesse lì per qualche altro motivo. “Perché pensi che ci debba dire altro?”
“Beh...” rispose Hanon, come quella che ci ha ragionato a lungo ed è arrivata ad una sola conclusione. “Credo che ce l'avrebbe scritto e basta, no? Che senso ha farci fare tutta questa strada solo per comunicarci una data che poteva scrivere su un pezzo di carta?”
Lucia ci pensò un po', onestamente non ci aveva neanche fatto caso. Era stata solamente felice di potersene andare dal proprio Palazzo, nonostante ci fosse tornata neanche due giorni prima prima. “Provvidenziale, comunque, l'intervento della Regina.” disse Lucia, dopo. “Altrimenti rischiavo di diventare matta. Ti giuro che non posso neanche vedere i muri di quel palazzo, non riesco a sopportarlo. E se poi penso che c'è anche Lekeb tra quelle mura, vorrei che crollasse tutto.”
Hanon sorrise. “Non temere.” le disse, dandole una pacca sulla spalla. “Non lascerò che quel coso ti impedisca di avere una vita sociale. Credi che, ora che sei nel tuo Palazzo, ti lasceremo sola? Scordatelo, Lucia! Verremo a trovarti ogni volta che potremo. Quel folletto! Che borbotti pure quanto vuole! Io sono una Principessa, faccio quello che mi pare!”
Lucia annuì. A volte voleva avere lo spirito di Hanon. Probabilmente, se ci fosse stata lei al suo posto, non avrebbe fatto quello stupido Giuramento che la legava alla Perla. A che scopo, poi? Ormai le sirene non temevano più gli umani! Scosse la testa, decidendo di non pensarci più, ma questo movimento non le fu molto gradito. Infatti, cominciò a vedere le cose come se fosse su una giostra che girava troppo velocemente.
“Lucia...?” la chiamò Hanon, vedendola un po' spaesata. “Qualcosa non va?”
“No,” rispose l'altra, cercando di sembrare convincente. “tutto a posto. Solo qualche effetto collaterale della Cerimonia di cui ti ho parlato prima. Mi chiedo quante altre cose non so di tutta questa storia.”
“Probabilmente, Lucia, tutto.” rispose Hanon, potendo solo immaginare le macchinazioni di Lekeb. “Quel... quel coso... pensa solo ai suoi interessi, dei tuoi non gliene importa un granché. Vuole solo che tu diventi Regina dei Mari per poterti manipolare come vuole, ma tu puoi farne ciò che vuoi, una volta diventata Regina. Non è come essere una Principessa, non puoi neanche bandire!” a lei sembrava ingiusto che non potessero farlo. D'accordo che potevano esagerare, ma quando ce n'era davvero bisogno, non potevano neanche cacciare gli scocciatori. “Scommetto che non potrai venire a fare shopping, la prossima settimana, vero?”
“Immagino proprio di no.” rispose Lucia, sorridendo tristemente. Al solo pensiero di dover chiedere ancora il permesso a Lekeb, le veniva da prendere una roccia e romperla. “E comunque non mi sento tanto bene... forse dovrei semplicemente chiudermi in camera mia e dormire tutto il tempo, fino alla fine dei miei giorni.”
“Scemenze! Io, Lucia, andrei dal dottore.” propose Hanon, col tono di una che escluderebbe tutte le altre possibilità. “E poi, è sempre una scusa per lasciare il Palazzo.”
“Non ho bisogno di un dottore, Hanon.” rispose Lucia, sorridendole. “Lo sai, è tutta colpa della Cerimonia. Hippo me l'ha detto stamattina.” Hanon sbuffò e la trascinò verso le altre, che erano finalmente visibili. Ancora lontane, ma visibili. Hippo, dietro di loro, cercava di nuotare più velocemente per tenere il loro passo.

“Ce ne avete messo di tempo per arrivare!” sbottò Hanon, mettendosi le mani sui fianchi. “Devo fare sempre tutto io, sfaticate!”
Caren inarcò un sopracciglio, dubbiosa. “Ma se tu hai preso la rincorsa e ti sei messa a nuotare come un missile! Come potevamo starti dietro? Chi te l'ha data tutta quella forza nelle pinne?” chiese.
“Dovevo salvare Lucia!” rispose Hanon, come se non dovesse neanche domandarlo. “Qualche altro minuto e Lekeb l'avrebbe mandata da sola, con una scorta! Ma vi rendete conto? Sapeva che noi saremmo venute, e già preparava la partenza di Lucia in fretta e furia perché non ci incontrassimo.”
“Aveva paura che tornasse sulla terraferma con noi?” chiese Rina, guardando le sue amiche.
“No, impossibile.” disse Nikora, interrompendole. “Lucia non potrebbe vivere molto a lungo sulla terraferma. Cioè, puoi venire quando vuoi, ma non ti ci puoi stabilire. La tua casa è questa, ormai. La tua Perla non può restare per troppo tempo lontano dall'Oceano.”
Lucia annuì, tristemente. Desiderava solo che si smettesse di parlare della Cerimonia e che cominciassero il viaggio. “Lo so, me l'ha spiegato Hippo stamattina.” disse, cercando di sorriderle. “Allora? Andiamo?”
Nikora, in uno slancio di affetto, abbracciò Lucia, quasi dovesse stritolarla. “Povera la mia Lucia!” disse, cercando di tirarla su di morale. “Ma non ti preoccupare! Troveremo un modo per farti stare sulla terraferma il più a lungo possibile, ogni volta che vorrai.”
“Grazie... ma...” Lucia era rimasta un po' spiazzata, di solito Nikora non si dava mai a manifestazioni di affetto come quella, se non in occasioni speciali come compleanni o feste varie. E dopo di lei, fu il turno delle altre, e poi di Seira, che si scusò con Lucia per non averla potuta salutare.
“Non fa niente, Seira.” le sorrise, accarezzandole la testa. “Adesso siamo tutte qui, no?” la piccola Principessa annuì, più tranquilla. Insieme, tutte e otto, cominciarono a nuotare verso il Castello della Regina dei Mari, con Seira che non si staccava da Lucia più del necessario, se non appena lo spazio che le serviva per poter muovere la coda.

“Secondo voi..” disse Hanon, poco prima che il Castello della Regina fosse visibile. “Dovevamo portare anche Madame Taki?”
“Madame Taki?” chiese Nikora, come se si fosse appena ricordata di una cosa che doveva fare. “Oh, per tutti i Sette Mari! Se n'è rimasta talmente tanto chiusa nella sua stanza che mi sono dimenticata che fosse ancora lì! Credo proprio di averla chiusa dentro l'hotel. Non potevi ricordartene prima, Hanon?” La sirena dalla Perla Blu credeva che fosse tutta colpa della vecchia veggente e guardò Nikora come se fosse diventata matta. In fondo, Madame Taki poteva benissimo chiedere perché c'era tutto quel trambusto e scoprire, così, dove stavano andando e perché. Non vedeva come la cosa potesse coinvolgerla e alzò le spalle.
“Oh..” fece Caren, come se non fosse importante. “non credo che se ne accorgerà. Dopotutto, ha scorte di cibo e acqua per i prossimi dieci anni, visto quante cose hai comprato! E non uscirà dalla sua stanza, se non per, appunto, mangiare o bere. Perciò non mi preoccuperei, non si accorgerà neanche che non ci siamo, vedrai.”
Nikora ci pensò, poco convinta. Si chiese se, tra le altre cose, aveva finito di predire disgrazie che si sarebbero verificate a distanza di chissà quanto tempo. “Le sue profezie mi preoccupano. Credo che cominci a perdere più colpi di quanti ne perdesse prima... forse dovrebbe farsi rimandare quella medicina che le preparava il suo fidanzato.” la parola ''fidanzato'' riferita ad una donna dell'età di Madame Taki la fece sorridere.
“Ma non le serviva per nascondere l'età?” la domanda di Noel fu completamente ignorata, a causa dell'esclamazione di Lucia:
“Guardate!” disse la sirena, estasiata dalla vista dell'imponente castello. “Quello è il Palazzo della Regina dei Mari!” non seppe perché, ma vedere quel Palazzo le fece sentire una sensazione di benessere che andava ben oltre quella che aveva provato quando aveva visto il proprio. Tutte fissarono il gigantesco castello interamente di cristallo che si trovava di fronte a loro e sospirarono per la meraviglia.
“Io non c'ero mai stata.” confessò Hanon, guardando tutto come se si trovasse in un altro mondo. “Perché non ce l'abbiamo anche noi così?”
“Secondo te?” le chiese Rina, guardandola storto; infatti, riteneva che Hanon pensasse – o meglio, continuasse a pensare – al lato estetico delle cose, non accorgendosi affatto che, come si suol dire, l'abito non faccia il monaco. “Lei è la Regina, Hanon... noi le Principesse Sirene.”
“Lo voglio anch'io il Palazzo di cristallo!” protestò lei, ignorandola. “Posso averlo, Nikora?”
“Chiedilo per il tuo compleanno. E comunque credo di no.” le rispose Lucia, ridendo. “A meno che non diventi Regina dei Mari.. non dev'essere così male vivere lì dentro.”
“Certamente no!” rispose Hanon, mentre lei e Lucia lo squadravano da cima a fondo, con un certo timore, come se avessero potuto rovinarlo. “Oh, Lucia.. facciamoci ospitare per qualche decennio!”
“Ragazze!” le rimproverò Nikora, con la voce di chi sgrida due bambine capricciose. “Non siamo qui per divertirci! Una convocazione dalla Regina significa cattive notizie.”
“E questo quando avevi intenzione di dircelo?” si lamentò Noel, anche lei prestando attenzione unicamente alla costruzione di cristallo. “Alla fine del discorso della Regina, quando lo avremmo capito da sole?”
“Perché significa cattive notizie?” chiese Seira, che era rimasta in silenzio fino ad allora. Nikora sospirò, facendo con la mano un gesto che significava chiaramente ''lascia stare''. Seira si girò verso Coco, con l'espressione di quella che non ha capito un tubo. Lei le sorrise, dandole una pacca gentile sulla testa, come poco prima aveva fatto Lucia.
“La Regina non convoca quasi mai le Principesse Sirene, se non in caso di seri pericoli, per questo Nikora dice così.” le spiegò. “Ma io non mi preoccuperei troppo, fossi in te. Vedrai che non è niente!”

Appena arrivarono di fronte alla gigantesca porta, questa si abbassò, lasciandole ancora più meravigliate: non avevano mai visto niente di simile. Dietro la porta compariva un corridoio lunghissimo, tanto che da dove si trovavano loro, non riuscivano a vederne la fine. Le sirene si guardarono, per decidere chi dovesse entrare per prima.
“Beh?” chiese Nikora, che non aveva preso parte allo scambio di sguardi. “Non entriamo?”
“Possiamo davvero?” chiese Seira, dubbiosa. Non riusciva a capirne il motivo, ma non si sentiva tranquilla: quel Palazzo le metteva agitazione. “Siamo sicuri di essere nel posto giusto?”
“Sì, Seira, sono sicura.” ribatté Nikora, col tono di quella che ha finito la pazienza. D'accordo che era invecchiata, ma ancora sapeva raggiungere il Palazzo della Regina dei Mari! “Il Castello della Regina è visibile solo per le creature che possiedono sangue di sirena. Per questo nessuno è mai riuscito a conquistarlo. Chiunque altro ci passerebbe vicino senza vederlo.”
“Capisco...” disse Lucia, ammirando il castello più da vicino. “Meraviglioso.”
“Puoi dirlo.” rispose Noel, anche lei ancora col naso all'insù, concentrata a guardare le maestose torri. Anche Hanon annuiva, sempre più convinta di volerne uno uguale.
“Volete rimanere lì?” chiese Caren alle tre, che senza neanche accorgersene, erano rimaste indietro. Quando quelle si girarono a guardarla, videro che era già dentro, e a un buon punto del corridoio. Quando anche Noel, l'ultima a mettere pinna nel palazzo, entrò, la porta si richiuse così come si era aperta.
“Forte...” fu il commento di Rina. Le Principesse seguirono Nikora, che evidentemente conosceva bene quel posto, senza fare altre domande, non a lei, almeno.
“Tu sai dove stiamo andando?” bisbigliò Hanon a Lucia. Seira aveva afferrato un braccio di Lucia e uno di Coco, e non aveva intenzione di lasciarli andare per niente al mondo. Lucia scosse la testa: non aveva idea di dove Nikora le stesse conducendo. “Credi che la Regina ci riceverà subito?”
“Non so.” rispose Lucia, allo stesso modo. “Ma credo di sì, anche se oggi è la Festa della Ninfa.” ricordava che una volta aveva assistito alla Festa da bambina, nel suo Regno. Era una festa che andava rispettata da tutti, nessuno doveva occuparsi d'altro che della sua preparazione, nella settimana in cui cadeva. La Regina compariva sempre a quelle feste, era un'occasione per visitare tutti i Regni e vedere da vicino le situazioni di ognuno. Solo in quell'occasione la Regina usciva dal proprio palazzo. Si chiese per quale ragione nessuno avesse pensato – e più precisamente la sua mente si focalizzò su Lekeb – a ricordarle dei festeggiamenti da organizzare.
“Sì, però che barba.” disse Hanon, dopo averci pensato su. “Sempre chiusi qui dentro... bello quanto vuoi, ma... non credo che sopravviverei. Immaginatevi, niente shopping e niente divertimento!”
“Quando tornerai qui giù sarà lo stesso!” le fece notare Caren, ricordandole che, prima o poi, anche lei sarebbe dovuta tornare a casa come aveva fatto Lucia. La Principessa dalla Perla Blu sbuffò: nessuno le dava mai buone notizie da quando avevano passato la superficie dell'acqua! Non era esattamente un posto dove voler tornare a stare se quelle erano le premesse!
“Io ho paura.” disse Seira, stringendo più forte le braccia delle due amiche. “Voi no?”
“Non c'è ragione per averne!” esclamò Nikora, fermandosi davanti ad una porta. “Solitamente la Regina dei Mari non mangia le sue Principesse.”
“Solitamente?” chiese, impaurita, Seira, che non aveva colto l'ironia. Coco cercò di tranquillizzarla, ma Seira in quel momento non sarebbe rimasta ad ascoltare nemmeno Lucia, che era il suo modello di Principessa Sirena perfetta.
La porta davanti a loro si spalancò, come poco prima aveva già fatto quella all'ingresso. Nello stesso modo, le sette Principesse erano un po' titubanti. Nikora prese la prima che le veniva vicina, che si rivelò essere la povera Rina, e la trascinò dentro con sé, facendo bene intendere alle altre a suon di occhiate che avrebbe fatto lo stesso con loro se l'avessero costretta. Subito dopo di loro entrò Noel, e tutte le altre la seguirono.
Comunque, rimasero in piedi davanti alla porta come se fossero fatte di plastica, non riuscendo a capire cosa dovessero fare. Lucia notò solo in quel momento la sala in cui erano appena entrate: era grandissima, il tavolo rotondo era, come tutto il resto, di cristallo e la luce che entrava da fuori, sebbene fossero negli abissi dell'Oceano, quasi accecava. Il tavolo era disposto per far sedere nove persone, ed, infatti, c'erano esattamente nove tazze da tè.
“Nikora...” si azzardò Hanon, bisbigliando. “possiamo sederci, secondo te?”
“Certamente!” la risposta, però, non arrivò da Nikora, bensì da una voce sulle loro teste, che fece alzare tutti i loro sguardi verso quella direzione. “Sarebbe scortese far rimanere in piedi degli ospiti venuti da così lontano.”
Tutte spalancarono le loro bocche: la Regina dei Mari era appena comparsa davanti a loro. Se gli umani pensavano che loro fossero le creature più belle che esistessero, era perché non avevano mai visto la loro Regina. Questo stavano pensando tutte, tranne Nikora, più concentrata sulla curiosità che aveva di sapere il perché della convocazione.
Le sirene, dopo un attimo di smarrimento, si sedettero, cercando di non commettere azioni goffe o inciampare. Avevano perso l'abitudine ad essere sempre perfette, soprattutto quelle che abitavano sulla terraferma ormai da parecchio.
La Regina dei Mari si sedette subito dopo di loro e, prima di cominciare a parlare, emise un sospiro, mentre cercava le parole giuste per far conoscere la situazione a quelle povere care. Solo in quel momento Lucia si accorse che l'acqua non era presente nel castello e che loro erano trasformate come se dovessero cantare una canzone.
La Regina si chiese se fosse giusto metterle al corrente e dare loro, così, altre preoccupazioni. “Lucia,” disse, attirando l'attenzione della Principessa. “ho visto il tipo di Giuramento che hai fatto.” Lucia si limitò ad annuire, non avendo idea di come poter rispondere ad una simile affermazione. “Posso chiederti perché?”
Lucia spalancò la bocca, ma non perché volesse parlare, anzi, la domanda l'aveva lasciata ancora di più senza parole. “Ecco...” tentò, distogliendo lo sguardo dalla Regina. “io... pensavo che i miei servitori potessero averne bisogno. Credo di poterli proteggere meglio e...”
“È molto pericolosa.” fu la risposta della Regina. “Non si fa più da tanto. Cosa ti ha spinto ad una simile azione?”
Hanon, guardandola, si domandava per quale motivo Lucia non si decidesse a dirle tutto del folletto esaltato. Ma Lucia non voleva che la Regina pensasse che lei fosse una totale incapace: insomma, non tutte si sarebbero lasciate convincere a fare una cosa simile da un folletto.
“Credo che sia la cosa migliore per tutti.” mentì Lucia, cercando di non far sembrare troppo false quelle parole. “In fondo io sono una sirena, la mia casa è qui.”
La Regina non credette neanche ad una parola, ma non indagò oltre, dato che non otteneva proprio niente. “Comunque, se devo essere sincera, è stato il momento più sbagliato per farla. Ci sono troppi problemi.” disse, poi.
“In che senso?” chiese Nikora, parlando per la prima volta da quando era entrata nella sala. Il Giuramento di Lucia aveva causato dei problemi alla Regina? Com'era possibile?
“Giorni fa ho avvertito uno squilibrio.” disse la Regina, con tono grave. A tutte le Principesse venne da chiedersi se, in qualche modo, ciò che stava succedendo c'entrasse con le profezie di Madame Taki. “Qualcosa sta cambiando nel mare, e non arriverà tardi il momento in cui dovremmo prepararci per difenderlo da un nuovo nemico.”
“Ma...” tentò Rina, concentrando su di sé l'attenzione di tutti. “perché questo nemico è diverso? Insomma, non siamo mai state convocate qui per una cosa del genere.”
“Perché” rispose la Regina, sorridendo alla sirena che aveva posto la domanda. “la vibrazione che ho potuto avvertire era più forte delle altre. Temo che le Perle da sole non basteranno.” sospirò, guardando tutte e sette le sue ''figlie''. “Desidero che stiate sulla terraferma, tutte quante, almeno finché non avrò capito con certezza di che si tratta.”
“Potrebbe...” la voce di Coco arrivò chiara alle orecchie della Regina. “Potrebbe essere perché non c'è più una Principessa Sirena dalla Perla Gialla?”
“Giusto.” disse la Regina, ricordandosi cosa aveva fatto scrivere nella lettera. “La data di nascita di Reil... comunque, no. Ho avvertito quest'anomalia più di una settimana fa. Il tuo vecchio trono, Coco, è vuoto da molto più tempo.”
“A proposito.” disse Seira, guardandosi intorno, dopo aver superato la paura. “Perché Jilie, la reggente del Pacifico del Sud, non è qui?”
“Perché non è una Principessa Sirena!” rispose subito Hanon, sentendosi quasi offesa ad essere paragonata a quell'odiosa. L'aveva incontrata una volta sola, quando erano andate nel Pacifico del Sud per la sua ''incoronazione'', e doveva dire che le era davvero bastata. Non aveva più avuto quell'insofferenza verso una persona dai tempi delle Dark Lovers e delle Black Beauty Sisters.
“Silenzio!” sbottò Caren, curiosa di sapere quando avrebbero conosciuto la loro nuova sorellina.
“La Regina non ha ancora finito di parlare!” le ammonì anche Noel.
La Regina sorrise alle Principesse e continuò a parlare. “Propongo quest'estate. È un lasso di tempo abbastanza lungo per permetterci di eliminare il problema attuale.” spiegò, cogliendo gli sguardi confusi delle ragazze. “Non desidero che nasca in un periodo movimentato in cui si possa venire a trovare in una situazione spiacevole, essendo completamente inesperta... non vorrei che si trovasse ad affrontare una situazione più grande di lei.”
“Me ne prenderò cura!” si offrì Coco, facendo rabbuiare un po' Seira. “Seira è abbastanza grande per cavarsela da sola. So che sarà una Principessa migliore di Sara, e credo che sia ora che cominci a governare il suo Regno da sola.”
La Regina dei Mari annuì. “Sento che hai paura, Seira.” disse, guardando la più giovane. La sirena alzò le testa e annuì. “Non devi.” la confortò. “Sei una Principessa, ti è stato insegnato come si regna. Al momento giusto saprai cosa fare.”
Seira fu confortata solo un po' dalle parole della Regina; anche le altre sue amiche le avevano detto lo stesso, più volte, ma lei non era sicura che avrebbe saputo comportarsi nel modo più corretto nel momento del bisogno.
“C'è un problema.” questa volta a parlare fu Lucia. “Io non posso vivere sulla terraferma... non ora che... la mia Perla Rosa non ha abbastanza energia. Mi hanno spiegato che devo... fare qualcosa per farla splendere in modo da caricarla e permettermi di vivere anche fuori dall'Oceano.”
“Non temere, Lucia.” le rispose la Regina. “Posso darti tutta l'energia che ti serve per stare sulla terraferma il tempo che occorre.”
“Quanto tempo?” domandò Caren, pensando di dover avvisare i suoi sudditi che non sarebbe tornata tanto presto.
“Un anno... più o meno quando nascerà la nostra nuova Principessa Sirena.” rispose la Regina. “Spero che possa bastare.”
“Questo significa che non avremmo più a che fare con i folletti del Regno di Lucia?” chiese, speranzosa, Hanon. Tutte le altre la guardarono come se avesse detto la più grossa stupidaggine di questo mondo, tranne la Regina, che si limitò semplicemente ad annuire. “Menomale!”

Più tardi, la Regina diede loro il permesso di andarsene, ma Nikora era pensierosa: sospettava che, alla fin fine, Madame Taki non avesse avuto nessuna perdita di colpi, anzi: poteva anche darsi che fosse la prima volta in cui faceva una predizione per bene.
“Tutte tranne te, Lucia.” disse la Regina, e la sirena si bloccò. “Dobbiamo ancora caricare la tua Perla.”
“Giusto...” Lucia non aveva troppa voglia di rimanere da sola con la Regina dei Mari: sembrava che sapesse tutto. Le pareva che il suo sguardo la potesse trapassare e leggere dentro di lei come se fosse stata un libro. La Regina alzò lo scettro e la Perla di Lucia cominciò a brillare, trasmettendole un forte calore. Quando la luce si interruppe, lo fece anche quella sensazione di caldo; e Lucia sospirò per il sollievo. “Grazie.”
La Regina le sorrise di nuovo, e la sirena ebbe appena il tempo di vederlo, perché un secondo dopo si ritrovò nella hall dell'hotel insieme a tutte le sue amiche e Nikora.
“Però...” fu il commento di Hanon. “Il trasporto dei Sette Mari è più veloce della luce!”
Sentirono dei passi che le fecero girare verso le scale e, con loro grande sorpresa, videro scendere Makame Taki. Nikora alzò gli occhi al cielo: non è che voleva raccontarle, di nuovo, quella visione che aveva avuto a cinque anni subito dopo che le avevano rubato la sfera di cristallo? “Nikora,” disse, serafica e la sirena più anziana mise su un'espressione esasperata. “sei in ritardo con la cena!” l'interpellata sospirò e fissò l'orologio appeso al muro: erano le otto e un quarto. “Di solito per le otto mi porti la cena in camera!”
Nikora inarcò un sopracciglio, in un'altra situazione sarebbe rimasta senza parole, ma in quel momento era troppo contenta di non sentir parlare di catastrofi per rendersene conto. “Ma veramente io sono tornata adesso!” ribatté.
“Sempre la solita!” rispose Madame Taki, come se stesse sgridando la sua figlia adolescente. “Stai tutto il pomeriggio fuori come i ragazzini. Perfino le ragazze sono più responsabili!” indicò le altre dietro di lei.
Per poco le sette Principesse non scoppiarono a riderle in faccia. “Vuoi dire che...” disse Noel, sconcertata. “...non ti sei accorta che siamo mancate tutte, per tutto il pomeriggio?”
“Davvero?” domandò quella, fissandola stupita. “No. Non credo di essere mai uscita dalla mia stanza, devo aver fissato la sfera tutto il tempo... continuava a dirmi qualcosa, ma non ho capito cosa.”
Hanon represse un gridolino di gioia. “Non importa.” disse, alla fine, piuttosto felice che non avesse capito niente. “Lo avevamo detto che non si sarebbe accorta di niente, no?”
“Sì...” rispose Nikora, fissando Madame Taki come se fosse una rimbambita. “Ma io dicevo per scherzare...”
“Di che state parlando?” domandò Madame Taki, con sguardo curioso. “Avete fatto baldoria senza di me, per caso?”
“Ma che dici?!” esclamò Caren, ironica. “Non potremmo mai!”

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