Versus

di Atlantislux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intersezione ***
Capitolo 2: *** Collisione ***
Capitolo 3: *** Viceversa ***
Capitolo 4: *** Antitesi ***
Capitolo 5: *** Breccia ***
Capitolo 6: *** Compromesso ***
Capitolo 7: *** Risoluzione ***
Capitolo 8: *** Contraddittorio ***
Capitolo 9: *** Sentenza ***
Capitolo 10: *** Dissoluzione ***
Capitolo 11: *** Lascito ***
Capitolo 12: *** Bilico ***
Capitolo 13: *** Controllo ***
Capitolo 14: *** Dimostrazione ***
Capitolo 15: *** Concordanza ***
Capitolo 16: *** Simmetria ***
Capitolo 17: *** Dedalo ***
Capitolo 18: *** Coerenza ***
Capitolo 19: *** Debutto ***
Capitolo 20: *** Perseveranza ***
Capitolo 21: *** Entropia ***
Capitolo 22: *** Overture ***
Capitolo 23: *** Sisma ***
Capitolo 24: *** Snervamento ***
Capitolo 25: *** Domino ***
Capitolo 26: *** Fallout ***
Capitolo 27: *** Colonizzazione ***



Capitolo 1
*** Intersezione ***


Disclaimer e note

Ed ecco qui quello che stavo preparando da un po’ di tempo, il seguito di “Earth”. Ebbene sì, persisto nell’errore di buttare i personaggi di Mai Otome in un altro selvaggio AU dove niente è come appare, e dove gli abitanti di Earl e Earth finalmente si fronteggeranno. Da amici o da nemici?

Questa storia deve tantissimo a Solitaire, la mia consulente scientifica, nonché ispiratrice di trame bizzarre e di modi per conquistare mondi. Grazie a lei, e alla sua spettacolare storia Exuviae (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=127736) ho scoperto l’universo (gli universi?) di Kingdom Hearts. E, se pensate che la cosa non c’entri nulla con Mai Otome, spero con Versus di riuscire a farvi ricredere!

Essendo un seguito questa fan fiction dovrebbe essere letta dopo Earth, anche se ha uno sviluppo totalmente autonomo e i fatti accaduti là hanno un’influenza molto marginale. Inserisco di seguito, comunque, uno spoilerossimo glossario tanto per farvi capire dove siamo e “who’s who”.

Per il resto... beh, vi auguro buona lettura e ricordatevi che Mai HiME e Mai Otome sono di proprietà della Sunrise.


Lux, 17 gennaio 2008



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Earth: mondo alternativo rispetto ad Earl, di mia creazione. Su Earth non sono mai esistite le Otome, perché Fumi fu uccisa durante la Guerra dei Dodici Regni, prima di poter creare il sistema di materializzazione Shinso. I Dodici Regni invece si divisero in due potenti coalizioni, la Repubblica Occidentale e la Coalizione Est, che precipitarono il pianeta in uno stato di guerra permanente durato trecento anni.

Generale Mashiro Blan De Windbloom: corrispettivo su Earth della Regina Mashiro di Earl. Ammiraglio di Flotta della Repubblica Occidentale, nominata Generale durante gli eventi accaduti in Earth, Mashiro è il comandante in capo della Repubblica Occidentale, e a lei spettano tutte le decisioni strategiche. Il Generale è assistita da uno Stato Maggiore formato dai Colonnelli Haruka Armitage (Esercito), Sergay Wang (Aviazione) e Nagi De Artai (Intelligence).

Colonnello Nagi De Artai: nato su Earl, dove regnava sul montagnoso paese di Artai con il titolo di Arciduca, Nagi fuggì su Earth durante l’attacco dell’aliena Yuna, scalando rapidamente la scala gerarchica fino a diventare una delle principali cariche della Repubblica Occidentale. Nagi intrattiene una relazione sentimentale sia con il Colonnello Sergay Wang che con la moglie di lui, il Maggiore a riposo Nina Wang.

Generale Shizuru Viola: controparte su Earth dell’Incantevole Ametista Shizuru Viola. Precedente Capo di Stato Maggiore della Repubblica Occidentale. La sua storia è narrata in “Earth”.



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Intersezione



La notte precedente un temporale improvviso l'aveva tenuta sveglia per ore, ma quella mattina il sole era sorto in un cielo incredibilmente terso. Era un giorno perfetto, peccato che nulla avrebbe potuto sollevare il morale della Direttrice.
Stringendo i denti volse le spalle alla vetrata, irritata da quella magnifica giornata che lei non si sarebbe potuta godere.
“Vuoi una tazza di tè, Natsuki?” le chiese dolcemente Shizuru.
Lei scosse la testa, tornando a sedersi al suo posto e fissando, per l'ennesima volta, il cellulare che aveva riportato indietro da Earth.
Funzionava ancora, grazie ad una batteria fornita da Yokho, anche se ovviamente non era in grado di ricevere o inviare telefonate.
Quello era l'unica cosa che le era rimasta dall'avventura su Earth, l'oggetto che aveva tanto sorpreso sia Shizuru che Yokho quando gliel'aveva mostrato. A loro aveva raccontato tutto immediatamente, ancora prima di contattare Mashiro, o sarebbe esplosa. E dopo aveva sperato di poter dimenticare quei due giorni passati su quell'orribile pianeta. Ci era quasi riuscita, se escludeva gli incubi che ancora la perseguitavano, mentre aveva sperato che, con la scomparsa di Nagi e la sconfitta di Yuna, Earl avrebbe trovato un po' di pace. Ci aveva creduto davvero. Almeno fino al giorno prima.
Sovrappensiero accartocciò un foglio.
“Quello non ha nessuna colpa, Natsuki” le fece Shizuru, compostamente seduta al suo solito posto sul sofà.
“Lo so. È che se non scarico un po' la tensione mi verrà una terribile emicrania. E oggi non è proprio il giorno giusto per stare male.”
“Ti conviene lo stesso tranquillizzarti, mancano tre ore all'appuntamento.”
Natsuki gettò uno sguardo all'orologio. “Come vorrei che passassero in un lampo e tutto fosse già finito.”
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
La Direttrice drizzò la schiena, mentre Shizuru si alzava per andare a posizionarsi dietro di lei. Anche se quelli che aspettavano erano amici, dovevano mantenere un appropriato contegno. Erano Otome, dopotutto.
Natsuki si sforzò di sorridere, mentre anche lei si alzava per ricevere la Regina di Windbloom.
“Entrate pure.”
Con Mashiro in testa, una piccola e colorata delegazione fece irruzione nel suo ufficio. La giovane Regina marciò fino alla scrivania di Natsuki, con il leggero cappotto bianco che le sventolava dietro le spalle. Alle sue calcagna veniva Arika, l'Otome della Regina, e un passo indietro Nina Wang, la più composta del terzetto. La giovane era entrata a far parte del seguito di Mashiro dopo che l'aveva aiutata a sconfiggere Yuna; era cambiata dai terribili giorni della guerra contro Artai, ma non aveva perso il contegno distaccato e la perenne aria di leggera disapprovazione.
Natsuki fissò lo sguardo sul volto tempestoso della Regina.
“Cosa sta succedendo?” le sibilò Mashiro. “Sono arrivata direttamente dal porto, senza neppure cambiarmi. Non faccio in tempo a tornare da un noiosissimo viaggio di rappresentanza ad Aries che subito qui mi aspetta un'altra grana da risolvere. È mai possibile che devo sempre fare tutto io?”
Malgrado la tensione Natsuki sorrise al pensiero di quanto Mashiro fosse cambiata dalla monella di pochi anni prima. Ora poteva quasi considerarla una vera regina.
La Direttrice non perse tempo.
“Stanotte ci è arrivato un messaggio da Artai. Quelli di Earth sono qui.”
Vide la Regina portarsi la mano alla bocca, mentre Arika la fissava perplessa.
“Cosa succede? Cos'è Earth?” chiese la ragazza.
Mashiro sprofondò pesantemente in una poltrona, guardando Natsuki con occhi vitrei.
“La prego, Direttrice, spieghi tutto alle ragazze.”
Natsuki annuì riluttante, volgendo lo sguardo sulle Otome di Mashiro.
“Sedetevi, c'è qualcosa che vi devo dire. Siete le prime a venirne a conoscenza dopo le Colonne del Garderobe e i Capi di Stato. Cercherò di essere il più breve possibile perché abbiamo veramente poco tempo.”

Gli raccontò tutto. Ingoiando il proprio orgoglio e non tacendo neppure il modo nel quale era stata giocata dal Generale Viola, o il fatto che Nagi fosse fuggito proprio su Earth. E ora Natsuki avrebbe potuto giurare di poter sentire i battiti del suo cuore, tanto era silenziosa la sala. Tutte le teste erano girate verso di lei, e dall'espressione nei loro occhi poteva vedere che erano a dir poco incredule.
'Ma dopotutto anch'io lo sarei se qualcuno mi fosse venuto a raccontare di aver visitato un universo parallelo. È la stessa reazione che ottenni da tutti gli altri.'
“Vorrei non crederle, Direttrice” fu tutto ciò che Nina riuscì a proferire.
“Ma io non capisco cos'ha tutto questo a che fare con noi. Cosa vuole questa gente?” la interruppe Arika.
In tutta risposta Natsuki riprese l’alieno telefono cellulare, rigirandoselo tra le dita.
“Non so niente altro, se non che hanno richiesto un incontro con noi.” Si guardò attorno, mentre gli sguardi delle sue ospiti si incupivano. “Con tutti noi.”
“Dove?” chiese Mashiro, pragmatica come aveva imparato ad essere.
“All'antico spazioporto.”
“E qual'è la ragione?”
Natsuki scosse la testa. “Vorrei saperlo. Il messaggio diceva solo che i leader di Earth volevano incontrare le massime cariche di Earl.”
Mashiro incrociò le braccia al petto, permettendosi un sorrisetto.
“È assurdo. È sicuramente un elaborato scherzo o un qualche giochetto di Nagi.”
“Ma nessuno avrebbe interesse a fare una cosa del genere, nemmeno lui. E perché poi?” si intromise Shizuru. “Senza contare che, escludendo Nagi, apparentemente Natsuki è stata l'unica ad aver viaggiato in entrambi i piani. Ad eccezione dei presenti nessuno su Earl è a conoscenza dei portali dimensionali.”
Natsuki si alzò, schiarendosi la voce. “Io comunque andrò all'appuntamento, ho voluto questo colloquio solo per informarvi della situazione.”
“Non ci deve neppure pensare di andare sola” le fece Mashiro, rizzandosi in piedi a sua volta.
A quelle parole Shizuru fece un passo avanti, sorridendo gravemente. “Non si preoccupi, Altezza, non andrà da nessuna parte senza di me.”
Mashiro annuì. “Non è esatto, Shizuru. Verrò anch’io. Dopotutto quelli vogliono vedere anche me.”
Arika la guardò preoccupata e lei le accennò un sorriso. “E lascia perdere le proteste.”
La Direttrice soppesò Mashiro, conscia che nulla al mondo avrebbe potuto distogliere la Regina di Windbloom dal fare quello che voleva.
“Non è sicuro, Altezza” fece Nina, mettendosi al fianco di Mashiro.
“Ridicolo. Ci sarete voi due, e la Meister Viola. Con una tale potenza di fuoco non vedo cosa potrebbe minacciarmi.”
'Hai ancora molto da imparare, Mashiro' pensò Natsuki con una smorfia.
“Cosa ne pensa di un missile armato con una testata nucleare?” le chiese.
Con amara soddisfazione vide i volti delle ragazze davanti a lei sbiancare.
'Sono solo bambine. Come posso buttarle in questa situazione?'
Corrugò le sopracciglia, consapevole dello sguardo severo di Shizuru su di lei.
'Lo so che mi avevi suggerito di non spaventarle, ma non voglio che confidino troppo nelle loro abilità. Devono sapere chi ci troveremo davanti.'
“Le persone che incontreremo hanno il nostro stesso aspetto, ma non lasciatevi ingannare. Il mondo dal quale provengono, e nel quale sono cresciuti, è molto diverso da questo. È un mondo spietato, dove solo i più furbi ed i più forti sopravvivono. E dove la fede nella tecnologia è totale.”
“Ma non hanno Otome” esordì Mashiro.
“Non ti ricordi più quello che ti raccontai al mio ritorno? Le Otome non gli servono. Sono stata in una delle loro basi, e ho letto i rapporti che riguardano il loro esercito. Mentre il loro livello tecnologico è simile, se non più avanzato, di quello di Earl ai tempi della guerra dei Dodici Regni, il numero di effettivi sfiora i due miliardi di persone. Che è molto di più dell'intera popolazione di Earl. E sto parlando solo di una delle due superpotenze.”
Natsuki indicò Arika e Nina. “Le nostre Otome sono armi potenti, è vero. Ma quanto a lungo saprebbero difenderci dall'attacco di centinaia di divisioni corazzate? E chi salverebbe le nostre città da bombardamenti a tappeto portati con missili a lunga gittata, o addirittura lanciati da basi orbitali? Tutte le nostre Otome non sarebbero mai sufficienti per difendere l'intero pianeta, non è questo lo scopo per il quale furono create.”
Arika abbassò lo sguardo. “E quelli hanno tutte queste cose?”
Natsuki annuì, seppur controvoglia. “E magari altro che io non ho visto. In più sono spietati, e preparati da trecento anni di guerra ininterrotta. Il loro, oltretutto, è un sistema gerarchico nel quale gli ordini superiori non vengono mai messi in discussione.”
“Proprio per questo non crede che l'incontro possa essere solo una trappola organizzata da Nagi?” le chiese Mashiro.
Natsuki represse un brivido. Il solo pensare al Colonnello albino la faceva stare male. “No. Per l'unica ragione che lui è un pezzo grosso su Earth e, se avesse veramente deciso di vendicarsi di noi, a quest'ora non saremmo qui a parlarne.”
Un pesante silenzio cadde sugli astanti, mentre Nina ed Arika si scambiavano uno sguardo desolato. Natsuki invece cercò il silenzioso conforto di Shizuru, che le regalò un pallido sorriso di intesa.
Alla fine, Mashiro abbassò la testa. “Cosa suggerisce, quindi, Direttrice?”
“Andrò sola. Non c'è ragione che lei metta a repentaglio la sua vita. E, se avranno qualcosa di veramente importante da dirci, organizzeremo un secondo incontro.”
Malgrado fosse chiaro che lo faceva di malavoglia, alla Regina di Windbloom non restò che dare ragione a Natsuki.
“L'aspetterò qui. Ma se non sarà di ritorno tra un paio d'ore...”
“Le Colonne hanno l'ordine di venirmi a cercare. Nao Zhang e Sara Gallagher sono in città, e informate della situazione, come Miss Maria e Yohko.”
Natsuki fissò Arika e Nina. “Voi due, proteggete la Regina, a qualunque costo.”
Vide Nina stringere le labbra, mentre annuiva convinta.
'Farò di tutto perché non dobbiate essere coinvolte in questo. Potrebbe essere che siano qui solo per me.'


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“Cos'è quell'affare?”
Svogliatamente lo sguardo di Nagi abbandonò lo schermo del computer per fissarsi sull’oggetto che Nina gli aveva indicato.
“È il mezzo di trasporto più comunemente usato su Earl, una nave della sabbia.”
Il gigantesco panfilo stava procedendo a fianco del flyer di Earth, il cui pilota aveva ridotto quota e velocità per permettere ai passeggeri di osservare da vicino lo strano mezzo. Protetto da un campo di stasi, il flyer era comunque invisibile agli occhi degli abitanti di Earl.
“Assurdo” fece Mashiro, il Generale De Windbloom, seduta davanti a loro. “Non hanno aerei e se ne vanno in giro su quei cosi? È uno spreco di carburante e risorse immenso. La tecnologia utilizzata per creare i giroscopi necessari per mantenere quell'aggeggio in equilibrio sulla sabbia, sarebbe stata meglio impiegata per far volare un aeroplano.”
Nagi scrollò le spalle. “È solo una delle tante contraddizioni di questo pianeta. Ne scoprirai altre, strada facendo.”
“Non sono ancora sicura che venire qui sia stata una buona idea, non quando avevamo la possibilità di chiudere la questione in modo veloce e pulito. E senza il loro aiuto.”
Nagi avvertì Nina irrigidirsi al suo fianco.
Aveva dovuto convincere Mashiro a cambiare un paio di leggi per dare la possibilità alla donna di rientrare in servizio attivo. Aveva contratto un bel debito verso il Generale ma ne era valsa la pena; nessuna guardia del corpo era efficiente come la sua amante. E poi era certo che, prima della fine, Nina gli sarebbe stata estremamente utile.
Toccò il bordo del portatile. “Tu ne sei troppo certa. Ti devo forse mostrare le proiezioni un'altra volta?” chiese al Generale. “Quella che abbiamo fatto è la scelta ideale per noi. Per tutto quello di cui abbiamo bisogno.”
Lei lo fissò. “Speralo, Nagi. O sarà solo una perdita di tempo, che incidentalmente è l'unica cosa che non abbiamo.”
Lui tornò a guardare fuori dal finestrino. Il flyer aveva ripreso quota e ora, all'orizzonte, sfilavano le spoglie catene montuose che circondavano Windbloom.
Nagi non poté fare a meno di sorridere. “Andrà bene. Conosco questa gente e non ci diranno mai di no. Dopotutto il Consiglio è solo un branco di litigiose teste calde, che ascoltano solo chi fa la voce grossa. È già successo una volta. Oltretutto, hanno a cuore il loro schifoso pianeta.”
Mashiro si rilassò contro lo schienale della poltroncina, pescando un documento dalla pila di fogli che giaceva davanti a lei. “Esagerato. Non è così brutto, dopotutto. Credo... che mi ci potrei abituare.”
Il sorriso di Nagi si fece più marcato.

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Capitolo 2
*** Collisione ***


Note: per cominciare ringrazio le mie fedelissime lettrici, Hinata-chan e "mamma" Solitaire. Sono contenta che l'inizio vi sia piaciuto, e spero che anche il seguito si riveli interessante. Decisamente il contrasto tra Earth e Earl non poteva essere più stridente ma, d'altronde, ho creato apposta questo strano mondo alternativo, perché non avesse nulla in comune con Otome, se non i personaggi. Vediamo un po' come se la cavano alle prese con le rispettive idiosincrasie.^_^

Collisione



Natsuki alzò una mano per scostarsi i capelli dalla nuca, esalando un profondo sospiro. Faceva caldo sotto il sole del primo pomeriggio, e il lancinante desiderio di essere ovunque meno che su quel piazzale la stava distruggendo.
“Sei troppo tesa.”
Neanche sforzandosi riuscì a piegare le labbra. “Non posso fare altro, Shizuru. Anche tu lo saresti, se fossi stata là.”
“Ascolto le tue grida notturne. E tanto mi basta, Natsuki.”
La Direttrice abbassò la testa. “Non mi piace questa storia, ed ancora meno che il messaggio ci sia arrivato da Artai. È il paese natale di Nagi, e non può essere una coincidenza.”
“In effetti potrebbe esserci un collegamento con i disordini che scoppiano quasi quotidianamente laggiù. Dai rapporti che ci manda la guarnigione stanziata ad Artai sembra che la popolazione ne gradisca la presenza sempre di meno.”
Natsuki si voltò verso la compagna.
“Sbaglio o percepisco una certa aria di disapprovazione nelle tue parole?”
Shizuru sorrise sorniona. “Come se tu non pensassi lo stesso.”
Natsuki distolse lo sguardo, affondando le mani nelle tasche della giacca. “L’avevo detto alle teste dure del Consiglio che imporre a quella gente delle truppe di occupazione, dopo averne decapitato i vertici politici, sarebbe stata una mossa da non protrarre sul lungo periodo. Il governatore vive costantemente sotto scorta armata, e gli attacchi terroristici contro i nostri soldati si sprecano. Ma d’altronde non è neppure colpa nostra se quelli di Artai decisero di dichiarare guerra al mondo intero e se il loro signore ebbe la brillante idea di far fuori ogni possibile pretendente al trono di quel paese maledetto.”
“Forse dovremmo aspettare che i loro figli crescano.”
La Direttrice sorrise alla compostezza di Shizuru. “È quello che tutti speriamo. Anche se l’unica candidata ha otto anni, e solo tra cinque potrà essere legalmente nominata Arciduchessa.”
“Credo di averla vista in un servizio televisivo. Arashi De Artai, giusto? L’hai conosciuta?”
“Sì, e non mi piace per nulla. È una cugina di terzo grado di Nagi e, come avrai visto, assomiglia talmente a lui da poter essere scambiata per sua sorella gemella. In più è innaturalmente manipolativa per la sua età. Non tanto quanto lo era Nagi, ma c’è evidentemente qualcosa nei tratti genetici di quella famiglia che li predispone a trattare gli esseri umani come burattini. È veramente singolare ed inquietate.”
Shizuru annuì. “Sono d’accordo, c’è qualcosa di strano nei De Artai, a partire dal loro aspetto. Da questo punto di vista è un peccato che l’antica tecnologia sia andata perduta. Non potremo mai curare le malattie dei nostri figli alla radice come facevano loro.”
“Ne faccio a meno, grazie. Non dimenticarti che è stata la loro scienza ad aver creato l’Harmonium.”
“Ma anche le Otome. Anche se è sistema pieno di falle, come tu ben sai” ribatté Shizuru.
Le labbra di Natsuki si tesero, mentre volgeva lo sguardo verso i relitti degli antichi aeroplani che giacevano abbandonati in un’ordinata fila di fronte agli hangar. “Fin troppo bene. Giochiamo con cose di cui non abbiamo una piena conoscenza e questo mi spaventa” mormorò.
Sentì la mano di Shizuru sulla spalla. La donna, sua migliore amica ed amante, gliela strinse in un gesto che era sia amorevole che di sostegno. La Direttrice si girò e la guardò negli occhi.
“Solo a te lo posso confessare, Shizuru, ma mentre ero là, per un attimo li ho invidiati. Vivere in un mondo dove il progresso e la ricerca scientifica sono liberi potrebbe essere un paradiso.”
“Mi sembra di sentire parlare Yokho” le fece Shizuru. “Peccato che la scienza possa diventare un’arma devastante nelle mani sbagliate, e condurre a scelte dalle conseguenze imprevedibili.”
Natsuki si strinse le braccia attorno al corpo, mentre un brivido la scuoteva. “Già. Un po' come aprire porte non sapendo quello che puoi trovare dall'altra parte.”
'Come quei maledetti passaggi dimensionali. Avremmo dovuto distruggerli tutti, ma conoscerne la localizzazione è stato impossibile, dato che tutti i documenti che li riguardavano sono scomparsi. Abbiamo solo potuto occuparci di quei pochi che conoscevamo. Maledizione!'
In quel momento avvertì un distinto spostamento d'aria, mentre il terreno vibrava sbilanciandola.
Incrociò lo sguardo di Shizuru, la cui mano era prontamente corsa alla GEM.
“Credo siano loro.”
Davanti a lei, a non più di una cinquantina di passi, l'aria tremolò, come la superficie di un lago increspata da mille onde, poi fu come se evaporasse, rivelando quello che il campo di stasi nascondeva.
Natsuki trattenne il respiro alla vista del veivolo di Earth. Apparentemente senza peso, atterrò nel silenzio più totale, piegando verso l'alto le ali. Poi rimase immobile, totalmente fuori posto persino in un luogo deputato a quel tipo di mezzi; nero e spigoloso, spiccava per la sua aria minacciosa, quando gli altri panciuti veivoli condividevano un'aria di domestica attinenza con quello che li circondava.
“Quello non è certo qualcosa che gli abitanti di Artai possano aver cospirato in pochi mesi” sussurrò Shizuru.
Natsuki non poté fare a meno di annuire, gli occhi fissi sull'alto timone di coda, dove spiccava il tridente scarlatto simbolo della Repubblica Occidentale. Si impose di calmarsi, se non le avevano ancora sparato addosso probabilmente non l’avrebbero più fatto.
'Non ricordo di aver visto aeromobili come questo quando sono stata là. La loro tecnologia deve essere ulteriormente progredita.'
Un’apertura apparve sul lato dell’aereo, da dove una ripida scaletta venne calata a terra.
Alla vista della prima persona che apparve fuori dal mezzo la Direttrice automaticamente strinse i pugni; di tutte le persone incontrate su Earth mai avrebbe pensato che proprio Nina Wang sarebbe stata scelta per un estemporaneo viaggio in un'altra dimensione. Anche se la ragione le fu chiara quando il secondo membro della delegazione emerse dall’aereo.
Non te ne separi proprio mai, non è vero, Nagi? E vedo che esibisce due graziose mitragliette. Cos’è, un tuo regalo per l’anniversario?’
“L’Arciduca” sentì Shizuru sibilare.
“Il Colonnello Nagi De Artai” la corresse Natsuki, imprecando fra sé e sé.
L’umore della Direttrice sprofondò ulteriormente quando anche Mashiro De Windbloom apparve, ma la vera sorpresa Natsuki la ebbe alla vista della donna che seguiva il Generale.
Vestita di verde cupo dove gli altri invece portavano divise e leggeri soprabiti neri, con le mostrine dorate che luccicavano sotto il sole, a guardarla dall’alto della scaletta c’era Arika Yumemiya, o quantomeno la sua versione più adulta. Come la giovane Otome anche la donna portava i capelli legati in trecce, le sue però erano fissate in un severo chignon in cima alla testa. Gli occhi avevano un identico colore azzurro intenso, ma mentre quelli dell’Arika di Earl luccicavano di allegria e intraprendenza, Natsuki poteva vedere, anche a distanza, che questo paio aveva un'espressione quantomeno scaltra.
D’altronde, cosa mi aspettavo? Che in quel posto Arika fosse rimasta la stessa? Però il fatto è curioso, abbiamo qui i vertici della Repubblica Occidentale al quasi gran completo, e un’emissaria della Coalizione Est. Di certo, si tratta di qualcosa di grosso.’
Rilassò il viso e l’atteggiò all'espressione più neutrale che aveva, nonostante tutto incuriosita circa il motivo della visita.


Li guardò venire avanti, notando come solo Nagi stesse apertamente sorridendo, anche se era evidentemente qualcosa che si era preparato. Giunta ad un paio di passi davanti a lei Mashiro si bloccò, gli altri un passo indietro, mentre di fronte a Shizuru si posizionava Nina.
Natsuki non poté fare a meno di guardarla. Nina le sembrava rilassata ma, rispetto a quando l'aveva salutata, nella sala dei pilastri, la giovane dai capelli neri esibiva un’aria guardinga. Oltretutto, il fatto che sembrasse l’unica armata o, quanto meno, che fosse l’unica che lo mostrasse apertamente la diceva lunga sul motivo della sua presenza nel gruppo.
“Sei stata gentile a venire ad incontrarci, Natsuki di Earl.”
La voce di Mashiro, cortese ma fredda, la scosse dai suoi pensieri. Natsuki le fece un rigido cenno con la testa.
“Era mio dovere in quanto Direttrice del Garderobe.”
“Suppongo quindi che dovremo passare il tuo esame prima di poter incontrare i vertici del tuo mondo.”
Natsuki trattenne un gesto di stizza. “Non giriamoci troppo attorno, Generale. Non sono esattamente felice di rivedervi. Sinceramente speravo che i miei rapporti con voi fossero terminati nel momento in cui ho lasciato Earth. Vorrei sapere cosa ci fate qui e come siete arrivati, prima di continuare a parlare a tempo perso.”
Un sorriso distaccato increspò le labbra di Mashiro.
“Questa è una cosa che ho sempre apprezzato di te, Direttrice. Sai andare subito al sodo.”
“Lo devo prendere come un sì?”
Il Generale scosse la testa. “Affatto. Le cose di cui voglio discutere interessano sicuramente te, ma anche la Regina di Windbloom, che desidererei incontrare al più presto possibile.”
“Non affrettiamo le cose.”
“Vi prego, Direttrice” le interruppe Arika.
Natsuki guardò perplessa la donna.
Arika fece un passo avanti, allungando una mano che Natsuki strinse con qualche esitazione.
“Permettetemi di presentarmi. Sono il Maggiore Arika Yumemiya, inviata qui in rappresentanza della Regina Mai Tokiha. Ero molto ansiosa di conoscere la donna che ha messo fine alla guerra.”
A Natsuki non sfuggì lo sguardo infastidito che Mashiro lanciò ad Arika, né il tono formale con cui quest'ultima, diversamente dal Generale, si era rivolta a lei. Chiaramente nella Coalizione Est le usanze erano un po' diverse rispetto a quelle dell'altra superpotenza.
“Quindi la tregua è stata rispettata?”
“Certo, e con il tempo siamo arrivati ad una pace durevole. Ma sarei lieta di potervi raccontare tutto nel dettagli con calma. A voi, e alla Regina di Windbloom.”
Natsuki incrociò le braccia al petto, prendendo tempo.
'Che situazione. Non posso certo farli arrivare davanti a Mashiro senza avere la minima idea di quello che vogliono da noi. Dubito che vogliano solo fare due chiacchiere sui bei tempi andati.'
“So quello che stai pensando, Natsuki di Earl.”
Un improvviso soffio di vento caldo scompigliò i capelli di Mashiro. La donna se li sistemò dietro le orecchie, perdendo per un momento l'aria di sufficienza che aveva avuto sino a quel momento.
“Tu non sai perché siamo qui e non ti fidi di noi. E io non ti biasimo, dopo quello che hai passato su Earth. Ma sappi che quello che vi dobbiamo dire è della massima importanza. Abbiamo fatto molta strada, e non vorremmo tornare indietro per niente. Tra l'altro...”
La donna dai capelli lilla guardò verso il sole, schermandosi gli occhi con la mano. “Fa veramente caldo qui.”
Natsuki si costrinse a rilassarsi.
'In effetti, non è che possiamo stare sotto questo sole per sempre.'
Annuì lentamente, mentre freneticamente pensava ad una soluzione. Le sovvenne la più semplice possibile.
“Va bene” proferì a denti stretti. “Avete modo di comunicare tra di voi?”
Mashiro annuì, estraendo una sottile ricetrasmittente dalla tasca.
“Tu verrai con me. Gli altri che ci seguano pure su quell'affare, ci vediamo al Garderobe. Tramite Mashiro vi darò istruzioni su dove atterrare.”
Arika a quel punto intervenne. “Vengo anch'io con voi.”
“No” la interruppe Mashiro in tono netto. “Ho bisogno di dire due parole in privato con la Direttrice. Spero che capirai.”
Qualcosa di non detto passò tra loro, poi Arika volse lo sguardo verso Natsuki. “Che non le capiti nulla o vi riterrò personalmente responsabile, Direttrice.”
A quelle parole per la prima volta Shizuru si fece avanti. “Non vi dovete preoccupare, su Earl non è nostra abitudine minacciare i nostri ospiti.”
Natsuki vide Arika stringere gli occhi, visibilmente irritata, ma la donna non aggiunse nulla. Nagi invece stava apertamente sorridendo.
Già abbastanza nervosa per tutto quello che stava succedendo, Natuski preferì non indagare sul significato di quel ghigno che poteva indicare qualunque cosa.
Si girò invece sui tacchi, annuendo a Mashiro. “Andiamocene allora, abbiamo perso abbastanza tempo. E poi sono ansiosa di sentire quello che hai da dirci, Mashiro di Earth.”


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Afferrò il telefono non appena furono entrate in macchina. Con poche parole in codice comunicò a Sara Gallagher, la prima Colonna del Garderobe, di preparasi per l'arrivo degli ospiti tanto temuti.
Poi si rivolse a Mashiro che, non diversamente da una statua di preziosa ceramica, se ne stava rigidamente seduta davanti a loro, silenziosa e apparentemente a suo agio.
“Di' ai tuoi di seguire la mia macchina. Ci fermeremo in uno spiazzo dietro il Garderobe che le ragazze usano come campo di allenamento, ma che oggi è deserto. Il pilota può atterrare là.”
“Al riparo dagli occhi di tutti, scommetto” ribatté il Generale.
“Ovviamente. Ed oltre a quello ho sospeso le lezioni e ho dato alle ragazze una giornata libera. Non dovrebbe esserci in giro praticamente nessuno.”
“Quindi avevi già pianificato tutto. Sono sorpresa che tu abbia deciso di riceverci al Garderobe, visto che è il posto dove... tenete ciò che avete di più prezioso.”
“Per questo è anche il più sicuro. E poi confido che non ve ne andrete in giro per il palazzo a rubarci l'argenteria, o sbaglio?”
Mashiro si coprì la bocca con la mano, come se volesse nascondere un sorriso più pronunciato.
“Te l'assicuro, Direttrice, che nessuno di noi possiede le conoscenze tecniche per sottrarvi detta argenteria. E poi, ai suoi tempi, Nagi gironzolò parecchio da quelle parti, e ci ha assicurato che a prima vista non c'è nulla che valga la pena di rubare, tanto per continuare la metafora.”
Natsuki spalancò gli occhi, e sentì Shizuru soffocare un'esclamazione.
“Tu sai di Nagi?”
“Sì. Ce l'ha rivelato prima di venire qui. ”
“E la cosa non ha avuto nessuna conseguenza?”
“I suoi trascorsi su Earl sono una faccenda privata. Per il resto Nagi De Artai è un rispettabile cittadino di Earth, e per noi non cambia nulla se è nato su un altro mondo o in una delle città di confine, come ha sempre sostenuto. E in ogni caso non c'è modo di provare da dove veramente provenga. Quindi, è come se non ce l'avesse detto.”
Irritata, Natsuki corrugò la fronte. “Non ha senso, perché l'avrebbe fatto allora?”
“Forse perché stava diventando difficile giustificare ancora le sue straordinarie conoscenze su questo particolare mondo, e poi...” il sorriso di Mashiro si fece scaltro. “Non penserai mica che uno come lui potesse lasciare nelle tue mani l'opportunità di screditarlo ai nostri occhi, non è vero?”
Natsuki si irrigidì, colpita da un'improvvisa consapevolezza. “Tu lo ammiri, non è vero?”
In tutta risposta Mashiro si prese in mano una ciocca di capelli e nei suoi occhi, per la prima volta, Natsuki vide passare un'ombra di tristezza. “Non potrebbe essere diversamente, quando io e lui siamo così simili. Guardami, Natsuki. Pensi sia stato facile crescere in un mondo competitivo come quello di Earth con questo aspetto così innaturale? Da neonata a malapena passai il test, e quando entrai all'accademia ero la più esile del mio corso, esattamente come lui. Ho dovuto sopperire con il cervello dove non arrivava la mia forza fisica, e studiare il doppio degli altri per compensare le basse valutazioni che avevo nelle prove di resistenza. Non è un caso che proprio noi due siamo arrivati ai vertici delle forze armate. Perché abbiamo dovuto diventare molto più astuti di tutti i nostri compagni. E, da quello che mi ha raccontato Nagi, la sua infanzia sul vostro pianeta è stata difficile quanto la mia.”
La Direttrice si permise una risatina di scherno. “Da quello che ne so io l'Arciduca fu talmente viziato dai suoi genitori, ed abituato ad ottenere tutto quello che desiderava fin dalla più tenera età, che a quindici anni decise di avere il mondo intero come giocattolo. Ma forse Nagi adatta le sue bugie a chi si trova davanti. Certo che né tu né lui sembrate molto gracili, ora.”
I suoi occhi, allenati ad esaminare le potenziali reclute del Garderobe, si posarono critici sulle mani del Generale, dalle vene leggermente in rilievo, indizio di un'intensa attività fisica. La donna non era sicuramente un fascio di muscoli, ma sembrava pronta a scattare da un momento all'altro, e Natsuki non aveva dubbi che quelle mani avessero tutta la forza necessaria, e l'abilità, per strangolare un uomo.
'Non devo mai dimenticarmi che lei, tanto quanto me, è una guerriera prima che un politico. Tutti loro lo sono. Meglio approntare una squadra che li segua sempre e dovunque.'
“Lo prendo come un complimento, Natsuki di Earl” le stava dicendo Mashiro. “Comunque ti assicuro che vitamine e ormoni fanno miracoli per i bambini con problemi di crescita. Sempre che abbiano la possibilità di accedere a queste cure.”
“Non ne ho mai dubitato” Natsuki ammise riluttante, riconoscendo la frecciata rivolta al suo mondo, ma preferendo non innescare un'inutile schermaglia verbale quando aveva ben altro da chiarire con la donna.
'Bene, Nagi le avrà raccontato che affamiamo i nostri bambini e impediamo l'uso della tecnologia. Chissà che bella opinione che ha di noi.'
Natsuki scoccò un'occhiata fuori dal finestrino. Non poteva vedere l'aereo di Earth ma sapeva che era da qualche parte là fuori, e il pensiero era vagamente preoccupante. Anche se lei non aveva visto nessuna arma fissata all'elegante scafo, non aveva dubbi che all'occorrenza sarebbero apparse.
'Come se la scienza semplicemente alleviasse i problemi del genere umano e non creasse anche diavolerie come quello. E come avranno fatto a portarlo fin qui? Da quello che ci raccontò Nao il portale di Artai sembrava essere grande abbastanza per far passare una cosa del genere, ma la squadra che mandammo sul posto riferì che le tutta la struttura era stata distrutta da Yuna. E questa non è l'unica stranezza che mi dovranno chiarire.'
Natsuki fissò il volto levigato di Mashiro. La donna non sembrava invecchiata di un giorno da quando lei aveva lasciato Earth.
Inalberando un sorriso un po' più convinto, la Direttrice decise di chiedere qualcosa di inoffensivo.
“Avevo già notato come voi di Earth portiate gli anni in maniera eccellente, ma sono comunque impressionata. Da quello che mi era stato detto dal Generale Viola voi in questo momento dovreste arrivare da dieci anni nel futuro rispetto al piano temporale che visitai io.”
“In realtà sono solo due. Grazie alle risorse congiunte delle due coalizioni siamo riusciti a perfezionare la tecnologia dei macchinari che controllano le porte, e ora possiamo esattamente predeterminare il luogo e il tempo dell'arrivo. Suppongo che anche per questo il nostro mondo ti dovrebbe ringraziare, Direttrice.”
Uno sguardo di sbieco verso la lussureggiante foresta che scorreva fuori dal finestrino sfuggì al perenne controllo di Mashiro e, a quel gesto, Natsuki non poté fare a meno di stringere convulsamente le mani in grembo. Perché gli occhi verdi del Generale avevano assunto per una frazione di secondo un'aria decisamente bramosa.
'Se non fosse stato per il mio intervento si sarebbero distrutti a vicenda, invece eccoli qui, padroni di andare ovunque vogliono, avanti ed indietro, nello spazio e nel tempo.'
“Non ci credo che non ci sia un qualsivoglia limite” disse, in cerca di rassicurazione.
Che Mashiro non sembrò volerle dare. Il Generale alzò leggermente le spalle. “Solo quello dato dall'inopportunità di giocare con eventi che potrebbero influenzare il nostro stesso universo.”
“Quindi le porte non si possono usare per viaggiare nel passato o nel futuro del proprio mondo?”
“No. All'interno dello stesso piano temporale apparentemente possono solo dislocare persone e oggetti nello spazio.”
'Non male come sistema di sicurezza. Ma sono certa che ci sia qualcos'altro che non mi stai dicendo.'
Sorrise a denti stretti, notando con la coda dell'occhio che Shizuru stava palesemente fissando Mashiro.
'Ti sembra strano, vero? E posso solo immaginare quando la vedremo insieme alla sua controparte. Spero che non succeda un disastro, considerato il caratterino della nostra giovane Regina.'
Il pensiero dell'incontro la portò a considerare un problema sul quale, fino a quel momento, non aveva ancora riflettuto.
'Arika sarà abbastanza sorpresa di trovarsi davanti il suo doppio che, da quel poco che ho visto, sembra un osso duro, a differenza di lei. Ma come finirà con Nina? Ancora non ci credo che possa essere uscita sana di mente dagli eventi di quattro anni fa, ma come reagirà davanti a quella donna? La Nina di Earth ha coronato il suo sogno d'amore con Sergay, e...'
Natsuki deglutì dolorosamente. 'È l'amante di Nagi. Lei è tutto quello che Nina non ha potuto essere o che, grazie alla Fondatrice, non è diventata. Forse avrei dovuto dirglielo, ma non ce n'è stato il tempo. E poi, come avrei potuto prevedere la sua presenza?'
Le piante si diradarono e Natsuki intravide, dietro ad una curva, la familiare struttura del Garderobe.
'In ogni caso ora è troppo tardi. Questa giornata si sta rivelando sempre più difficile' pensò con una punta di disperazione. Cercò lo sguardo di Shizuru, e l'amica non mancò di farle un cenno di sostegno. Lo apprezzò anche se, mentre solitamente con lei al suo fianco tutto le era sempre sembrato possibile, questa volta l'inesplicabile sensazione di paura che le attanagliava lo stomaco non si dileguò.
'Ci siamo perse in chiacchiere, ma il perché sono qui non me l'ha ancora rivelato. E deve essere qualcosa di veramente grave se ha portato su Earl addirittura la massima carica della Repubblica Occidentale.'
Natsuki dovette resistere alla tentazione di urlare di frustrazione. Perché se c'era una cosa che odiava più del non essere in controllo di quello che accadeva attorno a lei, erano i segreti e le mezze verità.

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Capitolo 3
*** Viceversa ***


Viceversa


Il comitato di benvenuto le stava già aspettando in un'ordinata fila quando la macchina sbucò sul piazzale dietro il Garderobe.
Mashiro era al centro del gruppo, e inalberava un'aria corrucciata che non prometteva nulla di buono.
Natsuki sbirciò il volto invece serafico del Generale De Windbloom. Il confronto con la sua controparte non poteva essere più stridente.
'Sara avrà detto a tutti chi esattamente riceveremo, e lei non ne sembra per niente felice. Ma come non darle ragione, visto che tra gli altri ci sono il suo peggior nemico e la sé stessa più adulta e cinica. Se la mia posizione è deprimente, la sua è quasi tragica.'
Miss Maria, Sara, Nina e Arika circondavano Mashiro come una compatta legione d'onore, ognuna con stampata in viso una differente espressione preoccupata. Anche Nao era presente, e solo lei sembrava indifferente come al solito, anche se Natsuki era certa che quella non fosse niente altro che la maschera preferita della ragazza.
'Questi sono i momenti nei quali non posso fare altro che invidiarla un po'.'
La macchina si fermò davanti al gruppo e, prima di scendere, Natsuki si rivolse un'ultima volta al Generale.
“Sono atterrati?”
La donna lanciò uno guardo allo schermo del comunicatore, annuendo. “In questo momento.”
“Allora possiamo andare.”
Fece scendere Mashiro per prima, mentre lei e Shizuru si posizionavano alle sue spalle. Vide la Regina di Windbloom diventare ancora più pallida di quello che era, e Arika portarsi molto poco elegantemente le mani al volto.
'Quando vi dicevo che erano come noi non immaginavate così tanto, non è vero? Chissà, magari non mi avete nemmeno creduta totalmente.'
Una folata di aria calda la investì da dietro, e l'elettricità statica generata dal campo di stasi che si dissolveva le fece venire la pelle d'oca.
Persino Nao stavolta non poté che spalancare gli occhi sorpresa, mentre lo sguardo di Miss Maria si faceva ancora più cupo.
Gli occupanti del veicolo uscirono velocemente, raggiungendo il Generale. Nemmeno una ventina di passi dividevano i due gruppi ma nessuno sembrava volere compiere il primo. Dopo qualche imbarazzante momento Natsuki decise che era suo dovere fare gli onori di casa.
Marciò verso la Regina di Windbloom e le sue Otome, con il passo sicuro di chi ha, a dispetto di tutto, la situazione in pugno.

Mashiro Blan De Windbloom decontrasse i pugni, guardando il gruppo venire avanti, e maledicendo per l'ennesima volta il destino che l'aveva resa regina in un momento come quello. 'Quando ero piccola qualcuno mi augurò di diventare sovrana in tempi interessanti. Scommetto che non era niente altro che una maledizione. Prima la guerra con Artai, poi l'attacco dell'aliena Yuna, adesso questo. Se non altro ho la certezza che tra dieci anni sarò ancora bella. E crescerò di statura ancora un po'' pensò miseramente, nel pallido tentativo di trovare qualcosa di buono in quella situazione assurda.
Era sempre stata piuttosto bassa, anche tra le bambine della sua età, ma l'adolescenza le aveva allungato le gambe e assottigliato la figura. La donna che le stava davanti, però, la superava ancora di parecchi centimetri fino ad essere quasi alta come Shizuru, e la divisa nera che indossava ne evidenziava il portamento altero.
'Non farti intimidire' si ripeté per l'ennesima volta. 'Dopotutto quella non è altro che... me.'
Anche se non era esattamente il Generale la persona che Mashiro temeva di più di incontrare. Disperatamente cercò di mantenere gli occhi sulla donna dai capelli ametista, arrendendosi dopo pochi secondi.
Respirando profondamente si risolse finalmente a guardare in faccia Nagi De Artai, odiando il fatto che anche lui fosse cresciuto molto più di lei.
'Avevo sperato che almeno fossi rimasto il solito nanerottolo.'
Come aveva temuto arrossì violentemente, maledicendosi un secondo dopo, quando vide un sorrisetto compiaciuto spandersi sul volto di lui.
Non aveva mai incontrato nessuno che le causasse un sentimento così violento di antipatia. Ma odiava sé stessa ancora di più al pensiero che per una frazione di secondo, anni prima, l'aveva addirittura considerato un bambino molto affascinante.
'Sì, come una vipera cornuta. Quanto mi sono sbagliata. E che Nagi pensi tuttora che io mi senta attratta da lui mi fa imbestialire. Arrossisco perché ti odio talmente tanto che mi va il sangue alla testa, idiota.'
Lo fissò, notando che i dieci anni passati non avevano cancellato la sua perpetua aria diabolicamente allegra.
'Quanto ho sperato che ti fossi rotto l'osso del collo giù da qualche dirupo in Aries. Ne avevo quasi la certezza, perché mi sembrava impossibile che dopo essere evaso tu fossi sparito dalla faccia di Earl.'
Le lucide mostrine argentate sul colletto del soprabito di lui attirarono l'attenzione di Mashiro, e le ricordarono che l'uomo aveva un grado parecchio alto nella gerarchia di quello strano mondo.
'E invece era proprio così. Chi l'avrebbe mai detto?'
Il gruppo era intanto giunto davanti a lei. Sorrise a denti stretti, inclinando la testa in un leggerissimo cenno di saluto.
“Vi do il benvenuto, Generale De Windbloom.”


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I corridoi erano deserti, e rimbombavano al suono degli stivali degli ufficiali di Earth.
Natsuki guidava il gruppo verso il suo ufficio, chiedendosi quanto Mashiro ci avrebbe messo ad esplodere, e Arika ad uscirsene con qualcosa di assolutamente inappropriato.
Era stato con estremo orrore che aveva visto la giovane Regina arrossire come un'adolescente di fronte a Nagi, per poi abbassare la testa imbarazzata quando il Generale De Windbloom l'aveva guardata, letteralmente, dall'alto in basso. Mashiro era stata comunque brava a mantenere la calma, ma Natsuki non era certa che potesse resistere ancora a lungo.
'Stanno giocando con lei sapendo bene che è giovane ed inesperta. Anche se, a dire la verità, è la reazione di Nina quella che mi preoccupa di più.'
Aveva osservato la bruna Meister Otome fissare con aria neutrale la sua controparte di Earth, quando questa si era presentata come il Maggiore Wang della Repubblica Occidentale, ma Natsuki aveva dovuto reprimere un brivido quando, in un lapsus abbastanza comprensibile, Nina aveva chinato il capo chiamando Nagi “Vostra Altezza”.
'Eppure non dovrei sorprendermi. Ha passato anni a sentirsi ripetere che era praticamente di proprietà dell'Arciduca.'
Fu quasi con rabbia che afferrò la maniglia della porta del suo ufficio, spalancandola.
'Cosa mi aspettavo di diverso? Forse che accogliesse un po' più freddamente l'uomo che l'aveva trasformata in un'assassina? E di fronte a Mashiro, poi, la sua attuale Master. D'altronde, saranno affari di quest'ultima. O almeno lo spero.'
Si sedette alla sua scrivania, facendo cenno agli altri di accomodarsi, e notando come anche visivamente gli abitanti di Earth fossero diversi da quelli di Earl.
A parte le uniformi scure, così diverse dai colorati abiti delle Otome, erano tutti accomunati da una certa aria guardinga, e a Natsuki non piaceva, in particolare, come Nina e il Maggiore Yumemiya sembrassero addirittura soppesare le sue Otome, come per verificare se fossero veramente così pericolose.
Si schiarì la voce, fissando il Generale. “Bene, ora che ci siamo conosciuti, è tempo di sapere come mai siete qui.”
'E prima lo sapremo prima ve ne andrete. Non mi piace vedervi a casa mia, per niente.'
La donna le sorrise. “Sono d'accordo. E, se non dispiace alla vostra Regina, lascerei perdere le formalità. Con noi non sono necessarie.”
Natsuki vide Mashiro annuire rigidamente.
“Bene. Tanto per cominciare vorrei aggiornarvi sulla situazione politica di Earth. Immagino che sappiate tutti che quando Natsuki visitò il nostro paese eravamo sull'orlo di una guerra globale che, grazie al lungimirante intervento della vostra Direttrice, è stato scongiurato. Come può testimoniare la presenza del Maggiore Yumemiya, qui accanto a me, la pace con la Coalizione Est è stata raggiunta.”
'Interessante, meno male che quando vi ho lasciato tu sembravi augurarti tutto fuorché questo. E in ogni caso mi sembra strano che dopo trecento anni abbiate liquidato le vostre divergenze così velocemente.'
Come a volerla smentire la Arika di Earth sorrise. “La nostra Regina avrebbe voluto ringraziarti personalmente per quello che hai fatto, Direttrice, ma chissà che non ce ne sia modo in futuro.”
“Cosa intendi?” chiese Natsuki.
Lo sguardo di Arika era quanto di più innocente ci potesse essere.
“Come mio superiore tocca al Generale De Windbloom dirvelo.”
Tutte le teste si girarono a quel punto verso l'ufficiale.
“Il motivo per il quale siamo qui è per proporre un'alleanza tra il nostro mondo e il vostro. Un patto che sarà di reciproco vantaggio.”
Natsuki guardò la Regina Mashiro che fissava, chiaramente senza capire, la sua controparte in nero.
Quanto a lei, aveva già intuito dove quelli di Earth volessero arrivare. Si piantò le unghie nei palmi delle mani, maledicendo ancora il momento nel quale aveva deciso di non permettere agli abitanti di Earth di autodistruggersi.
“E quali sarebbero i nostri vantaggi, tanto per cominciare?” chiese Mashiro.
“La nostra tecnologia è ovviamente a vostra disposizione. Il vostro livello scientifico non è pari al nostro, e saremmo lieti di condividere con voi le nostre scoperte. Esse potrebbero risolvere molti problemi del vostro mondo.”
Con una punta di preoccupazione Natsuki vide gli occhi di Yokho, che li aveva raggiunti, brillare di interesse.
'Se questa cosa si sapesse in giro saremmo in un mare di guai. Qualunque paese sarebbe interessato a quello che hanno da offrire.'
“Non mi sono chiari i vostri invece, di vantaggi” si azzardò a domandare, con la voce che quasi le tremava dalla tensione.
“Rame.”
Sbatté le palpebre, sicura di non aver inteso bene. “Che significa? Avete bisogno di... un minerale?”
“È un minerale qualunque per voi, ma è molto prezioso per i chip di nuova generazione che i nostri scienziati hanno inventato. Le nostre riserve di rame si sono esaurite negli anni, mentre il vostro pianeta ne è ancora ricco. Ma allo stato attuale della vostra tecnologia a voi non serve. Se lo dividerete con noi, invece, ve lo ritorneremo sotto forma di prodotti finiti. È un accordo vantaggioso per entrambi.”
“Aspetta. Perché qui? Il Generale Viola mi disse che quelle porte sbucano su infiniti universi. Perché non avete scelto un'altra “Earth” alternativa? Ce ne sarà stata sicuramente qualcuna addirittura spopolata dove prelevare il vostro minerale. E perché non un altro pianeta del vostro sistema solare?”
Il Generale scosse la testa. “Il costo per estrarre minerali in quel modo sarebbe improponibile, mentre ci vorrebbero incredibili risorse per mettere in piedi dal nulla un'industria estrattiva su uno dei mondi disabitati raggiunti dalle porte. Oltretutto, c'è un limite alla stazza dei macchinari che possiamo fare passare attraverso. Bisognerebbe smontarli, così come abbiamo fatto con il nostro aereo. Pianeti più civilizzati invece, a volte non avevano le condizioni, diciamo “politiche”, ideali. Così, per risolvere il nostro problema, abbiamo preso in considerazione il vostro mondo.”
Natsuki si appoggiò le mani sotto il mento. “È strano che quando avete bisogno di aiuto vi rivolgiate sempre a noi.”
“Il nostro pianeta e il vostro sono quelli che hanno avuto lo sviluppo più simile. È ovvio quindi che abbiamo per voi una speciale considerazione.”
Pallidi sorrisi di circostanza si sparsero sui volti degli ufficiali di Earth, ma non ingannarono Natsuki.
'Bugiarda. Come sempre, e come tutti i tuoi compatrioti. Quella del rame è sicuramente una scusa, mi chiedo per arrivare a cosa, però.'
Fece un cenno verso Nagi. “Non è invece perché lui vi ha sempre suggerito dove guardare? Tra l'altro, trovo davvero poco indicato che parliate di accordo venendo qui accompagnati dal nostro peggior nemico, un evaso, per giunta. E vi ricordo che la mia precedente esperienza con voi non è di certo stata felice.”
“Ne sono consapevole ma, come ben sai, fu il Generale Viola l'unica responsabile del tuo rapimento. Quanto al Colonnello De Artai, come ti ho detto, non abbiamo prove, se non la storia che Nagi stesso ci ha raccontato, che sia veramente il vostro Arciduca.”
Natsuki colse un'inconsueta ostilità nelle parole del Generale, come se l'accenno che Nagi potesse avere qualcosa a che fare anche con la sua prima visita su Earth l'avesse profondamente irritata.
“Ma che dici?” la Regina di Windbloom sbottò, scattando in piedi. “Guardatelo” urlò indicando Nagi. “Quel sorrisetto io lo riconoscerei ovunque. In cambio del minerale che vi serve dovreste darci lui, perché in questo momento dovrebbe stare a marcire in prigione.”
Natsuki dovette resistere alla tentazione di mettersi ad ululare. Nonostante fossero passati anni, con Mashiro era sempre la stessa storia: quando c'era di mezzo Nagi la ragazza perdeva totalmente il lume della ragione.
'Ha scoperto le carte troppo presto. Quella era una cosa che avremmo potuto chiedergli più avanti. Anche se non credo comunque che il Generale avrebbe accettato di darci la testa del suo amichetto.'
Come a confermare la sua supposizione, lo sguardo del Generale De Windbloom si fece improvvisamente duro. “I termini dell'accordo sono negoziabili, ma non sulla pelle dei miei uomini. Non so come si usa qui da voi, ma tenete bene a mente che il Colonnello è un cittadino della Repubblica Occidentale, e soggetto alle nostre leggi.”
Mashiro incrociò le braccia davanti al petto, ostinata. “Ne riparleremo. Come del vostro accordo. È ovvio che non posso decidere da sola, devo riunire il Consiglio.”
“Fai pure come pensi sia più giusto” replicò il Generale. Poi indicò la sottile valigetta che si era portata appresso. “Ti lascio questa. Contiene un testo piuttosto semplice che i nostri diplomatici si sono permessi di stendere e che, se vorrete prendere in considerazione la nostra proposta, potremo usare come base di discussione.”
“E se rifiutassimo?” chiese Natsuki.
“Ci sono altri mondi ai quali proporre la cosa. Avremmo più problemi, è ovvio, ma niente è insormontabile con la volontà.”
“Siete stati carini ad offrire questa possibilità proprio a noi per primi” Mashiro fece, piccata.
“Perché no? Dopotutto questo pianeta è la casa della donna che ci ha salvato, dovevamo fare almeno un tentativo.”
Il Generale addolcì la voce, fissando Natsuki. “Non credere che abbia dimenticato a chi devo il mio posto.”
'E tu non puoi immaginare quante volte ho pensato di avere compiuto un passo falso.'
Natsuki si sfregò gli occhi, scacciando i cattivi pensieri. “Va bene, lasciateci convocare il Consiglio e vi daremo una risposta. I membri sono per la maggior parte già tutti qui a Windbloom, convenuti per un'altra occasione, quindi sarà una cosa veloce.”
“Perfetto, noi intanto torneremo a Artai. Possiamo aspettare là fino a quando non avrete preso una decisione.”
Mashiro guardò la sua omonima. “Esattamente dove?”
“Abbiamo stabilito un piccolo campo base nelle rovine attorno al portale, là dove siamo sbucati un paio di giorni fa.”
“Ero convinta che fosse stato distrutto.”
Il Generale scosse le spalle. “Solo la sovrastruttura. Non sappiamo ancora chi le abbia create, ma sono costruite attorno ai portali, punti nei quali lo spazio e il tempo dei nostri universi collassano e vengono a contatto. E che esistono indipendentemente da quello che gli sta attorno.”
La donna fissò Natsuki. “Per questa ragione, distruggere le strutture intorno è assolutamente irrilevante.”
La Direttrice ricambiò il suo sguardo. 'Come a dire che non è possibile chiudervi fuori da questo universo. O forse è solo un'altra frottola che ci state raccontando.'
“In ogni caso non mi sembra opportuno che ritorniate ad Artai” si intromise Mashiro.
Per una qualche strana ragione, l'idea che se ne andassero in giro per Earl era motivo sufficiente a Natsuki per farle venire i crampi allo stomaco, e fortunatamente la Regina sembrava condividere la sua preoccupazione.
Mashiro si rivolse a Generale. “Fino a quando non avremo deciso qualcosa sarete miei ospiti al castello. Oltretutto è possibile che il Consiglio voglia sentire il tuo parere. Farò preparare delle stanze.”
Gli ufficiali di Earth si scambiarono una veloce occhiata.
“Va bene, credo sia la cosa migliore per tutti” le rispose il Generale. “Dopotutto non approfitteremo molto della tua ospitalità. Siamo solo noi quattro, più i due piloti.”
Mashiro guardò sospettosamente il gruppo. “Tutto qui? Niente domestiche o assistenti?”
L'altra scosse la testa. “No. Sono un soldato, so prendermi cura di me stessa.”
“Come vuoi. Ma sia chiaro, non posso darvi il permesso di gironzolare a vostro piacimento nella mia città. E la cosa vale soprattutto per lui” sibilò Mashiro indicando Nagi. “Gli proibisco di uscire dalla sua stanza se non accompagnato da qualcuno di voi e con una scorta che gli verrà assegnata.”
Il Generale aprì la bocca per parlare, ma Nagi la anticipò.
“Non ti preoccupare, sono certo che alla mia Nina non dispiacerà scortarmi. Le ho chiesto di venire con me su Earl anche per mostrarle questa bella città.”
Qualcosa nel tono di Nagi fece squillare un campanello d'allarme nella testa di Natsuki.
'Come l'hai chiamata? La 'tua' Nina? Non oserai...'
“Tra l'altro, ti puoi risparmiare il disturbo di preparare troppe camere” continuò Nagi imperterrito.
A quelle parole, Nastuki soppresse un silenzioso improperio. 'Tu, schifoso bastardo.'
“E perché?” gli chiese Mashiro, totalmente disorientata.
Nagi scrollò le spalle, palesemente divertito dalla situazione. “Io e Nina possiamo benissimo condividere la stessa.”
La Direttrice spezzò senza volerlo la matita che aveva in pugno. 'Sotto quale infame e sciagurata congiunzione celeste sei nato?'
Vide contemporaneamente la Meister Nina sbiancare e Mashiro arrossire violentemente. Una reazione solo apparentemente opposta che Natsuki si era aspettata con trepidazione.
Si alzò bruscamente in piedi, fissando Nagi e pregando che le venisse concesso, anche solo per un secondo, il potere di uccidere con lo sguardo.
'Per quanto messe in posizioni di responsabilità sono sempre ragazzine poco più che adolescenti. Grazie per aver dato loro qualcosa su cui spettegolare, invece di discutere degli affari di stato. E Nina sta già male, glielo posso leggere in faccia.'
La ragazza aveva lo sguardo incollato al pavimento, e sembrava stesse per mettersi a vomitare da un momento all'altro.
“Bene” Natsuki disse gelida. “Frivolezze a parte credo sia tempo di aggiornare la riunione. Domani sarà una lunga giornata.”
Il Generale le sorrise cordialmente, inclinando la testa. “E spero ci sarà tempo per fare un giro nei dintorni. Windbloom, da quel poco che ho visto, sembra un paese molto prosperoso.”
“Ci siamo dati molto da fare in questi anni” rispose Mashiro debolmente.
“Nulla togliendo ai tuoi concittadini, non dubito che sia soprattutto grazie a te.”
“Non è il caso di blandirmi, ora”.
La Mashiro di Earth socchiuse gli occhi, annuendo. “Ma non è nemmeno necessario che tu ti sminuisca. Sei giovane, ma credo che tu abbia già capito i sacrifici che si debbono fare per il proprio popolo. Sacrifici, a volte, necessari. Devi essere fiera di te.”
Colpita da quelle parole la Regina di Windbloom chinò il capo, serrando i pugni. “Può essere” disse semplicemente.


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Mashiro guardò gli ufficiali di Earth andarsene, seguendo con lo sguardo la donna che fino a quell'ultima battuta le era sembrata terribilmente ostile.
'Io non voglio diventare così' aveva pensato per tutta la durata della conversazione, ma quello che il Generale le aveva detto alla fine l'aveva profondamente stupita.
'Le stesse cose che io urlai ad Arika, la ragione di quel monumentale litigio prima che Yuna attaccasse il nostro pianeta. Il Generale è il capo della sua gente, mi deve capire per forza.'
Guardò verso le vetrate, oltre la figura di Natuski che sembrava essere rimasta impietrita al suo posto. Fissò il proprio riflesso nel vetro.
'La possono girare come vogliono. Ma non ci sono dubbi. Quella sono io. O io come sarei diventata se fossi nata in quel mondo. Se fossero stati alieni 'normali' sarebbe stato brutto, ma così?' si chiese impotente, mentre il suo sguardo correva a Nina, seduta sul sofà con in mano una tazza di tè offertole da Shizuru. 'Cosa sarà di noi?'

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Capitolo 4
*** Antitesi ***


Antitesi


“Ma come siete tutti pensierosi.”
Il Generale Mashiro De Windbloom fissò Nagi, incrociando le braccia. “Lo saresti anche tu se avessi visto la tua controparte più giovane andarsene in giro tutta fiera vestita da odalisca.”
L'uomo ridacchiò. “Non offenderla, quello è il tradizionale abito da cerimonia per le regine di Windbloom.”
“Che pessima battuta. In molti mondi sarebbe stato considerato un insulto essere ricevuti da una ragazzina in ciabatte e con un turbante in testa.”
Persino la grave Nina scoppiò a ridere, mentre Mashiro scuoteva la testa rassegnata.
Si guardò attorno, infastidita sempre di più dalle pareti caramello dell'appartamento che le avevano messo a disposizione. Nagi le aveva descritto il suo mondo natale come stucchevole, e niente di quello che aveva visto fino a quel momento le aveva fatto cambiare idea.
Anzi.
Aveva dovuto trattenersi quando il suo aereo era stato fatto atterrare nel cortile di un anacronistico palazzo dalla cui torre più alta svettava un gigantesco girasole. Ma accanto a lei Arika non era stata altrettanto discreta, ed era scoppiata in una fragorosa risata.
Avevano attraversato corridoi quasi deserti, sotto gli sguardi sconcertati delle poche persone che avevano incontrato. Aveva dato a bere a Natsuki che anche per non attirare queste attenzioni sarebbe stata felice di poter tornare ad Artai, ma la Direttrice era stata irremovibile.
'Non è un problema. Il personale del palazzo è fidato, e non spiffererà nulla in giro' Natsuki le aveva detto e, ricordando quelle parole, Mashiro rise tra sé e sé.
'Non ho mai incontrato una domestica alla quale non piaccia spettegolare. Sono certa che domani tutta Windbloom saprà della nostra presenza qui, ma d'altronde la Direttrice sembra preferire questo al vederci andare in giro come cani sciolti. E, dal suo punto di vista, è perfettamente comprensibile. Ci contavo. Per la buona riuscita della missione era essenziale che noi rimanessimo qui.'
Anche se il crepuscolo era oramai inoltrato, da una finestra Mashiro poteva ancora vedere uno scorcio della catena montuosa che cingeva l'intera città.
'In questo mondo le notizie non dovrebbero girare velocemente. Le città sono lontane e divise da monti, mari e deserti, e solo i militari e l'aristocrazia hanno accesso ai mezzi di comunicazione. Nagi mi ha detto che addirittura solo in questo paese e in pochi altri ci sono i telefoni in ogni casa. Il vantaggio strategico che abbiamo nei loro confronti è a dir poco schiacciante. Ci sono solo un paio di cose che dobbiamo ancora assodare.'
Si rivolse a Nagi.
“E così le loro migliori armi sarebbero quelle che chiamano Otome?”
“Esattamente.”
“Colonnello, con tutto il rispetto, ma sono solo bambine vestite da governanti” sbottò Arika.
Mashiro la fissò sorridendo. “Non farti ingannare dalle apparenze. Hai visto i filmati di quello che possono fare. Non ci resta che convincere la Direttrice ad una dimostrazione dal vivo.”
“Non sarà facile” le disse Nagi. “Natsuki non è stupida. Ha capito che quella del rame è una scusa, e ci darà del filo da torcere.”
“Ce lo aspettavamo, no? Ma prima di tutto non è proprio una scusa, ed in ogni caso non credo che abbia considerato la sete di potere degli altri componenti del Consiglio. Noi abbiamo molto da mettere sulla bilancia mentre lei e la Regina Mashiro non hanno nulla se non le loro paure e la diffidenza che provano nei nostri confronti.”
Nagi fece una smorfia. “Però quello che ha detto Natsuki è vero, la mia presenza qui ci danneggia. Forse sarai dovuto rimanere su Earth.”
“Ne abbiamo già parlato fin troppo. Prima di tutto tu mi servi qui. Conosci questa gente e quello che gli passa per la testa, e poi non pensare neppure per un istante che ti avrei lasciato da solo nella nostra Windbloom.”
Per un istante il Direttore dell'Intelligence sembrò essere rimasto senza parole, poi l'uomo allargò le braccia in un finto gesto di sconforto.
“Mashiro” sospirò. “Come puoi credermi così bieco? E poi, non sarei stato solo, avrei tenuto compagnia a Sergay.”
'Dopo tanti anni che ci conosciamo ancora ci provi a prendermi in giro?' Mashiro lo guardò di sottecchi, appoggiando il capo sulla mano. “Se l'avessi fatto, tornando non avrei più trovato il mio posto. Ho voluto che lui restasse su Earth, a fare le mie veci, perché è l'unico di voi talmente fedele al suo paese da essere totalmente incapace di organizzare un colpo di stato. A differenza di te e del Colonnello Armitage. Mai ti avrei lasciato solo con lui. Sappiamo tutti benissimo che Sergay è il tuo burattino.”
Alle spalle di Nagi, Nina trasalì visibilmente, ma non proferì parola.
“Con te non si può proprio discutere. Mi conosci troppo bene” terminò lui, affondando le mani nelle tasche del soprabito, e alzando gli occhi verso il soffitto color crema.
“Bene, adesso se non ti servo più me ne andrei. Devo buttare tutti i fiori che quelle sciocche donnette hanno seminato ovunque nella mia stanza.”
“Forse vi credono una coppia in luna di miele” gli fece Arika, caustica.
Alla sua freddura l'uomo rispose con un sogghigno sadico. “Mi hai dato un'idea per fare ancora più arrabbiare la dolce Regina di Windbloom, immagino che dovrò trovare un modo di ringraziarti. Ci vediamo dopo.”
Se ne andò senza aggiungere altro, mentre dietro di lui trotterellava Nina, che era rimasta silenziosa per tutto il tempo.
Arika attese che la porta si chiudesse, prima di girarsi verso Mashiro. “Come fai a fidarti di lui?” chiese all'amica.
“Non mi crederai mica capace di commettere un errore del genere? È che preferisco averlo qui, piuttosto che a casa a combinare guai. È pericoloso, intrigante e malevolo. La cosa buona è che non lo nasconde, gli piace troppo giocare con il prossimo come un gatto con il topo, e far sapere al topo quanto esattamente è più brillante di lui prima di mangiarselo. Per questo è un alleato essenziale per me. E poi si deve occupare della Regina. La conosce bene, e ho bisogno che me la tolga dai piedi mentre mi occupo del Consiglio. Quando ci concederanno udienza, davanti a tutti io dovrò apparire come una persona ragionevole, e quella come una pazza isterica. E ti assicuro che Nagi è un maestro nel far perdere le staffe alla gente.”
Arika scosse la testa. “È vero. Ma non capisco perché di tutti noi è l'unico che debba avere una guardia del corpo personale.”
Mashiro liquidò l'obiezione con un cenno della mano. “Intanto perché anche lei è una mina vagante, e preferisco tenerla d'occhio, e poi perché...” la donna lasciò vagare lo sguardo fuori dalla finestra, verso i tetti illuminati della città di Windbloom. “Nagi ne ha veramente bisogno. Ci sono un paio di persone che ai tempi minacciarono di...”
“Tagliargli la gola?” la interruppe Arika.
Mashiro la fissò, mentre un sorriso divertito si spargeva sul suo volto. “Sculacciarlo.”
“Decisamente appropriato” sentenziò Arika, ed entrambe le donne scoppiarono a ridere.


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'Io non sono come lei.'
Nina decontrasse le dita, decidendo finalmente di smetterla di tormentare la pettorina bianca della sua uniforme da Meister.
'La sgualcirò, e farò fare una brutta figura a Mashiro.'
Essere prefetta in ogni occasione era sempre stata la sua fissazione, e non era cambiata negli anni. Per questo, quando entrambe frequentavano il Garderobe, aveva così tanto odiato Arika; Nina aveva sempre trovato indecente quel modo irriguardoso che aveva la ragazza con le trecce di porsi verso gli altri.
Sorrise al pensiero dei cinque anni passati dalla prima volta che si erano incontrate.
'Quante cose sono successe. Ma lei è ancora così infantile, a volte. Non la sopportavo, quand'è che esattamente ho incominciato a pensare che il suo calore era genuino, e che anche attraverso quei modi da barbara lei ci voleva veramente bene?'
Senza volerlo, le sue dita ritornarono a stringere la stoffa del vestito.
'Ero io la sbagliata. E lo sapevo. Tenevo tutti a distanza perché ero certa che avrei fatto loro del male; perché, prima o poi, il mio Signore mi avrebbe messo alla prova, e io non avrei saputo, né voluto, dire di no. Come non avrei potuto deludere mio padre, che mi aveva dato tutto. Mi sono ripetuta queste cose fino a venire a patti con i crimini che avevo commesso, senza riuscire a convincermi, come tutti mi suggerivano, che l'intera colpa ricadeva sull'Arciduca e su John Smith.
'Quando Arika mi disse in che orribile prigione l'avevano rinchiuso non potei fare a meno di dispiacermi. Perché anche se così sveglio, in fondo era solo un bambino, come lo ero io. Io che non avrei potuto rinfacciargli nulla. Perché anche se mi aveva spinta a fare del male ai miei amici, ho sempre avuto la possibilità di tornare indietro, e non l'ho mai colta. Avrei potuto rifiutarmi di essere la sua Otome, di usare l'Harmonium, di confrontarmi con Arika. Ma non l'ho mai fatto. Nagi, Sergay, io. Siamo tutti ugualmente colpevoli.'

Nina alzò la testa, per fissare la vecchia foto di lei, Arika ed Erstin che giaceva sulla sua scrivania.
'Ma sono diversa da lei...' si ripeté.
L'altra, quella che aveva avuto tutto quello che lei aveva così fortemente desiderato e mai ottenuto.
L'aveva vista scendere dall'aereo, impeccabile e fiera, e si era dovuta piantare le unghie nei palmi delle mani, sperando che il dolore le evitasse di svenire. Perché poteva sopportare che Nagi, il Colonnello De Artai, come si era presentato, la guardasse con condiscendenza, ma che lei le scoccasse un'occhiata impietosita, no, quello non lo poteva tollerare.
In preda ad un attacco di rabbia, Nina calò un pugno sul piano della scrivania, facendo scricchiolare le sottili gambe dell'elegante tavolino.
'Chissà cosa Nagi le ha raccontato di me. Sicuramente che non ero altro che la sua marionetta obbediente. Che bastava che lui nominasse Sergay perché io facessi esattamente quello che mi ordinava, non importa quanto grave o pericoloso fosse.'
Si alzò di scatto, facendo cadere la sedia. Poi marciò verso la porta, decisa a fare un giro per schiarirsi le idee. Se fosse rimasta ancora un secondo chiusa nella sua stanza sarebbe impazzita o avrebbe distrutto il prezioso mobilio di Mashiro.

Il giardino del palazzo era splendido di giorno, ma ai suoi occhi era ancora più speciale sotto la luce della luna. Nina percorse i vialetti, persa nei suoi pensieri, per poi chinarsi ad accarezzare un giglio. Odiava raccogliere i fiori, e vederli appassire e marcire in sterili brocche, ma di tanto in tanto le piaceva venire ad ammirare le corolle di rose multicolori e gli altri fiori che decoravano il giardino della Regina.
Si alzò lentamente, finalmente più serena ma, girandosi, si trovò faccia a faccia con qualcuno che non avrebbe voluto rivedere così presto.
Combatté un momento con la memoria per ricordarsi il grado di lei. Mai e poi mai l'avrebbe chiamata per nome.
“Maggiore Wang” la salutò, cercando di non pensare alla sconcertante coincidenza che quello era stato anche il grado di suo padre adottivo.
La Nina di Earth fece lo stesso. “Buonasera, Meister Wang.”
Agli occhi di Nina, la sua controparte di Earth era bellissima, anche se trovava il suo sguardo implacabile.
La donna aveva sostituito la divisa con un vestito a collo alto che le lasciava scoperte le spalle e che terminava appena sotto il ginocchio, nel perpetuo colore nero che sembrava essere l'unico ammesso dagli abitanti di Earth. Senza essere eccessivamente aderente, le accarezzava la figura longilinea sottolineandone il fisico perfetto.
Nina arrossì, accorgendosi che la stava fissando.
“Se ti piace te lo posso prestare. Dopotutto, abbiamo più o meno la stessa taglia.”
Sbatté le palpebre, mentre gli occhi le correvano al seno dell'altra, indubitabilmente più grosso del suo. Chiedendosi come fosse possibile, incrociò le braccia al petto.
“Lasciamo perdere. Cosa ci fai in giro?” chiese senza celare l'astio che era tornato a consumarla a quella battuta infelice.
Il Maggiore Wang sollevò una bottiglia d'acqua. “Sono andata a cercare questa. Ovviamente accompagnata” disse indicando la guardia dietro di lei.
“Avresti potuto chiedere che te ne portassero una.”
“Non importa. E poi volevo farmi un giro da sola senza sentirmi addosso tutti quegli sguardi. Camminare in compagnia di Nagi attira un po' troppo l'attenzione, da queste parti.”
L'accenno all'ex Arciduca le fece abbassare il capo, imbarazzata. Nina non voleva pensare al rapporto che c'era tra loro, che Natsuki le aveva rivelato nel pomeriggio.
“Dopo tutto quello che ha combinato, te ne stupisci?”
“No. Ma mi risulta che molti l'hanno volenterosamente aiutato. Eppure lui è stato l'unico a pagare per tutti.”
Nina fissò il Maggiore, furibonda. “Come puoi dirlo? John Smith è morto. Io e mio padre ci siamo quasi andati vicino, e lui ha perso la memoria senza più riacquistarla. Nagi in fin dei conti è stato il più fortunato tra noi, è scappato sul vostro mondo rifacendosi una vita, ma noi siamo rimasti qui. Quasi ogni mia notte è perseguitata da incubi che non mi lasceranno mai più.”
“Pensi veramente che le sue, di notti, siano così tranquille?” le disse l'altra.
“Come minimo siamo in concorso di colpa, Maggiore. E chi è causa del suo mal pianga sé stesso, dicono a Windbloom”
“Non si può dire lo stesso di te, Nina Wang?”
La Meister fece un passo indietro, profondamente ferita da quelle parole che descrivevano fin troppo bene quello che stava provando.
“Certo. Conosco bene gli abissi di abiezione nei quali sono sprofondata seguendo gli ordini di Nagi. E tu invece? Sei consapevole che ti userà fino a distruggerti?” esplose.
Si aspettava che l'altra Nina negasse, invece le sorrise.
“Lo so benissimo, e l'ho accettato. È questa la differenza tra me e te, ragazzina. Sono qui per questo.”
Nina non faticò a riconoscere il tipo di sguardo che inalberava il Maggiore Wang, e la cosa la turbò. Perché lei, cinque anni prima, aveva guardato il mondo con lo stesso orgoglio zelota.
'No, io non sono come lei. Ma lei è come ero io a quei tempi.'
“Perché?” fu l'unica cosa che riuscì a chiedere.
“Non sono fatti che ti riguardano.”
Nina le puntò il dito contro. “Davvero? Eppure ho un'ipotesi che credo corretta, perché Natsuki mi ha raccontato tutto. Lei pensa che Nagi ti abbia sedotta, ma io non sono d'accordo. Perché io e te siamo la stessa persona. E tu sei ambiziosa, esattamente come me, e aspiri alla perfezione. Scommetto che ti eri stancata di non essere altro che una moglie di rappresentanza, non è vero? E attraverso Nagi tu speri di recuperare il ruolo pubblico che ti mancava.”
Negli occhi dell'altra vide passare un lampo di furia omicida, e fu certa di avere colto nel segno.
'Tu hai ferito me, e io ho fatto lo stesso con te. Siamo pari.'
Poi l'ufficiale di Earth scosse la testa.
“Sono impressionata. Da come ti aveva descritta Nagi ero convinta che tu fossi una sciocca e testarda ragazzina. Invece sei più acuta di quello che pensavo. Mi fa piacere visto che, come tu hai detto, dopotutto siamo la stessa persona. E quindi non mi sorprende che anche tu sia giunta alle mie stesse conclusioni.”
Confusa, Nina corrugò la fronte. “Che vuoi dire?”
Un frigido sorriso piegò labbra del Maggiore. “Chiedilo a te stessa, Meister Wang. Chiediti cosa ci fai qui, invece di essere ad Artai a fare la moglie del fattore.”
Nina impallidì. “È solo ed esclusivamente per riparare ai crimini che ho commesso” esclamò.
“Non male come scusa per avere abbandonato l'uomo per amore del quale hai quasi distrutto il tuo mondo. O ti mancava il potere? E l'eccitazione della battaglia? O forse ti sentivi inutile accanto a lui?”
Colpita da quelle insinuazioni Nina digrignò i denti. “Non c'era altro che potessi fare lassù. Ma qual è invece la tua, per essere qui invece che su Earth al fianco di tuo marito?”
“Non ne ho. Difendere il Colonnello De Artai è un onore e un dovere per me. E Sergay è un soldato, e questo lo sa benissimo. Noi ci siamo già detti addio.”
Allibita, perché aveva avvertito in quelle parole che la donna non stava mentendo, Nina scosse la testa.
“Sacrificare la propria vita per qualcuno...”
“Non puoi capire quello che c'è tra noi. E quanto al morire per gli altri, non è su quello che è basato il sistema delle Otome? Non è quello che faresti anche tu per proteggere la tua regina?”
Davanti al silenzio di Nina, il Maggiore Wang distolse lo sguardo, improvvisamente triste. “Vedi, questa è la differenza tra me e te. Facciamo le stesse cose, ma io ne sono orgogliosa.”
Poi la donna le voltò le spalle, e se andò senza aggiungere altro.
L'attenzione di Nina tornò suoi cespugli di rose. Su quei fiori che erano tanto belli quanto pericolosi.
'È vero. Ma mentre Nagi ti sacrificherebbe volentieri per i suoi sporchi giochetti, senza pensarci due volte, Mashiro non lo farebbe mai. Maggiore Wang, io non sarò mai più la martire di qualcuno, per quanto innamorata possa essere.'


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“È carina, però non ha seno.”
“Neanche tu, se non te lo fossi rifatto.”
Il Maggiore Wang sorrise, sfiorandosi con la mano la perfetta terza che si era regalata qualche anno prima. Era stanca di essere scambiata, anche se per scherzo, per il figlio di Sergay.
Si tirò su dal letto, fissando Nagi scompostamente seduto al tavolo davanti al suo inseparabile portatile.
“Quando ho accettato di avere una relazione con te non pensavo che avrei dovuto dividerti con quel coso” gli disse, senza ottenere risposta.
Sospirando silenziosamente si alzò e lo raggiunse, sporgendosi per sbirciare il monitor.
Una finestra era aperta su un foglio di calcolo che mostrava un complicato grafico, l'altra su un software video.
“Novità?” chiese.
“Le sonde hanno avuto un altro contatto.”
“È preoccupante?”
“Non fino a quando si terranno a distanza. Sembrano ancora lontani dal nostro universo.”
Nagi fece ripartire il video.
“Questo è quello che ha colto la sonda prima di essere distrutta. Domani lo mostrerò a Mashiro, non ne sarà contenta.”
Sul pianeta alieno era notte, ma grazie ai filtri l'immagine era perfettamente nitida. Nina vide sciamare davanti alla telecamera strani esseri neri, umanoidi solo per il fatto di avere due braccia, due gambe, ed uno strano capo tondeggiante. Erano legioni. D'un tratto, segnali di statica riempirono lo schermo.
“L'abbiamo persa?”
“Sì, ma anche stavolta è riuscita ad inviarci qualcosa.”
Nagi fermò l'immagine un secondo prima che la sonda esplodesse. L'alieno sullo schermo era molto più alto degli altri, vestito con una cappa scura completa di cappuccio. In pugno stringeva due strane armi che potevano essere una coppia di spade dall'inusuale fattura.
La donna lo studiò per un attimo, poi annuì, grave.
“Non mi piace per nulla.”
Nagi fece correre velocemente le dita sulla tastiera, ed un nuovo punto si formò sul piano del grafico. “Sai una cosa?” le disse. “Neppure a me.”
La giovane gli appoggiò leggermente le mani sulle spalle. “Però per stanotte non c'è nulla che possiamo fare. Vieni a letto?” gli sussurrò.
Nagi annuì, spegnendo il computer e sorridendo lievemente.
'Anche se, onestamente, dal mio punto di vista sono molto più interessanti che preoccupanti, mia dolce Nina.'

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Capitolo 5
*** Breccia ***


Per cominciare ringrazio la sempre carissima Hinata-chan della recensione. Già, anche a me gli abitanti di Earth stanno piuttosto simpatici, ma mi fanno anche un po' paura. Insomma, gente del genere sul mio pianeta non ce li vorrei proprio ^_^. E' assolutamente vero che la Mashiro di Earth ha con Nagi proprio un bel rapporto, perché ho cercato di riproporre lo stesso tipo di relazione che avevano in Mai Hime, testimonianza del fatto che, quando sono tutte e due dalla stessa parte, per il resto del mondo sono guai grossi. ;-)

Breccia


“Sei gentile a farci fare un giro turistico, Mashiro.”
La Regina scoccò uno sguardo glaciale alla sua controparte di Earth. “Non potevo farne a meno, il Consiglio si riunirà nel Garderobe, e non c'era altra via per tornare se non passare attraverso la città.”
“Avremmo potuto volare fin là.”
“Per impressionare il Consiglio? Mi credi così stupida?”
“No, è che oggi mi sembri particolarmente nervosa” il Generale le disse innocentemente.
Scornata, Mashiro preferì guardare fuori dal finestrino invece di rispondere. Per evitare problemi aveva lasciato che Arika e Nina salissero su una seconda macchina con la Arika di Earth, accompagnate da Natsuki Kruger, mentre sulla sua avevano preso posto il Generale De Windbloom, Nagi e il Maggiore Wang. Ma cominciava a pentirsi della combinazione scelta.
“Guarda Nina, quello è il negozio dove vendono le mutandine usate delle studentesse del Garderobe.”
Sconcertata, si girò di scatto verso Nagi. “La vuoi smettere di dire sciocchezze?”
L'ampio sorriso del Colonnello sembrò sfidarla. “Non è vero? Allora vuol dire che tante cose sono cambiate in questa città, dall'ultima volta che ci sono stato.”
Il ragazzo si rivolse poi a Nina. “Una sera te la dovrò assolutamente mostrare.”
“Credi di essere in vacanza, forse?” sibilò Mashiro.
In tutta risposta Nagi inalberò la sua espressione più innocente, mettendo un braccio attorno alle spalle di Nina. Che arrossì convenientemente.
“Cosa ci vuoi fare, sono innamorati” si intromise il Generale De Winbloom, sopprimendo un sorrisetto di scherno.
“Se lo dici tu...”
Mashiro abbassò la testa, furibonda.
“Che fai, sei gelosa?”
“Certo che no!” fece netta al Generale. Ma non poté impedire che un evidente rossore le colorasse il viso.
Per tutti i suoi primi anni di vita le avevano ripetuto che poteva considerarsi fortunata ad essere promessa all’Arciduca De Artai. Sebbene il concetto di matrimonio fosse qualcosa che ancora le sfuggiva, intuiva che il fatto che il misterioso Nagi avesse più o meno la sua stessa età non poteva che essere una buona cosa.
'E quando ci siamo finalmente incontrati, mi ha umiliata. E a continuato a farlo per tutti gli anni successivi.'
Dissimulò un'occhiata verso di lui. Da quello che le aveva detto Natsuki adesso doveva avere poco più di venticinque anni, e non era cambiato per nulla dal pestifero adolescente che lei aveva così tanto detestato. Si era solo fatto, da quello che le sembrava, ancora più astuto.
Si accorse con un secondo di ritardo che l'oggetto delle sue riflessioni la stava a sua volta fissando.
Un ghigno malizioso piegò le labbra del Colonnello. “E tu, sei fidanzata, Mashiro?” le chiese.
“No di certo.”
“Strano che alla tua età non ti abbiano ancora trovato marito.”
Il Generale anticipò la sua risposta. La donna si rivolse a Nagi come se Mashiro non esistesse.
“Che vuoi dire? Che qui i matrimoni sono combinati?
Lui scrollò le spalle. “È l'usanza locale per la nobiltà.”
“È vero?” le chiese finalmente il Generale, facendo poco per nascondere il suo divertimento.
“No!”
Esasperata, Mashiro fulminò Nagi con un'occhiataccia. “La devi smettere di farci passare come dei retrogradi. Il fatto che non abbiamo il vostro stesso livello tecnologico non significa che potete venire qui a venderci perline e trattarci come dei selvaggi ignoranti. Abbiamo le nostre usanze, che valgono tanto quanto le vostre.”
La Regina di Windbloom si girò verso la sua omonima. “Credi che Natsuki non mi abbia parlato del regime dittatoriale che regna sul vostro mondo? O delle esecuzioni pubbliche? Bell'uso che fate della vostra scienza. E poi, fino a prova contraria siete nostri ospiti, e avete bisogno di noi. Quindi, rispettateci.”
Il Generale fece un leggero inchino con la testa. “Hai ragione, meglio che parliamo di cose serie, adesso. Raccontami un po' dei tuoi colleghi del Consiglio, cosa sanno di noi?”

Nina osservò le due Mashiro sprofondare in una fitta conversazione, con la Regina ancora fremente d'ira. Non era per niente stupita di come Nagi ed il Generale fossero riusciti a farle perdere le staffe. Quei due insieme erano temibili, l'avevano già provato ordendo il complotto che aveva defenestrato l'ultima Presidentessa della Repubblica Occidentale, e costretto al suicidio il Generale Viola, entrambe molto più smaliziate di tutti gli abitanti di Earl che lei aveva conosciuto fino a quel momento.
Avvertì la mano di Nagi accarezzarle distrattamente una guancia, e si girò per sfiorargli la punta delle dita con le labbra. Poi si permise di rilassarsi, in fin dei conti divertita dalla pantomima. Il suo amante non era mai stato affettuoso in pubblico, e solo lo stretto indispensabile in privato, e Nina trovava lo scherzo che stavano giocando a Mashiro piuttosto soddisfacente. Sotto molti punti di vista.
Sospirò, godendosi il panorama della città che sfilava a lato della macchina. Non la trovava per niente brutta. E sperava che la Regina fosse abbastanza accorta per non farsela radere al suolo un'altra volta.


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Il breve tragitto era stato un'agonia, ma istruttivo a suo modo.
Natsuki aveva potuto appurare che l'Arika di Earth era ben diversa dalla Otome della Regina Mashiro. Era una donna che usava il sarcasmo come un'arma ma che, come la suo omonima, sembrava convinta che bastasse la volontà a superare qualunque ostacolo. La Direttrice del Garderobe scese dall'automobile irritata e preoccupata.
'Da quello che ha lasciato trapelare il Maggiore Yumemiya, il fatto che Earth ora sia in pace non ha diminuito di un grado la mobilitazione delle truppe del Generale De Windbloom. Tutto ciò è molto strano.'
Fissò il terzetto della Repubblica Occidentale, che si era presentato al Garderobe non in abiti civili, come lei aveva richiesto, ma nelle loro inquietanti divise nere. L'unica che si era cambiata era Arika, nonostante il severo taglio del suo vestito blu notte le desse un'aria altrettanto temibile. Vederli assieme le fece sorgere un’allarmante dubbio.
'A meno che non sia siano spartiti i poteri. Alla Coalizione Est la guida politica e alla Repubblica Occidentale quello sugli apparati militari di entrambe le superpotenze.’
Natsuki aggrottò le sopracciglia, mentre un'opprimente sensazione di gelo le chiudeva la bocca dello stomaco. Incapace di dormire aveva passato la notte a leggere il dettagliato rapporto che aveva fatto a suo tempo al Consiglio, formulando una preoccupante congettura.
'Con la fine della guerra milioni di persone si saranno trovate disoccupate. Mi spiegarono che la loro economia era funzionale alla macchina bellica, che a questo punto posso solo pensare che non hanno potuto, o voluto, riconvertire per usi civili. Quindi, da qualche parte, tutte quelle risorse hanno dovuto essere reimpiegate.'
Guardò gli ufficiali di Earth entrare al Garderobe tra due file di studentesse che li contemplavano con occhi sbarrati. Nell'impossibilità di tenere ancora nascosta la cosa, Mashiro aveva preferito renderla totalmente ufficiale.
'Da quello che avevo capito l'uso dei portali era proibito, ma ora evidentemente non è più così. E sono certa di avergli visto addosso un paio di gadget che mi sembrano molto più avanzati di tutto quello che avevo osservato in giro durante il mio breve soggiorno là. Per non parlare di quello strano aeromobile. Qualcosa mi dice che stavolta le loro esplorazioni negli universi vicini non si siano limitate alla ricerca di una ragazza vergine.'


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“Nagi, la Direttrice ci sta guardando malissimo” sussurrò il Generale De Windbloom.
“Non può fare più niente oramai. Hanno perso nel momento in cui hanno deciso di farci incontrare il Consiglio. I paesi membri che ti dissi saranno sicuramente dalla nostra parte. E forse qualcun’altro, come Cardair” rispose lui.
Lei sorrise tiepidamente, guardandosi attorno. “Quella del rame è veramente un’ottima scusa. Quasi mi stupisco che sia venuta in mente a quella povera ingenua della Regina Tokiha. Natsuki e Mashiro non potevano fare altro che riunire il Consiglio, dal momento che abbiamo proposto un accordo internazionale che, secondo le loro leggi, va ratificato da tutti i membri. E sono troppo innocenti per prevedere che quello che diremo non è esattamente quello che si aspettano. Ma, parlando d’altro, c'è un motivo per il quale queste bambine sono agghindate in un modo così indecoroso?”
Nagi fece spallucce. “Dovrebbe essere un tributo a Fumi, la fondatrice. Lei era una guerriera, ma anche la governante della sua signora.”
“Certo, quello che finiscono a fare le Otome una volta diplomate. Questo sistema avrà anche mantenuto la stabilità del pianeta, ma è aberrante. Nonché...” Mashiro lanciò un'occhiata divertita alla gonna particolarmente corta di una delle ragazze. “Non mi è chiaro come facciano a mantenersi vergini conciate in questo modo. L'intero abbigliamento è un invito allo stupro.”
“Le leggi in materia sono particolarmente rigide. Mettere le mani addosso ad una Otome equivale ad essere incarcerati a vita.”
Erano intanto arrivati davanti alla sala del Consiglio, e Mashiro rizzò le spalle, aggiustandosi soprappensiero le mostrine sul petto.
“È solo un cumulo di sciocchezze. Non oso immaginare la loro espressione quando gli offriremo la soluzione per tutto questo” sentenziò socchiudendo gli occhi smeraldo.


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Nguyen Bao, Re di Annam, scosse la testa, fissando il Generale De Windbloom. “Mi scusi se glielo chiedo ancora, ma non mi è chiaro perché abbiate scelto proprio il nostro pianeta. Avendo la possibilità di viaggiare ovunque, la cosa è quanto meno… stravagante.”
“Alcuni di quelli visitati erano in guerra, e altri talmente arretrati che l’arrivo di visitatori da un altro mondo avrebbe costituito uno shock culturale fortissimo. Il vostro era uno dei pochi che ci avrebbe permesso di avere sia il materiale, che il supporto della popolazione.”
“Fatemi capire, volete impiegare i nostri cittadini nelle vostre miniere?” chiese Yukino Chrisant sporgendosi in avanti.
“No, la proprietà sulle miniere rimarrebbe a voi, anche se noi vi aiuteremmo nella prospezione e vi forniremmo i macchinari per l’estrazione del minerale. Ma questi sono dettagli, non vi pare?”
“Sono d’accordo” le fece di nuovo Nguyen Bao. “È che non vedo la ragione per la quale noi dovremmo arrivare a cedervi qualcosa che un giorno potrebbe essere utile anche a noi, in cambio di prodotti che comunque non potremmo utilizzare. Le ricordo che...”
“Qui la tecnologia è monopolio del Garderobe, che decide di diffondere solo quello che a loro fa comodo, o così ho sentito dire” terminò il Generale De Windbloom.
Sguardi tra il perplesso e l'ostile apparvero sui volti dei regnanti di Earl.
“Queste parole mi ricordano qualcosa” sibilò Mashiro. “Anzi, qualcuno.”
La giovane Regina fissò duramente Nagi, pigramente seduto alla sinistra del suo Generale, ed apparentemente impegnato a giocare con il suo orologio.
Lui non fece nemmeno finta di notare il suo sguardo, mentre le labbra del Generale si piegarono in un astuto sorrisetto.
“Non è forse vero?” disse la donna, allargando le braccia. “O avete un’altra spiegazione sul perché ve ne andate in giro con mezzi così antiquati quando le vostre guerriere volano? Pur avendo aerei che giacciono inutilizzati negli hangar. E come mai solo un paio di paesi dispongono dei più elementari mezzi di comunicazione?”
La Presidentessa di Aries aprì la bocca per replicare, ma fu anticipata dalla sua Otome che, fino a quel momento, se ne era stata zitta dietro di lei.
“Ma che dici?” tuonò Haruka. “Questo non ha nulla a che vedere con l'accordo che ci avete proposto.”
“Ne sei sicura? Perché non lo chiediamo alle nazioni che, a differenza di Aries, non dispongono di tecnologie così... diciamo relativamente avanzate. Loro avrebbero tutto da guadagnarci da questo accordo. Non vedo perché Windbloom e i suoi alleati debbano decidere per tutti.”
Lo sguardo di Natsuki percorse la sala e si soffermò sui volti di quelli che durante la guerra con Artai si erano schierati dalla parte del freddo paese del nord. Anche se tentavano di dissimulare era chiaro come fossero grandemente interessati a quello che Earth aveva da offrire.
L’ostilità nei nostri confronti non si è mai sopita. Nagi si era intelligentemente messo a capo di una coalizione formata dai paesi con meno accesso alla tecnologia. Proprio da questa loro sono stati sconfitti, e non l’hanno mai dimenticato. Se arrivassimo ai voti probabilmente l’accordo verrebbe bocciato, ma spaccherebbe il nostro pianeta e riaprirebbe le ferite mai chiuse della guerra.’
“Generale, veniamo al sodo. A parte giocattoli computerizzati cosa ci potete offrire? Credo che solo sapendo quello che c’è sul piatto potremmo decidere.”
Natsuki fissò il sovrano di Florince, l’uomo che aveva posto la domanda. Il suo paese era stato il primo a allinearsi a fianco di Artai.
Il sorriso della Mashiro di Earth, a quel punto, poteva solo essere definito come 'soave'.
La donna intrecciò le dita delle mani, prendendosi un momento per guardare in faccia tutti i regnanti prima di rispondere. E, quando lo fece, cercò gli occhi di Natsuki.
“Ad esempio, potremmo fornirvi una soluzione a tutti i problemi del vostro sistema di materializzazione.”
Natsuki dovette resistere alla fortissima tentazione di digrignare i denti, mentre attorno al tavolo i Signori di Earl sembravano pietrificati. ‘Ci avrei giurato che era questo quello a cui volevate arrivare.’
Mashiro scattò in piedi. “Lo sapevo!” urlò con un tono di voce nel quale risuonava una nota leggermente isterica. “È per questo che siete qui. Per rubarci la tecnologia delle Otome.”
La sua omonima rispose con un netto cenno di diniego. “Pensi davvero che ne avremmo bisogno? Disponiamo di ben altre armi che non siano bambole poco vestite armate di alabarde e spade. La tua Direttrice è stata sul nostro mondo, puoi chiedere a lei.”
Chiamata in causa, e notando come parecchie teste annuissero all’indirizzo del Generale, Natsuki prese la palla al balzo. “Posso confermare quello che il Generale De Windbloom sta dicendo; oltretutto, mi sembra che dalle vostre parti il progresso tecnologico abbia fatto passi da gigante in questi ultimi due anni. Ha qualcosa a che vedere con il fatto che state massicciamente usando le porte spazio-temporali?”
Per la prima volta, negli occhi del Generale Natsuki vide emergere una leggera incertezza.
“Di cosa ci stai accusando, Natsuki di Earl?”
“Di furto” ritorse lei, gelida. “Di ricercare, nei luoghi raggiunti dai portali, quello che vi può fare comodo e di rubarlo.”
“Hai delle prove?”
“No, ma conosco i vostri subdoli metodi. E sono perfettamente a conoscenza di quanto siate paranoici in materia di sicurezza.”
La Mashiro di Earth incrociò le braccia al petto, inclinando la testa da un lato. “Non posso negare di avere… preso spunto da quello che gli altri pianeti avevano da offrire. E non è per paranoia, Natsuki. Là fuori ci sono veramente rischi enormi per la sopravvivenza dei nostri stessi mondi. Non penserai mica che, avendo la possibilità di procurarci dei mezzi per difenderci, noi non l’avremmo colta?”
“Mi domando come, conoscendovi. E cosa mi fa credere che non siate qui per lo stesso motivo?”
“Perché le le vostre Otome non sono armi efficienti per noi, però possiamo fornirvi le conoscenze per rendere quella tecnologia accessibile a tutti su Earl.”
Il Re di Annam si intromise tra le due donne. “Assurdo. Come fate a dire che sono inutili? Una Otome è molto più potente di un’intera divisione corazzata.”
“Delle vostre, magari” gli fece il Generale. “E comunque quella è un’arma adatta al combattimento uno contro uno, impensabile per il nostro modo di condurre una campagna militare. Oltretutto, il legame che unisce la guerriera al suo sovrano è inconcepibile per noi. Nessuno dei nostri comandanti accetterebbe mai una cosa del genere.”
“Il vostro modo di guerreggiare è profondamente disonorevole” sentenziò il giovane Re di Cardair, prontamente costretto al silenzio dalla ruvida replica del Generale.
“Funzionale al suo scopo, direi io.”
“Generale De Windbloom, forse le sfugge un punto fondamentale. Vede, il problema è che le Otome non sono state concepite come armi di distruzione di massa, ma bensì come un mezzo per preservare la pace. Strano che l'uomo seduto al suo fianco non gliel'abbia detto” le disse quietamente Nguyen Bao, indicando Nagi. Il quale scosse le spalle, apparentemente non impressionato dall’accusa.
“Sciocchezze. Sono solo un modo come un altro per mantenere tutte le nazioni sotto il controllo del Garderobe. Un sistema particolarmente crudele e... frustrante devo dire” Nagi sorrise con distacco, lanciando un'occhiata carica di disprezzo all'indirizzo del Re di Cardair e della sua Otome. “Non è vero Kazuya? O forse lo dovrei chiedere alla tua bella Otome? Non ditemi che almeno voi non mi avreste ringraziato se avessi smantellato questo regime assurdo.”
“Con che coraggio lo dici” sibilò la Regina di Windbloom. “Proprio tu che sei quello che ha più fortemente desiderato di avere un’Otome. Hai sfruttato i poteri di Nina fino quasi ad ucciderla. Cosa ne avresti fatto di lei, una volta vinta la guerra?”
“Sfruttata? L’ho utilizzata per quello che era. Per quello che l’avevate destinata ad essere. Un’arma biologica.”
Natsuki lo guardò, aggrottando le sopracciglia. Per quanto la cosa le potesse sembrare assurda, il disgusto nel tono di Nagi era perfettamente evidente. E, per una volta, le sembrava anche sincero.
“Ma Nina era destinata a ben più di quello” continuò l'albino. “Lei è la vera principessa, ve lo siete scordato? È lei che dovrebbe essere seduta al tuo posto in questo momento, Mashiro Blan De Windbloom.”
A quelle parole Mashiro impallidì, impossibilitata a negare la verità. Ma Nagi continuò, implacabile.
“Vinta la guerra non ci sarebbe stato più bisogno che Nina si sacrificasse a combattere. Lei sarebbe diventata mia moglie, così come era stato deciso dalle nostre famiglie, e avrebbe preso il posto che era suo di diritto e che tu hai usurpato. Puoi ringraziare solo la Direttrice e le sue accolite se sei ritornata sul trono. Chissà cosa pensò del tuo ritorno il tuo popolo, quello che ci aiutò a costruire il cannone da assedio sotto il tuo naso, e che fu così contento di defenestrarti.”
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
Natsuki vide Mashiro scattare in piedi, paonazza in volto, mentre dietro di lei Arika si sporgeva per tentare, inutilmente, di trattenerla. La Direttrice fu lieta che la Regina non si fosse portata dietro Nina Wang.
“Tu sei pazzo” urlò. “Come osi venire qui a prenderci in giro? Tu hai perso, Nagi. Tu, il tuo paese, la tua gente. A causa della tua insana sete di potere tu hai quasi distrutto Earl. Non avrebbero neppure dovuto metterti in prigione ma...”
Mashiro boccheggiò, premendosi la mano sulla bocca, mentre grosse lacrime le scendevano lungo le guance.
Seduta al suo fianco, Natsuki si maledisse per non essere riuscita a prevedere quello che stava per succedere. E una vampata di cieca furia minacciò di travolgerla, quando vide l'espressione trionfante negli occhi del Generale De Windbloom.
“Bene” la donna disse quietamente. “Sarebbe interessante farti continuare ma trovo che stiamo andando parecchio fuori tema, non lo pensate anche voi?”
Tutti i regnanti, eccetto Yukino Chrisant e Nguyen Bao, annuirono, mentre gli sguardi dei presenti danzarono dal Generale alla giovane Regina di Windbloom, che era ritornata a sedersi. Il confronto tra le due non avrebbe potuto essere più impietoso.
'L'hanno fatto apposta. Lei è quella che nel Consiglio gli si oppone di più, e l'hanno appena fatta passare per una pazza isterica, totalmente inadatta al suo ruolo, come molti ancora pensano.'
Natsuki serrò i pugni, fissando il Generale e Nagi senza riuscire a nascondere l'odio che la scuoteva.
'Bastardi' si ripeté per l'ennesima volta.
“Hai perfettamente ragione, Generale” disse rigidamente. “Continuiamo, ma ordina al tuo uomo di stare zitto. Qui nessuno ha dimenticato chi ha scatenato la guerra e, anche se il Colonnello De Artai è un cittadino di Earth, non garantisco la sua incolumità personale se continuerà a stuzzicare i membri del Consiglio, e gli abitanti di questo pianeta, in quel modo.”
Mashiro di Earth inclinò la testa come a mimare un inchino, poi si girò e fece un cenno verso Nagi. A Natsuki non sfuggì il loro sguardo d'intesa.
Furente, si impose di calmarsi, mentre il Re di Florince prendeva la parola.
“Prima di questa... interruzione, lei ci stava parlando di come la vostra tecnologia potrebbe risolvere le falle nello Shinso” fece l'uomo.
“Il vostro problema è innanzitutto genetico. Ma il fatto che le nanomacchine si degradino a contatto con il cromosoma Y e con l'enzima PSA può essere perfettamente aggirato. Meno facilmente potremmo modificare il collegamento che c'è tra l'Otome e il suo padrone, ma esclusivamente perché non sappiamo esattamente come funziona.”
“Aspetta un attimo” sentenziò Natsuki. “Il sistema fu creato in questo modo proprio per evitare che tutti i regnanti potessero dotare i propri soldati di vesti e armi materializzabili a piacere. Chi ha creato lo Shinso ha scongiurato una guerra apocalittica tra super guerrieri, limitando tale potere alle ragazze adolescenti.”
Il Generale sollevò ironicamente un sopracciglio. “Curioso che sia stato scelto proprio il gruppo sociale meno ambizioso e più manipolabile, non trovi? Ancora più singolare che le ragazze in questione siano solo parzialmente sotto il controllo del nobile al quale vengono assegnate, e siano invece strettamente monitorate dal Garderobe attraverso il GEM.”
“È falso. Non noi possiamo impedire o forzare la materializzazione. Altrimenti avremmo disabilitato il GEM di Nina Wang durante la guerra con Artai.”
“Non potevate, o non ne avete avuto il tempo, visto che il Garderobe era stato immediatamente occupato dagli Schwarz?”
“Queste sono solo illazioni, Generale, riguardo a qualcosa che non ha nulla a che fare con voi” scandì il Re di Annam, mentre Natsuki raccoglieva le idee e scagliava a Nagi un’occhiata omicida.
Ma che bravo. Gli hai proprio raccontato tutto, non è vero? Mashiro prima ha solo espresso quello che tutti pensavamo. Che dopo la guerra avremmo dovuto fucilarti.’
Prese un profondo respiro, imponendo di calmarsi. “Nguyen Bao ha ragione, Generale. E, in ogni caso, rimuovere il blocco sarebbe come snaturare i propositi della Fondatrice e rinnegare un sistema che ha mantenuto la pace su Earl per centinaia di anni.”
Fu proprio Nagi che le rispose. “Natsuki, ti ricordo che tu con il Generale Viola volevi fare lo stesso su Earth. Questo non è quello che chiamano, applicare due pesi e due misure?”
“No, perché il mio proposito era di portare la pace. Il vostro creerebbe solo il caos” ribatté la Direttrice.
Il silenzio scese tra gli astanti, rotto dopo qualche secondo dal Generale De Windbloom. “Forse. Ma ribadisco che, in ogni caso, dovresti sentire quelli che non hanno accesso a tali tecnologie, non ti pare Natsuki?”
L'insinuazione della donna aliena sembrò fare breccia nei cuori di più di un governante. Inorridita, Natsuki vide come la maggioranza annuiva convinta alle parole di Mashiro.
Ma lei non poteva darsi per vinta.
“A che scopo, comunque? Quando abbiamo addirittura firmato un trattato per limitare le Otome?”
Il Generale sembrò per un attimo meditare qualcosa, poi aprì il portatile davanti a lei.
“Un motivo purtroppo per tutti noi c'è e, a questo punto, è qualcosa che dovete vedere” scandì gravemente.

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Capitolo 6
*** Compromesso ***


Un grazie alle mie oramai fedelissime commentatrici Hinata-chan e Solitarie.
Hinata, sono lieta che ti piaccia il menage tra Mashiro e Nagi! come ha scritto Solitaire, sono come diabolici fratelli che hanno smesso un attimo di farsi i dispetti tra di loro per farne uno al mondo intero. Il rapporto ambiguo e contraddittorio che avevano in Hime è splendido, e mi dispiace solo che l'autore non l'abbia approfondito. Beh, ho cercato di porvi rimedio qui ;-) Noto che tutte e due siete preoccupate per Natsuki. Eh... sicuramente non si approssimano tempi belli per lei, ma il suo personaggio sembra trovare forza proprio nelle difficoltà. Quindi, forse, riuscirà a gestire quello che le ho preparato. Forse...
Intanto eccovi il nuovo capitolo, nel quale qualche mistero in più sui nemici di Earth e Earl viene svelato.


Compromesso


“Cosa sono quelli?” ululò il re di Florince.
“Non lo sappiamo. Tutto ciò che le nostre sonde sono riuscite a trasmettere sono immagini di devastazione. Sono come sciami di cavallette, che invadono sistemi stellari invece di campi di frumento, prosciugando i pianeti e facendo esplodere i soli. Non sappiamo i loro fini, non conosciamo niente di loro, se non gli effetti mortali del loro passaggio.”
L’attenzione di tutti era rivolta alla leader della delegazione di Earth.
“Che fine fanno le popolazioni colpite?” chiese qualcuno.
Mashiro fece partire un secondo filmato, che mostrava l'attacco ad una città, questa volta. Era un luogo bellissimo, fatto di cristalli e lampade sospese dagli evanescenti colori, la cosa più spettacolare che Natsuki avesse mai visto in vita sua. Ma sotto i suoi occhi, in pochissimi minuti, fu trasformata in un calderone ribollente di creature nere che si infrangevano come una mortale marea contro i grattacieli (1).
“Gli umani attaccati si trasformano a loro volta in quegli esseri?” sussurrò Natsuki.
“Sì, in un'inarrestabile catena di morte.”
“Ma da dove arrivano? E perché questo genocidio? Non ha senso...”
“Non te lo so dire. Le sonde hanno però colto qualche immagine di esseri diversi, umanoidi, che sembrano guidare quelle... greggi.”
Un’immagine ingrandita mostrava delle sagome incappucciate in impossibile equilibrio sopra dei pilastri. Sembravano limitarsi ad osservare la scena, fino a quando una non spiccò il volo, e nelle sue mani apparvero dal nulla complessi oggetti che potevano essere armi quanto sculture. Sospesa a mezz'aria ne puntò una verso la telecamera. Evidentemente colpita, cessò di trasmettere.
“Possono materializzare gli element” sentenziò Haruka. “Potrebbero star utilizzando la nostra stessa tecnologia.”
Consapevole dell’occhiata curiosa che il Generale lanciò alla Otome di Aries, Natsuki si affrettò ad intervenire.
“Spettacolare. Ma cosa mi dice che questo sia reale?”
“Ovviamente nulla. Potreste non crederci e mandarci via. Ma, in pochi mesi, vedreste quegli incubi diventare realtà sul vostro mondo.”
Le parole del Generale De Windbloom cristallizzarono il Consiglio.
“È una minaccia?” chiese Yukino Chrysant.
“No, la realtà dei fatti. C’è una sola cosa della quale siamo certi, e cioè che si stanno dirigendo qui. È da molto che li osserviamo, e una delle poche cose che abbiamo scoperto è che hanno una particolare predilezione per i mondi come Earl.”
Ad un suo cenno il Maggiore Yumemiya si sporse in avanti, schiarendosi la voce. “Immaginate questo universo, e tutti quelli che lo circondano, come le celle di un gigantesco alveare, tra loro connesse da quelle porte che oramai tutti conosciamo. Questi esseri non arrivano da dentro l'alveare, ma da fuori. Da un altro favo il cui unico punto di intersezione con questo è Earl. Il vostro pianeta è la porta attraverso la quale quella piaga potrebbe dilagare nel nostro multiverso, distruggendoci tutti.”
Le espressioni dei regnanti di Earl si fecero sconvolte.
“Non vi credo” riuscì a pronunciare Natsuki.
“Vi metteremo a disposizione tutte le prove delle quali disponiamo, sempre che qualcuno di voi sia versato in astrofisica” le rispose il Generale De Windbloom.
“A quello ci posso pensare io. La mia famiglia mi ha istruito nelle scienze del vecchio mondo.”
Natsuki si girò di scattò verso Shizuru, che aveva parlato, mentre dall'altra parte del tavolo l'espressione del Generale si rabbuiava per la prima volta, e un accenno di rabbia a mala pena trattenuta emergeva sul suo viso.
“Scoprirete che firmare quel trattato con noi è l'unica scelta che vi rimane” disse freddamente.
“Cosa c'entra adesso?”
La donna di Earth scrollò le spalle. “Firmatelo e vi forniremo tutti i mezzi di cui disponiamo per fermare quella minaccia.”
“Generale” la quieta voce di Nguyen Bao si interpose tra le due. “Non posso credere che farete tutto questo in cambio di mero minerale.”
“Perché no? Salvando il vostro mondo, salverete anche il nostro. E siamo pronti a dividere con voi le nostre scoperte scientifiche, per far sì che ciò accada. Chiediamo solo del rame.”
“E che noi combattiamo al vostro posto” tuonò Haruka.
“Perché, non è quello per cui siete state addestrate?”
Haruka aprì la bocca, rossa in viso fino alla radice dei capelli. Ma, prima che potesse aggiungere qualcosa, Natsuki si alzò dal suo scranno.
“Va bene. Abbiamo sentito abbastanza. Il trattato che ci avete sottoposto ora sarà discusso dal Consiglio. Nell'attesa una delle Colonne del Garderobe vi accompagnerà a visitare i nostri giardini. Sono piuttosto famosi.”
A quelle parole la Mashiro di Earth sorrise. “Il Giardino delle Vergini. Sì, me ne hanno parlato spesso. Non dubito che sarà all'altezza delle aspettative.”
Poi si guardò attorno, fissando con attenzione ogni membro del Consiglio, e soffermandosi per qualche istante sulla sua omonima. “Vi prego tuttavia di decidere in fretta. Odio le frasi ad effetto ma, in questo caso, il problema non è se arriveranno, ma quando.”


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Pigramente il Generale De Windbloom raccolse un fiore, rigirandosi tra le mani il lungo gambo. “Se ci fosse stata qui la Meister Viola ti avrebbe rimproverato. Lei non tollera che si colgano i fiori.”
Mashiro fece un cenno verso Nao, senza che i suoi occhi lasciassero la variopinta corolla.
“Mi incuriosisce, non abbiamo una simile varietà sul nostro pianeta. Anzi, si può dire che non ci siano quasi fiori.”
Accanto a lei il Maggiore Yumemiya ne colse un altro. “Colpa dei defoglianti che il nostro popolo ha usato per decenni. Prima che noi nascessimo le foreste dell'emisfero sud erano rigogliose ma ora, quello che vi cresce, è troppo affamato per essere colto da mani umane.”
Non c'era un tono di accusa nelle parole di Arika, solo un quieto affermare fatti che non potevano essere smentiti, o cambiati.
Entrambe le donne rimasero in silenzio a fissare i rispettivi fiori, come se veramente non avessero mai visto una cosa del genere, sotto lo sguardo perplesso di Nao.
La ragazza poi si guardò attorno, incrociando gli occhi di Nina. Quella donna la faceva rabbrividire, tanto quanto la vecchia Nina di Earl al culmine della sua follia. La cosa tragica era che, da quello che le avevano detto, l'amante di Nagi non era affatto pazza, ma solo ostinatamente determinata a proteggere il Colonnello.
Lui era seduto accanto a lei, apparentemente annoiato a morte. Ma Nao sapeva che non era così.
Anni prima, dopo averla raccolta dalle strade della capitale del Regno di Artai, Sergay Wang l'aveva portata a conoscere il suo mecenate, il giovanissimo Arciduca. E lei non aveva mai dimenticato quell'incontro e di come, pur essendo ancora un bambino, Nagi l'avesse messa in difficoltà, lei che prima di allora non aveva mai permesso a nessuno di avere l'ultima parola.
Scommetto che sta solo preparando la sua prossima mossa che, come di consueto, prenderà in contropiede Natsuki e le altre Colonne. Com’è sempre stato.’
La ragazza calciò pigramente un sasso, mordendosi il labbro inferiore. 'Loro non hanno mai capito quanto scaltri bisogna essere per sopravvivere ad Artai, e non solo per il clima. Io ne sono fin troppo consapevole e, se c’è una cosa che non posso non riconoscere a Nagi, è di essere un vero figlio di quella terra maledetta. E che dire delle sue compagne? Non mi piacciono. È come se stessero soppesando ogni nostra mossa. Mentre quella folle di Kruger ancora li ascolta invece di rispedirli a calci sul loro pianeta. Loro saranno la nostra rovina, ne sono certa, non la minaccia che sono venuti così allegramente a sventolare davanti ai nostri occhi. Ma, prima che succeda, io sono ben intenzionata a trovare una via d'uscita. Anche da sola, se necessario.’
“Che ne pensi, Nao Zhang? Non trovi che la proposta che abbiamo fatto al Consiglio sia interessante?”
La voce di Mashiro la scosse dai suoi pensieri. Rifiutandosi di concedere alla donna più attenzione di quella strettamente necessaria, Nao preferì rimirarsi le unghie perfettamente curate.
“Quale tra le tante? Certo che ne avete fatta di strada per vendere le vostre carabattole tecnologiche.”
Un debole sorriso stirò le labbra del Generale.
“Hai la battuta pronta, vedo. Intendevo quella che avere rapporti sessuali non sarebbe più un problema per voi.”
“Mi prendi per stupida? Quella è sempre stata l'ultima delle mie preoccupazioni. Ci sono molti modi per fare fesse le nanomacchine.”
“Sapevo che non eri una di quelle. Anche se il sesso è, da una parte, solo un dettaglio, dall’altra la catena che vi lega al Garderobe. Scommetto che risolvendo la presunta allergia delle vostre povere nanomacchine al seme maschile riusciremmo anche a sganciarvi dal controllo dello Shinso e, probabilmente, anche dalla dipendenza ad un Master. Dopotutto, queste cose devono per forza essere legate tra di loro.”
Un campanello d’allarme squillò nella testa di Nao, che alzò gli occhi per fissare il Generale.
La giovane Colonna era convinta che la Regina Mashiro stesse crescendo astuta e abile nell’arte della politica, grazie all’esempio di Midori degli Aswald, ma questa sua omonima di Earth la subissava, come Nao aveva avuto modo di notare durante il Consiglio.
“Può essere, ma non ne sarei così sicura se fosse in te. E, in ogni caso, la cosa non mi interessa ed è inutile che tu me lo chieda. Io non sono a parte dei segreti del Garderobe.”
“Davvero? Si fidano così poco di te? E non dirmi che la prospettiva di avere tutto per te il potere delle Otome, senza essere legata al Garderobe, e di materializzare ovunque la tua armatura non ti interesserebbe?”
“Come mai sei così diretta, Generale?” le chiese Nao, rifiutandosi di rispondere.
L’altra donna scrollò le spalle. “Solo perché, da quello che mi hanno detto, tu sei la più perspicace tra di loro.”
“L’adulazione non ha mai avuto effetto su di me. Non penserai mica di comperarmi in questo modo?”
“No, non sono così stupida e non ti ritengo così sempliciotta. Ma proprio per questo motivo credo che quello che abbiamo da offrire ti possa attrarre molto. Anche se tu non l’ammetterai mai.”
Nao le voltò le spalle. “Tu dai un po’ troppe cose per scontate su di me, Generale. Andiamo ora, è tempo di rientrare. I Consiglieri dovrebbero aver finito di discutere.”
Si incamminò, mordicchiandosi un’unghia.
Non posso negare che la cosa sia interessante. Nessuno lo può negare, ed è proprio questo il punto, dov’è la fregatura?’

Dietro di lei il gruppo di Earth seguiva con calma, con Mashiro che sorrideva apertamente.
Hai ragione Nao, e non ti ho neppure detto la cosa che trovo più scontata di tutte, ma particolarmente calzante nel tuo caso, e cioè che tutti hanno un prezzo.’


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L’atmosfera nella sala del Consiglio era raggelante, e i regnanti di Earl scuri in volto come comparse al funerale di un congiunto.
Il Generale De Windbloom si riaccomodò al suo posto, non lasciando trapelare l’euforia che sentiva montarle dentro; perché un solo sguardo a Natsuki Kruger l’aveva convinta di avere Earl in pugno. La Direttrice era come rimpicciolita, tanto erano curve le sue spalle e sprofondato il volto tra le mani chiuse a pugno davanti a lei.
Quando prese la parola, la voce le uscì sofferta, quasi come il giorno nel quale il Generale Viola si era suicidata.
“Sulla base dei dati che ci avete presentato il Consiglio non è in grado, al momento, di prendere una decisione.”
Il sorriso che Mashiro si era preparata si mutò in una smorfia annoiata. “In che senso?”
“Ci serve tempo per studiarli, e per verificare a cosa esattamente andremo incontro legandoci a voi.”
“Sei consapevole che quegli esseri potrebbero essere su di voi da un momento all'altro?”
“E tu credi che rimarremo qui a farci ammazzare come agnelli sacrificali?” le fece, dura, Haruka.
“Tutte le Otome del vostro mondo non basteranno a salvarvi. Non sono in numero sufficiente per offrire un'efficace resistenza.”
“Quindi lei cosa consiglierebbe? Che noi acquistassimo le vostre armi? È questo a cui state mirando?” chiese il Re di Annam.
Mashiro scosse la testa. “Perché no, visto che quegli esseri sono vulnerabili agli armamenti convenzionali? E i nostri sono di certo più avanzati dei vostri.”
Nella sala scese il silenzio, disturbato solo dal tamburellare ritmico delle dita di Nagi sul tavolo. I due gruppi si guardarono, come duellanti all'alba di una sfida mortale, fino a quando Natsuki non ruppe gli indugi.
“Va bene. Per oggi basta così. Aggiorniamo la riunione a domani, quando saremo tutti finalmente più informati su quello che è stato portato alla nostra attenzione.”
Dicendolo, scoccò uno sguardo glaciale al Generale, che incassò imperturbata. Dopotutto, il primo giorno si era concluso come Mashiro aveva sperato.


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Una volta ritornata al castello il Generale si rifugiò nella sua stanza, con solo il Maggiore Yumemiya a farle compagnia.
La ragazza si gettò su un divano con un sorriso smagliante stampato in volto.
“Forse non ti dovresti mostrare così felice” la avvertì Mashiro, contemporaneamente passando il dito lungo la superficie di una lucida tessera color argento satinato. Su un lato dell'oggetto apparve una luce verde. “Microspie neutralizzate. Adesso puoi parlare, Arika.”
“Meglio così. Ma sei certa che ce ne siano?”
“No, ma non voglio correre rischi.”
Arika incrociò le braccia dietro la testa. “Dicevo... tu non sei forse soddisfatta dell'incontro?”
“Sì, ma fino a qui hanno fatto tutto quello che avevamo previsto. Quello che gli abbiamo mostrato li ha spaventati, e hanno deciso di prendere tempo. Come da copione. Non ho mai pensato che avrebbero detto subito di sì. Sarebbe stata una sciocchezza, e la Direttrice non è stupida. L'unica incertezza era che avrebbero potuto ingiungerci di lasciare il palazzo, ma evidentemente non si fidano abbastanza di noi.”
La Arika di Earth sollevò un sopracciglio. “E non hanno tutti i torti”
L'altra donna sorrise lievemente, poi estrasse qualcosa dalla tasca: la corolla spiegazzata del fiore che aveva colto poco prima. Lo rimirò per qualche istante. “Ora dobbiamo darci da fare. Per risolvere i nostri problemi ci servono solo due cose. Il più in fretta possibile.”


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L'ufficio della Direttrice del Garderobe era accogliente, e il tè che serviva ai suoi ospiti eccelso. Ma Mashiro non ne aveva toccato neppure una goccia, e quello davanti a lei era oramai diventato freddo ed imbevibile.
“Quella smorfia non è adatta alla Regina di Windbloom” le sussurrò Arika.
“Anche tu avresti questa faccia se ti avessero umiliata in quel modo.”
Mashiro si strofinò per l'ennesima volta gli occhi, già rossi e gonfi, mentre Arika abbassava la testa. Non voleva litigare per l'ennesima volta con la sua padrona, e non poteva neanche darle tutti i torti.
Nagi era né più né meno che la nemesi di Mashiro, ma nessuno avrebbe mai scommesso sulla sua ricomparsa. La persona che era tornata, oltretutto, era ancora più sprezzante del giovane Arciduca. Arika non poteva dire di averlo odiato, non più di quanto lei avesse odiato sé stessa per non essere riuscita a salvare Erstin; ma non ricordava di aver mai provato così tanta avversione per un essere umano come quando, quella mattina, l'aveva sentito sputare quelle frasi così piene di astio a Mashiro. Perché lei non se le meritava.
Le appoggiò una mano sulla spalla. “Hai ragione” le disse. “Ma non scoraggiarti. Tu non hai nulla da dimostrare. La prova che sei la persona giusta per questo paese è sotto gli occhi di tutti, ogni giorno che passa.”
Mashiro sorrise lievemente. “Lo so. È il passato che mi tormenta, e quello non lo posso certo cambiare.”
Si rivolse poi a Natsuki. “Mi dispiace di essere crollata in quel modo.”
“Non è colpa tua. Ma considera che quella vipera di Nagi conosce tutte le nostre debolezze ed i nostri segreti; tienilo a mente per la prossima volta. Non ci deve mai più prendere in contropiede.”
La Regina annuì poco convinta.
“Hai una minima idea di quello che possono avere in mente?” chiese.
Natsuki scosse la testa. “A parte installarsi qui, cosa di cui sono abbastanza certa, non ne ho sinceramente idea. Shizuru sta studiando quei dati con Yokho, e vedremo cosa ci potranno rivelare. Anche se temo che almeno su quel punto non ci abbiano mentito.”
“Perché non chiediamo il loro aiuto, quindi?” chiese candidamente Arika.
“Solo se non avremo altra scelta. Non credo che si limiterebbero a venderci dei missili, o ad andarsene una volta finito il lavoro. Credo che quello a cui vogliono arrivare sia avere una base stabile sul nostro pianeta. Una testa di ponte. E visto come si è immediatamente spaccato il Consiglio oggi, non sarebbe una buona cosa per noi.”
Mashiro prese un sorso della sua bevanda, arricciando il naso.
“Hanno il nostro aspetto, Arika, ma molta più esperienza di noi” disse alla sua Otome. “Secondo te quanto ci metterebbe la gente a decidere che forse loro sarebbero dei governanti migliori?”
Arika abbassò il capo. Ancora una volta, per quanto crudeli, le parole di Mashiro non rappresentavano altro che la verità.


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“Grazie per aver fatto notare a tutti come la sottoscritta sia solo un rimpiazzo.”
Nina incrociò le braccia, fissando ostinatamente il panorama fuori dalla finestra. Le stupide servette del castello avevano riportato i vasi di fiori, e lei stava meditando che non sarebbe stato male, questa volta, usarli come proiettili. Il suo amante aveva superato ogni limite.
“Rimpiazzo?” le rispose Nagi.
Nessuno ti batte quando vuoi fare il finto tonto.’
“Quella cosa che hai detto alla Regina Mashiro. Che tu avresti dovuto sposare 'quella' quando la guerra fosse finita.”
Seduto davanti a lei, il suo compagno alzò leggermente le spalle. “Nina, Nina... non posso stare a pensare ogni volta a tutto quello che ti può ferire.”
“Non usare con me quel tono paternalistico. Io non sono la tua vecchia Otome.”
“Certo che no, lei non avrebbe mai tradito Sergay con me.”
La giovane si girò di scatto, incontrando lo sguardo impassibile di Nagi. Lo sostenne, e dopo qualche secondo lui le sorrise malizioso.
“Cosa che immagino mi avrebbe seccato tantissimo. Per quanto fedele, quella sciocca si sarebbe fatta uccidere pur di non sposare il sottoscritto ed essere così costretta ad abbandonare suo... padre” terminò il Colonnello, alzando gli occhi al soffitto.
A quelle parole Nina scosse la testa, il momento di ira già dimenticato. Apprezzava che Nagi fosse sempre in grado di tenerle testa e che, ogni volta, e non importa quanto arrabbiata fosse, lui riuscisse comunque a placarla e a farsi perdonare.
'Ma una volta o l'altra te lo darò una schiaffo, impertinente monello' si ripromise, soffocando un sorriso.
“Perché? Anche in quel caso potevate giocare al menage a trois” gli disse.
“Sei pazza? Questo pianeta non è Earth, dove nessuno si preoccupa di quello che fai in camera da letto, a patto che i piani vengano rispettati. In questo posto sono tutti dei maledetti puritani. Non avrei potuto fare una cosa del genere, neppure se fossi stato re.”
“L'avevo immaginato. Anche se c'è una strana vena di morbosità in questa gente. Ad esempio nel modo nel quale sono venerate quelle ragazzine, alle quali viene accollato il destino di intere nazioni. Costrette a rimanere vergini per poter combattere, e a studiare in autoreggenti e divise da perfette cameriere obbedienti.”
“Malsano, non è vero? Ma ci deve essere una spiegazione sul perché non possano avere rapporti sessuali, visto che quello che racconta la Direttrice sono solo stupidaggini.”
Nina annuì. “Ho letto il rapporto preliminare del nostro ufficiale scientifico. Raccontano che le nanomacchine non possono avere contatti con il cromosoma Y, anche se di norma questo se ne sta ben rinchiuso dentro le cellule, e l'eventualità che fuoriesca è assolutamente remota. Oltretutto non si spiega perché le ragazze possano invece baciare senza nessun problema. Lo scambio di materiale genetico, dopotutto, funziona nello stesso modo di un rapporto sessuale.”
“Bravissima. E anche nel caso dell'enzima PSA il discorso regge poco.”
“Dici? Eppure la maggior parte degli enzimi presenta una notevolissima specificità. La PSA potrebbe essere stata selezionata ad hoc come chiave per disattivare le nanomacchine.”
“Possibile. Ma ti assicuro che, per quanto la cosa ai tempi mi interessasse poco, pure qui sanno come tenere separate le due cose.”
Nina si mise apertamente a ridere. “Nao ha alluso a qualcosa del genere.”
I due rimasero in silenzio a fissarsi per qualche secondo.
“Stanno mentendo” concluse lei.
“È molto probabile. Considera che gli abitanti di questo mondo non sanno nulla di genetica e biologia, perché tutto il sapere è custodito nel Garderobe. I casi sono solo due: o le nanomacchine non sono affatto degradabili, o se lo sono è perché sono state fatte apposta. Non posso credere che quelli che hanno creato una tecnologia capace di materializzare armi ed armature dai fotoni non abbiano potuto risolvere questo problema decisamente secondario.”
“Ma perché dovrebbero averlo fatto? È assurdo.”
Nagi la guardò. “Forse per quello che ha detto Natsuki. Perché non volevano che un'arma simile diventasse disponibile per tutti. Avrebbe vanificato il vantaggio strategico del Garderobe. Però non lo sapremo fino a quando non avremo accesso alla Biblioteca Proibita, nel punto più sorvegliato del complesso. Come ci siamo detti nel corso di tutte quelle riunioni.”
“Dobbiamo anche trovare il modo di esaminare una delle GEM delle Colonne. Sono le uniche con accesso diretto al sistema di controllo. Credi che ce la faremo?”
Lui scosse le spalle. “Se le cose vanno come abbiamo pianificato, forse saranno addirittura loro a chiederci di consultare la biblioteca e, quanto alla Colonna, Mashiro ha già trovato una candidata che, con il giusto incoraggiamento, ci dirà tutto quello che vogliamo sapere.”
A quel punto Nina ritornò a fissare fuori dalla finestra, appoggiandosi il volto sulla mano.
“Sarà un grande successo poter dotare i nostri soldati di armature e armi materializzabili a piacere, certo che... queste dee della guerra, che nessun uomo può toccare, sono un'idea di gran lunga più intrigante.”

Ormai abituato a considerarla una persona completamente separata dalla sua omonima di Earl, Nagi la fissò immaginandosi, per la millesima volta, cosa sarebbe successo se fosse stata lei a conquistare, tanti anni prima, il cuore oscuro del Supremo Diamante Nero.
'Se Nina Wang avesse avuto la tua risolutezza a quest'ora io dominerei questo patetico mondo. Ma, forse, c'è ancora qualcosa che posso fare...'


Note:
1: l'attacco integrale alla città di cristallo potete leggerlo nella fanfiction "Exuviae" di Solitaire, sezione "Kingdom Hearts".

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Capitolo 7
*** Risoluzione ***


Risoluzione




Windbloom, 19 marzo, ore 02.30

“C'è qualcosa che non ci stanno dicendo.”
Shizuru picchettò la penna sul tavolo, contemporaneamente spingendo il contenitore delle zollette verso Natsuki.
“Zucchero?” chiese.
“No, e nemmeno tu dovresti. Diventerai diabetica di questo passo.”
L'Incantevole Ametista alzò gli occhi dai documenti che stava leggendo, sorridendo lievemente. “Il mondo va proprio alla rovescia, di solito sono io che faccio queste battute.”
“E io che pondero gravemente la situazione.”
Natsuki le restituì il sorriso, sfilando uno dei fogli dal cumulo che giaceva davanti alla sua amata. “Dicevi?”
“Io e Yokho abbiamo visto e rivisto quei video, e letto il materiale che ci hanno portato. Non molto, per la verità. Ma è chiaro che c'è qualcosa di strano in quello che ci hanno raccontato.”
Natsuki scosse la testa. “Shizuru, io sono convinta che siano qui per ottenere la tecnologia del Garderobe. Di tutto quello che ho visto quando sono stata sul loro mondo, questo è qualcosa che non hanno.”
“Ma sono passati anni da quando sei stata lì, e hai detto tu stessa che il loro progresso ha fatto passi da gigante.”
“Certo. Rubando negli altri universi quello che gli serviva, l'hanno praticamente ammesso. Ed è quello che vogliono fare anche qui. Non c'è altra spiegazione.”
Shizuru abbassò gli occhi sui documenti. “Quella minaccia di cui ci hanno parlato però non se la sono inventata, ne siamo certe. Ed è anche vero che le nostre difese sono vulnerabili.”
“E tu ritieni che le loro armi ci possano aiutare?”
“Certo, considerato il tipo di attacco in massa che saremmo costretti ad affrontare, anche se niente di quello che ci possono dare equivale al potenziale distruttivo di una Meister Otome.”
Incapace di stare più a lungo seduta, Natsuki si alzò, girandosi a guardare la città sulla quale il buio era calato oramai da molte ore. “Però, sarebbe una cosa saggia? Non possiamo armare fino ai denti tutte le nazioni di Earl. Non appena cessato il pericolo esterno non perderebbero tempo a scannarsi tra loro.”
“È vero, ma non mettiamo il carro davanti ai buoi. Per ora il nostro problema è quella minaccia aliena e, sfortunatamente, niente di quello che la delegazione da Earth ci ha mostrato fa riferimento a come scacciare gli invasori.”
La Direttrice si girò accigliata verso Shizuru. “Però loro ne sembrano abbastanza convinti.”
L'altra confermò annuendo. “È per questo che dico che ci stanno nascondendo qualcosa. Sono certa che le nostre Otome, con un attacco combinato con le potenti armi di Earth, potrebbero fermare quegli esseri, ma non mi è chiaro come si potrebbe fare per allontanarli ed impedirgli di tornare. Da quello che appare nei filmati sembra che viaggino attraverso gli universi con un sistema simile a quello delle porte che esistono tra noi, Earth, e gli altri pianeti del nostro multiverso. Quello ci è già stato confermato che non può essere distrutto. Quindi, per la legge delle proprietà equivalenti...”
“Non dovrebbe nemmeno esistere un modo per bloccare quell’altro varco” finì Natsuki per lei. L’espressione della donna si fece esausta, mentre si accasciava di nuovo al suo posto. Si stropicciò gli occhi con il palmo delle mani, desiderando solo di essere nel suo letto. “Shizuru” disse quasi mormorando. “Potrebbe esserci un qualcosa, al quale non abbiamo pensato, in grado di chiudere fuori dal nostro universo quegli esseri?”
Shizuru annuì. “Se c’è, quelli di Earth non ce l’hanno rivelato. Ma da quello che so di loro non mi sembrano gente che si avventura in un’impresa senza avere nulla da guadagnare e senza una via d’uscita. Sulla prima cosa sono d’accordo con te che devono per forza essere qui per la tecnologia della materializzazione, e quanto alla seconda...” la donna fece una pausa, fissando Natsuki intensamente, con uno sguardo gelido che penosamente ricordò alla Direttrice quello del Generale Viola, la sfortunata omonima di Shizuru su Earth. “Non ci resta altro che chiederglielo. Con le buone o le cattive.”
‘A mali estremi estremi rimedi, anche se non vorrei ridurmi al loro livello’ meditò Natsuki, mentre annuiva alla sua amante. “Perfetto, gestiremo io e te questa cosa. Ma intanto darò ordine a Sara Gallagher di partire immediatamente in perlustrazione per Artai. Vorrei al più presto possibile un rapporto su quello che sta succedendo lassù intorno al portale. Se ho capito come ragionano quelli di Earth, dubito che siano arrivati con un solo aeromobile.”


Artai, 19 marzo, ore 09.30

Con le dita rese rigide dal freddo il Colonnello Haruka Armitage, comandante in capo della fanteria di Earth, si abbassò il cappuccio del pesante cappotto invernale, lasciando libere le ciocche di capelli biondo scuro. La folta chioma leonina era il suo orgoglio e il suo marchio di fabbrica, ed Haruka era fiera di averle fatto superare indenne gli anni dell'addestramento e tutti i superiori che le avevano intimato di tagliarla. Per questo il Colonnello non si sarebbe mai lasciata costringere dal frigido clima di Artai a nasconderla.
Si guardò intorno, apprezzando il panorama di aspre vette e vertiginosi pendii ricoperti da nevi perenni.
“Sai, Yukino” fece alla sua assistente. “Non mi dispiacerebbe dare la scalata ad uno di quei picchi, uno di questi giorni. Non ricordavo che nella regione che su Earth una volta si era chiamata Artai ci fossero montagne così alte, né nevicate in questa stagione.”
“È perché quella zona è stata pesantemente bombardata negli anni in cui la guerra infuriava più selvaggiamente, ed al giorno d'oggi oramai su Earth nevica poco ovunque. L'effetto serra ha reso il nostro clima quasi completamente diverso da quello di Earl.”
Haruka annuì. “Già, l'ha scritto nella sua email Mashiro che a Windbloom in compenso fa molto più caldo che non sul nostro pianeta.” La donna si lasciò scappare un ghigno. “Bene, che rimanga a cuocere sotto il sole in compagnia dei politicanti, io apprezzo molto di più le tempeste di neve di questa zona. Non ho ragione, Yukino?”

La timida ragazza sollevò lo sguardo verso di lei. In piedi sopra una roccia, con i capelli biondi che le turbinavano intorno, il cappotto nero aperto nonostante il freddo e un sorriso feroce in volto, Haruka Armitage sembrava in tutto e per tutto una nordica dea della guerra, pronta a cavalcare i venti dell'incombente tormenta.
Nonostante l'amasse disperatamente, la bruna assistente non poté non reprimere un brivido. 'Non vedi l'ora di scatenare la tua furia sugli abitanti di questo pianeta, non è vero? Ma io spero ancora che la Natsuki di Earl e gli altri governanti siano ragionevoli, perché non mi piace per niente quello che hanno in mente il Generale De Windbloom e il Colonnello De Artai. Ci hanno cacciato in un pasticcio dal quale difficilmente ne usciremo indenni, anche se è perfettamente inutile spiegarti le mie ragioni.'
In quel momento un improvviso calo di tensione fece scomparire per un istante il campo di occultamento che copriva la valle sottostante.
File e file di cingolati, cannoni montati su veicoli corazzati, lanciarazzi e due intere squadriglie di aerei e veicoli antigravità apparvero alle spalle di Haruka, rendendo perfetta la sua associazione con qualche irata divinità guerriera.
Allarmata, Yukino spalancò gli occhi. “È la seconda volta oggi. Dobbiamo risolvere questo problema prima che qualcuno ci scopra.”
“Lascia perdere” le rispose il Colonnello facendo spallucce. “È che il nostro generatore ha oramai quasi esaurito la sua potenza, e dobbiamo risparmiare le batterie individuali. Ma tanto i nostri radar non hanno individuato nessuna Otome qui attorno. Le tempeste ci proteggono, Yukino, consideralo un segno del destino.”
Poi Haruka scese agilmente dalla sua postazione, superando l'assistente e marciando verso il campo base con passo deciso nonostante la neve che copriva il sentiero. “E, in ogni caso” disse facendo segno a Yukino di seguirla. “Presto non avremo più bisogno di nasconderci.”

Fu con un senso di rassegnata tragedia che il Maggiore Chrysanth si accodò al suo superiore, allungando il passo per non essere lasciata indietro, lanciando di tanto in tanto uno sguardo verso le nubi basse dalle quali già scendevano i primi fiocchi di neve.
Quando erano arrivati in zona, quasi un anno prima, anche lei come Haruka aveva trovato affascinante il panorama, e sconvolgente il sorriso di pura gioia apparso sul volto di Colonnello De Artai. Era la prima volta che vedeva Nagi felice per qualcosa che non fosse una cospirazione ben riuscita, e se ne era rallegrata. Era rassicurante il fatto che, dopotutto, anche lui avesse delle emozioni normali per un essere umano della sua età; ma Yukino aveva dovuto velocemente ricredersi alla prima, seria tempesta di neve.
Si capiscono molte cose di Nagi vedendo il luogo dove è cresciuto’ si disse la ragazza, inforcandosi una larga visiera per proteggersi gli occhi dai fiocchi ghiacciati. ‘Solo un sadico come lui potrebbe amare un posto come questo.’
Fissò l’ampia schiena di Haruka. ‘Uno come lui, e il nostro Colonnello, sempre alla ricerca di nuove sfide.’
Avevano intanto quasi raggiunto l’accampamento, e una leggera scossa di elettricità le percorse il corpo quando attraversarono il perimetro del campo di stasi. La cosa non servì tuttavia a distoglierla dai suoi cupi pensieri. ‘Che diavolo ci facciamo tutti qui? L’intero Stato Maggiore della Repubblica Occidentale trasferito con le migliori truppe d’assalto su questo pianetucolo insignificante. Va bene, abbiamo bisogno di questa loro misteriosa tecnologia per fermare l’invasione aliena, ma dovevamo proprio venirci tutti? Ma, d’altronde, era nostro compito da quando è stato firmato il trattato di pace, e l’alleanza con la Coalizione Est, e stabilito che la Repubblica Occidentale diventasse il braccio armato di Earth.’
Le guardie si irrigidirono al passaggio degli ufficiali, mentre uno si allungava lesto per aprire la porta della tensostruttura ad Haruka. Yukino la vide sorridere e scambiare un cenno con l’uomo.
E poi Haruka non avrebbe mai lasciato a nessun altro ufficiale la guida della sua amata Undicesima Legione, i suoi fedelissimi. E così adesso siamo qui, ad attendere un ordine di attacco che forse non verrà mai.’
Lentamente Yukino si tolse il cappotto. ‘Anche perché, quando quel giorno arriverà, inizierà il conto alla rovescia verso una fine quasi certa. Qui siamo tutti volontari e votati alla morte per la sopravvivenza del nostro pianeta. Ma, a parte quello, non avrei mai lasciata sola la mia Haruka, a costo di seguirla anche all’inferno.’
“Certo che il tempo da queste parti è decisamente inclemente” una voce femminile esclamò dietro di lei.
Yukino si girò verso la proprietaria, mentre un brivido diverso dal freddo le correva lungo la schiena. Accettò la tazza di caffè che un'attendente le stava porgendo, stringendola tra le mani nel tentativo di scaldarsi, e di scacciare la sensazione di ripugnanza che ogni volta accompagnava i suoi incontri con la donna che aveva davanti.
Haruka non sembrava tuttavia condividere le sue esitazioni.
“Dottoressa Yokho Helene, che piacere averti qui” il Colonnello disse alla nuova arrivata, stringendole la mano.
Yukino si guardò bene da compiere un simile gesto. La Dottoressa, uno degli scienziati più brillanti della Coalizione Est, era nota su tutta Earth con il soprannome di Shinigami Helene, e i suoi abominevoli esperimenti di ingegneria genetica altrettanto famosi.
Yukino si accomodò nella sua sedia preferita, scrutando la donna con sospetto. La Dottoressa sorrideva cordialmente al Colonnello, lanciando di tanto in tanto un'occhiata di simpatia anche a lei, ma Yukino sapeva che dietro quella facciata affabile giaceva una mente brillante ma insensibile, per la quale gli esseri umani valevano poco o nulla se non come oggetti di un esperimento.
“Quindi il vostro Comandante in capo non è ancora riuscita a mettere le mani su una di quelle ragazze?” chiese la donna. A quelle parole Yukino dovette bere un sorso di caffè per dissimulare una smorfia sprezzante.
'Cosa credi che siano, pezzi di carne?'
Notò che anche Haruka si era irrigidita, anche se immaginava essere per qualcosa di diverso. Come infatti le successive, piccate parole del suo superiore le confermarono.
“Il mio Comandante, che ti ricordo essere qui anche il tuo, è in missione diplomatica. Non è suo compito reclutare una di quelle ragazze, ma bensì quello dell'inviato del tuo paese, il Maggiore Yumemiya.”
La Dottoressa incassò con un sorriso di circostanza le rimostranze.
“Lo so. Immagino che non sia facile per loro accattivarsi qualcuna delle più importanti Meister Otome. Ma d'altronde ancora non vedo il perché dobbiamo perdere tempo in questa pantomima. Per quello che vogliamo, cioè esaminare le ragazze, avremmo potuto semplicemente rapirne una.”
“Sai benissimo che sarebbe stato impossibile. Le altre sono inutili per i nostri scopi e le Archmeister, o Colonne, come le chiamano loro, sono strettamente controllate dal Garderobe. Oltre che, abbiamo bisogno che la Otome attivi in prima persona la GEM.”
Questa volta Shinigami Helene alzò semplicemente le spalle. “Già, lo so. Anche se ci sono droghe che possono servire per questo scopo. Ma lasciamo perdere. Queste opzioni sono state già discusse e scartate. Pensiamo ora a quello che dobbiamo fare.”
Yukino si schiarì la voce. Quella parte toccava a lei. “Abbiamo ricevuto disposizioni dal Generale di continuare con il piano stabilito. Un jet ti attende per accompagnarti con la tua assistente sino a Windbloom dove rimarrai, sotto copertura, in attesa di nuovi ordini.”
“Quindi i nostri infiltrati si sono ambientati bene, laggiù?”
Yukino annuì. “Sì, e pronti all'azione.”
Accanto a lei Haruka scoppiò a ridere. “Si lamentano solo del caldo e della mancanza di condizionatori, ma ti assicuro che ti daranno il massimo appoggio. Sono da mesi in città a preparare l'arrivo del Generale. Qualcuno si è anche fatto assumere nello staff del Castello. Potrai servirti liberamente dei telefoni wireless che usiamo per comunicare; sono completamente schermati, così che non avrai problemi a contattare Mashiro. Ha raccontato di essere arrivata sul pianeta solo da pochi giorni, tralasciando il fatto che le operazioni sono cominciate più di un anno fa. E ovviamente quegli sciocchi non hanno sospettato nulla. Oramai abbiamo infiltrati in tutti i governi un tempo ostili al Garderobe, e unità dell'Undicesima dislocate in ogni punto del pianeta raggiungibile dai portali.”
“Interessante che nessuno di quei regnanti abbia denunciato le nostre spie, dopotutto, è il loro stesso pianeta che è in gioco.”
Haruka si piegò verso di lei, strizzandole un occhio. “Questa informazione è riservata, ma credo che oramai te la posso rivelare. Il fatto è che i nostri uomini hanno preso ufficialmente contatto con loro solo da pochi giorni, limitandosi nei mesi precedenti allo spionaggio. Non volevamo dargli l'impressione di essere accerchiati. Ma adesso è il momento di uscire allo scoperto. Mentre il Generale si presentava al Consiglio, le nostre spie hanno fatto scivolare nelle mani di certi politici e re le nostre offerte parallele.”
“Che immagino siano state accettate completamente.”
Il Colonnello scoppiò in una fragorosa risata. “Esatto.”
La Dottoressa Helene, invece, si limitò ad annuire. “Non me ne stupisco, la natura umana è estremamente gretta e meschina, soprattutto verso i propri simili. Vorrei vedere le loro facce quando scopriranno che i vantaggi, che pensano di aver guadagnato vendendo il loro mondo, non si riveleranno che un'illusione.”
Yukino vide la Dottoressa piegare le labbra in un frigido sorriso, per poi girarsi verso la finestra. La tempesta in quel momento infuriava ferocemente contro la struttura. Yukino poteva sentire il suo mugghiare di sottofondo, come il rombo di un motore lanciato alla massima potenza, e decisamente fuori giri.
“Decolliamo con questo tempaccio?” chiese la Dottoressa.
“I nostri aerei sono fatti per superare condizioni meteorologiche anche peggiori” rispose Haruka, e qualcosa nel suo tono fece sollevare un sopracciglio alla sua interlocutrice.
“Già, dimenticavo che firmando il trattato il mio paese ha abdicato alla sua sicurezza, lasciando a voi il compito di proteggerci tutti. Consentimi la franchezza ma è stato un errore clamoroso, parzialmente ripagato dal fatto che i fondi destinati a potenziare gli armamenti sono invece confluiti nel Dipartimento che io dirigo. Meglio per me, per i miei esperimenti, e per tutto il materiale umano che potremo ricavare da questa impresa.”
Con quello la donna si alzò, seguita un secondo più tardi da Haruka che inalberava un cipiglio furibondo. Ma la Dottoressa non le diede il tempo di ribattere. Si esibì invece in un saluto militare perfetto.
“Vado a prepararmi per la partenza, allora. Ti ringrazio dell'accoglienza su Earth, Colonnello Armitage. E non temere, ti assicuro che i piani dei nostri vertici saranno portati avanti con minuziosa solerzia.”
A quelle parole Yukino strinse i denti, imponendosi di non pensare al perché alla donna stessero brillando gli occhi e decidendo che, in fondo, non era disfattismo desiderare che l'aereo di Shinigami Helene si schiantasse sul fianco di qualche montagna.
La dottoressa si girò per uscire quando, inaspettatamente, l'apparecchiatura che segnalava intrusioni nello spazio aereo sopra la loro base si mise a lampeggiare.
Ad Haruka bastò una veloce occhiata allo schermo, e lo spazio di un secondo, per abbaiare un ordine perentorio.
“Convogliate tutta la potenza al campo di occultamento. E lanciate gli RX.”


Un altro luogo, tempo imprecisato

“È questo quindi il pianeta che stiamo cercando?”
“Decisamente no. Il loro livello tecnologico non gli consente di spedire in giro per gli universi sonde di quel genere. In ogni caso, se vogliamo arrivare a chi ci sta spiando, dobbiamo per forza passare da lì. Ma non sarà un problema. Non più di quanto lo sia stata l’invasione del pianeta di cristallo.”
“Purché non sia, come quello, un altro buco nell’acqua.”
“Purtroppo le nostre proiezioni ci davano quasi la certezza che le sonde arrivassero da lì. Ma presto o tardi questa caccia a ritroso avrà fine.”
“Come possiamo fare? Non possiamo permetterci di rincorrere questi esseri attraverso il multiverso per l’eternità.”
“Perché no?” la voce prese un leggero tono annoiato, per poi diventare quasi pedante. “Come tu ben sai, abbiamo tutto il tempo che vogliamo e sono certo che, una volta raggiunto il pianeta che stiamo cercando, quello che ne ricaveremo sarà impagabile in termini di connessioni. Quel mondo, ipotizzato il suo alto grado di sviluppo, deve essere per forza il crocevia di numerosi altri universi e, una volta spazzati via gli abitanti, lì ci potremo appoggiare per conquistarli tutti. Di questo ne sono certo.”
“Non dubito che tu abbia già una strategia.”
“Certo, una che credo non fallirà. Perché vedi, Lexaeus, tutti gli esseri, anche quelli più dotati di raziocinio, hanno il proprio punto debole.”
L'altro rimase per un istante silenzioso. “Anche noi, Zexion?”
Il Nobody lo guardò, poi, senza rispondere, si alzò e andò alla finestra. Fissò il proprio riflesso, quasi immutato rispetto a quando aveva ancora un Cuore. Coscientemente si portò una mano ai capelli azzurrati che, a dispetto di tutta l'umidità che permeava quel posto, gli incorniciavano il viso androgino cadendo in ciocche perfettamente lisce, lucide e definite.
Sorrise, ma i suoi occhi non accompagnarono il gesto.
'Tutti, Lexaeus. Nelle specifico, ognuno ha un prezzo, soprattutto i più ambiziosi, e quelli che pensano di avere sempre la situazione in pugno. E io ho pronta per questa persona, una volta che l'avrò individuata, un'offerta che difficilmente potrà rifiutare.'

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Capitolo 8
*** Contraddittorio ***


Contraddittorio


Windbloom, 19 marzo, ore 10.00

Nagi si infilò gli occhiali da sole, infastidito dal riverbero sulle superfici immacolate della città di Windbloom. A differenza del Generale e di Nina, lui trovava quella città perfetta e ordinata, assolutamente soporifera.
Preferiva di gran lunga Obsidian, la capitale di Artai, con la sua aria decadente, i tetti ornati da neve praticamente perenne, e le notti gelide e infinite. Che lui aveva amato passare circondato dai libri, nella calda biblioteca paterna. Tra quelle pagine aveva scoperto la storia di Earl e del Garderobe, di come la Fondatrice avesse salvato il pianeta al prezzo di sacrificare quello che avevano di più prezioso: la scienza che li aveva fatti viaggiare attraverso l'universo. Nagi, che non ammetteva pastoie intellettuali di nessun genere, si era convinto su quelle letture che quella che ai tempi poteva essere stata una scelta saggia, era oramai diventata per gli abitanti di Earl solo una gabbia.
Cinque anni prima lui aveva avuto ogni piacere e interesse a cercare di smantellarla e ora, da quello che aveva sentito nel Consiglio e dai contatti paralleli avuti dai loro agenti con vari governi, sembrava proprio che tutto quello che aveva fatto non fosse stato vano, e che l'avversione verso il Garderobe fosse cresciuta negli anni.
'Quelle stupide. Hanno creduto che bastasse diffondere qualche inutile ritrovato medico per placare i loro ex avversari. Quando invece li hanno autorizzati a credere che quelle erano solo briciole per tenerli buoni. Sarebbe stata solo una questione di tempo perché un altro leader decidesse che era ora di prendersi anche il resto.'
Sorrise. Non era un tipo malinconico e non gli piaceva indugiare sul passato ma, da quando era tornato su Earl, continuavano a tornargli in mente dettagli della sua vecchia vita. Le continue incongruenze e sovrapposizioni tra quello che ricordava del suo pianeta natale, il suo presente, e gli anni che aveva trascorso su Earth erano leggermente stranianti, anche se Nagi rifiutava di farsi distrarre troppo a lungo da cose del genere. Aveva un brillante futuro al quale pensare, anche se non lo stupiva sentirsi così.
Dopotutto, e nonostante tutte le volte che le persone intorno a lui l’avevano accusato del contrario, Nagi sapeva di essere solo un essere umano.
Alzò gli occhi verso la bizzarra cima floreale del castello della Regina di Windbloom e, nella sua mente, la torre diventò quella del palazzo presidenziale di Windbloom City, la capitale della Repubblica Occidentale.
La prima volta che vi era stato si era stupito di quanto anche gli edifici riflettessero la stessa ubicazione che avevano su Earl, ma dopo poco erano diventati solo parte del panorama. Come tutte le persone che aveva conosciuto su Earth, gli esatti corrispondenti, ad eccezione di qualche lieve differenza fisica, degli abitanti di Earl.
‘Migliore alimentazione ed eccezionali cure mediche. Non c’è da stupirsi che, anche se virtualmente sono le stesse persone, gli abitanti di Earth siano più alti e prestanti di quelli di Earl. Con la notabile eccezione delle Otome, tanto per smentire la cara Natsuki quando dice che su questo pianeta i farmaci necessari non vengono negati a nessuno.’
Sbirciò il proprio riflesso nella vetrata che chiudeva il solarium sulla torre. La terapia genica alla quale l’avevano sottoposto su Earth, appena entrato nell’Accademia delle Forze Armate, gli aveva permesso di crescere in statura oltre le proprie aspettative, anche se fisicamente era rimasto piuttosto esile. E niente aveva potuto curare il suo albinismo, che però non lo disturbava, visti gli apparenti anni di meno che gli garantiva la pelle pallida e delicata.
'È piacevole poter finalmente guardare quella cagna dell'Incantevole Ametista negli occhi senza aver bisogno di alzare la testa, avendo anche mantenuto questo aspetto adolescenziale che tutti associano a qualcosa di inoffensivo.'

Distrattamente si accarezzò la linea affilata della mascella. Aveva perso il conto di tutte le volte che Sergay gli aveva detto, pensando di lusingarlo, che aveva un'aria tanto fragile quanto quello di Nina.
‘Che cosa odiosa. Quella parola non dovrebbe mai essere usata per un ragazzo, men che meno per me. E neanche per Nina. Non è un fascio di muscoli come Haruka, ma la sua forza non è nel fisico. È curioso come, pur essendo suo marito, lui non abbia capito niente di lei. Ma, d’altronde, nemmeno il Sergay di Earl è mai stato troppo acuto.'
In quel momento gli occhi di Nagi colsero un movimento e, girandosi di sbieco, vide proprio Nina venire verso di lui. Le fece un sorriso, solo per accorgersi subito dopo che quella non era la sua amante, ma la Otome di Mashiro.
Lei inclinò rigidamente la testa. “Colonnello De Artai.”
“Chiamami Nagi, per favore. Dopo tutto quello che c'è stato tra noi non mi sembra il caso di continuare con questi stupidi formalismi.”
“Come vuoi” gli rispose diretta la giovane dopo un secondo di esitazione.
Era rigida come Nagi si era aspettato, e come si ricordava. Tentò di giocare la carta dell'empatia, tanto per tastare il terreno. “Sono contento che tu abbia deciso di vedermi. Io desideravo incontrarti, ma immagino che per te non debba essere stata una cosa facile.”
I pugni di lei che si contraevano gli fecero capire che quella non era la strada giusta.
“L'unica ragione per la quale sono qui è perché ho ascoltato le registrazioni della riunione di ieri.” L'espressione grave si fece ancora più severa. “Non provateci mai più a trattare in quel modo la Regina Mashiro.”
Nagi riconosceva di non essere mai stato in grado di nascondere troppo quello che pensava, ma la cosa non aveva stranamente intralciato la sua carriera di intrigante manipolatore. Le persone erano disposte a credergli anche se il suo sguardo diceva chiaramente 'sto per fregarti', e la cosa l'aveva sempre divertito. Anche quella volta, i suoi occhi si spalancarono dalla sorpresa. Non si era aspettato che Nina trovasse il coraggio di affrontarlo in quel modo.
Un piacevole brivido gli corse giù per la schiena. Adorava imbattersi in qualcuno capace di tenergli testa.
“Le ho solo detto la verità. Lei è una bastarda, e sul quel trono non ci sarebbe mai dovuta salire. Sono problemi suoi se non riesce ad accettarlo.”
“Sei ingiusto. Si è data molto da fare in questi anni.”
Nagi allargò le braccia. “Glielo riconosco. Non è più l'adolescente viziata che ricordavo. Ma per quanto sia maturata, lei non sarà mai come te.”
Questa volta negli occhi di Nina passò un'ombra di sorpresa. “Me?”
Nagi sorrise, togliendosi gli occhiali. “Tu hai avuto il coraggio di prendere decisioni molto più gravi delle sue, e di perdonarti crimini molto peggiori. Tu hai sofferto più di lei e hai fatto soffrire. In confronto a Mashiro, a tutte loro, tu hai vissuto molto di più.”
Questa volta Nina distolse lo sguardo. “Proprio perché io ho visto l'inferno e ne sono uscita non permetterò che lo stesso accada a lei, e ad Arika.”
Lui sogghignò, incapace di resistere. “Belle parole. E ci credi davvero?”
“Sono mai venuta meno alla parola data, Nagi De Artai?”
“No” le concesse lui.
'Tale e quale. Non è cambiata di un millimetro. Onore e sacrificio; le parole d'ordine della bambina che si è lasciata volenterosamente trasformare in un'assassina. Soffrirai come cinque anni fa, e questa volta non ci sarà il tuo paparino qui a consolarti.'
Si accorse che da troppo tempo i suoi occhi erano fissi sulla giovane e che lei stava ricambiando il suo sguardo come non aveva mai fatto prima.
La vide mordersi le labbra e socchiudere gli occhi, per poi uscire con qualcosa che mai si sarebbe sognato di sentire dalla sua bocca.
“Tu sei un maledetto sadico. Tu godi nel fare del male alla gente. Ma quello che successe durante la guerra è anche colpa mia. Per averti seguito quando tutto dentro di me mi urlava di fermarmi. Proprio perché loro non hanno questa consapevolezza, io le proteggerò dai tuoi giochetti mentali, fosse l'ultima cosa che faccio.”
Stupefatto, il sorriso di Nagi si spense.
Sapeva di essere morbosamente e piacevolmente attratto da quelle che considerava le sue vittime, anche se la cosa non lo disturbava minimamente. Adorava le sue marionette, vederle sgambettare credendo di essere libere, e amava guardarle torcersi nel dolore delle sciagurate azioni che, a volte, era lui stesso a suggerirgli. La cosa lo eccitava molto di più del sapere che qualcuno stava bene in sua compagnia, perché riteneva che rendere felice il prossimo fosse una trivialità alla portata di tutti, mentre la vera abilità consisteva nel convincere qualcuno ad intraprendere la strada del male, e far sì che ne percorresse con convinzione ogni doloroso passo, nella piena consapevolezza di stare sbagliando tutto.
Che Nina, di tutti quelli che lui aveva usato, fosse riuscita a riconoscerlo lo esaltava. Sospettava che anche per il Maggiore Wang fosse lo stesso, ma la sua amante non aveva ancora trovato il coraggio di rinfacciarglielo.
“Tu mi conosci troppo bene.”
Forse spiazzata dalla risposta, Nina arrossì. “Non è che ti ho fatto un complimento, sai...”
“No. Ma non sono in molti quelli disposti ad ammettere, con sé stessi, di essersi lasciati giocare da me perché l'hanno voluto loro. La colpa non è mai solo mia, Nina. E quelli che lo pensano sono solo dei poveri idioti.”
“Lo so. Altrimenti ti avrei già ammazzato per avere sparato a Sergay.”
'Sai anche questo? Sei maturata dall’adolescente ossuta innamorata di suo padre, molto più di quanto io mi aspettassi.'
La vide prendere un bel respiro, per poi continuare con un tono di voce piatto e monocorde, come se si fosse preparata da tempo quello che voleva dire e poi l'avesse recitato per giorni.
“Anche quello è un peccato che ricade su di me, dopotutto. Usai Sergay, il suo senso di colpa nei miei confronti, per perdere il privilegio di essere un'Otome. Lo feci per liberarmi la coscienza, perché l’onta del tradimento non cadesse su di me. E perché sapevo che non mi avrebbe mai detto di no. Anche se ero perfettamente consapevole che quando tu ci avessi scoperto ci avresti ucciso.”
“E allora perché l'hai fatto, Nina?” lui le chiese, sinceramente incuriosito da quello che lei gli stava confidando. Erano anni che Nagi si domandava come Nina, che pure non era stupida, avesse potuto concepire un piano così insulso per sfuggire al suo destino. Ricordando quanto aveva riso quando una delle guardie l'aveva avvertito della bravata della sua Meister Otome, Nagi dovette resistere all'impulso di alzare gli occhi al cielo.
'A parte il fatto che ha cercato di sedurre proprio l'unica persona che più facilmente l'avrebbe rifiutata, perché se avesse fatto la stessa cosa con uno degli sguatteri del castello sono certo che avremmo perso la guerra un paio di giorni prima.'
“Sapevo che non potevano allontanarci dal Castello. Però, sperai che almeno tu ci permettessi di morire assieme.”
'Ah, ecco, quindi era questo il fine di quella stupidaggine? Pagare gli errori con il sangue e portare il tuo amante con te? Degno di uno di quegli infiniti melodrammi che vanno così di moda ad Artai.'
Così lontano era quel modo di pensare dal suo che Nagi, stavolta, non poté sopprimere un sorrisetto di scherno.
“Considerata la tua ossessione per lui ti posso anche capire, ma è la forma di ribellione che scegliesti, così estrema e autodistruttiva, che mi stupisce, Nina.”
Nagi alzò leggermente le spalle. “Eri tu che avevi il potere. Se tu avessi voluto, io non avrei mai potuto importi nulla. Su di te non c’era un meccanismo di controllo come sulle Valkyrie, eri completamente libera. Grazie all’Harmonium potevi distruggere le armate di Artai, liberare Windbloom e fuggire con il tuo Sergay. Ma non l’hai mai fatto. Avresti preferito perdere quello che faceva di te un’Otome e morire con lui. Perché?” le chiese. Nina stava cavillando in un modo che Nagi trovava sempre più confuso e contorto, pur mantenendo una certa logica di fondo.
'Devi aver speso un mucchio di tempo ad elaborare queste strane teorie, ragazza mia.'
L’espressione pensierosa di Nina sfumò in un sorriso etereo. “Ero cresciuta nella consapevolezza che sarei stata la tua Meister. Sai benissimo quanto ci ho lavorato e cosa ho sacrificato, facendo diventare i tuoi ideali i miei. In nome di tutto quello che avevo creduto fino a quel momento, io non potevo ribellami a te, perché sarebbe stato come rinnegare me stessa e la promessa che avevo fatto davanti alla Fondatrice: che avrei difeso il mio padrone sino alla morte.”
“E quindi hai pensato che se tu non fossi più stata un’Otome il problema di obbedire o meno ai miei ordini non si sarebbe nemmeno posto. Peccato che tutto il tuo ragionamento si basi su un sofisma, Nina, perché l’andare a letto con Sergay sarebbe comunque stato un atto di tradimento.”
“E l’avremmo pagato morendo assieme” esplose la ragazza senza rispondere veramente alla sua domanda.
Come dire che, alla fine di tutto il tuo bel discorso, l’amore per Sergay, o qualunque cosa fosse l’attrazione che provavi per lui, valeva molto più dei tuoi preziosi giuramenti.’
Nagi si portò una mano alla bocca, diviso tra il desiderio di riderle in faccia e quello di abbracciarla. Perché Nina, stoicamente ritta in piedi sotto il sole, in quella divisa azzurra che lui trovava orrenda, e gli occhi asciutti e duri come schegge di opale, gli aveva improvvisamente ricordato un'altra donna. Anche la sua Nina, su Earth, si era detta disposta a morire perché lui avesse quello che desiderava; addirittura convincendo della bontà della cosa suo marito, e nonostante lei per prima non ci credesse.
‘Voi due, vittime e carnefici allo stesso tempo. Siete deliziose.’
A quel punto, decise di verificare fin dove Nina si fosse spinta nell’autoanalisi.
“E se invece ti avessi ordinato di ucciderlo? Sul tuo onore di Otome, tu mi avresti obbedito anche quella volta?”
Nina Wang impallidì, e Nagi si rispose da solo.
‘Certo che no, è ovvio. Però è interessante sapere che, fino a quando non fosse stata in gioco la sua vita, tu avresti fatto tutto quello che io ti ordinavo. Lo ammetto, sono stato un’idiota. Se fossi riuscito a spostare il tuo riferimento emotivo da Sergay a me stesso, un po’ come ho fatto con la Nina di Earth, avrei vinto la guerra.’
“Non mi serve la tua replica” le disse, concedendole un sorriso di sbieco. “In ogni caso, io non ti avrei mai fatto del male. Con o senza quel dannato privilegio, come lo chiami tu, rimanevi sempre la vera principessa. Anzi, lo sei ancora, anche se hai rinunciato al trono.”
'La mia principessa' si disse mentalmente. La guardò negli occhi, consapevole dell’ammissione notevole che stava per farle. Ma era una cosa a cui Nagi credeva veramente, e ci teneva che lei lo sapesse. Se non altro, per scuoterla un po’ dalle sue stupide certezze. “Sai, noi saremmo stati una fantastica coppia. Tutta Earl, non solo Windbloom, sarebbe stata ai nostri piedi.”
‘E sei cosi dannatamente sprecata come Otome di quella sciocca di Mashiro’ soggiunse mentalmente.
Un gradevole rossore invase il volto della giovane, che abbassò gli occhi imbarazzata. “Quello che dici mi ripugna, e poi sono perfettamente felice così. Non amo ripensare al passato e fantasticare su quello che sarebbe potuto essere.”
Prima che Nagi potesse ribattere si accorse che la guardia gli stava facendo un cenno.
Sospirò, odiando la noiosa Natsuki Kruger più che mai.
“Mi dispiace interrompere questa interessante conversazione ma la tua Direttrice mi chiama a rapporto, abbiamo un appuntamento questa mattina e immagino sia giunta l'ora.”
Si avviò verso l'ascensore ma, mentre la superava, la sentì stancamente bisbigliare qualcosa.
“E poi perché? Tu sapevi chi ero, perché non me l'hai detto?”
Nagi si bloccò, girandosi a guardarla. Lei gli dava rigidamente le spalle.
Soppresse una smorfia di disappunto, perché Nina aveva ragione. Non rivelare la verità, a lei e al mondo, era stato il suo secondo più grande errore.
Si avvicinò alla giovane, e le mise lievemente la mano sulla spalla per farla voltare. Il volto di Nina, che fino a poco prima era stato composto e fiero, adesso era reso cupo dal nervosismo.
“Di tutto quello che mi hai fatto, questa è stata la cosa peggiore” gli disse quasi sottovoce, come se ogni parola fosse un peso per lei. “Di tutto quello che mi hai fatto, questo è solo colpa tua. Perché io non potevo saperlo.”
“Oramai era tardi per dirtelo, non sarebbe servito a nulla se non a distrarti ulteriormente” Nagi mentì.
‘Non è vero. Se avessero saputo che tu eri la vera Regina di Windbloom l’accusa di aver invaso il paese sarebbe caduta. E con te come mio fantoccio sul trono avrei potuto disporre del Garderobe a mio piacimento.’
Si abbassò, fino a sfiorare l'orecchio di Nina, che si irrigidì ma non indietreggiò.
“Anche se questa non è l'unica cosa che veramente mi rimprovero. Ma tu non ti devi arrendere. Non vorrai mica essere la serva di quella bastarda per sempre?” le sussurrò con tono mellifluo.
Solo a quel punto Nina si staccò da lui con un veloce passo indietro, anche se per Nagi fu gratificante vedere nei suoi occhi non ira, ma solo disappunto. Mentre se ne andava, non poté resistere dal tirarle un'ultima frecciatina.
“Te lo ripeto. Tu saresti stata una magnifica regina, Nina. Con o senza di me.”
Non stava mentendo e, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano, colse lo sguardo perplesso della Otome. Sorrise, sentendosi veramente esaltato nonostante il colloquio a venire. 'Mi piace la tua graziosa testolina, Nina. Ma, ancora di più, mi piace averti dato qualcosa a cui pensare.'


Artai, 19 marzo, ore 10.30

“Attenta, non credo che al tuo Signore farebbe piacere avere la testa rotta, o peggio, perché tu avevi voglia di giocare” urlò sconcertata Sara Gallagher all'indirizzo di una delle sue due compagne.
“Impossibile, conosco ogni anfratto di questi picchi fin da quando ero bambina” rispose ridendo la ragazza, per poi abbassarsi lungo il fianco della montagna fino a raccogliere con la mano una palla di neve che lanciò all'altra Otome.
Sara sbuffò, maledicendo silenziosamente Natsuki che le aveva imposto di portarsi in perlustrazione le due giovani guerriere, e solo perché conoscevano bene le montagne di Artai.
'Ma sono appena diplomate, accidenti, e non hanno alcun senso della disciplina.'
Le osservò con la coda dell'occhio. Il suo visore rendeva le immagini chiare attraverso la neve, e poteva vedere che le due volavano appaiate, occupate a chiacchierare quando invece avrebbero dovuto stare all'erta.
'Certo, tanto penseranno che posso fare tutto io. Sono o non sono una delle Otome più esperte? E, in ogni caso, se avessi la loro età e non avessi vissuto sulla mia pelle l'esperienza di una battaglia, sarei anch'io decisamente più rilassata. Stiamo volando sulla zona attorno alle rovine della biblioteca da ore ma non sembra ci sia nulla fuori dall'ordinario. E questa tempesta diventa di minuto in minuto più forte invece di scemare.'
Malgrado il freddo non fosse un problema, vincere la resistenza dell'aria stava diventando faticoso e Sara decise che, a quel punto, avevano raccolto abbastanza materiale da consegnare a Natsuki. Si bloccò, girandosi verso le compagne.
Improvvisamente, davanti ai suoi occhi stupefatti, una delle due spalancò occhi e bocca in un urlo che le rimase per sempre in gola. Poi sembrò svenire mentre gli annullatori di gravità che la tenevano in aria si spegnevano simultaneamente. Precipitò verso il suolo a peso morto seguita dalla compagna che, strillando, cercava di raggiungerla.
I riflessi allenati di Sara entrarono in azione immediatamente. Si lanciò dietro le ragazze, attivando contemporaneamente il proprio meccanismo di occultamento. I sensori termici del suo visore non rilevavano nulla, ma lei era certa di avere sentito un distinto spostamento d'aria mentre si gettava nel vuoto.
'E non era il vento visto che arrivava da tutt'altra direzione' pensò, notando con sollievo che la seconda Otome era riuscita ad afferrare la compagna bloccandone la caduta.
Un attimo dopo però, anche la seconda ragazza svenne. Sara accelerò, solo per vederle scomparire simultaneamente dalla sua vista.
'Le hanno nascoste in un campo di occultamento. Natsuki aveva ragione a diffidare di quelli di Earth.'
Disabilitò la visione ad infrarossi. Una parete immacolata e turbinante le danzò davanti agli occhi ma, nel punto dove le due ragazze erano scomparse, poteva intravedere qualcosa contro cui le folate di neve si frangevano. Era qualcosa di gigantesco, e dalla forma vagamente umanoide.
La sua mano corse alla GEM, pronta ad aprire la comunicazione con il Garderobe, ma repentinamente sentì il vento cambiare direzione dietro le sue spalle. Non fece in tempo a girarsi che avvertì la pressione di qualcosa attorno alla sua gola, mentre le braccia le venivano bloccate dietro la schiena.
Digrignò i denti, rilasciando una scarica di energia dai palmi delle mani che non diminuì però la sensazione di schiacciamento. L'aria cominciò a mancarle, se poteva fare qualcosa, doveva farlo in fretta. Ricorse alle tecniche di base di autodifesa. Si girò di venti gradi a sinistra, sentendo distintamente allentarsi la stretta sui suoi polsi, e da quella posizione poté liberare abbastanza le braccia per piantare un gomito nel punto dove presumibilmente doveva trovarsi il torace dell'avversario. Sentì qualcosa cedere sotto il colpo, mentre le braccia le venivamo improvvisamente liberate.
Ruotò su sé stessa, materializzando la sua arma. Non c'era nulla davanti a lei, così colpì con tutta la sua forza praticamente a caso. Sorrise mentalmente avvertendo la lama che trapassava qualcosa, e liquidi di vario genere schizzare da cavi tranciati e forse non solo da quelli. Davanti a lei lo spazio cominciò a deformarsi.
'L’occultamento sta cedendo.’
Ma ciò che uscì non fu quello che si aspettava. Troppo tardi per poter fuggire il suo visore le segnalò l'emissione un'onda termica. Un secondo dopo l'esplosione la investì.


Windbloom, 19 marzo, ore 11.00

L'auricolare del Generale De Windbloom vibrò quietamente. Prima di accettare la chiamata, la donna si accertò che il congegno per neutralizzare eventuali microspie fosse in funzione.
Ascoltò la breve comunicazione, con un'espressione che mutò dal diffidente al tempestoso, per poi abbaiare una brusca replica.
“Hai la mia autorizzazione a procedere, ma siete stati avventati. Se qualcosa andrà male, ricordati che avrai messo a repentaglio l'intera missione.”
Chiuse la telefonata sotto gli occhi incuriositi di Arika.
“Che succede?” chiese la donna.
“Che dobbiamo affrettare i tempi e creare un diversivo. Fai entrare la guardia, è uno dei nostri. È necessario che i nostri alleati ricevano ordini di muoversi al più presto.”

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Natsuki distese le mani sulla scrivania, che aveva liberato da ogni oggetto, compreso il suo amato bollitore. Non voleva rischiare di schiantarlo a terra in un impeto di stizza.
Fissò Nagi, seduto di fronte a lei apparentemente a suo agio, se escludeva qualche occhiata perplessa che l’uomo lanciava di tanto in tanto a Shizuru.
Natsuki resistette alla tentazione di sogghignare. ‘Bene, quindi anche tu hai paura di qualcosa. Fai bene. Una sola volta in vita mia ho visto Shizuru veramente furente, e non è uno spettacolo che ricordo con piacere. E ora lei è pericolosamente vicina al limite.’
“Forse sarebbe il caso che tutti fossimo più onesti gli uni con gli altri, non ti pare?” gli disse, calma. “Ovviamente apprezziamo che siate venuti a condividere con noi quelle informazioni, ma i punti oscuri sono veramente troppi. Capirai anche tu che non possiamo concludere nessun accordo con voi, di questo passo.”
In tutta risposta, lui le scoccò un sorriso innocente. “Tu, forse, e gli alleati di Windbloom. Ma dubito che tutte le altre nazioni di Earl siano d’accordo con te.”
“Stai commettendo lo stesso errore di cinque anni fa, Nagi. Ma questa volta non ti seguiranno. E anche l’altra volta lo fecero solo perché costretti dalle circostanze e dal potere dell’Harmonium.”
“Ah sì, che bella favoletta credere che i peccati di qualcuno siano scaricabili sugli altri. Ma per quanto io adori fare il cattivo della situazione ti assicuro che quelli si unirono consapevolmente contro di voi. E lo sai perché, Direttrice?”
Natsuki socchiuse pericolosamente gli occhi. Poteva quasi captare l'irritazione di Shizuru dietro di lei. “Sentiamo.”
“Ti odiavano. Tu e questa messinscena travestita da organizzazione per il mantenimento della pace. Hai idea di quanto costa ad Earl il Garderobe?”
“Certo che sì” sbottò lei.
Nagi appoggiò i gomiti alla scrivania, sporgendosi verso di lei. “E cosa credi che pensino dei favoritismi verso Aries e Annam i paesi che non hanno accesso alla tecnologia, ma che pure concorrono alle spese del Garderobe?”
“Manchi da Earl da troppo tempo, Nagi. Tante cose sono cambiate dopo la guerra, ad esempio abbiamo modificato il sistema di contribuzione e, come cerco di farti capire da giorni, le scoperte scientifiche valutate di beneficio per tutti vengono rilasciate a chi ne fa domanda.”
“E chi decide? Ma poi, tu sei proprio certa che chi ha perso la guerra abbia potuto dimenticare?”
“Perché non avrebbe dovuto? Sono passati ben cinque anni.”
Lui le fece una smorfia ironica. “Cara Natsuki, sul pianeta più simile ai nostri, ci fu una nazione che dichiarò guerra al mondo intero per vendicarsi di un trattato di pace che le era stato imposto ventuno anni prima (1). Credi che noi siamo così diversi?”
“Non ho la tua conoscenza di queste cose, ma posso tranquillamente affermare che i cittadini di Earl sono stanchi di soffrire per assurdi conflitti scatenati da governanti più interessati al loro tornaconto personale che al benessere del proprio popolo.”
“Conoscendo l'implicita pochezza della natura umana forse più di te, non ne sarei così sicuro.”
Senza smettere di fissarlo, Natsuki si alzò lentamente in piedi.
“In ogni modo, vuoi spiegarmi cosa questo avrebbe a che fare con i nostri rapporti con voi?”
In quel momento un frenetico bussare la distrasse. I suoi occhi balzarono verso la porta, mentre dava l'ordine di entrare.
Una Perla fece capolino, gli occhi sbarrati dalla preoccupazione.
“Direttrice. C'è appena arrivato un messaggio da Aries. I carri armati di Florince stanno muovendo verso il confine con Lutesia Romulus.”
“Non dirmi che non ti avevo avvertito, Natsuki.”
Lo sguardo sconcertato della Direttrice ritornò su Nagi, meditando se ordinare a Shizuru di cancellargli il caustico sorriso dal viso sarebbe stato considerato uno sgarbo diplomatico. Sentì i battiti del cuore accelerare ma, prima che potesse fare qualcosa di cui poi si sarebbe potuta pentire, avvertì la mano dell’amata calare pesantemente sulla sua spalla.
“Non ne vale la pena, Natsuki” Shizuru le sussurrò. “Vai a vedere che sta succedendo, ci penso io a lui.”
La Direttrice scosse la testa rigidamente. “No, preferisco che tu venga con me.” Fece un cenno alla Perla. “Gemma, riaccompagna il Colonnello nella sua stanza, e riferisci alle guardie di non lasciarlo uscire per nessun motivo. Io e la Meister Viola torniamo al Garderobe, tu raggiungici là e porta con te il Generale De Windbloom.”
“Credi che lei ne sappia qualcosa più di me?” insinuò Nagi.
“Non so, ma di certo la preferisco come interlocutrice.”
Si lanciò verso l'uscita, inseguita da un’ultima replica cantilenante di Nagi. “Stai attenta Natsuki, i suoi uomini non la chiamano 'Regina dell'Inferno' per niente.”
La Direttrice socchiuse pericolosamente gli occhi, chiudendo con estrema soddisfazione la porta dietro di sé. 'Potessi finirci tu, all'inferno, quello sarebbe il giorno più bello della mia vita.'


Note:
(1) Nagi sta parlando del pianeta Terra, della Germania nazista che scatenò la seconda guerra mondiale anche per riprendersi i territori che era stata costretta a cedere con il Trattato di Versailles del 1919.

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Capitolo 9
*** Sentenza ***


Ed eccovi un capitolo un po' diverso, dove ho deciso di fare un attimo il punto della situazione ed introdurre finalmente qualcuno che avrà un'importanza fondamentale per Earl e Earth. Note e altro alla fine, stavolta. Cominciavano a diventare un po' lunghette!

Sentenza


Un altro tempo, un altro luogo

I due Nobody sembravano fluttuare nel vuoto grigiastro, circondati da simboli luminosi di complesse funzioni e coordinate spazio-temporali. La luce perlata si diffondeva sui loro volti quasi senza età, assolutamente impassibili.
“Zexion, alla luce delle nostre conoscenze, quello che mi stai dicendo è impossibile.”
“Lo so. Ma tutte le sonde inviate confermano i miei calcoli, e quello che avevo teorizzato la prima volta che mi si è posto questo problema.”
Il Nobody dai capelli azzurrati sfiorò il comando della mappa e, davanti agli occhi dei due, i simboli sparirono per essere sostituiti da una struttura divisa in zone concentriche, simile ad una gigantesca ciambella.
“Fin'ora, avevamo sempre pensato che la linea temporale fosse unica, e che gli universi si muovessero tutti attorno ad essa, sempre avanti, senza discontinuità” spiegò Zexion indicando l'oggetto. “Per questo, pur viaggiando tra un universo e l'altro, il tempo intorno a noi non si modifica, né possiamo tornare indietro o precorrere la linea temporale. A causa della stessa legge non possono esistere universi paralleli contigui al nostro, popolati da nostri doppi, a meno di non parlare degli universi fantasma.”
Davanti a lui Xemnas, il leader dell'Organizzazione XIII, annuì. “Ma tu hai già appurato che non è questo il caso di quelli che ci stanno spiando.”
“No. Gli universi paralleli sono effimeri, mere proiezioni probabilistiche. Le loro genti non possono interagire con noi, e ai nostri occhi ci apparirebbero solo come ombre o immagini evanescenti. Questi invece sono reali.”
La struttura a ciambella si dissolse, sostituita da una a favo.
“Questa è una proiezione del loro multiverso, dove ogni cella è la copia tetradimensionale di sé stessa, tempo compreso. È un costruzione molto complessa, che addirittura sfugge al principio della relatività generale che descrive il comportamento dello spazio tempo del nostro universo. Come hai detto anche tu, se rispondesse alle nostre leggi semplicemente non dovrebbe esistere.”
“Hai già formulato qualche ipotesi?”
“Sì.”
Una complessa serie di funzioni si dipanò tra i due, sotto gli occhi aranciati di Xemnas brillanti di interesse.
Zexion sfiorò una delle prime.
“È bassa la possibilità che si sia potuto creare dal nulla qualcosa di così complesso. Per cui ritengo che, all'inizio, il primo universo parallelo fu una copia. Da essa ne scaturirono altre, non so in che numero, che cominciarono ad evolversi separatamente ed indipendentemente. Se è artificiale fu probabilmente un gigantesco esperimento antropologico, con lo scopo di osservare le diverse scelte operate da individui simili in differenti contesti. Quanto i perimetri di una gabbia di cavie, pure quelli di questi universi sono invalicabili, a meno di non passare attraverso porte che esistono su un unico pianeta, e sulle sue copie. Incredibilmente nemmeno i sentieri delle ombre sono percorribili, tra un universo e l’altro, anche se le nostre sonde sono riuscite facilmente a teletrasportarsi all’interno dello stesso universo.”
Xemnas si portò una mano sotto il mento, e il suo sguardo si rabbuiò. “Hanno modificato uno degli assunti del nostro multiverso. Com’è possibile? È come dire che sono riusciti ad invertire la gravità. Come hanno potuto bloccare i sentieri?”
“Aspetta, ho detto solo non percorribili.” Zexion sfiorò alcuni simboli. Lo fece delicatamente, come se li accarezzasse. “Vedi, non possiamo escludere la probabilità che questo multiverso possa addirittura essersi formato naturalmente, magari dopo un evento traumatico accaduto nel nostro universo di origine, come l'esplosione di un sistema di supernove multiple o la collisione tra due buchi neri. L’unica grossa differenza tra il nostri due multiversi è che, per loro, la linea del tempo non è unica e, soprattutto, i vari piani temporali non sono sincronizzati; per superare lo sfalsamento, e passare quindi da uno all’altro in modo sicuro, l’unico modo possibile è attraverso quei portali.”
“Altrimenti?”
“Ho spedito forme inferiori di Nobody a tentare di attraversarli, e nessuno è mai tornato indietro. Perché la variabile tempo è un assunto decisivo per potere stabilire la rotta. Noi non ne abbiamo bisogno qui, ma in quel multiverso è fondamentale. Senza, si rischia di rimanere intrappolati in un wormhole fino all’esaurimento dell’energia vitale, o di passare di universo in universo senza trovare la strada per tornare a quello iniziale.”
Quando gli rispose, la voce vellutata di Xemnas aveva un tono più teso e pericoloso. “Tutto ciò è molto interessante, ma mi pare fin troppo complicato perché possa essere stato frutto del caso, sembra più un qualcosa creato ad arte per intralciare proprio... quelli come noi.”
“È possibile, anche se non ne avremo mai la certezza. E poi, data la portata immane di una mossa del genere, chi ne avrebbe avuto le possibilità tecniche? Non ci sono molti esseri potenti abbastanza.”
Le labbra pallide di Xemnas si tesero in un leggero sorriso. “Di' pure uno solo.”
“Già. Solo il Re avrebbe avuto la motivazione e le risorse per creare questa follia. Ma se anche non fosse implicato nella sua genesi, non è affatto da escludere che abbia visitato quel multiverso.”
“Zexion, non mi piace questo storia.”
“Neanche a me. E ritengo che sia opportuno agire ora, prima di trovarci un gigantesco problema da affrontare in futuro.”
Lo scienziato armeggiò con i comandi, e nella sala apparvero le quattro figure evanescenti di un uomo e tre donne.
Lo sguardo di Xemnas si posò su una di loro, una giovane alta, vestita con un’uniforme nera sulla quale scendevano i lunghi capelli ametista raccolti in una coda. “Mi ricorda qualcuno” ammise aggrottando le sopracciglia pallide.
“Non me ne stupisco. Vedi, l'universo iniziale, la copia esatta del nostro, è quello dal quale provengono queste persone. Il loro pianeta si chiama Earth. E quel pianeta è nell'esatta posizione astronomica del nostro mondo d'origine: Radiant Garden.”
Il volto di Xemnas non mostrò la minima sorpresa, solo i suoi pugni di strinsero convulsamente.
“Vai avanti.”
“Dai primi rapporti appare che il loro livello scientifico è inferiore al nostro, ma in rapida evoluzione da quando hanno cominciato a usare i varchi. È un mondo estremamente gerarchizzato, dominato da una casta militare ambiziosa e capace. Loro non sono come eravamo noi, non gli interessa la conoscenza ma il dominio, e il loro pianeta sta diventando il mondo egemone di quel multiverso.
Presto, quando avranno acquisito la tecnologia di materializzare armi dai fotoni, che loro chiamano element, cominceranno le ricerche sull'oscurità e sui cuori. È inevitabile. Il progresso scientifico li porterà lì, non stanno facendo altro che percorrere il nostro stesso cammino, con la differenza che per loro è molto più accelerato, visto che hanno potuto accedere prima alle risorse offerte dai mondi loro vicini.”
Zexion guardò pensosamente i tre ologrammi. “Il loro pianeta andrà incontro allo stesso destino di Radiant Garden. Le ombre dilagheranno e, mentre la gran parte della popolazione si trasformerà in Heartless senza coscienza, è molto probabile che le persone che vedi diventino come noi: Nobody immortali dagli immensi poteri. Perché condividono la stessa linea genetica di alcuni di noi dell’Organizzazione XIII, e guarda caso sono tutti in posizioni chiave nella società di Earth; indizio di una fortissima volontà. E potrebbero non essere gli unici.”
“Dici che alla fine il numero di Nobody superiori, in quel multiverso, potrebbe sorpassare quelli del nostro?”
“È molto probabile. Ti farò avere una lista completa di quelli che siamo riusciti ad individuare. In sole due settimane siamo già arrivati ad una ventina, sia su Earth che sul pianeta più simile al loro che gli indigeni chiamano Earl. Il fatto è che la loro è una società molto competitiva, e seleziona i migliori individui sin dalla prima infanzia. Potrebbero esserci centinaia di candidati.”
Xemnas fece due passi avanti, fino a trovarsi a pochi centimetri dal viso della donna dai capelli ametista. Nonostante fosse un’immagine, gli occhi di lei brillavano di intelligenza e scaltrezza.
“Se ce li trovassimo davanti...”
“Sarebbe un disastro. Dubito che i loro fini sarebbero gli stessi nostri. Probabilmente utilizzerebbero i loro poteri per sottomettere anche il nostro multiverso dopo aver finito con il loro. Senza contare che...” Zexion fece una pausa, talmente lunga da sembrare studiata ad arte. “Questa gente potrebbe voler abbracciare le ombre consapevolmente.”
Xemnas sembrò non capire. “In che senso? Nessuno sano di mente accetterebbe mai quest'esistenza maledetta. Anche noi stiamo facendo di tutto pur di ricongiungerci ai nostri Cuori.”
“Noi siamo scienziati. Loro militari, abituati ad avere l'intero universo ai propri piedi. Adesso sono giovani, tutti loro, ma la morte è un ostacolo che potrebbe portargli via le loro conquiste. Credi davvero che, pur di avere i mezzi per sconfiggerla, non rinuncerebbero al proprio Cuore?”
“E rischiare di trasformarsi in Heartless?”
“Tra qualche anno non avranno comunque nulla da perdere, ma tutto da guadagnare.”
“È inconcepibile.”
“Per noi, che siamo nati e cresciuti in una civiltà che aveva l'uomo e la ragione come punti centrali di riferimento; e come meta da raggiungere l’ascesi intellettuale. Ma non per loro. La loro scala di valori è completamente diversa, come ti ho già detto. Oltretutto ragionano più in termini di sistema, che non come singoli individui, perché sono stati condizionati a farlo da centinaia di anni di guerre. Se c'è una possibilità che il loro gruppo, in qualunque misura e forma, sopravviva e prevalga sugli altri, tutti si sacrificheranno per il bene collettivo.”
“Gli esseri umani non sono così gregari.”
“Da quel poco che sappiamo di loro, questi sembrano esserlo. Se non per indole, almeno per scopi e volontà.”
Solo a quel punto Xemnas distolse lo sguardo da Zexion e annuì, lentamente ma con un cipiglio deciso. “Procedi pure. Ma stai attento che il Re non abbia piazzato qualche trappola sul pianeta di transito, quell'Earl. Se c’è stato, e tutto mi porta a credere che sia così, dubito che se ne sia andato lasciando il passaggio totalmente incustodito.”
Gli occhi di Xemnas corsero alle ultime due donne del gruppo di ologrammi; una coppia di prosperose bellezze dallo sguardo volitivo.
“E porta con te Marluxia e Axel, da quello che vedo lì, potresti averne bisogno.”


Artai, 19 marzo, ore 12.00

“Come fai a non riuscire a connetterti?”
Haruka Armitage fissò freddamente la schiena dell'uomo seduto davanti a lei, forsennatamente occupato a pigiare i tasti di un computer. Lui non le rispose ma si mise invece una mano dietro il collo, per strofinarsi una sottile placca argentata che gli correva lungo la spina dorsale. In cima, una lucetta blu brillava ad intermittenza.
Poi alzò le spalle irritato, lanciando uno sguardo alla donna bionda che giaceva accanto a lui, riversa su di una stretta brandina. Il lobo del suo orecchio sinistro era racchiuso nella morsa di un dispositivo a conchiglia, sul quale lampeggiava un'altra luce blu.
“È molto complesso” disse l’uomo. “Il loro firewall è impenetrabile.”
“Devi farcela” sibilò Haruka. “La Dottoressa Helene ci ha assicurato che tu sei il miglior hacker della Coalizione Est. Ti abbiamo voluto qui per quello, non certo per farti fare gratis una vacanza in montagna.”
Lui si girò a guardarla di sbieco, appoggiando il gomito allo schienale della sedia.
“Quello che è certo, Colonnello, è che i sistemi informatici di queste Otome sono molto più sviluppati dei vostri. Ho difficoltà a ricordare un server della Repubblica Occidentale che mi abbia resistito tanto.”
Il sarcasmo nel suo tono era così evidente che Haruka fece un passo avanti, decisa a fargli passare la voglia di scherzare a suon di ceffoni ma, in quel momento, si udì una porta aprirsi e la voce di Shinigami Helene risuonare lieve nella stanza.
“Lascia perdere, Haruka. Se Takeda dice che è impossibile è probabilmente vero.”
“Ma dobbiamo avere quei dati.”
“Insistere non ci porterà a nulla.”
La scienziata si avvicinò a Takeda, guardando prima la donna bionda poi lo schermo del computer.
“Qual è il problema, Capitano?” chiese all'uomo.
Lui alzò le braccia infastidito. “Lo stavo dicendo alla valchiria. Tutti i miei tentativi di crackare lo Shinso sono falliti. Nonostante sia riuscito ad interfacciarmi con la GEM di questa Otome abbastanza facilmente.”
Girò il pollice verso la donna svenuta. “Quelle finte pietre non sono altro che periferiche del sistema centrale, dalla struttura decisamente semplice. Sono dei client che gestiscono lo scambio di informazioni tra il server Shinso e le nanomacchine presenti nel corpo di queste donne, da una parte autorizzando e innescando la materializzazione dell'armatura, e dall'altra tracciando il comportamento e lo stato delle nanomacchine stesse.”
“E dell’organismo che le ospita” terminò la Dottoressa.
Haruka le sorrise tirata. “Quindi hai scoperto qualcosa anche tu?”
“Sì, dall’esame istologico sulle altre due è emerso che queste nanomacchine sono equamente distribuite nei loro tessuti, e ovviamente non sono removibili. Più o meno quello che ci aspettavamo.”
“Possiamo replicarle?”
La donna guardò preoccupata l'Otome bionda, mordicchiandosi una nocca. “Non ti nascondo che non sarà facile, a meno di non accedere allo Shinso. Il fatto è che i singoli componenti del sistema sono abbastanza semplici, ma è come funziona l'insieme che ci sfugge. Non è vero, Takeda?”
L'hacker annuì. “Sì, a prima vista non sono altro che i componenti, server e client, di un sistema wireless che funziona su input vocale del padrone della Otome. Da quello che ci ha spiegato il Colonnello De Artai, è il Master che dà il comando alla GEM di aprire il collegamento con lo Shinso, certificando il proprio status di padrone tramite il bacio dell'orecchino, ovvero il trasferimento del proprio DNA sulla GEM. A quel punto scatta il secondo livello, con la Otome che, a sua volta, attesta la propria identità urlando il comando ‘Materialize’. Solo in quel momento lo Shinso procede all'attivazione delle nanomacchine.”
Haruka indicò la donna sulla brandina. “Ma questa Sarah Gallagher qui è una Colonna, una che non ha bisogno della certificazione di qualcuno, giusto?”
“Sì” le rispose Yokho. “Lei, come tutte le Archmeister, può direttamente richiedere l'attivazione allo Shinso. Ma vedi, queste cose noi le sapevamo di già o le immaginavamo. Il problema è che speravo che un esame diretto sul corpo di un Pilastro, e sulla sua GEM, ci permettesse di scoprire qual è il comando esatto che viene dato dallo Shinso per innescare la materializzazione. Senza di quello queste nanomacchine non sono altro che strumenti diagnostici, identici a quelli che usiamo comunemente in tutti i nostri ospedali.”
Lo sguardo di Haruka sfumò dal tempestoso al pensoso mentre scorreva dall’Otome a Shinigami Helene. “E non possiamo forzare la materializzazione...”
Takeda e Yokho si scambiarono un’occhiata, e fu ancora lei a rispondere. “È teoricamente possibile, ma non voglio rischiare. Queste maledette nanomacchine sono sensibilissime ad ogni tipo di variazione nello stato fisico. Se somministrassimo droghe, od altro, alla ragazza lo Shinso potrebbe riconoscere l’alterazione e chiudere il collegamento. Non voglio rischiare che ci scoprano.”
Haruka incrociò le braccia. “Ci aspetterebbe il plotone d’esecuzione se dovesse succedere una cosa del genere, il Generale me l’ha promesso. E non possiamo nemmeno trattenere queste donne troppo a lungo. Il segnale di routine, che stiamo inviando allo Shinso dalle tre GEM, tra un po' insospettirà la tua omonima. Non crederà mai che stiano volando qui sopra da ore senza fare rapporto.”
Shinigami Helene sembrò soppesare la questione per alcuni interminabili secondi, poi, le sue labbra si torsero in una smorfia crudele. “Liberiamo la Gallagher. Takeda progetterà per quel sistema operativo un virus trojan, e lo nasconderà all’interno del programma di riconoscimento vocale della GEM. La prossima volta che l’Otome utilizzerà quel programma il trojan installerà un backdoor che ci invierà tutte le informazioni di connessione tra la GEM e lo Shinso, e avremo risolto il nostro problema principale.”
“E tu credi che un sistema così efficiente non abbia un’antivirus?”
All’obiezione di Haruka, Takeda si mise a ridere. “In questo caso, incredibilmente, il fatto che i nostri sistemi informatici siano meno avanzati dei loro costituisce un vantaggio. Il sistema fu costruito per difendersi da virus a base organica, ma i nostri sono incredibilmente più semplici, addirittura elementari in confronto, ma di fronte ai quali loro sono impreparati. Ovviamente attacchi diretti, come quelli che ho condotto sino a questo momento, sono stati respinti, ma se il virus non farà nient’altro che copiare le informazioni ed inviarcele non dovrebbero esserci problemi.”
Haruka sorrise selvaggiamente. “Procedete pure allora. Ma che ce ne facciamo delle altre due ragazze?”
“Intanto spostiamole da qui” le rispose Yokho. “Usiamo le porte dimensionali per spedirle in un altro punto di Earl dove sono stanziate nostre guarnigioni, cosicché, quando lo Shinso e il Garderobe le rintracceranno, non collegheranno la loro sparizione a questo posto. Io andrò con loro; è vitale per noi verificare l’ipotetica allergia delle nanomacchine al cromosoma Y, che io ritengo essere una sciocchezza galattica.”
“Non hai ancora controllato?”
Yokho annuì lentamente. “È stata la prima cosa che ho fatto su quei campioni. E, indovina, le nanomacchine, esposte direttamente sia a cromosomi maschili, che all’enzima PSA, non mostrano nessun segno di deterioramento. Non avevo dubbi su questo. E ciò mi fa supporre una sola cosa, cioè che questa sia solo una bugia che il Garderobe ha raccontato in giro negli anni. Proprio come ipotizzava il Colonnello De Artai.”
“Ma quindi come succede...”
“Io azzarderei una spiegazione” fece Takeda interrompendo Haruka, e le due donne si girarono verso di lui. “Il problema potrebbe essere il rapporto sessuale in sé e per sé. Le nanomacchine registrano ogni mutamento delle condizioni del corpo ospite, riportandole allo Shinso. Che magari è settato per disattivare automaticamente le nanomacchine stesse se dovessero entrare in contatto con i cromosomi maschili.”
Di fronte al silenzio dei due ufficiali l’uomo arrossì. “Beh, è l’unica spiegazione logica no?”
Improvvisamente, Haruka si mise a ridere. “É sicuro che è così, Capitano Masashi Takeda. E quando ne avremo la certezza matematica il Garderobe sarà nelle nostre mani.”
“Certezza che io ho intenzione di ottenere al più presto, Haruka” le disse Yokho duramente.
Di fronte al suo tono deciso però, Haruka si irrigidì. “Hai carta bianca con quelle due ragazze, Shinigami Helene, ma ricordati che sotto il mio comando non ho mai tollerato certe forme di tortura sessuale verso i prigionieri.”
L’altra alzò sbrigativamente le spalle. “Certo certo, non sei mica il Generale De Windbloom tu. Comunque non preoccuparti, non posso dire che l’onore di quelle Otome sarà salvo, ma ti assicuro che condurremo i nostri esperimenti nel modo meno traumatico possibile per loro. Anche perché è mia ferma intenzione far sì che, nonostante gli esperimenti, quelle due non perdano i loro poteri. È questo dopotutto il fine delle mie ricerche. E chissà che alla fine non ci ringrazino” terminò sorridendo maliziosa.
“Mi fa piacere sentirtelo dire. E comunque non credere che io sia mai stata tanto tenera con quelli da cui dovevo cavare delle informazioni.”
Shinigami Helene la guardò di soppiatto, dissimulando un altro sorrisetto. “Lo so, l’ho sentito dire da quei pochi disgraziati che sono tornati a casa a Zipang dalle prigioni della Repubblica Occidentale.”
Di fronte allo sguardo burrascoso di Haruka, la Dottoressa alzò una mano. “Lascia perdere, sono storie vecchie. Rimane il fatto che abbiamo un nemico comune ora, che la sinergia tra i nostri due grandi paesi potrà sicuramente sconfiggere. A proposito, riuscirai a comunicare al Generale De Windbloom questi risultati preliminari?”
“Vedrò quello che si può fare. L'ultima comunicazione, ricevuta una mezz'ora fa, diceva che la stavano per prendere in consegna e portare al Garderobe.”
“Bene. Riferiscile anche che gli esami comparati tra i campioni prelevati ai regnanti sotto contratto con il Garderobe, e quelli delle Otome, hanno dato esito positivo. Sono certa che è una notizia che la interesserà molto.”
Un ghigno sfigurò il volto fiero del Colonnello Armitage. “È vero quindi? Anche nei corpi dei Master hai ritrovato lo stesso tipo di nanomacchine?”
“Molto simili. Ci vorranno altri test, e avrò soprattutto bisogno di esaminare qualcuno dei soggetti nel momento in cui sono connessi alle rispettive Otome, ma posso già tranquillamente affermare che quelle nanomacchine sono essenziali per far sì che il dolore patito da uno dei due, durante i combattimenti, si rifletta sull'altro.”
“E per uccidere il Master nel caso l'Otome perisca” terminò Haruka.
“Esatto. Probabilmente è perché le nanomacchine, per materializzare armi ed armatura, utilizzano energia mitocondriale sia dell’Otome che del Master, e qualunque interruzione improvvisa di questo circuito, senza che il collegamento sia chiuso con la corretta procedura, dissolve semplicemente le cellule con qualcosa che potrebbe essere un flusso energetico di ritorno. Ma la cosa forse più interessante è che le nanomacchine nel corpo del Master si comportano esattamente come quella della sua Otome e, anche in stato di quiete, trasmettono continuamente dati sul soggetto allo Shinso.”
Haruka stavolta si piantò i pugni sui fianchi e sgranò gli occhi. “Questa Fumi sapeva decisamente il fatto suo.”
“Sì. Soprattutto perché, anche in questo caso, nulla dovrebbe impedire allo Shinso di controllare da remoto le nanomacchine, magari innescando la smaterializzazione.”
“Strano però che non l'abbiano fatto con Nagi; era un nemico temibile per loro e, da quello che ci ha raccontato lui, la sua Otome era rimasta gravemente ferita in battaglia. Potevano approfittarne e toglierlo di mezzo.”
Yokho sorrise alzando gli occhi al cielo. “Credo che i tempi siano diversi da quelli di Fumi, e magari non hanno avuto il coraggio di uccidere un bambino. Oltretutto, nel rapporto del Colonnello De Artai, c'erano scritte due cose degne di nota: una, che ad un certo punto della battaglia qualcosa aveva interrotto il collegamento tra i vari Master e le Otome, due, che la pietra incastonata nel suo anello aveva perso la sua lucentezza. Probabilmente è stato quell'insieme di circostanze a salvargli la vita visto che, come sai, nel suo organismo le nanomacchine esistono ma sono inattive.”
“E, secondo te, è uno stato che può essere invertito?” chiese Haruka con un sogghigno. “Sai com’è, non mi dispiacerebbe vederlo sparire nel nulla una volta conquistato il Garderobe.”
“Non vedo perché no.”
Haruka non nascose una decisa espressione soddisfatta. “Bene, ma di questo penseremo più avanti.” Fissò Shinigami Helene negli occhi. “Tornando a noi, abbiamo tutto quello che ci serve per avere in pugno quel covo di donnette. I regnanti di questo pianeta, anche quelli a loro favore, chissà come reagiranno quando sapranno di essere stati tenuti al guinzaglio per decenni.”
“Credo molto male” le rispose la Dottoressa con un sorriso serafico.
“Conto su di te. Ho sprecato un RX per catturare questa tizia; il suo pilota era uno dei miei uomini migliori, e chissà quanti dovranno ancora cadere prima della fine. Io esigo che queste donne paghino.”
“Succederà, te l'assicuro. E comunque non accadrà più di perdere un RX in uno scontro diretto, o nessun altro mezzo. Ho scoperto che le nanomacchine generano, attorno ai corpi delle Otome, uno scudo che funziona sullo stesso principio di un campo di stasi, anche se su una frequenza diversa. Ti darò le specifiche. Con i generatori individuali non è qualcosa che può essere mantenuta per lunghi periodi ma, probabilmente...”
Haruka la interruppe alzando una mano. “Quel tanto che basta per abbatterle ci sarà sufficiente. Va bene, mi fido di voi, fate del vostro meglio.”
Poi si girò sui tacchi e se ne andò, mentre dietro di lei Yokho e Takeda si scambiavano un sorriso soddisfatto. Perché le sfide scientifiche che li attendevano erano estremamente avvincenti.


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Note: i Nobody sono un'invenzione della Square Enix e i nemici principali del videogioco Kingdom Hearts. Date la colpa a Solitaire se quelli di Earl se li ritroveranno sul loro pianeta, perché sono veramente temibili ;-)
Ai fini della mia storia non c'è molto da sapere su di loro, più di quello che ho scritto in questo capitolo ma, se volete maggiori informazioni e vedere che faccia hanno questi personaggi, questo è il link che fa per voi http://kingdomhearts.wikia.com/wiki/Organization_XIII Oltre che, ovviamente, Exuviae di Solitaire, che non mi stancherò mai di definire eccezionale http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=127736

Recensioni: grazie sempre a tutti, vecchi e nuovi lettori!
Cara Frozen, sì, credo anch'io che sarebbero una bella coppia, Nina e Nagi, peccato che lui pensi troppo al lavoro e poco alle donne. Ah... i giovani d'oggi!
Un grazie per la recensione anche a Chiarucciapuccia. Nagi ha chiamato “cagna” Shizuru ma, pensa, visto dove è vissuto negli ultimi dieci anni, secondo me poteva andarle anche peggio. ;-)

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Capitolo 10
*** Dissoluzione ***


Dissoluzione


Un altro ciclo stava finendo, ma a Mikoto dopotutto non importava. Earl era passato attraverso molteplici crisi, nella lunghissima vita che le era stata garantita, e la Dea Gatto era certa che il pianeta avrebbe superato indenne anche questa.
Agitò il piede nello stagno sui cui bordi era seduta, guardando pigramente le carpe disegnare morbide ellissi colorate sotto il bordo della superficie. Pensandoci bene, la scomparsa delle Otome non sarebbe stata, dal suo punto di vista, chissà che perdita.
'È ora che il destino torni nella mani di tutti gli abitanti di Earl. Le giovani principesse si sono sacrificate abbastanza per questa gente.'
Una carpa fu abbastanza temeraria da avvicinarsi alle sue dita, ma Mikoto la spinse via, osservandola perdersi tra le canne.
Si sdraiò sull'erba, e chiuse gli occhi appoggiando un orecchio contro il terreno.
'Non è del tutto un male che i nostri gemelli di Earth siano giunti qui proprio ora. Ma anche gli altri stanno arrivando, è il cuore stesso del pianeta che me lo sussurra impaurito. E non c'è nulla che noi e quelli di Earth potremo fare da soli, contro quelli cui quel buffo esserino alieno mi mise in guardia, così tanti secoli fa.'
Mikoto si rialzò, sentendo la voce di Mai che la chiamava insistentemente.
Un sorriso immenso deformò i lineamenti da bambina della Dea Gatto che balzò prontamente in piedi. Sarebbe andata a trovare Natsuki Kruger, ma non prima di aver gustato un buon piatto di ramen.


Windbloom, 19 marzo, ore 18.00

Se c’era cosa che il Generale De Windbloom doveva riconoscere a Natsuki Kruger era l’estrema velocità con la quale prendeva le sue decisioni. La guardò correre avanti e indietro sotto gli schermi che trasmettevano immagini dal confine tra Florince e Lutesia Romulus, con l’orecchio perennemente incollato ad un telefono. La Direttrice non aveva fatto altro nel corso delle ore precedenti, cercando di mediare ad un’invasione quanto mai possibile, che era stata un fulmine a ciel sereno per tutto il Consiglio. Soprattutto quando alle armate di Romulus si erano unite quelle di Remus, decise a seppellire il loro ancestrale odio reciproco per fermare l’avanzata di un nemico comune. Questo era qualcosa che Mashiro non aveva previsto, ma che andava completamente a suo favore.
Si rilassò contro lo schienale della confortevole poltroncina sulla quale Natsuki le aveva ordinato di accomodarsi, chiedendosi quanto ci avrebbero messo Yokho e Takeda a crackare lo Shinso e a scoprire il codice per la materializzazione. A questo proposito, più tempo le schermaglie tra Florince e due regni di Lutesia fossero durate, meglio sarebbe stato per i suoi uomini.
“Ti consiglio di richiedere truppe da Aries come forze di interposizione” urlò a Natsuki per superare la cacofonia dei telefoni che squillavano. “O quelli tra poco se le daranno di santa ragione.”
Il consiglio non richiesto le guadagnò un'occhiata furibonda da parte della Direttrice, che le fece piegare le labbra in un sorriso sarcastico.
Alzò gli occhi agli schermi che costellavano la sala, ma su nessuno comparivano le Otome dei rispettivi schieramenti. I suoi agenti avevano suggerito al regnante di Florince di non mandare in campo le sue guerriere, cosa che avrebbe causato un'escalation del conflitto, ed erano stati ascoltati.
'Scommetto che a quel vecchio lagnoso è bastata l'esperienza della passata guerra. E così anche a tutti gli altri, immagino, considerato che neppure le loro guerriere sono in vista. Il trattato per la limitazione delle Otome non ha fatto altro che sancire un dato di fatto; perché, checché ne dica il Garderobe, i governanti di Earl sono stanchi di rischiare la pelle in prima persona ogni volta.'
Mashiro sorrise al pensiero di quello che Yokho aveva scoperto.
'La conferma di tutti i nostri sospetti. Non poteva essere altrimenti. Chissà cosa ne penseranno i nostri alleati e gli stati neutrali, ai quali i nostri agenti stanno facendo pervenire i risultati degli esami.'
I suoi occhi verdi guardarono incuriositi la sfilata di antiquati carri armati che stava passando sugli schermi. Florince era uno degli stati più avanzati e ricchi, superato solo da Aries, ma quello che stava vedendo avrebbe potuto essere annientato dalle divisioni di Haruka in meno di un'ora.
'I panzer del nostro Colonnello Armitage non dovrebbero incontrare molte difficoltà neppure contro le forze della sua controparte su Earl. Forse dovrei offrire a Natsuki le mie truppe, sicuramente sarebbero più efficaci. Oltretutto, non hanno la benché minima cognizione del concetto di sicurezza, visto come hanno lasciato entrare me, la loro nemica numero uno, nel luogo deputato alla difesa planetaria.'
Appoggiato il gomito sul tavolo, e il mento sul palmo della mano, il Generale Mashiro si rilassò. 'Beh, certo, a meno di non assumere che loro non mi considerino per niente una nemica. Non posso dargli torto. Dopo quello che gli abbiamo mostrato, quegli esseri in nero hanno efficacemente sviato l'attenzione del Garderobe dai nostri veri fini.'
Per un attimo la donna dimenticò il conflitto imminente pensando che, a quel punto, solo l'ottenimento di un paio di cose li divideva dal successo della missione: il codice al quale stava lavorando Takeda, e l'arma che solo Earl, di tutti i mondi che avevano visitato, possedeva.
'Aveva posseduto' si corresse, pensando che l'esimia Direttrice, come ultimo atto per mettere fine alla guerra con Artai, si era personalmente presa la briga di incenerire l'Harmonium.
'Folle. Un qualcosa di così potente da creare una deformazione controllata di tempo e spazio.'
Quando Nagi gliene aveva parlato per la prima volta lei aveva pensato che ricordasse male. Ma Yokho aveva confermato le parole dell'albino.
'Un gigantesco acceleratore di particelle, così l'ha chiamato Yokho. Ne ho visti su altri pianeti, ma sono strutture usate per la ricerca, e mai come strumento di offesa. E lo posso capire, considerato che quella è un'arma che avrebbe le potenzialità di aprire dei veri e propri buchi neri nel tessuto spazio-temporale. Che sia con quella che i portali furono creati?'
L'attenzione di Mashiro tornò su Natsuki. Non poteva perdersi in sogni di gloria di quel genere, non prima di aver recuperato il progetto dell'Harmonium.
'Un prototipo sarebbe chiedere troppo, sono passati troppi anni e pare che la geografia del pianeta sia cambiata nel frattempo. Ma all'arma definitiva ci avranno dovuto lavorare per mesi, anni magari, e in giro ne deve essere rimasta per forza una traccia. E se un progetto esiste deve essere custodito in quella che chiamano la Biblioteca Proibita, lo scrigno di tutto il loro sapere. Accedervi è la parte più difficile della missione, ma riusciremo a farcela, a costo di radere al suolo le mura di questo posto.'
Sorrise dietro le spalle di Natsuki. 'Te lo prometto, Direttrice.'

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“È confermato, Direttrice, il Re di Florince ha lasciato Windbloom insieme alla sua Otome.”
Natsuki strinse i denti, contrariata da quello che vedeva sullo schermo e da quello che le stavano riferendo, nella più totale impossibilità di intervenire.
'Non è poi così male che non l'abbia mandata sul campo, ma mi chiedo cosa abbia scatenato questo attacco improvviso.'
Lanciò un'occhiata di sbieco alla condottiera di Earth, maledicendo il momento in cui le aveva dato il permesso di atterrare. 'Ci devono essere per forza loro dietro. O, quanto meno, quelli di Florince sono stati istigati dalle loro parole.'
Si girò verso la donna, le mani appoggiate saldamente sui fianchi.
“Qualunque cosa succeda, sappi che vi riterrò responsabili.”
Mashiro le rimbalzò uno sguardo di pura sorpresa. “Ah sì?”
“Contaci. Quello che avete detto in Consiglio ha frantumato il fragile equilibrio che avevamo, con difficoltà, creato dopo la guerra con Artai. E perché poi? Qual è il vostro maledetto tornaconto?”
“Direttrice, le divisioni di entrambi gli schieramenti si sono fermate. Lo Shinso riporta che le Otome di Florince, Lutesia Romolus e Remus hanno attivato le vesti. Si trovano tutte nello stesso posto.”
Natsuki riportò la propria attenzione sulla collaboratrice. “Dove?”
L'espressione della donna si fece confusa. “Il Palazzo reale di Florince.” Poi fece correre veloce le dita sulla tastiera, mentre il suo sguardo si incupiva ancora di più. “Ovviamente anche il Re e la Regina dei regni di Lutesia sono là.”
“Mettimi in contatto con loro.”
Qualche secondo dopo, su uno degli schermi apparve il volto provato del Re di Florince.
“Direttrice” scandì come se un peso gli opprimesse il torace.
“Mi vuole spiegare cosa sta succedendo? Perché avete lasciato Windbloom? Cosa significa quello spiegamento di truppe contro i vostri vicini?”
“I nostri cannoni non sono diretti contro di loro, Direttrice. Ci stiamo solo preparando ad affrontare la minaccia che quelli di Earth hanno portato alla nostra attenzione.”
“E pensate di farlo da soli? Abbandonando il Consiglio e le altre nazioni? Ritornate immediatamente a Windbloom!”
Natsuki vide distintamente il Re irrigidirsi. “Se permette” lui le rispose, con un tono nel quale trapelava una vena di paura abbastanza palpabile. “Non aveva senso rimanere oltre a Windbloom, sedendo senza far niente in attesa che quegli esseri calino su di noi.”
“Sembra molto convinto che tutto quello che ci hanno raccontato quelli di Earth sia la verità.”
“Dica pure fermamente convinto.”
Le sue parole erano state talmente salde che Natsuki si chiese se l'uomo non disponesse di informazioni supplementari.
“E in grazia di cosa? Di un filmato che potrebbe essere falso e delle parole di quelli che hanno ospitato il nostro peggior nemico?”
Charles de Florince si mise a ridere. “Non ho ragione di credere che ci abbiano mentito, non avrebbero avuto nessun motivo per farlo. Credo invece che ci abbiano messo in guardia e che noi, come sempre, stiamo qui a discutere invece di prepararci, pensando che anche questa volta il Garderobe ci possa salvare.”
“Prima di prepararci sarebbe meglio assodare quanto, di quello che ci hanno rivelato, è vero e, in ogni caso, stabilire un piano d'azione comune. Per questo io la invito a ritornare a Windbloom” malgrado la rabbia, Natsuki cercò di usare il suo tono più conciliante, nonostante avvertisse dentro di sé la fortissima sensazione che qualunque cosa avesse detto sarebbe stata invano.
Confermando il suo presentimento, il Re di Florince scosse la testa. “È inutile. In questo momento i miei colleghi sono qui, e le prometto che farò di tutto perché ragionino.”
“A che pro? Per schierarsi da soli contro gli alieni, se mai esistessero?”
“No, per convincere il Garderobe a darci tutti i mezzi per difenderci.”
Natsuki si sentì gelare. “Intende dire...”
“Quegli esseri sono legioni, poche Otome non basterebbero mai a difendere tutto il pianeta. E io non posso mettere la vita dei miei sudditi a repentaglio per un sistema di valori oramai sorpassato. Io chiedo, e dopo che avrò parlato con loro sono sicuro che anche i regnanti di Lutesia saranno d'accordo con me, che il Garderobe metta a disposizione liberamente la tecnologia dello Shinso.”
“Sa benissimo che, anche se lo facessimo, i requisiti non cambierebbero. Quanti dei vostri soldati sono qualificati per diventare Otome?”
“Se è per questo quelli di Earth ci possono aiutare a risolvere il problema.”
Natsuki sorrise. “Ripone molta fiducia in gente che è arrivata solo un paio di giorni fa sul nostro pianeta. Per quello che ne sa lei, potrebbero essere loro gli invasori, e qui solo per rubare la nostra tecnologia.”
Il Re arrossì, ma non si lasciò prendere in contropiede dalla risposta sarcastica della Direttrice. “Potrebbero ma, finora, tutto quello che hanno proposto va sì a loro vantaggio, ma anche di quello di tutti gli abitanti di Earl. E non solo di una ristretta minoranza di nobili e fanciulle vergini.”
'Chi l'averebbe mai detto di sentire parole così rivoluzionarie sulle labbra di uno degli uomini più spocchiosi di questo pianeta.'
Natsuki dovette mordersi la lingua per non dirglielo in faccia. “E cosa farete se non acconsentiremo?” chiese invece.
“Firmeremo un trattato separato con quelli di Earth. Voi non ci potete impedire di acquistare tutte le armi che noi reputiamo indispensabili alla nostra sopravvivenza. Ci risentiremo domani, Direttrice, la prego di meditare sulle mie parole.”
Con quello l'uomo chiuse il collegamento, lasciando Natsuki a fissare pensosa lo schermo nero. “Direttrice” dietro di lei udì la voce di Yokho. Si voltò quasi svogliatamente, sfiorando con lo sguardo Shizuru che esibiva la sua aria più calma, perfetto schermo per la sorda irritazione che invece, Natsuki era certa, stava consumando la Meister Viola.
'E come posso darti torto, amore mio?'
“Che c'è adesso?”
“Una cosa strana. I segnali di Sara Gallagher, e delle due Otome che l'accompagnavano, sono scomparsi per un attimo, poi solo quello di Sara è riapparso. E stiamo ricevendo dati preoccupanti sulla sua salute.”
“Manda qualcuno a recuperarla. E cerca di riagganciare il segnale delle altre due ragazze.”
Mentre un dubbio atroce si faceva strada dentro di lei, fissò il volto serafico del Generale De Windbloom. Non poteva essere un caso. Quelli di Earth erano implicati per forza in tutti quegli avvenimenti, l'alternativa era che i misteriosi nemici fossero già lì.
“Oggi oramai è tardi” disse il più fermamente possibile a Shizuru, senza smettere di guardare Mashiro. “Convoca il Consiglio per domani, dobbiamo risolvere questa faccenda il prima possibile.”


Zipang, 19 marzo, ore 20.00

Takumi Tokiha alzò gli occhi stanchi dal fascicolo di documenti, posandolo sulla ragazza che, seduta alla sua stessa scrivania, aveva finito da un pezzo di leggere un simile plico. E che, nell'attesa che lui terminasse, l'aveva usato per fare graziosi origami.
Takumi sorrise triste, prendendo tra il pollice e l'indice un delicato simulacro di airone. “Qualcosa mi dice che tu non abbia apprezzato le cose scritte lì.”
Akira, la sua amante e guardia del corpo, strinse gli occhi a mandorla, prendendo tempo per terminare un ultimo unicorno. “Dovrei, forse? Ti rendi conto che quelle donne ci hanno ingannato per anni? Centinaia di anni? Sacrificando le giovani migliori di Earl per...”
“Noi le sapevamo di già, quelle cose” lui le rispose quietamente.
Per qualche secondo il silenzio scese su di loro, rotto infine dal grido di Akira. La ragazza scattò in piedi, appoggiando di piatto i palmi delle mani sul tavolo.
“Ma che dici? E come fai a prendere tutto così con calma? Ti rendi contro che questa è una notizia rivoluzionaria che sconvolgerà il nostro pianeta?”
Il sorriso di Takumi non si spense, anzi, il giovane sfiorò delicatamente il dorso della mano della sua compagna. “No, sono certo che c'è una ragione perché Fumi e la prima Direttrice del Garderobe imposero il segreto su questo dettaglio.”
Al sentire quel termine Akira borbottò qualcosa di intelleggibile, mentre Takumi continuava la sua difesa.
“Akira, quelli di Earth cercano di farle passare per cospiratrici, ma ricordati che è grazie a loro se il nostro mondo ha goduto di trecento anni di pace. Cosa che non si può dire dei nostri gemelli venuti da un altro universo.”
Akira abbassò gli occhi e tornò a sedersi, stringendo le mani a pugno davanti a lei. “Non cambia il fatto che è anche colpa loro se tua sorella è stata così cambiata dal suo soggiorno a Windbloom da non volere più tornare a casa.”
“Non importa, Mai è adulta e ha fatto una scelta, che non tocca a noi mettere in discussione. Abbiamo già sofferto troppo, io e lei.”
Un'espressione dolente emerse sul viso del giovane. “La ragione per cui noi sappiamo queste cose è perché il nostro popolo rinunciò, come il resto di Earl, alla tecnologia, ma non alla conoscenza. Quella, non permettemmo che ci venisse tolta, anche se lo studio di saperi come la genetica, la bionica, e le nanotecnologie, rimasero appannaggio della sola famiglia reale. Per questo il nostro popolo non ha mai avuto Otome, perché la mia famiglia non ha mai desiderato sacrificare giovani fanciulle in nome della propria sicurezza. Mio padre lottò strenuamente contro la decisione di Mai, arrivando al punto di cacciarla di casa. Non voleva che le venissero impiantate quelle cose...”
Akira, quasi meccanicamente, riempì un bicchiere d'acqua e glielo porse, arrossendo senza un'apparente ragione.
“È per quella stessa ragione che tuo padre rifiutò la mia iscrizione?”
“Sì. Preferì che fosti addestrata come un ragazzo dai ninja più esperti per diventare la mia inseparabile guardia del corpo.”
“Ma come Otome ti sarei stata più utile... e poi loro...” la ragazza non riuscì a terminare perché Takumi, improvvisamente, si sporse e le depositò un leggero bacio su una guancia. “Basta, Akira, ne abbiamo già parlato fin troppo” le sussurrò, facendola arrossire ancora di più. “Non importa se quelle sono eleganti, hanno vesti raffinate e nomi altisonanti. Ricordati quello che hai letto lì, ora lo sai anche tu quello che sono veramente. Il loro destino è una tragedia che io non avrei mai voluto per te. E poi... come avrei fatto ad amarti?”
Lei gli rispose solo con un cenno della testa, mentre si sfregava gli occhi lucidi. “Va bene. Ma che diremo a quella donna?”
“Che con noi i loro giochetti non funzionano.”
Takumi sollevò la cornetta del telefono. “Iori, puoi far entrare il Colonnello Okuzaki.”


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Recensioni: come sempre grazie a tutti!
Cara Hinata, la reazione di Kazuya e Akane sarebbe fin troppo scontata, secondo me. Prima farebbero quello che devono fare e poi procederebbero con il picchiare lo staff del Garderobe. Esattamente in quest'ordine! ;-) Quanto a Nagi... beh... anche secondo me Haruka e Yokho la stanno facendo troppo facile!
Solitare... lo sapevo che il capitolo precedente ti sarebbe piaciuto! Tra l'altro ti devo ringraziare visto che senza le nostre chiacchierate certe cose sui cromosomi e le nanomacchine non mi sarebbero mai venute in mente, per tacere della calata dei Nobody sul pianeta Earl. Sono lieta che Yokho e Takeda ti piacciano, beh... Takeda in effetti piace a molti lettori e la cosa mi può solo fare contenta. Penso che sia uno dei personaggi più sottovalutati del fandom, dato che nella serie ci viene presentato comunque come un ragazzo con una certa integrità e senso dell'onore (insomma, dopotutto è il capitano della squadra di kendo!!) poi, poveretto, che sia stato bollato come uno sfigato pervertito solo per il fatto che sviene alla vista del suo amore proibito è una cosa che proprio non tollero. Spero di avergli ridato un po' di dignità. ^_^
Ti ringrazio Chiarucciapuccia per aver continuato la lettura nonostante i tecnicismi. Purtroppo erano necessari al proseguimento della storia, che è nata anche per cercare di spiegare (e sopratutto di spiegarmi) tutte le cose strane che ci raccontano in Mai Otome su GEM, Shinso e altre questioni. Come scrisse Arthur C. Clarke “Any sufficiently advanced technology is indistinguishable from magic”, e quello che succede su Earl credo che rientri proprio in questo caso. Nagi e Shizuru... ma pensa, io sono convinta che lui la trovi piuttosto terrorizzante, come qualunque persona che basa le proprie azioni sulla logica estrema potrebbe pensare di un'altra che invece, da un certo punto in poi, diventa completamente irrazionale. Però non sono proprio certa che non potrebbero andare d'accordo. Dopotutto, per entrambi, il fine giustifica più che ampiamente i mezzi. ;-)
Frozen... a te posso giusto dire, dopo quello che ti ho scritto privatamente, “sto lavorando per te”.

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Capitolo 11
*** Lascito ***


Lascito


Zipang, 19 marzo, ore 20.30

“Glielo ripeto, Colonnello, noi non tradiremo il Garderobe, per nessuna ragione. Se una guerra dovesse scoppiare, ci vedrebbe al loro fianco. Con voi, spererei, considerato quello che dovremo probabilmente affrontare.”
“Questo, Shogun, è purtroppo qualcosa che io non posso garantirle.”
Akira trattenne il fiato, mentre i suoi occhi non lasciavano il volto fermo del Colonnello Okuzaki. La donna, più alta e di qualche anno più vecchia di lei, poteva essere sua sorella maggiore, ma il suo sguardo e il suo tono avevano una durezza che Akira non si sarebbe mai augurata per sé stessa. Nonostante quello il Colonnello aveva ascoltato cortesemente il fermo rifiuto di Takumi a collaborare con loro ed, eventualmente, ad assistere le loro truppe.
“Allora io e lei non abbiamo più nulla da dirci, Colonnello.”
Il giovane Shogun si alzò, velocemente seguito da Akira e dalla donna di Earth. Che, con grande sorpresa della kunoichi, si esibì in un perfetto inchino. Quando alzò la testa, i suoi occhi ametista si posarono su Akira, addolcendosi leggermente.
“Grazie comunque per avermi concesso questo colloquio. Vi auguro... un futuro sereno.”
Akira stette per qualche secondo in silenzio, a guardare la porta dove la donna era scomparsa. “Pensavo peggio. E, hai notato, non aveva la stessa divisa di quelli che sono comparsi a Windbloom.”
Accanto a lei, Takumi si appoggiò il mento sulle mani giunte. “No. Viene da quella che chiamano la Coalizione Est, l'equivalente di Zipang su Earth. Però... non ti sembra che i suoi occhi fossero molto tristi?”
Akira scosse la testa. No, lei non aveva notato nulla, ma doveva ammettere che Takumi era un osservatore migliore di lei, e sicuramente più sensibile.
'Ma, in ogni caso, qualunque cosa siano venuti a fare, non mi piace. Meglio stare in guardia.'

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Il Colonnello si accomodò sul flyer, lanciando una rapida occhiata al castello dietro di lei. Ammise con rimpianto che la sua struttura non era poi così diversa dal palazzo che lei era abituata a chiamare casa che, dopo sette mesi passati su Earl, cominciava a mancarle. Ma, prima di andarsene, c'era una promessa che doveva mantenere.
'Takumi... il tuo ultimo desiderio fu che io venissi qui a proteggere questa gente dalle trame di quelli della Repubblica Occidentale. Tu non ti sei mai fidato di loro...'
“Iori” fece al suo attendente. “Diffondi l'ordine di dispiegare le truppe attorno alla capitale. E che gli RX siano pronti a volare al mio comando. Questa gente non ha Otome e, in caso di un'invasione, dovremo pensare noi alla loro difesa.”
“Colonnello, è consapevole che questo va contro gli ordini del Generale De Windbloom?”
“Non esattamente. Il Generale mi ha solo ordinato di far passare Zipang dalla nostra parte, e per farlo devo provare allo Shogun che si può fidare di noi. Non trovo miglior modo che assistere il suo popolo nel momento del bisogno. Oltretutto, le truppe stanziate qui provengono dalla Coalizione Est, sono quindi direttamente sotto il mio comando. Mi prendo io la responsabilità di quello che può accadere con il Generale.”
“Che ci disse anche che dovevamo impegnarci solo se costretti, ed essere pronti ad un eventuale ripiegamento improvviso.”
Akria sorrise alle obiezioni dell’uomo. “Lo so, Maggiore. E ciò mi prova solo che quel demone dai capelli ametista ha in mente qualcosa di losco.”
Lasciò poi vagare lo sguardo fuori dal flyer. “Non posso dimenticare che mio marito, per quanto buono, mi disse in punto di morte di non credere mai ciecamente ai nostri alleati. E sia il Generale De Windbloom, che il suo entourage, non ha fino ad ora fatto, né detto nulla, per farmi cambiare idea. Quindi, io credo ancora a mio marito.”
'Dopotutto, eri tu il più sensibile tra noi due.'


Windbloom, 20 marzo, ore 7.30

Attorno alla tavola il silenzio era totale, disturbato solo dal suono delle voraci fauci di Mikoto al lavoro. Shizuru Viola prese un sorso di tè, nascondendo dietro la tazza uno sguardo che cominciava a farsi esasperato.
La sera prima aveva convocato il Consiglio per le nove di quella mattina, ed era andata a letto decisa a concedersi, e a garantire a Natsuki, finalmente un'intera notte di sonno. Che fosse stata svegliata anzitempo con la notizia che Mikoto e Mai erano a Windbloom, e che la Dea Gatto voleva vedere la Direttrice, era già stato abbastanza scocciante, ma che ora tutti dovessero attendere, per conoscere il motivo della visita, che Mikoto avesse finito di mangiare era al limite della tollerabilità. Anche perché, come di consueto, l'appetito della Dea Gatto sembrava insaziabile.
Shizuru si terse le labbra, guardando di soppiatto Natsuki. La sua amante aveva un'aria decisa, che non riusciva però a nascondere la stanchezza. Stava passando giorni tremendi, e Shizuru sapeva che c'era ben poco che al momento potesse fare per aiutarla, se non starle vicino e offrirle il suo sostegno incondizionato. Ancora una volta, tuttavia, la seconda Colonna del Garderobe si chiese se fosse giusto che l'equilibrio di un intero mondo gravasse sulle spalle di un gruppo di ragazze poco più che adolescenti, e sulla loro altrettanto giovane Direttrice. Ne avevano parlato a lungo, lei e Natsuki, sia in passato che, soprattutto, dopo il ritorno di Natsuki da Earth; mentre la Direttrice era ancora convinta che le Otome fossero l'unico baluardo contro il caos, Shizuru ne era sempre meno sicura, se mai lo era stata.
Per quanto la riguardava, la sua fedeltà lei l'aveva giurata a Natsuki, prima ancora che al Garderobe, e non avrebbe esitato a gettare al vento il suo titolo da Meister Otome, e la sua vita, se la cosa fosse servita a salvare la sua amante dal pericolo.
'Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Da quello che ho letto l'atto di Fumi fu l'estremo tentativo, in un momento di grave emergenza, di salvare il pianeta dalla catastrofe, ma credo che neanche lei avrebbe voluto che questo stato di cose continuasse per secoli. Il popolo di Earl ha totalmente abdicato alla propria sicurezza lasciandola nelle mani dei loro sovrani e di noi Otome, convinti che saremmo sempre intervenuti a salvarli. Con il risultato che gli eserciti convenzionali sono oramai una massa di incompetenti, incapaci di difendere persino i confini dei propri stati, e alla mercé di chiunque disponga di armamenti e motivazioni forti abbastanza da dichiarare guerra ai propri vicini, come si è visto durante la guerra con Artai. E ora si sta ripetendo la stessa cosa.
'Le divisioni di Earth non reggono il confronto con noi Otome, ma non potremmo fare nulla se decidessero di attaccarci in massa con tutto quello che hanno a disposizione, per non parlare dei misteriosi esseri in nero. Le Otome sono nate per proteggere il proprio Master, non l’intero pianeta.'

Shizuru sollevò gli occhi per fissare, dall'altra parte della tavola, la Regina Mashiro.
'È stato per una fortunata concatenazione di eventi che quella volta non abbiamo perso, e quanto vorrei che tutti se ne rendessero conto. Se Miyu e gli Aswald non fossero giunti in nostro soccorso, se Nina non fosse stata incapace di governare l'Harmonium, se Arika non avesse trovato dentro di sé la forza di distruggere sua madre, in questo momento al posto di Mashiro ci sarebbe qualcun altro.'
I suoi occhi amaranto sfiorarono Nina, che aveva a malapena toccato la sua colazione e quasi mai alzato lo sguardo dal piatto, e si posarono sull'ultimo commensale. Le sfuggiva il perché Mikoto avesse voluto lì con loro anche il Generale De Windbloom, d'altronde, i processi mentali seguiti dalla Dea Gatto erano un mistero per lei, anche se non c'era nulla che la ragazzina più vecchia di Earl sembrava fare senza una ragione.
L'attenzione di Shizuru fu richiamata proprio da Mikoto che, posando rumorosamente la forchetta, segnalò che almeno per le prossime tre ore non avrebbe avuto bisogno di ulteriore cibo.
La vide scoccare un'occhiata grata a Natsuki, e Shizuru sorrise. Per quanto si comportasse come un'adolescente inselvatichita, il suo sguardo nascondeva una saggezza e un potere che andavano al di là dei suoi anni e del suo aspetto; da quello che le aveva raccontato Natsuki, Mikoto si aggirava su Earl da molto prima che le Otome entrassero in scena. L'Incantevole Ametista posò la tazza, in fervente attesa delle rivelazioni promesse dalla Dea Gatto.
'Ha affermato di sapere chi sono i nostri nemici e cosa vogliono da noi. Spero che ci chiarisca cosa sta succedendo e che, soprattutto, queste nuove informazioni ci portino ad una soluzione.'

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“No, non sono esseri umani, anche se una volta lo sono stati.”
Natsuki si sporse verso Mikoto. “Ma ne hanno la forma”.
“È solo un simulacro. Sono tutto ciò che rimane di un essere umano quando il cuore si separa dal resto del corpo. Indietro rimane solo un fantoccio dotato di volontà, ma una volontà talmente potente da permettergli non solo di vivere, ma di modificare la realtà a suo piacimento.”
Natsuki e Shizuru si scambiarono un'occhiata perplessa. “Il cuore?”
A quell'obiezione Mikoto scosse le spalle, intrecciando le mani dietro la testa. “È metaforico. Puoi chiamarlo energia vitale se lo vuoi. O coscienza. Alcuni lo chiamano anima. È ciò che ci dà emozioni e sentimenti. Tutto ciò che nasce e ha una discendenza possiede un cuore, anche i pianeti e le stelle ne hanno uno.”
“Ma senza l'anima un corpo dovrebbe morire...” pigolò Mashiro, che sembrava in fervida attesa di una risposta. Non così Nina, nei cui occhi si poteva leggere un'ombra di diffidenza, e sicuramente non la Mashiro di Earth.
Il Generale guardava Mikoto come se fosse una pianta esotica, sbirciando ogni tanto Natsuki come per accertarsi che la donna non stesse credendo ad una sola parola della Dea Gatto. Cosa che in effetti la Direttrice sembrava non voler fare.
“Quelli invece mi sembrano particolarmente vispi” fece notare a Mikoto.
La ragazza rispose con un cenno della testa. “È perché l’oscurità ha preso il posto del loro cuore. È l'oscurità che gli consente di non morire, e che gli dona poteri impensabili al resto degli esseri umani. Cosa che loro non sono più. Chi mi rivelò queste cose lì chiamò Nobody. Nessuno, nella nostra lingua.”
“Mi sembrano un cumulo di sciocchezze mistiche” sentenziò la Mashiro di Earth incrociando le braccia al petto, subito contestata dalla sua omonima di Earl. “Solo perché voi non credete a nulla che non si possa misurare non significa che certe cose non esistano. O siete talmente arroganti da affermare il contrario?”
Prima che il Generale potesse replicare, facendo sicuramente degenerare la conversazione, fu incredibilmente Nina che prese le sue difese.
“Tuttavia, Altezza, non si può negare che le cose che ci sta dicendo Mikoto siano quanto meno strane. E poi, chi esattamente le avrebbe raccontato queste cose?”
Mikoto sorrise alla giovane Meister. “Hai ragione, Nina. So che a tutti voi quello che sto dicendo appare strano. Ma è un segreto che mi porto dentro da centinaia di anni. E nemmeno tanto un segreto perché, nella Biblioteca del Garderobe, esistono documenti che provano queste cose, solo che non sono mai stati letti da nessuno della presente generazione.”
“E perché?” ribatté Natsuki.
“Perché gli unici che ne possono venire a conoscenza, eccetto io, sono i membri della famiglia reale di Windbloom.”
Una ridda di differenti emozioni si scatenò sui volti degli astanti. Incredulità e stupore su quello di Natsuki, mentre pena e sconcerto emergevano negli occhi di Mashiro e Nina.
“I membri legittimi, vorrai dire” affermò il Generale, lanciando un'occhiata obliqua a Nina.
“Sì. Al compimento della maggiore età, agli eredi della dinastia veniva rivelata questa cosa. Dai genitori o da me. Nel caso di Nina è stato impossibile perché nessuno conosceva la sua identità, tant'è che pensavo che la linea di discendenza si fosse oramai interrotta.”
“Potevi farlo dopo, no? Nina oramai è maggiorenne da un pezzo.”
“Generale” la interruppe Natsuki, piccata. “È lodevole il tuo tentativo di difendere i diritti di Nina, ma ti assicuro che non ce n'è bisogno. Vogliamo invece far continuare Mikoto? Ad esempio potrebbe raccontaci come tutto questo è cominciato.”
Di fronte a quell'invito la Dea Gatto sorrise apertamente, ficcandosi in bocca un dolcetto prima di cominciare il suo racconto.
“La Guerra dei Dodici Regni infuriava sul nostro pianeta, e non sembrava esserci fine alla violenza. Nei laboratori di Windbloom, e della Federazione Schwarz, i loro principali avversari, si seguivano due opposte linee di ricerca, nel tentativo di creare l'arma finale. Ma mentre a Windbloom si indagava sulla tecnologia della materializzazione, le ricerche degli Schwarz volgevano su come sfruttare la forza di volontà a scopo bellico. I loro soldati divennero in grado di utilizzare a loro piacimento le forze della natura, i campi magnetici, le correnti termiche, arrivando a sviluppare poteri mentali come la telecinesi e la telepatia. Ma quei poteri erano instabili, perché la loro volontà era distorta da sentimenti di odio e rancore.”
Mikoto fissò gli occhi dorati su Nina. “Proprio come te, che permettesti al livore di prendere il controllo durante la guerra con Artai, così fecero gli Schwarz, e non si avvidero che l'oscurità cominciava a vivere di vita propria, divorando i corpi dei loro stessi uomini.”
Le mani di Nina si strinsero in grembo, e lei abbassò il capo, incapace di sostenere lo sguardo della Dea Gatto. “Lo so... più diventavo potente più sentivo quella cosa crescere dentro di me, ma non avrei mai pensato che fosse... viva.”
“Non lo è. Normalmente la materia oscura è inerte, ma gli Schwarz indirizzarono le loro ricerche nel cercare di separarla dai cuori, per far sì che i propri soldati diventassero creature di pura volontà, senza costrizioni. Fu allora che lui arrivò.”
La ragazzina fece una pausa per mangiare un altro dolcetto, mentre il resto dei commensali rimaneva in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Il Generale De Windbloom, il cui sguardo era diventato sempre più diffidente mano a mano che il racconto continuava, ora fissava Nina, che invece non aveva più alzato gli occhi.
“Lui?” chiese Natsuki, senza riuscire a nascondere, anche lei, l'incredulità.
“Si presentò a me, e all'allora Regina di Windbloom, solo come 'il Re'. Non era un essere umano, e ci disse di provenire da un altro multiverso, così lo chiamò lui.”
A quella parola, sia Shizuru che il Generale si fecero improvvisamente attente.
“Disse che le ricerche sull'oscurità dovevano essere interrotte, ad ogni costo, altrimenti sarebbe stato il disastro per il nostro mondo.”
“Perché? E come mai non aveva detto quelle cose agli Schwarz?” le fece di nuovo Natsuki.
“Era stato da loro, ma l'avevano scacciato. Il Re ci rivelò che se non li avessimo fermati le creature generate delle ombre avrebbero divorato Earl e poi si sarebbero sparse in tutto il nostro universo, com'era già successo nel suo. E la Regina di Windbloom decise di ascoltarlo.”
“Fammi capire” la interruppe il Generale. “Nel mezzo di una guerra avete dato retta a questo essere arrivato da chissà dove?”
Mikoto annuì. “Lo avresti fatto anche tu, se ti avesse dato l'arma in grado di distruggere i tuoi nemici.”
“Questo è già qualcosa che posso razionalmente accettare. Quale arma, però?” chiese la donna, e a Shizuru non sfuggì il suo tono estremamente interessato. L'Incantevole Ametista gettò uno sguardo carico di avvertimenti a Mikoto che, tuttavia, non colse il segnale.
“L'Harmonium” declamò invece. “Ci diede i progetti per costruirlo e se ne andò da Earl, avvertendoci di usarlo anche per chiudere il varco tra il nostro multiverso e il suo. Ma fece in modo che solo quelli con sangue reale di Windbloom potessero sfruttare la sua potenza, perché era con quella casata che aveva stretto un'alleanza, e non voleva che il segreto dell’Harmonium si diffondesse troppo.”
“Però il varco è ancora aperto” fece notare Natsuki.
L'entusiasmo di Mikoto sembrò svanire. “Mentre l'Harmonium veniva costruito non si interruppero le ricerche sulla materializzazione. Alla fine, attraverso le nanomacchine, si trovò il modo di interfacciare direttamente un essere umano all'arma. Fumi, che era una cugina dell'allora Regina di Windbloom, e sua leale ancella, si offrì come volontaria per diventare la prima Otome, e per utilizzare l'Harmonium, visto il sangue della famiglia reale scorreva nelle sue vene.”
La ragazza prese un profondo respiro. “Ma qualcosa andò storto e l'Harmonium, dopo aver devastato le terre degli Schwarz, ritorse i suoi poteri anche contro coloro che non c'entravano nulla. Earl ne fu quasi distrutto, e fu a prezzo di gravi sacrifici che riuscimmo a salvare il pianeta. Io posi un sigillo sull'Harmonium che rimase, inutilizzato, nelle viscere del castello di Fuuka. Allo stesso modo, per far sì che le ricerche degli Schwarz non potessero essere riprese, la tecnologia, con l'eccezione di quella necessaria alla sopravvivenza, venne bandita ed il progresso scientifico messo sotto lo stretto controllo del Garberobe.”
“E scommetto che solo i vincitori sapevano la verità” insinuò il Generale.
“Sì, fu la famiglia reale di Windbloom, i fondatori del sistema delle Otome, i garanti del sistema. E, ogni qualvolta l'erede della dinastia di Windbloom raggiungeva la maggiore età, veniva portato nella Biblioteca Proibita dove apprendeva questa tragica eredità. Eccettuati loro, solo io e Miyu eravamo a conoscenza dell’intera storia.”
Il Generale indicò Nina. “Lo ribadisco. Però a lei non è stato detto nulla.”
Mikoto scosse la testa. “Pensavamo che non ce ne fosse più bisogno, con l'Harmonium distrutto. Ma ora che c'è il fondato timore che gli esseri creati dall'oscurità ci assalgano, diventa necessario che Nina sappia.”
A quelle parole, la Otome di Mashiro sbiancò. “Ma Mikoto” urlò alzandosi in piedi. “Io ho rinunciato al mio titolo. Adesso è Mashiro la legittima regina, tocca al lei...”
Con un netto cenno di diniego del capo Mikoto interruppe le sue proteste. “No. Purtroppo non puoi abdicare al retaggio del tuo sangue. Di quello che sentirai e leggerai potrai farne l'uso che riterrai più saggio, ma tu sei l'unica che può accedere a quelle informazioni, come eri l'unica a poter utilizzare l'Harmonium.”
“Non è vero, Arika riuscì a farlo funzionare” disse in quel momento Mashiro, il cui volto era una maschera di pietrificato stupore.
“Quello era solo un segnale di emergenza” le rispose Mikoto. “Niente di più.”
Nina si riaccomodò pesantemente al suo posto, intrecciandosi le mani davanti alla faccia. “Se è proprio necessario...”
“C'è una cosa che però io vorrei sapere.”
Tutti si voltarono verso la Meister Viola, che aveva parlato.
“Perché ci hai raccontato queste cose davanti a lei, Mikoto?” chiese facendo un cenno verso il Generale De Windbloom. “Fino a prova contraria loro sono nostri nemici tanto quanto quegli esseri in nero.”
Ma la Dea Gatto le sorrise. “No, per il fatto che i nostri gemelli di Earth sono esseri umani. E malgrado lo pensino, io li voglio mettere in guardia, perché niente di quello che potremo, o potranno, singolarmente mettere in campo ci salverà dai Nobody. Le nostre Otome sono troppo poche, e le divisioni di Earth non attrezzate per combattere esseri che usano il teletrasporto e poteri che potremmo solo definire magici.”
“La magia non esiste” la interruppe brutalmente il Generale.
“Lo so, è probabilmente solo una scienza talmente avanzata che ai nostri occhi sembra magia. È tutto quello che posso dirti di loro, d'altronde hai visto anche tu quello che possono fare.”
“Però non c’hai ancora detto quello che vogliono da noi.”
“I nostri cuori, dal momento che hanno perso il loro. O la nostra forza vitale, se preferisci, Generale De Windbloom. Da noi e dal nostro mondo. La divoreranno, facendo morire questo pianeta, e poi passeranno ad un altro, come avete visto nei vostri filmati.”
Un profondo silenzio accolse le sue parole. Mikoto si alzò, senza che nessuno aggiungesse altro. “Andiamo Nina. Vi suggerisco di discutere di quello che vi ho detto e di raggiungere un compromesso. La posta in gioco è veramente troppo alta.”
Natsuki la guardò andarsene, seguita da una molto riluttante Nina Wang. Poi lasciò vagare lo sguardo sui presenti. Mentre Mashiro era lo sconforto personificato, il Generale e Shizuru sembravano condividere un identico sentimento di incertezza.
“È stato inconsueto, e Mikoto è inquietante in questa veste di profetessa di sventure” mormorò la seconda Colonna del Garderobe.
Natsuki annuì gravemente a quelle parole. “Sì, non avrei mai pensato di sentire un discorso così coerente dalla bocca di Mikoto, ma tant’è... Shizuru, il Consiglio comincerà tra qualche minuto, potresti per favore presiederlo tu con Mashiro?”
I suoi occhi si fissarono sulla donna di Earth.
“Io rimango qui con il Generale De Windbloom, dobbiamo seriamente parlare.”
In risposta, la donna di Earth annuì lentamente.

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“Sei silenziosa. Ma non devi avere paura.”
Nina scosse la testa, alzando gli occhi dal pavimento del mausoleo di Fumi, lo stesso posto che, tanti anni prima, aveva violato con le sue amiche.
“Non ne ho. È che pensavo che questa storia fosse finita con la mia rinuncia al trono.”
Mikoto le sorrise. “Non fino a quando sarai viva. Te l'ho detto. Con il tuo sangue hai avuto in eredità grandi poteri e obblighi, che un atto legale non può cancellare. Ma lo sapevi vero? Altrimenti saresti rimasta nascosta nei boschi di Artai.”
Nina non le rispose, e si voltò verso di lei solo quanto Mikoto le appoggiò delicatamente la mano sulla spalla. Gli occhi della Dea Gatto affondarono nei suoi.
“Il tuo riscatto comincia oggi, Nina. Non lo dirò in pubblico ma, con le informazioni contenute qui dentro, tu diventi, seppure non ufficialmente, la Regina di Windbloom. Non te lo dimenticare mai.”
A quel punto, un'espressione decisa emerse sul voto della Otome. “Va bene. Ma Mashiro è mia amica, e mi perdonò dopo tutto quello che le avevo fatto, io non potrò mai rubarle il posto.”
“Nessuno ti chiede di farlo. Devi rimanerle accanto ed aiutarla nel suo lavoro, ma ricordati che la linea di successione non potrà mai passare da lei e che, una volta che sarà morta, tu o i tuoi figli vi dovrete riprendere il trono. È il doloroso lascito della tua famiglia, che tu non puoi rinnegare. Neanche desiderandolo con tutta te stessa.”
Nina distolse lo sguardo, prendendo un profondo respiro. “Che la Fondatrice mi dia la forza allora...” mormorò, mentre Mikoto inseriva la chiave e apriva la Biblioteca Proibita.

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Il Generale Mashiro De Windbloom si sciolse il laccio lasciando i capelli liberi nel vento. Seduta sul davanzale della sua stanza, con le maniche della divisa rimboccate, e il soprabito abbandonato su una poltrona, sembrava una ragazzina pronta a fare qualche marachella, non il condottiero di un potente esercito. Il suo sguardo non si staccava dalla città che giaceva ai piedi del castello, nemmeno per guardare in faccia il suo ospite. Gli aveva raccontato tutto quello che Mikoto aveva detto, e della proposta di alleanza che Natsuki aveva fatto.
“La nostra strategia ha bisogno di qualche ritocco, Nagi.”
“Perché? In linea di massima è quello che ci aspettavamo, no? Natsuki ha avanzato l'idea che le nostre divisioni combattano con quelle di Earl e con le loro Otome, ma ha escluso categoricamente di darci in cambio il segreto della materializzazione. Che ci manca comunque poco per ottenere. Ma che gli uomini di Haruka combattessero con quelli di Earl l'avevamo già preventivato.”
“Sì, anche se come ultima risorsa, visto che speravo che ce ne saremmo andati prima che i Nobody arrivassero qui. Anche perché, dal confuso racconto che ha fatto quella pazza su poteri magici, cuori e oscurità, ho capito solo che quegli esseri sono maledettamente pericolosi.”
“Come se fosse una sorpresa. Comunque, dalle ultime rilevazioni emerge che stanno attaccando pianeti sempre più vicini alla distorsione, probabilmente per utilizzarli come teste di ponte” le disse Nagi inclinando il capo da una parte.
“Dammi una tempistica.”
“Non più di tre settimane.”
Sospirando, la donna abbandonò la sua postazione e rientrò nella stanza, fermandosi davanti al Colonnello.
“Avviserò Haruka di completare il prima possibile il dispiegamento delle truppe. Soprattutto attorno a Windbloom. Natsuki non sa ancora che sono qui, al momento è troppo impegnata a pacificare il suo mondo. E va bene così. Più che altro, quello che deve cambiare radicalmente è il piano che avevamo congegnato per impadronirci del progetto dell'Harmonium.”
Nagi sogghignò. “L'avevo immaginato che solo quelli con il DNA della famiglia reale di Windbloom avessero accesso sia alla Biblioteca che all'Harmonium.”
“Sì, l'ha confermato quella strana ragazzina con un discorso assurdo su sangue ed eredità. Il Maggiore Wang ci sarebbe stata davvero utile, ma ora il suo intervento non è più necessario.”
La donna fissò Nagi negli occhi. “È complicato entrare nel loro sacrario, anche se nella concitazione della battaglia potremmo farcela, così come ci eravamo detti. Ma, dati gli ultimi sviluppi, è molto più facile far passare dalla nostra parte la Otome della Regina, Nina, alla quale in questo momento Mikoto sta rivelando tutto.”
“Mi duole deluderti. Lei è assurdamente fedele a Mashiro e al Garderobe, non li tradirà mai.”
“Non l'ha già fatto una volta?” il Generale ribatté, mentre Nagi scuoteva la testa.
“Sì, ma era una cosa diversa...”
“Non proprio. L'ha fatto per amore di una persona che reputava più importante di tutti i suoi amici.”
“E quindi? Ti informo che si sono lasciati. Sergay Wang non ha più alcuna influenza su di lei.”
Il sorriso di Mashiro divenne amabile. “Veramente pensavo a te.”
“Ma che c'entro io?”
Lo sguardo shoccato di Nagi la fece esplodere in una risata. “Risparmiami la commedia. Ti ho visto come la guardavi quando vi siete rincontrarti la prima volta. Lei è il tuo giocattolo, e speravi di riaverlo una volta tornato qui. Conoscendoti è perfettamente immaginabile, e non starò certo a biasimarti per quello, ma vedi di far collimare i tuoi interessi personali con quelli del tuo paese, Colonnello.”
Nagi strinse leggermente gli occhi, mentre il suo sguardo mutava da noncurante a calcolatore. “Dubito che riuscirò a farmi ascoltare. O almeno, potrei dartene la certezza solo se avessi più tempo, ma ti assicuro che questa Nina è instabile quanto il triioduro di azoto, e maneggiarla altrettanto pericoloso.”
“Lo so. Una parola sbagliata e quella diventerà la nostra peggiore nemica. Per questo devi essere tu ad avvicinarla. Tu la conosci. Lei era la tua Otome, addestrata per proteggerti. È cresciuta con questa convinzione, e con martellato in testa il dovere di stare al tuo fianco, non è così che funziona, da queste parti? Oltretutto, avete condiviso l'esperienza della guerra e del fallimento, non puoi dire che fra voi non c'è nessun legame.”
La smorfia infastidita apparsa sul volto di Nagi fece capire a Mashiro di aver toccato un tasto dolente. Sorrise convinta. “E poi, lei è la Regina per diritto di nascita, scavalcata da una trovatella, con un passato oscuro da riparare che dubito che qualcuno abbia dimenticato. Lei, tra queste principesse perfettine, è la più sbagliata.”
“E io sono quello che le ricorda il suo passato.” Nagi si mise a ridere. “Mashiro, Nina mi odia, consapevolmente o meno. Io sono quello che le ha fatto fare tutte quelle cose brutte, e che ha sparato in testa al suo amato bene.”
Mashiro si avvicinò a lui, e gli batté l'indice sul petto. “Tu sei quello che è stato capace di fregare i nostri reclutatori raccontando pietose bugie. E l'elenco di quelli che sei riuscito a far fessi negli anni, gente molto più cinica di questa, è lunghissimo. Far credere quello che vuoi a quella ragazzina non dovrebbe essere poi così difficile.”
“Quello che mi stai chiedendo di fare si avvicina molto alla prostituzione” Nagi sospirò teatralmente, mentre lo sguardo di Mashiro si faceva sarcastico.
“Perché? Non è più o meno la tattica che hai usato con il Colonnello Wang e sua moglie? Facendo addirittura credere ad entrambi di essere innamorato di loro?”
“Pensi che non sia vero?”
“Già, per il fatto che l'unica persona di cui sei innamorato è te stesso.”
Davanti a lei Nagi fece spallucce, arrossendo leggermente, come un bambino. “Mi conosci troppo bene.”
“Esatto, e so che ce la puoi fare, visto che ingannare il prossimo è il lavoro che ti riesce meglio. Ma vedi di essere cauto, non avremo un'altra possibilità.”
Annuendo, Nagi fece un passo indietro, e si portò la mano tesa alla fronte. “Agli ordini, Generale. Farò quello che desideri.”
“Un'ultima cosa” Mashiro esalò netta, mentre Nagi si bloccava ad ascoltarla. “Il resto del piano non cambia. Noi tutti siamo sacrificabili, purché la nostra patria acquisisca il segreto della materializzazione e quello del cannone a particelle.”
La donna sorrise gelidamente. “E ricordati che, qualunque cosa accada, quegli esseri non devono lasciare questo pianeta. A qualunque costo. Non mi bevo quella stupidaggine sulla forza vitale. Non so a cosa mirino, di preciso, ma è certo che questo mondo gli interessa, se non altro perché è l’ingresso a qualcosa di sterminato. Fin'ora hanno attaccato solo civiltà molto evolute per cui, dopo Earl, il nostro pianeta potrebbe essere il loro prossimo bersaglio.”
“Questo è sicuramente più sensato di tutto quello che ha raccontato la gatta. Ma, non temere, noi tutti sappiamo che Earl dovrà diventare la tomba di quegli esseri” l'albino le rispose solennemente, nonostante le sue labbra si piegassero in un leggero sogghigno che, andandosene, diventò sempre più ampio.
Rimasta sola, Mashiro ritornò alla propria postazione sul davanzale. La città là fuori era proprio bella, le conveniva godersi quella vista fino a che era ancora intatta.


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Recensioni: come sempre, un grandissimo grazie alle mie assidue commentatrici, Hinata, Solitaire, Chiarucciapuccia e Frozen. Ho intenzione di usare tutti i personaggi di Otome, quindi spero che sarete soddisfatte di come tratterò i vostri beniamini. ^_^
Una menzione d'onore per Shainareth che mi sta anche facendo da beta postuma. Alla fine di questa ff, le erigerò una statua di platino nel palazzo reale della capitale di Zipang. Come mai proprio lì? Chissà... ^_^

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Capitolo 12
*** Bilico ***


Bilico


Windbloom, 20 marzo, ore 18.00

“Sto bene.”
Natsuki guardò diffidente Sara Gallagher, per poi spostare la sua attenzione su Yokho. La dottoressa del Garderobe controllò un monitor, prima di rivolgersi ad entrambe le donne con un sorriso.
“A parte l'amnesia gli esami non registrano nulla di anormale.”
“Nemmeno una qualche traccia di sedativo?”
“No.”
Sara strinse il lenzuolo tra le mani. “Chiaramente ne hanno usato uno che i nostri strumenti non riescono a rilevare. Non posso essere rimasta incosciente per così tanto tempo.”
“Non esserne così certa. Hai colpito il fianco della montagna a più di duecento chilometri orari. Ti abbiamo trovata sotto un cumulo di pietre e ghiaccio, con la tua energia vitale quasi esaurita. La tua veste avrebbe potuto disattivarsi da un momento all’altro” le disse Yokho.
Natsuki guardò la bionda Colonna girare la testa, con in viso un'espressione che non le aveva mai visto: un misto di testardaggine e preoccupazione. Ma poteva capirla. Da quello che aveva raccontato, sembrava proprio che fossero state attaccate e, nonostante tutti i mezzi che avevano impiegato, le due Otome uscite in missione con lei risultavano ancora disperse.
Natsuki le mise una mano sulla spalla. “So che ti senti responsabile per loro, ma le troveremo. Adesso devi solo pensare a riprenderti; per qualche giorno è meglio che tu stia a riposo.”
La donna girò un paio di schioccati occhi blu su Natsuki. “Riposare? Ma se mi sento in perfetto stato?”
“Lascia perdere. Conserva le forze per quando ne avremo veramente bisogno.”
Senza attendere la risposta di Sara, Natsuki lasciò velocemente la stanza, consapevole di quanto fosse stata brusca.
‘Scusami, ma non è più tempo di convenevoli. Tu non ricordi nulla, se non che qualcosa vi ha attaccate. E lo stile che hai descritto non mi sembra quello utilizzato dai Nobody.’
La Direttrice si voltò verso Yokho, che l’aveva seguita fuori dalla stanza.
“Non avete trovato nessuna traccia, quindi?”
“No, nemmeno un frammento di ciò che Sara dice di aver distrutto, e nessuna traccia radioattiva. Ma sono passate troppe ore, e l’intera zona è tutt’ora battuta dalla tempesta. Se si calmerà potremo fare qualche ricerca, ma temo che sarà oramai troppo tardi. Paradossalmente, la barriera di forza prodotta dalle nanomacchine ha protetto il corpo di Sara in un modo talmente efficace che neppure una particella di materiale estraneo è penetrata, altrimenti avremmo potuto ottenere qualche campione.”
Natsuki fece un netto segno di diniego con la testa. “Preferisco di gran lunga avere lei tutta intera. Comunque, diramerò l’ordine di mettere in stato di preallarme tutte le Otome e i loro signori, chissà che l’eventualità di attacco imminente non riesca a pacificare questo povero pianeta.”
“Il Consiglio quindi non è riuscito a trovare un accordo?”
“No, anzi. Florince e i due regni di Lutesia sono sempre più arroccati sulle loro posizioni. Il Governatore di Artai è un nostro uomo, ma la gente nelle strade inneggia al ritorno di quella carogna di Nagi, e la piccola Arashi De Artai ha già insistentemente chiesto di poter incontrare lo zio. Mentre quelli di Cardair tentennano.” Scosse il capo sconsolata, girandosi a guardare Yokho che stava, invece, incredibilmente sorridendo. “Che c’è di tanto ridicolo?”
“Stavo solo pensando che in questo momento il giovane Kazuya, e la sua amorevole Otome, stanno sicuramente ponderando gravemente la possibilità offerta, da quelli di Earth, di risolvere il problema delle nanomacchine.”
A Natsuki, a quel punto, non rimase altro che scuotere il capo portandosi, drammaticamente, una mano alla tempia. “Sapevo che sarebbe stato un errore permetterle di rimanere accanto a lui come sua Otome, ma non ho potuto farne a meno, essendo quello l'unico modo per far sì che almeno si potessero frequentare. Le famiglie nobili di Cardair stanno ancora litigando su chi dovrà ascendere al trono come regina. E fino a che non sarà deciso, i due dovranno rimanere divisi, come la nobiltà locale, che ci finanzia, ci ha richiesto.”
“Questo non lo sapevo. Quindi c’è la fondata possibilità che lei non venga scelta?”
“Sì. Ma, se succederà, farò pressioni perché il suo contratto con Kazuya venga sciolto. O, più facilmente, saranno gli stessi nobili di Cardair che lo chiederanno. In ogni caso, non permetterò che lei, che ne è innamorata, debba sopportare di vederlo andare a letto con un’altra.”
Erano intanto arrivate alla porta dell’ufficio di Yokho.
“Un tè?” le offrì la donna.
Natuski annuì, varcando velocemente la soglia e sprofondando in una delle comode poltrone. Esausta dopo giornate tanto tese, accettò grata la bevanda calda offerta da Yokho. Aveva un profumo gradevole ma insolito, che le fece pizzicare un po’ il naso.
“Non fare quella faccia” la rimproverò bonariamente la dottoressa. “È solo un infuso di menta e melissa. Ti giuro che non ho sciolto dentro uno dei miei intrugli.”
“Forse non mi dispiacerebbe, sai?” disse la Direttrice lentamente, fissando il liquido dorato.
“Magari la prossima volta. Tornando al discorso di prima...”
Natsuki alzò una mano, per bloccare Yokho, mentre si appoggiava la tazza contro le labbra prendendo un sorso di tè. Lo deglutì facendo una smorfia. “Lo so. Mi stai chiedendo se ho mai avuto dubbi su un sistema che costringe persone che si amano a rimanere divise in nome della fedeltà al proprio paese.”
Yokho le sorrise comprensiva. “Veramente volevo sapere che intenzioni avevi con i nostri governanti. Ma, in effetti, mi piacerebbe sentire la tua opinione anche su quell’argomento.”
“La sai di già. Sì, credo ancora che sia necessario.”
Il tono leggermente incerto fece allargare il sorriso della scienziata. “Ma migliorabile. Malgrado i modi, quelli di Earth hanno ragione. Le nostre ragazze sono inefficaci di fronte ad una minaccia come quella dei Nobody.”
“Parli come Shizuru. Vi siete coalizzate contro di me?”
“No, e lo sai anche tu che abbiamo ragione.”
“E anche se fosse? Non c’è nulla che possiamo fare.” Natsuki si alzò, finendo il tè in una sorsata. “Come sai bene non c’è modo di accedere al nucleo dello Shinso senza far saltare l’intera Windbloom in aria, altrimenti gli Schwarz l’avrebbero fatto durante la guerra. E non abbiamo le conoscenze informatiche per cambiare la sua programmazione.”
“Noi no. Ma forse quelli di Earth sì” dicendo quello, Yokho si avvicinò a Natsuki, sfilandole la tazza vuota dalle mani e capovolgendola sul tavolo. “La tecnologia che ha creato lo Shinso è superiore alla loro, e basata su postulati diversi. Ma sono certa che riuscirebbero ad arrivare ad una soluzione prima di noi.”
“No. Non ci serve.” Natsuki rimise a posto la tazza. “Ne snaturerebbe la funzione. Quello di disattivare le nanomacchine, in caso di un rapporto sessuale, è un meccanismo di controllo e protezione, settato per evitare che il padrone abusi della lealtà della sua guerriera. E per evitare a lei di trovarsi a combattere sapendo di mettere a repentaglio la vita di colui che ama.”
Yokho distolse lo sguardo, fissandolo sulla fotografia che conservava sulla scrivania, seminascosta tra le pile di libri.
“Come se la gente non si innamorasse comunque di quelli di cui non dovrebbe” disse tristemente.
“Lo so. Ma in ogni caso sarebbe un disastro per il nostro pianeta se tutti ottenessero la tecnologia della materializzazione. Non vedi come sono? Lupi famelici sempre pronti ad azzannarsi alla gola.”
A quel punto, lo sguardo si Yokho si fece improvvisamente duro. “Ne sono consapevole. Ma tu, ti rendi conto che prima di preoccuparci di quello che potrà essere di Earl in futuro, dovremmo assicurarci di averne uno?”
Il telefono squillò, bloccando la replica di Natsuki. Yokho alzò il ricevitore, rispondendo bruscamente, per poi passarlo alla Direttrice con un cenno. La donna ascoltò la telefonata, mentre il volto mostrava, via via, una crescente irrequietezza.
Mormorò solo un flebile ‘ho capito’, prima di riagganciare. Poi, il suo sguardo si conficcò in quello di Yokho.
“Era Shizuru. Ha appena ricevuto una chiamata desolata da Zipang. Lo Shogun è stato avvicinato da quelli di Earth. Quei maledetti conoscono il nostro segreto.”
La dottoressa non fece una piega. Anzi, si permise di sorridere, anche se amaramente. “Avrei scommesso che ci avrebbero messo di più. Chiunque siano i loro scienziati, sono di certo molto brillanti.”
“Su questo non ci sono dubbi. Se non altro, da oggi giochiamo a carte scoperte.”
Detto quello, Natsuki marciò risolutamente verso la porta.

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Distesa sul divano, nel soggiorno del suo appartamento, Nina desistette finalmente dal massaggiarsi le tempie. Tanto non sarebbe servito per farle recedere il mal di testa, per contro, le stava venendo un crampo ai polsi.
'Forse dovrei andare da Yokho a farmi dare qualcosa' si ripeté, senza trovare la forza di alzarsi. Se c'era qualcosa che non voleva fare in quel momento, era incontrare qualcuno. Anche se sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto lasciare la sua stanza per andare a fare rapporto alla sua Regina e a Natsuki.
“La mia Regina...” mormorò, sentendo una stretta al cuore.

Dopo la guerra con Artai Natsuki le aveva rivelato che era lei, e non Mashiro, la vera sovrana di Windbloom e, in un primo momento, Nina aveva negato la cosa con tutte le sue forze, per poi ammettere tristemente che era suo dovere accettare l'odiosa verità che, come sovrana, era adatta al ruolo ancora meno di Mashiro. Aveva fatto soffrire milioni di persone in nome dell'egoistico amore che provava per Sergay, pienamente consapevole che, se anche avesse saputo di essere la vera regina, la cosa non l'avrebbe distolta dal seguire gli ordini di Nagi.
'Non quando tutto quello che mi importava era l'approvazione di quello che chiamavo padre.'
Si raggomitolò su un fianco, mentre le profetiche parole che l'albino le aveva rivolto solo un paio di giorni prima le tornavano in mente.
'Mi disse di non dimenticare che ero io la vera regina, esattamente la stessa cosa che anche Mikoto mi ha detto. Però questa cosa, in tutti i mesi che ho trascorso in solitudine nelle foreste, io non l'ho mai scordata. Anche se ho rinunciato volentieri, lasciando ad altri gli obblighi del trono. Allo stesso modo ora potrei anche liberarmi da questo peso rivelando a tutti quello che cela la biblioteca, ma sarebbe giusto lavarmene così le mani?'
Sentì salirle in gola un rantolo molto simile al lamento di un animale ferito, ma non cercò di trattenerlo.
'Sono totalmente sconnessa. E non posso chiedere aiuto a nessuno. Non a quella poveraccia di Mashiro, che è la più miserabile tra noi, non a Mikoto, che mi ha già detto che sono grande abbastanza per prendere una decisione da sola, e non ha tutti i torti. Natsuki, forse? Anche se lei ha già troppe cose a cui pensare. La donna di Earth e Nagi sono cinici abbastanza da darmi un consiglio obiettivo, ma mi posso fidare di loro? Quando, al di là di tutte le frottole che ci hanno raccontato, sono qui solo per avere i segreti dello Shinso?'
Nina spalancò gli occhi, e si rizzò a sedere. 'E se anche fosse? La sopravvivenza di Earl non è molto più importante? Quello non sarebbe forse un prezzo equo da pagare per avere il loro aiuto? In ogni caso dubito che potremo nascondergli le cose ancora per molto e, fino a che abbiamo qualcosa da offrire, non è forse il caso di approfittarne?'
In quel momento un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri.
“Nina, come stai?” la voce di Arika pigolò attraverso la porta.
Senza esitare la giovane Otome si alzò, attraversando velocemente il piccolo soggiorno e spalancando la porta. Doveva inalberare un'espressione ben truce, perché vide Arika recedere di un passo, leggermente incerta.
“Tutto bene” le fece, suonando abbastanza decisa. “Vieni, entra.” Si voleva almeno aggiustare un po', prima di presentarsi a Mashiro.
Con Arika che le trotterellava dietro, si diresse verso il bagno.
“Sarà, ma non hai una bella cera.”
“Il mal di testa mi sta uccidendo. Ho esaminato migliaia di dati in queste ore, che non possono essere copiati su nessun supporto, quindi molte cose me le sono dovute imparare a memoria.”
“Scoperto qualcosa di interessante?”
Nina osservò criticamente la sua immagine riflessa, trovandosi orribile. Si sciolse i capelli, cominciando lentamente a spazzolarli. “Molto più di quando credessi. E forse anche qualcosa che davvero ci potrà aiutare contro i Nobody.”
'E poi altro ancora, che mi fa tremare il cuore al solo pensiero.'
Arika le allungò i fermagli, con in volto un'espressione estremamente seria. “Ne parlerai con Mashiro?”
“È quello che voglio fare una volta terminato qui.”
Spiò la sua amica, e le labbra le si assottigliarono ulteriormente. 'Non ti preoccupare, non ho nessuna intenzione di nasconderle nulla.'
Sospirando profondamente si girò, mettendo le mani sulle spalle di Arika.Te lo dirò una volta sola. La sola Regina di Windbloom rimane a lei. Come ti confessai due anni fa, non lasciai il mio rifugio nei boschi di Artai per venire qui a reclamare il trono, e non lo farò ora.”
Arika annuì, ma con una punta di incertezza che non sfuggì a Nina.
“Che c'è? Non mi credi?” le chiese.
Arika scosse la testa. “No, non è per te. Ma Mashiro ha paura ora, ti volevo solo dire questo. Ti prego, non farla soffrire.”
“Sai benissimo che non lo farei mai.”
“Potresti non poterne fare a meno.”
Nina lasciò che le sue mani scivolassero giù dalle spalle di Arika. Sinceramente, non capiva dove l'amica volesse arrivare. Prima che potesse chiedere ulteriori spiegazioni, però, Arika distolse lo sguardo, reso lucido dalle lacrime.
“Caso mai tu non te ne fossi accorta, quelli di Earth sono molto interessati a te. Mashiro ha paura che tu possa...”
Arika non riuscì a finire la frase, ma Nina comprese comunque, e la gravità della rivelazione le fece spalancare gli occhi. “Sono venuti qui per invaderci, come potrei farvi questo? Vi fidate di me ancora così poco?”
“No. Ma Natsuki dice che non dobbiamo credergli, che qualunque cosa esce dalle loro bocche va solo a loro vantaggio.”
'Certo, e io ho già dato prova di essere stata fin troppo pronta, in passato, a passare dalla parte dei cattivi' Nina pensò amaramente.
“Ho forse mostrato di volerli in qualche modo ascoltare?”
Arika abbassò la testa, il volto rosso dall'imbarazzo. “Due giorni fa tu hai incontrato Nagi da sola, perché non ce l'hai detto?”
Trattenendo il respiro, Nina fece un passo indietro. “Perché avrei dovuto? L'ho solo avvertito di lasciare in pace Mashiro.”
'E molto altro. Quella stupida guardia sarà andata a raccontare a tutti che ci siamo visti. Perché qui dentro sono tutti dei maledetti impiccioni?'
“Se era solo questo, perché non ce l'hai detto?”
“Perché avevate troppe cose a cui pensare” ritorse, impossibilitata a negare la verità.
“E non ti è venuto in mente che una cosa del genere, in un momento simile, avrebbe potuto apparire quanto meno sospetta?” gridò Arika, mentre le lacrime le rigavano le guance. “Io ti credo Nina, ma non tutti sono come me. Quello non è solo uno dei capi di un'armata dai propositi comunque non chiari, è l'uomo che ha precipitato il nostro pianeta nel caos, il tuo precedente Master i cui ordini erano legge per te. Nonché...”
Nina terminò per lei, la voce ridotta a un flebile sussurro. “Il mio promesso sposo se quella rivoluzione di tanti anni fa non mi avesse scalzata dal trono.”
Adesso Arika piangeva apertamente. “Ti prego, Nina, non fare nulla di avventato. Io non voglio perderti di nuovo.”
Angosciata, Nina la prese tra le braccia. 'Piangi per me, per te, o per Mashiro, piccola formichina? A questo punto, non mi importa cosa penserete di me. Vi parlerò, ma a tutti insieme. Noi di Earl abbiamo bisogno del sostegno delle armate di Earth, quello che ho visto là dentro lo conferma. E se, per salvare questo pianeta, passerò per una traditrice e una collaborazionista, ne sarà comunque valsa la pena. In ogni caso, nessuno mi ha mai veramente perdonata dopo quello che ho fatto a fianco di Nagi.'
Il pensiero rivolto al suo precedente Master, Nina chiuse gli occhi, e fu lieta che Arika non potesse vedere la sua espressione afflitta. 'Forse, per tutti e due, c'è un unico modo per espiare davvero le nostre colpe.'

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“Sedurre quella ragazzina. Che idea stupida.”
“Da quello che ha detto Mashiro sembrerebbe la depositaria di grandi segreti.”
“Che dubito rivelerà a te, tra tutti quelli che la circondano.”
“Devo solo trovare le parole giuste.”
“Cerca almeno di farlo in fretta, quegli esseri non staranno certo ad aspettare che tu te la sia portata a letto.”
Nagi sorrise, divertito dalla scambio di battute. Il Maggiore Wang aveva preso la cosa meglio di quello che lui avesse sperato ma, d'altronde, quello di avvicinare Nina era un ordine di Mashiro, che la sua amante non aveva potuto contestare.
‘Ma poi, perché pensano che, per forza, la debba fisicamente sedurre? L’ho fatto su Earth con Sergay e Nina, perché non avevo avuto altra scelta, ma questa invece...’
Si mordicchiò la punta del pollice, alle prese con un problema che non si era aspettato insorgesse, perché applicare la stessa tattica a Nina gli sembrava non solo impraticabile nel breve periodo ma, addirittura, quasi ripugnante. E sapeva perché. Ed era una cosa che odiava di sé stesso, ma che non sapeva come superare.
‘Come faccio a vederla come una donna ‘normale’, quando per metà della mia vita mi hanno condizionato a considerare le Otome intoccabili? Soprattutto la mia. Anche con la Nina di Earth è stato difficile, anche se lei non se n’è mai accorta. Ma, dopotutto, anche fisicamente è una persona diversa: più alta, più formosa. Potrebbe essere la sorella maggiore della piccola Wang.’
La osservò mentre, con una smorfia in viso, la donna era intenta a strappare metodicamente i petali ad una delle margherite del giardino del castello.
“Non sei nemmeno un pochino gelosa?” la stuzzicò, cercando di pensare ad altro.
Nina alzò le spalle, noncurante, anche se un deciso rossore le colorò le guance. “Di cosa? Di una ragazzina anoressica con una quantità di problemi psicologici? Mi dispiace solo essere venuta fin qui per niente.”
“La tua presenza è ancora indispensabile.”
“Lo spero. Vorrei che a casa mi ricordassero per essere morta mentre combattevo per il mio paese, non mentre facevo la portaborse.”
Strappò un ultimo petalo e si alzò dalla panchina, percorrendo il vialetto in cerca di un altro innocente fiore da scarnificare, mentre a Nagi non rimase altro che ammirare, ancora una volta, la sua personalità così decisa e pragmatica.
'Nina sarebbe stata esattamente come te, se quel disgraziato incidente di percorso non si fosse frapposto tra lei e il trono, vent'anni anni fa. A capo di questo paese, in questo momento, avrebbe potuto esserci una regina vera. E il sottoscritto.'
Non ci aveva mai pensato seriamente, fino a quando non era ritornato su Earl e aveva dovuto imbastire quel delirante teatrino per far impazzire Mashiro. Ma non poteva negare che l'entità di quello che avevano perso, sia lui che Nina, era incommensurabile.
'Ma lei è stata decisamente più sfortunata di me. Anche se mi vengono i brividi al pensiero che saremmo potuti diventare una di quelle noiose coppie di nobili che passano il tempo a giocare a scacchi e a golf. Forse è stato meglio così. Tra l'altro, chissà se a Nina piacciono gli scacchi? E se la invitassi a fare una partita con me? Almeno sarebbe qualcosa di... neutrale.’
Soffocò una risata abbassando la testa e mettendosi una mano davanti alla faccia. ‘Non ci posso credere. Quella ragazzina mi sta facendo venire l’ansia da prestazione. A me. Il problema è che la mia Nina ha ragione: quella ragazza è un catalogo di disturbi della personalità. Non posso negare che l’idea di conquistare la sua fiducia sia intrigante, ma talmente rischioso che quasi quasi preferirei affrontare i Nobody. Loro almeno dovrebbero ragionare in una maniera coerente.’
Si guardò attorno. A parte le varietà di fiori, il giardino interno del palazzo era immutato da anni e, come tutto il resto della struttura, assolutamente orribile ai suoi occhi abituati ad architetture più moderne ed ardite.
'E se le parlassi di gerbere? Magari è qualcosa che la interessa e che non le fa ricordare il suo passato. Ma sarebbe inutile. Quello che il Generale non riesce a capire è che sono IO il problema, e anche questo maledetto posto dove qualunque cosa è rimasta identica nei secoli dei secoli. Ma non dovevano ristrutturarlo?’
Spostò la sua attenzione verso le scale. Poi abbassò gli occhi e li rialzò verso la fontana che giaceva dove la prima rampa si divideva in due.
Lassù, c'era qualcuno che un secondo prima non aveva notato.
Sbatté le palpebre, ma evidentemente non era un'allucinazione visiva.
Il nuovo arrivato era vestito da capo a piedi in una cappa nera, con un cappuccio calato sul viso e guanti neri a coprirgli le mani. Non aveva un solo centimetro di pelle scoperta, eccetto la parte bassa del viso. L'essere aprì la bocca dalle labbra sottili e pallide.
“Tu devi essere il Colonnello De Artai. Io sono Zexion, lo stratega dei Nobody. Piacere di conoscerti.”

La mente di Nagi accantonò il problema Nina, catalogando immediatamente il nuovo arrivato come qualcuno di estremamente pericoloso, e che non avrebbe dovuto essere lì, in quel momento. Ma, malgrado quello, Nagi non poté fare a meno di sorridere all'ironia della situazione. Perché Zexion era nello stesso identico punto dove lui, tanti anni prima, aveva avuto il primo, tempestoso incontro con la principessa Mashiro.
Tutto quello che l'albino riuscì ad augurarsi, in quel momento, fu di non fare la sua stessa fine.


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Recensioni: come sempre, un grandissimo grazie alle mie assidue commentatrici, Hinata, Solitaire, Chiarucciapuccia, Frozen, Shainaret. La quale ha anche curato il betareading di questo capitolo, scovando un bel po' di magagne, grazie amora!
Un ringraziamento e un saluto speciale a Hanabi alle prese con il trasloco. In bocca al lupo!

Quanto al resto...
La Akira di Earth tornerà presto, cara Shainareth, ho un serbo per lei qualcosa di... erhmm... sfavillante. La Nina di Earl invece so esattamente come e dove finirà, ma non te lo dico. Sono felice comunque che hai trovato piacevole la mia interpretazione del personaggio di Shizuru. Secondo me è così, una donna competente e assolutamente leale a Natsuki e al Garderobe (in quest'ordine), peccato che una certa parte del fandom la preferisca più naif, e che gli autori, alla fine della serie e in tutti i prodotti collegati, abbiano assecondato questa tendenza. Vabbé...
Come ignobile nanetto funghetto il povero Nagi? Ma se è così detestabilmente puccioso? ^__^ Scherzo, è solo il mio personaggio anime preferito da qualche mese a questa parte, fatemi un fischio se vi sembra che stia parlando troppo di lui. ^_^

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Capitolo 13
*** Controllo ***


Controllo


Windbloom, 20 marzo, ore 19.00

“Lei e le guardie non ci disturberanno, ho modificato le loro percezioni in modo che non rilevino nemmeno la mia presenza. E tu per loro sei sempre seduto al tuo posto, a ridere tra te e te. Forse dovresti controllare questa cosa, la gente potrebbe pensare che non sei del tutto a posto. Se mai hanno avuto il dubbio che tu lo fossi.”
Nagi fissò il suo interlocutore, quasi sorpreso di non essere minimamente infastidito dalle parole del misterioso Zexion. Non gli capitava molto spesso di avere davanti qualcuno che osava dargli dei consigli. Anzi, aveva undici anni l’ultima volta che qualcuno ci aveva provato. Ma c’era qualcosa di più interessante dei suggerimenti non richiesti in ciò che l’uomo in nero aveva pronunciato.
“Modificare le percezioni?” chiese, cercando di nascondere quanto incuriosito fosse.
L’altro gli rispose con un tono di sufficienza. “Quello e molto altro. E non si tratta solo di allucinazioni ma, modificando qualche infinitesimale livello biochimico, per te quelle cose apparirebbero assolutamente reali. Senza contare che la tua stessa salute dipende, in parte, dalle tue percezioni.”
“Cioè?”
Zexion gli si era avvicinato, ma non così tanto da permettere a Nagi di vedere il suo volto, solo il mento e le labbra, che non sembravamo mai distendersi in un sorriso. Quella bocca assunse un’espressione quasi infastidita, mentre una delle guardie si piegava a terra scosso da conati di vomito. Nagi lo osservò con clinico interesse.
“Credo di capire dove vuoi arrivare...”
“Una cosa facile. Gli ho dato solo la percezione di avere qualcosa in gola. Capirai che posso fare anche di meglio.”
“Quanto?”
“Credi che lo venga a dire a te?”
“Altrimenti non saresti qui, no?”
“La reale estensione dei miei poteri è qualcosa che la tua mente mortale non può comprendere.”
“Un esempio sarebbe illuminante.”
“Ti basti pensare che c’è ben poco di quello che penso, che non posso realizzare.”
Nagi fece un passo verso Zexion. “Quindi è vero? La vostra volontà influenza totalmente l’ambiente circostante.”
“Esattamente come ti ha raccontato quella ragazzetta.”
“Sai tante cose di noi.”
“Non crederai mica di essere l’unico spione dell’intero multiverso?”
Per la prima volta Zexion sorrise, niente più di un tiepido stirarsi delle labbra, e Nagi si trovò ad imitarlo. Era consapevole di quanto bizzarra fosse la situazione, ma doveva ammettere di trovarla divertente. E non gli importava che, per una volta, non fosse lui quello con il coltello dalla parte del manico. Zexion era troppo interessante per accantonarlo semplicemente come il nemico e, dal poco che aveva detto, gli appariva estremamente controllato e razionale. E Nagi aveva sempre avuto molta meno paura di gente così, rispetto a quelli che sembravano camminare su una sottile linea tra sanità e follia, come Shizuru Viola.
Dietro di lui la guardia stava producendo un curioso rumore, come se avesse serie difficoltà a respirare.
“Ed esattamente cosa sai di noi?”
“Il necessario per spazzare via questo pianeta dalla nostra strada. Mentre noi, per voi, siamo un assoluto mistero.”
“Sappiamo cosa fate, può bastare.”
Zexion alzò una mano per fare segno di no.
“Colonnello, sei stato troppo su Earth, e hai imparato a ragionare come un militare e non come un politico. Per combattere efficacemente un nemico non basta il calibro dei cannoni, ma bisogna conoscerlo.”
“Tu sembri qui apposta per quello.”
Nagi affondò le mani nelle tasche del soprabito, compiaciuto all'inverosimile da quella conversazione. Nel giro di pochi giorni aveva trovato ben due persone che riuscivano a solleticare il suo interesse. Era decisamente un evento.
“Non ti darò certo l'opportunità di scoprire il nostro punto debole. Non che ne abbiamo uno, in effetti. Il motivo per cui sono qui è semplice, mi incuriosiva solo conoscere il mio collega dalla parte opposta, dopotutto, io e te non siamo così completamente diversi.”
'Già... alcune delle cose che dici potrebbero uscire dalla mia, di bocca, se le nostre parti fossero invertite.’
Nagi lo scrutò, ma non c’era modo di incrociare lo sguardo dell’alieno sotto il cappuccio. “Dici? In effetti, Mikoto vi aveva descritti come 'cadaveri senz'anima', ma tu non mi sembri affatto una di quelle cose nere che abbiamo visto nelle nostre registrazione. Anzi...”
“Si è dimenticata un dettaglio, o forse colui che l'ha messa in guardia da noi non gliel'ha mai riferito. Quando il cuore si separa dal corpo, e l'oscurità prende il suo posto, i normali esseri umani si degradano in Heartless, ma coloro la cui volontà è abbastanza forte da superare il trauma della morte diventano come me i miei compagni: Nobody superiori. Noi siamo immortali, Nagi, e abbiamo poteri sugli elementi. Noi siamo quegli elementi, in un certo senso. E, come ti ho detto, non c'è nulla che voi, comuni esseri umani, possiate fare contro di noi.”
Nagi sogghignò, tralasciando l'implicita minaccia nelle parole di Zexion, mentre contemporaneamente elaborava la nuova informazione.
'Nodoby superiori, eh? I loro poteri sono di certo devastanti, ma loro non sono numerosi come gli Heartless. Nelle registrazioni non ne abbiamo mai visti più di due, tre, tutti insieme. In tutto una decina. A meno non ce ne siano altri nel loro quartier generale. Questo, ad esempio, era uno che io non avevo mai visto, ma se davvero è il loro stratega non se ne andrà certo in giro sul campo di battaglia. Motivo in più per sapere cosa diavolo ci fa qui.'
“Se è vero, perché non ci avete ancora attaccato? Se è così facile toglierci di mezzo...” Nagi alzò le spalle. “Perché non l'avete già fatto?”
“Possibilità... probabilità...” l'altro gli rispose misteriosamente.
“Cos'hai detto?”
Zexion sorrise per la seconda volta. “Malgrado tutto voi siete avversari potenti, e il nostro primario interesse non è sconfiggere voi, ma accedere al vostro multiverso.”
“E non potete farlo fino a quando noi vi bloccheremo l'entrata.”
“Esatto. Questo pianeta è la soglia, come voi avete già efficacemente scoperto, e quei portali i corridoi attraverso i quali viaggiare ovunque. Preferiremmo concentrare le nostre risorse su quello, non ha senso sprecarle per voi, per quanto debole possa essere la vostra resistenza.”
“Volete che ci togliamo di mezzo?”
“Dovreste, se volete salvarvi la vita.”
“I miei colleghi non accetteranno mai.”
“E tu, invece?”
Nagi strinse gli occhi. “Pensi che venderei il mio pianeta, così, solo per salvarmi la vita?” ‘Pianeta del quale mi importa meno di zero, ma mi devi dare una dannata buona ragione per fare quello che hai proposto. Mettere in gioco la mia vita non è mai stato un problema, se quello che posso ottenere rischiandola vale il prezzo.’
Lo vide incrociare le braccia e dondolare leggermente il capo in avanti, come se stesse lievemente annuendo. “Su mondi meno evoluti dal punto di vista spirituale, come sono Earl e Earth, questo di solito basta come contropartita. Dopotutto, cosa c’è di più prezioso per gli esseri umani?”
Nella pausa che seguì, i rantolii della guardia risuonarono chiarissimi, ma Nagi scosse la testa con fare accondiscendente, non degnando lo spettacolo di un solo sguardo.
“Magari, semplicemente il pensiero che non aiutandovi vi farei un incredibile dispetto. Ho visto come operate e, anche se vi permettessimo di passare, dubito che ci lascereste per molto in una posizione così scomoda per voi. In ogni caso l’avreste vinta quindi, vorrei almeno rendervi la cosa un po’ difficile.” L’albino sorrise provocatorio, come un ragazzino in cerca di una rissa. “E se quello là dietro è inteso per spaventarmi, mi duole deluderti ma...”
“Credi veramente che uno come me abbia bisogno di usare tattiche così bieche?”
Questa volta, nel tono vellutato di Zexion c'era un accento più duro, che Nagi sentì chiaramente, come una lama avvolta nella seta che gli accarezzava la gola. La sensazione fu così netta che l'albino cominciò a chiedersi se l'alieno non stesse applicando anche su di lui i suoi poteri.
“Non so, ne conosci forse altre che io ignoro?” gli chiese forzando un sorriso. Non che avesse veramente voglia di farlo, dati gli sviluppi. Ma voleva continuare a farlo parlare. A parte l’interessante contenuto, quello che Zexion diceva era esposto con una voce sommessa e morbida, che Nagi era certo di avere già sentito da qualche parte. Doveva solo ricordare dove.
L'alieno alzò entrambe le mani e si indicò. “Migliaia di mondi sono caduti davanti a noi, e il vostro non farà eccezione. E quei sistemi sono scomparsi perché io ne ho pianificato la fine. Tu sei bravo a manipolare le persone, eccezionale, oserei dire. La volontà di ottenere quello che vuoi, per te o per il tuo paese, unito al tuo incredibile disprezzo per la tua stessa incolumità personale, ti rende un avversario veramente notevole. Perché non ti preoccupi per te stesso, ma solo dell’effetto che le tue parole avranno sui tuoi nemici. Ti piace giocare con le tue vittime, sai dove colpirli e quali punti deboli sfruttare, un po' quello che faccio anch'io, anche se lavoriamo su scale diverse.”
“È per questo che prima dicevi che io e te siamo... simili?” Nagi gli chiese senza curarsi di nascondere un'evidente invidia.
Zexion, stavolta, gli sorrise apertamente. “Sì. E forse è meglio che ti dica subito fino a che punto.”

Senza dargli il tempo di replicare, il Nobody si avvicinò di qualche passo, contemporaneamente scostandosi il cappuccio dal viso.
Nagi lo fissò, senza rilevare, ad una prima occhiata, niente di anormale rispetto ad un comune essere umano. Chissà perché, se li era immaginati un po' diversi.
Zexion invece era sostanzialmente della sua stessa corporatura, con un viso dai lineamenti delicati, parzialmente nascosti da un ciuffo di capelli color mercurio che gli ricadeva sull'occhio destro. L'altro lo fissava ironico, ricordandogli qualcuno.
La cosa veramente peculiare era che la sua pelle non aveva la minima traccia di imperfezione, né un neo, né una infinitesimale macchia di melanina. Sembrava in tutto e per tutto una maschera di ceramica o gesso. E altrettanto inespressiva, se Nagi escludeva quella labile parvenza di scherno nei suoi occhi azzurri.
“Adesso che ti vedo da vicino” gli disse l'alieno prima che l’albino potesse fare un qualunque commento. “Devo ammettere che, sempre per essere un umano, la tua pelle è pallida ma senza nemmeno una pecca che la sfigura. Mi ricorda il gesso...”
Per la seconda volta in vita sua, Nagi De Artai indietreggiò di un passo davanti all'improvvisa realizzazione di stare facendo un errore, riconoscendo finalmente qualcuno in quei lineamenti, e associando la voce al proprietario. L'aveva sentita in qualche video, e gli era suonata perfetta, suadente e carezzevole come lui l'aveva voluta. Assolutamente adatta per ingannare il prossimo.
“Tu sei... me?” chiese con incontestabile sorpresa.
Zexion annuì. “Diciamo l'essere che geneticamente ti è più prossimo nel nostro multiverso. Non siamo proprio identici, perché evidentemente i nostri antenati hanno compiuto scelte riproduttive diverse, ma ci assomigliamo abbastanza. E non solo fisicamente.” Il sorriso dell'alieno si fece glaciale. “Quindi, sarai d'accordo con me che tu non puoi vincere te stesso, specialmente un te stesso che non ha tutte le tue comprensibilissime esitazioni.”
Riavutosi dalla sorpresa, Nagi scoppiò a ridere. “Esitazioni? Di che parli?”
“Chiamale come preferisci. Reticenze, se la cosa ti fa stare meglio. O dubbi. Paure, forse? Nagi, io ho solo un obiettivo che è sconfiggervi, come il tuo è di proteggere il tuo mondo. E conservare il potere che indubitabilmente eserciti su molta gente. Ma, a differenza di te, io non ho la benché minima remora a usare ogni mezzo necessario per raggiungere i miei scopi.”
“Pensi che io ne abbia?”
Senza riuscire a trattenersi Nagi lanciò un'occhiata a Nina che, totalmente disinteressata a quello che le stava succedendo intorno, era inginocchiata in mezzo ad un'aiuola intenta ad estirpare dei fiori. Viste le sue considerazioni di poco prima sulla Nina di Earth, quello che stava insinuando Zexion lo metteva a disagio più di quanto non volesse.
“Perché in caso contrario tu saresti come me” fu la secca replica dell’alieno.
L'ex Arciduca di Artai girò la testa di scatto verso Zexion, che aveva ripreso la sua aria indifferente, impegnato ad annusare un piccolo fiore che teneva stretto tra le dita.
“Niente scalfisce la tua maschera di bieco opportunista, Colonnello. Ma se non avessi nessuna paura o sentimento ad influenzare le tue decisioni, per quanto in maniera molto labile, non saresti neppure un essere umano.”
Per una volta, Nagi De Artai rimase senza parole.
“Per rispondere alla tua inespressa domanda, no, non abbiamo cuore, per cui le nostre azioni non sono condizionate da turbamenti emotivi di qualsivoglia natura. Al di là di tutti i nostri poteri, è questa la radicale differenza tra me e te, che non potrai mai sperare di eguagliare. Io sono un essere fatto di volontà e logica, Nagi, tu di volontà e emozioni, che non puoi sradicare da te stesso, solo mettere temporaneamente a tacere.”
Zexion fece un cenno verso Nina. “Come quando suggeristi a lei di trasformarsi in una bomba umana. O quando sparasti in testa al tuo braccio destro, Sergay Wang, durante la passata guerra. Loro sono i due che ti sono stati, in un modo o nell’altro, più vicini per tutta la tua vita. Sono il tuo pubblico e i tuoi giocattoli preferiti e, in un certo senso, tu dipendi da loro. Non dire che non ti sarebbe costato rinunciarvi, altrimenti, ad esempio nel caso di Sergay, l’avresti fatto alla prima avvisaglia di tradimento.”
“L’ho fatto quando mi è servito” Nagi rispose, scuotendo le spalle con indifferenza.
“Non sei bravo a mentire a chi sa benissimo come vedere oltre le tue bugie, sai? Anche adesso la tua faccia mostra esattamente la stessa espressione dispiaciuta di allora, mi sorprende come la gente non si renda conto di quello che ti passa per la testa. Certo, quando sacrificare i tuoi giocattoli è stato opportuno l’hai fatto senza esitazioni, ma solo dopo aver scartato qualunque altra ipotesi.”
“Sei il miglior psicologo che io abbia mai conosciuto, Zexion.”
“È facile. Anch’io ero come te, prima che le ombre divorassero il mio cuore. Di tutti gli esseri umani o umanoidi, che io abbia mai esaminato, tu sei tra quelli più razionali, al punto che le tue decisioni appaiono immorali ai più, perché non basate sull’etica ma sull’opportunità. Ma questo è il massimo che puoi ottenere.”
Non c’era la minima traccia di compiacimento nelle parole dell’alieno, che Nagi scrutò con cautela.
“Grazie per l’apprezzamento, e per la seduta, ma questo cos’ha a che vedere con Earl?”
“Nulla se non il fatto che tu, che sei il loro stratega, non riuscirai mai a vincere contro me. Quindi, ti do una settimana per convincere il resto dello Stato Maggiore di Earth ad aprirci le porte verso il vostro multiverso. Poi lo faremo lo stesso, a modo nostro. Ma se acconsentirete, in cambio ti prometto la salvaguardia di questo pianeta.”
Nagi sogghignò. “Non credo di potermi fidare di me stesso.”
“Lo faresti, come succede a tutti quelli che ti circondano, se non avessi altra possibilità.”
Zexion si avvicinò ulteriormente, e gli mise qualcosa in mano. “Pensaci, Nagi De Artai. Un essere umano non potrà mai vincere contro un Nobody”, gli sussurrò prima di voltarsi e di sparire in un turbine di oscurità.

“Quello credo che sia morto.”
Sbattendo le palpebre, Nagi rivolse la sua attenzione a Nina. Sorprendentemente, si ritrovò seduto sulla panchina, senza ricordare come ci fosse arrivato.
Non avendo ottenuto risposta, la donna si girò a guardarlo. “Stai bene? Mi sembri confuso.”
Lui sorrise al suo tono impensierito.
“Non è nulla.”
'Mi hanno solo mostrato quello che io ho più fortemente desiderato in tutta la mia vita.'
“E quel fiore che hai in mano? Non mi sembra di questo giardino, assomiglia ad una piccola stella.”
“Dove sono nato la chiamano Stella Alpina. Quando ero bambino era il mio fiore preferito.”
“Carino, e dove l'hai preso?”
Nagi non le rispose, distogliendo lo sguardo da lei e riprendendo a mordicchiarsi un'unghia. Quell'insignificante fiorellino apriva nuove ed interessanti ipotesi sull'estensione dei poteri di Zexion.
'Il mio corrispettivo. Niente poco di meno che. Come ha generato questo fiore? E da dove ha preso l'informazione? Chiacchiere e ultimatum a parte, lo show di Zexion mi è sembrato proprio un'esibizione a mio uso e consumo. E sarà stato solo per farmi presente che le informazioni di Mikoto sui Nobody non sono poi così esatte? A chi credere? Forse agli scienziati che hanno creato l'Harmonium per sconfiggerli? Qui si ritorna al problema originario perché, sicuramente, tutto quello che trecento anni fa sapevano di questi tizi è conservato nella biblioteca.'
Sotto gli occhi stupiti di Nina, Nagi sorrise pericolosamente, mentre uno scenario che non aveva prima preso in considerazione gli si apriva davanti. 'Ma soprattutto, visto che lui è me, perché anch’io non posso essere lui? Devo rivedere la mia strategia nei confronti Nina. Al momento, la cosa più importante è sapere se c’è qualcosa là dentro che riguarda i Nobody. A qualunque costo.’
Guardò in alto verso il palazzo. Lo stesso posto che lui aveva abitato per qualche mese dopo la caduta di Windbloom.
Ai tempi diedi io stesso a Sergay l’ordine di fare di tutto per far passare la supposta Regina di Windbloom dalla nostra parte. E lui non mi obbedì, rifiutandosi di sedurre la piccola Arika. Stavo per commettere il suo stesso errore, e lasciare per ultima la carta probabilmente vincente. Probabilmente.'
Si alzò, sotto lo sguardo di Nina che non aveva smesso un momento di fissarlo. Diverse persone erano accorse intono alla guardia, adesso stesa a terra, nelle mani di qualcuno che gli stava praticando un massaggio cardiaco.
“Rientriamo” disse alla sua amante. ‘Non è poi così tardi per andare a trovare la vera Regina di Windbloom.’

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Natsuki sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Non immaginava però così presto.
Alzò gli occhi dalla scrivania, determinata a rimanere calma, incontrando lo sguardo spiritato di Haruka Armitage.
“Cosa sono queste voci che girano?” la Meister di Aries sibilò, sporgendosi in avanti fino a sfiorare con il generoso petto il piano della scrivania.
“Niente che tu debba sapere prima della Presidentessa Chrysant.”
Natsuki sbirciò dietro le spalle della donna, dove un assortito gruppo di Meister Otome sembrava in trepida attesa della risoluzione del conflitto. Tra loro spiccava l’assenza delle Otome di Florince e dei Regni Uniti di Lutesia.
“E guardami in faccia quando ti parlo!” urlò Haruka, sferrando un pugno sul tavolo che rovesciò la preziosa teiera di Natsuki, prontamente salvata da Shizuru prima che si fracassasse a terra. La Direttrice osò scoccare solo un’occhiata di ringraziamento all’amante, per poi rivolgere di nuovo la sua attenzione ad Haruka. Fu però anticipata da Miss Maria.
“Non è il caso di ricorrere alla violenza. E ricordati con chi stai parlando, per una buona volta.”
La frase non sembrò impressionare l’opulenta bionda, ma fece fare un passo avanti alla donna immediatamente alle sue spalle.
Ann Luh poggiò una mano sulla spalla di Haruka. “Ha ragione. Non perdiamo la calma. Direttrice, non voglio essere irrispettosa, ma è necessario un chiarimento. Ci sono notizie allarmanti che filtrano da Florince. Dicono che quelli di Earth conoscono i segreti del Garderobe.”
Non esattamente’ pensò Natsuki con una smorfia. “Non è proprio così.”
Ann, però, la interruppe scuotendo la testa. “E non è neppure vero che li hanno passati ad alcuni governi di Earl? Perché è questo che mi ha detto Laura Bianchi. Lei sostiene di averli visti. A chi dobbiamo credere, Direttrice?”
Il tono angosciato della donna quasi la commosse. Si girò verso Miss Maria e Shizuru, incrociando i loro sguardi.
‘Se non gli rivelo adesso quello che so non si fideranno più di me. È assolutamente inevitabile, visto che in futuro avrò sempre più bisogno di loro. Gli stati che rappresentano devono allinearsi con il Garderobe e Windbloom.’
Prese un bel respiro, appoggiando il capo sulle mani raccolte a pugno sotto il mento.
“Non hanno scoperto il segreto della materializzazione. Quello è impossibile a meno che non esaminino direttamente lo Shinso. Mentre per ora pare che abbiano identificato solo come funziona il sistema delle nanomacchine, ma sono anche a conoscenza dell’esistenza di un meccanismo di controllo su di voi e sui vostri Master. E del fatto che... le vostre nanomacchine non si deteriorano a contatto con il cromosoma Y e con la PSA, ma bensì ricevono l’impulso di distruggersi dallo Shinso.”
Un silenzio glaciale accolse le sue parole mentre, sui volti di quelle che avevano una qualche conoscenza di informatica, si spargeva un’espressione sconcertata.
“Non ho capito, che hai detto?” chiese rudemente Haruka.
Fu Nao a risponderle, l’unica che sembrava non sorpresa dalla parole di Natsuki. “Significa che non abbiamo la proibizione di fare sesso, solo che dovremmo farlo senza che lo Shinso lo scopra.”
Dal modo in cui, ridacchiando, Nao strizzò l’occhio alla bionda Meister, Natsuki intuì che dovesse sapere molte cose sul tema. Ancora una volta, si chiese se fosse stata giusta la decisione di promuoverla al rango di Pilastro del Garderobe.
“E dove sta la differenza, scusa? Sempre di proibizione si tratta...”
Una voce si alzò da dietro le spalle di Haruka, interrompendola. Era rauca, e la Direttrice ci mise un attimo a capire a chi appartenesse.
“Quindi vuol dire che noi siamo stati divisi senza una ragione?”
Tutte le teste si girarono verso la ragazza che aveva parlato. Catapultata al centro dell’attenzione, Akane Soir invece fissava la Direttrice, ma come se non la vedesse veramente.
“Che ti cambia? Che sia per un difetto intrinseco, o perché programmato dallo Shinso, quello è il risultato. Il come è il perché è solo un dettaglio.”
Natsuki maledì silenziosamente Nao, la cui replica noncurante fu prontamente rimbeccata dall’aspra risposta di Akane.
“Quel tuo dettaglio è tutta la mia vita. E quella di Kazuya.”
La ragazza si guardò attorno, sull’orlo delle lacrime. “Voi ci avete raccontato che un’Otome doveva scegliere tra l’amore e la fedeltà al suo paese, pena la perdita del suo status di invincibile guerriera. E adesso vengo a sapere che non era vero nulla?”
“Non mi hai ascoltata, Akane.”
Natsuki si alzò in piedi, fissandola con tutta la calma che riuscì a raccogliere. Perché intorno a lei molte altre Meister avevano lo stesso sguardo sconvolto. “Ho solo detto che le vostre nanomacchine si degradano tramite un processo diverso da quello che vi abbiamo raccontato, non che la causa sia differente. Non avendo nozioni di informatica non avreste comunque capito e, da che esiste il sistema, i reggenti del Garderobe scelsero un altro tipo di approccio, più facile per voi da assimilare.”
Akane scosse la testa rabbiosamente. “E cos’è quella storia che anche nel corpo dei nostri padroni sono impiantate delle nanomacchine? Perché non gli è stato detto? Quelli di Earth sostengono di conoscere un modo per risolvere il problema. A questo punto lo voglio sapere anch’io, tanto per cominciare, e poi...”
Diverse teste annuirono ma, prima che Natsuki potesse dire qualcosa, Miss Maria calò di piatto la mano sul piano del tavolo, attirando l’attenzione di tutte le presenti.
“Meister Akane Soir. Si controlli, prima di tutto.”
Colpita dalla dura replica, e dall’occhiata carica di disprezzo della più anziana Otome in servizio, la ragazza si zittì.
“Mi fa piacere vedere con che facilità avete messo in discussione la fedeltà al vostro Master, e l’onore del Garderobe. Per non parlare di tutti i giuramenti che avete fatto fin’ora. State ragionando come gatte in calore, non come le guerriere che vi abbiamo addestrato ad essere. E tutto perché qualcuno vi è venuto a sventolare sotto il naso la possibilità di fare sesso.”
“La possibilità di condurre una vita normale, direi piuttosto” esalò Haruka, prendendo sorprendentemente le difese di Akane.
La voce di Miss Maria, fino ad allora controllata, salì di un’ottava. “Ma voi non siete normali. Siete Otome. Il sistema fu concepito in questo modo per proteggere prima di tutto voi e i vostri padroni. E anche se ne avessimo avuto le possibilità tecniche, noi non l’avremmo modificato. O pensate forse che sarebbe stato divertente, per voi, andare in battaglia con marito e figli? Magari mettendo a repentaglio la vita del vostro stesso compagno?”
La donna fece un cenno verso Akane. “Rispondimi ragazza. Se adesso ti pare penoso, quanto lo sarebbe se voi due avreste una famiglia?”
“Almeno avremmo avuto una scelta” rispose lei.
“La scelta l’avete fatta nel momento in cui avete acconsentito ad entrare qui dentro. O nel vostro cuoricino speravate sempre di riuscire a conciliare l’amore con il dovere?”
L’Otome di Cardair scosse la testa. “No, sapevo che ci sarebbe stato un momento nel quale avrei dovuto scegliere. Ero preparata, e sarei stata felice di rinunciare ai miei poteri. Però, per tutto l’impegno che io ho profuso qui dentro, e proprio in virtù di quei giuramenti così grevi che siamo state chiamate a pronunciare, io avrei almeno voluto conoscere tutta la verità!”
Akane, adesso, stava apertamente piangendo. Senza attendere una risposta si girò di scatto e, superate le altre ragazze, sbattendo la porta uscì dall’ufficio della Direttrice. Natsuki prese un profondo respiro, prima di guardare in faccia tutte le Otome rimaste.
“Voi altre, se avete qualcosa da dire fatelo immediatamente. Si approssima la prova più dura per il nostro pianeta, io devo sapere se posso contare su voi.”
Tutte annuirono, chi convinta come Haruka, e chi invece sottilmente irriverente come Nao.
“Bene. Potete ritornare dai vostri padroni. Vi riconvocherò al più presto possibile per comunicarvi la strategia da adottare contro l’invasione. E, preventivamente, contro quelli di Earth. Mahya, tu segui Akane e bada che non faccia nulla di stupido.”

Natsuki le guardò uscire in composto silenzio, chiedendosi se quella scenata non segnasse l’inizio della fine per il Garderobe. Solo quando fu finalmente sola, si decise a volgere lo sguardo su Shizuru.
La donna aveva ancora gli occhi amaranto sulla porta.
“Tu non sei d’accordo con Miss Maria, non è vero?” le chiese debolmente.
“Fondamentalmente sì. Ma la ragione è anche dalla parte di Akane. Per lei dev’essere molto difficile. La capisco, anche se in questo momento considerazioni tanto personali su ciò che il Garderobe ha fatto di giusto o sbagliato nei secoli dovrebbero essere lasciate da parte.”
Shizuru si voltò verso la vetrata, mentre Natsuki si alzava e la raggiungeva. Stettero per un po’ in silenzio, poi l’Elegante Ametista fece scivolare un braccio attorno alla spalle della donna più bassa, stingendola a sé con fare protettivo.
“Non ti preoccupare, Natsuki, è solo un momento di sbandamento. Sono certa che loro sanno perfettamente quello che devono fare e quello che ci si aspetta da loro. E non tradiranno la nostra fiducia. Ma non dimenticarti che sono il tuo gruppo, e che hanno bisogno della tua guida e del tuo sostegno, ora più che mai.”
La Direttrice annuì, grata all’amata per quelle parole. Non poté fare a meno di chiedersi, tuttavia, che interpretazione quelle donne avrebbero dato alla parola fiducia, che il Garderobe, almeno dal loro punto di vista, aveva tradito per primo.


Earl, località sconosciuta, 20 marzo, ore 21.00

Le dune sembravano mimare una distesa marina, sotto la luce livida della luna. In molte lingue quella successione di dolci gobbe era chiamata mare, cosa che non sorprendeva affatto Zexion, più interessato a ricordarsi esattamente quante erano quelle lingue, che a godersi lo spettacolo. Che, in ogni caso, era un piacevole diversivo rispetto alla monotonia del mondo sul quale i Nobody, fuggiaschi da tutti gli angoli del multiverso, avevano trovato rifugio.
'Dove il nostro pianeta è ghiaccio e neve, questo è deserti e aspre montagne. Non mi stupisco che abbia dato i natali a gente così ostinata a sopravvivere. Sono quasi come noi. E anche quelli più civilizzati hanno una forza d'animo inconsueta per gli abitanti di un pianeta che, a prima vista, parrebbe così insulso. Per non parlare dei loro gemelli di Earth, se possibile ancora più tenaci. Almeno su quello non ho mentito a Xemnas, molti abitanti di questi luoghi hanno forza di volontà più che sufficiente per trasformarsi in Nobody superiori.'
“Ci vuoi rendere partecipi delle tue masturbazioni mentali, Zexion, o dobbiamo rimanere qui a indovinare cosa ti passa per la testa?”
Zexion si voltò lentamente verso il proprietario della voce, bassa e decisamente più sgraziata rispetto alla sua.
“Axel, anche quando avevi un cuore eri così noioso?”
“Noioso io? Sei tu che da quando sei tornato te ne stai a guardare il panorama senza degnare i tuoi compagni di uno sguardo.”
“Sto pensando. E mi serve un po' di silenzio. Lo capiresti se lo facessi più spesso anche tu.”
L'irruento Nobody dai capelli rossi alzò gli occhi al cielo, per poi fissarli sull'ultimo componente del terzetto. “E tu, Marluxia, non gli dici nulla?”
L'interpellato scosse le ampie spalle, facendo ondeggiare i capelli di un peculiare colore rosa carico. “No. Mi interessa solo sapere quando ce ne andremo di qui.”
Entrambi si volsero verso Zexion, in attesa della risposta che il Nobody stava meditando da ore.
“Dobbiamo essere cauti. Ci sono molti luoghi di questo pianeta dove i nostri poteri non funzionano come dovrebbero.”
“Come l'interno di quel castello con il fiore in cima?” gli chiese Axel.
“Sì. E la costruzione chiamata Garderobe. Sono schermati da qualcosa che blocca ogni tentativo di teletrasportarsi dentro, e che si irradia anche nelle vicinanze.”
L'essere riuscito a leggere solo in parte i ricordi del Colonnello De Artai lo indisponeva, ma non c'era nulla che potesse fare. Si reputava, anzi, abbastanza fortunato da essere riuscito a carpire abbastanza informazioni per mettere sul chi vive l'ex Arciduca.
'Le sue paure, poche, e i suoi desideri, inconsueti per un essere umano della sua età. È la persona che fa per me, per tutto quello che ho in mente. Che non necessariamente equivale a quello che Xemnas, e questi due, pensano che si debba fare qui. Non mi turba non avere capito dove sono dislocate truppe di Earth, il già sapere che esistono costituisce un vantaggio immane sugli abitanti di Earl, ma c'è qualcosa di importante che Nagi è riuscito a nascondermi. Dovrò incontrarlo ancora, meglio se ben lontano da quel posto.'
Incrociando le braccia al petto fissò i suoi due compagni.
“Ma la cosa che dovete assolutamente ricordarvi è che, a contatto con le ombre, molti di questi umani rischierebbero di diventare come noi, almeno quelli che sono i nostri corrispettivi su questo mondo. Per questo non possiamo rilasciare senza controllo le armate di Heartless, come abbiamo sempre fatto.”
Axel scosse le spalle. “E anche se fosse? Non sarebbero comunque in grado di usare i propri poteri per molti giorni.”
“Non voglio rischiare. E poi siamo qui proprio per evitare che questa gente muti in Nobody, non dimenticatevelo. Dobbiamo arrivare al pianeta che chiamano Earth e distruggerlo, questa è la nostra missione, possibilmente senza trasformare nessuno nel processo.”
“E quindi?”
Zexion guardò Marluxia, passandogli telepaticamente un'informazione. “Intanto ho bisogno di sapere come potere sconfiggere queste guerriere che chiamano Otome. Le armate di Earth di stanza qui mi preoccupano assai di meno. Una volta tolte di mezzo quelle donne, non credo che avremo problemi a forzare i portali di trasferimento. Pensaci tu a sondare la loro forza. Senza contare che... hanno bisogno di una piccola dimostrazione.”
Un sorriso ferino apparve sul bel volto di Marluxia, che tra i compagni era chiamato il 'Leggiadro Sicario'.
“Molto appropriato. Ci vediamo tra un po'.”
'Marluxia è decisamente adatto per questo lavoro. Molto più di Axel, per il quale comunque dovrò trovare presto un'occupazione. Anche se prevedo che ci sarà lavoro per tutti.'
Dando le spalle ad Axel ritornò a guardare il mare di dune, trovando il panorama asettico ma gradevole ai suoi occhi. 'È un bel posto. Un luogo dove, a differenza del nostro multiverso, nessuno ha poteri extrasensoriali. E quindi nessuno si può accorgere quanto esattamente siamo differenti da loro. Se non facessimo sfoggio dei nostri poteri saremmo indistinguibili dai semplici umani. Sì, decisamente un bel mondo dove vivere...'


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Recensioni: LOL! Felice che ci sia ancora gente che sta seguendo questa mazzata, per la quale ringrazio come sempre le mie consulenti e beta reader Shainareth e Solitaire. Questo capitolo in particolare è dedicato a Sol, che mi ha presentato quel gran bastardo di Zexion, il quale condivide davvero con Nagi molte caratteristiche, non ultima la voce del doppiatore, il bravissimo Akira Ishida.
Un grazie di cuore a tutti i lettori e a chi mi ha lasciato scritto qualcosa, Hinata, Chiarucciapuccia (non temere, le due Otome sono vive e vegete, anche se nelle mani di Yokho Shinigami Helene... no, forse non stanno tanto bene...), Frozen, Gufo_Tave (hai assolutamente ragione! Mettere una pezza alle falle dell'opera originaria è un divertimento incredibile, molto di più che giocare al "gioco delle coppie" ^__^).

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Capitolo 14
*** Dimostrazione ***


Dimostrazione


Mahya Blythe non aveva la minima idea del perché le fosse stato affidato un incarico così penoso. Quello sarebbe stato un lavoro per Sara, così coscienziosa, attenta e comprensiva, non certo per lei, che avrebbe preferito duemila volte seguire Nao nelle sue scorribande notturne; tutto sarebbe stato meglio, piuttosto che essere costretta a fare da balia al Re e alla possibile futura Regina di Cardair.
Li guardò sopprimendo a malapena uno sbadiglio. La coppietta era seduta davanti a lei, nella spaziosa automobile che li stava portando via da Windbloom, lui impegnato a cullare la sua donna che non aveva smesso un momento di piangere.
'Ma dove trova tutte queste lacrime?' pensò con una smorfia, non osando aprire bocca per non provocare un'altra crisi.
Doveva ammettere che le rivelazioni di Natsuki avevano sconvolto anche lei ma, come aveva giustamente fatto notare Nao, non cambiavano molto la realtà delle cose. Se non per un piccolo particolare che Mahya aveva colto immediatamente, avendo un'infarinatura di informatica.
'Non è un problema strutturale ma di programmazione. E che quindi dovrebbe essere più o meno facilmente reversibile. Perché Yokho non lo voglia fare lo posso capire, ma di questo passo la situazione diventerà sempre più insostenibile anche perché, ora, non possiamo nemmeno più dire che non sappiamo farlo, visto che abbiamo qui su Earl gente che sarebbe ben disposta ad aiutarci.'
Il suo sguardo lasciò i ragazzi per scrutare fuori dal finestrino. 'Che situazione assurda. Spero che Natsuki prenda una decisione prima che sia troppo tardi. I nostri alleati ci stanno abbandonando e, quando saranno tutti passati dalla parte di quelli di Earth, ci imporranno con la forza di schiudere i segreti dello Shinsho.'
La notte era calata su Windbloom, e non si vedeva nulla ai lati della strada se non lame di luce lunare che filtravano tra i rami degli alberi, nastri fiochi e fragilissimi che non riuscivano a dissipare le ombre.
Per qualche ragione Mahya rabbrividì. 'Sempre che i nostri nemici non arrivino prima.'
All'improvviso la macchina rallentò, fino a fermarsi del tutto.
“Che c'è adesso?” sbuffò infastidita, premendo il pulsante che abbassava il separé tra l'abitacolo posteriore e l'autista.
Si girò di sbieco verso di lui ma l'uomo anticipò qualunque sua domanda.
“Meister Blythe, la strada è sparita.”
Uno sguardo ai volti stupefatti di Kazuya e Akane, poi Mahya voltò completamente la testa verso la parte anteriore dell'automobile.
“Ma che diavolo...” mormorò.

I fari dell'auto illuminavano qualcosa che non avrebbe dovuto essere davanti a loro giacché, senza soluzione di continuità rispetto alla foresta che li circondava, la natura aveva invaso la sede stradale, interrompendo completamente la via maestra che collegava Windbloom al porto delle sabbie. Il sottobosco fioriva sull'asfalto, spaccato qua e là da imponenti pini, abbastanza fitti da rendere impossibile il transito di qualunque veicolo a motore.
Per interminabili secondi Mahya fissò lo spettacolo senza trovarvi una spiegazione pratica e, alla fine, si decise a scendere dall'auto facendo segno ad Akane di non seguirla. Non c'era niente che non potesse risolvere da sola, anche se si avvicinò alla vegetazione con cautela.
'Siamo passati di qui non più di due settimane fa, è impossibile che queste piante siano cresciute in così breve tempo.'
Quello che aveva davanti agli occhi era lo spettacolo di almeno vent'anni di evoluzione condensati in una manciata di giorni.
Sbirciò tra gli alberi, cercando di capire dove finisse la foresta, ma i fari dell'auto si scontravano, a solo pochi metri da lei, contro una barriera di tronchi che sembrava farsi più fitta invece di rarefarsi.
Mani sui fianchi, Mahya constatò che qualcuno quella notte aveva deciso di darle una mano. Quello strano evento era un'ottima ragione per ritornare a Windbloom, visto che non sembrava esserci modo di aggirare l'ostacolo; in più, lei doveva per forza fare rapporto alla Direttrice.
Si girò verso la macchina, preparandosi a subire le inevitabili lagnanze della coppia di Cardair, ma si trovò faccia a faccia con loro. La donna aveva materializzato la propria armatura.
“Che credi di fare?” la apostrofò con occhi sgranati.
“Se credi che torneremo indietro per quattro fiorellini ti sbagli di grosso.” Lo sguardo duro della Meister di Kazuya riusciva a far dimenticare gli occhi arrossati dal pianto.
Oltrepassò Mahya facendo apparire la propria arma, senza che la donna bionda facesse nulla per fermarla.
“Come vuoi” le disse la Colonna scrollando le spalle. “Credo che rimarrai qui tutta la notte.”
Incrociando le braccia si appoggiò al cofano, osservando pigramente Akane che cominciava ad abbattere alberi.
“E tu non l'aiuti?” le chiese Kazuya.
Lei sorrise condiscendente al tono indispettito dell'uomo. “È fatica sprecata. Anche lei si stancherà presto, considerato che i suoi tonfa non sono armi adatte a questo lavoro.”
Mahya la guardò colpire tronchi in successione, che cadendo formavano un groviglio inestricabile di rami divelti.
“Lo vedi? Come farà dopo a spostarli? Non riusciremo mai a passare. Meglio che comunichi al Garderobe quello che sta succedendo.”
Si sporse verso l'autista per chiedergli il telefono installato sull'automobile, quando un urlo di Akane, seguito da quello quasi contemporaneo di Kazuya, attirarono la sua attenzione.
La donna era in ginocchio e si stringeva la testa tra le mani, mentre entrambi i suoi tonfa erano abbandonati a terra.
Maya si abbassò verso il Master dell'amica, ugualmente piegato in due accanto all'auto.
“Che è successo?”
“Un ramo ha colpito Akane alla testa” lui le disse dolorosamente, mentre un rivolo di sangue gli scendeva lungo la mandibola. Aveva un lungo taglio sulla tempia, ma che non sembrava profondo.
Soffocando un'imprecazione Mahya corse da Akane.
'Un semplice ramo ha potuto fare questo? Impossibile, il campo di forza che ci circonda ci dovrebbe proteggere da urti ben maggiori.'
Vide la giovane Meister che cercava di rialzarsi lentamente in piedi ma, prima che potesse riprendere le sue armi, dal terreno emersero viticci che le si arrotolarono intorno ai polsi e alla vita, rendendo inutili i nastri posteriori dell’armatura. Venne sollevata in aria, senza alcuna possibilità di difendersi. La ragazza e Kazuya urlarono simultaneamente, mentre Mahya richiedeva la materializzazione della sua armatura.
Si lanciò su una delle piante colpendola con il taglio della mano, ma il suo gesto non sortì effetto, se non spedirle una dolorosa scossa al cervello.
'È duro come l'acciaio.'
Fece una mezza piroetta su sé stessa, usando come arma uno dei nastri, che tagliò di netto la radice. Subito sostituita, però, da una nuova e più spessa.
“Ma come? Pensavo che una ragazza carina come te dovesse amare le piante.”

Sbarrando gli occhi, Mahya si girò in direzione della voce misteriosa. Sul tetto dell'auto c'era una figura imponente, vestita da capo a piedi in una cappa scura; il suo volto era in ombra, ma la Colonna del Garderobe poteva avvertire, dal tono di voce, che stava sorridendo.
Indicò dietro di lei. “Sei tu il responsabile di questo disastro?”
“Sì. È stato divertente. Era da pezzo che non giocavo con specie vegetali di tipo terrestre.”
“Sistema immediatamente tutto, e metti giù la mia amica.”
Una lunga pausa seguì la sua ingiunzione, poi, invece di obbedirle, l'uomo aprì le braccia. “Amica, quella? Ma se non hai fatto altro che farla piangere?”
Stupefatta, Mahya fece un passo indietro, contemporaneamente materializzando le proprie maracas.
“Per favore, lasciala andare” urlò Kazuya, prontamente ridotto al silenzio da un gemito di dolore della sua ragazza, che lo fece raggomitolare a terra.
Mahya cercò di non guardare dietro di sé, non doveva perdere di vista l'uomo in nero, per nessuna ragione.
“Finiscila di tormentarli!”
“Perché? È interessante questo fenomeno, qualunque cosa faccia ad una si riflette sull'altro, non avevo mai visto niente del genere. Comunque hai ragione, la smetterò, dopotutto non sono loro quelli per cui io sono venuto sin qui.”
Nelle sue mani si materializzò una falce.
Il gesto fece stringere a Mahya con più forza le maracas. 'Questi sono i tizi dei video di quelli di Earth.'
Un secondo dopo si mosse in avanti, mentre l'asfalto veniva perforato da decine di viticci. Uno le sfiorò il viso, e la donna sentì il campo di forza piegarsi per la sollecitazione. Digrignando i denti avanzò verso l'uomo, usando il cofano dell'automobile come pedana per proiettarsi sul tetto. Gli saltò agilmente sopra, mentre il suo avversario sembrava attenderla. L’uomo alzò solo leggermente la sua arma, contro la cui impugnatura le maracas di Mahya si scontrarono. Adesso erano faccia a faccia.
La donna lo fissò, trovando gelidi e sarcastici gli occhi azzurri che la fissavano sotto una frangia di folti capelli rosa.
L'uomo torreggiava su di lei, e non sembrava aver bloccato il suo attacco con particolare sforzo.
Mahya gli sorrise sorniona. “Adesso vediamo chi ride” sussurrò mentre, dietro di lui, il Child della Colonna si alzò dal terreno. La sua espressione trionfale fu però di breve durata.
L'essere non si era ancora formato del tutto che la sua superficie si ricoprì di gemme. Le giunture si aprirono in crepacci da dove spuntarono rampicanti e, quando mosse le braccia per liberarsi, le dita gli si sgretolarono in frammenti di sabbia e radici. Non riuscì a fare neppure due passi che si sfaldò completamente sotto gli occhi, adesso atterriti, di Mahya .
“Il terreno che lo compone è ricco di semi, li ho semplicemente fatti germogliare.”
Con un urlo carico di rabbia la donna alzò una delle sue armi, ma sentì qualcosa che le tratteneva il polso. L'uomo in nero ne approfittò per colpirla in volto con il manico della falce. Cadde all'indietro e cercò di compensare la caduta annullando la gravità, ma altri viticci le si chiusero attorno alle gambe, trascinandola a terra.
Fece di tutto per rialzarsi in volo, usando i nastri della propria armatura per tranciare le radici, ma nuove escrescenze rimpiazzarono immediatamente quelle che riusciva a recidere. In sottofondo, poteva sentire le urla di Akane.
Disperata, cercò di nuovo di librarsi in aria, ma questa volta i lacci mirarono direttamente alla sua gola. Già in debito di ossigeno per lo sforzo della battaglia, si sentì immediatamente soffocare, e dovette desistere prima di spezzarsi il collo. Venne trascinata verso terra, e inchiodata saldamente a quello che restava dell’asfalto.
“È inutile che tenti di liberarti, non ci riuscirai” la canzonò la voce dell'uomo in nero. “Quelle che ti stanno trattenendo sono radici di alberi d'alta quota, tutti quelli che tu vedi qui intorno. Devono spaccare le rocce per poter sopravvivere, e io li ho resi ancora più resistenti. Sei forte, ma io ne ho a disposizione migliaia. È una questione di numeri, sai?”
“Che vuoi da noi?” urlò a fatica Mahya , mentre intorno al collo la pressione si faceva più pronunciata.
“Una dimostrazione.”
L'uomo sorrise, saltando giù dal tetto dell’automobile e atterrando agilmente accanto alla Otome. “Il campo di forza che vi circonda vi protegge da qualunque tipo di emissione termica, elettromagnetica e radioattiva, e funziona da filtro tra il vostro corpo e l'atmosfera esterna. Ma è malleabile e deformabile, come sto verificando con il viticcio intorno al tuo collo. Potrei strangolarti anche adesso, ma...”
Fece una pausa, lanciando un'occhiata verso la sua arma. Poi, ne appoggiò la base sul torace di Mahya . “Abbiamo notato una cosa dai vostri combattimenti. Mentre non avete problemi a resistere all’attrito, e anche all’impatto contro superfici dure, sembra proprio che una sufficiente pressione, applicata ad un'area limitata del vostro scudo, lo possa trapassare. Altrimenti non si spiegherebbe perché vi affrontate con lance, picche e spade. Non è così ragazzina?” le chiese quasi amabilmente, alzando la falce in verticale. Sotto di lui, Mahya si rifiutò di urlare fin quasi alla fine.

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Shizuru Viola atterrò elegantemente alle coordinate indicate dallo Shinso. Aveva già osservato la situazione dall’alto, capendo immediatamente chi era ancora in grado di essere soccorso e chi no. Si mosse veloce verso i primi.
Kazuya era riverso al suolo svenuto, e la stessa cosa valeva per la sua Otome. Ad una decina di passi dall’automobile, Akane era immobile sull’asfalto che sembrava essere stato arato, ma i flebili gemiti che mandava rassicurarono Shizuru sul fatto che fosse ancora viva. Non così poteva dirsi del loro autista.
Dalla posizione del corpo l’uomo doveva aver cercato inutilmente di scappare. Il suo cadavere era infatti in posizione eretta, letteralmente squarciato da centinaia di genziane violette, che sembravano essergli sbocciate sotto la pelle, mentre radici grosse come il polso di Shizuru l’avevano impalato durante la corsa, e gli spuntavano ora dalla schiena come scheletriche ali. L’effetto complessivo era quello di un grottesco spaventapasseri ricoperto di fiori insanguinati.
Ricacciando indietro un rigurgito di bile, Shizuru fece lentamente il giro dell’auto, la naginata materializzata e pronta nelle sue mani.
Dall’altra parte non c’era nulla che valesse la pena di essere salvato. Sull’asfalto martoriato non era rimasto nulla di Mahya Blythe, il suo corpo dissolto in una nuvola di scintille smeraldo. Shizuru le aveva viste alzarsi sopra la cima degli alberi mentre arrivava, ed aveva capito immediatamente che per una delle sue compagne non c’era più nulla che lei potesse fare. Aveva solo pregato di arrivare in tempo per salvare l’altra. Cosa aveva potuto causare quel disastro, nei pochi minuti passati da quando lo Shinso aveva rilevato una sofferenza nei dati biometrici di Mahya ed Akane, e Natsuki l'aveva spedita a controllare, per lei era assolutamente un mistero.
I suoi sensi in allerta percepirono una infinitesimale vibrazione nel terreno, e la donna abbassò la naginata, pronta a colpire. Un secondo dopo, decine di viticci spuntarono dal terreno e si lanciarono su di lei. Li recise con la lama della sua arma, ma meno facilmente di quello che avrebbe creduto, facendo il vuoto intorno a sé. Poi si librò in aria, pronta ad andare a recuperare Akane e il suo Master.
Fu in quel momento che avvertì qualcosa dietro di lei.
“Sei molto meglio dell’altra, te ne do atto” una voce le sussurrò quasi all’orecchio.
Prima che potesse girarsi un colpo alle reni, abbastanza violento da strapparle una smorfia, la scaraventò contro il tetto dell’automobile, i cui finestrini esplosero in frammenti di cristallo. Rotolò a terra ma si rialzò facilmente, schivando un secondo colpo e arrotolando la frusta, di cui era dotata la sua naginata, attorno alla falce del suo avversario, bloccandola.
Lo vide sorridere. “Meno male, pensavo che eravate tutte come quella incapace.”
Poi, l’essere in nero scomparve dalla sua vista in un turbine di oscurità. Aggrottò le sopracciglia e, momentaneamente distratta, fu colpita alla testa da una delle radici. Si sbilanciò leggermente in avanti, avvertendo qualcosa che le si chiudeva attorno al polso destro. Evitò che anche il sinistro le fosse preso con una veloce rotazione su sé stessa, ma non fece in tempo a liberarsi che udì la voce dell’uomo. “Non lo farei, se tieni ai tuoi amichetti.”
Gli occhi amaranto di Shizuru si fissarono su di lui, adesso ritto accanto a Kazuya, sulla cui testa era appoggiata l'impugnatura della falce.
“Fai un solo movimento e gliela sfondo. Nessuno vi ha mai detto che questo sistema è parecchio vulnerabile?”
Impotente, Shizuru sentì nuovi viticci aggrapparsi alle sue braccia e al suo collo, fino a ridurla in ginocchio. “Tu non hai idea di che cosa hai scatenato” sibilò all'uomo, consapevole che in quel momento lo Shinso stava mettendo in allarme Natsuki e il resto delle Colonne. Shizuru poteva avvertire che la forza con la quale era trattenuta a terra stava venendo meno ogni secondo che passava, mentre la temperatura si faceva sempre più bassa. Se fosse riuscita a guadagnare abbastanza tempo senza pregiudicare la vita di Kazuya ed Akane... ma i suoi propositi andarono in pezzi un momento dopo.
“Adesso basta, Marluxia” scandì chiaro qualcuno che non era l'uomo con la falce.

Malgrado il suo addestramento, la nuova voce le fece venire la pelle d’oca. Non per la paura, perché non aveva mai avuto paura di lui, ma per il pensiero di quello che quel mostro ambizioso poteva fare a Natsuki, che sembrava aver preso di mira. Ancora una volta, Shizuru Viola rimpianse di non averlo ucciso quando ne aveva avuto la possibilità.
“Nagi” sillabò lentamente, cercando di riprendere fiato.
“Ah, sì, in effetti il nostro timbro di voce è praticamente identico, non mi sorprende che tu mi abbia scambiato per lui. Ma debbo deluderti, anche se saresti stata molto più fortunata se avessi incontrato il mio corrispettivo su questo mondo, invece di me. Io sono Zexion.”
Il proprietario della voce entrò nel suo campo visivo, e si rivelò una sorpresa per Shizuru.
Perché, in effetti, il timbro vocale e una corporatura simile erano tutto quello che l’essere aveva in comune con l’ex Arciduca. Per il resto Zexion era una creatura altera che, avvolta nella cappa scura, sembrava emanare un’aria di distaccata superbia, mentre studiava Shizuru con occhi quasi incolori sotto la luce algida della luna. Quello sguardo non aveva nulla della crudele cordialità di Nagi, era solo talmente scevro da ogni emozione, da risultare la cosa più spaventosa che la donna avesse mai visto.
“Corrispettivo?” si sforzò di chiedere lei, combattendo contro la mancanza di ossigeno.
“Sì, un’altra notizia che quella ragazzina si è scordata di dirvi. O forse nemmeno a lei è stato rivelato. Questo multiverso non è altro che un’elaborata riproduzione del nostro, la sua multicopia, se così la vogliamo chiamare. Sarà per questo che avete così tanti errori?”
La coscienza di Shizuru si ribellò a quelle parole, anche se quello che le era stato appena rivelato confermava le supposizioni che avevano avuto lei e Yokho studiando i materiali forniti da Earth.
Nelle vecchie scienze, sebbene la fisica quantistica teorizzasse l’esistenza di un multiverso a più linee temporali, l’astrofisica rigettava completamente questi studi come pure speculazioni fantascientifiche. Questo vuol dire che il nostro universo e quello di Earth sono... un'aberrazione?'
Vide Zexion sorridere leggermente, mentre si avvicinava al suo compagno. “Secondo le nostre leggi fisiche un multiverso strutturato come questo non dovrebbe esistere. È curioso, anche se, lo ammetto, decisamente interessante dal punto di vista intellettuale.”
“Non credo che siate qui per studiarci...”
“Devo darti ragione, perché in effetti siamo qui per annientarvi.” Gli occhi di Zexion corsero a Kazuya. “Cosa che non credo sia poi nemmeno troppo difficile, considerato quanto inefficaci sono le vostre armi migliori.”
“Non hai ancora visto nulla.”
“Lo so. Infatti non nego che avete qualche caratteristica che vale la pena di essere studiata, prima di cancellarvi.”
Sdegnata, Shizuru scosse la testa. “Ci hai preso per cavie?”
“Più di quanto tu possa immaginare” fu la distaccata risposta di Zexion. Che, sotto gli occhi divertiti di Marluxia, si avvicinò all'Incantevole Ametista.
Il Nobody le prese il volto e glielo sollevò, avvicinandolo al suo. A quel gesto Shizuru strinse le labbra, e istintivamente fletté gli avambracci ma le radici, che prima le erano sembrate quasi pronte per essere spezzate, resistettero alla trazione esercitando una forza contraria.
Zexion la fissò negli occhi, senza che ancora nessuna espressione, sentimento o qualsivoglia segno di vita emergesse sul suo viso. Shizuru non aveva mai incontrato nessuno che le comunicasse una così completa alterità pur essendo, a prima vista, assolutamente umano.
Ma nessun essere umano mi scruterebbe come fa uno scienziato con le sue cavie. É questo che siamo per lui? Solo una specie inferiore da esaminare?’
Poi, con sua completa sorpresa, l’essere si abbassò fino ad accarezzarle le labbra con la punta della lingua, ritraendosi un secondo dopo.
Shizuru digrignò i denti cercando di allungare una mano verso di lui, senza successo. Non aveva capito il significato del gesto, anche se le era sembrato l’equivalente del raccogliere un campione di materiale organico. E forse lo era davvero.
Gli occhi di Zexion si strinsero mentre sembrava calcolare qualcosa. “Come pensavo, non siete altro che copie malfatte. Dovrai diventare molto più forte, bambina, se vorrai proteggere quelli che ami” le disse il Nobody infine, lasciandole il volto.
“Che mi hai fatto?” ruggì Shizuru, perdendo per un momento la sua consueta compostezza. “Tu non la toccherai.”
Zexion stette in silenzio per qualche interminabile secondo, limitandosi a guardarla. Poi, un sorriso quasi gentile reclamò le labbra del Nobody. “Lei? Parli della donna alla quale appartiene l’altro DNA che ho raccolto sulle tue labbra? Credi che mi sia così difficile scoprire la sua identità, considerato con chi dividi il letto, Incantevole Ametista?”
Non aggiunse altro, e nemmeno Shizuru replicò, selvaggiamente impegnata a sublimare la rabbia e la paura in cieca volontà. ‘Non lascerò che tu le faccia del male.’
Zexion invece fece solo un cenno a quello che aveva chiamato Marluxia, prima di scomparire davanti a lei.
L'uomo dai capelli rosa le sorrise ferino, appoggiandosi agilmente la falce di traverso le spalle. “Devi perdonarlo, Zexion non ha molto tatto con le donne. Io e te ci rivedremo, e sarà un piacere rimetterti alla prova, adesso che sappiamo tutto di voi.”
Poi, anche lui, si volatilizzò nel buio della notte.

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“Perché mi hai fermato? Potevo fare fuori pure lei” sibilò Marluxia in faccia a Zexion, senza che l'altro muovesse un muscolo.
“Dici? Non ti sei accorto di tutta l'energia che avevi sprecato impiegando i tuoi poteri su quella foresta? Stavi in piedi per miracolo, e quella poteva liberarsi da un momento all'altro.”
“L'altra l'ho fatta fuori abbastanza facilmente.”
“Perché l'hai presa di sorpresa, e perché le sue armi non erano adatte a quel tipo di combattimento.”
“Sarà” Marluxia scosse le spalle. “Hai scoperto a sufficienza su di loro? Adesso possiamo annientarle?”
“Non così in fretta, ti ho già detto qual è il nostro problema principale.”
“Intendi dire che quella tizia ha sufficiente forza di volontà per diventare come noi? E di chi sarebbe il corrispettivo?”
Zexion sorrise all'espressione quasi scandalizzata di Marluxia. “Non di te, se la cosa ti preoccupa, ma è certo che lei è una candidata ideale.”
Dietro di loro Axel ruggì la propria insoddisfazione. “Ma allora perché non facciamo saltare in aria questo stupido pianeta, e non ci liberiamo una volta per tutte di questi problemi?”
Zexion non lo degnò di uno sguardo. “Sai che è impossibile. Gli squilibri gravitazionali distruggerebbero le porte verso il multiverso di cui questo mondo non è che la porta, e potrebbero tagliarci fuori anche dal nostro.”
“Non vedo altra soluzione.”
“Tu no. Ma io sì. Continuiamo con il piano originario. Mettiamoli alla prova e vediamo se ci lasciano il controllo delle porte di loro spontanea volontà; la gente di questo mondo è estremamente legata alla propria vita, e alle persone amate. Potrebbero decidere di non volere avere nulla a che fare con noi, se gli incutiamo abbastanza timore o minacciamo i loro cari.”
Axel a quel punto si fece avanti, e posò un braccio attorno alla spalle di Zexion, che lo guardò infastidito. “Hai ragione, come sempre. E di sicuro hai spaventato parecchio quella donna, stanotte.”
Ma Zexion scosse la testa. “Non credo. È una delle loro migliori guerriere, non pensare che si lasci intimorire da una minaccia così grossolana, anche se potrebbe trovare fastidioso e preoccupante che ci sia qualcuno, che chiaramente non è dalla loro parte, che conosca tutti i loro punti deboli. Soprattutto i suoi.”
“E quell'accenno alle copie malriuscite, e alla sua amichetta, l'ha fatta sbiancare” si intromise Marluxia.
“Sì. È facile prevalere su quelli che contano solo sulla forza fisica per abbattere i propri nemici, basta metterli un po' in difficoltà che subito si lasciano prendere dallo sconforto. Non sono altro che stupide scimmie senza peli.”
Zexion sorrise, così sinistro che Axel abbassò il braccio. Non aveva mai avuto occasione di testare in battaglia le capacità di Zexion, ma gli avevano detto che erano qualcosa da cui neppure un Nobody poteva sperare di sopravvivere. Al Soffio delle Fiamme Danzanti, per ora, bastavano le frecciatine acide, e gli arguti piani, come prova della pericolosità del Burattinaio Mascherato.

Lo stratega dell’Organizzazione XIII, dal canto suo, sembrò aver perso interesse nei suoi compagni. Si allontanò da loro, per mettersi a braccia conserte a fissare l’orizzonte. Lentamente, si passò la lingua sulle labbra pallide, mentre ripensava a quello che i suoi poteri aveva rilevato dal DNA epiteliale della donna.
‘Nanomacchine. Interessante, visto che mi ripaga del fatto che proprio a causa di quei componenti, impiantati nel suo corpo, non posso leggerle la mente. Rendono le Otome più forti, veloci e resistenti dei comuni soldati, e capaci di materializzare armi ed armature.
'D'altro canto hanno nel Master un punto debole notevolissimo. Ma questa gente se ne rende conto che basta attaccare lui, che non dispone di armatura, per mettere le loro superguerriere fuorigioco? Senza contare che il perno di tutto il sistema è un computer unico. Distrutto quello, le linee di difesa di Earl crolleranno come un castello di carte. Perché senza Otome, contro i poteri di Axel e Marluxia, e la cieca fame degli Heartless, questa gente non ha nessuna speranza.'

Zexion gettò uno sguardo verso i compagni, per niente turbato dal fatto che li stesse sottilmente manipolando. D'altronde, se il suo piano avesse avuto successo, tutti i Nobody inferiori e superiori c'avrebbero guadagnato.
'Questo multiverso può essere plasmato a nostra immagine e somiglianza. Un luogo dove saremmo la specie superiore, e dove nessuno dei nostri simili sarebbe costretto a difendersi dagli esseri umani, e a combattere per riottenere un inutile cuore e tutte le debolezze mortali. Come vuole quel pazzo di Xemnas.
'La gente di Earl ha paura di perdere le persone amate. E sono certo che, per diventare più forti per difenderli, sono pronti a pagare il prezzo più alto: vendere il proprio cuore alle ombre. Così come farebbero quelli di Earth per ottenere il potere assoluto. I sentieri dell'Oscurità sono già tracciati per entrambi questi mondi, devo solo fare qualche indispensabile correzione affinché le persone giuste li intraprendano. Poi tutti li seguiranno. L'unica cosa che davvero mi preoccupa è quello che Nagi è riuscito a nascondermi. Che potrebbe essere l'asso nella manica delle armate di Earth.’

Si portò una mano alla bocca per mordicchiarsi un’unghia, un gesto che aveva ereditato dal suo passato umano.
‘'Otto minuti'. Sono riuscito a carpire solo questo dalla sua mente. Cosa mai possono aver escogitato per sconfiggerci, in così poco tempo?’


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Recensioni e cose varie: bene, stavolta ho fatto una mezza strage, siete contente, mie piccole belve assetate di sangue? ^_^
Passando a cosa più lievi, intanto mando il solito saluto e ringraziamento alle mie consulenti scientifiche e betareader Shainareth e Solitaire. Shaina, senza di te suonerei come Yoda ^_^
Chiarucciapuccia, grazie come sempre anche a te. Non temere, nel bene e nel male Shizuru e Natsuki staranno insieme, anzi, avranno proprio bisogno del reciproco conforto e aiuto nei prossimi capitoli. Con la loro teiera!
Ti quoto assolutamente Gufo_Tave riguardo all'interpretazione delle Otome come armi. In effetti, seguendo la logica della serie, è per quel motivo che sono state create, e un'arma non ha amanti e non ha amici, come fa efficacemente notare Miss Maria alle ragazze più di una volta. Armi, tra l'altro, potenti ma adatte a battaglie molto ritualizzate dove gli scontri avvengono uno contro uno, nella logica degli antichi campioni dei re. E in un clima di generale riprovazione per chi queste armi le usa per il motivo per cui sono state create. In un mondo del genere basta cambiare un attimo lo scenario per rendere le potenti Otome assolutamente inefficaci; come si diceva un tempo "ma perché i robot nemici non attaccano Mazinga tutti insieme invece che uno per uno?".
Bene, tempo di aggiornare le usanze di Earl ad uno modo più moderno di condurre una campagna militare... ;-)

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Capitolo 15
*** Concordanza ***


Concordanza


Windbloom, 21 marzo, 01.30

Sapeva che la spedizione su Earl sarebbe stata fonte di grande divertimento per lei, ma il Colonnello Armitage non aveva assolutamente immaginato quanto, prima di avere sotto gli occhi il video del combattimento tra le Otome e quelli che il Generale De Windbloom chiamava 'Nobody'.
Scoppiò a ridere, davanti a due perplessi Yukino e Takeda, che con lei stavano esaminando il filmato.
“Perché quelle facce? Adesso che abbiamo scoperto come agiscono sarà una passeggiata per noi.”
La sua assistente scosse la testa. “Non esserne così certa, Haruka. Intanto non abbiamo idea dei poteri di Zexion, e non dimenticare che invece quelli dell'altro Nobody, sulle piante, sono molto pericolosi.”
“Lo vedo. Buona cosa che i nostri mezzi montano una corazza aggiuntiva. E quelle radici possono essere facilmente tagliate, avendo gli strumenti giusti.”
“Dimentichi che il campo di forza di cui disponiamo, simile a quello delle Otome, non può essere mantenuto all'infinito. Lo stesso corpo di quelle donne funziona da generatore, mentre noi dobbiamo affidarci a batterie che non sono inesauribili.”
“Rimane sempre qualche centimetro di superlega di acciaio tra i nostri soldati e quei vegetali. E qualunque cosa le piante possano rilasciare, gli abitacoli sono totalmente inviolabili” ribatté ostinata Haruka.
Ma Yukino non sembrava intenzionata a lasciare perdere. “Haruka, lo so che i nostri mezzi sono disegnati per essere impiegati nelle situazioni più estreme, visto che molti progetti li ho supervisionati io stessa. Su Venere Quattro hanno affrontato piogge di acido solforico, ma qui il problema è leggermente diverso.”
“Cioè?”
Yukino sfiorò lo schermo del computer, e fece ritornare il filmato in un punto preciso.
“Lo vedi quel tizio con la falce? Ha preso di sorpresa Shizuru Viola perché si è materializzato dietro di lei.”
“Continuo a non capire” obbiettò Haruka, sempre più nervosa.
“Mi chiedo cosa gli impedirebbe di materializzarsi all'interno dei nostri mezzi...”
Il Colonnello corrugò le sopracciglia, apparentemente colpita, mentre Takeda si passò una mano tra i capelli.
“È un bel guaio. Se solo riuscissimo a sapere come fanno quel giochetto potremmo adottare qualche contromisura, ma così...” fece l'uomo sconsolato.
“C'è un solo modo per scoprirlo, ragazzi” lo interruppe Haruka. “Un'avanguardia dovrà impegnarli in battaglia.”
“Sacrificheresti così i tuoi uomini?” obbiettò lui, ma la donna bionda lo gelò con un'occhiata.
“Qui siamo tutti sacrificabili, te compreso. Non te l'ha detto il Colonnello Okuzaki quando ti ha spedito da noi?”
“Certo. Ma forse ci sono altri metodi.”
Haruka scosse le spalle. “Purché non ci facciano perdere tempo. Intanto che voi studiate la situazione io vado a reclutare volontari per quest'impresa. Mi raccomando, Yukino, informami immediatamente se quei mostri dovessero ricomparire. Le nostre truppe hanno completato il dispiegamento, e non c'è nessun punto di questo pianeta che non possiamo raggiungere nell'arco di pochi minuti.”

Takeda la guardò uscire, poi si sedette davanti al computer richiamando alcuni dati sullo schermo. “Il tuo capo ha veramente intenzione di morire qui, e io non so come aiutarla. Non sono un esperto di astrofisica.”
“Nemmeno io, ma ho già mandato il filmato, e tutte le informazioni che abbiamo raccolto a casa. Non ci resta che attendere, sperando che non sferrino il loro attacco prima.”
Qualcosa nel suo tono fece girare il giovane capitano della Coalizione Est verso di lei. La fissò perplesso.
“Hai nostalgia di casa tua?”
Lei annuì. “È curioso vero? Non dovrebbe mancarmi un mondo di cemento e polimeri qui, dove l'orizzonte è verde di alberi. Eppure è così e, soprattutto, mi manca quella promessa di pace che sembrava essersi finalmente realizzata con la fine della guerra.”
“Non avrei mai creduto di sentire quella parola sulla bocca di un soldato della Repubblica Occidentale.”
I due si scambiarono un sorriso abbozzato, poi Yukino si sedette accanto a lui. “Non siamo tutti ambiziosi come il Generale De Windbloom, anche da noi c'è qualcuno che amerebbe solo avere una graziosa casetta, una famiglia, e un'altalena per i propri figli...”
“Non ne dubito. E che mi dici del Colonnello Armitage? Lei non sembra proprio di questa idea.”
A quelle parole Yukino distolse lo sguardo. “È esageratamente fiera, ma ama davvero il suo paese. E non è una pazza guerrafondaia. Lei lo fa solo per difenderci...”
“E per difendere te, soprattutto?”
La donna arrossì, ma non cercò di negare. “Si vede così tanto? È un problema da noi, sai? In teoria sarebbe proibito.”
Takeda scoppiò a ridere, e le diede cameratescamente una pacca sulla schiena che la fece tossire. “Si vede sì, ma non per colpa tua. È che lo sguardo della valchiria si addolcisce in qualche modo solo quando incrocia il tuo. E poi si capisce che siete molto unite.”
“Siamo compagne da molto tempo, fin dai tempi dell'Accademia, quando mi difendeva prendendo a testate i ragazzi più grandi di noi che volevano picchiarmi perché ero minuta e gentile.”
“Lo immaginavo. Quella donna è una forza della natura, ed è chiaro che ti vuole bene. Anche se non so quanto tu sia davvero fortunata, Yukino, visto che la tua Haruka sembra avere tutte le intenzioni di farsi uccidere.”
Yukino annuì gravemente. “Ha una missione da compiere. E nulla la distrarrà da questo. Nemmeno i miei consigli, temo. Ma adesso basta parlare di me, ricontrolliamo i dati sulle Otome che ci ha inviato la dottoressa Helene, magari c'è qualche elemento nuovo che è emerso dalle sue ricerche. E anche il filmato, voglio capire cosa riesce a fare quello Zexion.”
Toccò un tasto e, sullo schermo, campeggiò di nuovo l’immagine della Otome che chiamavano l’Elegante Ametista, inginocchiata ai piedi del nemico.
Takeda non poté fare a meno di ridacchiare. “Ti rendi conto di quanto è grottesca quella posa? Considerato che lei è identica al vostro ex Comandante in capo, il nemico numero uno del mio paese, conosco gente che pagherebbe benissimo per questo video.”
La risposta di Yukino fu un’occhiata di disapprovazione. “Non essere irrispettoso.”
“Scusa, volevo solo alleviare la tensione.”
“Lo so. E capisco il tuo punto di vista, ma non puoi immaginare quanto sia difficile per noi trovarci ad ingannare questa gente.”
L’attenzione della donna tornò sul monitor, che fissò come se dovesse leggerci dentro il proprio futuro. “Per quanto sia oggettivamente sbagliato, noi e loro siamo le stesse persone. Per questo, io spero ancora che il Generale De Windbloom trovi un accordo con loro. Prima che sia troppo tardi per tutti.”
Il tono fu così funereo che Takeda sentì una morsa gelida serrargli lo stomaco. E non poté fare a meno di chiedersi se anche a lui, che non aveva nessuno da cui tornare, il futuro avrebbe riservato una casa e un'altalena, o invece una frigida tomba su quel pianeta straniero.

Fuori dalla tensostruttura Haruka Armitage guardò le luci lontane della capitale di Windbloom. La notte era calata da un pezzo, nascondendo i mezzi di Earth, comunque ben mimetizzati tra le folte foreste che circondavano la città. La donna estrasse il suo telefono cellulare, inviando al Generale il video che le telecamere di sorveglianza avevano registrato un paio d'ore prima. Doveva riconoscere che la faccenda cominciava a farsi davvero interessante. Poi, mani sprofondate nelle tasche del soprabito, si avvicinò alla fila di RX. Accarezzò quasi con affetto il più vicino, di cui anche al buio si poteva indovinare il colore verde acido, totalmente diverso dalla copertura mimetica degli altri. Il sorriso di Haruka si fece ampissimo.
“Molto presto” sussurrò convinta.

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Seduto per terra ai piedi del letto, con il computer sulle gambe incrociate, Nagi fece ripartire per l'ennesima volta il video che Mashiro gli aveva girato. Non si era aspettato che i Nobody attaccassero in quel modo le Otome, men che meno che ne sconfiggessero una tanto facilmente. E una Colonna, niente poco di meno che.
Appoggiata contro la sua spalla, Nina soffocò uno sbadiglio. “Quei due le hanno davvero fatte nere.”
“Lo puoi ben dire.”
Alzò al massimo l'audio e, anche se disturbate, poté capire quasi perfettamente le parole che Zexion aveva rivolto a Shizuru Viola. In qualche modo, gli sembravano stranamente simili a quelle che l'uomo in nero aveva detto a lui.
“Se quella è la verità, e Zexion è davvero il tuo corrispettivo nell'altro universo, quanto a battute acide ti supera di gran lunga. Anche se non l’ha uccisa.”
“Avrebbe potuto farlo facilmente...”
“Dici che l’ha risparmiata consapevolmente?”
Nagi annuì. ‘Così come ha fatto con me. Ma non ti rivelerò di certo il mio incontro con lui. Non mi fido di te fino a questo punto.’
“L’ha solo umiliata” disse alla sua amante. “Conoscendola, immagino che avrebbe preferito addirittura essere picchiata, piuttosto che sentirsi dire che non è in grado di difendere la sua amichetta.”
“La posso capire. Ci sono valori che contano di più della propria integrità fisica.”
Nagi dovette sopprimere un sorrisetto di scherno, mentre sbirciava il profilo di Nina. 'Ma guarda, non avrei mai creduto di sentire una cosa del genere sulla tua bocca’ pensò ironicamente. ‘Voi siete pazzi. Ma meglio per me, che ci siano persone disposte a morire per quello in cui credono. O per le persone che amano. Gente come te, Shizuru, la noiosa Natsuki... e Nina.’
Il giorno dopo avrebbe dovuto trovare il modo di parlare con la sua ex Meister Otome a quattr’occhi. L'aveva incrociata quella sera in compagnia di Arika ma la Otome con le trecce non aveva permesso che si scambiassero neppure un saluto. Lo sguardo di Nina però non gli era sfuggito. Impaurito e determinato. Qualcosa che lui non vedeva da tanti anni, e di cui conosceva benissimo il significato.
'La piccola pazza ha preso qualche sofferta decisione. Immagino quella di sacrificarsi per il bene di questo mondo, o qualcosa del genere. E adesso sarà nella sua stanzetta, a disperarsi in silenzio per l'avverso destino.'
Nagi sorrise tutto allegro. 'Un vero peccato non poterle fare compagnia. Sì, Zexion ha proprio ragione, devo fornire a quella ragazza almeno una spalla su cui piangere. E chissà che non decida di raccontarmi i suoi segreti.'


Windbloom, 22 marzo, 9.30

“Com'è potuto succedere?”
Agli occhi di Natsuki, Akane non sembrava niente altro che una pregevole scultura, piazzata accanto al letto del Signore di Cardair per allietarne il risveglio. La ragazza non aveva detto quasi nulla da quando Shizuru l’aveva riportata indietro; si era solo tolta quietamente la GEM, mormorando delle scuse, per poi raggiungere il capezzale del ragazzo.
“Mi dispiace” mormorò Shizuru, ma Natsuki scosse la testa.
“Hai fatto tutto quello che hai potuto; la colpa è stata anche mia. Avremmo dovuto ascoltare subito quelli di Earth.”
“No, tu sei un politico e hai agito cautamente, come si conviene al tuo ruolo. Ma io sono una guerriera, e avrei dovuto fare di più.”
Il tono gelido di quelle parole fecero voltare la Direttrice verso di lei. Da quando era tornata con i superstiti, il volto dell'Elegante Ametista era sfigurato da un cipiglio inquietante, che non si era dileguato neppure dopo qualche ora di meritato, ma irrequieto riposo.
Natsuki la prese per le spalle, facendo voltare la donna più alta verso di lei. “Non è stata colpa tua, ti hanno preso di sorpresa.”
“Non avrebbero dovuto. Non sono una novellina. Mentre quei due...”
Distolse lo sguardo. “È già la seconda volta, te ne rendi conto, Natsuki? Prima Yuna, che mi ha messa fuori combattimento alla prima battaglia, adesso questi. Non posso... non è ammissibile andare avanti così.”
“Lo so. E la perdita di Mahya ci ha colpito tutte, ma considera che nessuno si aspettava la comparsa dei Nobody così presto.”
“Ma eravamo state avvertite. Anche se non è questo il problema. Il fatto è che siamo addestrate a rispondere velocemente alle minacce, ma non a comportamenti deliberatamente disonorevoli.” Shizuru indicò Akane, dall'altro capo della spaziosa stanza. “I nostri combattimenti sono regolati da tutta una serie di consuetudini che ovviamente gli alieni non rispettano, lottando solo per vincere. Abbiamo avuto un simile problema con gli Asward in passato, e durante la guerra con Artai. Allo stesso modo io non credo che i Nobody siano particolarmente forti, ma ingegnosamente sfruttano le pecche dello Shinso, come nessun altro ha mai osato prima.”
Natsuki si portò la mano, stretta a pugno, alla bocca. “Per questo dobbiamo escogitare un modo per difenderci.” Poi voltò le spalle alla coppia di Cardair, marciando verso la porta.

Shizuru seguì silenziosamente Natsuki fuori dalla stanza, un passo dietro di lei, come si conveniva alla fedele assistente della Direttrice del Garderobe.
Le spiò i capelli neri che si agitavamo mollemente mentre camminava, ammirandone i riflessi indaco. Avrebbe voluto accarezzarli, ma sapeva che in pubblico non doveva lasciarsi andare a così palesi segni di affetto.
'Non permetterò che ti tocchino. Non tollererò che ti sfiorino anche solo con un dito. Come l'altra volta, farò di tutto perché questo non accada. Di tutto. Non ti farò sopportare il disonore che ho dovuto patire io' si ripeté con convinzione, mentre il suo solito sorriso serafico si spegneva in una smorfia. Fu lieta che Natsuki non la stesse guardando in faccia. Perché il ricordo della facilità con la quale Zexion e Marluxia l'avevano piegata ancora le bruciava.
'Costringermi in ginocchio e minacciare te. Non mi sarei sentita così sporca ed impotente nemmeno se mi avessero violentata.'
In preda ad un'ira furibonda strinse i pugni, attingendo a tutto il suo autocontrollo affinché nemmeno un'ombra di turbamento emergesse sul suo volto. 'Io devo trovare il modo per difenderti da loro. Ma come? È il sistema stesso che è la nostra forza ma anche la nostra grande debolezza, e non c'è modo di bypassarlo, a meno che...'
“Natsuki.”
Persa nei suoi pensieri, la Direttrice si girò appena verso la sua amante.
“Sì?”
“Hai avuto modo di incontrare Nina, ieri sera?”
Natsuki scosse la testa. “No. La situazione è precipitata quando hai tardato a tornare e ho rimandato l'appuntamento a questa mattina. La vedrò tra un'ora.”
“Posso essere presente?”
“Non vedo perché no. Dopotutto ci saranno anche Mashiro ed Arika. E il Generale De Windbloom con Nagi. Nina è stata irremovibile a riguardo.”
Gli occhi di Shizuru si strinsero leggermente, e pericolosamente. “Non gli vorrà raccontare i nostri segreti?”
“Temo sia convinta che loro ci possano aiutare. Io non so cosa farci. Dopotutto è lei la depositaria dei segreti della biblioteca, e Mikoto ci ha proibito di ostacolarla. Ha detto che Nina è saggia abbastanza per prendere la giusta decisione.”
“Le dobbiamo credere?”
Natsuki si bloccò, girandosi verso Shizuru. “Io so solo che quella ragazza ha quasi causato un genocidio. È cresciuta e ha dimostrato, in più di un’occasione, di avere capito i suoi sbagli, ma niente riuscirà a cancellare dalla mia mente lo sguardo spiritato che aveva mentre controllava l'Harmonium.”
Shizuru annuì. “E temo che quelli di Earth abbiano già messo gli occhi su di lei.”
“Me ne sono accorta.” Lo sguardo di Natsuki si fece assorto. “Shizuru, ho informato le Otome, ma la notizia di quello che è successo la notte scorsa non deve trapelare al di fuori del Garderobe, o sarà il panico tra la gente. E non voglio fornire al Generale De Windbloom la scusa per ribadire la sua offerta di collaborazione.”
“Certo. Anche perché, alla luce di quello che sono venuti a sapere sullo Shinso, se i governanti di Earl avessero anche notizia dell’arrivo dei Nobody quell’alleanza a senso unico ci sarebbe sicuramente imposta” terminò lugubremente Shizuru.
'Anche se questo è un altro segreto che prima o poi ci verrà rinfacciato, Natsuki. Ma non ti preoccupare, ci penserò io. Se Nina conosce un modo perché tutti i nostri problemi possano essere risolti, ce lo rivelerà. A qualunque costo.'

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Accerchiata. Nina non trovava nessun’altra parola per descrivere come si stava sentendo in quel momento.
Scrutò i volti di quelli che la circondavano, non sapendo se trovare più rassicurante l’imperturbabile fissità dello sguardo del Generale De Windbloom o il placido sorriso di Shizuru Viola. Le espressioni degli altri tradivano invece un deciso nervosismo, lampante negli occhi di Natsuki e Mashiro, e a malapena mascherato dalla consueta baldanza di Arika. Anche Nagi, i cui capelli le sembravano più scompigliati del solito, non sembrava aver passato una notte tranquilla; le aveva concesso solo un distratto cenno di saluto quando era entrato, e non c'era stato ancora un momento nel quale lei fosse riuscita ad incrociarne lo sguardo. Le sembrava addirittura che Nagi la stesse deliberatamente evitando.
La ragazza non riuscì a trattenere una smorfia. ‘Paradossalmente era tutto molto più facile quando ero io a pendere dalla tue labbra.’
“Nina” la richiamò la voce secca di Natsuki. “Abbiamo bisogno di risposte.”
La sua testa scattò verso la Direttrice, annuendo convinta. O, almeno, imponendo a sé stessa di mostrarsi risoluta.
Quando le avevano riferito ciò che era successo la notte prima non aveva vacillato. La decisione di rivelare quello che la biblioteca conteneva lei l’aveva già presa; avrebbe solo voluto avere il tempo di dirlo prima a Mashiro, ma la Regina non l’aveva ricevuta.
Nina si prese il tempo di fare un cenno anche a lei, scusandosi silenziosamente. ‘So che non approverai, e nemmeno Natsuki. Ma per salvare Earl non c’è che una strada.’
“La biblioteca contiene in effetti tutto il sapere della vecchia era” affermò, facendo correre lo sguardo sugli astanti. “Non solo quello di Windbloom e dei paesi alleati, ma anche dei loro nemici.”
“Gli Schwartz, intendi?” le chiese Natsuki.
Lei annuì. “Sì. In qualche modo, prima che la catastrofe colpisse la Valle Nera, gli scienziati di Windbloom riuscirono ad accedere alle banche dati degli Schwartz, salvando i risultati delle loro ricerche...”
“Mica scemi” sentì Nagi esclamare, prontamente fulminato da un’occhiata assassina di Natsuki.
La Direttrice si rivolse a Nina. “Questo cosa comporta per noi?”
“Che tutte le informazioni sull’Oscurità, e sui poteri garantiti a coloro i quali rinunciano al proprio Cuore, sono a nostra disposizione. Gli Schwartz non sono arrivati a creare esseri superiori come i Nobody, ma ci sono andati abbastanza vicino” la ragazza rispose in un fiato, osservando Mashiro e Arika sbiancare a quelle parole.
Il Generale, invece, stese le labbra in un sorriso omicida. “Questa è la cosa più interessante. Le informazioni sono potere. Ci aiuteranno a sconfiggerli.”
“E chi, di grazia, dovrebbe gestirle?” scattò Natsuki.
“Chi vuoi. Purché ne veniamo a conoscenza.”
“Ne? Ti puoi scordare che collaboreremo con voi.”
“Nemmeno se il vostro maledetto pianeta dovesse rischiare di essere ridotto in polvere cosmica?”
“Molto meglio di vederlo ridotto alla copia del vostro.”
“Perché non lo chiedi ai tuoi compatrioti?” Il Generale fissò Natsuki quasi con pietà. “Oltretutto, ti devo ricordare di nuovo come le vostre Otome non sono in grado di proteggere niente altro che i loro signori? E forse nemmeno tanto bene quelli” terminò la donna, in un tono così sarcastico che Nina si chiese se non sapesse qualcosa di quello che era capitato a Mahya.
Quelli di Earth le sembravano possedere troppe informazioni su di loro, e Nina riteneva impossibile che le raccogliessero semplicemente andandosene in giro tra il Garderobe e il Palazzo Reale.
Natsuki incrociò le braccia davanti a sé. “Qualunque cosa possiate mettere in campo, non sarà mai equivalente al potenziale distruttivo di una Meister Otome” scandì come se stesse recitando una lezione.
Mashiro e Nagi le risero simultaneamente in faccia. Poi, di scatto, il Generale si alzò e si mise dietro la sedia della sua omonima di Earl, appoggiandole una mano sulla spalla e accarezzandole i capelli con l’altra. Così repentino era stato il gesto che tutti gli astanti rimasero incollati ai propri posti.
“Vedi?” disse soavemente la Mashiro di Earth, mentre lo sguardo della Regina volava d’istinto verso Arika. “Non mi ricordo se anche quando l'Otome non ha materializzato la veste lei e il suo padrone comunque condividono la vita. Forse è il caso di assodarlo, che dici? Dopotutto ci metterei un istante a spezzarle il collo, e voi non potreste fare nulla.”
Arika balzò in piedi, prontamente bloccata da Natsuki. “Rimani ferma dove sei” le intimò la Direttrice, apparentemente tranquilla.
“Ho capito dove vuoi arrivare” poi disse al Generale. “Ma ti assicuro che nessuna delle nostre ragazze si farebbe mai prendere così alla sprovvista.”
“Ma non mi fare ridere.”
La voce sprezzante di Nagi calò su di loro come una doccia fredda. Mashiro si liberò con uno strattone dalla blanda presa della suo omonima, e scoccò all'albino uno sguardo furibondo.
“Non vi pare che sia ora di finirla con tutti questi giochetti? Cosa credete, che non sappiamo che probabilmente tenete prigioniere due delle nostre Otome? Ecco come avete scoperto il funzionamento dello Shinso, informazione che avete poi passato ai governanti di Earl. Vi rendete conto che questo pianeta, per colpa vostra, è sull'orlo di una guerra civile nel momento di massimo pericolo? Perché ci avete fatto questo? Il Garderobe è l'unico baluardo contro i mostri che ci stanno assalendo, e voi lo state screditando!”
Un attimo di attonito silenzio accolse le parole della Regina di Windbloom, dalla quale nessuno si era aspettato una presa di posizione così netta.
Ma, Nagi, al quale la ragazza si era rivolta, si appoggiò comodamente contro lo schienale della sedia, e le sorrise compiaciuto.
“Screditare? Non dovresti usare parole delle quali non conosci il significato.”
Il volto di Mashiro si imporporò dalla rabbia, ma il Generale la anticipò.
“Noi non abbiamo calunniato nessuno, ma solo fornito ai... diciamo vostri clienti, tutti i termini dell'accordo, che dubito conoscessero. Erano parecchio stupiti, sapete? E comunque siete voi ad avere mancato per primi la fiducia che vi era stata data.”
Nina osservò Natsuki stringere i pugni. Era consapevole della verità nascosta in quelle parole, visto che lei stessa si era sentita tradita quando lo era venuta a sapere. Accanto alla donna, Shizuru Viola alzò gli occhi e parlò per la prima volta. “State cercando di rendervi indispensabili, non è vero?”
Alla brutale domanda il Generale e Nagi non risposero immediatamente, un segno che a Nina non sfuggì. Come non eluse il suo occhio critico il fatto che la Meister dell'Ametista fosse fin troppo calma dopo quello che aveva passato. Nina stessa aveva giocato la carta dell'impassibilità molte volte, quando era irritata o frustrata, ed era quindi abbastanza certa che Shizuru stesse solo mimando quell'apparenza soave.
“Il nostro pianeta è nel mirino di questi esseri, e voi arrivate giusto in tempo per avvertirci e per proporre un'alleanza a noi sicuramente svantaggiosa. E quando noi ci opponiamo voi tentate tutte le più bieche tattiche di pressione psicologica per demolire la nostra risoluzione, e per portare sempre più regni dalla vostra parte. Un piano veramente diabolico...”
Shiruru e Nagi si guardarono e, con gran sorpresa di Nina, il Colonnello sorrise alla Otome, falsamente amabile tanto quanto lei.
“Grazie per il complimento.”

Nina rimase a fissarli impotente mentre riprendevano a insultarsi, incerta se il suo ruolo di depositaria dei segreti del Garderobe le consentisse di intervenire. Odiava vederli litigare, perché entrambe le parti avevano le loro ragioni, ma odiava ancora di più l’idea che stessero tragicamente perdendo tempo. Adesso che i Nobody erano apparsi, l’aiuto di Earth le sembrava quanto meno necessario.
Senza che lei se ne accorgesse, Nina posò gli occhi su Mashiro e su Arika.
'Non posso farne a meno, non voglio che i miei sbagli, ancora una volta, danneggino le persone alle quali voglio bene. Sono pronta ad essere odiata, purché restiate in vita.'
Stava per aprire bocca quando, incredibilmente, proprio Arika balzò in piedi.
“Adesso basta” la ragazza urlò con voce decisa e stentorea, ottenendo che tutti si girassero verso di lei.
“Ci stiamo comportando proprio come vogliono quelli. Perché? Non siamo entrambi dalla stessa parte? Possibile che non possiamo trovare una soluzione? Mia nonna diceva che con la volontà si ottiene tutto, ma voi non state nemmeno tentando.”
Guardò gli astanti uno per uno, intensamente, fino ad arrivare a Nina. L'amica annuì convinta, profondamente grata per l'interruzione.
“Arika ha ragione. Siamo ridicoli, tutti. Nessuno di noi può vincere separatamente contro quelli. Useranno le stesse forze della natura contro di noi, e poteri mentali contro i quali noi non abbiamo nessuna protezione.”
“Lo sai da quei file?” le chiese il Generale.
“Sì. Erano descritti dettagliatamente. Telepatia, teletrasporto, pirocinesi... la lista è pressoché infinita.”
Lei e Natsuki si guardarono, con più preoccupazione che astio, per una volta. “Se è vero la telepatia sarà un problema particolarmente critico, sicura che non ci sia nulla che funzioni da schermo?”
Nina avvertì una leggera esitazione in quelle parole mentre, accanto a Mashiro, una smorfia sfuggì a Nagi; era l’ennesimo gesto di disagio che filtrava dalla consueta aria sarcastica e noncurante dell’uomo e Nina, che lo conosceva bene, non poté non notarlo. Il Colonnello era preoccupato per qualcosa, più di quanto l’avesse mai visto in vita sua; un atteggiamento che lei trovava curiosamente analogo a quello di Shizuru. L'idea stessa la innervosì.
‘La situazione deve essere proprio brutta se le due persone che solitamente mantengono una calma celestiale, anche quando infuria la battaglia, hanno quelle facce.’
Accantonò per il momento il problema, richiamando invece alla mente i dettagli che aveva carpito dai file della biblioteca. Non le era stato possibile leggere tutto, ovviamente, ma aveva cercato di memorizzare ogni informazione possibile sui misteriosi nemici, e le relative contromisure.
“L'alieno che ci avvertì di temere l'oscurità preparò dei filtri attorno al Garderobe, alla Biblioteca, al Palazzo Reale e agli altri obiettivi sensibili di Earl. In quei luoghi, i poteri mentali dei Nobody sono considerevolmente ridotti o annullati. E non possono utilizzare quelli che chiamano i 'sentieri delle ombre' per teletrasportasi dentro.”
“E per le persone, invece? Non ha pensato a chi combatteva?” le chiese Natsuki.
“Le nanomacchine attivate svolgono la stessa funzione. Il campo di forza che circonda il corpo delle Otome emette un segnale di distorsione che impedisce la lettura del pensiero, mentre ogni attacco esper viene deviato.”
“Ma se quegli esseri possono modificare la materia, cosa gli impedisce di disgregare le nanomacchine stesse?”
Nina scosse la testa. “Non puoi agire su qualcosa che non riesci a vedere. È questo il principio su cui si basa lo scudo generato.”
All'improvviso il telefono nella stanza squillò, e la Direttrice si allontanò per rispondere.
“Ma questo vale solo per le Otome, non è vero?” fu la volta del Generale De Windbloom di domandare.
“Non era specificato, ma dovrebbe essere così.”
La donna aliena piegò le labbra in un sorriso glaciale. “Non proprio. Visto che anche nel corpo dei vostri padroni esistono quelle cose, il principio dovrebbe essere valido anche per loro.”
“Dimentichi che quel tipo di nanomacchina non genera nessun campo di forza” ribatté la sua omonima, difendendo il Garderobe.
Ma il Generale le ribatté sprezzante, guardandola con compassione. “Bell'affare avete fatto. Condividete con le vostre guardie del corpo la vita e non vi hanno nemmeno protetto a dovere. Cosa dovrebbe impedire a un nemico di prendere di mira voi, che siete l'anello debole del sistema?”
“Perché nessuno sarebbe così scorretto” si inalberò Mashiro, che puntò poi un dito accusatore verso Nagi. “Eccetto quello. Che durante la battaglia campale contro Windbloom tentò di colpire la nave che trasportava i nobili di Earl.”
“E quanto vorrei esserci riuscito” sussurrò l’albino, a voce abbastanza alta perché almeno Nina lo sentisse.
La ragazza dovette trattenere un sospiro esasperato. Per quanto fosse stata cresciuta in quel sistema, e le avessero insegnato a rispettarlo, non poteva chiudere gli occhi di fronte all'assurdità e alla pericolosità di certi schemi e regole, che funzionavano solo finché tutti i combattenti li rispettavano.
Anche il Generale stava evidentemente soffocando un ghigno di scherno. “Il problema è il vostro modo di condurre una campagna militare. Dovrete cambiarlo drasticamente, se non volete essere annichiliti.”
Il volto di Mashiro si imporporò ma, prima che potesse ribattere, la voce di Natsuki calò funerea su di loro. “Ha ragione, purtroppo.”

Tutte le teste si girarono verso la Direttrice. La donna aveva ancora in mano il ricevitore del telefono, che appoggiò delicatamente alla forcella. Ogni suo gesto era misurato, e le labbra tirate e livide. Ritornò a sedersi al suo posto, incrociando le dita davanti agli occhi.
“È giunta notizia che tre Otome dei Regni di Florince e Annam sono disperse insieme ai loro signori. Ve lo chiedo una volta sola ed esigo una risposta chiara. Voi di Earth avete qualcosa a che fare con questo?”
La risposa del Generale fu netta. “Assolutamente no. Si può dire che quelli di Florince siano nostri alleati. Non vedo perché avremmo dovuto danneggiarli.”
“Forse per tirare acqua al vostro mulino” sibilò Mashiro, bloccata dalla mano alzata di Nastuki. La donna sembrava esausta, mentre si teneva con l'altra il capo, come se in preda ad una terribile emicrania.
“Lasciamo perdere. In virtù di quello che c’ha ricordato prima Arika, facciamo finta che questa volta potreste dire la verità.”
Il Generale incrociò le braccia davanti a lei, annuendo. “Anche perché oramai non c’è nulla che noi non sappiamo sulle vostre ragazze, mentre per i Nobody sono ancora un mistero. Oserei dire che... vi stanno mettendo alla prova.”
“Scartata l’ipotesi di un complotto, è la cosa più probabile.” Natsuki si rivolse a Nina. “A questo proposito, c’è qualcosa là dentro che potrebbe aiutarci?”
La stanza era piuttosto calda, ma Nina rabbrividì nonostante la temperatura. Un terrore atavico le serrò la gola. “L’unico modo che gli antichi abitanti di Earl trovarono per fermare i mostri creati dall’Oscurità fu di annientare gli Schwartz, devastando la zona del pianeta dove abitavano.”
“Con l’Harmonium” finì Nagi per lei.
‘Perché questo nome mi perseguita?’ si disse, facendosi forza perché in quel momento avrebbe solo desiderato essere sola, lasciata ad accartocciarsi dal dolore che ancora i ricordi le suscitavano. Sapeva che non avrebbe dovuto ma, istintivamente, si girò verso Nagi, la persona che l’aveva spinta ad impiegare quella macchina diabolica. E scoprì che l’albino la stava fissando con un’espressione strana, un misto di curiosità e comprensione.
“Nina?” sentì la voce di Arika chiamarla, e i suoi occhi tornarono sull’amica, che invece sembrava semplicemente addolorata.
“Va tutto bene” esalò dopo aver preso un bel respiro. “Scusatemi, io...”
Natsuki annuì lentamente. “C’è qualcosa che ritieni possa esserti sfuggito? Pensi di farcela a tornare nella biblioteca a controllare?”
Nina strinse i denti. Sapeva benissimo cosa c’era là dentro. Qualcosa che si era ripromessa di rivelare. Si piantò le unghie nei palmi delle mani, ma qualcuno rispose al posto suo.
“Non mi sembra così fondamentale, dopotutto.”
Alzò gli occhi straniti verso la Mashiro di Earth, che la indicò con un cenno quasi brutale del capo. “Natsuki, non vedi che è stravolta? Lasciala perdere, per ora abbiamo informazioni sufficienti. È ovvio che se l’obiettivo dei nostri nemici sono i vostri master, la cosa più intelligente da fare è renderli minimamente in grado di difendersi.”
L’espressione dell’altra Mashiro si fece insofferente. “Non hai capito che la loro difesa più grande è costituita delle rispettive Otome?”
“E tu non ci arrivi che l’Otome stessa ha ben poco scampo se quelli la immobilizzano in qualche modo e procedono ad eliminare il suo signore? Non credo sia poi così difficile, soprattutto per le meno esperte di voi.” Quelle parole gelarono le presenti. “Senza contare che le vostre ragazze non possono vivere a stretto contatto con il loro signore, ventiquattro ore su ventiquattro, sempre all’erta. Basterebbe un qualunque cecchino per togliere entrambi di mezzo.”
La donna allungò le mani davanti a sé. “Se la strategia di quegli esseri non è quella di attaccarvi in massa, come pare, ma solo di diffondere il panico, più Otome mancheranno all’appello più, quando i vostri popoli sapranno cosa sta succedendo, la loro reazione sarà incontrollata. Perché si fidano di voi, e vi adorano come dee. Ma dovessero mai realizzare che gli state nascondendo qualcosa e che, per non rivelare i vostri segreti, avete messo in gioco la sicurezza del pianeta, abbatteranno questo posto a mani nude, concedendo di tutto ai Nobody pur di aver salva la vita. La caduta degli dei è sempre parecchio rumorosa; l’ho vista su altri mondi, Natsuki Kruger.”
La Direttrice si passò una mano sugli occhi, profondamente turbata. “E credi che io non lo sappia, Generale?” Guardò Shizuru, il cui sorriso sembrò calmarla.
“Va bene” esclamò quindi con più forza. “Cosa suggerite di fare?”
La Regina di Windbloom aprì la bocca per protestare, prontamente bloccata dalla significativa occhiata di Natsuki.
“Per prima cosa aumentate la sicurezza intorno a tutti gli obiettivi sensibili e ai vostri governanti. Dategli più Otome, se necessario. E poi dovete far sì che anche le nanomacchine nel corpo dei master reagiscano agli assalti esterni, e non funzionino solo come collettori di informazioni ed energia. Anche se non forniscono uno scudo ad attacchi fisici, il fatto che blocchino, in qualche modo, quelli psichici potrebbe darci un aiuto.”
“Ne parlerò a Yokho.”
“Converrai con me che la collaborazione con i nostri esperti in materia sarebbe preziosa per tutti.”
“Devo consultarla” ribadì ostinata Natsuki. “C’è altro?”
Il Generale sorrise. “Forse ci serve una cavia” disse lanciando uno sguardo allusivo alla Regina Mashiro.
Prima che la ragazza potesse reagire, Nagi si intromise.
“Una scelta ideale. Non ha comunque nulla da fare se non pensare allo shopping tutto il giorno.”
“Ma che dici? Io ho riunioni continue con i miei generali e i ministri. E non possiamo certo chiederlo ad uno dei nostri alleati. Tu, piuttosto, che sei qui in vacanza.”
L’albino si girò trionfante verso Natsuki. “Ah già. Dimenticavo che quella robaccia l'ho anch’io, anche se inattiva. Povero me, che destino crudele doversi sacrificare per la scienza e questo stupido pianeta.”
Nina non poté esimersi dall’alzare gli occhi al cielo. ‘Mashiro cade sempre nei giochetti di Nagi. Così, sarà il primo ad avere i risultati degli esperimenti. Anche se è vero che non c’è candidato ideale; nel caso qualcosa dovesse andare storto non perderemmo nulla.’
Intercettò un’altra occhiata di Nagi rivolta a lei, quasi complice, che incassò profondamente a disagio.
'Ma che dico? Proprio io che avevo giurato di proteggere quest'uomo...'
Il rumore della sedia di Natsuki, spostata quasi con astio, la strappò da quei pensieri. L’espressione della Direttrice era ancora preoccupata, ma ferma, quando si alzò in piedi. “Bene. Vi farò sapere in serata la decisione, e gli eventuali dettagli. Adesso è meglio aggiornaci, dobbiamo tornare al Garderobe, visto che abbiamo perso fin troppo tempo.”

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Nina attese che Arika le fosse a fianco prima di abbandonare la sala. La ragazza era insolitamente pensierosa mentre Mashiro, accanto a lei, chiaramente fuori di sé.
Percorsero insieme tutto il piano, e scesero a quello sottostante dove si trovava l’ascensore ma, giunte davanti alle porte, la ragazza con i capelli lavanda richiamò Arika.
“Vieni con me, ti prego. Ho un’ora prima della prossima riunione e vorrei riposare un po’. Mi fai compagnia? Tu, Nina, per come si sono messe le cose, meglio se ti rechi di nuovo alla biblioteca e cerchi di scoprire il più possibile su quegli esseri.”
Arika fece per aprire la bocca ma Nina annuì grave, bloccandola con un’occhiataccia. L’avrebbe fatto di controvoglia, ma era l’unico modo con il quale si potesse rendere utile.
Poi rimase a guardare le sue due amiche che scomparivano oltre le porte dell’ascensore, cogliendo solo l’ultimo cenno d’angosciata intesa di Arika. Nina immaginava quello che stesse passando nella testa di Mashiro, e non poteva biasimarla, ma non poteva nemmeno sottrarsi dal sentirsi rifiutata.
‘D’altronde, cosa c’è di nuovo? Per tutta la vita la gente mi è stata alla larga, per un motivo o per l’altro.’
Si girò sui tacchi, con il morale sotto le scarpe, e fu con una certa sorpresa che udì una voce richiamarla dalla rampa di scale sopra di lei.
“Belle amiche, quelle che ti abbandonano nel momento del bisogno.”
Alzò lo sguardo verso Nagi. Dalla posizione dove si trovava doveva per forza avere visto la scena. Impietrita al suo posto lo guardò scendere la scala, con in volto quella strana espressione non certo affettuosa, ma nemmeno apertamente derisoria, che sembrava riservare solo a lei.
Nina si irrigidì. “Non ho bisogno della tua compassione. E poi è giusto così.”
“Brava. Stai trovando ancora delle scuse per l’odio che ti attiri addosso da tutti?”
“Fanno bene ad odiarmi. Ti sei dimenticato quello che ho... che abbiamo fatto?”
L’albino alzò le spalle. “Se fosse per quello non ti avrebbero nemmeno permesso di stare qui. Non prendiamoci in giro, lo sai benissimo che il loro rancore è roba nuova.”
“Te ne stupisci? La Dea Gatto salta fuori dopo tutti questi anni a dire che l’erede legittima deve praticamente riprendere il suo ruolo, dopo tutto quello che Mashiro ha fatto e sacrificato per questo paese.”
Nina si scoprì improvvisamente commossa, e dovette distogliere lo sguardo. “Io avevo giurato che non avrei più fatto soffrire nessuno, e invece...”
“Quella di Mashiro è solo invidia. Cosa vuoi che importi qualche lacrimuccia, sapendo che grazie al tuo aiuto questo pianeta sarà salvo?”
“Lo so. Ma loro sono le due persone a me più care. So perfettamente che non lo capirai, ma è soprattutto per loro che lo sto facendo, anche a costo di attirarmene l’odio.”
Nina non aveva idea di dove stesse trovando il coraggio di parlargli così, alla persona che per tutta l’adolescenza le avevano insegnato a rispettare. Ma, dopotutto, si rese conto amaramente di non poter parlare di quelle cose con nessun altro.
“No, in effetti non capisco e non voglio capire.”
‘La tua anaffettività è confortante come mettere la mano in una bacinella d’acido, ma mi fa piacere sapere che certe cose non cambiano mai. Per un istante ho avuto il dubbio che volessi giocare la carta del consolatore di afflitti, che non ti si addice per nulla. ’
Nina lo guardò di sottecchi. “E quindi smettila di giraci attorno. Che cosa vuoi da me?”
“Solo avvertirti di sceglierti con cura quelli che ti possono aiutare.”
Il sorriso di Nagi, adesso, era talmente sinistro che Nina fece un passo indietro.
“Sei carne da macello per loro. Se non stai attenta finirai a fare la prescelta che lasceranno sacrificare per salvare questo mondo.”
“E se anche fosse?” ritorse lei. “Non puoi dire che non me lo meriti.”
“Ma lo vuoi, davvero? Che cosa avrai mai ancora da scontare, ragazzina? Quando sai benissimo che il vero colpevole di quello che ti è successo sta davanti a te.”
La ragazza non poté trattenersi dall’arrossire violentemente.
“E la cosa non ti turba minimamente, immagino?” gli chiese ironica.
“No. Non quando sono ancora convinto che ero nel giusto, come gli avvenimenti di questi giorni stanno dimostrando. Se ai tempi avessimo vinto la guerra, e la tecnologia fosse stata rilasciata, adesso non ci troveremmo in questa situazione. Dovresti averlo capito, da quello che hai visto là dentro.”
L’accenno alla biblioteca, e a quello che conteneva, la fece sbiancare. Nagi dovette accorgersene perché le sorrise comprensivo.
“Non ti preoccupare. A differenza di questa gente, non c’è nulla in quei file che gli scienziati di Earth non riuscirebbero a gestire.”
“Mi stai dicendo di affidarmi a loro?”
Nina strinse le mani a pugno, per bloccare il tremore. Non voleva farsi vedere proprio da Nagi in quello stato.
“Preferisci metterti nelle mani di gente che ti ha raccontato bugie per tutta la tua vita? Che ti ha fatto credere di non poter andare a letto con l’uomo che desideravi perché era... peccato? Che lascia morire i bambini nel deserto, negandogli le cure necessarie, perché da qualche antibiotico i cattivi potrebbero ricavarci una testata nucleare? Le tue paure sono solo superstizioni, che ti hanno inculcato in testa in quella gabbia di fanatiche che chiamano Garderobe, te ne rendi conto?”
Per una volta, Nagi le sembrò sinceramente irritato. Tante delle cose che diceva erano in qualche modo vere, ma una in particolare non lo era.
“Ti sbagli” urlò angosciata. “Là dentro c’è qualcosa che è veramente il male assoluto. E non perché non si possa capire com’è assemblato. È fatto da mani umane ma la sua essenza, il suo scopo, sono malvagi. E tu dovresti capirlo visto che sei stato con me.”
Nagi aggrottò le sopracciglia chiare. “Sono stato dove?”
“Quando il potere dell’Harmonium fluiva dentro di me noi due eravamo connessi. Non puoi dire che quell'affare non abbia avuto nessun effetto su di te, quando più passava il tempo più perdevi la testa. Tanto quanto io smarrivo il controllo su me stessa. È l'Harmonium, che tu ti ostinavi a farmi usare, che ci ha fatto perdere la tua preziosa guerra, ricordatelo. E io adesso devo accettare che...”
Si bloccò, consapevole di stare boccheggiando. E che Nagi la stava guardando fin troppo interessato.
“Nina, esattamente cosa nasconde quella biblioteca?”
Incapace di trattenersi si premette una mano sulla bocca. ‘Che qualcuno mi aiuti’ la ragazza gridò silenziosamente.
La voce che le rispose era calma e pacata, ma non era quella di Nagi.
“Allontanati da lei.”
Il Colonnello si scostò leggermente, quel tanto che bastò per permettere a Nina di vedere la figura elegante di Shizuru Viola dietro di lui.


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Cameratesco abbraccio a Shainareth e Solitaire per tutto l'appoggio, l'aiuto, il betaggio, i commenti salaci, e tutto quello che voi sapete ^_^
Poi, come sempre, grazie a tutti i lettori e a chi mi fa sapere in vari modi (commenti, email, piccioni viaggatori, gufi) cosa pensa di questa storia. In ordine sparso, Hinata, Chiarucciapuccia (che ti posso dire? Qualcuno doveva morire, e non avevo cuore che fossero ancora Akane e Kazuya a lasciarci le penne ^^ Ho votato per l'alternanza), Frozen (insieme coerente... speriamo sia così fino alla fine, mia cara!), NicoDevil (un'altra fan di Kingdom Hearts? Woohoo!), Gufo_Tave.
Sì ecco, avevo pensato anch'io che se quelli di Artai avessero raso al suolo il Garderobe quando ne avevano avuto la possibilità si sarebbero risparmiati un mucchio di grane. Invece se lo sono lasciati riprendere sotto il naso! Ma sai, ho raggiunto la triste consapevolezza che se l'autore non facesse fare ai "cattivi" delle stupidaggini i "buoni" non vincerebbero mai *_*
Comunque ho guardato bene e nessuno su Earl aveva aerei. Come dire, volavano le Otome, volavano i piedistalli da dove si lanciavano le Otome (!!!), mentre gli aerei erano belli parcheggiati ma nessuno li usava. Misteri di Earl. Ma, in ogni caso, niente che il cannone da assedio che avevano montato a un chilometro scarso dal Garderobe non potesse fare... *_*

By the way, Gufo_Tave ha avuto un'idea per un interessante crossover Otome/Dr. House (e Otome/Saint Seiya... magari!), qui per maggiori dettagli: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7606603

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Capitolo 16
*** Simmetria ***


Simmetria


“Calmati” Nagi ordinò a Nina, con il tono fermo che di solito usava per i suoi uomini su Earth. Fu con un certo sollievo che vide la ragazza abbassare gli occhi per un secondo e poi rialzarli lentamente, apparentemente controllata. In quel momento, Nagi non sapeva decidere cosa fosse più pericoloso, se Nina in preda ad un attacco isterico, o la terza Colonna del Garderobe infuriata con lui per averlo provocato.
'Come se io stavolta ne avessi qualche colpa...' pensò mentre si girava, con tutta calma, verso Shizuru Viola.
Quell'interruzione non ci voleva. E gli ricordava anche qualcosa di spiacevole avvenuta anni prima, in quello stesso palazzo, tra lui e Mashiro. Ai tempi, non avendone i mezzi, la sua voglia di prendere a schiaffi quella sciocca di Arika era rimasta insoddisfatta. Ma aveva tutte le intenzioni di non far ripetere la cosa.
“Il cane da guardia del Garderobe che si degna di parlare con me. Quale onore.” Atteggiò il viso alla sua espressione più falsamente cordiale. “Anzi... il mastino di Natsuki. Dico bene?”
Gli insulti non ebbero nessun effetto sulla donna, che sembrò farseli scivolare addosso. Anzi, lo sguardo vagamente torvo con il quale l’aveva affrontato svaporò nella sua solita, compassata espressione. E lui non avrebbe potuto esserne più felice, visto che sapeva bene che quando Shizuru si atteggiava in quel mondo era anche quando voleva nascondere la collera.
Ed è quando la gente si innervosisce che commette gli errori più tragici. Vale per tutti ed anche per te, Elegante Ametista.’
“Le tue offese mi fanno onore, Nagi, in un certo senso io sono davvero la protettrice del Garderobe. Ed in tale veste ti invito ad allontanarti da Nina.”
“Perché? Stavo solo facendo due chiacchiere con lei.”
“L'espressione sulla sua faccia mi dice che non era affatto contenta di parlare con te.”
Nagi si girò di sbieco per strizzare l'occhio proprio a Nina. “Ma che dici? Siamo come due vecchi amici, oramai.”
“Colonnello.” La voce di Shizuru, adesso, era mutata in qualcosa di più duro e senza compromessi. “Stai corteggiando la Nina sbagliata.”
“E tu stai infastidendo la donna di qualcun'altra” ritorse lui, immaginando benissimo quale sarebbe stata l’uscita successiva di Shizuru.
“Dov'è Mashiro, Nina?”
Nagi faticò a trattenere un sorriso di scherno, mentre dietro di lui la voce della ragazza spiegava alla famosa Meister che la sua padrona era andata a riposare, invitandola a tornare alla biblioteca.
Per la prima volta, lo sguardo di Shizuru ebbe un sussulto d'ira. Poi sembrò soppesare qualcosa, guardando alternativamente Nagi e Nina.
“Parlerò io con Mashiro, più tardi. Per ora è meglio che tu faccia come ti ha detto, ogni momento è prezioso per noi.”
“Che crudeltà. La cara reginetta l'ha appena scaricata e tu la tratti così? Sei veramente tanto ansiosa di sapere cosa contiene quel posto?”
“Come se tu fossi da meno, vista l'insistenza con la quale tu e il tuo Generale state addosso alla ragazza che ne tiene le chiavi.” Shizuru sorrise ma, nonostante quello, l'espressione ferina che inalberò non avrebbe sfigurato sul muso di una tigre. “Posso capire l'interesse strategico di Mashiro, ma tu sei sicuro di non stare compiendo un curioso transfer psicologico?”
Nagi arrossì suo malgrado, maledicendo l'intrigante donna nella sua mente.
Scosse le spalle, cercando di apparire quanto più noncurante possibile. Nemmeno il dubbio che lui avesse un interesse personale verso di lei doveva sfiorare Nina. Non ancora. Perché, considerati i suoi pessimi trascorsi sentimentali, una cosa come quella poteva farla fuggire a gambe levate.
“Lo supponi perché Natsuki ti ha raccontato quello che è successo a lei su Earth? Anche la tua amica non sembrava in grado di distinguere tanto bene tra gli abitanti di Earth e quelli di Earl. Soprattutto con una in particolare aveva difficoltà.”
L’espressione di Shizuru fu impagabile. I suoi occhi si strinsero mentre abbassava lo sguardo, anche se fu solo per un brevissimo istante. “Non poteva fare altrimenti, non quando la sua vita, e l'unica possibilità di tornare a casa, erano nelle mani del vostro precedete capo.”
“Hai ragione. Una donna veramente dotata, quella. Ha fatto di tutto per far rimanere Natsuki con lei. Veramente di tutto” ripeté Nagi, osservando con interesse i lievissimi, e velocissimi, cambiamenti di umore riflessi negli occhi di Shizuru. Dubitava che qualcun altro li avrebbe notati, ma lui dopotutto aveva passato anni a sorvegliare il Generale Viola, aspettando solo l’occasione per toglierla di mezzo, e sapeva benissimo cosa indicavano: la pericolosa china discendente che aveva preso la sanità mentale della donna.
“Seduzione compresa” aggiunse compiaciuto, godendosi l’ennesima occhiata che la donna gli lanciò, così simile ad una pugnalata.
“Mi ha raccontato tutto, non temere. Compreso il vostro disgustoso colpo di stato. Ma, da un certo punto di vista, ammiro la vostra Shizuru. Che ha osato l'impossibile per ricongiungersi alla persona che le era più cara. Anch'io al suo posto avrei fatto lo stesso.”
“Avrei? Mi pareva che fosse già successo durante la guerra, non ricordi più? Solo che nel tuo caso si è chiamato prostituzione.”
Sorprendendolo, in un lampo Nina si mise tra lui e Shizuru. “Adesso basta. Come ha detto la Meister Viola sto solo perdendo tempo. Voi tornate pure alle vostre occupazioni. Io meglio che vada alla biblioteca.”
La voce della ragazza non poteva nascondere un leggero tremore, e nemmeno le braccia spalancate.
Davanti a lei, però, Shizuru Viola fissò Nagi come se Nina non esistesse o non avesse parlato. Un lampo divertito le illuminò gli occhi amaranto.
“Senti chi parla. Non sapevo che ti piacessero gli uomini o hai fatto un'eccezione per il solo Colonnello Wang? Hai trovato uno strano modo di fare carriera su quel mondo, Nagi.”
Nina si lasciò sfuggire un gemito, mentre l'albino non poté fare a meno di mettersi a ridere, sinceramente divertito. Stava scoprendo un lato di Shizuru Viola che non conosceva, ma che trovava interessante.
'Se solo in quel posto non ti avessero fatto il lavaggio del cervello, che magnifica alleata saresti stata. La tua ironia e le tue doti sono sprecate per fare solo da guardaspalle a Natsuki, peccato che non ci sia nulla che io possa dire o fare per farti passare dalla mia parte.'
Alzò le mani davanti a sé. “Hai ragione. Pronti a tutto per ottenere cioè che vogliamo. È una qualità che apprezzo. Io e te siamo simili, Meister dell'Ametista, anche se abbiamo fini diversi, non credi? E scommetto che là dentro c'è qualcosa che ci interessa entrambi o non saresti corsa anche tu dietro a Nina.”
Questa volta l'Otome rispose al suo sorriso con un secondo di ritardo, però fece un passo avanti, fino ad appoggiare una mano sulla spalla della ragazza più giovane. Nagi non poteva vedere Nina in faccia, ma la osservò abbassare le braccia, mentre gli occhi di Shizuru si spostavano su di lei per un breve cenno d’intesa.
“Passavo solo per caso, e ho creduto la stessi importunando. In ogni caso, dubito che io e te potremo mai avere qualcosa che ci interessa entrambi. Chiaro che se anche ci fosse, io non te lo lascerei mai” gli rispose ermeticamente, sollevando la mano per accarezzare lievemente la guancia di Nina.
Pur sapendo che difficilmente ci sarebbe riuscito, nonostante quello che gli avevano insegnato su Earth, il Colonnello ebbe l’improvvisa voglia di spezzare quell’arto così perfetto. Nessuno metteva le mani addosso o reclamava il suo giocattolo come proprio.
Forse consapevole della crescente tensione, Nina si girò di sbieco verso di lui.
“Ha ragione. E non credere neppure per un secondo che io ti rivelerei cose che potrebbero andare a vantaggio del vostro gruppo. Fino a prova contraria, voi siete qui per invaderci. Però...” aggiunse. “Ho bisogno di dirti due cose.”
La sua attenzione tornò su Shizuru. “In privato, sempre che non le dispiaccia, Meister Viola.”
La donna, imperturbabile, finalmente lasciò cadere la mano. “Certo che no. Ma aspetterò in cima alla scala, torneremo insieme al Garderobe” le disse nel tono di chi non ammette di essere contraddetto. Poi, dopo un brevissimo saluto rivolto a Nagi, Shizuru se ne andò, sotto lo sguardo divertito del Colonnello. Mai Nagi si sarebbe aspettato che Nina liquidasse in quel modo la Meister dell’Ametista.
Prudentemente decise però di non farglielo notare, l’espressione affranta della ragazza urlava al mondo che non l’aveva fatto con piacere.
“È così brutto stare sola con me?” le chiese invece. Per qualche motivo, il pensiero lo infastidiva.
La ragazza gli rispose avvicinandosi leggermente e scuotendo la testa, e Nagi non poté fare a meno di constatare, e non per la prima volta, quanto simile fosse, dopotutto, alla sua amante. Il viso ero lo stesso, anche se quello di questa Nina non aveva ancora perso le rotondità dell’adolescenza; i capelli erano i medesimi, anche se acconciati diversamente. A parte l’altezza più modesta, solo nello sguardo le due ragazze erano davvero diverse. Perché, e a differenza di tutti gli altri ‘corrispondenti’, era la Nina che aveva davanti quella dall’espressione più dura, anche se lui era perfettamente al corrente di come la sua fermezza fosse troppe volte vanificata dai rimorsi di coscienza.
“No” gli disse. “Ma vorrei che non mi prendessi più in giro, e che mi dicessi cosa pretendi da me, una volta per tutte.”
“Magari che la smettessi di tormentarti.”
Nagi incrociò le braccia davanti a sé, guardandola mordicchiarsi un labbro. ‘Non che mi dispiaccia vederti in questo stato, ma adesso ho bisogno che tu sia estremamente lucida.’
“E come faccio? Lo capisci che non sono mai stata perdonata?”
Nagi dovette sopprimere la tentazione fortissima di prenderla per le braccia e scuoterla. ‘Di nuovo? Ma sei irrecuperabile...’
“Smettila. In fondo non mi pare che ti reputino ancora una nemica. Sei diventata una delle Otome della Regina, hai libero accesso al Garderobe...”
“Formalmente. E poi, vogliamo parlare invece dei primi tempi?” quasi gli ringhiò lei, interrompendolo. “Quando sono ritornata a Windbloom la gente mi indicava per strada chiamandomi ‘assassina’. Per molto tempo ho dovuto girare scortata. È solo grazie alla gentilezza, e all’amicizia, di Mashiro e Arika che ho potuto sopportare quei momenti, ma io so che fuori da questo castello per la gente sono ancora 'Nina la Sanguinaria'. Capisci perché adesso mi sento così male per quello che sto facendo alle mie amiche?”
“Va bene. Ma comunque tu non potevi non sapere quello che sarebbe successo, quando hai deciso di lasciare il tuo rifugio tra i monti. Avresti dovuto rimanere là, se volevi una vita tranquilla e lontana dalla gente che avevi fatto soffrire.”
Nina scosse la testa con rabbia. “Io non potevo continuare a vivere con Sergay.”
“Ah no?” Nagi alzò gli occhi al soffitto, trattenendosi dallo sbuffare. “Ma se era l’amore della tua vita...”
“Mi ha cacciata via, capisci?” questa volta la ragazza urlò, sorprendendo di nuovo.
Aveva saputo che si erano lasciati, ma nessuna delle servette che aveva blandamente interrogato gli aveva saputo dire il perché. Certo è, che il fatto che avessero passato mesi insieme sui monti e che, nonostante quello, lei avesse ancora i suoi poteri, l’aveva stupito non poco.
Nagi deglutì, adesso davvero a disagio. Calmare una ragazzina in preda ad una crisi di nervi non era mai stato qualcosa che gli fosse piaciuto fare, men che meno una con il cuore spezzato. Nel dubbio, preferì rimanere in silenzio. Tanto Nina, da come contraeva e decontraeva i pugni, sembrava comunque ansiosa di svuotare il sacco. Non dovette attendere molto.
La ragazza si avvicinò a lui ancora di più, e abbassò la voce, riducendola ad un sussurro. “La sua memoria è tornata, ma non ho potuto dirlo a nessuno. Nemmeno ad Arika. Perché io fui perdonata, ma non lui. E l'amnesia fu l’unica ragione per la quale il tribunale gli concesse una sospensione della pena.”
“Quand'è successo?”
“Un paio di mesi dopo la fine della guerra. Vivemmo insieme fino a quando io non mi sentii in grado di affrontare il mondo esterno, anche se credo che avrei cercato di rimanere là, se Nao non avesse chiesto il mio aiuto per entrare nel mausoleo tra i ghiacci.”
Nina alzò gli occhi verso di lui. Quegli occhi che, almeno nel colore e nel taglio, erano identici a quella della sua amante. E che lui trovava così morbosamente attraenti.
“Ma lui non ti voleva più con sé?” le chiese, nella maniera più neutrale possibile, anche se aveva capito quello che era successo.
Nina glielo confermò esibendo la sua aria più mesta. “Disse che non dovevo sprecare la mia vita in quel modo. Che dovevo approfittare di quell’occasione... Disse che sua figlia si meritava qualcosa di più che passare il resto dei suoi giorni in mezzo ai boschi ad accudire un vecchio soldato.”
Nagi distolse lo sguardo. ‘Quell’idiota troppo corretto per farsi una che non era manco la sua vera figlia. Nonostante lei ci abbia provato in tutti i modi. Beh, meglio per me’ concluse pragmaticamente, girandosi verso la ragazza che adesso aveva gli occhi umidi dalle lacrime. Conquistarla sarebbe stato talmente facile che quasi non c’era gusto...
Sennonché, Nina si allontanò di scatto, strofinandosi gli occhi con la manica del vestito. Nagi si frenò in tempo dall'afferrarle un braccio per trattenerla.
“Va bene. Io sono la causa di tutte le tue sciagure...” le disse svogliatamente, cercando di non suonare troppo irriverente.
“E io sono stata la volontaria esecutrice dei tuoi ordini di morte, scaricata quando non servivo più, da te che invece te ne sei fuggito altrove” terminò lei, tornata improvvisamente sobria.
Nagi forzò un sorriso.
“Adesso che ci siamo ridetti per l’ennesima volta le stesse cose, ti faccio la medesima domanda che tu hai posto a me: cosa posso fare per te?” azzardò.
“Niente per ora, ma in futuro probabilmente dovrai aiutarmi.”
“A fare che cosa?”
Nina finalmente rispose al suo sorriso, anche se il suo fu appena accennato. “Non te lo posso dire, non ora. Ma probabilmente avrò bisogno di te. Tu... starai al mio fianco?”
Il Colonnello la fissò, per una volta incerto su cosa dire. Non avrebbe mai immaginato che, proprio a lui, Nina potesse fare una richiesta del genere.
“Perché?”
Gli occhi arrossati della ragazza avevano ripreso la solita espressione inflessibile. “Proprio per tutto quello che ci siamo detti. Noi abbiamo un debito nei confronti di questo pianeta, che pagheremo insieme.”
“Ma che dici?” Nagi esclamò. “Non trascinarmi nelle tue psicosi, non ci penso nemmeno a...”
La sua voce si spense, mentre si ricordava degli ordini di Mashiro. Nina doveva passare dalla loro parte, in qualunque modo e a qualunque costo. Che quello fosse l'unico?
“Me lo devi, per tutto il male che mi hai fatto. E poi là dentro ci sono segreti che sono certa che ti interesseranno. Te li rivelerò, se starai con me.”
“Non hai appena detto a Shizuru che mai avresti fatto una cosa del genere?”
“Dovevo pur rassicurarla...”
Nagi la fissò, adesso davvero in difficoltà.
‘È quello che volevo sentirmi dire, no? Ma come faccio a lasciar decidere a lei il prezzo da pagare? Però devo darle credito di avermi portato esattamente dove voleva, con tutti i suoi discorsi sul dovere e la colpa. Un po’ come aveva fatto con il povero Sergay. Piccola strega intrigante. E pure totalmente inconsapevole di cosa riesce a far fare alla gente... o no?’
Si passò una mano tra i capelli, decidendo che non poteva far altro, per il momento, che assecondarla.
“Va bene” le rispose, cercando di suonare convito, soprattutto con sé stesso. “Dopotutto... beh, noi eravamo destinati a stare assieme, in un modo o nell'altro. Ma non puoi essere più precisa su quello che dovremmo fare?”
Lei scosse la testa. “No, devo prima parlarne con la Direttrice. Anzi, meglio che la raggiunga, abbiamo già perso fin troppo tempo in chiacchiere.”
Si girò di scatto, salvo poi voltare la testa per guardarlo da sopra una spalla. “Grazie comunque per avermi ascoltata.”
Poi si allontanò a passo lesto, risalendo la scala con la testa ritta e in volto un'aria combattiva, molto diversa rispetto a quella che aveva quando lui l'aveva trovata davanti all'ascensore.
Nagi, malgrado il guaio nel quale la ragazza l'aveva cacciato, trovò la vista deliziosa.
'Spero che adesso non si deprima ancora. Comunque... non avrà la pungente ironia dell'altra Nina, ma è impagabile quando si macera nei suoi amati sensi di colpa. È fortissima e instabile. Una combinazione letale da maneggiare con molta cura.'
Si accorse di stare fissando nel vuoto, e che il sorriso che aveva in viso si era, chissà quando, trasformato in un ghigno.
'Come ho fatto a pensare di non poterla sedurre? Sarà un giochino veramente elettrizzante invece, farti mia senza mandarti in pezzi. O senza rimetterci la testa come Sergay.'
Il ghigno ridiventò un sorriso divertito. Poi Nagi cominciò a ridacchiare tra sé e sé, estremamente compiaciuto.
'Esilarante. Sono innamorato.'

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Faceva caldo in auto. Shizuru abbassò leggermente il finestrino, lasciando che l'aria che entrava le scompigliasse i capelli portandole un po' di refrigerio. Anche se la ventata di ossigeno non riuscì a dissolvere l'umore funesto che gravava sulle sue compagne di viaggio. Natsuki era seduta accanto a lei, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre Nina sembrava non avere il coraggio di alzare la testa, e fissava la punta dei suoi stivaletti come se volesse incenerirli.
Shizuru Viola aveva pietà della ragazza, quando non ricordava che il futuro di Earl era nelle sue mani.
'Quello che lei sa, e che può fare, fa troppo gola a quelli di Earth perché se la lascino scappare. E Nina è troppo psicologicamente legata a Nagi per rifiutare la sua compagnia. Dopotutto, in mancanza del padre, lui è l'unico legame che ha con quegli eventi traumatici, e parlargli è probabilmente il suo modo per ricordarli e superarli. O almeno spero. L'errore è stato solo nostro; non dovevamo lasciarla da sola a curare Sergay Wang per tutti quei mesi, tormentata dal rimorso. Ed avremmo dovuto insistere perché si confidasse con noi, almeno con Arika, ma... sembrava felice, e noi avevamo così tanto da ricostruire. Ma ora non dobbiamo lasciare che Nagi sia l'unica campana che sente. Devo parlarne ad Arika e Mashiro. Per quanto la Regina si senta spodestata, è finito il tempo di fare i capricci. Loro devono stare vicine a Nina ora più che mai. Anche perché...'
La guardò di soppiatto, ammirando la pelle candida che spariva tra le ciocche di capelli nero-blu, simili a quelli di Natsuki, e la pettinatura ancora da ragazzina che non riusciva a nascondere il fatto che Nina Wang, soprattutto nell'ultimo anno, era cresciuta in un'affascinate giovane donna. 'Salvo pochi dettagli è identica a quell'altra Nina. Cosa prova Nagi quando guarda questa, quando tutte le notti divide il letto con quell'altra? E lei? Quanto ci metterà a sviluppare per lui un diverso tipo di attaccamento, considerato quanto già morbosamente lo cerca, anche se per altre ragioni?'
Si girò verso Natsuki, che la guardò a sua volta. 'Per quello che voglio ottenere, cercare di dividerla ora da lui avrà l'effetto opposto, meglio sostenerla cercando di farla ragionare. Non posso averla contro. Nessuno di noi se lo può permettere.'
Shizuru, a quel punto, offrì a Nina uno dei suoi sorrisi migliori. “Devi scusare Mashiro, lei è molto tesa per tutta questa storia.”
“Lo so” replicò Nina scuotendo leggermente la testa. “Io non la biasimo. Nemmeno Arika, dopotutto lei è sempre stata molto più amica di Mashiro che mia.”
Le labbra della ragazza si torsero in una smorfia di dispiacere. “Povera Arika. Lei ha lavorato tanto per mantenerci unite, ma non è mai riuscita a replicare il legame che c'era tra noi due e Erstin. E, sicuramente, non per colpa sua...”
“Ma neanche tua” scattò Natsuki, facendo sorridere Shizuru. Per quanto calma e pacata, il fuoco bruciava ardente sotto la cenere, nel cuore della Direttrice del Garderobe. E lei lo sapeva bene.
“Nina” continuò Natsuki, cambiando completamente discorso. “Prima di salire in macchina ci hai detto che c'era qualcosa di importante che dovevi riferirci.”
Tutto il corpo di Shizuru si tese all'ascolto, mentre le mani di Nina si unirono di scatto e la ragazza impallidì visibilmente. Annuì rigidamente, gli occhi fissi su Natsuki.
“Sì, ho scoperto qualcosa, nei file della biblioteca, che forse ci potrà aiutare.”
La sua voce inciampò sul 'qualcosa', mentre la frase successiva fu quasi inudibile. “L'Harmonium. Ne esiste un secondo.”
Le unghie di Shizuru artigliarono la pelle del sedile, che sentì lacerarsi mentre, sotto il suo sguardo esterrefatto, la mano destra di Natsuki saliva a coprirle la bocca.
“Com'è possibile? E perché Mikoto non c'ha detto nulla?” esalò la Direttrice, con la voce quasi strozzata come quella di Nina.
“Non credo lo sapesse. Solo i regnanti di Windbloom ne erano al corrente, e gli scienziati che ci lavorarono sopra. Lo fecero in segreto, copiando il progetto che l'alieno aveva portato.”
Malgrado il momento, Natsuki sogghignò. “Non so se chiamarli saggi o incredibilmente stupidi.”
“Quello che ho trovato sono dei bozzetti, e il diario del capo progetto. Le cronache si interrompono il giorno del disastro causato dalla prima macchina, quindi immagino che anche lui e il suo gruppo furono coinvolti o, in qualche modo, non furono più in grado di riprendere il lavoro.”
“Era completato?”
“C'erano molto vicini.”
Natsuki si protese verso la ragazza. “E dov'è”
“Le coordinate sono indicate molto chiaramente. Era uno dei regni minori, non lontano da qui e, ai tempi, alleato con Windbloom. Si chiamava Chartago.”
La Direttrice si girò verso Shizuru. “Ecco perché non ne abbiamo mai avuto notizie. Vi erano numerosi centri di ricerca, perché lì si sperimentavano le nuove armi di Windbloom, ma quel regno fu completamente devastato, e ogni cosa andò in cenere. Tanto che dopo la guerra cessò di esistere come entità autonoma e fu inglobato nelle carte geografiche di Windbloom, mentre quel poco che si riuscì a salvare finì nella biblioteca del Garderobe.”
“Lì in mezzo c'era probabilmente quel diario” rispose Shizuru.
“Già. Adesso mi chiedo solo se l'affare non sarà stato vaporizzato con il resto.”
Shizuru lanciò uno sguardo a Nina, che se ne stava in paziente attesa, e che sembrava aver riacquistato il suo autocontrollo.
“Non ci resta che mandare qualcuno a controllare.”
“Chiederò all'assistente di Yokho di contattare gli Asward. Quel deserto infernale è territorio loro, e ne conoscono ogni palmo. Se c'è qualcuno che ci può arrivare quelli sono loro.”
“Cosa diciamo ai nostri... quasi alleati?” le chiese Shizuru, alla quale non sfuggì l'interesse palese sul volto di Nina.
“Nulla, per ora. Non dimentichiamoci che potremo ritrovarceli contro da un momento all'altro.”
Shizuru sorrise, alzandosi e andandosi a sedere accanto a Nina. Le mise un braccio sulle spalle, attirandola a sé con fare protettivo. “Non fare quella faccia. Potrebbe essere che non ci serva nemmeno il tuo aiuto. Magari quella macchina è stata settata in un modo diverso e rispondere ai comandi di chiunque.”
Nina annuì rigida, guardandola, così che Shizuru poté vedere chiaramente l'espressione delusa che le passò negli occhi aranciati.
Per qualche motivo, l'Elegante Ametista non ne fu per niente sorpresa.

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Natsuki accolse con piacere la frescura che regnava nei corridoi del Garderobe. Con Shizuru aveva salutato poco prima Nina, e l'aveva guardata salire con determinazione la bianca scalinata che portava al Mausoleo di Fumi. Non l'aveva invidiata per niente.
“Shizuru, quella ragazza...”
“Mi occuperò io di lei, tu non ti devi preoccupare di nulla.”
La Direttrice guardò l'amante cercando di decifrare, sul suo volto imperturbabile, cosa nel suo tono l'avesse turbata. L'altra donna dovette accorgersene, perché sdrammatizzò il momento offrendole il suo sorriso più dolce.
“Non voglio che la mia Natsuki si carichi anche questo peso sulle spalle.”
Un altro sorriso, e la mano che passava e ripassava tra i capelli castani. Natsuki distolse lo sguardo, senza riuscire a non darle un'ultima occhiata di sfuggita.
Shizuru appariva a suo agio come sempre, ma le sembrava un po' diversa. Cercò nella sua mente una definizione, senza riuscire ad individuarla.
“Shizuru” la chiamò di nuovo e, questa volta, negli occhi della donna colse una leggera increspatura di inquietudine.
“Non ti fidi più di me dopo la scorsa notte?”
“No, che dici!” sentenziò la Direttrice, agitando le mani davanti a lei. “Ma sei sicura di non avere bisogno di un po' di riposo? Dopotutto hai lavorato molto in questi giorni.”
L'altra scosse la testa. “Mai come te. Ci riposeremo insieme, quando tutto questo sarà finito. Adesso è meglio andare, Yokho ci aspetta.”
Shizuru si incamminò, e a Natsuki non restò che seguirla, per una volta, senza che la spiacevole sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato si fosse dileguata.
'Ha ragione, abbiamo troppo da fare. È sicuramente solo un po' di tensione' pensò, imponendosi di fare una pausa dopo aver visto Yokho.
'Dopotutto farò in fretta con lei. Non vede l'ora che io le dia l'ordine di collaborare con quelli di Earth e, dal punto di vista meramente scientifico, non la posso biasimare. Con il loro aiuto potremo decifrare i segreti dell'antica tecnologia anche se... '
Un ghigno sfigurò il suo volto al pensiero di quello che era stato fatto a Mayha. 'Ci servirà davvero? O quelli si prenderanno solo quello che gli interessa abbandonandoci nelle fauci dei Nobody? Già, non abbiamo mai scoperto la cosa fondamentale... in che modo quelli di Earth pensano di poter ricacciare nel loro universo i Nobody? Da quello che abbiamo visto gli armamenti convenzionali non sembrano avere molti effetti su di loro, se non per rallentare quelle masse di creature nere. E non mi pare che il Generale abbia mai parlato di fare uso di poteri mentali. Quindi?
'L'Harmonium cambia tutto, tra l'altro, visto che secondo Mikoto è l'arma deputata proprio a sconfiggere i Nobody. Il Generale non poteva sapere che ce n'era una copia, anche se i suoi simili non sono i tipi da impegnarsi in una campagna militare persa in partenza. E allora, qual era il loro piano originario?'
Una pesante inquietudine tornò ad assalirla. C'erano troppe cose che non tornavano e, pur avendo quelli di Earth praticamente le loro stesse informazioni, le sembravano troppo sicuri di sé.
'Come se fossero arrivati qui con la certezza matematica che tutto sarebbe comunque andato bene per loro, anche nel caso in cui noi non avessimo collaborato. Dopotutto la loro preoccupazione principale non dovrebbe essere rubarci la nostra tecnologia, che immagino possano comunque arrivare a replicare, prima o poi, ma è difendere il loro maledetto pianeta. A questo punto, mi chiedo in che modo...'
Natsuki si riscosse giusto in tempo, realizzando di essere giunta davanti alla porta del laboratorio di Yokho.
Avrebbe voluto esternare i suoi dubbi a Shizuru, ma oramai dovette accantonare il problema. Si ripromise però di tornarci sopra, chiedendolo direttamente al Generale De Windbloom quella sera. Le avrebbe offerto di aprirle i luoghi più sacri del Garderobe, ma in cambio la donna le avrebbe dovuto dare risposte finalmente sincere.
'Dopotutto, anche per noi, la cosa più importante è che Earl sopravviva.'


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Intanto ennesimo ringraziamento a Shainareth che faranno santa (con Zexion ^^), prima della fine di sto coso (yes, sei autorizzata a lapidarmi al prossimo qual è sbagliato). E un altro grosso grazie a Solitaire per il pre-reading e i vari cappotti di cemento fatti in separata sede. Eheh... E comunque sì, Nina fa gola a molti, e non in senso strettamente fisico, sia chiaro. ^_^
Un grazie anche a Hinata e NicoDevil, felice di offrirvi momenti di puro lollismo. ^_^
Frozen, carissima, come sai la mia idea di Nagi è quella di uno che non bada tanto al sottile per ottenere ciò che vuole, e l'ha dimostrato varie volte nella serie, anche proponendo un matrimonio a una persona che piuttosto evidentemente disprezzava. Non credo che negli anni sia migliorato, anzi, e con Nina il "più umano" mi sa che potrebbe al massimo essere "va bene, ti faccio credere che me ne frega qualcosa di te, perché tu sei la chiave per arrivare a quello che mi serve". Un atteggiamento che potrebbe durare fino al momento in cui lei non gli servirà più (momento che potrebbe anche non presentarsi mai) e che, davanti agli altri, potrebbe non essere affatto distinguibile da un vero innamoramento. Dopotutto, lui è bravissimo a far fesso il prossimo ^^
Chiarucciapuccia Oddio, Shizuru fuori di testa... ti dirò che non mi dispiacerebbe vederla anche qui veramente incazzata, e non perché le voglio male, ma perché quando è in quello stato diventa veramente una dea della distruzione, forma sotto la quale mi piace di più che non gattamorta che serve il tè. ^^ Comunque mi sa che è la logica conseguenza, considerato quello che le è capitato. Insomma, non oso immaginare che farà quando avrà i Nobody di nuovo davanti...
Gufo_Tave hai assolutamente ragione sugli aerei. E' una cosa che non mi spiego nemmeno io, come tante altre cose in questa serie. Sconvolgente semmai che la casa di produzione sia la stessa di Gundam, una delle poche serie davvero tecnicamente e tatticamente logiche. Boh?

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Capitolo 17
*** Dedalo ***


Dedalo


Windbloom, 23 marzo, 17.30

Il Capitano Masashi Takeda non aveva lasciato volentieri il campo base attorno a Windbloom. Dopo averli combattuti per tutta la vita conosceva esattamente il potenziale di fuoco delle forze della Repubblica Occidentale combinata con la baldanza incosciente degli uomini di Haruka Armitage, e sapeva bene quanto avrebbero potuto resistere contro i branchi di Heartless.
'Un paio d'ore al massimo, secondo le nostre simulazioni, sempre sperando che i Nobody superiori non arrivino a mettere, abbastanza letteralmente, a ferro e fuoco il campo di battaglia.'
Takeda si guardò in giro, fissando i gruppi di ragazzine che si aggiravano per il Garderobe, e che guardavano il suo gruppo a loro volta, tra il sospettoso e l'intimidito.
'Ma immagino sempre di più delle forze di difesa di questo pianeta. Se questo è il meglio che possono schierare, non oso pensare al peggio.'
Nella tarda mattinata era arrivato dal Generale, per lui e per la dottoressa Helene, l'ordine di presentasi al Garderobe, lasciando intendere alla gente di Earl che era da Earth che giungevano. L'operazione si era svolta senza problemi, ed ora il jet militare che avevano utilizzato giaceva mimetizzato sul prato del Garderobe, accanto al flyer del Generale De Windbloom.
Takeda si girò di sbieco per memorizzare esattamente il luogo. In caso di problemi gli ordini erano di portare in salvo sé stesso e Shinigami Helene, e lui aveva intenzione di ottemperare con la massima sollecitudine.
Il Generale De Windbloom in persona era venuta ad accoglierli, accompagnata dal Maggiore Yumemiya e da un paio di Meister Otome, di cui una ben conosciuta.
Era rabbrividito quando Shinigami Helene aveva salutato la donna, Sara Gallagher, chiedendole come stava. Per un attimo lui aveva creduto che la biondina avesse riconosciuto i suo carcerieri, ma poi gli occhi verdi della Otome si erano semplicemente stretti in una pesante occhiata di disapprovazione. Evidentemente non era un granché contenta che fossero lì, e lo stesso poteva dirsi di molte sue compagne, a giudicare dai loro sguardi critici.
Takeda sospirò, mentre ascoltava la voce della Otome snocciolare tutto quello che potevano e non potevano fare là dentro.
'E che direbbero se solo sapessero che due di loro sono ancora nostre prigioniere? Ma che grande perdita di tempo che sono state, con loro non siamo venuti a capo di niente. Tutti i test che abbiamo fatto non hanno risolto nulla; non c'è schermo che possa bloccare il segnale dello Shinso, a meno di non portare le ragazze su un altro pianeta, ma in quel caso anche il sistema di materializzazione non funziona.'
L'uomo alzò lo sguardo verso il cielo terso di Windbloom. 'È quel satellite che chiamano Administar. Riflette il segnale in ogni angolo del pianeta, utilizzando protocolli di trasmissione veicolati da particelle subatomiche che penetrano anche all'interno delle montagne. Ingegnoso davvero. Se solo il nostro cavallo di Troia, la qui presente Sara Gallagher, si degnasse di materializzare la sua veste potremo intercettarli. Anche se, forse, riusciremo a carpire qualcosa ora che lavoreremo a stretto contatto con chi ne sa qualcosa più di noi. Il Generale Mashiro è stata bravissima a guadagnarci l'accesso allo Shinso.'
Gli occhi di Takeda si posarono sulla donna. Per qualche ragione gli faceva molta più paura del precedente Capo di Stato della Repubblica Occidentale, forse perché la sua apparenza celestiale era totalmente smentita da una delle intelligenze più spietate che lui avesse mai conosciuto. E anche perché, ne era certo, il Generale De Windbloom avrebbe tenuto fede al suo impegno di bloccare la strada ai Nobody, anche a costo di far saltare in aria l'intero pianeta Earl, con loro sopra.
“Preoccupato? Guarda che non ti mangiamo mica.”
Takeda si voltò verso la seconda Meister Otome, che si era presentata precedentemente come Nao Zhang. Era una rossa dallo sguardo irriverente e leggermente licenzioso, curioso da vedere in un posto come quello, dove le ragazze dovevano in teoria essere l'epitome della purezza.
Lui scosse le spalle. “Sai com'è, ne so troppo su quegli esseri per essere totalmente a mio agio tra di voi” le disse sinceramente.
L'Otome distolse lo sguardo per fissarsi le unghie, dalla manicure perfettamente curata. “Non hai nulla da temere, sono stata assegnata con Sara alla difesa di questo posto, e ho intenzione di rimanere viva il più a lungo possibile.”
Takeda sogghignò, gli piaceva il punto di vista pragmatico di quella tizia. E anche la sua figura era di tutto rispetto.
“Quindi vuol dire che finché ti sto accanto andrà tutto bene?”
“Sempre se riuscirai a starmi dietro, soldatino” rispose lei con un lampo di malizia che rese i suoi occhi verdi ancora più interessanti.
L'uomo di Earth sorrise, sospirando ad arte. “Ah, questi giovani d'oggi che vedono i trentenni con già un piede nella fossa” le rispose, giudicando la ragazza più o meno sui vent'anni.
A differenza delle sue colleghe Nao Zhang gli sembrava un tipo deciso, e doveva essere anche competente se era una delle Colonne del Garderobe. Il suo spirito si sollevò di un filo. Forse, con l'aiuto di Nao e di una considerevole dote di fortuna, l'hacker giudicò che sarebbe riuscito a rivedere il Palazzo d'Estate della Regina Mai.

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“Ancora non ci credo che stiamo facendo una cosa del genere. Miss Maria ha quasi avuto un mancamento quando le ho comunicato la novità.”
Yokho scosse le spalle alle parole di Natsuki, spostando per l'ennesima volta una pigna di documenti dalla sinistra alla destra della sua scrivania.
“Il cambiamento è vita, e noi ci siamo fossilizzati troppo a lungo sulle nostre posizioni.”
“Io ho ancora dubbi...”
“Non dovresti. Non quando il Consiglio ha avvallato la proposta di collaborazione di Earth. In un certo senso, tu hai solo obbedito agli ordini.”
“Sì, ma ci hanno litigato sopra l'intera mattina. Per un attimo ho creduto che Haruka avrebbe tirato un pugno a quel pallone gonfiato del Re di Florince.”
“Immagino che lui si sarà mostrato molto soddisfatto dell'accordo.”
Natsuki sogghignò. “Sì, è arrivato tutto tronfio insieme a quella megera della Regina di Lutetia Remus, peccato che il Generale De Windbloom abbia gelato subito i loro ardori dicendo che il Garderobe è, per ora, l'unico interlocutore delle due coalizioni.”
“Usati e scaricati per arrivare a noi, una tattica ingegnosa.”
“Potrebbe essere una finta, ma in ogni caso ben gli sta la pubblica umiliazione. Il problema è che adesso siamo noi ad esserci dentro fino al collo...”
La Direttrice guardò pensosamente il massiccio apparato che nascondeva lo Shinso. “E nemmeno sono riuscita a sapere qualcosa di più sulla strategia di quelli di Earth.”
“Il tuo colloquio di ieri sera è stato infruttuoso?”
“Lo puoi ben dire. Quella strega dai capelli ametista, con la massima amabilità, mi ha semplicemente detto che loro non hanno mai avuto idea di come fare a scacciare i Nobody dal nostro universo, ma che erano certi che nei file del Garderobe ci fosse la risposta.”
Yokho sollevò criticamente un sopracciglio. “Gli dobbiamo credere?”
“Non so. Mi ha detto che loro sono sempre stati convinti dell’esistenza, da qualche parte, del progetto del maledetto Harmonium.”
“Su che basi?”
“Che è impossibile che su un aggeggio del genere non ci siano stati studi preventivi, né che sia mai stato preparato un prototipo o una copia di backup.”
“In effetti abbiamo appurato che così è stato. Però... noi sappiamo che l’Harmonium è l’unica cosa in grado di debellare la minaccia dell’Oscurità, perché ce l’ha detto Mikoto. Ma quelli di Earth non lo sapevano. Anzi, secondo me non avevano nemmeno idea di cosa fossero esattamente i Nobody prima di arrivare qui, quindi, come potevano sapere che l’Harmonium avrebbe avuto effetto su di loro?”
All'obiezione di Yokho, Natsuki si fece pensosa. “Credo che volessero semplicemente usarlo come arma di distruzione di massa, un po’ come ha fatto Nina durante la guerra. Almeno, quello era l’unico utilizzo che Nagi conosceva, e che gli può aver detto.”
La dottoressa si appoggiò il mento sulla mano, tamburellando l’altra sul tavolo. “Ne sei sicura? Riflettiamoci un attimo. Di armi potenti e che possono fare quel lavoro suppongo che ne abbiano molte, anche meno imprevedibili dell'Harmonium, mentre la caratteristica distintiva di quello è l'essere in grado di chiudere la distorsione tra il nostro multiverso e quello dei Nobody. Forse era proprio quella funzione che gli interessava.”
“Ma loro non potevano sapere che l'Harmonium era in grado di far collassare i varchi.”
“Perché no? L’Arciduca ha dimostrato di conoscere parecchie cose su quell’arma, informazioni trovate chissà dove che si è premunito di far sparire una volta salito al potere. Pur senza una preparazione in astrofisica, sarebbe bastato che avesse letto da qualche parte che l'Harmonium era in realtà un acceleratore di particelle, e che l'avesse riferito a qualcuno con una competenza in materia, perché quelli facessero due più due.”
Natsuki scosse la testa, alzando una mano per sfregarsi la fronte. “Aspetta, questo cos'ha a che fare con la strategia di quelli di Earth?”
Yokho prese un foglio dalla scrivania, e lo arrotolò fino a formare un cono.
“Facciamo un passo indietro. Quel portale spaziale non sembra fondamentalmente diverso da un buco nero. E, come quello, rilascia particelle di antimateria. Sulla quale sappiamo che l’Harmonium ha potere. Supponendo di riuscire a metterlo in funzione, dovrebbe poter far implodere la distorsione proiettando al suo interno un fascio di particelle accelerate, che annullino le antiparticelle.”
“Ti sto seguendo, ma ribadisco che non capisco che c'entra.”
La scienziata alzò una mano, cominciando a contare con le dita. “Se loro hanno studiato quel varco prima di venire qui, se erano quindi consapevoli che occorreva chiuderlo per sradicare davvero quella minaccia, e se infine conoscevano come, magari hanno preparato un'alternativa nel caso non avessero trovato l'Harmonium. È l'unica cosa che può spiegare la loro tranquillità.”
Yokho fissò la sua Direttrice, socchiudendo gli occhi. “Secondo me, sono arrivati preparati a questa circostanza.”
Nastuki aggrottò le sopracciglia, colta da un'improvvisa inquietudine. Il discorso di Yokho era perfettamente sensato, e nemmeno troppo sorprendente, conoscendoli.
“In che modo preparati?” le chiese, cercando di mascherare il nervosismo.
La donna davanti a lei fece un netto cenno di diniego. “Posso al massimo tirare ad indovinare. Qualunque cosa sia, o è simile all'Harmonium, o è qualcosa che influisce sui campi gravitazionali.”
“Da come lo dici sembra facilissimo...”
“Lo è, in effetti.”
Yokho stese il foglio, poi lo appoggiò sulle dita a coppa di una mano, in modo che il centro rimanesse sospeso. “Tanto per ricordarti di cosa stiamo parlando, considera che un campo gravitazionale è definito come la deformazione dello spazio-tempo, creata dalla presenza di corpi dotati di massa e, o, di energia. Ora, immagina il foglio come il tessuto dello spazio-tempo...”
La scienziata vi posò sopra una gomma da matita tonda, che incurvò leggermente il documento.
“... e la pallina come il nostro bel pianeta Earl. Vedi? Il foglio è piegato da quella massa e, allo stesso modo, la gravità generata dal pianeta è probabilmente la causa primaria della distorsione che abbiamo sopra la testa. Quindi, ogni modifica alla massa planetaria dovrebbe determinarne l'esistenza. Capisci dove voglio arrivare?”
“Credo di sì.”
Le dita di Natsuki calarono sulla gomma e la rimossero, in modo che il foglio ritornasse piano. I suoi occhi, mentre crollava su una sedia a lato della scrivania, non riuscivano a staccarsi dalla piccola palla che aveva tra le dita.
“Esattamente, Natsuki” le fece grave Yokho.
“Tolto ciò che curva lo spazio la distorsione ovviamente scompare” sussurrò, la gola serrata da una morsa. Non poteva credere che avessero davvero architettato una cosa del genere, era quasi impensabile. La sua voce si tinse di rabbia. “Maledetti. Hanno concentrato tutta la nostra attenzione su come respingere i Nobody, così che non ci preoccupassimo del varco.”
“Non hanno tutti i torti, però. Difenderci dall'assalto di quegli esseri è il nostro problema fondamentale. E poi queste sono solo speculazioni. È anche possibile che il Generale non menta quando dice che era l'Harmonium al quale puntavano.”
“E se così non fosse?”
A quella domanda Yokho rispose scuotendo la testa. “Non so, ti conviene contattare gli scienziati dell'osservatorio Karakawa, per saperne di più. È tardi, ma più dati avremo a disposizione sulla distorsione più potremo scoprire cos’hanno architettato quelli di Earth. Senza contare che, se davvero vogliono... come dire, rimuovere la massa di Earl, gli servirà qualcosa di piuttosto grosso.”
“Appena è stato possibile il Consiglio ha inviato truppe e Otome a sorvegliare i portali, ma purtroppo non conosciamo l'ubicazione di tutti. Ad Artai poi sono potuti giungere solo ieri, quando la tempesta che imperversava sulla zona si è placata.”
“Capisco dove vuoi arrivare. Stiamo dando per scontato che siano giunti qui solo una settimana fa, come il Generale ci ha raccontato. Mentre sappiamo bene che sono anni che ci tengono d'occhio.”
Natsuki si sfregò gli occhi, esalando un profondo respiro. “Esattamente. Hanno avuto tutto il tempo necessario per far passare un'armata da quei cosi, mentre noi eravamo qui a ricostruire le nostre città, nei mesi successivi all’attacco di Yuna. E non possiamo nemmeno scoprirlo, visto che adesso tutte le forze disponibili sono impegnate a prepararsi contro i Nobody.”
Sotto lo sguardo preoccupato di Yokho, la Direttrice si alzò in piedi, posando con delicatezza la gomma sulla scrivania. “Concentriamoci su una cosa alla volta. Contatterò l'osservatorio, tanto per sapere da cosa ci dobbiamo difendere. Quanto al resto non c'è nulla che possiamo fare, ma cercherò di scoprire qualcosa, ora che quelli di Earth sono i nostri... quasi alleati. Tu fa lo stesso con i loro scienziati qui, e bada a non rivelargli più del necessario.”
“Compresa l'esistenza dell'Harmonium?”
“Soprattutto quello, che potrebbe essere il nostro asso nella manica.”
Il suono che annunciava che qualcuno era dall'altra parte delle porte attirò l'attenzione delle due donne.
Natsuki si riscosse, aggiustandosi i capelli dietro le orecchie. “Sono arrivati.”

Dopo qualche secondo, che Natsuki passò tesa come una corda di violino, le porte automatiche si aprirono quietamente, e Sara fece il suo ingresso, seguita dal Generale e da una donna che era l'immagine speculare della sua amica Yokho Helene. Accanto a lei c'era un uomo alto, dai lineamenti severi e dai corti capelli neri, seguito da Nao che chiudeva il gruppo.
Natsuki fece un leggero cenno di saluto a Mashiro e agli altri componenti della delegazione, trovando lo sguardo dell'omonima di Yokho assolutamente raggelante. L'altro invece aveva occhi verdi e franchi, che la guardarono con soggezione. Natsuki avrebbe sorriso se non fosse stata così nervosa. Era la prima volta che qualcuno che arrivava da Earth non la squadrava dall'alto in basso.
'Ma questi due indossano la divisa dell'altra superpotenza. In effetti deve essere strano per lui trovarsi davanti quella che, nel loro mondo, era il Presidentessa dei suoi nemici.'
“E così, da oggi in poi lavoreremo insieme” la Yokho di Earth disse all'altra, facendo storcere la bocca a Natsuki. Il tono non le era piaciuto per niente. Ma la sua corrispettiva annuì semplicemente, allungando la mano dopo un attimo di esitazione.
“Così ci hanno ordinato i nostri capi.”
Natsuki le vide allontanarsi insieme, seguite dall'altro uomo, che aveva preso a guardarsi in giro con estrema curiosità.
Istintivamente, Natsuki serrò i pugni. 'Non c'era nient'altro che potessimo fare' ricordò a sé stessa. 'Che la Fondatrice mi aiuti a sopportare questo momento, e a scoprire cosa queste serpi hanno in mente.'

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“Le odio, sono così... bigotte.”
Il Generale De Windbloom alzò la testa, premendosi le mani sugli occhi. Non aveva mai sofferto di mal di testa in vita sua, ma quelle donne ce la stavano mettendo tutta per farglielo venire. Le loro esitazioni, le loro titubanze e assurde regole le causavano un'irritazione difficile da digerire. Era stata su altri mondi, anche più repressi e oppressivi di Earl, ma il fatto che gli abitanti di quel pianeta fossero le loro esatte copie rendeva il tutto ancora più indigesto.
'Come diavolo abbiamo fatto ad evolverci in una maniera così differente?'
Fissò Nagi, seduto davanti a lei con la giacca dell'uniforme slacciata e lo sguardo perso nel vuoto.
“Spero che tu stia sempre pensando a come portare quella ragazzina dalla nostra parte. Il primo passo è fatto, e con Yokho e Takeda là dentro sarà facile ottenere quello che vogliamo, ma ci manca ancora una cosa.”
Gli occhi di Nagi la misero a fuoco con un secondo di ritardo, cosa che la fece innervosire ancora di più.
“Ti sarei grata se riservassi quell'aria imbambolata per quando te ne stai da solo a meditare” gli fece brutale, prontamente rintuzzata dal sorriso fin troppo gioviale del Colonnello.
“Guarda che stavo pensando proprio a Nina.”
“Non ne dubito, ma mi domando in che modo, perché non mi pare che ci siano stati progressi. Dobbiamo avere la certezza che l'Harmonium esista.”
“Abbiamo un ragionevole dubbio. E, comunque, credi che sia facile estorcerle qualcosa?”
“No, ma finora niente ti è stato impossibile, per cui datti da fare.”
“Non con un piccolo aiuto da parte tua...”
Mashiro sbuffò. “Certo che sei incontentabile. Dopo avere fatto carte false per portarti dietro Nina la vuoi liquidare così?”
“Non userei quel termine” le ribatté l'albino. “Ma capirai che la sua presenza qui oramai è inutile, visto che la Nina Wang di questo universo ha accettato di scendere nella biblioteca.”
“Lo so. Mi avevi convinto a far partecipare il Maggiore Wang a questa impresa perché il loro DNA è identico, e lei avrebbe potuto ugualmente aver accesso a quei dati. Forse.”
“Esatto...”
“Ma adesso non mi torna il perché tu la voglia allontanare” Mashiro gli chiese con un lampo sarcastico negli occhi.
Nagi fu imperturbabile. “A parte noi, è l'ufficiale più alto in grado. Solo lei può prendere il comando della flotta orbitale.”
“Ti dimentichi di Shiho Huit. Ha agito bene fino a questo momento. Le nostre navi sono posizionate a difesa dell'Administar, e sono certa che niente potrà sfondare quelle linee. Lei è la persona adatta alla quale comunicare i codici.”
Nagi sorrise, guardando fuori dalla finestra, verso il cielo di Windbloom dove il sole stava per tramontare.
“Ne sei certa? Una cosa del genere potrebbe mettere a dura prova la sua fedeltà. È per questo che Nina ci serve sul ponte dell'ammiraglia. Lo sai com'è fatta, lei non ci tradirebbe mai. E la nostra... garanzia, ha bisogno di protezione.”
La voce falsamente suadente dell'uomo la irritò. “Piantala. Non usare i tuoi giochetti verbali con me. Lo so benissimo che quella ragazza ti obbedirebbe in tutto e per tutto, e posso capire che tu voglia spedire via la tua amante per non avere impicci con questa Nina, ma non è che... stai diventando un pochino sentimentale?”
Mashiro sorrise di sbieco, soddisfatta dal vedere arrossire Nagi. Lo conosceva da così tanto tempo che a volte riusciva persino a capire cosa gli passava per la testa.
“Certo che no” si difese lui. “È che lei adesso ci serve davvero più lassù, invece che quaggiù. E al più presto possibile, prima che i Nobody e quelli di Earl realizzino cosa gli abbiamo preparato.”
Un'altra risatina nervosa, quasi da ragazzino. Che fece abbassare gli occhi al Generale. 'Il ragionamento fila, se non fosse che ti si legge in faccia che saresti sollevato dal saperla lontano da qui. Ma non hai tutti i torti. Shiho è una brillante esecutrice, ma dubito sia in grado di dare ai suoi... ai miei uomini, un ordine come quello: stare a guardare mentre i loro compagni vengono massacrati. Ci vuole qualcuno con più polso, e non si può negare che Nina sia dotata di considerevole sangue freddo.'
“Va bene” gli disse lentamente, osservandolo. “Anche se mi rimarrà per sempre il dubbio che tu l'abbia fatto per metterla relativamente al sicuro. Strano per uno che aveva pianificato di usarla come bomba umana.”
Nagi rispose al suo sorriso con una melodrammatica alzata di spalle. “Esatto. Sai benissimo che sono pronto a sacrificare qualunque cosa per la riuscita della nostra missione. È per questo che non dovresti avere proprio nessun dubbio. Nina, adesso, qui mi intralcerebbe e basta.”
“Sei veramente senza cuore, Colonnello.”
Mashiro si mise a ridere, deliziata dalla sua stessa battuta e dallo sguardo di intesa negli occhi di Nagi. Dopotutto aveva ragione e, quanto al resto, i suoi problemi coniugali erano solo un affare privato.
“Appena possibile la spediremo a raggiungere la flotta. Informala tu di tutto, e del fatto che ovviamente quell'informazione è classificata ai massimi livelli.”
“Non hai ancora ritenuto opportuno di rivelarlo almeno ad Haruka?”
“No. Anche se lei sa solo la cosa fondamentale. Cioè che deve essere preparata a morire su questo pianeta. Ed è questo che sinceramente mi preoccupa di Nina. Pensi veramente che lei non farebbe nulla, sapendoti qui?”
Nagi annuì, e le sembrò abbastanza convinto, nonché un po’ rattristato. “Sottovaluti la sua fedeltà alla patria, per la quale era pronta a rinunciare alla sua vita. Ora, davanti alla possibilità che l'intero suo amato pianeta venga invaso, cosa pensi che valga per lei, la mia?”
Mashiro lo guardò, cercando di capire dove, questa volta, l’albino volesse andare a parare. ‘Non posso credere che tu sia veramente convinto di quello che dici. Non sei così stupido da non vedere che quella ragazza è innamorata di te. Una cosa è sacrificare la propria vita, un’altra quella del proprio amante. A meno che anche questo non sia tutto un tuo piano.’
Strinse i denti, invidiandogli una volta di più la serenità con la quale affrontava simili questioni. Mashiro aveva avuto più volte la sensazione che Nagi non avesse la minima percezione del pericolo, forse perché infantilmente convinto di riuscire a farla franca in ogni caso.
È così vero? Anche stavolta ti sei preparato un’uscita di emergenza? E il Maggiore Wang ti aiuterà?’
La donna scosse pacatamente la testa, non riuscendo a fare a meno di ammirare come Nagi trovasse sempre il modo di far girare le cose a proprio favore.
“Non sono molto convinta di quello che dici ma, dopotutto, la conosci più di me. Accertati che non combini qualche disastro quando sarà lassù altrimenti, per quello che può valere, ti riterrò responsabile. E non ti dimenticare mai che ottenere la tecnologia della materializzazione, e dell'Harmonium, sono solo un bonus accessorio per noi. La cosa fondamentale è fermare quegli esseri. Qui e ora.”
“Non ho mai avuto dubbi in proposito” rispose il Colonnello, alzandosi e facendole un saluto decisamente blando che nascondeva a malapena il divertimento.
'Io invece ne ho molti. Perché so che tu sei fedele solo a te stesso. Ma non posso rinunciare al tuo aiuto e a quello della tua marionetta.'
Lo guardò uscire, poi si alzò ed andò alla finestra, in tempo per scorgere l'ultimo spicchio di sole che scompariva dietro le montagne.
'Qui e ora' si ripeté con convinzione. 'Quello che sta architettando Nagi non mi importa. Buon per lui se riuscirà a tornare a casa. Io, invece, non disonorerò la promessa che ho fatto alla Regina Mai. Questo posto sarà la tomba mia e dei miei uomini, se necessario, ma anche dei nostri nemici.'

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Nagi infilò le mani in tasca, sollevato per quello che era riuscito a estorcere a Mashiro. Ancora una volta Nina gli sarebbe stata utilissima, e senza nemmeno rischiare la vita se i Nobody, come sembrava, erano arrivati senza astronavi.
'
Non posso fare a meno di mandare lei. In fretta. Solo io e Mashiro siamo al corrente della garanzia, e Zexion, se è davvero riuscito a leggermi nella mente. Ma fin'ora è tutto regolare, e Nina lassù farà un buon lavoro, nel caso le cose ci scappino di mano sulla superficie.'
Sorrise, affrettandosi verso la sua camera. Convincerla che aveva bisogno di lei non un sarebbe stato problema; mandarla via quando avesse saputo esattamente di cosa avrebbe dovuto occuparsi, una volta in orbita, lo sarebbe invece sicuramente stato.
Girò l'angolo di un corridoio, trovandosi faccia a faccia con Natsuki Kruger. La donna inalberava un sguardo torvo che prometteva una litigata monumentale con qualcuno, e Nagi sperò sentitamente di non essere lui. In quel momento non aveva tempo di darle retta.
“Dov'è il Generale?”
Nagi tirò un silenzioso sospiro di sollievo. “Nella sua stanza.”
La donna annuì, per poi guardarlo con una strana espressione. Nagi avrebbe giurato che fosse impaurita. “Forse non avrà senso dirtelo ma... prima di fare qualche stupidaggine ti ricorderai che questo è il tuo pianeta natale?”
Il sorriso di Nagi si spense nel suo solito ghigno di circostanza. “Sono qui per quello, no? Non ho mai voluto che cadesse in mano ai Nobody.”
“A qualunque prezzo?”
“Quella è una minaccia che va fermata, qui e ora” le disse, ripetendo quello che Mashiro aveva detto a lui; cercò di suonare sincero anche se, dopo aver incontrato Zexion, qualche dubbio sull’effettiva pericolosità dei Nobody gli era sorto. A differenza di quello che aveva visto nei video il Nobody non gli sembrava esattamente minaccioso. Più... incuriosito, forse. E Nagi non riusciva nemmeno a spiegarsi perché non li avessero ancora attaccati in massa, come gli aveva visto fare in tutti i video che avevano carpito.
“Lo so. Mi chiedo però se per noi non sarà un prezzo troppo alto” Natsuki gli rispose.
“Il Generale ti direbbe che ne vale la pena.”
“E tu pensi lo stesso?”
Nagi alzò le mani davanti a sé. “Io eseguo solo gli ordini.”
“E da quando?”
Natsuki non rimase ad aspettare una risposta, ma gli diede un'ultima occhiata ferale prima di procedere spedita verso l'alloggio di Mashiro. A Nagi non restò altro da fare che guardarla scomparire, mentre il suo sorriso ritornava a galla.
'Me lo ricordo bene cos'è questo posto, per me. E per quanto abbia amato rivedere le montagne di Artai... beh... sul pianeta chiamato Terra le Alpi sono altrettanto belle.'
Ridacchiando si allontanò dalla parte opposta a quella di Natsuki, cercando le parole adatte per ordinare a Nina quello che la donna non avrebbe mai voluto sentirsi dire.


Aries, 23 marzo, 14.00

Faceva caldo in quel posto, ma a Zexion non importava. Il sole accecante gli ricordava la vita miserabile che conducevano sul mondo di tenebra che avevano eletto come casa. Che lui non voleva mai dare per scontata.
'Non quando ho forse la possibilità di cambiare radicalmente le cose.'
Si guardò attorno. La base militare di Aries, che avevano deciso di visitare, fremeva di attività, anche se nessuno prestava la minima attenzione a lui e ad Axel, comodamente seduti su una catasta di container, schermati alla vista dai poteri di Zexion.
Era venuto il tempo di dare alla nazione più potente di Earl una sonora lezione, anche se localizzata, in modo da far diffondere il panico ancora di più.
'E poi, come ho promesso a Nagi, verrà il momento dei suoi compatrioti' meditò Zexion, il volto nascosto dal cappuccio.
“Qui abbiamo problemi con i nostri poteri?” gli chiese improvvisamente il compagno.
Zexion scosse la testa. “No, non ci sono Otome né campi di contenimento. Puoi divertirti quanto vuoi.”
L'altro stese le labbra pallide in un sorriso, facendo ondeggiare la criniera di capelli amaranto che lo rendeva simile ad una fiera, più che ad un essere umano.
“Allora vado.”
Lasciandolo solo si alzò, scomparendo in un cono di oscurità, per riapparire qualche decina di metri più in là, a terra, tra i soldati di Aries che non avevano idea di cosa gli stesse per accadere.
Zexion lo guardò falciare i più vicini, totalmente presi di sorpresa, con i suoi letali chakram. Per poi far semplicemente esplodere quelli più lontani in una nuvola di vapori sotto pressione e residui organici. L'asfalto intorno al Soffio di Fiamme Danzanti si alzò per il calore e, dopo qualche secondo, in un raggio di metri, fu trasformato in una distesa di magma semiliquido, che inghiottiva mezzi blindati e cadaveri di esseri umani morti all'istante per l'immensa temperatura sprigionata.
Altri soldati stavano accorrendo sul posto, sparando, ma Axel si teletrasportava troppo in fretta per costituire un bersaglio, mentre le pallottole esplodevano contro la barriera termica che lo circondava.
Lo stratega dei Nobody vide qualcosa muoversi velocemente tra i soldati; forme umanoidi, biancastre, che apparivano e scomparivano in un turbine di unghie, denti, ed alti spruzzi di sangue. Axel aveva richiamato a sé la propria corte di Nobody Assassini.
Zexion sorrise; c’era solo un’Otome con un potere equivalente, ma dubitava che avesse accoliti altrettanto solerti, né una simile smania di distruzione.
Non passò qualche minuto che lo spettacolo l’aveva però già stancato. Zexion si alzò a sua volta, teletrasportandosi lontano dal caos. In ogni caso, Axel non aveva nessun bisogno d'aiuto.

Fuori dalla base il deserto sassoso si estendeva a perdita d'occhio, interrotto da un distante boschetto, abbastanza fitto da sconfiggere la luce del sole. Zexion compì un ultimo sforzo per portarsi fin là, dove finalmente trovò il silenzio, interrotto solo da quale sporadica esplosione.
Si sedette all'ombra di una delle piante più esterne, scostandosi finalmente il cappuccio dalla fronte. Pur essendo di un tessuto tecnico che repelleva tanto il calore quanto il freddo, alla lunga lo infastidiva indossarlo.
Sbuffò, affondando la mano nel ciuffo di capelli argentati e si gettò sull'erba. Lì sdraiato, liberò la mente da ogni sollecitazione esterna. Gli mancava la pace della sua biblioteca, e con attorno Marluxia ed Axel ammetteva di non riuscire a focalizzare le cose, impegnato a stare dietro alle assurdità dei suoi compagni. Ci stava mettendo di più a tenerli sotto controllo che a far progredire la situazione.
Già Marluxia, il più intelligente dei due, gli aveva chiesto come mai non stessero attaccando in forze almeno le aree del pianeta dove erano certi che non ci fossero possibili candidati per l'Oscurità. E Zexion aveva faticato a rintuzzarne le critiche. La spiegazione sul non volersi trovare tra l'incudine e il martello, con le Otome da una parte e le divisioni di Earth dall'altra, non era bastata al Leggiadro Sicario.
'Come glielo posso spiegare? Se gli andassi a dire che sono qui per il motivo completamente opposto a quello che ho fatto a credere a Xemnas, mi toglierebbero di mezzo immediatamente. Non posso fidarmi di loro fino al punto di rivelargli che quello che voglio è mostrare il nostro potere ai capi di Earth, in modo da fargli capire che nulla di quello che possono mettere in campo ci può fermare.'
Zexion si guardò le mani. Quando era rinato tutte le piccole cicatrici che si portava dietro dall'adolescenza, residui dei primi, falliti esperimenti scientifici casalinghi, erano scomparse. Ma ne aveva ancora memoria, così come ricordava, in anni più tardi, la difficoltà di lavorare con materiali indicibilmente pericolosi senza poter avere il lusso di sbagliare. Quello che stava accadendo su Earl era esattamente la stessa cosa. Ma gli andava bene, le sfide intellettuali lui le aveva sempre adorate.
'Avrei potuto parlare a quelli di Earth, ma non mi avrebbero ascoltato. Sono in guerra con il loro intero multiverso, e molto più smaliziati di quanto fossero gli abitanti di Earl ai tempi della visita del Re. Quelli dovevano essere proprio messi male se l’hanno accolto come un salvatore ma, questi, sospettosi come sono e in posizione di forza, se mi fossi presentato mi avrebbero messo al muro. O ci avrebbero provato.
Ma se li metto in difficoltà, sconfiggendo sia le Otome che le loro divisioni migliori, avranno così tanta voglia di trovare qualcosa, qualunque cosa per batterci, che si butteranno tra le braccia dell’Oscurità molto volentieri quando capiranno che solo chi ha poteri come i nostri può efficacemente ostacolarci. Dopotutto non hanno stupide pregiudiziali filosofiche che li frena dal farlo, come gli abitanti del mio multiverso.
‘Per questo pianeta sarà un piccolo disastro, e avrei fatto a meno di metterlo a ferro e fuoco, sacrificando così tanti dei nostri, ma con gente fissata con la propria sicurezza non si può davvero discutere o trattare. L'unica cosa che capiscono è una bella corsa agli armamenti.'
Un solenne sospiro di disappunto sgonfiò il torace del Nobody. 'Certo che hanno avuto un’idea davvero estrema per sconfiggerci.'
Zexion si girò su un fianco, infastidito da un raggio di sole che penetrava il fogliame proprio sullo zenit della sua testa. Anche le ultime esplosioni erano cessate e ora il silenzio avvolgeva tutta la zona. Si stava finalmente rilassando quando si alzò il vento, e il raggio di sole che lo stava disturbando diventò una danza di luci sulla sua faccia.
Per un istante, in un impeto di irritazione così umana che quasi lo sorprese, Zexion desiderò che il sole scomparisse.
'Otto minuti. Tutto quello che ho carpito dalla mente di Nagi. Avrei dovuto arrivarci immediatamente, non era poi così difficile considerato che quello che vogliono è buttarci fuori dal loro giardinetto e impedirci di tornare. E hanno solo due modi per farlo: o usare l'acceleratore, che il Re gli fornì, per far collassare la distorsione o spazzarne via la causa, cioè questo stesso pianeta.'
Si schermò con una mano gli occhi chiari, volgendo gli occhi verso l'alto. 'Quattrocentottanta secondi. Quanto ci mette la luce del loro sole ad arrivare fin qui. L'onda d'urto di una supernova si muove molto più lenta, dovrebbe coprire la stessa distanza in circa due ore e mezza, ma è da escludere che Nagi stesse pensando ad altro. E, da quello che ho captato in giro, nessuno degli altri comandanti di Earth, di stanza su questo pianeta, è a conoscenza della cosa.’
Zexion sorrise, guardando il cielo attraverso le fronde. ‘Nemmeno quelli della loro flotta orbitale, nella cui mente ho in ogni caso già impiantato un comando subliminale. Qualunque ordine gli verrà dato di far saltare in aria il sole di questo sistema o di bombardare la superficie di Earl, lo interpreteranno come quello di autodistruggere le loro stesse navi. Semplice e pulito... Se solo fosse possibile farlo con tutti gli altri capitani otterrei quello che voglio senza spargimento di sangue, ma ci vuole troppo tempo per condizionarli senza che se ne accorgano. E la loro condottiera, quella Haruka Armitage, non ha un pattern mentale modificabile senza frantumarlo. Che orrendo soggetto.’
“Mi ci voleva, mi stavo davvero annoiando!”
La voce di Axel fu, in quel momento, incredibilmente disturbante. Per un attimo fu tentato di mandarlo via, ma scacciò invece il pensiero. Era comunque tempo di andarsene, anche se avrebbe apprezzato di rimanere solo ancora per un po’.
Zexion si alzò di malagrazia, osservando distaccato il fumo e le fiamme che si sollevavano in pingui nubi da quella che era stata una delle basi principali di Aries.
“Tu, piuttosto, mentre io lavoravo eri qui a riposarti dopo il viaggetto che ti sei fatto nello spazio?” gli chiese il pirocinetico, piuttosto rudemente.
“No. E quella non è stata una gita di piacere. O avresti preferito avere i missili delle astronavi di Earth puntati sulla testa?”
Axel incassò la critica senza fare una piega. “C’avrei potuto pensare io, o potevi richiamare le nostre navi.”
“E impegnare inutilmente altre risorse?”
“Almeno, già che c’eri, dovevi ordinargli di buttare giù l’Administar. Avremmo risolto il problema delle Otome” ribatté Axel, ostinato.
Zexion si impose di rispondergli come avrebbe fatto con un bambino capriccioso. Cosa che Axel, in effetti, a volte gli ricordava con i suoi manierismi.
“Mica tanto. Ricordati che quel satellite diffonde solamente il segnale dello Shinso sul lato opposto del pianeta, non è che lo genera. E abbiamo già appurato che il diretto contatto tra l’Otome e il suo Master ne scavalca le funzioni. Quindi non sarebbe servita a niente una cosa del genere, se non a svelare qualcosa di me che ancora non sanno, ma che in futuro ci potrà essere molto utile, cioè i miei poteri di manipolazione e controllo sulle menti umane. Soprattutto non ci sarebbe servita per neutralizzare le Colonne poste a difesa del nostro problema principale, cioè lo Shinso stesso.”
Il compagno lo fissò in silenzio, e Zexion ne approfittò per continuare. “Tieni a mente lo scudo nanogenerato che le protegge da attacchi diretti. Sono comunque vulnerabili ad altro, ma lo sarebbero ancora di più se ne fossero prive.”
Solo a quel punto Axel sogghignò. “O se addirittura non potessero materializzare le proprie armature.”
“Esattamente. Senza di quelle sono solo graziose fanciulle esperte di arti marziali. Quindi rimani focalizzato sul nostro obiettivo principale: il congegno che attiva le nanomacchine. Via quello, via ogni nostro problema.”
Spiò il volto del pirocinetico, sul quale fu soddisfatto di veder apparire la solita aria determinata. Quella che esibiva quando gli veniva dato un ordine per lui particolarmente divertente da espletare. “Di questo, e delle Colonne, ci occuperemo personalmente io e Marluxia” Axel sibilò, quasi soave.
Zexion, dal canto suo, annuì semplicemente. “Perfetto. Lasciate agli Heartless le divisioni di Earth.”
“Non avevi detto che non volevi impegnarli contro le Otome e i comandanti di quella gente?”
Lo stratega dei Nobody alzò le spalle, sorridendo gelidamente. “Adesso che sono sul posto ho chiaramente individuato i bersagli critici. Di quelli, i due che ti dissi ieri sono tutti tuoi, mentre degli altri due mi occuperò personalmente.”
Anche perché uno è l’operatrice dell’Harmonium, quella Nina Wang. Che attraverso Nagi posso riuscire a portare esattamente dove voglio io.’
“Quindi non ci saranno problemi a rilasciare gli Heartless in massa, d’ora in avanti?”
“No.”
Axel girò gli occhi smeraldo verso l’incendio alle sue spalle, osservandolo compiaciuto. “Tanto meglio. Bene, ce andiamo? Qual è il prossimo bersaglio?”
“La capitale del regno di Zipang” gli rispose Zexion, lanciando un’ultima occhiata al cielo terso prima di teletrasportarsi via. Tutto stava andando come previsto.


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Bene, per cominciare immenso ringraziamento a Shainareth per le correzioni e a Solitaire per la consulenza in tema di metodo scientifico e per tutte le dritte che mi dà sul fandom di Kingdom Hearts ^_^
Un grazie e un abbraccio anche a Hinata, Frozen, NicoDevil, Chiarucciapuccia e Gufo_Tave (yes, pensavo anch'io ad una copia di backup o al massimo ad un prototipo, come ha scritto Solitaire nel suo commento; l'arma definitiva, e unica, mi sa un po' da film di spionaggio di serie Z. Pure della Morte Nera sono saltati fuori i progetti, ad un certo punto ^_^) per i commenti che continuamente mi fate arrivare. Troppo buoni e solerti davvero a leggervi sta sorta di tragedia russa! ^_____^

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Capitolo 18
*** Coerenza ***


Coerenza


Deserto dell'Al-Saher, 24 marzo, ore 07.30

C'avevano messo a trovarlo meno tempo di quanto la Direttrice del Garderobe aveva preventivato. Solo qualche ora, in effetti; era bastato incrociare le vecchie mappe di Earl con i racconti tramandati dai vecchi della tribù, per avere la più o meno esatta localizzazione del principale centro di ricerca di Chartago. Midori non se ne era stupita. Il suo popolo era l'unico, a parte gli Schwarz, ad aver mantenuto il ricordo di come era il mondo prima che la guerra di trecento anni prima lo riducesse ad un deserto, e lei era certa che almeno uno dei precedenti capi degli Asward fosse già stato in quel luogo. Lo testimoniavano le tracce lasciate nei livelli superiori del complesso; quei visitatori, però, non sembravano essersi spinti molto avanti nelle proprie ricerche.
'Sarebbero stati incoscienti se l'avessero fatto' pensò la donna guardando il caos di macerie che bloccava al suo gruppo l'accesso ai piani inferiori. Eppure era proprio da quella parte che dovevano andare, come una veloce occhiata alla nuova, e più precisa, mappa fornita dal Garderobe, le confermò.
“Quando le bombe colpirono questo posto i livelli collassarono uno sull'altro, ma quelli interrati dovrebbero essere stati più o meno risparmiati.”
Midori guardò la sagoma imponente di Rad, ritto accanto a lei.
“Speriamo, non vorrei aver fatto questo viaggio per niente. Senza contare che molto di quello che sta là sotto potrebbe tornarci estremamente utile.”
“Io vado avanti.”
Il tono monocorde di Miyu fece, per una volta, alzare un sopracciglio a Midori. L'androide aveva insistito ad accompagnarli, e il capo degli Asward aveva dovuto accettare suo malgrado. Miyu non era una di loro, e le sue alleanze erano decisamente incerte, ma Midori non aveva voluto rifiutare un aiuto di quel genere. Il luogo sembrava parecchio pericoloso, e preferiva rischiare la vita di un estraneo piuttosto che quella dei suoi compagni.
“E come?” chiese all'androide. Miyu alzò un dito, indicando uno stretto pertugio che si apriva al di sotto delle macerie.
“Dei cyborg qui presenti sono l'unica sottile abbastanza da infilarsi là dentro. E a te sconsiglio di farlo. La Direttrice ci ha detto di fare il prima possibile, ma ci vorrebbero giorni per spostare quei detriti mentre io, da dentro, potrei trovare un altro accesso più agevole per tutti voi.”
Midori annuì. Miyu non aveva tutti i torti.
Si inginocchiò, spiegando davanti a lei la mappa del Garderobe. Era strana. Tracciata a mano da qualcuno che sembrava avere solo una minima idea delle proporzioni architettoniche, e che pareva averla disegnata sotto dettatura. Era però abbastanza chiara per quello che gli serviva.
Indicò un punto su di essa.
“Ecco qui. Il luogo dove custodivano la copia dell'Harmonium. A dieci livelli al di sotto della superficie. Otto dal punto dove siamo noi. Dal sesto in poi era dove compivano gli esperimenti più importanti. Suppongo quindi che quei livelli siano tutti blindati, e dovrebbero essere sostanzialmente intatti.”
Miyu annuì rigidamente. “Un'analisi accurata.”
“Cos'è questa?”
Il dito di Rad si posò su un abbozzo di cerchio, che era indicato come 'Sala del Bifröst (1)'.
“Non so...”
“È uno dei nodi della rete di porte spazio-temporali” la interruppe Miyu.
“Proprio qui? Non credo sia una coincidenza.”
L'androide scosse la testa, rizzandosi in piedi “No. Tutti i luoghi che avevano una certa importanza per i tuoi antenati furono costruiti attorno ai portali. Come se ne intuissero il potere, ma non sapessero come sfruttarlo.”
“Tu non ne hai mai saputo proprio nulla?” Midori le chiese, sospettosa.
Miyu scosse la testa. “Quando fui assemblata il mondo aveva già perso la cognizione di cosa fossero, e a cosa servissero le porte, semmai l'abbia avuta. Earth sembra l'unico mondo in questo multiverso che le ha sfruttate estensivamente.”
Midori strinse i pugni. Quelli non le piacevano. Malgrado avesse intuito che i loro fini fossero gli stessi che gli Asward avevano avuto in passato, smantellare il Garderobe e acquisirne la tecnologia, non poteva dimenticare che lo facevano soprattutto a loro vantaggio. E, per quanto li capisse, era dopotutto il suo mondo quello che avevano deciso di depredare. Avrebbe fatto tutto il possibile per impedirglielo.
Guardò Miyu che spariva tra le macerie, sperando di rivederla presto; l'Harmonium era l'unico asso nella manica che avevano, non si potevano permettere di lasciarlo inutilizzato là sotto.


Garderobe, 24 marzo, ore 11.30

Gli occhi di Takeda scorsero di nuovo lo schermo, fitto di stringhe di caratteri. Le aveva ricontrollate più volte, e tutto tornava. Una volta aggiornato lo Shinso con quel programma, la possibilità di utilizzare le nanomacchine dei Master per qualcosa di diverso dalla loro iniziale programmazione sarebbe divenuta realtà.
Si strofinò gli occhi arrossati. Era da quasi dodici ora davanti a quel computer, ed era stato difficile lavorare sotto controllo e con solo le informazioni strettamente necessarie, ma reputava di aver fatto grandi passi avanti nella comprensione di quella macchina, pur nella totale impossibilità di poter copiare qualunque dato.
Sentì qualcuno che si lamentava dietro di lui e dovette sopprimere un sorrisetto. I suoi compatrioti, che odiavano il Colonnello De Artai quanto l’ex Generale Viola, avrebbero pagato per assistere a quella scena.

“Smettila di fare il bambino. Le nanomacchine che avevi in corpo erano oramai inutilizzabili, dopo tanti anni di stasi. Una nuova somministrazione era necessaria.”
“A parte che non mi ricordo quando mi avete fatto la prima. E poi non mi pare che mi fosse venuto un mal di testa del genere.”
Yokho sorrise soavemente all'obiezione di Nagi, seduto davanti a lei e molto più pallido del solito.
“Forse non te ne sei dato pensiero perché avevi altro da fare. O forse eri troppo piccolo per ricordartene.”
Una risatina sottolineò le sue parole. Yokho si girò verso la sua omonima, che sembrava aver capito tutto. Non poteva dire che la donna le piacesse, era troppo spietata per i suoi gusti, ma l'avere lì finalmente qualcuno con cui parlare liberamente di scienza era entusiasmante. Anche se stava ben attenta a non lasciarsi scappare nulla.
“Alle ragazze fate una trasfusione, ma ai Master sarebbe impossibile senza farli sospettare qualcosa. D'altronde la quantità di nanomacchine iniettata dovrebbe essere minima, tanto si autoreplicano, o sbaglio? Dove le nascondete? Nell'anello?”
Yokho scosse la testa. “Qualcosa del genere...” le rispose evasivamente.
“In ogni caso è un ottimo metodo. Nessuno di loro sospetterebbe mai di essere sotto controllo.”
“Non è per questo che furono create.”
“Ma l'effetto è quello, se mi permetti” tagliò corto la donna di Earth.
Yokho non ribatté, preferendo volgere la sua attenzione su Nagi che sembrava stesse per svenire. Dietro di lui, il Maggiore Wang fissava alternativamente le due donne come per decidere chi picchiare prima.
La Dottoressa del Garderobe appoggiò due dita sul collo dell'albino. “Hai il battito leggermente accelerato e qualche grado di febbre. Ma è tutto nella norma. Considera che quelle nanomacchine dovrebbero essere settate sull'organismo ospite, ma non abbiamo avuto tempo di farti un check up genico completo. E dopo tutti i trattamenti che ti hanno fatto su Earth i dati conservati qui non erano più attendibili.”
“Brava, dai la colpa ai medici dall'altra parte” ribatté Nagi confusamente.
Yokho sorrise leggermente. “Per niente. Il lavoro che hanno fatto è esemplare, considerate quante imperfezioni c'erano nel tuo DNA originario. Ma è inutile parlartene adesso che non sei in te. In una delle stanze qui accanto c'è una brandina. Vai a sdraiarti, tra un paio d'ore le nanomacchine dovrebbero essere stabilizzate, e potremo cominciare l'altra parte dell'esperimento.”

Lo guardò mentre si rimetteva la corta giacca dell'uniforme, facendo in tempo a notare il codice a barre che gli era stato tatuato alla base del collo, e che spuntava dal bordo della maglietta. Ne aveva già visto uno simile su Takeda e sullo stesso Generale De Windbloom. Aspettò che Nagi fosse uscito, aiutato da Nina, prima di girarsi verso la sua omonima.
“Quel tatuaggio l’avete tutti?”
“Sì, è il nostro numero di matricola. Tutti i cittadini hanno diritto ad averne uno.”
Yokho fece una smorfia alla parola diritto, ma non aggiunse nulla. Sollevò solo un foglio denso di dati. “Come le micromolecole sintetiche simili alle nostre nanomacchine che abbiamo rilevato nel suo organismo?”
“No. Quelle sono state inoculate solo ai componenti di questa missione, anch’io le ho. Si tratta di catomi traccianti. Quando ci spostiamo attraverso le porte dimensionali servono ad un computer in patria per agganciare il nostro segnale, e riportarci esattamente al luogo e tempo selezionato. É così che abbiamo risolto il problema dello shift temporale tra i nostri piani.”
“Ingegnoso. Funziona come un radiofaro personalizzato, quindi?”
“In un certo senso.”
“E quelli che non l'hanno non possono viaggiare attraverso i portali?”
Shinigami Helene sorrise. “Certo che sì. Basta essere in compagnia di qualcuno che ne è dotato. Comunque, mi hai fatto una strana domanda, Yokho. Ne sei interessata a livello personale?”
La scienziata di Earl liquidò l'allusione con una leggera alzata di spalle. “Perché dovrei? In ogni caso è interessante. Ma spero che quegli affari non vadano in conflitto con le nostre nanomacchine.”
“Ne dubito. I catomi sono configurati per avere il minimo impatto possibile sull'organismo ospite. Non sono invasivi come i vostri sistemi.”
“Ma nemmeno hanno le stesse potenzialità” terminò Yokho con un sorrisetto di superiorità. Quelli di Earth non avevano la minima idea di cosa fosse la tecnologia della materializzazione pur possedendo delle conoscenze mediche superiori alle loro. Glielo disse senza mezzi termini, anche perché era curiosa di verificare un certo sospetto.
“D'altra parte ciò che i vostri medici riescono a fare a livello cellulare è impressionante” disse all'altra non celando l'ammirazione nella voce. Tornò a sventolare il foglio che aveva in mano. “Il profilo genetico di Nagi, che effettuammo quando aveva dieci anni, evidenziava alterazioni abbastanza severe, dalle quali sarebbero potute scaturire malattie anche letali. Ma ora, a parte l'albinismo, il suo genoma è perfetto. Anche troppo” aggiunse scagliando un'occhiata significativa alla controparte. Che, come si era aspettata, annuì fiera.
“Sì. Possiamo risolvere alla radice la maggior parte delle malattie e delle imperfezioni geneticamente trasmesse. Ma perché mi fai quel sorrisetto?”
Yokho ci mise un attimo a rispondere, e lo fece solo dopo aver preso un profondo respiro. Aveva immaginato che quelli di Earth non avessero remore nell'utilizzare estensivamente tutti i ritrovati scientifici a loro disposizione e, non appena aveva visto i dati vomitati dal computer, aveva anche avuto la quasi certezza che ne applicassero le tecniche sulla loro stessa popolazione. “Dimmi una cosa, su Earth si utilizza l'eugenetica come mezzo per migliorare la razza umana?”
Shinigami Helene ebbe solo un brevissimo accenno di sorpresa, ma si riprese immediatamente. “Certo. Sapevo che una cosa del genere ti avrebbe sconvolta, ma sappi che noi non abbiamo nulla di cui vergognarci, anzi. Grazie alle nostre tecniche di selezione, perfezionate nel corso dei decenni, abbiamo debellato tare ereditarie come la talassemia, l'anemia falciforme, la Sindrome di Down...”
Yokho alzò una mano per interromperla. “Ed in cosa consisterebbero queste tecniche di selezione?”
L'altra le fece un sorrisetto. “Lo so che non sarai d'accordo ma te lo dico lo stesso. I feti vengono sottoposti a diagnosi prenatale, per individuare eventuali irregolarità e procedere alla loro correzione. Sono scartati se presentano anomalie troppo pronunciate o incurabili. E un altro test di conformità viene eseguito tre giorni dopo la nascita. Chi mostra aberrazioni sfuggite ai controlli precedenti viene eliminato.”
“Tu mi stai parlando di aborto selettivo e infanticidio.”
La voce di Yokho non riuscì a nascondere il disgusto, ma la sua omonima non sembrò dar troppo peso al suo turbamento. “Affatto. L’eugenetica, nella sua accezione più alta, non è affatto una perversione, ma un modo per rafforzare i caratteri positivi della specie umana rimuovendo quelli negativi. Aiutiamo semplicemente la selezione naturale.”
“C'è ben poco di naturale in quello che fate.”
“Chiamala artificiale se ti piace di più, allora. Ciò non toglie che tutti i soggetti scartati avrebbero avuto una vita breve in ogni caso. O avrebbero passato le alterazione ai propri figli. Mentre a quelli che sopravvivono è garantita una vita lunga, piena e soddisfacente. Guardami.”
Shinigami Helene allargò le braccia. “Cronologicamente più di dieci anni ci dividono, ma biologicamente il mio organismo non è di un giorno più vecchio del tuo. E si manterrà così per molto più tempo. La vostra vita media è di un’ottantina d’anni, mentre la nostra sfiora i centoventi, non gravata da malattie debilitanti.”
“Sempre che una pallottola o una granata non vi ammazzi prima.”
“Certo. Vedo che ti ricordi che il nostro è un mondo in guerra. Medita anche sul fatto che non ci siamo mai potuti permettere di avere unità difformi tra le nostre fila, perché è l’anello debole quello che permette che la catena venga spezzata.”
La smorfia di scetticismo di Yokho si accentuò. Non poteva negare che quel ragionamento avesse una sua innegabile e perversa logica, ma non riusciva a non trovarlo comunque eticamente sbagliato.
“Come la mettiamo con Nagi? Le sue anomalie erano di certo gravissime per i vostri standard, perché l'avete curato?”
L'altra Yokho scrollò le spalle. “Non stai parlando di un neonato, ma di un quindicenne. Posso solo supporre che, una volta accertati i meriti del soggetto, i miei colleghi della Repubblica Occidentale abbiano deciso che valeva la pena di sanare quelle alterazioni.”
“Il vostro ragionamento è illogico. È ovvio che nessun neonato potrebbe mai dimostrare eventuali doti, nemmeno se le avesse.”
“È una questione statistica. Ci possiamo permettere di perdere quell'uno su mille che in età adulta avrebbe sviluppato un quoziente intellettivo superiore alla media, se ci possiamo risparmiare di portarci dietro tutti gli altri.”
La dottoressa del Garderobe abbassò la testa. “Sembra che tu stia parlando di animali.”
“Non lo nego. La procedura di selezione è simile ma, in fin dei conti, non siamo anche noi niente altro che mammiferi?” Shinigami Helene distolse lo sguardo per fissarlo sullo Shinso. “Vedi, la compassione noi non abbiamo mai potuto esercitarla, perché nessuno si è mai accollato il prezzo di difenderci tutti, come è successo da voi. Noi, come intera umanità, siamo stati costretti a prendere quella strada che voi, al riparo di questa macchina, vi siete potuti risparmiare. Però abbiamo qualcosa in comune. Come i nostri figli, nemmeno le vostre ragazze hanno mai potuto scegliere.”
“Non è la stessa cosa. Voi siete costretti a crescere come militari perché dalle vostre parti la cosiddetta società civile non esiste. Non è forse vero che la cittadinanza è subordinata all'arruolamento nell'esercito? Le nostre ragazze, invece, vengono qui di propria libera scelta, perché per loro è un onore servire la propria famiglia come Otome.”
Una risata sottilmente derisoria interruppe la scienziata del Garderobe.
“Ci credi davvero? Chissà perché mi ero fatta l'idea che per la maggior parte fossero figlie cadette, destinate a diventare scudi umani per i padri, i fratelli, o le madri sul trono. E comunque il perché sono qui non cambia l'essenza delle cose. Su Earth la popolazione è selezionata per accollarsi grandi responsabilità. Qui non lo fate, ma caricate il futuro del vostro mondo sulle spalle di ragazze poco più che bambine. Se lo meritano davvero? E, soprattutto, ne sono in grado?”
Yokho scrollò le spalle. “Per trecento anni ha funzionato. E comunque mi stai chiedendo una risposta da politico, che io non ti posso dare. Come scienziata, però, posso solo dirti che anch'io penso che il nostro sistema sia perfezionabile, ma non certo perché diventi come il vostro, che trovo aberrante.”
La donna di Earth abbassò la voce, avvicinandosi all'omonima. “Allora lavoriamo per migliorare entrambi. La collaborazione tra noi potrebbe dare risultati insperati di cui tutti e due i nostri mondi godrebbero. Il vostro per risolvere le falle dello Shinso, il nostro per sacrificare meno cittadini alla causa comune. E per aprirci la strada verso un brillante futuro.”
“Non prendermi in giro. Sappiamo entrambe che siete qui solo per prendervi quello che vi interessa...”
“Era quello che pensavo prima di vedere questo” la dottoressa Helene disse indicando lo Shinso dietro di lei. “E quello che i nostri vertici militari mi ordinarono. Ma ciò che è sepolto nelle viscere di questo posto rappresenta molto di più del computer a base organica che mi aspettavo, Yokho. Tu mi hai detto che la Fondatrice è in qualche modo viva laggiù, non è vero? Non dirmi che non hai mai pensato che quel sistema potrebbe rappresentare la nostra sola speranza di sopravvivere alla morte. E la tecnologia delle nanomacchine la chiave per guarire ogni malattia del genere umano, superando le nostre tecniche di eugenetica.”
Per tutta la conversazione il viso di Yokho non aveva mai perso una certa aria soave che, solo in quel momento, si spense per assumere un'espressione addolorata.
“Può essere. Anche se dubito che qualcuno sano di mente si augurerebbe per sé un'eternità sepolto vivo dentro un cilindro di vetroceramica. E, comunque, la collaborazione di cui parli è purtroppo gravemente compromessa proprio dal vostro apparato militare. Dubito che siano interessati alla ricerca scientifica, quanto più a trovare un mezzo qualunque per difendere il vostro pianeta. Anche sacrificando questo.”
La sua interlocutrice si irrigidì. “Cosa vuoi insinuare?”
“Niente, solo una sensazione.”
Yokho liquidò l'altra con un laconico cenno della mano. “Lasciamo perdere la filosofia, e i buoni propositi che non valgono comunque nulla senza l'avvallo del vostro Generale. Controlliamo piuttosto che il tuo amico stia mettendo le mani al posto giusto. Se dovesse fare un errore il sistema surrogato non potrebbe sostituire completamente, e per un periodo sufficientemente lungo, quello principale.”
“E questo è un altro dei vostri problemi...” fu l'ultima, annoiata replica di Shinigami Helene.

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“Vuoi un succo di frutta o qualcosa d'altro da bere?”
Cercando di non lasciare trasparire l'apprensione il Maggiore Wang appoggiò una mano sulla fronte di Nagi.
“No. Io... sto meglio” le rispose lui.
“Davvero?”
“Sì, mamma.”
Nina si morse la lingua per soffocare un'imprecazione, mentre accarezzava i capelli del suo amante. “Giuro che se qualcuno ha fatto un errore su questa cosa lo strangolerò con le mie mani” sibilò.
Nagi sorrise debolmente, seppur tenendo gli occhi chiusi.
“Non chiedermi di non preoccuparmi” riprese lei. “Lo so cosa pensa di te questa gente. E...” non avrebbe voluto, ma la voce le si incrinò. “... io dovrei abbandonarti qui?”
“Ne abbiamo già parlato. È necessario.”
“Lo so. È un ordine ed io obbedirò. Ma lasciami dire che non sono assolutamente d'accordo.”
Questa volta, il Colonnello socchiuse gli occhi. “Mi dispiace, ma sei l'unica di cui ci possiamo fidare.”
Prima che Nina potesse rispondere, qualcuno bussò leggermente alla porta. “Sono la dottoressa Yokho.”
Nina scivolò giù dal bordo del letto dov'era appollaiata, prima di invitarla ad entrare.
La scienziata, notò, aveva in faccia uno sguardo perplesso che sperò non fosse collegato a Nagi.
Yokho si avvicinò a lui e gli accostò un termometro all'orecchio, sorridendo nel leggere il risultato. “La temperatura sta ritornando velocemente normale.”
Nina non poté che sospirare di sollievo, attirando l'attenzione della scienziata. La donna le concesse un cenno del capo ed un'occhiata benevola. “Non ti preoccupare, starà benissimo tra qualche minuto. Ora, potresti uscire un attimo? Dovrei discutere con lui di una cosa.”
Nina non si mosse fino a quando Nagi non le sfiorò il dorso della mano con la propria, mormorandole che tutto andava bene, e non uscì prima di aver gelato la scienziata con una raccomandazione sferzante. “Che non gli capiti niente.”
Poi si girò sui tacchi e se ne andò sbattendo la porta, sotto lo sguardo perplesso di Yokho.
“Vedo che non hai perso il gusto per le fanatiche. La ragazza mi ricorda tantissimo la nostra Nina di qualche anno fa” fu il suo unico commento.
“L'ho scelta apposta.”
“Contento tu. Volevo comunicarti che lo Shinso ha accettato la modifica. Tra mezz'ora proveremo ad attivare le tue nanomacchine in modalità schermo.”
“Eccitante. Cosa provi a veder smantellato tutto quello in cui credevi, dottoressa?”
Yokho Helene, in barba a tutti i giuramenti che aveva fatto, provò per una frazione di secondo la tentazione di piantargli uno degli appuntiti strumenti chirurgici in un occhio.“Non è piacevole, se è questo che volevi sapere. E nemmeno il dover rivelare i nostri segreti proprio a voi.”
“Da queste parti ci giudicate proprio male...”
“Non vi conosco abbastanza bene per poter emettere una sentenza definitiva. Certo che, da quello che ho sentito, hai scelto il pianeta più adatto a te.”
Nagi sorrise sornione.
“Lo puoi ben dire” le rispose con ancora un'ombra di sonnolenza nella voce. “Se fossi rimasto qui avrei passato il resto della mia vita in quella vostra orribile prigione.”
Yokho si mise a trafficare con alcune provette, senza guardarlo direttamente.
“E sarebbe stato solo per colpa tua” gli disse quasi casualmente. “Ma lo sai che sei proprio un ingrato? Dovresti reputarti fortunato di non essere nato là. Con tutte le imperfezioni che avevi, saresti stato sicuramente abortito.”
Il Colonnello non diede segno di turbamento. Al contrario, si rizzò a sedere con l'aria più divertita del mondo appiccicata in viso. “Yokho, guarda che l'unico motivo per cui sono vivo è perché il mio corrispettivo su Earth non è nemmeno nato.”
Stavolta Yokho si girò per scoccargli un'occhiata sorpresa, davanti alla quale Nagi si mise a ridere. “Credi che non abbia fatto delle ricerche, quando ho scoperto come stavano le cose? Quelli che sono i miei genitori, dall'altra parte, hanno avuto una bambina nata sana e un aborto programmato ventisette anni fa. Fai tu due più due.”
“E ne sei felice?”
“Perché non dovrei esserlo? L'esistenza di qualcuno con il mio nome ed il mio aspetto su Earth mi avrebbe causato un bel po' di problemi.”
Nagi finalmente si alzò, non degnandola di uno sguardo. “Invece è andato tutto benissimo. Ma io non ne ho mai dubitato. Sai, sono sempre stato veramente fortunato nella mia vita. Bene, mi sento meglio, continuiamo?”
“Non possiamo fare altro...” disse lentamente la donna, sospirando sconsolata. “Non solo allevati come cani di razza ma anche marchiati come tali. E ne siete pure orgogliosi. Io mi domando come tu faccia a dirti fortunato.”
“Dettagli. Sono io che non capisco come, con una mente brillante come la tua, tu possa accontentarti di stare qui. In un posto dove...”
“La tecnologia è controllata e la verità distorta” concluse Yokho. “Parli come gli Asward.”
“Perché hanno ragione. E tu lo sai benissimo visto che ne facevi parte.”
“È stato tanti anni fa. E in ogni caso preferisco di gran lunga questo pianeta, piuttosto di uno in mano a tecnocrati che la scienza la usano solo per distruggere e sottomettere il prossimo. E te l'assicuro, anche noi faremo di tutto per proteggere la nostra casa. Esattamente come voi per la vostra” terminò cupa.
L'albino, che aveva già una mano sulla maniglia, si girò lentamente verso di lei, fissandola negli occhi. Sembrò che stesse cercando un significato nascosto in quello che Yokho aveva appena detto. Poi le fece una smorfia, arricciando il naso. “Hai paura, Yokho?”
Lei scosse la testa. “Chi non ne avrebbe, sapendo quello che avete in mente? Non ci vuole molto a capire che fareste saltare in aria questo pianeta, se quello fosse l'unico modo per fermare quegli esseri.”
L'unica reazione di Nagi fu uno sguardo di candida meraviglia. Si mise a ridere esibendo l'aria innocente che gli era così tipica quando cercava di ingannare qualcuno.
“Oh, ma noi non abbiamo assolutamente in mente di minare Earl, se è questo che tu e Natsuki temete. Oltretutto, tu non hai nulla di cui preoccuparti. Se le cose dovessero andare male sarai la prima ad essere evacuata. Il Capitano Masashi è qui per questo.”
L'espressione sul volto di Yokho fu di pura sorpresa. “Mi rifiuto.”
“Non puoi. Tu sei l'unica a sapere come funziona quell'affare.”
“Non lascerò mai i miei amici qui a morire.”
Nagi indietreggiò fino alla porta, spalancandola. “Non dire certe cose, che stanno bene solo sulla bocca degli Asward. Tu li hai lasciati perché non volevi finire i tuoi giorni in miseria nel deserto, non è vero? O per le possibilità offerte qui dentro? Hai rinnegato la tua gente già una volta, Yokho.” Il sorriso del Colonnello divenne malizioso. “E non dicono tutti che la seconda volta è sempre più facile? Mettiti il cuore in pace, Dottoressa. A differenza di quello che pensano i tuoi compatrioti, per noi gli scienziati sono le persone più importanti. E, che tu lo voglia o no, sopravvivrai. Ti piacerà Earth...”
Il suono della porta che si chiudeva rumorosamente dietro l'albino le suonò come una campana a morto. Yokho, maledicendosi per non aver trovato parole per ribattere, si sedette immergendo una mano nella tasca del camice, ed estraendone la foto che per anni le aveva fatto compagnia sulla scrivania. Una più giovane sé stessa la guardava, felice accanto agli amati compagni, con i quali aveva riallacciato negli ultimi anni rapporti almeno cortesi.
Le dita accarezzarono la foto. “Midori, Reito... Io dovrei abbandonarvi, come ho fatto tanti anni fa?”
Abbassò la testa e le sue dita affondarono nei capelli. Le sentì gelide. “Ma, d'altronde, in nome di cosa dovrei trovare il coraggio di rimanere? O anche solo di difendere fino alla morte quello che avevamo imparato a disprezzare? Però, io ho giurato di essere fedele al Garderobe.”
Nel silenzio della stanza, Yokho prese una decisione.

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Il Maggiore Wang osservò con sollievo il suo compagno che sembrava tornato perfettamente normale. Poi fece un cenno alla silenziosa guardia che li accompagnava ovunque. Era uno dei loro, e non dovevano temere di parlare in sua presenza.
“Ho sentito tutto. Pensi davvero che li tradirà?”
Nagi scosse la testa. “Impossibile. Ma intanto ci penserà sopra. Sia lei che Natsuki, sotto sotto, sono sconvolte per quello che hanno intuito. Immagino che quando verrà il momento la cara Yokho non disdegnerà una scialuppa di salvataggio. Lei ci potrebbe davvero essere utilissima.”
Presero a camminare lungo corridoi luminescenti che mettevano Nina leggermente a disagio. Malgrado l’apparenza elegante della struttura, e l’aria asettica del laboratorio, la donna non riusciva a dimenticare che quel posto era soprattutto una tomba. E il disgusto le chiudeva la bocca dello stomaco tutte le volte che pensava che quelle Otome traevano la loro forza da una sepolta viva. O in qualunque stato fosse la donna che chiamavano ‘Fondatrice’ .
“Certo che sei stato il solito mascalzone. Perché negare che abbiamo davvero in mente di spazzare via Earl?”
Nina sperò che il leggero tono ironico mascherasse l’insofferenza nella sua voce. Odiava apparire debole, soprattutto davanti a lui. La risposta fu laconica.
“Non ho affatto negato. Ha insinuato che avremmo fatto saltare in aria questo pianeta, cosa che non è affatto vera.”
“Come se trasformare il loro sole in una supernova non avesse lo stesso effetto.”
La quieta risata del Colonnello le fece girare la testa verso di lui. Lo osservò mettersi le mani dietro la nuca, stiracchiandosi piacevolmente, dandole così l’impressione di avere davanti un gatto albino troppo cresciuto. Al pensiero, un debole sorriso le reclamò le labbra. Come a tutti i felini anche a Nagi piaceva giovare con i suoi topolini, e Nina non si scordava mai di essere una di loro. L’intimità non aveva cancellato del tutto la paura di lui, ma la donna non se ne vergognava. Dopotutto, era fermamente convinta che chi non ne avesse fosse solo uno stupido e, su Earth, anche già finito da un pezzo sottoterra.
“Sai” le mormorò lui, dandole una divertita occhiata obliqua. “Non è colpa mia se la gente non è capace di porre le domande nel modo giusto. E poi non potevo certo rischiare che quelli controllassero lo spazio attorno al pianeta, non ti pare?”
La donna annuì compiaciuta. Nagi e Mashiro avevano davvero pensato a tutto. Una volta di più, fu consapevole che difficilmente gli abitanti di quel pianeta avrebbero festeggiato un altro solstizio d’estate.


Castello di Fuuka, 24 marzo, ore 21.30

Nina fissò la sua tazza di tisana, intonsa. Era riuscita a berne solo un sorso ma, anche se zuccherata, le era sembrata amarissima. E non l'aveva più toccata.
“Non devi fare quella faccia, io non ce l'ho con te.”
La ragazza dai capelli neri alzò lo sguardo verso la sua Regina, che sedeva composta davanti a lei, con accanto Arika. L'amica esibiva un'aria angosciata che Nina non le aveva mai visto in viso, e che le faceva venire voglia di scavalcare il basso tavolino tra loro per stringerla tra le braccia. Arika poteva anche comportarsi come una sciocca immatura, di tanto in tanto, ma Nina sapeva quanto le volesse bene.
“Siamo solo preoccupate, ti stanno caricando di troppe responsabilità, e tu non ti confidi più con noi” le disse Mashiro.
“L'ho mai fatto?” rispose lei, più brusca di quanto avrebbe voluto. Poi, davanti allo sguardo ferito delle amiche, scosse la testa e intrecciò strettamente le dita tra loro. “Scusatemi. È che non mi è consentito rivelarvi nulla, per il momento. Nemmeno se lo volessi.”
Nina vide Arika prendere un bel respiro, e appoggiare entrambi le mani sul tavolino sporgendosi verso di lei.
“Di', Nina, promettimi che non farai nulla di pericoloso.”
La sua espressione era così buffa, a dispetto del tono deciso, che Nina sorrise nonostante la tensione.
“Non posso. Potrei esserne costretta. Ma voi dovete essere certe che sarà solo per salvare voi, che lo farò.”
“Non devi!” urlò Arika balzando in piedi. “Sono stanca di questa storia. Perché tu? Non hai già sofferto abbastanza nella tua vita? Mashiro, dille qualcosa.”
La Regina fissò Nina in silenzio, prima di allungare una mano e prendere quella della Otome.
“Io non ti odio, Nina. Se è questo il punto che volevi chiarire venendo qui. Tu non hai chiesto di essere chi sei, come io non ho chiesto di essere messa su questo trono come tua sostituta. Ero nervosa dopo la rivelazione di Mikoto, te lo devo confessare. Ma poi ho realizzato che tu eri solo chiamata a fare il tuo dovere e che io...” la ragazza dai capelli ametista le strinse la mano più forte. “Io non avevo nessun diritto di invidiarti. Anzi, potevo solo avere pietà di te.”
La mano della Regina era più piccola della sua, e più delicata. Ma aveva una forza che fece sorridere Nina. Era così cambiata da quando era solo una capricciosa principessa che a volte la ragazza stentava a riconoscerla.
“Lo so. Io... sono certa che mi capisci. Come tu hai trovato la forza per sopravvivere nel deserto, e guidare la riconquista di Windbloom, così io devo trovare il coraggio per compiere il mio destino, ora che forse comincio a capire qual è. Vi chiedo solo di avere fiducia in me.” Guardò entrambe negli occhi. “Io non vi tradirò” disse loro con tutta la convinzione che riuscì a esibire.
'Voglio solo che mi venga data la possibilità di rimediare davvero a quello che ho fatto...'
Le altre annuirono e Nina, finalmente, sentì come se l'assoluzione che aveva tanto cercato fosse un passo più vicina.

Congedatasi dalle amiche, Nina si affrettò verso la sua stanza, cercando di non far assomigliare la sua camminata veloce ad una fuga. Era stanca, e aveva bisogno di rimanere un po' da sola a pensare, anche se era grata che si fossero chiarite e, soprattutto, che non avessero tirato fuori un certo argomento. Aveva temuto il momento in cui una delle due le avesse chiesto ancora di Nagi.
La compagnia del Colonnello non le era sgradevole, e sapeva perché. Parlare con lui di quegli avvenimenti era catartico, un po' come se stesse raccontando cose successe ad altri, anche se la prima volta l'aveva cercato solo per buttargli in faccia le sue responsabilità. Ma era stato invece Nagi a farle palesemente capire che anche chi aveva compiuto inenarrabili misfatti poteva vivere benissimo, come faceva lui, a differenza di lei che aveva passato anni a macerarsi nel dolore.
Nina si infilò nel suo appartamento, non accendendo nemmeno la luce e attraversando il piccolo soggiorno velocemente per buttarsi sul letto completamente vestita. Affondò la faccia nel cuscino.
'Ne avevo dubbi? È bastato vedere la sua espressione soddisfatta quando è giunto qui per capire che aveva completamente archiviato quegli avvenimenti. E ora? Lo odio forse? Lui che è riuscito a scappare e si è rifatto una vita su quel mondo alieno, prendendosi tutto quello che qui gli era stato tolto. E guadagnando qualcosa di più.'
Nina si girò sulla schiena, incapace di trovare pace e, per una volta, infischiandosene dell'uniforme che si stava sgualcendo sotto di lei.
'Lo invidio allora? Sono gelosa del fatto che sappia vivere senza rimorsi o sensi di colpa? E che riesca a convincere tutte le volte qualcuno a seguirlo, proprio come ha fatto con me?'
Il pensiero di Nina e Sergay, gli altri Nina e Sergay, la fece arrossire.
'Anche loro, niente altro che sue marionette, da sfruttare e gettare quando non servono più.' Sospirò profondamente, in preda ad un’angoscia che non provava da tempo. Tutta quella situazione la stava destabilizzando, lo sapeva. E proprio la presenza di Nagi non faceva che ricordarle di come era andata l’ultima volta che era successa una cosa del genere. ‘Non ho neppure il sostegno di Sergay. E non posso chiedere aiuto alle ragazze, non quando loro si aspettano che sia io a risolvere il problema.'
Aprì gli occhi e nella penombra si guardò le mani, così forti rispetto a quelle di Mashiro. ‘Stavolta tocca a me. Io sono la Regina. Io sono grande abbastanza. Io farò quello che è giusto. Io non avrò paura. E, quanto a Nagi... io gli servo, perché solo attraverso di me può accedere ai file della Biblioteca Proibita, lo so bene. Ma voglio proprio vedere fino a che punto è disposto a spingersi per avermi.’
Le mani che stava guardando così intensamente le tremarono. Con esse si coprì gli occhi, comprimendoseli. 'È l’unico modo che ho per perdonare me stessa completamente.'


Deserto dell'Al-Saher, 25 marzo, ore 1.30

Solo in serata erano finalmente riusciti a trovare un modo per superare le macerie, e c’avevano messo altre interminabili ore per scendere tutti e otto i piani che li dividevano dall’Harmonium, avendo dovuto scardinare le pesanti porte blindate una ad una.
Midori, il viso parzialmente nascosto da un respiratore, si appoggiò pesantemente allo stipite dell'entrata della sala del Bifröst, osservando pensosamente la mole delle dodici colonne illuminate dalla sua torcia. Avvertiva in loro qualcosa di strano, che non riusciva ad attribuire alla stanchezza, ma che tuttavia non era capace di spiegarsi razionalmente. Rad, il quieto gigante, sembrava condividere la sua stessa incertezza. Era entrato con lei ed era avanzato fino a raggiungere la base della piattaforma, senza però toccare le colonne.
La donna si stropicciò svogliatamente gli occhi.
“Quando questo posto è stato bombardato le porte si devono essere chiuse automaticamente, sigillando il complesso al mondo esterno. Poi probabilmente ha ceduto il gruppo elettrogeno, rendendo impossibile l’apertura dall’interno. Se avessero avuto un generatore autonomo non avrebbero avuto problemi ma, malgrado si progettassero armi, questo era un centro scientifico e non militare, forse non si aspettavano un bombardamento così massiccio.” Non avrebbe voluto, ma gli occhi le caddero di nuovo sui resti mummificati di un gruppo di persone che giacevano ammassate contro il muro. “Devono aver aspettato per giorni che qualcuno li venisse a salvare ma su Earl, quelli che rimanevano, erano tutti molto più impegnati a salvare sé stessi.”
Moltissimi li avevano trovati ancora aggrappati alle porte, con le dita spezzate nel vano tentativo di aprirle. Altri appoggiati ai muri, con in mano le armi, o gli strumenti appuntiti, con i quali si erano dati una misericordiosa morte. A giudicare dal numero di ossa separate dai corpi sparse in giro, quelli che avevano tentato di sopravvivere, nei giorni successivi al disastro, e fino all’esaurimento dell’ossigeno, dovevano essere scesi a parecchi compromessi con la propria coscienza, ma Midori non aveva nessuna intenzione di giudicarli. Lei trovava quelle antiche morti solo inumanamente inutili.
Fissò le colonne. “E pensare hanno sempre avuto sotto gli occhi il mezzo per fuggire, ma non hanno mai imparato ad usarlo” disse a voce alta.
“Ti rammarichi per loro?”
“No. Perché se questo posto fosse stato scoperto prima, probabilmente anche questo Harmonium sarebbe stato distrutto. Ma sai che detesto le perdite senza uno scopo.”
Si girò, scavalcando altri resti ed emergendo nel corridoio principale. Due cyborg Asward la superarono portando con sé pesanti macchinari; i suoi uomini avevano già cominciato i lavori per ripristinare le funzionalità dell’arma.
Incamminandosi verso il padiglione dov’era alloggiata controllò il livello di ossigeno. Stavano pompando aria per permettere ai tecnici di lavorare senza respiratore, ma ci sarebbe voluto probabilmente fino al mattino.
Rad la affiancò. “Cosa ne facciamo dei cadaveri?”
“Liberate velocemente i corridoi principali, quelli ci servono per trasportare il materiale. Non abbiamo tempo ora per dargli una degna sepoltura.”
“Midori...”
Lei si girò verso il compagno. Nulla si poteva decifrare dall'armatura inespressiva del cyborg, ma Rad aveva modulato la sua voce per esprimere una profonda preoccupazione.
“Tutto questo posto, e quell'affare, non mi convincono. Sei certa che dobbiamo davvero rimetterlo in funzione?”
“Sì. È necessario. Non ha senso rinunciarvi quando abbiamo davanti nemici che useranno ogni mezzo a loro disposizione per annientarci, e infidi alleati” rispose netta senza aggiungere altro. Non ne aveva il coraggio. Le sue parole dovevano sempre mostrare la risolutezza di un capo per la sua gente; tra tutti, lei era quella che non si poteva permettere nessun dubbio. O quantomeno di palesarlo.
Anche se davanti all'Harmonium, e a quello che l'arma era in grado di fare, ogni sua certezza vacillava.
Sbucò nella sala, e i suoi occhi ne furono attratti. Le linee spigolose non ricordavano affatto l'elegante strumento che aveva trovato casa sotto il Castello di Fuuka ma, molto più spartano, era solo un complesso macchinario, dove una normale tastiera di computer aveva sostituito il piano con i tasti in avorio; solo la serie di tubi che svettavano verso l'alto, e che sparivano nel soffitto, riportava alla mente il progetto dal quale era originato.
Midori ne guardò i circuiti bui che si intravedevano tra le lastre di copertura asportate, e mai rimesse a posto, e i grassi tubi che gli avevano portato il nutrimento.
Inginocchiato davanti alla tastiera, con le mani scheletriche ancora avvinghiate ad essa, un cadavere era riuscito a rimanere intatto attraverso i decenni.
Anche la prosaica Midori non riuscì a non considerarlo un bruttissimo segno.
“Dobbiamo farlo sparire” sibilò senza riuscire, stavolta, a mitigare il turbamento. “Con attenzione” aggiunse un attimo dopo, meno brusca.
“È giusto mostrare rispetto verso chi non si è mai dato per vinto” mormorò Rad accanto a lei.
“Hanno cercato fino alla fine di farlo funzionare, forse per mandare un segnale all'esterno, ma con il generatore inattivo non hanno potuto fare nulla.”
“In ogni caso, senza un componente della famiglia reale di Windbloom tutti i loro sforzi sarebbero falliti comunque” aggiunse nel suo solito tono piatto Miyu, che li aveva raggiunti.
La leader degli Asward incrociò le braccia al petto, indicando con un cenno il groviglio di materiali che giacevano sparsi intorno all'arma. “Ma ci hanno risparmiato un bel po' di lavoro.”
“Sì. Ho compiuto una rapida scansione e ti confermo che erano riusciti a completarlo quasi totalmente. Il suo ripristino non dovrebbe essere un problema.”
“Miyu, la tua analisi ha evidenziato qualche anomalia?”
“No. Non ha i meccanismi di protezione dell'Harmonium di Windbloom, ma non sembrano esserci state altre modifiche all'arma originaria. Controllerò insieme ai tuoi uomini i database di questo posto e i progetti. Insieme riusciremo a farlo funzionare. Anche se, alla fine, ci servirà comunque un Conduttore.”
Midori distolse lo sguardo dall'androide. Prima o poi, Nina Wang sarebbe dovuta venire in quella stessa sala, e avrebbe dovuto appoggiare le mani dove qualcuno prima di lei era morto. Conoscendo la ragazza, il pensiero era preoccupante. Come l'Harmonium in sé, che Midori non riusciva a considerare come una macchina e basta.
'Se n'è stato qui per trecento anni, seduto su una montagna di cadaveri, in attesa solo che qualcuno lo riattivasse. L'arma della fine del mondo, così la chiamò nelle vecchie leggende il mio popolo, dopo che devastò le nostre terre. Ma hanno voluto proprio noi per rimetterla in funzione. I miei uomini non sono tranquilli, lo so che non vorrebbero essere qui.'
Ancora una volta, doveva dare il buon esempio.
Avanzò, e gli occhi dei presenti nella sala si focalizzarono su di lei. Con ampie, sicure falcate raggiunse l'Harmonium e salì i pochi gradini che portavano alla postazione del Conduttore. Non era mai stata superstiziosa in vita sua ma, prima di toccare il cadavere, alzò una brevissima preghiera ai capi Asward che l’avevano preceduta, e agli spiriti di quelli che erano morti in quel posto. ‘Che le stelle ci assistano e ci perdonino tutti...’
I tessuti disidratati si frantumarono sotto il suo tocco, seppure gentile, e fu solo con estrema difficoltà che riuscì a spostare la mummia senza mandarla totalmente in pezzi. Poi, si voltò verso la sua gente.
“Il popolo di Earl ci ha chiamati. E noi non ci dimostreremo vili codardi, ma li aiuteremo come promesso.”
Memore di tutte le volte che gli Asward avevano combattuto contro il Garderobe, un ghigno ferale increspò le labbra di Midori. La tregua tra di loro non aveva, nel suo cuore, cancellato del tutto gli anni di sofferenza per mano delle eredi di Fumi Himeno. “Sarà un credito in più per noi. Ora, mettiamoci al lavoro.”


Note:
(1) Bifröst: nella mitologia norrena è il ponte dell'arcobaleno, che unisce la terra alla dimora degli dei, Asgard.



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Abbraccio e ringraziamenti di rito alle mie socie Shainareth e Solitaire, per varie consulenze e betaggi.
E altri grazie, per i sempre interessanti commenti, a Hinata, Frozen, NicoDevil (LOL, l'immagine di Shainareth SuperSayan che prende a calci i Nobody per aver osato torcere un capello a AkuTaki è impagabile ^^) e Chiarucciapuccia. Ringrazio di qua anche Justice Gundam, per la recensione che mi ha lasciato a "Anniversario". Spaziare tra generi diversi mi piace tantissimo, anche se è il drammone epico e "fantascienzioso" la mia specialità. Galeotto fu Asimov in gioventù ;-)

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Capitolo 19
*** Debutto ***


Debutto


Garderobe, 25 marzo, ore 10.30

“Non ti nascondo che avrei voluto leggere tra queste carte un risultato diverso.”
Yokho incrociò le gambe, sorridendo all’obiezione di Natsuki.
“Ricordati che è per il bene di Earl.”
“Sì, certo, sono ormai pronta a scendere a più di un compromesso con quei bastardi, visto ciò che dobbiamo affrontare. Ma permettimi di esibire un po’ di irritazione al pensiero che Nagi potrebbe di nuovo, in teoria, stringere un contratto con una delle nostre ragazze.” Gli occhi di Natsuki abbandonarono il documento che stava sfogliando, rispondendo mestamente allo sguardo di leggera disapprovazione di Yokho. “E, sottolineo, è solo con te e Shizuru che mi lamento.”
L’altra assentì, quasi altrettanto afflitta. “Non potevamo fare altro. Una volta reinseriti i suoi dati biometrici, e il suo nome utente, tutte le funzioni standard sono state ripristinate. Purtroppo non c’è modo di limitare l’accesso alla sola riattivazione delle nanomacchine Master.”
“Nemmeno quel tipo di Earth ha potuto fare qualcosa?”
“No, a meno di non fargli mettere mano nei file di sistema.”
“Lasciamo perdere...” fece Natsuki, abbandonando finalmente il documento e alzandosi in piedi per raggiungere la teiera. “In ogni caso non esiste Otome su Earl che acconsentirebbe a legarsi a Nagi, quindi il problema non si pone. Piuttosto, avete diffuso la modifica a tutti gli altri Master?”
Yokho, che aveva sollevato criticamente un sopracciglio alle parole della Direttrice, senza però interromperla, annuì. “Sì, in teoria avremmo dovuto tenere Nagi in osservazione almeno per ventiquattro ore, e non solo dodici, ma non credo che avremo problemi.”
“E funzioneranno?”
“Questo, purtroppo, lo sapremo solo nel momento in cui affronteremo i Nobody.”
Un lungo silenzio accolse le sue parole, poi Natsuki si portò alle labbra la tazza che aveva nel frattempo riempito.
“Sono rimasti tranquilli nelle scorse ore, o almeno non ci sono stati riportati altri attacchi diretti. Yukino mi ha riferito che l’aggressione alla loro base è stata devastante. E pare che fosse uno solo il Nobody, accompagnato da esseri simili a mostruose ombre. Spero davvero che la modifica che avete fatto funzioni, o il pianeta sarà perso non appena cominceranno a fare davvero sul serio.”
Finì in due sorsate la bevanda, posando poi la tazza rumorosamente al suo posto. Natsuki scosse la testa, strizzandosi tra le dita la base del naso. Piano piano l’espressione corrucciata lasciò il posto ad una più serena.
“Scusami, in questi giorni la mia compagnia non è certo delle migliori. Mentre tu stai facendo tutto il possibile...” mormorò la donna.
“Come te, del resto. Non martirizzarti per ciò che non puoi controllare” la redarguì gentilmente Yokho. “Se permetti ti vorrei prescrivere qualcosa per alleviarti lo stress.”
“Per carità. Sono solo molto stanca, e questa situazione di incertezza non mi aiuta di certo. Ma ho bisogno di essere estremamente lucida, e un tranquillante non mi aiuterebbe. Bene, scendiamo in sala trasmissione, adesso. Tra qualche minuto verrà stabilito il collegamento con la capitale di Zipang, e sono ansiosa di parlare con lo Shogun.”
Obbediente, Yokho si alzò ed entrambe le donne lasciarono l’ufficio, incamminandosi lungo i corridoi.

“Notizie da Midori?” chiese la scienziata dopo qualche minuto di silenzio da parte di entrambe, cercando di non far trapelare l’ansia nella voce. Non avrebbe voluto che gli Asward fossero coinvolti, ma si rendeva conto che solo loro avrebbero potuto ritrovare l’Harmonium. Yokho sperava solo che Midori tenesse a freno gli istinti vendicativi suoi e dalla sua tribù.
“Sì, stanno sistemando tutto, anche se per avere la certezza che quell’affare funzioni dovremmo procedere con un test.”
“Pensi si possa fare senza...” non finì il discorso, perché Natsuki stava già scuotendo la testa.
“No. Miyu ha controllato la macchina, ed anche questa è settata per funzionare solo con i componenti della famiglia reale di Windbloom. E non c’è modo di aggirare il blocco.”
“Quindi Nina si dovrà prestare per una prova.”
“Sì, non appena gli Asward avranno messo a punto l’Harmonium. Stanno procedendo a marce forzate, e mi hanno riferito che ci vorranno non più di un paio di giorni. E c'è un'altra cosa. Ho già chiesto a Mikoto, ma vorrei che ci fossi anche tu durante il test. Non mi fido di quell’aggeggio e ancora meno... di quanto Nina potrà reggere la pressione psicologica” Natsuki terminò, scoccando un’occhiata carica di significato a Yokho.
“Me ne rendo conto. Sta prendendo tutta questa storia in un modo che non mi piace affatto.”
“Neppure a me. Si è chiusa in sé stessa, come fece l’altra volta, e sono certa che ne sta soffrendo parecchio. Ma d'altra parte sono lieta che abbia accettato responsabilmente la sua eredità.” Natsuki arrossì leggermente. “Anche se non mi aspettavo niente di meno dalla ragazza che ha tenuto fede al giuramento di obbedire al suo Master fino alle estreme conseguenze.”
“La possiamo biasimare? Siamo noi che l'abbiamo educata in quel modo...”
Natsuki e Yokho si scambiarono un sorriso triste. “E credi che non lo sappia?” fu la replica della Direttrice.

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Lo schermo era una proiezione olografica a mezz'aria, una reliquia della tecnologia che una volta era alla portata di tutti su Earl, ma che ora strideva curiosamente con l'arredamento barocco del Garderobe.
Natsuki fissò i volti raggianti, sullo schermo ed attorno ad esso; Mai e Takumi erano evidentemente felici di parlarsi, così come Mikoto ed Akira di vedere serene le persone alle quali volevano bene.
“Devi venire a trovarci, Mai. Heian-kyō è splendida in questo periodo. E scommetto che tu neanche ti ricordi com'è.”
Natsuki vide Mai fare il gesto di passarsi una mano sugli occhi, e immaginò che si stesse asciugando una lacrima malinconica. Se ricordava bene erano mesi che la Otome del Rubino di Fuoco non metteva piede nella sua città natale, e Natsuki era ben conscia di quanto fosse legata al fratello. 'Tra l'altro, il giovane Shogun ha ragione, la capitale di Zipang è un luogo davvero incantevole.'
Ad un tratto la Direttrice sbatté le palpebre, poi se le strofinò con forza ritornando a guardare lo schermo. Turbata, fece un passo indietro fino a mettersi di nuovo spalla a spalla con Yokho. La scienziata voltò la testa verso di lei.
“Guarda bene quell'immagine, non ti sembra ci sia qualcosa di strano?” le sussurrò.
Yokho aggrottò lo sopracciglia, fissando intensamente quello che Natsuki le aveva indicato. Takumi ciarlava allegro, mentre un passo dietro a lui la sua ninja lo teneva d'occhio con espressione ferma ma amorevole. Stavano trasmettendo dalla terrazza della residenza dello Shogun, e dietro di loro si stagliavano gli altissimi minareti a forma di drago della città, rilucenti nel tramonto.
Yokho spalancò gli occhi, impallidendo all'improvviso. “Le ombre sono tutte sbagliate...”


Heian-kyō, 25 marzo, ore 18.00

Sul suo mondo natale, dove gli esseri umani erano il prodotto di raffinate tecniche di ingegneria genetica e chirurgia estetica, Zexion non era mai stato considerato particolarmente avvenente, né mai aveva desiderato esserlo; gli bastava che fosse la sua brillante intelligenza a impressionare la gente e a garantirgli, nonostante la sua giovane età, un posto tra il gruppo di scienziati più dotati di Radiant Garden. Per quel motivo la gente cercava insistentemente la sua compagnia, ma con la perdita del Cuore ogni cosa era cambiata. Non su Earl, tuttavia.
Il Nobody si guardò attorno, dalla panchina dove aveva deciso di sedersi insieme a Axel.
“Secondo te come mai questi sono diversi?” gli chiese quasi distrattamente il domatore del fuoco, indovinando i suoi pensieri.
Una ragazza poco più che adolescente incrociò in quel momento lo sguardo di Zexion, distogliendolo subito in preda ad un evidente imbarazzo. Il telepate socchiuse gli occhi. ‘Anche senza tutti i miei poteri potrei benissimo leggere nella sua mente. Curioso. Raramente mi è capitato di essere l’oggetto di una tale attrazione sessuale. E mai da quando non ho più un Cuore.’
Non che le attenzioni del resto dell’umanità gli mancassero, era stato sempre piuttosto bene da solo, ma le genti del multiverso da dove proveniva non solo lo evitavano, ma cercavano ogni modo per distruggere lui e i suoi compagni; apparentemente, per il solo fatto di esistere.
Con un cenno Zexion indicò ad Axel gli umani che affollavano il parco intorno a loro. “Qui gli esseri umani non hanno mai sviluppato i propri poteri esper, così non riescono a percepire la nostra diversità. Per loro non siamo disgustose creature da sopprimere perché sovvertiamo l’ordine naturale delle cose. Al contrario... sono certo che se ci conoscessero meglio, tutti loro vorrebbero essere al nostro posto” si arrischiò a dire, spiando la reazione di Axel.
Il compagno alzò le spalle noncurante, mentre regalava un sorriso pericoloso ad un gruppo di donne.
“Non ne dubito. Pensa un po’ che fortuna. Se fossimo nati qui non avremmo certo avuto da combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere ogni giorno.”
Zexion annuì, ma non rispose. In ogni caso, l'attenzione di Axel era già stata distratta da un gruppo di ragazzini che si erano messi a ridere, indicando gli strani ciuffi rossi del Nobody. ‘Perché credi che stia mettendo in scena tutta questa pantomima? Questo è il luogo dove dovremmo stare e, se il nostro capo non fosse così testardo ed incapace di accettare i propri errori, a quest’ora ci saremmo già trasferiti qui. Chiudendo al Re la porta in faccia. E chissà che combinando la tecnologia di Earl con la nostra non potremmo stabilizzare la nostra condizione.’
Incrociò le mani sotto al mento. ‘Quelle loro armature non sono effetti ottici, perché il loro sistema, in qualche modo, trasmuta i fotoni in oggetti solidi. È affascinante... sarebbe interessante poter smantellare lo Shinso per esaminarlo.'
Axel si alzò, catalizzando gli sguardi di tutti i presenti. Andò verso i ragazzi, le cui risate si fecero improvvisamente più sonore. Evidentemente trovavano divertente il volto da clown del Nobody, decorato da lacrime tatuate sotto gli occhi. Perché quei marchi avessero proprio quell’aspetto, nessuno se lo chiedeva mai.
'Lo farò. Questo posto è ricco di possibilità. Devo solo evitare che i nativi e gli ospiti stranieri non facciano qualcosa di estremamente stupido.’
Le risate, all'improvviso, si tramutarono in urla.
Però adesso, vediamo un po' di testare la risolutezza di entrambi...'

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Il Colonnello Okuzaki sapeva che sarebbe venuto quel momento; quando avrebbe guardato attraverso i monitor e, invece della sonnolenta pace di una città ai confini del nulla, si sarebbe trovata davanti ad un incubo. Aveva solo trent'anni, ma aveva già assistito a parecchie, sanguinose battaglie, ma nulla era come quello che stava passando sugli schermi.
Se dovessi trovargli un paragone, direi che è più simile ad una mietitura...’
Le telecamere nascoste in ogni angolo trasmettevano quasi ovunque scene di civili massacrati da creature umanoidi, le stesse che aveva visto nei filmati diffusi dal Generale De Windbloom. Con le unghie e con i denti gli esseri si facevano largo attraverso le persone, e dai cadaveri nascevano altri incubi neri, in progressione geometrica. Nulla sembrava poterli fermare, né i muri dei palazzi, né i blindati che cercavano di trattenerli. Le sacche di difensori, sempre più esigue, venivano annichilite ad una ad una.
Riescono a teletrasportarsi oltre tutti gli ostacoli, e immagino anche dentro i mezzi, come Shinigami Helene aveva previsto.’
La donna aprì e chiuse le mani, consapevole degli ordini che le erano stati dati, ma anche della promessa che aveva fatto al marito.
“Rapporto” ordinò netta.
“Il contagio si sta velocemente espandendo ai quartieri centrali. Quello che i locali mettono in campo è sopraffatto quasi immediatamente; la linea del fronte è in continuo arretramento, ma ancora in grado di garantire l'evacuazione dei quartieri più occidentali.”
“Anche se non si capisce dove potranno mai sperare di andare...” fece lei.
La capitale di Zipang era circondata da deserti, come quasi tutte le città di Earl, e da mura, contro le quali premevano le masse che cercavano di salvarsi abbandonando la metropoli condannata. Il Colonnello guardò stoicamente le immagini, prendendo poi un respiro profondo; era consapevole degli sguardi dei suoi uomini su di lei, e del fatto che una luce sul quadro comandi stava lampeggiando insistentemente.
Dovette reprimere uno scatto di nervosismo quando una mano si posò proprio là aprendo la comunicazione con il quartiere generale, ma fulminò comunque con gli occhi la proprietaria della mano, il Maggiore Fia Grosse della Repubblica Occidentale. Quindi, dedicò una piccola parte della sua attenzione al volto cupo apparso sullo schermo.
“Colonnello Armitage” la salutò di malagrazia.
“Okuzaki. È estremamente importante che non facciate nulla che possa rivelare la nostra presenza qui. Non è ancora il momento. Ricordati che sei autorizzata a intervenire, ma solo se quegli esseri si avvicineranno al portale. Non un minuto prima ”
Akira sentì svanire quel poco di pazienza che le era rimasta. “Ti rendi conto che non possiamo stare a guardare mentre quella città viene demolita? Una volta all’aperto non ci sarà nulla che li potrà fermare, mentre quei palazzi potrebbero offrire una qualche utile difesa” ritorse la donna.
“Non dire sciocchezze. La nostra superiorità tattica sulle lunghe distanze è schiacciante. Non ha senso sprecare le nostre forze in un combattimento casa per casa quando possiamo annichilire quelle cose con un bombardamento a tappeto a distanza di sicurezza.”
“Ma non possiamo perdere quella città così. Minerebbe il morale degli abitanti di Earl.”
Haruka la fissò stranita. “Ma di che stai parlando? È proprio quello che vogliamo. Non c’eri anche tu quando abbiamo congegnato il piano con la tua regina? Attieniti a quello che ti è stato ordinato.”
Gli occhi di Akira si abbassarono leggermente, ma non perché stesse esitando. ‘Non posso. Sulla mia coscienza la promessa che ho fatto alla persona che amavo vale molto di più di quegli stupidi ordini.’
“Questo, non è assolutamente possibile” sentenziò.
Dall’altra parte dello schermo Haruka non perse tempo, come se si fosse aspettata quella risposta. “Maggiore Grosse, a lei il comando della Brigata Yamato. Il Colonnello Okuzaki è destituito con decorrenza immediata.”
Akira sorrise, tenendo contemporaneamente d’occhio Fia. “Non puoi farlo, tu non hai nessuna autorità su di me e sui miei uomini. E, in ogni caso, loro non obbediranno mai alla tua tirapiedi.”
“Non esserne così certa. Non quando tra le tue fila sono stati introdotti membri delle mie divisioni.”
La notizia non turbò minimamente Akira. “Maggiore. Da che parte stai?”
Fia girò rigidamente su di lei un paio di gelidi occhi azzurri. “Ovviamente da quella del mio unico, vero capo, il Generale De Windbloom.”
“Peccato.”
Le mani di Akira scattarono e si chiusero a morsa intorno alla testa di Fia poi, con una veloce torsione, il Colonnello le spezzò il collo.
Akira fece appena in tempo a prendere atto dell’espressione sconvolta di Haruka prima che uno dei suoi fedelissimi interrompesse la comunicazione. “Escludete tutte le trasmissioni in arrivo dal quartier generale. Che la fanteria mobile chiuda sulla città, gli RX forniranno supporto aereo. Fuoco di sbarramento sui quartieri orientali già in mano al nemico. Iori, tu e la tua squadra con me. Mi occuperò personalmente di portare in salvo lo Shogun.”
“Ma quali sono i suoi ordini, Colonnello?”
Akira si voltò verso il graduato che aveva parlato. L’uomo sorrideva esaltato. A lei, invece, l’espressione si fece truce.
“Fermare quegli esseri. Qui ed ora. In ogni modo. Se usciranno da là sarà una catastrofe. Non deve succedere. Ed evacuate il personale non necessario.”
Poi si girò e marciò verso il proprio destino.

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“Takumi, Takumi!”
La giovane ninja si curvò verso l’amato, appoggiato ad un muro con la testa affondata tra le mani.
“Non ce la faccio” esalò lui lentamente, dolorosamente. Come se ogni respiro gli costasse troppo per essere emesso.
Lei gli mise le mani sulle spalle, scuotendolo leggermente. “Ma non possiamo fermarci ora. Quelle cose saranno qui a momenti.”
“Vai tu. Io non posso lasciare la mia città. Non posso abbandonare il mio popolo adesso.”
“E vorresti morire con loro? Ma che senso ha?” gli sibilò lei, sconvolta. Scosse la testa con furia. “Non puoi chiedermi di andarmene. Se è così che hai deciso, rimarrò anch’io, combattendo per te fino alla fine.”
Le parole della ragazza fecero sobbalzare lo Shogun. “Non voglio sentire una cosa del genere, neppure per scherzo. Tu ti devi salvare, e lo sai perché.”
“Credi forse che potrei far crescere tuo figlio senza di te?” gli urlò lei, perdendo in un attimo la compostezza che l’aveva sempre contraddistinta, tanto che Takumi le gettò di scatto le braccia al collo, stringendola a sé per calmarla.
“Basta. Per favore. Non saresti comunque nelle condizioni di combattere. E con che occhi guarderei mio figlio, sapendo che ho lasciato che altri morissero per salvarmi?”
Akria scoppiò a piangere tra le sue braccia, mentre lui si rivolgeva a Iori.
“Lasciatemi. Su quella jeep viaggerete più spediti con un peso in meno. Ti affido la mia signora, fa che non le accada nulla.”
“No” si intestardì lei. “Noi non possiamo...” il resto delle sue parole fu troncato da una potente esplosione.
“Usciamo di qui” urlò Iori, caricandosi in spalla un molto riluttante Takumi.

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“Lasciami andare!”
“Mai, non essere stupida. Non c’è modo di arrivare in tempo.”
“Non mi interessa” gemette la rossa nella stretta di Natsuki e Mikoto. “Come potete chiedermi di rimare qui a fare nulla?”
“E tu come puoi chiederci di mandarti a morire?” le urlò Natsuki.
Ancora una volta, la Direttrice maledisse il fatto che a Zipang non ci fosse un’Otome. Per qualche secondo aveva considerato di spedirne là una squadra ma, alla velocità con la quale le ombre si stavano impadronendo della città, sarebbero arrivate comunque troppo tardi.
‘E se i Nobody superiori sono in giro potremmo perdere anche loro’ rifletté, non stupendosi del proprio cinismo. ‘Finché non avremo idea di come sconfiggerli, come posso mandare le mie ragazze allo sbaraglio in questo modo?’
Stava pensando ad un modo per dirlo a Mai quando la resistenza della ragazza improvvisamente venne meno, e lei si accasciò al suolo singhiozzando. Mikoto la abbracciò, cercando di darle un’impossibile consolazione.
Gli occhi di Natsuki ritornarono riluttanti sullo schermo, che stava ancora trasmettendo anche se Takumi e la sua compagna erano scomparsi. Per mettersi in salvo, sperava la Direttrice, anche se non aveva idea di come fosse possibile, in tutto quel disastro.
Dall’angolazione delle telecamere poteva vedere le strade invase da una marea ribollente di creature oscure che sembrava muoversi in un’unica direzione, quella dove stavano fuggendo gli abitanti. Natsuki soppresse un conato di vomito.
“Heartless” mormorò Mikoto. “I soldati dell’esercito dei Nobody. Sono attratti dalla vita, e non si fermeranno fino a quando non l’avranno consumata tutta...”
Inaspettatamente, davanti ai loro occhi, una lunga serie di palazzi esplose sommergendo di detriti le vie e schiacciando le ombre. Senza un suono, gli Heartless fuggirono in ogni direzione, solo per essere falciati da quelle che sembravano raffiche di mitragliatrice.
“Che sta succedendo adesso?” si chiese Natsuki. Aveva visto le difese di Zipang travolte dagli Heartless, senza che nulla gli si potesse opporre, chi era che stava contrattaccando?
Altri palazzi crollarono ma, adesso, intorno alle macerie c’era qualcosa che stava avanzando, uscendo dai vapori delle esplosione e da quelli che Natsuki aveva imparato a chiamare campi di occultamento.
Carri armati e macchine simile a giganteschi tripodi(1) si inoltrarono tra le masse di Heartless, schiacciandoli sotto i cingoli o bersagliandoli con sventagliate di proiettili esplosivi e fasci di un qualche tipo di energia che inceneriva le ombre. A differenza dei mezzi di Zipang, questi non sembravano consentire agli Heartless di trapassarne gli scudi.
“Chi...?” si chiese Yokho.
Natsuki le rispose con un ringhio. “Earth.”
Non aveva dubbi che quei mezzi arrivassero da là. Anche se avevano colori mimetici diversi delle solite gradazioni di grigio/nero, e il simbolo che esibivano non era il tridente scarlatto ma un sole raggiante rosso in campo bianco.
“Sono dell’altra coalizione. Quei maledetti erano già su Earl, come avevamo temuto.”
“Ci stanno aiutando...” si azzardò a commentare Yokho, interrotta dalla feroce replica di Natsuki.
“E questo disastro ti sembra un aiuto?” urlò indicando lo schermo, dove altre esplosioni stavano sventrando la città. Fecero appena in tempo a vedere delle luci solcare il cielo, prima che l'immagine sparisse.
“Irina, manda un messaggio al Castello. Entro dieci minuti voglio qui il Generale e i suoi lacchè.”
Così profondamente alterato era stato il tono di Natsuki, che l'assistente di Yokho si affrettò ad obbedire.

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I giardini del palazzo erano ancora intatti, ma fuori dai cancelli era l'inferno. La guardia imperiale opponeva ancora resistenza, ma solo perché gli Heartless erano più impegnati a massacrare gli abitanti della città, che avevano cercato rifugio nella residenza, che ad attaccare seriamente i soldati.
Iori imprecò sonoramente, gettando molto poco cerimoniosamente Takumi nella jeep. Altre due erano pronte di scorta ma, guardando con apprensione le mitragliatrici sui tetti, Akira si chiese come avrebbero fatto a fuggire, quando i loro blindati erano stati sopraffatti nel giro di minuti. Chiuse le mani a pugno per fermare il tremito. Aveva paura, più di quanta ne avesse mai avuta in vita sua, ma di una cosa era certa: che non avrebbe lasciato nulla di intentato per salvare il suo uomo. Salì in macchina accanto a lui mettendosi distrattamente la mano sul ventre. 'Lo faremo insieme, piccolo mio...' pensò cupa mentre si avviavano ad un'uscita posteriore ancora libera.
Takumi, accanto a lei, era serissimo ma aveva smesso di protestare. “Non mi vuoi proprio ascoltare, eh?” le sussurrò.
Lei scosse la testa. “No. Chiamami una schifosa egoista, ma io ho giurato di proteggerti, e lo farò a tutti i costi. Anche contro la tua volontà.”
Il convoglio uscì nelle strade deserte, lanciandosi verso le porte occidentali della città. Lei si guardò attorno. “Te lo giuro, noi non moriremo qui oggi.”
“Vorrei crederti...”
Un sibilo lo interruppe, ed entrambi abbassarono la testa per puro istinto. Senza alcun preavviso i palazzi davanti alla residenza imperiale, che ancora potevano vedere in lontananza, si sbriciolarono in un'epifania di detriti.
Le jeep girarono l'angolo in tempo perché Akira potesse notare, costernata, mezzi corazzati che si facevano largo tra Heartless. E non assomigliavano a nulla che lei avesse mai visto.
Poi un urlo del conducente le fece stringere le mani attorno al bordo del sedile, e fu un bene perché un attimo dopo si sentì proiettata in avanti da un'improvvisa e brusca frenata.
“Che succede adesso?” urlò Takumi.
“Signore... davanti a noi” le giunse la voce spezzata dell'autista.
Akira sbarrò gli occhi mentre dalla jeep di testa facevano fuoco su ciò che li aveva bloccati, e Iori, dal suo posto accanto all'autista, si precipitava in strada.
Davanti a loro erano comparsi tre mezzi dalle forme vagamente umanoidi, completamente corazzati, dotati di uno scudo e armati di un cannone nella destra. Ad Akira ricordarono le armature(2) che i suoi antenati usavano vestire in battaglia. Il terreno attorno a loro era disseminato dai proiettili della mitragliatrice deflessi da quello che sembrava uno scudo invisibile.
“Cessate il fuoco” ordinò qualcuno da uno dei mezzi, incredibilmente zittendo il crepitio delle armi.
Akira non se ne sorprese. Nonostante fosse leggermente deformata, aveva riconosciuto la voce. Era inconfondibilmente identica alla sua. Takumi scivolò fuori dall'auto prima che lei lo potesse fermare.
“Cosa significa tutto questo? Colonnello?” urlò lui, mentre Akira scattava al suo fianco.
Il torso e la testa della strana macchina si mossero verso l'alto e poi di lato, aprendosi completamente e rivelando ad Akira che la sua prima impressione era stata quella giusta; quegli affari erano davvero tecnologiche armature.
La sua omonima più adulta la fissò da dentro il mezzo. “Che stiamo facendo di tutto per ripulire la tua città da quegli esseri maledetti.”
“Demolendola?” la affrontò lui.
“Non c'è altro modo per guadagnare abbastanza tempo perché i superstiti fuggano. Quei quartieri erano comunque condannati.”
“E cosa ci fai qui? Non credo che tu voglia chiedermi il permesso, oramai.”
Lei scosse la testa. “No, l'avrei fatto, ma non ce n'è stato il tempo. Ora, tuttavia, tu ed Akira verrete via con noi.”
Entrambi i ragazzi si irrigidirono, mentre la loro scorta gli si stringeva attorno.
“Cosa credete di fare? Fermarci con le vostre ridicole carabine? In ogni caso potete fuggire dalla città solo volando. Non arriverete mai alle porte in questo modo.”
La piccata replica di Takumi fu bloccata da Iori. Il capo della guardia imperiale si girò, posando un ginocchio a terra davanti a lui. “Per quanto questa donna sia forse una nostra nemica, ha ragione. Non potremo mai passare con migliaia di persone che premono per andarsene. E quegli esseri sono molto veloci. La prego, abbiamo poco tempo...”
Come a voler sottolineare le sue parole un boato immane scosse il terreno sotto di loro. Akira strinse convulsamente il braccio di Takumi. “Ascoltiamola.”
Per quanto odiasse quello che stavano per fare, perché in un certo senso Takumi aveva ragione e loro stavano davvero abbandonando la propria gente nel momento di massimo pericolo, Akira non poteva nemmeno negare a sé stessa che era principalmente la salvezza di Takumi che lei aveva a cuore.
Ma lo sguardo dello Shogun, del suo dolce amante, gelò ogni speranza che Akira avesse mai potuto avere.
“Non posso, Akira-kun...”
“E allora non odiarmi per questo” gli mormorò lei, premendogli il lato destro del collo tra due dita. Takumi crollò svenuto tra le sue braccia come una bambola di pezza.
“Non mi sarei aspettata niente di meno da te” le fece sbrigativamente, ma con un certo apprezzamento nella voce, la sua omonima.
Il mezzo alla destra del Colonnello si fece avanti, e gli uomini dello Shogun da parte per lasciarlo passare; nonostante i loro occhi fossero vigili e i lineamenti tesi.
L'essere stese le braccia e cautamente raccolse Akira e Takumi, sollevandoli da terra.
“Tieniti stretta, bambina” le disse una voce che lei riconobbe come quella di Iori.
“Bene. Il Maggiore vi accompagnerà al sicuro. Fidatevi ciecamente di lui, è il mio uomo migliore.”
Lo sguardo del Colonnello sembrò velato di rimpianto, mentre i suoi occhi si posavano su Takumi, ma ritornarono gelidi quando Akira le chiese se avrebbero salvato la città.
“Tutto quello che ti posso promettere, Akira Okuzaki, è che spazzerò via quelle cose che hanno ucciso la tua gente. Di più, non ti posso garantire.”
La ninja annuì rigidamente. Non era stupida ed era stata anche lei educata come un soldato. Come tale, lei sapeva che quella battaglia non avrebbe avuto vincitori; aveva riconosciuto lo sguardo determinato, e senza speranza, che giaceva negli occhi della donna davanti a lei. Come soldato, in quel momento c'era un'unica cosa che Akira potesse fare.
Nonostante la scomoda posizione inchinò la testa in un saluto che volle essere il più formale possibile.
“Allora addio, Colonnello Okuzaki.”
Un tiepido sorriso increspò le labbra del Colonnello, che si inchinò a sua volta. “Non morire.”

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“È un problema con questi. Ci mettiamo troppo tempo per penetrare i loro scudi.”
Zexion scosse le spalle, mentre osservava un altro dei mezzi di Earth fermarsi bruscamente, assaltato dagli Heartless che erano finalmente riusciti a vincerne le difese.
“Non essere impaziente. Il tempo è in ogni caso dalla nostra parte. Più energia consumano e più le loro barriere si indeboliscono, l'importante è tenerli impegnati fino al punto di rottura. E ricordati che non hanno rinforzi infiniti, a differenza di noi che possiamo attingere a tutti i Cuori di questo mondo.”
“Brillante analisi. Senza contare che è divertente avere finalmente avversari un po' impegnativi.”
Lo stratega dei Nobody non mosse un muscolo al commento di Axel, preferendo guardarsi in giro, gli occhi leggermente lucidi.
“Stanno arrivando” mormorò. “Le truppe speciali.”
“Me ne occupo io.”
“Lo faremo insieme.”
“Lasciami il comandante. Avanti, ho bisogno di sfogarmi.”
Zexion lo fissò. “Attento. Quelle armature che indossano sono meno potenti e maneggevoli di quelle delle Otome, ma i loro scudi quasi altrettanto impenetrabili. E l'energia che usano praticamente infinita.”
I due chakram(3) si materializzarono nelle mani di Axel. “Ci penso io” gli rispose, senza apparentemente far caso all'obiezione del telepate. “A te i restanti cigolati.”
Il domatore del fuoco scomparve, e a Zexion non restò altro da fare che riportare la sua attenzione sui mezzi attorno a lui. Avvertiva presenze nemiche in rapido avvicinamento, e non tutti sarebbero stati intercettati da Axel.
Focalizzò i suoi poteri su un tripode pesantemente armato i cui scudi erano quasi parzialmente erosi, ma i cui lanciamissili e cannoni al plasma erano ancora intatti. Gli ci volle solo qualche secondo per abbattere le blande difese mentali dei piloti, facendo si che volgessero le proprie armi verso i loro stessi compagni ancora in volo.
Zexion sorrise. 'Perché batterli, quando puoi far sì che lavorino per te?'

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Il posto dove il mezzo corazzato era atterrato era l'ingresso ad una delle tante caverne che costellavano i dintorni di Heian-kyō. Un luogo considerato pericoloso, disseminato di rovine del vecchio mondo, che i suoi concittadini evitavano da sempre.
'È grazie alle nostre superstizioni se questi hanno potuto installarsi qui a dovere...' pensò guardandosi attorno, lasciando vagare lo sguardo tra le deserte tensostrutture dell'accampamento alieno.
“Vieni” le fece il loro accompagnatore, con ancora Takumi tra le braccia.
L'interno della caverna rivelò più attività, soprattutto il suo cuore: una sala al cui centro giaceva una pedana circondata da una teoria di dodici pilastri.
C'erano persone in fila davanti a quella struttura, e tecnici con strane apparecchiature lì attorno. Tutti, notò Akira, avevano sguardi tesi e preoccupati. Lei immaginava cosa stesse succedendo, ma nessuna voce di rimprovero si alzò quando il suo gruppo si portò in testa della fila.
“Dove ci porterà?”
“Questo portale è collegato con la nostra capitale. Là sarete al sicuro. Tu, vieni qui.”
La prima della fila si fece avanti. Era una ragazza molto giovane, forse diciotto o diciannove anni, con occhi a mandorla che non riuscivano a nascondere la paura.
“Il tuo nome, soldato.”
“Sergente Yayoi Ota, addetta alle trasmissioni, Signore.”
Le labbra di Iori si distesero in un sorriso. “Te li affido, portali con te a casa e bada che non gli accada nulla. Prega la nostra Signora di prendersi cura di loro. È l'ultima volontà del Colonnello Okuzaki.”
La ragazza annuì con vigore, nonostante gli occhi le si facessero lucidi di lacrime.
Iori si girò verso Akira. “Vai, so che con te Takumi sarà al sicuro.”
“Non c'è bisogno che tu me lo dica” fu la netta risposta della ninja. Poi prese con delicatezza Takumi dalle braccia meccaniche di Iori e se lo caricò in spalla, salendo con la ragazzina i pochi gradini verso il centro della pedana. Yayoi le prese la mano.
“Chiudi gli occhi e non lasciarla, per nessun motivo.”
La ninja fece come le era stato detto, stringendo a sé l'amante. Dopo qualche secondo, i loro corpi si smaterializzarono in una nuvola di scintille smeraldo.

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Axel era irritato. I suoi chakram riuscivano a fare solo lievi danni all'armatura del nemico, mentre il combattimento aereo non era il più adatto per usare estensivamente i suoi poteri.
'In qualche modo devo riuscire ad abbattere quell'affare. Una volta a terra voglio proprio vedere quanto i suoi scudi resisteranno in mezzo al magma incandescente.'
Individuò una selva di missili in arrivo e si teletrasportò dietro l'avversario lanciando contemporaneamente le sue armi ma l'altro si era già girato, e i chackram trovarono solo l'aria.
Sorprendentemente, il nemico lo caricò senza che Axel trovasse il tempo per scansarsi. Quando le braccia meccaniche si chiusero intorno a lui, il Nobody digrignò i denti dalla frustrazione. 'Beh, forse non è del tutto un male.'
Troppo impegnato a stringerlo, e a puntargli in faccia la bocca di un lanciagranate, il rivale non si era accorto che i chackram stavano tornando nelle mani del loro padrone. Axel sorrise ferino nonostante il dolore, dirigendo le armi sul propulsore posteriore del nemico, e concentrando in quel punto tutti i propri poteri.
'La vicinanza è un vantaggio per te, Akira Okuzaki, ma lo è anche per me.'
L'esplosione scosse il mezzo di Earth la cui presa si allentò. Axel non perse tempo a teletrasportarsi via, godendosi la vista del nemico che precipitava a terra.

Dopo qualche secondo, e sessanta metri più sotto, il domatore del fuoco riapparve dinnanzi alla forma pesantemente danneggiata dell'avversario.
'Incredibile, sta comunque cercando di rimettersi in piedi nonostante i servomeccanismi distrutti.'
Erano ossi duri, ma gli piaceva quella gente, che non lasciavano nulla di intentato per raggiungere i propri scopi. Come lui e i suoi simili.
“È inutile, Colonnello, il tuoi scudi sono infranti. E non c'è nulla in questo momento che tu possa fare per impedirmi di annientarti.”
Tanto per farle capire cosa intendeva, alzò di qualche centinaio di gradi la temperatura all'interno dell'arma principale che il nemico ancora stringeva, facendola saltare in aria.
“La prossima sarà la tua testa...”
“Non esserne così certo, ragazzo” la voce della donna, ferma nonostante la sofferenza chiara nel suo tono, lo apostrofò dal mezzo.
Lui scosse la testa, procedendo a fare esattamente quello che si era proposto. Ma, qualche istante dopo, i suoi sensi, abituati a rilevare intorno a lui ogni reazione termica, lo avvertirono che qualcosa si era innescata nel mezzo di Earth.
Non perse tempo, e lanciò solo un veloce avvertimento telepatico a Zexion, prima di teletrasportarsi al sicuro.

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Akira si piegò in due, sorretta dalle forti mani dei soldati che erano accorsi non appena era apparsa sulla pedana.
Sentì che la facevano sdraiare su una barella, e che qualcosa le veniva iniettato del braccio. “Non muoverti” le ordinò gentilmente una voce. “Il reagente farà effetto nel giro di minuti, tra poco starai bene.
“Takumi” cercò di urlare vincendo la nausea.
“Sta bene, è qui accanto a te.”
La ragazza aprì gli occhi con estrema difficoltà. Non le avevano mentito. Takumi era coricato al suo fianco. Pallido in volto e ancora svenuto, ma il respiro tranquillo le segnalò che tutto era a posto. Addirittura, il risveglio del ragazzo sarebbe stato forse meno traumatico del suo.
Akira si guardò attorno. Il luogo dov'era finita era esattamente speculare a quello dov'era partita. Anche lì una pedana circondata da dodici pilastri dominava una grande sala che sembrava però, a differenza dell'altra, l'interno di un qualche edificio. Macchine e gruppi di soldati armati circondavano la struttura, dove era appena apparsa un'altra persona.
“Le operazioni stanno continuando” fece una vocina flebile.
Solo allora Akira si accorse che la ragazza che li aveva accompagnati era inginocchiata accanto a lei, e le teneva la mano.
“Quante persone dovevate ancora evacuare?”
“Una cinquantina...”
I pilastri si illuminarono mentre qualcosa si manifestava in mezzo a loro. Scintille come lucciole apparvero a mezz'aria, poi si avvicinarono fino quasi a comporre una figura umana ma, prima che si materializzasse del tutto, si separarono improvvisamente svanendo nel nulla.
Yayoi le lasciò la mano e si portò entrambe le sue al volto.
“Cosa...?” balbettò Akira.
“Il trasferimento è fallito. Dev'essere successo qualcosa dall'altra parte.”
L'attenzione della ninja tornò sui pilastri, che tutti nella sala stavano fissando con trepidazione. Li fissò per lunghi secondi, poi minuti. Ma nessuno apparve più in mezzo a loro.
Come se anestetizzata, non respinse le braccia di Yayoi che la strinsero. Anzi, si ritrovò a piangere, abbracciata a quella ragazza sconosciuta, per tutto quello che aveva perso.

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Si era aspettata che il Generale arrivasse esibendo la sua solita aria di sufficienza, e Nagi il suo abituale sorrisetto sarcastico invece, a loro credito, Natsuki dovette riconoscere che entrambi sembravano piuttosto turbati dallo spettacolo. Addirittura il Maggiore Yumemiya, accanto a loro, era visibilmente sconvolta.
“Spiegami questo” Natsuki sibilò a Mashiro indicando lo schermo che mostrava ora immagini registrate.
“Non c'è nulla da spiegare. Non ti avevo forse detto di aspettarti una cosa del genere in ogni momento?” le rispose Mashiro.
“Non sto parlando dei Nobody, ma delle tue truppe intervenute in città.”
Il Generale scosse le spalle. “Mie? Quelle insegne non appartengono alle forze della Repubblica Occidentale.”
“Mi prendi in giro? Come se non sapessi che siete d'accordo.”
“Non mi pare di avere mai detto nulla del genere. Cosa ne pensi, Arika?” chiese alla compagna.
“Che evidentemente il Colonnello Okuzaki, il comandante delle armate della Coalizione Est, ha deciso di intervenire quando è stata attaccata la capitale di Zipang.”
“E perché avrebbe dovuto farlo?”
Mashiro sollevò criticamente le sopracciglia. “Forse per lo stesso motivo per il quale noi siamo qui. Per aiutare i propri omonimi su questo mondo.”
La Direttrice si passò una mano nei capelli. “Primo, non siete tanto altruisti. Secondo, non cercate di farmi credere che non ne sapevate nulla. E terzo, quello che stanno somministrando a quella città non lo chiamerei aiuto, ma bombardamento a tappeto.”
“Conoscendola, immagino che quello sia l'unico mezzo che ha escogitato per fermare quegli esseri.”
“Spero tu stia scherzando.”
Il Maggiore Yumemiya fece un passo avanti, aprendo le mani davanti a lei. “Ascoltami, Natsuki. Tu non l'hai mai vista, ma la capitale della nostra nazione è molto, molto simile a quel posto. E posso immaginare cosa abbia pensato il Colonnello, quando ha visto in pericolo persone che lei conosceva... cioè, i loro omonimi.”
Natsuki incrociò le braccia sotto il seno. “Non mi dire che adesso fate anche i sentimentali.”
“Direttrice” la chiamò Irina, che per tutto il tempo aveva cercato di captare un qualche tipo di trasmissione proveniente da Heian-kyō. La ragazza girò verso di lei il volto terreo. “Non so cosa significhi, ma l'osservatorio sismico di Beijing ha registrato qualche minuto fa una scossa di terremoto. L'epicentro pare proprio la capitale di Zipang.”
Natsuki si trattenne dall'andare a sollevare di peso il Generale, e fu solo perché Mashiro stessa si girò verso Nagi, apparentemente esterrefatta. “Che ha combinato quell'esaltata?”
Lui scosse le spalle, mentre il consueto ghigno sardonico gli tornava in volto. “Direi... che ha risolto il problema degli Heartless con una quarantina di megatoni(4).”
Digrignando i denti la Direttrice fu in due passi davanti a lui. Odiava che adesso dovesse alzare la testa per guardarlo in faccia, ma fu lieta di notare una leggera esitazione negli occhi rosati dell'albino.
“Basta. Tu sei quello che si vanta sempre di avere tutto sotto controllo, mi vuoi far credere che questo è qualcosa che esula dal tuo piano?” gli sibilò Natuski indicando lo schermo dietro di lei.
Nagi alzò gli occhi al cielo. “Temo di sì. Sai com'è, cara Natsuki, anche se lo desidererei davvero devo ammettere che, purtroppo, ci sono persone sulle quali nemmeno io ho influenza.”
La fissò, e il sorriso che le diede fu così sottilmente allusivo, e talmente sbagliato in un momento come quello, che la Direttrice dovette distogliere lo sguardo per non schiaffeggiarlo.
“A volte tu mi fai venire dei dubbi su chi siano i veri mostri... lasciamo perdere. Irina, contatta Yukino, Aries è il paese più vicino. Che inviino immediatamente sul posto la Squadra Delta. Dobbiamo accertarci di quello che è successo, e prestare soccorso ai sopravvissuti.”

“Dubito che ci sia qualcosa da soccorrere” sussurrò Nagi a Mashiro.
La donna annuì lentamente, mentre gli occhi, fissi su Natsuki, ebbero un guizzo divertito. “Non se la Okuzaki ha fatto bene il suo lavoro.”


Note
(1) Tripodi: visto che non sono assolutamente in grado di inventarmi armi, attrezzature, veicoli, e carabattole varie, ho fregato un po' di cose in giro. Questi tripodi li avete già visti nell'ultima versione di “La guerra dei mondi”, film di Steven Spielberg img89.imageshack.us/img89/2876/tripodivs1.jpg
(2) RX: idem come sopra quanto a furto. Gli RX di Earth non sono altro che la versione locale di un mobile suit Gundam. Ecco quello che mi ha ispirato (ok... anche se questo è la serie MSF-007 Gundam MK-III) img89.imageshack.us/img89/180/rxig3.jpg
img89.imageshack.us/img89/8729/rxrearft4.jpg
(3) Chakram: sono armi da lancio a forma di disco, usate nell'antica India. Axel ne usa una versione un po' modificata img90.imageshack.us/img90/5466/xiiiorder08axelok7.png
(4) All'incirca il potenziale esplosivo di 2000 bombe di Hiroshima.



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Sta volta i ringraziamenti alle mie consulenti Shainareth e Solitaire sono particolarmente sentiti visto che mi hanno beccato tutti gli errori che avevo seminato in giro. Grazie girls!
Quanto ai commenti, mi rallegro che avete messo il ditino nel senso ultimo di tutta questa tragedia russa: non esistono cattivi, nel senso più classico. Tutti, dagli invasori Nobody, ai simil-nazisti di Earth, a quelli del Garderobe, hanno un loro fine e scopo preciso. E si odiano piuttosto cordialmente a vicenda, tacciando gli altri di essere inumani e ipocriti, per il solo fatto di seguire uno stile di vita diverso dal loro, che ritengono il giusto. Addirittura, in tutto questo sono forse i Nobody i veri buoni. Forse...
E, come sempre, un doveroso grazie a tutti quelli che stanno leggendo, e a quelli che leggono e mi mandano due righe, in ogni forma possibile: Hinata, Frozen, Chiarucciapuccia e Gufo_Tave. Grazie di cuore!

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Capitolo 20
*** Perseveranza ***


Perseveranza


Zipang, 25 marzo, ore 22.00

“Zexion, io non ti capisco...”
L'interpellato fece solo un leggero cenno del capo in direzione di Marluxia, il minimo per segnalargli che lo stava ascoltando. Anche se tutta la sua attenzione era rivolta alle rovine incandescenti di Heian-kyō, sopra le quali il fungo dell'esplosione termonucleare, dopo ore, non si era ancora dissolto.
“Dove ti devo dare un aiuto?” gli chiese senza la minima traccia di calore nella voce.
Che Marluxia interpretò come un insulto. “La tua strategia è fallimentare” gli rispose piccato. “Gli ordini di Xemnas erano di arrivare al più presto possibile su Earth, e togliere di mezzo quel pianeta maledetto, non di fermarci qui a giocare con questa gente.”
“Non possiamo farne a meno. O credi forse che questi ci avrebbero lasciato passare senza fiatare, dopo che i loro gemelli gli hanno mostrato quello che abbiamo combinato nel nostro multiverso? Come minimo ce li saremmo trovati alle spalle. Ed essere tra due fuochi non è mai salutare.”
Il Nobody dai capelli rosa batté a terra l'estremità dell'asta della sua falce. “Ma è quello che abbiamo ottenuto con le tue tattiche terroristiche. Quando siamo arrivati questo pianeta era sull'orlo di una guerra civile, adesso invece sono più uniti che mai. Nonché alleati a quelli di Earth. Avremmo dovuto lavorare sui loro conflitti e...”
“Marluxia.” Il tono gelido di Zexion zittì il compagno. “Ti rendi conto che questo era inevitabile? Non avremmo mai avuto spazio di trattativa con gente che aveva già assaggiato e rigettato l'Oscurità, nonché abituata a vivere in pace ma anche a combattere per mantenerla. Benché riluttanti. Questo non è come uno di quei pianeti mercantili che ci siamo potuti comprare senza colpo ferire.”
Lo sguardo del Nobody si fece leggermente infastidito. “Non credere che non ci abbia pensato, Marluxia, ma purtroppo questa gente ha altissimi precetti morali non in vendita. Per nostra sfortuna. E, per quanto in disaccordo con quelli di Earth, spingerli ad un aperto conflitto tra loro sarebbe stato impossibile. O credi che avrebbero creduto più a noi che a loro, che sono avvantaggiati dall'essere le esatte copie della gente qui? Non dimenticartelo, quella è una mancanza che ci è impossibile da colmare.”
“Questo è vero ma, in ogni caso, anche se non avessimo potuto comperarli avremmo sprecato meno tempo attaccandoli subito in massa, spazzando via questa gente inutile. Come hai visto, anche combinando le loro truppe con quelle di Earth, non hanno potuto nulla contro gli Heartless.”
All'obiezione di Marluxia, o forse al suo tono acido, Zexion si girò completamente verso di lui. I bagliori dell'incendio dietro le sue spalle gli diedero un'aria sinistra.
“Come hai visto” lo canzonò. “Sono pronti a tutto pur di distruggerci. Anche a sacrificare sé stessi e i propri popoli. Ho ragione di credere che, se messi alle strette, quelli di Earth sarebbero addirittura pronti a far saltare questo pianeta. Come sai bene questo è l'unico punto dal quale è possibile accedere al multiverso specchio, e non possiamo permetterci di perderlo.”
Marluxia sprofondò in un silenzio risentito, incrociando davanti a sé le braccia come a volersi corazzare contro le vincenti argomentazioni di Zexion.
“In ogni caso, se ben gestiti, i contrasti tra di loro avrebbero potuto giocare a nostro favore” sibilò tentando di avere l'ultima parola. Che lo stratega dei Nobody non gli volle concedere.
“Credi che non lo sappia? Ma è la stessa fermezza dei loro gemelli che gli si ritorcerà contro. Dopotutto è la sopravvivenza del pianeta Earl quella che è in gioco. I pavidi governanti di questo posto hanno di certo tremato allo spettacolo offerto dai fanatici di Earth, e si chiederanno cosa li attende in futuro. Vedrai, stanotte il Consiglio si riunirà a Windbloom, e prima di domani i cittadini di Earl dichiareranno la resa. A questo mira la mia strategia, e un risultato diverso è improbabile.”
I suoi occhi abbandonarono il compagno, che sembrava essersi finalmente convinto, per ritornare sull'incendio. A differenza di quello che aveva detto a Marluxia, Zexion sapeva che le cose sarebbero andate esattamente al contrario. Ma era quello che fin dall'inizio aveva voluto. 'No, è assolutamente certo che continueranno a combattere ancora più motivati di prima. L'eroico sacrificio di quella donna e dei suoi uomini impressioneranno di certo le Otome e i loro alleati, senza contare quelli di Earth, che cominceranno a porsi delle domande sui limiti dei propri armamenti convenzionali.'
Zexion sorrise. 'Questo mondo non ha bisogno di distruzione, ma di una rivoluzione. E io so esattamente cosa fare per ottenerla. Il problema è Xemnas, che deve credere che non ci sia modo per loro di raggiungerci. Ora, la soluzione migliore per me sarebbe che la distorsione venisse fatta collassare, separando questo multiverso dal nostro. Avendo gli strumenti è perfettamente possibile riaprirla, per questo, nello stesso tempo, non posso permettere che cancellino Earl, chiudendo irreversibilmente il passaggio.'
Gli occhi del Nobody salirono vero il cielo. 'L'equilibrio è labile e, da quello che ho carpito dalle loro menti, quell'arma che chiamano Harmonium lo strumento adatto per quello che ho in mente. Purché non la usino contro di noi..'


Garderobe, 26 marzo, ore 3.00

“Noi non possiamo permetterci di combattere questi esseri.”
Tutte le teste si girarono verso Marguerite Lyon, la Regina di Remus. Le chiazze rosse che aveva in volto suggerivano che fosse sull'orlo di un infarto, ma ciò non sembrava fermare la sua veemente oratoria.
“Dove vuoi arrivare con ciò?” le chiese Nguyen Bao di Annam, in tono considerevolmente più calmo.
“Che ci dobbiamo arrendere.”
Natsuki, istintivamente, serrò i pugni a quelle parole. Da una parte poteva capire le paure della donna, dall'altra però il suo animo ne era scosso. Avrebbero davvero dovuto deporre le armi di fronte agli invasori? Il pensiero stesso la disgustava ma, ancora di più, la preoccupavano gli sguardi del duo di Earth.
Aveva voluto che Mashiro e Nagi fossero presenti alla riunione, e la donna si era presentata con i capelli non legati come al solito in una coda di cavallo, ma lasciati sciolti sulle spalle, in un'acconciatura che la rendeva indistinguibile dalla Regina di Windbloom. Una mossa psicologica semplice ma da manuale, che le aveva regalato sguardi di apprezzamento che Natsuki non si era aspettata, non dopo che le sue truppe avevano vaporizzato una città. Adesso, lei e il suo accompagnatore fissavano la Regina di Remus come se la volessero vivisezionare.
“Stai dicendo che consapevolmente offriresti il tuo collo al boia senza nemmeno combattere?” chiese il Generale all'opulenta donna, senza nascondere il disprezzo nella voce.
“Fatelo voi, se siete così bravi! Siete arrivati qui vantandovi di come le vostri armi ci avrebbero dovuto proteggere. E invece sono tanto inefficaci quanto le Otome, contro quei mostri. A meno di non impiegare una cura che è peggiore del male. O è questa la vostra strategia? Nuclearizzare le nostre città ad una ad una non appena quelle cose si presentano?”
Il tono sarcastico della Lyon non impedì al Generale di risponderle in tono assolutamente serio, spiazzandola.
“In effetti, non posso negare che un attacco nucleare preventivo sarebbe auspicabile, ma non possiamo mettere a ferro e fuoco questo pianeta.”
Mashiro mise entrambe le mani sul tavolo, allargando leggermente le dita. Poi, guardò i regnanti ad uno ad uno, fermandosi su Natsuki.
“Vorrei ricordarvi che il vostro pianeta è la porta che permetterebbe a quelle cose di distruggere il nostro intero multiverso. Se voi cadete, o vi arrendete, così sarà per tutti. È questo che volete?”
“Ce ne importa?” le sibilò a quel punto Charles di Florince. “Perché dobbiamo sacrificarci per chi nemmeno conosciamo? La vita è una sola e io me la voglio tenere cara. La mia, e quella dei miei sudditi, che non voglio vedere né mangiati dalle Ombre né massacrati dai tuoi missili.”
Mashiro gli fece un sorriso che sarebbe stato quasi dolce, se non fosse stato smentito dallo sguardo gelido dei suoi occhi verdi.
“E tu ti fideresti di quelli? Dopo quello che hai visto? Speri davvero che dopo tutti noi non toccherà anche a voi? I Nobody non hanno bisogno che questo mondo sia popolato per far funzionare le porte, gli basta solo che esista. Per il momento.”
Nastuki avvertì accanto a lei un soffocato singulto. Allarmata, si girò verso Shizuru, intercettandone un'occhiata sgomenta.
'Cosa le aveva detto quel Nobody? Che noi eravamo solo le loro copie malfatte, e questo multiverso niente altro che una riproduzione del loro.'
“Tu non lo puoi sapere. Noi non abbiamo mai parlato con loro. Non sappiamo quello che vogliono” ribatté il Re di Florince.
“Invece sì.”
La chiara voce di Shizuru fece voltare tutti verso di lei. Natsuki la osservò alzarsi in piedi, sapendo quanto quel momento le stesse costando. Solo le Otome erano a conoscenza del suo scontro con i Nobody, non i governanti né quelli di Earth.
“Io li ho affrontati” scandì chiaramente, e nella sala piombò il silenzio. “E ho perso. Sapete poi quello che mi hanno detto? Che sono qui per annientarci. Quello che è successo ieri è la loro dichiarazione di guerra, se non l'avete capito.”
“Incantevole Ametista, con tutto il rispetto...” cominciò la Regina di Remus, prontamente bloccata dalla Mashiro di Earth.
“Le vostre migliori guerriere umiliate e il vostro popolo trucidato, vi serve altro per capire che quelli non si fermeranno fino a quando non vi avranno cancellato? In ogni caso, ricordatevi che anche per noi questo posto non è altro che una marca di frontiera. Per ovvi motivi, abbiamo per voi una speciale considerazione, ma ci sono potenze, dall'altra parte di quelle porte, che per fermare gli invasori non avrebbero remore a far saltare questo pianeta. Anche subito.”
Le parole del Generale si diffusero tra gli astanti come un'onda di maremoto, suscitando una ridda di commenti.
“Che vuoi dire?” le chiese la sua corrispettiva.
“Quello che ho cercato di spiegarvi prima.” Mashiro picchettò il suo dito indice sul piano del tavolo. “Questa terra che calcate è come un ponte, un passaggio obbligato per quegli esseri. Ma sparito il pianeta sparirebbe anche il passaggio. Fatevene una ragione.”
Nguyen Bao fissò la donna. “È una minaccia, Generale?”
“No. È un avvertimento. Noi non siamo i soli a conoscenza di questa storia, e gli altri non aspettano altro che un nostro errore o fallimento per risolvere la questione a modo loro.”
Natsuki, a quelle parole, si appoggiò contro lo schienale dello scranno, profondamente turbata. 'Sempre che sia vero, l'esistenza di altre potenze in gioco cambia tutto. Chi si azzarderebbe ad arrendersi, sapendo queste premesse?'
Decise di prendere in mano la situazione.
“Generale” le fece con voce abbastanza alta, in modo che tutti si girassero verso di lei. “In ogni caso il nostro problema principale rimane. Sia le nostre Otome che le vostre truppe sono inefficaci, da quello che abbiamo visto.” Le lanciò uno sguardo che sperò fosse il più eloquente possibile. “Ovviamente, sto dando per scontato che anche le divisioni della Repubblica Occidentale siano già su Earl, come tutto lascerebbe supporre. E, a tal proposito, ti invito a risparmiarci ulteriori teatrini.”
Mashiro le sorrise. “Ti devo dare ragione. I miei uomini sono già qui, e in DefCon due(1) da giorni, oramai” disse, provocando ulteriori mormorii stupiti tra i regnanti. “Sono pronta a fornirvi il posizionamento delle mie truppe, e a farvi incontrare il nostro condottiero, il Colonnello Haruka Armitage. Insieme potremo finalmente elaborare una strategia comune contro quegli esseri.”
La sua voce si alzò per superare i bisbigli. “Non è vero che non c'è nulla che possiamo fare. La verità è che le Otome e i miei uomini non hanno mai combattuto insieme. Separati siamo deboli, ma combinando le nostre forze io sono certa che potremo fermare quegli esseri. È probabile che Nobody superiori che li guidano siano solo tre. E, per quanto potenti, non sono invulnerabili. Il Colonnello Okuzaki ce l'ha dimostrato mettendone uno in seria difficoltà. Eliminati loro, non sarà poi difficile annientare i greggi di Heartless.”
“Usando i metodi che la tua gente ha impiegato finora?” urlò la stridula voce di Marguerite Lyon. “A che pro combatterli, se in ogni caso questo pianeta corre il serio rischio di venire sacrificato? Tanto vale cercare di trovare un accordo con loro e salvare il salvabile.”
“Questo è qualcosa che noi non possiamo accettare” le rispose ferma la donna di Earth.
Le sue parole zittirono i membri del Consiglio.
Natsuki poteva vedere sulle facce dei regnanti danzare il dubbio, la risolutezza, o la paura, mentre il Generale De Windbloom si sporgeva verso Nagi, sussurrandogli qualcosa che lo fece sorridere pericolosamente. Lei, invece, rabbrividì.
Se il Consiglio deciderà a maggioranza di alzare bandiera bianca noi non ci potremo opporre. Legalmente le Otome appartengono ai rispettivi signori, che possono anche ordinargli di deporre le armi.’
Spiò i tradizionali alleati del Garderobe e, nello sguardo deciso di Yukino e Haruka, lesse che almeno Aries non si sarebbe tirata indietro. ‘Ma gli altri? E le divisioni di Earth che abbiamo in casa? Non possono certo costringerci ad unirci a loro ma nemmeno gli potremmo impedire di difendersi se fossero attaccati. Trasformerebbero comunque questo pianeta in un campo di battaglia.’
Li conosceva oramai e, se anche aveva avuto dei dubbi sulla loro risolutezza nel fermare i Nobody, lo spettacolo offerto la sera prima dal Colonnello Okuzaki li aveva dissolti. La Regina di Remus e il Generale De Windbloom, accidentalmente sedute una davanti all’altra, non avrebbero potuto avere espressioni più diametralmente opposte.
Natsuki osservò il Generale piegarsi di lato, appoggiando il mento sul palmo della mano, nell’espressione più tipica della Regina di Windbloom quando era sommamente scocciata. Le scena fece deragliare i suoi pensieri su un altro problema.
E questa gente è come noi... siamo noi. Per quanto siano ambigui ed insensibili, e così maledettamente estremisti, ci possiamo dimenticare che condividono con noi nomi e aspetto? I cittadini, i soldati di Earl, staranno con le mani in mano a vedere i propri simili, in tutti i sensi, che combattono e muoiono per mano di alieni che non hanno nulla di umano?’
“Non possiamo farlo. Non possiamo arrenderci a loro così” esclamò improvvisamente una voce, facendo girare Natsuki e tutti gli altri verso di lei.
La Direttrice si era in qualche modo aspettata che fosse Arika Yumemiya ad esprimere più fortemente la volontà di combattere. La giovane Otome era balzata in piedi dal suo posto dietro lo scranno della sua Master e, ritta a lato della tavola rotonda, sembrava pronta a convertire l’intero pianeta alla sua idea.
Malgrado il momento, un tiepido sorriso sbocciò sulle labbra di Natsuki. ‘Così pura, nonostante tutto quello che ha visto in questi anni. Una vera Otome.’
“Perché dobbiamo farlo? Sono venuti qui. Ci hanno attaccato per primi. Hanno ucciso Mahya e causato la distruzione della capitale di Zipang. Se non li fermiamo la stessa cosa capiterà a tutte le nostre altre città. Io non capisco nulla di politica, ma la nonna mi insegnò che se qualcuno tratta male un amico, e si ha la forza per aiutarlo, non farlo equivale ad essere anche noi colpevoli.”
Marguerite di Remus sventolò la mano con fare noncurante. “La mia di nonna, che era a sua volta una regina e non una contadina, mi insegnò invece che in casi simili bisogna applicare la diplomazia, se non si vuole che il bullo picchi anche noi. Perché è proprio quella forza di cui parli che a noi manca, bambina.”
“Io non credo proprio” esordì Nina Wang, grave e composta come suo solito, mentre si alzava e si metteva a fianco di Arika che la guardò orgogliosa.
“Voi non potete chiedermi di farmi da parte, condannando altre popolazioni, interi mondi all'estinzione. È un pensiero che come Otome, no, come essere umano mi ripugna” disse senza mezzi termini.
“Proprio tu lo dici” gli replicò Marguerite Lyon. “Fa impressione sentire certe cose, sulla bocca di Nina la Sanguinaria.”
La voce di Nina non tremò all'insulto. “Proprio perché conosco le mie colpe non mi posso concedere il lusso di fuggire adesso, e far sì che la storia si ripeta. Io darò a questo mondo un futuro, non commetterò il mio errore una seconda volta.” La ragazza alzò il mento, rivolgendosi alla Regina Mashiro. “Vi prego, mia Signora, lasciatemi combattere questa minaccia.”
La Regina le sorrise. “Tu devi farlo, Nina. E anche tu, Arika. A costo di essere le sole, noi tre non ci tireremo indietro.”
Si alzò anche lei per stringere le mani delle sue Otome e, a quello spettacolo, tutte le altre guerriere le imitarono.
“No, anch'io sarò al vostro fianco...”
“E io pure.”
Carla, Rosalie, Ann... Natsuki guardò tutte le Otome attorno al tavolo farsi avanti, chiedendo di contribuire alla lotta. Annuì fiera alle sue compagne; sarebbe stato difficile ma, se anche fossero morte, lo avrebbero fatto senza rinnegare gli ideali della Fondatrice.
“Contate anche me” scandì la voce di Mai, che era stata ammessa al Consiglio in rappresentanza di Zipang. Si alzò, indicando il Generale De Windbloom. “Il mio paese è loro debitore, e combatteremo al loro fianco. Grazie al Colonnello Okuzaki l'infezione non si è estesa a tutta la nazione e... mi hanno comunicato che mio fratello e la sua compagna sono salvi, trasferiti su Earth prima della deflagrazione.” Gli occhi di Mai si riempirono di lacrime, mentre la donna sprofondava in un inchino. “Grazie, Generale.”
Natsuki, sollevata, vide quasi tutte le teste annuire mentre la Regina di Remus, oramai in minoranza, appoggiava poco cerimoniosamente i gomiti sul tavolo, affondando il volto nelle mani giunte. “Voi ci ammazzerete tutti...”


Castello di Fuuka, 26 marzo, ore 5.00

Lo accusavano sempre di essere un sadico bastardo, ma Nagi sapeva bene che non era del tutto vero. Come adorava circondarsi di marionette obbedienti, così amava giocare con il fuoco. Fin quasi a scottarsi, e a volte anche oltre. Solo il piacere di un intrigo ben riuscito superava quello di arrivare quasi a perdere tutto, e recuperarlo all'ultimo secondo. E, di tutti i suoi burattini, solo la Nina Wang di entrambi gli universi riusciva ad imbastire per lui uno spettacolo del genere.
L'accorato discorso che aveva fatto davanti al Consiglio, nel momento topico, aveva capovolto le sorti della votazione. Lui ne aveva apprezzato l'intervento perché era stato risolutivo ma, soprattutto, perché lo aveva divertito a non finire.
'E lei darebbe a questo mondo un futuro? Ma dove l'ha sentita questa? Lo sapevo che si preparava a fare qualche stupidaggine. Cosa che, visto che la sua presenza è essenziale per accedere a quella maledetta biblioteca, non deve affatto succedere.'
Fissò la porta dell'appartamento della ragazza. Non poteva ancora fidarsi di incontrarla in pubblico, ma a quell'ora nessuno l'avrebbe visto entrare.
Bussò leggermente e Nina aprì la porta dopo qualche secondo, senza curarsi di chiedere prima chi fosse. I suoi occhi aranciati si spalancarono davanti alla scoperta.
“Arciduca!”
Nagi non riuscì a non sogghignare. “Ancora? Chiamarmi per nome è così complicato?”
Entrò senza che lei lo avesse davvero invitato, dedicandole un sorriso amabile mentre le passava accanto.
Quando l’aveva vista allontanarsi da sola verso il Palazzo di Fuuka, lasciando Arika e la sua Master a parlottare con Shizuru e Natsuki, aveva deciso che quella notte la ragazza avrebbe avuto bisogno di compagnia. Chissà cosa mai poteva macchinare il suo cervello, semmai l’avesse lasciata sola troppo a lungo.
Con una sola occhiata valutò l'arredamento della piccola sala che fungeva da soggiorno. Assolutamente anonimo e, sul piccolo tavolo centrale, mancavano anche i vasi di fiori onnipresenti in tutte le stanze del palazzo.
'Beh, non mi aspettavo certo di trovarci dei pupazzi, certo che è piuttosto spoglia per essere la casa di una ventenne.'
Su uno scrittoio sistemato in un angolo giaceva una pila di libri, e un quaderno dalle pagine ricoperte di una scrittura fitta e regolare.
Nagi glielo indicò. “La mia fin troppo efficiente Nina stava studiando?”
Lei, che era rimasta bloccata accanto alla porta ancora aperta, e che solo in quel momento sembrò realizzare chi era entrato nella sua stanza, sbatté le palpebre e scosse la testa.
“No, stavo riordinando le idee su quanto deciso questa notte” rispose, lasciando trasparire un certo disagio.
Nagi lanciò un'altra occhiata al quaderno, scettico. 'Purché non siano le tue ultime volontà...'
Si decise a farle un sorriso innocente, mentre lei era ancora al suo posto.
“Rimarrai lì tutto il resto della notte?”
Nina scosse la testa, chiudendo finalmente la porta e facendo qualche passo verso di lui. “Perché sei qui?” gli chiese, diretta.
“Per farti i complimenti. Quel discorso era veramente commovente.”
La osservò stringere gli occhi, gesto che faceva sempre quando era irritata. Lui lo sapeva bene. “Se sei venuto a ringraziarmi te lo puoi risparmiare. Non l'ho fatto per aiutare voi, ma quei pazzi stavano davvero per alzare bandiera bianca. Se ne fosse stato per Arika...”
“Si sarebbero fatti una risata in meno” concluse lui. “Stupidaggini. In quel momento sei tu che li hai conviti. Perché sanno, o immaginano, che a differenza di Arika tu hai davvero il potere di liberarli da quegli esseri.”
Aveva azzardato la risposta, ma fu ripagato da uno sguardo sconvolto che, una volta di più, gli confermò che quello che Nina gli nascondeva era davvero importante. E la spaventava a morte. Che lui sapesse, c'era una sola cosa su Earl che poteva avere quell'effetto sulla stoica Otome.
Nagi si appoggiò al bordo del tavolo, distogliendo lo sguardo da lei. “Forse ne avresti meno paura se mi dicessi cos'è... ” le chiese a bruciapelo.
“Niente che ti interessi.”
“No-no. Non si fa così” scandì in tono quasi musicale. “Pensavo che tra me e te non ci fossero più segreti, perché insisti a tenerti dentro questo?”
“Perché non è necessario che tu lo sappia ora. Come potrei fidarmi dell’uomo che è famoso per dire solo bugie?”
La domanda lo lasciò un attimo senza parole, ma si riprese subito. Dopotutto, si aspettava una ritorsione del genere.
“Nina, Nina, io non ho mai mentito. Non è colpa mia se gli altri non riescono a leggere tra le righe di quello che dico.”
“Non mi importa. Non c'è bisogno che tu sappia perché, ma in cambio dei segreti della biblioteca ti chiedo solo di starmi vicino... quando verrà il momento.”
E quella cosa a Nagi cominciava a sembrare decisamente preoccupante. Non era sicuro che gli sarebbero piaciuti i piani di Nina.
'Però, tu non avresti mai fatto del male a Sergay, non è vero? Alla persona che ti era più cara...'
Si decise in un secondo, attribuendo la scelta al puro istinto di sopravvivenza.
Abbandonò la sua postazione accanto al tavolo e andò verso di lei, che non si scostò né i suoi occhi abbandonarono il pavimento. Dovette appoggiarle due dita sotto il mento per costringerla delicatamente ad alzare la testa. “Mi odi così tanto che non riesci nemmeno a guardarmi?”
Le pupille della ragazza si dilatarono leggermente e il suo volto si imporporò. “No. È che... tu mi ricordi troppo quello che ho sempre cercato inutilmente di dimenticare.”
“Eppure la prima volta che ci siamo visti mi hai detto che non amavi ripensare al passato.”
La mano di Nina gli prese il polso, ma la ragazza non cercò di allontanarlo da sé. “Mentivo. La verità è che non posso farne a meno qui dentro.”
Nagi le fece scivolare le dita lungo la mandibola, fino all'attaccatura dei capelli. Lei non chiuse gli occhi, velati di sconforto, ma gli appoggiò comunque la guancia sul palmo della mano.
“Per me, qui, circondata dalla stessa gente che mi ha conosciuta allora, è come se il tempo non fosse mai passato. Per me quella notte non è mai finita.”
“Che vuoi fare, allora?”
“Quello che devo. Tutto questo deve concludersi. Io voglio chiudere quella storia in modo veramente definitivo.”
'Definitivo? Non mi piace quella parola sulla tua bocca.'
“E che farai dopo? Ritornerai al tuo posto, da brava Otome, due passi dietro quella falsa regina?”
La ragazza non replicò, ma nei suoi occhi l’irritazione prese il posto dello scoraggiamento. E l’albino non poté fare a meno di sogghignare.
Brava. Così mi piaci. Sei molto più interessante quando ti ribelli che quando ti affliggi.’
Divertito dalla sua espressione contrariata le accarezzò una guancia, distendendole una leggera fossetta che le si era formata intorno alla bocca.
“Lo sai che stando sempre accigliata ti farai venire delle rughe orribili?”
“Basta, per favore. Shizuru aveva ragione, stai corteggiando la Nina sbagliata” gli mormorò lei, ma senza scansarsi.
“Ti assicuro di no. Dopotutto, è una questione di priorità. Tu sei quella che ho conosciuto prima.”
“Che vuol dire? Ti ho già detto che sono stanca delle tue ambiguità.”
Adesso erano veramente vicini, e le mani di lei salirono a stringerli i lembi del soprabito, mentre Nagi si abbassò per sfiorarle con le labbra un angolo della bocca. Ma senza veramente toccarla. Sentì le sue mani tremare leggermente.
“Ni-na” cantilenò sottovoce. “Credi che io abbia dimenticato quello che potevamo essere? Con lei ho cercato solo di avere quello che non sono riuscito a conquistare con te.”
'Una dea della distruzione dedicata solo a me, bellissima mentre la sua danza di morte divora il mondo' pensò lievemente eccitato, mentre Nina si lasciava baciare.
Era una descrizione un po' sopra le righe, che non sapeva da dove gli era venuta in mente, ma che trovava perfetta per lei.
Sperò solo che non fosse anche profetica.


Garderobe, 26 marzo, ore 6.30

Albeggiava, e Natsuki non si era concessa neppure un’ora di sonno. Nemmeno si ricordava l’ultima volta che aveva posato decentemente la testa sul cuscino.
Forse è il caso che chieda davvero a Yokho qualcosa. Ma che serva a farmi stare sveglia il più possibile. Non posso sparire dalla circolazione in un momento come questo, neppure per poche ore. Lei se ne approfitterebbe subito.’
Guardò di sottecchi la Mashiro di Earth, ritta davanti alla vetrata del suo ufficio. Avrebbe preferito che fosse ritornata a legarsi i capelli, adesso che la sceneggiata davanti al Consiglio era finita; la sensazione di avere davanti la gemella cinica della Regina Mashiro era, in quel momento, allo stesso tempo straniante ed irritante.
Glielo stava per suggerire quando la donna si girò verso di lei.
“Bene, quando pensi di essere pronta con le tue ragazze? Il Colonnello Armitage è ansiosa di rivederti.”
Natsuki scosse la testa. “Lo posso immaginare. Dacci mezz’ora e potremo partire. Mi porterò solo Shizuru e Mai, però. Tutte le altre è preferibile che rimangano a guardia qui. A proposito, i regnanti hanno espresso il desiderio di visitare anche loro il vostro campo base.”
Mashiro fece una faccia scandalizzata. “Nemmeno per sogno. Non voglio avere problemi con quel branco di galli e galline starnazzanti. Come ti dissi l’altra volta, la collaborazione tra Earl e Earth passerà solo attraverso il Garderobe, se non l’accettano mi dispiace ma è un problema solo tuo.”
“Non c’è bisogno di essere così duri. Oramai hanno digerito la cosa, ma credo che gli farebbe piacere vedere cosa esattamente dovrebbe proteggerli.”
L’altra scosse le spalle. “Che noia. Raccontagli che gli porterai delle foto...”
A quella battuta Natsuki distolse le sguardo, appoggiando il volto sulla mano stretta a pugno e sospirando rumorosamente. “Per la Fondatrice... a volte sei capricciosa e testarda come la nostra Mashiro” disse a bassa voce, guadagnandosi un’occhiataccia dell’altra.
“In ogni caso” riprese il Generale come se nulla fosse, “se sei d’accordo potremmo creare un secondo centro di comando qui dentro, da affiancare al vostro. Sarà più facile coordinare le operazioni.”
Alla proposta Natsuki annuì. “Va bene. Puoi ordinare ai tuoi uomini di cominciare subito. Irina potrà fargli da referente.”
“Appena usciamo di qui comunicherò la cosa alla nostra Irina. Sarà felice di conoscere la sua omonima, hanno molto in comune.”
L’accenno fece ricordare alla Direttrice qualcosa di grave che si era ripromessa di chiedere a Mashiro.
Si girò di nuovo verso di lei. “A proposito di omonimi, è da qualche ora che non vedo il Maggiore Wang. E il personale del Castello mi ha riferito che è uscita nel tardo pomeriggio di ieri, accompagnata da due guardie e da uno dei piloti del flyer con il quale siete arrivati. Tutti se ne sono andati con quell'affare.”
“Al momento dell’attacco l’ho spedita a casa. Qui cominciava a diventare un po’ troppo pericoloso, e avevo promesso al marito di rendergliela tutta in un pezzo.”
La risposta sembrò a Natsuki un po’ evasiva, considerato anche il caratterino combattivo della controparte earthiana di Nina.
“E le guardie?”
“Nostri infiltrati.”
Le parole, e il tono assolutamente indifferente con il quale il Generale le aveva pronunciate, avrebbero fatto imbestialire Natsuki se non avesse avuto altro di più importante a cui pensare. Si limitò ad una risposta sarcastica.
“Strano, avrei detto che avrebbe fatto di tutto pur di non farsi strappare dal suo amore...”
“Le ho dato un ordine, e ha dovuto chinare la sua graziosa testolina.”
Una gelida sensazione di inquietudine sbocciò nello stomaco della Direttrice.
‘Calmati, non è nulla di cui preoccuparsi. La storia regge, e anche se fosse falsa... noi non potremmo in ogni caso controllare.’
Mashiro dovette accorgersi del suo disagio, perché scosse la testa. “Se ne è andata, ti dico. Perché ti dovrei mentire?”
“Perché non hai fatto altro fino ad ora” scattò la Direttrice, resa nervosa dalla mancanza di sonno e dalle preoccupazioni. Mashiro, però, non diede segno di voler rinunciare alla sua proverbiale calma angelica.
“Capisco. E non hai tutti i torti. In un certo senso nemmeno quello che diceva prima la Regina di Remus era tecnicamente sbagliato; questo pianeta è sulla soglia della distruzione, per questo, come segno della buona volontà della mia gente di aiutare la tua, ti ho portato un regalo.”
Mashiro sollevò sulla scrivania una valigia piuttosto voluminosa, color grafite, che Natsuki adocchiò con sospetto.
“Cosa sarebbe?”
“Forse l’unica speranza per voi come... comunità, di sopravvivere.”
Mashiro la aprì, rivelando uno strato gommoso sul quale erano incastonati un numero incalcolabile di piccoli ovuli rossi. Come le mostrò il Generale, la valigia ne conteneva diversi strati.
Natsuki si volse verso di lei senza capire, al che Mashiro estrasse uno degli ovuli.
“Ognuna di queste pillole contiene la necessaria quantità di catoni per permettere il trasferimento di un essere umano da questo piano a quello di Earth” le disse. “I catoni generano un codice univoco, che permette al computer in patria di rimaterializzare in sicurezza la persona che li ha in corpo. Capisci cosa ti sto offrendo, Direttrice?”
Lei poté solo abbassare gli occhi, sconcertata, sul contenuto della valigia.
“Quanti?” sussurrò.
“Diecimila. Fai distribuire gli ovuli ai regnanti qui presenti, e a chi ti sembra meritevole di salvarsi. Che ognuno si preoccupi della propria gente. In ogni paese esiste un portale. Basterà che i candidati si rechino lì perché il trasferimento si attivi.”
Natsuki aggrottò le sopracciglia. “Aspetta. La vostra scienziata aveva raccontato a Yokho che sono possibili trasferimenti multipli, anche con accompagnatori che non hanno questi in circolo.”
“Sì, per un massimo di due persone. Ma questi catoni sono settati diversamente.” Mashiro le sorrise, stancamente questa volta. “Devi capirmi. Sarebbe un suicido etnico per il mio pianeta ospitare una comunità troppo numerosa di persone da un altro mondo. Diecimila è un numero equo, concordato con quelli della Coalizione East.”
“Non mi puoi chiedere di selezionare diecimila persone... su che base...”
Il tono di Natsuki celava a malapena l’irritazione, ma dentro di sé la donna era stupefatta. Mai avrebbe pensato, o sperato, che quelli di Earth gli avrebbero offerto una tale scialuppa di salvataggio.
“Non spetta a te, purtroppo. Ogni paese farà le sue scelte, anche se immagino che i primi che varcheranno i portali saranno proprio i governanti di quei paesi che oggi invocavano una tregua.”
“Non possono. Vorrebbe dire privarci di valorose Otome.”
A quella risposta Mashiro ridacchiò. “Sopravvaluti la tua gente, se davvero pensi questo.”
Poi le prese di scatto la mano, posandole nel palmo la pillola che aveva estratto prima. “Questa invece è per te. E lì dentro ce ne sono a sufficienza per tutto il personale del Garderobe.”
“No. Se ne dovessi approfittare vorrebbe dire che qui sarebbe tutto perduto. E io non voglio nemmeno pensare all’eventualità di compiere un atto tanto vile come abbandonare il pianeta che avevo giurato di difendere.”
Negli occhi di Mashiro la Direttrice poté leggere, in quel momento, un lampo di apprezzamento sostituito però, subito dopo, da un’espressione profondamente disincantata.
“Fai come vuoi. Non posso dire di non capirti. Ma, sai com’è, nel caso tutto andasse davvero male, e il mio pianeta si ritrovasse ad ospitare un numero così elevato di profughi, sono certa che le autorità a casa preferirebbero avere a che fare con te, piuttosto che con una di quelle teste coronate.”
L’attenzione di Natsuki ritornò sulla pillola che aveva ancora in mano. Mandava bagliori strani, o forse era solo la sua immaginazione.
“Autorità a casa... l’hai detto come se non comprendessero te stessa.”
L’altra scosse leggermente la testa. “Le regole di ingaggio mie e dei miei uomini sono di fermare quegli esseri, ad ogni costo. Non gli lascerò toccare il sacro suolo della nostra patria. E, ricordati, che dal momento in cui i vostri amici e le vostre famiglie saranno su Earth, è anche per difendere loro che le estreme misure dovranno, eventualmente, essere prese.”
La Direttrice non mosse un muscolo davanti alla dura replica. Si limitò a lasciar cadere l'ovulo sulla scrivania, guardandolo scivolare lentamente vicino alla mano di Mashiro.
“Avrei dovuto immaginarlo che non potevate essere tanto altruisti. Credi che manderò quelle persone ad essere diecimila prigionieri di guerra?”
Il Generale prese la pillola e gliela allungò. “Li preferisci qui e morti?”
“Ovviamente no. Ma...”
“Non siamo così spietati, Natsuki.”
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
La Direttrice scattò in piedi, dando uno schiaffo alla mano che le veniva tesa.
“Adesso basta” urlò. “Siete più di quello. Niente altro che impudenti e arroganti predatori che, con la scusa di una minaccia purtroppo vera, siete venuti qui ed ingannandoci in ogni modo siete riusciti ad imporci quello che di volta in volta vi ha fatto più comodo, introducendo le vostre spie ovunque. Pensi che non me ne sia accorta? Combatteremo sì, ma per salvare la nostra gente, non la vostra orribile tecnocrazia. E non credere nemmeno per un istante che io vi verrò mai a dire grazie per averci avvertito. Se siete qui è solo perché abbiamo qualcosa che vi interessa. Punto. Non potevate dircelo dall’inizio, perché altrimenti vi avremmo rispedito sul vostro pianeta a calci. Adesso, invece, non possiamo più rinunciare né alla vostra collaborazione né a rivelarvi i nostri segreti militari. L’abbiamo già fatto, purtroppo.”
Immune alla sua sfuriata Mashiro scosse le spalle. “Vedi? È per questo che tu sei il nostro interlocutore preferito. Sei acuta e non hai paura di dire in faccia alla gente quello che pensi.”
“Già, soprattutto quando è la verità.”
“Non lo nego, ma chiediti cosa sarebbe stato di voi se noi non fossimo sbarcati qui. Te lo dico io. Avreste mandato allo sbaraglio le vostre ragazze come al solito, convinte che le Otome vi avrebbero risolto il problema. Invece gli Heartless se le sarebbero mangiate. Siamo noi a fare la differenza, Direttrice, o pensi che i Nobody non vi abbiano ancora attaccato in massa per paura di affrontare quattro ragazzette in lingerie?”
Natsuki calò la mano di piatto sulla scrivania. “Se è per questo dubito fortemente che temano anche voi. A Zipang hanno avuto la meglio sulle vostre truppe piuttosto velocemente, ricordatelo.”
“Lo so. Perché credi che abbiamo bisogno di voi? Se ti serve per fartene una ragione pensa pure che siamo costretti a collaborare, ma niente ci impedisce che dopo questa storia le nostre strade si dividano.”
“Puoi scommetterci. Farò giustiziare qualunque cosa si presenterà fuori da quelle porte, una volta che le avrete varcate per tornarvene a casa. E spero che succeda anche velocemente.”
Le due donne si fissarono, studiandosi, e fu Mashiro la prima che incrinò con un sorriso l’espressione turbolenta che aveva inalberato.
“Anch’io” esclamò.
Quella semplice replica sembrò togliere a Natsuki ogni volontà di litigare ancora con il Generale.
Sfiduciata e stanca, volse lo sguardo fuori dalle vetrate, verso la catena montuosa che si stendeva attorno alla città. I primi raggi del mattino incendiavano le alte vette, e non c'era nemmeno una nuvola in cielo. Le sembrava impossibile che tutto potesse finire, dissolto in polvere cosmica.
“E così, è la guerra. Pensi che ce la siamo meritata?” mormorò a mezza voce.
Mashiro seguì il suo sguardo. “No. Ma, adesso, vediamo di vincerla.”


Castello di Fuuka, 26 marzo, ore 7.30

Nagi si chiuse alle spalle la porta dell'appartamento di Nina, sorridendo amabilmente alla guardia che era rimasta ad aspettarlo in corridoio. L'altro annuì rigidamente, in cuor suo sperando che il Colonnello si fosse divertito; anche se l'attrazione per quella ragazzina ossuta, dagli sguardi perennemente torvi, era la più inspiegabile delle tante cose che non capiva del Direttore dell'Intelligence.
L'albino, da parte sua, si girò verso la porta, osservandola con la testa lievemente inclinata da una parte. Tutto quello che era successo là dentro era stato istruttivo e divertente, ma c'era qualcosa che non quadrava.
'Troppo facile. Si è lasciata sedurre come se non aspettasse altro. Quando non ha mai dato segno di desiderare a tal punto la compagnia della mia persona. Nina, Nina, cos'ha escogitato la tua testolina? Non che in cambio di qualche bacio io adesso mi metta a fare tutto quello che vuoi tu, non è vero? Io non sono una di queste tue amichette, o il caro Sergay, che hai comprato con qualche lacrimuccia.'
Il suo sorriso tentennò un attimo. Però, se doveva essere del tutto onesto con sé stesso, che Nina l'avesse fatto solo perché in qualche modo doveva, o perché l'aveva pianificato coscientemente, aggiungeva solo valore ad una persona che già lui reputava come speciale. Divertito dall'aver anche solo pensato una cosa del genere, si incamminò verso il suo alloggio.
'Speciale, sì, ma in un modo che gli altri non capirebbero.'
Lo attirava il fatto che Nina, esattamente come Shizuru, sembrava sul punto di perdere totalmente il lume della ragione. Non poteva vederle, ma le avvertiva parlandole, le linee di tensione che percorrevano la personalità disturbata della ragazza. Ci sarebbe voluto veramente pochissimo per mandarla, un'altra volta, fuori controllo. Avrebbe dovuto stare attento, ma quello era solo un'altra parte del gioco.
“Principessa Nina, stai impazzendo, vero? Oh, non ne puoi fare a meno, qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta"(2) canticchiò, soddisfatto di sé come non gli capitava da molto tempo.
Dietro di lui la guardia si sentì gelare, e provò un'istintiva compassione per la ragazza dagli occhi torvi. Aveva l'aria altezzosa, ma forse nemmeno lei si meritava uno come lui.

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Il freddo la svegliò dal suo dormiveglia, così, indecisa se rifugiarsi finalmente sotto le coperte o fare una doccia ed alzarsi, Nina si tirò su fino al mento la leggera coperta nella quale si era trovata avvolta. Realizzando che non era affatto una coperta.
Pigramente, prese tra le dita un lembo del leggero soprabito che Nagi le aveva buttato addosso ad un certo punto della notte.
La stoffa nera aveva una consistenza strana, a metà tra pelle e tessuto, ma scorreva tra le sue dita come seta. Nina decise che era veramente bella.
Sospirando, alla fine si sollevò a sedere sul letto, sistemandosi l'indumento attorno alle spalle. Considerato il grado di Nagi, non è che esibisse chissà che contrassegni; solo delle mostrine a forma di triangolo sul colletto, e un distintivo a v sulla manica sinistra. Oltre che il tridente scarlatto sulla destra.
Nina si fece forza, decidendo di guardarsi allo specchio, e vide una ragazza che non riuscì a riconoscere. O, almeno, l'aveva vista in giro più di quanto avesse voluto, vestita in quello stesso modo, con i capelli sciolti come li aveva lei in quel momento.
La ragazza sorrise amaramente. 'Sì, ma sotto la giacca il Maggiore Wang non indossava la sola biancheria intima.'
Sospirando si ributtò sul letto, stropicciandosi gli occhi con il palmo delle mani. 'Che fai, Nina? Ti confronti con quella? Tanto non riuscirai mai a superarla, e quelle cose carine che lui ha detto le ha pronunciate solo per farti uscire dal tuo vestito. Lo conosci, com’è. E non te ne puoi nemmeno lamentare, visto che sei tu che l’hai voluto.'
Forse era stato uno sbaglio quello che avevano fatto, ma doveva essere certa che lui pensasse di averla totalmente sotto controllo. Così, non avrebbe mai immaginato quello che lei stava preparando.
Si girò su un fianco, serrando gli occhi. 'Ma, adesso, vorrei che andasse tutto bene.'
Non avrebbe mai pensato di trovare il coraggio di fare una cosa simile, tanto più con Nagi. Lui era stato il suo padrone, una persona che lei era stata addestrata a considerare intoccabile. Sorrise tra sé e sé. Non che quando era la sua Otome avesse mai avuto dubbi a riguardo. Malgrado non lo trovasse più brutto della media dei ragazzi che conosceva, ne aveva troppo rispetto, e una considerevole dose di paura, per pensarlo in altri modi che non come il suo Master. E poi, ai tempi, era ben altro quello che lei voleva.
Si strinse le braccia attorno al corpo. Voleva calore e sicurezza, quella delle mani grandi di Sergay, le stesse che l'avevano protetta quando era piccola. Però lui glieli aveva negati.
'Non è mai stata colpa sua. Come potevo pretendere che mi amasse come una donna, dopo avermi cresciuta come una figlia? Una mocciosa dalle ginocchia perennemente sbucciate.'
Le mancava quel calore, e quella sensazione di tranquillo controllo sul mondo circostante che l'abbraccio di Nagi le aveva fatto ricordare. Ma non se ne era stupita; lui era tornato su Earl ancora più sicuro di sé di quanto lo fosse mai stato, non più un ragazzino insolente e manipolatore, ma un adulto cinico e astuto.
E poi, dopo tanto tempo era stato bello sentirsi desiderata come essere umano, e non solo apprezzata come Otome. Anche se tra loro c'era solo un immenso castello di bugie.
'Anche questa volta. Ma forse non per sempre...'
Stupita di sé stessa, Nina ridacchiò, dandosi mentalmente della sciocca. 'Che fai, ti metti a pensare al futuro che non avrai mai? E a questa persona alla quale tu importi solo in funzione di quello che può ottenere da te?'

Persa nei suoi pensieri si addormentò dopo qualche minuto, sognando un grosso gatto albino, sghignazzante, che appariva e scompariva sui rami degli alberi. E nel sogno c'era anche una Regina che le voleva tagliare la testa, e il suo seguito di piccole carte da gioco nere, con artigli e zanne. Milioni e milioni di carte. Alla fine le carte la catturarono e, anche se tese la mano verso il gatto chiedendo aiuto, lui rimase immobile sul suo albero, a guardare ghignante mentre la portavano al patibolo.


Note
(1) DefCon è un acronimo statunitense che letteralmente significa stato di difesa (Defense Condition) e indica lo stato di allerta delle Forze Armate degli Stati Uniti. DefCon 2 è il livello di allerta immediatamente precedente al tempo di guerra.
(2) Lewis Carroll - Alice nel Paese delle meraviglie, cap. VI: frase detta dallo Stregatto ad Alice.



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Awww... miei cari lettori, grazie tantissime a tutti per le recensioni al precedente capitolo ^_^ Mi hanno fatto particolarmente piacere visto che ammetto di fare un po' fatica a descrivere scene di battaglie, dove l'effetto "lista della spesa" è sempre in agguato, quindi sono contentissima che vi siate divertiti a leggerlo! Beh, forse "divertiti" non è la parola giusta, ma la guerra è sempre un "serious business" e, visto che io vorrei che questa fanfiction fosse il più realistica possibile su certe cose, in uno scenario del genere, come ha scritto Gufo_Tave, "due stordite in abitino svolazzante non bastano certo a salvare la giornata".
Quanto a questo, grazie come sempre in anticipo a Shainareth e Solitaire per il betaggio tattico e strategico, chiamiamolo così visto che siamo in tema!

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Capitolo 21
*** Entropia ***


Entropia


Dintorni di Windbloom, 26 marzo, ore 9.00

“Brigadiere Generale.”
“Colonnello...”
Natsuki strinse i denti, imponendo a sé stessa di calmarsi. Tirare un pugno ad entrambe le Haruka Armitage non sarebbe servito a farle andare d'accordo. Però, dentro di sé, maledisse la testa dura delle due bionde; si erano a malapena salutate e già sembravano pronte ad azzannarsi alla gola.
'Questo pianeta è troppo piccolo per due così...' si ritrovò a pensare.
Aveva cercato di lasciare fuori la Otome di Aries dall'incontro, ma non c'era stato verso. Saputo che solo Natsuki, Shizuru e Mai erano state invitate, la giunonica donna si era precipitata in volo dietro al flyer che portava la delegazione al campo base di Earth, e la Direttrice del Garderobe aveva dovuto attingere a tutte le sue capacità diplomatiche per impedire ai piloti di abbatterla. Il Generale De Windbloom, da parte sua, aveva liquidato la faccenda sibilando un laconico 'conoscendo la sua omonima, il gesto non mi stupisce.'
 
La Direttrice scosse la testa, ricordando le parole di Mashiro e chiedendosi se avesse fatto bene a fermare i piloti. Poi fissò le due Armitage, che si stavano ancora scrutando.
Fu quella di Earl che, all'improvviso, estrasse la mano destra.
“Quindi lavoreremo insieme... sarà un onore per me” disse all'altra, pur se a denti decisamente stretti.
Il Colonnello Armitage le prese la mano come se stesse afferrando la maniglia di un portellone dalla cui apertura dipendesse la sua vita.
“Lo puoi ben dire, Haruka” le rispose quasi ringhiando.
Davanti a loro, Natsuki esalò un silenzioso sospiro di sollievo. 'E anche questa è andata.'
Poi il biondo Colonnello si girò, facendo cenno alla delegazione di seguirla all'interno dell'accampamento.
Sfilarono tra tende talmente ben mimetizzate da essere invisibili dall'alto e compatti drappelli di soldati che sembrarono a Natsuki la quintessenza del fanatismo bellico. Esattamente come ricordava dalla sua visita su Earth. Fu stupita, però, che non si vedessero in giro né blindati né aerei ma, alla sua inespressa domanda, il Colonnello Armitage rispose facendo roteare un braccio in aria.
“Attrezzature e mezzi sono tutti intorno a noi, coperti da un segnale di mimetizzazione ottica e termica. E sottoterra.”
“Di cosa disponete, esattamente?” le chiese inquisitoria la sua omonima.
I numeri che Haruka snocciolò fecero impallidire Natsuki.
'Scommetto che questi bastardi hanno cominciato a trasferire qui armi e personale immediatamente dopo che io sono rientrata, e chissà se è sempre stato per la minaccia dei Nobody. Non ci credo che non gli sia mai passato per la testa di invaderci.'
La meta della breve escursione fu una tensostruttura indistinguibile dalle altre, che però Haruka presentò come il loro quartier generale.
Nell'interno si dividevano lo spazio computer e ufficiali di grado superiore, alcuni dei quali ben conosciuti da Natsuki. La Yukino e la Chie di quel mondo le fecero un cenno, anche se si irrigidirono sensibilmente alla vista di Shizuru, come il resto dello staff.
Natsuki guardò l'amante perplessa, mentre la stessa si girava verso Mashiro. 'Continuo a dimenticarmi chi era la sua omonima...'
“Forse non sarei dovuta venire” fece l'Elegante Ametista a bassa voce.
“E perché? Sono semplicemente colpiti dalla tua somiglianza con il nostro ex-comandante. Com'è successo con me sul tuo pianeta” le rispose Mashiro.
“Non vorrei metterti in difficoltà.”
Mashiro fissò Shizuru per un lungo secondo, come se non avesse capito di cosa la Otome stesse parlando. Poi le sorrise, il volto illuminato da un lampo di maliziosa consapevolezza. “Ah, intendi quello. Sei molto gentile, Shizuru Viola, a preoccuparti per la nostra catena di comando, ma non hai nulla da temere; i fedelissimi del Generale Viola si sono da tempo offerti come kamikaze in qualche importante missione.”
Mentre Natsuki sbarrava gli occhi Shizuru non mosse un muscolo alla rivelazione.
“Offerti volontari, immagino” rispose al Generale con solo un lievissimo accento sarcastico nella voce.
“Ovviamente” rispose l'altra, soave. “Hanno fatto di tutto per emulare la loro eroina. Decisamente dei veri servitori della patria.”
La Direttrice dovette distogliere lo sguardo, in preda ad un misto di ripugnanza e irritazione. 'Non finirà mai di stupirmi di quanto poco vale dalle loro parti una singola vita umana; non hanno il minimo concetto della libertà e dell'autodeterminazione, solo la sopravvivenza del loro gruppo è essenziale, non importa quanti debbano morire per salvaguardarla.'
Natsuki si guardò attorno, come sempre colpita dall'aria di rigorosa gerarchia che si respirava attorno agli abitanti di Earth. 'L'evoluzione su quel pianeta ha preso una piega ben strana, a volte hanno comportamenti che, più che esseri umani, mi ricordano quelli delle formiche.'
Le Otome che si era portata con lei non sembravano però aver registrato nulla di strano nei comportamenti degli ufficiali di Earth. Osservò Haruka ascoltare annuendo le spiegazioni della sua omonima, e Shizuru guardarsi attorno come se dopotutto apprezzasse quello che stava vedendo. Mai stava invece piangendo lacrime di gioia davanti ad un video che mostrava i volti del fratello e dalla sua compagna. Sembravano provati, ma di certo era vivi.
'Sono riusciti a portare qui uno schieramento militare di tutto rispetto, e sarebbe da pazzi affermare che non ci saranno d'aiuto, ma ancora di più sono felice per il ritrovamento dell'Harmonium. Sarà il nostro asso nella manica nei loro confronti, mentre loro non ne hanno più nessuno.'


Incrociatore Black Smoke Chrysoberyl, 26 marzo, ore 14.00 di Earl

Nina si strinse il soprabito attorno al corpo. Era già da qualche ora sull'ammiraglia ma non si era ancora abituata allo sbalzo di temperatura; mai avrebbe pensato di rimpiangere il caldo quasi desertico della capitale di Windbloom. Scoccò un'occhiata infastidita alla sua destra. E mai avrebbe pensato di rimpiangere il chiacchiericcio infantile del Maggiore Yumemiya. Ma Shiho Huit era molto peggio in quanto a logorrea.
Il Capitano era da quasi venti minuti che si stava estensivamente dedicando a spiegarle una serie di procedure che lei conosceva benissimo, con una vocetta querula e petulante che Nina stava cominciando ad odiare.
“Non è necessario tutto questo, ti ripeto. Non è il mio primo comando, se ci tieni a saperlo” le disse con il tono reso tagliente dall'irritazione. Poteva capire quello che la donna dai capelli rosa pensava di lei solo guardandola in faccia. 'Mi ritiene un'incompetente. Mandata qui solo perché amichetta di Nagi e moglie di Sergay. Nessuno ha mai digerito che mi abbiano concesso di rientrare in servizio e di prendere parte ad una spedizione così importante. Figuriamoci cosa questa sciocca donnetta ambiziosa pensa di me dopo che le ho rubato il posto.'
Shiho bofonchiò qualche frase di scuse, forse ricordando la sua posizione subordinata, ma Nina non la stava già più ascoltando, decisa a concederle solo la minima attenzione dovuta.
'Come se mi piacesse stare qui. Ad un universo di distanza da mio marito e a trecentonovantamila chilometri dal mio amante.'
Cercando di dimenticare la sua accompagnatrice, calcò con sicurezza la superficie vetrosa del ponte di comando. La sala si trovava ben all'interno della nave, nel suo punto più protetto, ma uno schermo garantiva una visione panoramica di quello che stava all'esterno e intorno l'ammiraglia.
Lo sguardo di Nina vi corse impassibile, e abbracciò tutta la flotta riunita in orbita attorno alla luna di Earl. Un angolo dello schermo mostrava il pianeta, azzurro e lontanissimo da loro, e il satellite artificiale chiamato dai locali 'Administar', che ufficialmente la flotta doveva proteggere. Nina lo degnò solo di una fuggevole occhiata, per poi osservare Earl cercando di non far trapelare sul viso la sua inquietudine.
Nessuno era a conoscenza degli ordini speciali che il Generale e Nagi avevano rivelato a lei sola; alla fine, se tutto fosse andato male, il compito di risolvere nel modo più tragico la questione sarebbe toccato proprio a lei.
Pregando per l'ennesima volta che quel momento non arrivasse mai, Nina si agganciò all'orecchio il comunicatore, leggermente stupita che la voce le uscisse impassibile.
“A tutti i sub-comandanti, mantenete la posizione senza uscire dal cono d'ombra lunare. Riferite immediatamente di eventuali oscillazioni dalla distorsione. Rapporto tra quaranta minuti.”
Poi si accomodò nella poltrona centrale facendo finta di controllare distrattamente, sullo schermo integrato nel bracciolo, se vi fossero messaggi in arrivo. In realtà era più che interessata, ma sarebbe morta piuttosto di farlo sapere a Shiho, che non le toglieva gli occhi di dosso. Come si era aspettata, solo messaggi di routine le erano arrivati in quelle ultime ore. Sentendosi abbandonata e impotente, il Maggiore Wang appoggiò pesantemente il mento sulla mano raccolta a pugno, tornando a fissare l'immensità del campo stellare. Doveva solo aver pazienza ed aspettare anche se, per lei, quella era sempre stata la cosa più difficile.


Ex Spazioporto di Windbloom, 26 marzo, ore 15.30

“Di quello che è successo, Xemnas non ne sarà per nulla contento.”
La voce di Marluxia, irritante come sempre, distrasse Zexion dalla contemplazione dei candidi palazzi della città di Windbloom, che si stagliavano dietro le cime degli alberi.
“Veramente, non è successo ancora niente” gli rispose con sufficienza.
“Soprattutto non quello che c'avevi promesso.”
Zexion squadrò Marluxia ed Axel, spalla a spalla davanti a lui. Il duo di assassini aveva in volto uno sguardo battagliero che non prometteva nulla di buono, anche se quello di Axel sembrava leggermente più subdolo. Zexion scelse lui come suo interlocutore.
“A cosa devo questo processo sommario?”
Per tutta risposta, Axel gli puntò contro un dito. “Quelli stanno facendo tutto il contrario di ciò che avevi previsto. Capirai che noi ne siamo piuttosto sorpresi. Raramente hai sbagliato ad impostare una strategia, e mai per qualcosa di così importante. Dobbiamo rimediare. Non credo che tu voglia incorrere nell’ira di Xemnas, se dovessimo fallire la missione che ci ha affidato” terminò cupo.
Zexion non ebbe difficoltà ad abbassare gli occhi, assumendo un atteggiamento tra il contrito e il preoccupato. Per ciò che aveva in mente stava andando invece tutto come aveva pianificato, ma neppure lui era così presuntuoso da essere completamente tranquillo.
Axel ha ragione. Nel ventaglio di probabilità che si sono dispiegate davanti ai miei occhi, quella di essere costretti a tornare nel nostro multiverso con la coda tra le gambe è di certo remota, ma non impossibile. Nel qual caso Xemnas ci butterebbe in pasto agli Heartless. No, deve credere che il suo piano sia andato a buon fine.'
Il Nobody si portò pensieroso un dito alla bocca. La perdita del Cuore non gli aveva fatto passare la bambinesca abitudine di mangiucchiarsi le unghie quando era nervoso. 'Il suo, e il mio. O sarò venuto fin qui per niente.'
“Attacchiamo.” La voce dal tono glaciale di Marluxia penetrò tra la selva dei suoi pensieri, facendogli fissare il compagno.
“È troppo presto” sibilò al suo indirizzo.
“Dobbiamo anche aspettare che finiscano di organizzarsi?”
“L'hanno già fatto. Da molti giorni le truppe di Earth sono in città. E un campo di battaglia immacolato, illuminato dal sole di mezzogiorno, non ci darà certo il vantaggio strategico che cerchiamo.”
“Non è la prima volta che rilasciamo gli Heartless in queste condizioni” ritorse Marluxia.
“Ma il nemico è particolarmente potente e astuto. Abbiamo bisogno di tutte le condizioni favorevoli.”
Zexion guardò con soddisfazione il suo antagonista stringere le labbra e gli occhi, ma la sua attenzione si spostò subito su Axel.
“Non avrai paura, spero” insinuò il Nobody dai capelli rossi. “Questo è qualcosa che noi non dovremmo nemmeno essere in grado di provare.”
Il tono untuoso non scalfì la consapevolezza di Zexion che i suoi due compagni non avevano più validi argomenti da opporgli. Lasciò cadere l'accusa con una leggera alzata di spalle.
“Veramente sì. Ma di quello che hai detto prima. Nessuno di noi immagino voglia provare sulla sua pelle cosa significa dispiacere il nostro sommo Superiore.”
Stavolta, né Axel né Marluxia aprirono bocca per ribattere.
'Può anche essere un demente sognatore, ma Xemnas non è il nostro capo per niente.'
Marluxia fu il primo a ritrovare la voce. “Stavolta sono d'accordo con te. E comunque non credo che dovremmo preoccuparci troppo, questa gente, anche se unita, non può nulla contro di noi. Stiamo solo... esercitando una certa cautela.”
Zexion annuì. “Grato che tu mi dia ragione. Proprio per quello che hai detto, mentre voi richiamate le vostre coorti e i branchi, io andrò a dire due paroline al loro stratega.”
Un bagliore improvviso e i due chakram si materializzarono nelle mani di Axel. “Parli del Colonnello De Artai? Ci penso io, questo è il mio lavoro.”
“Non dire sciocchezze. Ricordati che il Castello di Fuuka è protetto da un campo di distorsione che non ci permette di materializzarci direttamente all'interno, e altera imprevedibilmente il resto dei nostri poteri.”
Le labbra di Axel si torsero spiacevolmente. “Non mi importa se i sentieri delle ombre sono bloccati. Mi basta arrivare abbastanza vicino ad una finestra aperta. Poi, anche un coltello sarà sufficiente. Sai, ero piuttosto bravo in quell'arte, quando avevo ancora un Cuore.”
Infastidito, Zexion incrociò le braccia al petto. Per lui che agiva soprattutto nell'ombra, la sfacciata esibizione di forza bruta era una delle tante cose dei suoi colleghi che non sopportava. “Può essere. Ma poi? Ti troveresti alla mercé delle Otome, e senza i tuoi poteri non dureresti cinque secondi. Non dubito delle tue capacità di assassino all'arma bianca, ma tu stai dimenticando che sono anni che ti avvali di poteri ben al di là delle possibilità umane. Saresti ancora in grado di farne a meno? Sei uno dei nostri assi della manica, non possiamo permetterci di perderti prima ancora che la vera battaglia abbia inizio.”
“E tu?” lo raggiunse la voce, vagamente canzonatoria, di Marluxia.
“Le mie facoltà possono essere meglio utilizzate per lo spionaggio. L'interno del Castello e del Garderobe è un campo di battaglia che ancora non conosciamo, una ricognizione è necessaria prima dell'attacco. Mi devo accertare di cosa possiamo fare, o meno, là dentro. Senza contare che la loro strategia è già decisa, e togliere di mezzo Nagi, o il loro Generale, non li farebbe certo deviare di un millimetro. Mentre due paroline ben dette potrebbero, se non altro, fornirgli qualche dubbio utile alla nostra causa.”
Zexion si voltò prima che i suoi due compagni avessero il tempo di replicare. Ma sapeva che non lo avrebbero fatto. Per quanto Marluxia amasse polemizzare con le sue decisioni, non era così stupido da non riconoscere che Zexion aveva, quella volta, completamente ragione.
Il Nobody si bloccò solo per un istante, scrutando i due da sopra una spalla. “Vi comunicherò i dati. Poi, che io sia di ritorno o meno, attaccate al tramonto.”
Chiuse gli occhi, calcolando la traiettoria, attraverso i sentieri delle ombre, che lo avrebbe portato al Castello di Fuuka, nel punto più vicino alla persona che desiderava incontrare.
'Quel Nagi è una mina vagante. Ma posso immaginare quello che ha in mente. Quelli come lui non sono affatto difficili da capire. Il problema è riuscire a limitare i danni che possono causare con le loro sconsiderate idee. Gli ho mostrato chi sono e cosa posso fare, ora devo solo mettere sul piatto la mia offerta più intrigante.'
Un attimo dopo era scomparso.


Castello di Fuuka, 26 marzo, ore 13.30

Nina posò la forchetta accanto al piatto, decidendo finalmente di smetterla di tormentare il cibo che non riusciva più a mandare giù. Alzò gli occhi sugli altri commensali, felice di constatare che la Regina Mashiro, Arika, e la Presidentessa di Aries non si erano accorte del suo disagio. Nina non ne era nemmeno un po' stupita, considerato il tono lugubre delle conversazioni intercorse tra le tre; rispettosa dell'etichetta, non vedeva l'ora che Mashiro terminasse il suo dolce per fuggire da quella stanza. Se fosse stata fortunata, la Regina le avrebbe dato qualche compito gravoso che l'avrebbe tenuta impegnata tutto il pomeriggio. L'idea di rimanere, di nuovo, ad ascoltare interminabili conversazioni, sola con i suoi pensieri, la atterriva.
“Nina” la richiamò Mashiro.
La testa della ragazza si alzò di scatto. “Mia Signora?”
“Che ne dici, allora, finito qui vuoi andare tu al Garderobe a controllare cosa stanno combinando gli scienziati di Earth? Nonostante quello che ci ha assicurato il loro Generale, io non mi fido per niente di loro.”
Nina annuì lentamente, cercando di non far trasparire il sollievo che stava provando. “Posso andare anche subito, non ho molto appetito oggi.”
“Veramente è da un po' di giorni che mangi molto poco. Ti ammalerai così!” si intromise Arika.
Un sorriso sfuggì alla stoica Otome. Era proprio da Arika pensare a qualcosa di così frivolo in un momento nel quale le loro vite erano in pericolo.
“Mi rifarò a cena” le fece casualmente, scostando la sedia. Poi si esibì in un rispettoso inchino uscendo velocemente dalla sala.
Percorse le scale quasi a capofitto, ansiosa di mettersi al lavoro. Sospirò saltando gli ultimi due gradini, mettendosi quasi a correre verso l'uscita del palazzo non appena i suoi stivaletti ebbero toccato terra.
'Che fai? Vuoi rimediare a quello che è successo la scorsa notte con Nagi buttandoti nel lavoro? Se Mashiro lo sapesse mi rispedirebbe a calci ad Artai. E avrebbe solo ragione, dal suo punto di vista.'
Nina sorrise gravemente. 'Per questo nessuno deve sapere, non fino a quando non sarà tutto finito. Se le cose andranno come devono andare, la mia reputazione sarà l'ultima cosa della quale mi importerà.'

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Appoggiato al balconcino dell'appartamento che gli avevano assegnato, Nagi osservò Nina salire su una berlina nera, e guardò l'auto allontanarsi alla volta del Garderobe. Non gli piaceva l'idea di essere lontano da lei, e di non poterla tenere d'occhio, ma era ragionevolmente certo che la ragazza fosse oramai nelle sue mani. Anche se con un certo grado di incertezza che non lo preoccupava.
'Tutte le pedine sono ai loro posti, e la mia Regina è tornata sulla scacchiera. Adesso dobbiamo solo aspettare che i Nobody facciano la mossa d'apertura che immagino sarà in grande stile, dopo l'exploit a Zipang. Da quello che aveva minacciato Zexion, non dovrebbe mancare tantissimo.'
Lasciò il terrazzo per ritornare nella penombra della camera. Il sole a picco gli dava immensamente fastidio.
'Questo posto è tollerabile solo quando cala il sole... '
“Ti credi tanto furbo, non è vero?”
La voce, così simile alla sua eppure ammantata di una durezza che anche Nagi trovava paralizzante, lo bloccò sui suoi passi. Lentamente si girò verso il balcone, trovando appollaiato sulla balaustra proprio il Nobody al quale i suoi pensieri erano appena corsi.

Come la prima volta che si erano incontrati Zexion teneva il cappuccio calato sul viso, sul quale giaceva un sorriso impenetrabile.
Nagi si esibì in uno altrettanto distaccato, anche se non poteva negare di essere tutt'altro che tranquillo. Una cosa era assistere alle imprese di quegli esseri su uno schermo, un'altra era averne uno davanti. E Nagi non era così stupido da essere totalmente indifferente.
“No. Ma penso che gli altri siano molto più stupidi di me” gli rispose alzando le spalle, fingendo la consueta sicurezza sfacciata e cercando di non pensare assolutamente a niente. Se le nanomacchine stavano facendo il proprio dovere non doveva esserci comunque modo per il Nobody di leggergli nella mente, ma non voleva correre rischi.
Zexion, da parte sua, annuì leggermente. “Non hai tutti i torti, anche se pure su di te comincio ad avere qualche dubbio. Non mi pare, infatti, che tu abbia preso molto sul serio il nostro ultimatum. O mi sbaglio?”
“Se anche per me avesse avuto un qualche senso, avrei solo sprecato il fiato con i miei compagni. Come avrai già notato, sono pronti a tutto pur di fare di questo mondo la vostra tomba. La stessa cosa vale per le Otome.”
Zexion inclinò pensosamente la testa da un lato. “Ma tu non sei così, vero? Ti ho osservato e, secondo me, a te non solo non importa nulla di Earl, ma nemmeno di Earth. Solo di te stesso. Un atteggiamento che trovo perfettamente comprensibile. Dopotutto, cosa rappresenta questa gente, per te? Solo quelli che ti hanno imprigionato quando avevi tutte le ragioni del mondo per ribellarti al loro assurdo sistema.”
“Non mi dici niente di nuovo...”
“Va bene, e gli altri?” Le labbra del Nobody si piegarono in un ghigno condiscendente che Nagi conosceva benissimo. Lui stesso lo faceva sempre quando scopriva il punto debole di quello che aveva davanti. “Non dirmi che sei davvero soddisfatto di come vanno le cose su Earth. Mi stupisce di come tu possa obbedire ogni volta agli ordini del Generale. Tu sei nato per essere un principe, cosa ci fai laggiù, ad essere niente altro che uno dei loro soldatini, seppure con un notevole potere?”
Il discorso gli ricordò così tanto quello che lui aveva fatto a Nina che l'albino non poté trattenere una smorfia infastidita. Era così noioso quando qualcuno ribaltava su di lui le sue stesse tattiche e parole. La gente non aveva davvero fantasia.
“Sorprenditi pure. Ma con il tempo ho scoperto che preferisco fare l'eminenza grigia. Manovrare da dietro le quinte mi si addice di più” disse con convinzione. Ma la risposta di Zexion lo stupì.
Il Nobody alzò un dito indice. “Menti. Sai cosa? Credo che tu abbia in mente qualcosa per risolvere questo problema e vendicarti contemporaneamente del Garderobe.”
“Cosa intendi per... risolvere?”
Adesso, Zexion aveva tutta l'attenzione di Nagi.
“Hai pianificato fin dall'inizio di cancellare Earl dalle mappe stellari per liberarti dei tuoi colleghi, non è vero?”
L'accusa, lasciata cadere casualmente come se Zexion stesse parlando di quello che aveva mangiato a cena la sera prima, strappò a Nagi un sorriso ammirato, mentre riconsiderava brutalmente quello che aveva pensato pochi istanti prima del Nobody. Zexion non era affatto uno senza fantasia, tutt'altro. E, nonostante fosse un suo nemico, Nagi non poté fare a meno di stimarlo.
A parte la voce non è che loro due si assomigliassero fisicamente poi così tanto, ma era nei comportamenti e ragionamenti che Nagi lo trovava sempre più simile a sé. Solo una manciata di persone, tra quelle che conosceva, avrebbe potuto intuire quello che era sempre stato il suo piano originario. Trovava delizioso che l'avesse fatto Zexion, che pure l’aveva visto una volta, ma non se ne stupiva più di tanto. Dopotutto, quello era lui stesso. Avrebbe dovuto prevederlo.
Gli sorrise, tentando di depistarlo. “Non conosci proprio bene quel mondo, se pensi che se tornassi da solo, dopo aver perso l'intero corpo di spedizione e i suoi comandanti, sarei accolto a braccia aperte.”
Stava mentendo, e lo sapeva bene. Se durante quella spedizione il Generale ed il Colonnello Armitage fossero cadute sul campo, niente avrebbe potuto fermare la sua ascesa ai vertici della Repubblica Occidentale. A condizione di tornare con i segreti di Earl in tasca, e i Nobody bloccati. In quel caso tutto gli sarebbe stato perdonato. Ma l'alternativa era un processo per alto tradimento davanti ad una corte marziale, che sapeva non sarebbe certo stata tenera come quella di Earl.
L'aver convinto Nina a fidarsi di lui aveva reso il suo sogno quasi reale, talmente tanto che faticava a non farsi prendere dall'entusiasmo. Ma cercava di trattenersi, c'erano fin troppe cose che potevano andare male. E troppe che dipendevano dall'essere che aveva davanti.
“Per questo io non posso avere un fine diverso da quello dei miei colleghi” continuò imperterrito, immaginando che nessuna delle sue parole stesse convincendo Zexion. “Se sei venuto qui per offrirmi qualcosa in cambio del mio tradimento perdi il tuo tempo. Non ho abbastanza influenza per far cambiare idea al Generale. Mi dispiace, ma dovremo proprio combattere.” Nagi scosse le spalle con fare rassegnato e, a quel gesto, il sorriso di Zexion si fece allusivo.
“Commovente. Riusciresti davvero a convincere chiunque. Peccato che, anche se ammetto di non conoscere bene Earth, io ne so fin troppo su di te per farmi persuadere da un discorso del genere.”
Il Nobody si lasciò scivolare giù dalla ringhiera, e gli voltò le spalle. “Quello che ti ho detto è esattamente quello che tu hai cospirato alle spalle dei tuoi compagni. O che, perlomeno, hai fortemente sperato che succedesse. Sarebbe assurdo che tu non l'avessi fatto, rinunciando a cogliere un'occasione del genere; nelle stesse condizioni è quello che io avrei progettato per me stesso e, visto che io e te siamo la stessa persona, è inutile che tenti di mentirmi.”
Nagi tacque, aspettando che l'altro terminasse il discorso. Sembrava interessante. Zexion riportò il suo sguardo fin troppo acuto su di lui. “Per questo hai voluto qui quella donna, Nina. Lei, di certo più fedele a te che al Generale, era l'unica che forse poteva accedere alla Biblioteca Proibita dove sono custoditi i segreti del Garderobe. Insieme avreste lasciato questo pianeta, mentre i vostri compagni lo sacrificavano per fermarci. Non avevi previsto che qualcuno avrebbe rivelato all'altra Nina, quella di questo mondo, la sua eredità, ma hai saputo volgere la cosa a tuo favore. Quella ragazza, con la sua potenza devastante di Otome, ti è ancora più utile.”
L'ammirazione di Nagi salì di un punto, e dovette faticare perché non gli si leggesse in faccia. “Sono solo supposizioni” rispose evasivamente.
“Non credo proprio. Comunque va bene, combatteremo con voi, se è questo che così intensamente vuoi. E immagino che, ad un certo punto, o tu o qualcuno dei tuoi colleghi premerà il pulsante rosso ed Earl salterà in aria, separando il nostro multiverso dal vostro. Ma ti voglio chiedere una cosa, Colonnello, sei veramente disposto ad arrivare a tanto in cambio di un mero avanzamento di carriera?”
Nagi abbassò gli occhi.
Come se lui non si fosse posto fin troppe volte quella domanda. Dai primi briefing preparatori, quando tutto quello che voleva era riuscire a tornare a casa sano e salvo, svincolandosi in qualche modo dal fanatismo suicida di Mashiro e Haruka, fino a quando non aveva realizzato che la cosa, se ben gestita, poteva anche andare a suo vantaggio. Mai, altrimenti, avrebbe accettato di seguirle sul suo mondo natale.
“In cambio della salvezza di Earth, intendi dire” affermò, cercando rifugio in quelle belle frasi patriottiche che Mashiro amava tanto, ma che per lui non avevano assolutamente senso.
Nanomacchine o no, Zexion sorrise come se gli avesse letto nella mente.
“Allora prepararti a rinunciare a qualcosa di molto più importante di un paio di stellette.”
Immaginava che il Nobody stesse per rivelare la sua offerta. “Cosa?” chiese con fare quasi annoiato.
Alla domanda, Zexion venne verso di lui, scostandosi il cappuccio e fermandosi a pochi passi. “Hai ventisette anni, e godi di ottima salute. Anche e soprattutto grazie alle cure che ti hanno somministrato su Earth. Se riuscirai a cavartela qui e ad evitare che, nel corso degli anni, uno dei tuoi tanti nemici ti piazzi una pallottola in testa, riuscirai a vivere tranquillamente ancora per un centinaio di anni. E poi?”
“E poi non lo so, non mi sono mai chiesto cosa succederà dopo. Immagino niente.”
“Immagini bene. Io lo so. Ma non dire che la cosa non ti disturba neanche minimamente, è una paura, quella, alla quale nessun mortale si può sottrarre.”
“Ci sono andato vicino talmente tante volte che c'ho fatto l'abitudine” rispose Nagi. Senza evitare, però, di essere vagamente turbato. Zexion aveva ragione, come sempre del resto.
Il Nobody gli sorrise condiscendente. “Può essere. Ma immagina invece una vita immortale, e poteri che ti permetterebbero di superare i vincoli emotivi e psichici della tua specie.”
Che ad un certo punto Zexion gli parlasse di quello, Nagi l'aveva previsto. Distolse lo sguardo da lui. “E vuoi che io, per questo, non prema quel bottone di cui parlavi prima, o che convinca il mio collega a non farlo. Vuoi che io sacrifichi Earth per... diventare un Nobody come te?”
“Quando parli come me, Nagi, il tuo tono non riesce a nascondere una profonda invidia. Ti do credito che forse non è la vita eterna che ti interessa, ma sicuramente non disdegneresti le mie facoltà mentali.”
“No di certo. Ma da quello che ci disse Mikoto, e che Nina Wang ha scoperto nella Biblioteca Proibita, non tutti quelli che vengono a contatto con l'Oscurità si trasformano in Nobody superiori. Tu mi stai vendendo un qualcosa che non funziona, Zexion.”
“Non sempre, hai ragione. Ma tu hai volontà da vendere, e sei il mio equivalente genetico. Le tue probabilità che la mutazione abbia successo sono altissime.”
Il Nobody continuò prima che Nagi potesse ribattere. “Per te, e per quella gattina arruffata che chiami Nina. Lei ha già toccato l'Oscurità e ne è rimasta indenne. E forse per qualcun altro dei tuoi compagni.” Il tono di Zexion si fece misterioso, mentre scoccava a Nagi un'occhiata di sbieco. “Non crederai mica di essere il nostro unico equivalente su questo pianeta?”
Per una volta, Nagi non seppe cosa rispondere. Anche se si era aspettato qualcosa del genere, ciò di cui stava parlando il Nobody era fin troppo allettante.
C'aveva pensato fin dal loro primo incontro, e si era ripromesso di persuadere Nina ad indagare di più sulle ricerche degli Schwarz ma, adesso, si rendeva conto di non avere più tempo.
Il sogghigno di Zexion, stavolta, non sembrò per nulla forzato. Alzò una mano, e in essa si materializzò dal nulla un libro. “Mi sembri interessato. Chiunque lo sarebbe. Scommetto che ci sono molte cose su di noi che Nina Wang si è ben guardata dal rivelare a voi di Earth, e forse nemmeno alla sua gente. Ma, pensa, non ne avrai bisogno; non dovrai nemmeno faticare a convincerla a trovarle per te là dentro. La vita eterna, io te la posso offrire su un piatto d'argento.”
Nagi non poteva credere alle proprie orecchie. Zexion lo stava prendendo in giro. Sbuffò alzando gli occhi al soffitto.
“Non è la mia priorità, come te lo devo dire. Non nego che la cosa sia affascinante, ma sconfiggere voi al momento è molto più importante.”
Le dita sottili di Zexion presero a girare svogliatamente le pagine del libro. “Hai imparato bene gli slogan di Earth, Colonnello, peccato che sulla tua bocca suonino artefatti come le dichiarazioni d'amore che sussurri alla povera Nina. Ma rifletti un attimo su quello che insisti a voler ottenere, e su quello che perderai a causa di quello” la voce si abbassò fino ad un bisbiglio, come se il Nobody gli stesse confidando un segreto. “Come ti dissi la prima volta che ci siamo incontrati, il tuo limite più grande è che tu non sei come me. Mi chiedo quindi se riuscirai a rimanere abbastanza lucido fino alla fine. L'ultima volta qui non è successo. Ma se invece eviterai di schiacciare quel pulsante, e lascerai che i nostri branchi dilaghino su questo pianeta e su Earth, io ti prometto che entro una settimana tutto ciò che tu hai sempre sognato in vita tua, il controllo totale sugli esseri umani, sarà alla tua portata.”
“E come?” Nagi non resistette a chiedere.
Davanti a lui il Nobody sorrise innocente, alzando un dito per esibirsi in un preciso segno di diniego.
“Questo ovviamente, è un se-gre-to” scandì come se fosse una cantilena, in un tono e con una gestualità così simile alle sue che Nagi sbarrò gli occhi spiazzato.
Senza aggiungere altro, Zexion fece qualche passo indietro tornando sul balconcino, da dove scomparve improvvisamente, talmente veloce che l'albino quasi non se ne accorse. Fissò il punto dove il Nobody si era trovato pochi istanti prima, morbidamente incredulo di fronte al fatto di essere rimasto senza parole forse per la prima volta in vita sua.

'La seconda' si corresse, dopotutto vagamente divertito che Zexion gli facesse quell'effetto. Il suo macabro senso dell'umorismo non poteva non esserne stimolato.
Si sedette sulla prima sedia a disposizione, prendendo a mordicchiarsi un'unghia.
'La promessa di Zexion. Come ha detto lui stesso, cos'è dopotutto un avanzamento di carriera, di fronte ad un potere oltre ogni immaginazione? Ma se fallissi...'
Nagi allungò una mano per accarezzare un fiore, che perse i petali sotto il suo tocco. 'Solo io e Mashiro abbiamo i codici di lancio delle testate al plasma puntate sul sole di questo sistema, e ne conosciamo la localizzazione. Se lei morisse, toccherebbe a me attivarle. E che lei muoia, non è affatto un evento inverosimile. Però, se lasciassi campo libero ai Nobody e quello che Zexion mi ha detto non si dovesse avverare, non solo perderei la mia vita ma anche...'
Malgrado il suo cinismo, la drammatica entità di quello di cui sarebbe stato responsabile lo fece rabbrividire. 'Va bene, anche l'altra volta ho messo in gioco la vita di tutti gli abitanti di questo pianeta per i miei fini personali, ma qui si tratta di... quanti sono gli universi che i Nobody potrebbero raggiungere varcando quelle porte? Milioni? Non li abbiamo nemmeno mappati tutti. E poi, mi avrà detto la verità? È davvero quello che a loro... a lui interessa? Se Zexion è davvero il mio corrispondente non mi stupirei se avesse, come me, degli obiettivi diversi rispetto a quelli dei compagni.'
Fissò i petali sparsi sulla tavola in ordine assolutamente casuale. Nagi sapeva che a Windbloom c'era la tradizione di leggere il futuro in quel modo, ma lui non ci aveva mai creduto, come non aveva mai creduto a nessuna favoletta mistica.
'Non posso fidarmi di Zexion, ma non posso nemmeno controllare. Non c'è modo di sapere come, esattamente, funziona questa mutazione. Come ha detto lui, Nina non ci ha rivelato questo particolare, solo vaghi accenni al fatto che un numero infinitesimale di esseri umani sopravvive in qualche modo, anche se ha detto che nella Biblioteca sono salvati tutti i dati. Potrei chiederglielo, ma non reputerebbe sospetta la mia curiosità, proprio ora? E, in ogni caso, ci vorrebbe troppo tempo per accertare la veridicità della cosa.'
Esasperato, scattò in piedi passandosi nervosamente una mano tra i capelli, ma si impose di calmarsi.
'Ma se funzionasse? Diventerei come lui al prezzo di...'
C'aveva pensato prima e, a dirlo a voce alta, la cosa gli sembrava ancora più surreale. “Miliardi di vite? Milioni di sistemi stellari in cambio della vita eterna e del controllo totale?”
Faceva quasi ridere, e infatti gli scappò una risatina irrequieta, prima di ricordare un particolare tra le tante cose dette da Zexion. Quella sconvolgente promessa non valeva solo per lui, ma anche per Nina e per altri come loro. Nagi non poteva immaginare chi fossero, ma di una cosa era certo: almeno lei non lo avrebbe mai perdonato di aver venduto i loro simili ai Nobody. Era quasi certo di poter vivere eternamente con il peso di un'ecatombe del genere sulla coscienza, ma Nina era una variabile che lui non avrebbe mai voluto ritrovarsi contro.
'Se è pericolosa così, figuriamoci con i poteri e la volontà irremovibile di un Nobody. Ma è un po' presto per pensare a questo. Adesso avrei bisogno di saperne di più su di loro. Quei dati non sono mai stati mostrati alla nostra Yokho, lei ci capirebbe sicuramente qualcosa in quelle ricerche. Devo vedere lei... e Nina.'
Non aveva intenzione di cambiare il suo piano originario di una virgola, non per quelle che potevano essere solo favole, ma sarebbe stato un idiota se non avesse controllato.
Afferrò il palmare posato sul tavolo e diede uno sguardo allo schermo. Lampeggiava un messaggio di Mashiro; era tornata e richiedeva la sua presenza. Per il momento, il problema che lo attanagliava doveva essere accantonato.

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Se lui era nervoso, il Generale De Windbloom era una pantera in gabbia. Misurava con ampie falcate la stanza, parlando costantemente nell'auricolare, mentre Arika era seduta alla scrivania, con due computer olografici aperti davanti. C'era altra gente presente, tutti con le divise di Earth, e tutti accompagnati da un portatile.
Di scatto Mashiro si bloccò, girandosi verso Nagi.
“Dov'è Nina?”
“L'ho vista andarsene verso il Garderobe.”
“Quella piccola idiota di Mashiro. Gliel'avevo detto di non separarsi in questo momento dalle sue Otome.”
Il Generale scosse la testa. “I nostri analisti reputano un attacco a questa città possibile al novantacinque percento. Entro domani sera. E i Capi di Stato sono ancora riuniti qui.”
“Beh, vuol dire ci sono anche tutte le più potenti Otome in circolazione.”
“Già. Ma dobbiamo prendere tutte le contromisure necessarie affinché quelli non si mettano in pericolo. E Natsuki ha insistito nel voler evacuare almeno gli ospedali. Fortunatamente le truppe regolari di Windbloom e di Aries stanno collaborando, mentre Haruka e la sua omonima stanno andando più d'accordo di quello che avevo sperato.”
“Non ne ho mai dubitato...” mormorò lui, non sopprimendo un sorrisetto. Personalmente reputava le due donne l'anello mancante tra i primati e l'homo sapiens, e aveva sempre pensato che dopo essersi prese a testate sarebbero diventate amiche per la pelle.
Mashiro gli si avvicinò, facendo cenno di seguirlo su uno dei balconi.
“Ho bisogno di te al Garderobe” gli sussurrò.
Il Colonnello dovette faticare per mantenere l'espressione del viso neutrale. “Per via di Nina?”
“Ovviamente. Non devi perderla mai d'occhio, non ora. È lei la chiave di tutto. Là troverai il Maggiore Chrysant, visto che abbiamo trasferito dentro il Garderobe il nostro quartier generale principale. Io vi raggiungerò appena terminato qui.” La donna fissò gli occhi verdi sulla città sottostante. “Convincerli a mettersi al sicuro è un lavoro improbo. Non riescono veramente a capire con chi avranno a che fare.”
Nagi ebbe pietà per Mashiro. Lui aveva passato i primi quindici anni della sua vita a cercare di far ragionare quella gente, prima con la diplomazia e poi con le armi. Sapeva che le avrebbero dato filo da torcere, e ringraziava la sua buona stella che non avessero affidato a lui quell'incarico. Seguendo l'esempio di Mashiro, anche lui spostò il suo sguardo sulla città, verso il Garderobe. E poi, in quel momento, aveva di meglio da fare.


Ex Spazioporto di Windbloom, 26 marzo, ore 18.00

Poche manciate di minuti ancora e il sole sarebbe tramontato sulla città di Windbloom. Zexion aspettava il momento con una calma che a qualunque mortale sarebbe sembrata irreale, mentre lui in realtà stava solo tenendo d'occhio l'angolatura delle ombre.
“Quindi?”
“Trecentosessanta secondi al punto di irradiamento” fece a Marluxia, alzando il libro dal quale non si era più separato una volta lasciato il Castello di Fuuka. “Come supponevo possiamo materializzare le nostre armi. Il contrario sarebbe stato strano, perché avrebbe limitato anche le Otome.”
“Funzioneranno i miei poteri?”
“Potrebbe essere.”
“Beh, non ho che da provarci.”
“Attento, tu hai il compito più difficile.”
Il Leggiadro Sicario sorrise con supponenza, bilanciando la sua affilata falce su una spalla. “La Fondatrice è mia, non hai nulla di che preoccuparti.”
Zexion non sprecò tempo a guardarlo. “Va bene. Ma teniamoci in contatto. E alla minima fluttuazione nel magnetismo solare teletrasportati in salvo attraverso la distorsione; dovrei aver scongiurato ogni pericolo in quel senso, ma non si può mai sapere con questa gente.”
Marluxia non gli rispose, mentre anche Axel li raggiungeva. Lo stratega dei Nobody si voltò verso i compagni.
“Attacchiamo” dichiarò, sommesso.



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Dunque, dunque, come di consueto un grazie a tutti i lettori e i recensori del precedente capitolo ^^ Sono contenta soprattutto che non abbiate trovato Nina e il suo "cadere tra le braccia del nemico" troppo OOC. Whoohoo! Ce l'ho fatta XDD
Per questo capitolo, dove un bel po' di nodi vengono al pettine, grazie in particolare a Shainareth per il betaggio, e per quel paragone tra Nina e una gattina arruffata che alla bruna Otome sta benissimo; un altro ringraziamento va a Solitaire per le continue consulenze e chiacchierate. Anche se non farò mai diventare Zexion l'emo che piace tanto alle ragazzine, una seconda occhiata a quello che dico su di lui non fa mai male.
Altro ringraziamento davvero speciale a Kezya, who doesn't know Italian but she's reading this story anyway with the help of Babelfish. Thank you so much, my dear. And now... you know, it's a good thing to have Polish colleagues--->
Moja droga,
Naprawdę bardzo mi przykro, że musisz czytać tą historyjkę z Babelfish; obiecuje że w wolnej chwili zabiorę się za jej tłumaczenie choć zdaję sobie sprawę, że nie odniesie ona wielkiego sukcesu. Nie jest to para ktorą ludzie chętnie ogladają, co więcej, żaden bohater rodzaju męskiego nie ginie okrutną śmiercia. ;-)
Ściskam Cię mocno!

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Capitolo 22
*** Overture ***


Overture


Immobile davanti ad una finestra del Castello di Fuuka, Natsuki stava ammirando il tramonto. Davanti ai suoi occhi il sole di Earl sprofondò dietro la cresta delle montagne, lasciandosi dietro un cielo scarlatto; ma, non appena l’ultimo lembo del disco scomparve alla sua vista, invece delle stelle tutto il firmamento sopra la città di Windbloom si accese di un accecante bagliore.
“Cosa...?”
La Direttrice del Garderobe chiuse gli occhi di riflesso, e un istante dopo sentì il braccio di Shizuru attorno alla vita.
“Allontanati da lì” le urlò la terza Colonna del Garderobe.
Finirono a terra dietro la scrivania, mentre un indescrivibile boato scuoteva l’aria attorno a loro e mandava in frantumi i vetri di tutte le finestre della stanza. Natsuki non fece in tempo a rialzare la testa che urla strazianti le ferirono le orecchie.
Lei e Shizuru si fissarono, e negli occhi dell’amante lesse non la sorpresa, ma una rabbia a malapena trattenuta.
“È cominciata, Natsuki.”
La Direttrice non perse tempo. Cautamente si levò in piedi, registrando lontani echi di sirene e clacson impazziti. Afferrò il telefono posto sulla scrivania, ma nessun suono uscì dalla cornetta.
Colta da un terribile presentimento, corse alla porta ed azionò uno degli interruttori della corrente, senza tuttavia che il lampadario sopra di lei risplendesse di luce. Ripeté il gesto più volte, inutilmente.
Imprecò, estraendo dalla tasca sia il cellulare che usava per comunicare con il Garderobe, sia quello che il Generale De Windbloom le aveva dato per tenersi in contatto con lei. Li controllò, ed entrambi risultarono funzionanti.
Guardò Shizuru, ma la donna non le stava prestando attenzione. Era invece rivolta verso la città, la sua silhouette slanciata che si stagliava all’interno del profilo distrutto della vetrata. Come una preziosa scultura dentro una cornice logora.
“Hanno fatto esplodere qualcosa negli strati alti dell'atmosfera, forse un ordigno nucleare. L’onda elettromagnetica risultante ha mandato in corto circuito tutte le reti elettriche, ad eccezione di quelle schermate.”
Natsuki annuì all’amante. Non aveva bisogno di una spiegazione, ma sentirla, e udire soprattutto la voce calma dell’amica, la stava aiutando a far recedere un comprensibile momento di panico irrazionale, causato anche da uno strano fenomeno: le ombre, nella stanza, si stavano allargando in un modo che non le era mai sembrato così veloce.
Non c’è nulla nelle tenebre che mi possa fare male, nulla’ si ripeté, sapendo di mentire a sé stessa. Proprio dalle ombre, a Heian Kyō, erano uscite le mostruosità che si erano mangiate gli abitanti.
“Sì, fondamentalmente solo la rete del Garderobe, costruita prima della grande catastrofe, e presumibilmente quella di Earth” disse a voce alta.
Come per confermare le sue parole, entrambi i cellulari si misero a squillare. Fece un gesto a Shizuru, ed entrambe uscirono dalla stanza dirigendosi verso l’appartamento messo a disposizione per l’entourage del Generale. Natsuki lanciò a Shizuru il cellulare con la chiamata in arrivo dalla donna di Earth, preferendo invece rispondere a Miss Maria.
I suoi ordini furono precisi e diretti.
“Lei e Lady Steinberg, mettete tutte le studentesse in stato di massima allerta, che siano pronte a materializzare le proprie vesti. Sì, anche quelle non diplomate, devono almeno essere in condizioni di difendersi. E spedisca le Perle numero due e tre a dare supporto ad Haruka.”
Dall’altra parte, una voce più giovane si sostituì ad un tratto a quella di Miss Maria, chiedendo istruzioni.
“Sara...” sospirò Natsuki. Non essendo ancora chiare le conseguenze della sua sparizione, avvenuta qualche giorno prima, in condizioni normali avrebbe preferito continuare a tenerla a riposo, ma la Direttrice realizzò spiacevolmente che non potevano rinunciare a nessuno in quel momento, tanto meno ad una Colonna. E poi, la ragazza era ansiosa di dare una mano.
“Va bene” esclamò. “Recati subito al Mausoleo di Fumi con la Perla numero uno. Affianca Nao nella difesa della Fondatrice, e controlla la situazione delle nostre forze insieme a Yokho.”
Chiuse la comunicazione con un sguardo accigliato, scoccando a Shizuru un’occhiata. “Non sarò tranquilla fino a che non sarò là.”
“Sono assolutamente d’accordo con te.”
Shizuru le rese il secondo cellulare. “Mashiro ha confermato la nostra tesi. L’attacco è cominciato con quella esplosione, anche se per ora non ci sono segni di ulteriori disordini in città... ad eccezione di quelli causati dalla situazione contingente. Le sue truppe sono comunque pronte ad ogni evenienza. Ci aspetta insieme alla Regina di Windbloom.”
“Raggiungiamole.”

I corridoi non erano ancora troppo bui, e riuscirono in pochi minuti a guadagnare la porta dell’ampio salone. Dentro, le fonti di luce erano fornite dagli schermi dei portatili della gente di Earth, e da globi luminosi che diffondevano uno spettrale bagliore azzurrino sui volti dei presenti.
Natsuki dovette sopprimere una fortissima, e spiacevole, sensazione di dejà vu. La prima volta che aveva visto uno di quei globi luminosi era stato su Earth, nell’appartamento del Generale Shizuru Viola.
“Situazione” esclamò, forzando la voce perché uscisse senza tentennamenti, mentre il suo sguardo abbracciava i convenuti.
Dei cittadini di Earl, oltre a Mashiro, Arika e Yukino, anche i regnanti di Annam, Romulus e Florince erano presenti. Tutte e tre con le rispettive Otome.
Il Generale De Windbloom le venne incontro, ed entrambe le donne si fronteggiarono. In quel momento Natsuki apprezzò lo sguardo deciso negli occhi dell’altra.
“Le truppe aeree del Colonnello Armitage stanno pattugliando la città, pronte ad intervenire. Stessa cosa per i regolari di Windbloom e Aries. Fortunatamente, quasi tutti i loro mezzi erano schermati. Il problema è la vostra rete civile...”
“Haruka e i suoi uomini stanno fornendo assistenza, insieme a Mai e Mikoto” intervenne Yukino, incassando un cenno di apprezzamento da parte del Generale.
L'attenzione di Natsuki tornò sui Regnanti di Earl, riuniti attorno a Mashiro. Li guardò uno ad uno. “Ho bisogno del vostro aiuto” esordì. “Per favore, prestate a questa città la forza delle vostre Otome.”
Il Re di Annam le sorrise. “Non ha bisogno di pregarci, Direttrice. Noi abbiamo già preso una decisione” disse, rivolgendo un’occhiata significativa al Re di Florince. “Ad eccezione della Regina di Remus, che ha preferito lasciare il pianeta, tutti noi siamo qui per aiutare. Dobbiamo far intervenire anche le altre Otome dei nostri regni?”
Natsuki scosse la testa. “Meglio di no, non sappiamo se questo è un attacco localizzato solo qui.”
“Credo proprio di sì...” si intromise la Mashiro di Earth.
Gli occhi di tutti i presenti si fissarono sulla donna, che indicò la città alle sue spalle. “Abbiamo già visto che quelli non amano andare tanto per il sottile, e sanno che una volta abbattuto lo Shinso voi non avrete più difese. La loro strategia è sempre quella: colpire il Master per uccidere anche la Otome.”
Natsuki annuì. “E la Fondatrice è la Master di tutte noi. È quello il loro obbiettivo.”
“Positivo con il novantotto per cento di probabilità, secondo i nostri analisti.”
“Allora concentriamo là le nostre difese, potrebbe essere che attacchino solo il Garderobe e...”
In quel momento qualcosa cambiò, mozzando il respiro e le parole in gola Natsuki. Fu come un'ondata di freddo improvviso, che le ghiacciò il cuore in petto. Poi, dalla città si levarono delle fortissime grida.
“Credo che non saremo così fortunati” mormorò Mashiro.
La Direttrice si riscosse immediatamente. “Io torno subito al Garderobe.”
“Ti seguo, preferisco tenere sotto controllo la situazione dalla centrale operativa principale.”
“Vengo con voi!” esclamò la Regina di Windbloom, facendo girare le due donne verso di lei.
“È assolutamente escluso” sibilò il Generale. “Rimani qui con gli altri regnanti, nel bunker preparato nei sotterranei del castello. Sarai al sicuro, e da là potrai comunque tenerti in contatto con la tua Otome.”
“Le mie Otome sono due! E Nina è al Garderobe. È una delle nostre migliori guerriere, e deve poter materializzare la sua veste.”
In cerca di aiuto, il Generale si girò verso Natsuki, ma la Direttrice scosse la testa. “Ha ragione. E noi non possiamo forzare la materializzazione di una GEM vincolata ad un Master. Deve essere lei a dare la certificazione.”
“Non può venire! Ti rendi contro che sei lei fosse colpita durante il tragitto voi perdereste la vostra Otome più forte?”
“La stessa cosa si può dire di te” ritorse la giovane Regina, rivolta alla sua omonima. “Se tu morissi le tue truppe perderebbero il loro capo.”
Il Generale esplose in una secca risata. “Per quello la nostra catena di comando è estremamente flessibile. Haruka e Nagi possono benissimo prendere il mio posto.” Come per evidenziare le sue parole una serie di esplosioni scosse il palazzo. “O chi credi che stia dando ordini in questo momento? Nagi è già al Garderobe, l'ho spedito là apposta.”
Mashiro la guardò, il volto contratto dall'orrore. “Motivo in più per me di essere là. Non voglio che quel pazzo termini quello che ha cominciato quattro anni fa.”
“Al momento credo che stia solo cercando di salvare la tua amata città. Comunque...” il Generale si volse verso Natsuki, rabbuiata. “... è possibile che nessuno possa prendere il posto di questa sciocca come Master di Nina? Anche ad interim?”
“Non senza il suo consenso, per cominciare.”
“Che non vi darò mai!” urlò Mashiro.
La Direttrice continuò come se non avesse sentito l'interruzione, sempre più nervosa per l'intollerabile perdita di tempo. “E ti ricordo che il legame tra Master e Otome è a vita, e non può essere sciolto né ceduto così facilmente.”
Gli occhi della Mashiro di Earth si strinsero leggermente, come a voler esprimere tutto il suo disappunto, ma non insistette oltre. “Il vostro allucinante sistema ci ammazzerà tutti, lo sento. Va bene, allora, sbrighiamoci.”
Dal canto suo, l'altra Mashiro si permise un leggero sorriso di trionfo, mentre si girava per attivare la GEM di Arika. “Avremo le tue truppe in supporto, con Arika, Natsuki, e Shizuru in armatura, non vedo cosa potrebbe succederci.”
Il Generale non rispose, ma Natsuki non poté impedire alle sue labbra di torcersi in una smorfia di preoccupazione. Sarebbero stati protetti, è vero, ma anche un bersaglio fin troppo ideale.

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“Contingente nemico rilevato nel quadrante est, i tank di Aries stanno intervenendo per contenere il contagio” urlò un operatore.
La voce del Colonnello Armitage rimbombò attraverso gli altoparlanti. “Quattro RX stanno convergendo sul posto. Haruka, di' ai tuoi di limitare al massimo i contatti con quegli esseri, non possono sostenere uno scontro diretto.”
In tutta risposta, l'identica voce della Otome di Aries si diffuse nel centro di controllo congiunto delle forze di Earl e Earth. “Se speri che lasci ai tuoi uomini il piacere di fare piazza pulita ti stai sbagliando di grosso.”
Davanti agli schermi, il Maggiore Chrysant esalò un lungo sospiro di frustrazione. “Nessuna delle due cederà il passo all'altra, ne sono convinta. Ma la situazione si sta facendo di minuto in minuto più difficile.”
Fissò lo spettacolo che le telecamere stavano mostrando. Sembrava la ripetizione di quello già visto a Zipang, con l'unica differenza che, per il momento, gli sforzi di tutti i difensori sembravano poter reggere l'urto degli Heartless. Ma, ad ogni barricata superata, l'equilibrio si inclinava sempre di più in favore delle Ombre che, come una marea nera, si rovesciavano addosso a tutto ciò che sbarrava loro il passo, incuranti del fatto che davanti potessero esserci civili, militari di tutti gli schieramenti, od Otome.
Le Meister avevano gioco abbastanza facile nel disintegrare gli Heartless, ma per tanti che ne cadevano altri se ne formavano in altre parti della città. Era impossibile prevedere da dove sarebbero usciti, ma la rapidità con la quale si moltiplicavano metteva a dura prova tutti i tentativi di fermarli.
L'ennesimo punto rosso lampeggiò sulla pianta della città, e lo sguardo di Yukino si incupì ulteriormente. La donna si girò verso Nagi. “Colonnello, si è aperto un nuovo fronte. Procedo con il comunicarlo ad Haruka.”
Lui fece solo un cenno con il capo, mentre guardava sullo schermo gli Heartless che sciamavano fuori dalla facciata di un palazzo, giù per le strade in mezzo agli inermi abitanti della città di Windbloom. Come ad Heian Kyō, anche lì gli sembravano troppo veloci perché chiunque potesse opporgli una qualche valida contromisura.
“Non ce la faremo mai così, il loro tasso di replicazione è troppo alto” mormorò Nina accanto a lui.

Nagi aveva appena messo piede al Garderobe che lei gli era venuta incontro con un'espressione strana in viso, ma non avevano potuto dirsi nulla perché dopo qualche secondo era improvvisamente scoppiato il finimondo. Era stata lei ad accompagnarlo al laboratorio di Yokho, dentro il Mausoleo di Fumi, dove era stata preparata la sala di controllo di entrambe le forze di difesa. Da allora, non si era più mossa dal suo fianco.
“Hai qualche idea?” le chiese. Prima o poi era sicuro che Nina si sarebbe decisa ad offrirsi di usare l'Harmonium per fermare quel massacro.
Ma lei scosse la testa. “No, vorrei solo avere la mia armatura.”
Nagi distolse lo sguardo dalla ragazza, lievemente infastidito. “Credi che riusciresti a combinare qualcosa di concreto anche se ce l'avessi addosso? Non mi pare che le tue colleghe là fuori stiano facendo chissà che” disse a voce abbastanza alta perché sia Nao che Sara, presenti nella stanza, sentissero. Fu la biondina a voltarsi stizzita verso di lui.
“Senti chi parla. Da quello che vedo i tuoi amici qui sono tutto fumo e niente arrosto. I loro mezzi, per potenti che siano, durano solo poco di più dei tank regolari di Windbloom. Come la mettiamo?”
Lui alzò le spalle, noncurante. “Se facessero sul serio dovrebbero ridurre la vostra bella città in cenere.”
E ne era convinto. D'altra parte, realizzò, anche i loro nemici sembravano procedere abbastanza cautamente, e non si erano ancora visti i Nobody superiori. Prima che apparissero, Nagi decise che dovevano fare qualcosa per guadagnare un minimo di terreno.
Dimenticata Sara, la sua attenzione tornò ad uno degli schermi dove, in una delle piazze principali di Windbloom, gli Heartless erano impegnati a rincorrere ad uno ad uno gli abitanti. Lo sapeva, nessuno umano sarebbe uscito da quello slargo, solo Ombre, e improvvisamente l'albino seppe quello che dovevano fare. L'unica cosa che potesse bloccare gli Heartless.
“Yukino, Dragonfly operativi.”
Lei gli lanciò un'occhiata perplessa, ma non discusse l'ordine. Si aggiustò invece l'auricolare che portava all'orecchio, schiarendosi la voce. “Caricate i tubi di lancio, testate armate non appena in volo.”
Nina fu meno collaborativa. “Dragonfly?”
Lui ne sostenne lo sguardo accusatorio con un sorrisetto. “Missili tattici a testata multipla, posizionati sui pendii intorno alla città. Li useremo per bombardare a distanza quelle cose.”
La Otome lo guardò senza capire. “Ma state già impiegando un ingente spiegamento di forze. Perché anche questo?”
“L'ha detto la tua amichetta Sara che i nostri tank non sono poi così efficaci, e ha ragione. Potendolo fare, meglio non impiegarli in uno scontro diretto” mentì lui, senza rivelarle la vera ragione del perché avesse pensato ai missili. Per quanto sapesse che i soldati di Haruka erano pazzi fanatici come lei, aveva qualche dubbio che avrebbero fatto a cuor leggero quella cosa che a lui era venuta in mente.
“Allora lascia fare alle Otome. Mai e Arika possono facilmente fare da scudo agli abitanti. E finora i loro schermi si sono dimostrati impenetrabili.”
Senza potersi trattenere, Nagi si mise a ridere. Le Otome erano ancora meno adatte delle truppe di Haruka per portare a termine quel lavoro.
“Hanno già troppo da fare altrove, qui possiamo risolvere la cosa... in un altro modo.”
Nina lo guardò accigliata, forse tentando di decifrare quello che aveva in testa ma, prima che lui potesse dare l'ordine di lanciare i missili, proprio la voce del Colonnello Armitage risuonò nella sala.
“Nagi. Hai attivato le batterie.”
Non era una domanda, e l'ex Arciduca si sentì in diritto di non replicare.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Haruka tornò a farsi sentire. Il tono suonò lievemente tormentato, ma non meno deciso del solito. “Ben fatto. Puoi procedere. Sono giunta anch'io alla stessa conclusione. Una volta apparsi in un quartiere quello è sicuramente perso, e non c'è molto altro che possiamo fare se non tagliare le loro linee di approvvigionamento. Yukino, d'ora in poi applica la stessa procedura ogni volta che vengono segnalati nuovi casi di contagio.”
“Agli ordini” rispose la donna in un soffio.
Nagi, per una volta, evitò di sorridere o di mostrarsi troppo soddisfatto di sé. Visto quello che stava per succedere, non era sicuro che una delle Otome presenti, o forse anche Yokho o qualcuno dei suoi aiutanti, non gli avrebbero messo le mani addosso.
Sentì però Nina trasalire, poi la sua mano gli si chiuse attorno al polso. Si girò di nuovo verso di lei. L'espressione della ragazza era sgomenta.
“Ho capito... no, non potete farlo.”
“Non c'è altra soluzione.”
Nina alzò l'altra mano ma lui gliela prese a mezz'aria, stringendola leggermente. L'Otome aveva le mani gelide.
“L'hai già visto anche tu, quelli non si fermeranno fino a quando non avranno qualcosa da... mangiare.”
Nina si liberò dalla sua blanda stretta, e gli si avvicinò abbassando la voce. “Io posso fare qualcosa senza che tutto questo sia necessario. Senza che nessuno debba più morire. Abbiamo ritrovato un prototipo dell'Harmonium... io posso sacrificarmi per tutti.”
“Sorprendente” esclamò Nagi, cercando di sembrare abbastanza sorpreso, pur esultando silenziosamente davanti all'ammissione.
“È questo allora quello che mi volevi tenere nascosto? Perfetto, ma fino a quando non potrai utilizzarlo, dobbiamo guadagnare tempo, e c'è un unico modo. Anche tu te ne renderai conto, visto che non sei come una di queste inutili bamboline, educate a non fare niente altro che ricamare e sorridere al padrone. Tu sei sempre stata l'unica vera guerriera tra loro.”
Arrossendo, Nina distolse lo sguardo, che passò velocemente dal frastornato al risoluto. “Non attribuirmi meriti per i quali io mi vergogno e basta. Quanto a quelli...” sibilò. “La pagheranno. Anche per questo.”
“Che state combinando?” urlò Sara. Tuttavia, prima che la Colonna potesse fare qualcosa, o aggiungere altro, il Maggiore Chrysant urlò che le batterie erano pronte.
“Fuoco” ordinò Nagi.

Accanto al Colonnello, senza tentennamenti, Nina fissò i missili che cadevano polverizzando i palazzi, in un inferno di fuoco che incenerì insieme Heartless e inermi cittadini. Niente poteva resistere a quel calore e, infatti, sulla mappa della città il punto rosso scomparve.
Nina si umettò le labbra, contraendo i pugni.
'Un massacro vero e proprio. Se Arika e Mashiro fossero state qui non lo avrebbero permesso. Ma era necessario. Quante volte ho pensato la stessa cosa, durante la guerra che ho combattuto per Nagi? Quanti innocenti ho ucciso per una causa che fortemente volevo che fosse buona? Che adesso lo sia veramente è solo un cavillo, e non cambia il fatto che certe misure debbano essere prese. Nessuna di queste ragazze lo può capire, perché non hanno mai dovuto uccidere senza essere direttamente attaccate, coinvolgendo civili incolpevoli, non hanno mai dovuto piegare la propria coscienza a giustificare atti immorali solo perché... era necessario per ottenere un bene superiore.'
Le si mozzò il fiato in gola osservando l'espressione sconcertata sul volto di Sara e della giovane Otome vicino a lei. Una delle Trias, Gemma, se ricordava bene il suo nome. La ragazza stava apertamente piangendo. 'No. Davvero non capirai mai. E ringrazia che sia così. Ancora una volta, posso caricarmi io di questa colpa. Io e Nagi.'
Si schiarì la voce. “Irina, comunica subito ad Haruka quello che sta succedendo e quale sarà la tattica d'ora in avanti. Dobbiamo fermarli ad ogni costo.”
“Ma che dici?” tuonò Sara. “Vuoi arrivare al punto di ripetere il disastro di Zipang? E poi, essere la Otome di Windbloom non ti dà diritto a dare ordini o a parlarci in quel modo qui dentro.”
Accanto a Sara, la giovane Perla fece un passo verso Nina ma fu sorprendentemente bloccata da Nao, che afferrò Gemma per un braccio.
“Lascia perdere, non capisci che hanno ragione? È l'unico modo per fermare quelle cose non appena si manifestano.”
“E tu non ti accorgi dei morti innocenti che hanno causato?” sbraitò la ragazza che sembrava in preda ad una crisi isterica. “La mia famiglia abitava in quel quartiere. E loro li hanno bruciati vivi.” Una smorfia incattivita sfigurò il bel volto di Gemma. “Ah, ma certo, gli dai ragione perché dopotutto sei di Artai anche tu.”
Nao sbatté le palpebre come se l'avessero schiaffeggiata, mentre Nina scattò e in due passi fu tra di loro, separandole rudemente. Gemma le scoccò uno sguardo offeso, mentre quello di Nao fu incredibilmente ammirato.
“Basta così. Dobbiamo mantenere l'ordine tra di noi. Sapevamo tutte che sarebbe stata una guerra diversa dalla nostre e... purtroppo dobbiamo utilizzare ogni mezzo a disposizione per vincerla.”
Gemma aprì la bocca, ma Nao la anticipò.
“Davvero ogni mezzo? Tu per prima?” le chiese, maliziosa.
“Ovviamente” le confermò la bruna Otome, più decisa che mai.
Nao si mise quietamente a ridere, incrociando le braccia davanti a sé. “Contenta tu. A me, sinceramente, questo spettacolo mi ha già stancata, vado a sedermi.”
Si allontanò, ancheggiando lievemente come se si trovasse in un locale notturno. La sua traiettoria la portò a passare vicino a Nagi.
Nina la vide girarsi verso di lui e allungarsi per sussurragli qualcosa all'orecchio, appoggiandogli lievemente la mano sulla spalla. Qualunque cosa Nao gli stesse dicendo, fece sbocciare un sorrisetto allusivo sulle labbra dell'albino, che seguì con lo sguardo la donna fino a quando questa non trovò una sedia di suo gradimento.
'Inaudito' fu il primo pensiero che si materializzò nel cervello di Nina. Prese atto che non poteva pensare a certe cose nel mezzo di una battaglia, ma non poté resistere all'impulso che le fece scoccare a Nao un'occhiata al vetriolo.
'Non bastava quella troia di Earth. Pure lei ci si mette...'
Furibonda con sé stessa distolse lo sguardo dalla quarta Colonna per fissare Nagi, come se lo vedesse per la prima volta; non credendo a dove i suoi pensieri l'avevano portata, e a cosa quella pantomima di Nao aveva sbloccato dentro di lei. Un furore che non provava più da molti anni la pervase. Era qualcosa che lei aveva desiderato non la sfiorasse più.
“Colonnello, abbiamo un'ulteriore breccia nel settore cinque” esclamò Yukino.
Nina digrignò i denti. “Fuoco di sbarramento” latrò, prima che anche Nagi potesse reagire. E fu prontamente accontentata.
Sentì Sara protestare vivamente, ma non le diede peso e, quando la mano destra della donna le si chiuse su un avambraccio, la spinse via senza tanti complimenti. Finalmente Sara riuscì a fronteggiarla, ma lo sguardo furibondo della Colonna svanì non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Nina.
“Oh, Nina...”
La ragazza non capì il significato di quell'espressione attonita fino a quando non alzò la mano per toccarsi il volto. Era bagnato di lacrime.
'Inaudito' si ripeté. 'Sono innamorata.'

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Haruka respirò, lentamente e a fondo, cercando per una volta di evitare che l’adrenalina le andasse alla testa. Aveva visto l'artiglieria di Earth colpire, le persone morire tra le fiamme e, quando Irina le aveva comunicato quello che stava succedendo, per un momento aveva desiderato di prendere la sua omonima per il collo fino a strangolarla.
Poi aveva sentito la voce di Yukino, la sua Yukino, calma e compassata come al solito, che le aveva spiegato quello che lei sapeva benissimo: che non c'era altro modo per fermare quelle cose.
Voltò le spalle all'incendio, sentendo altri missili volare sulla sua testa. Li maledisse, e ancora di più maledisse gli Heartless.
“Vi ammazzo tutti” urlò come un'ossessa, roteando la pesante palla ferrata e facendo il vuoto attorno a lei. I nemici si dissolsero senza un suono.
Se non li avesse visti straziare esseri umani con artigli che erano solidi ed affilati nonostante l'aspetto, non avrebbe mai detto che quei curiosi ominidi potessero essere pericolosi. Ma aveva anche già affrontato varietà più letali. Alcune che si erano avvinghiate a lei togliendole il respiro e la forza; si era strappata i loro tentacoli di dosso a mani nude, ma né i suoi soldati né quelli di Earth erano stati altrettanto fortunati.
Haruka si fermò appoggiandosi le mani sulle ginocchia, con il cuore che le martellava in petto. Stavano perdendo troppi uomini, senza essere in grado di difendere adeguatamente i civili, non potevano andare avanti in quel modo.
Un urlo, alto e disperato, attrasse la sua attenzione. Dietro di lei una delle Perle era stata circondata ed assalita proprio dal gruppo di Heartless che Haruka temeva di più. La ragazza aveva perso la sua arma ed era in difficoltà, con le Ombre che le martellavano crudelmente il capo, usando le acuminate estremità degli arti superiori come se fossero martelli atti a rompere la corazza particolarmente resistente di un crostaceo. Anche a distanza, Haruka poté vedere con orrore che l’armatura della Perla si stava sgretolando.
Caricò gli esseri senza esitazione, ma soprattutto, senza soffermarsi troppo a pensare che razza di creature da incubo fossero state in origine. Sferrò un pugno contro uno dei nemici caricandolo energeticamente, e il suo colpo affondò nel corpo stesso dell’Heatless, che si disperse nel solito sbuffo di oscurità. Poi liberò la ragazza, afferrandola per i fiocchi per scagliarla lontano dagli Heatless; quindi, si dedicò alla loro metodica eliminazione, fermandosi solo quando intorno a lei le creature furono completamente dissolte.
Si girò per fronteggiare gli altri, scoprendo che il branco era completamente sparito.
“Dove...?”
“Mentre perdevi tempo con quella ragazzina, le Ombre si sono sparse nelle vie e nei palazzi circostanti, dovremmo stanarle una per una, a meno di non sterilizzare l'area.”
“Non ci pensare nemmeno.”
Haruka fronteggiò ringhiando la sua omonima, atterrata con il suo RX verde acido su un cumulo di rovine che, prima che la Otome di Aries lo demolisse, era stato un monumento commemorativo alla vittoria contro Artai.
“Capisco che è una mossa essenziale quando quegli esseri appaiono. Ma se usiamo la stessa tattica su vasta scala allora non avrebbe senso difendere questa città. Tanto varrebbe demolirla subito con quelle creature dentro.”
“Non credere che non ci abbia pensato” fu la secca risposta del Colonnello Armitage. “Il nostro problema è che sono veloci, e che sfuggono agli scontri diretti. Tutto quello che vogliono è cibarsi dei cuori degli esseri umani e, se non impegnati direttamente, scavalcano semplicemente i nostri mezzi puntando direttamente al loro obiettivo. Aggirano i nostri campi di contenimento, e sfuggono alle tue Otome. Noi non siamo importanti per loro.”
Haruka strinse spasmodicamente la catena della sua arma. Grida provenivano dai palazzi attorno, intervallate da raffiche di mitra. I suoi uomini dovevano essere intervenuti, ma dubitava che fossero risolutivi.
Le ottiche dell'RX la fissarono. “Dobbiamo elaborare un cambio di strategia, Brigadiere Generale, così non va bene.”
Haruka digrignò i denti. Non le era simpatica, ma la sua collega aveva ragione.

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Il Generale De Windbloom accompagnò personalmente l'omonima al blindato che l'avrebbe trasportata al Garderobe. La Mashiro di Earl si era chiusa in un silenzio glaciale, e marciava accanto a lei con in volto un'espressione battagliera e testarda.
Il Generale sospirò silenziosamente. Natsuki, Shizuru ed Arika avevano già materializzato le proprie armature e si erano alzate in volo sopra il castello, toccava a lei avere a che fare con la giovane sovrana.
Sulla soglia Mashiro si girò verso la propria cameriera, quell'Aoi che la seguiva ovunque, e l'abbracciò stretta.
“Tu rimani qui.”
“No” protestò la donna, ma Mashiro l'allontanò da sé mettendole le mani sulle spalle. Aveva gli occhi lucidi.
“Per favore. Qui sarai al sicuro, mentre io sono un bersaglio. Non ti voglio avere sulla coscienza anche questa volta. E poi” le disse facendole l'occhiolino, “Ho bisogno che qualcuno badi al castello e agli ospiti, in mia assenza. Tutti i regnanti di Earl sono qui. Te li affido, e tieni d'occhio la guarnigione di questa donna in giro per il castello.”
Il Generale alzò un sopracciglio alla stoccata, ma limitò il suo disappunto ad una smorfia infastidita. Poi diede le spalle alle due, uscendo velocemente dal palazzo, sperando in tal modo di dare un taglio alla pietosa scena di addio.
“Vogliamo sbrigarci? Non abbiamo tempo da perdere.”
Alzò gli occhi verso la città. Oramai la notte era calata e, con la rete elettrica fuori uso, il cielo stellato era sfigurato solo dal bagliore degli incendi.
Anche se non faceva freddo, il Generale si alzò il colletto del soprabito. 'No, decisamente non abbiamo più tempo per le smancerie.'
Attese Mashiro davanti all'automezzo blindato, osservando con apprezzamento la Direttrice del Garderobe in volo sopra di lei. Il calibro del suo cannone le dava una certa sicurezza, molto di più che le lance e le alabarde delle altre Otome.
Quando la Regina di Windbloom si presentò, le aprì personalmente il portellone. Gli occhi smeraldo dell’omonima fissarono il Generale. “Tu non vieni?”
“No, ti precedo in un altro veicolo. Siamo entrambe bersagli importanti, non è il caso di rimanere insieme.”
Sembrò che la Regina stesse per dirle qualcosa, ma il boato di un'esplosione portò sul suo viso una sferzata di paura che la ammutolì.
La sua omonima provò per lei un'istantanea compassione. Dopotutto quella era lei stessa, più giovane e innocente, nonostante la testardaggine che le accomunava. A volte, avrebbe voluto essere stata come lei, ma nessuno gliel’aveva mai permesso.
“Non ti preoccupare. Le tue balie stanno svolazzando qui sopra, e sono le migliori. Non ci accadrà niente.”
Mashiro annuì, seria. “Lo so, io mi fido di loro.”
Il Generale alzò gli occhi verso Natsuki, sorridendo lievemente mentre chiudeva il portellone. “Anch'io” rispose.

La parte della città che stavano velocemente attraversando era praticamente intatta, ma intorno il conto dei morti e delle distruzioni stava salendo. Il Generale De Windbloom non staccava gli occhi dai monitor, collegati con il centro di comando al Garderobe e con le telecamere montate sugli RX e sui palazzi di Windbloom. Quello che vedeva non le stava affatto piacendo.
Aprì la comunicazione con i gruppi sotto il suo comando diretto.
“Delta, Echo, Kilo, ritiratevi sull'altra sponda del fiume. Fate saltare i ponti. Fuoco di artiglieria contro le rive. Usate proiettili incendiari” abbaiò nel comunicatore.
Se c'era una buona notizia era che gli Heartless sembravano particolarmente vulnerabili al fuoco, ma era l'unica che Mashiro si potesse permettere di trovare rassicurante.
Osservò una piazza che veniva ripulita dalle Otome. Le due ragazze impegnate nello scontro fecero velocemente il vuoto intorno a loro, ma nelle vie parallele gli Heartless sciamavano tranquilli.
“Avevo ragione, le Otome sono armi inefficaci contro questo tipo di nemico” ammise a mezza voce.
Il Maggiore Yumemiya, davanti a lei, scosse la testa indicando un monitor. “Neanche i nostri tank.”
Sullo schermo i tripodi di Earth avanzavano tra gli Heartless incenerendoli, ma nuove mostruosità semplicemente prendevano il posto dei caduti, in un'escalation che sembrava non dovesse mai aver fine.
“No” ammise Mashiro. “È come combattere contro sciami di locuste. Non hanno la minima concezione della propria salvaguardia personale, né di quella dei compagni. Avanzano e basta, incessantemente.”
“Quindi?” le chiese Arika.
“Aprimi un canale di comunicazione, ne devo parlare con il Colonnello Armitage.”
Prima che potesse fare qualunque cosa, il mezzo frenò improvvisamente. I suoi occhi scattarono verso il parabrezza anteriore, da dove poteva vedere che il blindato che li precedeva si era bloccato nel bel mezzo del cammino.
Mashiro non attese nemmeno che la tensione sulla cintura di sicurezza si allentasse per contattarne gli occupanti.
“Che succede?”
Le risposero solo delle scariche statiche.
“Generale, cosa state combinando?” le urlò la voce di Natsuki nell'auricolare.
“Lo sapessi” rispose lei, mentre il suo sguardo saettava verso i monitor. Una telecamera piazzata su un palazzo sopra di loro stava inquadrando la scena. Non sembrava esserci nulla di irregolare: quattro blindati, circondati da tre Otome, fermi in mezzo ad un largo viale alberato. La visione infrarossa dava a tutta la scena una patina verdastra, vagamente inquietante. Mashiro si morse il labbro inferiore, mentre Arika e gli altri soldati nel mezzo sganciavano la sicura alle armi.
“Ripartite” sentenziò.

Il mezzo avanzò, speronando quello che lo precedeva e mandandolo fuori strada. L’intera colonna aveva quasi superato l’ostacolo quando quello che temevano finalmente uscì allo scoperto.
Ciò che apparve spuntando dal sottosuolo non erano i soliti esseri neri, umanoidi, ma creature più alte e massicce, biancastre, con lame al posto degli arti superiori. Una smorfia sfuggì al Generale; li aveva già visti in azione nei pochi filmati esistenti dell'attacco alla base di Aries, ed era ben conscia di come potevano ridurre un corpo umano.
“Aprite il fuoco” urlò nel microfono, a chiunque potesse sentirla.
Dalle torrette sui tetti dei blindati una tempesta di colpi investì i nemici, mentre le tre Otome convergevano sui bersagli. Incuranti del fuoco incrociato, gli Heartless si gettarono in massa contro i veicoli, rispuntando dal sottosuolo mano a mano che venivano eliminati.
“Non ti fermare per nessun motivo” urlò la donna all’autista.
Per evitare il fuoco amico, dai tutti i blindati la sparatoria era cessata, e adesso solo le Otome stavano combattendo gli Heartless che martellavano selvaggiamente le pareti dei mezzi con le loro appendici acuminate.
Mashiro era preoccupata. Perché le ragazze erano brave, ma se non avessero fatto in fretta sarebbero stati nei guai.
“Scudi al sessanta percento” le annunciò infatti il Maggiore Yumemiya.
A quel punto, il Generale aprì un canale con l'Otome dello Zaffiro. “Arika, so che non c'è bisogno di dirlo, ma non perdere di vista il mezzo della tua padrona. È lei che devi difendere.”
La risposta fu entusiasta, come Mashiro si era aspettata.
Dal microfono, però, uscì la voce tesa di Natsuki.
“Generale, che è successo al primo blindato?”
“Ti ripeto che non lo so. Non c’è modo di comunicare con loro.”
“Mando Shizuru a controllare.”
“Lascia perdere, se non rispondono e non sono ripartiti è perché...”
L'ineluttabilità della risposta che non riuscì a finire la colpì come un pugno allo stomaco. ‘... sono tutti morti.’
Un attimo dopo qualcosa la spinse giù dal sedile, con tanta forza da sfilare la cintura di sicurezza dal suppporto.
Sentì un peso premerle sulla schiena e del liquido caldo che le si infilava nel colletto. Sangue appena spillato, come le disse l’olfatto.
“Salta giù” le urlò la voce della sua amica Arika; urlo che venne troncato di netto da un rumore gorgogliante.
Mashiro, con i riflessi pronti da anni di addestramento, ed abituata ad obbedire agli ordini, prima ancora di darli, non se lo fece ripetere due volte. Nella sua vita aveva sentito spesso quel rumore, e sapeva cosa indicava. Soprattutto quando era accompagnato dai rantoli di altre vittime.
Rotolò da parte appena in tempo, mentre un artiglio non più bianco ma sporco di sangue si conficcava nel punto dove era stata pochi attimi primi. Il crepitio dei colpi di armi automatiche riempì il mezzo.
“È una trappola, Natsuki! Sono già dentro!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola mentre strisciava verso il portellone, estraendo la pistola e schiacciandosi contro l’apertura. Solo allora si voltò, trovandosi faccia a faccia con un incubo.
La sua guardia pretoriana, ridotta ai pochi soldati scelti che erano ancora in piedi, stava combattendo selvaggiamente, con tutto quello che aveva a disposizione ma, in uno spazio ristretto e senza armamento pesante, i suoi fedelissimi non avevano alcuna speranza. Molti erano già caduti. Anche Arika, la cui testa era rotolata chissà dove sotto i sedili.
L’Heartless la fissava grottesco. Le sembrò uno stravagante incrocio tra un cefalopode e un triceratopo.
Anche mentre lo guardava venne crivellato di colpi, che passarono attraverso il suo corpo senza apparentemente causargli alcun danno. L’Heartless si lanciò verso di lei ma in quel momento Mashiro sentì il portellone che cedeva dietro di sé. Si sentì cadere, ma qualcosa la afferrò subito alzandola in aria, mentre il blindato scartava e si ribaltava. Un attimo dopo era investito da quello che lo seguiva, ed entrambi i mezzi finirono la propria corsa contro la facciata di un palazzo.

Doveva la sua vita a Natsuki, che la stava sorreggendo a mezz'aria sopra il disastro.
“Sei ferita?” le chiese la Direttrice con un tono urgente che Mashiro non le aveva mai sentito. La donna scosse la testa stringendo i denti, solo allora notando il dolore sordo che le martellava il polso. Probabilmente se l’era rotto e, dalle fitte che le arrivavano dal costato, valutò che la Direttrice nello stringerla a sé le avesse fratturato anche un paio di costole. Non che Mashiro si potesse lamentare. Il pensiero di Arika, della sua migliore amica massacrata dall’Heartless, minacciò di travolgerla, ma lo tenne a bada. Da quello che vedeva sotto di sé forse era successo qualcosa di anche peggiore.

Le Ombre si erano dileguate, e non c’era apparentemente nessun pericolo quando Natsuki, dopo pochi istanti, la posò a terra. La mollò come se fosse stata un tizzone ardente, schizzando in direzione del carcassa che, minuti prima, era stato il blindato sul quale il Generale aveva fatto salire la Regina di Windbloom.
Così come era successo al suo, qualcuno aveva strappato via il portellone. Il mezzo era inclinato su un fianco, e dall’apertura gocciolava sangue. Mashiro si avvicinò a tutta la velocità consentita dalle ferite, superando Shizuru che dava le spalle ai relitti. Il volto della donna era teso.
“Fate in fretta, vi copro in caso dovessero riapparire” le sussurrò.
Il Generale raggiunse Natsuki, impietrita davanti all’apertura, e sbirciò dentro.
Una luce d’emergenza era ancora accesa. Verde. Livida. C’erano corpi ovunque, o quello che ne era rimasto. In mezzo al carnaio giaceva in ginocchio Arika Yumemiya, nella straziante parodia di una statua che una volta Mashiro aveva visto su un pianeta parallelo ai loro, che i locali chiamavano Terra.
La ragazza teneva tra le braccia il corpo della sua Master, devastato da una ferita profonda che le attraversava il busto. Respirava ancora, ma il Generale non ebbe nessun dubbio: Mashiro Blan De Windbloom stava morendo.



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Stavolta, oltre che i soliti ringraziamenti alle anime perse che stanno seguendo questa storia, vi mando anche i mie auguri di Buon Natele e Buon Anno. Ok... forse l'aggiornamento non è molto in tema ma ho pensato di fare cosa gradita a tutti gli Scrooge che sono tra voi, o a quelli che hanno nel cuore quel piccolo e dispettoso folletto verde di quel vecchio cartone natalizio. Come si chiamava, il Grinch? ^__^
Un grazie in particolare alle mie amiche Shainareth e Solitaire per il betaggio e, già che ci sono, ringrazio anche qui quelli che hanno letto e commentato la mia breve shot "Affinità".
In effetti, che la "Terra" di Mai Hime fosse nello stesso universo parallelo di Earl e Earth l'avevo lasciato intendere qua e là, anche se non ho in programma di far incrociare anche quel mondo con questi due. Insomma, povere Hime ^^
LOL, sapevo che il pairing ReitoxShiho vi avrebbe sconvolto. Come mi è venuto? Boh? E' che erano gli ultimi rimasti, mi pareva brutto farli arrivare separati. E poi ho visto in giro una bella immagine di Shiho più grande senza i suoi orridi codini. In effetti è una bella ragazza, a quel pesce lesso di Reito dovrebbe piacere. ;-)
Nagi Homura e l'Arciduca sono la stessa persona? No, non credo. Non lo so, in effetti... forse. Ai posteri l'ardua sentenza ^__^

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Capitolo 23
*** Sisma ***


Sisma


Yokho aveva imparato una cosa, in quelle concitate ore, che i loro omonimi erano odiosi, ma che, effettivamente, senza il loro aiuto Windbloom sarebbe probabilmente già caduta. Avevano assolutamente ragione quando affermavano che le Otome non erano impiegabili come armi di distruzione su vasta scala, ma quello lei lo sapeva già, e nel sistema di valori di Earl non era nemmeno un difetto. Però nemmeno dislocando tutte le Otome a disposizione per le strade il Garderobe avrebbe potuto contenere gli Heartless, come stava accadendo; in effetti, e Yokho lo poteva vedere benissimo sugli schermi, erano le truppe regolari di Aries e Windbloom, supportati dalle unità di Earth, che stavano reggendo maggiormente l'urto delle legioni di Ombre.
'Più o meno' ammise, quando sugli schermi una barricata improvvisamente cedette, e gli Heartless dilagarono tra i difensori. Dall'alto, agli RX di Earth non restò altro da fare che bombardare la massa brulicante di esseri con bombe al fosforo e fasci di energia incenerente.
Yokho si strinse le braccia attorno al corpo. La bianca, bella città che conosceva non esisteva più. Era stata cancellata in poche ore, sfigurata dagli incendi, sventrata dai colpi dell'artiglieria, mentre orde nere si muovevano tra i palazzi senza che nessuno ne potesse bloccare la replicazione geometrica.
Diede uno sguardo al grande monitor dove erano segnalate le Otome che in quel momento stavano combattendo. Tutte quelle che avevano materializzato una veste era impegnate, comprese Natsuki, Shizuru, e la giovane Arika.
Il Professor Gal, interpretando il suo sguardo preoccupato, cercò di rassicurarla. “Tutti i parametri biometrici rientrano negli standard, e non si registra sofferenza nel livelli di materializzazione. Le loro armature stanno perfettamente sopportando lo stress” annunciò la sua voce, lievemente distorta dal sintetizzatore vocale.
Yokho gli scoccò un'occhiata grata. Poteva vedere, dagli schermi di quelli di Earth, che le tre Otome erano impegnate contro esseri particolarmente resistenti, contro i quali non bastava un pugno per farli dissolvere. Inaspettatamente, senza che nessuna delle ragazze li avesse toccati, alcuni Heartless saltarono in aria.
Yokho vide il blindato che chiudeva la colonna finire fuori strada, mentre gli altri due proseguirono apparentemente senza danni; le deflagrazioni avevano tuttavia costretto le Otome a riprendere leggermente quota.
“Yokho, guarda questo valore...”
La Dottoressa del Garderobe si girò verso la propria omonima, seduta davanti ai monitor, accanto al Professor Gal ed ad Irina.
Yokho li raggiunse, mentre proprio Irina soffocava un singulto.
“Dottoressa!” le disse la giovane assistente. “Il ritmo dei battiti cardiaci di Mashiro è improvvisamente aumentato, così come i livelli di adrenalina. Sta andando in iperventilazione.”
“Cosa sta succedendo?” si chiese Yokho, senza comprendere. L'ipotesi che la giovane fosse estremamente spaventata, cosa non impossibile visto che erano nel bel mezzo di un attacco, ma gli Heartless non sembravano essere ancora riusciti a penetrare nei blindati.
Si girò di scatto verso lo staff di Earth. La Yukino di quel mondo stava fissando gli schermi con una curiosa espressione in volto, come se anche lei stentasse a capire quello che stava accadendo. La vide portarsi due dita all'auricolare.
“Generale De Windbloom, rapporto” urlò, senza che nessuno le rispondesse.
Yokho afferrò il microfono, per mettersi in contatto con Natsuki, ma la vide in quel momento far fuoco con il suo cannone verso il primo blindato. Le pallottole al cromo generarono una luce abbagliante che, in qualche modo, riuscì a dissolvere gli Heartless, poi la Direttrice del Garderobe planò come una saetta sul mezzo. Con un attimo di ritardo, anche Arika fece lo stesso sul secondo veicolo, supportata da Shizuru.
Sul monitor di controllo del Garderobe, tutti i dati biometrici rivelavano ormai che Mashiro stava letteralmente morendo di paura.
Poi, repentinamente, proprio quei valori crollarono.
Yokho sbarrò gli occhi. Vide sull'altro schermo che Arika era intanto riuscita a svellere il portellone dai cardini, ma i movimenti della ragazza avevano perso coordinazione, e l'Otome cadde dentro l'apertura piuttosto che attraversarla elegantemente.
“È stata colpita, vero?” le chiese la sua omonima di Earth, e Yokho non poté fare altro che annuire.
Sfiorò la superficie della tastiera, mettendo in parallelo i dati della Regina di Windbloom con quelli della sua Meister. Il quadro non poteva essere più sconsolante. La Dottoressa scoprì di avere la gola secca, e fu grata che la sua omonima si prese la briga di spiegare la situazione. La voce spassionata e professionale di Shinigami Helene calò sui presenti, ammutoliti.
“La Regina di Windbloom ha subito una ferita mortale, con ingente perdita di sangue. Il sistema cardiocircolatorio è compromesso, e uno dei polmoni è già collassato... fortunatamente è incosciente” aggiunse con una lieve traccia di empatia nella voce.
“Mando immediatamente un'unità medica” propose il Maggiore Chrysant, ma Shinigami Helene scosse la testa.
“Nemmeno se fosse intubata immediatamente potrebbe sopravvivere. E le nanomacchine che ha in circolo tra pochi secondi cominceranno a lavorare contro di lei, non è vero, Dottoressa Yokho?”
La scienziata del Garderobe chiuse gli occhi e si premette le dita della mano destra sugli occhi. “Sì” rispose dolorosamente. “Il circuito energetico si interromperà ben prima della morte cerebrale. Tra qualche secondo l'onda di rimbalzo comincerà a disgregare i tessuti.”
“E non c'è proprio niente che possiamo fare?” sussurrò Irina, la cui domanda fu totalmente lapalissiana.
“Guardate, stanno uscendo” fece il Maggiore Chrysant, e Yokho si fece forza per strappare lo sguardo dai dati in caduta libera.
Sullo schermo, Natsuki stava trascinando Arika fuori dal blindato distrutto, mentre la Mashiro di Earth faceva lo stesso con l'omonima, niente più che un corpicino lacerato tra le braccia della ragazza più grande.
Proprio l'atroce scena fece sorgere in Yokho un'idea che in altri momenti non avrebbe esitato a definire folle. Sentì, accanto a lei, Shinigami Helene che sussultava. Evidentemente doveva aver avuto la sua stessa intuizione. Yokho si voltò verso di lei.
“È l'unica nostra speranza...” l'altra le disse, frettolosamente.
“Ma non è mai stato fatto.”
La scienziata di Earth socchiuse gli occhi. “Qual è il range di tolleranza?”
“Molto stretto, proprio per evitare che i contratti vengano scambiati tra membri della stessa famiglia.”
“Eppure qui non ci dovrebbero essere problemi, il loro DNA è identico. Possibile che non abbiate mai fatto esperimenti? Nemmeno tra gemelli?” insistette Shinigami Helene.
Yokho scosse la testa, indicando con un dito i parametri vitali monitorati. “No di certo. Non siamo come voi. E poi non è quello il problema principale, ma il fatto che lo scambio di energia tra Master e Meister è aperto. Le due Mashiro saranno pure compatibili, ma se interrompiamo il contatto Arika se ne andrà comunque.”
“Forse no, se il passaggio sarà abbastanza veloce. Non hai detto anche tu che le nanomacchine si diffondono nell'organismo in picosecondi?”
“E hai pensato a cosa succederebbe se ci sbagliassimo? O se le nanomacchine non trasmettessero abbastanza in fretta i dati?”
“Non ci vuoi nemmeno provare? Vuoi rifiutare la nostra unica possibilità? Al massimo ne perderemo una in più.”
“Ti sembra poco?”
Shinigami Helene non fece una piega. “Il Generale sa i rischi che correva venendo qui. Morire per la causa fa parte delle sue regole d'ingaggio.”
“Scusate” si frammise il Professor Gal. “Ho capito quello che volete fare. E ci possiamo provare. Irina e Takeda controlleranno il flusso di dati, mentre io mi interfaccerò direttamente con lo Shinso mano a mano che vengono sovrascritti, correggendoli se è il caso.”
“Ma sono milioni di dati” gli fece scettica Yokho, al che l'Asward si toccò la buffa testa bulbosa.
“Il mio cervello positronico non ha nulla da invidiare a questo computer, gli posso certamente stare dietro.”
Senza ulteriori esitazioni, convinta oramai che non avessero nulla da perdere, Yokho afferrò un auricolare e se lo agganciò all'orecchio. “Proviamo.”
“Generale De Windbloom” esclamò, decisa. “C'è un unico modo di salvare Arika, lei deve subentrare alla Regina nel contratto.”
Accanto a lei, Shinigami Helene sorrise di sbieco. “Allora è vero. Le nanomacchine sono nascoste nei castoni...”

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Il Generale aveva visto molte persone morire sotto i suoi occhi, alcune molto care. Altre addirittura per sua mano. Lo shock per la perdita di Arika non era ancora esploso, che già tra le sue braccia la sua più giovane omonima stava esalando l'ultimo respiro, con gli occhi chiusi, il torace aperto come se l'Heartless avesse cercato di strapparle il cuore, e la mano destra mollemente intrecciata a quella della sua Meister. La quale stava riversa a fianco della Regina, fisicamente intatta, ma ugualmente rotta. Proprio come una marionetta alla quale fossero stati tagliati i fili.
Mashiro si era già convinta della deprecabile pericolosità del sistema delle Otome, ma adesso che la sua inumanità gli si rovesciava addosso, la donna si scopriva ad essere anche assolutamente raggelata dalla sua inutilità.
Allungò una mano per scostare una ciocca di capelli insanguinati dalla fronte della Regina. E poi, doveva ammettere che mai avrebbe augurato a qualcuno di dover assistere alla propria morte.
Né trovava una qualche consolazione nello sguardo di Natsuki. Che fissava la scena impietrita, rigida nella sua splendida e potentissima armatura, in quel momento inutile ad impedire la morte della giovane come qualunque ritrovato tecnologico che Mashiro si era portata dal suo pianeta natale.
'Vano' si ritrovò a pensare. 'Non c'è nulla che noi possiamo fare a questo punto... niente di quello che abbiamo inventato può riparare un corpo ridotto in questo stato. Tutta la nostra scienza non può sconfiggere la morte.'
Come per risponderle, il suo auricolare crepitò; si era anche dimenticata di averlo.
“Generale De Windbloom” una voce dall'altra parte esclamò decisa. “C'è un unico modo di salvare Arika, lei deve subentrare alla Regina nel contratto.”
Mashiro aggrottò le sopracciglia, alzando la testa verso Natsuki. La Direttrice aveva evidentemente sentito anche lei. “Yokho, che stai dicendo?” chiese, ma la scienziata insistette.
“Fate in fretta. Generale, indossi gli anelli di Mashiro. Il suo DNA è identico, molto probabilmente può subentrare nel contratto prima che il circuito vada in crisi.”
“Probabilmente?”
Dall'altro capo ci fu un attimo di silenzio. “La cosa non è esente da rischi, ma siamo pronti a monitorare il passaggio.”
Natsuki scosse la testa ma Mashiro aveva già deciso. In parte quel disastro era colpa sua, e se c'era un modo di limitare i danni l'avrebbe fatto.
“Generale” fece una voce sottilmente diversa dalla prima, che Mashiro seppe appartenere a Shinigami Helene. “Ti consiglio di farlo. Io stessa e Takeda assisteremo i nostri colleghi. È l'unico modo per uscire da questa situazione.”
Mashiro chiuse gli occhi, sorridendo leggermente. 'Certo. Comunque vada la cosa, quei due avranno accesso proprio ai dati che abbiamo così tanto cercato. È un'occasione d'oro per noi. Questo, insieme a quello che ricaveremo quando Sara materializzerà la sua armatura, ci garantirà il successo della missione.'
Afferrò la mano inerte della Regina di Windbloom sfilandole gli anelli mentre Natsuki, che doveva aver intuito qualcosa, si muoveva per bloccarla.
“Aspetta” urlò, ma Mashiro aveva già indossato quello con incastonato lo Zaffiro del Cielo Blu; la donna di Earth mormorò delle veloci scuse a bassa voce, tanto il gesto le era sembrato simile allo spogliare un cadavere.
“Resisti ancora un po'” mormorò all'indirizzo della Regina.
Poi, attese con trepidazione che qualcosa succedesse.

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Yokho e tutti i componenti del suo staff trattennero il fiato, mentre le dita di Irina e Takeda scivolavano veloci sul piano della tastiera. Gal teneva invece le sue allargate sulle ginocchia metalliche, fissando il sistema surrogato che incombeva su di loro. Un cavo collegava la base del suo capo al computer principale.
La scienziata sapeva che in quel momento l'Asward stava filtrando i dati in arrivo, ma in quella posizione sembrava che stesse invece pregando la Fondatrice perché tutto andasse bene, e anche Yokho non poté trattenersi dall'inviare una veloce supplica alla Master di tutte le Otome. La donna strinse i denti. Le nanomacchine avevano già cominciato a replicarsi, e i dati ad arrivare. Sembrava che stesse andando tutto bene, ma era essenziale che la Regina di Windbloom resistesse fino alla fine del procedimento.
“Solo qualche secondo ancora...” sussurrò.
Cercava di mantenersi concentrata su quello che vedeva sullo schermo, facendo finta che solo quello esistesse, sforzandosi di non sentire quello che stava succedendo dall'altra parte della sala, dove il Maggiore Chrysant, Nagi e Nina stavano coordinando forze che sembravano sempre più in difficoltà. Guardò le stringhe di dati, quelle almeno sembravano dispiegarsi in un modo che le suggeriva che tutto non fosse ancora perduto.
“Arika si sta stabilizzando” esalò Irina, con il capo che oramai quasi toccava la tastiera.
Yokho sospirò, leggermente sollevata, non riuscendo però a non notare come invece i parametri vitali della Regina Mashiro fossero quasi azzerati.
'Non abbiamo nemmeno tentato di fare nulla per lei... era solo una bambina' pensò serrando i pugni, rammaricandosi di come lei stessa fosse cambiata nel corso di quelle poche ore. 'Sono diventata più attenta al risultato che alle singole persone. Midori approverebbe di certo.'
“La sostituzione è completata. Tutti i valori normali sia nel Master che nella Meister. Direi che è stato un successo” finalmente sentenziò Shinigami Helene, tra il sollievo generale. Turbato, dopo solo qualche attimo, da un basso sibilo.
Irina, accanto a Yokho, scoppiò a piangere.
“È morta, non è vero?”
Yokho si girò di sbieco verso Nina. La ragazza era più pallida del solito, e si teneva le mani conserte in grembo.
“Sì, ma ha resistito fino all'ultimo. L'ha fatto per Arika, e per te.”
Nina scosse la testa. “A me non sarebbe comunque successo nulla, noi non eravamo connesse.”
“Ma scomparso l'anello con Mashiro la tua GEM sarebbe divenuta inutilizzabile. E non ci sarebbe stato tempo per assegnartene un'altra.”
“Certo, capisco. Sarei stata più inutile di come sono ora.” L'espressione di Nina non tradiva solo tristezza, ma una rabbia incontenibile, che spaventò Yokho.
“Non dire così, stai facendo un ottimo lavoro nell'assistere Nagi.”
Era una terribile gaffe, e Yokho se ne rese conto, pentendosene, immediatamente. Cercò con gli occhi le altre Otome, ma notò rattristata che si tenevano tutte ben lontane da Nina, sola in mezzo alla stanza. Sola ancora una volta.
Cercò di sorriderle, ma il gesto le uscì terribilmente forzato. “Aspetta che Natsuki e... la tua nuova Master ritornino, poi potrai buttarti nella mischia anche tu. Se è questo che vuoi.”
Nina, che non aveva smesso di guardarla, annuì rigidamente, come un automa. Poi la giovane Otome girò leggermente la testa, per lanciare proprio a Nagi uno sguardo di pura supplica. Allo spettacolo, Yokho non poté che rabbrividire profondamente.
'Quanto sbagliato è diventato il nostro mondo, se l'unica persona nella quale Nina può trovare un po' di consolazione è quella che l'ha spinta sulla via del male?'

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Non aveva sentito nulla. Se non una decisa diminuzione del dolore al polso e al costato. Ma fu solo quando vide Arika aprire gli occhi che il Generale poté permettersi di tornare a respirare normalmente.
Natsuki si inginocchiò accanto alla ragazza aiutandola ad alzarsi a sedere. Arika fissò vacua il corpo di Mashiro accanto a lei, immobile ma non ancora morto.
Le prese la mano che già stava svanendo, portandosela al volto, aprendo le labbra sbiancate dalle quali non uscì però nessun suono.
Natsuki le circondò le spalle con un braccio, attirandola a sé.
“Arika. Non morirai. Il Generale De Windbloom ha preso il posto di Mashiro come tua Master. Il loro DNA era identico, per questo ti sei salvata.”
“... il suo... corpo...” balbettò la ragazza, incoerentemente.
“Non guardare, Arika” le sussurrò la Direttrice. Anche Shizuru le aveve raggiunte, e adesso osservava la scena con infinita pena negli occhi.
Il Generale spalancò gli occhi, perché le labbra di Mashiro si stavano leggermente muovendo.
'Non è un riflesso. È ancora viva, ma quelle cose stanno già distruggendo il suo corpo.'
Paralizzata dall'orrore, vide il corpo della sua omonima smaterializzarsi in una costellazione di lucciole smeraldo. Deglutì. Non aveva mai visto una morte così asettica e coreografica, e si trovò incongruamente a pensare che era perfettamente adeguata per un pianeta dove la gente combatteva in abiti da sera. Erano riusciti a rendere anche la morte assurdamente elegante.
Il tutto durò pochi secondi e, nonostante la raccomandazione di Natsuki, Arika non distolse lo sguardo. Svanita nel nulla l'ultima scintilla, i suoi occhi azzurri si fissarono su Mashiro.
La donna si preparò, sapeva quello che sarebbe successo e, infatti, nello spazio di un battito di ciglia Arika le si scagliò addosso.
L'afferrò per le spalle gettandola a terra.
Mashiro strizzò gli occhi per il colpo alla testa, e Arika fece lo stesso di rimando.
“Beh, che fai? Vuoi strangolarmi e morire con me?” le sibilò il Generale, consapevole che la ragazza non era in sé.
Natsuki prese Arika per le spalle, ma Mashiro sentì solo di poco la pressione sulle sue clavicole diminuire.
“Perché tu? Perché sei dovuta sopravvivere tu? Lei era molto più dolce e buona di te. Dovresti essere tu al suo posto” Arika urlò, al che Mashiro sollevò con fatica le mani.
La voglia di replicare a tono a quella stupida ragazzina era fortissima, ma non poteva dimenticarsi qual era il suo ruolo. Cercò di controbattere nel modo più diplomatico possibile.
“Potrei dire lo stesso di te. Vedi questo sangue? É quello della mia Arika. Non farmi ricordare tutte le ragioni per le quali preferirei avere lei qui al posto tuo.”
Shizuru raggiunse Natsuki, ed insieme riuscirono a staccare Arika dal corpo di Mashiro e a buttarla da parte.
La Direttrice sollevò la giovane Otome di peso. “Basta adesso! Questi sono discorsi senza senso. Il Generale qui ha rischiato la sua vita per salvare almeno te, e non è colpa sua se Mashiro è morta. Se ti vuoi sfogare, riprenditi e vai a raggiungere Haruka. Renditi utile come voleva la tua Regina.”
Quando Natsuki la lasciò andare Arika crollò sulle proprie ginocchia. Si girò verso il Generale, e nel suo sguardo l'odio si andò lentamente stemperando nel dolore.
Mashiro conosceva la storia della ragazza, ma reputò di non dover infierire oltre, tenendo per sé quello a cui stava pensando. 'Ci sono cose nella vita che non possono essere rettificate o rimesse insieme. E addii più penosi del salutare per sempre una madre morta da anni. Benvenuta nel mondo dei grandi, bambina.'
Arika aveva detto che la Regina era più dolce e buona di lei, e Mashiro sapeva che era verissimo, ma tentò comunque un sorriso che fosse entrambe le cose. Poi si allungò per stringerle una spalla. “Vai a fargliela pagare, Arika, per tutte e due.”
L'Otome annuì, prima lentamente, poi sempre più convinta. Chiuse gli occhi e li riaprì.
“Yes, Master” sussurrò, abbastanza determinata. Poi si alzò in piedi, aiutando Mashiro a fare lo stesso. Il suo sguardo danzò da Natsuki alla sua nuova padrona. “La vendicherò.”
“E cerca di non farti ammazzare...” si raccomandò Mashiro, conscia che anche per lei sarebbe stato come essere in prima fila.
Guardò l'Otome, che adesso era la sua Meister, alzarsi in volo e schizzare verso il settore della città più colpito. E si ripromise, nel caso in cui fosse stata ancora viva al termine di quella battaglia, cosa di cui non era per niente certa, di sganciarsi da quell'immondo legame prima possibile.
Il pensiero le fece ricordare una cosa importante. Si infilò una mano in tasca, estraendone un anello. Lo smeraldo incastonato sembrò nero sotto la debole luce lunare.
Sia Natsuki che Shizuru la stavano fissando, ma a Mashiro non importava. Niente l'avrebbe costretta a rifare quella cosa una seconda volta.
Si portò una mano all'auricolare, attivando. “Dottoressa Yokho. Stiamo tornando al Garderobe. Mi ascolti bene, prima che io sia lì, deve fare una cosa per me...”

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Aveva la gola secca e le labbra spaccate, ma Nina si rifiutava fermamente di andare a prendere un po' d'acqua o di chiederla.
Avrebbe potuto farlo. Nao dopotutto non stava facendo niente se non osservare Sara che girava ad Haruka, e ai suoi sottoposti, le informazioni sull'andamento della battaglia. Era totalmente sfaccendata, ma Nina aveva deciso che piuttosto che chiedere qualcosa a lei sarebbe morta di sete.
Guardò i monitor ma, colta da un'improvvisa vertigine, dovette appoggiarsi allo schienale di una sedia per non cadere.
Sussultò quando qualcuno la prese per un braccio e, girandosi, si trovò a faccia a faccia con Nagi. “Vieni” le disse, ma lei resistette.
“Non posso abbandonare la mia postazione.”
“Conciata così sei solo d'intralcio. Ti concedo cinque minuti di pausa.” Il Colonnello le sorrise. “È un ordine.”
Nina non resistette a guardarsi attorno. Lo staff di Yokho e quello del Maggiore Chrysant erano impegnati nel loro lavoro, ma le Otome la stavano fissando come se le fosse appena cresciuta un'ulteriore testa. L'unica con un'espressione diversa in viso era proprio Nao. La rossa sorrideva apertamente, maliziosa come solo lei sapeva essere. Ci mancò poco che Nina le facesse una boccaccia.

Si lasciò trascinare fuori dalla stanza e, appena nel corridoio, si appoggiò pesantemente alla parete, non lasciando comunque che il dolore che provava filtrasse dalla sua solita, impassibile espressione. Negli anni l'aveva rifinita, imparando a mostrare solo una fredda facciata di cortesia al mondo che l'odiava, ma anche a quelli che l'amavano. Solo con Arika e Mashiro era stata capace di aprirsi, e adesso una delle due era morta, anche perché lei non era stata là ad aiutarla. Come anni prima era morta Erstin, perché lei non aveva saputo dominare le sue emozioni.
'Manteni. Il. Controllo.'
Afferrò senza dire una parola la bottiglietta d'acqua che Nagi le stava porgendo, scolandola in pochi sorsi, e solo allora alzò la testa verso di lui.
Perché aveva quell'espressione soddisfatta in viso lei non riusciva ad immaginarselo.
“Stiamo perdendo” gli disse con durezza. “Manterrai quel sorrisetto fino alla fine, com'è successo l'altra volta?”
“Chissà... a ben vedere le cose non stanno proprio andando malissimo. Stiamo resistendo da più ore di quelle che i nostri analisti si erano aspettati.”
Il contenitore dell'acqua si accartocciò nella stretta di Nina. “Nel caso tu non te ne fossi accorto, Mashiro è morta.”
Lo vide per un attimo distogliere lo sguardo, per poi riportarlo su di lei adocchiandola come se l'Otome avesse parlato di una torta che le era venuta male.
“E quindi? Arika è viva, tu sei viva. E il Generale è una Master molto più competente di Mashiro. In un certo senso, la sua morte ci ha risolto un problema.”
Nina non fu affatto stupita della risposta. Quando Sergay gliel'aveva presentato, tanti anni prima, le erano bastati cinque minuti per capire che, malgrado l'apparenza gioviale, l'Arciduca di Artai era totalmente insensibile alle sofferenze altrui, a meno che non avesse qualcosa da guadagnarci a mostrarsi affranto. Crescendo era solo peggiorato, e adesso le sembrava che non avesse nemmeno più tante remore a mostrarsi come il cinico manipolatore che realmente era.
Nina abbassò la testa, trovando perfettamente calzante che si fosse innamorata di un personaggio del genere. La crudele indifferenza di Nagi completava perfettamente il suo vittimismo stoico; mentre la vena sadica dell'albino si sposava squisitamente con il suo perfezionismo masochista. Infatti, a Nina non sembrò nemmeno il caso di ricordare all'ex Arciduca come lui stesso avesse affermato in più di un'occasione, anni prima, di amare la piccola Mashiro. Se mai Nina avesse avuto qualche dubbio a proposito, in quel momento seppe che lui aveva solo mentito.
“Adesso basta” sibilò la ragazza, fissandolo. “Sono stanca di tutte queste morti. E non voglio attendere che quella ritorni. Dopotutto non ho bisogno dell'armatura per attivare l'Harmonium. Qui fuori c'è ancora il jet con il quale la scienziata di Earth è arrivata; prendilo e accompagnami a Chartago.”
Nagi alzò entrambe le mani, esplodendo in una leggera, nervosa, risatina. “Pensi che io lo sappia usare? L'ultima volta che è successo ho quasi ammazzato un centinaio di persone.”
Nonostante il momento, Nina si permise di sorridere. Sapeva che, se messo alle strette, l'albino avrebbe cercato di svincolarsi, era nel suo carattere.
“Immagino che esista un pilota automatico, no? E comunque non puoi dire di no. Tu hai promesso che mi avresti aiutato a fare una certa cosa, vero? In cambio ti avrei dato tutto ciò che desideravi dalla Biblioteca Proibita. Ecco i termini del nostro accordo. Ti vuoi rimangiare la tua parte? Così farò io” lo sfidò Nina, sapendo benissimo che, a quel punto, nessuno dei due avrebbe più potuto tirarsi indietro.
Nagi la guardò in tralice, scuotendo leggermente la testa. “E perché ti serve la mia compagnia mentre... uhm... fai visita all'Harmonium?”
Lei distolse nuovamente gli occhi da lui, sentendo la paura srotolarsi pigra dentro di lei.
'“Non ce la posso fare da sola. Salire di nuovo quei gradini e farmi... farmi... possedere da quella cosa.”
Nina realizzò di stare mettendosi a nudo molto più di quello che avrebbe desiderato, e che sarebbe stato opportuno davanti a Nagi. Ma non riusciva a impedirselo. Sentì il controllo sfuggire alla sua presa come una fune insaponata. “Tu eri con me l'altra volta. Tu solo tra questa gente può capire quello che provo. Hai ragione quando dici che la perdita di Mashiro ha risolto qualche problema. Che io sia maledetta per il solo fatto di stare pensando questa cosa, ma lei probabilmente non avrebbe voluto che tu venissi con me. Mentre io...”
Sentì le braccia di Nagi attorno al corpo e alzò le proprie per stringerlo a sé, nascondendo la testa nell'incavo del collo dell'uomo. Prese un respiro profondo, tentando di dominare il tono isterico che aveva sentito crepitare nella sua stessa voce, e trovando consolazione nella sensazione nostalgica che le dava la mano di Nagi sulla testa.
“... io ho bisogno di te” riprese con più calma. “Non mi importa quante bugie mi hai raccontato, sono consapevole di non essere altro che un pezzo sulla tua scacchiera, ma ti prego, non abbandonarmi.”
Era una cosa, quella, alla quale aveva pensato fin dalla prima volta che aveva scoperto l'esistenza del prototipo. Se l'avessero costretta ad usarlo, avrebbe fatto di tutto per avere al suo fianco il suo ex Master. Anche questa volta avrebbero condiviso la stessa sorte, ma volta al bene. Era il modo che Nina aveva escogitato per tacitare per sempre la sua coscienza. Sarebbe stato pericoloso, forse fatale; avrebbero potuto morire entrambi, ma almeno sarebbero stati ricordati come eroi.
Le labbra di Nagi le accarezzarono una tempia, dandole un leggero bacio che interruppe l'accorata supplica della ragazza. “Ni-na, smettila. Credi che io sia come il tuo paparino? Che hai dovuto supplicare perché si infilasse nel tuo letto? È ovvio che ti accompagnerò. Anch'io ho bisogno di te, e non posso permetterti di fare niente di pericoloso” le sussurrò, sorridendole in quel modo falsamente amabile che gli era così tipico.
“Lo spero davvero.”
La voce, fredda e autoritaria, calò come una doccia fredda su Nina. Si staccò velocemente da Nagi, girandosi verso la donna che aveva parlato.
“Mashiro” esclamò, prima di rendersi contro che quella che aveva davanti non era la sua Regina.

Il Generale aveva l'aria decisa, nonostante la vasta ecchimosi che le decorava un lato del viso, e le macchie di sangue sulle mani. Nina immaginò che anche la sua divisa nera dovesse esserne zuppa, anche se la donna non sembrava ferita.
Natsuki, a fianco di Mashiro, fece un passo avanti. Se la Direttrice era rimasta stupita per averla vista insieme a Nagi, sul volto non ne portava traccia. Nei suoi occhi verdi risiedeva solo una rabbia sconfinata.
“Nina” le disse gravemente. “Il Generale non desidera essere il tuo nuovo Master.”
La giovane Otome boccheggiò dallo sdegno. “Perché? Se ho fatto qualcosa che vi ha...”
“Basta con queste stupidaggini cavalleresche!” esplose la donna di Earth. “Per poco lo Shinso non ammazzava la vostra migliore guerriera, non ripeterò l'errore di avere due Otome legate a me sola.”
Lanciò qualcosa a Nagi, che lo prese al volo. “Prendi. Sei tu il suo nuovo padrone. L'hai già fatto in passato, quindi sai benissimo quello a cui andrai incontro.”
Sempre più stupita, Nina fissò Natsuki, la quale inalberava un'espressione che avrebbe fatto onore a Miss Maria.
“Non approvo, se lo volete sapere. Ma è la volontà... la volontà dell'attuale Master, e io non posso che obbedire. Non quando anche la Fondatrice ha accettato che il contratto con il Generale venisse sciolto” terminò la Direttrice quasi ringhiando.
Strati di emozioni contrastanti si depositarono in Nina. Poteva anche averne paura e disgusto, ma il caso sembrava cospirare per renderle sempre più facile quello che aveva in mente. Le successive parole di Natsuki glielo confermarono.
“Nina, vai e compi il tuo destino. E, nel modo che reputi più giusto, libera questo mondo da quegli esseri.”
Debolmente, la giovane Otome sorrise. Evidentemente Natsuki non ci teneva a far sapere al Generale qual era la sua missione. In effetti, non sarebbe stato necessario.
La Direttrice si girò poi verso Nagi, che aveva osservato tutta la scena con l'espressione più distaccata del mondo dipinta in faccia. “E tu, non cantare troppo vittoria per avere ottenuto quello che volevi fin dal principio.”
“Non so di cosa tu stia parlando, Na-tsu-ki” fu la cantilenante risposta dell'ex Arciduca, che però non scatenò nella Direttrice la solita ira furibonda ma solo una serafica alzata di spalle.
“Sappi solo che questa volta lei non sarà il tuo burattino.”
Sorridendo beffardo, Nagi mise un braccio attorno alle spalle di Nina, trascinandola via. “Lei non lo è mai stata. Sapeva benissimo quello che stava facendo, e anche voi ne eravate consapevoli, altrimenti perché il popolo di Earl avrebbe continuato ad odiarla per tutti questi anni? Ma Nina è pur sempre migliore di tutte voi, Direttrice.”
“Nagi” lo interruppe Mashiro.
L'uomo, già in procinto di andarsene, si girò incuriosito verso il suo comandante.
“Ricordati di Parigi, Colonnello. Non commettiamo lo stesso errore.”
Nina lo vide annuire leggermente, mormorando qualcosa all'indirizzo del Generale che le suonò come un 'sieg heil'(1). Lei stessa si attardò solo un attimo per fare un imbarazzato, breve inchino alla Direttrice e alla Mashiro di Earth. Sicura che non le avrebbe mai più riviste.

Fuori dal Mausoleo la situazione sembrava ancora peggiore che dentro, vista attraverso degli schermi asettici. La capitale di Windbloom brillava dei fuochi degli incendi ed era scossa dalle deflagrazioni. Nina poteva sentire il terreno tremare sotto di lei. Ma, la cosa peggiore, era che alle sue narici non giungeva più il profumo dei fiori dei mille giardini che decoravano la città, ma quello della morte. Un afrore dolciastro, un misto di ozono, esplosivo, e carne bruciata. Anche i giardini del Garderobe erano stati dissacrati, rovinati dai tank e dalle batterie di missili installati un po' ovunque, mentre le studentesse correvano qua e là a rinforzare le difese sotto le direttive di Shizuru e Miss Maria.
Nina si premette la mano sulla bocca. Era tutto inutile, lo sapeva. Solo lei poteva davvero fare la differenza. Combattendo la nausea, si inginocchiò davanti ad un Nagi stranamente serio.
“Recita la formula, per favore.”
“Dunque, com'era? Ah, sì... Nina Wang, Otome dello Smeraldo di Nettuno, mi accetti come tuo padrone?”
“Sì.”
La consueta spirale di energia si dispiegò al centro del suo petto, caricandosi nel momento in cui il suo nuovo Master certificò il contratto, fino ad esplodere quando materializzò la veste.
Quando finalmente riuscì a guardare di nuovo in faccia Nagi, scoprì che la sua aria sorniona era tornata.
Si avvicinò, mettendogli un braccio saldamente attorno alla vita.
“Quella cosa che ti ha detto prima il Generale...”
“Non è importante. Quella donna è solo ossessionata da un particolare periodo storico, che nemmeno appartiene ai nostri due mondi.”
Nagi scrollò le spalle. “Parigi era una bellissima città. I difensori ricevettero l'ordine di non permettere che venisse presa dalle armate nemiche. Ad ogni costo.”
“E come andò a finire?”
Il sorriso di Nagi si fece smagliante. “Ovviamente bene. La città è ancora in piedi.”
'Ovviamente' si ripeté silenziosamente la ragazza, mentre lui le faceva scivolare un braccio attorno alle spalle. 'E allora perché Mashiro ha parlato di errori?'
Aveva un brutto presentimento, ma si guardò bene dall'esternarlo. D'altronde, niente sarebbe stato peggio di quello di cui lei aveva paura.
'Assolutamente niente' pensò attivando gli annullatori di gravità che l'avrebbero portata con il suo Master a Chartago.

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“Axel, i tuoi Assassin hanno fatto il lavoro a metà.”
Il Nobody interpellato alzò un sopracciglio all'indirizzo del compagno Marluxia, liquidando la sua critica con una leggera alzata di spalle.
“Le Otome sono degli ossi duri, se affrontate allo scoperto, e poi sono state fortunate. La donna di Earth è riuscita a sottrarsi agli artigli dell'Heartless abbastanza a lungo per essere salvata, all'altra non è andata altrettanto bene. Comunque, anche qui non è che state facendo dei progressi, non è vero, Zexion?”
Lo stratega, che sembrava stare fissando il cielo in lontananza, si riscosse.
“Stiamo procedendo con calma; ti renderai conto anche tu che le contromisure adottate dall'altra parte stanno diventando decisamente drastiche.” gli rispose. “Non deve venirgli in mente di compiere passi azzardati prima che siamo riusciti a disabilitare lo Shinso. Ottenuto quel risultato, potremo finire di liquidare le restanti forze convenzionali, e passare attraverso le porte sicuri che niente in questo mondo ci attaccherà mai alle spalle.”
L'espressione di Zexion si fece annoiata, mentre scoccava al compagno un'occhiata. “Ti è più chiaro, adesso? Quante volte ti devo ancora ripetere quello che dobbiamo fare?”
L'altro alzò entrambe le mani. “Ci ero già arrivato, grazie. Ma mi riferivo al fatto che i tuoi poteri non ci stanno dando affatto una mano.”
Zexion, irritato anche da un leggero sorriso allusivo sbocciato sulle labbra di Marluxia, diede le spalle ad entrambi. I suoi compagni cominciavano a diventare davvero insostenibili.
“Faccio quello che posso” replicò piccato. “Forse non vi siete accorti che i stavolta i tripodi di Earth sono dei droni radiocomandati, sui quali i miei poteri non hanno nessun effetto. Si sono fatti furbi, c'era da aspettarselo.”
“E quindi?”
“Tocca a te.”
Lo stratega si risolse a guardare in faccia Axel. “Cambiamo configurazione. Darò io supporto a Marluxia al Garderobe, tu occupati delle Otome e dei loro alleati.”
Un sguardo ferino illuminò gli occhi verdi di Axel. “Mi posso finalmente divertire?”
“Come e quanto vuoi. Ma ricordati che questa gente non ha nulla da perdere, non sottovalutarli. Se non altro però, abbiamo appurato che, disgregandosi completamente il loro corpo e dissolvendosi in fotoni la loro forza vitale, sia i Master che le Otome non possono trasformarsi né in Heartless né, tanto meno, in Nobody superiori.”
Axel venne scosso da una sgraziata risata. “Vedi che ti preoccupavi troppo...”
E, con quel breve commiato, il Soffio di Fiamme Danzanti scomparve.
Con gli occhi fissi sulla battaglia sotto di loro Marluxia si rivolse a Zexion. “Pensi davvero che la nostra vittoria possa in qualche modo essere messa in discussione?”
L'altro scosse la testa. “Non ne abbiamo mai avuta la certezza matematica. Come vi ho detto, questi stanno adottando l'unica tattica utile per fermarci: fare terra bruciata dove gli Heartless appaiono. E gli viene facile, perché non è il loro mondo. Per questo dobbiamo sbrigarci, e liquidarli prima che portino la loro tattica ad un ulteriore livello.”
“Non sarà facile, quel complesso è bel protetto. Ma ho già approntato qualche sorpresa per le Otome.”
Un pallido sorriso incrinò le labbra di Zexion. “Allora non facciamole aspettare.”
Le due figure nere scomparvero dalla cima del palazzo per teletrasportarsi alla volta del Garderobe.


Note:
(1) Sieg Heil: saluto nazista coniato da Joseph Goebbels. In lingua tedesca significa, letteralmente, "Saluto alla Vittoria".



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Per la gioia di tutti i Grinch assetati di sangue che ci sono tra voi, e dai commenti vedo che sono parecchi, eccovi il massacr... l'aggiornamento di Capodanno. Comunque no, non odio né Mashiro né la povera Arika, ma purtroppo era necessario, non possono mica sempre morire le comparse. ;-)
Bene, quanto al resto, auguro un buon 2009 a tutti, in particolare alle mie lettrici beta, correttrici di bozze e consulenti scientifiche e sentimentali (!??!) Shainareth e Solitaire; agli altri assidui commentatori e lettori: mia moglie Hinata-chan, FrozenOpera, NicoDevil, Gufo_Tave Chiarucciapuccia. E a tutti quelli che passano da queste pagine!

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Capitolo 24
*** Snervamento ***


Snervamento


Incerta se essere più furibonda con il Generale Mashiro, con Nagi, con i Nobody o con sé stessa, Natsuki decise di sfogare la sua rabbia contro una sedia. L'afferrò scagliandola con tutta la sua forza verso il muro, dove rimase confitta, muto simbolo della sua ira.
Udendo una porta aprirsi, si girò a fronteggiare Mashiro, solo di un poco più calma.
Natsuki l'aveva convinta ad allontanarsi per cambiarsi, più che altro per rimanere con lei un attimo da sola. Ma, ora che l'aveva davanti, ripulita dal sangue e con indosso i vestiti ed uno dei camici di Yokho, la sua immagine le ricordò così tanto quella della giovane Regina che ogni proposito di affrontarla rudemente si incrinò. Tutta la persona di Mashiro, poi, dagli occhi quasi febbricitanti alle labbra strette in una sottile linea nervosa, mostrava una pena che ammorbidì la Direttrice. Il Generale si lasciò sfuggire una smorfia, e Natsuki sogghignò mestamente.
“La tua Otome non si sta risparmiando, vero?”
Mashiro scosse la testa. “No, quella sciocca sta prendendo un sacco di botte. Mi riempirà di lividi.”
“Mi spiace.”
“Permettimi di dubitarne.”
A quelle parole Natsuki si pentì immediatamente della compassione provata, e sferrò un pugno alla scrivania che si piegò sotto il colpo. “Infatti non mi dispiace per niente. Non quando tu, nel bel mezzo di tutto questo disastro, ancora continui con i tuoi giochetti.”
“Spiegati meglio.”
“Ho come l'impressione che lo scambio di anelli fosse una cosa che avevate preparato.” Natsuki incrociò duramente lo sguardo di Mashiro. “Adesso sapete tutti nostri segreti, complimenti.”
Il Generale socchiuse gli occhi e fece due passi verso di lei, posandosi una mano sul petto. “E secondo te io avrei potuto progettare per me stessa una cosa così... ripugnante come condividere la mia vita con une delle tue cameriere? Mettendomi in pericolo se quella dovesse cadere e spezzarsi il collo? Tra l'altro, qual é mai la soglia di operatività di quei virus che chiamate nanomacchine? Che succede se mi taglio un braccio? Decidono da sole se interrompere il collegamento ed ammazzarci entrambe?”
La donna dai capelli ametista chiuse la distanza tra loro e, incurante che Natsuki indossasse l'armatura, la spinse contro il muro prendendola per le spalle e scuotendola violentemente.
La Direttrice la lasciò fare. Nonostante fosse certa che quella mossa quelli di Earth avessero almeno sperato di metterla in pratica, un po' le dispiacque per Mashiro. Tra tutti il Generale era ancora quella che le andava più a genio, e riusciva a capire il suo stato d'animo.
“Io non ho mai voluto queste cose dentro di me” le sibilò Mashiro. “Va bene, c'abbiamo guadagnato. Lo ammetto. Sei contenta? Ma ne avrei fatto volentieri a meno. Quella sciocca poteva anche crepare, se fosse stato per me. Che ringrazi solo che assomiglia a...”
Natsuki la vide bloccarsi di colpo, e voltarsi precipitosamente massaggiandosi un polso.
Lei, invece, abbassò lo sguardo. Si era dimenticata dell'altra Arika, l'inseparabile compagna del Generale, quella per la quale Mashiro, anni prima, aveva rischiato la sua carriera. Si chiese se tra loro ci fosse stato anche dell'altro, ma tenne per sé la curiosità.
Attese invece qualche secondo, respirando profondamente, cercando di far recedere la propria rabbia.
“Non è il momento di innervosirsi così” offrì al Generale. Che rimase immobile scuotendo solo la testa.
Si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla. Non poté non notare che la pelle del collo era paurosamente arrossata.
'Si deve essere fregata via il sangue dell'amica fino quasi a scorticarsi.'
Una brutta sensazione le chiuse lo stomaco. 'Sta capitando a tutti di perdere qualcuno che amano... quando toccherà a me?'
“Va tutto bene” le disse improvvisamente Mashiro, girando verso di lei uno sguardo molto più calmo di qualche secondo prima. Si scrollò via con sufficienza la mano di Natsuki, andando verso la porta che dava sul laboratorio. “Rientriamo. Abbiamo una guerra da mandare avanti.”
“Aspetta” le urlò la Direttrice, in qualche modo sollevata che il Generale avesse una così invidiabile capacità di recupero. Ma c'era una cosa che ancora doveva chiarire. “Cosa mi dici di Nagi?”
L'altra la guardò da sopra una spalla. “Mi spiace, so che non avresti voluto che fosse proprio lui. Ma era l'unico qui dentro che potesse stringere un contratto con quella ragazza, perché era l’unico del quale ci potevamo privare.”
Natsuki strinse i pugni, sentendo la rabbia riprendere il controllo. “Non intendo il contratto. Di quello mi avevi avvertita venendo qui. Mi disgusta la scelta ma riconosco che non potevamo fare altro. Sto parlando dell’edificante scenetta che quei due ci hanno offerto. Tu ne sapevi niente?”
La risposta di Mashiro fu incredula. “Starai scherzando, spero? La vita privata di Nagi, e con chi decide di andare a letto, sono solo fatti suoi.”
“Nina non è una chi qualunque” protestò Natsuki, sentendo, suo malgrado, il viso che le si imporporava.
Sapeva che il suo sconcerto doveva sembrare, agli occhi del Generale, quantomeno bizzarro, ma reminiscente dei disastri che Nina e Nagi erano stati capaci di perpetrare insieme, vedendoli abbracciati non aveva potuto fare a meno di provare un’agghiacciante sensazione di panico. E non credeva nemmeno per un istante che Nagi, così come aveva fatto con la Nina di Earth, avesse potuto sedurre la sua ex Otome perché mosso da altro sentimento che non fosse il suo tornaconto personale.
Mashiro, a quel punto, la sorprese. Voltò verso di lei un viso sul quale campeggiava un’espressione di rassegnato fatalismo; Natsuki non avrebbe mai pensato che l’altera condottiera potesse avere nel suo repertorio uno sguardo del genere.
“Natsuki, tra qualche ora qui non ci sarà più niente da fare. Ti sembra il momento di pensare ad una cosa del genere?”
“No, ma...”
“Quei due potrebbero essere la nostra sola speranza, te ne rendi conto? Per il resto, quello che c’è tra loro non mi interessa. Credo niente, visto che le preziose nanomacchine di Nina funzionano ancora.”
A Natsuki venne voglia di urlare. “Non hai capito. Non mi importa di quello” sibilò tentando di spiegarsi. “È che tutto mi sembra una sorta di allucinante déjà vu. Perché proprio Nagi e Nina già una volta furono vicini a distruggere questo mondo. E, su Earth, Nagi indottrinò la moglie di Sergay perché diventasse una bomba umana. Vederli insieme mi terrorizza.”
Mashiro scosse le spalle. “Non so che dirti. Forse questa è l'occasione che il destino gli ha offerto per fare ammenda.” Il Generale lanciò un’occhiata di sbieco a Natsuki. “E comunque, sappilo. Per quanto ti possa ripugnare il pensiero è lampante che quei due siano anime gemelle, nel senso più sbagliato che puoi dare alla cosa. Completandosi a vicenda, devi solo sperare che questa volta nessuno dei due abbia in mente di cancellare questo mondo per mezzo o per amore dell’altro.”
La Direttrice annuì, non rincuorata dalle parole di Mashiro.
Cancellare questo mondo per amore di qualcuno... solo Nina Wang avrebbe la tempra per farlo, anche se tutto lasciava supporre che fosse cambiata. Mashiro, tu non hai visto l’espressione disperata nei sui occhi quando anni fa affrontò Arika nei cieli sopra Windbloom; erano quelli di una ragazza votata al martirio. Prima, nel salutarci, aveva lo stesso sguardo.’

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Axel stava avendo i momenti più belli della sua vita da Nobody. Era fiero dei suoi poteri, fiero della distruzione che poteva causare, fiero dello spettacolo che poteva offrire agli esseri completi, i quali non potevano fare altro che scappare davanti a lui. Tutti quelli che aveva incontrato avevano paura del fuoco, era innata in loro, e raramente trovava chi gli sbarrava il cammino. Nessuno riusciva ad arrivare ad una distanza sufficiente per colpirlo senza essere incenerito e, comunque, la sua barriera incandescente era impenetrabile.
Axel sorrise ferino, guardandosi attorno. Dopo che gli aveva fatto esplodere in volo un numero considerevole di missili, jet, e mobile suit, i difensori avevano mandato avanti le ragazze chiamate Otome.
Il Nodoby aveva pregustato quel momento. Circondato dalla sua corte di Assassin le squadrò perplesso, notando sia quanto fossero ridicoli i loro abbigliamenti, sia che le sue fiamme non sembravano causare loro alcun danno. Una smorfia incrinò la sua espressione, deformando il volto da clown maledetto. Sarebbe stato difficile, ma anche tremendamente divertente.
Inviò un comando mentale a tutti gli Assassin; prima di affrontarle direttamente i suoi adepti le avrebbero impegnate in una deliziosa danza di morte, che lui si sarebbe goduto fino alla fine. Forse, dopo, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno del suo intervento.
Prima che potessero attaccare, tuttavia, un urlo risuonò dietro di lui.
“Allontanatevi, mi occupo io di questo” fece una potente voce femminile.
Il Nobody si voltò, presumendo che un'altra di quelle Otome avesse raggiunto le compagne. Sogghignò alla vista della nuova arrivata, la cui armatura color arancio cozzava pericolosamente con i capelli ramati. La donna aveva occhi blu, e un bel viso corrugato da un odio devastante.
Immaginando di essere il destinatario di tutta quella rabbia, Axel sorrise.
“Che c'è? Mi guardi male perché ti ho bruciacchiato un po' la tua bella città?”
“Taci!” gli urlò l'Otome, sprizzando letteralmente ira da tutti i pori. “Tu c’eri a Heian-kyō. È arrivato il momento di saldare i conti.”
Axel agrottò le sopracciglia. Non aveva la minima idea di cosa quella donna stesse dicendo, ma dopotutto non era un problema per lui. L’aveva vista da lontano ed i suoi poteri erano veramente impressionanti. Doveva sconfiggerla se volevano avere la strada spianata, era solo lieto che fosse venuta lei da lui senza che il Nobody si dovesse sobbarcare la scocciatura di andarla a cercare.
Segnalò agli Assassin di impegnare solo le prime due Otome, mentre lui si teletrasportava a livello del suolo. Là alzò la testa notando che la donna in arancio stava velocemente chiudendo su di lui: l’aveva già individuato.
Sorrise guardandosi attorno. Aveva scelto una piccola piazzetta stretta tra alti palazzi, il cui suolo era cosparso da frammenti di vetrate mandate in frantumi dalle esplosioni. Il posto ideale per accogliere la sua avversaria. Era forte, ma anche furibonda, Axel non dubitava che l’avrebbe seguito anche all’inferno. La sua teoria fu confermata dopo qualche secondo: Mai Tokiha atterrò davanti a lui.
“Sembra che tu ce l’abbia proprio con me, eh?” la canzonò.
“Quella che avete distrutto era la mia città natale” gli rispose lei, in un sibilo di rabbia.
“L’hanno fatto i vostri alleati, non noi.”
“Solo perché voi ci avete attaccato.”
“E tu adesso cosa vuoi fare, ragazzina?”
“Toglierti dalla faccia quel sorrisetto.”
L’Otome allargò le braccia, e due cerchi infuocati le apparvero attorno ai polsi. Axel fischiò la sua approvazione, cominciando a notare dettagli della donna che da lontano gli erano sfuggiti. Particolari che gli facevano ricordare qualcuno.
Sogghignò, allargando allo stesso modo le braccia magre e materializzando i suoi chakram. Lo riempì di soddisfazione vedere gli occhi dell’Otome spalancarsi dalla sorpresa.
“Lo sai, Zexion ci aveva avvertito che su questo pianeta, da qualche parte, noi avremmo trovato i nostri equivalenti. Sei tu, carina?”
La donna urlò il suo sdegno scaricandogli contro un turbine di vapori incandescenti che Axel parò facilmente.
“Fuochino, adesso tocca a me.”
Nel giro di un nanosecondo i suoi poteri innescarono la combustione nei materiali che componevano e che ricoprirono il suolo, trasformando la piazzetta nel fondo di una fornace; cinque turbini di silicio liquefatto, creati dalle roventi correnti ascensionali, si alzarono attorno a loro.
Se l’Otome era rimasta spiazzata da tale dimostrazione di forza non lo diede a vedere. Sicuramente, Axel notò con una punta di ammirazione, la temperatura elevatissima non sembrava darle noia. Levitava leggera sullo stagno incandescente, con in viso un’espressione che da furibonda si era fatta truce.
“Pensi che tutto questo sia impressionante?”
“Sicuramente di più di quei tuoi due cerchietti.”
“Stai giocando a chi di noi due è più potente?”
Axel si strinse nelle spalle. “Sai com’è. Non avevo mai incontrato un’altra domatrice del fuoco.” Lanciò un’occhiata a Mai, che fu quasi affettuosa. “Dai, fammi vedere quello che sai fare.”
“Fai lo spiritoso? Tu hai ammazzato persone alle quali volevo bene, adesso toccherà a te.”
“Ne dubito fortemente” replicò lui, lanciandole contro i suoi chakram. La ragazza li scansò, strappando ad Axel un sorrisetto. “E quando avrò finito con te toccherà anche al resto delle tue amiche.”
“Non credo proprio” gli fece lei, cupa. Il commento fu talmente esilarante che il Nobody scoppiò a ridere.
“Memorizzati questo: ho una reputazione da difendere. Ma puoi sempre tentare di fermarmi.” Questa volta la attaccò con una delle colonne di fuoco, che si torse verso la donna al suo volere.
L’Otome ne venne avvolta e, dopo un momento di esitazione, Axel la vide urlare qualcosa in mezzo alle fiamme. Un grido che superò incredibilmente il fragore del rogo.
“Kagutsuchi!”

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Zexion si teletrasportò velocemente dietro un riparo, prima che una raffica di mitragliatrice lo falciasse. Al sicuro controllò la situazione.
Di certo Marluxia si stava dando da fare, assistito da branchi di Heartless e da una pletora di esseri vegetali che aveva preparato per l'occasione, ma era anche vero che i difensori del Garderobe stavano strenuamente combattendo e, fino al quel momento, frustrando tutti i tentativi di penetrarne le linee.
E non c'era molto che lui potesse fare.
Tutte le batterie di missili e le mitragliatrici erano operate da remoto, senza che fossero presenti soldati che lui potesse influenzare; le Otome erano invece per lui ancora intoccabili, fino a quando Marluxia non fosse stato in grado di infrangerne gli schermi.
Quasi annoiato, preferì voltarsi a guardare la città. Era un brillante stratega, ma ogni volta che la parola passava alle armi la sua attenzione scemava rapidamente.
La situazione era molto incerta, ma da quello che captava non sembrava esserci molto che gli alleati e le Otome potessero fare tra i palazzi, a meno di non continuare ad uccidere i propri concittadini. Laggiù Axel si stava divertendo, poteva sentirlo, forse perché, per una volta, sembrava aver trovato un opponente al suo stesso livello.
D'un tratto una presenza inconsueta si frappose fra i due, qualcosa che da quella distanza Zexion non fu in grado di riconoscere. Di certo non era un umano, ma non era neppure uno di loro.
Scoccò un'occhiata a Marluxia. Volentieri sarebbe andato a controllare, ma non poteva permettersi di abbandonare il compagno in quel momento; anche se il Nobody dai capelli rosa appariva perfettamente in grado di tenere sotto controllo la situazione.
Si teletrasportava velocemente tra le Otome, eludendo i loro colpi prima che riuscissero a colpirlo, e dedicandosi con particolare cura a depennare i ranghi di quelle in armatura grigia, che a Zexion sembravano particolarmente vulnerabili. Né avevano armi efficaci come le loro colleghe più anziane. Da quello che aveva capito dovevano essere delle specie di studentesse.
Con la coda dell'occhio controllò i movimenti delle due Meister Otome sul campo, una bionda dall'armatura bianca, e la donna che lui aveva già incontrato, Shizuru Viola.
Loro erano di certo efficienti, ma i loro sforzi contro gli Heartless inferiori erano parzialmente vanificati dal fatto che dovevano più volte correre in aiuto delle loro stesse compagne in difficoltà.
Zexion sorrise, più la battaglia progrediva più la possibilità di agevolare Marluxia aumentava.
Individuò una giovane Otome rovesciata a terra, con l'armatura ridotta in frantumi e gli schermi abbassati. Né morta, né ferita gravemente, era esattamente quello che Zexion stava cercando. Ci mise un attimo a vincere le sue barriere mentali.
La ragazza alzò la testa e lanciò un urlo terrificante, sollevando la sua arma e scagliandosi in uno scoordinato volo contro la Meister bionda. Colpita alle spalle, quest'ultima reagì d'istinto. Si girò di scatto, trafiggendo la più giovane con un fendente che la tagliò quasi in due. Puro orrore si disegnò sul volto della spadaccina, mentre l'altra cadeva a terra dissolvendosi in scintille smeraldo.
Accortosi di quello che stava succedendo Marluxia rise. “Ben fatto Zexion. Mi dai una mano anche con le altre?”
Lo stratega fu ben lieto di accontentarlo.

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Natsuki cercò disperatamente di non distogliere lo sguardo, anche se quello che stava vedendo era la materializzazione di tutti i suoi incubi peggiori. Quelli nei quali nemmeno i loro poteri le avrebbero protette, e salvato chi amavano.
Vide alcune studentesse scagliarsi contro le compagne e le stesse Miss Maria e Shizuru, che non poterono fare altro che difendersi in ogni modo.
“Io vado, là fuori hanno bisogno di me” esclamò Sara Gallagher dietro di lei.
Natsuki si girò verso la donna. Non avrebbe voluto esporre più nessuna di loro, così come avrebbe preferito far ritirare almeno le Perle, ma era ben conscia che gli Heartless erano così numerosi che non potevano rischiare di affrontarli a ranghi ridotti. Sentiva di avere già commesso un errore facendo evacuare le Coral insieme a Lady Yukariko, non poteva rinunciare ad altre combattenti.
Allo stesso modo non poteva lasciar sguarnito l'interno del Mausoleo di Fumi.
Per questo scosse la testa, facendo invece un cenno alla Trias ancora presente.
“No, Sara, tu rimani qui a difendere la Fondatrice. Gemma, tu invece puoi andare. Fatti onore.”
La ragazza non perse tempo a correre via, seguita dallo sguardo sconfortato della Prima Colonna.
“Oh, avanti, Natsuki. Qui non sono di nessuna utilità, né lo sarò se riusciranno a penetrare. I miei poteri e la mia arma non sono efficaci in spazi ristretti.” La donna indicò lo schermo. “Posso invece sostituire Shizuru. Lei è la nostra combattente più forte. Fai rientrare lei.”
Lo sguardo di Sara celava una supplica che Natsuki tentò con tutte le forze di ignorare, anche se il suo ragionamento non faceva una piega.
“Non ci pensare nemmeno.”
“Ascoltala, invece” si intromise Mashiro.
Natsuki la fulminò con lo sguardo. “Occupati dei tuoi uomini.”
“Non essere sciocca, la biondina qui ha ragione. Shizuru è la vostra guerriera migliore, ha senso tenere lei di riserva e metterla a proteggere quello che avete di più prezioso.”
Natsuki non riuscì a replicare che Sara si mise le mani sui fianchi e annuì vigorosamente. “È deciso allora, augurami in bocca al lupo, Direttrice.”
Senza aspettare la replica di Natsuki saettò verso la porta, materializzando contemporaneamente la sua armatura.
Alla Direttrice non restò altro da fare che prendersela ancora una volta con Mashiro.
“Quando la finirai di intrometterti nelle mie decisioni?”
L’altra si strinse prosaicamente nelle spalle. “Ho capito che non volevi farti vedere a distribuire favoritismi, ma dal punto di vista tattico questa è la scelta migliore che potevamo fare.”
Non voleva battibeccare con Mashiro davanti a tutti, ma nemmeno voleva fargliela passare liscia. Si avvicinò a lei fino ad trovarsi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
“Favoritismi? La Fondatrice sa quanto vorrei che Shizuru fosse lontana e al sicuro, non è che chiamandola qui dentro le ho salvato la pelle, tutt'altro. Se riusciranno a sfondare sarà sola con Nao ad affrontare quelle bestie” sibilò al Generale.
Mashiro la fissò poi, con sua somma sorpresa, le labbra della donna pronunciarono parole che mai Natsuki avrebbe pensato di sentire sulla sua bocca.
“Credi che non lo sappia? Approfitta del suo rientro per dirle addio, allora. E pensa a chi non ha nemmeno avuto questa fortuna.”
Spiazzata, lo sguardo di Natsuki corse allo schermo, alla battaglia dove una testa bionda adesso si agitava in luogo di una dai capelli nocciola. Non avrebbe voluto, ma provò comunque una momentanea sensazione di sollievo.

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Mai cominciava a sentirsi stanca. Usare estensivamente i suoi poteri, come stava facendo, le stava costando energie che non riusciva a reintegrare. Anche se lo stesso immaginava dovesse essere per il suo temibile avversario, che appariva sempre più lento nello schivare i colpi.
Kagutsuchi però sembrava immune, impegnato a devastare il branco di Heartless che facevano da luttuoso corteo al Nobody.
Lei non poteva credere a quello che l’essere aveva sottinteso, e rifiutava con tutte le sue forze che in un’altra vita, su un altro mondo, o in un altro universo lei si sarebbe potuta evolvere in qualcuno di così orribile. Le aveva rivelato di chiamarsi Axel, e portava in volto, quasi letteralmente, i segni di una malizia feroce. Rivoltante alla luce di tutto quello in cui lei credeva.
Il rombo di Kagutsuchi che inceneriva un’intera falange di Ombre la rincuorò, mentre caricava le sue armi pronta a lanciare un’altra bordata di fuoco al Nobody. Prima o poi avrebbe trovato un’apertura nella sua difesa.
“Interessante” Axel le urlò indicando Kagutsuchi. “Non sapevo che anche voi poteste controllare esseri inferiori.”
La domanda, posta con il consueto tono di scherno, la fece infuriare. Lo attaccò, ma lui riuscì all’ultimo momento ad eludere il colpo.
“Quale essere inferiore? Kagutsuchi non è un mio servo né un’arma. Lui è un amico, il mio Child. Non è certo come i tuoi mostri senza cervello.”
Solo a lei Kagutsuchi si mostrava nel suo vero aspetto, invece che come un gattino inoffensivo; solo a lei permetteva di essere cavalcato. Mai non aveva idea di quale fosse la sua origine né del perché le fosse così affezionato, sapeva solo che la forza del drago completava i suoi poteri e che, da quando gli aveva strappato la spada dal muso, non aveva mai smesso di correre in suo soccorso. Tanto le bastava.
Non impressionato dalla sua replica, né dal suo attacco, Axel sorrise, umettandosi le labbra.
“Mostri?” le fece, con una voce dal tono basso ed astuto. “Chi, loro?”
Le indicò una delle Ombre. Aveva una forma umanoide, dagli arti allungati, e saltava incessantemente sul dorso di Kagutsuchi, che non sembrava essere in grado di scrollarselo di dosso.
Mai aggrottò le sopracciglia. Dove voleva arrivare?
Il Nobody sembrò leggerle in faccia la confusione. “Forse non hai capito. Quello, è un essere umano… beh, quello che ne rimane.”
Spiazzata, Mai interruppe il suo attacco. “Cosa?”
Ricordava vagamente quanto Mikoto, giorni prima, aveva raccontato su quegli esseri, ma era convinta che parlasse dei Nobody.
“Non te l’hanno detto?” Axel si indicò. “Come anch’io una volta ero un normale mortale, così erano loro. Credi che gli umani straziati partorissero copie delle Ombre che li avevano uccisi? Oh no. Privi del Cuore i loro corpi subiscono una vera e propria trasformazione, anzi… una degenerazione. Hanno perso coscienza di quello che sono stati, ma ti assicuro che da qualche parte, dentro di loro, i ricordi della loro vita precedente ancora sussistono.”
Mai combatté il dubbio nascente dentro di lei. Axel la stava per forza ingannando. Ma, d’altronde, era anche vero che lei, con tutto quello che era successo in quei giorni, non aveva approfondito la faccenda. Si corresse. Lei, non ne aveva avuto il coraggio di farlo. Perché non poteva credere che quelle mostruosità assassine fossero state una volta degli esseri umani raziocinanti. O che ne ritenessero in qualche misura l’io cosciente.
Kagutsuchi era intanto riuscito ad afferrare l’essere che lo stava tormentando, e l’aveva stretto fino a farlo svaporare. Mai sentì il volto contrarsi in una smorfia di dolore.
“Voi state ammazzando i vostri stessi compatrioti. Riesci a capirlo, carina?” Axel la derise, scagliandole contro entrambi i chakram.
Troppo scioccata per reagire Mai non riuscì ad evitarli, e precipitò dal cielo.

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Marluxia notò con una certa soddisfazione che l'Otome con l'armatura viola era stata sostituita da una biondina che lui conosceva bene. Senza che loro l'avessero visto, il Nobody aveva fatto visita al Garderobe prima della battaglia e sia lei che la donna anziana, adesso misteriosamente ringiovanita, erano state l'oggetto di un suo esperimento.
Attese che entrambe gli fossero addosso, neutralizzando il loro primo attacco congiunto con una certa difficoltà, per poi teletrasportarsi fuori dal raggio d'azione delle loro armi, ma ancora a portata di voce.
Relativamente al sicuro sorrise alle due donne, mettendosi la falce di traverso sulle spalle.
“Complimenti, signore, avete fatto piazza pulita dei miei Heartless e delle miei altre creazioni” Marluxia si guardò attorno. “E anche delle vostre amiche, devo dire.”
Una delle due, quella che qualcuno in precedenza aveva chiamato Miss Maria, si alzò in volo per raggiungerlo e lui la lasciò fare, esibendo la sua aria più arrogante. Perché l'aveva sentita parlare con devozione di una certa persona, e immaginava quello che sarebbe successo quando gli fosse arrivata abbastanza vicina.
Come aveva preventivato, giunta a qualche metro da lui, con la spada già pronta a colpire, l'Otome si bloccò a mezz'aria. Come se si fosse totalmente cristallizzata.
Marluxia le sorrise, altero sopra una colonna che qualche ora prima aveva ospitato una leggiadra statua di Fumi.
“Le somiglio, vero? Non abbiamo lo stesso taglio di capelli, ma per il resto siamo fin troppo simili.”
Il Nobody afferrò la sua falce e la roteò sopra la testa, bilanciandola con una mano sola. “Abbiamo anche la stessa arma, se non è una fortunata coincidenza, questa.”
Miss Maria boccheggiò. “Tu... tu non sei lei. Non dire eresie.”
“Certo che non lo sono. Ma ne sono il perfetto equivalente nel mio multiverso. Quasi perfetto, te lo concedo.”
“Fumi era una persona speciale, non un assassino” ringhiò l'Otome e, davanti ad una tale risposta, Marluxia non riuscì a sopprimere una smorfia disgustata.
“Mi disprezzi solo perché combatto per la sopravvivenza mia e della mia specie? Voi fate lo stesso, mi sembra.”
La donna annuì, cupa. “Hai ragione. Ma considera che noi non vi abbiamo fatto nulla di male, non vi abbiamo attaccato né minacciato. Quindi perché siete qui?”
“L'avreste fatto in futuro, una volta acquisita la nostra tecnologia. Perché gli esseri umani di questo multiverso non sembrano essere in grado di fare niente altro che attaccare i propri vicini.”
“Ma sentilo... venite qui a farci la ramanzina quando siete stati i primi a dare il via alle ostilità?”
Marluxia scosse le spalle. “Non dico che sia giusto. Ma puoi pensare al nostro attacco come ad una difesa preventiva. Non potevamo aspettare che voi foste pronti. Allora, ci avreste anche potuto sconfiggere. E comunque, credi che data la natura dei miei poteri io mi diverta quando una vita viene spenta?”
Miss Maria sembrò in quel momento leggermente a disagio. “Che voi dire? Che provi compassione per le tue vittime?”
“No, se ne vale la pena. Ma la bieca distruzione non è mai stata nei miei obiettivi.”
“Che bugiardo. E quante parole inutili. Mi fanno solo capire che tra te e la nostra Santa Fondatrice c'è in comune solo il rosa dei capelli.”
Marluxia si mise a ridere. “Nega anche l'evidenza, se ti fa stare meglio. Ma, sai, anch'io manipolo la vita, esattamente come Fumi. Io e lei siamo uguali.”
“Non osare pronunciare il suo nome” urlò Miss Maria, scagliandosi contro il Nobody che la evitò teletrasportandosi a terra. Questa volta accanto alla seconda Otome. “E non fuggire!”
Dalla sua nuova posizione Marluxia la guardò quasi innocente, mentre Sara Gallagher si girava di scatto, pronta a lanciare il suo boomerang.
“Non stavo fuggendo, aspettavo che la mia manipolazione sortisse i suoi effetti.”
L’arma cadde di mano a Sara, che si guardò l'arto, profondamente stupita. Per poi crollare a terra davanti a Marluxia.
“Sara” urlò Miss Maria ma, prima che potesse raggiungerla, anche lei rovinò al suolo.
Lo sguardo che il Nobody posò su di loro fu quasi sdegnato.
“Belladonna. Ne ho trovate di rigogliose nei boschi attorno Windbloom. Le foglie contengono alcaloidi molto potenti, che provocano una rapida degenerazione neurale. Ne ho fatte velocemente nascere un po’ qui intorno, e voi ne avete respirato i pollini da me modificati, che ora contengono lo stesso principio attivo, prima che materializzaste la vostra armatura. Oramai il vostro sistema nervoso è totalmente compromesso, presto comincerete ad avere le allucinazioni che mi servono. Perché, sapete, ho bisogno che rimaniate vive ancora un po'.”
Le due Otome, riverse a terra, non risposero. Al che il Nobody inclinò la testa e fissò il Mausoleo di Fumi dietro di lui.
“È tempo di andare a finire questo lavoro.”
“Vedo che qui hai tutto sotto controllo.”
Marluxia rivolse un freddo sorriso a Zexion, che era apparso accanto a lui.
“Certo, prevedevi il contrario?”
“No. Ti lascio completare la tua missione. Io ho qualcosa da sistemare altrove.”
Marluxia seguì lo sguardo del compagno. Fissato non verso la città ma verso il deserto che circondava Windbloom.
“Dove?”
“Dove potremmo avere qualche sorpresa. Ho carpito dalle loro menti l’esistenza di un'arma che intendono usare come asso nella manica. Ci penserò io.”
Marluxia gli fece un cenno d'assenso. “In ogni caso, qui presto sarà tutto finito.”
“Lo spero...” rispose Zexion prima di scomparire.

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“Sei completamente in errore se pensi che io ti lascerò scendere sola. Anzi, solo con lui.”
Midori non spostò i suoi occhi da quelli di Nina, e la giovane Otome seppe che non intendeva cedere di un passo. Il resto degli Asward si strinse attorno alla leader, mentre Nina indietreggiava, suo malgrado.
Non poteva certo impegnarli tutti, non con il suo Master in giro.
Cercò con lo sguardo Miyu, rimasta un po’ in disparte, forse l’androide avrebbe capito perché preferiva accedere alla sala dell’Harmonium da sola e, soprattutto, perché voleva che tutti se ne andassero.
Gli occhi sintetici della donna non batterono ciglio. Miyu si limitò a fissarla, senza che nessuna emozione turbasse la sua calma cibernetica.
L’unico sguardo che lanciò fu verso il curioso canarino che si portava appresso da anni; così tanti che nemmeno al Garderobe riuscivano a spiegarsi se anche lui fosse un robot o se, invece, fosse un vezzo di Miyu sostituirlo con uno identico alla sua morte.
Quando la donna riportò la sua attenzione su di lei, a Nina sembrò che la sua espressione si fosse leggermente addolcita.
“Avvicinati, erede di Wind.”
Nina contrasse i pugni, poi fece quello che le era stato detto, muovendo arti che le sembrarono rigidi come canne di acciaio.
Miyu abbassò la voce, quando furono vicine, lanciando un’occhiata dietro le spalle dell’Otome.
“Quello che ti appresti a fare ti farà ricordare nei secoli come la novella Fumi. È per emulare lei che sei qui?”
Cercando di controllare il panico che minacciava di travolgerla in ogni momento Nina scosse la testa con forza. “Mi credi così ambiziosa? O così coraggiosa? Lei era una dea, io solo una bambina spaventata. Se sono qui è perché non c’è altro che potevo fare. Questa è l’arma che ci fu data proprio per sconfiggere quelle cose, e solo io posso usarla.”
“Fumi non era affatto ciò che pensi, o quello che tutti dicono di lei” replicò Miyu, non con il solito tono piatto ma dando alle sue parole una certa foga che sorprese Nina. “Anche lei aveva paura. E anche lei lo fece perché non avevano altra possibilità. Fu allo stesso tempo un successo ed un disastro perché l’Harmonium fuori controllo devastò Windbloom, e solo sacrificando sé stessa e la sua Master la Fondatrice evitò che tutto Earl sparisse per sempre. In quel giorno la sua GEM divenne nera a causa del dolore e della disperazione che aveva causato (1). Ma tu sei cosciente di quanto lei ha sofferto, vero? Perché tu hai indossato proprio quella pietra.”
Nina annuì, rigida. La storia di Fumi era ben nota, ma solo lei aveva avuto il dubbio privilegio di rivivere in parte quello che la Fondatrice aveva sopportato. E sapeva che quella notte l’intero conto le sarebbe stato presentato.
Si fece forza per raccontare a Miyu quello che aveva architettato. Sapeva che la donna non l’avrebbe fermata.
“Lo so. Per questo voglio che tutti se ne vadano. Quell’affare è già andato fuori controllo due volte, io che l’ho usato sono certa che lo farà anche una terza. Ma qui, nel mezzo del deserto, i danni saranno contenuti. E poi, io sono pronta a fare di tutto per fermarlo.” Davanti al silenzio di Miyu, Nina si batté il petto socchiudendo gli occhi. “Fino a ripercorrere la dolorosa strada tracciata dalla Fondatrice. Sono pronta, ti dico” le ripeté e le parve che lo sguardo che le indirizzò Miyu fosse di leggero scherno.
“Non ne dubito. E lui, lo è?”
Nina non si aspettava quella domanda, ma la sua espressione sgomenta fu probabilmente sufficiente all’androide per capire ogni cosa.
Occhi rossastri la fissarono indagatori, abbassandosi inspiegabilmente colmi di una pena che spiazzò Nina.
“Anche Fumi e la sua Master si amavano, ma non nello stesso modo. Tu sei certa di riuscire a fare quello che ti sei proposta, anche se lui ci andrà di mezzo?”
L’Otome non riuscì a capire dove trovò la forza di articolare parole che mai avrebbe voluto sentirsi pronunciare. “Quattro anni fa per amore di un uomo io ero pronta a distruggere il mondo. Non trovi appropriato che adesso io voglia fare il contrario? E, d’altronde, chi più di Nagi e me si merita di morire per salvarlo?”
“Non dubito che dentro di te tu abbia la motivazione. Ma sarai abbastanza forte, una volta laggiù?” Miyu le chiese.
Nina non poté che annuire. Poi sentì la mano dell'androide sulla spalla. “Convincerò Midori e i suoi a partire. Ma io rimarrò.” Scosse la testa davanti alla prevedibile replica di Nina, e alzò tra di loro il braccio sinistro trasformandolo in una spada. “Ricordati la volta scorsa. Solo Arika in armatura riuscì a fermarti. Considerami pure la tua assicurazione.”
Un singhiozzo chiuse la gola di Nina ma la ragazza riuscì a trattenerlo. Sapeva che quella spada non era destinata a lei, se avesse fallito.
Dopo un flebile grazie si girò e tornò con Miyu verso il gruppo, lasciando che l'androide approcciasse per lei Midori e gli altri Asward. Si avvicinò invece a Nagi, che stava fissando la luna di Earl come se tutto quello che stava succedendo lì non lo riguardasse.
Il giovane si girò verso di lei e, alla luce livida della luna, il suo aspetto sembrò a Nina ancora più spettrale del solito. Non per la prima volta si chiese quanti pretendenti al trono di Artai Nagi avesse dovuto uccidere per ascendervi, e in quanti e quali modi si fosse ingraziato la popolazione che sembrava amarlo molto, lui che aveva le algide sembianze dei demoni dei ghiacci che infestavano le leggende del freddo paese del nord.
Nina notò le sue pupille leggermente dilatate, e si chiese che effetto dovesse produrre lei, invece. Pallida tanto quanto lui, con i capelli nero blu ritti attorno al capo come un'improbabile corona, e le labbra che sentiva esangui.
Nagi le sorrise. “La mia Nina stanotte è bella come Freyja.”
Malgrado tutto, l'Otome arrossì. “Lei aveva i capelli biondi.”
“Dettagli. Tu sei lei, stanotte, una vera dea della guerra.”
Immaginò che Nagi avesse voluto farle un complimento, ma non riuscì a trovarlo affatto incoraggiante. La distruttiva Freyja era tutto ciò che si era sempre augurata di non diventare mai più.
“Nina.”
La voce di Midori la distolse dalla contemplazione del suo inquietante compagno. Le rivolse la sua attenzione, e fu quasi stupita di vederla già pronta a partire.
La leader degli Asward le fece un solenne cenno del capo. “Noi torniamo in città. Miyu ci ha spiegato che saremo molto più utili là. Ci incontreremo ancora tra le stelle, Regina di Windbloom.”
Nina sbarrò gli occhi, più per il curioso augurio che per il suo titolo sbandierato ai quattro venti. Poi, ricordandosi quello che nella cultura Asward significava, si inchinò per salutare la partenza del popolo del deserto.
Come quando lei poco prima aveva detto addio a Natsuki, anche loro dovevano essere certi che non l’avrebbero più rivista se non da morti.


Note:
(1) Miyu si riferisce alla GEM di Fumi, il Mashiro naru Kongōuseki, diventato il Shikkoku no Kongouseki con il quale Nina e Nagi formano un contratto nel corso della serie. Lode al genio (!?) della Sunrise che si è inventata il GEM che cambia pure colore ;-)



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Bon, anche stavolta (ma soprattutto stavolta), grazie a Shainareth e Solitaire per le correzioni e i consigli botanici. E ringraziamenti anche agli altri assidui commentatori e lettori: Hinata-chan, FrozenOpera, NicoDevil, Gufo_Tave, Chiarucciapuccia.

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Capitolo 25
*** Domino ***


Domino


Né grida né esplosioni turbavano più la pace del Giardino delle Vergini, solo un tetro silenzio, scalfito dal fragore della battaglia cittadina che ancora infuriava.
Marluxia, ritto davanti alla scalinata che portava al Mausoleo, volse finalmente gli occhi color zaffiro sulle due donne riverse ai suoi piedi. Il loro respiro si stava facendo sempre più fievole, e con quello, anche la pazienza del Nobody si stava esaurendo.
“Ma quanto ci mette?” sussurrò al vento.
Finalmente le armature delle due si volatilizzarono, segno che il loro organismo debilitato non poteva più supportare la richiesta energetica della materializzazione. Era quello che Marluxia stava aspettando.
Socchiuse gli occhi, abbracciando con lo sguardo entrambe. Grazie ai suoi poteri ci mise pochi secondi a prendere il controllo dei loro corpi, adesso che le nanomacchine erano disattivate e che nessuno schermo proteggeva più le donne. Ma manipolare organismi così complessi richiedeva energia, e il Nobody la ricavò dall'ambiente esterno; attorno a lui la temperatura calò drammaticamente.
Riattivò le funzioni che gli servivano, lasciando che le tossine continuassero a penetrare nei tessuti. Proprio a causa di quelle giudicò che le sue nuove ‘armi’ sarebbero cadute in pezzi nel giro di una qualche decina di minuti, ma se li sarebbe fatti bastare. Dopotutto, Marluxia contava molto di più sul terrore che un attacco del tipo che aveva in mente avrebbe provocato, più che sulla sua efficacia tattica. In ogni caso non sarebbe riuscito a controllarle per molto tempo, quindi poteva permettersi di sacrificarle.
Si concentrò più profondamente, e finalmente le vide: le nanomacchine che rendevano comuni mortali inespugnabili fortezze.
Marluxia sorrise. “Mie care, ho fatto qualche esperimento sui corpi delle Otome che ho sconfitto in precedenza. Lo sapevate che le vostre nanomacchine sono macromolecole organiche capaci di replicarsi, e che vivono e muoiono esattamente come un qualunque organismo non sintetico, anche se create in laboratorio? Beh, penso di sì, visto che voi due fate parte della cerchia dei fedelissimi di questo posto. Adesso però vi svelo un segreto ancora più interessante: i miei poteri si estendono anche su di loro. Alzatevi.”
Con imprecisi movimenti Sara e Miss Maria si levarono in piedi, fissando Marluxia con occhi velati, che non riflettevano più la vita.
Lui annuì, facendo qualche rapida aggiustatina affinché per lo meno i due corpi riprendessero una certa coordinazione, poi si girò verso il Mausoleo. “Bene, andiamo signore. Potete cominciare lo spettacolo.”
Dietro il Nobody, le bocche aride delle due Otome si aprirono all'unisono, mormorando con voci roche, e tuttavia perfettamente riconoscibili: “Materialize”.

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Fu l'urlo di raccapriccio di Irina che sintetizzò i pensieri di tutti i presenti nella sala.
Agghiacciata, Natsuki vide i simulacri di Sara e Miss Maria che avanzavano traballati ma decise su per le scale del Garderobe; le due sembravano perfettamente in grado di offendere e difendersi.
“Che stai facendo lì imbambolata? Escludi il segnale dello Shinso” urlò Shinigami Helene alla sua corrispettiva.
Yokho scosse la testa. “Non posso farlo, nemmeno per una Colonna e per un’istruttrice.”
“È uno scherzo, non è vero?” l'altra sibilò incredula, voltandosi verso Natsuki.
Quest'ultima non poté che confermare le parole di Yokho.
“Ha ragione. Dopo che una delle precedenti Direttrici si prese troppe libertà (1) il sistema venne modificato in modo che nessun ordine esterno potesse materializzare o smaterializzare a piacere le armature. Nemmeno della Direttrice in persona.”
“Rimodifichiamolo, allora.”
“È quello che stiamo cercando di fare” le rispose Yokho, piccata. “Potresti avere la compiacenza di darci una mano, invece di stare lì a berciare?”
Zittita dalla inconsueta replica della solitamente quieta scienziata, la donna di Earth riportò la sua attenzione allo schermo e, giratasi poi verso il suo collega Takeda, si immerse con lui in una fitta conversazione.
“Fate in fretta” si raccomandò Natsuki, che incrociò invece lo sguardo con Mashiro.
Quest'ultima indicò il terzetto che si stava velocemente avvicinando alle porte del Mausoleo.
“Ti sono rimaste due Otome, come pensi di fermarli?”
“Ci penserò io” si intromise Shizuru. “È solo un Nobody, e Miss Maria e Sara...”
L'Incantevole Ametista si bloccò, stringendo le labbra rosate. “... non sembrano in grado di poter fermare me e Nao.”
Natsuki si girò completamente verso l'amante. “Esattamente. E bisogna bloccarli ora. Usciamo, vengo con voi.”
Shizuru e Mashiro le risposero in coro. “Assolutamente no.”
Sconcertata, Natsuki fece un passo indietro, in modo da fronteggiarle entrambe. “Che avete detto?”
“Che tu non vai da nessuna parte” le ripeté ferma Shizuru.
“Non puoi esporti così, in questo momento. Devi rimanere qui a coordinare le tue donne” rincarò la dose Mashiro, ma Natsuki scosse la testa.
“Sul campo ci sta pensando Haruka, mentre qui Yokho e gli altri sono perfettamente in grado di fare da soli. Non c'è nessuna ragione perché io rimanga nelle retrovie.”
La Direttrice vide le labbra di Mashiro piegarsi in una smorfia contrariata, mentre l'espressione sul volto di Shizuru si faceva severa.
“Tu sei il nostro faro, noi non possiamo rischiare di perderti.”
“Shizuru, non insistere, ti prego.”
Ma l’Incantevole Ametista dimostrò, per una volta, di volerle tenere testa. “Lasciami finire. La tua arma non è adatta a scontri ravvicinati e, nel caso in cui quell’essere riuscisse a penetrare sino al sarcofago di Fumi, solo una cosa starebbe tra noi e la disfatta totale.” Shizuru stese un braccio per indicare il sistema surrogato. “Quello. E qualcuno deve rimanere qui a garantirne la sopravvivenza, perché pensa a cosa succederebbe se Marluxia non fosse l’unico assalitore. Non possiamo muovere le nostre forze residue su questo assunto, che potrebbe essere anche smentito dai fatti. Richiama le altre Otome, piuttosto.”
Natsuki abbassò gli occhi, prendendo tempo pur sapendo che l’analisi di Shizuru era decisamente ben circostanziata. Non era la migliore guerriera del Garderobe per niente. Ma il pensiero di lasciarla andare da sola ad affrontare il Nobody le trafiggeva il cuore di angoscia. Si portò una mano alla bocca, scuotendo lievemente la testa, pur sapendo di stare dando un pessimo esempio a tutti.
Si riscosse quando sentì una mano sui capelli, riconoscendo subito il tocco lieve della sua amante. “Ti prego, rimani qui al sicuro, Natsuki. Io tornerò, in un modo o nell’altro, ma lascia che vada sola.”
“È un suicidio” sibilò Natsuki, lottando per non reagire come avrebbe voluto, e cercando di mantenere un minimo di compostezza davanti alla sua gente e a Mashiro. Ma Shizuru dovette leggerle in faccia il tormento.
“Onestamente, lo sarebbe se tu venissi con noi. Perché ho giurato di proteggerti, tu che sei la cosa che mi è più preziosa. E, come hai visto, quelli giocano tutte le volte a metterci l’uno contro l’altro; se tu fossi in pericolo, io non potrei mai sacrificarti. Mai.” L’Incantevole Ametista scosse la testa. “Ti prego, aspettami qui.”
Conquistata da quelle parole, tragicamente vere, Natsuki finalmente annuì.
“Quando fai quella faccia, Direttrice, sei peggio di Nina in preda a tutte le sue paranoie sui sensi di colpa. Guarda che Shizuru ha fatto un discorso molto più lucido del tuo.”
Natsuki scoccò uno stanco sguardo a Mashiro, riuscendo con difficoltà a staccare gli occhi dal monitor che mostrava Shizuru e Nao avventurarsi verso il loro destino.
“Lasciamo perdere, per favore” le rispose, senza trovare la forza di battibeccare ancora. Non ce la faceva, non in un momento come quello. Per cambiare discorso indicò invece, con un cenno della testa, Yokho e il suo staff.
“Parliamo di loro, invece. Le porte qui sono blindate, rinforzate dopo l’ultima aggressione in modo che nessuno le possa sfondare, ma non voglio correre rischi. Mashiro, una volta che avranno finito, potremmo tranquillamente far evacuare gli scienziati. E la stessa cosa vale per il Maggiore Chrysant e i tuoi. Non voglio averli sulla coscienza.”
“Non preoccuparti per loro, semmai è la Dottoressa Helene la prima che dovrebbe lasciare questo posto.” Mashiro lanciò un’occhiata significativa verso la donna. “Lei è l’unica che qui dentro sa davvero tutto su questa macchina. E qui fuori c’è ancora un jet che può utilizzare per andarsene, anche subito.”
Natsuki soffocò l’acida replica che le era spontaneamente salita alle labbra. Tra tutti, ci avrebbe giurato che Mashiro si sarebbe presa a cuore soprattutto Yokho. La Direttrice, però, non voleva mettere a repentaglio la vita di nessuno per i suoi pregiudizi contro quelli di Earth. E, da quello che aveva visto fuori, l’unico posto sicuro dai Nobody era letteralmente ad anni luce di distanza da Windbloom.
“Non serve. Ad un livello sotto a questo, nella Sala delle Lapidi, esiste un portale verso il vostro mondo. Quello da dove io arrivai anni fa” disse a denti stretti.
“Non era sulle nostre mappe, ma buono a sapersi” le rispose Mashiro, la cui aria infastidita si era aggravata durante lo scambio di battute. C'era qualcosa che le voleva dire, Natsuki ne era certa.
La fissò, quasi sconcertata dal fatto che, per una volta, il Generale sembrasse in difficoltà. Però, dopo qualche tentennamento, Mashiro distolse bruscamente lo sguardo da lei.
“A te la decisione allora, ma vedi di non metterci troppo. E adesso dimmi come faccio a comunicare con la mia Otome. Voglio Arika qui tra dieci minuti al massimo.”
Nastuki annuì, il cuore pesante dall’angoscia. Nonostante le parole di Mashiro, e della stessa Shizuru, lei non riusciva a non sentirsi in colpa per averla abbandonata. E ritornò a fissare la sua figura elegante, che ogni passo portava sempre più distante da lei.

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Zexion era rimasto a distanza, a guardare Nina e il suo Master entrare nel complesso di rovine che ospitava l’arma che gli avrebbe garantito la realizzazione del suo piano.
Osservò il cyborg seguirli, non visto, poco dopo.
Non sarà un problema. Oramai è tutto stabilito, loro non possono più deviare dalla rotta che si sono scelti. Però, per avere il massimo delle probabilità che ciò che ho progettato abbia successo, è necessario che il Colonnello De Artai sopravviva. Meglio se con quella donna al suo fianco. Insieme sembrano incredibilmente capaci di fare le cose più estreme, senza contare che proprio lei è la chiave per accedere alle passate conoscenze di questa gente.’
Il Nobody si rammaricava di non avere avuto più tempo per studiarla. Nina Wang era all’apparenza una psicotica con manie di perfezionismo, accoppiate ad una voglia disperata di dimostrare al mondo che lei era la migliore. Una combinazione dirompente che a volte portava gli esseri umani a suicidarsi per qualche insulsa causa o a rivoluzionare il mondo. Spesso, entrambe le cose. Perfetta, per quello che aveva in mente Zexion.
'Lui la mente e lei l'esecutrice. Lei quella che dà ordini, e lui quello che glieli suggerisce. Non ho realmente rivelato a Xemnas di chi esattamente quella ragazza è l’equivalente, o avrebbe ordinato a Marluxia di ucciderla non appena arrivati qui. Perché sarà lei che guiderà il cambiamento. Lo può fare. Se rimarrà in vita.'
E lui era lì proprio per garantirlo, si disse fissando il cumulo di macerie spianato dallo scorrere del tempo.

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Nao faticò molto a mantenere la sua aria scanzonata mentre avanzava con la compagna lungo il corridoio che l'avrebbe portata ad intercettare gli invasori. E non solo per la trepidazione di quello che stavano per affrontare, ma anche per l’inusuale tensione che avvertiva irradiarsi da Shizuru Viola.
Nao aveva assistito turbata allo spettacolo del volto dell’Incantevole Ametista che si pietrificava nell'apprensione, quando la Direttrice aveva annunciato che avrebbe combattuto a tutti i costi. Il sentimento che le legava era solido, Nao lo sapeva bene, memore di tutti i suoi falliti tentativi di sedurre la casta Direttrice; ma la Quarta Colonna non avrebbe mai pensato, prima di quel momento, di vedere tanta preoccupazione negli occhi amaranto di Shizuru. L’unica, a parte Nagi, che sembrava avere sempre ogni cosa sotto controllo.
Gettò uno sguardo dietro di sé. L’Incantevole Ametista, adesso, portava in volto solo una quieta promessa di morte, spaventosa nella sua fissità.
Nao distolse precipitosamente l'attenzione. Immaginava che solo Tomoe, anni prima, fosse stata guardata in quel modo, e lei non l'aveva mai invidiata.
Si permise una risatina sprezzante, per dissimulare la tensione.
“Di’, Shizuru, rispetto a quello che hai detto prima, se quello ci mettesse l'una contro l'altra, tu non avresti invece dubbi nel togliermi di mezzo, non è vero?”
La risposta, pur se articolata in un tono di voce composto e quasi mellifluo, fece vacillare il suo sorriso. “Tu sei una mia compagna, e ovviamente tenterei di salvarti. Ma non potrei prescindere dalla salvezza della Fondatrice. Se lo facessi, renderei vane le morti di tutte le nostre compagne.”
“Sì, certo, ovviamente...” le fece di rimando Nao, beffarda, ben sapendo quanto Shizuru stesse mentendo.
Bugiarda, è solo Natsuki che sei qui a proteggere. Che folle, non hai ancora capito che con questi tizi è solo te stessa che devi cercare di mettere in salvo?’ pensò senza avere il coraggio di dirlo ad alta voce. Per quanto fosse sempre posata e cortese con tutti, Nao sapeva perfettamente che c’erano cose che era meglio non rinfacciare alla Terza Colonna.
Andrà a finire come ha detto lei, che quello ci farà combattere ancora una contro l'altra, come è successo fino a questo momento. Non c'è modo di uscire da questa trappola.'
Per un attimo aveva sperato che Natsuki l'avrebbe spedita a fare da guardaspalle a Yokho e gli altri, ma le sue speranze si erano infrante contro la volontà della Direttrice che sembrava voler impiegare tutte le sue Otome in una missione impossibile e suicida. Più di una volta durante la battaglia Nao aveva meditato di svignarsela, pur sapendo che non c'era posto dove si sarebbe potuta nascondere. Eccetto uno.
'E quella pedante donnicciola di Nina mi ha anticipata. Con quali inesistenti arti e attributi si sarà infilata nel letto dell'unico della combriccola che sembra apprezzare un po' di compagnia? Devo dargliene atto. Solo una scombinata come lei poteva riuscire a circuire Nagi sotto gli occhi della fidanzata ufficiale, per non parlare di quelli di Natsuki. D’altronde, pure lui ha sempre dimostrato un pessimo gusto in fatto di donne.’
Nao fletté le dita pericolosamente. 'Lascia che abbia finito qui, Nina Wang, e poi ti insegnerò io a rubarmi il posto di seduttrice del Garderobe...' rimuginò, cercando di rifugiarsi nel sua solito sarcasmo per non cadere preda della paura.
Decise che lei ce l'avrebbe fatta a uscirne viva, con o senza l'aiuto della compagna che le avevano affibbiato.

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Nagi aveva provato a farla parlare, ma Nina si era chiusa in un silenzio impenetrabile mentre discendevano insieme i livelli del complesso. Stava anche facendo in modo di rimanere sempre due passi davanti a lui, e l’albino non era ben sicuro se fosse un modo di impedire la conversazione o perché Nina stesse inconsciamente mimando la posa più tipica di quando era stata la sua Otome. In ogni caso, non gli era mai sembrata così simile alla sua vecchia sé stessa.
Lo conosceva benissimo quel portamento fiero, privo della grazia innata dell’Incantevole Ametista, ma potente e quasi arrogante, della ragazza che sapeva benissimo di essere la numero uno tra tutte, e che ci teneva a dimostrarlo. Esattamente come il suo sguardo truce lasciava trasparire.
Girò leggermente la testa per osservare le stanze buie che sfilavano ai lati del corridoio. Dalle ombre spuntavano forme inequivocabili, resti che una volta erano stati esseri umani, e fu lieto che Nina avesse deciso di camminare così impettita. Fino a quando non le fosse venuta voglia di lanciare un’occhiata al tetro panorama non avrebbe perso il coraggio.
D’un tratto la ragazza si fermò, indicando una stanza più ampia alla loro sinistra. Ad eccezione delle altre, questa era in qualche modo illuminata da bagliori provenienti da dodici grossi pilastri che si ergevano nel mezzo della sala. Alla loro vista, finalmente Nagi emise un silenzioso sospiro di sollievo.
Era quasi sicuro che se un prototipo di Harmonium doveva esistere, per forza avrebbe dovuto essere costruito vicino ad uno dei portali. Tutti luoghi che possedevano una qualche importanza per l’antica gente di Earl lo erano, e Nagi sperava che la loro arma più preziosa non facesse eccezione. Avrebbe potuto andarsene richiedendo un jet warp dalla flotta orbitale, ma sarebbe stato rischioso. In quel momento, però, fu davvero certo che se la sarebbe cavata egregiamente.
“La chiamavano Sala del Bifröst” Nina gli stava dicendo, in un tono piatto ed impersonale. “Sapevano che era un passaggio, ma non come utilizzarlo.”
Lui scosse le spalle. “Questo è quello che succede quando le conoscenze vengono raccolte nelle mani di pochi. Morti quei pochi, e distrutti i documenti, ogni attrezzatura diventa inutilizzabile.”
“Ci credi davvero, Nagi, che questo pianeta sarebbe più felice se la tecnologia fosse a portata di tutti? O lo fai solo per la tua sete di potere? Non negare che il Garderobe sia sempre stato l’unico ostacolo tra te e il dominio di questo mondo” lei gli sussurrò, senza distogliere lo sguardo dai pilastri.
Nagi dubitava che i loro concetti di gratificazione fossero simili o che, secondo gli standard di Nina, Earth fosse un pianeta più felice di Earl, ma preferì non specificarlo. Si limitò a sorriderle, e a darle un’altra delle sue mezze verità.
“Io so solo che in un momento come questo sarei stato un leader più valido degli attuali e, di certo, con ciò che è sepolto nella Biblioteca Proibita i cittadini di Earl avrebbero potuto difendersi meglio, senza usare voi come scudi umani o spedire inermi soldati al macello.”
Incredibilmente, la ragazza annuì. “Non hai tutti i torti. Se avessimo avuto le conoscenze della vecchia era non ci avrebbero sicuramente preso così alla sprovvista.”
Quelle parole, sulla bocca di Nina, Nagi aveva atteso dodici anni per sentirsele dire; la prova che era davvero riuscita a convincerla, e che la sua motivazione a seguirlo non risiedeva solo nel suo perverso senso dell’onore o in un amore mal riposto. Quelle ragioni erano traballanti; mentre i suoi piani avrebbero avuto bisogno di ben altro.
Però, in quel momento, Nina gli sembrò fin troppo arrendevole. Aggrottò le sopracciglia chiare fissando la ragazza davanti a lui.
“Non posso credere che tu abbia cambiato radicalmente idea.”
“No di certo, ma adesso più di allora so riconoscere quando il fine giustifica i mezzi.” L'occhiata che lei gli rivolse fu sdegnata. “E non pensare che io sia qui per smontare la nostra precedente sconfitta. Lo faccio solo per riabilitare la nostra reputazione.”
“E come?” la stuzzicò lui.
“Sconfiggendo i Nobody.”
La risposta fu lapidaria, come Nagi si era aspettato. Come aveva fatto, per un attimo, a pensare che lei avesse in mente qualcosa di diverso dal pulire l'onta che aveva macchiato la sua irreprensibile carriera di Otome?
Sospirò melodrammaticamente. “Sei sempre la solita. E mi proteggerai ancora? Come mi hai promesso ieri notte?” le chiese innocentemente. Solo un attimo di sgomento offuscò come un'ombra l'ardore di Nina, che subito si riprese, regalandogli un ‘sì’ appena sussurrato. Poi si girò, riprendendo a camminare.
Nagi invece, gettò uno sguardo ai pilastri. La sua scialuppa di salvataggio era lì, se ne sarebbe potuto andare anche subito, infischiandosene dei patti presi con la ragazza, sulla quale non sapeva quanto fare affidamento, e dell’aleatoria offerta di Zexion, che trasudava menzogna. Giocherellò con il palmare che custodiva in una delle tasche interne dell’uniforme. Con quello aveva monitorato il flusso di informazioni sottratte al Garderobe, e già trasferite ai server su Earth usando il mainframe della loro nave ammiraglia come bridge.
Accertatosi che almeno quella parte della missione fosse stata completata, solo la distruzione dei Nobody e dei suoi colleghi di Earth stava tra lui e quello che si era prefissato; ma, all’ultimo momento, Nagi esitò, fissando la bruna testa di Nina che si stava silenziosamente allontanando.
Con l’Harmonium dovrebbe davvero farcela a sconfiggerli. A quel punto, potrei reclamare quello che mi ha promesso dalla Biblioteca. Che, incidentalmente, è la stessa cosa di cui parlava anche Zexion. Il potere assoluto. E l’otterrei senza neppure dover ringraziare lui.
Nina si era intanto accorta che Nagi non la stava seguendo, e si era bloccata sui suoi passi, rivolgendoli un’occhiata perplessa.
Ma ciò vorrebbe dire che mi dovrei completamente fidare di lei. Una pronta a morire ed a uccidere, anche le sue amiche, per gli ideali di altri?’
Si accorse di essersi risposto da solo. ‘Proprio quello di cui ho bisogno, che ho cercato da sempre. Una vera Otome, senza il subdolo legame con il Garderobe. Forte abbastanza da combattere per me, e influente per la sua nuova posizione di Regina di Windbloom. Una compagna ideale, ma riuscirei a controllarla come tanti anni fa?’
Come per rispondergli, l’espressione di Nina mutò da altera a quasi implorante. Stese una mano verso di lui. “Vieni?”
Nagi si accorse di stare istintivamente annuendo. Già altre volte aveva rischiato il tutto per tutto fino in fondo, e questa volta non avrebbe fatto eccezione, o se ne sarebbe rammaricato per tutta la vita.
La raggiunse senza sottrarsi, però, a prendere una precauzione che reputava necessaria. Perché Nina poteva fallire, e Nagi voleva essere assolutamente certo che i Nobody non avessero la minima possibilità di accedere all’universo di Earth. Dopotutto, se ogni cosa fosse andata male, adesso che aveva scoperto il portale avrebbe avuto tutto il tempo per andarsene. Anche con Nina, se la ragazza non si fosse dimostrata totalmente stupida. La mano ancora sul palmare disegnò velocemente dei simboli sullo schermo.
E qualcosa, nello spazio profondo, si attivò.

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Nao ringhiò tutta la sua frustrazione mentre respingeva un ennesimo attacco di Sara, i cui occhi spaventosi, vitrei e senz’anima, non l’avevano lasciata un secondo.
La Quarta Colonna era innervosita. Shizuru l’aveva abbandonata ad occuparsi di Miss Maria e Sara Gallagher che, pur se decisamente indebolite e con le armature non perfettamente materializzate, costituivano insieme dei validi opponenti. E lei, oltretutto, stava cercando di metterle fuori combattimento senza causare loro danni permanenti.
Approfittando di un secondo di sbandamento delle sue colleghe si girò di sbieco a controllare cosa stava facendo l’Incantevole Ametista. Si era gettata su Marluxia non appena il Nobody era apparso, in una nuvola di petali di rosa, con una violenza che Nao aveva trovato quasi inquietante. L'espressione di Shizuru, però, continuava ad essere piuttosto placida, perfetto complemento all'aria arrogante e solenne che ammantava il Nobody. Circostanza che turbava non poco Nao.
'Quei due si somigliano' pensò con una smorfia, mentre scartava una carica di Miss Maria. Nonostante le due Otome si fossero concentrate su di lei, come Nao aveva temuto, Shizuru non si era precipitata in sua salvezza, preferendo occuparsi di Marluxia.
Sapeva che la mossa aveva spiazzato il Nobody, che si era forse aspettato che l'una accorresse in soccorso dell'altra, ma la cosa non rincuorava di certo la Quarta Colonna.
'Figuriamoci, vorrei vedere se al mio posto ci fosse stata la sua amata Natsuki...'
In preda all'ira afferrò al volo Sara per il polso, facendola quasi roteare sopra la testa e mandandola a schiantasi a terra. Imperturbabile, la donna si alzò lentamente, ma con decisione, ritornando a fissarla.
Nao aprì la comunicazione con Natsuki. “Si può sapere che state combinando? Queste due mi faranno a pezzi se continuano così. Sono instancabili.”
La voce che le rispose era tesa dalla preoccupazione. “Cerca di non farti sopraffare, stiamo facendo di tutto per sconnetterle dallo Shinso.”
La Quarta Colonna scrutò i volti delle sue assalitrici, cercando di individuare una qualunque parvenza di coscienza, ma vide solo l'apatica fissità dello sguardo di due bambole.
“Nao, mantieni la calma” continuò Natsuki.
“Perché? Mi spieghi adesso cosa dovrei mai fare?” Nao sibilò alla sua Direttrice, a denti stretti. “Non riesco a disarmarle, né a vincerne la resistenza senza fare loro davvero male. In che stato sono?”
Nao sentì il tono della Direttrice vibrare di tensione. “I loro parametri vitali sono tutti fuori scala, se riescono a muoversi è solo perché il Nobody le controlla.”
“Quindi sono tecnicamente...?”
Prima che potesse completare la frase la lama di Miss Maria le sfiorò uno zigomo, e Nao sentì distintamente il campo di forza piegarsi sotto il colpo. Riuscì di stretta misura ad evitare che le cavasse un occhio, ma non a deflettere l'impatto dell'arma di Sara, che la colse di sprovvista alle spalle facendola precipitare al suolo.
“Ditemi se possiamo recuperarle o no” urlò in preda all'ira e al dolore mentre si rimetteva in assetto. “Ho il diritto di saperlo.”
Natsuki le rispose con un paio di secondi di ritardo. “Hai la mia autorizzazione, Juliet Nao Zhang. Uccidile.”
Le labbra di Nao si tesero in una smorfia. Guardò Sara e Miss Maria per l'ultima volta. La prima non poteva dire di conoscerla, visto che le sue missioni diplomatiche l'avevano tenuta spesso lontana dal Garderobe, mentre l'anziana insegnante era stata un'istituzione durante gli anni della sua formazione. C'erano state volte che Nao non l'aveva sopportata, soprattutto perché la donna sembrava avere un'innata abilità nello scoprire le sue trame e le sue fughe dalla scuola, ma era parte del gioco fargliela sotto il naso. In quel momento però, fu lieta di averla davanti nella sua forma ringiovanita. Non avrebbe avuto il coraggio di fare quello che doveva a una che le ricordava fin troppo sua madre.
Mormorando a denti stretti un addio, la Quarta Colonna si risolse finalmente ad usare il suo Element.
Stringhe laser si chiusero intorno al collo di Miss Maria, che non tentò nemmeno di liberarsi. Nao non gliene lasciò il tempo. La decapitò con una veloce torsione del polso destro, spostandosi per affrontare Sara. E non trovandola dove pensava fosse.
'Deve essere riuscita ad attivare il sistema di occultamento.'
Qualcosa la colpì tra le scapole, facendola boccheggiare e, di nuovo, si sentì scaraventata contro un muro. Ma Sara aveva rivelato la sua posizione. Nao rallentò per evitare l'impatto, guardando la superficie vetrosa della parete davanti a lei. Modificò la lunghezza d'onda dei laser perché vi si riflettessero sopra invece di perforarla, poi lanciò le sue stringhe direttamente contro il muro; si abbassò velocemente per portarsi fuori tiro, mentre i fasci rimbalzavano e si aprivano a ventaglio sopra di lei.
Nessun urlo si udì, solo il suono soffice di qualcosa che cadeva a terra.
Nao si prese tutto il tempo di atterrare, e solo allora si guardò attorno. Sara era riversa al suolo, morta, ma, con grande sorpresa della Quarta Colonna, sia Shizuru che Marluxia erano spariti.

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Sotto gli occhi del Maggiore Wang stava sfilando la cronaca di un disastro quasi annunciato. Quello che la turbava era che lei era ben conscia del protocollo di sicurezza da adottare in tali casi, ma gli ordini che le erano stati dati erano ben diversi.
“Comandante” la chiamò Shiho. “Le nostre forze sul campo stanno perdendo terreno. Dovremmo richiedere al Generale l’autorizzazione a procedere con un bombardamento orbitale.”
Nina scosse la testa. “No. È già stato categoricamente escluso dallo Stato Maggiore. Restiamo in attesa di ordini.”
Vide Shiho quasi contorcere il viso in preda al nervosismo. E gli altri ufficiali presenti sul ponte dell’ammiraglia le sembrarono ugualmente perplessi. Lei non gli poteva dargli torto. Rimanere al loro posto, in un momento come quello, guardando i propri compagni morire senza poter fare nulla, non era una cosa che lei si era mai augurata di dover fare.
E temeva che la situazione potesse anche peggiorare.
D’un tratto, come per confermare i suoi più tristi presagi, il suo palmare vibrò. Lentamente, senza lasciar intendere ai suoi uomini quanto fosse a disagio, Nina lo estrasse e lo guardò intensamente. Scrutando il simbolo lampeggiante sullo schermo le sembrò di essere tornata indietro di due anni, alla notte nella quale Natsuki aveva fatto il suo discorso davanti agli Stati Maggiori riuniti della Repubblica Occidentale; alla notte nella quale lei aveva seriamente rischiato di trasformarsi una bomba umana.
L’apprensione che le strinse lo stomaco fu la stessa, come la sensazione di impotenza davanti alla crudele ineluttabilità del fato. Anche se, stavolta, non sarebbe necessariamente stata la sua, di vita, ad essere sacrificata.
Alzò gli occhi verso il pianeta azzurro, non trovando scappatoie a quello che le avevano ordinato di fare.
“Aprimi una comunicazione con tutti i sub-comandanti” ordinò all’addetto.
“Che succede?” le chiese Shiho, prontamente ignorata.
I volti che apparvero sullo schermo erano tesi, e Nina non poté sottrarsi dal guardarli tutti bene negli occhi.
Si schiarì la voce, che cercò di rendere il più formale e, allo stesso tempo, il più convincente possibile.
“Ho in questo momento ricevuto un codice Tetra. Ovviamente, sapete tutti di cosa si tratta.”
Si bloccò, lasciandogli un attimo per assimilare la notizia. Si trattava del comando che innescava la loro ultima linea di difesa, da impiegare solo se il loro stesso pianeta natale fosse stato in pericolo.
Tra gli sguardi confusi che le vennero indirizzati spiccò quello del Capitano Kazuya Krauxeku. L’uomo la fissò e, Nina poté capirlo chiaramente, se fosse stato lì l’avrebbe presa per il collo. Il Capitano era famoso per due cose: la bella moglie Akane, e il suo pessimo carattere.
“Ricevuto da chi? Chi ha autorizzato la ricollocazione in questo universo del nostro sistema di difesa planetario? Perché non siamo stati avvertiti?”
“Il Generale De Windbloom in persona” Nina rispose, innervosita da quel fuoco di fila di domande. “Come puoi capire l’informazione era classificata ai massimi livelli.”
“Ma siamo noi...”
“Non abbiamo tempo da perdere in recriminazioni” lo interruppe lei, cercando di non alzare la voce. “Le batterie di Polaris in orbita intorno al sole di questo sistema sono state attivate, ma non è stato ancora emanato l’ordine di lancio. Da quel momento, avremo al massimo due ore di tempo prima che il fronte della nova spazzi questo quadrante. Le procedure prevedono però che sin da ora cominci l’evacuazione della flotta. Vuoi farci perdere ancora tempo?”
L’uomo sembrò finalmente aver preso coscienza di quello che li aspettava. Scosse la testa.
“No, Comandante.”
“Molto bene. Che le navi di supporto si preparino a rientrare, poi toccherà a tutte le altre.”
Nina si accorse che Shiho la stava fissando, e si risolse a degnarla di un’occhiata. “L’ammiraglia sarà l’ultima nave che abbandonerà questo universo. Abbiamo ancora delle cose da fare qui” le disse, sapendo benissimo quello che la donna stava in quel momento pensando.
Infatti, dopo qualche secondo, la sua odiosa vocetta tornò a torturarla. “Questo è irregolare. L’articolo dieci del codice militare stabilisce che…”
“Non mi importa” tagliò corto Nina. “Sono gli ordini del Generale. Noi rimarremo fino alla fine.”
Alla sola menzione del suo capo supremo Shiho sprofondò in un silenzio risentito, e Nina cercò di dimenticarsela, ritornando a fissare il campo stellato al di là dello schermo.
Da qualche parte davanti a lei, in posizione speculare rispetto all’Administar, giaceva il gigantesco portale lunare che avevano utilizzato per trasportare la flotta in quell’universo. La loro via verso la salvezza.
Non ancora. Quel segnale arrivava da Nagi. Se lui o Mashiro non avranno la possibilità di lanciare l’ultimo ordine toccherà a me.’ Nina strinse gli occhi, chiedendo un rapporto sulla situazione a Windbloom. Per quanto possibile doveva ignorare il fatto che laggiù c’era una delle due persone più importanti della sua vita. Doveva essere l’automa che l’avevano addestrata a diventare in quel genere di situazioni.
Vi rinunciò dopo qualche secondo, lasciando che un sorriso triste le reclamasse le labbra. Guardò Shiho, ed ebbe pietà di lei, e anche di sé stessa. Tutte e due, dopotutto, erano esattamente dove non avrebbero voluto.

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Nella sala di comando, Mashiro fissò incredula gli schermi che fino a qualche minuto prima avevano mostrato il combattimento tra l’Incantevole Ametista e il Nobody dai capelli rosa. L’immagine era sparita, come se un drappo nero fosse stato gettato sopra le telecamere.
Guardò Natsuki, aggrottando le sopracciglia, ma la Direttrice scosse la testa.
“Funzionano normalmente, ma nemmeno la scansione termica rivela niente.”
“Deve essere un qualche tipo di campo di occultamento.”
L’attenzione di Mashiro tornò su Nao, seduta a terra a guardare i resti delle sue amiche che stavano lentamente scomparendo. Il parallelismo con i corpi dei Nobody che si svaporavano la colpì molto sfavorevolmente; non credeva che si sarebbe mai abituata ad una cosa del genere.
La indicò a Natsuki. “Ordinale di intervenire. Subito.”
Ma la Direttrice scosse la testa. “Aspetta, voglio capire che sta succedendo.”
“Che dietro quella cortina di oscurità quel bastardo sta facendo a pezzi la tua amichetta, ti serve un rapporto ufficiale in triplice copia per arrivarci?”
Un lampo di odio attraversò per un secondo lo sguardo di Natsuki, che però si limitò a distogliere gli occhi da lei per fissarli intensamente su uno degli schermi.
“Non noi abbiamo come voi legioni di soldati da spedire allo sbaraglio. Abbiamo già perso troppo guerriere contro questi esseri. E non metterò più in pericolo la vita di una di loro senza essermi accertata se ne valga la pena.”
Natsuki premette alcuni tasti sulla consolle, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione su Mashiro.
“E non mi importa quello che ha detto Shizuru. Se è in pericolo, io stessa interverrò di persona. Questa è la mia scuola, Generale, non posso per sempre lasciare che altri la difendano.”
Malgrado tutto, Mashiro dovette riconoscere che Natsuki aveva coraggio da vendere. Nella sua carriera non aveva conosciuto molti soldati, e ancora meno comandanti, che si sarebbero lanciati a capofitto contro un nemico sconosciuto, nella completa incertezza del risultato finale.
Sorrise di sbieco alla fiera donna davanti a sé, preferendo non sottolinearle la vera ragione per la quale, secondo Mashiro, Natsuki aveva parlato così.
Bel discorso. Ma vorrei davvero sapere se, alla fine, lo faresti solo per correre a salvare la persona che ami. Forse no. Sei troppo fedele ai tuoi giuramenti di Otome per anteporre una cosa del genere alla protezione che hai giurato alla Fondatrice. In questo sei l’esatto contrario del Maggiore Wang; ma quei tuoi begli occhi verdi non riescono a nascondere quanto ti stai struggendo per Shizuru.’
Combattendo un’involontaria ondata nostalgica Mashiro annuì. “Va bene. Ma almeno porta Nao con te. Non ha senso affrontare quegli esseri uno alla volta.”
Natsuki le fece un veloce cenno del capo, mentre si piegava di nuovo verso il monitor.
La decisa vibrazione del palmare, che conservava in una tasca, distolse Mashiro dalla contemplazione del volto assorto di Natsuki.
Lanciò una veloce occhiata allo schermo; a quel punto, sperava di vedervi una sola cosa. Fu accontentata, e solo un'ironica domanda le sovvenne.
'Brennt Paris?'(2) pensò con una smorfia. 'Nagi ha fatto bene il suo lavoro. Parigi brucerà con i nostri nemici, non ripeteremo l'errore di von Choltitz.'
In silenzio, le labbra strette in una sottile linea pallida, si avvicinò al Maggiore Chrysant mettendole una mano sulla spalla.
“Ho ricevuto un codice Tetra. Diffondi immediatamente l’ordine, alle brigate dislocate nei punti più decentrati rispetto a Windbloom, di iniziare il ripiegamento verso Earth.”
Mashiro vide Yukino impallidire considerevolmente alla notizia, ma le diede atto di saper mantenere un ammirevole autocontrollo.
“Dovremmo informare immediatamente il Colonnello Armitage” fu il suo unico commento.
Il Generale annuì, toccandosi l’auricolare. “Ci penso io. Tu occupati delle truppe.”
Prese quindi un bel respiro, preparandosi a comunicare ad Haruka che il codice Tetra, l’autorizzazione a lanciare un bombardamento solare, era stato emesso.

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Shizuru Viola sbatté le palpebre, momentaneamente confusa. Vedeva ancora il suo nemico davanti a lei, ma il resto del corridoio era sprofondato nell'oscurità.
“Che hai fatto?”
“Ho proiettato attorno a noi un cono di luce negativa. Non lo trovi affascinante?”
Shizuru rispose lanciandogli contro la sua arma ma, come quasi tutti i suoi precedenti, anche quell’attacco si infranse contro la barriera del Nobody. Era veloce, anche se non si poteva teletrasportare, e ben pochi dei colpi dell’Incantevole Ametista erano arrivati a segno, lasciando al Nobody danni non certo debilitanti. Ma la stessa cosa Shizuru poteva dire degli assalti dell’altro.
“Non mi immaginavo una risposta diversa” le fece lui, ironico, per poi scagliare una specie di onda energetica che la donna parò alzando la naginata davanti a sé. Poi tornò ad attaccarlo, senza lasciargli o lasciare a sé stessa un attimo di riposo. Anche se cominciava a sentirsi stanca e, soprattutto, disorientata. Era certa di essersi spostata di molto dal punto dove si erano scontrati la prima volta, ma non avrebbe saputo quantificarlo; non poteva nemmeno chiedere assistenza a Yokho, visto che il suo trasmettitore, integrato nel GEM, era misteriosamente muto.
“Che c'è, ti arrendi di già?” la canzonò Marluxia, puntando verso di lei la falce. Il suo sorriso era irritante, ma Shizuru fece di tutto per non perdere la calma.
Si drizzò in tutta la sua statura. “Perché dovrei, quando sei tu quello in difficoltà?”
I petali di rosa, che animavano la barriera del Nobody, volteggiarono attorno a Marluxia in una configurazione che Shizuru avrebbe trovato affascinante, se non fosse che quelle cose avevano tentato di ucciderla.
Il tono di lui mostrò una leggera sorpresa. “Io? Ma davvero?”
“Sì. La tua... la vostra tattica è sempre quella di metterci le une contro le altre, o di minacciare le persone che amiamo. Ma adesso siamo solo io e te, fammi vedere quello che vali senza bassi sotterfugi.”
Marluxia si leccò distrattamente le labbra. “Sotterfugi? Da come lo dici tu sembra una cosa così disprezzabile, ma sappi che questo è il modo che noi abbiamo stabilito essere il più adatto per combattervi. Riesci a capire la differenza? Non ti hanno insegnato, nella tua bella scuola di super governanti, che in guerra ed in amore tutto è concesso?”
Qualcosa in quelle parole fece tremare di odio il cuore di Shizuru. “Taci” gli intimò, seppur quietamente.
Lui le sorrise. “Oh, quindi sai di cosa sto parlando, non è vero? E vuoi sapere altro? Il fatto che la persona che ami non sia qui non cambia assolutamente nulla. Quando avrò finito con te andrò a cercarla, sarà bellissimo vedere la sua pelle candida coprirsi di un manto di fiori. Vediamo un po', che colore le starebbe bene? Genziane blu, forse? Come i riflessi nei suoi capelli.”
L'Incantevole Ametista prese un bel respiro, ma non servì a dissipare la rabbia, che deflagrò improvvisamente dentro di lei; scagliò la sua naginata a sezione multipla contro il Nobody, con tutta la forza consentita dell'armatura. Ma lui riuscì incredibilmente a schivarla, all'ultimo istante.
La lama proseguì, fino a trovare qualcosa di solido che tranciò con facilità. Alle orecchie di Shizuru giunse attutito il rumore metallico di qualcosa che colpiva una superficie dura, mentre i suoi occhi registrarono il lampo di trionfo nell'espressione del Nobody.
Collegò le due cose, ed ebbe un attimo di smarrimento che bastò a Marluxia per trovare un varco nella sua difesa.
La devastante onda d'urto la colpì in pieno, e la scaraventò contro una colonna che si disintegrò nell'impatto. Shizuru cadde in ginocchio in mezzo ai detriti.
Alzò la testa più velocemente che poté, respingendo il dolore. E non riuscì a non maledirsi.
Perché le tenebre si erano dissipate, e adesso Marluxia stava ritto davanti alle porte distrutte della Sala del Sarcofago; porte che era stata la sua naginata ad abbattere.
Dietro al Nobody aleggiava una spettrale figura incappucciata, che reggeva in mano una falce identica, anche se di dimensioni maggiori, di quella di Marluxia(3). Altre creature stavano emergendo dal pavimento.
La voce che la ringraziò ebbe un tono flautato. “Sei stata molto gentile ad aprirmi. E, come vedi, non era nemmeno esatto che noi fossimo qui soli soletti. Il fatto che non ci possiamo teletrasportare non significa che la mia corte di Nobody inferiori non si possa nascondere nelle ombre.”
“Vigliacco” gli fece lei, senza riuscire più a nascondere l’astio.
“Perché? Come ti ho detto prima, ti aspettavi davvero che contro validi avversari come voi, noi non impiegassimo tutto quello che avevamo a disposizione? Se non ne uscirete vivi sarà solo per colpa vostra, e del vostro irreprensibile sistema di valori che vi fa trovare indegno...” le labbra di Marluxia si piegarono in un sorrisetto derisorio, “... ciò che potrebbe farvi arrivare alla vittoria. Peccato, mi hai deluso. Da quello che Zexion era riuscito a sapere di te, mi sembravi una guerriera disposta a scendere a più di un compromesso per ottenere quello che voleva.”
I petali di rose si alzarono intorno a lui, nascondendone quasi la figura in un turbine profumato. “Bene, ho altro da fare che rimanere ancora a giocare con te.”
Soffocando una risposta sdegnata, perché sarebbe stato inutile a quel punto controbattere, Shizuru preferì concentrare le sue forze nel disintegrare Marluxia.
Si lanciò in avanti ma, prima che potesse toccarlo, tutti gli oscuri compagni del Nobody le furono addosso.
Marluxia non perse tempo. Approfittò del momento per attraversare la sala, diretto al sarcofago di Fumi.

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Doveva ammetterlo. Quel posto era molto più spaventoso del sotterraneo del Castello di Fuuka.
Nina non avrebbe saputo dire se fosse più per la confusione che giaceva in giro o se per le tenebre che avvolgevano gli angoli e le stanze deserte, che il suo sesto senso le suggeriva di non penetrare troppo a fondo con lo sguardo. Certo era che la voglia di fuggire via era diventata quasi insostenibile quando aveva messo piede nella sala principale, e assodato con i propri occhi che un secondo Harmonium esisteva davvero.
Strinse i pugni, consapevole che oramai non c’era più nessun luogo dove poter scappare. Si era messa lei stessa in quella situazione, e c’aveva gettato anche qualcun altro.
Guardò Nagi, che aveva in viso un’espressione totalmente differente da quella che aveva esibito, anni addietro, la prima volta che l’aveva portata al cospetto dell’Harmonium. Tanto quanto ai tempi era stato spavaldo, ora le sembrava fin troppo esitante. E lei poteva capirlo benissimo.
Lo sa anche lui che giocheremo con qualcosa che ci potrebbe distruggere entrambi. Ma le sue motivazioni devono essere davvero forti se non mi ha ancora piantata in asso.’
Nina distolse lo sguardo. Per nessuna ragione voleva lasciar credere a sé stessa che l’albino fosse lì perché teneva a lei, ma nemmeno poté impedirsi di sperarlo blandamente.
Si allontanò di un passo, poi di un altro ancora, per chiudere infine quasi correndo lo spazio che la separava dall’Harmonium, non osando più guardare Nagi in faccia; temendo un’ultima occhiata beffarda o, peggio, che proprio in quella circostanza lui decidesse di mostrarle un’oncia di affetto sincero. Alla luce di quello che doveva fare, non lo avrebbe sopportato.
Salì spedita i pochi gradini verso la postazione del Conduttore, come se avesse la situazione in pugno, e non rischiasse invece di crollare sulle proprie ginocchia ad ogni passo.
Solo lì, con il capo chino sul pannello di controllo, si decise a parlare.
“Lo devo fare. Per la gente di questo pianeta... e per noi.”
La voce di Nagi le giunse perfettamente controllata, come si era aspettata. Ma le sue parole la sorpresero per essere completamente scevre sia di ironia che di derisione. “Fai del tuo meglio, Regina di Windbloom.”
Certo. La carica che mi compete, che è mia di diritto. Non sono qui solo per rimediare agli sbagli che ho commesso, ma per adempiere alla promessa fatta dai miei progenitori alla gente di questo pianeta: che noi li avremmo protetti. Non toccava al Garderobe farlo, ma a noi... a me, come ultima erede della dinastia.'
Non aveva mai voluto sapere niente dei suoi veri genitori, Sifr Fran e Bruce De Windbloom ma, in quel momento, fu a loro che si rivolse.
'Mamma, papà, aiutatemi...'
Nella penombra della sala, con il solo Nagi a farle compagnia, Nina ridò vita all’Harmonium.

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Un rigido sorriso di trionfo increspò le labbra di Zexion quando vide il raggio dell’Harmonium sollevarsi dalle rovine, e solcare il cielo notturno per affondare dentro la distorsione che univa il suo multiverso a quello di Earl. Come aveva previsto, ogni cosa era andata a posto, ogni singolo pezzo del puzzle caduto esattamente dove lui aveva programmato. Come aveva detto a Nagi giorni prima, innumerevoli sistemi stellari era capitolati perché lui ne aveva progettato la fine, questo non avrebbe fatto eccezione. Non era conosciuto come il Burattinaio Mascherato per nulla.
Il varco ci metterà all’incirca mezz’ora per raggiungere l’orizzonte degli eventi. Oltre quel punto non ci sarebbe più possibilità di rientrare, e rimarremmo bloccati per sempre in questo multiverso.’
Non poteva negare a sé stesso la fortissima tentazione che provava; lì, avrebbero vissuto in un luogo dove lui e i suoi simili non sarebbero stati discriminati, e dove avrebbero liberamente potuto utilizzare i loro poteri.
Potremmo abbandonare questo mondo, e andare ovunque... liberi.’
Alzò gli occhi verso le stelle, seguendo il percorso di luce tracciato dall’Harmonium. ‘Ma Xemnas è un capo accorto. Si è premunito contro questa eventualità, scegliendo di mandare qui proprio i tre che mai lo avrebbero abbandonato. Il sottoscritto, perché allontanarmi significherebbe gettare via tutto il lavoro che ho fatto sugli Heartless; Axel, che mai vorrebbe essere separato da Roxas; mentre Marluxia... qui avrebbe interi pianeti con i quali giocare, senza sottostare agli insulsi ordini di Xemnas. Ma lui non è la libertà che vuole, ma il potere sui suoi simili, diventare il Dio degli Dei. Anche a costo di distruggerci tutti.’
Nessuno di loro sarebbe rimasto, era un’evenienza che Zexion non aveva nemmeno preso in considerazione.
Scrutò di nuovo il raggio. Prima di avvertire i suoi compagni di quello che stava succedendo, e lasciare Earl, avrebbe dovuto accertarsi che le persone garanti del suo futuro fossero in perfetta salute. Sapeva che l’ultima volta che quella gente l’aveva usato l’Harmonium era sfuggito al controllo di Nina Wang; non doveva verificarsi di nuovo.
Dal momento che tutti i suoi sensi erano all’erta, percepì l’alterazione nel flusso di antiparticelle prima di vederla ad occhio nudo: prima che il fascio di luce emesso dall’Harmonium mutasse in un lampo di oscurità.
La terra gli tremò sotto i piedi e il suo inumano istinto di sopravvivenza gli urlò una cosa sola: di fuggire da quel luogo.
Zexion lo combatté con la ragione, perché non poteva buttare via ciò che aveva fatto fino a quel momento, anche se quello che stava sentendo succedere era molto peggio delle ipotesi che aveva formulato sull’inadeguatezza di Nina Wang.
Non è lei che ne sta perdendo il controllo, ma l’Harmonium che sta scavalcando la volontà del Conduttore ed agendo di propria iniziativa.’
Facendo quello che Zexion non avrebbe mai pensato che potesse accadere. Non da una macchina progettata, nei ricordi che il Nobody aveva carpito da Nagi e da altri governanti, per difendere quel mondo o, quanto meno, per dare la vittoria in battaglia a una delle parti in lotta.
E allora perché quell’affare sta aprendo un buco nero al centro di questo pianeta? Pensò gravemente, mentre si teletrasportava all’interno delle rovine.


Note:
(1) Natsuki si riferisce a Una Shamrock, le cui vicende sono narrate nell'OAV Mai Otome Sifr.
(2) Brennt Paris? "Parigi brucia?" è la domanda che nell'agosto del '44 Adolf Hitler avrebbe posto ai suoi sottoposti, dopo aver dato ordine al Generale di stanza a Parigi, Dietrich von Choltitz, di distruggere la città per bloccare l'avanzata delle truppe alleate. Il Generale non obbedì agli ordini, e si arrese all'esercito francese di De Gaulle che con gli americani aveva liberato la città.
(3) L'angelo della morte appare in tutta la sua magnificenza in Kingdom Hearts II: Final Mix. Lo potete vedere qui http://www.youtube.com/watch?v=-tc-Mpbsf5Y


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Approfitto dell'aggiornamento per ringraziare ancora pubblicamente Gufo_Tave per aver segnalato la mia storia sul forum di EFP. Dato il contenuto guerresco sono soprattutto lieta che questa fanfiction piaccia ad un altro fan di Sven Hassel, vero maestro del genere ;)
Per questo capitolo baci, abbracci, e tante cose belle ancora a Shainareth e Solitaire che mi hanno aiutato con le correzioni e gli utili suggerimenti.
Infine, grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia fin dall'inizio, a quelli che si sono aggiunti in corso d'opera, ai lettori che hanno messo questa storia tra i preferiti, e ai commentatori del precendente capitolo. Gentilissimi davvero!
Ok, sopportatemi ancora un paio di capitoli, siamo quasi alla fine ^_^

EDIT dell'11 febbraio: l'occhio attento di Gufo_Tave mi ha beccato una cappellata dovuta alle mie inesistenti conoscenze di fisica, che ho corretto ora. Per far sì che i laser si riflettano contro la la parete senza attraversarla, Nao deve agire sulla lunghezza d'onda degli stessi, non sull'intensità. Grazie per la precisazione!

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Capitolo 26
*** Fallout ***


Fallout


Quando le telecamere ricominciarono improvvisamente a trasmettere, il cervello di Mashiro registrò sullo schermo la presenza di due cose che non avrebbero dovuto esserci: le porte distrutte della Sala del Sarcofago e le schiere di Ombre che stavano eruttando dal pavimento. Erano grossi, tanto quanto quelli che avevano ucciso la Regina di Windbloom. E, quando si gettarono su Shizuru Viola, Mashiro non ebbe bisogno di girarsi per sapere che Natsuki non era più accanto a lei. Riuscì solo ad intravederla, mentre l’Otome si precipitava in volo fuori dalla sala.
Mashiro dissimulò al suo indirizzo una smorfia di dolore. Perché da quello che sullo schermo gli Heartless stavano facendo a Shizuru, dubitava che Natsuki sarebbe mai arrivata in tempo. Fissò i monitor, che mostravano i corridoi che conducevano al sacrario della Fondatrice rigurgitanti di Heartless, spuntati da chissà dove; le Ombre stavano duramente impegnando sia Nao che Arika, impossibilitate ad avanzare per portare soccorso a Shizuru.
“Generale, ne stanno apparendo altri...” le disse di getto Yukino.
“Lo vedo. Oramai i campi di esclusione della Sala del Sarcofago sono infranti; forse quelli di tutta la struttura. Stanno riuscendo a teletrasportarsi dentro, non c’è niente qui che riuscirà a fermare quegli esseri. Niente eccetto quello.”
Indicò con un cenno della testa lo schermo accanto, che mostrava l’orizzonte percorso da una colonna di luce verticale.
Qualche minuto prima un breve messaggio di Nagi le aveva confermato che le sue supposizioni erano corrette: gli abitanti di Earl avevano ritrovato un prototipo di Harmonium, e Nina lo stava usando per chiudere il passaggio tra Earl e il multiverso dei Nobody. Mashiro aveva rinfacciato a Natsuki che quindi anche loro, dopo tutti i bei discorsi, avevano accuratamente nascosto l’esistenza dell’arma, ma la Direttrice non aveva nemmeno tentato di negare. E Mashiro si era in cuor suo complimentata con la donna: dopo tutte le sciocchezze cavalleresche che le avevano propinato, era piacevole sapere che non erano poi così diversi.
Lanciò uno sguardo a Yokho, impegnata a far scivolare furiosamente le dita sulla tastiera.
“Dottoressa” la richiamò, e la scienziata voltò due confusi occhi su di lei. “È ora che tu te ne vada” le disse, con il tono di voce di chi non ammette repliche.
L’espressione dell’altra si indurì. “Non posso, solo io...”
Mashiro non la lasciò continuare. “Non c’è assolutamente più nulla che voi possiate fare, sia tu che i tuoi assistenti. Andatevene tutti, solo il cyborg è autorizzato a rimanere” ordinò, scoccando un significativo sguardo a Takeda.
La scienziata del Garderobe scosse la testa, e aprì la bocca per replicare quando udì Irina sussultare spaventata.
Tutti gli occhi si volsero verso la giovane assistente di Yokho, inchiodata al suo posto, con la pistola di Takeda puntata alla testa. Il giovane Capitano aveva in volto un’espressione non meno grave di quella di Mashiro. Solo Shinigami Helene sorrideva.
La donna si alzò dal suo posto. “Smettila, Yokho. Non vedi che qui il nostro lavoro è terminato? Andiamocene fino a che siamo in tempo.”
“Ma quale lavoro?” esclamò esterrefatta la sua omonima. “Questa è la mia vita, quelle sono le mie amiche. Non posso abbandonarle.”
“Yokho...” le fece la quieta voce del Professor Gal, l’unico del gruppo che sembrava abbastanza tranquillo. “Ti prego. Tutto ciò che sappiamo è nelle tue mani, non devi morire qui. Sarebbe perfettamente inutile.”
Ma la donna scosse la testa. “Sono già fuggita una volta, ricordi? E il senso di colpa mi ha perseguitata per anni, come puoi chiedermi...”
Stanca di quel teatrino, anche perché le immagini sullo schermo si stavano facendo sempre più preoccupanti, Mashiro perse finalmente la pazienza.
In due passi fu davanti a Yokho e, prendendola alla sprovvista, la afferrò con la mano sana per il colletto del camice, scuotendola come una bambola. Il Generale non era né alta né massiccia quanto la scienziata, ma molto più forte ed allenata. Yokho si sentì soffocare, e inutilmente cercò di liberarsi.
“Adesso basta” Mashiro le sibilò. “Io non ti sto chiedendo un bel niente. Quello che ti ho dato è un ordine. Capisci questo termine?”
“Non sono una dei tuoi soldati” bofonchiò con difficoltà Yokho. L’altra le rise in faccia.
“Lo sarai presto, se è per quello.”
Il Generale la scaraventò rudemente tra le braccia di Shinigami Helene, indicando Irina. “A te la scelta. O te ne vai con lei con le buone o te ne vai da sola lasciando qui il cadavere della tua assistente.”
A quel punto, Yokho guardò stranita Irina, poi Gal dietro di lei. Il cyborg scosse la testa; delicatamente, si frappose tra Takeda e la giovane assistente, facendo abbassare al Capitano l’arma.
“Questa non serve. E tu, Yokho, non insistere. Se Midori e Rad fossero qui ti direbbero che questa sceneggiata è perfettamente inutile. Nessuno te ne farà una colpa, nessuno.” Inclinò la testa bulbosa verso Mashiro. “Dopotutto, sei stata minacciata.”
Solo a quelle parole la scienziata finalmente si arrese, chinando la testa e affondando il viso tra le mani.
Shinigami Helene le fece scivolare un braccio attorno alle spalle, mentre Takeda faceva lo stesso con Irina.
“Andiamocene, subito” esclamò la donna con urgenza, lanciando un breve cenno del capo a Mashiro, che Takeda imitò in modo un po’ più ufficiale.

Il Generale guardò il gruppetto scomparire oltre le porte, leggermente sollevata di aver fatto almeno una cosa giusta da un po’ di ore a quella parte.
“Lei non è nemmeno la metà crudele e dispotica come quello che vuole apparire.”
Seccata si girò di sbieco verso il cyborg. “Che stai dicendo?”
“Che se non avesse fatto finta di minacciarla Yokho sarebbe ancora qui a discutere.”
Perché le pareva che Gal la stesse prendendo in giro? Odiava quando qualcuno le ricordava che anche lei, da qualche parte, aveva un cuore. Era una debolezza che non si era mai potuta permettere. E non intendeva cominciare in quel momento.
“Per tua informazione io non stavo affatto scherzando; quella bambina era davvero inutile per noi, ma Yokho sembrava piuttosto legata a lei.”
Distolse lo sguardo per fissarlo sugli schermi. Natsuki Krueger aveva incrociato il primo gruppo di Heartless, e si stava metodicamente dedicando, a mani nude, alla loro annichilazione. Ma, in quel modo, non sarebbe mai arrivata in tempo. Shizuru aveva ragione, il cannone della donna era inutile in quegli stretti corridoi.
“Smettila” ordinò sferzante al cyborg. “E ritorna al tuo posto, ti ho permesso di rimanere perché sostituissi Yokho, non per darmi lezioni di psicologia spiccia.”
Poi incrociò le braccia davanti a sé, e si chiese se davvero Nina ce l'avrebbe fatta. In caso contrario, avrebbe dovuto usare ogni mezzo per convincere chi fosse rimasto in piedi nel disastro del Garderobe, a varcare i portali per Earth prima che il sole esplodesse in una nova.

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La mano elegante scivolò quasi con rispetto sulla superficie del sarcofago che custodiva il corpo di Fumi Himeno. Anche attraverso gli strati di vetroceramica Marluxia poteva percepire, per tutto quello di cui lui era l’incarnazione, che all’interno lei era ancora viva.
“Come hanno potuto farti questo? E tu, perché gliel’hai lasciato fare?”
Marluxia non riusciva a capacitarsi di come la donna avesse potuto acconsentire a farsi rinchiudere per l’eternità nel buio di una tomba, sepolta viva per la sicurezza di un intero pianeta. Perché lei era lui e lui, dal profondo del suo essere, mai avrebbe sacrificato la sua individualità per il bene altrui.
Percepì una certa resistenza, come se la sua omonima si stesse ribellando ai suoi poteri, e le labbra del Nobody si piegarono in un ghigno triste.
“Fa paura, lo so. Anch’io ne ho avuta quando gli Heartless mi assalirono, strappando il mio cuore, ma la mia volontà si è dimostrata più forte della morte. Anche tu hai fatto lo stesso, vedo, e grazie alla tecnologia hai lasciato che le Otome diventassero surrogati di occhi che non potevano più vedere, braccia e gambe che non potevano più muoversi, bocca che non riusciva più a proferire suono.”
“Allontanati” gracchiò qualcuno dietro di lui.
Marluxia si girò lentamente, quasi solennemente. Immaginando in che stato fosse chi aveva parlato, per lui non aveva nessun senso affrettarsi.
Fissò negli occhi Shizuru Viola, che in quel momento nessun avrebbe più potuto definire ‘incantevole’. Ferite più o meno gravi la ricoprivano dalla testa ai piedi; la sua armatura era in pezzi e il sangue, colando giù per le gambe da uno squarcio più profondo all’addome, le si stava raccogliendo tra i piedi in una pozza cremisi.
Di due cose però Marluxia doveva darle atto: non solo la donna era orgogliosamente ritta sulle proprie gambe, nonostante il pericolo che gli intestini le sfuggissero ad ogni momento, ma reggeva ancora in mano la sua arma, seppur scheggiata e utilizzabile probabilmente solo come una clava, con la quale aveva annientato tutti i Nobody inferiori che Marluxia le aveva lanciato contro.
Il Leggiadro Sicario era impressionato dalla resistenza di Shizuru e, soprattutto, anche dall’abisso di furore e cieco odio che vedeva riflettersi nei suoi occhi amaranto. Non pensava che quella raffinata bambolina potesse racchiudere tanto astio e attaccamento alla vita, e la cosa lo incuriosiva a non finire.
Diede un'ultima carezza al sarcofago, depositandovi sopra quello che aveva preparato per la Fondatrice, e scivolò leggero sul pavimento fino ad arrivare a pochi passi da Shizuru. Che, come aveva immaginato, alzò la naginata in un ultimo, penoso tentativo di colpirlo. Lui le prese il polso, e strinse abbastanza perché l’arma cadesse dalle mani dell’Otome. Solo in quel momento la donna cedette con un rantolo, e gli si accasciò tra le braccia.
Marluxia socchiuse gli occhi e avvicinò il volto a quello di lei, fissandola negli occhi. Shizuru tentò di divincolarsi, riuscendo solo a disintegrare ulteriormente la sua armatura.
“Ferma” le ordinò il Nobody, che adesso aveva libero accesso alle funzioni vitali dell’Otome. Avrebbe potuto spezzarla in un istante, ma non lo fece. Dentro di lei avvertiva la stessa voglia di vivere della Fondatrice, e qualcosa in più, sbocciato prepotentemente solo da poco. Qualcosa che lo attirava.
“Lo sapevo” le sussurrò con il tono dolce di un amante. “Dalla prima volta che ti ho vista ho capito che tu non eri affatto come loro.”
Shizuru sbarrò gli occhi e provò ad allontanarsi, ma Marluxia non glielo permise.
“Percepii subito in te qualcosa di incongruente con questa esteriorità leggiadra che esibisci con tanto orgoglio. Qualcosa di freddo e implacabile, che i tuoi simili considererebbero putrido e ripugnante. E’ una tattica brillante per confondere i tuoi nemici, Incantevole Ametista, che tu lo faccia consciamente o no.”
Finalmente la donna riuscì a divincolarsi, ma le gambe non la ressero, e tutto quello che poté fare fu cadere ai piedi del Nobody, che si inginocchiò accanto a lei prendendole il volto tra le mani. I petali di rose ripresero a turbinare attorno a loro, mentre nuovi Heartless sorgevano dalle ombre che avvolgevano la sala.
Marluxia le appoggiò la mano sul petto. “Ti ho sconfitta perché sei debole, perché nonostante la tua tecnologia rimani una fragile donna mortale. Tu combatti manipolando la luce, ma dentro il tuo cuore c’è il segreto per liberarti da questa spoglia maleodorante, e rinascere come una dea, ed è un segreto oscuro.” La bocca del Nobody le sfiorò un orecchio, e le sue dita le disegnarono con il suo stesso sangue qualcosa sul palmo della mano. “Perché vedi, Shizuru Viola, tu sei come noi. L’Ombra fa già parte di te, devi solo lasciarla vivere.”
Le mani della donna lo spinsero via, e lei scosse la testa sconvolta, strisciando lontano dalla presa del Nobody.
Improvvisamente tutti e due percepirono una decisa vibrazione.
Marluxia si fece attento, rizzandosi in piedi, il volto scolpito in una smorfia di sorpresa prima, e di disappunto poi.
“Zexion... non era questo che pensavo che tu avessi progettato per Earl.”
Abbassò poi il suo sguardo arrogante sulla donna riversa a terra. “Peccato, non c’è più tempo.”
Gli occhi azzurri si volsero un'ultima volta verso il sarcofago di Fumi. “Dormi” sussurrò suadente.
Sotto gli occhi stravolti di Shizuru il Nobody scomparve insieme agli Heartless, mentre l'ultima dimora della Fondatrice si ricopriva di viticci dal colore dell’acciaio e altrettanto resistenti; spuntati come dal nulla dalle giunture avvolsero strettamente il sarcofago e lo stritolarono tra le loro spire. La soluzione organica nella quale il corpo di Fumi era immerso zampillò dalle aperture, e carnosi fiori color cobalto fiorirono nei rivoli. L'armatura di Shizuru si dissolse, ma la donna non sembrò accorgersi di nulla di quello che stava succedendo attorno al lei.
Gli occhi vuoti erano invece fissi sul simbolo a forma di cuore che Marluxia le aveva disegnato sulla mano. Se lo portò alla labbra mormorando poche, decise parole. “Diventare più forte... per proteggere quelli che amo.”

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La temperatura era misteriosamente calata nella sala dell'Harmonium, ma in quel momento quella era la cosa che meno preoccupava Nagi. Molto peggio era vedere Nina in piedi davanti alla macchina, con il corpo teso in un quasi impossibile arco, e la bocca spalancata a eruttare un urlo alto ed incessante. Tentacoli di buio la avvolgevano e si dimenavano come un'idra impazzita intorno all'Otome, esattamente come l'ultima volta che Nina aveva usato l’Harmonium, e ne aveva perso il controllo.
La differenza per lui era che questa volta nessuna Miyu aveva sospeso il legame tra Master e Otome; questa volta lui stavo soffrendo tanto quanto Nina, o forse solo poco di meno. Per lui c'era solo il dolore fisico, ed era sopportabile, ma lei invece era aggredita dalle memorie dell'arma che, per quel poco che anche nella sua mente filtrava, Nagi trovava raccapriccianti.
L'unico modo che conosceva per far finire quello strazio era staccare Nina dall'Harmonium, ma lui non avrebbe certo potuto farlo fino a quando la ragazza avesse indossato l'armatura. Cercò di pensare ad una soluzione, ma il dolore che lo attanagliava gli rendeva impossibile concentrarsi. C'era solo una cosa che poteva fare.
'Non rimarrò qui un minuto di più' decise, cercando di alzarsi, nemmeno ricordando come si era ritrovato inginocchiato sul pavimento.
Stava cercando di costringere le sue gambe a cooperare quando sentì un tonfo sordo dietro di sé.
“Stai scappando com'è tuo solito in queste situazioni?”
Con un gemito Nagi si girò lentamente, trovando il possessore della voce qualche passo dietro di lui. Miyu era riversa al suolo tra di loro, rigida come un manichino.
“Le connessioni neurali del suo cervello positronico sono abbastanza sviluppate perché io le possa controllare. L'ho disabilitata, e invece di guardarmi con quella faccia dovresti ringraziarmi, visto che stava per tagliarti la testa.”
Zexion incrociò le braccia e lo fissò, sembrando a Nagi, per un momento, quasi offeso che lui non lo stesse ringraziando. Le labbra pallide dell'albino si piegarono in una smorfia.
“Che vuoi?” gli chiese.
L'altro non gli rispose direttamente, ma spostò invece gli occhi sull'Harmonium.
“Sei stato giocato” gli disse, sferzante. “E pensare che Xemnas mi aveva avvertito...”
Per Nagi parlare era uno sforzo immane. “Perché devi essere sempre così maledettamente ermetico?” si lamentò quasi guaendo. “Mi vuoi spiegare cosa ci fai qui?”
L'altro non fece caso alla sua domanda, ma continuò il discorso di prima come se Nagi non l'avesse interrotto. “Quella Mikoto vi aveva detto che l'Harmonium era stato donato alla gente di Earl da un essere alieno chiamato il ‘Re’. E che anche la prima volta che l'avevano usato era andato fuori controllo, esattamente come durante la guerra che tu avevi scatenato.” Zexion alzò una mano davanti a sé, stendendo l'indice e l'anulare. “Due volte su due, Colonnello. Anzi, tre su tre. Non è mai stato un errore, né l'incompetenza della Conduttrice. È perché quest'arma è stata progettata per causare un disastro.
“Il Re, un essere del mio multiverso che io conosco fin troppo bene, aveva chiaramente pianificato la distruzione di questo pianeta, perché era l'unico modo per chiudere la distorsione per sempre, impedire che questa realtà e la nostra entrassero in contatto e, allo stesso tempo, bloccare le ricerche sul pianeta che era più vicino a generare esseri come noi. Avrebbe dovuto succedere la prima volta, ma non aveva previsto che la volontà di Fumi Himeno fosse più forte della programmazione dell'Harmonium.”
Il Nobody si interruppe e Nagi, che non aveva detto una parola durante quella filippica, si limitò a guardarlo stranito; nemmeno si spostò quando Zexion si inginocchiò davanti a lui e lo guardò negli occhi.
“Capisci? Tu... voi avete sempre pensato che il potenziale distruttivo di un Harmonium sovraccarico fosse notevole. Ma che facesse cosa, esattamente? Che spianasse una città o due, come la prima volta che fu usato? Per questo Nina si deve essere convinta che se qualche problema ci fosse stato comunque eravate nel mezzo del deserto, e nessuno ci sarebbe andato di mezzo. Eccetto voi due; e la vostra morte era un prezzo equo da pagare per sconfiggere noi. Si sbagliava su tutta la linea, perché era l’assunto iniziale ad essere inesatto; la realtà è che quest’arma fu concepita per disintegrare Earl, e chi ve l’ha data lo sapeva benissimo.”
Nagi sbatté le palpebre e ritornò a guardare Nina. Il Nobody dovette leggergli in viso la confusione, perché si rialzò in piedi guardandolo letteralmente dall’alto verso il basso.
“Quella macchina sta aprendo un buco nero nel centro di questo pianeta. Un modo un po' più raffinato di farlo sparire rispetto a quello che avete architettato voi di Earth. E se tu non ti fossi lasciato trascinare dall’euforia di possedere di nuovo Nina, e dai tuoi complotti, forse avresti potuto studiare meglio l’Harmonium ed arrivare qui preparato per affrontare questo disastro.”
La prima, comprensibile reazione di Nagi fu l'incredulità. Ma l'accantonò subito, alla prese con un problema molto più contingente. Cercò anche di dominarsi perché, al di là del dolore, stava cominciando a trovare tutta la situazione incredibilmente comica. A partire dall’accusa di Zexion.
“Cosa c’entra Nina in tutto questo?”
“Perché questa domanda, Colonnello? Pensavi davvero che lei si fosse bevuta le tue bugie una seconda volta? Che Nina fosse infatuata di te al punto da fare ancora tutto quello che volevi tu? Da realizzare ad occhi chiusi i tuoi desideri? Te lo chiarisco bene, Nagi: lei sapeva che questa macchina poteva uccidervi entrambi. Anzi, ne era quasi certa. Ecco perché sei qui. Perché Nina voleva morire con te, espiando i vostri peccati insieme. Ma non sapeva che si sarebbe portata dietro l’intero pianeta.”
Zexion forzò le labbra in un sorriso. “Questa volta sei stato tu ad essere giocato, Nagi. Lei è riuscita a lusingarti abbastanza a lungo per portarti esattamente dove voleva. Perché come l'altra volta l'avidità del potere ti ha accecato, e hai pensato che attraverso Nina Wang avresti potuto avere tutto: quello che avevi pianificato e quello che io ti avevo promesso. E non cercare di negare o di trovare una giustificazione. Tutto questo è successo perché non hai potuto farne a meno; perché gli esseri umani, anche i più brillanti, sono deboli prede delle loro emozioni. Come ti avevo già spiegato.”
L’attenzione di Nagi si spostò su Nina, per poi ritornare immediatamente su Zexion.
“Zexion, e cosa dovrei dire di te? Tu con i tuoi presunti poteri divini non hai saputo anticipare le mosse di un essere che conoscevi benissimo, e che era già il tuo nemico.” Fece una pausa, scuotendo la testa e guardando di sottecchi il Nobody, vagamente malizioso. “Ze-xi-on, quello ci ha fregati entrambi.”
Il Nobody poteva anche affermare di non avere emozioni ma, giudicando dallo sguardo tagliente che gli lanciò, Nagi ebbe la certezza che se le nanomacchine non l'avessero protetto in quel momento Zexion gli avrebbe fritto il cervello.
Ma, visto che non aveva nemmeno tentato di tirargli un pugno, si sentì autorizzato a continuare imperterrito. “In ogni caso tu hai perso, perché il collasso della distorsione è già cominciato. Ancora pochi minuti e voi sarete tagliati fuori dal vostro multiverso, e anche da quello di Earth. Fossi in te mi teletrasporterei al sicuro. A casa o in qualunque altro luogo lontano da questo sistema. Che era già condannato prima che l’Harmonium si avviasse, visto che le testate puntate verso il sole sono state innescate, e il processo è assolutamente indipendente e irreversibile” mentì Nagi. Riuscendo finalmente a rizzarsi in piedi e a sventolare melodrammaticamente una mano all’indirizzo di Zexion.
“Tu fa quello che vuoi. Quanto a me, invece, sai che ti dico? Me ne vado.”
“Scappi buttando via tutto quello che hai fatto finora?” lo inseguì la voce di Zexion, dopo che ebbe percorso un paio di malfermi passi verso la Sala del Bifröst.
“Esatto. A differenza della maggior parte delle persone non giudico le possibilità a seconda di quanto grande è stato l'investimento. Ho già guadagnato abbastanza da questa storia, quindi, io tolgo il disturbo.”
L'urlo di Nina cambiò volume e modulazione, e Nagi decise di affrettarsi. Voleva essere fuori di lì il prima possibile.
Zexion si teletrasportò davanti a lui, bloccandolo. “No” esclamò netto. “Hai ragione, so riconoscere i miei errori. Ho commesso uno sbaglio tattico sottovalutando il Re, che non mi aspettavo scatenasse un genocidio su così vasta scala per raggiungere i propri fini ma, evidentemente, non deve aver preso bene il rifiuto dei tuoi avi di ascoltarlo e interrompere i loro studi. Ma la mia strategia è ancora valida. E, considerato che abbiamo tutti e due lo stesso obiettivo, cioè che questo pianeta sopravviva, forse è il caso di darci una mano.”
Nagi lo fissò scettico e, per una volta, senza ribattere.
“Che aspetti?” lo incalzò Zexion, sembrando quasi innervosito. “Non ci vuoi nemmeno provare a fermare quell’affare? Uno come te che ha sempre rischiato il tutto e per tutto?.”
Nagi esplose in una risatina nervosa. “Non sono io il problema, Zexion. Tutti e due vogliamo di certo che Earl sopravviva, ma è per opposti motivi.”
“Ah, è me che temi? Ti rassicuro. Quello che hai detto della distorsione è vero. Io e i miei simili torneremo a casa. Da questo punto di vista avete davvero vinto.”
Un subdolo sorriso reclamò le labbra di Nagi, che indicò Miyu. “Continuo a non capirti. Dici di voler salvare Earl, quindi, perché non hai lasciato fare Miyu? Era qui per questo anche lei. Se mi avesse ucciso cinque minuti fa, tutti i tuoi problemi sarebbero stati risolti.”
Zexion abbassò leggermente le spalle, e strinse gli occhi. “Da quando in qua sei diventato così bravo a cavillare? Non ti basta sapere che ce ne andremo, senza possibilità di tornare se tu… voi non lo vorrete?”
Fin da quando era molto giovane Nagi aveva imparato a parlare per enigmi, e a nascondere con forbite parole e metafore il vero significato di quello che davvero intendeva. Bellamente palese, se qualcuno si fosse preso la briga di ascoltarlo attentamente. Per quello era solito dire che la gente capiva solo quello che voleva, mentre lui era ben attento a non cadere nello stesso tranello, e a ascoltare accuratamente quando la gente gli parlava. Infatti, senza neanche dover meditare su quello che Zexion aveva appena pronunciato, Nagi sbarrò gli occhi, cogliendone in pieno il significato nemmeno troppo recondito.
Dietro di lui Nina aveva cominciato a singhiozzare ma Nagi non la sentiva quasi più. A quel punto poteva andarsene o ascoltare il Nobody. Ma la cosa certa era che nel primo caso non avrebbe avuto una seconda possibilità. Mai più. E l’albino era una persona che odiava avere davanti solo strade prefissate.
Zexion sembrò leggerli nella mente. Alzò una mano per indicare Nina. “Sei troppo giovane per negarti ogni opportunità. O vuoi giocarti il futuro ora e per sempre? Lei è quel futuro, lo sai anche tu, o non saresti qui.”

La ragazza, come se sapesse che qualcuno finalmente si era ricordato di lei, si girò faticosamente, torcendo il busto al limite delle capacità di un corpo umano. Fissò su Zexion due occhi che non erano più ambrati ma dorati. Occhi che lui era abituato a vedere su ben altro viso, dalla pelle scura e incorniciato da lunghi capelli argento.
Casualità genetiche... schemi di accoppiamento... ma il loro DNA combacia quasi perfettamente. Nina è lo Xemnas di questo universo. In nostro Superiore. Il primo nato dei Nobody. Fatti ascoltare, Nagi, e lei rivoluzionerà questa realtà per te... per noi.’
Nina si mise a piangere fissando i due uomini, supplicando di ucciderla, ma Zexion non era certo che li vedesse veramente. Gli sarebbe stato necessario più tempo per studiare l’Harmonium a fondo, per capire come mai aveva bisogno di un’operatrice umana per poter funzionare, e per che ragione il Re avesse congeniato un sistema così macchinoso per chiudere la porta tra i loro universi.
Sarebbe bastato molto meno; anche solo mettere in funzione l’arma senza che questa gente se ne accorgesse. A meno che, come fece anni dopo su Radiant Garden, il Re non abbia lasciato liberi gli abitati di Earl di prendere la decisione ultima: rinunciare alle ricerche o perire di propria mano a causa di esse. In ogni caso, l’Harmonium gli fu dato senza libretto di istruzioni...’
Da un certo punto di vista Zexion riusciva ad ammirare la perfidia mascherata da saggia benevolenza del Re; lui non avrebbe fatto diversamente. Dall’altro però, trovava il suo piano quasi ingenuo.
Perché in tutto questo c’è una falla: l’esistenza di una fragile operatrice umana. Colei che era destinata a fare la scelta.’
E lui ne avrebbe tratto il massimo dei vantaggi.
Grazie ai suoi poteri riprodusse nei minimi dettagli un fucile da cecchino, che allungò a Nagi tenendolo per la canna.
Il Colonnello guardò l’arma sospettoso.
“Prendilo” lo esortò Zexion. “C'è un solo modo per fermare quella macchina: rompere la concentrazione del Conduttore. E tu questo lo sai usare.”
“Mi ricorda qualcosa, in effetti.”
“Ne trovai l’immagine quando scandagliai le tue memorie, la prima volta che ci incontrammo.” Zexion sorrise quasi divertito. “Quando ti arruolasti nella fanteria di Earth, il tuo rendimento era così penoso che Haruka poté solo utilizzarti come tiratore scelto. La mira perfetta non ti è mai mancata, come il Sergay Wang di questo mondo potrebbe testimoniare.”
Solo a quel punto Nagi afferrò il fucile assumendo un’espressione scocciata. “Non era certo colpa mia, a quei tempi pretendevano che andassi in giro con un mitragliatore che era più pesante di me. Comunque, questo è inutile. L'armatura di una Otome non può essere trapassata da un semplice proiettile, e ho già provato a disattivare il contratto senza successo. Prima che tu arrivassi c'è stato un momento nel quale la sua armatura è sparita, forse hanno avuto problemi con lo Shinso, ma il sistema surrogato ha compensato immediatamente.”
Zexion annuì. “Marluxia si è occupato della Fondatrice, ma l'unico modo per risolvere il nostro problema, ora, è abbattere l'Administar.”
Finalmente, il sorriso che si aspettava comparve lentamente sul volto di Nagi. “Siamo a centinaia di miglia dalla capitale. Il segnale dello Shinso non può sicuramente arrivare fin qui.”
Zexion gli sorrise di rimando. “E allora, che aspetti a comunicarlo all'altra Nina?”
Per la prima volta, a Nagi lo sguardo di Zexion sembrò vagamente malizioso.

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Marluxia non poté trattenere un sorrisetto di scherno quando un esausto Axel gli si materializzò davanti agli occhi.
“Ti hanno dato del filo da torcere” gli disse più blandamente che poté, sghignazzando però silenziosamente dentro di lui. I taglietti che gli aveva fatto Shizuru Viola non erano nemmeno lontanamente paragonabili all’aria stremata che campeggiava sul volto del pirocinetico. E, addirittura, gli sembrava che la cappa di Axel stesse leggermente fumando, cosa che aveva creduto impossibile fino a quel momento.
Le riflessioni sarcastiche di Marluxia furono sottolineate da un distante ruggito, e il Leggiadro Sicario si volse di sbieco verso la città di Windbloom, che bruciava in lontananza.
“Qualcuno ti sta cercando...”
Axel scacciò la sua battuta con uno svogliato cenno della mano. “Lasciamo perdere. È stato divertente fino a che è durato, e avrei anche vinto se fossi rimasto un paio di minuti di più.”
Il sogghigno di Marluxia si spense.
“L’hai avvertito anche tu?”
“Sì, il grido di dolore del Cuore di questo mondo è riverberato attraverso l’atmosfera.” La chioma scarlatta di Axel si piegò verso il compagno. “Cosa facciamo? Dov’è Zexion?”
La domanda conteneva un’implicita accusa, e Marluxia scosse la testa all’insinuazione. “Quanto alla prima cosa, credo che sia più prudente andarcene. Il pianeta è condannato, e con questo la nostra missione sarà, in parte, comunque completata.”
“È Earth il mondo che Xemnas ci aveva ordinato di togliere di mezzo” affermò Axel.
“Se non avranno nessuna possibilità di accedere al nostro multiverso, per noi sarà esattamente come se l’avessimo fatto.”
E, solo dopo aver pronunciato quelle parole, il Nobody ebbe la certezza di aver capito, finalmente, a cosa Zexion aveva puntato per tutto quel tempo. I sotterfugi, i silenzi, la peculiare strategia del compagno acquistarono l’elusivo senso che Marluxia stava cercando da giorni.
Fissò gli occhi azzurri sulla colonna di luce nera che fendeva in due l’orizzonte, soffocando una smorfia. ‘Sempre che riesca a bloccare il collasso del nucleo del pianeta. Un piano davvero brillante, che lui negherà fino alla morte di aver congeniato. Xemnas vorrebbe la sua pelle, se venisse fuori una cosa del genere. Chissà se potrò mai usare questo scherzo che ha tirato al nostro Superiore per far passare Zexion dalla mia parte.’
Si riscosse, guardando in faccia Axel. “Andiamocene.”
Un’espressione combattuta danzò sul volto del pirocinetico; non aveva mai fallito una missione, Marluxia lo sapeva, ed andarsene nell’incertezza del risultato era chiaramente qualcosa che lo disturbava.
Indicò la città. “Altrimenti puoi tornare là a finire la tua scaramuccia con qualunque cosa ti abbia attaccato. Ma capirai che io non rimarrò ad aspettarti. E nemmeno il buco nero che si sta aprendo qui sotto, secondo me.”
A quelle parole lo sguardo di Axel si fece annoiato. “Va bene, ti seguo. Quanto agli Heartless?”
Marluxia scrollò le spalle. “Quelli che rimarranno saranno condannati con il resto di questa gente, ma molti hanno già lasciato Earl anche se... dubito che siano tornati nel nostro multiverso. L’istinto di sopravvivenza li avrà sparsi sui pianeti abitati qui attorno.”
Il Leggiadro Sicario rivolse gli occhi al cielo, alla tenebre che ad est si stavano già scolorendo. ‘Xemnas ha perso. Questo universo conoscerà l’Oscurità. Direi che abbiamo veramente finito.’
Fece un cenno della testa ad Axel e, senza aspettare una risposta, si immerse nei Corridoi delle Ombre che l’avrebbero riportato a casa.
Arrivederci, guerriere della luce.’

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La chiamata arrivò inattesa, quando il Maggiore Wang si era già preparata al peggio. Aveva assistito con trepidazione al mutamento nel fascio di antiparticelle che stava colpendo la distorsione e, pur senza capire, la cosa non le era per niente piaciuta.
Ascoltò con il cuore in gola la concitata voce del suo amante dall’altra parte, stentando quasi a riconoscerlo.
Sopprimendo il fortissimo desiderio di abbandonare il suo posto, e precipitarsi da lui, la donna posò il ricevitore e guardò negli occhi Shiho.
“Buttate giù l’Administar, è un ordine del Colonnello De Artai.”
La donna davanti a lei corrugò le sopracciglia. “Per disarmare le Otome?”
“Non tutte. Quelle che combattono nella capitale non avranno problemi, lì il segnale dello Shinso viene diffuso senza bisogno di satelliti di supporto.” Nina sorrise di sbieco. “Non è una mossa per togliere di mezzo quelle donne, se te lo stai chiedendo.”
Shiho arrossì furiosamente. “Meglio così” esalò in un tono che fece capire al Maggiore Wang che quanto le aveva detto, era esattamente ciò che Shiho aveva sperato. “Ma, a questo punto, perché non dargli ulteriori assistenza bombardando la capitale? Dagli ultimi messaggi ricevuti pare che gli Heartless stiano ripiegando. Da qui potremmo spazzarli via completamente.”
Nina meditò con attenzione sulle parole di Shiho. Non aveva tutti i torti, per una volta.
La donna sembrò percepire la sua esitazione. “Avanti. Come Comandante della flotta orbitale il tuo rango è pari a quello di un Colonnello. Non devi chiedere nessun permesso e nessuna autorizzazione. Un’azione risolutiva è necessaria, Nina Wang. E poi, sei proprio sicura che quello in linea fosse davvero il Colonnello De Artai?”
Nina sbarrò gli occhi, odiandosi per non essere riuscita a nascondere la sorpresa. E, sapendo che uno dei Nobody era l’esatto equivalente di Nagi, e che aveva la sua stessa voce, i suoi dubbi diventarono devastanti.
Afferrò il comunicatore tentando di raggiungere l’amante, ma la linea risultò indisponibile.
“Pensa bene a quello che fai, Maggiore Wang. Un errore adesso consegnerebbe la vittoria ai nostri nemici” insistette Shiho, e Nina ebbe improvvisamente voglia di colpirla.
'Non è possibile che quello non fosse lui. Perché darmi altrimenti un ordine del genere?'
La donna fissò il pianeta azzurro sotto di loro. E le venne in mente che avevano ancora una carta da giocare.
“Dirama immediatamente l'ordine alle batterie principali di convergere il fuoco sull'Administar. E che nessuno dei sub-comandanti rimasti osi disobbedire e bombardare la superficie di Earl.”
Stavolta fu lo sguardo di Shiho a farsi confuso. Aprì la bocca per protestare ma Nina la anticipò. “Non ti preoccupare. I codici di lancio dei Polaris attorno al sole sono nelle mie mani. Se quello non era Nagi, e in quindici minuti la situazione non si sarà stabilizzata, sarà mia cura spazzare via questo sistema e i nostri nemici con esso” dichiarò con una sicurezza solo apparente.
Con la morte nel cuore, ma l'avrebbe fatto.

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Fu con allarmante ritardo che, finalmente, l'armatura attorno a Nina scomparve. La ragazza oramai giaceva catatonica sulla piattaforma, e Zexion era certo che se quegli strani tentacoli non l'avessero sostenuta sarebbe crollata al suolo. Le sue nanomacchine erano disattivate, e il Nobody si arrischiò a sottoporre il suo corpo ad una veloce scansione.
“Stress a parte non ha riportato danni fisici o neurologici. Non ha niente che una bella dormita non possa risolvere.”
Scrutò il volto di Nagi, che non gli sembrava per niente convinto. Neppure lui lo era. Non osava esaminare in profondità la psiche della donna, non quando era tecnicamente ancora connessa all'Harmonium. Però, immaginava quello che l'albino avrebbe voluto sentirsi dire. E dove poteva portarlo. Adesso che anche le sue, di nanomacchine, non ricevevano più il segnale dello Shinso, poteva forzarlo a fare tutto quello che voleva. Ma forse gli sarebbe bastata qualche parola ben piazzata.
“Da questa esperienza uscirà devastata. Lo sai bene. E tu sei l'unico che vorrà accanto.”
Nagi gli lanciò un'occhiata in tralice, piuttosto divertita, mentre si sistemava il fucile contro la spalla.
“Non ci provare a fare i tuoi giochetti mentali con me, Zexion, né a usare i tuoi poteri. Io so benissimo quello che devo fare, non ho bisogno che tu me lo dica.”
“Adesso che hai la vittoria in pugno, e la certezza di farla franca un'altra volta, dismetti così brutalmente il mio aiuto?”
“Ti faccio notare che stai facendo fare a me il lavoro sporco, quindi l'aiuto è assolutamente reciproco.”
Il puntatore laser danzò sulla nuca di Nina, e Zexion sprecò un nanosecondo per addolcire la tensione nelle spalle di Nagi, e per rilassarlo quel tanto che bastava perché non facesse saltare la testa della ragazza. Il puntino rosso si spostò sulla spalla del bersaglio.
“Quella è la tua donna, non la mia. Lascio a te il piacere di spararle.”
Come si era aspettato, vide l'albino arrossire e fare una smorfia quasi seccata. 'Ne sei realmente infatuato e, anche se la cosa ti farebbe soffrire, la sacrificheresti se servisse per uno scopo superiore. Sei davvero il mio analogo.'
Uno dei tentacoli si allungò verso di loro, e schioccò fin troppo vicino al capo del Nobody, che decise che era tempo di allontanarsi. La macchina aveva percepito la sua presenza, e non era certo che non fosse stata settata per attaccarlo. Dopotutto, l'albino sembrava avere oramai la situazione in pugno.
“Arrivederci, Nagi De Artai, ti auguro di conquistare tutto quello che veramente desideri” gli disse, scomparendo un attimo dopo.
Nagi tirò il grilletto e le urla di Nina, insieme al raggio dell'Harmonium, si spensero brutalmente.

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Sopra Windbloom Haruka Armitage osservava con un senso di profonda impotenza la città ai suoi piedi, sventrata dalla battaglia che si era protratta per ore; fino a quando, pochi minuti prima, la maggior parte degli assalitori non si era repentinamente volatilizzata nel nulla. Ma non tutti. In alcuni quartieri ancora si combatteva, e ormai non sembrava esserci modo di salvare la capitale di Windbloom.
La donna fu raggiunta dalla sua omonima.
“Ho ricevuto un messaggio dal Generale. La distorsione si è chiusa, e i Nobody superiori sembrano essersene andati.”
L’altra annuì vigorosamente. “Potremmo dire di avere vinto, se quelle cose non fossero ancora in giro.”
“C’è un solo modo per liberarcene…”
La Meister di Aries non la lasciò continuare. Si avvicinò invece al mobile suit dell’altra, fino ad arrivarle a pochi centimetri di distanza. “Non ci pensare nemmeno. Non ti permetterò di nuclearizzare questa città.”
“Perché? Oramai chi doveva essere messo in salvo è già stato evacuato.”
“Ai feriti e a quelli intrappolati nei palazzi non ci pensi?”
Dall’altra parte ci fu una pausa un po’ più lunga. “Io non credo che quelle cose si siano lasciate scappare qualcuno.”
Haruka sentì le sue labbra torcersi in un ghigno ferale. “Non mi importa. Non possiamo perdere il Garderobe”
“Guarda che non devi temere per la vita della tua amica. Il bunker là sotto è assolutamente sicuro.”
“Allora non vuoi proprio capire!”
L’Otome allungò un braccio che l’altra prese a mezz’aria, stringendoglielo. Haruka fece una smorfia ma non si tirò indietro.
“Che credi di fare? Quella tua armatura non può competere con quella di una Meister Otome. Ritirati.”
“Vogliamo fare una prova?” le sibilò la sua omonima.
Già pronta a spedire l’insopportabile Colonnello in orbita, la tagliente risposta di Haruka fu interrotta dalla voce di Yukino, che si fece udire attraverso entrambi gli auricolari delle donne.
“Ascoltatemi, per favore. Mi sono consultata con il Generale De Windbloom e con gli altri capi di stato. Da quello che abbiamo potuto osservare, durante la battaglia, gli Heartless sono vulnerabili alla luce, per questo un’esplosione al suolo è assolutamente sovradimensionata per liberarci di loro. Potrebbe bastarne una in quota.”
Il Colonnello si liberò con uno strattone. “Può funzionare. Porterò il mio RX ad un’altezza di diecimila metri, ai limiti della troposfera, e lì lo farò esplodere. Il lampo spazzerà via le Ombre, senza che ci sia ricaduta radioattiva.”
“Proprio quello che avevamo in mente” chiosò Yukino.
Haruka però, guardò l'omonima perplessa. “Aspetta un attimo. Come farai ad andartene?”
Le imperturbabili ottiche dell’RX fissarono l'Otome, come se il suo pilota fosse stupita dalla domanda. “Non lo farò ovviamente.”
Haruka reagì come se l’avessero schiaffeggiata. “Non ci pensare nemmeno. Puoi uscire da questo affare, non è vero? Ti prenderò io e ce ne torneremo insieme a terra.”
L’altra si mise a ridere. “Posso settare il momento dell’esplosione, ma non credo che riusciremo a farcela. Ricordati che in questo momento è il sistema surrogato che sta generando la tua armatura, e il tempo di operatività sta scadendo.”
“Motivo in più per affrettarci.”
Davanti all’insistenza caprina di Haruka Armitage, il Colonnello perse la calma. “Se fallissi anche la tua Master morirebbe, te ne rendi conto, testona?” le urlò.
Ma dall’altra parte della linea Yukino diede ragione alla sua Otome. “Io sono certa che Haruka la salverà, e che tornerà da me. Al Garderobe stanno facendo di tutto per stabilizzare il segnale, deve avere fiducia, Colonnello.”
“Non è quello il problema…”
“Ascolta” ruggì l'Otome bionda. “Come non potevo permettere che i tuoi uomini si prendessero tutto il merito, men che meno posso lasciare che tu muoia per difendere il mio pianeta.”
Solo a quel punto l’Haruka di Earth alzò bandiera bianca. “Andiamo allora, vedo che sei proprio decisa a diventare una martire con me.”

I propulsori, lanciati al massimo, la portarono sulla verticale di Windbloom in pochi minuti. Più volte il Colonnello Armitage si era guardata indietro, morbidamente stupita che Haruka riuscisse a starle dietro, senza nessuna difficoltà apparente. Un paio di volte l'Otome l'aveva addirittura superata, facendole venire il dubbio che stesse limitando la sua potenza. Nonostante l'aspetto frivolo quelle armature erano un vero prodigio scientifico, e il Colonnello si reputava pienamente soddisfatta dell'esito della missione.
'In qualche modo abbiamo scacciato quegli esseri, e i segreti del Garderobe sono in mano nostra. Non mi dispiacerebbe morire ora, all'apice della mia carriera, anche se...'
Strinse i denti, cercando di non dedicare più di un pensiero passeggero alla donna che l'aspettava a terra. Non le aveva detto nemmeno propriamente addio anche se, fin da quando era salita sul suo RX, aveva avuto la certezza matematica che non sarebbe uscita viva da quella missione. Tutto il contrario dell'Haruka Armitage che l'accompagnava.
Sia lei che la sua Yukino sembravano invece convinte che sarebbe andato tutto bene e, pur odiando con tutta sé stessa gli ottimisti senza speranza, il Colonnello non poteva dire di non provare una leggera invidia. Sovrappensiero, le sue dita corsero al pulsante che apriva la comunicazione con il quartier generale, ma venne interrotta dal segnale che la avvertiva che aveva raggiunto l'altezza desiderata.
Dimenticò il momento di debolezza e decelerò brutalmente, stabilizzando l'RX, compiendo poi tutti i preparativi perché il generatore a fusione esplodesse, lasciando a lei e all’altra Haruka abbastanza tempo per rientrare. Ce l'avrebbero fatta, se il segnale del sistema surrogato non si fosse interrotto prima.
L'Otome si avvicinò, e Haruka rimosse la copertura. Il freddo glaciale la aggredì attraverso la tuta di volo per un solo istante, perché quando la sua omonima le passò un braccio attorno alla vita, sfilandola dall'RX e prendendola in braccio, le sembrò di essere a terra. E riusciva anche a respirare perfettamente.
'Lo schermo filtra l'ossigeno, e gli permette di operare anche fuori dall'atmosfera. Un sistema davvero geniale.'
L'Haruka di Earl non perse tempo. “Reggiti forte” la avvertì.
Caddero a piombo, ad una velocità che, il Colonnello ne era certa, sarebbe stata impossibile da raggiungere per qualunque loro jet o mobile suit. Si rese anche conto che un essere umano, a quella velocità e con quell'angolo di caduta, avrebbe probabilmente perso i sensi; eppure lo schermo forniva evidentemente una qualche forma di compensazione, perché Haruka non riusciva nemmeno a sentire gli effetti dell'accelerazione.
Vide la città farsi sempre più grande, mentre l'Otome di Aries puntava dritta sul fiume.
La donna la guardò, e la sua espressione decisa si ingentilì. “Sai, Colonnello” le disse. “Sei una fantastica guerriera, ma non dovresti cercare il martirio a tutti i costi.”
Haruka si irrigidì senza volerlo. C’era del vero in quello che diceva la sua omonima, anche se lei aveva sempre considerato una debolezza difendere la sua vita a tutti i costi. “Io faccio solo quello che è necessario per mio paese.”
“È stupido. Immagino che anche dalle vostre parti abbiate bisogno più di bravi comandanti, che di ottimi kamikaze, non è vero? Se è il contrario, chiediti se stai servendo il paese giusto. O nel modo giusto.”
L’Otome le fece incredibilmente l’occhiolino. “Dopotutto, non sei una di quelli che comandano? Non ti chiedi mai che razza di pessimo esempio dai ai tuoi uomini con quelle stupidaggini sulla morte e l’onore? Scommetto che se pensaste di più a tornare vivi da quelli che amate, invece che partire per la battaglia con in testa l’idea di abbracciare una tomba, magari vincereste le vostre campagne non sacrificando anche quello che in teoria dovreste proteggere.”
La risposta oltraggiata di Haruka fu bloccata da un’ultima battuta dell’Otome. “E in quel modo non vi fareste così facilmente fregare da Nagi. Uno che non ha di certo in mente di sacrificare la sua preziosa vita per le buone ragioni degli altri, men che meno per il vostro paese.”
L’accenno all’albino fece sorgere un ghigno pericoloso sulle labbra del Colonnello Armitage. “Non hai tutti i torti. Si vede che lo conosci bene.”
“Rimpiango solo una cosa del mio passato, Colonnello. Di non averlo sculacciato quando era più basso di me.”
La battuta le fece scoppiare a ridere entrambe, ma Haruka realizzò che il conto alla rovescia era quasi terminato. Lo comunicò all’omonima, che la strinse a sé.
“Ce la faremo!” la sentì ruggire.
Erano ad un centinaio di metri di altezza quando il cielo deflagrò in lampo di luce e, contemporaneamente, l'armatura dell’Otome si dissolse.
L'ultimo pensiero coerente di Haruka, prima che colpissero la superficie del fiume, fu che non aveva nemmeno detto all’altra quanto era stato un onore combattere al suo fianco.


Deserto dell'Al-Saher, 27 marzo, ore 05.30

Il freddo le fece pizzicare il naso, e Nina si svegliò con un potente starnuto, lamentandosi debolmente mentre tentava, senza successo, di girarsi su un fianco. Perché si sentiva così terribilmente intorpidita? La parte destra del corpo era assolutamente inerte ma, flettendo leggermente la mano sinistra, poté sentire della sabbia sotto le dita. Il silenzio era totale, e la sensazione di pace, unita al piacevole tepore che la avvolgeva sotto la coperta che qualcuno le aveva gettato addosso, la fece piano piano scivolare di nuovo nel sonno. Se solo le avessero coperto anche la testa...
Arrivarono brutalmente, senza preavviso. Immagini di indicibile sofferenza e terrore emersero dai recessi della sua memoria e la fecero violentemente scattare a sedere, nonostante il braccio destro non cooperativo. Completamente sveglia, riuscì a soffocare un grido ma spalancò la bocca in cerca di ossigeno, mettendosi la mano sinistra sugli occhi. Aveva paura di aprirli. Cosa avrebbe visto?
Con il cuore in tumulto, per interi minuti stette raggomitolata su sé stessa, apprezzando in quel momento il freddo pungente che lentamente l'aiutava a riprendere un minimo di lucidità. Aveva già vissuto quell'esperienza, e sapeva come farvi fronte, solo non capiva perché fosse ancora viva. L'ultima cosa che ricordava era che tutto stava andando bene, poi...
“... il cuore... me l'hanno strappato” mormorò incoerentemente, portandosi la mano buona al petto e stupendosi di trovarlo integro. Si toccò la spalla destra, senza osare ancora aprire gli occhi. Non sentiva il braccio, e per un momento pensò di averlo perso. Ma lo trovò al suo posto. Il tessuto sotto le sue dita, però, era leggermente umido.
Si decise finalmente a socchiudere gli occhi, guardandosi le dita sporche di una sostanza rossastra. Le fissò senza capire, aprendole e chiudendole come per voler verificare che fossero ancora collegate al resto del corpo. Poi scrutò la spalla destra, e vide il tessuto azzurro della sua uniforme da Meister completamente bruno; la macchia arrivava fin quasi al gomito. C'era anche un buco all'attaccatura con il torace, ma non riusciva a capire come avesse potuto farselo. Sapeva che doveva essere ovvio, ma il suo cervello si rifiutava di darle le informazioni necessarie. Decise di procedere empiricamente, e si tastò delicatamente la spalla, sentendo sotto l'uniforme del tessuto a strati.
“Non toccare, ti sposterai la benda. Anzi, forse è il caso che ritorni a sdraiarti.”
Alzò la testa, per scoprire Nagi inginocchiato accanto a lei. L'aveva evidentemente osservata per tutto il tempo senza dirle una parola. Il suo sguardo le sembrò molto meno sarcastico del solito, e non c'era traccia sul suo viso della consueta aria divertita. La stava invece scrutando quasi con cautela.
“Cos'è successo?” chiese la ragazza, forzando la voce ad uscire dalla gola che sentiva arida. Lentamente si sentiva riprendere contatto con la realtà, ma non doveva lasciarsi andare, o i mostri sarebbero tornati.
“È andato tutto bene. Sei riuscita a chiudere la distorsione, e i Nobody se ne sono andati. Anche la città di Windbloom è salva.”
“Non mi ricordo nulla...”
Lui scosse le spalle. “Anche stavolta l'Harmonium è andato fuori controllo. Ho dovuto spararti per sconnetterti dalla macchina.”
Le parole, dette in un tono piatto ed impersonale, non la turbarono come avrebbero forse dovuto. Si volse invece a guardare la spalla ferita, a quel punto stupita di non sentire dolore.
“Miyu ti ha medicata, e ha applicato un anestetico. Una squadra di soccorso dovrebbe essere qui prima che finisca l'effetto.”
Nina lo guardò in tralice. Non c'era nulla di strano in quello che le stava dicendo, ma quel tono cominciava ad infastidirla, e non sapeva perché.
Strinse le labbra. “Sei stato abile a non farmi saltare la testa.”
Un pallido sorriso accolse le sue parole. Lieve e sottilmente crudele. “Te l’aspettavi, forse, dopo che hai tentato di uccidermi?”
La ragazza si sentì gelare, più di quanto già non fosse. In effetti non avrebbe dovuto andare in quel modo, e intuitivamente realizzò che non si sarebbe dovuta sentire così delusa di essere ancora in vita.
“Era un rischio concreto, che ho corso volentieri. Sarebbe stata una cosa giusta, un modo per ripagare questa gente del male che le abbiamo fatto” gli rispose, tenendo il più possibile la testa alta.
Vide un lampo di irritazione accendere lo sguardo di Nagi. “E non ti è passata per l’anticamera del cervello l’idea che forse, da viva, saresti stata più utile a questo mondo? E che se era me che volevi uccidere, per far contente le tue amiche del Garderobe e la massa di idioti ancorati all'idea di un mondo che non esiste più, avresti potuto trovare qualche mezzo più facile?”
Nina socchiuse gli occhi. Nagi aveva ragione. Come sempre. E anche se avrebbe solo voluto sdraiarsi e sparire nelle sabbie, sentiva che non poteva perdere l’occasione per chiarirsi con il suo ex Master.
“Non hai capito niente. Non era la tua morte che volevo, ma la nostra assoluzione. Mia e tua. Questo mondo che ci odia, ci avrebbe ricordato come degli eroi.”
A quel punto Nagi distolse lo sguardo da lei, e il suo sorriso divenne quasi mesto. “Ma che bel piano. Immagino che la mia opinione non contasse proprio niente, vero? Quasi quasi mi viene voglia di ringraziarti, per avermi quasi reso un martire. Ma adesso mi ricordo che era la stessa cosa che avevi progettato per te e Sergay. Morire con la persona che amavi. Hai uno strano modo di provare affetto per qualcuno, Nina Wang.”
Profondamente ferita, la ragazza scattò come una furia. “Meglio del tuo, che prevede di usare i sentimenti degli altri solo per piegarli ai tuoi voleri. Credi che mi sia dimenticata della Nina del tuo mondo? Se ai tempi tu mi avessi percepita come una donna, invece che come un’arma asessuata, avresti fatto lo stesso. E non prenderti nemmeno il disturbo di negare.”
Fu soddisfatta che Nagi avesse almeno la decenza di arrossire. Ma la sua risposta le suonò, come di consueto, assolutamente sicura. “Non lo nego. Ma ti chiarisco un concetto che forse ti è sfuggito: tra tutti sei tu la più stupida, Nina, perché hai progettato di gettare via la tua vita per gente che ti disprezza. La tua, e la mia. Non hai un po’ di amor proprio?”
Nina chinò la testa, gli occhi fissi sulla mano sinistra chiusa a pugno in grembo. “Sì, ma proprio per quello io non potevo sopportare che mi vedessero ancora come un’assassina. Quanto a te... credi che abbia preparato tutto senza sentirmi, anche solo per un istante, meno che colpevole nei tuoi confronti? Per quello che eri stato: perché ti avrei deluso una seconda volta. Per quello che eri diventato: perché non avrei potuto proteggerti come il mio giuramento di Otome mi richiedeva.”
Face una pausa, scegliendo con cura le parole. “Per quello che poteva esserci tra noi: perché, come mi hai giustamente ricordato, avrei ripetuto con te lo stesso errore che commisi con Sergay. Per tutte queste ragioni, sarei scesa nella tomba con molti rimpianti.”
A quel punto l’albino alzò gli occhio al cielo, e sembrò fare di tutto per sopprimere una risata. “E allora perché hai concepito una soluzione così radicale, Nina?”
Lei prese un bel respiro. Si era fatta tante volte quella domanda, dandosi un’unica risposta. La sua voce non tremò mentre gli rispondeva. “Perché, a volte, per raggiungere il risultato migliore per la maggioranza, un’esigua minoranza deve rinunciare a qualcosa. Anche a qualcosa di prezioso. La mia vita, il mio cuore, il mio onore, non erano nulla in confronto a quello che l’umanità nel suo insieme avrebbe ottenuto. Nulla, Nagi. Riesci a capirmi?”
Fu stupita che il sarcasmo fosse sparito dalla faccia del giovane. Nagi la stava invece fissando, estremamente attento ed interessato. Lei non riusciva ad immaginare cosa le sue parole avessero scatenato nel suo cervello, ma non era proprio certa di volerlo sapere. Tutto quello che avrebbe desiderato, a quel punto, era di poter far tornare indietro il tempo. Sorrise mestamente, addolcendo la voce.
“Sai, non è vero che l'Harmonium torce il tempo e lo spazio. Io c'ho provato, prima di perderne il controllo. Ho tentato di cancellare questi ultimi diciannove anni della mia vita, per ritornare a prima che i miei genitori e la mamma di Arika fossero uccisi, a prima che il mio mondo cambiasse.”
“Volevi...”
Nina annuì, e un sorriso remoto sbocciò sulle sue labbra, mentre i capelli le cadevano sciolti ai lati del capo. “Volevo indietro la mia vita. La vita di tutti. Non sarebbe stato bello? Arika sarebbe vissuta con me, e poi sarebbe diventata la mia Otome. Come Regina avrei reso felici i miei sudditi, e sarei stata amata. Mashiro non sarebbe dovuta morire, chiunque fosse stata. E da grandi io e te ci saremmo sposati, come le nostre famiglie avrebbero voluto. E tu non avresti fatto scoppiare quell’inutile guerra, né saresti stato costretto a fuggire su Earth. Forse, la successione di eventi che ha portato qui i Nobody non si sarebbe mai innescata.”
Gli occhi di Nagi si strinsero leggermente su quell’ultima affermazione, ma Nina preferì non farci caso. Che lui o i suoi compagni di Earth avessero qualche responsabilità nello scatenare l’invasione le sembrava una cosa troppo mostruosa per essere vera.
Allungò invece una mano per accarezzargli il viso, e l’espressione dell’albino si ammorbidì.
“Sarebbe stato davvero bello... c'ho provato davvero” ripeté, la voce ridotta a un sospiro.
Lui scosse leggermente le spalle. “Meglio che tu non ci sia riuscita, saresti cresciuta viziata come una di quelle noiose nobili buone a nulla che abbondano su questo pianeta.”
Nina realizzò che Nagi le aveva fatto un complimento con un secondo di ritardo, che lui usò per prenderla tra la braccia e per darle un leggero bacio sulle labbra.
“Adesso basta. Hai detto tutto quello che dovevi dire. Possiamo ricominciare da qui. E dimentica quella insulsa fantasia.”
Le fece appoggiare la testa sulla sua spalla e le drappeggiò addosso la coperta, stando attento a non toccarle la spalla ferita. Davanti a tali, inconsuete cure, Nina non poté evitarsi di arrossire furiosamente, e nemmeno di sentire il cuore battere all’impazzata. Poi, però, le labbra di Nagi le sfiorarono una tempia.
“E il nome Mashiro è così stupido. Ti sarebbe stato malissimo” il giovane le sussurrò, con la voce che finalmente vibrava della consueta ironia fuori luogo.

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“Generale, ho ricevuto un messaggio dal Maggiore Hallard. Le squadre di soccorso hanno ritrovato il Colonnello Armitage e la Otome di Aries sul greto del fiume. Ferite ma coscienti.”
Mashiro annuì distrattamente a Yukino, felice che almeno qualcuna di loro avesse qualcosa da festeggiare. In verità, benché tutto fosse andato meglio di quanto avesse sperato, non riusciva a ritenersi totalmente soddisfatta.
Appoggiata allo stipite dell’ingresso del sacrario di Fumi, Mashiro osservò sconsolata il relitto di quella che poche ore prima era la punta di diamante del contingente di Otome. Shizuru Viola era sdraiata a terra, circondata da un nugolo di medici di Earth che tentavano di stabilizzarne le condizioni; Natsuki era inginocchiata al suo fianco, le mani lorde del sangue dell’amante. A Mashiro sembrò una scena già vista, solo che lei l’aveva osservata da un’altra prospettiva.
Fece un cenno con la mano a Yukino, segnalandole di avvicinarsi. “Prepara il trasferimento. La portiamo su Earth.”
“La Direttrice protesterà.”
“Me la vedo io con lei. E non credo che avrà nulla in contrario. Gli ospedali di Windbloom sono inagibili, e Shizuru non può affrontare il viaggio sino al paese più vicino.”
Mashiro si girò, incrociando lo sguardo di Nao, che se ne era rimasta silenziosa, accanto ad Arika, per tutto il tempo; anche loro fisse a guardare la penosa scena.
“Nao Zhang. Occupati delle Otome sopravvissute con Arika. A parte Natsuki sei l’ultima Colonna rimasta, e non credo che la Direttrice se ne avrà a male se prenderai il suo posto ad interim.”
Nao assunse una leggera aria contrariata. “A parte che non dovresti essere tu a darmi un simile ordine, ma a Natsuki, invece, chi ci penserà?”
A Mashiro la domanda sembrò ben strana, visto che mai la rossa le era sembrata attenta alla salute della Direttrice. Il Generale contrasse lievemente i pugni. “Io personalmente, è chiaro.”
Bloccò ogni protesta della donna indicando il drappello di soldati dietro di lei.
“Nel caso tu non l'abbia capito, qui comando io, adesso. E c'è ben poco che tu possa fare senza la tua armatura. Togliti dai piedi” le urlò quasi, più rudemente di quanto volesse. Ma era stanca, e ascoltare le inutili proteste delle ex padrone di quel posto era l'ultima cosa che era disposta a tollerare.
Ma Nao la sorprese un’altra volta. L'Otome alzò entrambe le mani, scuotendo la testa e lanciandole uno sguardo che le sembrò fin troppo allusivo. “Ehi, non c'è problema, e non serve alzare la voce. Non sono certo qui ad attaccarmi con le unghie e con i denti a privilegi che non ho mai voluto, sai? Quanto a Natsuki... beh, divertiti, scoprirai che è un osso più duro di quei Nobody.”
Sogghignando, la donna si girò elegantemente sui tacchi e se ne andò, seguita da una alquanto abbacchiata Arika. Mentre a Mashiro non restò altro da fare che vederla scomparire lungo il corridoio distrutto, profondamente sconcertata. Riversò tutta la sua stizza residua sull'incolpevole Yukino, che aveva assistito allo scambio di battute esibendo l'aria più innocente del mondo.
“Vattene anche tu. Non hai del lavoro da fare?”
Il Maggiore arrossì portandosi la mano tesa alla fronte, e si allontanò il più velocemente possibile.
“Stupide oche...” non riuscì a non sussurrare Mashiro.
Il suo sguardo tornò sulla Direttrice, ma non prima di aver abbracciato l'intera sala; il sarcofago distrutto, ai piedi del quale Gal se ne stava muto e immobile, i pilastri contenenti pietre che avevano oramai perso la loro lucentezza, e la pozza di sangue che faceva da giaciglio all'Incantevole Ametista.
“Te l'avevo detto, Natsuki” mormorò Mashiro. “La caduta degli dei è sempre piuttosto rumorosa.”
Si avvicinò alla Direttrice in silenzio e le si mise accanto. La donna sembrava tanto catatonica quanto l’amante distesa a terra.
Nell’assoluta incertezza su quello che poteva dirle, e convinta che ogni cosa, comunque, sarebbe suonata falsa o banale, Mashiro decise di posarle semplicemente una mano sui capelli. Sentì Natsuki appoggiarsi alla sua gamba, prima quasi rigidamente, poi arrivando ad affondare la faccia nel tessuto del camice che il Generale stava ancora indossando. Ma né un singhiozzo né un gemito sfuggirono al suo controllo. Rimase bloccata in quella posizione, e Mashiro con lei, rigide statue a testimoniare la rovina di un ideale.


_________________________



Ed eccoci al temuto, desiderato, agognato ultimo capitolo. Tra qualche giorno si unirà un epilogo di qualche pagina, tanto per tirare le somme di tutto. Vi rimando a quello per qualche commento finale XD
Nel frattempo ringrazio di cuore Shainareth e Solitaire, le mie fide betareader, correttrici di bozze, fustigatrici di errori di vario genere, consulenti di varie cose, e amikette care. Se questa fanfiction vi è piaciuta tanto, lo dovete anche al loro preziosissimo contributo!
Come sempre, grazie a tutti quelli che hanno letto il precedente capitolo, e un abbraccio in particolare ai miei affezionati commentatori NicoDevil, Gufo_Tave Chiarucciapuccia Sì, dai, ce l'abbiamo fatta a giungere in fondo ^^

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Capitolo 27
*** Colonizzazione ***


Colonizzazione - Epilogo


9 aprile, Earth, Windbloom City

Il panorama offerto dalla capitale dell'Alleanza Occidentale, che si godeva dall’ultimo piano del ospedale militare dove avevano ricoverato Shizuru Viola, non era migliorato dall'ultima volta che Natsuki Krueger era stata lì. Vedere la città di notte, poi, dopo un temporale che aveva reso le superfici dei grattacieli lucide di pioggia, non contribuiva ad addolcirne l'aspetto. Lo sguardo della Direttrice, o ex-Direttrice, come rispondeva a chi le chiedeva il suo grado – perché tutti in quel posto sembravano avere un nome, un grado e un numero di matricola -, si spinse fino al Palazzo Presidenziale, le cui guglie svettavano in lontananza.
'È addirittura stato costruito nello stesso punto del Castello di Fuuka, ma tutte le similitudini finiscono lì. Come questa nera città che sembra il rovescio di quella di Windbloom, la sua immagine in negativo.'
Sapeva che negli anni a venire schiere di antropologi si sarebbero sbizzarriti a scoprire le differenze e le analogie tra il popolo di Earth e quello di Earl ma, in quel momento, a Natsuki premeva solo una cosa: che Shizuru si rimettesse il prima possibile, così da poter lasciare quel luogo da incubo nel più breve tempo possibile.
Non si era mai soffermata a considerare l'avito castello paterno come un luogo nel quale passare la sua vita, ma in quei giorni stava seriamente considerando di ritirarvisi, anche se dubitava che la solare Shizuru avrebbe apprezzato a lungo i panorami aspri e le cupe foreste della Contea di Terranova. Lei stessa dopo un po' ci si sentiva soffocare.
'Ma posso sopportarlo, insieme ai miei parenti; tutto pur di andarmene da qui e non posare più gli occhi sulla rovina del Garderobe...'
Appoggiata alla balaustra, la strinse fino a farsi male. 'Eppure non dovrei sfuggire così le mie responsabilità.'
Si rendeva conto di non aver avuto molte scelte e che, in fin dei conti, non era andata poi così male, ma la sconfitta patita dalle Otome le bruciava, e le faceva scendere lacrime di rabbia quando era certa che nessuno potesse vederla.
Dietro di lei sentì il soffice rumore di una porta scorrevole che si apriva, e si girò a fronteggiare chi aveva disturbato i suoi cupi pensieri. I suoi occhi incontrarono quelli del Generale De Windbloom, e la donna le lanciò un pallido sorriso di intesa.
Mashiro aveva un aspetto decisamente più riposato, rispetto a qualche giorno prima, dal momento che le escoriazioni e gli ematomi le erano scomparsi dal volto. Natsuki l'aveva incrociata solo di sfuggita in quei giorni, ma aveva notato come avesse preso l'abitudine di tenersi i capelli sciolti sulle spalle, circostanza che le dava un aspetto soave. Era lo sguardo di Mashiro che smentiva però l'apparenza angelica. Nemmeno quando era stata una piccola principessina viziata la Regina di Windbloom aveva mai inalberato quell'espressione scaltra e fiera. Lo sguardo di un vincitore.
Natsuki dovette distogliere gli occhi; tutte le notti sognava che gli avvenimenti dell'ultimo mese fossero stati solo un incubo, per ritrovarsi al risveglio a maledire i Nobody e tutti gli abitanti di Earth: gli unici che, alla fine, avevano guadagnato qualcosa.
Mashiro la raggiunse alla balconata, indifferente al suo cattivo umore.
“Ho parlato con Yokho e la dottoressa Helene. Shizuru sta rispondendo molto bene alle cure, probabilmente scioglieranno la prognosi tra qualche ora.”
“Sì, è la stessa cosa che hanno detto a me, anche se è in parte merito delle sue nanomacchine, che hanno potenziato il sistema immunitario. Quella loro funzionalità non si è bloccata con la distruzione dello Shinso” rispose Natsuki laconicamente. Poi, ingoiando tutto l'orgoglio ferito che sentiva ribollire dentro di sé, si volse verso Mashiro.
“Io... ti devo ringraziare. Non eri per niente tenuta a curare Shizuru, come tutti gli abitanti di Windbloom e i militari dei vari schieramenti che, Yokho mi ha detto, sono stati trasportati qui.”
Il Generale scosse lievemente la testa. “Per lei, era un atto dovuto. La sua eroica azione ha permesso di guadagnare abbastanza tempo alle nostre truppe, e alle tue Otome, perché non fossero completamente schiacciati dagli Heartless. Stessa cosa per i soldati che hanno coraggiosamente combattuto accanto ai nostri. Quanto ai civili... beh, era il minimo che potessimo fare se non volevamo che morissero nel deserto. Malgrado l'idea che ti sei fatta di noi, non sacrifichiamo nessuna vita se non necessario, e non abbiamo nulla contro gli abitanti di Earl; non vi abbiamo mai considerati come dei nemici, solo alleati un po’ riluttanti. Oltretutto, alcuni feriti non sarebbero di certo sopravvissuti se curati nei vostri ospedali.”
Natsuki riconobbe la velata critica, ma cercò di soprassedere. Oramai, le sue proteste non avrebbero fatto più nessuna differenza.
Sospirò invece pesantemente, cogliendo l'occasione per togliersi un peso dal cuore. “Cosa avete in mente, allora?” chiese, tentando di rimanere tranquilla.
L'altra incrociò le braccia al petto, volgendo gli occhi verso il Palazzo Presidenziale. “Il nostro sistema planetario di difesa verrà esteso ad Earl, che beneficerà dei vantaggi di avere una flotta di astronavi dislocabile in ogni momento, e una costellazione di satelliti per il rilevamento e l'annichilazione di ogni minaccia esterna. La nostra struttura militare e, in parte, la nostra economia, verranno integrati con i vostri in modo che, sul lungo periodo, i nostri mondi diventino un vero sistema binario. Autosufficienti, ma in grado di compensare l’uno le mancanze dell’altro. Politicamente, ovviamente, la creazione di un’unica istituzione sovranazionale con la quale dialogare verrà incoraggiata anche se, per ora, non abbiamo intenzione di deporre nessuna di quelle teste dure dei vostri regnanti. Sempre che si dimostrino cooperativi.”
Natsuki sorrise di sbieco. “Certo. Perché alla fine, dopo tante belle parole, noi rimaniamo sempre una vostra colonia e il mercato di sbocco dei vostri prodotti. Un luogo dove voi imporrete le vostre leggi se non collaboreremo spontaneamente.”
“Non te lo nascondo. Almeno per questa generazione sarà così. Ma ricordati che quelli che nasceranno ora cresceranno in una realtà completamente diversa da quella che io e te abbiamo conosciuto. Vivranno in un multiverso senza barriere, dove i Nobody potrebbero non essere l'ultima minaccia che si troveranno ad affrontare. Per questo, noi dovremo fare dei sacrifici, perché abbiamo il dovere di progettare per i nostri figli un futuro che dovrà essere il più sicuro possibile. E, purtroppo, dato il particolare status del tuo pianeta, sarà Earl a dover essere maggiormente rivoluzionato.”
“Non avevo dubbi.”
Natsuki si rese conto di quanto acida era stata la sua replica, ma il sorriso di Mashiro non vacillò.
“Ricordati che rimane sempre il punto di contatto tra il nostro multiverso e quello dei Nobody e, come tale, dovrete essere sempre all’erta.”
Natsuki corrugò le sopracciglia, fissando Mashiro perplessa. “Ti aspetti che quella minaccia si ripresenti? Ma la distors…”
“È chiusa. Per ora” tagliò corto il Generale. “Ma ricordati che è generata dalla gravità di Earl. E il pianeta è ancora al suo posto.” Mashiro picchettò lievemente un’unghia sulla balaustra, mentre il suo sguardo di velava di leggera preoccupazione.
“È come uno strappo nel tessuto dell’universo. L’Harmonium c’ha messo una pezza temporanea, ma i nostri scienziati non escludono che in futuro non si possa riaprire. Per questo stanno esaminando l’arma; dobbiamo essere certi che, se una prossima volta ci sarà, quell’affare non ci giocherà più nessuno scherzo. Se possibile, tenteremo anche di rimuovere il blocco che fa sì che solo i legittimi eredi di Windbloom lo possano usare.”
Natsuki annuì e, considerato che l’atmosfera tra le due si era rilassata, si decise a porre la domanda che più le premeva. “Cosa ne sarà del Garderobe?”
“Non sarà smantellato, se è questo di cui hai paura. La tecnologia che lì è custodita è molto più avanzata della nostra, e ci servirà. Come servirà al vostro stesso mondo. E non fare quella faccia perplessa. Ci sono informazioni che terremo comunque classificate; segreti militari che non saranno divulgati, quanto al resto… beh, vedremo di cosa il vostro popolo ha bisogno. Di certo, la ricerca scientifica verrà incoraggiata, e il Garderobe accoglierà gli studiosi che vorranno approfondire ciò che troveremo nella Biblioteca Proibita. Ma non solo…”
Mashiro fece una pausa, e Natsuki si chiese cosa sarebbe venuto dopo. Fino a quel punto poteva anche essere in principio d’accordo con Mashiro, ma per quanto riguardava le Otome?
Il Generale riprese, decisa. “Il Professor Gal, con l’aiuto di Irina e Takeda, stanno lavorando affinché lo Shinso venga ripristinato il prima possibile, ma il sistema dovrà cambiare radicalmente.”
Natsuki non riuscì a non trattenere il fiato. “Quanto?”
“A tal punto che la vostra Fondatrice stenterebbe a riconoscerlo, se è questo che ti stai chiedendo” le rispose netta Mashiro, senza addolcirle la pillola. “Se vuoi le specifiche tecniche devi chiedere a Takeda e alla Dottoressa Helene, ma ti basti sapere che non sarà più basato su un singolo computer centrale, ma su una rete di nodi sparse in tutto il pianeta, che tuttavia non gestiranno la materializzazione, ma monitoreranno semplicemente lo status fisico dei combattenti. I quali, a loro volta, saranno direttamente in grado di accedere alla propria armatura, che non avrà più bisogno della certificazione di un Master per poter essere materializzata.”
“Immagino che risolverete anche il problema del cromosoma Y” la interruppe Natsuki, per niente sorpresa di quello che Mashiro le stava dicendo. Era ciò che la condottiera di Earth aveva promesso a tutti i regnanti, non appena sbarcata su Earl, e stava solo mantenendo la sua parola.
“Ovviamente sì. Non possiamo permetterci di escludere nessuno dalla selezione, perché il Garderobe diventerà l’accademia dell’elite delle nostre truppe, e accoglierà tutti i giovani, ragazze e ragazze, di Earth e di Earl, e anche dei pianeti nostri alleati, che dimostreranno di esserne all’altezza.” Mashiro tornò a sorriderle, squadrando le spalle. “Non più decorazioni per la nobiltà, ma scudi per l’intera popolazione. Qualcuno ha già proposto di chiamarli KNIGHT.”
Natsuki, pur se con comprensibile riserbo, annuì leggermente all’indirizzo del Generale.
‘Perché no? Oramai le condizioni sono cambiate, e abbiamo appurato sulla nostra pelle che le Otome sono inutili in certi tipi di guerre.’
“Da un certo punto di vista, sono d’accordo con te” concesse a Mashiro.
“Ne sono felice. Per questo, una volta che Shizuru starà meglio, vorrei che riconsiderassi l’idea di abbandonare la tua posizione di Direttrice. Nessuna delle Otome rimaste potrebbe prendere il tuo posto e, se possibile, non vorremo imporvi nessuno.”
Natsuki non riuscì a non sopprimere una smorfia. “Sono commossa dalla tua comprensione, sei gentile a lasciarci almeno l'illusione di non essere in tutto e per tutto una vostra proprietà.”
“Oh, ma lo siete, in un certo senso” le rispose Mashiro. “Però noi non siamo stupidi. Come ti ho detto, il nostro futuro è insieme, che tu lo voglia o no, ma la transizione sarà un momento delicato, che preferiremmo gestiste direttamente. Dopotutto, chi meglio del popolo di Earl... conosce il popolo di Earl? Tutto quello che ci preme è che le persone nei posti chiave siano le migliori. Soprattutto ai vertici del Garderobe e di Windbloom.”
“Ti stai candidando?” Natsuki chiese svogliatamente.
“No, Nina Wang ha già acconsentito a riprendersi titolo e trono, e io non potrei esserne più felice. È lei la persona più adatta.”
Natsuki contrasse istintivamente i pugni.
“Ne sei certa? È lei o è forse Nagi, che sarà l'eminenza grigia dietro il trono, e governerà per mezzo di Nina?” chiese duramente la donna, con nella voce una traccia del passato antagonismo.
Ma il Generale dismise le sua protesta facendo spallucce. “Natsuki. Te lo ripeto, anche se l'hai detto tu prima: Earl è già nostro. Credi ci serva una scusa per mettere chi vogliamo dove vogliamo? Vuoi sapere la verità? Nagi mi serve in quella posizione, e anche a te, se ci pensi bene. Perché lui è un bugiardo allegro e impenitente che persegue solo i suoi fini, ma Nina è una vera mina vagante, e solo Nagi ha dimostrato di saperla manovrare.”
Come sempre, a sentir nominare quell’argomento, lo stomaco di Natsuki si torse dal disgusto. “Ti prego, non farmi pensare all’ultima tattica che quel bastardo ha adottato, che anche tu stai tranquillamente avallando, dopo avergliela sicuramente suggerita.”
“Oh, ma pensi davvero che io sia così bieca? E non essere puritana, Direttrice” Mashiro le rispose facendole l’occhiolino. “Da come la metti sembra che tu stia parlando di stupro. Mentre Nina è una donna adulta, se non avesse voluto andare a letto con lui, Nagi non l’avrebbe mai costretta. Non è quel genere di uomo. Avrebbe solo trovato un altro modo per circuirla.”
Natsuki scoccò a Mashiro uno sguardo scandalizzato. “Donna adulta?” urlò, battendo una mano sulla ringhiera. “Lui è un adulto, e ha avuto gioco facile con lei. Nina ha diciannove anni, per la Fondatrice. È una bambina. Non ha la minima idea di cosa sia l'amore, per non parlare del...”
Natsuki incespicò, avvampando sotto lo sguardo divertito di Mashiro.
“Del sesso? Scommetto che adesso lo sa” finì il Generale per lei, soavemente, facendo grugnire Natsuki dallo sconforto. La Direttrice distolse lo sguardo offesa ma, dopo qualche secondo di pesante silenzio, sentì sulla sua spalla la mano di Mashiro.
“Natsuki, Nina era forse una bambina dieci giorni fa, quando l'ha spedita ad usare l'Harmonium? Era una bambina quattro anni fa, quando divenne l'assassina che l'avevate addestrata ad essere? Era una bambina quando tentò di sedurre il padre adottivo, per far finire quello strazio? Ha vissuto con lui mesi da sola, accudendolo quando la gente del vostro pianeta si augurava solo che fossero morti entrambi. Era una bambina anche allora? Ragiona, per favore. Ancora una volta ti stai facendo accecare dal tuo odio per Nagi, quando la responsabilità di aver trasformato Nina in quello che è ricade su tutti voi. Lui ha solo approfittato di quello che il Garderobe, e l’intera società di Earl, gli ha offerto su un piatto d’argento.”
Malgrado le accuse, il tono di Mashiro era dolce, e sorprese Natsuki. Si girò verso il Generale, scoprendo nei suoi occhi verdi un'espressione dolente che non si aspettava.
“Nina non è più da anni un'inconsapevole verginella, Direttrice” continuò Mashiro. “Si sa difendere benissimo da sola, e sono convinta che lo stia facendo di proposito di legare a sé Nagi. Perché tra tutti voi, è proprio lei quella che ha più sofferto per mano sua, e che è più consapevole di quanto sia pericoloso. E non è forse di Earl, il detto illuminante che gli amici vanno tenuti vicino, e i nemici ancora di più? Quei due si terranno sotto controllo a vicenda, e per noi sarà solo un vantaggio.”
“Purché non trovino un obbiettivo comune da perseguire” Natsuki rispose rigidamente, con il cuore stretto da un presentimento troppo terribile per dirlo a parole. Ma lo scacciò scuotendo la testa. “In ogni caso, mi sorprendi a parlare in questi termini di Nagi. Solo qualche settimana fa sembravi ammirarlo. E lo dici con me, poi. Non credevo di avere guadagnato così tanto la tua fiducia.”
Un sorrisetto subdolo spuntò sul volto di Mashiro. “In passato, la collaborazione con lui è stata molto vantaggiosa. E probabilmente sarà così anche in futuro, ma non mi illudo che potrà mai fare qualcosa senza trarre il massimo dei benefici per sé stesso. È fatto così. Tu invece sei la sua antitesi, non mi stupisco che vi odiate tanto.”
Mashiro distolse gli occhi, arrossendo leggermente.
“Ho imparato a conoscerti, Natsuki. Sei fin troppo testarda e, anche se abbiamo avuto parecchi diverbi, apprezzo che tu combatta fino alla fine per quello in cui credi, rimanendo sempre sincera e leale. Nagi è un collega utile, seppure pericoloso ma, se fossi nata su Earth, tu saresti stata la mia partner ideale.”
Imbarazzata da quella sfilza di complimenti inaspettati, Natsuki si chiese cosa intendesse esattamente Mashiro con quel ‘partner’.
“Ma qui c’era la mia omonima. Non era di tuo gusto?” chiese con un sogghigno, tentando disperatamente di sdrammatizzare, mentre un sospetto atroce cominciava a farsi strada dentro di lei.
“Chi? Quell’eterea rimbecillita della Presidentessa? Per favore, non aveva niente di te, se non l’aspetto. Da quel punto di vista, capisco l’insistenza del Generale Viola nell’andare a prelevarti tra tutte le candidate possibili. Credo che in quelle poche ore che tu sei stata qui, lei ti abbia amata più di quanto abbia mai amato la sua Natsuki o non avrebbe così fortemente perseguito quella folle idea che aveva in mente.” Mashiro la fissò socchiudendo gli occhi. “E io, non posso dire di non capirla.”
Natsuki, a quel punto, si allontanò leggermente dal Generale, quasi in preda al panico. “È un pensiero molto… gentile. E apprezzo il fatto che tu mi stimi così tanto. È una sorpresa per me. Io... beh, malgrado tutti i nostri contrasti, non posso dire di non ricambiare l'ammirazione che hai per me. Tu sei... molto intelligente nelle tue argomentazioni. È un peccato che siamo nate dalla parte opposta della barricata” bofonchiò, sempre più in difficoltà, cercando un modo per allontanarsi senza offendere Mashiro. Che le sorrise di sbieco.
“Ma adesso non lo siamo più. Quindi, festeggeresti l'armistizio accettando un mio invito a cena?”
Natsuki sentì il cuore perdere un battito. Solo guardandola in faccia poteva capire che il Generale non aveva assolutamente scherzato. Mashiro non era una che parlava a vanvera. E Natsuki non aveva dubbi su dove volesse andare a parare. Adesso, finalmente, riconosceva tutti i segni.
“Non mi sembra opportuno, in questo momento” le rispose netta. “Non con Shizuru in quelle condizioni.”
“Cosa c’entra? In questo momento è nel luogo più adatto a lei, circondata dai migliori medici. E tu non le puoi di certo essere d’aiuto.”
“Lo capisco, ma non mi sento nemmeno di uscire a divertirmi, soprattutto se…”
Natsuki si bloccò nel mezzo della frase, spiando la reazione di Mashiro. Che però si mise a ridacchiare.
“Soprattutto se è un appuntamento galante? Hai ragione, Direttrice. E mi aspettavo questa risposta.” La donna la folgorò con un sorriso smagliante. “Ma, sai, hai davvero una brutta opinione di me, se pensi che io ti soffierei alla tua donna mentre quella se ne sta immobilizzata in un letto.”
“E quindi?”
Mashiro, di qualche centimetro più alta di Natsuki, si erse in tutta la sua statura. “Immagino che, non appena si riprenderà, dovrò sfidarla a duello. Non si usa così da voi?”
“Ma che stai dicendo?” esplose la Direttrice, incerta se scoppiare a ridere o mettersi a piangere. L'intera situazione era surreale.
“Nessuna di voi due mi metterà in palio come una vacca al macello” tuonò inorridita, sperando in cuor suo che Mashiro desistesse da quella stupida idea prima che Shizuru fosse guarita. Conoscendo la sua amante, era quasi certa che l'ex Incantevole Ametista avrebbe accettato, anche solo per farle un malizioso dispetto. “E poi, per quanto tu possa essere allenata, ricordati che Shizuru rimane sempre la migliore delle Otome. Con o senza armatura.”
Mashiro sembrò far poco caso alla sua protesta. Si guardò invece le unghie, apparentemente disinteressata. “Ah, sì. Beh, è chiaro che lei riavrà la sua armatura, altrimenti dove sta il divertimento?”
“Ma che stai blaterando?” Natsuki chiese disorientata. Al che, un ennesimo sorriso radioso arrivò al suo indirizzo. Cominciavano a sembrarle un po' preoccupanti, come se Mashiro le stesse nascondendo qualcosa. Mai come in quel momento la donna le era sembrata simile alla sua controparte più giovane, un attimo prima di fare un'improbabile marachella.
E infatti il Generale, senza mai staccarle gli occhi di dosso, salì agilmente sulla ringhiera, cinquanta piani sopra il livello della strada.
Natsuki sbarrò gli occhi, pronta ad intervenire, ma Mashiro la bloccò stendendo la mano, con il palmo rivolto verso di lei.
“Sai, è solo un prototipo che la Dottoressa Helene e i nostri scienziati hanno sviluppato. Non ho nessun intenzione di far andare in giro i miei soldati conciati così, ma per cominciare abbiamo dovuto copiare i vostri pattern.”
“Prototipo?”
“Questo.”
Mashiro si scostò i capelli, e solo allora Natsuki lo vide. Al lobo sinistro della giovane brillava un orecchino nero. Si sentì agghiacciare.
“Materialize!” urlò Mashiro, che venne circondata da una nuvola di scariche elettriche. Quando si dissiparono, le gambe di Natsuki decisero che non l'avrebbero più sorretta. La Direttrice si ritrovò accasciata al suolo mentre, a qualche centimetro di altezza dalla balconata, Mashiro De Windbloom levitava orgogliosamente nella sua sfavillante armatura di Otome.
“Sei rimasta senza parole? Devo ammettere che, nonostante io abbia gusti decisamente più sobri, questa non è per niente male” esclamò il Generale, felice come una ragazzina. Roteò su sé stessa per mostrare a Natsuki quello che gli scienziati di Earth avevano concepito, e la Direttrice si sentì avvampare fino alla cima dei capelli.
Malgrado Mashiro avesse affermato più di una volta di trovare ridicole certe materializzazioni, la sua non era certo da meno. Anzi. Solo quelle di Mahya e Akane erano state più imbarazzanti. Natsuki diede una veloce occhiata al lucido corpetto sgambato, alle gambe nude avvolte fino alla coscia negli stivali neri, ai nastri e alle decorazioni che svolazzavano attorno al corpo snello ma muscoloso di Mashiro, in armonioso contrasto con i capelli ametista. Poi, cercò di tenere gli occhi fissi esclusivamente sul suo volto, leggermente arrossato e più bello che mai.
“L’abbiamo chiamato Black Smoke Chrysoberyl(1), come la nostra astronave ammiraglia. Ti piace?”
“Sai” Natsuki mormorò con la gola secca. “Credo che abbiate un po' esagerato.”
Il Generale, però, sembrò non prestarle per nulla attenzione. Al contrario, atterrò davanti a lei, e le puntò un dito contro. “Tu sarai mia, Natsuki Krueger” dichiarò con la stessa voce decisa con la quale aveva annunciato la mobilitazione delle sue truppe contro i Nobody.
Vagamente divertita, colpevolmente lusingata ma, soprattutto, molto preoccupata, Natsuki cominciò a trovare le nere foreste della Contea di Terranova decisamente invitanti.


9 aprile, Earl, deserto attorno a Windbloom

Nina si girò nel letto, dove aveva passato giorni nel torpore abulico indotto dai farmaci, riuscendo ad allontanarsene solo per mangiare e lavarsi, senza parlare con nessuno eccetto il Generale De Windbloom e Nagi. Con Mashiro l’incontro era stato breve; Nina sapeva cosa le sarebbe stato chiesto, e che non avrebbe potuto rifiutare. Aveva liquidato la faccenda velocemente, dando la propria disponibilità e desiderando solo di tornare a dormire.
Nagi invece era diventato una presenza costante accanto a lei, con quel suo nuovo modo di trattarla a metà tra l’adulazione e la circospezione. Nina sapeva che l’ex Arciduca stava solo impiegando con lei l’ennesima tattica, quella che in quel momento sembrava più adatta all’albino per conquistarsi la sua simpatia, ma lei aveva deciso di non darci troppo peso. Le bastava solo che le rimanesse accanto, che ci fosse quando lei si svegliava dagli incubi che popolavano le sue notti. La volta precedente aveva passato quel periodo raggomitolata ai piedi del letto di Sergay, del quale non osava nemmeno afferrare una mano; lui aveva già troppo di cui guarire di suo, e Nina si era fatta bastare il solo saperlo con lei. Doveva però ammettere che avere invece qualcuno da abbracciare era estremamente più consolante.
Sentì una mano sfiorarle la sua, e dita giocare sul dorso. Sorrise nel dormiveglia, e afferrò d’istinto la mano sottile che l’aveva disturbata. Socchiuse la bocca per pronunciare un nome, bloccandosi tuttavia all’improvviso.
“Na...”
Si svegliò di scatto, spalancando le palpebre. Nagi aveva mani affusolate, ma non così tanto. Infatti, fu di una ragazza gli occhi che si trovò davanti. Occhi grandi e azzurri come l’oceano.
“Arika!” esclamò in un tono gutturale che fece passare un’ombra di malumore sul viso dell’altra.
“Scusa, ti ho svegliata” si affrettò a ribattere Arika, lasciandole la mano come se scottasse. L’espressione improvvisamente mesta dell’amica intristì anche Nina, che si levò a sedere sul letto. Era felice che fosse lì, anche se poteva vederle chiaramente in faccia che la guerra aveva preteso molto da lei. Arika non sarebbe mai più tornata la spensierata ragazza di prima.
“No. Stavo solo oziando. Hai fatto bene a venirmi a trovare.”
Arika annuì. “L’avrei fatto anche prima, ma la sicurezza intorno a questo edificio è massima. Mi hanno subito rassicurata sulle tue condizioni, ma non mi hanno assolutamente lasciata entrare.”
La ragazza arrossì, sollevandosi un lembo dei pantaloni e mostrando a Nina una brutta sbucciatura su una caviglia. “Ecco. Ho anche tentato di passare dal tetto ma sono caduta di sotto, e i soldati hanno minacciato di sculacciarmi se l’avessi rifatto.”
La confessione strappò a Nina uno sguardo di disapprovazione. “Arika. Sei sempre la solita. Oramai non sei più una bambina, quando imparerai come ci si comporta?”
“Ah... Nina, quando fai così sembri proprio Miss Maria.”
La battuta, così scontata tra loro, invece delle solite risate le fece invece impallidire entrambe. Gli occhi di Arika si riempirono di lacrime, mentre Nina si stringeva il lenzuolo al petto.
“Nina, che disastro che è stato” fu l’unico commento dell’ex-Zaffiro del Cielo Blu, e Nina non trovò niente di meglio da fare che annuire sconsolata. Di tutto quello che era successo al Garderobe, dopo che se ne erano andati, aveva avuto un dettagliato racconto da Nagi, e non era riuscita a trattenere le lacrime per tutte le compagne perse. Anche per la burbera Miss Maria, che era stata un po’ la nonna che non aveva mai avuto.
Si riscosse, allungando una mano per asciugare gli occhi dell’amica. Aveva pianto abbastanza, e Arika le aveva fatto ricordare che era da giorni isolata dal mondo.
“Adesso basta” esclamò convinta. “Ci sarà tempo di celebrare le nostre perdite, ma adesso abbiamo tante cose da fare. Non è vero?”
Arika annuì, visibilmente sollevata dal suo tono deciso. “Sì. Ti avranno detto che la città di Windbloom è stata fatta evacuare. Ci troviamo nel deserto, appena al di là delle montagne, in un campo profughi costruito da quelli di Earth con il supporto delle truppe di Aries e Florince.” Un lieve sorriso increspò le labbra di Arika. “Tutta Earl ha mandato aiuti.”
“Ne sono felice.”
“Di’, Nina, non ti piacerebbe uscire a fare un giro? Non sei stanca di questa stanza? Capisco che questi edifici sono provvisori, ma io trovo l’arredamento di Earth così asettico.”
La ragazza si guardò in giro, facendo una smorfia al commento di Arika.
Il prefabbricato era solido, ma le pareti azzurro polvere erano decisamente tristi, come le stilizzate lampade integrate nelle pareti, e l’anonima sedia ingombra di libri sulla storia di Earth che giaceva accanto all’ampio letto. Le finestre erano strette, sistemate troppo in alto sul muro per poter vedere altro che non fosse uno scorcio di cielo blu.
La prima volta che aveva aperto gli occhi Nina si era sentita in prigione, ma poi aveva cominciato a considerare quell’ambiente sicuro e confortevole. Esitava a lasciarlo, anche se sia Nagi che i dottori da un paio di giorni la stavano sollecitando ad uscire. Perché fisicamente stava bene e la sua spalla era in via di guarigione; non c’era più nulla che le medicine potessero curare, e la sua reclusione era ormai inutile.
“A me non dispiace, dopotutto. È molto… pulito” mormorò, adocchiando Arika insospettita. Che l’avessero mandata per attirarla fuori, visto che le era sempre stato impossibile resistere alla pestifera brunetta?
E, in effetti, si impietosì immediatamente quando Arika la guardò spalancando gli occhi lucidi, più simili a quelli di un cucciolo che di una ragazza.
“Ti prego, Nina…”
“Va bene, va bene” rispose lei a precipizio, prima di cambiare idea. “Ma avrò bisogno di qualcosa da mettermi” disse debolmente, consapevole di indossare solo una leggera vestaglietta.
“Ti ho portato la mia uniforme da Meister. Puoi indossare questa, nell’attesa di trovare qualcosa che ti vada bene. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare il Castello in tutta fretta, e non sono riuscita a raccattare nessun tuo vestito.”
Arika estrasse dalla borsa che aveva appresso la veste azzurra con le insegne di Windbloom, e gliela allungò, senza che però Nina facesse il gesto di prenderla. La ragazza guardò l’uniforme rattristata, poi scosse la testa.
“Meglio di no. Per favore, va bene qualunque cosa, ma questa non posso indossarla.”
“Perché? Più o meno dovrebbe andarti bene, forse sarà giusto un po’…”
“Ti prego, Arika, non insistere” Nina disse arrossendo.
L’altra la guardò senza capire, e Nina dovette risolversi ad offrirle la spiegazione meno compromettente.
“Non posso più indossarla… io, non ne ho più il diritto.”
Le sopracciglia di Arika, che si corrugarono su due occhi stupiti, le fecero capire che l’amica non aveva assolutamente inteso quello che lei voleva dire. Ancora una volta, maledisse l’ingenuità della ragazza.
“Perché no? Anche se lo Shinso è al momento disabilitato tu rimani una vera Otome. Quella che c’ha salvato tutti. Credi che non si sappia? Tu più di tutte hai...”
“Arika!” la interruppe Nina quasi ferocemente, mentre il suo viso aveva ormai assunto il colore delle melanzane. “Io non ho più il privilegio di Otome di indossare l’uniforme da Meister.”
A quell’esplosione la comprensione filtrò lenta in Arika, che avvampò al pari di Nina, portandosi le mani alla bocca.
“Oh… mi spiace… Io… non pensavo… Chi…?”
Fu un colpo al cuore per Nina vedere il volto dell’amica che impallidiva repentinamente, così come si era velocemente arrossato. Pur nella sua ingenuità, Arika doveva esserci arrivata subito all’identità di quel ‘chi’.
Nina rimase zitta a scrutarla, cominciando a farsene una ragione se, dopo quella rivelazione, Arika fosse fuggita dalla sua stanza. L’avrebbe capita. Nina era così sicura di quello che sarebbe accaduto che rimase sconvolta quando l’amica non fece nulla di quello che lei aveva temuto. Invece, Arika la sorprese un’altra volta, perché si allungò verso di lei e la abbracciò stretta.
“Nina, ricordati quello che ti dissi prima dell’attacco. Non lasciare che ti manovri un’altra volta, e in modo ancora più crudele. Pensa a tutto il male che ha fatto a Mashiro. Io voglio che tu sia felice.”
Debolmente Nina rispose all’abbraccio, stringendosi alla ragazza e invidiandole profondamente il suo buon cuore e il suo profondo altruismo. Pur essendo sicuramente una guerriera più in gamba, lei non avrebbe mai avuto nessuna delle due cose, né l’empatia necessaria per capire davvero il prossimo.
Si staccò guardandola negli occhi, combattendo per trovare le parole adatte. “Arika, te lo dirò una volta sola. Io e Nagi ci meritiamo a vicenda. E quello che è successo con lui questa volta mi ha dimostrato che anche io, nei suoi confronti, ho qualche argomento di persuasione.”
L’amica la scrutò in attesa di una spiegazione, ma Nina non si sentiva ancora pronta a raccontare come era finita davanti all'Harmonium con Nagi.
“Prima o poi te lo dirò” continuò abbassando gli occhi. “Per ora accontenti di sapere che quello c’è tra noi non è l’attrazione romantica dei protagonisti dei libri che ti piacciono così tanto e, sicuramente, non è il bisogno di attenzione spasmodica che avevo desiderato da Sergay. Nell’accezione comune, probabilmente, il nostro legame non sarebbe nemmeno chiamato amore. Ma è la persona che in questo momento, per una miriade di ragioni, voglio accanto a me.”
Arika le era sembrata a disagio durante il suo discorso ma, alla fine, la sua espressione dubbiosa si tramutò in uno sguardo di disapprovazione. “Non hai bisogno di giustificarti con me. Ma nemmeno far finta di non essere attratta da lui.”
“Non... non ho detto questo” esclamò Nina imbarazzata.
La compagna si alzò dal letto, infilando il vestito azzurro nella borsa senza tanti complimenti. “Oh, certo. Sei bravissima a minimizzare quello che provi per gli altri. Ma lasciamo perdere. Non ti reputi più degna di indossare questo ma non puoi certo uscire in sottana; ti vado a prendere qualcos’altro da metterti.”
Con la mano già sulla maniglia però, l’amica si girò verso di lei, e l'espressione turbolenta si schiarì piano piano. Alla fine, un sorriso birichino crepitò sul volto di Arika.
“Non ti devi vergognare. E poi, Nina è così bella quando è innamorata” le disse facendole l’occhiolino, e riducendola ad un silenzio imbarazzato.


La sabbia del deserto era dura abbastanza perché vi si potesse camminare senza problemi, e le strutture che accoglievano i profughi di Windbloom erano sistemate in file ordinate, pulite ed essenziali. I cittadini transitavano lentamente, con l'aria di non avere nessun posto dove andare, e nessuna ragione al mondo per la quale vivere. Da sotto il cappuccio della cappa nera che Arika le aveva recuperato, Nina scrutò quei visi trepidante. Chissà se avrebbero mai riacquistato un barlume di vita.
Notò soldati in equipaggiamento da guerra pattugliare le strade. Le divise li identificavano come militari di Aries e Florince, anche se c'erano drappelli da Earth sparsi tra loro. I civili non sembravano farci molto caso, come se fossero oramai parte del panorama.
“Quanti morti, Arika?”
Quella era una domanda alla quale Nagi non aveva mai voluto rispondere direttamente.
L'amica scosse la testa. “Migliaia. Ancora non è stato definito un numero. Molti ancora risultano dispersi, ma oramai è qualche giorno che le squadre di soccorso non trovano più nessuno vivo in città.”
Le indicò uno slargo, nel quale i flussi di persone sembravano convergere. “Qualcuno ha avuto l'idea di attaccare al muro di una delle baracche le foto dei famigliari dei quali non aveva più notizie, e dopo un po' altri se ne sono aggiunti. Ora è una processione di gente che passa lì davanti. È diventato un po' un luogo di ritrovo...”
La voce di Arika deragliò improvvisamente e Nina, comprendendo il suo dolore, e l'angoscia di non aver saputo proteggere tutti, le strinse la mano trascinandola via. Fu solo quando arrivarono ai margini dell'accampamento che Nina si fermò, guardando un'impietrita Arika.
“Te l'ho detto. Basta piangere. Saliamo” le disse indicandole una duna. “Voglio vedere la città.”
Giunsero in cima senza particolare difficoltà, a parte il caldo che costrinse Nina a scostarsi il cappuccio; una volta lassù, lo sguardo della ragazza corse alla catena di monti che circondava Windbloom, nascondendola alla vista.
Un'aeromobile gigantesca, a forma di cuneo, stazionava ad approssimativamente un chilometro sopra il centro della città. Ad una prima occhiata, le sue dimensioni dovevano essere solo di poco più ridotte di Windbloom stessa.
Nina indicò l’oggetto volante. “Cos’è quello?”
“L’astronave ammiraglia della flotta di Earth. È scesa dal cielo ieri notte, e si è posizionata sopra la città.”
“Motivo?”
“Dicono che è per rendere più facili le operazioni di soccorso.”
“Forse, ma non potrebbe esserci simbolo più smaccato del fatto che, ora, sono loro che comandano qui.”
Il tono arido di Nina fece sfuggire una smorfia all'amica.
“Non potrebbe essere altrimenti. Senza di loro saremmo oramai senza difese. Tutte le nazioni e i regni di Earl hanno ormai accettato di collaborare con le truppe del Generale Mashiro.”
“Truppe d'occupazione” non riuscì a non specificare Nina. Comunque mettessero la faccenda, lei non aveva dubbi sulla reale natura di quella collaborazione. Onestamente non poteva dire che non sarebbe andata a vantaggio anche dei cittadini di Earl, ma le piaceva chiamare le cose con il loro nome.
“Sì. Anche se Haruka Armitage sta gestendo la faccenda in modo che la loro influenza sia, per ora, contenuta a quello che ci serve” affermò Arika indicando qualcosa che stava passando sulle loro teste. Nina li guardò aguzzando la vista; erano due RX di un brillante colore verde acido.
“Quello non è il mobile suit del Colonnello Armitage?” chiese.
“Sì, e l'altro è di Haruka. Ha insistito perché gliene dessero uno, e ha imparato a pilotarlo in un giorno. Non lascia mai la sua omonima e, contro ogni previsione, le due stanno andando molto d'accordo.”
Nina sorrise, lieve. Non ne aveva mai avuto dubbi. E se addirittura loro si stavano sforzando di collaborare, ora anche lei doveva dare il suo contributo. La tentazione era fortissima, ma non sarebbe più sparita.
Fissò negli occhi Arika. “Mashiro se n'è andata, ma io non voglio che il suo sogno di creare un paese dove tutti siano felici vada perso. Il Generale vuole che io resti alla guida di Windbloom, ma si sbaglia di grosso se pensa che io sarò il burattino suo e di Nagi.”
“Sembri convinta” le disse innocentemente l'amica.
“Sì. Questo disastro è stato causato anche dalle loro bugie, non me lo scorderò mai, oltre che dall'essere dipendenti da un sistema di difesa obsoleto. Te lo giuro, Arika, io troverò il modo perché non si debba più soffrire, e perché nessuno ci debba più controllare. Da questo momento in poi, il destino è tornato nelle mani di tutti noi. Tu sarai con me?”
Che le sue parole avessero fatto un certo effetto su Arika, Nina poteva vederlo dagli occhi spalancati, e leggermente lucidi della ragazza. Che, non appena le pose la domanda, piegò una gamba fino a trovarsi in ginocchio davanti a lei. “Sì, mia Regina” le disse con trasporto.
Un movimento all'estremità del suo campo visivo fece girare a Nina la testa verso l'accampamento, che si stendeva ampio ai piedi delle dune. Una folla si era radunata laggiù, e i loro volti erano tutti alzati verso di lei.
Per un attimo, un brivido di paura si arrampicò lungo la sua schiena, ma poi guardò bene in faccia la gente; nonostante le ferite che ricoprivano più o meno tutti, stavano sorridendo. Alcuni, addirittura, piangevano. E stendevano le mani verso di lei.
Non sarebbe riuscita a muoversi se Arika non l'avesse tirata per una manica. “Andiamo, scendiamo a salutare il tuo popolo. Te l'ho detto, tutti sanno quello che hai fatto. Sei colei che ci ha salvati.”
Si lasciò condurre giù, quasi in trance, con nelle orecchie, sempre più forti, le grida della gente che l'acclamava. Poi toccò mani, accarezzò visi e si lasciò sfiorare, quasi con reverenziale timore, dal popolo di Windbloom che la guardava come se fosse una creatura ultraterrena. La parte razionale del suo cervello le disse che era giusto dare a chi aveva così tanto sofferto qualcosa in cui credere e, anche se per tutta la sua vita aveva cercato di passare il più inosservata possibile, in quel momento Nina Wang decise di rinascere come un simbolo.

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Questa volta l’ufficio per la propaganda ha fatto un ottimo lavoro’ pensò Nagi, assistendo allo spettacolo di Nina che veniva adorata dalla folla. Sarebbe bastato che l’avessero accolta favorevolmente come loro nuova regina, ma questo sviluppo era decisamente più interessante.
Si appoggiò ad una delle baracche, attento a non farsi vedere.
Beh, era preventivabile che sarebbe finita così. In mancanza di un capo, e dopo una tragedia del genere, è normale per gli esseri umani aggrapparsi a qualunque cosa che dia loro una speranza; e Nina, pur non essendo dotata di un grammo di carisma, dona almeno l’illusione di essere forte abbastanza per difenderli tutti. Però, chissà cosa ne penserebbero del loro nuovo feticcio se sapessero che per lei la felicità comune val bene una piccola perdita. E chissà come la piccola pazza misura quel sacrificio. Ieri lei e io, e domani quanti? Dieci, mille, centomila... milioni?’
La osservò mentre stringeva le mani della sua gente, sembrando l’incarnazione terrena di una di quelle immagini sacre che lui aveva visto su altri pianeti, più religiosi di Earth e di Earl. Solo che Nagi non era per niente sicuro che Nina fosse una divinità benevola.
Sorrise alla sua fortuna. Vivere a fianco della ragazza sarebbe stato un gioco pericoloso e piacevole, che era assolutamente convinto di poter reggere fino alla fine. Nina, dopotutto, non voleva niente di più che essere amata, e lui stava diventato bravissimo ad assecondarla. Non negava a sé stesso, e a chi glielo chiedeva, che la compagnia della sua ex-Otome era decisamente soddisfacente, sotto molti punti di vista, ma il limite del coinvolgimento emotivo di entrambi Nagi sapeva benissimo dove era posto. Se ne rendeva conto solo guardandola in faccia.
Studiò il profilo altero della ragazza mentre si abbassava ad accarezzare un bambino. L’espressione accigliata smentiva il gesto gentile, e Nagi non poté fare a meno di sogghignare. Perché nemmeno al culmine della passione quell’ombra torva si dileguava, ed era una cosa che lo divertiva a non finire.
È cambiata da quando avrebbe sacrificato il mondo per il suo amore, ma ha solo sostituito l’oggetto di tali estremistiche cure da una persona singola al mondo intero. Quasi quasi ci rimettevo la pelle ma è stata una delle scoperte più interessanti di questa spedizione.
Perché, adesso come allora, la mia Nina è davvero bellissima mentre fa del male alla gente per quello in cui crede. Qualunque cosa sia. Ed è chiaro che io non sono compreso tra quelli che risparmierebbe; forse nessuno lo è. Tanto meglio. Quello che c’è dentro la Biblioteca Proibita è così prezioso che per farlo sparire il Re si è scomodato a venire fin qui e pianificare la distruzione di Earl. Se arrivassimo a scoprire davvero qualcosa, e per guadagnare quel qualcosa ci fossero in gioco tutte le nostre vite, meglio che nessuno si tiri indietro per un motivo così triviale come l’amore.’
D’altronde, Nagi era piuttosto sicuro che tutto per lui sarebbe andato comunque bene. Zexion gliel’aveva detto chiaramente che aveva molte più possibilità degli altri di sopravvivere a qualunque cosa avessero trovato là dentro, e anche Nina; vederla gironzolare in quella cappa nera gli dava infatti uno strano senso di anticipazione, che lo eccitava a non finire.
Se solo fosse riuscito a sistemare quei due o tre dettagli che stavano tra lui e la completa realizzazione del suo piano...
Decise di staccarsi dal muro per andare a dare un saluto alla sua nuova amante, quando udì un basso ringhio dietro di sé: “Colonnello De Artai.”
Lentamente, si girò su se stesso alzando entrambe le mani, ed atteggiando il suo viso alla più serafica delle espressioni.
“Nina” disse in un sospiro. “Sono felice di vederti.”
Lei, evidentemente, non lo era affatto.
La moglie del Colonnello Sergay Wang stava ritta con le braccia conserte al petto, il mento spinto in fuori, e negli occhi un'espressione implacabile.
Era arrivata la notte prima ma lui, avendo ben altro da fare, aveva chiesto al suo staff di tenerla lontana, e la donna, chiaramente, non l'aveva presa bene.
“Interessante. Vedo che sono stata totalmente rimpiazzata.”
Nagi si era preparato una scusa, ma era anche pronto a dirle la verità. Quella Nina era sottilmente diversa dall'altra, sicuramente più equilibrata, e lui era certo di poterla rabbonire. Quasi certo.
“Non è vero” esclamò velocemente, senza sostanzialmente mentire. Le due donne rispondevano a due esigenze diverse e, al momento, non poteva allontanarne nessuna.
“Bugiardo. Non vedevi l'ora che me ne andassi per portarti a letto quella.”
'Qualcosa del genere' pensò Nagi, ma lei non doveva saperlo. Si corresse. Come ogni donna davvero innamorata, Nina non voleva saperlo; e lui doveva solo darle sufficienti motivi per credergli.
“Sbagliato. L'ho fatto perché Mashiro me l'ha chiesto, lo sai benissimo. E solo dopo averti saputa al sicuro.”
Da vero commediante si mise una mano sul cuore. “Puoi chiederlo al Generale. Aveva molta fiducia in Shiho, lo sai benissimo, e non voleva che tu prendessi il suo posto. L'ho dovuta convincere io.”
“Perché ti interessava soprattutto avermi lontana da qui” puntualizzò lei.
“E me ne fai una colpa? Non avevi più ragione di rimanere, e facendolo avresti sofferto e basta. Forse ti avrebbero ucciso. Inutilmente. E perché avrei dovuto costringerti a restare sulla superficie? Mi conosci, credi che mi piaccia tormentarti senza una ragione?”
Le sopracciglia di Nina si aggrottarono su occhi adesso leggermente dubbiosi, e Nagi seppe di avere già vinto. “Mi hai spedito via perché sapevi che in futuro ti sarei stata ancora utile...”
‘Non esattamente, visto che non sei tu ma tuo marito il pezzo essenziale per controllare lo Stato Maggiore dell'Alleanza Occidentale. Ma non è necessario che tu lo sappia. In realtà avrei davvero potuto lasciarti con Mashiro a morire, e mi sarei risparmiato questa inopportuna scenata di gelosia, ma non sono mai stato crudele senza necessità.’
“No” le precisò, mentendo accuratamente, con una punta di cattiveria nella voce. Non voleva rompere con lei, ma il Maggiore Wang aveva bisogno che le venisse ricordato il suo posto nell’ordine naturale delle cose. “Tu in quel momento non avevi più alcuna utilità per me. Al contrario, mi eri solo d’intralcio. Ma se veramente avessi voluto sbarazzarmi di te, non avrei aperto bocca con Mashiro, e adesso la tua graziosa testolina sarebbe accanto a quella di Arika: sul tavolo dell’obitorio, in attesa di essere riattaccata a quello che resta del corpo.”
Socchiuse gli occhi rosati, soddisfatto di vedere sbiancare la donna davanti a lui. Quella sciocca aveva davvero creduto che lui si sarebbe giustificato balbettando una scusa come quei mariti idioti, colti in fragrante a letto con l’amante? Per completare l’opera, si leccò leggermente le labbra, in un gesto che era apertamente seducente a dispetto della sua espressione glaciale.
“E poi” continuò Nagi, “visto che ti reputi così importante, chiediti se a tuo marito saresti mancata veramente, quando poteva comunque avere me... e la tua controparte più giovane. Di certo a Nina non sarebbe per nulla importato di sostituirti. Anzi.”
Era un colpo davvero basso, che il Maggiore Wang incassò impietrita al suo posto, senza fare niente altro che spalancare gli occhi.
“Con che coraggio me lo dici. Dopo tutto quello che ho fatto per te. Io... io ero pronta a sacrificare la mia...” la donna esalò lentamente.
“Lo so” si affrettò a rispondere Nagi, che addolcì improvvisamente il tono e lo sguardo. “Ma sarebbe stato completamente inutile. Uno spreco insopportabile di un ottimo soldato, di una preziosa amica... e di un’amante appassionata. A dispetto di tutto quello che ti eri preparata a fare, ti ho mai dato l’impressione che mi sarebbe piaciuto riportarti a casa in un sacco per cadaveri?”
Nina rispose solo scuotendo la testa, deglutendo come se stesse cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Lui la guardò abbozzando un sorriso. “Non fare la stupida. Tu eri e rimani importante per me.”
Peccato che ci siano cose un po’ più importanti pensò, realizzando che si stava spingendo troppo oltre.
Nina, dal canto suo, finalmente abbassò il capo, e Nagi dovette soffocare un sospiro di sollievo. Non sarebbe finita lì, lo sapeva. Una donna innamorata ha sempre curiosi modi di vendicarsi, ma per un po' sentiva che poteva stare tranquillo.
“Forse” ammise lei, lentamente. Poi andò verso di lui, con in volto un’espressione combattuta. “Ne riparleremo” gli disse con decisione quando gli fu vicina, dandogli, senza preavviso e con tutta la sua forza, un pugno nello stomaco che lo fece boccheggiare. Il giubbotto antiproiettile che portava gli aveva risparmiato un livido, ma non la sorpresa.
Nagi guardò Nina indispettito e un po' offeso, ma lei gli scoccò solo uno sguardo candido.
“Questo non è per me, si intende. È per aver fatto piangere Sergay.”
Poi se ne andò fiera, non meno di quando era arrivata e con solo gli occhi un po’ lucidi, lasciando un perplesso Nagi a fissarla. Di certo, meditò sospirando l'albino, la natura non era stata affatto benevola con lui.
'Passi per l'aspetto malaticcio, ma perché mi devo sempre innamorare di donne così pericolose e complicate?' si chiese, senza riuscire a darsi altra risposta che la sua maledetta incoscienza e sprezzo del pericolo.
“Siamo proprio tutti matti...” canticchiò sottovoce, sentendosi improvvisamente felice come non lo era stato da giorni.


Un altro tempo, un altro luogo

Zexion realizzò che se fosse stato ancora umano non avrebbe saputo quantificare il tempo che Xemnas aveva preteso, da lui e dai suoi compagni, per conoscere da cima a fondo i dettagli della loro spedizione su Earl. Il fatto che la riunione si fosse tenuta davanti agli altri membri dell’Organizzazione, ognuno assiso sul suo alto scranno, aveva dato l’impressione al Burattinaio di trovarsi di fronte ad un tribunale. E, in effetti, non appena Xemnas aveva terminato il suo interrogatorio, e gli altri di porre interessate, noiose, o inutili domande, il Superiore si era lanciato in un'impressionante requisitoria sul fatto che avrebbero dovuto accelerare le operazioni per consolidare la loro superiorità nel loro multiverso di appartenenza, nell’assoluta impossibilità di sapere cosa davvero era successo nell’altro.
Che Xemnas non gli avrebbe del tutto creduto, quando aveva affermato che ogni cosa era stata risolta, Zexion l’aveva preventivato. Quindi, all’ennesimo ‘dobbiamo essere pronti a tutto’, il Nobody si abbassò l’orlo del cappuccio su occhi, trovando molto più interessante scrutare i suoi compagni.
L’aria annoiata di Axel gli dimostrava che il Nobody difficilmente aveva ascoltato Xemnas più di quello che gli era stato necessario per rispondere sgarbatamente alle domande, mentre Marluxia sembrava assorto nei suoi pensieri e, ogni tanto, lanciava a Saïx, il secondo in comando, qualche occhiata curiosa.
Zexion sapeva benissimo perché. ‘Ti ricorda l’Incantevole Ametista, Shizuru Viola? Potrebbe davvero essere il suo analogo qui, di certo hanno parecchi tratti in comune. Come il lato selvaggio che nascondono dietro una facciata quieta e composta, o la cieca fedeltà al loro capo. Beh, in entrambi in casi, hanno le loro ottime ragioni.’
Di colpo Xemnas smise di parlare, e riebbe l’attenzione di tutti. I suoi occhi dorati affondarono in quelli di Zexion.
“Elaborami un modello. Voglio sapere esattamente quante sono le probabilità che il pianeta Earl sia ancora integro, quante che quella gente riesca a riprendere le ricerche sui Cuori, e quante le percentuali di successo. Con i dati che hai raccolto non ti dovrebbe essere affatto difficile.”
Zexion scosse la testa, dissimulando un sorrisetto. ‘Quasi il cento per cento in tutti e tre i casi; meno male che i risultati probabilistici sono soggetti a interpretazione. Ma tanto tu hai già in mente che ci dovremo difendere da loro. È perfettamente inutile rassicurarti.’
“Il prima possibile” gli specificò Xemnas, e il Burattinaio seppe di essere stato brutalmente liquidato.
Si teletrasportò fuori dalla sala, realizzando che se avesse avuto un Cuore si sarebbe probabilmente sentito offeso da quel trattamento, più simile al redarguire un bambino che non ha fatto bene i compiti, che al confrontarsi con un collaboratore, ma immaginava che Xemnas dovesse essere parecchio irritato. Da un certo punto di vista, poteva affermare di essersela cavata egregiamente.
Non è stupido, e deve aver capito che c’è qualcosa in tutta la faccenda che non ha funzionato, ma non sa cos’è e non può provare che uno di noi menta. Le domande incrociate che ci hanno posto hanno solo confermato la nostra versione, e quella che c’ha rimesso di più è giusto la mia reputazione di stratega. Un sacrificio necessario, oserei dire.’
L’unico punto stridente era costituito dall’atteggiamento di Marluxia, che mai durante la sua deposizione aveva mostrato di dubitare delle scelte intraprese da Zexion su Earl. Tutto il contrario di quello che era successo sul pianeta.
Ha capito qualcosa. E si starà preparando a chiedermi un adeguato compenso per aver tenuto la bocca chiusa oggi. Non importa. In ogni caso nemmeno lui può provare nulla. Tutti gli sforzi che faranno per venirne a capo, o per risolvere la situazione sono nulli. E, presto, alla prima emergenza, questa storia verrà dimenticata.’
Il vento gelido fuori dalla loro base lo aggredì, non troppo spiacevolmente. Era solo fastidioso, dopo giorni passati nella calura sotto il sole di Earl. Per un attimo, addirittura, i cumuli di neve addossati ai fianchi degli edifici abbandonati gli ricordarono le sabbie dei deserti di quel mondo. Ne assaporò il ricordo teletrasportandosi sulla cima del Grattacielo della Memoria. Nessuno l'avrebbe disturbato lassù, nemmeno Roxas, che aveva dissuaso a seguirlo con un’occhiata. Quella notte, il telepate non voleva intorno nessuno dei suoi simili.
Si accomodò sulla cima del palazzo, le gambe a penzoloni lungo la facciata di vetro e ghiaccio. Il vento gli portò via tutto il caldo che riuscì a rubargli, ma Zexion si sentì stranamente bene. E neanche degnò di un’occhiata gli schermi giganteschi che, dietro di lui, avevano cominciato a trasmettere le immagini spezzate, e ricomposte in frammenti ipnotici, della spedizione.
Zexion sorrise invece, mentre il suo sguardo si fissava in un punto preciso della volta celeste. Non sapeva quando e non sapeva come ma, presto o tardi, era certo che da lì un segnale sarebbe giunto. E lui, aveva tutto il tempo per aspettarlo.

Fine



Note
(1) Mashiro indossa l'armatura da Meister Otome che è di Nina Wang nel manga di Mai Otome.



_________________________



Considerazioni postume e cose utili da sapere

“Missione compiuta”, posso affermare, ma adesso voglio concedermi il gusto di ammorbarvi un attimo con un paio di riflessioni finali ^__^
La Storia: questa fanfiction è nata da elucubrazioni mie e di Solitaire, che un bel giorno ci siamo chieste se potesse esserci un nemico in grado di mettere in seria difficoltà le Otome. Armi potenti ma adeguate al combattimento uno contro uno stile samurai, tant'è che nella serie i loro scontri sembrano più tornei cavallereschi che non vere e proprie battaglie. Quindi ci servivano antagonisti non necessariamente equivalenti come potenza di fuoco, ma numerosi e astuti. E il fandom di Kingdom Hearts forniva il nemico adatto alla bisogna... anche troppo XD
Tant'è che questo scontro di titani mi diede anche la possibilità di “importare” sul pianeta Earl i loro fratelli gemelli cattivi di Earth che, lo ammetto, non ne vedevano l'ora. ^_^
Il Generale Mashiro: parlo di lei per prima perché, nonostante non avessi affatto pensato che il suo personaggio dovesse avere uno spazio così grande, in fin della fiera trovo che sia quello che mi sia venuto fuori meglio, che mi ha dato più soddisfazioni, e quello che ho trovato più facile da muovere. Che sia perché tra i miei film preferiti c'è sempre stato “Patton, Generale d'Acciaio”? Anche se Mashiro, date le sue simpatie per l'Asse, ha certamente più considerazione per il Feldmaresciallo Rommel, con il quale condivide l'estrazione popolare, la gavetta, e il brutto carattere.
Natsuki: ogni tanto mi ha fatto quasi pena, stretta tra il suo ruolo di Direttrice, quello di diplomatica, e quello di Otome. Mi rendo conto che le circostanze a volte l'hanno fatta sembrare un po' irresoluta, ma è la Sunrise che l'ha messa in quella posizione idiota, non io. Purtroppo, ho dovuto lavorare con quello che avevo!
Marluxia: lui è un po' l'equivalente Nobody di Mashiro. Zexion è sempre stato il mio pupillo e la mia gioia, mentre per il Leggiadro Sicario non avevo pianificato un ruolo così ampio. Da bravo istigatore di rivolte sotterranee se l'è creato da solo, mi sa... altrimenti, posso solo pensare che sia rimasto così affascinato dall'Incantevole Ametista da decidere di affrontarla ancora per portarsene via la spoglia come ricordo. ;)
Nina: la mia adorabile psicopatica è tornata sul trono. Tutti felici, vero? ;) No, mi spiace ma tutto il mio essere di fangirl si ribellava al vederla sprecare la sua vita a fianco al fattore o, peggio, due passi dietro la falsa regina. Che poi anche il personaggio della Regina Mashiro è assolutamente adorabile ma, come ha detto Nagi, nella vita ci sono cose più importanti.
Nagi: cosa posso ancora dire che non ho già detto su di lui? Questa fanfiction è tutta dedicata al mostriciattolo albino (nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto ^^), perché nessuno ne aveva mai scritta una che veramente gli rendesse giustizia, o che lo rendesse protagonista senza snaturarlo. Nel migliore dei casi rimaneva quello che era, nel peggiore un sadico psicopatico o un bamboccio redento dall'amore. E non so quale delle due cose è quella che mi schifa di più.
Pazienza, anche se il fandom non ne ha molta considerazione non riusciranno mai a farmi cambiare idea in merito. Anzi, finora, tutti gli insulti che ho letto su di lui mi hanno solo riconfermato i tanti motivi per il quali lo trovo adorabile. Uno su tutti: perché è un buffo, geniale, amorale bastardo che pensa davvero che il mondo migliorerà abbattendo il Garderobe, pur senza mai credersi il buono incompreso della situazione. Anzi! È il cattivo della storia, ci crede fermamente e da tale si comporta. Ma, dopo aver visto i disastri causati da tanti estremisti armati delle migliori intenzioni, un personaggio così è sicuramente rassicurante. Perché, di certo, da lui ti puoi sempre aspettare solo il peggio. Ma chissà che da quel peggio non possa venire fuori anche qualcosa di buono per tutti XD
Il Garderobe e Earl tutto: qui lo posso davvero dire, tutto è bene quel che finisce bene e, da vera fangirl inside, non posso che gioire perché i miei pupilli sono ritornati al posto che gli spettava, psyco Nina e il mio sgorbietto albino hanno trovato l'amore (o qualcosa del genere), e quell'anacronistica baracca popolata da ragazzette in sottana e autoreggenti ha chiuso i battenti per ristrutturazione. Non male per quattordici mesi di lavoro!
Dal prossimo anno scolastico al Garderobe andranno di moda le tute e, a Windbloom, i cappotti di pelle nera. Ma questa è un'altra storia ^^




Saluti veramente finali alle mie care correttrici di bozze e betareader Shainareth e Solitaire che, come scrivo oramai da mesi, sono davvero state d'aiuto.
Un abbraccio poi a quelli che stanno seguendo questa storia da sempre: hinata_chan, FrozenOpera, NicoDevil, Chiarucciapuccia, Gufo_Tave, e quelli che si sono aggiunti in corso d'opera, la mia sorellina Hanako_chan e Celeste, e a chi se la sta leggendo pur non sapendo l'italiano, Galadan e Kezya.
Grazie anche ai tanti che l'hanno aggiunta tra i preferiti e che sono passati a leggerla.
... e adesso basta perché mi sembra di essere alla serata degli Oscar XD
Alla prossima!

Lux

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