Summer

di serClizia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come Una Catapulta ***
Capitolo 2: *** Alcool ***
Capitolo 3: *** Arrivi ***
Capitolo 4: *** Chi Sei? ***
Capitolo 5: *** Las Vegas ***
Capitolo 6: *** Cosa? ***
Capitolo 7: *** Soddisfazioni ***
Capitolo 8: *** Postumi ***
Capitolo 9: *** Giardino ***
Capitolo 10: *** Stavolta ***
Capitolo 11: *** Sorpresa ***
Capitolo 12: *** Fretta ***
Capitolo 13: *** Force Field ***
Capitolo 14: *** Calore ***
Capitolo 15: *** Pesce ***
Capitolo 16: *** Distacco ***
Capitolo 17: *** Priorità ***
Capitolo 18: *** Ansia ***
Capitolo 19: *** Jeremy ***
Capitolo 20: *** Sì ***
Capitolo 21: *** Quiete ***
Capitolo 22: *** Promessa ***
Capitolo 23: *** Tempesta ***
Capitolo 24: *** Damon ***
Capitolo 25: *** Giulia ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Come Una Catapulta ***


CAPITOLO 1 - COME UNA CATAPULTA

Premessa:

Questa è la mia prima fanfiction, quindi siate clementi! Mi è venuta in mente durante una notte insonne e ho deciso di pubblicarla, perché non mi era mai venuto in mente in vita mia di scriverne una. Invece, quella sera, a rigirarmi nel letto, ho scritto tutto nella mia macchina da scrivere invisibile (cit).

Non l'ho ancora finita, quindi non vi garantisco che abbia un senso tutto quello che sto facendo!

In ogni caso, tutto questo parto della mia mente malata è dedicato al Team No Expectations (TNE), senza di loro… non saprei nulla come Jon Snow.

 

CAPITOLO 1 - COME UNA CATAPULTA

 

Apro gli occhi, in un risveglio molto in stile “Harry Potter”[1]. Ho la testa vuota e mi sento offuscata, come se qualcuno mi avesse acceso una luce abbagliante in testa.

Sono sdraiata su quella che penso sia erba, sento il terreno sotto di me e dei suoni provenire da un bosco vicino. So di essere sdraiata perché le leggi di gravità non mentono: gli alberi non possono fluttuare nel nulla in orizzontale. Ricapitolando, ho il senso del tatto, della vista e dell’udito.

Bene. E ho anche dei vestiti addosso, che male non fa.”

Mi guardo intorno. Questo posto lo riconosco…” penso. Ma sono troppo stordita per capirci qualcosa.

Mi siedo e mi prendo del tempo per pensare. Piano piano nella mia mente si fa notte, i pensieri razionali tornano dal bagliore della luce. Mi rilasso un po’: ora so chi sono, ma non so DOVE sono.

“No, in realtà questo posto lo conosco… ma non riesco proprio a metterlo a fuoco. So solo che è giorno.
Dalla luce, direi mattina presto.”

Mi alzo, spolverandomi i vestiti. Provo a fare qualche passo verso gli alberi, spaventando qualche animale, che fugge come se non ci fosse un domani. Mi fermo, incerta.

Dove diavolo sono?” Pensa, ragazza, pensa. “L’ultima cosa che ricordo? Sono andata a dormire. Ma non ricordo di essermi alzata, lavata, vestita né di essere uscita.”

Eppure… eccomi qui.

“Poi, perché questo bosco mi è così familiare? Dannazione, ho passato 8 anni negli scout… però i boschi sono tutti uguali.”
“Perché uscire da casa per andare in un bosco? E comunque non sono in montagna, qui è tutto in pianura.”

“Vabbè”.

A testa bassa ritorno sui miei passi. Anche se è giorno, non mi va di entrare nel bosco. “E non voglio spaventare altri animali.”

Vedo dell’erba schiacciata, capisco che è il punto dove mi sono svegliata. Alzo lo sguardo… e sono davanti a Villa Salvatore. BAM. COSI’.

“Ecco perché riconoscevo il bosco, cazzo! Qui ci hanno girato delle scene!”

Il risveglio mi ha rincoglionita parecchio, quindi non ho la più pallida idea di come sentirmi, emotivamente parlando. Sono venuta ad Atlanta? Sul set? Is this the real life… or is this just fantasy?”[2]

“Ma ti pare normale pensare ai Queen in un momento così?” Scuoto la testa per schiarirmi le idee, fallendo miseramente.

Mi avvicino alla porta. Non so nemmeno cosa sto facendo. La guardo, intontita, per svariati minuti. Sento le orecchie che fischiano, in sottofondo. Dopo aver tentennato per svariati altri minuti, cambiando il peso da una gamba all’altra, decido di bussare. Dall’assurdità del momento, mi viene in mente Sheldon.
“Quasi quasi busso così. Sai ganzo? Toc-toc-toc, Damon? Toc-toc-toc, Damon? Toc-toc-toc, Damon?”[3]

Ridacchio da sola come una cretina. Mi sento un po’ fumata, a dirla tutta. Infatti, non mi sono nemmeno accorta che ho la mano alzata, stretta a pugno, pronta a bussare da chissà quanto. "Va bene, va bene, busso."

Toc, toc. Busso timidamente, ho paura che ci sia qualcuno della crew a girare. Ma ho ancora più paura di non trovare nessuno. “Potrei essermi persa chissà dove in America, mentre ieri ero in Italia.”

“Oddio, forse sono in America!” Cerco mentalmente delle frasi in inglese da farmi venir fuori in caso apra qualcuno. Non me ne viene in mente neanche una. Sento dei rumori all’interno, cerco di riscuotermi un attimo. Due secondi dopo, Damon Salvatore apre la porta e mi guarda.

Sì, sì, avete letto bene. Damon Salvatore. Capelli neri, occhioni blu, maglietta nera, jeans, stivali. Ha un braccio appoggiato alla porta e mi guarda. Guarda ME. Ovviamente al momento non so nemmeno chi cazzo sono, io. “WHAT IS AIR?”

Cerco di recuperare la mascella dal pavimento e di pensare a qualcosa. “Ma come faccio? Cosa dico?”
Poi m’illumino d’immenso: “Idiota, è Ian. È qui a girare qualche scena, evidentemente.

“MIO DIO STO PER PARLARE CON IAN SOMERHALDER.” Quella cosa che prima era al posto del mio cuore si scalda. Ora non so cosa c’è al posto del mio cuore, forse un buco nero infinito del colore dei suoi capelli…

Non so esattamente quanto tempo passi, ma Lui mi guarda con quella faccia sarcastica e dice: «Sì?» Sottotesto: “idiota?”. Evidentemente è scocciato dal mio silenzio sbigottito. “PARLA, CRETINA!!!”

«Ian?»

Ho detto l’unica cosa che m’è venuta in mente: il suo nome. Brava, applausi, dieci più.

Lui: «Cosa?»

Io: «Ian? Ian Somerhalder?»

Lui: «Chi?»

«Che succede?» Elena appare sulla porta.

 

Elena. Ragazzi, non sto scherzando. Davanti a me ci sono Damon ed Elena. E non Ian e Nina, bellini loro, ma I FOTTUTI PERSONAGGI DEL TELEFILM. Oppure Lui è talmente “in character” che fa finta di non sapere chi sia Ian. Ma in ogni caso SONO DAVANTI A LORO. Forse dovrei svenire. Invece rimango lì, chissà come. Ferma, davanti alla porta di casa Salvatore con Damon ed Elena che mi fissano: lui scocciato, lei preoccupata. Lei è in maglietta, jeans, stivali, capelli un po' mossi. Damon ed Elena.

 

«Beh, è stato bello parlare con te. Ciao, ciao.» Sbam, porta chiusa in faccia. “Quell’adorabile figlio di puttana…”

«Damon, non essere scortese. Forse ha bisogno di aiuto.»

Elena mi riapre la porta. È da sola. “Ecco, forse così riesco anche a dire due parole.”

«Stai bene? Cerchi qualcuno che si chiama Ian?»

Mi viene da ridere. “Oh, non sai quanto, bella mia!”

Ma dallo shock ancora non dico niente.

«Vuoi entrare?»

 

Improvvisamente un pensiero fa breccia nella mia mente: “Sto per entrare in una casa con due vampiri (alla porta sbattuta in faccia, il mio inconscio ha evidentemente escluso l'ipotesi di un Ian particolarmente preso dalla recitazione), di cui uno è Damon Salvatore, e sono completamente sola. Potrebbe uccidermi in due secondi se sapesse che nessuno può trovarmi, qui.”

Allora le prime parole che pronuncio sono ovviamente un errore madornale:

«Sì, però vorrei della verbena.»

 

 

Note:

 

[1] Harry Potter, nell'ultimo libro, dopo essere stato colpito dalla maledizione di Voldemort, muore e si risveglia avvolto dalla luce bianca e piano piano torna alla conoscenza e alla consapevolezza di sé.

[2] Prima frase della canzone “Bohemian Rhapsody” dei Queen.

[3] Citazione da The Big Bang Theory: Sheldon bussa sempre tre volte alla porta di Penny. "Knock, knock, knock, Penny!"x3

Note dell'autrice:

Il titolo "Come una catapulta" è una citazione da Maccio Capatonda, precisamente da questo video: http://youtu.be/UJv_LVCLI3c

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Capitolo 2
*** Alcool ***


CAPITOLO 2 - ALCOOL

 

CAPITOLO 2 – ALCOOL

 

Ora so come ci si sente, quando si viene investiti da un tornado. Qualcosa mi afferra, non so nemmeno dove, e il mondo gira e gira finché non sono seduta da qualche parte, con un vampiro che incombe sopra di me. Due occhi blu che si dilatano:

«Chi sei?»

«Mi chiamo Giulia e…»

«Perché sei qui?»

«Non lo so.»

«Come sei arrivata?»

«Non lo so.»

«Chi ti ha mandato?»

«Non lo so.»

«Chi altri sa che sei qui?»

«Nessuno.»

«Cosa vuoi da me?»

«Tutto.»

Sorride. «Tutto…?»

Approfitto del momento di distrazione per distogliere lo sguardo. Guardo Elena, in piedi, rigida, con le braccia conserte.

«Damon, è terrorizzata.»

Trovo lo spunto per parlare: «Non c’è bisogno…»

«C’è bisogno eccome.» Mi riallaccia al suo sguardo.

«Come sai della verbena?»

«L’ho visto nella serie.»

«Che serie?»

«The Vampire Diaries.»

Damon si volta verso Elena.

«Tu non hai più un diario, giusto?». Lei scuote la testa.

In questo istante realizzo di essere seduta su una poltrona del salotto. OMG!
Ma lui si volta di nuovo verso di me ed è di nuovo nero nei suoi occhi blu.

«È il diario di Stefan?»

«No, è una serie tv.»

Vedo la perplessità nel suo sguardo. «Una serie tv?»

«Sì, tipo How I Met Your Mother.»

Sempre più perplesso. «E parlano di verbena?»

«Parlano di voi.»

Annuisce. «Di noi vampiri.»

«No, di voi. Stefan, Elena, Damon. Il triangolo.»

Passano dei secondi e non arrivano più domande. “Aha! L’ho lasciato senza parole.”

Poi realizzo: “MIO DIO, SONO STATA SOGGIOGATA DA DAMON SALVATORE!!!!!!!!!”

Elena si fa avanti.

«Cosa vuoi dire, parlano di noi? ». Mi prendo del tempo per pensare. Elena non mi ha soggiogata, ha semplicemente chiesto.

«Risponderò a tutte queste domande, però vorrei davvero avere della verbena. Mi piace avere il completo controllo del mio cervello.»

Elena sospira e lo guarda.

«Damon…»

«Non pensarci nemmeno.» Non si volta nemmeno a guardarla. Mi fissa, sospettoso.

«Ma…»

«No.»

Ho la netta sensazione che quel sospiro di Elena fosse di preparazione all’inevitabile discussione. Poi mi rendo conto che sto guardando IN PRIMA PERSONA una discussione tra Damon ed Elena. “Ok, Damon, puoi uccidermi. Posso morire felice.”

Decido di dire qualcosa. Apro la bocca…

Occhi blu e neri. «Sta’ zitta.»

Chiudo la bocca. “Bene. Grazie, Damon. Sei molto più simpatico dallo schermo del mio computer.”

Mi posso comunque esprimere a gesti, quindi gli mostro il dito medio.

Alza un sopracciglio, e nella sua testa posso leggere: “Seriously? Entri in casa di un vampiro chiedendo della verbena e poi lo mandi anche a fanculo?”. In effetti, non sono mai stata molto furba.

Guardo Elena, che mi fa un cenno con la testa, come a dire: “Ci penso io.”

«Damon, è umana. E ha già detto di non essere stata mandata da altri. Qual è il problema?»

Finalmente si volta verso di lei.

«Il problema, Elena, è che non può arrivare qualcuno a chiederci del nostro punto debole e noi glielo forniamo, senza sapere chi diavolo sia. Già che ci siamo, portiamole anche un paletto di legno!»

«Ma lei non ha chiesto un paletto. Ha chiesto della verbena, per proteggersi. Non penso che riesca a farcela bere di nascosto. E ricordati che siamo due vampiri contro uno.»

«Non è lo stesso una buona idea.»

«Penso che possiamo darle un po’ di verbena per farla stare tranquilla. In caso di necessità, possiamo sempre togliergliela.»

Damon non risponde. Si volta e va al tavolino con i liquori, per versarsi da bere.

“Dio sia lodato. Elena sia lodata, l’ha convinto.” La guardo, sta fissando Damon. Noto che vorrebbe dire qualcosa sul bere a quest’ora del mattino, poi ci ripensa.

“Ahahaha, con quattro anni di Vampire Diaries, leggo perfettamente le loro espressioni.”

Elena mi si avvicina, mi guarda intensamente ed è nero anche nei suoi occhi marroni.

«Ora puoi parlare.»

«Grazie.»

 

**

 

Ovviamente taccio. Mi accorgo di stare tremando un po’. Elena mi guarda e batte le sue ciglia perfette.

«Va bene, vado a prenderti la verbena di là. Vuoi qualcosa da bere?»

«Quello che sta bevendo lui non sarebbe male.»

Elena lo guarda, lui rimane impassibile. Gli fa un cenno con la testa spalancando gli occhi, lui fa una smorfia.

“Non è possibile che stia succedendo. So che non sto sognando, ma non posso essere così fortunata da meritarmi di vedere i siparietti tra questi due dal vivo.”

Potrei svenire da un momento all’altro. Per fortuna la paura mi tiene ancorata alla poltrona, senza permettere alle emozioni di prendere il sopravvento.


Elena esce dalla stanza, Damon mi porta un bicchiere di quello che presumo sia Bourbon.

Mi sento molto Alaric e vorrei quasi sorridere, se non avessi paura di farmi spezzare il collo. Senza Elena nella stanza, le mie aspettative di vita si assottigliano considerevolmente.

Dopo avermi passato il bicchiere, si siede davanti a me, anche se distante. Mi guarda.

Fingo indifferenza, sorseggiando il drink e guardando per terra. “Se alzo lo sguardo, sono morta. E non per il collo spezzato, ma perché mi viene un infarto istantaneo.”

«Quindi…»

Alzo lo sguardo per forza di cose, è scortese non guardare negli occhi chi parla. Il cuore è agitato a mille, ma faccio finta di niente, anche se sono ben consapevole che lui possa sentirlo. “Quegli occhi…”

«Ti chiederei se stai mentendo, ma so che non puoi mentirmi. In ogni caso, perché non ti credo quando dici che c’è una serie tv basata sulle nostre vite?»

«Perché sei diffidente di natura. E fai anche bene, nella maggior parte dei casi.»

«E tu lo sai perché lo hai visto in questo telefilm.» Sorride, sarcastico.

«Sì.»

«Quindi tu sai già tutto.» Sempre sarcastico.

«Tutto quello che è stato mostrato, sì. Non so molto del passato.»

«E cos’hanno mostrato, in questa serie?»

Ora posso aggiungere alla mia lista di obiettivi della vita: “Essere presi per il culo da Damon Salvatore.”

«La prima puntata iniziava con Elena che scrive sul suo diario e poi l’incontro con Stefan. Anche se tecnicamente tu l’hai incontrata prima.»

Vedo che accusa il colpo, ma rimane stoico, con nonchalance. Mi godo il momento sorseggiando il Bourbon.

In quel momento rientra Elena, mi consegna un mazzettino di erbette. La ringrazio con lo sguardo e stringo il mio mazzettino come un’ancora di salvezza. Si va a sedere vicino a Damon e si sporge in avanti.

«Allora… ho sentito che parlavate del mio diario.»

«Hai sentito che parlavamo di Stefan.» Ahia, piccato. Gelosoooone.

Lei appare costernata. «Damon, non…»

«No, no, va bene, va bene. Ne parliamo dopo.»

Mi gongolo un altro po’ con il mio drink in mano. Mi sento anche piuttosto brilla.

«In realtà non stavamo parlando di Stefan, però capisco perché ti dia fastidio. Tutto quel parlare e straparlare del loro epic love… du palle, io di epico non ci ho trovato proprio niente.» gli dico.

Elena rimane spiazzata, Damon appare piuttosto divertito.

«Voglio dire, si sono incontrati davanti ad un CESSO. Cosa c’è di epico? A parte la puzza?»

“Ok, mi sa che sono ubriaca.”

Damon esclama un “Ha!”, mentre Elena boccheggia.

«Tutta questa storia mi appare da tutta un’altra prospettiva. Mi piace. Mi piace come ragioni, ragazza.» dice Damon indicandomi con l’indice.

“DAMON MI HA INDICATA CON L’INDICE.”

«Non sono solo io. Conosco dozzine di ragazze che tifano per voi. Per il Delena.»

«Per il che cosa?». Elena ha ritrovato la voce.

«Il Delena. Praticamente quando tifi per una coppia… non so perché, ma si uniscono i due nomi. Damon ed Elena. Delena. Invece quelle che tifano per Stefan ed Elena, si chiamano Stelena. Sì, non fate quelle facce, anche a me all’inizio sembrava una cosa stupida, poi ci fai l’abitudine.»

“Ma cosa sto dicendo? Sono DECISAMENTE ubriaca.”

«Ok, quindi questa serie… prima hai detto che parla di un triangolo. Quindi ci siamo noi tre: io, Damon e Stefan.»

«Sei molto stata carina ad aver messo il mio nome per primo, grazie.»

«Ohò, frecciatina!». Si voltano contemporaneamente verso di me. “Cazzo, l’ho detto ad alta voce.”

«Vedo che hai finito il bicchiere, ne vuoi ancora?». Damon sembra un bambino al parco giochi. “E due minuti fa non mi voleva dare la verbena!”

«Sì, grazie. E comunque no, ci sono tutti. Caroline, Bonnie e compagnia cantante.»

Damon mi porta il bicchiere pieno, quando non mi ero nemmeno accorta che si fosse alzato. La paura mi deve aver sconvolta parecchio, se mi sono ubriacata a questa velocità.

Damon si risiede, stavolta con la schiena appoggiata allo schienale, braccio disteso sul divano, bello rilassato.

«E quindi c’è tutta la Scooby Gang[1]? Dev’essere una noia, questo telefilm.»

Ridacchio come una cretina, come faccio sempre quando sono ubriaca.

Elena lo fulmina.

«Perché adesso sei così rilassato? C’è una serie tv che parla di noi! E tu ci ridi sopra!»

«Lo so perfettamente, Elena. Come hai detto tu, questa qua è innocua e l’unico modo per capire cosa sta succedendo è parlarne. E nel frattempo, non vedo perché non possiamo goderci il momento.»

“Quell’enfasi su come ha pronunciato il suo nome… I CAN’T.”

Elena si gira verso di me, decisa ad ignorarlo.

«Quindi, perché sei qui?»

«Ah, non ne ho idea. Ieri sera sono andata a dormire nel mio letto. Stamattina mi sono svegliata nel vostro giardino. Ma chiunque sia stato a portarmi qui, lo ringrazio. Alla salute!». Alzo il bicchiere.

«Perché?» chiede lei.

«Stai scherzando? Questo è il sogno di ogni… Voglio dire, a chi può… Ok, forse prima non sono stata molto chiara quando ho detto che tifo per voi.»

Mi sporgo in avanti sulla poltrona, rischiando di rovesciare un po’ di Bourbon sul tappeto. Damon mi fulmina. Sorrido e decido di andare avanti, presa dal momento e dall’alcol. La guardo intensamente negli occhi.

«Non dico che sia il mio telefilm preferito, ma l’unico motivo per cui lo guardo siete voi. Le vostre prime scene… anche se tu eri tutta presa da Stefan, per motivi a me ignoti…» vedo Damon ghignare a queste parole «quando lui appariva nelle scene era… tutta un’altra storia. Ho cominciato a sperare in una vostra storia la prima volta che lui è stato a casa tua. Il siparietto in cucina, lui che tenta di mettere zizzania parlando di Katherine…» Damon finge di tossire e mi fa segno con la mano sul collo di tagliare. «Tu che gli dici “Mi dispiace, l’hai persa anche tu.” E lui che rimane senza parole, e non è mica una cosa facile! Poi poco dopo viene in camera tua e ti accarezza la guancia mentre dormi…»

«Aspetta, cosa?» Elena mi interrompe. Si gira verso di lui: «Hai fatto cosa?»

Damon alza le spalle. «Beh…»

«È stato un momento bellissimo! Di sottofondo c’era la voce di Stefan che diceva tipo “Non c’è più nessuna traccia di umanità rimasta in Damon” e invece lui ti accarezza la guancia quindi noi sapevamo che non era vero! E anche se lui lì per lì era ancora innamorato di Katherine, poi si è visto come è cambiata presto la musica! La vostra amicizia, che si è evoluta piano piano… il primo abbraccio, dopo la scoperta della tomba vuota… il ballo della 1x19…»

«Della cosa?» La ignoro, mi alzo e mi siedo di fronte a lei, prendendole le mani.

«I balli sono diventati una tradizione, se a una festa non c’è un ballo Delena non è una vera festa! Poi il viaggio in Georgia, la fiducia che piano piano si consolida… i momenti brutti tipo il collo spezzato a Jeremy, il perdono nel finale di stagione quando Damon sta morendo… E il primo bacio… Poi il periodo senza Stefan-Ripper nella terza stagione, con un altro bacio, per non parlare del viaggio a Denver… Tutte le volte che ti ha riportato la collana…»

“Non riesco a fermarmi!”

«Le carezze, gli abbracci, le volte che vi siete presi le mani, gli sguardi… Insomma, mi chiedi perché sono felice di essere qui? Perché per quattro anni, per quattro stagioni ho amato con voi, ho pianto con voi. Ho guardato il vostro rapporto evolversi sempre in qualcosa di migliore e di più profondo, ho visto tutto quello che hai cambiato tu, dalla ragazzina di 16 anni spaventata da tutto e bisognosa di sicurezze a una donna che non ha paura di dire quanto amore può dare.»

Mi volto verso Damon. «E tu, tu come sei cambiato… da quello che ammazzava gente solo per diletto o per dispetto sei cambiato radicalmente, e tutto per amor suo! Da aver cercato di uccidere Caroline sei diventato quello che abbraccia Bonnie nel momento in cui Elena ha perso tutto e sa che ha bisogno di lei, e tu sei così sollevato quando la trovi… Ti sei sempre sentito immeritevole, indegno, invece Elena ti ha sollevato da quello status e ti ha redento e adesso sei stato scelto, Damon. Tu, Elena ha scelto te. Solo te.»

Riprendo fiato e mi rendo conto di averli ammutoliti. Ho gli occhi lucidi per la filippica e mi sento scema.
«Sono ubriaca e mi sono lasciata un attimino andare, scusate.»
Silenzio da parte di entrambi. Mi risiedo al mio posto. Ricomincio a bere.

Loro due intanto si guardano e poi guardano me. Il silenzio si protrae.

Damon non è più rilassato ma non si decide a cambiare posizione. Elena è praticamente una statua. Imbarazzo totale. Decido di pensare ad altro per non iniziare a scavarmi una buca in salotto.

“Comunque devo essere capitata nel periodo post 4x23, come se la serie fosse andata avanti a prescindere dalla trasmissione in tv. Quindi, è l’estate prima della partenza per il college, con Damon, Elena e Jeremy come una famiglia felice sotto lo stesso tetto…”

Seguendo il filo dei miei pensieri, dico il secondo errore madornale di tutta questa storia:

«Quindi… dov’è Jeremy?»

 

Note generali:

[1] Citazione da Buffy The Vampire Slayer, che a sua volta cita Scooby Doo.

 

Note dell’autrice

 

Innanzitutto ringrazio chi mi ha recensito e chi mi ha messo tra le storie seguite e preferite… Grazie, davvero! *____*

Secondariamente, lo so, avevo detto che avrei aggiornato di Giovedì. Poi mi sono accorta che con tutto quello che ho scritto potrei tenervi qui fino alla nascita del vostro primogenito da offrire in sacrificio alla Dea della Scrittura, quindi penso che d’ora in poi aggiornerò decisamente più spesso. Il materiale non mi manca!

Terzo, non esitate a farmi domande se non vi torna qualcosa. Vi spiegherò tutto, e soprattutto cercherò di renderlo più comprensibile nella storia.

Spero di avervi di nuovo fatte ridere. Ehehehe!

Ultimo ma non meno importante, voglio ringraziare Crimson Petal per il sostegno e la pubblicità. Non sapete chi sia Crimson Petal?! E allora cosa vi siete iscritte a fare su EFP?

Eccola qua: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=194617

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Capitolo 3
*** Arrivi ***


CAPITOLO 3 - ARRIVI

CAPITOLO 3 - ARRIVI

 

Vedo Elena irrigidirsi ulteriormente e smettere di respirare di botto. Gli occhi le si riempiono di lacrime.
“Oh, cazzo.”

Vengo di nuovo strappata via dal mio posto dalla forza di un tornado, che mi prende e mi sconvolge l’equilibrio cosmico finché non mi trovo contro una parete con Damon che mi tiene per il collo.

«Se sai tutto, come fai a non sapere che Jeremy è morto? Sentiamo un po’ cosa ti inventi questa volta.»

Stringo la verbena fino a farmi male.

«No, no, io…»

«Ci hai raccontato un bel po’ di storie. Ho abbassato la guardia ed è stata una pessima idea, ma ferire Elena? Un’idea ancora peggiore.»

Stringe la presa sul collo.

«No, no, è vivo, lo giuro!» tossisco.

«Cosa?» sbotta.

«È… è v-vivo… B-Bonnie lo ha riportato in vita quando ha chiuso il velo.»

«Se me lo stai dicendo solo perché speri che ti risparmi la vita, ti sbagli di grosso.»

«No, no, lo giuro! Guarda…» apro timidamente la mano. Gli mostro la verbena. Molto, molto lentamente avvicino la mano al camino.
“IL CAMINO! SONO VICINA AL CAMINO!”

«Adesso appoggio lì la verbena, e poi puoi chiedermelo di nuovo.»

Cambia posizione con la testa e mi guarda stringendo gli occhi.

«Stai citando una scena del telefilm?»

Mi blocco e smetto di respirare. Azzardo: «Ehm… dipende. Sta funzionando?»

Sento che stringe la presa e il mondo comincia piano piano a diventare nero…

«Damon, aspetta.» Elena si avvicina. «È vero? Jeremy è vivo?»

«No, Elena, non è vero. Ci ha riempiti di stronzate. Se credi anche solo per un secondo…»

«Però potrebbe essere vero, giusto? Potrebbe avere ragione!»

Elena è sull’orlo della disperazione.

«Come diavolo può sapere una cosa del genere? Non possiamo crederci, Elena, nessuno può saperlo.»

«Ma forse lei sì, lasciala andare!» Elena lo strattona, io vedo solo due sagome indistinte nel grigio.

«Lasciala andare, Damon!» Damon non mi molla.

«È vero? Jeremy è vivo? È vero?» Elena sta urlando.

«Certo che è vero.» Jeremy appare sulla soglia.

Come tutti i personaggi nel telefilm. Mai che uno bussi, citofoni o che abbia le chiavi di casa. La gente appare dal nulla.

Elena, dopo i primi millesimi di secondo a bocca aperta, corre verso di lui e lo abbraccia. Si stringono forte, felici.
Damon ha un’espressione indecifrabile. Mi guarda perplesso e lascia andare la presa. Mi accascio e tossisco aria per svariati minuti.
Non sento quello che dicono, vedo Damon avvicinarsi e salutare Jer con un mezzo sorriso.

Piano piano il sonoro torna allo stadio della mia coscienza e sento le prime parole.

«Che cos’è successo?»

«È stata Bonnie. Mi ha riportato in vita quando ha chiuso il velo, non so come. Ma come facevate a saperlo? Ti ho sentita urlare.»

Elena non sa cosa dire e guarda Damon, che prontamente risponde con un mezzo sorriso forzato.

«A quanto pare questa ragazza è una veggente. Non ci parlare troppo, è inquietante.»

Jeremy mi sorride con le sopracciglia aggrottate e mi fa ciao con la mano.
Con la mano con cui non mi sto tenendo il collo, rispondo al saluto.

Mi cade la verbena e la riprendo subito, terrorizzata. È l’unica cosa a cui posso aggrapparmi.

«Verbena?>> dice Jeremy. «È umana?»

«Sì, così pare.» dice Damon.

Elena è troppo occupata a mangiarsi il fratello con gli occhi, troppo felice per prestare attenzione ad altro.

«Pare?» risponde, sempre con le sopracciglia aggrottate, e con la sorella aggrappata al suo enorme braccio come un koala.

«Sì, pare, perché è arrivata dal nulla. Senza preavviso, cellulare o documenti. Ho controllato.»

“Ha controllato? E quando?”

In quel preciso momento mi rendo conto che la compagnia dei vampiri risulta molto più piacevole in televisione. Non fraintendetemi, non ho nulla contro l’immagine di Damon che mi fruga le tasche, ma avrei voluto almeno rendermene conto, porca miseria!
“Le sue mani su di me…”, reprimo un brivido di piacere.

«Posso usare il bagno?» riesco a gracchiare. “Mi sento un po’ indesiderata, in questo momento.”

Damon mi indica una porta e mi avvicino piena di riverenza. “Forse potrei vedere delle stanze mai viste nella serie.”
Entro in un bagno ovviamente gigantesco e beh, esattamente come uno se lo immagina.

Come il bagno dove Damon nascose la pietra di luna. O forse è proprio quello, ma sono troppo frastornata per ricordare.

Mi siedo sulla tazza e comincio a tremare dalla testa ai piedi. Cerco di calmarmi, ma riesco solo a peggiorare la situazione, mettendomi a piangere. Cerco allora di pensare ad altro, qualcosa di piacevole.

“Sono arrivata a tanto così da toccare il camino.” Comincio a ridere istericamente.

Dopo svariati minuti di pazzia totale, espiro e mi asciugo le lacrime, anche se ogni tanto mi si rialzano le spalle per degli ultimi spasmi di ridarella. Decido di alzarmi e di sciacquarmi il viso.

“Ok, ci siamo. Adesso torno di là e faccio finta di niente. Che poi, come potevo sapere il momento esatto in cui sono capitata nella serie? Jeremy non era ancora tornato a casa, ma io non potevo saperlo. Tra l’altro quando sono arrivata, stamani, potrei aver interrotto dei momenti intimi… Ci credo che Damon non è particolarmente socievole con me. Vabbè. Torno.
Mi devo solo ricordare di non dire niente su Bonnie. Se gli dico che è morta… è la volta buona che la raggiungo.”

Prendo il coraggio a due mani ed esco. Arrivata in sala, c’è Damon da solo vicino al tavolo dei liquori. Elena e Jeremy devono essere andati altrove per stare un po’ da soli.

“Non riesco a godermi nemmeno un momento di felicità per la vicinanza a loro, visto che sono in continuo timore per la mia vita.”

Cammino a testa bassa verso la “mia” poltrona, unico punto fermo della mia visita fino ad ora. Con la coda dell’occhio vedo che Damon mi lancia un’occhiata. Non sono sicura di che cosa veda.

Versa un altro bicchiere e me lo porta. Lo ringrazio con un cenno senza guardarlo.
Si accomoda sempre davanti alla mia poltrona, distante.

Silenzio.

«Non mi devi dire niente. Hai fatto quello che dovevi fare, d’altronde non sai chi sono. Anch’io sarei sospettosa se arrivasse un estraneo alla mia porta con la pretesa di sapere tutto sulla mia vita. Hai fatto solo quel che è necessario fare per proteggerla. E per proteggerti.»

Alza le sopracciglia con fare beffardo. «Io non stavo per dire niente.»

Mi faccio una risata, la prima vera risata da quando sono arrivata. Lui guarda dentro il bicchiere mentre sogghigna.

Quasi quasi mi si scalda il cuore… finché non sento una voce provenire dalla soglia.

Un altro personaggio è apparso dal nulla, come Jeremy.

«Ehi.» dice.

«Ehi, Stefan.» dice Damon.

Solo che io so che quello non è Stefan.

 

 

**

Istantaneamente mi irrigidisco, quasi mi va di traverso il Bourbon. Damon si alza e va incontro a quello che crede sia suo fratello.

«Hai scaricato il corpo? Tutto bene?»

Do un’occhiata veloce e vedo che Stefan… cioè, Silas, se ne sta appoggiato alla soglia con le mani in tasca.

Penso stia cercando il modo migliore di imitare il comportamento di Stefan. Fallendo.

«Certo, tutto bene.»

Vorrei annegare nel mio bicchiere. Sparire. Materializzarmi in un’altra stanza e urlare. Diventare invulnerabile, avvertire tutti e gridare: “Fuggite, schiocchi!” [1], senza poi dover morire un secondo dopo averlo detto. Invece cerco disperatamente di diventare invisibile.

Nel frattempo mi sono persa un frammento di conversazione tra i due. Finché…

«Giulia?»

“DAMON SALVATORE HA PRONUNCIATO IL MIO NOME.”

“Ma perché questi momenti sono sempre rovinati da una minaccia di morte imminente?”

Cerco di ritrovare la dignità, mentre i due mi fissano.

«Sì?» dico, fingendo indifferenza. Mica come se DAMON AVESSE APPENA DETTO IL MIO NOME.

«Mio fratello vorrebbe saperne di più sulle tue doti di veggente.»

«Oh, non c’è molto da dire.» guardo il bicchiere per evitare di incrociare il loro sguardo. Sono una pessima bugiarda.

«Ah, no? Niente più Delena, Stelena, 15x18 e altri numeri detti a caso?»

«No, vedi, sai già tutto tu. Puoi aggiornarlo tu stesso.»

«Che cosa vuol dire Stelena?» chiede Silas.

“Ahah. Spiega le ship al mago vampiro millenario cazzuto. Vai.”

«Niente di importante, non preoccuparti. Puoi scusarci un secondo?»

Silas annuisce.

Damon mi si avvicina e istintivamente mi ritraggo. Lui non fa una piega, mi prende per un braccio e mi trascina in una stanza mentre io non riesco a fare a meno di restare a bocca aperta a fissare la sua mano sul mio braccio.

La sua mano.

Il mio braccio.

La sua mano.

Il mio braccio.

La sua mano.

Il mio braccio.

Ossigeno? Anyone?

«Oook, che succede?»

Semi-riprendo conoscenza.

Lo guardo. Guardo il mio braccio, dove prima c’era la sua mano.

Lui incrocia le braccia, io sono ancora indecisa se urlare e buttarmi fuori dalla finestra o aggrapparmi a lui e piangere. Decido di dimostrare di avere 26 anni e mi ricompongo. Chiudo la bocca.

Mi guardo intorno, mi ha portato in una camera da letto a me sconosciuta. Mai vista sullo schermo. Il portante del letto è di legno scuro, le coperte sono tipo arancione salmone. Non sono brava con le sfumature dei colori.

La maggior parte dello spazio è occupata da un armadio di legno marrone scuro ENORME.

Lui nota il mio sguardo e deve intuire che sto prendendo tempo guardando in giro, quindi mi incalza.

«Che succede?» insiste.

«Nulla, è una bella camera.»

«Sì, piaceva anche a Rebekah.»

«Ma pensa!»

“Il punto dove mi ha afferrato il braccio mi brucia. È normale?”

«Cosa c’è che non va?» ripete, duro, allargando un po’ gli occhi.

«Niente, perché improvvisamente ti interessa quello che penso?»

«Diciamo che mi hai convinto. Non so quali siano le tue fonti, ma sicuramente qualcosa la sai. La storia di Jeremy è una prova sufficiente, per me.»

“Sono in una camera, da sola, con Damon. E lui mi sta guardando. Mi sta parlando. E io riesco a reggere il suo sguardo. Ho il batticuore e le gambe sono di gelatina, ma riesco a guardarlo negli occhi.”

Sono così azzurri… e profondi…

«Quindi, vuoi dirmi perché mio fratello ti fa così tanta paura?»

Ops, mi ero persa e mi ero scordata la nostra conversazione. “Ma è possibile per le altre persone sostenere delle conversazioni con lui guardandolo negli occhi? Non servono, non so, minimo degli occhiali da sole?”

Mi faccio forza e mi concentro.

«Non mi fa paura.» “TU MENTI, GIULIA, TU MENTI.”

«Certo. Perché accelerare le pulsazioni, sbiancare, dilatare le pupille, respirare affannosamente e assumere l’espressione di un cerbiatto in autostrada non è considerata paura, da dove vieni tu?»

«Non sono affatto sbiancata.»

Damon sbuffa, scocciato.

«Devo proprio strapparti di mano la verbena?»

Sussulto. Mi porto le mani al petto e stringo il mio mazzetto-ancora. “Devo trovare un posto sicuro dove nascondermela addosso.”

Senza fare movimenti bruschi che potrebbero insospettirlo, faccio qualche passo indietro. Mi fingo spaventata. Mi giro e faccio finta di singhiozzare. Intanto mi infilo una mano nella poca scollatura che ho e metto la verbena nel reggiseno. “Tiè.”

Lui non si è mosso. Mi giro con fare disinvolto.

Gli mostro le mani, trionfante. Messaggio: “Verbena? Quale verbena?”

Lui non fa una piega.

«Hai finito?» dice.

Lo guardo con fare interrogativo. Non so se si nota, ma la mia capacità di comunicazione svanisce quasi totalmente in sua presenza. Guardarlo e parlare insieme… mi ci vorrà un po’ prima di trovare la padronanza di sostenere delle intere conversazioni.

«Lo sai, vero, che niente potrebbe impedirmi di avere quella verbena, se decidessi di prenderla.»

Spalanco gli occhi. «Damon Salvatore, mi meraviglio di te! Tu hai una fidanzata! Una quasi-moglie! E metteresti le mani addosso ad un’altra donna?»

Finalmente si scompone, scioglie le braccia conserte e si acciglia.

«No, no, no, non saltare subito alle conclusioni. E soprattutto, nessuno ha detto che mi dovrebbe piacere, se lo facessi.»

Ouch! Grande colpo al mio ego.

Sto per dargli una risposta piuttosto risentita, quando sentiamo un urlo di donna provenire dal salotto.

 

 

 

 

NOTE GENERALI:

[1] Citazione di Gandalf del Signore degli Anelli.

 

 

Note dell'autrice


Eccoci qua!
Questi primi capitoli sono i miei preferiti, perché adoro le interazioni con Damon e tra Damon ed Elena (capitan ovvio, lo so XD).
Comunque mi sono molto divertita a scriverli.
Volevo rendere la diversità con cui Damon si relaziona a personaggi che non hanno niente a che vedere con il loro mondo.
Voglio dire, non è che arriva questa fresca fresca e Damon è tutto gentile e carino e ospitale. Per qual motivo dovrebbe esserlo?
Fatemi sapere se non vi torna qualcosa. Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Chi Sei? ***


CAPITOLO 4 - CHI SEI?

CAPITOLO 4 – CHI SEI?

 

In un battito di ciglia, sono sola nella stanza. Damon è sparito. Per un po’ di tempo rimango ferma sul posto, valutando i pro e i contro dell’andare a ficcare il naso in una probabile lotta tra essere soprannaturali omicidi.
Alla fine la curiosità ha la meglio. Vado.

Entro in sala e c’è Caroline che saltella come una scema, Ste… Silas che sorride (sì, sorride, si vede che non ha avuto abbastanza tempo per conoscere le espressioni di Stefan) e Damon, tranquillo, che sta tornando sui suoi passi dopo essersi reso conto del falso allarme.

Caroline sta fangirlando.
«Sei tornato! Non sei partito! Sono così contenta che hai cambiato idea! Passeremo un’estate meravigliosa!»

“Ah, l’urlo era la gioia Caroline.”

Damon mi raggiunge. «È arrivata la capo cheerleader.»

Caroline si volta a guardarlo. «Ahah, molto divertente.»

Damon abbozza, Caroline mi guarda. «Chi è lei?»

«Sono…»

«Una veggente. Non le parlare, o ti ricorderà tutti i momenti imbarazzanti della tua vita. E probabilmente i tuoi sono parecchi, nonostante la giovane età. Non vorrai perdere tanto tempo prezioso. Ti serve per farti i capelli.»

Caroline fa una smorfia.

“Sì, Damon, ho capito che non vuoi far sapere agli altri di ‘sta storia del telefilm. Ci ero arrivata da sola, grazie tante per la fiducia.”

«Mi chiamo Giulia.» Vorrei sorridere, se non mi sentissi addosso anche gli occhi di Silas.

In quel momento rientrano Elena e Jeremy.

«Mi sembrava un urlo familiare.» dice Elena.

«Ehi, Jeremy!» Caroline è stupefatta. Silas fa un cenno.

«Magie di Bonnie.» minimizza Jer.

«Ottimo. A proposito, dov’è?» chiede Caroline dopo qualche secondo di sbigottimento. “Si riprende in fretta.”

«È andata a trovare sua madre. È partita subito.»

«Oh… ok.»

Nessuno dice niente, io mi guardo i piedi, sperando di riuscire a tenermi almeno UN segreto.

Caroline improvvisamente si riscuote, guarda Elena, guarda Damon e posa uno sguardo preoccupato su quello che crede sia Stefan. Silas, ovviamente, se ne fotte ed è tranquillo come un pascià, sempre nella stessa posa da quando è arrivato.

«Stefan, ti va di venire con me un attimo fuori?»

«Certo.» e sorride. “Silas, l’affabile simpaticone.”

Elena segue Caroline con lo sguardo. Ovviamente ha capito perché ha fatto uscire Stefan dalla casa. Con un paio di battiti di ciglia si riscuote e mi guarda.

«Quindi… immagino tu non abbia un posto dove andare.»

“Uau, questa non me l’aspettavo.”

«No, direi di no.»

«Non c’è problema, le ho già dato la stanza di Rebekah.» interviene Damon.

Elena si mostra piacevolmente sorpresa. «Però… che gentiluomo.» sorride e gli si avvicina.

«Che posso dire…» sorride Damon, avvicinandosi a sua volta.

Un bacio fugace. Sulle labbra. Davanti a me. “Addio e grazie per tutto il pesce.” [1]

Sorridono.

Si voltano.

Elena guarda Jeremy in modo colpevole. Lui alza gli occhi al cielo e fa una smorfia.

«Quindi…» dice Elena. «Dove eravamo rimasti?»

«Eh?» dico.

«Ora hai una stanza qui. Ma che ne facciamo di te?»

«Chi?» dico.

Damon esclama: «Mi prendi in giro!»

«Che c’è?» chiede Elena.

«Niente. Jeremy, puoi andare a prendere un bicchiere d’acqua in cucina?»

Jeremy obbedisce, anche se riluttante.

“Pure il quadretto famigliare. Posso morire qui? Ora?”

Elena guarda Damon con un punto di domanda al posto della faccia.

«Che succede?»

«Nulla, l’ho mandato di là perché non sa della storia dei telefilm e dei triangoli.»

«Ok, quindi?»

«Quindi, non la vedi? È in overdose. O in catalessi. E ci guarda in modo strano.» L’ultima frase la dice sottovoce, con la mano davanti alla bocca, fingendo di non volersi far sentire.

Elena continua a non capire.

«Ha visto che ci baciavamo. Dev’essere una di quelle ragazzine che si emozionano per cose del genere.»

Punta nell’orgoglio, esco dal coma.

«Ehi! Non darmi della ragazzina! Vorrei vedere te al mio posto! Fa tutto un altro effetto visto da qui, e per la prima volta me la sono goduta appieno perché…»

“Perché Silas è uscito dalla stanza quindi non ho avuto paura di morire negli ultimi 5 secondi.”

«Perché…?»

«Niente. Volevate chiedermi qualcosa?»

Entra Jeremy con l’acqua. Me la porta. Lo ringrazio. Bevo.

“Non è neanche ora di pranzo e guarda quante cose sono successe, oggi.” A proposito di ora di pranzo, mi viene fame.

«E si potrebbe avere anche qualcosa da mangiare?» chiedo.

Damon ed Elena rispondono contemporaneamente:

«No.»
«Certo!»

Si guardano ed Elena ride.

Finge di dargli una gomitata. «Smettila.» Si rivolge di nuovo a me: «Certo che puoi mangiare.»

Damon sorride sotto i baffi.

“Non ce la posso fare. Non ce la farò mai ad abituarmi a questi due.”

Jeremy mi guarda, fa segno di mettersi le dita in bocca e finge di vomitare. Rido.

«Andiamo, vediamo se c’è qualcosa da mangiare per noi umani in questa cripta.» dice, dopo aver smesso a sua volta di ridere, e ci incamminiamo verso il corridoio.

Ci raggiunge la voce di Damon. «Fai attenzione, ragazzino, non mi pare tu abbia altre cripte a disposizione, al momento. Farai meglio ad imparare ad apprezzarla.»

Jeremy ed io ridiamo, di nuovo.

Sento le loro voci indistinte in salotto, ma non riesco a sentire cosa dicono. Però sento Elena ridere.

“Che bello... sembra tutto così felice. Non posso assolutamente dire loro di Stefan. E poi, come farebbero a Ottobre con l’inizio della serie? Non possono iniziare già sapendo di Silas, potrei rovinare tutto.”

Ci accomodiamo in cucina. Jeremy mi fa segno di sedermi e poi mi fa qualche domanda sulla mia vita. Evito ovviamente di dirgli di venire da un altro mondo dove guardo sempre il suo telefilm al computer.

La cucina di casa Salvatore è ENORME. Antica. Come il resto della casa. “È tutto come l’ho sempre immaginato.”

«Ti direi qualcosa di me, ma mi sa che sai già tutto. Con la storia della veggente eccetera.»

«Non posso proprio dire di sapere tutto. Per esempio…»

«Per esempio?»

«Per esempio, non so. Ti trattano sempre come il fratellino di Elena, quindi sei sempre un po’ relegato in questa parte. Però, mi ricordo che ti piaceva disegnare. Disegni ancora?»

Jeremy si ferma per un secondo a guardarmi, interrompendo il gesto di aprire una credenza.

Aggrotta le sopracciglia.

«Sì, ogni tanto. Quando ho tempo.»

«Immagino che sia difficile trovarlo, con tutte le tragedie e i casini che succedono qua. Oltre al fatto di essere appena tornato dalla morte eccetera.»

«Uau. È veramente inquietante parlare con te.»

Alzo le spalle, ridendo.
“Ma non smette mai di aggrottare le sopracciglia?”

Però sorride e la prende bene, quindi è tutto ok. Ispeziona l’ennesima credenza e la richiude.«Qui non c’è molto, vado a chiedere a Damon se hanno una dispensa o qualcosa del genere.»

«Sinceramente, la cosa non mi stupirebbe.» Ridiamo.

«Torno subito.»

«Ok.»

Rimango col sorriso. Finalmente una bella sensazione molto prolungata. Sensazione di calore, di famiglia…
Finché una voce mi sorprende alle spalle.

«Aspettavo giusto di trovarti da sola.»

 

 

 

**

“Cazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzo!”

Silas, che mi aveva parlato all’orecchio, si appoggia al tavolo di fianco a me.

«Giulia, giusto?»

“Cazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzooooo!”

“NON DEVE SAPERE CHE SAI! RISPONDI!!!”

«È il mio nome, sì.»

Allungo le mani sul tavolino e tamburello sulla sua superficie.

«Sto aspettando Jeremy, sai, per… mangiare.» “Sono un’idiota.”

«È buffo che tu lo dica, perché anch’io ho fame.» “Appunto.”

«Ma non dirmi!» squittisco.

Si avvicina, sinuoso, di nuovo al mio orecchio.

«Potrei andare a mangiare qua fuori… o potrei cercare qualcosa di meglio dentro casa. Dipende tutto da come rispondi a questa domanda.»

Mi alzo dalla sedia di scatto e indietreggio. Potrei fuggire, ma non sarebbe utile. E nemmeno urlare, probabilmente. Damon ed Elena potrebbero anche accorrere, ma io sarei già morta. E dubito che farebbe molta differenza, per me, se scoprissero il suo segreto DOPO la mia morte. Preferisco non urlare e cercare di vivere.

Si avvicina, lento. È assurdo vedere quell’espressione pazza sul volto di Stefan, non l’hai mai avuta neanche nel periodo Ripper.

«Com’è che non posso leggere la tua mente? È tutta la mattina che ci provo.»

«Non… non lo so.» “Questa mi è nuova. Molto Twilight, ma mi è nuova.”[2]

«Eppure sei un’umana.»

In un balzo mi è accanto e mi annusa.

«Lo sento che sei umana. Allora perché sei l’unica a cui non ho accesso? Che cos’hai di speciale?»

«Non lo so… niente.» Sono alquanto paralizzata.

«Cosa sei?»

“Ok, adesso siamo passati a True Blood. Devo dire che sono una cameriera?” [3]

«Ehm… nessuno. Sono solo io.»

«Potrei crederti…» comincia a camminare, descrivendo non tanto ampi cerchi intorno a me.
“Avete in mente quando vi immaginate il predatore e la preda? Piacere, sono la preda!”

«…se tu non fossi così spaventata. Tu sai chi sono?»

«Certo, sei Stefan.»

«Ah, hai risposto troppo presto.»

«Che vuoi dire? Ovvio che sei Stefan. Chi altri potresti essere?» “Devo fare qualcosa per l’isteria nella voce.”

«E allora di cos’hai paura? Sono quello buono, no?»

«Sì… beh… sei un vampiro… e… ho paura dei vampiri.» Deglutisco. “Molto convincente, Giulia.”

Piano piano sento che i cerchi si stringono. Si avvicina.

«Poi… non so… sai… Ripper…»

Sono assolutamente certa di avere il suo naso a pochi centimetri dalla nuca…

«Che succede qua?»

“DIO SIA LODATO, È ARRIVATO DAMON.”

E Silas, come se niente fosse, è al mio fianco e finge di ridere. Mi da’ addirittura un’amichevole pacca sulla spalla, che mi fa quasi cadere a terra.

«Cosa? Niente, ci stiamo solo conoscendo.» E ride. Decisamente, non ha la più pallida idea di come sia Stefan, di solito.

C’è anche Elena con Damon, ed entrambi hanno una faccia piuttosto sospettosa.

«Tutto bene, fratello?» chiede lui.

«Certo, perché no?» risponde Silas.

Elena è corrucciata e continua a spostare lo sguardo da me a Silas.

Io non ho idea dell’espressione che ho sulla faccia, perciò decido di provare a sorridere.

Elena, indicando dietro di sé: «Jer mi ha detto che non c’era da mangiare, quindi l’ho mandato a prendere qualcosa nella dispensa. Pensavo di cucinare qualcosa.» E si avvia verso la cucina, con un ultimo sguardo sconcertato.

«Ottimo.» dice Silas.

Damon fa un’espressione tipo “Vabbè, per me va bene così”, alzando le sopracciglia e piegando le labbra. “Certo, se io muovo un mignolo nel modo sbagliato se ne accorge subito. Se suo fratello si comporta da pazzo, niente. AAAARGH, CHE ODIO!”

Si guarda intorno. «Dov’è Caroline?»

«Oh, è andata a casa a preparare una stanza per me. Dice che è meglio per tutti se io dormo là. Non voglio disturbare.»

Imbarazzo totale tra gli astanti. Elena apre e chiude rumorosamente le ante della cucina. Damon si guarda intorno e Silas li guarda entrambi, divertito.

Approfitta del momento in cui sta passando inosservato per lanciarmi un’occhiata. Non so se è tipo “Stai per morire”, “Se parli ti uccido”, “Sei mortamortamorta” o “Ci rivediamo presto. E poi sarai morta.”

“Bene, che culo.”

«Beh, è giunto il momento di andarmene.» dice Silas. Grazie, Silas.

Damon vorrebbe chiedergli di rimanere, ma non ci riesce. Mi sembra di vedere passare ottomila emozioni sui suoi occhi, come una scritta al neon.

Interviene Elena. «Puoi rimanere a pranzo, se vuoi.»

Silas ride. «Oh, no, no. Figuratevi. Non voglio rovinare questo quadretto familiare. Continuate pure. Io… starò fuori dai piedi per un po’.»

“Prendi nota. Silas deve avere qualcosa da fare qui in città. O non sarebbe tornato, genia del male. Cosa faccio, a questo punto?”

Decido di prendere tempo per pensarci. Alla fine, Damon potrebbe benissimo non credere alla mia storia. Nessuno sa che Silas non è di pietra e che questo è il suo vero volto. Silas potrebbe convincerlo a stare dalla sua parte, con tutta la storia del “ti leggo i pensieri” e FORSE potrei sopravvivere grazie ad Elena, ma sarei buttata fuori di casa. “Da sola, senza un soldo, senza nessuno, in un fantastico piccolo mondo chiamato Mystic Falls. Uau.”

In quel momento torna Jeremy con le mani piene di roba da mangiare. Ci guarda tutti, incuriosito. Stefan lo prende come uno stimolo ad andarsene.

«Beh, buon appetito. Ciao.» e sorridendo se ne va.

Damon sembra riaversi, lo segue. «Stefan, aspetta.»
Ovviamente vanno fuori a parlare e non sento un accidente.

Jer ed Elena sono dietro al bancone e, mentre io sono completamente sorda, dalla faccia e dalle occhiate di lei, deduco che sta origliando. E che non le piace quello che sente. O non le piace origliare, una delle due.

Mi si stringe il cuore a vederla in difficoltà, mentre cerca di origliare e aprire delle scatole sul tavolo.
Mi avvicino. «Lascia fare a me.»
Mi ringrazia con un mezzo sorriso.  Apro una scatola di roba indecifrabile, poi Elena me ne passa un’altra.
Dando un’occhiata agli altri ingredienti sparsi sul tavolo, ho un’idea:
 «Ehi, quello è sugo. Avete della pasta? Potrei farvi la pasta al sugo, all’italiana. Come non l’avete mai mangiata. Beh, voi. Forse Damon l’ha mangiata.»

Elena e Jeremy sembrano entusiasti all’idea. Torna Damon, sconcertato. Elena lo vede e vorrei sapere anch’io cosa è successo là fuori, ma lei vuole fare finta di niente.

«A quanto pare si mangia italiano, a pranzo!» gli dice, sorridendo.

Damon la guarda, stupito. «Vuoi mangiare lei?» mi indica.

Alzo lo sguardo dalla mia scatola di sugo con gli occhi SPALANCATISSIMI.

Elena ride. «No, ci cucinerà la pasta. È la cuoca, non il cibo.»

«Ooh.» dice lui. E mi guarda, ghignando.  “Mi ha di nuovo presa per il culo!” Gli lancio la scatola di sugo.

La prende al volo.

Tutto si ferma e si ammutolisce. Io mi paralizzo. Jeremy, al mio fianco, pure. Forse anche gli uccellini hanno smesso di cantare e tutti gli animali di respirare, là fuori.

“Che cazzo ho fatto?”

Elena scoppia a ridere e l’atmosfera si rilassa. Damon mi rilancia il sugo.
«Fallo un’altra volta e sei morta.» mi ammonisce. Anche Jeremy ride.
Sorrido e piano piano penso di riprendere colore.

Decidiamo per un piatto di spaghetti al sugo. Jeremy mi aiuta, mentre Damon ed Elena stanno seduti al tavolo a tubare. Rischio di bruciarmi e tagliarmi non so quante volte, perché mi fermo a guardare loro invece di vedere cosa sto facendo. Per fortuna, Jeremy interviene sempre. E, sempre ridendo, finiamo di cucinare.

“L’atmosfera salubre di Casa Salvatore senza Silas. E senza Stefan. È tutto perfetto!”

Ci mettiamo a tavola e continuiamo su questa nota per tutto il pranzo. Damon ha occhi solo per Elena, e Jeremy ogni volta fa delle facce schifate che mi fanno morire dal ridere. Il mio cuore canta, il morale è alto, me la godo finché dura, perché non dura mai troppo da queste parti.

E infatti, dal nulla appare un’altra figura.

«Ma che bella scenetta. Mi viene da vomitare. Damon, Elena. Non è bello rivedervi. Jeremy, non eri morto? E tu… tu chi diavolo sei?»

**

Note generali:

 

[1] Citazione da Guida Galattica per Autostoppisti.

[2] Non è necessario dirlo, ma lo faccio lo stesso per questione di principio: in Twilight, Edward non riesce a leggere la mente di Bella.

[3] Citazione da True Blood. Sookie è una telepate mezza-fata, il suo sangue è invitante in particolar modo per i vampiri, i quali, ogni volta che si accorgono di lei, le chiedono “Cosa sei?”. E lei risponde sempre “Sono una cameriera.”

 

Note dell’autrice

http://youtu.be/qie8w_5Wn60

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Capitolo 5
*** Las Vegas ***


CAPITOLO 5 - LAS VEGAS

CAPITOLO 5 – LAS VEGAS

 

Alziamo tutti lo sguardo contemporaneamente.

Sbotto: «Ok, io ve lo devo dire. Qui siete tutti vampiri ed è già la terza volta che appaiono le persone e nessuno se ne accorge. Fatevele due domande.»

Jeremy si soffoca per non ridere.

Il nuovo ospite sposta il peso da una gamba all’altra, sbuffando, come se aspettasse qualcosa.

Damon ed Elena mi sembrano indecisi se ridere o uccidere.

«Allora, qualcuno mi mostra la mia stanza o devo fare da sola?» dice Katherine.

«Cosa diavolo ci fai qui?» dice Damon.

«Secondo te? Sono umana.» Sputa la parola come se fosse un insulto.

«Lei mi ha reso umana e per venire fin qui ho dovuto pagare un taxi. Non ho altro posto dove andare e visto che lei è la causa di tutto questo, penso proprio che mi dovete qualcosa.»

«Noi non ti dobbiamo proprio niente.» Damon si alza, minaccioso. «Hai fatto uccidere Jeremy.»

Jeremy non fa una piega, ma noto che è contento di vedere il suo onore difeso.

“Ha detto noi. ‘Noi non ti dobbiamo niente.’ Non solo Elena, ma lui E Elena. AAAWWW!”

«Damon, va tutto bene.» Interviene Elena. «Non c’è niente di più soddisfacente di vederla vivere la sua miserabile vita da umana. Se fosse lontana, non ci sarebbe gusto.»

Damon la guarda stupito. Poi orgoglioso. Se gli occhi potessero parlare, direbbero “My warrior princess.”

Katherine sbuffa, di nuovo. Sembra così piccola e indifesa, da umana. Fa un po’ pena il pensiero di doverla vedere tribolare con le faccende umane. In realtà, la cosa mi diverte parecchio.

«Ehi!» mi viene in mente. «Visto che Matt è partito con Bekkah, c’è un posto libero al Grill. Sono sicura che abbiano bisogno di una cameriera. Io ci farei un salto, se fossi in te.»

Tutti ridono. Katherine è furiosa ma sa di non potersi permettere di dire nulla, visto che attualmente l’unico scoglio nel suo mare di merda è questa casa. Non può soggiogare nessuno per avere case, amici o tirapiedi.

«Ripeto, chi diavolo saresti tu?» sibila.

«Sono la veggente di casa Salvatore, piacere.» Faccio un finto inchino da seduta.

“Finalmente è arrivato un ospite innocuo.”

«Una veggente. Ci mancava solo una veggente.» Katherine gira i tacchi e sparisce nel corridoio.

Damon si alza per inseguirla. «Non vorrei che ti rubasse la camera.» mi dice, con un mezzo sorriso.

Ovviamente non gliene frega nulla, vuole solo godersi il momento e torturare Katherine. “Però sarei una bugiarda se dicessi che non mi ha fatto nessun effetto sentirmelo dire…”

Io, Elena e Jer ci mettiamo a sparecchiare. Improvvisamente mi rendo conto di non aver nulla da fare. Niente studio, niente lavoro. “Posso fare quello che voglio! Ma anche no. Penso che non uscirò mai da questa casa. Il pensiero di incontrare Silas da sola… brrrr.”

Damon torna ghignando soddisfatto. Elena gli va incontro. Mi sembra di vedere che si abbraccino, ma poi volano via. Non letteralmente, eh! Comunque penso di sapere dove siano spariti. Guardo il punto in cui sono svaniti con gli occhi a cuoricino.

«Perché sei così fissata con quei due?» mi chiede Jer, cogliendomi alla sprovvista.

«Eh? Oh, niente… sono una bella coppia, no?»

«Ehm… sì, dai.» aggrotta, per l’ennesima volta, le sopracciglia.

«Dai, non puoi dirmi che stava meglio insieme a Stefan. Potrei non parlarti mai più!»

Jeremy ride. «Perché?»

«Dai, erano una noia mortale!»

«Se lo dici tu.»

«Jeremy, sono seria. Se mi fai la Stelena, ti accoltello nel sonno.»

«La cosa?»

Passiamo il resto del pomeriggio a ridere mentre gli spiego per filo e per segno i dettagli delle storie d’amore di sua sorella. Lo porto inesorabilmente a darmi ragione. Delena for the win.

 

 

Arrivata la sera, Jeremy si offre volontario per andare a prendere dei panini in città. Per ammazzare il tempo, vado a familiarizzare con la mia stanza. Non so dove sia alloggiata Katherine in questa casa gigante, ma immagino sia chiusa nella sua camera a tramare un modo per tornare vampira e vendicarsi.
Damon ed Elena non si sono più fatti vedere. *_*

Mentre giro per la mia stanza, aprendo le ante degli armadi, mi accorgo di non avere ricambi di vestiti. O persino un pigiama. “Domani dovrò andare a fare shopping.”

Mi siedo sul letto e tamburello con le dita sulle coperte. “Sono proprio qui. Sono sotto lo stesso tetto di Damon ed Elena. Eppure ci deve essere un motivo. Qualcuno mi deve aver teletrasportata qui da casa mia.”

Jeremy interrompe le mie elucubrazioni con la cena. Mangiamo entrambi seduti sul mio letto. Lui appare curioso sulla mia vita, quindi parlo principalmente io, con la scusa di sapere già tutto su di lui. Finito di mangiare, mentre sta per congedarsi, gli chiedo se l’indomani mi può accompagnare a fare shopping. Uso la scusa di essere a piedi, ma in realtà sono terrorizzata da Silas. Sono sicura che mi ucciderà appena ne avrà l’occasione.” Aggrottando le sopracciglia, accetta.

Quando Jer se ne va, mi sdraio sulle coperte e cerco di dormire. Ovviamente, non mi riesce. Il letto è piuttosto comodo, però. Cerco di immaginarmi Rebekah sdraiata nello stesso punto e mi viene da ridere.

Dopo una mezzora mi stufo e mi alzo. Decido di andare in giardino, visto che è estate. Uscendo, incontro Katherine che esce dal bagno.

«Essere umani fa schifo, eh?». Mi fa una smorfia, ma non risponde. Sghignazzo fino alla sala.

Quando mi trovo davanti al portone, mi sorge un dubbio. E se ci fosse Silas, fuori? E se spuntasse dal buio per uccidermi?”

Poi mi rilasso: Tranquilla, se volesse ucciderti non si farebbe problemi ad entrare e trucidarti nella tua camera. Tanto vale uscire.”

Mi inoltro nel giardino e mi siedo. Più o meno nello stesso punto dove mi sono svegliata questa mattina.

“Ne sono cambiate, di cose…”

Come sempre quando sono all’aperto di notte, mi metto a guardare le stelle. Non ne so niente di costellazioni, ovviamente, anche se agli scout hanno provato ad insegnarmele. Ricordo solo quella del Grande Carro, così mi metto a cercarla, per vedere se in America si vede la stessa porzione di stelle che si vede in Italia.

E come volevasi dimostrare, qualcuno mi mette una mano sulla spalla.

 

**

 

Salto in piedi, urlando. Mai avuta una tale prestazione ginnica in vita mia: seduta – in piedi in meno di 5 secondi.

Mi giro e c’è Jeremy con le mani alzate e i palmi aperti.

«Che CAZZO!!!» gli urlo.

Si mette a ridere.

«Non c’è un cazzo da ridere, proprio!!!». Mi metto camminare furiosamente nel giardino, scalciando.

«Non ne posso più di essere presa alla sprovvista! Giornata di merda!!!»

«Sono un po’ scarsine le tue doti di veggente.» dice.

Lo guardo sghignazzare e sedersi a terra. Espiro e mi faccio passare la rabbia.

«Beh, non posso predire il futuro. So solo le cose del passato e del presente, ok?»

«Ok.» mi concede, ridendo.

Mi siedo di fianco a lui. «Perché sei qui?»

«Non riuscivo a dormire.»

«Nemmeno io. Giornata dura, eh?» sorrido.

Ride. «Alla fine, sono solo tornato in vita.»

«Per non parlare dell’aver lasciato la tua ragazza nell’aldilà.» rido anch’io.

Mi guarda sbalordito, sempre con quelle dannate sopracciglia aggrottate.

«Scusa, non volevo essere insensibile.»

«No, è che… beh, devo ancora farci l’abitudine.» Sorride. «Sei strana.»

«Credimi, lo so. Voglio dire, sono bloccata qui non so perché e non so per quanto. La maggior parte del tempo lo passo ad aver paura per la mia vita… sai, Damon all’inizio non è molto amichevole.» Jeremy annuisce profusamente. «Oppure sbavo così tanto dietro a loro» indico la casa alle nostre spalle «che mi ci vorrebbe una cisterna per raccogliere tutta la saliva.»

«Già, e non l’ho ancora capita questa storia. Voglio dire, ok che tutti i miei preconcetti su Damon si sono rivelati sbagliati, ma non ho ancora capito perché sei ossessionata da lui. O dal fatto che stia insieme a mia sorella o meno.»

«Pfff, non puoi capire.» lo derido.

«Mettimi alla prova.»

«Un’altra volta, semmai.» “Non saprei proprio che scusa inventarmi, senza parlare del telefilm.”

«Ok.»

Restiamo in silenzio per un po’. Non so cosa dire, ma la sua compagnia mi fa piacere. “E non voglio andare dentro, perché tanto non riuscirei a dormire.” Sento che per lui è la stessa cosa, infatti spezza il silenzio.

«Davvero non sai perché sei qui?»

«No. Diciamo che è una cosa che ha che fare con la mia… abilità.»

«E questa tua abilità include…?»

«Sapere più o meno tutto quello che ti è successo da circa 3 anni a questa parte.»

«Ma davvero? E se tipo ti chiedessi… chi è Anna?»

«Troppo facile!» rido. Passiamo il resto della nottata a parlare del telefilm… cioè, della sua vita. Ma a me sembra di essere a fangirlare con le amiche, dopo che abbiamo finito di vedere la diretta di un episodio.

**

Il mattino mi prende alla sprovvista. Mi rotolo perché non mi voglio alzare. Sento qualcosa che mi tocca una gamba. Apro gli occhi e vedo Damon, controsole, che mi da’ dei calcetti sullo stinco.

Rimango abbagliata, e non dalla luce.

«Svegliati, dormigliona!» mi dice.

“Mi dispiace, non ho ancora il dono della parola, quindi non posso risponderti. Posso solo stare qui ed amarti.”

Comunque mi rendo conto di essere in giardino e di avere una coperta addosso. La guardo come se fosse fatta di vomito.

«Te l’ho messa io.» spunta Elena. «Mi ricordo fin troppo bene i postumi di una frescata per gli umani. Ne ho messa una anche addosso a Jeremy, ma si è già alzato. Vi sto preparando la colazione, vieni.»

“Elena è la mia mamma... non posso gestire tutte queste emozioni di prima mattina. O di pomeriggio. O di sera. O mai.”

Mi metto a sedere, ancora incapace di intendere e di volere. Damon mi squadra un po’.

«Dio, sei un disastro. Dovrò chiedere a Elena di prestarti dei vestiti. Ah, giusto, li ha bruciati tutti.» e ghigna.

“Non si stanca proprio mai di prendermi per il culo.”

«Fottiti.»

«Ed ecco che parla! Finalmente, pensavo che il gatto ti avesse mangiato la lingua. In quel caso, gliene saremmo tutti stati grati.»

Non aspetta nemmeno una mia risposta. Contento della sua dose di umorismo mattutino, se ne va trotterellando verso la sua dolce metà.

“Ti odio. Ti amo, ma ti odio.” E mi alzo per raggiungerli.

 

**

Passo una settimana in una strana routine. Durante il giorno sono quasi sempre completamente da sola, immersa nei libri che rispettosamente prendo dalle librerie, piena di riverenza. Sono anche tentata di andare a spulciare i diari di Stefan, per non essere da meno degli altri. Resisto senza troppa difficoltà.
Quando non sono sola, c’è Jeremy che si diverte a chiedermi i fatti salienti di amici e vicini sperando di cogliermi in fallo. Ovviamente spesso mi chiede notizie su personaggi mai visti nella serie, ma quando cerco di spiegargli che non li ho mai “visti nelle mie visioni” finge di non sentirmi e se ne va soddisfatto.
A volte mi fa compagnia con un libro, altre volte si mette a disegnare sul tappeto. Non abbiamo veramente NIENTE da fare.

Katherine non esce mai dalla sua stanza. Di notte la sento scendere a prendersi da mangiare in cucina. Damon spesso si diverte a non lasciarle niente, o avanzi masticati.

Damon ed Elena… beh, anche loro li vedo poco, troppo impegnati a copulare allegramente in camera di Damon. Ogni tanto Elena si affaccia, presa dai sensi di colpa, magari dopo un giorno che non la vediamo.

Non so cosa ne pensi Jeremy, ma per me più sta di là più sono felice, quindi la caccio sempre via con varie rassicurazioni.

Ovviamente lo shopping è saltato, visto che all’ultimo mi sono ricordata di non avere un soldo. Elena si è offerta di prestarmi qualcosa, ma ho cercato di glissare senza dirle che non ho esattamente la sua taglia. Mi ha promesso di andare a comprarmi qualcosa, quando ha tempo, ma non voglio metterle pressione. Eheheh.

Per i pasti ci alterniamo io e Jeremy ai fornelli. Non va più a prendere cibo da asporto da quando lo hanno quasi riconosciuto per strada.

Per quanto riguarda gli altri due, ogni tanto vedo passare Damon con delle sacche di sangue prese dal seminterrato. Una volta eravamo a pranzo, e Damon è passato a petto nudo. Jeremy mi ha dovuta prendere al volo prima che cadessi a terra. Ci è voluta tutta la mia buona volontà per non inseguirlo.

La notte sono sempre insonne, a volte Jeremy mi raggiunge in giardino, altre no. Mi addormento sempre come una scema sull’erba. Ma non mi sveglia mai Damon con i calci come la prima volta. Me triste.

Silas non ha più dato segni di vita, per mia fortuna.

 

Ora sono seduta in salotto e sto leggendo un libro. Ogni tanto mi perdo con i pensieri e immagino cosa stiano facendo gli altri due, di là. Altre volte mi perdo a fissare il camino, sospirando.

Jeremy non so dove sia.

Ad un certo punto appare Damon. Vestito, purtroppo.

«Ok, metti via i libri e andiamo.» mi dice.

«Dove?» rispondo, chiudendo prontamente il libro e balzando in piedi.

«Te lo dico in macchina.»

“Io e Damon in macchina. ODDIOOOOO!!!”

Rimango ferma impalata talmente tanto a lungo che Damon esce, rientra, si affaccia alla porta e dice:

«Allora? Andiamo?»

«C-certo.» mi scuoto.

Lui esce, io mi schiaffeggio e mi faccio coraggio.

 

Dopo poco, siamo seduti sulla sua decappottabile blu. Ed io cerco di non guardarlo, mai.

«Allora…» comincia. «Elena mi ha supplicato di portarti a prendere dei vestiti.»

«Ah.» dico. «Perché non è venuta lei?»

«È quello che ho chiesto anch’io, ma ha detto che preferiva passare un po’ di tempo con Jeremy.»

«Certo.»

«Capirai quindi che faremo una cosa MOLTO di fretta. E non ho intenzione di accompagnarti e darti dei voti da uno a dieci o cose del genere. Entri, prendi un paio di cose al volo e partiamo.»

«Ok.» Intuisco il suo bisogno di tornare veloce al nido d’amore e continuare da dove hanno interrotto.

Gongolo, deliziata.

«Che hai?»

Senza pensarci, mi volto a guardarlo. Occhi blu al sole. Mi volto di nuovo di scatto, con la seria intenzione di aprire la portiera e rotolare giù al grido di “I CAAAAAAAAAAAAN’T!!!!”

«Niente, niente.»

Alza le spalle.

«Dunque… hai fatto qualche progresso sulla motivazione per cui sei qui? O come ci sei arrivata?»

«Assolutamente no.»

«Ti ho sentita parlare con Jeremy, ogni tanto. A quanto pare la tua conoscenza è selettiva. Si concentra molto su di me, Elena e mio fratello, più che altro.»

«Sì, direi di sì. Siete i protagonisti.»

Sorride, deliziato. «Io sono quello più figo, vero?»

Arrossisco violentemente. Ma non voglio dargliela vinta. «No, direi che il più figo è Klaus.»

Sghignazza. «Quindi se passasse a petto nudo per casa, avresti le stesse reazioni anche con lui?»

“Beccata!” «Ah, non ne hai idea. Penso che non mi limiterei a guardare.»

Si fa una mezza risata, ma non aggiunge altro. “Ho avuto l’ultima parola. Fuck yeah!”

Arriviamo. Dopo aver LETTERALMENTE preso le prime cose che mi capitano in mano, visto che Damon mi tampina e pensavo stesse quasi per spingermi fuori dal negozio, siamo di nuovo in macchina.

A Damon squilla il cellulare. Dal sorriso deduco sia Elena.

«Sì?»

Gli sparisce il sorriso. «Cosa? Ok, vado a controllare.»

Accelera vistosamente.

«Che succede?» chiedo.

«Jeremy non è a casa e non risponde al cellulare. Elena non lo trova da nessuna parte.» “Oh-oh.”

«Dove stiamo andando?»

«Non lo so, provo a scuola e da qualche parte in città.»

«Vai a casa di Caroline.»

Damon si gira a guardarmi. «Perché?» “Perché Silas abita lì.”

«Fidati!». E per qualche strana ragione al mondo, si fida.
 Chiama Elena e la avverte, le dice di raggiungerci.

Arriviamo e la casa è silenziosa. Damon si irrigidisce, quindi capisco che c’è qualcosa che non va.

«Rimani in macchina.» mi dice.

«Col cazzo.» rispondo. “Nei film, quello che rimane in macchina è uno dei primi a schiantare. Se si vuole sopravvivere, non ci si separa. MAI.”

Non ribatte. Entriamo.
In sala troviamo Caroline immersa in una pozza di sangue. La stanza ne è completamente imbrattata. Non so nemmeno dove camminare. Damon si china su Caroline e rialza lo sguardo su di me, annuendo.
È ancora viva.

«Merda.» dice Damon. Prende il cellulare e chiama, presumo, Stefan. Lo vedo incazzarsi e buttare giù. “Penso che non ci sia campo, in fondo al mare.” Si volta verso di me, furibondo.

«Come sapevi di dover venire qui?»

Non rispondo. Si avvicina, minaccioso.

«Rispondimi! Sai dov’è mio fratello?»

Ancora non rispondo. Non so da dove cominciare.

Mi afferra per un braccio. «Rispondimi subito, o ti ammazzo seduta stante.»

«Sono qua, fratello, non c’è bisogno di spaventare le ragazzine.»

Ci giriamo contemporaneamente. Silas è sulla soglia e tiene Jeremy per un polso, accasciato a terra e privo di sensi.
Si avvicina tirandosi dietro il corpo come un carretto. Spero che Jeremy sia solo svenuto…

Damon è incredulo. «Cosa stai facendo?»

Silas guarda Jeremy. «Oh, niente. Mi serviva il sangue di un cacciatore.» Molla il corpo, che fa un tonfo inquietante.

«Perché?» chiede Damon, coprendogli istintivamente l’uscita. Io, per non sapere né leggere e né scrivere, mi rintano in un angolo.

«Nulla di importante, non preoccuparti. Ora… mi piacerebbe restare, ma delle streghe mi aspettano a Las Vegas.»

«Per fare cosa?» Damon si sta incazzando.

«Niente che ti riguardi. Lasciami passare, adesso.»

«No.»

Silas sorride, un’espressione da pazzo terrificante. Si avvicina e Damon si piazza ancora di più tra lui e la porta. In un attimo, si avventano l’uno sull’altro.

Il resto lo seguo a malapena. Capisco solo che stanno lottando e spero vivamente che sia Damon ad avere la meglio. Mi raggomitolo ancora di più su me stessa.
Dopo un tempo che sembra infinito, sento un colpo e Damon cade terra, sanguinante. Silas supera il suo corpo con un passo. Si ferma e mi guarda.

«Peccato, se avessi più tempo, mi piacerebbe approfondire la tua conoscenza.» Detto questo, si gira e se ne va.

Aspetto qualche secondo, per essere sicura che non ritorni. Poi corro verso Damon, mi sembra messo peggio di Caroline. Apre gli occhi, semi-morente. Con una mano riesce a prendere il mio polso. Mi guarda. Capisco che sta chiedendo il permesso, quindi annuisco.
Si porta il mio braccio alla bocca e comincia a bere. All’inizio i denti che perforano la pelle fanno male, poi mi trascinano via in un vortice di sensazioni, dolore misto a piacere, estasi, eccitazione… Si ferma e mi accorgo di stare ansimando.

Si alza, tutto risanato.
Va verso Jeremy, gli tocca il collo. Con mio enorme sollievo, vedo che si morde un polso e gli fa bere il suo sangue. Avevo evitato di pensare a Jeremy perché non volevo nemmeno cominciare a pensare ad accettare l’idea che fosse morto. Di nuovo.
Mi avvicino. Rimango ad aspettare che riapra gli occhi, e quando lo fa, gli sorrido. In qualche modo, mi ricambia e si mette a sedere.
Intanto Damon è da Caroline, e visto che Jeremy è debole e io ho già fatto la mia donazione, se la carica in spalla.

Si guarda intorno, la casa imbrattata di sangue. «Ma che diavolo è successo a mio fratello?»

«Quello non è tuo fratello, Damon.» dico.

 

Note dell’autrice

Eccoci qua. Spero che l’arrivo dell’azione nella storia sia gradito. Alla fine, non sarebbe Mystic Falls senza un po’ di azione! Ho lasciato tutto crudo e con poche descrizioni apposta: volevo rendere a modo il senso di questa ragazza che vede tutte queste cose terribili, e sembra quasi che il tempo si fermi e lei faccia una semplice telecronaca dell’accaduto. Perché la realtà di tutto questo e la paura le hanno come bloccato ogni emozione. Per questo non ci sono urla, né fangirlamenti nella scena del bloodsharing. Che se fosse successa a cose normali, lei sarebbe impazzita, tipo XD

Attendo ansiosa delle recensioni! Vi è piaciuto? Vi pare che abbia senso? Non vi è piaciuto? Let me know! :D

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Capitolo 6
*** Cosa? ***


CAPITOLO 6 - COSA?

CAPITOLO 10 – COSA?

 

Damon si volta a guardarmi. «Cosa?»

In quel momento arriva Elena. Corre verso Jeremy e me lo sfila dalle braccia. Io non mi ero neanche accorta che lo stavo abbracciando.

«Cosa è successo?» chiede, tastando suo fratello.

«Sto bene.» la rassicura lui.

«Non ne ho idea.» risponde Damon. Mi lancia un’occhiata significativa. «Andiamo a casa.» le dice.

 

**

 

Damon piazza Caroline sul divano, poi aspetta nervosamente che Elena porti Jeremy nella sua stanza ad accudirlo con cure non necessarie. Dopodiché, si avventa su di me.

«Cosa sta succedendo? Dimmelo. Subito.» capisco che non si farebbe nemmeno troppi problemi a strapparmi i vestiti per prendere la verbena. Ma non sarebbe affatto una cosa piacevole.

«Non so da dove cominciare…»

«Comincia con: “Quello non è tuo fratello”.»

«Non lo è. È...»

«È…?»

«È Silas.»

Accusa il colpo. «Cosa? Cosa vuoi dire, Silas. Silas è di pietra. Silas è stato buttato in mare.»

«No, non è stato buttato in mare.» “Come glielo dico, adesso?”

«Ma era di pietra.»

«L’incantesimo è svanito quando Bonnie è morta.»

«Bonnie è MORTA?»

«Sì. Jeremy lo sa, ma lei gli ha fatto promettere di non dirlo. È morta per aver cercato di usare troppa magia.»

Damon è spaesato. Va a versarsi un bicchiere al tavolino. Lo vedo dare un sorso, buttare giù, pensieroso.

«Ok. Ok, quindi Silas è in città. O lo era. E ha un piano. Bonnie è morta. Quindi, dov’è Stefan?»

Boccheggio. «Io…»

Me lo ritrovo davanti. «Non te lo chiederò un’altra volta. Dov’è. Stefan.»

«È… Silas lo ha…»

Lo vedo spalancare gli occhi. «No, no, non è morto. Silas…»

«Giulia.» mi mette le mani sulle spalle, minaccioso. «Tu mi stai simpatica. Davvero. Ma se non parli, non mi starai più simpatica. E non sono molto gentile con le persone che non mi stanno più simpatiche. Anzi, sono quasi tutte morte. Ora, vuoi parlare?»

«È che… insomma… Silas… lo ha… rinchiuso…»

«Ok, bene. Un’informazione in più. Dove?»

«In una cassa.»

«Ok. Una cassa, dove?»

Boccheggio di nuovo. «In…»

«In…?»

«Lo ha buttato…»

Si fa perplesso. «Dove lo ha buttato?»

Ormai non posso più evitarlo. Mi lancio. «In mare.»

Damon batte più volte le ciglia, senza lasciare la presa dalle mie spalle. «In mare.» ripete.

Annuisco.

«Silas ha messo mio fratello in una cassa e lo ha buttato in mare.»

Non mi muovo.

«E tu non me lo hai detto.»

Deglutisco.

«Tu. Vivi qui. Da una settimana. E non me lo hai detto.»

Sento che stringe la presa. «Ahi, ahi, ahia!». Quando sento il “croc” delle ossa che si spezzano, comincio ad urlare.

Appare Elena, che lo stacca da me con forza. Cado a terra. «Damon! Cosa stai facendo?»

«Mio fratello è in una cassa in fondo al mare! E lei lo sapeva!»

Arriva anche Jeremy, che mi si avvicina e cerca di tirarmi su, ma scuoto la testa.

«Cosa?» chiede Elena.

«Diglielo! Dille cosa mi hai appena detto! Dio, non posso credere di essermi fidato di te.»

Questo fa ancora più male della spalla. Elena mi guarda. «È vero? Stefan è…?»

Annuisco. La vedo spaesata, guarda Damon e me e Jeremy, senza dire niente.

«Ok. Quindi cosa è successo prima?» chiede, riprendendosi. «Da Caroline?»

«Quello era Silas.» dice Damon, con lo sguardo perso nel vuoto.

«Silas?»

«Sì, ma aveva le sembianze di Stefan. Anche quando era qui era Stefan. Dio, lo sapevo che qualcosa non andava! Avevi troppa paura di lui!» Damon fa volare via la “mia” poltrona.

«Tecnicamente…» intervengo «è Stefan ad avere le sembianze di Silas.»

Tutti mi guardano.

«Cosa?» chiede Damon.

«Sì. Stefan è come un dopple-ganger. Quando Silas ha creato l’incantesimo dell’immortalità, la natura ha chiesto come sempre il suo prezzo, per mantenere un equilibrio. Ha creato un “Ombra di Se’ Stesso”, come l’ha chiamata lui. Quello che avete visto è il suo vero volto.»

Damon sembra trasecolare, poi si incazza più di prima. «Io adesso ti ammazzo.»

Elena gli si para davanti. «Damon…»

«Elena! Mio fratello è in fondo al mare! Silas è a Las Vegas a fare chissà cosa! E lei non ci ha detto niente per UNA SETTIMANA! Io DEVO ucciderla. Anche solo per farmi stare meglio.»

«Damon…»

Lui la ignora e mi guarda. «E non posso credere di averti dato una camera! O di aver bevuto insieme! Ti ho pure comprato dei vestiti!»

Ho le lacrime agli occhi, mi sento punta nel vivo e piena di vergogna. «Beh, forse se tu non fossi stato così tanto impegnato a copulare, magari te ne avrei parlato!»

«Cosa?»

«Hai capito bene!» Ricaccio le lacrime. «E non è stato solo per quello. Io… non volevo rovinare la serie.»

«Che serie?» chiede Jeremy.

Damon alza le braccia al cielo. «Cosa? Mi stai dicendo che hai lasciato mio fratello ad affogare per una stupida serie tv? Tu vuoi che io ti ammazzi.»

«Non è solo una stupida serie tv! Ed è l’unica cosa che sono riuscita a pensare, va bene? Io non so perché sono qui, questo non è il mio mondo! Ho pensato che se facevo un casino qui, poi avrei rovinato la trama a milioni di telespettatori nel mondo, nel mio mondo. Perché voi per me questo siete, uno show, dei personaggi di una trama! E se io non avessi fatto niente, magari sarei tornata a casa e nulla sarebbe cambiato! Perché voi… voi non siete reali!»

«Ah, sì? Vediamo se questo ti sembra reale.» Damon si fa avanti. Elena lo ferma, con entrambe le mani sulle spalle.

«Fermi, fermi. Ragazzi, stiamo calmi. Siamo in mezzo ad una crisi, non possiamo litigare tra di noi. Caroline è svenuta, Jeremy è stato morso, Silas è a fare chissà cosa a Las Vegas e Stefan…» Sospira. «Ci serve un piano.»

«Un piano? Non abbiamo bisogno di un piano. Io vado a prendere mio fratello, fine del piano.»

«Damon, non sappiamo dove sia. Potrebbe essere… ovunque, a quest’ora.»

«Già. Esattamente. Quindi non perderò un minuto di più a parlare con dei ragazzini.»

Elena accusa il colpo, ma non demorde. «Quindi cosa vuoi fare? Buttarti in acqua e cercare a casaccio?»

«Come inizio, sì, mi sembra una buona idea.» Si avvicina alla porta.

«Damon…»

«Non osare fermarmi, Elena. Tu faresti la stessa cosa per Jeremy.» E sparisce.

Elena alza gli occhi al cielo, furiosa, ed esce a passi lunghi dalla stanza senza nemmeno guardarmi.

Jeremy aspetta due secondi di silenzio, poi cede.

«Che cos’è tutta questa storia?» si siede davanti a me.

«Beh, non sono una veggente.»

«Ma pensa.»

«E… mi sono svegliata qua, l’altro giorno. Ma il giorno prima ero a casa mia, in Italia. E tutto quello che so su di voi, lo so grazie a una serie tv che va in onda da dove vengo io. È come se fossi stata catapultata dentro la serie tv, a vivere insieme ai personaggi. Non so come e non so perché.»

Mi riesce difficile guardarlo in faccia perché sembra un misto tra arrabbiato e deluso.

Per un po’ rimane in silenzio, senza smettere di guardarmi.

«Posso capire perché non me lo hai detto. Voglio dire, è una cosa pazzesca. Forse non ti avrei nemmeno creduto. Ma Stefan? Avresti dovuto dircelo. Avresti potuto inventarti una storia su una visione.»

Prende fiato. «Non posso credere che abbiamo passato un pomeriggio intero a parlare di lui e di quanto fosse sbagliato per mia sorella in confronto a Damon e tu non mi abbia detto niente.»

Non rispondo, non so proprio cosa dire. Guardo il tappeto. E lui, senza aspettare una risposta, se ne va.

In quel momento, Caroline decide di tornare “in vita”.

Si siede rumorosamente sul divano, guardandosi intorno.

«Cosa succede?»

«Silas ti ha fatto un bel prelievo di sangue.» le dico.

«Silas…?»

«È una lunga storia. Mettiti comoda.»

 

**

 

Dopo non so quanto, torna Elena. Io sono sempre seduta a terra, mentre Caroline si tiene la testa fra le mani, seduta sul divano. Elena parte risoluta.

«Ok, ecco cosa faremo. Tramite Jeremy organizzeremo una seduta spiritica o quello che è per contattare Bonnie e chiederle quello che sa. Magari può dirci cosa deve fare Silas e perché a Las Vegas.»

«Non lo sa. Tutto quello che sa Bonnie… lo so anch’io. Anzi, non sa nemmeno la storia dell’Ombra.»

Elena mi guarda un po’ accigliata.

«Ok, altre idee?»

Silenzio totale.

Arriva anche Jeremy, che rimette a posto la poltrona lanciata prima da Damon e ci si siede sopra. Cerca di non guardarmi.

«Ok.» Elena non si da’ per vinta. «Pensiamo a cosa sappiamo. Sappiamo che Silas sta andando a Las Vegas. Qualcuno sa perché? Qualcuno sa qualcosa sulle streghe che ci sono là?»

«A cosa pensi che servano le streghe in un posto come quello?» Appare Katherine sulla soglia.

Tutti ci voltiamo a guardarla. «Pensi che le persone vincano grazie alla fortuna

Detto ciò incrocia le braccia e si appoggia alla parete, con una smorfia di grondante soddisfazione dipinta in volto.

Elena la guarda, indifferente, poi si volta di nuovo verso di noi. Fa uno strano effetto vederle insieme nella stessa stanza.

«Cosa vuole Silas da queste streghe?»

«Molto probabilmente un incantesimo.» dico. “Capitan Ovvio, presente.”

«Voglio dire, Caroline qui ha ucciso dodici streghe che erano parte dell’incantesimo per aprire il velo. Quindi ai suoi tempi deve averne conosciute altre, oltre Quetziah. Qualcuna di queste sarà sopravvissuta, o avrà delle discendenti. Forse vuole ripetere l’esperimento del velo con un’altra strega, una che non sia una Bennett. O forse c’è una Bennett a Las Vegas.» “Sto sparando totalmente a caso.”

«Buona idea.» dice Elena.

«Già, grazie per aver condiviso il tuo sapere con tutti noi.» dice Jeremy, acido.

Elena lo fulmina con lo sguardo.

«Quindi come facciamo a saperlo per certo? Non possiamo presentarci a Las Vegas da soli e senza informazioni.» Intuisco che ha paura di muoversi senza Damon (o Stefan) per la prima volta in vita sua.

«Io chiamo Klaus.» dice Caroline alzando di scatto la testa.

«Oh, no. No, no, no, no, no, no, no.» dice Katherine.

Elena sbuffa. «Tranquilla, sarebbe troppo poco divertente se ti uccidesse. Ti nasconderemo. Però Caroline ha ragione, ci serve aiuto.» Katherine scappa nella sua camera, probabilmente a fare le valigie.

Io mi agito sul pavimento. «Stiamo per chiamare Klaus? Davvero?» “OH.MY.FUCKING.GOD.”

Jeremy fa una faccia schifata, si alza e se ne va.

Elena mi guarda, chiedendomi scusa per lui con gli occhi. Io le sorrido, di rimando.

Cerco di alzarmi, ma la spalla mi fa un male cane e lei lo nota.

«Ecco, tieni.» si avvicina, si morde e mi fa bere il suo sangue.

Caroline mi guarda con superiorità ed esce dalla stanza, col telefono in mano. “Direi che la mia giornata è conclusa.”

«Grazie.» le dico. «Perché tu sei l’unica a non avercela con me? Persino Caroline mi odia e ci ho scambiato sì e no due parole.»

«Diciamo che ho provato a mettermi nei tuoi panni e sto cercando di capirti. Poi ti odiano già tutti, ho pensato che una persona amica non ti avrebbe fatto male. Alla fine, sei davvero bloccata qui e non hai nessun altro.»

Le sorrido, piena di gratitudine. Vorrei abbracciarla, ma in quel momento torna Damon, completamente fradicio. Mi lancia un’occhiata assassina e se ne va in camera sua senza dire niente. Elena lo segue.

 

**

 

Quando arriva Klaus, io sono ridotta peggio di una quindicenne in calore. Ho passato tutto il tempo prima del suo arrivo a decidere il punto dove mettermi, da dove guardarlo, quando sarebbe entrato.

“L’incontro con Damon è stato un trauma. Quello con Klaus me lo voglio godere. Mi sono pure messa i vestiti nuovi che ho comprato… con Damon.”

Il pensiero di lui, lassù nella sua stanza, a rimuginare e a odiarmi per aver lasciato Stefan in mare… fa più male di tutti gli insulti mai ricevuti in vita mia. Fa più male di qualsiasi altra cosa. “Buffo, non pensavo che sarei stata così male per aver deluso Damon.”

Comunque, alla fine decido di aspettarlo sulle scale, seduta. Ho escluso il fattore “in piedi” per non cadere: basta figure di merda. E penso di avere le caldane. “Fa un sacco di caldo qui dentro, no?”

E Klaus, come un perfetto gentiluomo, bussa alla porta. Caroline corre ad aprirgli e Lui entra………………………





Note dell’autrice

Eccoci qua con un altro capitolo. Che ne pensate del nostro Damon? E di Elena? Vi sembrano OOC?

Io ho cercato di immedesimarmi nella situazione e di renderli più fedele all’originale possibile. Con qualche variazione importante:

Come avrete notato Elena è molto buona. Ricorda molto l’Elena umana delle prime stagioni. Perché? Perché io me la sono immaginata così: dopo lo switch off, vuole rimettersi il più possibile in contatto con la sua umanità. E dopo aver ucciso una persona, sente di dover “scontare” qualcosa, quindi cerca di essere buona per fare ammenda. Vi pare abbia senso?

Let me know!


Ps: GRAZIE a tutti quelli che recensiscono. Non sapete che giuoia provo quando vedo un nuovo commento e tutte le risate che vi fate. GRAZIE GRAZIE GRAZIE!

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Capitolo 7
*** Soddisfazioni ***


CAPITOLO 7 - SODDISFAZIONI

CAPITOLO 7 - SODDISFAZIONI

 

Klaus e Caroline parlano, ma non riesco a sentire cosa dicono perché sono troppo presa a mangiarlo con gli occhi.

Mi pare di sentire il nome di Tyler. “Balls.” [1]

Dopo di che, senza neanche guardarmi, se ne vanno in salotto, lasciandomi a bocca asciutta.

“Ok, non posso proprio dire che sia andata come mi aspettavo. Non dico che mi aspettassi un ‘Ciao, tesoro’, ma nemmeno il nulla.”

Damon ed Elena li raggiungono. Jeremy mi passa vicino, mi guarda scocciato e li segue.

“Sono proprio la benvenuta.”

Li lascio confabulare per un po’, sempre seduta sulle scale. Non voglio essere presente mentre parlano a Klaus di me. “Ma chi voglio prendere in giro, semplicemente non sono in grado di stare nella stessa stanza con Quei Due contemporaneamente.”

Alla fine della fiera, però, devo, visto che Elena viene a chiamarmi.

Mi avvicino alla sala con l’umore di un condannato a morte che va verso il plotone d’esecuzione.

“Contento, però, che almeno il plotone sia stracolmo di fighi.”

Entro e ci sono tutti. L’unica che manca è, ovviamente, Katherine. È stata spedita non so dove, non ero presente al momento della decisione. Non sono proprio la persona più popolare di questa casa, al momento.

Rimango a guardarli dalla soglia. I personaggi della mia serie tv, nella stessa sala. Damon vicino al tavolino dei liquori, Elena in piedi vicino al divano, Jeremy seduto sul divano vicino a Caroline e… ehm… difficile riuscire a guardarlo… Klaus… seduto comodo sulla poltrona, con la schiena appoggiata allo schienale. E col ghigno di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico.

“Sono in una stanza con Damon e con Klaus. Con Damon e con Klaus. Con Damon e con Klaus!!!!!”

«C-ciao!» gli dico. “Ma che cazzo, eppure ti eri preparata così bene! E invece? ‘Ciao!’? Che idiota.”

«E così tu sei quella venuta da un altro mondo.» dice lui, col suo accento impeccabile. «Affascinante.»

“Ok, la situazione è insopportabile. Le cose sono due: o mi sparo, o gli salto addosso e lo stupro. Ok, CERCO di stuprarlo.”

Annuisco. Distolgo lo sguardo, fingendo di voler osservare gli altri presenti. Jeremy si guarda le mani, Damon traffica con l’alcool.

«Ok.» dice Elena. «Visto che siamo tutti qui, proporrei di iniziare.»

«Iniziare cosa, esattamente?» dice Klaus. «Devo ancora capire il motivo della mia visita qui.»

E guarda Caroline, sorridendo.

«Beh, ci serve aiuto con Silas.» gli dice lei.

«E che genere di aiuto posso darvi io? Non ho poteri speciali contro di lui, valgo tanto quanto Damon in questa storia.» Sorride di nuovo. “Oh My.”

Comincio a capire che Klaus si aspetta un tipo di visita molto diverso da quello che abbiamo pensato noi.

 «Beh, Damon non è molto d’aiuto, di solito. Quindi speravo che tu potessi fare di più.» risponde l’oca bionda.

Mi guardo intorno e nessuno sembra intenzionato a ribattere. Damon continua a bere, con gli occhi bassi. Elena è scocciata ma non dice niente.

«Aspetta un secondo.» dico io. «Come sarebbe a dire che Damon non è d’aiuto?»

Caroline mi guarda come se avesse appena visto parlare una scarpa e non risponde.

«Ho sentito bene? Hai detto quello che penso tu abbia detto?»

«Sì, hai sentito bene.» La sciacquetta si indispettisce. «C’è qualche problema?»

«Oh, fammi pensare. No, non c’è nessun problema, a parte tutte le volte che Damon vi ha salvato il culo.»

Jeremy si alza e se ne va, come una furia. Elena lo segue con lo sguardo, preoccupata.

«Scusami?» ride Caroline. Poi indica Jeremy che se ne va, come a dire “E lui?”.

Non voglio girarmi a guardare Damon perché non voglio vedere la sua faccia, quindi continuo a fissare la cretina come se non fosse una vampira ma una stupida e ingrata umana da attaccare e distruggere.

«Ah, certo, quando non si sa cosa dire si tira sempre fuori la storia di Jeremy. Beh, lui è VIVO e sia lui che Elena hanno perdonato Damon. Voi, invece, non sapete fare altro che blaterare e vi scordate delle volte in cui vi ha salvato. Devo cominciare a citare le volte una per una? Perché posso farlo, sai? Posso dirti anche il numero della puntata. Diavolo, se mi ci metto d’impegno posso anche dirti tutta la colonna sonora.»

«È vero, potrebbe farlo.» dice Damon.

“GRAZIE AI SETTE DEI [2], Damon è colpito. Ha fatto una battuta. Forse mi perdonerà! I CAN’T.”

«Sì, mi piacerebbe vederti provare.» dice Caroline, sprezzante.

«Oh, ok, potrei cominciare dalla prima cosa che mi viene in mente. Quando Tyler si è trasformato in un lupo e ha cercato di ucciderti, chi si è preso il morso al posto tuo salvandoti le chiappe?»

Caroline apre la bocca ma la fermo prima che possa ribattere.

«Quando Stefan era via a squartare le persone, chi vi ha tenuto d’occhio e vi ha protetti? Quando tua mamma ha scoperto di te e voleva ucciderti, chi ti ha difesa? Quando Klaus voleva uccidere Bonnie, chi ha finto la sua morte e l’ha nascosta per proteggerla?»

Caroline boccheggia, ma non risponde.

«Posso continuare, se vuoi.»

Klaus scoppia a ridere. «Ma dove l’avete tenuta nascosta questa, finora?»

«Non farmi nemmeno iniziare.» dice Damon, sorseggiando il suo drink.

Caroline li fulmina entrambi.

Io mi faccio piccola, piccola. Ma piccola, piccola, piccola.

«Allora, arriviamo al punto?» dice Klaus. «Ho altre cose di cui occuparmi.»

“Già. Magari a Hayley stanno venendo le voglie. Non puoi perderti la fase in cui si va a comprare cibi assurdi, per la gravidanza della signorina.”

Elena si fa avanti.

«Dobbiamo trovare Stefan. E dobbiamo sapere cosa sta facendo Silas a Las Vegas. Ha detto che gli serviva il sangue di un cacciatore, quindi probabilmente sta lavorando ad un incantesimo. Ma non sappiamo di che tipo.»

Klaus si rivolge di nuovo a Caroline, sempre con la sua ghigna. «E…?»

«E ci farebbe piacere se tu cercassi informazioni su queste streghe di Las Vegas. Sei un esperto nel settore streghe, dopotutto.» gli risponde lei.

«Sì, lo sono.» dice Klaus, sempre gongolante. «E in cambio, cosa ottengo?»

«La nostra eterna gratitudine?» dice Damon.

«Dipende.» dice Elena. «Cosa vorresti, in cambio?»

Il mio alterco con Caroline non è ancora finito, quindi decido di buttare carne sul fuoco.

«Beh, una volta ti sei accontentato di un appuntamento. In questa situazione, direi che puoi chiedere qualcosa di più.»

Damon fatica a reprimere un sorriso, Elena mi guarda stupefatta e Caroline furibonda.

Klaus non ha cambiato posizione, ha solo accentuato il ghigno.

Caroline sposta lo sguardo su di lui.

Silenzio.

«No.» dice. «Oh, no. No, no, no, no, no.»

Si alza in piedi. «Tyler sta tornando, ok? Tu lo hai fatto tornare! Quindi io non farò niente del genere! Tu sei… sei disgustoso e… io… non voglio nemmeno guardarti in faccia! Perché non vai ad un appuntamento con lei.» e mi indica come se fossi fatta di fogna.

Mi manca un battito. «Io?»

«Sì, tu. Tanto da solo non sarebbe capace di trovarsi niente di meglio.»

E se ne va.

“E ne ho già fatti andare via due, stasera. Potrei raggiungere un record.”

Purtroppo, però, Klaus ha cambiato espressione. Ha quella faccia da incazzato-ferito che non promette niente di buono.

Mi affretto ad intervenire.

«Non… la pensa così. È attratta da te ma non vuole ammetterlo, quindi per autodifesa, attacca a sparare insulti e cattiverie. Degne di una ragazzina, è vero. Ma alla fine ha 18 anni, no?»

Klaus non risponde.

«Comunque…» prosegue Elena. «Silas è un problema comune, Klaus. Quindi conviene anche a te aiutarci, sapere cosa sta tramando.»

Klaus non dice niente. Ha ancora l’espressione pericolosa in faccia. Punta verso Damon ed Elena.

«Dopo questa volta, non chiamatemi più. O vi ucciderò tutti.» E se ne va.

“E tre! Sono un mito!”

“Comunque ha minacciato tutti talmente tante volte che non fa più nemmeno paura. Va bene, ok, un pochino sì…”

«Beh, direi che è andata bene.» dice Damon, dando l’ennesima sorsata.

Elena lo guarda, corrucciata. Poi non riesce a resistere e sorride.

«Vado a controllare Jeremy.» dice. «Fate i bravi, voi due.» Ci indica e se ne va.

E così… sono da sola con Damon. Che forse mi odia ancora.

Penso di avvicinarmi, poi mi rendo conto che potrebbe non essere una buona idea invadere il suo spazio, al momento.

«Senti…» gli dico. «Mi dispiace. Io… mi sono ritrovata qui e non sapevo cosa pensare. Non ho voluto consciamente pensare a niente perché se lo avessi fatto, tutto questo sarebbe stato reale. Ma avrei dovuto pensare a quanto tieni a tuo fratello e cercare di convincerti a parlare con me, quindi… mi dispiace.»

Damon mi guarda. Non so da quanto stia bevendo, ma mi sembra ubriaco.

«Ok.» dice.

Rimango a bocca aperta. «Davvero?» “È stato facile.”

«Sì. Alla fine è vero, avrei dovuto indagare di più su questa tua storia di “vengo da un altro mondo e so tutto”. Invece mi sono lasciato andare e ho...» Fa una pausa. «Mi sono goduto un po’ di felicità con la donna che amo. Ma a quanto pare, quando lo faccio, succede sempre qualcosa di brutto, quindi...»

Beve ancora. Mi si stringe il cuore a vederlo così.

«Damon… guarda che non hai fatto niente di male. So che sembra stupido dirlo perché non lo sei, ma è umano godersi la felicità del momento e lasciare da parte tutto il resto. Lo fanno tutte le coppie innamorate.»

«Già, ma come hai brillantemente suggerito tu, io non sono umano. Evidentemente ci sono dei lussi che non mi posso permettere. E ora scusami.» Fa per andarsene.

Decido di non lasciar perdere.

«E dove vai?» gli dico, dura.

Damon mi guarda, stupito. «Non sono affari tuoi.»

«No, ma ho deciso di impicciarmi lo stesso. Tu stai per andare da Elena. Stai per dirle che molli tutto finché non trovi tuo fratello.»

Damon non risponde.

«Stai per lasciarla perché ti senti in colpa, perché avresti dovuto capirlo, perché Jeremy è quasi morto di nuovo dopo neanche dieci giorni ed è quasi morta anche Caroline. E pensi che tutto questo sia colpa tua perché sei stato felice per una settimana.»

Damon ancora non risponde.

«Uau, sei stato felice per una intera settimana di vita! Deve essere spaventoso, in effetti. Damon, ascoltami e ascoltami bene, perché io un giorno forse me ne andrò da qui per tornare a casa e non ci sarà nessun altro a farti questi discorsi, visto che non lasci che nessuno ti si avvicini tanto da conoscerti. Tu meriti di essere felice, e non tutto quello che succede è colpa tua.»

Continua a guardarmi, in silenzio. Lo prendo come un invito a proseguire.

«È vero, hai fatto delle cose discutibili in passato. Ma sono nel passato, e mi pare che tu ti sia punito a sufficienza. Anche perché molte di quelle cose che definisci orribili non lo sono nemmeno, sono solo avventate e alla fine hanno salvato la vita di molte persone. O almeno, delle persone che sono importanti per te. Lascia stare il passato, pensa al presente. Non potevi sapere di Silas. Non potevi sapere che io sapessi delle cose in più. Non potevi sapere che Silas avesse in piano di aggredire qualcuno e sparire. Cavolo, non lo sapevo nemmeno io! Quindi ti prego… ti prego, non lasciare che le tue insicurezze abbiano di nuovo la meglio su di te. Non lasciare Elena. Non aiuterebbe nessuno, in questa situazione.»

Damon continua a non parlare.

«Possiamo fare un piano e risolvere tutto. Risolverete tutto, come sempre. Lo troverete. E adesso versami qualcosa da bere che sto sudando come maiale. Dio, questi discorsi sono sfiancanti.»

Fa un mezzo sorriso e mi versa un bicchiere. Rimaniamo in silenzio per un po’. Lo lascio rimuginare sulle mie parole, ben consapevole che non sia abituato a sentirle.
“Non penso di avergli mai fatto un discorso così lungo da quando sono qui. E riesco anche a guardarlo negli occhi senza che mi tremi la voce. Sto migliorando.”

«Sai, questa sensazione che stai sentendo… si chiama accettazione.» gli dico. «Quando qualcuno ti conosce, conosce i tuoi pregi e i difetti e ti accetta così com’è. Non è male, no?»

Alzo il bicchiere per fare un brindisi con lui. Fa cozzare il bicchiere contro il mio, guardandomi fisso.

«Ti perdono.» mi dice.

Bam. Un mattone enorme, che non sapevo nemmeno di avere, mi si alza improvvisamente dal cuore.

Mi si riempiono gli occhi di lacrime, e mi volto dall’altra parte per non farglielo notare.

 

**

 

Più tardi, sono seduta nel mio posto preferito del giardino, a guardare le stelle. Rimugino su quello che è successo oggi. “Ho ancora un po’ di batticuore…”

Dopo non so quanto, sento dei passi che si avvicinano.

Jeremy mi si siede accanto.

«Ehi.» dice.

«Ehi.» Potrei dirgli “Guarda un po’ chi mi parla adesso”, ma sono troppo stanca per essere acida.

«Senti, volevo chiederti scusa per oggi. Non è giusto quello che hai fatto, però è anche vero che non posso capire la tua situazione. Quindi, penso di aver esagerato nella reazione.»

«Non ti preoccupare. Me lo aspettavo e penso anche di essermelo meritato. Certo, se avessi continuato, poi forse non ti avrei più parlato io. Mai più.»

Ride.

«Che giornata, eh?»

«Già.»

«Sono quasi morto di nuovo.»

«Forse dovresti tenere un’agenda, sai, per tenere il conto. Magari puoi battere un record personale.»

«Forse mi daranno un premio, alla fine.»

«Lo spero proprio per te! Quanto sadismo vogliono perpetuare contro un povero adolescente? Voglio dire, quante volte possono farlo morire prima dei vent’anni senza dargli una gratifica?»

Ridiamo.

«Ehi, hai fame? Oggi non abbiamo proprio mangiato.» dice Sopracciglia Aggrottate.

«Cavolo sì, sto morendo di fame.»

 

 

Note generali

 

 [1] Frase ricorrente di Bobby, personaggio di Supernatural. Sostanzialmente vuol dire “Che palle.”

[2] Citazione da Game of Thrones, dove la maggior parte della popolazione del continente occidentale venera i Sette Dei.

 

Note dell’autrice:

Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Per me è stato molto difficile da scrivere. Punto primo, perché Klaus è… beh, è Klaus. È difficile da riportare per iscritto il suo comportamento. E Damon distrutto dal dolore per suo fratello è così… heartbreaking! T_____T
E la parte del bisticcio con Caroline? Non per niente questo capitolo si chiama Soddisfazioni.
Se ci sono domande sul comportamento dei protagonisti, non esitate a chiedere. Ho risposte per tutti!
Grazie ancora per tutte le recensioni che ricevo, e che continuano ad aumentare!
Siete meravigliosi :D

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Capitolo 8
*** Postumi ***


CAPITOLO 8 - POSTUMI

CAPITOLO 8 – POSTUMI

 

Mentre io e Jeremy mangiamo, Damon ed Elena hanno evidentemente elaborato un piano. Vedo Damon uscire di corsa dalla porta principale mentre Elena lo guarda andare via, preoccupata, ma non troppo. Deduco che hanno deciso insieme la meta del suo viaggio.

Ci guarda mentre siamo seduti al tavolo a masticare. La guardiamo di rimando, pieni di domande negli occhi.

«È andato a prendere Katherine.» ci spiega. «Potrebbe esserci d’aiuto, purtroppo.»

«Da solo?» chiede Jer.

«Certo.» risponde lei.

«Mh.»

«Perché? Dovrei preoccuparmi di qualcosa?»

«No, no. Chiedevo solo.»

Elena sembra improvvisamente spaesata. Per un attimo rimane lì dov’è, pensierosa e un po’ sconcertata, poi d’un tratto si gira e se ne va.

Cerco di dare una spinta a Jeremy, ma ovviamente quella massa di muscoli non si muove nemmeno.

«Eddai, perché la fai ingelosire?»

Ride. «Così. Prima mi ha fatto la predica per come mi sono comportato con te e anche se aveva ragione… beh… la vendetta è divertente.»

«Sei una merda.» Rido e gli lancio una cosa a caso presa dal mio piatto.

 

**

 

Quando Damon e Kat tornano, li stiamo aspettando in sala. Ormai è diventata “la Sala del Concilio”.

«Beh…» esordisce Kat, guardandoci, presa a fare la diva in una delle sue pose. «Com’è andata col nostro ibrido preferito?»

«Damon non te l’ha raccontato?» le chiede Elena.

«No, mi sta riservando il trattamento del silenzio. Mi sa che l’ho fatto arrabbiare.» fa il labbrino.

«Vabbè…» Elena sospira. «Abbiamo chiesto a Klaus di indagare sulle streghe di Las Vegas ma non abbiamo capito se lo farà, e Caroline se n’è andata non so dove. Non mi risponde al telefono.»

«Che perdita insormontabile. Non so se riusciremo a sopravvivere.»

Elena non le risponde.

«Dunque, che facciamo allora? Cominciamo a cercare il sirenetto?» riprende Kat, praticamente lanciandosi sul divano.

Un secondo dopo Damon la sta tenendo in piedi per la gola.

«Fossi in te non farei tanto umorismo, finché sei umana. E senza verbena.»

La lascia andare. Kat risprofonda nel divano e si tiene il collo, tra l’offesa, l’indignata e la spaventata.

Il resto di noi gongola a non finire.

«Comunque…» riprende Damon. «Direi che ci dividiamo. Io cerco Stefan e voi cercate le streghe.» indica le dopple-ganger.

«Assolutamente no.»
«Assolutamente no.»
Rispondono le due, in coro.

«Avete un’altra soluzione? Katherine, preferisci buttarti con me in mare a cercare Stefan o preferisci cercare informazioni sulle streghe da sola?»

Si gira verso Elena. «E tu? Preferisci che venga con me o che venga con te?»

Rimangono entrambe zitte e a braccia conserte, sconfitte.

«E noi?» chiede Jeremy.

«Noi cosa?» risponde Damon.

«Io e Giulia. Cosa facciamo, noi?»

«Assolutamente niente. State qui e non vi mettete tra i piedi.»

«Per me va bene.» rispondo io. “Non ho nessuna intenzione di mettermi alla ricerca di streghe collegate a Silas.”

«No che non va bene!» Jeremy mi fulmina. «Dobbiamo aiutare. Possiamo cercare anche noi notizie sulle streghe.»

«Già, da qui.» dice Damon.

«No, io vengo con voi.» e si alza in piedi.

«Senti, Lazzaro. Sei già quasi morto una volta, e sei vivo da nemmeno dieci giorni. Mi spieghi perché vuoi già tornare nell’altro lato? Vuoi andare a fare compagnia a Bonnie?»

Jeremy fa per andare incontro a Damon, minaccioso.

Mi alzo e mi metto tra i due.

«Jer, ha ragione. Ogni tanto dovresti usare un po’ di quell’istinto di sopravvivenza che ci ha donato Madre Natura. Non possiamo andare con Damon e se andassi con Elena, sarebbe preoccupata per te tutto il tempo. Non riuscirebbe a fare niente. E comunque, li possiamo aiutare da qui. Ci sono tanti libri, diari… e so che è una domanda stupida perché non è praticamente mai successo nella serie, ma… non è che avete internet, per caso, vero?»

Tutti mi guardano, nessuno risponde.

«Che serie?» interviene Katherine.

 

**

 

Dopo due settimane, ancora non sappiamo niente. Damon è un po’ che non torna, preso nella sua ricerca di Stefan. Fa un passo a casa ogni tanto, poi riparte subito. Elena e Kat bisticciano tutto il tempo. Il morale è basso, data la scarsità di informazioni. Caroline finalmente ha risposto alle chiamate di Elena e si è unita a Damon nella ricerca.

Io e Jer abbiamo letto un mucchio di libri, ma nessuno diceva niente su nessuna strega di Las Vegas.

 Siamo in salotto, e mentre sto leggendo l’ennesimo libro, Jer si alza.

«Vado a mangiare qualcosa, sto morendo. Vuoi qualcosa?»

«No, grazie.» Annuisce e se ne va.

“Ma quanto mangia, questo? Ah, giusto, deve dare da mangiare anche ai muscoli.”
Mi immagino delle miriadi di bocche dentate sparse per tutte le braccia di Jeremy e mi vengono i brividi.

Mentre sono presa in questo pensiero inquietante, mi ritrovo davanti Klaus.

Mi cade il libro a terra e quasi lo seguo.

«Non volevo spaventarti, tesoro.» mi guarda intensamente e mi sorride.

“BOOM. PREGNANT.”

«Eh! Fa niente!»

«Dove sono tutti?»

«Eh… Elena è con… cioè, è andata a cercare informazioni sulle streghe… e Damon è con Caroline a cercare Stefan…» detto ciò espiro rumorosamente e guardo il tappeto.

“L’ho guardato. L’ho guardato e gli ho detto una frase intera mentre lo guardavo.”

«Bene. Puoi dire a Elena di tornare, non troveranno niente.»

«Ah.» dico.

Non mi muovo. Fisso il pavimento. Sento che mi guarda.

«Non la chiami?»

«Ah! Sì, sì, la chiamo subito!»

Sorride.

“Lord Jesus, qualcuno mi salvi. Sono in una stanza da sola con lui e non ce la posso fare.”

Compongo maldestramente il numero e spero che Kat non parli, per una volta nella sua vita.

«Pronto?»

«Elena, sono io! Klaus è qui.» lo dico subito, onde evitare.

«Ah! Chiamo Damon e gli dico di raggiungervi. Noi… Io sono un po’ lontana e ci metterò un po’.»

Capisco che deve prima portare Kat al sicuro, anche se controvoglia.

«Ok! A dopo!»

“Pensa te, ho appena parlato al telefono con Elena e la cosa mi sembra totalmente normale.”

Klaus fa un giro della stanza. Guarda un po’ i libri, guarda il camino. Io arrossisco, non so nemmeno perché.

Improvvisamente si volta verso il portone e cambia espressione. Un’espressione non proprio amichevole.

Io mi cago addosso. “Oddio, chi c’è? Chi è arrivato? Silas è finalmente venuto ad uccidermi?”

«C’è nessuno?». “No, dubito che Silas chieda il permesso. Allora chi è, ora? Elijah?”

Invece appare Tyler. “Oh-oh.”

Ci guarda. «Oh.» dice. “Molto astuto.”

Klaus lo guarda, ma non proferisce parola. Non ne ha bisogno, perché la sua faccia dice tutto. Tipo “Voglio ucciderti ma non posso, tu questo lo sai quindi sparisci prima che me ne freghi e ti squarti sul posto.”

“Oh, magari. Magari!”

Tyler evidentemente non lo legge, perché rimane sul posto con gli occhi sgranati e ci guarda. Probabilmente sta anche cercando di capire chi sono, ma potrebbe pensarci fuori! O a casa sua! E invece no.

Difatti, due secondi dopo Klaus è davanti a lui e lo sta prendendo per il collo.

«Ti ho dato due secondi per andartene. Avresti dovuto farlo.»

Non so come riesco ad alzarmi, barcollando. «Klaus, ricordati le cose importanti che hai imparato: le conseguenze delle tue azioni influiscono su certe persone.»

Non so perché sto salvando la vita a Tyler. “Ah, sì, perché non voglio rimanere traumatizzata alla vista di qualcuno smembrato davanti ai miei occhi.”

«Pensa. Cosa ci guadagneresti?» Klaus ghigna. “A volte vorrei fare un enorme Facepalm per tutte le stronzate che dico.” «Certo, un sacco di soddisfazione. Cioè, un po’. Però dopo chi la sente quella? Poi attaccherebbe coi discorsi… “Non sei meritevole, non sei degno. Sul serio, Klaus, sul serio? Non sei abbastanza epico per me!”»

Lascia andare la presa e Tyler, finalmente, accende il cervello e si dilegua.

Klaus sta ridacchiando. «Sei divertente.» mi dice.

Mi risiedo pesantemente sulla poltrona.

Si avvicina, gli cambia il sorriso. «Ovviamente, però, non pretenderai di sapere tutto su di me.»

«Certocheno!» nessuna pausa, nemmeno un respiro.

«Bene.»

Continua ad avvicinarsi e si china su di me, ancora seduta sulla poltrona.

“Sto respirando? Sto respirando??? Devo ricordarmi di respirare!!!”

«Sai…» smette di sorridere e si finge pensieroso. «è da un po’ di tempo che non ho un’umana.»

“…”

Mi sorride ancora, divorandomi con gli occhi.

“…”

“Cervello non disponibile.”

Dopo di che, si china di più e mi bacia.

 

**

 

“Niente ha più senso. Cos’è il mondo? Cos’è la vita? Perché siamo qui? 42?[1]

C’è vita nell’universo? Quanti pesci ci sono nel mare? Quanto è infinito l’infinito?

Perché sono in piedi in casa Salvatore e Klaus mi sta baciando?”

Quando il bacio finisce, rimango, non so come, in piedi. “E prima ero seduta, quindi mi ha alzata dalla poltrona…”

Dentro di me, un qualche interruttore si spenge.

Ho la testa ovattata.

Sento avvenire delle conversazioni in sottofondo.

Decido di girare la testa verso la fonte del suono e vedo Caroline arrabbiata, sulla soglia. La vedo appannata.

Non sento cosa dice, come quando sei sott’acqua nella tua vasca e senti le conversazioni venire da un’altra stanza. Senti delle voci, ma non riesci a capire cosa dicono.

Caroline però mi pare incazzata a bestia. Vagamente, un angolo remoto del mio cervello si chiede come mai.

Poi si gira e se ne va.

La realtà mi piomba addosso come una secchiata di acqua gelata quando vedo Jeremy alle sue spalle.

Anche lui con un’espressione alquanto furiosa.

Tutte le sensazioni, udito, tatto, odorato, vista e anche la ragione mi ripiombano addosso.

In tempo per vedere Jeremy che se ne va.

«Co…?»

Mi guardo intorno e anche Klaus non c’è più.

“Klaus…” d’istinto mi porto la mano alle labbra. “Mi ha baciata…”

“L’ha fatto perché ha sentito Caroline arrivare. Ma non me ne fotte una beata minchia del perché. Oh, Dio. Oh, Dio. OH DIO OH DIO OH DIO ODDIOOOOOOOOOO”

Il peso di tutta questa situazione mi piomba sullo stomaco e comincio a correre a caso per la casa.

Trovo delle scale e le salgo.

Trovo una porta e le apro.

Sono senza fiato e il cuore mi batte a mille “pensopropriodistareavendounattaccodipanico.”

Cerco un angolino per rintanarmi e piangere e mi accorgo di essere in camera di Damon.

“Non ci posso credere. Non ORA!”

Non posso fare a meno di fissare il letto. Poi, come un automa, mi giro e vado verso il bagno.

E quando entro, eccola lì. LA vasca.

Delle lacrime mi scendono copiose dalle guance e non so nemmeno quando ho iniziato a piangere.

“Attacco di panico in corso, please help.”

Il cuore mi martella così forte che quasi non sento niente.

Mi giro per andarmene e c’è Damon.

È completamente zuppo, di ritorno dalla sua spedizione. “Giusto, è tornato con Caroline.”

Problema: si sta asciugando i capelli con un asciugamano e ha la camicia sbottonata.

“No, no, no, no, no, no, no. Basta. Tutto così insieme no! NON POSSOOOOOOO FARCELAAAAAA”

Mi accascio sul pavimento, senza parole.

Damon mi guarda e mi immagino cosa veda: una pazza, accasciata a terra con lo sguardo spiritato e le lacrime che le rotolano giù dalle guance, in perfetto silenzio.

Non sto nemmeno singhiozzando.

Mi si avvicina e mi guarda preoccupato.

“Nooo non mi guardare cosììì non riescooo non riescooo”

Si accuccia davanti a me. Chiudo gli occhi.

«Va tutto bene?»

Mi mette una mano sulla spalla.

Mi alzo in piedi di scatto. E, in piena crisi isterica, fuggo, urlando:

«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!»

 

**

 

Sono in camera mia e mi sono chiusa dentro. Mi vergogno da morire. E mi devo ancora riprendere. Quindi me ne sto al buio sul letto e abbraccio un cuscino per ritrovare la mia salute mentale.

Fuori sento delle voci. Ci sono Elena e Damon, e sembrano preoccupati.

«Perché non chiami il piccolo Lazzaro? Mi sembrava fossero amici.»

«Ci ho provato, ma non vuole venire e non vuole dirmi perché. E non chiamarlo Lazzaro.»

«Ok. Allora entro io.»

«NO!» gli urlo dal mio rifugio sicuro.

«Vado io.» sento dire Elena.

«Ok, ma dalle una sberla da parte mia. Cosa? Mi ha urlato contro!»

Mi sto immaginando le loro espressioni e quasi mi rimetto a piangere.

«Giulia, puoi aprirmi? Tanto lo sai che se voglio entro lo stesso.»

«Ok. Però Damon deve andare via.»

«Mio Dio, siamo all’asilo. Va bene, va bene, vado!»

Sento i passi che si allontanano.

Scendo per la prima volta da non so quanto dal mio letto, corro alla porta, apro la serratura e ricorro sul letto.

Mi sento un’idiotissima bambina di tre anni che fa i capricci coi genitori.

Elena entra, cauta.

«Ehi.» mi dice.

«Ehi.» affondo la faccia nel cuscino lasciando fuori solo gli occhi.

«Posso accendere la luce?»

«No, preferisco così.» “Me = morta di vergogna, per favore non guardatemi in faccia.”

«Ok.» Si siede sul letto davanti a me. «Tanto ti vedo lo stesso.» e mi sorride.

Sorrido, dietro al cuscino.

Mi guarda per un po’.

«Che è successo?» chiede.

Arrossisco. «Ho avuto un attacco di fangirlismo acuto.»

«Che vuol dire?»

«Beh, ecco… diciamo che… ci sono cose che succedono… e animi deboli come noi… che passano la vita a shippare coppie e sperare su di loro… o magari anche su singoli personaggi… riversandoci molte emozioni… ecco…»

«Sì…?» mi incoraggia.

«Diciamo che ho avuto un’overdose di emozioni.» mi stringo ancora di più al cuscino.

«Ok. Come mai?» ci va piano. “Com’è tenera…”

«Klaus mi ha…» mi manca il respiro. Mi concentro. «Mi ha b-baciata.»

Elena è stupita ma finge di non darlo a vedere.

«Ok.» dice.

«E poi Damon… ecco, non lo sapevo che ero in camera sua. Ero entrata in una porta a caso e mi sono trovata davanti al letto dove voi…» Non è proprio a suo agio, ma non dice niente. «E poi mi sono girata e c’era LA vasca. È stato tutto troppo improvviso e il mio cervello non ha retto e nemmeno il mio cuore e insomma non puoi capire io ho passato notti intere a parlare di Joseph, cioè, Klaus, e me lo sono pure sognato e poi vengo qua e succede tutto questo e lo so che l’ha fatto solo perché voleva farsi vedere da Caroline mentre lo faceva così la faceva ingelosire però insomma non cambia il fatto che mi abbia baciato e ommioddio cosa non era quel bacio era intenso pieno di emozione almeno da parte mia non ho mai avuto un bacio così da nessuno certo secoli di esperienza non fanno male ma comunque era sentito e appassionato anche se non nel modo tipo ti strappo i vestiti che io al limite mi sarei aspettata mi desse un bacio così invece era proprio… wow.»

«Giulia, respira.»

«Certo.» Mi butto all’indietro sul letto.

Elena cerca di dire qualcosa. «Beh, Klaus è un uomo molto… affascinante. Quindi capisco che ti possa aver scombussolata un po’.» Mi guarda. «Molto.»

Mi tiro su. «Puoi farmi un favore? Mi prometti di non dirlo a nessuno? Possiamo raccontare che ero sconvolta perché mi aveva fatto paura o qualcosa del genere.»

«Ok, come vuoi.»

“Mi manca proprio qualcuna con cui fangirlare su questa cosa. Qualcuna che si metterebbe a saltellare e a urlare e a chiedermi DETTAGLI, DETTAGLI, DETTAGLI!”

“Però Elena si è sforzata.”

Le prendo le mani. «Grazie, ora sto meglio. Devo ancora adattarmi e abituarmi a questo mondo. Voi siete reali e io devo comportarmi con voi come se lo foste. A volte è difficile, soprattutto con certi personag… persone.»

Elena sorride.

«Comunque mi sei stata di grande aiuto e ti ho sentita vicina, quindi grazie. Penso che non sarei nemmeno viva, se non fosse per te.» le dico.

«Figurati, tu avresti fatto lo stesso per me.» Le sorrido, ma non ne sono tanto sicura.

«Ora vado di là. Klaus sta parlando al telefono con Damon e gli sta dicendo cos’ha trovato. Ti posso lasciar da sola?»

«Certo, certo. Vai.»

“Io rimango qui a pensare al fatto che solo al sentir nominare il suo nome mi si è stretto lo stomaco.”

 

 

Note generali:

[1] Citazione da Guida Galattica per Autostoppisti, dove 42 è la risposta alla domanda sulla vita, l’universo e tutto quanto.

 

Note dell’autrice

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

Aspetto con ansia i vostri commenti.

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Capitolo 9
*** Giardino ***


CAPITOLO 9 - GIARDINO

CAPITOLO 9 – GIARDINO

 

Quando mi decido ad uscire, è notte inoltrata.

Vado in sala e trovo Kat a leggere non so cosa mentre mangia un panino.

«Oh.» mi guarda. «Chi si rivede.»

«Ehi.»

Sono svuotata anche dal risentimento per Kat. Non provo niente. “Ho già dato troppo, oggi.”

«Cosa è successo oggi alla grande riunione?» chiedo.

«Oh, niente di che. Klaus ha detto di non aver trovato niente su Silas, le streghe della zona non ne hanno nemmeno sentito parlare. Ah, e si è premurato di dire che non c’è bisogno che mi nascondiate perché lo sa che sono qui.»

«Mmh. E gli altri?»

«Niente di niente. Ora Damon ed Elena sono sicuramente a consolarsi a vicenda in camera loro.» Fa una faccia schifata. «Caroline sarà a recuperare il tempo perduto con il cane e Jeremy è nella sua stanza da tutto il giorno. A proposito, non so cosa tu abbia combinato, ma ne hai fatti incazzare due e preoccupare a morte un’altra. Damon invece non ho capito se fosse in un gruppo o nell’altro. In ogni caso, complimenti. Hai tutta la mia stima.»

Le faccio un cenno stizzito.

«Allora, che hai fatto?»

«Niente che ti riguardi.»

«Mmh, acidella. Mi chiedo cosa tu abbia fatto per vergognartene così tanto.»

«Perché ti importa?»

«Mi annoio.»

«Allora vai tramare la morte di qualcun altro, visto che è la cosa che sai fare meglio.»

«Ouch. Che dolore. Non so se potrò vivere senza la tua approvazione.»

Batte le ciglia due volte e girando i tacchi se ne va, soddisfatta.

“Che stronza maledetta.”

Mi parte una rabbia inspiegabile e mi giro per apostrofarla mentre se ne va.

«Se ti piace così tanto godere delle disgrazie altrui, vuol dire che Elijah ti ha ridotta proprio male, eh?»

Si gira.

«Cosa?»

«Elijah. Devi stare proprio male, sapendo che ti ha lasciata. Così su due piedi, poi.»

Si avvicina, furiosa.

Tira fuori un coltello da non so dove.

«Sai… solo perché sono umana non significa che non posso difendermi.» “Sticazzi.”

«Ehi, ehi, ragazze.» appare Damon. «Non esageriamo. Ce n’è abbastanza per tutte.»

Kat lo guarda storto. «Pensavo fossi impegnato a farti leccare le ferite.»

«Che posso dire, mi piace avere molte cose da fare e molte donne da soddisfare.»

Kat fa una faccia schifata e se ne va. La seguo con lo sguardo, nuovamente svuotata da ogni emozione.

Damon mi squadra per qualche secondo prima di parlare.

«Beh… oggi ti stai facendo un sacco di amici.» mi dice.

«Già.»

Mi guarda per un po’, poi fa per andarsene.

«Senti, posso bere qualcosa?» Lo fermo. «Ne avrei proprio bisogno.»

«Certo. Hai fatto bene a chiedermelo. Se ti avessi beccata a servirti da sola, avrei dovuto ucciderti.»

«Ah, ah. Che ridere.»

Sghignazzando mi versa da bere. “Ormai sto diventando un’alcolista come lui.”

Mi porta il bicchiere.

«Grazie.» Mi siedo.

Tentenna per un po’, poi si siede davanti a me.

«Allora, direi che oggi hai fatto il pieno di emozione, no?»

«Eh, già.»

«Allora perché sei così giù? Non sei contenta che il grande Klaus ti abbia baciata?»

Boccheggio. «Come…?» “Elena, traditrice!”

«Tranquilla, ho dovuto estorcerle le informazioni con qualche… classica mossa delle mie.»

«Cosa…? Oh! Oh… capisco.» Internamente, saltello dalla gioia. Internamente.

Sghignazza. «Allora? Perché non sei felice?»

«Lo ero, prima. Anche troppo. Però ora mi è piombata addosso la tristezza. E pure la rabbia, prima me la sono presa pure con Katherine.»

«Ho visto. È per via di Jeremy?»

«Jeremy? Che c’entra?»

«Beh, c’è rimasto parecchio male.»

«Sì, ho visto. Non gli piace molto ricordarsi che vengo da un mondo dove voi siete dei personaggi immaginari e io vi sbavo dietro.» Rido.

«Naah, non è quello. Il nostro Lazzaro ha una cotta per te.»

«Eh?» Batto le ciglia più volte.

«Non fare la finta tonta, non ti si addice.»

«Oh, questo non lo sai. Pensi che io sia intelligente, ma dico tante cose giuste solo perché ho visto e rivisto tante volte il tuo telefilm.»

Fa un mezzo sorriso. «Giusto.»

«E comunque Jeremy ha la ragazza.» continuo.

«Che è morta.»

«È lo stesso, prima o poi la rivedrà. È solo un buon amico, tutto qui.»

«Se lo dici tu.»

«Certo che lo dico. Poi ha tipo 10 anni meno di me.»

«Dalla scena che ho visto oggi e dalla motivazione, non sembra che abbiate tanta differenza d’età.»

“Sempre a prendere in giro.” Gli mostro il dito medio.

«Ancora? Ricordo che la prima volta che l’hai fatto, non è andata molto bene.»

«No, direi di no.» Mi intristisco.

Si alza in piedi. «Non fa niente, non fa niente, vieni qua.»

Allarga le braccia, invitandomi ad abbracciarlo.

Lo guardo a bocca aperta, immobile e col cervello in stand-by.

Scoppia a ridere, chiudendo le braccia. «Ha! È troppo facile con te.»

E se ne va ridendo.

“Quel maledetto…”. Ma non posso fare a meno di ridere.

Finisco da bere e appoggio il bicchiere sul tavolino. Non ho mangiato niente, oggi, e l’alcol comincia subito a fare effetto.

Vado, come di consuetudine, ad accomodarmi al mio posto, in giardino.

L’alcol mi fa sentire la testa leggera e sbando leggermente.

Finalmente arrivo e mi sdraio. Comincio a guardare le stelle.

“Oggi un vampiro ibrido millenario mi ha baciata.”

Rido.

“Se ci penso vado di nuovo in brodo di giuggiole. Appena smetto di pensarci, mi sale la tristezza. Ma perché?”

“Forse mi da’ fastidio che fosse un bacio solo… tattico, per gelosia?”

“No, non me ne frega niente.”

“Allora perché?  È perché ne vorrei di più?”

“Oh, sì. Oh sì che ne vorrei di più. Ne vorrei a miliardi.”

“E poi vorrei aggrapparmi addosso a lui con le gambe intorno alla vita come un koala.”

“E vorrei farmi sbattere da qualche parte.”

“Ma non come Hayley, quello era niente.”

“Quello era squallido, in confronto a quello che gli farei io.”

“E devo ricordarmi di fargli mettere il preservativo, in caso.”

Mi metto a ridacchiare come una scema.

Rotolo un po’ nell’erba.

Mi riguardo tutta la scena nella testa, sempre ridacchiando.

Poi arrivo alla parte in cui vedo Caroline e Jeremy e mi passa subito.

Chiudo gli occhi.

Il mondo gira. Li riapro.

C’è Jeremy che mi fissa.

«Ah!» Salto a sedere, spaventata. «La devi smettere di fare così!»

Sorride. «Perché? È così divertente. Sei paurosissima.»

«Non è vero.» metto il broncio.

«Sei ubriaca?»

«Un po’.»

Ride. «Vabbè, ti volevo parlare di una cosa, ma fa lo stesso.»

«No, no ce la faccio. Tranquillo. Facciamo una passeggiata, così smaltisco.  Aiutami ad alzarmi però, non sono in grado da sola, adesso.»

Mi tende un braccio grosso quanto un albero.

«Gesù, devi smetterla di fare i pesi.»

Ride. «Sta’ zitta e alzati.»

«Ehi, non mi dare ordini.» manco più volte la presa della sua mano.

«Ma ti devo portare in spalla?»

«Nooo! È che non ho mangiato. Non sono mica come te, che hai le bocche dentate sui muscoli.» Finalmente lo prendo e mi tira su.

«Che cosa ho?»

«Niente, niente.»

“È pericolosamente dentro il mio spazio vitale.” Mi tornano in mente le parole di Damon e arrossisco.

“Finiscila. È un adolescente super-pompato, redivivo e con una fidanzata. Lo sai che è solo un amico. È l’alcol che ti fa sempre venir voglia di saltare addosso a qualcuno. Tipo Klaus…”

Ridacchio da sola come una scema, mentre ci incamminiamo.

«Ok, forse è davvero meglio se ne riparliamo un’altra volta.» “Mi sono scordata di annotare quante volte ha già aggrottato le sopracciglia in questa conversazione.”

«Ti ho detto che ce la faccio. Spara.»

«Ok. Beh…»

E tace.

«Uau. Sono colpita.»

Ride. «Smettila, è che non ce la faccio così. Possiamo fermarci? Vorrei guardarti in faccia mentre parlo.»

«Certo.»

Ci fermiamo e ci mettiamo uno di fronte all’altra. Io comincio ad ondeggiare. Jer si perde d’animo.

«Senti, lasciamo perdere.»

«Nooo, ebbasta! Ti ho detto che ce la faccio! Ma ti devo tirare fuori le parole con le pinze?»

«Ok, ok.»

Incrocio le braccia e alzo le sopracciglia, dandogli cenno di aspettare.

«Ecco… è che io…»

«Sì…?»

Mi guarda per un po’ negli occhi, aprendo e chiudendo la bocca.

Vedo il suo sguardo che passa da una pupilla all’altra e nello mio stato di ebbrezza mi ci fisso.

“Destra, sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra.”

Poi Jeremy si protende in avanti, mi afferra per le braccia e mi bacia.

 

 

 

Note dell’autrice

Ah! Molte di voi si erano già accorte che qualcosa bolliva in pentola, col nostro muscoloso emo preferito.  Il problema è: cosa succederà adesso? Come reagirà la nostra protagonista? Beh, lo scopriremo presto.

Intanto, approfitto di questo spazietto per ringraziarvi delle recensioni esilaranti, e rinnovo la mia richiesta che è anche una preoccupazione: se vedete qualcosa che non va, elementi incongruenti, personaggi OOC, qualcosa che non capite… fatemi sapere e io risponderò volentieri.

Ancora GRAZIE per tutte le meravigliose recensioni! A presto.

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Capitolo 10
*** Stavolta ***


CAPITOLO 10 - STAVOLTA

CAPITOLO 10 - STAVOLTA

 

Lo spingo via, anche se con difficoltà.

«Che cazzo!» gli dico.

Lui rimane un po’ di sale, ma non dice niente.

«Ma che vi prende a tutti, oggi? Non potete fare un giorno alla volta?»

Jeremy si acciglia. «Già, forse dovevo prendere il numerino.»

Si volta e se ne va.

«Co…?»

Lì per lì rimango ferma, poi mi sale tutta la rabbia.

«E no, eh! Ora basta uscite di scena grandiose! Adesso rimani qui e mi parli!»

Jeremy si volta, arrabbiato.

«Cosa vuoi che ti dica?»

«Cosa voglio che tu mi dica? Magari quel che cavolo stai facendo! Non puoi tutte le volte andartene incazzato, poi torni e chiedi scusa e tutto torna come niente fosse! Mi hai stancata!»

«E tu hai stancato me! Non mi sembravi così restia con Klaus!» ora urla davvero.

«Mi stai dicendo che dovrei lasciarmi baciare da tutti, allora? Mi hai vista baciare Klaus e allora hai detto “Via, questa ci sta con tutti, andiamo!”?»

«Certo, è proprio per questo che ti ho baciata!» alza le braccia al cielo.

«Perché stai urlando?!»

«Perché mi piaci, ok?»

Silenzio.

«È per quello che faccio le scenate e me ne vado, per poi tornare a chiederti scusa.»

«Ah.» dico. Dentro la mia testa mi immagino il ghigno di Damon.

«È per quello che ho perso la testa quando ti ho vista baciare Klaus. Voglio dire, Klaus! Lo sai quante persone ha ucciso?»

«Probabilmente sì.»

«Ah, già, giusto. Dimenticavo il tuo debole per i pluri-omicidi come lui e Damon.»

«Jer, sono vampiri. Cosa dovrebbero fare, piangere e mangiare conigli?»

“Oh, wait…”

«Potrebbero anche NON uccidere.»

«Pfff, non uccidono nessuno da una vita, comunque.» “Più o meno.”

«Certo, e lo sai te.»

Mi inalbero. «A dire la verità, sì, lo so. E visto che la cosa ti da così tanto fastidio, non è possibile che io ti piaccia perché questa è una grande parte di me. Io sono così, mi piacciono i personaggi delle serie tv che guardo, mi piacciono gli attori, mi scarico le loro foto e ci sbavo sopra. Va bene?»

Sospira. «Certo che va bene. Sono solo… geloso che non lo fai anche con me.»

Lo guardo, allibita. «Beh, tu sei…»

«Il fratellino di Elena, lo so.»

«Beh, sì. Sei un bel ragazzo, non mi fraintendere. Hai un sacco di muscoli… beh, forse troppi, ma insomma, anzi che i lardi. E sai disegnare, sei simpatico… sai cucinare, sai ascoltare… Ma, Jer… abbiamo 10 anni di differenza.»

«Lo so. Ma, guardami. Ti sembro un sedicenne?» “No, perché Steven non ha 16 anni.”

«No, Jer, ma…»

«Ma niente. Lo sai che con tutte le cose che sono successe qui, sono cresciuto più in fretta dei miei coetanei.»

«Sì, ma…»

«Fammi finire. Non sono un ragazzino e lo sai. Quindi, non mi trattare come tale. Mi piaci sul serio. Mi piace come sorridi, con gli zigomi che ti si alzano a coprire gli occhi. Mi piace l’espressione che fai mentre leggi, mi piace il modo in cui guardi le cose. Mi piace il modo in cui scherziamo.»

Si avvicina.

«Mi piacciono tutte le cose che sai fare. Mi piacciono tutti i racconti della tua vita. E sì, mi piaci anche quando mi parli di cosa provi per quei vampiri.» Ride.

Torna serio. «Mi piace il modo in cui mi parli e basta.»

Si avvicina ancora. È ad una manciata di centimetri da me.

«Mi piace il modo in cui mi fai sentire, e dentro di te, lo sai che ti faccio sentire così anch’io.»

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia.

E, stavolta, non ho niente da ribattere.

 

**

Non so per quanto tempo ci baciamo. Probabilmente millenni.

Dopo un’infinità di ere geologiche, qualcosa nel mio stomaco si fa sentire, urla per avere la mia attenzione, e quando lui si riavvicina per l’ennesima volta alle mie labbra, indietreggio leggermente con la testa.

Appoggio la fronte contro la sua, sempre tenendo le mani sopra le sue, che mi stanno ancora incorniciando il viso.

«Jer…» riesco ad ansimargli tra le labbra.

«Sì…?»

«Non… non posso.»

Soltanto nel dirlo, soltanto al pensiero di ferire questo orsacchiotto muscoloso, sento che le lacrime mi pungono gli angoli degli occhi.

Rimane in silenzio per un po’. Restiamo ad occhi chiusi, fronte con fronte. Mi accarezza le guance e poi dice quello che non mi sarei mai aspettata:

«Lo so.»

Mi mette una mano nei capelli, mi bacia la fronte e si stacca da me.

Quando apro gli occhi, non c’è già più.


**


Damon mi trova in sala mentre contemplo le sue bottiglie.

«Dì la verità: hai cambiato idea e vuoi servirti da sola, ma stai pensando che potrei scoprirti e hai paura.» mi apostrofa.

Ed ha esattamente ragione, ma non gli voglio dare la soddisfazione.

«No, stavo pensando se bere o meno. Se avessi deciso di farlo, non avrei pensato a te nemmeno per un secondo.»

«Ha! Ne dubito.»

Glielo concedo.

Mi fa segno di sedermi.

Si avvicina al tavolo e vedo che versa due bicchieri.

Mi porta il mio, poi si siede davanti alla mia solita poltrona sulla sua solita poltrona. Ormai questa disposizione sembra una nostra tradizione. *Internal Fangirling*

 

Per un po’ beviamo in silenzio. Mi accorgo che sto aggiungendo alcool sull’alcool che ho bevuto prima.

Lui per un po’ mi studia, mentre io evito accuratamente il suo sguardo. “Ok che ci sto facendo l’abitudine, ma mica così tanto.”

«Dunque…» si decide, alla fine. «Elena si è sentita in dovere di andare da Jeremy perché le è sembrato di vederlo preoccupato. Poi ti trovo qua intenta a decidere se votare la tua vita all’alcolismo. Cos’è successo?»

Mi viene fuori una risata forzata.

«Cosa non è successo, oggi?»

«Non lo so, dimmelo tu.» Fa una pausa. «A parte il maestoso incontro con le labbra del Grande Klaus. Devi ancora dirmi com’è stato, comunque.»

Arrossisco violentemente e vorrei lanciargli il bicchiere, ma se gli sporco il tappeto è la fine.

«Diciamo solo che avevi ragione.»

«Beh, come hai detto tu l’altra volta, ho ragione su un sacco di cose. Devi essere un po’ più precisa. Su cosa?»

«Lo sai benissimo su cosa, mi vuoi solo torturare finché non te lo dico!»

«Sono così ovvio?»

Gli faccio una smorfia.

Finge di sbuffare. «Il piccolo Jeremy ha una cotta per te, e allora? Qual è il problema? Hai detto tu stessa che per te “è solo un amico”.»

Fa anche le virgolette con le dita e imita la mia voce. “Ora capisco perché tutti ti odiano, Damon. Sei un rompicoglioni!”

“Ps: ti amo per questo.”

Sospiro. «Mi ha baciata.»

«È stato bello?»

«Damon!»

«Dai, nessuno mi racconta mai niente di divertente. E sono sempre stato curioso, come bacia? Tipo ventosa?»

Arrossisco, di nuovo. «No… è…» mi schiarisco la voce. «È bravo.»

«Ma guardati. Sei una donna navigata e stai annaspando come una quindicenne. E bravo Jeremy!»

Scoppio a ridere.

Mi rendo conto che Damon sta sparando una marea di cazzate per farmi ridere e la cosa mi colpisce alla mia già fragile emotività. Sono di nuovo sull’orlo delle lacrime.

Damon lo vede e ridiventa serio, un po’ preoccupato.

«Qual è il problema?»

«Il problema è che… non posso, Damon. Io non appartengo a questo posto, a questo mondo. Un giorno me ne tornerò a casa.»

«Certo, e allora? Non puoi divertirti un po’ mentre sei qui?»

«Non a discapito di Jeremy.»

Serra le labbra mentre aggrotta un po’ le sopracciglia, dispiaciuto. Ha capito e non sa cosa dire.

Finisce il suo bicchiere e mi lascia da sola coi miei pensieri. Non so nemmeno come faccia a sapere che è proprio quello di cui ho bisogno.

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Per farmi perdonare della… cortezza(?) dello scorso capitolo, pubblico con un giorno di anticipo. Anche questo non è lunghissimo, ma spero di farmi perdonare con la mia sprizzante ironia e con il prossimo capitolo che, SPOILER ALERT, ritornerà nel pieno dell’azione. Forse ce ne sarà anche troppa, di azione! Mhuauhahuahuhahaauuahauha.

Spero che non siate andate tutte in vacanza e ci sia rimasto qualcuno con cui commentare questo capitolo :D
E, as always, GRAZIE di tutte le magnifiche recensioni.

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Capitolo 11
*** Sorpresa ***


CAPITOLO 11 - SORPRESA

CAPITOLO 11 – SORPRESA

 

La mattina dopo mi risveglio sulla poltrona, il bicchiere di traverso. Per fortuna è vuoto e non ho sporcato nulla.

Mi alzo e cerco di stiracchiarmi, sono tutta indolenzita dalla posizione scomoda.

Vado in bagno e in camera a darmi una sistemata.

Quando riemergo, trovo tutti nella Sala del Concilio: Damon, Elena, Jeremy, Caroline, Tyler e Kat.

Caroline è talmente presa a tubare con Tyler che nemmeno mi considera.

Lui decide di presentarsi. Gli stringo la mano senza sorridergli. Non ce la posso fare, non lo sopporto.”

“Voglio dire, vuoi mettere questo coso con Klaus?”

Quando mi cade lo sguardo su Jeremy mi si chiude lo stomaco. Lui fa il possibile per non guardare nella mia direzione.

«Bene.» esordisce Damon. «Organizziamoci. Klaus ci ha informati che nessuna strega di Las Vegas sa qualcosa o ha avuto niente a che fare con Silas. Non credo che gli abbiano mentito. Quindi… come mai Silas ci ha dato delle false informazioni? Qualche idea?»

«Probabilmente è una falsa pista.» dice Elena.

«Esatto.» dice Damon.

“Che carini, sembrano a tenere una lezione all’università.”

«Quindi… perché Silas ci darebbe una falsa pista?»

«Per lavorare indisturbato mentre noi cerchiamo qualcosa che non esiste.» dico io.

«Giusto. Quindi dobbiamo presumere che stia davvero lavorando su qualcosa, da qui il depistaggio.»

«Probabilmente ad un incantesimo che necessita del sangue di un cacciatore.» dice Jer.

Cerco di guardarmi le mani mentre parla.

«Già. Sarà una falsa pista anche quella? Alla fine ha risposto alle mie domande fin troppo tranquillamente.» dice Damon.

Cominciamo a parlare tutti contemporaneamente.

Damon ci zittisce. Non so da dove l’abbia presa, ma ha una piuma in mano e la usa per indicarci.

«Ecco cosa faremo. Io continuerò le ricerche con Caroline e Tyler, tu» indica Elena «e Katherine cercherete delle notizie su incantesimi con gustoso sangue di cacciatore come ingrediente.»

Vedo Elena aprire la bocca per protestare. «E prima che tu dica qualcosa, Elena, Katherine viene con te perché voglio che tu la tenga d’occhio al posto mio, visto che non posso farlo.»

 Kat fa una smorfia, roteando gli occhi.

«Per quanto riguarda voi due…» indica me e Jeremy «solite cose, ricerche, libri, quello che vi pare.»

Tutti siamo d’accordo, riunione aggiornata.

Elena mi prende da parte prima di andare in missione.

«Apprezzo quello che stai facendo per mio fratello. Immagino che sia difficile, quindi… grazie.»

Cerco di sorriderle. Mi guarda intensamente per un po’, poi mi abbraccia.

Rimango frastornata e mi emoziono come una bimba. L’odore dei suoi capelli è inebriante.

Poi si stacca, mi fa un sorriso.

Piano piano se ne vanno tutti, rimaniamo io e Jer.

Nella stanza scende un silenzio imbarazzato.

Dopo qualche secondo, partiamo farfugliando in due direzioni opposte e non ci vediamo più per il resto della mattinata.

All’ora di pranzo, i piedi mi portano inevitabilmente in cucina. Non ho trovato niente sugli incantesimi contenenti sangue di cacciatore e ho fame, e una parte masochista di me vuole incontrarlo.

Difatti, lo trovo lì.

Ci guardiamo imbarazzati. Di solito questi sono i momenti in cui ci prendiamo in giro e cuciniamo insieme.

Vorrei dire qualcosa, invece prendo qualcosa di veloce dal frigo e mi dileguo.

 

O meglio, vorrei dileguarmi, ma vado a sbattere contro qualcuno.

Silas sorride, le mani dietro la schiena. “Forse ha imparato qualche posa di Stefan, dopo tutto.”

«Sorpresa.» dice.

L’ultimo pensiero coerente che riesco a fare è: “Non riuscirò mai a mangiare.”

Mi cade tutto dalle mani e indietreggio. Jeremy mi raggiunge, ma entrambi non sappiamo cosa fare, così ci limitiamo a fissarlo, impietriti.

Silas ci guarda, divertito.

«Speravo proprio che fossi qui.» mi dice. «Dobbiamo finire una conversazione.»

Jeremy si lancia sul tavolo, prende un coltello gigante dalla coltelliera e grida:

«Scappa!!!»

Non me lo faccio ripetere due volte e corro. Corro in giardino, corro nel bosco.

Quando mi viene in mente di aver lasciato Jeremy da solo come uno stronzo, è troppo tardi per tornare indietro e morire comunque entrambi.

In un moto di lucidità, chiamo Elena al cellulare.

Risponde quasi subito, sia lodata quella ragazza.

«Elena! Silas…» non riesco a finire la frase, qualcosa mi colpisce alla schiena.

Sono a terra.

Cerco di rialzarmi, ma Silas mi manda a volare contro un albero.

«Allora, dov’eravamo rimasti?»

Decido di rimanere saggiamente a terra. Non penso che riuscirei ad alzarmi, comunque.

«Giusto, al risolvere il grande enigma. L’umana di cui non riesco a leggere i pensieri.»

«Ho provato a spiegarmi questa faccenda. Damon mi ha detto che sei una veggente, e non è possibile perché non esiste strega a cui io non riesca a leggere la mente. E so che mentiva, i suoi pensieri dicevano che vieni da un altro mondo. Ma non esiste nessun altro mondo. Altrimenti lo saprei.»

Non penso sia una domanda, quindi non rispondo.

Si avvicina, quasi baldanzoso. Mi rannicchio il più possibile, come se potesse fare la differenza.

Si china davanti a me e mi guarda dritta negli occhi.

«Cosa sei?»

Non rispondo.

«Beh, alla fine è molto semplice. Se non posso risolvere il mistero, mi basta ucciderti.»

D’un tratto sono in piedi, e Silas sta affondando i suoi canini nel mio collo, squarciandomi la carne.

Sento la vita che piano piano scivola via. “Quando Damon mi ha morsa è stato magnifico e un perfetto gentiluomo. Ora so come fanno, i vampiri, quando non sono interessati alla vita della preda.”

Non so quanto tempo passi, quanto sangue si prenda. Sono sempre più debole.

Riesco a pensare a due occhi che mi guardano…

Poi si spengono le luci.

 

**

 

 

Quando le riaccendo, sono a terra.

Qualcuno mi sta scuotendo per una spalla e mi fa male… tutto.

Damon mi sta parlando «Devi andartene, subito! Io distraggo Silas, tu… scappa!»

«Jeremy…» riesco a dire.

«Elena sta andando da lui. Ora vai!»

Cerco di alzarmi, a fatica. Damon mi aiuta, ma tempo due secondi e qualcosa lo fa volare via.

Cado sulle ginocchia. Mi guardo le mani, i vestiti. “Sto perdendo un SACCO di sangue.”

Damon è di nuovo in piedi e reattivo. Si guarda intorno.

A un certo punto vedo che il suo sguardo si fissa in un punto e rimane a bocca aperta.

Io guardo dove sta guardando lui, ma non vedo niente.

Damon comincia ad avvicinarsi a quel punto con le mani in alto, arrendevole.

«No.» dice. «Va bene, tutto quello che vuoi. Ora lasciala andare.»

Rimango allibita.

Continuo a guardare dove sta guardando lui, aspettandomi di veder apparire qualcuno. E invece niente.

Mi sembra che stia ascoltando qualcuno parlare.

«Lasciala andare.» ripete.

«Dovevamo solo scoprire cosa stavi facendo. Abbiamo imparato la lezione, ora lasciala andare.» dice.

Io continuo a non vedere nulla.

Poi succede qualcosa e vedo la sua faccia spezzarsi di fronte a me.

«No, no, no, no, no, no, no, no, noooo!!!» comincia ad urlare.

Cade in ginocchio.

Istintivamente capisco che qualcosa non va. Il mio cervello si rimette a funzionare.

“È Silas! Gli sta facendo vedere qualcosa!”

Damon continua a urlare, un urlo disperato. In un istante corre e comincia a demolire il bosco intorno a noi.

Riesco a trovare la forza di alzarmi.

«Damon! Damon, fermati!»

Non mi sente, o non vuole sentirmi.

Cerco di avvicinarmi.

«Damon, non è reale! Non è reale!»

Cerco di correre da qualche parte, sperando che prima o poi lui passi di lì nella sua folle corsa. Ovviamente riesco solo a zoppicare.

«Damon!»

Dopo poco lo trovo particolarmente intento a prendersela con un animale. Non mi fermo a cercare di capire cosa fosse prima che lui ci mettesse sopra i denti.

Mi avvicino e gli tocco timidamente una spalla.

In un attimo volo via, di nuovo impatto con qualcosa e poi sono a terra. Non so come, sono ancora viva.

Damon mi è subito sopra, gli occhi rossi e un’espressione feroce come non gli ho mai visto.

Sta per uccidermi, ne sono sicura.

«Non è reale! Damon, ascoltami! Silas ti ha fatto vedere qualcosa! Ascoltami!»

Damon si ferma, un’esitazione di un istante che potrebbe salvarmi la vita.

«Sai che sono l’unica che può saperlo, ragiona! Era una delle sue visioni! Io sono immune! Ti prego, Damon… fidati di me.»

 

I suoi occhi tornano piano piano al blu. Ha un’espressione affranta. Cade in ginocchio davanti a me.

Mi guarda, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.

«L’ha uccisa.» riesce a dirmi.

Cerco di tirarmi su e con le poche forze che mi rimangono, lo abbraccio.

«Non l’ha uccisa. Va tutto bene. Non era reale.»

 

«Mi permetto di dissentire.» dice Silas alle spalle di Damon.

Tiene in ostaggio Elena, che scalcia e si dimena, inutilmente. La tiene con un braccio solo, col gomito intorno alla gola.

Damon si alza in piedi.

Mi guarda. «Questo è reale?»

Annuisco furiosamente.

Damon è spaventatissimo.

«L’ho trovata mentre cercava di andare a salvare quell’altro. Ma tanto è già morto.» dice Silas. Sorridendo, come sempre.

Qualcosa dentro di me muore, in quel momento.

Damon alza di nuovo le mani.

«Lasciala andare, ti prego.»

«Damon Salvatore che supplica. Questa è bella.» lo deride Silas. «Beh, mi dispiace deluderti. Io e questa signorina ci divertiremo per un po’.»

E così com’è arrivato, sparisce.

Rimaniamo io e Damon, col silenzio assordante della foresta.

Damon urla, di nuovo: «Noo!»

Poi scatta nella direzione in cui è scomparso Silas.

Mi accascio definitivamente a terra, priva di forze.

Jeremy è morto, Elena sta per morire, Damon è impazzito. Nessuno verrà a cercarmi.

Morirò qui, da sola.

“Mi lamentavo che la mia vita fosse piatta e senza emozioni…”

“Almeno li ho incontrati, prima di morire. E ho baciato Klaus. E Jeremy.”

E ridendo, chiudo gli occhi, sfinita.

 

**

 

Mi sveglia un liquido caldo che mi scende giù per la gola. Apro gli occhi e Damon è davanti a me, mi sta premendo il polso contro la bocca. Mentre bevo, non riesco a fare meno di guardarlo negli occhi.

Quando ho finito, si alza e si guarda intorno.

«Alzati.» mi dice, duro. «Mi servi per cercare Silas. Devo essere in grado di capire quello che è reale da quello che non lo è.»

«Damon…»

«Non cominciare nemmeno! Ha preso Elena!»

«No, non ha preso me.»

Elena appare accanto a noi nel bosco.

«Quella era Katherine.»

 

 

Note dell’autrice

Ecco arrivata l’azione. Ahia. Ammetto che in parte è tutta colpa di George R.R. Martin, perché stavo leggendo i suoi libri mentre scrivevo… e questo è il risultato.

ATTENZIONE ATTENZIONE, devo fare un annuncio importante *____________*

Questa ragazza, Soqquadro, che io adoro, ha scritto una storia su di me, cioè, Giulia, e Jeremy *________*

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2060032&i=1

Tra l’altro vorrei fare una precisazione importante a riguardo:

non avrei mai e poi mai pensato di trovarmi implicata con Jeremy. Voglio dire, tra tutti, Jeremy? E invece, mentre scrivevo, la storia si è sviluppata in modo del tutto naturale. Le mie amiche, come voi, hanno letto e hanno cominciato a commentare “ma che carini Giulia e Jeremy insieme!” e io non avevo nemmeno la minima intenzione di farli avere chissà quale interazione particolare. E invece… è successo. Così, naturalmente, mentre lo scrivevo. Questo per dire che non è una cosa voluta e infilata per forza, la cotta di Jeremy. Il problema, adesso, è questo: Jeremy… è morto?

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Capitolo 12
*** Fretta ***


CAPITOLO 12 - FRETTA

CAPITOLO 12 - FRETTA

 

Damon corre ad abbracciare Elena.

Le tocca il viso, le scosta i capelli, la bacia.

Io non riesco a smettere di guardarli.

Poi Elena lo allontana.

«Devi portarla al sicuro.» gli dice. «Silas vuole ucciderla.»

«Elena…» la interrompo. «Jeremy?»

Fa un’espressione terribilmente ansiosa e gli occhi le diventano lucidi.

Si fa forza. «Aveva l’anello. Starà bene.»

Annuisco, sollevata. Ma ancora non riesco a pensare lucidamente a niente.

Damon si protende per baciarla di nuovo a mo’ di saluto, ma lei è già tornata indietro.

Lui rimane per qualche secondo a fissare il bosco nel punto dove c’era lei, poi si riprende.

«Andiamo.» mi dice.

 

**

 

Siamo di nuovo nella sua auto. Siamo in silenzio, ancora scombussolati da quello che è successo.

La mia mente viaggia da “questa volta sono quasi morta davvero”, a “Jeremy è (tecnicamente) vivo” a “Damon mi ha dato il suo sangue.”

“Devo ricordarmi di non morire o divento un vampiro anch’io. Chi voglio prendere in giro, sarebbe una figata!”

Damon parcheggia davanti ad un’abitazione.

Una villa che mi è familiare.

«Dove siamo?» gli chiedo.

«Sbrigati e basta.» risponde.

Capisco che vuole tornare subito da Elena.

 

 

Arriviamo al portone e bussa.

Klaus apre la porta, divertito. «Sì?»

Io rimango a fissarlo a bocca aperta.

«Devo nasconderla.» mi indica Damon.

«E a me cosa interessa?» risponde Klaus, senza che il sorriso gli vacilli minimamente.

“Questi due stanno per litigare davanti ai miei occhi. Forse questa giornata non sarà tutta da buttare.”

«Silas vuole ucciderla. Ha preso Katherine e ha ucciso Jeremy. Devo nasconderla e tornare indietro.»

«Se non sbaglio, avevo detto di non chiamarmi più.»

«Tecnicamente, non ho chiamato.»

A Klaus si spenge il sorriso. «Spiegami perché dovrei aiutarti, invece di ucciderti sulla soglia.»

“Damon è stufo e vuole solo tornare indietro, quindi sta per dire una cazzata.”

Decido di intervenire prima che abbia tempo di aprire la bocca.

«Ricordiamoci che abbiamo un nemico comune, dovremmo aiutarci tra di noi.» Nessuno dei due sembra impressionato dalle mie parole.

Decido di passare al lato pratico.

«Silas vuole uccidermi perché non riesce a leggermi nella mente. E non riesce a capire perché. Se tu mi nascondi, potresti scoprire il grande segreto e avere un vantaggio su di lui.»

Klaus sorride di nuovo e apre di più la porta. «Prego, entra pure.» si fa da parte.

In quel momento, Caroline e Tyler arrivano di corsa lungo la strada.

Caroline inizia a parlare già da lontano. Tyler, giustamente, rallenta il passo.

«Ci ha chiamati Elena, cosa diavolo è successo?» dice lei.

 

Io guardo Klaus, che ha di nuovo quell’espressione super pericolosa.

Mi giro verso Damon. «Fammi sapere se ci sono novità allora, ciao ciao!»

Entro e chiudo la porta dietro di me.

Klaus mi guarda, divertito.

“Ah, sono in una casa da sola con lui.”

Il cervello mi rotola fino ai piedi.

«C’è qualcosa che non va, tesoro?»

«Beh, sì... Silas mi ha… quasi uccisa.»

«Che cosa spiacevole.»

«Eh, sì. Damon… mi ha… dato il suo sangue.»

“È terribilmente difficile parlargli guardandolo negli occhi. E le sue labbra mi attirano come calamite. Già lo facevano prima, ora che le ho assaggiate…”

Non dice niente, sempre col sorriso a bocca chiusa.

Decido di fare quello che faccio sempre: chiedere da bere.

«Hai… qualcosa… da bere?»

Il sorriso si accentua.

«Di alcolico.» dico.

«Certo.»

Mi fa accomodare in sala. Non è antica come villa Salvatore, però ha un gusto retrò che mi aggrada.

Non ci sono quadri in giro, purtroppo.

Mi siedo su di una poltrona. Evidentemente mi infonde sicurezza, al ricordo di quella a casa di Damon.

C’è sempre un tavolino degli alcolici e Klaus sta lì a sbicchierare.

“Am I really here?”

Mi porta del Rum. E non di quello dei peggiori bar di Caracas.

Sa di miele. Lo sorseggio, deliziata.

«Sai, è da quando sei entrata che tremi. Forse non te ne sei accorta.»

«Eh? Oh. Beh. Quasi morta.»

In effetti, non me n’ero accorta. Ma penso proprio di aver cominciato a tremare nel bosco. E non so quando riuscirò a smettere.

«Allora…» si siede davanti a me nel divano. Si siede comodo, sorseggiando il suo bicchiere.

«Raccontami tutto.»

Gli racconto tutto.

Dopo di che mi guarda, interessato.

«Non riesce a leggerti la mente e non gli è mai successo prima. E sei in grado di capire se sta facendo vedere una visione a qualcuno.»

“Penso che da adesso in poi mi rapirà, per non essere più sorpreso da Silas. Per non avere questo punto debole.”

Contro ogni istinto di sopravvivenza che è in me, annuisco. “Non è proprio una brutta prospettiva essere rapiti da Klaus. E non sarei costretta a convivere con Jeremy.”

«Ma non hai idea del perché.»

Scuoto la testa.

«Beh…» il suo sorriso si accentua. «Non ci resta che scoprirlo.»

 

**

 

Mi sveglio in uno stanzone enorme. Mi guardo intorno, stupita. Sono sotto le coperte di un lettone gigante.

“Qui è tutto grande e faccio fatica a trovare sinonimi adeguati.”

“Ma come ci sono arrivata, qui? Non ricordo di essere mai entrata in questa stanza.”

Un altro risveglio in un posto diverso da quello in cui mi sono addormentata. Sta diventando un vizio!

Però… dov’è che mi sono addormentata, di preciso?

“Probabilmente, sulla poltrona.”

“E poi qualcuno deve avermi portata qua.”

“Klaus…?”

:O

:OO

:OOOOOOOOOOOOOOOO

 

Dopo svariati minuti di raccoglimento, decido di alzarmi.

Ho addosso i vestiti del giorno prima, sporchi di sangue. “Peccato, avrebbe potuto spogliarmi e mettermi un pigiama. O anche niente pigiama andava bene.” Reprimo un brivido di piacere PAZZESCO.

Sto per aprire la porta, ma mi prendo qualche secondo per respirare.

“Ok. Ok. Tu sei in casa di Klaus e probabilmente non ne uscirai mai più. E va tutto bene. C’è la discreta possibilità che ti baci di nuovo. E tu non impazzirai. Non avrai crisi di panico. Va tutto bene. COME FA AD ANDARE TUTTO BENE SONO IN CASA CON KLAUS OMMIODDIO OMMODDIO OMMIODDDIOOOO KLAAAAAAUUUUUUUUUUUUSSS CHE MI HA BACIATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”

Non so come, riesco a riprendere il controllo di me prima di accasciarmi di nuovo a terra in lacrime, in preda all’ennesima crisi di fangirlismo acuto.

Scuoto la testa per schiarirmi i pensieri da urla pericolosamente vicine alla pazzia e apro la porta.

Mentre vago per la casa mi rendo conto di avere una fame micidiale. “Ieri non ho fatto altro che bere senza mangiare niente.”

Trovo la cucina. Sono timorosa come un devoto che va per la prima volta in chiesa.

Mi chiedo se dovrei aprire il frigo o se è considerato un peccato mortale.

Poi il mio stomaco brontola, quindi decido di rischiare la dannazione eterna.

Ovviamente, è vuoto.

Cioè, c’è della roba (e alcune di quelle cose non voglio neanche sapere cosa siano) e c’è dell’alcol, ma niente di commestibile. Per gli esseri umani.

Richiudo.

“Devo provare ad aprire degli sportelli a caso della cucina?”

Mi sento ancora di più profana, anche solo a pensare una cosa del genere.

“La dimora di Klaus. Profanata da un’umana affamata.”

Me ne vado via, sconsolata, incapace di ficcare il naso tra le cose di un ibrido millenario.

Decido di andare in sala, ma mi tengo ben lontana dal tavolino degli alcolici.

“Chissà dov’è Klaus. Chissà cosa vuole fare per scoprire il segreto di Silas.”

Mi siedo sulla poltrona, non sapendo cos’altro fare.

Ho talmente tanta fame che mi mangerei pure quella.

Per un po’ rimango seduta a girarmi i pollici.

Poi, in un impeto di empietà, decido di profanare la cucina.

Mi alzo e sento qualcosa che mi solletica la nuca. Una sensazione familiare.

Come se ci fosse una presenza nella stanza.

“Fatemi indovinare, è dietro di me, vero?”

Mi giro, lentamente.

E vedo Elijah, impeccabile nel suo completo, che mi guarda tra lo stupito e l’omicida. Probabilmente anche per colpa della tinta rosso sangue dei miei vestiti.

«Chi sei? Dov’è Niklaus?»

«Beh… io…» balbetto, non sapendo da dove cominciare.

Non si scompone, ma è scocciato.

«Ho detto… dov’è Niklaus?»

“Ok, priorità. Dov’è Klaus. Dov’è Klaus? Non lo so!”

«Non lo so…» dico.

Mi fissa.

«Allora che stai facendo qui?»

«Ci… vivo. Credo.»

Fa un mezzo sorriso divertito. «Ma davvero?»

«Sì… è… è una lunga storia.»

Vedo che sta per muoversi. «Per favore non strapparmi il cuore dal petto!» aggiungo, d’un fiato.

Sorride di nuovo. «Dipende… c’è un motivo perché dovrei?»

«No…?»

«È una domanda?»

«No, no. No.»

«Bene.»

Alle mie spalle sento dei passi e appare Klaus in tutta la sua maestosità.

«Elijah, che piacere.» dice, sarcastico. «Vedo che hai già conosciuto la mia ospite.»

«Sì.»

Sempre molto succinto, il nostro Elijah.

«Che cosa ci fa, qui?»

«Ci vive.»

Elijah mi guarda. «Sì, me l’ha detto.»

Guarda di nuovo il fratello. «Perché?»

Vorrei sciogliermi, mentre li sento parlare col loro accento.

«A quanto pare, è la chiave di un mistero su Silas.» “La chiave… mi sento in una puntata di Buffy.”

«Davvero?» Elijah trasuda scetticismo.

«Non riesce a leggerle la mente.» Klaus è sul punto di gongolare.

«E perché?»

«È quello che scopriremo. Tu perché sei qui?»

«Per dirti di tornare a New Orleans. Ci sono delle… questioni» mi guarda, scocciato «di cui occuparsi.»

«Non c’è bisogno di fare il misterioso, Elijah, la ragazza sa tutto.»

Elijah è allibito. Sta per ribattere qualcosa ma Klaus ride.

«Rilassati, non lo dirà a nessuno. Sa benissimo che la ucciderei, se lo facesse.» e mi guarda, mellifluo.

“Posso essere eccitata da lui anche quando minaccia di uccidermi? Sì, posso.”

«Perché glielo hai detto?» chiede Elijah.

«Non l’ho fatto.»

«Cosa?»

Klaus ride. «Viene da un altro mondo. E sa tutto su di noi perché lo ha visto in una serie tv. Non è magnifico?»

Elijah è confuso. Non sa se ritenere pazzo il fratello o ridere, convinto che sia una battuta.

«Un altro mondo.» dice.

«Già. Diglielo.» mi incoraggia.

Elijah si volta a guardarmi.

«Ehm…» dico. Silenzio.

«Oh, non farci caso. È un po’ intimorita. Poi quando prende confidenza, è molto ciarliera.»

Arrossisco, per l’ennesima volta da quando sono in questo mondo.

“Sto regredendo allo stadio dell’adolescenza. Peggio, della pubertà.”

Elijah decide di smascherarmi davanti al fratello, lo vedo dalla risolutezza con cui mi si rivolge.

«Quindi non sei di questo mondo.»

«No...»

«Come sei arrivata qui?»

«Non lo so...»

«Molto comodo.»

“Mi sta dando della bugiarda? You bitch.”

«Mi sono svegliata nel giardino davanti a casa di Damon, un mese fa. È tutto quello che so.»

«Elijah, risparmiati la fatica. Anche io non ci volevo credere, ma Damon sa che non può mentirmi e che sarebbe una cattiva idea. Non lo farebbe mai. Puoi soggiogarla, se vuoi. Damon l’ha fatto. Le risposte sono le stesse.»

Elijah è stupito. «E la cosa non ti da’ fastidio.»

Klaus cambia espressione e si avvicina al fratello, scuro in volto.

«La cosa che mi da’ fastidio è non sapere perché Silas non riesce a leggerla. Stava facendo vedere qualcosa a Damon e lei lo ha fermato. Lei è la chiave di qualcosa. Devo solo capire di cosa.»

«Io non sono la chiave di niente! Non so nemmeno perché sono qui!»

Elijah mi rifila quasi la stessa frase che suo fratello ha pronunciato la sera prima: «Scopriamolo, allora.»

 

 

Note dell’autrice

 

Passare da abitare a casa di Damon ad abitare a casa di Klaus… non male, giusto?

Aspetto, tremendamente aspetto recensioni…

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Capitolo 13
*** Force Field ***


CAPITOLO 13 - FORCE FIELD

CAPITOLO 13 – FORCE FIELD

 

Mi portano nel giardino di casa Salvatore. Elijah vuole vedere dove mi sono risvegliata.

«Eccoci qua.» gli indico lo spiazzetto di erba schiacciata. Elijah guarda l’erba, poi guarda me.

Non posso fare altro che alzare le spalle.

Allora si guarda intorno. E sparisce.

Klaus appare divertito.

Dopo qualche istante, Elijah riappare.

«Non c’è niente qua intorno.»

«Te l’avevo detto.» borbotto io.

Vengo prontamente ignorata.

«Pensavo ci potesse qualche segno, magari un rimasuglio di qualche incantesimo. Invece niente.» dice ad alta voce, ma non parlando con nessuno.

Si volta verso il fratello con la sua aplomb. «Niklaus, posso parlarti un secondo?»

«Certo.» e si allontanano. Klaus non smette mai di sorridere.

“Beato lui che è così di buon umore.”

Sento un rumore dentro la casa e mi volto. Damon esce dalla porta e mi raggiunge.

«Che succede?» chiede.

«I gemelli del destino volevano vedere dove sono atterrata su queste lande.»

Damon si acciglia. «Non c’è niente, qua. Ho controllato.»

Di nuovo, alzo le spalle.«Ora si sono riuniti per confabulare. Non li disturbare o Elijah ti attaccherà con la sintassi di Hokuto.» [1]

Damon è perplesso. «La cosa?»

«Niente. Oggi mi sembra tutto particolarmente assurdo e mi vengono le citazioni nerd.»

Sorride, beffardo. «Anche Jeremy è un tipo un po’ nerd.»

«Sta’ zitto.»

«No, sul serio. Sono sicuro che capirebbe al volo tutte le tue citazioni. Probabilmente si emozionerebbe come una scolaretta. Vuoi che lo vada a chiamare? È proprio in casa…» fa segno di tornare sui suoi passi, verso la porta.

Mi tolgo una scarpa e gliela tiro.

Lui la prende al volo e ride.

«Adesso te la vai a riprendere.»

E la lancia, chissà dove. Verso il bosco, presumo.

«Ma cosa siamo, all’asilo?!»

«Sei tu che hai lanciato la scarpa.» e, sempre ridacchiando, si gira e se ne va.

Quando è vicino alla porta, si gira.

«Magari chiedo a Jeremy di aiutarti a cercarla!»

«Fottiti!» mi avvio a cercare la mia scarpa.

“Ma perché si è messo a parlare di Jeremy, così dal nulla?”

“Beh, probabilmente perché è morto e risorto per l’ennesima volta. E probabilmente è in casa e gli farebbe piacere una visita.”

“Certo che Damon ha un modo veramente strano di esprimere la sua preoccupazione.”

Vagare nel bosco da sola mi fa paura. “Ma gli pare normale mandarmi nel bosco da sola? L’ultima volta ci ho quasi lasciato le penne.”

Finalmente trovo la scarpa e torno indietro velocemente senza rimetterla.

Quando torno, Damon ha fatto uscire Elena e Jeremy dalla casa. Stanno tutti aspettando che Klaus ed Elijah smettano di bisticciare.

Mi avvicino.

Elena mi sorride. «Ehi.» dice.

«Ehi.» dico.

«Ehi.» dice Jeremy, distogliendo subito lo sguardo e guardando la scarpa con aria interrogativa.

Damon, alle sue spalle, ridacchia. Cerco di mandargli telepaticamente un messaggio:

“Ti odio.”

«Ehm…» non mi viene in mente nessuna spiegazione decente. Quindi richiudo la bocca e mi infilo la scarpa.

Cala il silenzio.

«Allora… come stai?» chiedo a Jeremy.

«Bene, grazie.» risponde, secco.

«Bene.»

Guarda verso Klaus ed Elijah contraendo la mascella.

Decido che è meglio non aggiungere altro.

I due finalmente si decidono a tornare.

«Che comitato di accoglienza.» dice Klaus.

«Vedo che Elijah non è riuscito a convincerti a partire.» dice Damon. «Che peccato.»

«Ricordati che sono io ad ospitare il nostro vantaggio a casa mia.»

«Mi chiamo Giulia, comunque.»

Vengo ignorata completamente.

«Posso anche tenerla qui, non è un problema.» risponde Damon.

«Certo, si è visto come ha funzionato bene l’ultima volta. È quasi morta, Jeremy è morto e Silas ha preso Katherine.»

«Silas ha preso Katerina?» interviene Elijah.

“Katerina. Ha detto Katerina. Tu vuoi che io muoro!!!”

«Ah già, non te l’avevo detto.» dice Klaus, beffardo, fingendosi imbarazzato.

Elijah per la prima volta si scompone. Mi sembra vederlo lottare tra l’istinto di partire alla ricerca e quello di mantenere la decisione di averla lasciata. Ovviamente vince l’onore. “Sti uomini…”

«Visto che non posso riportare subito mio fratello a New Orleans, mi unirò a questa pazzia.» dice Elijah, deciso a cambiare discorso. «Cercherò di capire qualcosa su questa storia. Conosco delle streghe che potrebbero avere a che fare con incantesimi del genere.»

«Del genere tipo portare nel nostro mondo una ragazzina che pensa siamo personaggi di uno show, interpretati da qualche attore mezzo scemo?»

«Ian non è mezzo scemo!» lo interrompo.

«Sì, certo.»

«È vero! Ha creato una fondazione per la tutela dell’ecologia, dell’ambiente…» mi sento improvvisamente scema.

Elena sembra impressionata. Damon è sconvolto. «Che cosa patetica.» dice.

«Ehi, la natura è importante…»

Damon fa una smorfia.

«E comunque sta insieme all’attrice che fa Elena!»

Entrambi mi guardano. «Davvero?» dice Elena.

Annuisco. Damon fa un gesto di apprezzamento. «È scemo, ma almeno ha buon gusto.»

Elena gli sorride. Jeremy fa una faccia schifata e rotea gli occhi.

Ovviamente mi metto a ridere.

Dalla faccia che fa, smetto subito e cadiamo in un silenzio imbarazzato.

«Mi dispiace interrompere questo grazioso quadretto.» dice Elijah. «Ma abbiamo delle cose da fare.»

Si gira e, maestosamente, se ne va.

Lo guardo andare via immaginando una musica epica di sottofondo. E magari lui che si gira all’improvviso ravviandosi i capelli. Al rallentatore.

I miei filmini mentali vengono interrotti da Klaus.

«Beh… direi che noi possiamo andare, allora.»

Sto per aprire bocca per salutare, ma Jeremy parla per primo.

«Divertiti a casa di Klaus.» dice, duro. Si volta e se ne va di fretta.

Elena evita di guardarmi e lo segue. Guardo Damon e lui sta ridacchiando. “Ora gli tiro l’altra scarpa.”

«Mi sembra di guardare una serie tv.» dice. «Oh, aspetta!» e ride ancora. Si volta e se ne va anche lui.

Mi viene in mente quello che ha detto prima a Elijah e gli urlo dietro: «E comunque non sono una ragazzina!»

Non risponde, non fa nemmeno cenno di aver sentito ed entra in casa.

Mi volto e trovo Klaus con le mani dietro la schiena che mi aspetta. Sorridendo.

Decido di togliermi dalla mente la gelosia di Jeremy e vado, col cuore in gola.

 

**

 

«E così... il piccolo Jeremy ha una cotta per te?»

Io e Klaus stiamo andando verso casa sua. “Cioè, ma vi pare normale questa frase?”

“Io. E Klaus. Che stiamo andando a casa sua. No, cioè. Veramente. Non ha senso.”

Ok, sto divagando per non rispondere alla domanda.

Decido di non dire niente. Cammino guardandomi le punte delle scarpe.

Poi mi ricordo di quanta cazzo di fame ho.

«Ehm, Klaus?» “O lo devo chiamare Signor Klaus, forse?”

«Sì?»

«Io… ecco… avrei fame.»

Lui spalanca gli occhi, come se avesse appena avuto una rivelazione.

«Ma certo! Devi perdonarmi, non sono più abituato alla presenza dei semplici esseri umani. Senza offesa.»

«Nessuna offesa.» dico, incerta.

«Farò portare a casa delle provviste. Intanto, possiamo andare a un ristorante che conosco, qui vicino. Se ti va bene.»

Mi viene fuori una voce acutissima. «Sì.»

“No, guarda. Io, voler uscire fuori a mangiare con te? Noooo, giammai.”

«Penso che però prima vorrai cambiarti i vestiti sporchi di sangue.»

«Oh. Beh, sì.»

Sorride.

«Ho dei… vestiti a casa di… Elena e Damon.» “Ho appena detto ‘casa di Elena e Damon’? AAAAWWWW”

«Sei sicura di voler tornare là?» dice lui.

«Sì, sì. Faccio una cosa veloce.>»

Mi ritrovo davanti a casa Salvatore, fuori dalla porta. “Quante cose sono cambiate dall’ultima volta che ho dovuto bussare a questa porta…”

Busso, e non timidamente. Mi apre Elena e mi sorride. “Sono la benvenuta, in questa casa…”

“A parte per Jeremy che adesso mi odia, ma va beh.”

«Sono venuta a prendere dei vestiti.» le dico. “Beh, gli unici che sono riuscita a farmi comprare da Damon, alla fine.”

“Cioè, Damon mi ha comprato dei vestiti. Rendiamoci conto.”

«Certo. Te li porto subito». Non so come, sento che non vuole farmi entrare per non farmi incontrare Jeremy.

Mi da’ un sacchetto con la mia roba, sorride e chiude la porta. “Uau, che fretta. Beh, forse stava facendo roba con Damon…”

Rimango col sacchetto in mano e mi rendo conto di non avere un posto dove cambiarmi. “Doh.”

 

 

**

 

Dopo essermi cambiata dietro ad un cespuglio, torno indietro da Klaus che mi sta aspettando, paziente. “Penso che faccia tanto il gentiluomo per tenermi buona. È troppo interessato a questa storia del vantaggio su Silas e sa che non c’è niente di meglio di un ostaggio sereno, che crede di essere lì di sua volontà.”

«Andiamo a mangiare.» dice, tutto contento.

Mi porta in un localino niente male, niente di pretenzioso, non un posto chic, ma nemmeno una bettola.

Gli interni sono in legno e mi sento a casa. Mi accorgo che vicino casa mia ci sono dei posti simili, anche se in cucina fanno solo salsicce e tordelli e dubito che qui sia lo stesso.

“Il senso di retrò che piace a Klaus piace anche a me, decisamente.”

Quando il cameriere arriva, Klaus mi fa ordinare per prima e da bere chiede del vino. Anche se so che sono pilotate, non riesco a fare a meno di arrossire alle sue galanterie.

Non parliamo molto, mentre mangiamo. Sento che dovrei dire qualcosa di intelligente, ma so che non riuscirei, quindi seguo il motto: “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.”

Manco a dirlo, mi ubriaco, anche se sto mettendo qualcosa nello stomaco mentre bevo.

“Che devo dire, troppe emozioni mi fanno ubriacare come quando avevo 16 anni.”

Klaus ogni tanto mi guarda e sorride.

“Altro che cisterna mi ci vuole, qua. Un acquedotto, molto probabilmente.”

Quando mi alzo da tavola, sono tutta bella ondeggiante.

Klaus è divertito, ma ancora non dice niente.

“Questo silenzio sta cominciando a diventare davvero pesante.”

Klaus va a pagare.

“Klaus mi ha pagato da mangiare. Si nota quante volte sto dicendo Klaus? Perché è Klauuuussssssss!!!!”

Ci avviamo verso casa. Sento che la passeggiata mi sta rendendo più lucida e la cosa non mi piace.

“Preferisco essere ubriaca e pensare a Klaus e alle cisterne che a quello che stanno facendo gli altri e Jeremy e Silas e le chiavi e i vantaggi.”

Entriamo in casa. In qualche modo Klaus mi legge nel pensiero, perché mi chiede:

«Vuoi altro da bere?»

«Sì. Quel rum al miele, se possibile.»

Sorride, DI NUOVO. “In realtà vuole uccidermi. Le mie povere ovaie…”

«Hai buon gusto.» dice.

«Certo. Ho baciato te.» “Che cazzo dici, cretina.”

Ride. “Vuole DAVVERO uccidermi.”

«Se è per questo hai baciato anche Jeremy. Quindi non saprei…»

«Come fai a saperlo?»

Non risponde, sorride. Mi porta il bicchiere. Decido di non sedermi, voglio rimanere piantata in piedi e guardarlo.

«Trucchi del mestiere.» dice, alla fine.

Rimane in piedi davanti a me. Beve dal bicchiere anche lui, mentre mi guarda negli occhi.

Mi scoppia un incendio di farfalle nello stomaco.

E in altre parti del corpo.

Visto che saltare addosso a un vampiro non è bene se non sei sicura che ricambi, attacco a parlare.

«Comunque non c’è niente di male a baciare Jeremy. Non lo avevo mai considerato prima, è piccolo ed è troppo muscoloso. Poi l’ho conosciuto ed è stata una sensazione familiare, come averlo sempre conosciuto. Improvvisamente, l’ho visto come un uomo.»

«Come un uomo?» mi deride Klaus.

«Beh, almeno io l’ho baciato. Sulla bocca. Non gli ho dato un bacino sulla guancia.»

E un secondo dopo sono contro una parete e sento il crash del mio bicchiere che si schianta a terra.

“In effetti, non è saggio stuzzicare i vampiri ibridi millenari pluri-omicidi sui loro punti deboli emotivi, tipo… Caroline.”

Klaus mi tiene un braccio sul collo e mi guarda negli occhi, furioso.

Con l’altra mano mi stringe un braccio. Sento che aumenta la presa.

Poi stacca la mano e mi prende per i capelli.

Mi tira indietro la testa e mi bacia, con rabbia.

Non mi faccio problemi, con tutto quell’alcol in corpo, e rispondo per le rime.

Gli infilo entrambe le mani nei capelli e tiro.

Lui mi prende una gamba e la alza, per fare più pressione su di me.

In risposta gli strappo la maglietta di dosso.

Alla prima volta che lo facciamo, non mi prendo nemmeno il tempo di ammirargli i tatuaggi.

 

 

Note generali:

[1] Citazione di questa vignetta http://24.media.tumblr.com/52cafc560aac1e764a4c7cf5260123db/tumblr_mmde8d0L2A1r6knjto1_1280.png di zerocalcare. Se non sapete chi sia, andate su www.zerocalcare.it

 

Note dell’autrice:

Premessa: sto lavorando come una matta quindi non ho fatto in tempo a leggere e rispondere alle recensioni del capitolo precedente… chiedo venia! E dovevo pure pubblicare ieri, ma non sono riuscita nemmeno ad accendere il pc. Per farmi perdonare, pubblico il capitolo di fretta prima di tornare a lavoro. Prometto che appena ho tempo, rispondo a tutte le recensioni che lasciate. Anche perché le adoro e mi stanno facendo montare la testa, ve lo dico XD

Per quanto riguarda la storia… eheheheh. Elijah e i suoi capelli… anche quella è una OTP!

Damon si preoccupa per Jeremy ed è tanto AAAWWW, Jeremy è geloso di Klaus… e direi che ne ha di ben donde, no?

Sì, sto temporeggiando!!! OMMIODDIO IL FINALE DEL CAPITOLO!!!

I NEED COMMENTI!

 

Ps: non avevo pianificato di far strombazzare la nostra Giulia con Klaus, però mi son detta: casa da soli, alcool, attrazione… se l’ha fatto Hayley, perché lei no? E facciamola divertire! Alla fine solo ieri ha rischiato di morire…

Ah, per chi me l’ha chiesto: certo che Giulia fangirleggia su Elijah, nello scorso capitolo l’ha fatto meno del solito perché si deve ancora riprendere dall’esperienza di quasi-morte. Direi che è una cosa che ti cambia :D

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Capitolo 14
*** Calore ***


CAPITOLO 14 - CALORE

 [CONSIGLIO DELL’AUTRICE:

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CAPITOLO 14 – CALORE

 

 

Forse è l’alcol, forse è lui. Fatto sta che tutto quello che vedo sono i suoi occhi.

Mentre mi strappa i vestiti di dosso, mentre mi spinge contro i mobili, contro il pavimento.

Mentre mi bacia la pelle, mi guarda.

Mentre mi morde.

Mentre mi graffia. Sempre i suoi occhi.

Anche quando gli artiglio la schiena. Non stacco mai gli occhi dai suoi.

Quando inarco la schiena. Quando mi tira i capelli. Quando incontro di nuovo le sue labbra.

Li vedo anche quando chiudo gli occhi.

Quando indugia sul mio collo con i morsi.

Quando volano via anche gli ultimi rimasugli dei vestiti.

Quando decido di spingerlo io contro qualche mobile e lui mi lascia fare.

Quando gli mordo le spalle, gli lecco le clavicole, il petto, gli addominali.

Quando indugio a mordergli l’inguine, prima di passare ad altro.

Quando ringhiando mi tira su e vuole di nuovo il comando.

Quando mi prende e non sono se sono a terra o in piedi contro qualcosa.

So solo una cosa e solo una cosa sento, il calore della sua pelle e dei suoi occhi.

 

**

 

Quando riacquisto conoscenza, sono a terra, in mezzo a quello che rimane della sala.

Non ho che lividi e graffi addosso, ignuda come mamma mi fece.

E così anche lui.

Mi sorride e mi toglie un pezzo di divano dai capelli.

Gli sorrido di rimando, inevitabilmente.

Rimaniamo semplicemente a guardarci, in silenzio.

 

Poi la realtà irrompe, naturalmente, nella pace di questo quadretto, sotto forma di Elijah.

«Non vi posso lasciare soli un secondo.» dice.

Io non so cosa fare, vorrei coprirmi ma non so con cosa. Tutto intorno a noi è a brandelli, compresi i miei vestiti. Mi rintano allora dietro una forma che una volta era un divano.

«Veramente sono passate ore dal nostro ultimo incontro, Elijah.»

“Ore? Sono passate ore? E quando è successo?”

«Mettiti dei vestiti addosso, Niklaus.»

“Ma anche no.”

E invece lo vedo uscire dalla sala e per andare a mettersi qualcosa.

Scende un silenzio assurdo.

Elijah non dice niente, io rimango nuda e nascosta dietro il divano.

Quando Klaus torna, oltre ad indossare i suoi vestiti, mi ha portato il sacchetto con dentro i miei.

Lo ringrazio con uno sguardo mentre lui si gira a parlare con suo fratello.

«Allora?» dice.

«Non ho trovato niente di niente. Nessuna strega tra i miei contatti ha mai sentito parlare di altri mondi.»

«Beh, questa sì che è una cattiva notizia.» dice, senza scomporsi.

“Sembri di buon umore, Niklaus. Chissà perché.”

«Non c’è altro da scoprire, quindi puoi tornare a New Orleans.»

«C’è un sacco da scoprire, invece.»

Elijah è insofferente. «È una pazzia. Non c’è niente che ti leghi qui a questa storia. A New Orleans…»

«So bene cosa c’è a New Orleans, Elijah.» lo interrompe Klaus, duro.

«La tua strana abitudine di abbassarti a questi livelli di lotta fra ragazzine mi perplime, Niklaus.»

«Se non mi fossi abbassato a questi livelli, tu non avresti un nipote, tanto per cominciare.»

“Elijah non capisce perché Klaus voglia fa ingelosire Caroline, eppure oggi moriva dalla voglia di correre da Katherine. Certo che sti originali sono proprio… beh, originali.”

Nel frattempo mi sono rivestita ed emergo dal mio riparo di fortuna.

«Non posso credere che tu voglia rimanere per questo.» mi indica Elijah.

«Ehi!» mi offendo.

«Ed io non posso credere che tu venga in casa mia a dirmi cosa devo fare.»

Klaus si porta faccia a faccia col fratello.

«Ragazzi, calmi…» cerco di dire, ma vengo nuovamente ignorata.

«Se è così… penso che non ti servirà il mio aiuto, dopo tutto.» Elijah scandisce le parole.

«No, direi di no.» Klaus è ancora più nero e irrigidisce la mascella.

Elijah se ne va altrettanto maestosamente come quando è arrivato.

Quando è praticamente sulla soglia, a Klaus squilla il cellulare.

Elijah si ferma ad ascoltare.

Klaus risponde, dice «Va bene.» e riattacca.

Lo guardo.

«Era Damon. Dice che ci sono novità e di raggiungerlo.»

Guardo verso la porta e Elijah non c’è più.

 

**

 

Mi ritrovo per la terza volta davanti al portone di casa Salvatore, ma Klaus è deciso a lasciare da parte le formalità, così entriamo senza bussare.

Lui punta verso il salotto.

Io decido di passare in cucina perché, ovviamente, ho fame.

Quando entro mi rendo conto che anche se ci ho vissuto un mese adesso non sono proprio un’ospite, quindi dovrei chiedere il permesso.

Sto quasi per girarmi ed andarmene, quando mi rendo conto che c’è già qualcuno in cucina.

E questo qualcuno è Silas.

“Ma perché lo trovo sempre in cucina? La fa apposta?”

Mi paralizzo. “Ci stiamo cacando sotto!” [1], penso.

“Ma ti sembra normale pensare una cosa del genere in questo momento?”

Silas mi guarda, inespressivo.

Aspetto che faccia la sua prossima mossa, invece si gira dall’altra parte e si versa un bicchiere d’acqua.

Lo guardo per un po’, aspettandomi che si giri con un’espressione pazza e mi dica “Pensavi, eh, che non volessi ucciderti!”

Invece lo sento semplicemente bere dal bicchiere.

Finalmente ci arrivo:

«Oddio, sei Stefan! Non posso credere a quello che sto per dire, ma sono veramente felice di vederti!»

Stefan mi guarda, non dice nulla, si volta di nuovo.

Damon irrompe in cucina.

«Vedo che vi siete già conosciuti.» dice. «Stefan, la tua stanza è così come l’hai lasciata. Cioè sporca e piena di roba inutile.»

Stefan risponde un «Sì, grazie.» più o meno inespressivo e se ne va.

Capisco che Damon è molto preoccupato, anche dalla battuta sulla stanza.

Lo segue con lo sguardo.

«È questa la novità? Stefan è tornato?»

«Sì.» Damon continua a essere preoccupato.

«Damon, stai tranquillo. È normale che sai un po’… voglio dire, è stato…»

Damon mi guarda. «Già.»

Si volta e va verso la sala. Lo seguo.

Dentro ci sono tutti. Ma proprio tutti.

Elena, Damon, Jeremy, Caroline, Tyler, Klaus e perfino Elijah.

Noto che Jeremy finge ancora di non vedermi.

«Come sta?» dice subito Caroline appena vede Damon entrare in sala.

«Una meraviglia.» risponde lui, sarcastico.

«No, seriamente, come sta?»

«Come vuoi che stia, Caroline? È stato in una bara sott’acqua per più di un mese!»

«Dove lo hai trovato?» chiede Jer.

Damon snocciola una serie di nomi di località che non conosco.

Elijah interviene.

«Perché siamo qui? È per via di Katerina?»

«Elijah, fratello mio. Pensavo tu stessi andando a casa.» ribatte Klaus, col suo solito sorriso.

«Ho cambiato idea.»

«Perché?»

«Non sono affari tuoi.» Elijah non si scompone. Mai.

Klaus gli si avvicina di nuovo. Di nuovo scuro in volto.

«Prima vieni a casa mia e mi dici cosa devo fare e poi mi dici che questi non sono affari miei?»

«Non sono affari miei nemmeno chi ti porti a letto, Niklaus. Volevo solo risolvere le cose e portarti a New Orleans a fare il tuo dovere.»

“Ehm…”

Caroline è nera ma non dice niente, non in presenza di Tyler.

Jeremy è sbiancato. Apre la bocca e la richiude, molte volte.

Io non riesco a fare a meno di guardarlo, come ipnotizzata dalla sua reazione.

«E il tuo dovere adesso è quello di salvare Katherine? Magari potevi pensarci prima.»

«Non provocarmi, Niklaus.»

«Altrimenti…?»

«Beh…» dice Damon. «Che storia interessante. Ora possiamo tornare a noi?»

Jeremy torna in se’. Mi guarda, stupefatto. Poi deluso. E infine triste. Abbassa la testa e a capo chino se ne va.

Vorrei quasi rincorrerlo, ma non saprei cosa dirgli.

“Ciao, ti ho baciato ma non possiamo stare insieme quindi ho deciso di buttarmi tra le braccia dell’alcool e del dio del sesso?”

Elena mi guarda, arrabbiata.

La guardo piena di scuse negli occhi, non so neanche io perché.

«Sostanzialmente, non sappiamo niente.» mi accorgo che sta dicendo Damon.

«Non sappiamo niente di niente. Né su dove sia Silas, su cosa stia facendo, su perché abbia preso Katherine. Non sappiamo nemmeno se sapesse che quella era Katherine.»

«Certo che lo sapeva.» afferma Klaus. «Non può aver confuso un’umana con una vampira.»

Poi si allontana dal fratello e guarda Caroline, beffardo, prima di sedersi davanti a lei.

“Ho fatto sesso con un’altra donna, gné gné gné”

Lei è talmente tanto arrabbiata che non gli fa nemmeno una delle sue smorfie. Lo ignora, proprio.

«Vado a vedere come sta Stefan.» dice, alzandosi.

Tyler rimane lì come un pesce lesso. Niente di nuovo sotto il sole.

«Cosa volete fare?» chiede Elijah.

Damon è stupito. «Non lo so. Altrimenti non avrei bisogno di queste stupide riunioni.»

Klaus sta per ribattere ma Elena parla per prima.

«Adesso che abbiamo ritrovato Stefan, possiamo tutti concentrarci su Silas. Io penso che voglia riprovare ad alzare il velo.»

«Forse insieme al sangue di un cacciatore, gli serviva anche il sangue di una dopple-ganger.» dice Damon.

«Giusto. Ma tutti questi forse non ci portano da nessuna parte. Dove lo cerchiamo?»

«Ehm…» intervengo. «Perché non provate a scuola? La statistica dice quando c’è un grosso casino a Mystic Falls e un cattivo deve fare qualcosa, sceglierà la vostra scuola. Inspiegabilmente.»

 

Note generali:

 

[1] Famosa battuta di (mi pare) I Corti di Aldo, Giovanni e Giacomo.

 

Note dell’autrice:

Chiedo nuovamente venia, lo so, l’ho già detto, ma ancora non sono riuscita a rispondere ai vostri commenti T___T

Lunedì sono più tranquilla, smetto di lavorare eccetera e mi posso dedicare a rispondervi! Anche perché mi fa sempre piacere le recensioni e le leggo sempre molto volentieri, e pure queste che avete lasciato le ho lette tutte ma manco proprio di tempo materiale per rispondere T___T (rileggendo, questo è un calco dall’inglese “lack of time” proprio, lol, sono stanca!)

Tra l’altro, direte voi, ma come fa a trovare il tempo per scrivere allora? No, non ce l’ho il tempo per scrivere, questa è roba già pronta che aspetta solo di essere pubblicata. E non trovo nemmeno il tempo per pubblicare! Vabbè, penso di essermi scusata abbastanza.

Passo a dire due cose sul capitolo:

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

 

E poi

 

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

 

E poi LOL

 

E poi… ditemi voi!

Ps: una volta una ragazza mi disse "sono contenta che tu non abbia deciso di fare la solita storia di quella che arriva e tutti cadono ai suoi piedi ed è la dea del sesso", ora quella ragazza o altri di voi potrebbero dire "oh, e allora? la sala distrutta? alla fine fai anche tu la dea del sesso!" e Giulia risponderebbe: "Chi, io? Macché, ha fatto tutto lui XD ho cercato di tenergli testa come meglio potevo, e alla fine lui è un vampiro ibrido millenario e io sono finita piena di lividi, segno evidente di quanto sia premuroso e attento alla mia incolumità. E sinceramente la cosa non mi potrebbe importare di meno! (Dicesi anche "fottesega") Mica ho fatto sesso con lui perché volevo delle premure! Cogli l'attimo, baby, cogli l'attimo." Poi il sesso con Klaus o è EPICO o niente! A voi la parola :D PPS: ci ho messo un casino a decidermi a scriverlo. Cioè, scrivere della roba del genere senza scadere nel trash e nel ridicolo è difficilissimo! Però alla fine con l'aiuto di Control e con l'immagine di come si è comportato con Hayley, mi sono lanciata. Attendo nervosamente le recensioni, se non si è notato!

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Capitolo 15
*** Pesce ***


CAPITOLO 15 - PESCE

CAPITOLO 15 - PESCE

 

Tutti mi guardano, in un silenzio stupito.

«Non ha torto.» dice Damon.

«No, in effetti non ci avevo mai pensato, ma… succede sempre tutto a scuola.» dice Elena, pensierosa.

Caroline torna in mezzo a noi, sconsolata.

«Non vuole parlarmi.» dice.

«È sconvolto. Dagli tempo.» dice Elena.

Mi accorgo che Tyler è talmente utile che non ha mai aperto bocca.

Damon è accigliato, al pensiero di suo fratello, chiuso in camera, che non vuole parlare con nessuno.

Klaus è seduto come al suo solito sulla poltrona, completamente a suo agio. Continua a lanciare occhiate a Caroline, e Tyler lo guarda male.

“Sembra di essere a vedere una puntata. Un finale di stagione, direi. Uno di quelli che riuniscono tutti.”

«Direi che possiamo cominciamo a organizzarci.» dice Klaus. «Possiamo dividerci in gruppi di due.» e sorride a Caroline.

«Buona idea.» dice Damon.

«No, non lo è.» ribatte Caroline.

«Sta’ zitta, Caroline.» le dice Elena. «Non è il momento.»

Vorrei che si scatenasse un applauso generale. E invece niente. “Noobs.”

«È una buona idea dividersi. Vado a chiamare Jeremy.»

«Ehi, ehi, aspetta. Perché chiami Jeremy? Lui non viene.» la ferma Damon.

«Certo che viene. Non lo lascio più da solo. Mi è bastata l’ultima volta.»

«E chi rimane qui a fare la guardia alla piccola umana? Perché mio fratello zombie, di sopra, al momento non mi pare in grado.»

«Oh, non ti preoccupare per quello.» dice Klaus, sorridendo. E facendo subito sparire il sorriso. «L’umana viene con me.»

“Oh, God.”

«Cosa?»

«Hai sentito, Damon. È l’unica che può sapere se Silas mi farà uno dei suoi trucchi.»

Elena capisce l’andazzo e roteando gli occhi va a chiamare Jeremy.

«E perché dovrebbe venire con te, allora? Perché non con me? Anche io potrei averne bisogno.»

«Viene con me perché io ho detto così.»

«Ma davvero? Non penso proprio.»

“Ma sta succedendo davvero? I. CAN’T. BREATHE.”

In un baleno Klaus è in piedi.

«Non pensi proprio?»

«Oh, per l’amor del cielo!» esclama Caroline.

«Tutto questo è ridicolo.» concorda Elijah.

«È vero, è ridicolo anche solo parlarne. L’umana viene con me.»

«Già, l’hai già detto. E indovina? Non succederà.»

«Vuoi chiedere a lei con chi vuole andare, forse? Vuoi farla scegliere? So a che voi Salvatore piace molto lasciare scegliere. Vediamo, chi pensi che sceglierà? Quello che l’ha ignorata e aggredita o quello che l’ha ospitata e che ha dormito con lei?»

In quel preciso istante Jeremy ed Elena entrano in sala, giusto in tempo per sentire l’ultima frase.

“E te pareva.”

Lui alza gli occhi al cielo e da’ un pugno allo stipite. Poi va veloce verso la porta ed esce in giardino.

Elena è furiosa e il suo sguardo lampeggia tra gli astanti.

«Che diavolo state facendo?»

«Stanno litigando a chi ce l’ha più grosso.» dico.  “No, non è il momento di pensare a quello di Klaus! CONCENTRATI!” «E visto che non ho voce in capitolo su questa faccenda, me ne vado. Fatemi sapere quando avete deciso chi ha vinto la gara.»

 

**


Non riesco a trattenermi, rincorro Jeremy.

Lo trovo fuori a camminare per sbollire, le mani lungo i fianchi che si contraggono.

Probabilmente vuole fare dei solchi in terra.

Mi avvicino.

«Jer…»

«Vattene via.»

«So che è colpa mia se fai così, quindi no, resto. Parlami.»

«Non ho niente da dirti.»

«Non è vero, altrimenti non saresti così arrabbiato.»

«Tu non sai niente di me! Non sai cosa è vero e cosa no!» mi urla, fermando la sua camminata furiosa.

«Ok, non saprò quello che è vero da quello che non lo è, ma…»

Non mi lascia finire.

«Sei andata a letto con lui!»

Mi guarda, con gli occhi che mandano fiamme.

Si aspetta che dica qualcosa. «Sì.» gli dico, semplicemente.

«Come hai potuto…»

Non lo faccio finire. «Come ho potuto? E da quando in qua è affar tuo quello che posso o non posso fare? Ho capito che sei ferito, ma non stare qui a darmi della puttana perché sei geloso.»

«Non ti sto dando della puttana e non è questo il punto!»

«E qual è il punto?»

«Ci siamo baciati! Ed è stato… è stato… » non trova le parole.

«E poi tu mi hai detto “Non posso” e io l’ho capito e poi tu vai con lui! Perché?»

 Allargo le braccia. «Perché no, Jeremy?»

«Perché no?!» è esasperato.

«Perché io ti amo e tu sei andata a letto con lui. Ecco perché no.»

E torna in casa, deciso, lasciandomi lì a bocca aperta come un pesce lesso. Come Tyler.

 

**

 

Le parole di Jeremy mi rimbombano in testa e l’unico pensiero che riesco a formulare è: “Eh…?”

Elena mi trova in giardino. Mi sono seduta e non me ne sono nemmeno accorta.

Si siede vicino a me. Non dice nulla.

«Mi ama.» le dico.

«Lo so.»

«Come…?»

«Quello che avete passato potete saperlo solo voi, ma… dubito che Jer abbia mai preso una sbandata così per nessuna. Con Vicky era troppo piccolo ed era più per autodistruzione, Anna era una vampira e non ha nemmeno avuto il tempo di conoscerla veramente prima che morisse e Bonnie… beh, Bonnie è Bonnie.» Sospira. «Non penso che lo abbia lasciato mai avvicinare più di tanto. Non è nel suo stile.»

«Ma…» non so nemmeno come continuare. «Io…»

Come dicevo, pesce lesso.

«Non so cosa tu voglia fare, perché forse non lo sai nemmeno tu. Ma ferisci ancora mio fratello, e io ti uccido.»

Mi scappa da ridere. Cerco di trattenermi, poi le risate hanno la meglio.

«Perché ridi?»

«Scusa, scusa… mi fa troppo ridere questa predica, venuta da te.»

«Prego?»

«No, è che… cioè… tu hai fatto soffrire due persone come cani, per anni. E poi…» non riesco a trattenere le risate. Risate isteriche, per di più.

Elena è incazzata nera.

«Tu non sai niente di quelle storie. E smettila di ridere!»

«No, è che… mi vengono in mente le scene tipo “Ti amo”, “Forse è questo il problema”, e allora non riesco a rimanere seria. Tu, tra tutte le persone, che mi dai lezione di sensibilità… è… è… è meraviglioso!»

In un attimo sono a terra, colpita da un sasso alla mascella. “Ah, no, non è un sasso. Era lo schiaffo di un vampiro. Che, guarda caso, adesso sta per mordermi.”

Chiudo gli occhi, cercando di pensare ad altro, per non farmi sopraffare dal panico al pensiero di essere nuovamente morsa. E sperando che non sia brutale come con Silas.

Qualcosa blocca Elena e la tira via da me.

Riapro gli occhi e Damon la sta tenendo contro il muro.

«Che stai facendo?!» le dice, cercando di guardarla negli occhi.

Elena si ricompone. Gli occhi le tornano marroni. Mi guarda.

«Tu non sai niente di me. Sta’ lontana da mio fratello.»

E se ne va.

Damon la guarda andare via, stupito. Poi mi aiuta a rialzarmi.

«Wow.» dice. «È possibile che non ti si possa lasciare sola un secondo e ti fai assalire da un vampiro? Beh, in tutti i sensi, a quel che si dice.» e sorride, mellifluo.

Mi viene fuori un suono che è a metà con una smorfia.

«Ok, ok, sono sempre stato curioso. Dimmi. Come ce l’ha Klaus?»

«Per favore, Damon… non sono in vena.»

«Lo so, lo so, che noia.» Si riaccende. «Vuoi da bere? Sei più simpatica quando bevi. O almeno così dicono…» ammicca.

«Damon…»

«Dio, ma cos’avete tutti? Qual è il problema? Hai assaggiato un po’ di Klaus, hai… spezzato il cuore a Jeremy…» prosegue, incerto. «Succede, no?»

«Già, succede. L’ho tenuto lontano per non ferirlo e l’ho fatto lo stesso. Ironico, vero?»

Damon abbozza.

«Ha detto che mi ama!»

«Sì, ho sentito.»

«Io… io… Damon, non so cosa fare. Ho pure litigato con Elena… ero… ero messa male. Non so perché le ho detto quelle cose.»

«Certo che lo sai. Sapevi che si sarebbe arrabbiata. Lo hai fatto per questo. Penso che tu stia copiando qualche mossa del mio libro.»

Lo guardo, stupita. «Come sai che c’è un libro?»

È altrettanto stupito. «C’è un libro?»

«Sì! E… e Damon è un personaggio un po’ diverso dal telefilm, diventa un corvo, ha dei poteri strani… e… Elena ha le ali…»

«Elena ha le ali?!»

«Sì, guarda, lascia stare. Comunque l’autrice l’hanno licenziata e hanno assunto una ghost writer per continuare la serie di libri, anche se pubblicano a suo nome.»

«Una serie? Mi stai dicendo che c’è una serie di libri da cui hanno tratto il telefilm?»

«Sì.»

«Wow.»

Rimane a fissare il vuoto coi suoi occhioni azzurri che guizzano, cercando di assimilare le informazioni.

«E quanti libri ci sono?»

«Almeno 12, ma non ricordo bene. Ho perso il conto, dopo un po’.»

«E tu li hai letti tutti.»

«Sì, ma quando sono arrivati i demoni volpe e le ali sinceramente li ho letti un po’ così a ufo…»

«Tu non stai bene.»

Annuisco. «Mai affermato il contrario.»

Damon mi guarda con uno sguardo strano.

«C’è anche Jeremy, nei libri?»

“Ouch. Non vuole far cadere il discorso.”

«No, Elena ha una sorellina.»

Sorride. «Beh, direi che ti è andata bene, allora!»

«Damon… non iniziare. Non ci riesco.»

«Perché no?»

«Perché… perché Klaus è… Klaus, ed è tipo la personificazione del sesso. E quando lui mi ha baciata, io… ho dimenticato tutto. Mentre lo facevamo, per la prima volta non ho pensato a niente. Né a Silas, né a Jeremy, né alla mia molto prossima probabile morte. Mi sono lasciata andare e… ed è stato bello. E speravo che Jeremy non lo scoprisse mai, e invece… ed era così… così triste, il suo sguardo. L’ho visto andare in pezzi.»

«Ok, se ti dispiace così tanto significa che tieni a lui, no? Basta che ci parli e tornerete amici, se è quello che vuoi. Basta che metti in chiaro le cose. Non è colpa tua se il piccoletto si è preso una cotta.»

«Ha detto che mi ama, Damon!»

Mi guarda, intensamente. «E tu?»

Boccheggio. Sto ancora boccheggiando quando Damon mi da’ una pacca sulla spalla e mi lascia lì. Come un pesce lesso, di nuovo.

 

 

Note dell’autrice

 

Capitolo emotivamente intenso, tra il battibecco Klaus-Damon per la possessione della nostra povera protagonista e la dichiarazione di Jeremy…… ve l’aspettavate? Che ne pensate?
E il povero Stefan, a chi altri fa tanta tenerezza?

So che direte che sono un po’ cattiva con Tyler, ma non posso farci niente. Il suo personaggio non mi da’ nulla, se penso a lui mi vengono in mente solo i suoi occhi sgranati e la faccia a scemo. Non ho cose sensate né appropriate da fargli dire.

Rinnovo i ringraziamenti a tutte le mie assidue lettrici (e lettori), ho un sacco di visualizzazioni e tante belle recensioni! Ringrazio ovviamente anche tutti i lettori silenziosi. Senza di voi, di tutti voi, non avrei continuato a pubblicare questa storiella, lo confesso.

Cerco di postare il prossimo capitolo il prima possibile, per farmi perdonare dei salti e ritardi della scorsa settimana. Un abbraccio generale virtuale a tutti. See ya!

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Capitolo 16
*** Distacco ***


CAPITOLO 16 - DISTACCO

CAPITOLO 16 – DISTACCO

 

Come prima cosa, decido di far pace con Elena.

Vado a sbattere contro Klaus mentre rientro in casa.

«Eccoti qui.» sempre con quel sorriso. «Ti stavo cercando. Stiamo andando via.»

«Cosa? No, no, devo parlare con Elena.»

«Le parlerai in un altro momento. Andiamo.»

Fa per mettermi una mano sulla spalla per spingermi, delicatamente.

«No, aspetta. Devo parlarle, prima.»

Ride.

«Puoi parlarle domani. Ci siamo divisi in coppie. Andiamo.»

Mi prende per un braccio.

«No.» cerco di divincolarmi, naturalmente senza riuscirci. «Lasciami andare, devo parlare con lei.»

Klaus smette di sorridere. «Ci siamo divisi. Tu vieni con me. Fine della storia.»

«No!» sono sull’orlo dell’isteria. “DEVO parlare con Elena! Devo farmi perdonare!”

«O vieni di tuo, o ti trascino fuori. A te la scelta.»

«Lasciami andare!»

«Lasciala andare, Klaus.»

Alzo lo sguardo. Elena è sulla soglia.

«Non penso proprio.» le dice, beffardo.

Fa per girarsi e andarsene, ma Elena riappare davanti a lui.

«Ti ha detto di lasciarla andare. Vuole parlare con me.»

«Non mi interessa.» Klaus ha lo sguardo allucinato e pericoloso. Del tipo “Facciamo come voglio io o vi uccido tutti.”

I presenti in casa sono quasi tutti vampiri, quindi ovviamente hanno sentito l’alterco. Uno a uno si affollano nel portico.

Klaus ride.

«Che succede?» dice Damon. Mi guarda. «Davvero? Sei di nuovo nei guai?» Alza le braccia al cielo.

«No, non lo è. Stavamo giusto andando via.» gli dice Klaus. Sorridendo solo con la bocca. Uccidendo con lo sguardo.

«Stavo parlando con lei.» ribatte Damon.

«Va tutto bene.» dico. «Volevo solo parlare con Elena, ma…»

La guardo negli occhi. «Parleremo domani. Andiamo.»

“Meglio che farli azzannare per colpa mia.”

Elena non demorde. «No, io dico che parliamo adesso.»

“Ho scelto il giorno giusto per farla incazzare, via.”

Damon le si avvicina. «Dico anch’io che dovreste parlare un po’.»

«Anche secondo me.» sento la voce di Jeremy alle mie spalle. Una morsa invisibile mi stringe lo stomaco.

Klaus ride. «Pensate davvero di potermi fermare? Anche se vi ci mettete tutti?»

«Qualcosa ci inventeremo. Lasciala andare.» è la voce di Caroline. Ed è quella che gli da’ la mazzata.

Lo vedo irrigidirsi e mi sembra anche di vedere degli occhi lucidi.

«Ragazzi, non importa…» cerco di dire, allarmata. “Ora li uccide tutti davvero.”

Invece Klaus, molto poco galantemente, mi butta via.

«Bene.» dice. «Tenetevela.»

Mi guarda. «Non mi serve più, comunque. Ho già avuto quello che volevo.»

Si sofferma a guardare Caroline.

«Non chiamatemi, mai più.» Poi si gira e scompare.

«Wow.» dice Tyler. «Che maleducato.»

Parte un coro di: «Sta’ zitto, Tyler.»

 

Rientrano tutti, uno a uno. Rimango fuori ancora un po’, con lo sguardo verso il punto in cui è scomparso Klaus.

«Non intendeva davvero quello che ha detto. Lo sai, vero?» Damon è poco dietro di me.

«Lo so. Vorrei potergli parlare.»

Spalanca gli occhi. «Perché?»

«Era solo ferito. Lo avete… beh, lo abbiamo accerchiato. Era di nuovo il cattivo della situazione e Caroline ha solo aggiunto sale sulle ferite.»

«Bah.»

Mi volto a guardarlo.

«Si sente solo, Damon. Ed ha dei grandi casini ad aspettarlo a New Orleans, roba che nemmeno ti immagini. È davvero così difficile da capire, per te? Non molto tempo fa eri nella sua stessa posizione.»

«Quello che non capisco è come fai a provare pena per uno che ti ha appena dato della puttana.» Mi squadra un po’. «Beh, il sesso dev’essere stato parecchio bello, suppongo.»

Mi strappa un sorriso. «Oh, sì. Non te lo immagini nemmeno.»

Damon ridacchia.

«Torniamo dentro.» mi dice. «Ora che abbiamo perso Klaus ed Elijah dobbiamo ridefinire i confini della battuta di caccia.»

«Elijah se n’è andato?»

«Sì, ha seguito Klaus.»

«Beh, non mi stupisce. Non vedeva l’ora di portarlo via. Come minimo ha fatto sapere a tutti di noi due apposta per farci litigare. Avrei dovuto pensarci.»

«Sì, sì. Perché tu sei il cervello della situazione.» mi sfotte Damon.

Rientriamo dentro.

«Ah, non è che posso mangiare qualcosa? Prima volevo prendere roba dal frigo ma ho incontrato Stefan e pensavo…»

«Da quando in qua me lo devi chiedere?» si ferma a guardarmi. «Hai cominciato a drogarti?»

Scoppio a ridere. «Ma cosa stai dicendo?»

«Lo sapevo! Dovevo farti il discorso sulle conseguenze dell’abuso di droga! Beh, per l’alcol è troppo tardi.»

Continuo a ridere.

«Oh, Dio. Hai usato i contraccettivi con Klaus, vero? Come ho potuto lasciarti andare libera per il mondo senza prima averti detto delle api e dei fiori!? Li hai usati, vero? Non posso nemmeno cominciare ad immaginare il pensiero di un baby Klaus in giro per casa.»

Sto letteralmente soffocando dalle risate.

“Oh, se sapessi…!”

Nel frattempo abbiamo raggiunto la cucina. Dentro c’è Jeremy.

Si volta a guardarmi, male, e poi si gira dall’altra parte.

Piano piano, smetto di ridere.

«Beh, allora… io… vado.» dice Damon, indietreggiando e indicando la sala. «Grande crisi. Organizzazione. Ciao ciao!»

E il silenzio più assoluto scende in quella cucina.

Vedo che Jer si sta facendo un panino sul bancone.

Decido di copiargli l’idea.

Apro le ante e prendo cose dal frigo, sbirciando verso di lui, ma non si volta mai.

Decido di prendere l’iniziativa.

«Volevo ringraziarti, sai, per prima.»

«Non l’ho fatto per te.» risponde, secchissimo. Rimane a fare il suo panino senza girarsi verso di me.

«Beh, grazie lo stesso.»

«Come ti pare.»

Alza lo sguardo dal piatto e fissa davanti a se’.

Poi finalmente si volta a guardarmi.

«Magari la prossima volta sceglierai qualcuno di migliore da scoparti.»

Mi sale una rabbia tale che vorrei accoltellarlo sul posto.

“Stai calma. È solo ferito. Lascia perdere.”

Fa un sorriso beffardo davanti al mio silenzio, prende il suo panino e se ne va.

“Beh, è proprio vero che a tutti, qui, piacciono le uscite di scena grandiose.”

Mi mangio il mio, di panino, stizzita, da sola.

E inevitabilmente penso che potrei essere a casa di Klaus a fare…. beh, altro.

 

Quando torno in sala, mi avvertono che si sono riorganizzati per andare a cercare Silas nei dintorni.

La scuola, il cimitero, le cave, eccetera.

«Qualcuno dovrà restare qui ad assicurarsi che Silas non torni ad ucciderti, quindi faremo a turno.» mi dice Damon.

Annuisco. Per un attimo penso di aiutarli nella ricerca, poi ci ripenso. “Ma chi me lo fa fare? Andare dritta nella tana del lupo? Sei diventata scema?”

«Mi dispiace che dobbiate costringere qualcuno a restare solo per me.»

«Non c’è bisogno.» dice Stefan dalla porta, appena apparso. «Resto io con lei.»

Ci voltiamo tutti a guardarlo.

Caroline gli si avvicina subito. «Oddio, come stai? Tutto bene?»

«Certo, Caroline.»

Se possibile, la sua faccia è ancora più impassibile e mono-espressiva del solito. La faccia di un uomo spezzato.

«Stefan…» comincia Damon.

«So cosa stai per dirmi. Ma non importa. Voi dovete trovare Silas. E io ho bisogno che voi lo troviate. E che lo uccidiate.»

Come se avesse appena detto “E domani devo andare a fare la spesa.”

Non è arrabbiato, non è pieno di spirito di vendetta. Sembra più che altro… vuoto.

Damon stringe un po’ le labbra, guardandolo negli occhi. «Lo troverò.» gli promette.

Rimane un po’ a squadrare il fratello, desideroso di dire qualcos’altro, poi cambia idea e si rivolge di nuovo agli altri.

«Allora direi che facciamo come stabilito, solo che invece di rimanere a fare la balia, Elena, verrai con me e Jeremy. Caroline, Tyler, ci rivediamo qui.»

Li guardo sciogliere i ranghi e andare.

In pochi minuti, la casa è vuota.

Siamo io e Stefan, da soli.

Silenzio.

 

 

 

Note dell’autrice

Beh, siamo riusciti a far incazzare Klaus per bene. Ovviamente lui con i suoi modi di fare non attira proprio le simpatie e la ragionevolezza altrui, ma insomma.
Pure Jeremy è parecchio incazzato, e con Elena ancora non c’è stata possibilità di fare pace.
Meno male che c’è Damon a fare il cretino e la perpetua, altrimenti vivere in quella casa sarebbe un po’… difficile.
PS: io adoro il rapporto tra Giulia e Damon!
Detto questo, rinnovo i miei ringraziamenti a tutti e vi invito a passare da qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2089981 è una storia bellissima, AU e AH, di Everlily (già Crimson Petal) e io l’ho aiutata a trovare un middle-name importante XD
No, sul serio, è meravigliosa. Flashbacks Delena adolescenti. Ho detto tutto.

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Capitolo 17
*** Priorità ***


CAPITOLO 17 - PRIORITA'

CAPITOLO 17 – PRIORITA’

 

Per la prima volta da quando sono in questo mondo, non ho la più pallida idea di come interagire con qualcuno.

Non ho risposte sagaci. Non ho niente di niente.

Stefan si siede sulla poltrona e si mette a fissare il vuoto.

“Non ho niente da dirgli perché quello non è Stefan. È un involucro vuoto.”

Decido di sedermi anch’io. Penso che si accorga del mio movimento, ma non da’ segno di vita.

Non si volta a guardarmi, né da’ segno di voler parlare.

Sento l’ansia salire a livelli esagerati.

Mi sto guardando le mani, confusa, quando si alza.

Va in cucina e torna poco dopo con un bicchiere d’acqua.

“È la seconda volta in un giorno che lo vedo bere acqua e non sangue.”

«Non pensavo che i vampiri avessero bisogno di bere acqua.» gli dico.

Finalmente si volta a guardarmi.

«Sto cercando di riabituarmi al sapore.» risponde.

«In effetti… dopo un mese in acqua salata… deve fare uno strano effetto bere quella normale.»

«Già.»

E cade di nuovo il silenzio.

«Beh…» gli dico. «Vado in camera mia.»

Annuisce e si rimette a guardare il vuoto, sorseggiando.

“Oook. Super inquietante.”

Quando raggiungo la mia camera, mi butto sul letto.

In qualche secondo, crollo addormentata sotto il peso delle emozioni della giornata.



**

 

Mi svegliano dei rumori in casa. Mi alzo di soprassalto e col cuore in gola, sicura che qualcuno sia venuto a uccidermi.

Ma sono sola nella mia camera, e i rumori sembrano familiari.

Mi prendo qualche minuto per riprendermi e respirare a fondo, poi decido di uscire a vedere chi è tornato.

Incontro Jeremy nel corridoio, che mi passa a fianco e va in camera sua senza degnarmi di uno sguardo.

“Priorità, Giulia. Priorità. Prima Elena.”

Vado verso l’entrata e ci sono Damon ed Elena.

Stanno un po’ a distanza mentre parlano, tesi.

«Sicuramente ha un nascondiglio da qualche parte, quel bastardo.» dice Damon.

«Stiamo andando per tentativi. Alla fine non sappiamo se è veramente in città o se è a Las Vegas.»

«Come può essere a Las Vegas? Nessuno l’ha mai nemmeno sentito nominare, là. Oppure Klaus potrebbe averci mentito.»

«E a che scopo?»

«Non lo so.»

«Io non penso abbia mentito.» intervengo.

«Non è il momento di fare uno dei tuoi discorsi sulla fragile emotività di Klaus, Giulia.» mi dice Damon.

«Non stavo per farlo. Semplicemente, Klaus non fa niente senza un motivo ben preciso. Non mi pare che ci sia nessun motivo per mentire su Silas. Sa che gli può alterare la mente e la cosa lo spaventa. Vuole farlo fuori tanto quanto noi.»

«Come dicevo, fragile emotività.»

«Ha ragione, Damon.» interviene Elena. «Non piace nemmeno a me, ma non penso che abbia altri piani su Silas. Aveva il suo vantaggio.» mi indica «a casa e il desiderio di chiudere questa storia. La collaborazione era anche a suo vantaggio.»

«In più, Elijah era contrario e voleva portarlo via. Se avesse avuto un piano segreto per sconfiggere Silas alle nostre spalle, cosa che mi sembra ridicola mentre la dico, avrebbe incluso suo fratello.» dico.

«Grazie mille, Oracolo.» dice Damon, ruotando gli occhi.

«Di cosa? Ti ho solo dato la mia opinione.»

«Che nessuno ti ha chiesto.»

“Ok Jeremy, ma anche Damon che mi tratta così non lo posso reggere.”

«C’è qualcosa che non va, Damon?»

Spalanca gli occhi e allarga le braccia. «Se c’è qualcosa che non va? No, no, è tutto a posto!» Il sarcasmo trasuda da ogni poro della sua pelle.

Incrocio le braccia. «C’è qualcosa che devi dirmi?»

«No, certo che no. Cosa dovrei dirti, d’altronde? Grazie per essere venuta qui a rovinare tutto?»

Mi si riempiono gli occhi di lacrime. «Come sarebbe a dire, scusa?»

«Damon…» interviene Elena, ma lui la ignora.

«Hai capito benissimo.» si avvicina puntandomi un dito contro. «Non solo non hai detto niente su mio fratello e non l’ho trovato per un mese, ma hai fatto un casino con Jeremy, hai fatto un casino con Elena e per finire anche con Klaus! Abbiamo perso sia lui che Elijah e non possiamo nemmeno chiedergli se ci ha mentito sulle streghe o no!»

«Beh, scusami tanto se sono umana e stupida e faccio solo casini!»

«L’hai detto tu, non io!»

«Ok, ora basta.» interviene Elena.

«Non la difendere, Elena! Non dopo che…» si ferma. Mi guarda, una marea di cose non dette negli occhi che premono per uscire. Fa un verso esasperato, si volta e se ne va.

Elena sbuffa, ma non lo segue. Va verso la sala e si mette là, a braccia conserte, a guardare il vuoto.

Un po’ come Stefan oggi, ma non in modo così inquietante.

La raggiungo, visto che volevo parlarle fin dal principio.

«Elena…»

Si riscuote. «Ehi.» mi dice.

Mi avvicino, incerta.

«Lascialo stare. È solo sotto pressione per tutta la situazione.» mi dice.

«Ok… anche se a quanto pare sono io la causa di tutto.»

Scuoto le spalle. «A proposito, volevo parlarti.» continuo.

«Giusto, ho sentito che lo dicevi a Klaus. Infatti, mi ero fatta lasciare il primo turno di babysitting.»

Si da’ una scrollata come per allontanare altri pensieri e mi guarda.

«Volevo chiederti scusa per quello che ti ho detto.» dico.

Annuisce. «Lo avevo immaginato.»

«Ero un po’ confusa. E non so perché, ma quando sto così a volte ho bisogno di litigare con qualcuno. Quindi penso di averti provocata per questo e mi dispiace tantissimo.»

«Sì, beh, dopo che mi sono calmata l’ho capito. Dopo anni spesi a far fronte a Damon dovrei esserci abituata, invece…»

Gongolo. «Beh, è ovvio che se lo faccio io è diverso. Non sono un uomo, non sono figo e non sei innamorata di me.»

Riesco a strapparle un sorriso.

«Comunque…» continuo. «Mi dispiace davvero tanto. Sei l’ultima persona con cui vorrei litigare. Mi hai salvato la vita, mi hai dato la verbena, mi hai dato un posto dove stare, mi sei stata amica. E penso tu sia l’unica cosa che impedisca a Damon e Jeremy di buttarmi fuori di casa, al momento.»

Scuote la testa. «Non posso dire niente su Jeremy, ma… Damon non ce l’ha con te. Ce l’ha con me.»

Mi coglie di sorpresa. «Come?»

«Abbiamo litigato, prima.»

«Oh.»

«Quindi, come hai detto tu poco fa, ha sentito il bisogno di litigare con qualcuno.»

Da una parte mi sento sollevata. “Damon non ce l’ha con me. Damon non mi odia.” Ed è una sensazione meravigliosa. “Ci tengo così tanto al suo giudizio?” Evidentemente sì.

E da un’altra parte, la parte fangirlosa di me è in subbuglio perché Damon mi ha usata come sfoghino. E sta ballando e saltando e facendo festa nella mia testa.

Alzo lo sguardo su Elena. Si è di nuovo messa a fissare il vuoto. Da una parte vuole essere triste per la litigata, dall’altra non vuole lasciarsi andare alle emozioni in un momento di crisi. Vuole essere forte.

Mi si stringe il cuore a vederla combattuta tra essere umana ed essere una vampira.

«Perché avete litigato? Se posso chiedere…»

Si riscuote di nuovo dai suoi pensieri. «Niente. Non preoccuparti. È solo… è il nostro primo litigio. Sai, da…»

«Da coppia.»

Annuisce. «Ti dispiace lasciarmi da sola?»

«No, no, certo che no. Provo ad andare a far ragionare quell’altro testone.»

«Quale dei due?» mi sorride.

«Buona domanda.» le sorrido di rimando.

 

**

Passo davanti alla porta di Jeremy. Poi sospiro e vado avanti. “Priorità, Giulia.”

Arrivo fino alla porta della camera di Damon.

Mi faccio forza e busso.

«Va’ via.»

“Ok, è ancora incazzato.”

«Non possiamo parlare un attimo?»

«Abbiamo parlato abbastanza.»

Sospiro. «Lo so che hai litigato con Elena.»

Apre la porta di scatto. Ha ovviamente un bicchiere di bourbon in mano e mi fulmina.

«Non sono affari tuoi.»

«Lo so, ma intanto hai aperto la porta.» scivolo dentro.

Rimane col dubbio se buttarmi fuori o meno per qualche secondo.

Alzo le mani. «Non mi buttare fuori. Non sono venuta per litigare.»

«Allora cosa vuoi?»

«Solo parlare.»

«Che è anche peggio. Fuori di qui.» si avvicina.

Faccio un passo indietro, cercando di scansarmi quando lui allunga la mano per afferrarmi.

«Perché non vuoi parlare?»

«Perché non c’è niente da dire e non ho voglia di fare un altro di quei discorsi sulle mie emozioni e su “che cosa provi, Damon?”» imita il gesto delle virgolette.

«È per questo che hai litigato con Elena? Ti ha chiesto cosa provi?»

Si blocca. «Non provocarmi.»

«Non lo sto facendo. Voglio solo dirti che non sono arrabbiata per quello che mi ha detto prima e che non voglio litigare con te. E che hai ragione.»

«Sì, beh, io ho sempre ragione. Ora vattene.» ricomincia a cercare di afferrarmi.

«Se hai sempre ragione perché sei qui a bere invece di essere giù a consolare Elena?»

Smette di cercare di buttarmi fuori. «Consolare?»

Gli sorrido. «Posso rimanere, allora?»

Fa una smorfia e si gira, sorseggiando. “Da ubriaco è ancora peggio riuscire a parlargli.”

«Ok.» lo raggiungo e gli tolgo il bicchiere dalle mani. «Basta alcool. Serve a me.»

Mi fulmina ma è troppo curioso di sapere cosa voglio dirgli su Elena.

Ovviamente si va a versare un altro bicchiere.

“Ok, lasciamo perdere l’alcool.” «Perché avete litigato?»

«Non sono affari tuoi.» si siede sul letto. IL letto. “Non è il momento di pensarci, Giulia. NON è IL MOMENTO!”

«Ok. Hai ragione. Ma sono tua amica e ho deciso che ti aiuterò.»

«Da quando sei mia amica?»

“Da 4 anni.” «Quando hai deciso di fidarti di me, io ho deciso che sarei stata tua amica. Mi dispiace se non sei d’accordo, perché tanto lo faccio lo stesso.»

Non risponde.

«Ok, quindi, non vuoi dirmi perché avete litigato? Bene. Ma ti dirò cosa ne penso lo stesso.»

Lo vedo ruotare gli occhi. «Primo, sei teso perché tuo fratello non sta bene e non riesci a capire che cos’abbia. Sai che è stato male, perché è stato in una bara sott’acqua per un mese, ma lo vedi diverso, cambiato, sofferente e non sai come fare per farlo stare meglio e risolvere tutto. Perché è quello che ti viene sempre da fare, risolvere tutto.»

Mi guarda, dietro il bicchiere, ma non dice niente.

«Secondo, non riesci a trovare Silas. Non sai cosa voglia fare, non sai perché. Hai paura che ci attacchi di nuovo e non riesci a capire quando, né chi attaccherà. Quindi direi che sei insieme arrabbiato, spaventato, preoccupato, confuso…»

«È esattamente per questo che non volevo parlare con te.» mi interrompe.

«Fammi finire. Non so cosa sia successo con Elena, ma il sunto è questo: avete litigato per qualcosa che non ha a che fare con voi due. C’è una situazione del cavolo e non potete permettervi di litigare, invece è successo e ci state entrambi di merda. Ora tu butti via l’alcool, vai di sotto, le chiedi scusa e le dici che hai esagerato per colpa di tutte quelle emozioni che ti ho elencato prima…»

«Perché devo essere io chiedere scusa?»

«Perché ho la netta sensazione che non sia stata lei ad iniziare il litigio. E smettila di interrompermi. Lei è di sotto ed è triste ma si dice che non può permettersi di essere triste per via di tutta la situazione. Quindi, finiscila di stare qui a piangerti addosso, vai di sotto e sii uomo.»

Non si muove. «E perché dovrei farlo? Perché me lo hai detto tu?»

«Oh, per l’amor del cielo!» mi avvicino e gli strappo il bicchiere di mano. “Con lui o si rischia tutto, o niente.”

«Vuoi prendertela con me? Bene. Vuoi prendertela col mondo? Bene. Ma se te la devi prendere con Elena e poi rinchiuderti in camera a bere e piangere, chi è la ragazzina tra me e te?»

«Non sto piangendo.» risponde.

“Ora lo alzo di peso.”

«È un modo di dire! E ora vai dalla tua ragazza! O mi devo mettere in ginocchio a pregare? Non… non rispondere.»

Mi guarda, divertito. «Lo sapevo che avresti voluto dire qualcosa. Ora vai. Su.»

Finalmente si alza. Si passa una mano tra i capelli ed io cerco di non buttarmi su di lui per toccarli a mia volta.

Quando è sulla porta, si ferma e si volta a guardarmi. Vedo nei suoi occhi che vuole dirmi qualcosa e non sa come.

«Lo so, lo so.» gli faccio segno con le mani. «Ora vai.»

Mi fa un mezzo sorriso e sparisce dietro la porta.

Sorrido, deliziata. Sono l’artefice di una riappacificazione Delena.”

“E sono in camera di Damon!”

Mi prendo tempo per guardarla e assimilarla. L’ultima volta che sono stata qui sono praticamente impazzita.

Mi avvicino al lettone. Lo guardo come se fosse un altare.

Lentamente allungo una mano e lo tocco. Mi esce una risatina idiota.

Poi non riesco a trattenermi e mi ci butto sopra, ridacchiando e gongolando a non finire.

Mi rotolo un po’ sopra le coperte, poi mi ricordo dell’altro dettaglio importante: la vasca!

Corro in bagno. E lei e lì. Meravigliosa e gigantesca.

“Ci avranno già fatto sesso? Ommioddio non ci posso pensare!”

Mentre sono persa in queste importanti elucubrazioni, la porta si apre di nuovo.

Damon ed Elena entrano nella stanza, allacciati, mentre si mangiano di baci.

Si spingono verso il letto mentre si tolgono i vestiti.

“OGGESU’!!!!!”

Per un momento penso sinceramente di restare dove sono e godermi lo spettacolo, poi mi rendo conto che Damon mi ucciderebbe, se mi scoprisse. Ma sul serio.

Cercando di non farmi vedere né sentire, scivolo via dal bagno ed esco in corridoio.

“Missione compiuta, non si sono nemmeno accorti della mia esistenza.”

Sospiro. “Bene. E adesso è il turno di Jeremy.”

 

 

Note dell’autrice

A sto giro non dico niente, vi lascio semplicemente commentare. ADORO questo capitolo. Period.

Angolo pubblicità!

Vi manca Vampire Diaries? Vi mancano i nostri beniamini? Volete ritrovarli così come li avete lasciati? Allora questa storia post 4x23 fa per voi:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2117745

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Capitolo 18
*** Ansia ***


CAPITOLO 18 - ANSIA

                                   





CAPITOLO 18 - ANSIA

 

 

Mi avvicino alla porta della camera di Jeremy, piena di ansia. “Non ci sono nemmeno mai stata, in camera sua.”

Sospiro e mi strofino le mani. Ancora non mi decido, quindi incrocio le mani davanti a me come se stessi pregando, con gli occhi chiusi. Per raccogliere il coraggio.

Non basta. Metto le mani lungo i fianchi e mi do una scrollata in tutto il corpo, neanche stessi facendo riscaldamento per una maratona.

“Ok. Hai cazzeggiato abbastanza. Bussa a quella cazzo di porta.”

Ingoiando 5 quintali di saliva, lo faccio.

Toc, toc.

Niente.

Accosto l’orecchio alla porta e sento solo silenzio.

Provo a bussare di nuovo, magari non avesse sentito.

Ancora niente. Busso più decisa.

Il nulla.

Sono lì lì per aprire la porta comunque, ma desisto.

Faccio un sospirone e me ne torno in camera mia, sconsolata.

 

**

 

«È passata una settimana, Damon.»

«Mmh.»

Damon sta sorseggiando bourbon come al suo solito. “In questa settimana non si è quasi separato dal bicchiere.”

«Mi stai ascoltando?»

«Certo, perché in effetti non stiamo cercando di trovare Silas e impedirgli di ucciderci tutti, quindi ho tempo per ascoltarti parlare di Jeremy. Prego, continua.»

Lo ignoro. «Ho bussato alla sua porta ogni sera. Ogni cazzo di sera. Sto qui tutto il giorno, preoccupata che voi troviate Silas e che qualcuno non ritorni a casa su due piedi e poi Stefan…»

«Stefan cosa?»

«Niente.» “A parte il fatto che se ne sta tutto il giorno a bere bicchieri d’acqua su bicchieri d’acqua con lo sguardo perso nel vuoto e mi fa crepare d’inquietudine.”

Damon mi squadra per qualche istante, poi decide di lasciar perdere. Inizio di nuovo a parlare prima che cambi idea.

«È solo che… ho provato di tutto, Damon. Ogni sera tornate a casa ed io provo a parlargli ma lui niente. Si chiude in camera e non importa quanto bussi, lui mi ignora. E anche se prendo a calci la porta, fa finta che io non esista. Mi sto incazzando, Damon.»

Ridacchia.

«Non sto scherzando. Va bene che è ferito, ma viviamo insieme, per l’amor del cielo. Prima o poi dobbiamo parlare.»

«Evidentemente ha risolto facendo finta che tu non stia vivendo qui.» da’ un’altra sorsata.

«Sei molto d’aiuto, grazie.»

«Non sto cercando di essere d’aiuto.» giocherella con le ultime gocce rimaste nel bicchiere, senza guardarmi.

Mi alzo di scatto dalla poltrona.

«Stasera lo faccio parlare. È ora di finirla con questa storia.»

«Se lo dici tu.» continua a non guardarmi, concentrato sull’alcol che gira sul fondo.

«Damon, è importante. Non possiamo evitarci per sempre. E poi, pensa se…» Esito.

Finalmente alza lo sguardo su di me. «Se…?»

Faccio un sospirone, l’ennesimo della settimana. «Ogni giorno, questa settimana, ho avuto paura che lui morisse e che… noi non avessimo risolto le cose. E l’ultima cosa che mi abbia mai detto sarebbe “Spero che troverai qualcuno di meglio da scoparti”.»

Damon non risponde.

«Ho bisogno di parlargli. Come ho avuto bisogno di risolvere le cose con te e con Elena. Ho una brutta sensazione. Ho la sensazione che non usciremo tutti vivi da questa situazione e… mi odierei se qualcuno si facesse male e le cose fossero finite con un litigio. Un litigio causato da me.»

«Quindi sei venuta a parlarmi solo per non sentirti in colpa in caso io muoia?» dice, tirando leggermente indietro la testa.

Ruoto gli occhi. «Certo, è proprio per questo che ti ho detto di alzare il culo e fare pace con la tua ragazza.»

«Chiedevo soltanto.» ghigna.

Sbuffo. «Cosa devo fare? Buttare giù la porta?»

«Probabile.» fissa di nuovo il bicchiere, pensieroso.

Mi stringo nelle spalle. «Mi aiuteresti?»

Spalanca gli occhi. «Se ti aiuto a buttare giù la porta della camera di Jeremy? Certo che no!»

«E se te lo chiedo per favore?»

«No.»

«Per favoooooooooooooore?»

Sbuffa. «Smettila, sembri un’idiota.»

«Lo sono.» comincio a battere furiosamente le ciglia. «Per favore per favore per favoooooooooore?»

Chiude gli occhi per un istante. «Ok, mi sto preoccupando, adesso. Posso darti da bere, così la smetti?»

Batto le mani. «Bere! Sìììì!»

Mi guarda, perplesso. «Perché ti sei trasformata in una bambina di due anni?»

«Non mi piace la tensione. Odio essere sotto pressione. Regredisco allo stato infantile quando non so come comportarmi.»

«Ok. Lasciamo perdere. Vado a prenderti da bere.»

«Grazieeee!»

Si alza e va sbicchierare. Ovviamente la sua è una scusa per riempire il proprio, di bicchiere, ma non mi importa.

“Adesso faccio un brindisi di buon auspicio e vado subito a buttare giù a calci quella dannata porta.”

«Fermati!» gli dico all’improvviso.

«Cosa?»

«Non posso bere. Se vado a parlargli ubriaca non riuscirei a dirgli niente! No, anzi. Probabilmente se NON ci vado ubriaca non riuscirei a dirgli niente. Ok, fai come se non avessi detto niente. Versami da bere.»

«Ok, smettila di darmi ordini. Non sono un cameriere.» dice, alzando un po’ le braccia ai lati, dandomi modo di vedere il suo tatuaggio. “Aah, tatuaggi… Damon… ok, ritorno in me.”

«Hai ragione. Sono solo nervosa. Per favore, puoi portarmi da bere?»

«Tu non stai bene.» lo sento bofonchiare.

Mi porta il bourbon e si siede, già sorseggiando. Io lo butto giù d’un fiato e mi alzo di scatto, pronta ad affrontare… beh, la porta. Di nuovo.

Con la coda dell’occhio vedo Damon scuotere la testa ai miei gesti inconsulti.
Lo ignoro e imbocco il corridoio a passi lunghi e decisi.

«Beh, rieccoci qua. Di nuovo io e te, porta. A noi due.»

E prendendo un grosso respiro, busso.

 

 

 

Note dell’autrice

 

Non so se si nota abbastanza in questo capitolo, visto che Giulia è tutta presa a struggersi per Jeremy, ma Damon è davvero stanco e sfiancato. È preoccupato, per la situazione e per Stefan, e non fa che bere.

Per il resto, mi scuso per la cortezza (?) del capitolo, ma è necessario. Spero di farmi perdonare col prossimo!

Ringrazio infinitamente crystalclear per il banner… non è semplicemente meraviglioso? (Abbiamo scelto Ellen Paige per interpretare Giulia. Mi è stata proposta e all'inizio ero riluttante perché è troppo bella, poi mi hanno detto che questa esce con Alexander Skarsgaard nella Vita Vera. Quindi, ha vinto.)

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Capitolo 19
*** Jeremy ***


CAPITOLO 19 - JEREMY                                








CAPITOLO 19 – JEREMY

 

Sento dei passi che si avvicinano e non posso fare a meno di mettermi le mani sugli occhi e strofinare. “Quanto può essere testarda una persona? Non può lasciarmi in pace?”

È passata una settimana.

Una settimana esatta da quando quella pazza scriteriata ha cominciato a bussare alla mia porta. Tutte le notti, tutte le stramaledette notti, arriva e bussa. Per ore. A volte urla, a volte calcia la porta.

Penso che una volta si sia addormentata là fuori.

“È così difficile capire che non voglio parlare con lei? Che non voglio averci niente a che fare?”

Evidentemente sì. Perché non demorde.

Mi preparo le cuffie con la musica, per non sentirla. Come faccio tutte le sere quando sento i suoi passi.

Prima che abbia avuto il tempo di infilarle la sento bussare. Già mi partono i brividi dal nervoso.

“Il pensiero di cosa hanno toccato quelle mani…”

Sono a un millimetro da infilare quelle dannate cuffie, finalmente, quando sento la sua voce.

«Jer…?»

Miliardi di spilli mi pungono il cervello.

“Come mette le labbra quando pronuncia il suo nome?”

Quando dice “Jer”, la J le fa alzare il labbro superiore in un modo che…

“E il pensiero di cosa hanno baciato quelle labbra…”

«Jer, per favore.»

Sentirla parlare mi fa solo aumentare la rabbia, che mi arriva addosso a ondate.

Forse il silenzio non le fa capire l’antifona.

Forse devo cambiare tattica.

«Vattene.» le dico. «Non voglio parlarti. Lasciami in pace.»

«Jer, apri la porta. So che sei arrabbiato. Parliamone.»

Ovviamente doveva prenderlo come un invito a parlare!

«Vattene, ho detto!»

«Jeremy, voglio solo rispondere alla tua domanda.»

“No, mi sta soltanto prendendo in giro. Non mi importa sapere a quale domanda si riferisce. Non le risponderò.”

Ma ovviamente mi importa.

«Quale domanda?»

«Se mi apri, te lo dico.»

Ovviamente! Stronza. Maledetta stronza.

“Se LEI magari non fosse tanto svelta ad aprire le SUE di porte…”

«Ti apro ad una condizione.»

«Quale condizione?» dice, dopo un momento. Ha fatto una pausa di un secondo soltanto, ma so che l’ha fatto per prendersi del tempo per gioire.

“Vedi? È tutta colpa tua, cretino. Se tu, in tutto questo tempo che lei è stata qui, non ti fossi preso tutta questa briga… se tu non l’avessi osservata… studiata… se non ti fosse interessato conoscerla, non saresti in questa situazione.”

«Dici quello che devi dire, poi te ne vai. Non è detto che ti risponda e non importa. Parli e poi sei fuori e non tornerai mai più a bussare a questa dannatissima porta.»

«Certo, va bene.»

“Ah, fai pure l’accomodante, certo.”

Riluttante, vado ad aprirle.

Quando la porta è spalancata, lei è lì, sulla soglia. Con gli occhi cerbiattosi e pieni di speranza.

Che quasi quasi mi viene voglia di sbatterle la porta sul muso e magari romperle il naso.

Esita, visto che non mi muovo.

Mi faccio da parte, così entra.

Si guarda intorno, con quel suo fare curioso.

Che ovviamente mi fa incazzare ancora di più.

«Che domanda?» la incalzo.

«Mi hai chiesto perché ho fatto sesso con lui.»

Una pugnalata al cuore probabilmente avrebbe fatto meno male di questa frase.

Stringo gli occhi e non lo do a vedere.

«Quindi?»

«Posso sedermi?»

«No. Parla e vattene.» Incrocio le braccia.

«Ok.»

Unisce i palmi delle mani e dondola un po’, come fa sempre quando si prende del tempo per raccogliere i pensieri. Posso quasi vedere il discorso che si è preparata scorrerle nel cervello come una scritta al neon.

“Devo smetterla di fare così. O sarà ancora peggio dimenticarla.”

«Ci sono delle cose che non sai di me. Non sai com’ero, quando ero ancora nel mio mondo. Non sai che cosa provavo, per voi. E, beh… non voglio ferirti con le mie parole, ma… Klaus mi è sempre piaciuto. È un uomo molto, molto attraente…» arrossisce. Vorrei raschiarle via la faccia. «ed avevo bevuto… e non voglio insultare la tua intelligenza dicendo che è stato solo l’alcol, perché non funziona così. Però… ecco… nel mio mondo, io sono così. Io faccio così. Bevo un po’, mi lascio andare. Sono single, se c’è una persona che mi piace e ci prova, non vedo perché non sfruttare l’occasione e divertirmi un po’.»

«E perché non potevi farlo con me?» sputo questa frase, quasi saltando fuori dalla mia stessa pelle.

Non mi sono nemmeno accorto di aver parlato. Lei è stupita per un attimo, ma si riprende.

«Jer, tu… non sei… ecco…»

«Non sono abbastanza attraente?»

Se le mie parole potessero trasformarsi in acido, lei sarebbe già sciolta da un pezzo.

«Non ho detto questo. È che… io…»

Sbuffa e si fa forza.

«Tu mi hai detto che ti piacevo. A Klaus non interessava nulla di me, gli andava solo di fare sesso e divertirsi un po’.»

Mi guarda.

La guardo.

Spalanco gli occhi. «Tutto qui? Era questo il problema? Sei andata a letto con lui perché a lui non piaci? Lo sai che non ha senso, vero?»

«No, Jer…»

«No un corno! Io sono stato con te ogni giorno, ogni fottuto giorno da quando sei qui! Abbiamo riso, abbiamo parlato, abbiamo cucinato, ti ho rivelato cose che non avevo mai detto a nessuno! E tu non sei come nessun’altra che io abbia mai incontrato! E poi dopo settimane arriva lui e tu ci vai a letto perché a lui NON piaci? È… è…» mi viene da mettermi le mani in testa.

«È assurdo!»

Si sporge in avanti. «Fammi finire…»

«Non ti lascio finire niente! Io ti amo, Giulia. Ti AMO! E non mi era mai successo prima! Non così! E tu pensi che vada bene baciarmi, andare via un paio di giorni, fare sesso con un altro, tornare e dire “oh scusa, ma lui non mi ha detto che gli piaccio quindi ho fatto sesso con lui e non con te” e tutto torna a posto?»

«Primo, non sono stata io a baciarti ma il contrario e secondo, non pensavo si riducesse tutto al sesso! » Mi punta un dito contro, incazzata. «Dici di amarmi, ma il vero problema non è che io non ti ricambio… è che io non l’ho fatto con te! Come se fosse una gara!»

«Certo che è un problema! Tu dovresti andare a letto con le persone che ti amano, non con quelli che dopo averlo fatto ti dicono in faccia “non mi serve più, ho già avuto quello che volevo”! Come se tu fossi un… un oggetto!»

Vedo delle lacrime formarsi dietro i suoi occhi, ma batte le palpebre e sono andate via.

«Quindi sei arrabbiato con Klaus per avermi trattata come un oggetto, non con me.»

Questa frase mi coglie alla sprovvista.

«Beh, sì. Ma mi hai appena detto che anche tu lo hai usato come un oggetto, quindi…»

«Quindi ho capito che non ti piace la cosa del fare sesso senza sentimenti, Jer. Ma succede. Più di quanto immagini.»

«Lo so che succede. Smettila di trattarmi come un bambino.»

«Non lo sto facendo. Ok, questa conversazione non è andata proprio come pensavo…»

Sospira. «Mi fa piacere che tu pensi che io dovrei avere più autostima e andare con le persone che mi vogliono bene, ma…»

«Ho detto con le persone che ti amano.» la interrompo.

«Ok, va bene. Con loro. Ma… il sesso è divertente. È bello fare sesso solo per fare sesso. Senza stare a pensarci su. Così ho fatto io. Ho bevuto, lui era lì, non ci ho pensato molto. Mi andava e l’abbiamo fatto. E non dovrei dare delle spiegazioni a nessuno, in merito. Ma ti voglio bene, quindi lo sto facendo.»

La rabbia mi ha improvvisamente abbandonato. Sono solo stanco.

“In effetti, perché mi deve delle spiegazioni? Non sono il suo ragazzo.”

D’istinto mi siedo. Ho bisogno di stare seduto.

«Che stupido.» dico, ad alta voce.

«Perché?» mi chiede, preoccupata.

«Non… non fingere di preoccuparti per me.» Mi chino in avanti, i gomiti sulle ginocchia e le mani nei capelli.

«Cosa dici, certo che mi preoccupo.»

«Sì, sì…»

«Perché sei stupido?» chiede, allargando le braccia.

«Perché sì.» non mi muovo dalla mia posa, sempre con le mani nei capelli.

«Lo sai, vero, che ora che mi parli io non me ne vado? Finché dura, non lascio questa stanza.»

Mi viene fuori una risata smorzata.

Si siede vicino a me.

Anche se sta a distanza posso sentire il calore del suo corpo che mi arriva.

«Perché sei stupido?» ripete.

«Perché solo perché ti ho baciato non significa che mi devi qualcosa. O delle spiegazioni. O tutta la rabbia e il silenzio che ti ho propinato. È un problema mio se sono geloso marcio, non tuo.»

Si avvicina e mi appoggia una mano sulla schiena. «Jer…»

Il contatto mi ustiona la pelle. “Se solo potesse sentire l’effetto che mi fa…”

Chiudo gli occhi.

«Non è un problema tuo se impazzisco ogni volta che mi tocchi.»

Ritira la mano di fretta.

Ed è un’altra pugnalata al cuore.

“Sai una cosa? Ne ho abbastanza. Persa per persa, almeno ho lottato fino alla fine.”

Mi volto di scatto verso di lei.

«Non è un problema tuo se so tutte le sfumature di marrone dei tuoi occhi.»

Apre la bocca ma non dice niente.

«Non è un problema tuo se so distinguere il timbro vocale tra “sono normale” e “sto fangirlando”. Non è un problema tuo se ho memorizzato la posizione in cui sei più comoda mentre leggi. »

«Jer…»

«E non è un problema tuo se ogni volta che pronunci il mio nome vorrei afferrarti per i capelli e baciarti.»

Sono a un centimetro dalla sua faccia.

Vedo i suoi occhi dilatati, ha il respiro accelerato, è tutta rossa. Ha la bocca semi aperta, ma ancora non dice niente, fissandomi negli occhi.

«Dì qualcosa.» le dico.

«Jer…»

Senza esitare, la afferro e la bacio.

Mando la mia lingua dritta a cercare la sua, affamata. La trovo.

Penso che mi respinga, invece mi prende per i capelli. Qualunque cosa stia succedendo, non voglio che smetta.

La voglio. Voglio che sia mia.

Le mordo il collo e quando la sento gemere non rispondo più di me.

In un attimo sono sopra di lei e le sto togliendo i vestiti.

Lei mi aiuta a togliermi i miei.

Quando la mordo chiude gli occhi, in estasi. Quando la bacio mi guarda, e siamo una cosa sola.

E io SO che sta sentendo quello che sento io.

Bacio ogni centimetro del suo corpo.

Quando chiude gli occhi so che si sta lasciando andare.

Li riapre per guardarmi dritta negli occhi quando entro dentro di lei.

Mi mette le mani dietro il collo e mi avvicina a lei per baciarla, mentre ci muoviamo insieme.

Ed è come se lo stessimo facendo per la milionesima volta. Come se lo facessimo da sempre.

 

 

Note dell’autrice

Hello! Questo capitolo, come avrete notato XD, è un POV Jeremy. Spero di aver reso a modo le sensazioni e le emozioni di questo ragazzo, innamorato perso di una causa persa. (Eh? Eh? Visto il gioco di parole?)

Rinnovo il mio invito a scrivermi qualora qualcosa nei personaggi e nella storia non vi tornasse, e grazie ancora per tutte le recensioni!

È molto bello avere dei fedelissimi che commentano e/o fangirlizzano con me (sì, perché sono la prima a fangirlare come una scema sulla mia storia) ed è sempre bello anche vedere il numero di visualizzazioni che aumenta. My god, siete tantissimi! Grazie grazie grazie! Al prossimo capitolo, e scusate se anche questo era un po’ corto! Besos.

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Capitolo 20
*** Sì ***


CAPITOLO 20 - SI'                        




CAPITOLO 20 – SI’

 

 

Apro gli occhi perché la luce del sole mi da’ fastidio. Sbatto le palpebre più volte.

Sento la testa pesante e riconosco immediatamente i postumi di una sbronza.

Cerco di tirarmi su dal letto per andare al bagno e mi accorgo di essere nuda sotto le lenzuola.

“Ok, questo non è un buon segno.”

Mi giro e trovo Jeremy accanto a me che dorme. Il lenzuolo gli arriva fino all’addome. Da lì in su è nudo.

Mentre mi guardo intorno e riconosco che quella non è la mia stanza, mi viene in mente tutto.

“Oh, cazzo. Oh, cazzo. Oh, cazzo, che cazzo ho fatto.”

Mi appoggio la mano sulla fronte per un silente facepalm.

“Ho buttato giù l’alcool in un sorso e ho fatto sesso con Jeremy. Bene.”

Mi alzo in piedi e Jer si sveglia.

«Ehi.» dice.

«Ehi.»

Mi sorride. Gli sorrido di rimando, senza nemmeno rendermene conto.

“È tipo un orsacchiottone gigante.”

«Stavi per scappare?»

«No, stavo per andare in bagno. Ho dei postumi assurdi.»

Ride. «Hai bevuto di nuovo a stomaco vuoto?»

«Già. Non è la prima volta, né sarà l’ultima. Torno subito.»

Vado in bagno e torno nella stanza.

Lui nel frattempo si è riaddormentato. “Mi fa una tenerezza…”

Mi avvicino e mi viene da accarezzargli i capelli. Allungo la mano…

Lui spalanca gli occhi e mi afferra i polsi. «Presa!»

Rido. «Eddai, Jer, che scherzo idiota!»

«Sì, intanto hai fatto un salto di due metri.»

«Non è vero!» Ridiamo.

«Vieni qui.» Mi tira verso di lui e mi bacia di nuovo.

**

Dopo non so quanto, Elena viene a bussare alla porta. Ci blocchiamo entrambi in quel che stavamo facendo.

«Jeremy?» mi pare contrariata.

«Sì?» dice lui.

«Puoi uscire un momento?»

«Devo proprio?»

«Sì.»

Si alza da sopra di me e dal letto. Mi da’ un bacio fugace. «Torno subito.»

«Certo.»

Si mette dei vestiti ed esce, chiudendosi la porta alle spalle. Li sento parlare comunque.

«Hai intenzione di venire in sala? Stiamo per metterci a parlare. Sai, abbiamo una crisi in corso.»

«Elena, non serve fare delle riunioni. Dobbiamo solo andare a cercare Silas, come ogni giorno. Quindi, cosa vuoi?»

«Voglio sapere cosa stai facendo.»

«Davvero? Non mi pare di essere venuto a chiederti la stessa cosa, mentre eri in camera con Damon.»

Elena non dice nulla. Quindi immagino abbia accusato il colpo.

Decide di cambiare tattica.

«Jer, lei non è di qui e prima o poi se ne tornerà da dov’è venuta. Non voglio che tu stia male, tutto qui.»

«Al momento sto benissimo, grazie.»

«Jer…»

«Va bene, va bene, ho capito. Ok, veniamo alla “riunione”. Sei contenta?»

«Sì. Grazie.»

Jer torna in camera che io mi sto già vestendo.

«Hai sentito, eh?»

«Sì. È preoccupata per te, non prendertela. E poi, voglio sentire cosa dicono alla riunione.»

Quando arriviamo in sala Damon è già lì con Stefan che, meraviglia delle meraviglie, è seduto con lo sguardo perso nel vuoto.

Damon da’ un’occhiata ai miei capelli, ai miei vestiti e alla faccia di Jeremy.

Gli viene un sorrisino malefico.

«Bene, bene. Guarda un po’ chi si è divertito un po’, stanotte?»

Io e Jeremy ci guardiamo, imbarazzati, poi distolgo lo sguardo e lo punto su Damon.

Spero che abbia acquisito il dono della telepatia perché gli sto inviando “SMETTILA! SMETTILA!” come se non ci fosse un domani.

Jeremy si volta dall’altra parte e Damon muove le labbra senza parlare. “Dopo mi racconti.” , leggo.

“No!”, rispondo, anch’io muta.

In risposta ghigna, tutto contento.

Alzo gli occhi al cielo e mi vado a sedere sul divano.

Jeremy si siede accanto a me, scatenando moti di imbarazzo e disagio sulla posizione in cui mettersi.

Durante i quali Damon ghigna apertamente. A un certo punto cerca di trattenersi dallo scoppiare a ridere.

Alla fine, Jeremy decide di appoggiarsi contro lo schienale e mettere il braccio disteso dietro di me.

“Gesù. Dobbiamo parlare di questa cosa.”

Elena ci squadra per un po’, in piedi e a braccia conserte. Poi decide di ignorarci, per il momento.

«Bene, direi che intanto possiamo iniziare.»

Mormorii di assenso.

«Abbiamo cercato Silas più o meno in tutta Mystic Falls e dintorni. E non abbiamo trovato niente.»

«Niente. Zero. Nisba.» dice Damon, mentre lo guardo versarsi da bere per l’ennesima volta. “Beato fegato dei vampiri. Ne voglio uno anch’io.”

«Quindi, brainstorming. Che dobbiamo fare?»

In quel preciso istante Caroline e Tyler irrompono nella stanza.

Dopo i saluti di rito, Caroline si fionda da Stefan.

«Come stai?» si china su di lui.

«Bene, grazie.»

Alza a malapena lo sguardo.

Caroline si rialza e non sa come continuare.

«Davvero?»

«Certo.» interviene Damon. «Non si vede? Sta una favola.»

«Nessuno ha chiesto la tua opinione, Damon.» lo rimbecca lei.

«Oh, Gesù.» li interrompo. «Vi prego, possiamo far passare almeno una giornata senza litigare tra di noi?»

«Nessuno ha chiesto nemmeno la tua, di opinione.» mi risponde lei, incrociando le braccia e piegando leggermente la testa mentre parla. Col suo fare da zoccola maledetta, insomma.

Sento Jeremy irrigidire il braccio teso dietro di me.

«Qualcuno dei presenti sa spiegare a Caroline la differenza tra opinione e richiesta? Mi pare sia rimasta un po’ indietro a scuola… sapete, visto che non ci va mai.» dico.

«E questo cosa c’entra?» Si gira verso Tyler. «Ma tu la capisci quando parla?»

Lui scuote la testa, con gli occhi spiritati.

«Dubito che Tyler abbia mai capito qualcuno in tutta la sua vita.» dico.

«Ehi.» mi punta un dito contro. «Non lo tirare in mezzo a questa storia.»

«Oppure cosa?» le chiede Jeremy, minaccioso.

«Basta!» Damon ci zittisce tutti.

«Siete tutti un branco di pivellini. Stiamo dando la caccia a Silas da settimane senza successo. E voi state qui a battibeccare come delle galline.»

Cade il silenzio e io metto il broncio. “Ma sei stato tu a iniziare, con Caroline.”

«Abbiamo cose più importanti a cui pensare. Tipo, non lo so, un immortale che vuole abbassare il velo e stavolta potrebbe riuscirci. E riportare i morti da questa parte. E senza Bonnie, immagino non sarebbe una cosa circoscritta a Mystic Falls.»

«Quindi, cosa facciamo?» chiede Caroline.

«Voi fate quello che vi pare. Io vado a Las Vegas.»

 

**

 

«Cosa?» Elena è allarmata. «Come sarebbe a dire “Vado a Las Vegas?”»

«Quello che ho appena detto. Vado a Las Vegas.»  e sorseggia il suo bicchiere con fare noncurante.

«Perché?» Elena non demorde.

«Perché è il nostro punto di partenza. Silas ha detto che andava là e ancora non mi fido del fatto che Klaus ci abbia detto la verità. Voglio andare a controllare.»

Elena mi pare risoluta. «Ok. Vengo con te.»

«No, tu devi rimanere qui a coordinare le ricerche.»

Elena spalanca gli occhi. «Come…»

«Allora vado io con lui.» la interrompe Jeremy.

Elena è se possibile ancora più allarmata di prima. «Cosa?»

Damon ha alzato lo sguardo dal bicchiere e lo fissa, sorpreso.

«Vado con lui.» ribadisce.

«No che non ci vai.» risponde Elena.

«Non puoi dirmi cosa fare.»

«È troppo pericoloso!»

«E invece andare a cercarlo qui a Mystic Falls non era pericoloso?»

«Già, perché c’ero io con te!»

«Jeremy, ha ragione.» interviene Caroline. «Sei già…» fa una pausa «L’anello ha già funzionato troppe volte. Non sappiamo ancora cosa può farti se…»

«Ha ragione, amico.» concorda Tyler.

«Ma…» comincia lui.

«Ma niente. Tu non vieni.» lo zittisce Damon.

Jeremy mi guarda, con una domanda negli occhi. Io scuoto la testa.

Si incupisce e abbassa la testa. Lo vedo contrarre la mascella.

«Bene. Visto che siamo tutti d’accordo, vado da solo.» dice Damon.

Sorseggiando, lancia delle occhiate a suo fratello. «Certo, non preoccuparti Stefan. Sarò al sicuro. Non c’è bisogno che ti agiti così tanto per la mia incolumità.»

Stefan alza lo sguardo su di lui. Lo guarda per qualche secondo, poi torna a fissare il vuoto.

«Ok, ora basta.»

Damon esce da dietro il tavolo e si porta a passi lunghi davanti al fratello.

«Stefan, qualunque cosa sia, è il momento di uscirne. Reagisci!» si china su di lui.

Elena si avvicina. «Damon…»

Ma lui la ignora. «Guardami in faccia!»

Stefan alza lo sguardo a incrociare gli occhi del fratello.

«Che cosa vuoi, Damon?»

«Cosa voglio? Che torni a essere una persona normale! A pettinarti i capelli, mettere il broncio su quello che fa Elena!»

«Quello che fa Elena non è più affar mio.»

Damon rimane spiazzato, si rimette in piedi. «Non è quello il punto. Sei lì seduto come un vegetale da giorni. Non parli, non esisti. Fa’ qualcosa!»

«Cosa vuoi che faccia, Damon?»

«Non lo so, qualcosa!» allarga le braccia.

Stefan distoglie lo sguardo. «Forse sei tu che devi fare qualcosa.»

Damon è perplesso. «Cioè?»

«Forse devi smetterla di dipendere così tanto dal tuo fratellino. È patetico, non trovi?»

Forse per l’alcol e la rabbia e la frustrazione o quant’altro, Damon prende di nuovo a pugni suo fratello.

E Stefan non fa una piega. Non prova nemmeno a difendersi. Si becca il pugno in faccia, in silenzio.

Si ritrova a terra, visto che l’impatto ha fatto cappottare la poltrona.

Non si alza. Aspetta che Damon faccia la sua prossima mossa.

E lui lo guarda, dall’alto.

E ridacchia. «Beh, mi hai detto una cattiveria, devi essere arrabbiato. La rabbia è già qualcosa rispetto al nulla.»

Si guarda intorno e studia le nostre facce.

Elena è vicino a lui, preoccupata. Caroline ha una mano alla bocca e sta per correre da Stefan, inorridita.

Io mi accorgo di essermi aggrappata al braccio di Jeremy, chissà quando.

Damon fa un verso di disprezzo generale. «Fuori. Tutti.»

Io e Jeremy cominciamo ad alzarci.

Elena si avvicina a Damon. «Io resto qua con te.»

«No.»

«Se rimane lei, rimango anch’io.» dice Caroline.

«Non rimane nessuno. Ho detto FUORI.»

Io, Jeremy e Tyler siamo praticamente già andati.

«Damon…»

«Elena. Andatevene.» è fuori di sé.

Elena sta per aprire bocca ma Caroline la interrompe.

«Se dovete stare qua a litigare con Stefan e tu hai Elena dalla tua, io rimango qui. Prendo le sue parti.» indica Stefan.

Vedo Damon… cioè, NON vedo Damon andare velocissimo verso Caroline, ma un millesimo di secondo dopo è fermo e c’è Elena tra lui e la bionda.

Non ha bisogno di dire niente. Lo guarda negli occhi. Un’intera conversazione passa da uno sguardo all’altro, finché l’espressione di lui si distende piano piano.

Volta le spalle alle due e va verso il fratello.

Elena si volta verso l’amica. «Andiamo, Caroline.» e l’accompagna fuori.

Per un po’ rimaniamo tutti in corridoio incerti sul da farsi, in imbarazzo.

Poi prendo una decisione. «Mi accompagni un attimo fuori?» dico a Jeremy.

Lui è perplesso ma annuisce. Quando ci incamminiamo, vedo che anche gli altri si disperdono.

Probabilmente è meglio che rimanere lì ad origliare.

Vado in giardino.

Mi siedo su quello che una volta era il nostro posto, sull’erba.

In automatico si siede vicino a me e mi guarda, curioso.

Gli sorrido e mi sorride di rimando.

«Cosa c’è?» chiede, sempre perplesso.

“Posso cominciare a contare le volte in cui aggrotterà le sopracciglia.”
«Nulla. Ho pensato che magari… dovremmo parlare.»
Si agita. «Oh, no. No, no, no. Non c’è niente da dire.»
«Ma…»
«Siamo stati bene! Ti prego, non rovinare già tutto…»
Rido. «Non sai nemmeno cos’avrei voluto dire!»
Si rilassa un po’. «Ok. Dimmi pure.»
«Grazie.» gli do un colpetto alla spalla con la mia. «Hai ragione, siamo stati bene.»
Sorride.
«E quello di cui vorrei parlare… beh, sono le aspettative di tutta questa situazione. Cioè, tu mi hai detto che mi ami… e io ancora non sono sicura di quello che provo, poi penso che un giorno dovrò tornare a
casa…»
«Vedi, stai già rovinando tutto.» dice lui.
«Sto solo cercando di essere realista.»
Si gira verso di me con tutto il corpo. Lo faccio anch’io, così ci troviamo faccia a faccia.
«Pensi che io non abbia pensato le stesse cose?» dice.
«Certo, ma…»
«Probabilmente ci ho pensato più di te.» mi interrompe. «Se ti dico che sono innamorato di te e andiamo a letto insieme, non pensi che abbia anche pensato al fatto che un giorno probabilmente te ne andrai, lasciandomi qui da solo?»
Mi si stringe il cuore.
«Lo sai che non vorrei…»
Gli si apre un sorriso enorme sul volto. «No, non lo sapevo. Ora lo so.»
«Però devo tornare… non posso restare qua.»
«Lo so. E non mi interessa. Se te ne devi andare, preferisco vivere questa cosa, anzi che rimanere col rimpianto di come sarebbe andata se ci avessi provato.»
«Ma…»
«Ma niente!» ride. «Giulia, io so badare a me stesso e a quello che provo. Voglio stare con te, finché tu sarai qui. Devi solo chiederti se tu vuoi fare la stessa cosa.»
Lo guardo, studio la sua espressione. È sicuro, fiducioso, disarmante.
«Sì.» rispondo, col cuore in gola.

 

Note dell’autrice

Deremy, Delena, Defan e pure Geremy. Capitolo intenso! Come sempre, se non vi è chiaro… io sono qui a rispondere a tutte le vostre domande. E grazie ancora, GRAZIE GRAZIE GRAZIE a chi si prende il tempo per lasciare una recensioncina di tanto in tanto. Mi si riempie sempre il cuore di feels... See ya!

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Capitolo 21
*** Quiete ***


CAPITOLO 21 - QUIETE                      


CAPITOLO 21 – QUIETE

 

Come ogni giorno, sono in sala, verso le otto di sera.

Stefan è sempre preso nella sua routine di guardo-nel-vuoto, chiuso-in-me-stesso.

A volte sta in camera sua, a volte in sala, sempre col bicchiere in mano.

Ma, a differenza delle altre volte, non mi infastidisce più il suo essere inquietante.

Ho altre cose a cui pensare.

“Tipo… il ritorno di un certo ragazzo dalle spedizioni di ricerca quotidiane.”

Ormai è passato un mese.

Senza nemmeno rendercene conto, siamo ad Agosto.

Fa un caldo della madonna e spero che Silas si sia sciolto al sole da qualche parte.

Damon è andato a Las Vegas, ha minacciato e torturato parecchia gente, a dire dal suo umore, eppure non ha trovato nulla. È tornato per unirsi agli altri, ma piano piano il morale di tutti sta calando. “Tranne il mio.”

Klaus non si è fatto più sentire né vedere. Elijah nemmeno.

“Chissà se gli importa sapere se Katherine è ancora viva o meno…”

Sono scivolata anche io in una routine tutta mia: vegeto durante la maggior parte della giornata. Leggo e dormo, soprattutto, visto che la notte… beh, sono impegnata.

E man mano che passano le ore, si avvicinano le otto di sera, io comincio ad agitarmi.

Passeggio per la sala, spostando oggetti, sedendomi e rialzandomi. Vado fuori in giardino, rientro… sono senza pace.

Al momento sto passeggiando per la sala, dove li aspetto sempre. Cammino guardandomi i piedi.

Finalmente sento la porta aprirsi.

Si riversano tutti in casa, parlottando, come sempre afflitti dalle vane speranze di capire che cosa sta succedendo là fuori.

E a me non me ne frega niente di vedere che anche stavolta non hanno trovato niente.

Lo vedo entrare, i nostri sguardi s’incontrano.

E subito sorridiamo come due beoti.

«Allora, gente, com’è andata?» chiedo.

Borbottano, Damon fa una smorfia.

È il solito rituale, ogni giorno lo chiedo, ormai non mi rispondono più.

«Che peccato.» dico. Sbadiglio. «Mamma mia, che stanchezza!»

«Già, anche io sono molto stanco.» dice Jeremy.

«Penso che andrò a letto.»

«Ti accompagno!»

Caroline rotea gli occhi, Tyler sogghigna, Damon è troppo impegnato nei suoi pensieri per fare caso a noi ed Elena fa finta di non sentirci né vederci. Ma penso che sotto sotto sia felice di vederlo felice.

«Grazie, sei molto gentile.» rispondo a Jeremy.

Ci incamminiamo a passi veloci nel corridoio, sorridendo ogni volta che incrociamo i rispettivi sguardi.

Solitamente ci fermiamo in camera mia, perché è la più vicina.

Come sempre, appena chiudo la porta dietro di me, gli getto le braccia al collo.

Ci stringiamo, e a me sembra di essere finalmente a casa, finalmente integra.

Mi stringe talmente forte che barcollo all’indietro e mi devo appoggiare con la schiena alla porta.

Ridiamo, e mentre mi guarda negli occhi appoggia la fronte contro la mia.

«Mi sei mancata.»

«Anche tu.»

Finalmente mi bacia.

 

**

 

Fuori è ancora notte, ma non so che ore siano. Siamo seduti sul letto, io con la testa appoggiata al suo petto nudo.

Lui sta giocherellando coi miei capelli.

«Hai fame?» gli chiedo.

«No, ci siamo fermati a prendere qualcosa mentre tornavamo.»

«Ah, ecco perché avete fatto tardi.»

Lo sento sorridere. «Che c’è, ti stai segnando gli orari?»

Alzo le spalle. «Forse…»

Ride. «Non devo preoccuparmi che un giorno cercherai di seguirmi, vero?»

«E perché dovrei seguirti?»

«Perché ti manca tutta la mia magnificenza.»

«Mi sembri Damon.» gli dico, ridendo.

Lui si incupisce. «Non fa ridere.»

«Perché no?»

«Perché me lo ricordo come lo guardavi! E come lo guardi ancora.»

Mi giro a guardarlo negli occhi. «Mmmh, sei gelooooso?»

«Certo che sono geloso.»

Rimetto la testa contro il suo petto.

«Sono nuda nel letto insieme a te e sei geloso del ragazzo di tua sorella?»

«Mi stai dicendo che se non stesse con mia sorella saresti nuda nel letto con lui, adesso?»

Mi si chiude lo stomaco al solo pensiero.

«Ehm… mi crederesti, se ti dicessi di no?»

«No.»

Mi metto a ridere. «Dai, comunque Damon non mi vorrebbe mai.»

«Ah, beh. Adesso sì che mi sento meglio, grazie!»

Scoppio a ridere. «Dai, Jer.»

«Lo sai cosa succede quando dici il mio nome.»

«Uuuuh, che cambio di tono. Devo avere paura?»

In attimo mi prende per i polsi, e lo ritrovo sopra di me.

Ha gli occhi infuocati.

«Damon ti bacerebbe così?» dice.

Comincia a baciarmi, appassionatamente.

E in questo mese di conoscenza reciproca, posso tranquillamente dire che SA come baciarmi.

Si stacca da me, meno ansimante di quanto lo sia io.

Si avvicina al mio collo, ponendoci sopra dei baci leggeri.

«Ti morderebbe così?»

Dopo avermi lasciato segni che si tramuteranno sicuramente in piccoli lividi, comincia di nuovo a baciarmi la pelle, scendendo sempre più in basso.

«E ti bacerebbe così?» lo sento sospirare vicino al mio inguine. Poi non parliamo più per un po’.

 

**

 

Stiamo ancora facendo l’amore, quando una voce ci sorprende.

«Jeremy?» dice.

Mi scappa quasi un urlo, Jeremy si volta di scatto. Ci separiamo e mi copro con le coperte alla bell’e meglio.

Una sagoma è ferma in mezzo alla stanza e ci sta guardando.

«B… Bonnie?»

“Sì, è Bonnie.”

Lei indica dietro di sé. «Ti ho cercato in quella che pensavo fosse camera tua, ma non c’eri. Quindi ti ho cercato un po’ e ti ho trovato, ma mi sembri... impegnato.»

«Ehm…»

Jeremy comincia a far lampeggiare lo sguardo tra lei e me, a bocca aperta, senza sapere cosa dire.

“Ok, mi sa che sono di troppo”.

Comincio a cercare i miei vestiti, sparsi chissà dove.

Sento che Jeremy chiama il mio nome.

«Va tutto bene, voi…» butto giù un po’ di saliva. «Avete delle cose da dirvi, immagino.»

Cerco di sorridergli.

Quando finalmente sono decente, vado verso la porta.

«Ciao, Bonnie.» le dico.

Lei è perplessa mentre mi guarda passare, le braccia incrociate.

“Chissà se anche lei vede qualcosa che non va nel mio cervello, come Silas. O semplicemente mi odia perché sono con quello che dovrebbe essere il suo ragazzo.”

Alla porta mi giro, vedo che anche Jeremy ha cominciato a vestirsi.

Alza lo sguardo e mi fissa per qualche secondo con un’espressione indecifrabile. Gli mando un altro sorriso incerto e sparisco oltre la soglia.

Con lo stomaco in subbuglio, decido di andare verso la fonte di alcool.

In sala trovo Damon, Elena e Stefan.

Tutti e tre in silenzio.

«Che succede?» chiedo.

Damon alza lo sguardo. «Niente.»

“Vabbè.”

«Ok, visto che non succede niente, sappiate che non sta succedendo niente nemmeno in camera mia, dove è appena apparsa Bonnie.»

Elena si accende e si alza. «Bonnie? Davvero?»

«Sì, sta… sta parlando con Jeremy.»

Non posso fare a meno di sentire un peso sul cuore e abbasso lo sguardo.

«Oh.» dice Elena. «Ok.»

Si risiede.

«Cosa vuole?» dice Damon.

«Non lo so, ha detto solo che lo stava cercando. Era… ecco, sorpresa… di trovarmi lì con lui.»

Gli viene fuori un verso di scherno.

Senza dire niente, mi versa un bicchiere e me lo porta. Lo ringrazio infinitamente con lo sguardo.

Mi siedo sul divano, vicino a Elena.

«Ma non dovrebbe essere invisibile?» chiede Damon, ad un tratto. Alzo le spalle.

“Se prima eravamo in tre in un silenzio inquietante, adesso siamo in quattro in un silenzio inquietante!”, canticchio, tra me e me. [1]

Finalmente, dopo un’attesa che mi è parsa durare ore, Bonnie e Jeremy si uniscono a noi.

Elena corre ad abbracciare l’amica. Anche Damon si avvicina.

Le fa un mezzo sorriso e le da’ una pacca sulla spalla. «Ehi.» le dice.

«Ehi.» risponde lei, seria. «Posso rendermi visibile a tutti solo per un po’, quindi arriviamo al sodo.»

Jeremy si viene a sedere vicino a me, guardandomi con fare preoccupato. Il mattone che ho sullo stomaco mi impedisce di girarmi e fargli un ennesimo finto sorriso.

Stefan guarda, ma non dice niente.

Bonnie si sofferma su di lui e Damon nota il suo sguardo.

«Sì, non è al massimo delle sue prestazioni, ultimamente.»

«Vedo. Sembra quasi che qualcosa dentro di lui sia…»

«Sia cosa?» si affretta a chiedere.

«Non lo so. Spenta. Vuota. Rotta. Non lo so, adesso avete altri problemi di cui occuparvi.»

«Che succede?» chiede Elena.

«Silas. Sta facendo qualcosa qua a Mystic Falls. Non riusciamo a capire cosa, ma c’è della grossa energia nei dintorni.»

«Già, benvenuta nel club. Sono mesi che lo cerchiamo, non siamo riusciti a trovarlo.»

«No, dico adesso, Damon. Sta facendo qualcosa in questo momento

«Cosa? E dove?»

«Non lo so, sembra… dappertutto.»

Rimaniamo tutti in silenzio per un po’.

Poi Damon chiude gli occhi, se li strofina con le dita di una mano e parla.

«Ok. Elena, chiama Caroline e Tyler, andiamo a cercarlo e stavolta lo ammazziamo.»

«E come?» chiede Elena.

«Intanto chiedi a Caroline di supplicare Klaus di venire qui. Dille di promettergli la luna, le stelle, anche di sposarlo, se serve. Abbiamo bisogno di tutta la forza possibile.»

«E poi?» chiede Jeremy.

«Cercheremo di fare come ha fatto Bonnie l’altra volta, lo essicchiamo.»

«Con quale strega?» chiedo.

«Me ne sono portate un paio da Las Vegas.» dice lui, ghignando. «Non si sa mai.»

«Oh.» dico.

“Certo, Damon cerca sempre di non farsi trovare impreparato.”

«Dille di cercare di convincere anche Elijah con la storia di Katherine.» si strofina di nuovo gli occhi. «Se fosse possibile, farei teletrasportare qui anche Rebekah.»

Elena non sembra felice dell’affermazione, ma si tiene per sé i commenti. Prende il telefono e comincia a chiamare, allontanandosi un po’.

«Ci organizziamo coi soliti gruppi o andiamo tutti insieme?» chiede Jeremy.

Mi si rizzano le antenne.

Damon ci pensa un po’ su. «Meglio andare tutti insieme, non si sa mai.»

Butta giù il suo bicchiere in un sorso. «Ok, cominciamo ad organizzarci.»

Jeremy comincia ad alzarsi dal divano ma lo fermo. «E io?» chiedo, ad alta voce.

Jeremy, Bonnie e Damon, si girano tutti a guardarmi.

 

Note generali:

 

 [1] Storpiatura della canzone “Se prima eravamo in due a ballare l’Hully Gully”

 

Note dell’autrice

 

Ovviamente la pace dura fino a un certo punto, qui a Mystic Falls. È arrivata Bonnie, che in qualche modo, probabilmente con qualche spintina dall’altro lato, riesce a farsi vedere anche da altre persone che non siano Jeremy. O sarà anche colpa di qualcosa che sta facendo Silas?
Ora la ciurma si prepara ad andare, che ruolo ricoprirà la nostra protagonista?

Tra l’altro, quando è entrata in sala per lasciare Jer con la strega, c’era una situazione imbarazzante, uno strano silenzio tra i vertici del triangolo. Cosa sarà successo? Vi rispondo subito: non lo saprete mai XD
I POV di Giulia sono solo suoi punti di vista, e non avendo super-udito non sa cosa si siano detti. E nessuno ha intenzione di dirglielo, perché non sono affari suoi. Quanto si rosica a non sapere, eh? XD

Attendo commenti, as usual :D

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Capitolo 22
*** Promessa ***


CAPITOLO 22 - PROMESSA                                

CAPITOLO 22 – PROMESSA

 

 

«E io, cosa?» dice Damon, secchissimo. «Tu stai qui, come sempre.»

Scuoto la testa. «Voglio venire anch’io.»

«Cosa? No, non se ne parla.» interviene Jeremy.

«Dai retta al tuo ragazzo.» dice Damon, brusco.

Divento tutta rossa e mi rifiuto di guardare verso di lui o verso Bonnie.

“Il mio ragazzo…”

Devio il suo tentativo di sviarmi. «Silas può farvi vedere quello che vuole. Probabilmente è proprio per questo che non lo avete trovato, finora! Avresti dovuto farmi venire con voi fin dal principio.»

«Ma se eri tu quella che era d’accordo a rimanere qua!» esclama Jeremy.

«Beh, sono stata egoista. Ho pensato solo a me stessa, adesso…» divento ancora più rossa. «Adesso non è più così.»

Lo guardo negli occhi. «Voglio venire con te. Non so cosa sia successo con Bonnie in camera e ne parleremo, ma stanotte non posso proprio rimanere qua senza sapere…»

«Basta con questo teatrino.» mi interrompe Damon. «Né io, né lui, né Elena possiamo averti tra i piedi. Sei troppo debole e rischieresti di farti uccidere subito. Non possiamo combattere E preoccuparci per te.»

«Ma non posso nemmeno stare qui a preoccuparmi per voi! Senza sapere cosa sta facendo alle vostre menti! Potrebbe… potrebbe farvi attaccare l’uno con l’altro!»

«A quello posso pensarci io.» interviene Bonnie.

Mi volto nella sua direzione. «Ah, sì? Se non ricordo male, l’ultima volta che credevi che non ti potesse entrare nel cervello…»

«Non ero ancora morta.» mi interrompe lei. «E come diavolo fai a saperlo, tu?»

«Storia lunga. Compra l’ebook.» si autocita Damon.

«Vabbè. In ogni caso, posso aiutarvi io da qua, con la nonna. Anche se non potrete vederci.»

«Perfetto.» dice Damon. «Quindi fine della storia, tu stai qui.»

«Ma…»

Damon non mi ascolta nemmeno, si volta e se ne va a parlare con Elena.

Bonnie lo segue, lanciandomi ovviamente un’occhiata prima di incamminarsi.

Jeremy rimane accanto a me sul divano. Stefan è sulla sua poltrona come se niente fosse.

Io non riesco a stare seduta, mi alzo e comincio a camminare per la stanza.

«Non posso rimanere qui. Non ce la faccio.»

Jeremy si alza. «Ehi, calma.»

«Calma un corno. Possiamo parlarne da un’altra parte? Il cadavere, qui, mi inquieta.» gli indico Stefan con la testa.

Annuisce, mi prende per mano e andiamo in camera sua.

Non aspetto nemmeno che chiuda la porta.

«Jer, devi aiutarmi a convincere Damon. Oppure portami di nascosto. Non posso rimanere qui a fare niente mentre tu… voi…»

Comincio ad ansimare, sull’orlo di un attacco di panico.

Jeremy mi abbraccia.

«Andrà tutto bene.» mi dice. «Io sarò più tranquillo a saperti qui al sicuro. E mia sorella non mi farà capitare niente.»

«Beh, io non sarò tranquilla!»

«Lo so. Ma Damon ha ragione, ci faremmo tutti male se dovessimo pensare anche alla tua incolumità, oltre che alla nostra. E lo sai benissimo.»

Mi bacia la testa.

«Comunque devo ammettere che mi fa piacere che tu sia così preoccupata per me.»

Gli do un pugno nello stomaco, che naturalmente non gli fa nulla. «Idiota.» Lui ridacchia.

Sospiro. «Non posso pensare a voi tutti in pericolo… come faccio a stare qua da sola con quel coso mentre voi state combattendo?»

«Lo capisco, ma se tu venissi, cosa pensi di fare? Non sai combattere, non hai poteri, non sai usare un’arma. Saresti solo d’intralcio.»

“Ha ragione. Ha ragione e lo so benissimo.”

Ogni volontà di lotta e autolesionismo abbandona il mio corpo in un soffio.

Mi accascio tra le sue braccia.

«Va bene, però… torna da me, ok?»

Mi stringe ancora più forte. «Certo che tornerò. Ho anche l’anello, ricordi?» mi guarda negli occhi e mi bacia sulle labbra, cercando di infondermi un po’ della sua sicurezza e forza d’animo.

Mi sento un’idiota a farmi tranquillizzare da un ragazzino, quindi decido di sdrammatizzare.

«Cerca di fare buon uso di tutti quei muscoli, almeno.»

Sorride. «Sì.»

Inspiro di nuovo profondamente. «Sai, c’è una cosa che non ti ho mai detto.»

Sento che si irrigidisce. «Sì?»

«Quella volta… quando Silas ci ha attaccati qui a casa…» lo sento afflosciarsi «Quando ero nel bosco, con Damon e Silas mi ha quasi uccisa…» arrossisco. «Non l’ho mai detto a nessuno, ma l’ultima cosa a cui ho pensato prima di perdere i sensi…» mi strofino contro di lui, seppellendo la faccia. «sono stati i tuoi occhi.»

«Cosa? Non ho sentito, ti sei schiacciata troppo.»

«I tuoi occhi. Ho pensato… ai tuoi occhi.»

Mi stringe ancora di più. Poi mi prende di nuovo la testa tra le mani e ci baciamo finché Elena non viene a bussare alla porta. «Jer! Andiamo!»

Si stacca da me, con riluttanza. «Arrivo!»

Mi guarda negli occhi e posso sentire tutto quello che vorrebbe dirmi accavallarsi dietro quelle ciglia.

«Me lo hai promesso.» gli dico.

Sorride. «Tecnicamente, non ho promesso niente.»

«Allora promettimelo adesso.»

«Tornerò. Te lo prometto.»

Mi bacia di nuovo sulle labbra, poi senza togliere le mani dal mio viso mi stringe a sé. Mi da’ un altro bacio in testa e se ne va.

Ed io… resto lì. E mi sento proprio piccola piccola.

 

**

 

Poco dopo esco dalla stanza, col morale bassissimo.

Elena sta parlottando con Bonnie, Jeremy deve essere da qualche parte nella casa, probabilmente a prendere delle armi.

Damon fa lampeggiare degli sguardi ansiosi e astiosi verso suo fratello.

Mi avvicino per farmi versare da bere.

Lui mi riempie il bicchiere, per l’ennesima volta.

Cerco di intercettare il suo sguardo tra quelli che manda a Stefan.

«Mi sa che più che altro sono io a fare da balia a lui.» cerco di scherzare.

Damon non mi pare divertito e me lo fa capire chiaramente con un’occhiata.

«Pensi che andrà tutto bene?» gli chiedo.

«Sinceramente?»

Annuisco mentre bevo una sorsata.

«Penso che moriremo tutti.»

Mi si chiude lo stomaco e quasi mi strozzo col bourbon.

Mi da’ una pacca sulla schiena. «Rilassati, scherzavo.» dice, senza sorridere.

«Non fa ridere.» riesco a dire.

«Già.»

E non aggiunge altro.

Non so cosa dirgli.

Da una parte penso che potrei non vederlo più, non annegare più nei suoi occhi azzurri. Ma non so proprio come salutarlo.

Lui deve leggere questi pensieri nella mia testa.

«Oh, per favore. Non c’è bisogno di fare quella faccia. Te lo riporto a casa sano e salvo, il tuo piccolo Lazzaro.»

Mi fa sorridere. «Non è solo per lui che sono preoccupata, e lo sai.»

«Sì, sì, certo. Come vuoi.»

Fa il duro ma capisco subito che è a disagio, non abituato a qualcuno che stia in pena per lui.

«D’altronde Elena è stata come una sorella maggiore. Riportami anche lei, vuoi?»

Gli faccio un sorriso strafottente, sfidandolo ad offendersi, facendo così capire che gli faceva piacere la mia preoccupazione.

Ovviamente capisce il mio gioco, e mi fa un sorriso arrogante di risposta.

«Certo, ti riporto indietro tutti quelli che vuoi.»

Faccio una smorfia. «Allora non disturbarti a riportare Caroline e Tyler.»

Ride.

“No, che dico?! E lo Steroline?”

«Mi correggo, puoi portare Caroline. Ma niente Tyler, te ne prego.»

Lo vedo aggrottare le sopracciglia per la sorpresa, e forse sta per chiedermi qualcosa, ma Elena ci raggiunge.

«Siamo pronti. Caroline ci aspetta.»

«Ok.»

Il morso dell’ansia mi strappa le budella.

Damon deve vederlo, perché mi da’ una pacca sulla spalla, l’ennesima.

Senza pensarci, lo abbraccio di slancio.

Lui si irrigidisce, mentre la mia parte fangirlosa è appena svenuta, dentro di me, all’urlo di “OMG I CAN’T”.

Damon mi da’ due pacche sulla schiena ed io mi sento improvvisamente molto idiota.

Mi stacco tanto velocemente quanto mi sono slanciata, prima.

«Scusa.» cerco di sdrammatizzare sorridendo, anche se tutti vedono che sto cercando di non piangere.

Lui è ancora un po’ spiazzato, fa un mezzo sorriso. «Non ti preoccupare, ce lo possiamo aspettare da una ragazzina come te.»

Mi metto a ridere.

Si allontana.

Jeremy è scontento, sulla soglia, con uno zaino e la sua amata faretra in una mano. Elena al suo fianco sta per seguire Damon.

Ignoro Jeremy, che comunque sia è appena stato per non so quanto in una camera da solo con la sua ex quindi si può infilare la gelosia in culo, e fermo Elena.

Lei mi sorride.

«Perché ti senti di doverci salutare tutti?» mi dice. «Stai tranquilla, torneremo. Non permetterò che succeda niente a Jeremy, che tra l’altro ha l’anello.»

«Non è solo per Jeremy...»

«Stavolta noi attaccheremo insieme e Silas non potrà farci nessun trucco grazie a Bonnie. Non mi ha spiegato bene, ma sta usando dei poteri anche dall’aldilà. Probabilmente è grazie all’Espressione, ma dice che qualcosa di grosso si sta agitando e che è quasi come se il velo stesse già per cadere.»

«Non è un buon segno.»

«No, infatti. Per questo dobbiamo partire subito e fermare Silas prima che faccia quello che sta facendo… qualunque cosa sia.» sospira.

Annuisco. Mi sorride di nuovo.

Allargo le braccia, chiedendole un abbraccio. Mi stringe, con quel suo fare da mamma.

«Stai tranquilla.» mi rassicura.

«Ci proverò.»

Mi stringe ancora un po’ poi si allontana. Jeremy si fa vicino.

«Vuoi che ti abbracci anch’io?» sorride.

«Se vuoi farmi piangere davanti a tutti, sì.» gli sorrido di rimando.

«Vai, se non vuoi che ti incateni qui con me.» riprendo il bicchiere in mano per bere.

«Potrei anche lasciartelo fare.» ghigna.

Faccio il verso di lanciarglielo, quello stramaledetto bicchiere. Ridendo si gira e se ne va.

Bonnie mi scruta dalla porta, non dice niente.

Vedo Damon cercare di parlottare con Stefan, ma questi lo guarda senza rispondere. Alla fine il più grande dei Salvatore desiste, e con orgoglio se ne va. “Da come Stefan ha stretto gli occhi, Damon deve avergli tirato una frecciata delle sue.”

Piano piano escono tutti.

Rimaniamo solo io, Stefan e la mia ansia.

 

 

 

Note dell’autrice

 

Bene, adesso se ne sono andati tutti. Giulia ha la sensazione che qualcosa di grosso stia per succedere, e che non tutti i nostri amici tornino sani e salvi dalla spedizione.

È preoccupata e si è messa a salutare tutti, sperando che non siano le ultime parole che si scambieranno.

E voi, cosa ne pensate?

Piccolo appunto: nella conversazione con Jeremy, lui si è irrigidito quando Giulia gli ha detto “C’è una cosa che non ti ho mai detto.” E poi si affloscia sconsolato quando lei comincia a raccontargli l’aneddoto. Qualcuno indovina perché?

 

No, eh? Niente niente? Beh, allora ve lo dico io… sperava che finalmente Giulia gli dicesse "Ti amo."

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Capitolo 23
*** Tempesta ***


CAPITOLO 23 - TEMPESTA

CAPITOLO 23 - TEMPESTA

 

 

“Penso che mi attaccherò alla bottiglia di bourbon finché non tornano.”

“Se tornano.”

Cerco di scacciare la seconda maligna voce dal mio cervello.

“Torneranno. Devono tornare, sono… la mia famiglia.”

Gli occhi mi si riempiono di nuovo di lacrime.

“Se avessi un Dio, lo pregherei di riportarmeli tutti sani e salvi.”

“Tutti, anche Klaus, Elijah e Katherine.”

“Ma Tyler se lo può pure tenere.”

Sghignazzo alla prospettiva.

“Prima piangevo, ora rido. Isteria portami via, proprio.”

Per cercare di placare l’ansia che mi divora da dentro, vado a mangiare qualcosa in cucina.

“Visto che la nottata si prevede ricca di veglia e alcool, meglio non affrontarla a stomaco vuoto.”

Finito di mangiare, torno in sala.

Per un po’ leggo. Poi passeggio, cercando di stare il più possibile lontana dalla bottiglia. “Prima inizio a bere, prima finisce l’alcool.”

Alla fine, per disperazione, tento addirittura di parlare con Stefan il Non-Morto Morto.

«Allora…» comincio. «Dici che ce la faranno?»

«Non lo so.» dice lui, piatto.

«Ma secondo te?»

Non risponde.

«Se lui morisse, tu staresti meglio?»

Sposta lo sguardo vacuo su di me. Non c’è bisogno di specificare a quale lui mi riferisco.

«Non lo so.» risponde, di nuovo.

“Annamo bbene.”

Rimane a guardarmi per un po’.

«So che se succedesse, avrei la certezza di non riprovare quello che ho provato.»

«Stare in una cassa sott’acqua per mesi, dici.»

Annuisce.

“Uau, questa è la conversazione più lunga che abbiamo mai fatto, io e lui.”

«Però non sai se in effetti ti porterebbe sollievo.»

«No, non so se potrebbe farmi stare meglio. Non so cosa potrei sentire. Non sento… niente.»

Non so cosa rispondergli.

«Forse ti ci vuole ancora un po’ di tempo.» azzardo.

Non mi risponde. Distoglie lo sguardo e riprende a fissare il vuoto.

“Ok… messaggio ricevuto. Lasciamo perdere.”

Mi alzo e ricomincio a vagare per la stanza.

Faccio talmente tante volte il giro della sala che comincio a intravedere dei solchi nel tappeto.

“E Damon mi ucciderebbe, se glielo rovinassi.”

Il pensiero di Damon mi fa attorcigliare le budella ulteriormente.

Non resisto a stare tra quelle 4… vabbè, 4 mura è riduttivo. Non resisto comunque a stare confinata dentro delle mura, quindi decido di andare in giardino.

Chiudo la porta alle mie spalle e scendo gli scalini, pronta ad affrontare una lunga passeggiata notturna.

Appena tocco l’erba, però, mi rendo conto che il giardino è già occupato.

Occupato da tante, troppe persone.

Donne, per la maggior parte.

“Sono tutto intorno alla casa.”

Stanno ferme, con le mani lungo i fianchi, e guardano in un punto imprecisato davanti a loro. Tutti nella stessa direzione.

“Guardano verso Mystic Falls.”

Non stanno ammassati, hanno uno spazio di almeno due persone tra uno e l’altro.

“Ma sono amici o nemici? Mi ignorano, quindi non penso vogliano farmi del male…”

Come se avessero sentito le domande nella mia testa, improvvisamente tutte le persone presenti nel giardino di Casa Salvatore alzano le mani davanti a loro e cominciano a parlare.

“No, non stanno parlando. Stanno pregando.”

“Ma che pregando, questo è tipo l’aramaico o qualunque altra cosa parli Bonnie! Sono streghe!”

Sempre guardando in direzione della città, le streghe e gli stregoni presenti continuano a dire il loro incantesimo all’unisono, senza degnarmi di uno sguardo.

All’improvviso, si alza il vento.

Come se mi incitasse lui stesso, corro in casa.

Arrivo da Stefan senza fiato, nonostante la sala sia vicina all’ingresso.

«Stefan…» ansimo. «Streghe… Fuori.»

Stefan mi guarda, ma non fa niente. “SVEGLIATI, COGLIONE!”

«Ci sono delle streghe!» riesco a dire, quando il fiatone si è calmato.

«Sono a centinaia! Stanno facendo un incantesimo qua fuori!»

Finalmente pare riprendere vita.

Si avvia verso il giardino, senza però correre con la velocità dei vampiri come farebbe chiunque altro.

Io lo seguo dappresso, decisa a non rimanere da sola.

Quando siamo fuori, Stefan si guarda intorno.

Non è spaventato, però mi pare di vederlo finalmente perplesso.

Scende gli scalini, continuando a guardare le streghe, con me sempre alle calcagna.

Il suono delle loro parole, il loro canto, piano piano si alza. Il vento ci sferza tutti.

«Che cosa stanno facendo?» chiedo a Stefan, urlando nel frastuono del vento e del canto delle streghe.

«Oh, io penso che tu lo sappia.» ci risponde una voce divertita.

Ci giriamo e troviamo Silas ad osservarci, con le mani dietro la schiena e un sorriso pazzo e soddisfatto a coronargli la faccia.

Il mondo mi gira intorno vorticosamente… e un attimo dopo sono dentro casa con Stefan, pallido e quasi sudato. Prende il cellulare e chiama, ma evidentemente non c’è linea. Butta il cellulare.

“Ora sì che sente qualcosa… e si sta cagando sotto.”

«Stefan, lui può entrare! Queste mura non gli impediranno di prenderci!»

Si guarda intorno, agitato. È evidente che non sa cosa fare.

«Dobbiamo andare a chiedere aiuto.» gli dico. «Dobbiamo riportarli tutti qui!»

Prima che Stefan possa rispondere, che possa anche solo annuire, Silas arriva a passi lunghi e tranquilli.

«Eccovi qui.» dice. E sorride, contento.

**

 

 

Io e Stefan rimaniamo impietriti. Entrambi lo fissiamo. Entrambi non sappiamo cosa fare.

“Non posso fuggire, Silas mi prenderebbe al volo.”

Intravedo un’unica possibilità, ma prima di riuscire a parlare, Silas mi è davanti.

«Tu ed io avevamo un conto in sospeso.» dice.

Prendo fiato. «Stefan, scappa!» gli urlo.

Un rumore sordo e sono a terra. “Era un pugno? O uno schiaffo?” Fatto sta che sono già dolorante.

“Cominciamo bene.”

Ma la mia unica speranza di salvezza è ancora immobile.

«Corri a chiamare aiuto! Portali qui!»

Per fortuna le mie urla riescono a entrargli nel cervello, e in un attimo Stefan è sparito.

Silas punta lo sguardo dove è andato via Stefan, irritato. Poi mi guarda.

“È indeciso se inseguirlo o rimanere qui con me.”

Quando mi sorride, deduco che abbia optato per la seconda opzione.

Con un calcio mi spedisce di nuovo fuori in giardino, rompendomi qualche costola nell’impatto con il suo piede.

E nemmeno l’impatto col giardino è tanto piacevole.

Con uno sbuffo mi esce tutta l’aria dai polmoni e atterro, dolorante e già priva di forze.

Non faccio nemmeno il verso di rialzarmi, quando mi raggiunge.

Le streghe intorno a noi continuano, indisturbate.

«Allora…» mi dice Silas, tutto contento. «Adesso che abbiamo un po’ di tempo, ti va di rispondere un po’ alle mie domande?»

«Sì.» rispondo subito. “Devo tenerlo impegnato, intanto che arrivano gli altri. Forse è la mia unica speranza di farcela.”

«Però facciamo una domanda per uno?»

Silas ride. «No, mia cara. Non sono un cattivo dei film di serie B che racconta il proprio piano, invece di uccidere l’eroe. Mossa che gli fa perdere la partita. E poi, tu mica pensi di essere l’eroe, no?»

«No, in effetti no.» gli concedo. «Ero solo curiosa su tutte queste streghe.»

«Beh, questo posso anche dirtelo. La linea Bennett si è estinta, quindi ho dovuto ricorrere a un numero maggiore di streghe.»

«Ma le streghe a Las Vegas ci hanno detto di non averti mai visto.»

Il suo sorriso pazzo si allarga. «Cara, non vedi? Queste streghe sono migliaia. Come potrebbero venire tutte da Las Vegas? Oh, ma certo, i tuoi occhi umani non possono vedere che fino ad un certo punto.»

Silas allarga le braccia. «Diciamo solo che non mi sono limitato a prenderle solo da Las Vegas.»

Sorride ancora. «E quando hanno detto di non avermi mai visto, dicevano il vero. Almeno, io ho fatto loro credere così.»

“Giusto, i suoi poteri di entrarti nel cervello. Avremmo dovuto pensarci.”

Gli sparisce il sorriso. «A proposito… veniamo a noi. Perché non posso entrare nella tua testa?»

«Non lo so.» “Devo assolutamente distrarlo.” «Però ho una teoria.»

Riprende a sorridere. «Ma davvero? Dimmi tutto, allora.»

«Io vengo da un altro mondo. Un mondo in cui tutto quello che vedi intorno a te fa parte della scenografia di un telefilm sui vampiri. Probabilmente è per questo che non riesci a leggermi. Magari è come negli universi di Fringe. Magari vibro a intensità diversa.»

Gli sparisce di nuovo il sorriso. «Cosa stai dicendo?»

“Perché diavolo ho citato Fringe? Dannata paura che mi fai dire stronzate.”

«Nel mio mondo…» riprovo.

«Stronzate.» mi interrompe. «Non esistono altri mondi. Non pensi che lo saprei, se esistessero?»

«Ma è vero! Lo so che è difficile da capire, ma è vero. Io non sono di qui, sono di un altro mondo…»

Un nuovo colpo mi scaraventa nuovamente lontano.

«Basta con queste bugie!» tuona su di me, raggiungendomi all’istante.

Io non so cos’altro mi abbia rotto, ma con l’adrenalina non sento nulla.

«Non sto mentendo…»

«Io odio le bugie! LE ODIO!»

Mi prende per il collo e mi tira su.

Delle fitte mi arrivano da tutte le parti del corpo ed entrambe le gambe sono piegate in modo innaturale.

«Silas…» cerco di dire, quando mi porta faccia a faccia con lui. «Non ti sto mentendo. Sono davvero di un altro mondo.»

Mi ride in faccia, sprezzante. «Ed io sarei quindi il cattivo di un telefilm?»

Non oso rispondere.

Allora mi scuote un po’. Il corpo mi si contorce in un dolore mai provato prima.

«Puoi chiedermi qualunque cosa!» grido.

«C’è un triangolo, ci sono Elena, Stefan e Damon...»

Comincio a piangere. «Lei… ha scelto Damon… e tu… hai buttato Stefan in mare…»

Riesco a dire, tra i singhiozzi.

«Allora continui! Va bene, ti farò una domanda.»

Mi scuote di nuovo. «Tu sai perché voglio abbassare il velo e raggiungere Quetziah?»

Boccheggio. «Perché… la ami?»

Un sorriso sempre più pazzo gli contorce il viso. «Risposta sbagliata.»

Si fa serio ancora una volta. «Riproviamo: chi sei?»

Tra i singhiozzi riesco solo a dire: «Nessuno.»

Ma lui mi scuote ancora, strappandomi delle altre urla.

«Chi sei?» ripete, gridando.

“Sono la veggente di Casa Salvatore.”

Dovrei dirglielo, ma non mi esce nessun suono. Sono solo capace di piangere.

Allora mi avvicina ai suoi denti, piegando il braccio.

Comincio a contorcermi, urlando, cercando di fargli lasciare la presa.

Ma il viaggio dalla sua bocca al mio collo dura poco, e presto smetto di lottare.

“Non ce l’ho fatta. Non sono riuscita a distrarlo.”

Silas, intanto, beve. È un vampiro antico, quindi, per quanto brutale, non mi dilania come farebbe un vampiro giovane. Come ha fatto la prima volta. Mi morde senza ritegno, ma beve con calma, gustandosi il pasto.

“Non ce l’ho fatta…”

Piano piano sento che le forze mi abbandonano. Intorno a me le streghe cantano e il vento ulula.

“Mi dispiace, Jer, Damon, Elena…”

Chiudo gli occhi.

“Mi dispiace, Klaus…”

Sospiro, mentre le lacrime mi scendono copiose.

Penso al primo giorno che sono arrivata qui. Agli occhi azzurri e neri, marroni e neri.

Penso alla pace delle notti passate, due forti braccia muscolose che mi stringono. Penso alla promessa.

“Io ti AMO e tu sei andata a letto con lui!”

Penso a due grandi occhi castani che mi guardano.

Poi il buio.

 

 

 

 

 

 

**

NA: In questo capitolo non ci saranno note. Solo il silenzio, come alla fine della 3x09 di Game of Thrones.

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Capitolo 24
*** Damon ***


CAPITOLO 24 - DAMON

                                       

CAPITOLO 24 – DAMON

 

 

“Devo fare in fretta. Più in fretta!”

Gli sembrava passato troppo tempo da quando aveva incontrato suo fratello.

“Perché ci siamo divisi, maledizione?”

Ma lo sapeva. Aveva mandato Jeremy alle cave con Elena, Caroline e Tyler al cimitero e lui stava andando da solo a controllare la scuola.

Erano i primi posti che gli erano venuti in mente. E non potevano controllarli tutti insieme, avevano dovuto separarsi per forza di cose.

“Chissà Bonnie chi sta seguendo, adesso, come fantasma della notte.”

Anche nelle situazioni di pericolo, Damon non perdeva mai la sua vena ironica. Anzi, più c’era da spaventarsi, più questa sua indole si manifestava.

Quando suo fratello lo aveva raggiunto, quindi, era da solo. Poi lo aveva mandato ad avvisare gli altri, visto che i maledetti telefoni avevano deciso di non funzionare, quella notte.

“Sicuramente c’è lo zampino di Silas anche dietro questa stronzata.”

Cercava di correre più veloce che poteva, ma i suoi pensieri correvano più veloci di lui.

“Se quel bastardo le ha fatto del male…”

Non sapeva perché voleva bene a quella nana, come la chiamava scherzosamente quando ne parlava con Elena. A lei non aveva mai detto del suo soprannome, altrimenti se la sarebbe presa.

“Anche se pure chiamarla ragazzina ha il suo effetto.”

Non sapeva perché: era rumorosa, strillante, infantile e rideva troppo. Eppure le voleva bene.

“E non solo per le cose carine che mi ha detto. Ok, forse soprattutto per quello, ma non solo.”

Anche se non l’aveva più soggiogata, poteva sapere benissimo cosa pensava solamente guardandola in faccia. “Non è capace di mentire senza arrossire.”

Ecco, arrossiva. Una cosa che non vedeva da tempo. Quindi sì, si era affezionato a quella nana, nonostante tutto.

Tecnicamente era più grande di Elena, ma c’era un abisso tra le due. Elena non era così impacciata e goffa, non arrossiva né strillava per un bacio preso da un vampiro e gestiva le situazioni con calma e raziocinio. Quella si faceva venire gli attacchi di panico. Certo, lei almeno non aveva le stesse tendenze suicide di Elena umana… Grazie al cielo, da quando era diventata vampira era meno debole e lui si sentiva più tranquillo. Ma si sarebbe sentito ancora più tranquillo dopo aver ucciso Silas.

Avrebbe voluto essiccarlo, ma le streghe che si era portato dietro da Las Vegas non erano dove le aveva lasciate e non poteva chiamarle al cellulare. “Penso che le ucciderò, quando le ritroverò.”

Finalmente giunse al giardino di casa sua.

C’erano persone. Persone ovunque. Persone morte.

Trovò Elijah che si puliva il sangue dalle labbra.

«Cos’è successo?» gli chiese.

«Quando sono arrivato in città, il telefono non funzionava. Sono venuto qui a cercarvi e ho trovato tante, troppe streghe che stavano facendo un incantesimo di qualche tipo.»

Elijah si guardò intorno brevemente.

«Ho pensato che fosse meglio farle smettere.»

Damon annuì.

«Ho provato a picchiarle, prima, ma erano in una sorta di trance.» disse a mò di spiegazione.

A Damon non importava veramente niente. Cominciò a guardarsi intorno con più veemenza.

«Silas non c’era, quando sei arrivato?»

«No, non c’era nessuno, a parte le streghe.»

Damon annuì di nuovo, continuando a cercare. Elijah si infilò le mani in tasca.

«Ah, comunque, la tua piccola umana è morta.»

Damon si girò di colpo verso di lui.

«L’ho trovata là.» gli indicò un punto vicino agli alberi.

In un attimo Damon fu dove gli era stato indicato.

«Era già morta, quando sono arrivato.» gli disse l’altro, apparendo al suo fianco.

Damon non lo ascoltava più. Girò intorno a un paio di alberi e finalmente la trovò.

Era una cosina tutta bianca, spezzata. Giaceva scomposta e insanguinata. Morta. Indubbiamente morta.

Damon si chinò su di lei. Non poteva nemmeno darle il suo sangue. Era troppo tardi.

Una rabbia cieca si impadronì di lui. Si alzò e diede un pugno ad un albero.

Elijah nel frattempo si era avvicinato. Lo guardava come se fosse impazzito, o peggio. La rabbia gli passò di colpo.

Damon si voltò di nuovo verso il piccolo corpo. «Dovevo almeno scoprire perché era venuta da me… e come.»

Elijah lo guardò di nuovo. «Adesso non fa più molta differenza, non è vero?»

Damon strinse gli occhi.

«No.» ammise. «Non fa più molta differenza.»

Poi si riscosse e alzò lo sguardo sul vampiro originario. «Perché sei qui? E Klaus?»

«Non è venuto. Io sono qui per…» si porto un pugno alla bocca come per tossire. «Katerina.»

Damon annuì per l’ennesima volta. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal piccolo cadavere troppo a lungo. Ancora non si capacitava che fosse quella piccola nana strillante.

«Devo seppellirla.» disse, ad un tratto.

«Cosa?» Elijah era stupito. «Dobbiamo trovare Silas. E ci sono altre streghe qua attorno, è pieno. Mi sono fermato quando ti ho visto arrivare.»

«Allora continua.»

«Damon…»

«Elijah. Trovati la tua cazzo di Katherine da solo e levati dalle palle. Io devo seppellirla.»

Elijah lo scrutò con disprezzo per qualche secondo, poi se ne andò.

Lui corse a prendere la pala e tornò. Cominciò a scavare. Voleva prendersi il tempo di realizzare quanto era successo.

Era dalla morte di Alaric che non stava così male. Certo, in quel frangente era peggio perché c’era anche Elena, di mezzo. Tuttavia, quando aveva saputo che Elena sarebbe tornata trasformata, c’era stato comunque il dolore per il vecchio amico.

E nonostante avesse finto indifferenza per un po’, quel dolore era forte e persistente.

“Non ce la posso fare di nuovo. Non posso scegliere un altro posto vuoto dove nessuno può sedersi. Non ce la faccio.”

Continuò a scavare per quelle che gli parvero ore, anche se ovviamente con la sua forza e la sua velocità non era possibile che fosse così. Eppure sembrava che la morte dilatasse il tempo.

Finalmente valutò che la buca fosse grande abbastanza. Andò a prendere la piccola nana tra le braccia. Non pesava nulla. La adagiò nella buca, rimettendole dritte anche le ossa spezzate. Si chinò di nuovo su di lei. Le mise le mani in grembo.

“E proprio ieri prendevo in giro Elena, dicendole che la nana l’avrebbe fatta diventare zia.”

Qualcosa si smosse dentro di lui, e si ritrovò ad accarezzare il viso della sua amica.

Sì, la sua amica. Era stata sua amica, fin da subito e senza chiedere niente in cambio.

“Mi ha difeso, mi ha sostenuto, mi ha consolato. Ed io, che le ho dato in cambio? A parte un sacco di sbronze gratis? Niente. Anzi, peggio. La morte. Le ho dato una morte orribile.”

Si vedeva benissimo che quel pazzo si era divertito con lei, prima di ucciderla.

Di colpo, quel qualcosa che si era smosso si bloccò. Chiuse tutto fuori, al di là di un muro impenetrabile.

Non voleva più sentire niente, e così fu. Si rialzò in piedi, uscì dalla buca e si preparò a spalare la terra dentro. Fu in quel momento che arrivò Jeremy.

«Damon!» esclamò. «È pieno di gente morta! Cosa…»

Poi vide la pala. La buca. La faccia di Damon.

«No.» disse.

Damon mollò la pala e avanzò verso di lui a palmi aperti.

«Ho trovato qui Elijah.» gli disse. Il ragazzo doveva sapere. «Quando è arrivato, Silas non c’era e ha trovato lei…»

«No.» ribadì Jeremy.

«Sì. È morta, Jeremy.»

Si stava impedendo di sentire, quindi non si curava delle parole che diceva, dell’effetto che potevano fare.

Jeremy cominciò a urlare. «No, no, no, no, no, no!»

Si gettò in avanti, ma Damon lo fermò.

«Non è vero!» gli urlò.

«È vero. Calmati.»

Dopo aver provato a ribellarsi inutilmente, il ragazzo si afflosciò. Aveva cominciato anche a piangere.

«Voglio vederla.» disse.

Damon strinse le labbra. Il ragazzo non poteva vederla così.

«No.» gli disse. «È meglio di no.»

Jeremy riprese a lottare. «Lasciami! Voglio vederla! Voglio vederla!»

Si dimenò ancora per un po’, ma Damon rimase irremovibile.

Il ragazzo alla fine scoppiò in singhiozzi, metà piangendo e metà urlando.

«Perché?» continuava a chiedere. «Perché?»

“Perché anche lei è dovuta entrare nel tuo club delle fidanzate morte?”

«Non lo so.» gli rispose.

In quel momento arrivò Elena. Damon non sapeva perché si fosse separata da Jeremy e non voleva saperlo. Si guardò intorno, sconvolta. Poi si avvicinò ai due. Damon si era allontanato dal ragazzo, quando lui aveva smesso definitivamente di lottare, inginocchiandosi nell’erba. Elena accorse, abbracciandolo.

«Cos’è successo?» chiese.

Damon allargò le braccia. «È morta.» disse, semplicemente.

Elena allargò gli occhi. Guardò la fossa, poi strinse ancora di più il fratello. In breve tempo cominciò a piangere anche lei.

Damon sbuffò. Si girò e riprese la pala, per finire il lavoro.

Giusto, c’era un lavoro da fare e lui lo doveva finire. Fine della storia. Non c’era tempo per i piagnistei.

Cominciò a riempire la buca, con i singhiozzi dei due Gilbert dietro a fargli da sottofondo.

Quando finì, i due se n’erano andati e lui non se n’era neanche accorto. Rientrò in casa. Dentro trovò la bionda e il lupo scemo. La bionda aveva una faccia triste, e non insorse contro di lui come al solito. La cosa lo fece inaspettatamente arrabbiare. “Perché sei triste? La odiavi.”

Lo scemo era seduto sulla poltrona. «Alzati.» gli disse.

«Cosa?»

«Alzati. Quel posto è occupato.»

Lo scemo si andò a sedere vicino alla bionda e rimasero muti.

Sentì Elena chiudere la porta della camera di Jeremy. Dopo qualche passo, fu in sala. Lo guardò.

«Damon…» gli disse.

«Cosa?» chiese subito, acido.

«La pala. Hai infangato tutto.»

Si guardò la mano. Si era scordato della pala. La mollò di colpo. Poi vide che aveva sporcato il tappeto. Imprecò e andò a prendere la roba per pulire. Spostò i mobili dal tappeto, lo arrotolò, lo portò fuori e cominciò a strofinare. Per fortuna il fango veniva via facilmente.

Le mani di Elena si posarono sulle sue. «Damon…» gli disse.

Lui la scrollò e continuò a pulire. «Damon…» ripeté lei. Cercò di prendergli il viso tra le mani, ma la scrollò di nuovo. «Elena. Non sono il tuo fratellino sedicenne. Smettila di cercare di consolarmi. Sto bene.»

«Ok. Allora consolami tu, perché io non sto bene.»

«Consolarti?» Damon la schernì. «Non ho tempo di consolarti, Elena.»

Mollò tutto e tornò dentro a grandi falcate. «Alzatevi.» apostrofò la coppietta.

«Adesso noi ci uniamo a Elijah. Uccidiamo tutte le streghe finché non troviamo Silas. E quando lo avremo trovato, gli strapperò il cuore con le mie mani.»

Caroline rimase a bocca aperta e non si mosse. Nemmeno Tyler. Damon non si fermò nemmeno a rilevare le loro espressioni e proseguì verso una porta. La porta della camera di Jeremy.
Elena gli fu subito dietro.

«Damon…? Che fai?»

«Jeremy?» Bussò furiosamente. «Apri questa dannata porta!»

Elena cercò di fermarlo. «Smettila! Lascialo stare!»

«Jeremy!»

Elena riuscì a mettersi tra lui e la porta e ci si spalmò sopra.

«Spostati.» le disse.

«No. Damon… lo so che sei ferito, ma lascia stare Jeremy.»

«Ferito? Non sono ferito! Devo solo andare a uccidere Silas, tutto qui.»

Elena prese un respiro forte. Si staccò dalla porta e gli mise le mani intorno al viso. Finalmente riuscì a catturare il suo sguardo.

«Lo so.» gli disse, semplicemente.

Nei suoi grandi occhi marroni, Damon trovò tutte le risposte che cercava. Non aveva bisogno del muro con lei, che crollò tanto rapidamente quanto prima si era alzato. Sentì qualcosa che gli pungeva gli occhi.

La abbracciò.

«Era mia amica.» le soffiò tra i capelli.

«Lo so.» gli ripeté lei, in un sussurro.

 

 

 

**

Note dell’autrice

Non c’è molto da dire, volevo solo mandarvi un grande, grandissimo abbraccione a tutte. *hug*

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Capitolo 25
*** Giulia ***


CAPITOLO 25 - GIULIA

                               

NDA: questo è l’ultimo capitolo. Seguirà un breve epilogo. Hope you enjoy it…

 

CAPITOLO 25 – GIULIA

 

Con un colpo di reni mi alzo dal tavolo, talmente tanto velocemente che la sedia cade all’indietro.

Sono in camera mia. Sono seduta, beh… ero seduta alla mia scrivania.

Mi guardo intorno e la stanza è come la lascio sempre, disordinata, piena di vestiti piegati e non, con il letto sfatto.

Istintivamente mi porto le mani alla gola, ma non ci sono segni di morsi.

Corro allo specchio, mi guardo. Niente sangue, niente lividi.

E non sento nemmeno il dolore.

“Sono tornata. Sono tornata a casa. In Italia.”

Un attimo fa Silas…

“Sono… morta?”

Corro fuori dalla mia camera, a casa non c’è nessuno.

Prendo il telefono. Non so chi chiamare.

Poi compongo un numero, lo so a memoria.

«Pronto!» risponde, tutta contenta.

«Deb?»

«Sì?»

«Sono morta?»

«Cosa?»

Mi siedo di schianto, sul divano.

«Deb, che giorno è?»

«Domenica, perché? Giuls, ti senti male? È successo qualcosa?»

«Sì. No. Non lo so.»

«Aspetta un attimo.» sento che dice qualcosa a Sophie, sua figlia, la allontana e torna da me.

«Cosa succede?»

«Non lo so. Ero…»

«Sì?»

«Ero…»

Non so nemmeno come continuare.

Sento che mi scendono delle lacrime copiose dalle guance.

“È tutto finito. Sono a casa.”

«Giuls?»

«…»

«Ma… stai piangendo! Ok, sei a casa? Vengo da te.»

«…»

«Giulia! Sei a casa?»

«Sì…»

«Arrivo.» e butta giù.

Lentamente abbasso il telefono dall’orecchio.

Rimango seduta a fissare il vuoto, lasciando scorrere le lacrime, ma senza emettere alcun suono.

“Come Stefan.”

Questo pensiero mi fa piangere più forte, comincio a singhiozzare.

Non so quanto tempo dopo, un suono mi riporta alla superficie.

Il campanello. Mi asciugo le lacrime e, come uno zombie, vado ad aprire, senza nemmeno controllare se sia davvero lei.

Poco dopo entra in casa. Mi cerca con lo sguardo.

Mi trova sul divano, di nuovo a fissare il vuoto. Alzo lo sguardo su di lei.

Sophie è abituata a vedermi correre verso di lei a salutarla e prenderla in braccio, quindi mi ignora.

Debora si siede vicino a me.

«Dimmi tutto.» dice, mentre cerca i fazzoletti nella borsa.

Sophie, dopo essersi accorta che non la sto considerando, si avvicina per salutarmi.

Mi stringe in un abbraccione e mi da’ un bacio sbavoso sulla guancia.

“L’amore dei bambini di 4 anni…”

Riesco a trovare il sorriso. «Grazie, tesoro.» le dico, asciugandomi le guance. «Li vuoi i miei pupazzi?»

«Sì!»

Dopo averla messa a giocare con i residui della mia infanzia presenti ancora in casa, io e Debora ci piazziamo sul terrazzino.

Rolla due sigarette, una in più per me.

«Allora…» dice.

«Allora…» dico.

«Che è successo?»

«Tutto. Di tutto. Io… ho passato un’estate assurda.»

Debora aggrotta le sopracciglia, perplessa. «Ah, sì?»

«Sì, ero a Mystic Falls!»

«Eri dove?»

«A Mystic Falls, ti ricordi quel telefilm di cui parliamo io e Sara? Quello coi vampiri?»

«Sì…?»

«Ecco, io sono stata lì.»

«Quando?»

«Tutta l’estate!»

Si allunga verso di me e mi mette una mano sulla fronte.

«Ti senti male?»

«No, perché?»

«Ehm… perché l’estate l’hai passata con me? E la bimba?»

Indica sua figlia, che gioca rumorosamente sul pavimento della sala, davanti a noi.

Io la guardo per un po’, con le manine che stringono due pupazzi, intenti a parlare di chissà cosa.

“Un leone e un maiale, di cosa parleranno mai?”

Mi coglie un mal di testa allucinante, tanto che mi devo piegare un po’ per la fitta.

Ma ecco che arrivano, ricordi dell’estate.

Il mare, fare il bagno con la bambina.

Giocare sulla sabbia, fare le buche, costruire castelli.

Studiare per gli esami, parlare con le bimbe su Skype.

Mi stringo la testa.

Debora si avvicina ancora.

«Giuls?» è spaventatissima.

Continuano ad arrivare ricordi.

Feste in spiaggia, sbronze con gli amici, qualche bagno in mare notturno, il lavoro…

Tutti i ricordi dell’estate passata nella mia città mi invadono la testa.

La fitta si fa sempre più lancinante, poi, di colpo, smette.

Debora mi guarda, mentre mi tiene per le spalle. È ad un passo dal chiamare l’ambulanza.

La guardo. Devo farmi venire in mente qualcosa di sensato da dire, per tranquillizzarla.

«Va tutto bene.» le dico. «Ho passato una nottataccia, ho dormito malissimo. Mi è venuto un po’ di mal di testa. Se stanotte dormo a modo, mi passa.»

«Ok…» è perplessa. Mi lascia andare e si accorge di aver buttato a terra la sigaretta.

Se ne comincia a rollare un’altra.

«Prendi anche un moment, semmai.» Annuisco.

«Ma cosa mi stavi dicendo di Mystic coso?»

«Mystic Falls. Giusto…»

Mi strofino un po’ gli occhi, prendendo tempo. Mi viene in mente la bugia più naturale del mondo.

«Ti stavo raccontando dell’incubo che ho fatto stanotte.»

La vedo rilassarsi.

Annuisce e non le lascio il tempo di parlare, perché attacco a raccontare di questo brutto sogno che mi ha fatto piangere. Un incubo in cui ero in un altro mondo e sono morta. Per fortuna, mi crede.

 

Quando se ne va, dopo aver cercato di sviare i tentativi di Sophie di farmi andare a cena a casa loro, chiudo la porto dietro di loro e torno al silenzio.

Alla pace.

E ai miei pensieri.

Me ne vado in camera e crollo sul letto.

“Come diavolo è possibile che io abbia i ricordi dell’estate passata qui E quelli dell’estate passata… là?”

“E perché questa non mi sembra più casa mia?”

Rimango in silenzio, sdraiata su quel letto, per ore.

Quando decido di alzarmi, è perché il mio stomaco brontola.

Ore di rimuginazioni, e qualche lacrima qua e là, non hanno portato a nulla.

“Non capisco. Proprio non capisco.”

Mangio qualcosa veloce e decido di andarmene a letto.

“Forse domani capirò qualcosa, la notte porta consiglio.”

“Forse domani potrei svegliarmi di nuovo in quel giardino…”

Il pensiero mi fa stringere lo stomaco.

Nonostante mi piaccia la mia vita qui, non c’è niente che vorrei di più al mondo che tornare… beh, a casa.

Mi scendono altre lacrime.

Sbuffo e me le scrollo via. Tanto le lacrime non possono aiutarmi.

Comincio a prepararmi per andare a letto, e quando sono in pigiama, pronta a coricarmi, vedo che il computer è ancora acceso.

Vado a spengerlo, e trovo una pagina di Word aperta.

“Chissà che diavolo ho scritto mentre ero via.”

“No, non eri via, idiota. Eri qui.”

Due voci che litigano nel mio cervello. Sarà una lunga vita, d’ora in poi!

Leggo le ultime righe.

«Era mia amica.» le soffiò tra i capelli.

«Lo so.» gli ripeté lei, in un sussurro.

 

“Oddio, ho scritto una storia d’amore sdolcinata? Io? Non ci credo! Però c’è scritto ‘amica’…”

Sono troppo curiosa, mi siedo e scorro la pagina per cominciare a leggere da capo.

In quel momento vedo che il capitolo si chiama “Damon” e mi blocco di colpo.

Poi riprendo a leggere come una forsennata.

“È… è quello che è successo a Damon… dopo che sono morta. È un POV di Damon dopo la mia morte!!!”

Mi metto le mani tra i capelli.

“Che cazzo vuol dire?”

Chiudo il documento di Word. «Sì, salva, salva.» impreco contro il pop up che mi chiede di salvare prima di uscire.

Mi trovo davanti una cartella. “Summer”, si chiama.

E ci sono dentro 26 file Word. Apro il primo, titubante…

E mi ritrovo a leggere della mia apparizione a Mystic Falls. Il giardino, casa Salvatore, Damon ed Elena.

“L’ho scritta io. Io… mi sono…”

Mi guardo le mani, inorridita.

“Mi ci sono mandata io. Mi ci sono mandata da sola.”

Alzo gli occhi allo schermo, e continuo a leggere, non posso farne a meno.

Mi leggo tutta la storia di un fiato.

Comincio a ridere istericamente alle mie prime interazioni con loro.

Poi piango, mi dispero, rido di nuovo, tutto alternato, finché non arrivo alla fine.

Apro Skype, c’è persino una chat, con le mie amiche, dedicata alla mia fanfiction.

Ci sono commenti, ci abbiamo scherzato su tutta l’estate.

Scopro che si erano formate le fazioni: chi shippava Gamon, chi Glaus, chi Geremy.

Vorrei ridere, ma il pensiero di Jeremy mi chiude… tutto.

Cervello, stomaco, fegato, cuore.

Chiudo lo schermo del portatile e mi spingo via dalla scrivania.

E piango, come non ho mai pianto in tutta la mia vita.

 

***

 

È il 3 ottobre, autunno appena iniziato.

Il vento mi scompiglia i capelli e da’ fastidio alla mia faccia, mentre attraverso la strada.

Il tragitto tra la macchina e l’entrata è breve, ma faccio in tempo a farmi venire i brividi di freddo.

Entro, mi scrollo di dosso i vestiti bagnati dalla pioggia quasi incessante del giorno.

“Non può piovere per sempre, dicono. Ah, no? Mai stati a ***?”[1]

Ceno velocemente, cercando di non pensare a niente.

Mi avvicino al computer quasi timorosamente.

Non ho più scritto una parola.

Ho paura di quello che potrei fare.

Ho paura di dove mi potrei mandare. Ho paura di Silas.

Ma, soprattutto, ho paura di finire in un mondo diverso, bussare alla loro porta ma nessuno mi riconosce. Perché non sono mai stata lì, è un mondo diverso.

“Io voglio tornare, ma voglio tornare nel mondo dove tutti sanno chi sono, dove c’è la mia famiglia.”

“Dove Jeremy mi riconoscerebbe.”

Lascio perdere questi pensieri e libero il pc dallo stand-by.

Vado velocemente su u-torrent…

Sì, la puntata è stata scaricata.

Una volta guardavo la diretta, ma non voglio interruzioni pubblicitarie, non adesso.

Prendo in braccio il portatile e me lo porto sul letto.

Mi accomodo sui cuscini, metto a posto lo schermo.

Prendo un grande, enorme sospiro e attacco con la puntata.

La mia famiglia appare sullo schermo, durante il “Previously on The Vampire Diaries”.

Fremo di malinconia ed eccitazione.

Mi mancano. Mi mancano da morire.

Mi guardo la puntata con le lacrime agli occhi.

Quando entra in scena Jeremy, comincio a piangere forsennatamente.

Non ci vedo nemmeno più.

“Avrei dovuto dirglielo. Non so perché non l’ho fatto. E ora non posso più.”

“Ti amo anch’io, Jer… Ti Amo.”

 

 

 

 

 

Note generali:

 

[1] Ho censurato il nome della mia città natale. Perché sì, mi chiamo Giulia e in realtà la persona di cui avete letto finora non è un personaggio inventato da me, sono proprio io. Con qualche variazione per il bene della finzione. Giusto perché lo sappiate, mentre scrivevo mi sono innamorata veramente di Jeremy. Troppa immedesimazione, mi sa. Adesso ogni volta che vedo una sua foto arrossisco come una deficiente. *__T

 

 

Note dell’autrice

 

Spero di non deludervi con questo finale. Quando, come ho scritto nella premessa del primo capitolo, mi è venuto in mente di scrivere durante una notte insonne, avevo pensato solo di raccontare di una ragazza (io), una fangirl che viene catapultata nel mondo di TVD per l’estate, nella pausa tra una stagione e l’altra, e poi alla fine muore, torna a casa e scopre di averla scritta lei, la storia. Perché magari, quando scriviamo un racconto, questo prende veramente vita.

Tutto quello che è successo tra l’inizio nel giardino di casa Salvatore e questa fine, mi è venuto spontaneo e naturale come respirare.
Spero che nonostante tutto sia stato un bel viaggio.

Non arrabbiatevi se non vi dico cosa ha fatto Silas e perché. Quella non era la mia storia, era dei personaggi, di Damon, Elena, Stefan eccetera.
Io mi ci sono solo trovata in mezzo.

(Se c’è qualcosa che non vi torna, scrivetemi e io vi illuminerò XD)

Un abbraccio a tutte, e grazie, veramente MILLE GRAZIE di tutte le recensioni, visualizzazioni etc, del supporto e del fangirlaggio.

Un merito speciale va, come sempre, al TNE.

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


EPILOGO                  


EPILOGO

 

È tutto il giorno che sono agitata. Il pensiero di cosa deve succedere stasera mi ha fatto accelerare il cuore dal primo istante in cui ho aperto gli occhi.

Ho comunque tentato di ignorare la sensazione e non lasciare che nessuno se ne accorgesse. Io per prima, ho tentato di accorgermene il meno possibile.

Come di consuetudine, mangio un panino davanti alla tv, mentre aspetto che la puntata finisca di scaricarsi.

Fingendo indifferenza, vado al computer a controllare la pagina di Facebook, per poi aprire il programma con nonchalance per vedere, così, tanto per, se abbia finito.

Ed è così.

Metto il file dentro l’hard-disk esterno e torno in sala per collegarlo alla tv.

Sono pronta a premere play e tornare ad addentare il mio panino.

«Ehi.» mi chiama una voce.

«Ehi» gli sorrido.

«Che fai?»

«Sto per guardare l’ultima puntata di Vampire Diaries. Il finale di serie.»

«Cioè finisce-finisce? Niente più puntate?»

«Esatto.»

Sorride, contento. «Dio, meno male! Non ne posso più di vederti piangere su quella roba.»

Gli tiro un cuscino. «Ehi!!!»

Lo riacchiappa da terra, visto che l’ho ovviamente mancato, e si siede rumorosamente vicino a me, sul divano.

«Dico sul serio, tra i pianti e gli strilli non so cosa sia peggio.»

«Smettila! Non puoi capire.»

«Certo che no! Che poi, ok… il moro in effetti non è male. Almeno è simpatico. Ma devo ancora capire perché cominci a squittire quando appare quello tutto pompato. È mostruoso, dai!»

Lo fulmino. «Se hai intenzione di prendere in giro le mie passioni, puoi anche andartene. Non ti permetto di parlarmi male di Steven.»

«Ma perché? È quello che non capisco. È anche inutile… non fa altro che morire!»

«Ti ho detto di smetterla! O giuro che chiedo il divorzio. Perché sei qui, poi? »

Scoppia a ridere e mi cinge con un braccio.

«Scusa, è che sei così carina quando li difendi. Poi mi hanno detto che assomiglio a questo Steven, quindi volevo sapere cosa ne pensi.»

Sbuffo e incrocio le braccia.

Ride ancora di più. «Ti prego, non mi lasciare per un telefilm. Siamo sposati da nemmeno un anno, vorrei avere una motivazione più plausibile da dare al mio avvocato.»

«Se non la smetti ti infilzo nel sonno, Gianluca.»

«Prometto che faccio il buono. Dai, non te la prendere.»

Mi abbraccia. Tolgo il broncio e mi faccio coccolare.

«Non hai risposto alla mia domanda.» dice.

«Nemmeno tu hai risposto alla mia. Perché sei qui? Pensavo dovessi lavorare, di là.»

«Ho preso una pausa. Magari potrei guardare la puntata con te.»

Lo guardo, sorpresa. «Davvero?»

«Certo. È il finale di serie, quindi è una cosa importante, per te.»

Sospira. «E immagino che piangerai parecchio, quindi voglio essere qui a passarti i fazzoletti.»

Strofino il naso sul suo petto. «Sei un amore.»

«Lo so.»

Gli do una spintarella, mentre ci mettiamo a ridere.

«Allora? Ora sta a te rispondere. Cosa ci trovi in questo Jeremy?»

«Ti ricordi il nome?»

«Certo! Non sembra, ma io ti ascolto.»

Rido. «Vabbè.»

Comincia a minacciare di farmi il solletico. «Rispondi…»

«Ok, ok! Smettila!»

Mi divincolo. «Mi piace perché…»

Non riesco a trovare parole.

Non saprei come spiegargli che l’ho conosciuto, l’ho amato, ci ho fatto l’amore…

Lo guardo. Ha dei bellissimi occhi marroni. Mi guarda con un sorriso di attesa.

«Beh, è molto bello.» riesco a dire. Aggrotta le sopracciglia, invitandomi a continuare.

«E poi mi ricorda te.»

Questa risposta lo spiazza.

«Me? Davvero?»

«Beh, sì. Avete un carattere simile. Forte, buono. Siete entrambi molto dolci.»

«Uau. E perché non me lo volevi dire?»

Riprende a farmi il solletico. «Maledetta, volevi farmi patire invece di dirmi una cosa tanto carina!»

Ridiamo, io fino alle lacrime, finché finalmente non smette di torturarmi.

Quando riprendiamo fiato, gli indico la tv con un cenno.

«Allora mi fai compagnia?»

«Certo. Ho il pacchetto di fazzoletti in tasca.»

«Ottimo.»

Ci accoccoliamo nella nostra posa da divano, ovvero quella in cui ci posizioniamo da sempre ogni volta che guardiamo qualcosa insieme.

Si china verso il mio orecchio.

«Tanto lo so già che ti serviranno, quando Elena deciderà per l’end-game con Stefan.»

Salto a sedere all’improvviso.

«No! Non osare!»

Lui, in risposta, scoppia a ridere della mia reazione.

«Non c’è niente da ridere, Gianluca! Se succede una cosa del genere, io ti butto fuori di casa!»

Lui non smette di ridere, io mi incazzo sempre di più.

Gli punto un dito contro. «Smettila! Non può succedere! Altrimenti vado a uccidere la Plec e poi mi devi venire a tirar fuori di prigione!»

Si mette a ghignare. «Beh, almeno le visite coniugali ce le concederanno.»

Metto di nuovo il broncio. «Giallu…»

«Dai, scherzavo, su! Vieni qua con me. Lo sai benissimo che non può che stare con Damon. Voglio dire, ma l’hai vista la faccia di quell’altro? È orribile.»

Mi risiedo e mi coccolo di nuovo addosso a lui.

«Lo sai che ti amo, vero?»

«Lo so, lo so.» sospira. «Dai, metti play e facciamola finita.»

«Ok. Facciamola finita.»

 

PRESS PLAY.

 

THE END

 

 

 

 

Note dell’autrice

 

E questa è veramente la fine. Sono un po’ triste… è stato un bel viaggio. Una bella estate. Spero che vi sia piaciuto anche soltanto un’unghia di quanto è piaciuto a me.

È vero, il Geremy è finito, ma Giulia è andata avanti nel mondo reale ed ha trovato qualcuno, e non avrei potuto augurarle niente di meglio.

Sappiate che il merito di questo epilogo va interamente a everlily, perché io inizialmente avevo optato per la fine con il “Ti Amo” e le lacrime del capitolo prima.
Poi lei mi ha tirato fuori dall’angst in cui stavo sguazzando (sempre colpa di George RR Martin), ed io ho rivisto la luce.

Mi mancherà scrivere di Giulia, mi mancherà il rapporto con Damon, mi mancherà fangirlare sul Delena “dal vivo”, mi mancherà litigare con Caroline, mi mancherà tutta l’emozione che ci ho messo nello scrivere di Jeremy. Mi mancherà tutto. E soprattutto, stasera ci rimarrò malissimo quando non vedrò una piccola Giulia apparire sullo schermo insieme agli altri. So che è una cosa stupida, ma ci ho investito molto in questa storia. E soprattutto mi incazzerò da morire a vedere chiunque si avvicini al MIO Jeremy!!!!!!

Fun fact: io ho veramente qualcuno nella mia vita, e si chiama Gianluca. Nonostante non guardi il telefilm, è anche merito suo se ho trovato il coraggio di pubblicare. Per non parlare del fatto che pensa davvero le cose che gli ho fatto dire… ha una caterva infinita di commenti sul faccione di Stefan!

Ho scritto un casino, lo so… è che non sono pronta a dire definitivamente la parola fine… vabbè. Mi faccio coraggio.

Mando a tutte un ABBRACCIO immenso, grazie di avermi commentata, spronata, ringraziata, grazie per tutto il fangirlaggio congiunto, non potrei essere più contenta di così! GRAZIE.

Grazie anche a Debora e Sophie (e Sara) per la breve apparizione, sono persone che esistono veramente e che amo tantissimo. Debora ha letto la storia e mi ha fatto il complimento più bello del mondo: “Mi hai fatto diventare Delena senza aver mai visto il telefilm.”

Spero di rivedervi presto, se mi deciderò a pubblicare ancora.

See ya!

KEEP CALM AND TNE

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