Classico contro Scientifico

di crazywrjter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo I, o Dove tutto è iniziato ***
Capitolo 3: *** Capitolo II, o Come tutto è iniziato ***
Capitolo 4: *** Capitolo III, o La rivelazione sconvolgente ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV, o Prima della scuola ***
Capitolo 6: *** Capitolo V, o Ansia pre-scolastica ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Classico

Contro

Scientifico



8 Giugno. Dopo cinque ore di straziante attesa, la campanella suona.

Lo squillo acutissimo fa sobbalzare gli ottocento studenti del Liceo Statale Alighieri.
Un fortissimo boato di gioia si leva da ogni aula.

 
Finalmente, i lunghi giorni bui del periodo scolastico lasciano il posto a quelli pieni di luce dell’estate.
E io posso finalmente godermi tre lunghi mesi di meritato riposo, dimenticandomi per un bel po’ di tempo della mia faticosa vita da liceale.
 
Niente più intere giornate da passare segregati in camera, in compagnia solamente della fioca luce di qualche lampadina, a rovinarsi la vista tentando di decifrare il contenuto di qualche tedioso tomo ingiallito.
Niente più disordinati appunti scribacchiati in tutta fretta e accumulati in colossali mucchi ai lati della scrivania.
Niente più schemi, quegli inutili schemi riassuntivi che in teoria dovrebbero accorciare il tempo di studio ma che riescono solo ad allungarlo.
Niente più occhi brucianti e gonfi, niente più pelle diafana e trasparente, niente più pesanti abiti di lana, niente più massiccie dosi di caffè, né ansie, né timori.
 
E, soprattutto, niente più guerra.
 
Guerra, direte voi?
Sì, guerra.
E adesso vi spiegherò perché.
 
Io frequento il classico. Nella mia scuola di classico ci sono solo tre sezioni, la Ac, la Bc e la Cc. Presumibilmente, le sezioni si riducono a due alla fine del primo anno, quando ci sono le Stroncature di Massa - così noi veterani chiamiamo la spaventosa quantità di bocciature che decima puntualmente i primini ogni dodici mesi.
Poi, le classi si assottigliano sempre di più col passare del tempo. Una volta, non so come, era arrivata alla maturità una quinta Ac con undici persone. Tra i più grandi circolano ancora leggende sull’aspetto distrutto dei reduci.
Beh, direte voi, cosa c’entra questo con la guerra?
Aspettate che ci arrivo.
 Il Liceo Statale Alighieri è grande, molto, molto grande. In totale, senza contare le innumerevoli bocciature e gli ‘assottigliamenti’, fanno sette sezioni. E allora, di che cosa sono le altre quattro sezioni, vi chiederete voi?
L’angosciante, orrenda, terribile risposta (almeno per noi) è:  di liceo scientifico.
 
TATATATAAAAAAAAAAM!!!  *musichetta teatrale*
 
Probabilmente a questo punto il mio caro lettore si starà domandando qual’è il problema. Il classico e lo scientifico della città si trovano nello stesso edificio, bene. E allora?
Vedete, amici miei, in qualunque scuola d’Italia questa situazione sarebbe tollerata. All’Alighieri, no.
Ma lasciate che vi illustri come sono andate veramente le cose, partendo dalle origini del problema. Mi sa tanto che oggi improvviserò una piccola e utile lezione di storiografia.
 
L’odio tra classicisti e scientifici risale a una decina d’anni fa, quando l’allora preside Reverendo Mantovani ebbe la geniale idea di unire il classico e lo scientifico della città nello stesso edificio.
Nonostante le rosee previsioni di genitori e insegnanti (i soliti soporiferi discorsi su una convivenza pacifica e felice, su un futuro di collaborazione, su un rapporto di reciproco affetto tra gli studenti dei due licei bla bla bla), le avversità erano iniziate fin da subito, quando, il primo giorno di scuola condivisa, uno spiritoso scientifico del terzo anno aveva fregato a un classicista il dizionario di greco e l’aveva gettato nel cassonetto della spazzatura.
Noi del classico siamo al corrente di come la vittima, offesa nell’orgoglio, avesse massacrato di botte il simpaticone fino a renderlo paralitico stracciandogli inoltre tutti gli appunti di fisica, dettaglio che, ahimé, viene spesso omesso dagli scientifici.
In ogni caso, da quel momento tra classicisti e scientifici corre il costante e reciproco desiderio di sbranarsi a vicenda.
 
Noi (questo è uno dei rari casi in cui il pronome ‘noi’ indica entrambe le categorie) la chiamiamo guerra.
 
Sì, ci sono passata anch’io. Più di una volta mi è capitato di assistere a risse durante la ricreazione, risse quasi sempre scatenate da futili scuse ideate apposta per attaccare briga, del tipo ‘Mi ha rubato la merenda’. Sì, lo ammetto, anche io di tanto in tanto faccio qualche commentino malizioso sui jeans ‘osceni’ di questa o dell’altra scientifica. Nulla di personale, è per l’onore della scuola.
O almeno, della MIA parte della scuola.
 
Capite da cosa sto fuggendo?
 
Ma ora è finita. Per un bel po’ di tempo posso godermi in pace il caldo asfissiante dell’estate.
Mi immagino già inguaiata in un provocante bikini verde (il mio colore preferito), distesa su uno sdraio in spiaggia accanto alla mia migliore amica Giulia (che quest’anno probabilmente riuscirò a trascinare via con me al mare), con una Coca-Cola ghiacciata stretta in mano, a lumare con aria seducente i ragazzi da dietro le lenti dei miei (nuovi e costosi) occhiali da sole.
 
Eppure... non so.
Ho il presentimento che mi accadrà qualcosa di strano. 



Angolino Autrice

E' la mia prima storia originale, siate clementi.
L'idea mi è sorta qualche mese fa, quando mi è stata posta davanti la necessità di scegliere la scuola superiore (ho appena concluso la terza media e sono ancora molto giovane, perdonatemi se lo stile di scrittura e la scelta dei vocaboli non sono il massimo) Ero abbastanza combattuta tra classico e scientifico. Da qui l'idea della 'guerra' tra le due parti. Nei prossimi capitoli, prenderò spunto dalla mia vita per ideare i personaggi principali. 
Non mi sarà possibile aggiornare molto spesso causa vacanze estive, meritato relax dopo quasi UN MESE di esami (uff!)
Se vi è piaciuta recensite, se non vi è piaciuta pure, tanto sbagliando s'impara.
P.S. non sono del tutto sicura sui congiuntivi. Segnalate eventuali errori.
Graaaazie :3



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Capitolo 2
*** Capitolo I, o Dove tutto è iniziato ***


Capitolo I, o Dove tutto è iniziato

 
 
Arrivo a casa inebriata, canticchiando un motivetto dalla mia canzone preferita. Ma, appena supero la soglia dell’ingresso, tutte le mie speranze crollano rovinosamente. I miei mi attendono in piedi in salotto, con le braccia incrociate e un’aria apatica stampata sul viso. Ovviamente, sono cattive notizie.
-Vacanze low cost?- li aggredisco, incredula. -E cosa sarebbero?
Due paia di occhi sbiaditi si fissano su di me. -C’è crisi, tesoro- dice mia madre. -Significa che faremo delle vacanze un tantino meno sfarzose degli anni scorsi.
Un tantino è riduttivo. Quando, tre giorni dopo, arriviamo a destinazione, non riesco a credere ai miei occhi. L’ampia spiaggia bianca e soleggiata che tanto bramavo è in realtà una squallida baia pietrosa incastrata tra gli scogli, larga circa come la mia aula. In lontananza, ammassate sulle rocce, si scorgono una trentina di baracche anonime ed un po’ scrostate. Di fronte a noi si erge lo sghembo cartello: ‘RESIDENCE BAIA GRIGIA’
Accanto a me, Giulia (che sono riuscita a trascinare in questo incubo, in qualche modo), esibisce un sorrisetto rassegnato. -Ci sarà da divertirsi- mi sussurra all’orecchio, in modo che i miei non sentano.
Le tiro una potente gomitata nelle costole. -Ci sono forme di divertimento alternative- sibilo in risposta.
-Tipo?
Alzo le braccia al cielo. -Boh, non so... Compiti di greco.
Sfortunatamente, la mia battutina da quattro soldi finisce per tramutarsi in realtà.
Due giorni dopo, infatti, io e lei siamo rinchiuse nella nostra baracca, a ripassare diligentemente i verbi irregolari. C’è un caldo asfissiante, e a parte gli aloni di sudore sotto le ascelle e le mosche che ci ronzano intorno manco fossimo escrementi di cane, non ci sono novità.
Giulia sospira annoiata, dondolandosi sul letto tra gli appunti sparsi. -Almeno ci fossero dei ragazzi...
-Magari tra qualche giorno arriva qualche nerd arrapato in difficoltà economica come noi- rispondo a denti stretti, asciugandomi il sudore dalla fronte con un fazzoletto.
E, ovviamente, anche questa allusione finisce per realizzarsi.
 E’ da una settimana che ci annoiamo e che passiamo le giornate ciondolando sulla baia, con solo i gabbiani ad ammirare i nostri costumi nuovi, quando sentiamo un rombo in lontananza. Io e Giulia alziamo stancamente lo sguardo, appena in tempo per scorgere una Fiat giallo piscio (ma come si fa a comprarne una così?) arrivare sbuffando nel minuscolo parcheggio del residence e spegnersi con un suono gorgogliante.
-Sarà il solito vecchietto privo di testosterone- dico. In effetti, a parte io e la mia migliore amica, tutti gli altri ospiti sono over 50. -Soldi sprecati.
E invece, ecco scendere...
Un ragazzo.
Anche se non esattamente il tipo di ragazzo che speravo.


Scusate se sospendo il capitolo a metà, ma domani devo alzarmi presto e non riesco a finirlo tutto stasera... ho bisogno delle mie otto ore di sonno :D. Parto con la parrocchia per un breve soggiorno ad Assisi. Vi prometto un aggiornamento tra una settimana circa. Ciao :)

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Capitolo 3
*** Capitolo II, o Come tutto è iniziato ***






D’accordo, d’accordo, non cerchiamo di essere troppo pessimisti. Osservandolo bene, forse il fisico non è male. Nel senso, non ha quei bicipiti mostruosamente gonfi e quegli addominali ipersviluppati che pare facciano tanto colpo sulle ragazze. Ma non è ossuto, né gli si possono contare le costole come a certi individui della nostra età, che sembra soffrano di rachitismo.
Beh, forse anche il viso è passabile, con quei boccoli scuri e gli occhi nerissimi (passabile, eh, nulla di più)  
Ma ci sono una serie di dettagli che fanno sorvolare su qualsiasi caratteristica positiva.
Il costume arancione a fiori blu.
La borsa di Ben 10.
Gli occhialoni enormi dalla montatura metallica.
Le ciabatte infradito tre volte più grandi dei suoi piedi.
E, per finire, un cappello indescrivibilmente brutto, forse perché troppo simile a un sombrero messicano, con scritto sopra I love auto d’epoca a caratteri cubitali.
E, purtroppo per lui, tutto ciò lo fa automaticamente rientrare nella categoria sfigato cronico.
Mi giro verso Giulia. Ha assunto anche lei la tipica espressione ‘vagamente sorpresa’, con fronte aggrottata, occhi a palla e bocca semiaperta. Dev’essere proprio un’occasione speciale: il rimanere senza parole, per la mia migliore amica, è molto, molto raro.
Mute e immobili, guardiamo la creatura inerpicarsi con difficoltà tra scogli, rocce, sassi e sassolini.  -Con quelle ciabatte, non dev’essere un’impresa facile- mi sussurra Giulia, riscuotendosi. Ah ecco, mi sembrava strano.
-Taci, potrebbe capire che stiamo parlando di lui- rispondo, senza staccare lo sguardo dall’essere.
Purtroppo, l’essere ha l’orecchio lungo. Appena io e la mia socia chiudiamo bocca, smette di incespicare tra le rocce appuntite e ci rivolge uno sguardo offeso.
-Beh?- esordisce con voce sorprendentemente acuta.
Noi continuiamo a fissarlo apatiche.
-Ho detto ‘beh’- ripete con un tono che in teoria dovrebbe essere minaccioso.
Silenzio.
-Insomma, ma siete mute?
-Semplicemente non abbiamo voglia di risponderti- replico stancamente.
Il tizio punta su di me uno sguardo infuocato, che mi ricorda vagamente quello di un talebano pronto a farsi esplodere in una discoteca.
 -Dovreste invece- continua. -Visto che mi stavate guardando come se fossi pazzo. Adesso mi dite cosa pensate. Cos’ho di strano?
Invece di dare una risposta (che sicuramente non gli piacerebbe) alla domanda, getto un'eloquente occhiata al suo costume e gli rivolgo un sorrisetto mellifluo. -Non ci conviene litigare, visto che siamo le uniche persone sotto i cinquant’anni in questo posto- faccio notare.
-Mica ci volevo venire, io, in un posto del genere- fa lui irritato, incrociando le braccia. La borsa di Ben 10 penzola pericolosamente, attaccata al suo polso. -Me ne sarei stato volentieri a casa. Mi hanno costretto i miei nonni a venir qui- e indica una ordinaria coppia di vecchietti grigi che zoppicano verso la segreteria.
-Oh, immagino- continuo, perfida. -Ti hanno costretto sempre loro a metterti quel cappello?
Altro sguardo da talebano. Mi sembra quasi di percepire il ticchettio delle bombe che stanno per esplodere. -Sono un appassionato di auto d’epoca- scandisce lentamente. -E, se la cosa vi crea problemi, ditemelo subito.
Il suo modo di parlare, il modo in cui mi guarda, il modo in cui incespica in quelle sue orribili infradito. No, non posso lasciarlo impunito.
-Me ne crea- continuo in tono lievemente canzonatorio.
I suoi occhi scurissimi sembrano fiammeggiare dalla rabbia, dietro le lenti giallastre e spesse degli occhiali. Altro che fiamma da caminetto: quello nel suo sguardo è un incendio divampante.
-Beh- sibila. -Se siete venute a passare le vacanze qui senza essere state costrette, non dovete essere sicuramente ricche.
BOOM!
Le guance mi bruciano di indignazione. Pensandoci bene, forse il paragone del talebano kamikaze non era proprio azzeccato; il nerd che ci fronteggia orgogliosamente non è un fanatico suicida, è un abile lanciatore di granate. E una è appena esplosa a pochi centimetri dalla mia testa.
No, non è da me rimanere disorientata in questo modo... Devo assolutamente farmi venire in mente qualche altra battutina pungente. Ma, per la prima volta in sedici anni di vita, non riesco a controbattere. Mi sento indifesa sotto lo sguardo calcolatore del mio nemico. Ho dato inizio a una guerra, e l'avversario è più temibile del previsto.
Ma questi sembra deciso, almeno per il momento, a disertare. -Beh, io me ne vado in camera- ringhia.
Detto ciò, alza fieramente la testa (o almeno ci prova, considerando che il sombrero gli scivola quasi immediatamente davanti agli occhi) e mi supera traballando.
Quando è così lontano che nemmeno l’orecchio più formidabile potrebbe udire le nostre parole, Giulia mi sussurra qualcosa, con tono incerto. -Forse sei stata troppo dura.
-Forse lo sono stata troppo poco- le rispondo a denti stretti. -E’ difficile ammetterlo, ma le mie truppe hanno subito una bella batosta.
-Le tue truppe?- mi guarda perplessa.
-Sì- rispondo, come se fosse ovvio. Mi ci vuole un po’ per ricordarmi che, pur essendo migliori amiche, io e Giulia non siamo telepatiche, e che c’è bisogno di un’ulteriore spiegazione. -Nel senso che ormai tra me e il nerd arrapato in difficoltà economica è scoppiata una guerra- aggiungo frettolosamente, in risposta al suo sguardo a pesce luna.
Il volto di Giulia si rilassa. -Ah- fa con tono accusatorio. -Una delle tue metafore.
-Sì- Le rivolgo un’occhiatina divertita. Le avevo promesso che avrei smesso di usare metafore alla fine dell’anno scolastico, ma, che ci posso fare, è più forte di me.
-E come pensi di... controbattere all’offensiva del nerd?- Mi fa pure il verso, che crudele.
-Il mio orgoglio mi impone di non mollare- rispondo, mentre ci avviamo con fatica verso la nostra baracca.
Ed è vero. Se c’è una cosa che so, è che non uscirò imbattuta da questo scontro.

Angolino Autrice
Mi scuso per lo spaventoso ritardo nell'aggiornamento, ma al ritorno dallo stupendo soggiorno ad Assisi  sono dovuta ripartire subito per una lunga vacanza in Grecia e non ho avuto l'occasione di poter lavorare bene sul resto del capitolo. Ora finalmente ho un po' di tempo da dedicare alla storia, visto che non riparto prima del 12 Agosto. 
Lo so, la protagonista a prima vista può sembrarvi ipercritica e snob. Ma quanti di noi sarebbero capaci di resistere alla tentazione di prendere in giro un individuo come 'il nerd arrapato in difficoltà economica'? E poi, nonostante le immense tonnellate di sfiga che gli gravano sulle spalle, il tizio si sa difendere.
 
Lo so, la protagonista a prima vista può sembrarvi ipercritica e snob. Ma quanti di noi sarebbero capaci di resistere alla tentazione di prendere in giro un individuo come 'il nerd arrapato in difficoltà economica'? E poi, nonostante le immense tonnellate di sfiga che gli gravano sulle spalle, il tizio si sa difendere.

Non dimenticatevi di recensire :) 
P.S: la mentalità di Francesca può sempre evolversi in futuro... 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III, o La rivelazione sconvolgente ***


Capitolo III, o La sconvolgente rivelazione


I giorni seguenti sono, come prevedibile, ancora più infernali.
Ogni volta che metto piede fuori dalla ‘camera’, per qualsiasi motivo, mi ritrovo lo sguardo infuocato del nerd addosso.
Il che mi mette talmente a disagio da farmi avventurare fuori dalla baracca semplicemente per soddisfare le mie necessità, cioè per affondare i denti nel sandwitch surgelato che danno in omaggio ogni giorno al bar.
 
Eh, sì, pare che le mie truppe siano state veramente decimate. Nonostante i numerosi sguardi omicidi che gli lancio, pare che io non riesca a metterlo a disagio.
Ovviamente questo manda al diavolo tutta la mia determinazione di vincere lo scontro. Dopo poche ore, la combattività cede il posto alla speranza che tutto finisca presto.
Le previsioni virano su una sconfitta clamorosa.
 
-Te l’avevo detto.
Ecco, sta ricominciando.
-Veramente, me l’hai detto dopo che l’avevo preso in giro.
-Non potevo prevedere quello che avresti fatto, se no te l’avrei detto prima.
-Giulia, taci per una buona volta- borbotto destreggiandomi sulla quinta versione di latino. -Non c’è veramente bisogno che peggiori la situazione.
 
Non ci credo, è quasi un’ossessione. Lì seduto comodamente sulla sdraio, con le gambe accavallate e il terzo volume di Guerra e pace a coprire la parte inferiore del viso, sembra quasi un cane da caccia, in agguato, pronto a braccarmi in attesa che la fame mi spinga fuori dalla tana.
 
A rendere la situazione ancora più comica, il penultimo giorno la temperatura si alza da 40 a ben 42 gradi centigradi, riuscendo persino a rendere appetibile il contatto con l’acqua inquinata del mare.
Faccio un solo bagno in tutta la vacanza, ovviamente. Tre secondi dopo che sono entrata in acqua lui mi sta già fissando.
E, guarda caso, il vedermi sguazzare tra le onde non fa altro che invogliarlo a raggiungermi, incespicando nelle enormi pinne, e a tuffarsi a pochi metri da me.
Stavolta non voglio dargliela vinta.
Lo guardo con aria assassina, prima di ritirarmi a riva.
 
Ma tutto ha una fine.
Finisce anche questa infernale settimana passata al Residence Baia Grigia.
Finiscono le occhiate compassionevoli di Giulia (che probabilmente perdonerò, essendo la mia migliore amica, ma che non porterò mai più in vacanza con me)
E, soprattutto, finisce il periodo di forzata convivenza con il nerd.
 
La mattina del 17 giugno, un’atmosfera di sollievo generale pervade la mia famiglia. I miei genitori, come me, hanno trascorso le vacanze in camera. Giulia mi accusa di averle fatto sprecare tempo che avrebbe potuto passare alla piscina comunale, a lumare i fighi. Io sono devastata. Ho perso la battaglia, non c’è nulla da fare.
In pochi minuti carichiamo i bagagli in macchina. Sto per saltare sul sedile posteriore e dimenticare questo orrendo incubo, quando mamma mi ferma. Ha dimenticato il portafoglio in camera. Vuole che vada a riprenderlo.
-Prevedibile- borbotto avviandomi per l’ennesima volta.
Ma prima ancora di arrivare a metà del tragitto, una voce terribilmente familiare mi ferma.
 
-Ciao.
Mi giro. Ovviamente è lui, che, con il solito fare da cane da caccia, mi ha seguito per tutto il tempo. Noto che si è cambiato il costume, e adesso ne esibisce uno a righe verdi e viola. 
Non posso crederci, è venuto a salutarmi. Come se volesse infliggermi il colpo di grazia.
-Ciao- rispondo con aria rassegnata.
-Allora parti- dice, come affermazione e non come domanda.
-Sì.
Pausa di qualche secondo. Il suo sguardo è puntato sulla mia faccia con tanta intensità che penso potrebbe scottarmi la pelle.
-E’ stato bello conoscerti- esordisce infine, tendendomi la mano. -Io sono Mattia.
Ah, il nerd ha un nome. Guardo con diffidenza il suo palmo, prima di stringerlo leggermente. Viscido ipocrita. -Francesca.
Silenzio.
-In che città abiti?- domanda dopo un po'.
-Naturbella- affermo con aria scarsamente interessata. Ecco, adesso aggrotterà la fronte e dirà non la conoscerà. In Italia, non se la ricorda nessuno a causa dei suoi cinquantamila abitanti scarsi.
E invece no.
Per un attimo, i suoi occhi si spalancano così tanto che posso vedere distintamente il bianco intorno alle iridi.
Lo guardo perplessa, ma già con un terribile presentimento. -Che c’è?
Si rende conto troppo tardi dell’espressione che ha assunto. Ma è bravo a riprendersi, e un secondo dopo mi sta già guardando in cagnesco. Lo sento, il talebano sta per tornare all’attacco. E non ho nessuna trincea dove imbucarmi.
-Ci abito anch’io.
BOOM!
La granata mi colpisce in piena fronte, facendomi stramazzare a terra. Metafore a parte, mi sembra veramente che il mondo mi stia crollando addosso. Mi impedisco di perdere il controllo solo pensando che Naturbella è abbastanza grande, e non è detto che io lo incontri spesso. -Beh... hai... hai presente l’Alighieri, il classico?- balbetto stordita, divagando.
-L’Alighieri è un liceo scientifico.
BOOM!
-E’ un classico, sono sicura, lo frequento...
-E’ uno scientifico. Lo frequento anche io.
BOOM! BOOM! BOOM!
Questa non era una granata. Questa era una bomba nucleare.
 
Uno scientifico.
Della mia scuola.
La scuola dove classicisti e scientifici si odiano da anni.
La mia battaglia personale si trasforma in qualcosa di più grande, qualcosa che coinvolge più di ottocento studenti.
Qualcosa del tutto giustificabile.
 
-Allora ci vediamo- ringhio, cercando di mettere quanto più veleno posso nella voce.
Sta bruciando di rabbia.  -Non mancherò.
Distolgo con dignità lo sguardo e mi avvio verso la camera dove mamma ha lasciato il portafoglio, maledicendo il momento in cui ho deciso di non iscrivermi all’artistico.
 
Angolino Autrice
Eccomi, ce l'ho fatta.
Bene, finalmente posso mettere fine a questa luuuuunga introduzione e dare inizio alla storia vera e propria, quella ambientata nel Liceo Statale Alighieri. Nei prossimi capitoli il numero dei personaggi aumenterà VERTIGINOSAMENTE (tra compagni di classe, professori stronzi, amici di altre scuole, fratelli e sorelle degli amici di altre scuole ecc.) e potrete osservare 'dal vivo' tutti i terribili scontri di cui avete sentito parlare. Vi avverto che tirerò molti bidoni agli studenti dello scientifico, per cui, se è la scuola che frequentate, abbiate pazienza e sopportate.
A presto,
crazywrjter

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Capitolo 5
*** Capitolo IV, o Prima della scuola ***


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Capitolo IV, o Prima della scuola



L'ho trovato, dopo ore e ore di vane ricerche di fronte allo schermo del computer, l'ho trovato. Mattia Greco. 3As. Dodicesimo alunno in ordine alfabetico.

Totalmente e insopportabilmente scientifico.

Sì, il mio odio per il talebano è talmente profondo da spingermi a frugare come una maniaca tra gli elenchi delle classi dei miei acerrimi nemici, pur di rintracciarlo. Non vi sono dubbi sulla sua identità, perché ci sono solo tre Mattia in tutto l'Aligheri – e tra questi, uno fa il classico e uno è di prima.

Sospiro, scrutando rabbiosamente il suo nome. Ma perché uno scienziato di prima categoria deve avere un cognome come Greco?

 

Ma torniamo a me.

Dopo la terrificante esperienza al Residence Baia Grigia, il resto delle Afose Vacanze Estive 2014 le ho trascorse tra il divano, le versioni di latino, le chiacchere inutili della nonna Laura e, occasionalmente, qualche giro in centro con i miei compagni di classe.

Più di una volta ho tentato di avventurarmi con Giulia alla piscina comunale, ma il caldo, l'immensa confusione (tre persone circa a metro quadrato) e il colore giallognolo dell'acqua mi hanno dissuaso dal tornarci.

E non ho ancora illustrato il tormento principale: gli sguardi interessati dei ragazzi, sempre ossessivamente fissi in quella zona. Solo poche settimane prima mi avrebbe fatto piacere, e, chissà, forse sarei stata anche disposta a ricambiare con un'occhiatina poco innocente ai loro addominali. Ma ora... Sarà che sono paranoica, ma in questo periodo qualunque persona che mi guarda fissamente mi ricorda lui.

E il fatto che potrei incontrarlo in qualsiasi momento.

Così, eccomi qui, spaparanzata sul letto a sgranocchiare patatine mentre la mia migliore amica se la spassa con il suo nuovo ragazzo in piscina. Sono pure aumentata un chilo. E tutto per colpa di un immenso coglione.

 

Beh, domani è l'11 settembre. Lunedì. Primo giorno di quell'incubo lungo nove mesi solitamente definito scuola.

Primo giorno della guerra di quest’anno.

Anzi, delle guerre.

Quella violenta e irrefrenabile che coinvolge classicisti e scientifici, e quella, molto più aspra e difficile, che coinvolge me e Mattia.

Inutile, non riesco a scherzarci su. Sembra quasi che il mio storico senso dell'ironia mi abbia abbandonato.

 

Già alle otto e mezza di sera sono uno straccio. Vado a letto presto, consapevole che se stasera resto alzata fino a tardi domani mattina non avrò neanche la forza di alzare la mano all'appello.

Mi accoccolo sotto le coperte, tutta rannicchiata come un soldato in una trincea durante un bombardamento aereo, ma mi ritrovo puntualmente con gli occhi a pesce luna fissi sul soffitto. Rifletto, rifletto, rifletto. Non posso fare a meno di immaginare quale esito avranno le due guerre, soprattutto la mia.
E al fatto che probabilmente non ne uscirò tutta intera.


Ore 22:03. Nell'esatto momento in cui le palpebre mi si chiudono vinte dal sonno, il cellulare squilla.

Riconosco la melodia picchiettante di Levels di Avicii, e in pochi secondi il mio cervello collega la canzone al contatto a cui l'ho assegnata.

Leonardo, penso imbestialita. Domani ti ammazzo. E col cazzo che ti faccio sedere vicino a me alla prima ora.


Angolo autrice (appena uscita da uno stressante periodo di cinismo e poca voglia di vivere che hanno minato le sue abilità letterarie)
Sì, lo so. Avevo promesso rapidi aggiornamenti invece è da più di un mese che non vado avanti con la storia. Ma che ci volete fare, IL BLOCCO DELLO SCRITTORE ha colpito anche me. E siccome nell'ultimo mese non passa giorno che non litighi con amiche/amici/ragazzi-che-ami-disperatamente-ma-che-non-ti-cagano/genitori e che non ne esca distrutta, è un miracolo se sono riuscita a completare questo breve capitolo. Ora che mi sono ripresa prometto che sarò più rapida in futuro.
P.S: spiegazioni sull'identità del ragazzo di Giulia e di codesto Leonardo mipiacechiamareallediecidisera nel prossimo capitolo.
Recensite numerosi :)

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V, o Ansia pre-scolastica ***


Capitolo V, o Ansia pre-scolastica

DRIIIIIN!

Il suono acutissimo e agghiacciante della sveglia mi riscuote, facendomi fare un balzo di qualche metro sul cigolante materasso del letto. Il terrore mi invade la mente: scuola.

Rimango un secondo a tremare tutta avvolta nelle lenzuola, più simile a un gattino appena nato che a una brillante studentessa pronta a ricominciare la sua carriera di classicista. Ma alla fine l'angoscia per quello che sta per accadermi è così profonda da farmi rotolare brontolando giù dalla mia cuccia.

-Francescaaaaa!- Ecco, i delicati e angelici richiami di mia madre. Se solamente non fossi già sveglia da un pezzo, la strangolerei.

-Sono in piedi- bofonchio sciabattando verso il bagno. Prima di chiudermi a chiave nel pensatoio getto un'occhiata rapida all'orologio: le sei e quarantacinque. All'Alighieri si entra alle otto. Ho ancora del tempo prezioso da godermi.

Mi infilo le prime cose che mi capitano a tiro (un paio di jeans e una maglietta rossa) e striscio verso la cucina, attratta da un odorino di crepes che mi mette in subbuglio lo stomaco.

Mia madre è intenta a preparare la colazione. Le crepes il primo giorno di scuola sono una tradizione che la mia famiglia porta avanti dalla mia quinta elementare. -Ci hai messo poco- mi fa notare quando mi trascino sbuffando sulla sedia più vicina.

Mancano solamente un'ora e quindici minuti all'inizio della fine, mamma. Ogni secondo che mi rimane è oro puro.

-Ah- Inizio a rimpinzarmi di crepe grondante nutella, sperando di allontanare i cattivi pensieri.

-Come ti senti? Rilassata?

C'é bisogno di chiederlo?! Dio, mamma, hai la sensibilità di un bradipo.

-Sto bene, grazie.

-Hai fatto tutti i compiti?

No, guarda, li ho lasciati a metà, giusto per farmi scannare dal prof di greco del triennio.

-Sì.

Mi rivolge un ampio sorriso. -Beh, allora non c'é nulla di cui preoccuparsi, vero?

No comment.

-No, non c'é niente- Tento di esibire un sorrisetto forzato, ma a giudicare sguardo perplesso che mi lancia mia madre tutto quello che è venuto fuori è una smorfia di sofferenza.

-Francesca... Sei sicura di stare bene?- Ecco, infatti. Nemmeno una creatura totalmente priva di cognizione come mia madre potrebbe ignorare che sembro appena uscita da una sala di tortura.

.-Tutto a posto, mamma. Davvero.

Mi osserva dubbiosa. -Mmmh, se lo dici tu. In ogni caso devo andare al lavoro, ci vediamo quando torni.

La seguo con lo sguardo mentre scompare oltre la porta di casa, ostentando il suo tipico passettino picchiettante. Quando sento il tonfo della porta di casa che si chiude, tiro un profondo sospiro.

Sono sola con le mie paure.

E non ci sono squadre di soccorso pronte a salvarmi.

 

Sette e mezza. Mancano solamente trenta minuti. Lavata, pettinata e vestita, con la cartella in spalla e (ovviamente) una sensazione poco piacevole nei dintorni dello stomaco, mi avventuro fuori dal mio appartamento.

L'aria gelida e umida del mattino mi investe: siamo solo a metà settembre ma c'é un clima da vacanze di Natale. Ci mancano solo la neve e i Santa Claus fuori dalle finestre.

Mentre mi incammino sul duro selciato del marciapiede in direzione del liceo, cerco di allontanare il più possibile i pensieri riguardanti una certa persona dalla mia testa. Ma è inutile, la sensazione di avere un paio di occhi scuri puntati addosso è così forte che mi guardo intorno circospetta più di una volta. Anche se, alla fine, tutti gli sguardi che incontro appartengono a passanti perplessi.

Quando mancano ormai pochi isolati all'Alighieri e il panico mi attanaglia lo stomaco in una morsa stritolatrice, mi viene un'idea brillante abbastanza per distrarmi nei successivi cinquecento metri. Con fare guardingo, estraggo il cellulare dalla tasca e sbircio lo schermo: tre chiamate perse e un messaggio. Ovviamente tutte di quell'idiota di Leonardo.

A questo punto dovrei fare un piccolo flash-back. Io e Leonardo siamo amici quasi-per-la-pelle (quando l'amica per la pelle è l'inseparabile Giulia) dalla prima media, quando entrambi eravamo magrolini, brufolosi e poco inclini alla compagnia. Insomma, ammettiamolo: due autentici sfigati. E proprio per questo quel ragazzotto silenzioso che trascorreva la ricreazione a guardarsi i piedi mi era piaciuto così tanto.

In pratica abbiamo trascorso le medie in simbiosi (abbiamo pure scelto la stessa scuola superiore) poi al liceo ci siamo leggermente allontanati dopo che io ho conosciuto la mia attuale migliore amica. In ogni caso, puntualmente ogni nuovo anno scolastico pretende di sedersi sempre alla mia destra. Anche se quest'anno non ho intenzione di lasciarglielo fare.

Apro sbuffando il messaggio: Pronta x il nuovo anno? :)

Picchietto rapidamente sulla tastiera con le dita, senza perdere d'occhio la strada. A scuola ti scanno. Fa anche rima.

Aggiungo una sadica faccina felice, tanto per rincarare la dose.

 

E finalmente, dopo una svolta a destra, ecco l'Alighieri. Un immenso edificio rettangolare, tutto scrostato, circondato da quello che gli insegnanti definiscono cortile (ma che è in realtà una brulla distesa di cemento armato, dove gli studenti vagano come dispersi quando non sanno cosa fare a ricreazione). Ovviamente c'é una sola entrata, e, ovviamente, tutti gli alunni si accalcano lì. Questo, ovviamente, significa che ci sarà anche lui.

Appena intravedo l'immensa folla di persone che brulica davanti all'ingresso dell'Alighieri, inizio a sentirmi male.

La separazione tra classicisti e scientifici è nettissima già prima che inizino le lezioni. Tra i due gruppi, schierati uno contro l'altro come due eserciti, c'é una debita distanza, di circa una decina di metri. Gli studenti ai margini (quasi sempre grossi e pigri attaccabrighe di quinta) si lanciano occhiate in cagnesco, e ogni tanto qualche insulto vola tra le file. Ma, almeno per il momento, non sembrano esserci situazioni gravi in vista. Almeno non come al mio primo anno di ginnasio, quando si svolse un feroce combattimento di gruppo il cui ricordo mi traumatizza ancora adesso.

Supero il cancello e mi unisco al gruppo dei miei compatrioti. Man mano che mi inoltro tra la gente, accogliendo con una smorfia i rapidi saluti dei miei compagni, il peso sullo stomaco si fa sempre più opprimente. Continuo a guardarmi in giro, ripetendomi ossessivamente che sto cercando Giulia. O Leonardo. Ma il mio sguardo, per quanto io cerchi di resistere, vola irrimediabilmente oltre la linea immaginaria che separa le due fazioni.

E so benissimo alla ricerca di chi.

-FRA!

Lancio un urletto strozzato e mi giro di scatto. Davanti a me, un ragazzone biondo alto sul metro ottanta mi rivolge un sorriso a trentadue denti.

Lascio cadere i pugni stretti in posizione di guardia. -Leonardo- sbuffo con una sfumatura omicida nella voce. -Non potresti cercare di essere un pochino meno rude?

Il tizio scoppia in una fragorosa risata (che se possibile fa tendere ancora di più i miei nervi) e spalanca le braccia con fare protettivo. -Non mi dai neanche un abbraccio di inizio anno?

-No.

Sbuffa, scostandosi un ciuffo ribelle dagli occhi con la mano destra. Solo in quel momento noto che c'é qualcosa che non va. -Leonardo... ti sei fatto biondo?- inorridisco.

Ridacchia ancora. Ha un vocione da basso che farebbe sobbalzare un elefante. -L'hai notato finalmente!- esulta. -Sai, aspettavo i tuoi complimenti.

Lo guardo stranita. -Beh, allora aspetterai ancora molto a lungo.

Spinge il labbro inferiore in fuori, tentando di assumere un atteggiamento da cucciolo ferito. -E perché, scusa?

Scruto con compassione i suoi capelli palesemente tinti. -Beh, non per dire- esordisco con voce incerta. -Ma... ecco... eri più carino castano.

-Ecco- fa spazientito mentre si stringe nelle spalle. -Lo sapevo. Dovevo chiedere il parere di Sua Maestà prima di fare una cosa... drastica come tingermi i capelli!

-Non fai ridere, lo sai?

-E chi voleva che facesse ridere?- conclude mostrandomi la lingua.

Esibisco un sorrisetto stentato. Questo gigante maldestro sta cercando in tutti i modi di scacciare la mia preoccupazione con la sua allegria. Anche se senza molti risultati.

Inclina la testa e mi rivolge uno sguardo poco convinto con i suoi grandi occhi nocciola. -Sembri una reduce della Seconda Guerra Mondiale, lo sai?

Ah, ecco, se n'é accorto.

-Ho davvero un aspetto così orribile?

-No. Ma hai la faccia contratta nello sforzo di sorridere mentre sei pallida come un cencio, stringi i pugni e fai un salto di tre metri ogni volta che qualcuno ti picchietta sulla spalla.

-No, aspetta, l'ultima cosa non è vera- protesto. Nel preciso momento in cui lo dico, qualcuno mi sfiora da dietro, provocandomi uno scatto in avanti che mi manda dritta dritta tra le braccia del mio migliore amico.

-Direi decisamente di sì- conclude Leonardo serio serio, spintonandomi via. Mi giro inferocita, ma quando incontro lo sguardo giocherellone di Giulia tutti i miei propositi violenti vanno a farsi benedire.

-Ah, sei tu- dico cercando di ricompormi. -Non sei andata ad accompagnare Jawad a scuola?- Jawad è il diciottenne marocchino che la mia migliore amica è riuscita a racimolare alla comunale. E' un figo da paura, non fraintendetemi. Ma il fatto che tenga un coltellino multiuso sempre in tasca basta a dissuadermi dal frequentarlo.

Lei scuote la testa. -Ci siamo mollati- dichiara con un'alzata di spalle.

Roteo gli occhi, fingendomi sorpresa. -Cosa? No, impossibile, Credevo fosse l'amore della tua vita, che vi sareste sposati e che avreste avuto frotte di bambini... e invece...!

Abbassa lo sguardo, arrossendo. -Beh, per la verità non mi piaceva neppure tanto- confessa. -Più che altro volevo vedere come sarebbe stato il sesso.

BOOM! No, Giulia, questa no. Sei sempre stata mia alleata, non puoi ritorcerti contro di me e lanciarmi una granata a tradimento sulla schiena. Credevo fossi la mia innocente migliore amica, non ero al corrente delle tue voglie oscure e inappagate. Ecco, e ora tu e Leonardo vi siete messi a ridere tutti e due davanti alla mia espressione sconvolta. Dovevate proprio peggiorare la situazione?

-Ma... Ma...- riesco a balbettare.

Leonardo interrompe i miei borbottii tirandomi una pesante pacca sulla schiena. -Devi crescere, verginella- commenta, e mi rivolge un'occhiolino provocante. Di fronte alla mia espressione schifata, lui e Giulia sbottano di nuovo a ridere fragorosamente, e nessuno dei due riesce a smettere finché un assordante DRIIIIIN non li fa ammutolire.
Perché, in fondo, una sentenza di morte ridurrebbe al silenzio chiunque.

Angolo Autrice

Hellooooo :D
Per quanto latino e greco siano distruttivi (sicuramente la mia profe non aiuta), sono riuscita a sopravvivere alle prime due settimane di liceo e prevedo che, se mi va bene, riuscirò ad arrivare fino alla fine del quadrimestre (?). Finalmente mi sono decisa a dare una svolta a questa storia e a introdurre qualche personaggio un tantino più consistente. Nel prossimo capitolo prevedo catastrofi a randa, quindi mettetevi il giubbotto antiproiettile e continuate a leggere (e possibilmente anche a recensire :D)
P.S: so che è un po' osé per la mia età ma l'idea di Giulia come un'adolescente dalle voglie" oscure e inappagate" mi faceva troppo ridere, sorry :) 

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