I had a best friend, she was made of paper.

di xniallsmine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** 1. Alone ***
Capitolo 3: *** 2. Mommy ***
Capitolo 4: *** 3. 'Hi.' ***
Capitolo 5: *** 4. 'I love you Haz.' ***
Capitolo 6: *** 5. Sorry ***
Capitolo 7: *** 6. America ***
Capitolo 8: *** 7. First time ***
Capitolo 9: *** 8. Surprise ***
Capitolo 10: *** 9. Anorexia ***



Capitolo 1
*** Prologue ***



 Prologue.

Ero solo, di nuovo. Nella mia camera a fissare il soffitto senza preoccuparmi di che ora fosse o di che giorno fosse... 
Ero ritornato ai vecchi tempi, quelli del liceo, quelli che ho cercato di dimenticare per tutto questo tempo. In quel periodo non avevo nessuno, o meglio, avevo una migliore amica ma era fatto di carta. Potevo abbracciarla, ma lei non ricambiava mai stringendomi più forte. Potevo baciarla, ma lei non premeva le sue labbra contro le mie. Consideravo il mio diario la migliore amica che non avevo mai avuto e che, molto probabilmente mai avrò. Darcy, così amavo chiamarla, era la mia unica amica e io l'avevo abbandonata... Ora ne avevo bisogno più che mai. Mi alzai dal letto ed andai verso il mio armadio. Aprii le ante e mi accovacciai a terra per prendere la scatola sigillata su cui avevo scritto "non vuoi ricordare" e forse avevo fatto bene a chiuderla con un doppio strato di scotch. Scesi in cucina e presi un taglierino dal cassetto. Quando lo richiusi il tonfo fece eco in tutta la stanza, il silenzio che c'era in quella casa mi fece rabbrividire. Risalii le scale e, dopo aver fatto un respiro profondo, aprii la scatola. Dentro c'erano un sacco di cose. Foto di quando pesavo 38 chili a 15 anni, un temperino rotto, un album con su scritto "Harry da piccolo" e lei, il mio diario. Lo presie soffiai via il lieve strato di polvere che si era formato sulla copertina. Era ancora bellissima... Le pagine erano piene di scritte, di segreti. Mi ricordo che usavo spesso la parola 'morte' e a Darcy non piaceva, ma sapeva chi me la faceva usare così spesso e se fosse stata reale gli avrebbe dato una bella lezione. Aprii lentamente la prima pagina. "I have a best friend, but she's made of paper." Sorrisi, quando lo scrissi avevo 12 anni e sapevoche il mio unico amico era lei. 

 

                                                                                                                                                                                 Holmes Chapel, 1/2/2005 

Caro diario, 
Mi chiamo Harry Styles e ho undici anni. Mio padre mi ha regalato questo diario perché la mia maestra dice che devo migliorare la mia scrittura, quindi cercherò di scriverti ogni giorno. Ti dirò tutti i miei segreti... Ad esempio ci sono dei bulli che mi perseguitano e mi deridonoe oggi nessuno è venuto alla mia festa. Ho dei compagni di classe che non mi prendono in giro, ad esempio Martha, ma nessuno è venuto a festeggiare con me. Mi viene da piangere ma sarò forte, l'anno prossimo avrò tantissimi amici. Ora devo andare, mia mamma ha finito di preparare la cena e devo apparecchiare la tavola. 
A domani, Harry. 

 

Mi scese una lacrima leggendo questa pagina. Ero così piccolo e non sapevo che ben presto tutti i bambini di Holmes Chapel mi avrebbero deriso e additato come 'frocio'. Ogni giorno mi chiedevo perché le persone mi trattassero male, cosa avevo fatto per meritarmi tutto quell'odio, ma non riuscivo a trovare una risposta. Feci un respiro profondo e lessi la seconda pagina...

 

*SPAZIO AUTRICE*  

Ciao a tutti :D mi presento, sono Francesca, ho 16 anni e sono una Directioner (ma dai lol). Ho pensato a questa FF vedendo la foto di Harry che aveva in mano un diario e allora mi si è accesa la lampadina(?) so che il diario è una forma molto pesante di scrittura, ad esempio a me da molto fastidio leggere FF fatte a diario e spero che a voi piaccia questa storia :) Lasciate una piccolissima recensione per dirmi cosa ne pensate? *occhi dolci*
Al prossimo capitolo.
Baci, Francesca. ♥ 

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Capitolo 2
*** 1. Alone ***



1. Alone

                                                                                                                                                                                Holmes Chapel, 3/2/2005

Caro diario,
Oggi ti scrivo perché ne ho molto bisogno. Mi è capitata una cosa strana, ma che mi è piaciuta un sacco. Sally Ross mi ha dato un bacio sulle labbra. Non credevo che una ragazza si potesse interessare a me... L'ho vista correre dai suoi amici e loro le fecero... I complimenti? Le diedero anche dei soldi mi pare... Non lo so, ero ancora scioccato per quello che aveva fatto. Ma ora, a ripensarci bene, non mi era piaciuto il bacio in sé, mi ero sentito accettato, amato per la prima volta da una persona che non era mia madre.

Mi fermai un attimo. Il tre febbraio di otto anni fa avevo capito che non mi piacevano le ragazze. Non lo avevo veramente capito, lo avevo intuito. Per anni ho cercato di ricordare l'età in cui me ne accorsi, ma non me lo sono mai ricordato. Scostai i capelli ricci dalla faccia e ricominciai a leggere.

Lo stesso pomeriggio volevo ottenere delle spiegazioni da Sally. Me le meritavo dopotutto, no?

Ma lei è stata molto, diciamo, cattiva. Lei mi aveva fatto male più dei bulli che mi procuravano i lividi, mi aveva aperto gli occhi ad un mondo che non sapevo esistesse. E forse sarebbe stato meglio vivere nell’ignoranza…

….

 
Era ora di pranzo, forse il momento che odiavo di più della giornata scolastica. Di solito mangiavo in giardino oppure me ne restavo in classe e digiunavo perché ogni volta che mangiavo nella caffetteria alla fine del pranzo mi ritrovavo con i capelli ricci ricoperti di budino e poi venivo pestato nel bagno in cui mi andavo a ripulire. Ma quel giorno dovevo affrontare le mie paure e andare a parlare alla ragazza che mi aveva fatto scervellare tutta la mattina, che mi aveva reso felice anche solo per un attimo. Avevo pensato che forse Sally mi avrebbe fatto conoscere i suoi amici e finalmente avrei avuto degli amici veri e non uno stupido diario… Dopo aver preso da mangiare cercai con lo sguardo Sally e la trovai seduta al tavolo ‘dei popolari’.

"Sally! Sally!!" chiamai la ragazza dai capelli biondo cenere che si trovava poco più avanti di me. Lei si girò sbuffando, come sempre, e mi guardò seccata. "Che vuoi Styles?" disse con voce annoiata.
"Niente... Cioè, volevo solo salutarti e..." "Sai cos'è una scommessa, Styles?" mi interruppe Sally alzandosi in piedi. "Sì... Se un cavallo da corsa su cui hai puntato dei soldi vince ricevi molti altri soldi." dissi abbastanza sicuro di me, ma sempre con la paura di sbagliare. Ma ora cosa c’entravano i cavalli? "Esatto. E sai come funziona una scommessa, diciamo, “tra amici”?" disse lei avvicinandosi a me e mimando le virgolette. "N- no..." balbettai indietreggiando. "Si fanno cose che non penseresti mai di fare in cambio di soldi." disse con un sorriso che aveva tutt’altro che un’aria amichevole. E lì capii. Indietreggiai ancora, ma un muro mi bloccò. "Mi disgusti Styles. Non ti avrei mai dato un bacio se i miei amici non mi avessero promesso 50 sterline in cambio." disse con quanto più odio avesse in corpo. Sentii le risatine delle sue amichette oche e un “che frocio” detto da John, il ‘capobanda’.
Sally fece un cenno col capo a quest’ultimo che mi prese per la maglia facendo cadere il vassoio che avevo in mano e mi portò fuori dalla mensa sotto gli occhi divertiti dei suoi amici.
“Davvero credevi che piacessi a Sally, frocetto?” disse sbattendomi al muro appena fuori della caffetteria. Non mi azzardai a rispondere, ero paralizzato dalla paura.
“Beh, qui ti troverai a tuo agio, insieme ai rifiuti.” disse indicando il cestino. “E quando vedrai la tua mammina le dirai che sei inciampato a mensa” mi diede un pugno sullo stomaco così forte che sentii lacerarmi dentro “Sono stato chiaro?” disse alzandomi la testa per far incontrare i miei occhi verdi pieni di lacrime con i suoi marroni pieni di odio.
“Ho detto” ora mi diede una ginocchiata sullo stomaco “sono stato chiaro?” disse stringendo i denti.
Mi sforzai di rispondergli un flebile “s-si,” prima di essere sbattuto con forza dentro il cestino dei rifiuti. E lì piansi fino a quando la campanella suonò e tutti i ragazzi uscirono dalla caffetteria ridendo e scherzando. Appena il corridoio fu vuoto mi decisi ad uscire da quel cestino e mi precipitai in bagno. Avevo gli occhi rossi e gonfi ed il mio odore non era dei migliori. Mi ripulii i capelli ricci pieni di sporcizia e uscii dal bagno e diedi le scuse più assurde al professore quando rientrai in classe.

 

 ….
 

… Nessuno sarà mai mio amico. Nessuno mi amerà mai. L’unico amico che ho sei te. Sai, mi ricordi una persona che mi manca tanto e che forse non rivedrò mai più… Mi ricordi Darcy, la mia migliore amica dell’asilo. Mamma ha detto che si è trasferita in America e che quando sarò più grande la andremo a trovare. Mi manca un sacco. Se lei fosse stata qua ora avrei una persona vera con cui sfogarmi, non te. Non che mi dispiaccia averti ricevuto come regalo per il mio compleanno, ma non sei una persona reale, sei una cosa. Non hai sentimenti, proprio come Sally e compagnia bella. Forse anche loro sono degli oggetti inanimati? Sono forse delle pietre, che colpendomi con i loro insulti mi lacerano dentro? Forse non sono io il problema, sono loro che sono solo annoiati o gelosi, come dice mamma. Anzi, sicuramente sono io il problema. Avere undici anni è bruttissimo, spero solo di crescere in fretta.
A domani, spero.
Harry.

 

Speravo di crescere, ma non sapevo che gli anni successivi avrei conosciuto l’anoressia, l’autolesionismo e il bullismo fisico molto pesante. Mi toccai istintivamente i polsi, lasciando cadere a terra Darcy. In controluce si vedevano cicatrici biancastre che avrei tanto voluto strappare. Avevo ragione, non volevo ricordare. Scaraventai Darcy dentro lo scatolone e lo richiusi più in fretta che potevo. Corsi al piano inferiore, presi le chiavi della macchina, il cappotto e andai in macchina.
Cercai, in vano, di far partire il motore.
“Perché non parti? Voglio andarmene!” dissi con la voce rotta dal pianto. Perché avevo aperto quella scatola? Perché sono stato così stupido da voler ricordare quello che avevo cercato di dimenticare per anni? Dopo la quarta volta che cercavo di avviare il motore mi arresi e abbandonai la testa sul sedile. Piansi fino ad addormentarmi in quella macchina, con la neve che cominciava a cadere in quel freddo 5 gennaio.



*SPAZIO AUTRICE*

Ciaooo :D spero che vi piace questo nuovo capitolo. Il nostro Harold ha capito di non voler ricordare, ma davvero smetterà di leggere il diario? No ,sennò la storia finisce lol (capitan ovvio è tra noi lol) presto pubblicherò il prossimo capitolo e vi farò conoscere quella gran MILF(?) di Anne (come se non la conosceste lol)
al prossimo spazio autrice, un bacio.
Francesca.

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Capitolo 3
*** 2. Mommy ***


 2. Mommy


"Harry? Tesoro?" sentii una voce femminile chiamarmi. Questo mi ricordò tutte le mattine in cui mi svegliavo con l'odore di pancakes a solleticarmi il naso e il sorriso dolce di mia madre che mi accoglieva dopo una notte passata a piangere e un sonno breve pieno di incubi. "Mamma?" sussurrai aprendo piano gli occhi. Lo stesso sorriso che avevo amato tutti quegli anni ora era davanti a me ad accogliermi, come sempre, dopo una notte di pianto.
"Che ci fai qui, piccolo mio?" disse mia madre abbracciandomi.
"Non partiva la macchina e allora mi sono addormentato qui." dissi semplicemente. E in effetti era la verità, ma tralasciai il fatto di aver pianto tutta la notte per Darcy.
"Amore mio... Perché non scendi da qui che ti preparo i miei pancakes che ti piacciono tanto?" disse lei dolcemente. Obbedii e scesi dolorante dalla macchina. Dopo una notte passata a dormire su un sedile di una macchina non potevo aspettarmi altro.
"Ha fatto un bel po' di neve." notai appena poggiai i piedi a terra.
"Quasi 20 centimetri, amore." affermò mia madre. "Mi chiedo come hai fatto a dormire in quella macchina. Ti sarai congelato..." disse preoccupata mentre si avviava verso la porta di casa. Io sospirai. In effetti avevo sentito freddo, ma è stata una specie di punizione per aver letto il diario... Forse dovevo tornare dallo psicologo.
"Vai a farti un bagno caldo, io intanto sistemo un po' la casa e preparo la colazione." disse mia madre togliendosi il cappotto. Io annuii e salii le scale. Andai in camera per togliermi il cappotto e vidi il diario sul letto. Mi guardai intorno confuso. Mi ricordavo di averlo scaraventato nella scatola e poi dentro l'armadio. Dalla prima pagina spuntava un bigliettino. Lo presi e lo lessi con un sorriso ebete sulla faccia

'Mi dispiace per oggi, non volevo. Ti voglio bene Styles.'

Quella scrittura sottile, quasi femminile, mi metteva sempre di buon umore. Ma ormai colui che aveva quella calligrafia era lontano da me... Ma ancora non riuscivo a spiegarmi perché il mio diario fosse lì.
"Harry come li vuoi i... Oh." mia madre arrivò in camera.
"Sai perché il mio diario è sul letto?" chiesi confuso a mia madre, mentre mi sedevo accanto a Darcy.
"Scusami tanto tesoro, volevo leggerlo, ma non ce l'ho fatta. È una cosa tua." disse sedendosi accanto a me e cingendomi le spalle con le braccia.
"Tu cosa?!" scattai in piedi allarmato, portandomi Darcy al petto.
"Amore mio, non l'ho letto! Te lo giuro!" disse lei alzandosi in piedi.
"Non ti credo!" dissi quasi sul punto di piangere. Tenevo a Darcy più di qualsiasi altra cosa al mondo e se qualcuno che non ero io la leggeva lo consideravo come uno stupratore, una persona che usava Darcy a suo piacimento. Solo io potevo leggerne il suo contenuto, solo io potevo scrivere su quelle pagine. I miei ricordi erano lì dentro, se qualcuno apriva e leggeva Darcy allora leggeva anche la mia mente.
"Harry... Vieni qui." disse mia madre dolcemente. Mi ero accucciato in un angolo con Darcy tra le mani e la accarezzavo come se non ci fosse stato nulla di più prezioso, la accarezzavo come facevo con lui...
"Non ci toccare." dissi enfatizzando il 'ci'.
"Harry, amore mio... Cerca di ragionare." disse mia madre avvicinandosi.
"VAI VIA!" urlai ormai piangendo. Mia madre tirò su col naso.
"Ciao Harry. Ciao Darcy." disse uscendo dalla stanza. Poco dopo sentii la porta principale chiudersi e mi rilassai immediatamente.
"Come ho potuto trattarti in quel modo ieri? Mi dispiace tanto..." sussurrai mentre accarezzavo la copertina liscia di Darcy.
Avevo sempre amato la sua copertina... Aprii il diario. Questa lite con mia madre mi aveva ricordato quando portai Darcy a scuola, pessima decisione. Sapevo che le persone mi odiassero, ormai ci avevo fatto l'abitudine, ma nella mia ingenuità da tredicenne non potevo immaginare cosa potessero arrivare a fare a me e a Darcy...

                                                                                                                                                                      Holmes Chapel, 19/4/2007

Cara Darcy,

"Già la chiamavo Darcy." pensai sorridendo.

Oggi ti ho portato a scuola. Ti ho fatto vedere la mia classe, il mio armadietto, il cortile... Tutto! Però forse hai visto un po' troppo. Non volevo che vedessi le violenze che subisco tutti i giorni. Non volevo che se la prendessero con te. Mi sento così in colpa...      

                                                                                                                       ....

Mi risvegliai dopo una notte piena di incubi nella mia stanza e ad accogliermi c'era la solita mattina nuvolosa ad Holmes Chapel.
"Buongiorno Darcy." dissi al diario che era poggiato sul comodino. Lei, come sempre, non mi rispose.
"Oggi farò una cosa da pazzi." dissi scendendo dal letto. "Ti porterò a scuola." sorrisi al diario.
Sapevo che anche se non esprimeva i suoi sentimenti, Darcy era felice della mia decisione. Mi preparai velocemente e uscii di casa con Darcy tra le mani. Non mi vergognavo di parlare ad alta volte con lei, era la mia migliore amica dopotutto.
"E questo è il cancello della scuola." annunciai.  Un gruppo di ragazzi si girò a guardarmi, ma non ci feci troppo caso, forse stavano ridendo di me. "Andiamo in classe, è tardi." dissi entrando nell'edificio. Feci una rampa di scale e, fortunatamente, Sally era impegnata con John in un'accesa discussione.
"Sei uno stronzo!" sentii mentre passavo vicino a loro.
"Loro due sono fidanzati." sussurrai a Darcy mentre entravo in classe. Era meglio non farsi sentire da quei due. Presi posto al mio solito banco vicino la finestra e posai Darcy sull'angolo del banco.
"Prima ora, storia." annunciai al diario appena entrò il professore.
"Grazie signor Styles per la sua osservazione." disse il professore posando la valigetta sulla cattedra. Arrossii all'istante mentre tutti ridevano di me.

“Potete sedervi ragazzi.” disse il professore e nessuno indugiò ad accomodarsi sulle sedie.
“Vi ho mai raccontato qualcosa sull’antico egitto?” così cominciava ogni lezione il professor Thomas, si preoccupava solo di cambiare la parte finale, e infatti Sally gli fece il verso, facendo ridacchiare le sue amiche.
“Signorina Ross, sono contento che ascolti le mie lezioni, o almeno l’inizio delle lezioni.” disse il professore sorridendo. Io non trattenni un risolino che mi costò uno sguardo fulmineo da parte della bionda. Mi avrebbe potuto incenerire con quegli occhi. E il suo ragazzo non fu da meno. Odiava chi prendeva in giro la sua amata, soprattutto se ero io a farlo, un essere insignificante come me non doveva neanche guardare la sua Sally-tutta-panna.
“Che nomignolo idiota.” pensai trattenendo una risata. Le lezioni della mattina passarono velocemente, soprattutto con Darcy al mio fianco.
“Ora è arrivato il momento che odio.” affermai andando in giardino. Purtroppo aveva piovuto, quindi mi ritrovai a mangiare appoggiato ad un muro quasi dietro la scuola.
“Mi ritrovo sempre da solo a mangiare.” dissi senza aspettare risposta da Darcy, di sicuro era triste della mia situazione.
“Ma alla fine non mi dispiace. Ho più tempo per pensare, per stare nel mio mondo.” dissi dopo aver dato un ultimo morso al panino che mia madre mi aveva preparato.
“Che fai? Parli da solo Styles?” oh no. Mi girai di scatto verso la voce trovai gli occhi azzurri di John mi paralizzarono. Come al solito non era da solo e questo non mi tranquillizzò proprio per niente.
“Ora hai perso la lingua, merdina?” disse avvicinandosi a me. Indietreggiai e finii a spalle al muro.
“Merda.” bisbigliai. Ora avrei dovuto nascondere i lividi con la sciarpa e se mi andava di lusso non mi sarei rotto il labbro.
"Oh ma cosa abbiamo qui?” disse Lance, uno dei suoi scagnozzi/amici, indicando Darcy.
“Non ti azzardare a toccarla!” esclamai portandomi il diario al petto. Dapprima tutti strabuzzarono gli occhi, poi cominciarono a ridere a squarciagola.
“Non pensavo che fossi così strano Styles.” disse John avvicinandosi ancora di più a me. Mi sovrastò con la sua altezza da quindicenne (si, aveva quindici anni e stava in classe con quelli di tredici) e questo mi fece ancora più paura.
“Allora merdina, fammi vedere questa tua amicehtta.” disse allungando le mani su Darcy. A quel punto reagii.
“Parli tanto di merda ma alla fine Sally ha chiamato te stronzo stamattina!” urlai con tutta la rabbia che avevo in corpo. Non so cosa mi fece dire quelle parole, ma mi pentii subito appena le dissi. Il sorriso che John aveva sul viso si trasformò in un ghigno. Mi prese per il colletto della maglietta e mi alzo da terra. Involontariamente feci cadere Darcy che Lance prese e lanciò in una siepe.
“Non devi immischiarti tra me e Sally, è chiaro frocetto?” disse John a denti stretti. Io annuii con le lacrime agli occhi, sapevo che non era finita lì. Infatti mi scaraventò con una forza disumana sul muro dove poco prima ero poggiato a mangiare. Caddi a terra tossendo, quel colpo era stato davvero forte. Sperai con tutto il cuore che finisse lì, ma John non si sarebbe di certo accontentato.
Mi rialzò e mi diede un pugno in pieno viso, forse mi ero rotto uno zigomo perché era davvero forte quel colpo. Quasi persi i sensi, ma ci pensò John a farmi rinvenire. Quando caddi per la seconda volta mi lasciò agonizzante per qualche secondo, beandosi di quella che lui chiamava ‘musica per le sue orecchie’.
“Pensi che sia finita qui Styles?” disse con quella voce che aveva quando era pieno di odio, quella voce mi metteva sempre paura.
“Se lo pensi, ti sbagli di grosso. Ragazzi, non voglio divertirmi solo io, finite il lavoro. Devo andare da Sally.” Disse facendo un segno di intesa a Lance, suo vice. Vidi andare via John mentre i suoi amici mi riempivano di calci sulla pancia, sulla schiena… uno di loro me ne diede uno in faccia e sentii il sangue uscire dalla bocca. Mi lamentai ad ogni calcio che ricevevo e cominciai a piangere appena Lance mi diede l’ultimo calcio, il più forte, sulle costole. Non appena girarono l’angolo cominciai a tossire sangue. Mi sentivo molto peggio delle altre volte e forse stavo per morire.
“Era ora.” pensai mentre continuavo a tossire sangue. Purtroppo non morii e quando sentii la campanella suonare cercai di alzarmi. Mi aggrappai al muro su cui ero stato sbattuto poco prima e poggiai la testa sulla superficie dura. Boccheggiai un po’ prima di ricordarmi che Darcy era nella siepe davanti a me. Mi sentii terribilmente male quando lasciai il muro che mi sorreggeva, ma non potevo lasciare la mia migliore amica in quella pianta. Mi inginocchiai davanti al cespuglio verde e dolorante allungai un braccio. Dopo poco la trovai, Darcy era tutta intera e coperta solo di qualche foglia. Cercai di giustificare il ritardo e il sangue al professore, ma tanto neanche a loro importava molto del piccolo, insignificante, Harry Styles.

 

                                                                       ….

 

… Mi sento male più per te che sei rimasta in quella siepe che per i lividi che mi trovo. Forse mi sono rotto lo zigomo destro e ho due costole incrinate. A mamma ho detto che sono caduto a ginnastica, ma non mi ha creduto. Domani andiamo all’ospedale per farmi fare qualche visita.
Ti voglio bene Darcy, scusa ancora per oggi. Appena torno dall’ospedale ti informo delle mie condizioni.
A domani.
Baci, Harry.

 

Tre costole incrinate, uno zigomo rotto e diversi traumi su tutto il corpo. Il dottore all’ospedale non fece troppe domande, solo che non spiegava come avessi fatto a sopportare il dolore fino a quel momento. Mi ricordo il dolore lancinante ogni volta che facevo un respiro profondo o quando mi rigiravo nel letto... per fortuna negli anni seguenti la sofferenza causata da quei bulli fu alleviata dall’arrivo della mia prima vera cotta, Louis Tomlinson.

 

*SPAZIO AUTRICE*

 

Scusate il ritardo, ma non ho avuto proprio tempo di aggiornare in questi giorni. Spero vi piaccia il capitolo, anche se è un po’ triste e violento (neanche tanto, spero). Come avrete capito nel prossimo capitolo farà il suo ingresso Louis *festeggia* e Harry si innamorerà pazzamente di lui, però la situazione sarà un po’ complicata perché… beh vedrete ;)
Se volete contattarmi su twitter sono @xhorancheeks (chiedetemi il follow back :D)
Alla prossima allora :) 
Baci, Francesca. ♥
P.s. scusate per eventuali errori, non ho avuto il tempo per rileggere lol

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Capitolo 4
*** 3. 'Hi.' ***


3. 'Hi'

Louis Tomlinson. Quel nome mi riportava alla mente molti ricordi... Quel ragazzo dai capelli castani e dagli occhi color cielo mi ha rubato il cuore. Lui è lo stesso ragazzo che ora mi sta facendo soffrire. Dico di odiarlo a mia madre, ma non mi crede. Neanche io ci credo quando lo dico. Il sentimento che provo per lui è troppo grande.Sei uno stupido, Harry. Ancora piagnucoli per lui.Scacciai questi pensieri dalla testa e andai a farmi un the. Mi avrebbe rilassato di sicuro. Un'altra cosa che mi avrebbe rilassato, sarebbe stato un sorriso di Louis. Quei suoi denti bianchi incorniciati da labbra sottili, quasi femminili, che amavo tanto. E i suoi occhi che 'ridevano' insieme a lui, illuminando il suo viso e in cui mi perdevo ogni volta. La sua risata era musica suonata da angeli per me, e mi mancava terribilmente...

Mi alzai di scatto per spegnere il bollitore che fischiava da un po' e versai in una tazza il the bollente. Mi ricordo che incontrai Louis la prima volta a scuola e quel giorno fu un po'... Strano.
Aprii Darcy saltando diverse pagine in cui parlavo delle vacanze estive passate a casa dei nonni.


                                                                                                                                    Holmes Chapel, 20/9/2007

Cara Darcy,
Oggi a scuola ho visto un ragazzo nuovo. Non so molto su di lui, si è appena trasferito da un paese qui vicino, Doncaster mi pare, ma posso descrivertelo fisicamente. Ha degli occhi azzurri che ti penetrano dentro quando ti guarda, un naso delicato, sottile, quasi da donna come le sue labbra. I capelli castani tenuti lunghi, ma bellissimi. Un sorriso che ti lascia senza fiato e penso proprio che sia un po' come me... Lo sai che a me non piacciono le ragazze? Beh, neanche a lui. Non che me lo abbia detto, ma l'ho visto. E questo che sto per dirti rimmarrà tra me e te...

Feci un respiro profondo. Quel giorno feci forse l'errore più bello della mia vita: mi innamorai di Louis Tomlinson.

....

Entrai nel bagno dolorante. Come ogni pausa pranzo mi ritrovai a levare il sangue che mi sporcava la bocca.
'Oggi mi è andata di lusso. Solo due o tre cazzotti sulla pancia, anche se erano molto forti.'
Aprii l'acqua e mi scicquai la faccia.
'Ho vomitato due volte e la seconda volta c'era un po' di sangue...'
Feci dei gargarismi per levare il sapore di sangue che sentivo in gola, un po' funzionò.
'Però la cosa che mi ha fatto più male è stato lo sguardo di Louis, penso si chiamasse così il ragazzo nuovo, pieno di compassione... se provava pena per me perchè non mi ha aiutato? Ha anche rifiutato di picchiarmi...' non capivo perché mi importasse così tanto di quel ragazzo. Perché volevo che quel ragazzo mi aiutasse? Perché odiavo il fatto che fosse il cugino di John?
Sentii gli occhi pizzicare... Odiavo vedermi piangere, mi ricordava quanto ero debole, quindi mi allontanai dallo specchio e corsi in uno dei bagni. Mi chiusi lì dentro e singhiozzai, nessuno sarebbe entrato durante l'ora di pranzo, solo il povero Harry Styles poteva passare la pausa pranzo a piangere in uno squallido bagno di scuola... D'un tratto sentii la porta spalancarsi per poi essere chiusa violentemente. Smisi i singhiozzi e rimasi immobile a sentire dei rumori che sembravano... Baci?
'Sally e John' pensai alzando gli occhi al cielo, ma poi una voce mi confermò tutt'altro.
"Sei sicuro che non ci sia nessuno?" disse una voce maschile che non riconobbi subito.
"Si Lou. Nessuno viene in questo bagno a quest'ora." disse ansimando John. Lou? Il ragazzo nuovo se la faceva... Col cugino?! E soprattutto, John era gay?! Restai a bocca aperta ma non mi azzardai a fiatare. Aprirono la porta del bagno accanto al mio. Se avessero aperto la porta dove c'ero io, seduto con le gambe al petto sul water, mi avrebbero pestato. Sentii un urletto.
"John, sei un idiota! Ora mi rimarrà il segno!" disse Louis ridendo.
"Mi sei mancato cuginetto." disse John tra un bacio all'altro. Mi stavo trattenendo dal ridere. Il bullo che mi dava del 'frocio' era gay.
Mi scappò un risolino, ma per fortuna in quel preciso istante uno dei due si slacciò la cintura e fece un po' di rumore. No. Non ci volevo credere.
"Sei davvero felice di vedermi." disse Louis, di sicuro dopo aver visto l'erezione del cugino. A John scappò una risata.
"Mai quanto lo sei te, mio caro Tommo." disse l'altro. Ok, il bullo che mi aveva pestato fino a poco fa' stava per fare qualcosa col cugino. Sentii uno strappo.
"Dovevi prendere gli extra large." sentii dire da Louis. Da quindicenne che si rispetti amava farsi grande, in tutti i sensi. Infatti suo cugino disse "È più grosso il mio" ridendo.
'Sarò così anche io tra due anni?' mi chiesi. Sperai vivamente di no. Ero stato sempre timido e di sicuro non sarei andato a dire al mio ragazzo "il mio è più grosso". I miei pensieri furono interrotti da un gridolino strozzato. Ecco, era successo.
"Non sono più abituato LouLou." disse John inspirando profondamente.
"Scusami..." disse Louis sinceramente dispiaciuto.
Non ce la feci, ero troppo curioso, allora mi alzai in piedi sul water e guardai oltre il muro che ci divideva. Vidi John, rosso in viso e appoggiato con le mani al muro opposto a quello che divideva i nostri bagni e subito dietro di lui c'era Louis, che lo penetrava. Sentii le guance andarmi a fuoco e ritornai seduto su quel water. Mi sentii come potente, perché per la prima volta il bullo che mi sottometteva era sottomesso a sua volta. I gemiti si fecero sempre più forti, le imprecazioni di John anche alla fine mi dovetti coprire le orecchie con le mani per non sentire più quei rumori. Volevo che finissero presto, volevo andarmene da quel bagno. Sentii la campanella che suonava incessantemente fuori dal bagno e mi tolsi le mani dalle orecchie, sperando che avessero raggiunto l'orgasmo.
"Louis." urlò John. Finalmente quella tortura finì. Si fecero qualche battutina di scherno mentre si rivestivano e prima di uscire dal bagno John disse "lo sai no? non ne dobbiamo fare parola con nessuno." sentii un "Certo!" convinto di Louis che poi si chiuse la porta alle spalle. Aprii piano la porta del mio 'nascondiglio' e uscii. Guardai nel bagno accanto al mio ed era rimasta una macchia di sperma sul muro dove era appoggiato John. Feci una smorfia di disgusto e uscii in corridoio fissando ancora quel muro sporco, mi promisi di non entrare mai più lì dentro. Quando mi girai fu troppo tardi e andai a sbattere addosso ad un ragazzo, ma mi accorsi troppo tardi che era Louis Tomlinson.
"Scusami tanto!" disse aiutandomi a rialzarmi da terra. Ero così incantato dai suoi occhi che non gli rivolsi una parola, forse anche un po' per la paura, poteva pensare che avessi visto o sentito qualcosa...
"Tu sei Harry vero? Harry Styles?" disse appena fui in piedi. Io abbassai la testa arrossendo ed annuii. Di sicuro conosceva il mio nome perché sapeva cosa suo cugino mi faceva da ormai due anni.
"Piacere di conoscerti Harry! Io sono Louis, Louis Tomlinson." disse con voce squillante. Alzai la testa scostandomi i ricci dagli occhi e vidi che mi aveva teso la mano. Io la strinsi incerto e gli dissi un flebile "Ciao." lui rispose con un "Oops! Forse non dovremmo neanche parlarci." disse guardando verso la fine del corridoio. Seguii il suo sguardo e vidi John venire nella nostra direzione.
"Non ti preoccupare, ti copro io. Corri in classe!" disse lui girandosi verso suo cugino. Non me lo feci ripetere due volte, corsi in classe e con mio piacere non trovai il professore. Mi sedetti al mio banco incredulo e con un sorriso ebete sulla faccia. Stava cominciando bene il mio primo anno delle superiori.

....


... Louis Tomlinson si era presentato e mi aveva anche stretto la mano. Non era arrabbiato, non mi voleva picchiare, voleva solo presentarsi amichevolmente. Forse, per la prima volta dopo che Darcy è partita, ho un vero amico, uno in carne ed ossa. Domani ti faccio sapere se mi saluta, lo spero veramente tanto!
Buonanotte Darcy, ti voglio bene.
Baci, Harry.

Mi ricordo che prima di addormentarmi ripensai a Louis che mi strinse la mano e mi venne in mente che forse l'avesse usata per, beh, far venire John. Mi guardai la mano disgustato, ma non troppo, perché quella mano me l'aveva stretta Louis...
Mi arrivò un messaggio. Lo aprii sorridendo.

Fratellino mio, saresti così gentile da ospitare tua sorella a casa tua?
P.s. la mamma mi sta costringendo a venire da te.


*SPAZIO AUTRICE*

Sto in ritardo? nooo solo poco lol scusate ma ho avuto il blocco dello scrittore per una settimana intera çwç
che succede? Succede che Lou se la fa col cugino eheheh e Haz assiste a tutto! Poi arrivano le presentazioni e forse avete capito
che l'ho fatto apposta a mettere "Hi" "Oops!" (NOO MA DAI?!) lol volevo solo sottolinearlo in questo spazio. Come avrete
capito arriverà Gemma (che personalemente amo nella vita reale #lesbianforGemma lol) e forse farà andare in crisi in
fratello, ma fooorse. Non come con la madre, cattiva Anne(?) lol no, una crisi buona(?) beh vi sto spoilerando
praticamente tutto il capitolo, ma vabbè lol
se volete seguirmi su Twitter sono @xhorancheeks e potete anche dirmi "MA QUANDO CAZZO AGGIORNI?" se ci metto troppo HAHAHAH
Alla prossima.
Baci, Francesca. 

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Capitolo 5
*** 4. 'I love you Haz.' ***


4. 'I love you haz.'
 
Eeeh la mamma. Sta usando la carta di mia sorella... Di solito dove falliva mia madre mia sorella trionfava, forse solo quando falliva con me. Purtroppo Gemma non c'è stata negli anni peggiori della mia vita, quelli in cui mi autolesionavo e non mangiavo. No, in quegli anni se la stava spassando in America. Dopo aver rotto con il suo ragazzo i suoi amici organizzarono un bellissimo viaggio di un mese in america e lì, come in uno di quei film strappalacrime, trovò "l'amore della sua vita", o almeno lei la pensava così. Proseguì gli studi nel college di Tom, il suo ragazzo. Diceva che avevano tantissimo in comune e che forse Dio gli stava dando un'altra possibilità. Io nascondevo le mie emozioni al telefono, le dicevo che era tutto ok e che mi mancava. Non le dissi mai che da quando se n'era andata la mamma piangeva ogni notte e io prendevo sempre più botte a scuola. Le facevamo credere che stavamo bene anche senza di lei, quando in realtà ci mancava come l'aria. Deve essere tornata apposta per me... Sono stato sempre un fottuto peso per la mia famiglia. Se fino a cinque minuti fa ero felice e pronto per accogliere mia sorella nella camera degli ospiti ora volevo solo buttare tutto a terra e piangere. Gemma era stata costretta a venire a consolarmi, non sarebbe mai venuta di sua 
spontanea volontà. Non avrebbe mai lasciato la sua amata America per venire a fare una visita al suo fratellino... No, lei sarebbe rimasta con Tom a cercare di rimanere incinta dopo aver preso la sua fottuta laurea in medicina (penso che facesse medicina perché ogni volta che chiamava diceva che da grande avrebbe salvato molte vite).
Mi ricordo quando andammo a festeggiare con lei il giorno della laurea, conobbi Tom e molti amici di Gemma. Mi sentii così fuori posto quel giorno, così sbagliato... Tutti ridevano e scherzavano, parlavano dei programmi futuri e io invece ero in disparte, a guardare i cappelli abbandonati sul prato e a sognare il giorno in cui mia madre mi avrebbe considerato moralmente pronto ad andare al college. Per colpa di quello stupido psicologo, il dottor Miller, che amichevolmente chiamavo Lawrence, non ho avuto la possibilità di andare al college, di vivere la mia vita con la persona che amo, proprio come sta facendo Gemma. No, io per lui ero così instabile che mandarmi al college era una cosa inpensabile. Per lui avrei potuto fare qualche pazzia, tipo suicidarmi (non me lo ha mai detto in faccia, ho origliato la conversazione che ha avuto con mamma) e mia madre spaventata non ha azzardato a farmi fare i test di ammissione al college. Ed eccomi qui, a piangere nella stanza degli ospiti aspettando di svegliarmi presto da questo incubo. Era incredibile come mia madre mi permettesse di vivere da solo ma non mi avesse permesso di andare al college. Non la capivo quella donna... Forse non capivo nessuno in quel mondo. Ero troppo diverso da tutti. Non capivo perché si andasse alle feste e ci si ubriacasse, non capivo perché i ragazzi guardassero le ragazze che mettevano "in mostra la merce" e non quelle che avevano un cervello, ma erano comunque belle. Non capivo perché io, Harry Styles, fossi preso di mira da tutti. Non capivo perché Dio avesse dato un'altra possibilità di vivere a Gemma e non a me. Forse ero stupido, o forse estremamente intelligente, ma questo non lo saprò mai.
Ora so solo che il campanello sta suonando incessantemente da cinque minuti buoni e se non vado ad aprire Gemma chiamerà la mamma. Mi asciugai le lacrime che mi rigavano le guance mentre scendevo le scale. Feci un respiro profondo ed aprii la porta.
"Harry!" urlò Gemma abbracciandomi. Mia sorella era affettuosa come sempre... I suoi abbracci mi sono mancati. Chiusi gli occhi godendomi l'abbraccio, senza fare caso alle domande che Gemma mi fece. Ero arrabbiato con me stesso perché per colpa mia Gemma aveva lasciato Tom in America, ma ero anche estremamente felice perché stavo abbracciando mia sorella. Sciolsi l'abbraccio poco dopo quando cominciai a sentire freddo per colpa del vento gelato di metà gennaio che entrava dalla porta aperta.
"Ti prendo i bagagli." dissi avvicinandomi alle valigie appoggiate davanti alla porta. Erano abbastanza pesanti, segno che non sarebbe rimasta solo due giorni.
"Sono venuta a trovare la mamma ma lei era così preoccupata per te... Pensavo che si fosse decisa a mandarti al college, ma.." il tonfo che feci fare alle valigie rimbombò in tutta la camera che avevo preparato per Gemma e il silenzio calò tra noi.
"Disfai le valigie, fatti una doccia se vuoi. Io vado a preparare il pranzo." la freddezza con cui lo dissi sorprese anche me.
"O-ok." balbettò Gemma presa in contropiede.
Andai in cucina e cominciai a preparare un pranzo decente per mia sorella. Pensai ad una pasta al sugo, semplice ma efficicace. Misi a bollire l'acqua. Presi una confezione di pomodori in scatola e l'apri scatole. Non avrei mai capito come funzionava quel coso. Dopo un paio di tentativi riuscii finalmente ad aprire la scatola di pomodori e metterli in padella. Non capivo come facesse la mamma a cucinare tutti i giorni un pasto di almeno tre portate. Io dovevo fare una semplice pasta al pomodoro e mi sembravo uno stupido.
"Se non stai attento ti esce tutta l'acqua dalla pentola." disse mia sorella entrando in cucina. Spensi subito il fornelo su cui era la pentola dell'acqua e per levare il coperchio mi scottai.
"Attento!" disse Gemma correndo da me.
"Lasciami stare." dissi quando mi prese la mano ustionata. La misi sotto l'acqua corrente e il dolore sembrò svanire.
"Guarda che se continui così non ci rimango un mese da te." disse mia sorella offesa.
"Perfetto, non voglio essere un peso. Vai da Tom e crea la tua famigliola felice." dissi trattenendo le lacrime.
"Harry..." disse lei toccandomi la spalla. "Non sei un peso per me." conitnuò.
"Allora te rimarrai qui un mese di tua spontanea volontà?" chiesi acido.
"All'inizio dovevo stare da mamma, poi mi ha detto che te ne hai più bisogno. Se devo essere sincera l'idea di stare con te un mese non mi piaceva proprio per niente, forse perché il giorno della mia laurea sei stato molto freddo e 
distaccato..."
 
'O forse perché sono strano'
 
"... Ma quando prima ci siamo abbracciati ho desiderato non andarmene più da te." disse tutto d'un fiato.
"Ma io ho problemi." dissi fissando l'acqua che smorzava il fuoco che mi procurava la pelle ustionata.
"Non è vero Haz, tu non hai nulla che non vada." disse mia sorella chiudendo l'unica fonte di refrigerio per la mia mano.
"Vieni qui che ti medico." disse lei portandomi sul divano.
"E il pranzo?" dissi preoccupato.
"Hai mai mangiato cinese? Beh perché sto per ordinarlo." disse Gemma mentre spegneva i fornelli.


"Wow Haz, non ti facevo così bravo a cucinare il pollo alle mandorle!" disse mia sorella sorridendo. Io risi di gusto. Non ridevo così da anni.
"Sai, da quando te ne sei andata ho imparato molte cose, tra cui come cucinare cinese." scherzai.
"Ah davvero? E quali cose hai imparato durante la mia assenza?" disse lei con fare malizioso
"Beh, moltissime... So fare un'equazione di secondo grado, so leggere libri difficilissimi..."
"... Sai qual è la tua sessualità." continuò lei.
Spalancai gli occhi e cominciai a tossire.
"Stupida mandorla..." dissi per sviare il discorso.
"Haz. Lo so ormai. Mamma me lo ha detto anni fa." disse lei per rassicurarmi. Mi sentii andare le guance a fuoco. Volevo dirlo personalmente a mia sorella che ero gay. Volevo che mi aiutasse quando a scuola tutti mi prendevano in giro. Forse volevo troppo dalla vita.
"Io ti amo lo stesso Haz." disse mia sorella. Alzai la testa che mi si era abbassata per la vergogna e incontrai i suoi occhi, così fottutamente simili ai miei, ora pieni di lacrime.
"Gemma... Anche io ti amo." dissi abbracciandola. Questa era la prima volta che dicevo ti amo ad una ragazza. Questa 
 
era la prima volta che piangevo tra le braccia di una ragazza. Questa era la prima volta che mi accorsi che Louis mi mancava come manca il  sole d'inverno.
"Allora." si schiarì la voce "cos'altro mi sono persa in questi anni?" disse sorridendo.
Io mi trovai di nuovo in imbarazzo. Guardai il pavimento e vidi Darcy aperta nella pagina in cui mi presentai con Louis.
"Se vuoi... Posso raccontartelo leggendo da qui." dissi prendendo Darcy.
"Ok, promettimi solo che mi racconterai tutto nei minimi dettagli, che non salterai parti di diario. Voglio sapere tutto." disse lei toccandomi la mano.
"Promesso. Cara Darcy..."
 
 
                                                                                                                                Holmes Chapel, 15/10/2007
 
Cara Darcy,
Sai cos'è l'autolesionismo? Oggi Sally aveva dei tagli sui polsi e John si è incavolato come una bestia. Le diceva che era un'idiota, che non se li doveva fare e cose così. Ho notato che anche Ashley, la mia compagna di banco, ne aveva. Non mi sono azzardato a chiederle cosa fossero o come se li fosse fatti, ma notai che dal suo temperino mancava la lama...
 
....
 
"Ashley, posso farti una domanda?" chiesi con voce insicura.
"Dimmi tutto Styles." disse lei girandosi. Sorrideva, non era arrabbiata o scazzata, era quasi contenta che l'avessi chiamata.
"Perché al tuo temperino manca la lama?" chiesi come se fosse la cosa più naturale al mondo. E per me lo era. Di solito il temperino ha la lama. Il mio ce l'aveva. D'un tratto Ashley si rabbuiò, il sorriso le morì in faccia e io mi sentii così sbagliato.
"Vuoi davvero saperlo Styles?" disse guardandosi le mani. Le curve more le ricadevano davanti al viso, quindi non notai subito che stesse piangendo.
"Li vedi questi?" mi disse porgendomi i polsi. Vidi dei tagli, molti, alcuni vecchi e altri freschi, profondi.
"S-si." balbettai.
"Beh, ecco perché manca la lama al mio temperino." disse ritraendo i polsi e nascondendoli nelle maniche della maglietta.
"Perché lo fai?" chiesi semplicemente.
"Perché è una specie di punizione. Sono brutta, grassa, e Sally non vuole essere più mia amica da quando abbiamo cominciato le superiori. Mi autolesiono per non sentire il dolore morale....
 
....
 
...Il dolore fisico non ti fa pensare per qualche minuto a tutti i tuoi problemi." mi disse. Appena sono tornato a casa ci ho provato. Ho rotto il mio temperino preferito, ma per stare meglio farei questo e altro. Sono andato in bagno prima di venire qui a scriverti. Mi sono tagliato Darcy, e Ashley aveva ragione, non ho pensato ai miei problemi per 10 minuti buoni. Oops, ho appena sporcato la pagina con il sangue... Scusami Darcy, pensavo di aver fermato il flusso. Vado a medicarmi meglio.
A domani.
Baci, Harry.
P.s. oggi Louis non era a scuola. mi è mancato tantissimo...
 

Guardai la macchia di sangue, nera ormai, e mi venne in mente quella sera. Non riuscii a fermare il sangue. Era molto profondo quel taglio, ma non mi fece molto male. La mamma il giorno dopo non si accorse di nulla, mia sorella se ne sarebbe accorta subito. Solo una persona ogni volta che mi autolesionavo se ne accorgeva e ci rimaneva male perché non poteva impedirlo: Louis Tomlinson.


*SPAZIO AUTRICE*
 
Wow sono stata veloce a scrivere questo capitolo :DD
Allora, voglio ringraziare tutte le persone che hanno messo la storia tra i preferiti, tra le seguite, tra le scelte e anche tutti quelli che hanno recensito. THANK YOU SO MUCH, I LOVE YOU.
Bene, è arrivata la cazzutissima Gemma! Dio mio, io la amo sta ragazza. Nel prossimo capitolo scoprirete che non studia proprio medicina... Vabbè, vedrete.
Vi ricordo il mio twitter @xhorancheeks se mi seguite chiedete il follow back :D
Al prossimo capitolo.
Baci, Francesca. 

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Capitolo 6
*** 5. Sorry ***


5. Sorry
 
Finii di leggere e alzai la testa... Gemma non aveva una faccia disgustata o spaventata, ma seria, concentrata.
"Fammi vedere i polsi." disse fredda. Senza troppe cerimonie mi levai la maglietta.
"Harry..." sospirò. Prese a toccare i tagli che avevo sparsi su tutto il corpo. Alcuni erano coperti dai numerosi tatuaggi che mi ero fatto in quegli anni. Avevo cicatrici bianche sul petto, sulle spalle, sulla pancia, ma la parte peggiore erano le braccia, sembravano maciullate, piene di grinze causate dalle troppe ferite. Mia sorella non si soffermò troppo su quella zona e non la biasimai, neanche io amavo vedere in che stato versavano i miei avambracci.
"Perché?" disse lei guardandomi negli occhi.
"Per non pensare." dissi rimettendomi la maglietta.
"A cosa?"
"A tutto. Ai bulli, a Louis..." dissi abbassando la testa.
"Chi è Louis?" chiese mia sorella. Ed ora come glielo spiegavo? Louis Tomlinson era la persona più bella, simpatica, gentile ed estroversa a questo mondo. Louis era tutto per me, un amico, un consulente, ma, soprattutto, un fidanzato. E proprio così le dissi. Le dissi chi era per me Louis Tomlinson e sembrò capirmi. Forse amava Tom quanto io amavo Louis, ma non penso. L'amore che provo per Louis è viscerale, maniacale, appena lo vedo con qualcuno che non sono io impazzisco. Ma è meglio non dirlo a mia sorella.
"E se lo amavi così tanto perché ti tagliavi per lui?" disse Gemma curiosa.
Ah, già... Louis mi picchiava.
"Cara Darcy..."
 
                                                                                                                          Holmes Chapel, 24/11/2007
Cara Darcy,
Oggi è stato il giorno più brutto di tutta la mia vita. Odio me stesso, odio il mondo. Fanculo tutto, io voglio morire. La mamma ha Gemma con la sua media perfetta e i suoi successi sportivi, io invece cosa porto a mamma? In cosa le do soddisfazioni? In niente. Nulla. Mi sento così inutile. Vorrei andare al bagno e prendere tutte le pillole che ci sono nell'armadietto delle medicine e buttarle giù, ma in bagno c'è Gemma, quindi non posso. Forse per quando sarà uscita mi è passata la voglia di morire... Vuoi sapere perché sono così triste? Vuoi sapere perché ho altri tagli sulle mie braccia? Beh, è semplice, Louis Tomlinson mi ha picchiato...
 
...
 
Ero in mezzo al gruppo, ancora. Il 'Branco', come lo chiamavo io, era intorno a me e decideva chi di loro dovesse colpirmi. Louis era in disparte e sembrava abbastanza arrabbiato, ma non penso perchè mi stavano picchiando.
"Dai Lou! Vieni qui e sfogati!" urlò John. Louis sembrò riprendersi da un pensiero profondo e si avvicinò a me.
"E picchiarlo vi fa sentire davvero meglio?" disse quasi disgustato.
"Certo! Una volta avevo litigato con Sally e l'ho pestato così tanto che mi sono sentito una favola!" disse John entusiasto.
'Te ne vanti pure.' pensai.
"Ma non avevi motivo di sfogarti su di lui, non aveva nessuna colpa!" disse Louis in mia difesa. Finalmente qualcuno del 'Branco' che capiva.
"E' stato lui a stuzzicarmi rinfacciandomi quello che mi aveva detto Sally!" disse John per difendersi. Che viscido figlio di puttana. Mi alzai, volevo proprio prenderlo a pugni. Avevo una scarica di adrenalina assurda. Come si permetteva di parlare male di me davanti a Louis? Presi la rincorsa con il pugno, ma un colpo più forte mi arrivò sulle costole e poi una ginocchiata in pieno viso. Feci in tempo solo a vedere Louis che si ricomponeva e mi guardava sorpreso, forse del suo gesto, prima di accasciarmi a terra dolorante.
"Voleva colpirti alle spalle, sto frocetto." mi sembrò di sentire mentre si allontanavano. Mi scese una lacrima e "Louis.." sussurrai prima di vedere tutto nero.


 
 
Louis'

Come avevo potuto colpire quel ragazzo solo perché mio padre ha picchiato di nuovo mia madre? Come potevo aver fatto a lui quello che mio padre fa a mia madre? Mi stavo forse trasformando in lui?
"Lo hai ucciso secondo me." disse Lance mentre tornavamo dentro la scuola.
Lo ho ucciso? Oh mio Dio, sono un mostro. Io che odiavo la violenza più di chiunque altro al mondo avevo colpito quel ragazzo senza neanche chiedergli scusa. Mi sentivo malissimo, mi dovevo far perdonare... Però a voce non sarei mai riuscito a chiedergli scusa, soprattutto se in giro c'era John...
"Non lo vedremo per due giorni minimo. Ora si starà vomitando anche l'anima. Sei grande Louis." Sentire il mio nome mi riscosse dai miei pensieri. Sorrisi falsamente per fargli credere che ero uno di loro, che amavo far soffrire quel ragazzo, ma io odiavo quando gli menavano, per questo me ne stavo sempre in disparte... Era simpatico... Harry?
"Harry Styles, così si chiama vero?" chiesi immerso ancora nei miei pensieri.
"Si, ma che importanza ha?" disse Lance ridendo "basta che ce le prende e non dice niente alla mammina." continuò. Feci una risata ancora più finta del sorriso e mi rabbuiai quasi subito. Abbiamo parlato qualche volta in classe, io e Harry, quando non c'era John. Mi piaceva parlare delle partite di calcio con lui, ma anche di cosa ci facesse stare male. Quel ragazzo aveva dei problemi in famiglia... Ancora non mi spiegavo come facesse la madre a non accorgersi dei lividi, dei tagli... Glieli ho visti qualche giorno fa e mi sono sentito una merda. Mi dispiaceva che quel ragazzo si tagliasse per mio cugino e la sua combriccola. Gli chiesi se la madre se ne fosse mai accorta che c'era qualcosa che non andava e lui mi disse: "so mentire bene. E poi lei ha problemi a gestire me e mia sorella da quando mio padre è morto. Non dispiacerti, non l'ho mai conosciuto, Gemma sì perché è morto quando io avevo quasi tre anni e lei sei. Ha detto che era molto violento nei confronti di mia madre, le ha fatto perdere due figli per le botte che le dava... E la sai una cosa? Quando è morto lei è stata molto male... Ti rendi conto? La persona che le ha fatto perdere due figli e che la riempiva di botte tutti i giorni era morta e lei ci stava male! A me non dispiace per niente avere un padre, sai? Insomma, lui ha fatto soffrire mia madre e per me può bruciare per sempre nelle fiamme dell'inferno. Lo odio. Scusami, ti avrò di sicuro annoiato... Te invece? Com'è la tua famiglia?"
Non gli raccontai dei miei genitori e delle sere in cui mio padre tornava a casa ubriaco fradicio.  Gli raccontai un sacco di balle, di una famiglia Tomlinson che non esisteva, di quella famiglia che sognavo ogni volta che sentivo i miei litigare...
Il suono della campanella mi fece ritornare alla realtà e insieme agli altri cominciai a rientrare in classe. Appena mi sedetti al mio banco presi un foglio di carta e scrissi. Parole semplici e concise, ma che pensavo veramente.

 
 
Harry's

'Ho un'altra ora per spiegare a mamma del taglio sul labbro superiore. Posso sempre nascondermi nella sciar...' i miei pensieri si interruppero quando aprii il mio armadietto e da lì uscì un biglietto piegato. Mi guardai intorno, era di sicuro qualche scherzo. Aprii lentamente quel foglio di carta e sorrisi leggendo quello che c'era scritto.
 

'Mi dispiace per oggi, non volevo. Ti voglio bene Styles.'
 
 
....
 
 
... Non era firmato, ma sapevo di chi fosse. Louis Tomlinson mi aveva lasciato un biglietto di scuse nel mio armadietto. Beh, forse la vita non è così brutta... Però questa non è stata la prima volta in cui Louis mi ha menato, e tu lo sai bene. Tutto sommato, questa è la prima volta che si scusa con me. Forse qualcosa sta cambiando nel nostro rapporto! Spero di poterti dare buone notizie presto.
A domani.
Baci, Harry.
 
"Beh, almeno si è scusato." disse mia sorella.
"Il giorno dopo mi ha picchiato ancora più forte." dissi quasi piangendo.
"In quegli anni cominciai a capire la mamma e l'amore che provava per papà, sai? Io amavo Louis anche quando mi faceva tossire sangue dopo avermi dato una ginocchiata in pieno stomaco." continuai guardando il pavimento.
"Forse voleva farsi il grosso davanti ai suoi amici! Forse non voleva farti male sul serio." mi rassicurò Gemma.
Non voleva farmi male sul serio? Certo che no, gli anni successivi mi fece male veramente, ma non solo fisicamente.
 
 
*SPAZIO AUTRICE*
 
Sono in ritardo?? Spero di no D: 
Eeeeh Louis, Louis. Ma che ci combini? Questo ragazzo è un controsenso vivente lol il nostro povero Harry è costretto 
a sopportare questo suo comportamento. Se avete fatto i calcoli Harry ha quasi 14 anni e vuole già morire, pensate un 
po'. Vabbè questo non c'entrava nulla e.e Haz mi sembra molto dolce ed indifeso in questo capitolo, soprattutto quando parla con Louis della sua famiglia, voi non lo pensate? ahdjskjd btw spero che vi piaccia questo capitolo! 
Aspetto molte recensioni e ringrazio come sempre chi ha messo tra i preferiti, tra le sguite e tra le ricordate la mia storia!
Al prossimo capitolo.
Baci, Francesca. 

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Capitolo 7
*** 6. America ***


6. America
 
"Beh, penso che per oggi basti così... Sono affamata! Non ti azzardare a cucinare, Haz." disse mia sorella alzandosi dal divano.
Che ora era? Guardai l'orologio che avevo al polso, segnava le nove meno un quarto. Wow, era tardissimo!
"Che vuoi per cena fratellino?" disse Gemma cercando qualche pentola.
"Quello che vuoi. Sai che mangio tutto." dissi chiudendo Darcy. Chissà dov'era la vera Darcy, la mia migliore amica. Chissà cosa faceva in America... Forse si stava per sposare, o forse combatteva per i diritti degli omosesuali aspettando di potersi sposare con la sua ragazza. Se ora come ora la incontrassi per strada non la rinoscerei. Di lei mi ricordo solo gli occhi, verdi, ma di un colore diverso dal mio. Ogni giorno cambiava colore degli occhi e non riusciva neanche lei a capire il perché. Ridevamo sempre quando le venivano gli occhi gialli, la paragonavo ad un gatto. Poi quando piangeva aveva gli occhi di un verde così intenso che mi lasciava senza parole. Odiavo ed amavo quando piangeva. Odiavo che soffrisse, ma amavo vederle gli occhi di quel colore. La facevano più bella, non che senza gli occhi di quel colore fosse brutta, ma, non lo so, la trovavo bellissima. Penso che se non fosse andata in America ora eravamo fidanzati e forse non mi sarei mai innamorato di Louis. Oppure sarei stato costretto a lasciarla perché amavo Louis e non volevo ferire i suoi sentimenti. Sono certo che anche in quel caso saremmo restati grandi amici.
"Harry è pronta la cena!" Gemma mi riscosse dai miei pensieri.
"Arrivo!"

 
"Gemma, posso chiederti una cosa?" dissi mettendo il piatto ormai vuoto nel lavandino.
"Dimmi!" disse lei prendendo il gelato dal freezer.
"Ma in cosa ti sei laureata?" dissi insicuro. Conoscevo quei modi di fare, conoscevo le domande, conoscevo tutto ormai. Sapevo che mia sorella si era laureata in...
"Psicologia." sorrise.
"Sei una fottuta strizzacervelli!" esclamai.
"Non mi chiamare così!" disse puntandomi contro il cucchiaino.
"E perché sei diventata una strizzacervelli?" dissi disgustato.
"Ti ho già detto di non chiamarmi così." disse porgendomi un cucchiaino. "E poi ho studiato psicologia perché voglio aiutare le persone." rispose semplicemente mentre si sedeva sul divano.
"Non mi offendo se dici 'le persone come te' sai? Me ne hanno dette di peggiori." dissi mettendomi seduto accanto a lei.
"Harry... Fidati, non hai problemi gravi come tu credi." disse Gemma accarezzandomi  i capelli. Presi un po' di gelato dalla vaschetta. C'erano quattro gusti, ne presi uno a caso. Pistacchio.
"Uh guarda! Il tuo film preferito!" esclamò indicando la tv.
Mi girai, era 'Love Actually'.  Spensi subito la televisione. Buttai il cucchiaino a terra.
"Haz..?" stavo piangendo ora.
"Possiamo guardare qualcos'altro se vuoi." mi alzai.
"Buonanotte." dissi semplicemente.
Salii le scale sotto lo sguardo confuso di mia sorella. Da brava strizzacervelli sarebbe venuta in camera mia a chiedermi cosa succedeva, per questo la chiusi a chiave. Mi infilai nel letto e misi un paio di cuffiette. Sentii un "Harry" urlato da mia sorella prima di far partire la prima canzone. Dovevo uscire da quel mondo. Dovevo dimenticare  'Love Actually'. Dovevo dimenticare cosa successe quando lo guardai con Louis.
 
 
I'll keep my eyes wide open
I'll keep my arms wide open
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
Cause I'm tired of feeling alone
 
 
La mia stessa voce mi svegliò quella mattina. Ricordo di aver registrato quella canzone qualche mese fa e ogni volta che la sentivo dicevo "wow potrei diventare anche famoso". Spensi l'iPod e guardai l'ora. Le dieci e mezza. Avevo dormito più o meno cinque ore. Avevo pianto quasi tutta la notte per quello stupido film... Andai in bagno. Non avevo gli occhi molto gonfi, ma Gemma si sarebbe accorta lo stesso che avevo pianto. Sentii odore di caffè e di pancakes provenire dalla cucina. C'erano anche del bacon e delle uova a friggere.
"Buon giorno." disse mia sorella mettendo in tavola i pancakes. Mi sorrise dolcemente appena mi sedetti a tavola.
"Dormito bene?" chiesi.
"Si, molto! Sai, quella stanza degli ospiti è davvero bella." disse lei sedendosi di fronte a me e porgendomi le uova col bacon. Sorrisi ma mi rabbuiai subito.
"Te invece? Dormito bene?" disse mia sorella dopo aver addentato un pancake.
"Ho dormito." risposi. Presi un sorso di succo di frutta dal bicchiere che avevo accanto e notai che mia sorella mi osservava.
"Hai pianto?" disse dopo un po'.
"Wow, ci arrivi presto alle cose." risposi acido.
Mia sorella rimase in silenzio, poi cominciò a piangere.
"Che succede Gemma?!" chiesi allarmato.
"Niente... Non mi sono mai accorta dei tuoi tagli. Non mi sono mai accorta che eri diventato anoressico. Non ci arrivo presto alle cose." ora singhiozzava. Corsi ad abbracciarla.
"Non sentirti colpevole. Non mi tagliavo per te." sentii gli occhi pizzicarmi. "Non mangiavo, ma non per colpa tua." la strinsi più forte a me "scherzavo Gemma. Scherzavo.."
"Scherzavi? Io invece non scherzo, Harry." mi guardò negli occhi. "Io mi sento così in colpa per essere partita per l'America." le asciugai una lacrima. "E-e poi, ti tagliavi già da quando io ero qui, no? Sono un'idiota." continuò.
"Non lo sei.." la consolai.
"No, lo sono. Mi dispiace Harry, mi dispiace davvero." mi abbracciò forte. Respirai l'odore dei suoi capelli, erano così morbidi e sapevano di Lei... Sciolsi l'abbraccio solo per guardarle gli occhi. No, non erano verdi come quelli di Darcy. No, non era Darcy. Mi era parso per un momento che ci fosse lei tra le mie braccia...
"Leggimi la pagina di diario che hai scritto quando me ne sono andata." disse fredda. Ora non piangeva più, era seria.
"Non vorresti." le dissi.
"Oh, sì che voglio." disse lei prendendo Darcy. Gliela tolsi subito di mano.
"Quante volte l'hai toccata?" dissi preoccupato. "Ieri sera l'ho lasciata in soggiorno ed ora è in cucina."
"L'ho presa prima per portarla qui, pensavo la volessi leggere." disse lei confusa.
"Nessuno può toccare Darcy. Solo io posso." dissi portandomi il diario al petto.
"Lo so Harry. Mamma me lo ha detto. Ora calmati e andiamo a sederci sul divano, ok?" mi toccò la spalla. Io scostai la sua mano e "non mi toccare." dissi.
"Allora, io mi siedo sul divano. Se vuoi leggermi Darcy io sono lì." sorrise e poi raggiunse il divano. Appena si fu seduta aprii Darcy. Tutto era al suo posto. Non aveva letto nulla. Cercai la pagina in cui parlai della partenza di Gemma.
"Cara Darcy..."
 
                                                                                                           Holmes Chapel, 25/7/2009
 
Cara Darcy,
scusa se non ti ho scritto ieri sera, ma mi sono sentito male. Anche oggi non mi sento molto bene, ma devo parlarti, devo sfrogarmi... Mia sorella ieri sera ci ha detto che si trasferisce in America. Ha detto che ha trovato "l'amore della 
sua vita" e che finalmente può ricominciare a vivere. Io penso solo che mi mancherò un sacco...
 
....

 
"Indovinate un po'?" esclamò Gemma nel bel mezzo della cena. Io e mia madre ci girammo sorridenti verso di lei.
"Mi trasferisco da Tom!" esclamò entusiasta.
Il sorriso mi morì sulle labbra.  Sentii un colpo al cuore. Mi avevano sparato? Guardai in basso, ma la mia maglietta era pulita, non c'era traccia di sangue. La mamma si sforzò di sorridere ancora e "è-è magnifico!" balbettò.
"Te che ne pensi Haz?" disse poi mia sorella girandosi verso di me. Io sorrisi a forza e le dissi "sono contento per te." e lo ero, veramente, ma mi sentivo anche malissimo. La pancia cominciò a brontolare.
"Scusatemi un attimo." dissi alzandomi dalla tavola. Corsi in bagno, la pancia protestava. Aprii la porta e raggiunsi il water appena in tempo per vomitare. Non sapevo neanche io perché vomitavo, sapevo solo che appena finii cominciai a piangere. Andai al lavandino e mi sciacquai la bocca e il viso. Guardai il mio riflesso allo specchio, sembrava che non fosse successo nulla. Ritornai a tavola. Gemma stava raccontando alla mamma della vita in America e vidi che si stava sforzando di non piangere. Era forte la mamma. Invidiavo la sua forza. Mi sedetti accanto a Gemma.
"Ti piacerebbe Tom! E' un appassionato di musica e suona la chitarra!" esclamò mia sorella. Sorrisi anche se tutto quello che volevo fare era piangere.
 
....

 
... Gemma ha parlato tutta la sera di cavolate che riguardano l'America e il college di Tom. Ha detto che salverà vite, quindi studierà medicina. Non le ho chiesto esattamente che cosa aveva scelto, ma di sicuro è medicina. Mi mancherà un sacco. Oggi ho pianto. Come compito delle vacanze ho da studiare l'America e ho pensato a Gemma e ho sentito di nuovo male al cuore. Spero che mi passi presto. Spero anche che Gemma torni spesso a trovarmi... Ora scusami, ma devo andare a dormire. Domani io e la mamma accompagnamo Gemma all'aeroporto e dobbiamo aiutarla con i bagagli.
A domani.
Baci, Harry.
 
 
Mia sorella mi corse incontrò e mi abbracciò. Fortissimo. Piangemmo insieme, come due bambini, come quando io e la mamma la andammo a trovare in America, come quando quella volta, a sette anni, mi persi per il centro commerciale e lei mi ritrovò dopo due lunghissime ore.
"Scusami Harry. Scusami davvero." mi sussurrò nell'orecchio. Alternava le scuse ai baci. Si sentiva così in colpa, ma quando partì non lo era per niente.
"Hai vomitato il giorno in cui sono partita?" chiese abbracciandomi ancora più forte.
"Si. Una volta nell'aeroporto e l'altra a casa. Sentivamo la tua mancanza..." dissi trattenendo le lacrime.
"Scusami. Mi avete perdonato vero?" chiese mia sorella piangendo.
"Certo che lo abbiamo fatto. Se eri felice te lo eravamo anche noi." le accarezzai la schiena.
In realtà non eravamo per niente felici. Mia madre i primi giorni piangeva e quando tornai a scuola mi sembrò che le botte che mi davano fossero triplicate, ma non ci facevo molto caso, ormai ero entrato in depressione e solo una persona mi faceva sorridere anche solo con la sua presenza, Louis.
 


 
*SPAZIO AUTRICE*
 
Ma come sono dolci questi fratellini? Giuro che mentre scrivevo l'ultima parte mi veniva da piangere. Gemma si è sbloccata, ha mostrato i suoi sentimenti, ma "da brava strizzacervelli", come direbbe Harry, deve tornre ad essere composta e professionale, quindi nel prossimo capitolo sarà meno carina e coccolosa come in questo lol. 
Allora, io considero questa FF complicata. Cioè, non è tutto facile per i Larry come in altre FF. In alcune storie tutti e due capiscono quasi subito i sentimenti che provano, qui invece ci sta un conflitto di sentimenti in Louis e sarà molto difficile farlo sbloccare, poi lo vedrete. Scusate se puntualizzo queste cose, ma mi dispiace che voi pensiate "uh è una Larry" e poi non vedete per niente cose Larry.
Vorrei ringraziarvi tutte per le 200 visite al prologo e per le 100 al 
primo capitolo! Wow siete fantastiche! Voglio dire pubblicamente che amo Jesy_TeachMeToBeStronger_ perché mi recensisce ogni capitolo e mi dice un sacco di cose dolci. Grazie mille tesoro. E GRAZIE MILLE A TUTTE VOI CHE 
SEGUITE, PREFERITE, RICORDATE, RECENSITE LA STORIA! Grazie a tutte, davvero. Oggi sono in vena di ringraziamenti lol.
Se volete seguirmi su twitter vi ricordo il mio nick @xhorancheeks :)
Al prossimo capitolo.
Baci, Francesca. 

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Capitolo 8
*** 7. First time ***


7. First time
 
Sono due settimane che Gemma è strana. Mi porta al cinema, sorride sempre, e non mi ha più chiesto di leggerle il diario. Strano, perché secondo me lei era venuta a vivere da me per aiutarmi. Insomma, è una striz... ehm, una psicologa barra psichiatra e dovrebbe, non so, "allenarsi"...? Penso. Non so veramente cosa le stia prendendo. Ora è qui, accanto a me, in una fredda sera di fine gennaio. Mi parla di un sacco di cose che secondo me non hanno senso, qundi mi limito a sorridere ad annuire. Mi ha sorriso e si è rabbuiata subito. Non capisco cosa le passi per la testa, davvero. Cominciò a parlare del film che avevamo visto, 'noi siamo infinito'. E' davvero un gran bel film e poi Emma Watson è così bella. Diventerei etero per lei. Gemma ha pianto quando Charlie è "impazzito", io invece quando litiga con i suoi amici e rimane da solo. Mi ha ricordato me stesso al liceo, solo che io non avevo mai avuto degli amici con cui litigare. Non mi sono fatto vedere da Gemma, avrebbe fatto la sorella strana. La stessa che stava facendo ora. Di nuovo quel sorriso... Non ce la faccio più.
 
"Sei strana." Gemma smise di parlare del film che avevamo appena visto e fece un'espressione confusa.
"C-come? In che senso?" balbettò.
"Balbetti, sorridi falsamente... Che hai?" chiesi fermandomi in mezzo alla strada.
"Harry, ci stanno guardando tutti." disse prendendomi per un braccio.
"Che ci guardassero. Potete anche fare dei video sapete? Durano di più!" urlai mentre un sacco di persone mi guardavano e mia sorella mi portava in macchina.
"Guido io." dissi salendo.
"No, mio caro. Non voglio morire stanotte." disse mia sorella. Mi spostai dalla parte del passeggero sbuffando. Però una cosa positiva c'era, Gemma per un momento era tornata se stessa.
 
"Cosa avrei di strano?" disse Gemma entrando nel vialetto di casa.
"Non sei te. Mi porti in giro, fai sorrisi falsi, non mi chiedi più di leggerti Darcy..." dissi scendendo dalla macchina.
"Harry, io sto benissimo." ancora sorrideva in quel modo.
"Ecco, vedi?" dissi irritato. Quasi corsi dentro casa, volevo allontanarmi da lei.
"Vuoi sapere che ho?!" disse entrando in casa. Io ero già al terzo scalino.
"Si, vorrei saperlo." dissi senza girarmi.
"Sono incinta." disse, anzi, quasi sussurrò mia sorella.
Mi girai. Avevo gli occhi spalancati ed ero come pitrificato. Forse facevo anche un po' di paura, quindi cercai di assumere un'altra espressione.
"E... Da quanto?" dissi andandole incontro ed abbracciandola.
"Da un mese penso." mi strinse forte.
"Hai paura? E' per questo che sei così strana?" le chiesi.
"Ho paura a lasciarti di nuovo, Harry." disse Gemma. Piangeva, lo sentivo da come respirava e dalla voce.
"Per questo stai passando così tanto tempo con me senza studiarmi?" azzardai a chiedere.
Smise subito di singhiozzare e mi guardò. Era confusa.
"Tu... Tu pensi che io ti stia studiando?" disse irritata.
"Pensavo di sì, insomma, sono un caso interessante e..."
"Sei mio fratello Harry! Come ti è venuto in mente?!" esclamò mia sorella. Si allontanò da me e andò sul divano. Chiusi la porta di casa, stava cominciando a nevicare.
"Pensavo che fossi venuta da me per studiarmi, che avessi detto a mamma che mi avresti curato." dissi sedendomi accanto a lei.
"Pensi davvero che io sia così approfittatrice, Haz? E' questo che pensi di me?" si allontanò da me. Mi alzai in piedi, volevo seguirla, ma forse era meglio restare dov'ero.
"Non hai mai chiesto cosa pensavo di te. Mai. Neanche quando te ne sei andata." dissi quelle parole, ma me ne pentii. 
Gemma si girò, aveva un'espressione fredda come la neve che stava cadendo.
"Che cosa pensavi di me, Haz? Che ero una stronza, vero? Che ero un'egoista? Dimmi cosa cazzo pensavi di me!" l'ultima frase la disse dandomi dei pugni sul petto. Io abbassai lo sguardo, non avevo il coraggio di dirgli cosa pensavo di lei. Dopo avermi mandato a fanculo se ne andò nella sua camera.
"Pensavo che eri la sorella migliore del mondo." sussurrai dopo aver sentito la sua porta sbattere. Mi misi sul divano e accesi la tv, come se nulla fosse successo, come se Gemma non fosse mai venuta a vivere da me, come se fossi di nuovo solo.
"Ma fanno solo questo film?" dissi vedendo una scena di 'Love Actually'. Era iniziato da più o meno una mezz'oretta. Non cambiai, non spensi la tv, non me ne andai sbattendo il telecomando a terra. No, restai a guardare il film, e come sempre piansi. Ma questa volta non c'era la maglia di Louis ad asciugare le mie lacrime. No, stavolta ero solo. E, scosso ancora dai singhiozzi, mi addormentai.
 
 
"Sei una feminuccia Harry." disse Louis alzandosi per spegnere la tv.
"Sono sentimentale, la cosa è diversa mio caro Lou." dissi con la voce ancora un po' alterata dal pianto.
"Forse è per questo che ti amo." disse stedendosi di nuovo accanto a me sul letto. Eravamo a casa sua, i genitori non c'erano e sarebbero tornati due giorni dopo. Louis avrebbe potuto organizzare una festa, sballarsi con gli amici, fumare, bere e scopare fino a quando voleva, invece no, aveva deciso di stare con me, Harry Styles.
"Mi... mi ami?" arrossii violentemente e sperai che la piccola luce che faceva l'abat-jour sul comodino di Louis non lo fece vedere troppo.
"Certo che ti amo. Sei il mio ragazzo." mi diede un bacio. Ero il suo ragazzo?
"Davvero? Cioè... Non sembra perché..."
"Perché a scuola non ti parlo e non ti degno di uno sguardo?" mi interruppe Louis. Anuii abbassando la testa.
"Tu non sai quanto vorrei gridare a tutti che sei mio." disse con fare dispiaciuto.
"Per quanto ancora andrà avanti questa storia?" dissi senza guardarlo in faccia.
"Harry Edward Milward Styles, io ti amo." disse semplicemente.
"Non serviva dire tutto il nome." dissi sorridendo. Louis rise e poi mi alzò il viso. E vidi lo spettacolo più bello a questo mondo. Louis Tomlinson che sorrideva. I suoi occhi "sorridevano con lui" e lo rendevano ancora più bello. Lo amavo, troppo. Lo amavo per ogni cosa dolce che mi sussurrava nel bagno dopo ogni pestaggio. Lo amavo per come si preoccupava di farmi mangiare da quando sapeva che ero diventato anoressico. Lo amavo per quando si incazzava con me per via dei tagli. Lo amavo anche quando piangeva tra le mie braccia dicendo che gli dispiaceva di avermi pestato. Lo amavo sempre. Ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo e non so se lo avrò mai.
"Che fai Lou?" dissi quando il mio ragazzo, wow l'ho detto, si alzò e andò alla finestra.
"Lo urlo a tutto il mondo." sorrise per poi aprire la finestra. Il vento freddo di fine febbraio mi fece rabbrividire.
"Io amo Harry Styles, capito mondo? Lo amo più di qualsiasi altra cosa al mondo e nessuno ci dividerà!" urlò Louis a pieni polmoni. Cominciai a ridere quando la signora che abita alla casa accanto ha urlato "Non ce ne importa un cazzo! Io voglio dormire!".
"Che donna isterica." disse Louis dopo aver chiuso la finestra. Io continuai a ridere e anche lui cominciò. E volevo che quel momento non finisse mai, che noi non finissimo mai.
"Lou?" attirai l'attenzione del ragazzo che mi era accanto.
"Dimmi Haz." disse cercando di tornare serio.
"Come faremo con il college?" chiesi. Louis si rabbuiò subito.
"Che dice il tuo psicologo? Sei pronto?" chiese abbracciandomi. Mi sistemai con la testa sul suo petto e "no" sospirai.
"Harry, giuro che l'anno prossimo sarai pronto a venire al college con me. Ti proteggerò io." disse accarezzandomi i capelli. Alzai lo sguardo e lo baciai. Amavo baciare Louis. Le nostre lingue combaciavano come due pezzi di un puzzle, si cercavano disperatamente perché per essere complete necessitavano l'una dell'altra. E noi eravamo così, ci cercavamo e dipendevamo l'uno dall'altro. Louis si mise sopra di me tenendosi sui gomiti per non pesarmi troppo, ma 
io volevo quel corpo, volevo sentirlo.
"Penso di essere pronto." dissi interrompendo il bacio. Louis mi guardò serio e "sei sicuro?" chiese. Annuii sorridendo e riprese a baciarmi. Ora mi stava spogliando e io stavo cercando di levargli la sua maglietta a righe che amavo troppo. Appena le nostre pelli calde si toccarono sentii che volevo essere una cosa sola con Louis. Cominciai a slacciare la sua cintura e a levargli i pantaloni. Le mani mi tremavano non dalla paura, ma dall'eccitazione.
"Aspetta, faccio io." disse toccandomi le mani. Annuii imbarazzato e appena si fu tolto i pantaloni io feci lo stesso. Mi beai di quella visione, Louis Tomlinson in mutande era un fottuto Dio greco. Riprese a baciarmi con più foga. Ora non sapevo davvero come procere. Insomma, era la mia prima volta, ma non volevo che facesse tutto Louis. Mi decisi e con la mano presi il membro caldo di Louis dai suoi boxer. Lui fece un gemito soffocato e poi sorrise. Cominciai e strofinare il suo membro come se fosse il mio, come quando facevo pensando a lui. Louis cominciò a gemere e prese la mia erezione portandola vicino alla sua. Le fece toccare e strofinare l'una contro l'altra. Pensavo che sarei venuto in quel preciso istante, invece resistetti, più che altro per non fare brutta figura. Louis prese due dita e se le bagnò, fece scivolare il primo dito nel mio ano e poi l'altro. Il dolore che sentii fu atroce, ma non urlai. Non volevo farlo preoccupare. Louis mi diede un attimo di tregua per prendere il preservativo dentro il cassetto. Se lo mise e mi disse "non voglio farti del male, ora devi fare tutto quello che dico io, capito?". Annuii meccanicamente e mi preparai. Sentii la punta calda sfiorarmi l'ano e con un colpo di reni Louis entrò in me. L'urlo che mi uscì dalla bocca spaventò me stesso, figuriamoci Louis. Non pensavo che facesse così male. Era un dolore lacerante e straziante.
"Scusami." disse Louis veramente dispiaciuto. Presi un respiro profondo e "N-non fa niente. C-continua." dissi. Lui annuì. Andò un po' più in profondità e mi sembrò di essermi spezzato in due.
"Metti la gamba destra sulla mia schiena." disse serio. Stava pensando a tutte le mosse che potevo fare per non sentire dolore. Obbedii e appena toccai la sua schiena mi sentii un po' meglio.
"Anche l'altra." ordinò dopo aver visto la mia faccia meno tesa. Misi anche l'altra gamba e Louis entrò completamente dentro di me. Un altro urlo uscì dalla mia bocca. Le lacrime mi rigavano il viso.
"Scusami, ma sei davvero piccolo Haz." scherzò Lou. Feci un accenno di risata e me ne pentii subito perché mi sentii lacerare ancora di più.
"Continua, per favore." lo implorai. Louis aveva la fronte imperlata di sudore ed era davvero concentrato. Si stava godendo ben poco di quel rapporto. Uscì e rientrò dolorosamente in me due, tre volte prima che mi abituassi alla sua presenza. Poi cominciai a spingere anche io. Volevo di più, volevo sentirlo davvero. Feci per toccarmi l'erezione che protestava, ma Louis mi precedette. Cominciò a strofinare, coordinò le spinte con la sua mano e dopo qualche minuto vennì urlando il suo nome. Louis venne poco dopo urlando il mio di nome e si accasciò accanto a me, sfinito.
"Devo insegnarti a fare i pompini. E devo anche fartene uno." disse ancora con il fiatone. Io risi istericamente per la fatica.
"Almeno non ti farò più male. Definitivamente." disse girandosi verso di me. Era serio. Io gli presi la mano.
"Ti amo." dissi. Mi scese una lacrima che prontamente Louis asciugò.
"Anche io Harry, anche io." mi accarezzò i capelli. Mi accoccolai a lui prima di addormentarmi.
 
 
"Harry? Harry??" sentii una voce chiamarmi, ma non era quella di Louis.
"Chi sei?" dissi con la voce impastata dal sonno.
"Sono il tuo peggior incubo, tua sorella." scherzò Gemma. Io mi strofinai gli occhi e vidi Gemma sorridermi.
"Hai sognato Louis, vero?" disse lei passandomi una tazza di the. Annuii per poi arrossire violentemente.
"Come fai a saperlo?" dissi impaurito.
"Hai detto il suo nome centinaia di volte." disse mia sorella tornando in cucina. Era strano che avessi fatto quel sogno, che avessi rivissuto la mia prima volta con Louis. Forse non avrei dovuto guardare 'Love Actually' la sera prima.
"Ti manca vero?" disse Gemma ritornando con una tazza di caffè da cui prese un sorso.
"Da morire." confessai. Ed era vero, mi mancava da morire.
"Ti capisco sai, Tom mi manca come l'aria."disse mia sorella sospirando. Io sorrisi. Aveva appena detto la cosa più stupida a questo mondo. Lei non poteva capirmi, lei non poteva sapere quanto fosse potente l'amore mio e di Louis. Lei non capiva che ogni volta che pensavo a lui mi sentivo morire. Non capiva che senza di lui ero un puzzle incompleto.

 
*SPAZIO AUTRICE*
 
*si nasconde* ma quella parte hot l'ho scritta veramente io? Dio come mi vergogno!! Allora, come promesso ecco la 
parte Fluff Larry. Si è trasformata in una cosa rossa perché, beh, volevo io ok? lol scherzo, perché mi sembrava giusta(?) Vi starete chiedendo perché questo flashback è in corsivo mentre gli altri sono scritti normalmente(?) beh l'ho scritto così perché primo,  è un sogno. Secondo, non proviene dal diario, non sono ricordi del diario. Non so se mi avete capito lol, spero di si :) Allora, Gemma is pregnant e molto strana lol non vuole lasciaredi nuovo il fratello, ma deve farlo, quindi si sta comportando in modo strano. Speriamo si riprenda presto. Harry dopo questo sogno si rende conto che Louis gli manca veramente TANTO e mi dispiace troppo che Louis gli sia lontano, giuro çwç. Ora l'ho fatta facile, avete capito che Louis e Harry stanno insieme, si amano, etc... ma dal prossimo capitolo torneremo a Darcy e alla parte più brutta della vita di Harry, quando era anoressico e si tagliava seriamente. Ok, troppi spoiler lol
VOGLIO RINGRAZIARVI MOLTISSIMO PERCHE' HO 200+ VISITE AL PROLOGO E 100+ AI CAPITOLI DALL'UNO AL QUATTRO. OMG SONO TROPPO CONTENTA :'D grazie mille anche per le recensioni e per le cose dolcissime che mi scrivete.
Al prossimo capitolo.
Baci, Francesca. 

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Capitolo 9
*** 8. Surprise ***


8. Surprise
 
"Tanti auguri a te, tanti auguri a te." cantò Gemma. Aprii gli occhi e vidi che aveva in mano un muffin con una candelina accesa.
"No, ti prego." dissi ancora assonnato.
"Tanti auguri fratellino, tanti auguri a teee!" urlò Gemma appena misi la testa sotto il cuscino. Non era vero, non era il primo Febbraio. Non era il giorno del mio diciannovesimo compleanno.
"Spegni la candelina!" disse mia sorella levando il cuscino dalla mia testa. Grugnii per poi girarmi dandole le spalle. Lei sospirò e mise il muffin sul comodino.
"Quando vuoi siamo giù di sotto." disse prima di chiudere la porta.
"Siamo?" esclamai alzando la testa. Che voleva dire "siamo"? Solo lei e la mamma oppure c'era anche Louis? O qualcun altro? Dovevo scoprirlo. Ma prima dovevo lavarmi e vestirmi. Mi feci una doccia veloce e mi vestii ancora più velocemente.
"Un po' di profumo." dissi tornando in bagno. Avevo il cellulare in mano per vedere se Louis mi avesse mandato un messaggio, ma niente. Forse voleva farmi una sorpresa... Mi misi davanti allo specchio, mi "pettinai" i capelli scuotendoli e portandomi il ciuffo da un lato, e misi un bel po' di profumo. Volevo essere perfetto per Louis, sempre se c'era. Scesi le scale con un sorriso che partiva da un'orecchio e finiva all'altro, ma mi morì sulle labra non appena vidi che Louis non c'era.
"Tanti auguri amore!" esclamò mia madre venendomi incontro. Io le sorrisi dolcemente. Avevamo litigato, ma era pur sempre mia mamma.
"Tanti auguri." disse una voce maschile che purtroppo non era quella di Louis.
 'fantastico' pensai.
"Grazie Tom." lo ringraziai.
"Spero che non ti dispiaccia se Tom dorme qui. Domani parto e mi aiuterà con le valigie." disse Gemma prendendo la mano al suo ragazzo. Guardai le loro dita intrecciate per un attimo. Mi mancava intrecciare le mie dita con quelle di Louis. Mi mancava Louis.
"Va benissimo." dissi sorridendo falsamente. Odiavo Tom. Era un bravo ragazzo, ma mi aveva portato via mia sorella. Non lo avrei mai perdonato, mai.
"Sei un bravo ragazzo, Harry." mi diede una pacca sulla spalla. Mi venne l'istinto di prendere quella mano e di rompergliela, ma mi trattenni.
"Allora! Chi vuole un bel pranzo da festa di compleanno?" disse mia madre per allentare un po' la tensione.
"Mamma, quanta roba hai preparato? Stasera io e Harry dobbiamo uscire!" disse mia sorella facendomi l'occhiolino. L'ultima serata solo per noi. Le sorrisi dolcemente prima di mettermi seduto a tavola.
 
 
"Wow Anne, sei davvero un'ottima cuoca!" esclamò Tom dopo aver preso la seconda fetta di cheesecake.
'patetico' pensai guardandolo storto. Ripresi a torturare il pezzo di dolce che avevo nel mio piatto.
"Oh grazie Tom." disse mia mamma sorridendogli.
"Harry, sei davvero fortunato ad essere suo figlio. Scommetto che ti vizia un sacco." disse Tom guardandomi. Io alzai gli occhi dal piatto e lo guardai confuso.
"Ah, si. Insomma, cucina bene e mi vuole molto bene." sorrisi a mia mamma e lei ricambiò il sorriso.
"Magari avessi una mamma come la tua." sospirò Tom.
"Se avessi avuto una mamma come lei ora staresti nella casa del tuo ragazzo ad aspettare che lui ritorni dal college perché per la tua sicurezza non ha voluto mandarti insieme a lui a studiare legge." quanto avrei voluto dirlo. Mi stavo innervosendo. Ormai del cheesecake che avevo nel piatto non era rimasta che una poltiglia.
"Se non vi dispiace, io vado in camera." dissi alzandomi da tavola. Gemma mi guardò confusa, ma io la tranquillizzai abbozzando un sorriso.


Mi distesi sul letto. Con le cuffie nelle orecchie cominciai a cantare. Pink Floyd, Wish You Were Here. E pensai a Louis. E a quanto volessi che fosse con me. A quanto volessi che mi mandasse un messaggio di buon compleanno. A quanto volessi un suo abbraccio. E piansi. E con la voce ridotta ad un sussurro continuai a cantare, stavolta Hey There Delilah.
 
 
....

 
"Allora, domani è il grande giorno." dissi entrando in camera. Louis stava finendo di mettere le cose nei bagagli. Si girò e la sua bellezza mi investì, come la consapevolezza che non avrei più visto quel viso angelico per molto tempo.
"Harry, vieni qui." disse Louis sedendosi sul letto. Confuso mi avvicinai a lui e mi sedetti sul copriletto che avevamo scelto insieme qualche mese fa.
"Sai che sto per partire per l'Irlanda. No, non piangere." disse asciugandomi una lacrima che mi era sfuggita.
"Non devi piangere. Allora, sai che non ci vedremo fino all'anno prossimo. Promettimi che non paingerai per me e che mi chiamerai tutti i giorni. Promettimi che non mi dimenticherai." continuò lui. Io abbassai lo sguardo.
"Come potrei dimenticare l'amore della mia vita?" sussurrai.
Louis mi avvolse tra le sue braccia e mi baciò la testa.
"Mi mancheranno i tuoi ricci, le tue labbra rosse, i tuoi occhi verdi... Mi mancherai Haz..." mi disse prima di baciarmi.
"Anche te mi mancherai Lou." ci stendemmo sul letto e restammo abbracciati finchè non ci addormentammo.
Il vibrare di un cellulare mi svegliò. Era pomeriggio. Il sole stava calando e il cielo stava diventando sempre più scuro. Mi liberai dalla presa protettiva del mio ragazzo e cominciai a cercare il mio cellulare. Nessun messaggio o chiamata persa. Cercai quello di Lou. Un messaggio, da un certo Stan. Guardai Louis per assicurarmi che non si fosse svegliato e poi sbloccai la tastiera.
 
 
Finalmente ci rivedremo al college, lontano dal tuo ragazzo. Mi manchi Boo. Non vedo l'ora di riabbracciarti.
A presto, Stan :) xx
 

Mi mancò il respiro. Sentii le lacrime invadere i miei occhi e scendere sulle mie guance. Lo chiamava Boo? Solo io lo chiamavo in quel modo. Era il suo nomignolo come il mio era Haz. Lanciai il cellulare sul petto di Louis, il quale si svegliò di scatto.
"Allora mi tradisci? Eh?" dissi infuriato. Le lacrime che continuavano ad uscire.
"Cosa? Ma che dici?" disse lui alzandosi dal letto.
"Stan ti aspetta al college, Boo. Chi cazzo è Stan?" urlai.
Louis prima fece una faccia confusa, poi disse "ah.."
A quella rezione non ci vidi più. Presi una delle valigie che aveva sistemato con cura e la scaraventai sull'armadio dietro di lui. Se non si fosse abbassato lo avrei preso in pieno.
"Ma sei impazzito?!" esclamò Louis guardando i panni sparsi a terra.
"Louis William Tomlinson tu sei solo un fottuto bugiardo!" urlai con tutta la rabbia che avevo in corpo.
"Harry, da quanto non prendi le tue pillole?" disse Louis calmo mentre si avvicinava cautamente a me.
"Non sono affari tuoi!" gli lanciai addosso la cornice dove c'era una foto dove eravamo al mare e ci stavamo baciando al tramonto. Amavo quella foto, ma in quel momento non ci pensai, la mia mente era oscurata dalla rabbia. La cornice prese lo specchio che era vicino all'armadio e lo frantumò in mille pezzi. Uno di quei pezzi colpì Louis in pieno. Il suo petto cominciò a sanguinare. Sentire l'urlo di dolore di Louis mi fece riprendere. Cosa avevo fatto? Avevo ucciso il mio ragazzo? Corsi da lui.
"Stammi lontano!" urlò Louis in preda al panico. Si tolse il pezzo di specchio che gli aveva perforato la parte destra del petto.
"Stammi... Lontano." disse sospirando. Di nuovo le lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi.
"Divertiti al college. Salutami Stan." dissi prima di uscire dalla stanza. Presi le chiavi della macchina e andai via da quella casa. Andai da mia madre. Non chiese troppe spiegazioni perché sapeva che non gliele avrei date.
Solo due giorni dopo rientrai in quella casa. In quella stanza, dove c'erano ancora i pezzi di specchio sparsi sul pavimento, dove l'armadio era ammaccato, dove Louis aveva lasciato un biglietto sul letto. Era macchiato di sangue.


Dimenticami. So che ti ho detto di non farlo, ma è meglio per te. Io non lo farò mai perché anche se mi hai quasi ucciso ti amo più di qualsiasi cosa al mondo. Ora capisco mia madre e l'amore che prova per quel bastardo di mio padre. Capisco te e l'amore che provavi per me anche quando ti prendevo a pugni. Io ti amo anche se mi hai fatto perdere così tanto sangue da farmi svenire.
Stan è il mio ex. Mi stalkera da quando ci siamo lasciati. Ora che saremo nello stesso college molto probabilmente mi stuprerà o cose del genere. Non shcerzo. Ho una paura assurda. Non te l'ho voluto dire per non farti preoccupare. 
Addio, Harry. Ti amo.
Sempre tuo,
Louis.
 

Una mia lacrima cadde proprio su una macchia di sangue che Louis aveva lasciato sul biglietto. Forse lo aveva fatto apposta o forse gli era rimasto del sabngue sulla mano dopo essersi medicato, ma questo non lo saprò mai perché non lo rivedrò più. 
Mi girai. I pezzi di specchio sparsi a terra mi ricordarono uno di quei puzzle da mille pezzi che provammo a fare una volta io e Louis. Alla fine ci ritrovammo a fare l'amore perché era troppo complicato da finire. Presi uno di quei pezzi. Era affilato. Mi tagliai il dito per prenderlo. Lo posizionai sul polso. I tagli che avevo era troppo. Non volevo riaprire le cicatrici. Allora mi strappai la camicia. Con la mano libera cercai di sentire dove stava il cuore. E poi feci un taglio lungo e profondo. Non sentii dolore. Ormai ero abituato. Però piansi lo stesso. Sentii il sangue scendere sulla mia pancia. Era caldo. Lasciai il pezzo di specchio e questo cadde a terra. Sorrisi perché era caduto proprio accanto a quello che Louis aveva levato dal suo petto due giorni prima.
"Siamo destinati a stare insieme." dissi prima di svenire sul letto.
 
 
....

 
Feci un respiro come quello che fa una persona che ritorna in superficie dopo essere stata sott'acqua per troppo tempo. Tossii, come se ci fosse acqua nei miei polmoni. Ero sudato e spaesato. Mi levai la maglietta e andai al bagno. Nessun segno di sangue. Solo una grande cicatrice sul cuore. La toccai per assicurarmi che fosse vera e, purtroppo, lo era. Dimostrava che Louis se n'era veramente andato, che mi aveva veramente detto di dimenticarlo. E che erano passati solo sei mesi da quando mi aveva abbandonato. E tre dal suo ultimo messaggio dove diceva che mi amava e che gli mancavo terribilmente.
"Harry?" mia sorella era dietro di me. Io mi girai e le sorrisi. Aveva un asciugamano con se.
"Scusami, devi fare la doccia? Me ne vado subito." dissi tutto d'un fiato. Lei non ebbe il tempo di rispondere che mi chiusi in camera. Mi sedetti sul letto e mi presi la testa tra le mani. Perché questi ricordi mi assillavano? Perché non potevo vivere una vita normale?
 
Perché te non sei normale, Harry.
 
La voce di Louis mi travolse e io dissi "ma sta zitto."
"Haz?" Gemma entrò nella mia camera. A quanto pare in America non si bussa.
"O-ora mi preparo!" dissi guardando l'ora della sveglia che avevo sul comodino. Erano le sette meno un quarto. Guardai l'armadio. L'ammaccatura c'era. Inghiottii il groppo che avevo in gola e mi avvicinai all'anta rovinata.
"In realtà volevo chiederti se stavi bene." disse mia sorella sedendosi sul letto.
"Sto benissimo!" dissi cercando una maglietta nell'armadio.
"Sicuro?" insistette mia sorella.
"Sicurissimo! Ora vai a farti la doccia! Mi devo lavare anche io sai?" esclamai accompagnandola alla porta e sbattendogliela praticamente in faccia.
"Sto bene, benissimo." dissi mentre le prime lacrime mi rigavano il viso.
 
 
Io e mia sorella scherzavamo e ridevamo. Eravamo sul marciapiede e stavamo andando al ristorante.
"Bene, eccoci arrivati!" disse fermandosi. Io sorrisi. Era il ristorante dove avevamo mangiato appena era tornata dall'America.
Entrammo e una cameriera molto gentile, fin troppo, ci portò al nostro tavolo.
"Ecco il tavolo per i piccioncini." disse la ragazza dai capelli mori.
"E' mio fratello." disse Gemma ridendo. La ragazza non aspettava altro.
"Oh, davvero? Non vi assomigliate molto..." disse facendo la finta tonta. Io e Gemma eravamo praticamente gemelli. La cameriera ci lasciò i menù, mi fece l'occhiolino e si allontanò.
"Hai fatto colpo, Haz." disse mia sorella ridendo.
"Peccato che a me non piacciano le vagine." dissi spontaneamente. Gemma scoppiò a ridere fragorosamente e io la seguii. Dovemmo smettere perché ci guardavano tutti male. Il cellulare di Gemma prese a squillare.
"Scusami un attimo." disse prendendo il telefono. Io le sorrisi e appena uscì dal ristorante presi ad esaminare il menù. C'erano davvero un sacco di cose buone. Sentii il rumore dei tacchi di Gemma avvicinarsi.
"Penso che prenderò un piatto a base di pesce. Te, Gemma?" abbassai il menù, ma davanti a me non c'era Gemma, ma una ragazza dai capelli rossi-biondi e gli occhi verdi.
"Ehm, scusa. Questo posto è occupato." le dissi il più gentilmente possibile.
"Harry, non mi riconosci?" disse mentre le lacrime presero a rigarle le guance. I suoi occhi. Erano di quel colore.
"Darcy." sussurrai. Lei annuì. Ora singhiozzava. Io la abbracciai, fortissimo. Tutti nel locale ci guardavano, chi con occhi dolci e chi confusi. Poi c'era la cameriera che ci provava con me che ci guardava malissimo. Ma non mi importava nulla, Darcy era tra le mie braccia, stavolta non stavo abbracciando un diario.


 
*SPAZIO AUTRICE*
 
scusate il ritardo ragazze ma questa settimana è stata piena per me. Mi sono fidanzata e lui è partito e io sono mooolto triste e non vi interessa nulla, ma vabbè. Io odio Tom ok? lo odio e so perché, io ho un fratello che mi è stato "portato via" dalla ragazza. Harry, ti capisco. Il flashback con Louis... Scusate se vi ho traumatizzato o cose così, ma l'ho scritto sentendo canzoni depresse che amo tanto çwç SORPRESA PER HARRY! Darcy è venuta dall'America per il suo compleanno! Nel prossimo capitolo penso che spiegherò come ha fatto ad arrivare.
OMG il prologo è arrivato a 300 visite e tutti i capitoli sono a 100+ visite OMG GRAZIE A TUTTI!!
Scusatemi per eventuali errori :)
Alla prossima.
Baci, Francesca. 

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Capitolo 10
*** 9. Anorexia ***


9. Anorexia
 
Wow.
L'unica cosa che riuscivo a dire era "wow".
Darcy era davanti a me, con il trucco un po' sbavato, ma sempre bellissima. I suoi capelli erano di sicuro tinti, perché lei li aveva biondi, non rosci. Ora si stava guardando allo specchietto che aveva preso dalla borsa dicendo cose come "guarda te che casino" e "assomiglio ad un panda"
"Io amo i panda." dissi ancora un po' confuso della sua presenza. Lei rise. La sua risata era un suono davvero bellissimo, quasi quanto quella di Louis.
"Io sono un panda in tutto e per tutto, sono cicciona." disse sorridendo.
"Non è vero." dissi serio. Non era cicciona, anzi era anche molto magra. Sarà stata una taglia 40 o al massimo una 42.
"Sei sempre stato gentile con me." sospirò. Le presi la mano e gliela strinsi forte. Darcy alzò la testa e mi sorrise dolcemente.
"Allora, siete pronti per ordinare?" disse la cameriera di prima, molto più irritata.
"Oh, io una bistecca, media cottura." dissi alla cameriera senza staccare minimamente gli occhi da Darcy. Lei però si trovò molto a disagio, penso, e prese il menù per interrompere il nostro contato visivo e fisico.
"Oh, beh... Ehm... Io prendo un'insalata." balbettò poi. La cameriera sbuffò e prese i menù che erano sul tavolo.
Mi vibrò il cellulare in tasca. Lo presi e lessi il Suo nome.
 
Buon compleanno. Spero di poterci essere al prossimo. Ti amo, non lo dimenticare.
Mi manchi.
Louis.
 
Nessuna faccina, nessun cuore. Era tutto molto freddo, quasi fosse obbligato. Poteva anche chiamare per farmi gli auguri, no? Rimisi il cellulare in tasca. Quel messaggio mi stava rovinando la serata con Darcy. Da una parte ero felice che Louis si fosse ricordato del mio compleanno, dall'altra ero molto triste e incazzato per come aveva scritto quel messaggio.
"Tutto bene?" disse Darcy facendomi tornare alla realtà.
"Benissimo." risposi sorridendo. Niente e nessuno mi avrebbe rovinato la serata con la mia migliore amica.
Arrivò la cameriera con i nostri piatti.
Posò il piatto con la bistecca davanti a me e mi sorrise. Mise il piatto di Darcy sul tavolo con molta indisponenza, ma Darcy la ignorò e la ringraziò sorridendo.
Mentre mangiavamo siamo stati in silenzio. Darcy mi guardava ad ogni boccone che faceva, aveva quasi paura che la guardassi. Io le sorridevo ogni volta, volevo metterla suo agio anche se non capivo perché non era tranquilla.


"Sei sicura che non vuoi nulla per dolce?" chiesi a Darcy per l'ennesima volta. Lei rise e poi mi disse di nuovo "no, sto bene così."
"A casa ho del gelato! Se vuoi, prima di andare in albergo..."
"Albergo? Io dormo da te. Starò qui per due o tre mesi. Ho bisogno di... svagarmi." mi interrupe Darcy.
"Sei seria?" dissi fermandomi in mezzo al parco. Avevo deciso di fare una passeggiata prima di riaccompagnarla all'albergo, ma a quanto pare verrà a casa mia.
"Serissima." lei era davanti a me. La abbracciai forte e le sussurrai un "grazie" all'orecchio. Lei mi strinse fortissimo. Restammo così finché un fiocco di neve non mi cadde sulla guancia.
"Nevica." osservò Darcy incantata.
"No, davvero?" dissi sarcastico.
"Corri Styles." disse Darcy. Non capii subito le sue intenzioni, ma poi mi buttò a terra saltandomi addosso.
"Non sei molto sveglio." disse sorridendo. Ora era a cavalcioni sopra di me.
"Sei in una posizione davvero ambigua." osservai. Lei guardò in basso e poi cominciò a ridere.
"Scusa Harry. Non volevo fartelo venire duro." disse poi sdraiandosi accanto a me sulla neve. Io risi di gusto e lei con me. Di sicuro non sapeva che mi piacevano i maschi. E forse a lei piacevano le femmine, però faceva queste battute ironiche sulle debolezze dei ragazzi.
Non so perché, ma cominciai ad aprire e chiudere le gambe e ad alzare ed abbassare le braccia. Cominciai a fare un angelo di neve e Darcy mi imitò. Li fecimo in silenzio, guardando il cielo e sentendo la neve che ci pizzicava il viso.
"Quando ci alzeremo la neve cancellerà i nostri angeli." disse Darcy girando il viso verso di me.
"Ma la neve non li cancellerà nella nostra memoria." dissi sorridendole. Lei sorrise di rimando e continuò a fare il suo angelo. Dopo un po' mi alzai e aiutai Darcy ad alzarsi. Guardammo i nostri angeli. Erano bellissimi, o almeno per me lo erano, ma non lo dissi ad alta voce, avevo paura che mi trovasse strano.
"Perché hai bisogno di svagarti un po'?" chiesi ad un tratto. Darcy mi guardò.
"Il mio futuro marito è morto." disse semplicemente. Io non sapevo cosa dire. Ero come paralizzato e abbozzai un "mi dispiace" prima di abbssare la testa.
 
Sei solo uno stupido.
 
Perché Louis mi insultava? Perché sentivo la voce di Louis ogni volta che la mia mente mi insultava?
"Non ti preoccupare. E' successo tre mesi fa." disse lei sorridendo. Darcy aveva un anno più di me e  si stava per sposare.
"Avevo organizzato questo viaggio un mese fa. Dovevo scappare dalla realtà. Sono la migliore amica della sorella di Tom e appena Gemma ha saputo che venivo in inghilterra mi ha chiesto di farti questa sorpresa per il tuo compleanno." cominciò a camminare. Io la seguii e le presi la mano. Lei guardò prima le nostre dita intrecciate poi mi sorrise.

Gemma, ti voglio un sacco di bene.


 
Arrivammo a casa mezz'ora dopo. Darcy si era addormentata e mi dispiaceva svegliarla. Parcheggiai nel vialetto di casa, scesi dalla macchina e andai dalla parte del passeggero. Presi Darcy in braccio. Era davvero leggera. Lei si accoccolò al mio petto e sorrisi. Mi ricordò quella votla in cui presi Louis in quel modo per portarlo dal divano alla camera da letto. A proposito, dove avrebbe dormito Darcy? Gemma stava di sicuro dormendo con Tom nella camera degli ospiti... Aprii la porta di casa. Nel richiuderla feci un po' di rumore e Darcy si svegliò.
"Ti porto di sopra, dormirai nel mio letto e io sul divano." le sorrisi.
"Non posso dormire con te?" sussurrò.
"C-certo." balbettai. L'ultima volta che avevo condiviso quel letto con qualcuno è stato con Louis, la sera prima del nostro litigio. Salii le scale e aprii la porta della mia camera. Posai Darcy sul letto. Mi guardai intorno. Le sue valigie erano vicino alla finestra.
Presi i pantaloncini che usavo come pigiama e "beh, ti lascio cambiare." dissi prima di uscire. Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Sorridevo. Ma non era un sorriso forzato come quello che avevo avuto sul viso per anni, sorridevo veramente. Ero felice veramente. Mi misi i pantaloncini e presi tutti i vestiti che avevo gettato a terra per cambairmi.
"Forse Dio mi ama." dissi a me stesso prima di uscire dal bagno.
Bussai alla porta della camera e Darcy fece "ho fatto." entrai e lei era già sotto le coperte, dalla parte di Louis. Le sorrisi e mi misi accanto a lei, sotto le coperte. La sentii sussultare quando toccò il mio petto con la mano.
"Forse dovevo mettermi un pigiama diverso..." osservai.
"N-non ti preoccupare!" balbettò lei.
"Buonanotte Darcy." le dissi dopo averle dato un bacio in fronte.
"Buonanotte Harry." rispose lei.
La abbracciai e feci aderire la sua schiena al mio petto. Darcy si irrigidì per un momento, poi si rilassò tra le mie braccia. Facevo così solo perché avevo paura che quello fosse un sogno e che il giorno seguente Darcy non ci fosse stata più.
 
 


Aeroporto di Heathrow, 9 e mezza di mattina.
Gemma e Tom erano davanti a me. Si tenevano per mano ed erano veramente felici. Io invece stavo trattenendo il vomito, e non per le smancerìe.
"Harry, tutto bene?" mi chiese Darcy vedendomi, probabilmente, bianco in viso. Io le sorrisi e annuii. Non riuscivo a parlare.
Gemma si fermò davanti al cartellone dove c'erano gli orari di tutti gli aerei.
"E' in perfetto orario." disse sospirando.
"Tra un quarto d'ora parte. Sbrighiamoci amore." disse Tom preoccupato.
Gemma abbracciò Darcy e le disse scherzosamente di tenermi d'occhio.
Poi si girò verso di me. Avevo gli occhi lucidi e anche lei li aveva.
"Allora... Buon viaggio." dissi cercando di trattenere sia il vomito che le lacrime.
Gemma invece scoppiò a piangere tra le mie braccia e io la strnsi forte e le accarezzai i capelli.
"Non fare così, per favore." sussurrai con la voce rotta da un pianto silenzioso.
"Mi dispiace. Non voglio lasciarti solo." disse lei tra un singhiozzo e l'altro.
"Non devi dispiacerti. Verrò a trovarti quando nascerà il mio nipotino o nipotina." dissi toccandole la pancia.
Lei sorrise. Aveva gli occhi rossi, ma era bellissima. Salutai Tom con un cenno della mano che lui ricambiò solo perché mia sorella lo guardava.
"Allora, ci vediamo tra otto mesi." dissi sorridendole. Lei annuì e andò verso un lungo corridoio che portava all'aereo.
Solo quando Gemma non mi potè più vedere, come 4 anni fa, scappai al bagno e vomitai. Una, due volte. Gemma non era più con me. Vomitai un'ultima volta e poi tirai lo sciacquone. Avevo gli occhi pieni di lacrime. Mi sciacquai la faccia e la bocca in quello squallido bagno dell'aeroporto. Guardai la mia immagine riflessa nello specchio e vidi me a 15 anni, che continuavo a piangere perché mia sorella se n'era andata, forse per sempre, dalla mia vita. Cercai di rendermi presentabile e uscii dal bagno.
 
 
Darcy ha guidato fino a casa. Mi ha riempito di domande. E in due ore di viaggio se ne possono fare davero tante.
"Darcy, per favore sta zitta." dissi poi esasperato. Darcy si ammutolì e parcheggiò l'auto nel vialetto di casa.
"Mi preoccupo solo per te." disse lei entrando in casa. Non le risposi. Mi stesi sul divano e mi addormentai.
"La cena è pronta, dormiglione!" Darcy mi svegliò. Sentivo l'odore di pizza venire dalla cucina. Mi stiracchiai e andai in cucina.
Le sorrisi quando mi porse il cartone con la mia pizza.
"Non sapevo quale preferivi, quindi ti ho preso una margherita." disse Darcy mentre apriva il suo cartone.
"Oh, va benissimo." la ringraziai e cominciai a mangiare. Stava facendo finta che nulla fosse successo e io la ringraziai mentalmente per questo. Non volevo litigare con lei.
"Allora, com'è l'America?" chiesi. Lei fece un gran sorriso. Forse stava aspettando questa domanda da quando era entrata dalla porta del ristorante di ieri sera.
"Bellissima, pazzesca, grande e rumorosa." concluse ridendo.
"Penso di capire che ti piaccia molto l'America." risi insieme a lei.
"Si, molto. Qualche mese fa ho fatto un giro per l'America con dei miei amici, un mese prima che il mio ragazzo morisse..." sospirò e poi riprese subito il discorso.
"L'abbiamo vista tutta. E' stato il viaggio più bello che io abbia mai fatto..." Darcy non smise un attimo di parlare. Alternava un boccone di pizza ad un racconto di quanto eco ci sia nel Gran Canyon o ad uno sulla statua della libertà.
"Deve essere bellissimo fare un viaggio solo con i tuoi amici." dissi guardandomi le mani.
"Non ne hai mai fatto uno con i tuoi amici del liceo?" chiese Darcy curiosa.
"Io... no. Non l'ho fatto perché non avevo... amici." alzai la testa e sì, stavo sorridendo.
"Oh... M-mi dispiace io.."
"Non ti preoccupare, ora ci sei te." le strinsi le mani e lei ricambiò la stretta.
"Sei un ragazzo forte, Harry." disse con la voce rotta da un pianto silenzioso. Le asciugai prontamente una lacrima che le stava cominciando a rigare il viso.
"Sono un ragazzo normale. Sono solo Harry Styles." sorrisi. Lei sorrise. Guardai le nostre mani e vidi delle cicatrici bianche sui polsi e sulle braccia di Darcy.
"Darcy, voglio farti vedere una cosa." dissi guardando sospettoso la pizza praticamente intera che aveva lasciato.
"O-ok." balbettò lei.
"Promettimi che non mi giudicherai male quando lo vedrai." dissi guardandola negli occhi. Lei deglutì rumorosamente e annuì. Mi alzai dal tavolo. Andai al piano di sopra e presi Darcy. Le sorrisi.
"Ti presento Darcy." dissi dandole il diario. Lei mi guardò incredula e poi lo prese. Accarezzò la copertina e lo aprì.
"I have a best friend, but she's made of paper." lesse.
"Harry... Questo è..?"
"Il mio diario segreto. La mia migliore amica. Darcy." dissi fissando il diario nelle sue mani. Non avevo mai dato Darcy a nessuno, ma stavolta era diverso. Darcy non poteva abusare di se stessa.
Lei lesse qualche pagina. Ogni volta che andava avanti aveva una faccia sempre più sorpresa, a volte disgustata, a volte le scendeva una lacrima che si asciugava subito.
"Oh, la prima volta che mi sono tagliato." dissi dopo essere andato dietro di lei per vedere cosa stava leggendo.
"Quante altre volte è successo?" disse finendo di leggere la pagina.
"Non vuoi saperlo." sussurrai. Darcy mi guardò i polsi e le bastò un secondo per capire in che sistuazione versavano le mie braccia.
"Da quanto sei anoressica?" le chiesi poi all'improvviso. Lei chiuse delicatamente il diario e lo posò sul tavolo.
"Come hai fatto a capirlo?" disse lei sorridendo.
"Sono arrivato a pesare 38 chili, Darcy. Avevo 16 anni." dissi guardando un punto fisso davanti a me.
"E nessuno se n'è accorto? Neanche Anne?" chiese lei.
"In realtà qualcuno se n'è accorto."
 
....
 
Ero a mensa. Non mi andava per niente di mangiare. Andavo in quel posto solo per vedere Louis. Finalmente non si vergognava più di stare con me in luoghi pubblici e non mi menava più. Purtroppo suo cugino mi picchiava ancora. Louis non era riuscito a convincerlo di lasciarmi perdere, però ho apprezzato il pensiero. Avevo un amico che teneva a me.
"Hei Styles!" Mi chiamò dal tavolo dei 'popolari'. Io lo salutai con un cenno del capo mentre mi beccavo le solite occhiatacce di John e Sally.
"Allora, che mi racconti?" disse Louis dandomi una pacca sulla spalla. Per me fu estremamente forte, anche se sono sicuro che lui ci aveva messo pochissima forza. Ero troppo debole...
"Il professore di Inglese è malato e oggi è venuto un supplente davvero simpatico..." dissi mentre ci sedevamo al nostro tavolo.
"Magari gli prendesse un accidente anche al mio." disse lui ridendo.
"Vuoi il mio panino?" dissi porgendogli la busta marroncina che tenevo in mano.
"No, grazie. Ho mangiato un po' prima con John. Poi dovresti mangiarlo te, Harry. Sei pelle e ossa." disse estremamente vicino alla mia faccia. Mi toccò gli zigomi fin troppo sporgenti e mi tirò su le maniche della felpa larga che indossavo.
"No." protestai subito, ma ormai aveva visto tutto. Le ossa dell'avambraccio si vedevano molto bene e poi... I tagli che avevo erano molto numerosi.
"Harry..." disse Louis scioccato. Mi portò fuori dalla caffetteria molto in fretta, sembrava davvero incazzato.
"Che cazzo ti stai facendo?" disse poi quando fummo nel bagno della scuola. Provai a impedirgli di levarmi la felpa, ma alla fine lo fece.
"Non è vero." disse guardando il mio corpo. Mi girai verso lo specchio. Vidi le costole, le potevo contare tutte. Le ossa delle anche sporgevano dai jeans ormai larghi tenuti precariamente da una cinta. Louis diede un pugno sul muro e si girò verso di me, senza badare troppo al dolore e al sangue che cominciava ad uscirgli dalle nocche.
"Da quanto ti tagli?" disse lui guardando i miei avambracci.
"Non so, penso un anno o due..." abbassai la testa. Un altro pugno si abbattè sul muro.
"Quanto pesi?" disse serio.
"38 chili, penso..." sussurrai. L'ennesimo pugno colpì il muro che ora era sporco del sangue di Louis.
Lui uscì dal bagno senza dire niente e io mi rivestii e lo seguii, ma quando uscii dal bagno il corridoio era vuoto.
 
 
"Stupido. Sei solo uno stupido, Harry." dissi mentre la mia carne veniva lacerata dalla lametta ricavata dal mio temperino.Era il sesto o settimo taglio che mi facevo. Le mie braccia grondavano di sangue, ma non volevo fermarmi.
"Hai rovinato tutto." dissi piangendo. Il sangue si mescolò alle lacrime salate che scendevano dai miei occhi.
"Louis non ti parlerà più." altri due tagli, profondi. Mi arrivò un messaggio. Era Louis. Smisi di piangere all'istante e mi pulii dal sangue. Medicai le ferite e presi il cellulare.

vieni al parco tra mezz'ora. ti aspetto sotto al grande albero vicino al laghetto.
 
Freddo, diretto. Non si era firmato. Niente 'x' o faccine. Però ero felice, perché voleva parlarmi ed incontrarmi.
Mezz'ora dopo mi feci trovare sotto quell'albero. L'aria abbastanza fredda di metà marzo mi sembrava gelata. Tremavo e mi chiedevo dove diavolo fosse Louis.
"Harry." vidi Louis venirmi incontro. Non sorrideva, era serio.
"Louis, io.."
"Stammi bene a sentire." mi interruppe. "Tu ora mangerai questo muffin. Qui davanti a me. E non dovrai lasciare neanche un birciola." disse porgendomi una bustina bianca. Presi incerto quella busta e nel farlo sfiorai le mani calde di Louis.
"Dio mio, stai gelando!" disse abbracciandomi. Spalancai gli occhi. Non mi aspettavo quel gesto.
Ci andammo a sedere su una panchina. Louis aprì la sua giacca e "vieni qui." mi disse dolcemente. Io esitai un momento e poi sentii le braccia forti di Louis avvicinarmi al suo corpo caldo. Sentivo i pettorali e gli addominali scolpiti che emanavano calore. Io mi accoccolai al suo petto e aprii la busta col muffin. Era con le gocce di cioccolato. Mi veniva da vomitare solo a guardarlo.
"Mangialo." disse Louis serio. Io deglutii rumorosamente e diedi un morso al dolce. Chiusi gli occhi. Non volevo vedere Louis che mi osservava mentre mangiavo.
"Non mi guardare." dissi poi a disagio. Avevo mangiato mezzo muffin.
"Non ti sto guardando." disse Louis. Sentii lo scattare di un accendino. Finii il muffin quando Louis finì la sua sigaretta.
"Bravo ragazzo." disse scompigliandomi i capelli. Io sorrisi a disagio. Il mio stomaco protestava. Volevo vomitare quel muffin.
"Ora promettimi che mangerai." disse guardandomi negli occhi.
"Lo prometto." dissi serio. Non lo avrei fatto, e Louis lo sapeva.
"Perché io ci tengo a te, Hazza. Sei  speciale per me." disse avvicinandosi pericolosamente alla mia bocca.
"O-ok." balbettai.
"Ok." ripetè lui prima di posare le sue labbra sulle mie. Spalancai gli occhi, ma poi mi rilassai e diedi il permesso di entrare alla lingua di Louis. Fu il mio primo bacio. E lo diedi al ragazzo che amavo. Mi sentivo al settimo cielo. Louis mi strinse forte a lui.
"Harry, io.." 
"Non ti devi scusare." dissi imbarazzato.
"Si invece. Non so neanche se ti piaccio e ti bacio." era rossore quello che vedevo sulle guancie di Louis Tomlinson? Era veramente imbarazzato?
"Te mi piaci. E non solo come amico..." dissi abbassando lo sguardo.
"Vuoi essere il mio ragazzo?" disse poi lui, diretto.
"P-penso di sì. Cioè sì!" dissi sorridendo.
Louis mi baciò di nuovo. 
Non sentii dolore quando Louis mi strinse gli avambracci con i tagli freschi. Ero così felice ed innamorato che anche quando cominciò a piovere vedevo la luce del sole illuminare il viso di Louis.
 
....
 
"Louis? E' il tuo ragazzo?" chiese lei un po'... delusa?
"Si, è da tre anni che stiamo insieme. Lo amo." dissi preso ancora dai ricordi. Guardavo davanti a me, sorridendo come un ebete. Il the che Darcy aveva preparato era ormai freddo nella tazza che stringevo tra le mie mani. Louis Tomlinson riusciva a farmi dimenticare tutto e tutti. Mi faceva perdere la cognizione del tempo. Mi faceva stare bene in un mondo che mi faceva solo male.

 
 
*SPAZIO AUTRICE*
 
CIAO A TUTTI! non sono in ritardo (spero lol) ho avuto un blocco dello scrittore questa settimana, quindi ci ho messo più o meno 3 giorni a scrivere metà capitolo, capitemi HAHAHAH.
Povera la nostra Darcy... Si doveva sposare e invece... Harry vomita ancora per la partenza di Gemma e questa cosa mi dispiace, pensavo fosse cresciuto e invece (si, lo so che ho scritto io il capitolo lol)
MOMENTO FLUFF LARRY. si mettono insieme omg piango. Harry innamorato perso e Louis preoccupato per la sua anoressia adhfjd che cuccioli. Spero che vi piaccia questo capitolo, visto che quello passato me l'ha recensito solo una persona e.e grazie ancora per chi ricorda, segue, preferisce e recensisce la mia storia VI AMO.
Vi ricordo il mio nick di Twitter @xhorancheeks se volete seguirmi :D
Alla prossima.
Baci, Francesca. 

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