Sotto il segno della croce

di wilgiappone33
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo; ***
Capitolo 2: *** Un inizio inaspettato; ***
Capitolo 3: *** Io dovrei essere un mostro?; ***
Capitolo 4: *** Crisi; ***
Capitolo 5: *** Sogno o realtà?; ***
Capitolo 6: *** Il mio segreto; ***
Capitolo 7: *** Celeste; ***
Capitolo 8: *** Alla chiesa; ***
Capitolo 9: *** Mi prendi in giro?; ***
Capitolo 10: *** A caccia; ***
Capitolo 11: *** (Quasi) amici; ***
Capitolo 12: *** La storia di Ren; ***
Capitolo 13: *** L'elfo; ***
Capitolo 14: *** Joyeux Noel; ***
Capitolo 15: *** E' tempo di arredare; ***
Capitolo 16: *** Il sangue che un vampiro più desidera; ***
Capitolo 17: *** Il piano; ***
Capitolo 18: *** Un appuntamento normalissimo; ***
Capitolo 19: *** Caldi annunci; ***
Capitolo 20: *** Imprevisti; ***
Capitolo 21: *** Nessuno vuole che tu vada via; ***
Capitolo 22: *** Sogni...premonitori?; ***
Capitolo 23: *** Cambiamenti; ***
Capitolo 24: *** \\\AVVISO\\\ ***
Capitolo 25: *** Ricatto; ***
Capitolo 26: *** "Viaggio di studio"; ***
Capitolo 27: *** Laus Familiaribus; ***
Capitolo 28: *** Passeggiate e monopoli; ***
Capitolo 29: *** Servitrice; ***
Capitolo 30: *** Ultimatum; ***
Capitolo 31: *** Il gioco inizia, a voi giocare; ***
Capitolo 32: *** Deja Vu; ***
Capitolo 33: *** L'Arena; ***
Capitolo 34: *** Vincitori; ***
Capitolo 35: *** Lieto fine; ***
Capitolo 36: *** Epilogo; ***



Capitolo 1
*** Prologo; ***


12 settembre 2013:

Caro diario,

ODDIO COME SONO AGITATA DOMANI E' IL PRIMO GIORNO DI LICEOOOOO! Ok, ok, mi calmo... ma sono così emozionata!! (E anche un po' triste perchè le vacanze finiscono e non potro più vedere molti dei miei amici...:c). Bene, dovevo sfogarmi, ma ora ti racconto di oggi: è stata una giornata fantastica! Siamo andati tutti (tranne Sara che non poteva :c) al parco acquatico e abbiamo passato tutto il tempo girando da una piscina all'altra, facendo scivoli e percorsi in gommone XD Ho avuto persino il coraggio di scendere dallo scivolo più alto di tutti, l' "Everest" e...wow! Faceva paurissima ma è stato divertente! Poi è bellissima anche la piscina con le onde, dove Anna è quasi affogata! XD Dopo pranzo ci hanno costretti ad aspettare prima di fare il bagno, così ne abbiamo approfittato per fare un salto all'AquaMusic, la discoteca del parco, e ballare un po'. Ci siamo fatti anche un milione di foto con tutte le facce possibili XD Verso le 6 siamo tornati a casa distrutti ma alle 7.30 eravamo già tutti fuori, in pizzeria, per la cena finale:al conclusione perfetta per una giornata da ricordare come questa! Alberto, il solito casinista, è riuscito a rovesciare un bicchiere di vino addosso a un signore che gli ha urlato di tutto XD Prima di andare via ci siamo augurati tutti buona fortuna per il giorno dopo, rassicurandoci a vicenda e convincendoci che andrà tutto per il verso giusto...in realtà io, e credo anche gli altri, ho una paura matta...aiuto! Chissà come saranno i nuovi compagni e professori, chissà se mi prenderanno bene o male...per fortuna ci saranno sempre Anna ed Andrea con me! C: Ora vado a nanna che sono quasi le 11 e domattina devo alzarmi presto, anche se veramente non credo che riuscirò a dormire molto...

=^.^=^.^=^.^=^.^=^.^=^.^=^.^=^.^=

PS= in realtà c'è ancora una cosa...mentre tornavo a casa dopo la pizzata sono inciampata (eh eh sono la solita imbranata...-.-) ed è comparso uno strano ragazzo che mi ha aiutata a tirarmi su...sembrava gentile, mi ha detto di chiamarsi Ren, però ho sentito come una strana sensazione, non so cosa fosse...e poi anche lui era piuttosto misterioso: era vestito tutto di nero ed è spuntato fuori dal nulla, e dopo avermi salutata si è infilato in un vicoletto laterale invece di proseguire lungo la strada...bo, sarà solo la mia immaginazione, però...vabbè, niente, buonanotte!













Salve a tutti! Benvenuti all'inizio della mia prima storia a capitoli!
Se questo brevissimo prologo vi è piaciuto perfavore lasciate una recensione!
Ci vediamo al prossimo capitolo, un bacione ♥♥

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Capitolo 2
*** Un inizio inaspettato; ***


Quando, alle 7:00 in punto, la sveglia suonò, Erika era già sveglia da un pezzo. Tirò su alla cieca un braccio alla ricerca del pulsante dell'aggeggio infernale che non smetteva di bippare e si alzò dal letto: in quello stato l'avrebbero di sicuro presa per recitare in un film sugli zombie. Tutto il contrario era la ragazza che, un'ora più tardi, aspettava davanti al portone del liceo “Giulio Cesare”: il pigiama era stato sostituito da un paio di jeans, una maglietta a maniche corte e una felpa leggera, i capelli castani pettinati e gli occhi verdi impreziositi dal mascara, inoltre spiccavano le unghie laccate di un verde acqua acceso. Affianco a lei c'erano due ragazzi: il primo un biondino alto e magro, l'altra una ragazza non molto alta che portava fra i capelli un grosso fiocco blu per impedire che i boccoli le coprissero la faccia. Il ragazzo fu il primo a parlare:
-Ancora due minuti e dovrebbero farci entrare!
-Mamma mia, Andrea, minuto più minuto meno...
Andrea lanciò un'occhiataccia all'amica ma non rispose.
-Anna, allora io vado! A più tardi!
Stavolta a parlare non era stato uno dei ragazzi ma una signora sulla cinquantina, che si stava rivolgendo alla giovane con il fiocco nei capelli. Proprio appena finì la frase comparve dietro al cancello un ometto con dei buffi occhiali tondi che aprì le inferiate invitando gli studenti ad avvicinarsi: per Erika, Anna ed Andrea il liceo era cominciato.


 

Finalmente la campanella suonò ed Erika si alzò dal banco e prese la merenda. Lo stesso fece Anna, nel banco accanto a lei, mentre le raggiungeva anche Andrea, seguito dalla maggior parte dei ragazzi della classe. Sembravano ignorare tutti Anna ed Andrea, mentre cominciarono subito a parlare a Erika.
-Ehi, ciao, io sono Marco!
-Tu sei Erika giusto?
-Da dove vieni?
-Lo sai che faccio pallacanestro?
-Mi dai il tuo numero? Magari usciamo per un gelato uno di questi giorni...
-Sei fidanzata?
-Hai proprio una faccia simpatica!
Sembravano accalcarsi su di lei come delle api su un fiore, mentre lei cercava di levarsi quella faccia stupita da ebete e rispondere a tutti quelle domande a raffica
-Sì...ehm...io, sì sono Erika, ehm...non sono fidanzata e...sai, hai faccia simpatica anche tu...vedi io...non mi ricordo il numero di cellulare a memoria, ecco, e poi ora devo proprio andare!
Uscì a forza dalla folla che si era creata attorno a lei, prese Anna per un braccio e la trascinò in corridoio, diretta verso il bagno delle femmine. Neanche lì poterono parlare in pace poiché ora erano le ragazze ad assalire Erika:
-Ciao, sono Marina, tu?
-Ehi, in che sezione sei?
-Che ne pensi se ci mettiamo vicine di banco la prossima ora?
-Dove hai comprato quelle scarpe?
-Hai delle unghie favolose! Ma lo smalto l'hai messo tu?
-Sembri ok, potremmo diventare amiche?
Di nuovo Erika cercò di rispondere a tutte, finché non fu stufa, così si chiuse in una delle toilette con la sua amica, e finalmente non ci fu più nessuno che cercasse di rivolgerle la parola.
-MA CHE SUCCEDE?-Sbottò Anna-Ti hanno eletta Miss Universo ieri sera e non mi hai detto niente??
-Non ci capisco niente neanch'io...sai benissimo che ne' ragazzi carini ne' ragazze popolari mi hanno mai considerata, eppure oggi sembro essere la star della scuola intera!
-Il taglio di capelli è uguale, i vestiti non sono certo firmati, come al solito non sei truccata...hai per caso ritoccato le sopracciglia?
-Oh, dai! Non scherzare! Pensavo che essere al centro dell'attenzione fosse una cosa positiva ma così è troppo...
Anna stava per rispondere ma la campanella suonò.
-Dobbiamo tornare in classe...
-Aspettiamo che i corridoi si svuotino prima di uscire di qui...
Una volta arrivate in classe non trovarono più banchi liberi vicini, così Anna si sedette affianco ad Andrea, che cominciò subito a chiederle che fine avessero fatto, e Erika dovette mettersi vicino a una sconosciuta ragazza dalla pettinatura molto particolare: aveva un caschetto irregolare sotto al quale spuntavano due sottili e lunghi codini castano chiaro. Appena arrivò la ragazza la squadrò con i suoi brillanti occhi azzurri e le tese la mano:
-Caterina, puoi chiamarmi Kat, piacere!
-Piacere mio, Erika!
-Sei una tipa piuttosto popolare, eh?
-Veramente no...cioè sì...in realtà solo da oggi, e non capisco neanche perché!
-In effetti si capisce che non sei abituata a tutta quest'attenzione, hai un'aria così spaesata...- disse Kat ridacchiando. Erika sospirò e fece per aprir bocca, ma l'entrata della professoressa la bloccò: la lezione stava cominciando.
Il tempo passò veloce fra presentazioni, giri della scuola e informazioni sulle future lezioni, così la seconda ricreazione sembrò arrivare prima del previsto agli studenti. Erika temeva che la scena di prima si ripetesse, ma in suo soccorso venne Kat:
-Vuoi sfuggire alla folla? Vieni con me!
La prese per mano e la trascinò fuori dall'aula, con Anna ed Andrea al loro inseguimento. Si fermarono in fondo al corridoio, dalla parte opposta dei bagni, in una stanzetta che doveva essere stata un archivio ma ormai era vuota e mancava persino la porta, ciò lasciava intendere che non c'erano problemi se qualcuno ci fosse andato a chiacchierare con i suoi amici.
-Grazie mille, Kat, mi hai salvata...-fece Erika
-Non ti preoccupare, comunque io sono Caterina!-fece lei rivolta agli altri due amici, che a loro volta si presentarono, dopodiché spiegarono ad Andrea che nemmeno loro sapevano il motivo della popolarità di Erika, ma che era per quello che erano “scappate” in quel modo, lasciandolo solo.
-Non vi preoccupate, comunque ora possiamo parlare d'altro?-disse lui
-Va bene, ma su questo fatto dovremo indagare!-ribatté Anna
-Vero, vero!-confermò Caterina, che sembrava essere molto divertita da quella che vedeva come un'avventura fra i banchi di scuola.
Lasciato perdere quel fatto insolito, i quattro ragazzi cominciarono a dare giudizi sui professori, fare commenti sui lavori svolti e parlare del più e del meno come tutti gli altri “primini” dell'Istituto. C'erano agitazione e fermento per i corridoi, ma ancora un'ora e la campanella che segnava la fine delle lezioni, e quindi anche del tanto atteso primo giorno delle superiori, sarebbe suonata.












Buongiorno cari lettori! Come va?
Rieccoci qui con il primo capitolo "ufficiale" della storia:
vi è piaciuto? Se avete 2 minuti potete scrivermelo in una recensione!
Grazie di essere passati e a presto! :)

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Capitolo 3
*** Io dovrei essere un mostro?; ***


Ormai erano passate, anzi volate, 3 settimane dell'inizio della scuola. Per Erika, Anna, Andrea e Kat erano state 3 settimane piene: abituarsi ai nuovi ritmi di studio, fare nuove amicizie, andare in cartoleria sempre più spesso a prendere il materiale richiesto dai professori, studiare, studiare e studiare per i test d'ingresso, organizzare uscite con i vecchi amici e con i nuovi compagni...in pratica avevano avuto da fare di tutto e di più, e il tempo rimasto per “indagare”, come si era deciso di fare, sullo strano comportamento di tutti nei confronti di Erika, era davvero poco. La voglia però non mancava, infatti quell'idea buttata lì di investigare sugli atteggiamenti dell'amica e di chi le stava attorno era stata subito rinvigorita il giorno dopo, quando Erika aveva detto, quasi sottovoce, che in effetti si sentiva un po' strana, come se qualcosa in lei fosse cambiato: “Non so come spiegarlo...mi sento diversa, eppure il mio corpo è sempre uguale, l'unica cosa che ho trovato fuori posto è questa, questa piccola cicatrice a forma di croce che non ho idea di come posso essermi fatta, e potrei giurare che prima non c'era...” aveva detto, mostrando il segno sulla caviglia destra, poco sopra al piede.
Nel frattempo le cose a scuola si erano stabilizzate, nessuno la assaliva più, ma scambiando due parole con chiunque si sarebbe potuto capire quanto Erika piacesse. Molti ragazzi la trovavano carina e avrebbero voluto fidanzarcisi, mentre le ragazze cercavano di imitare il suo stile e i suoi gesti, chiedendosi quale fosse il suo segreto. Ma più di tutti se lo chiedevano Erika stessa e i suoi amici, perciò nei buchi di tempo avevano cercato di formulare qualche ipotesi.
-Allora, tu ti senti diversa, e tutti di vedono diversa, ma sei sempre uguale...eppure sei diversa! Il fatto è che... non so come spiegare...è come se fossi uno di quei personaggi ultra-belli e perfetti dei film, quei ragazzi meravigliosi che fanno sbavare milioni di ragazzine...vedi, qualunque cosa tu faccia, anche ruzzolare giù dalle scale, lo fai con stile! Anche se non te ne accorgi i tuoi movimenti sono fluidi e aggraziati, i tuoi capelli sembrano sempre in ordine, i tuoi occhi sfavillano e incantano...-disse Anna, cercando di fare il punto della situazione.
-Sì, in effetti...-cominciò Andrea, guardando da un'altra parte, imbarazzato-beh, ecco...anch'io ti trovo più carina del solito, cioè...non so come spiegarti, non potrei dirti il motivo preciso ma hai un'aria, un qualcosa che... ti rende irresistibile.
-Uh-uh, fascino irresistibile! Non è che sei diventata una vampira? Nessuno resiste al fascino vampiresco!- Caterina come al solito la buttò sul ridere.
-A questo punto non escluderei nulla...-sospirò Erika. Una vampira...possibile che lo fosse davvero? Ma no, che cosa stava pensando! Eppure la parola vampira le rimase impressa nella mente, tanto che chiese in privato a Kat di fare una ricerca sulle caratteristiche dei vampiri. “Probabilmente sto impazzendo, se lo sapessero gli altri mi prenderebbero per scema...i vampiri non esistono! Che altro voglio fare ora? Andare a dar la caccia alla fatina dei denti o vedere se qualche vicino di casa si trasforma in lupo con la luna piena?”. Anche se questi erano i pensieri che aveva per la testa, una parte di lei era comunque curiosa di leggere la ricerca che Kat le avrebbe consegnato il giorno dopo.

 

Il pomeriggio seguente i ragazzi avrebbero dovuto incontrarsi al parco alle 4, ma Erika e Kat erano in programmato anticipo:
-Buongiorno, Kat! Fatta la ricerca?
-Sì, ma sono stata così tanto a leggere sui vampiri che non mi è servito stampare nulla: è tutto nella mia testa!
-Bene, dimmi allora!
-I vampiri sono sempre molto affascinanti, direi magnetici, inoltre hanno una velocità, agilità e forza molto superiori a quelle umane. Si rigenerano molto velocemente, perciò una ferita gli si può chiudere nel giro di minuti e un braccio rotto può tornare a posto in pochi giorni. Per finire, come saprai, si cibano di sangue e perciò se ne sentono l'odore non possono trattenersi. Ma ora che vuoi fare? Controllare se sei umana o meno?
-Direi proprio di no, anche perché non voglio rompermi un braccio solo per vedere quanto ci mette a rimettersi in sesto.
-Puoi comunque testare agilità e forza, proviamo dai!
-Ok, se proprio vuoi, ma sbrigati che tra poco arriveranno gli altri...
-Mmm, vediamo...prendi!
E con uno scatto le lancio una pietra. Erika alzò il braccio velocissima e la bloccò.
-Attenta! Volevi prendermi in faccia?!
-Però l'hai presa, l'agilità c'è...
-E' solo un caso, e comunque...
-Salve ragazze!-Dall'altra parte del prato stava arrivando Anna.-Uffa, mia madre mi ha mandato a fare la spesa e ora devo girare con questo macigno!-disse mollando un sacchetto strapieno a Erika
-Sei la solita esagerata! Non pesa niente!
-Stai scherzando vero, ci sono pure un paio di bottiglie d'acqua e una d'olio!
-Uh-uh, super-forza!-cinguettò Kat
-Cosa?-chiese Anna
-Niente, niente...
Arrivato anche Andrea, cominciarono a passeggiare per il parco, finché Erika non inciampò in una radice e, cadendo, si graffiò un ginocchio.
-Tieni, per fortuna fra le cose da comprare c'erano anche i cerotti!
-Ma dai, è solo un graffio!
-Non importa, potrebbe fare infezione!
-Va bene, va bene, e grazie mille!
Quella sera non fece la doccia, così il cerotto non si staccò e l'indomani l'aveva ancora. Qualcosa in sé diceva che non l'aveva levato per paura di trovare il segno già scomparso. “Rigenerazione...mmm...ecco: penso ancora di essere una vampira! Sto veramente andando via di testa, in fondo che prove ci sarebbero? Ho preso un sasso al volo e ho sollevato un sacco della spesa? Devo smetterla di pensarci, ma Kat probabilmente ritornerà subito sull'argomento...”

 

E infatti il giorno dopo l'amica non aspettò un attimo per informarsi:
-Ciao, senti, ma il graffio ce l'hai ancora?
-Non lo so, ho sempre il cerotto, non l'ho cambiato.
-Puoi provare a toglierlo durante l'intervallo? Ti prego!
-Ok, va bene...
E così fu: in bagno Erika tirò su i jeans oltre al ginocchio e levò delicatamente il cerotto: il graffio era sparito.
-Ecco! Non c'è! E probabilmente non ci sarebbe stato neanche una manciata di minuti dopo la caduta!
-Non dire scemenze, era solo un taglietto, si sarà richiuso durante la notte...-In realtà non era sicura di ciò che diceva: possibile che non ci fosse neanche la crosta? Possibile che una ferita, anche se lievissima, scomparisse del tutto in meno di un giorno?
-La bellezza, l'agilità, la forza, la rigenerazione...non puoi ignorare tutto!
-Secondo te ci vogliono i super poteri per afferrare un sasso e tirar su un sacchetto??
-Vedrai che avremo altre prove: tra poco inizieremo le lezioni di ginnastica, scommettiamo chi sarà la più brava della classe? E sii onesta: quanta fatica fai a portare lo zaino sulle spalle? Pochissima, immagino!
Caterina stava affermando che lei era un mostro, e ne era davvero convinta! Cominciava ad avere paura, sentiva la testa esploderle e il cuore battere all'impazzata. “No, no, no, non è vero, si sbaglia! Sono tutte coincidenze! Io sono umana, punto e basta!” Ma poteva davvero crederci?













Salve a tutti e grazie per aver letto anche questo capitolo c:
Se vi va vi ricordo che potete aggiungere la storia alle seguite per rimanere
sempre aggiornati e sapere quando carico un nuovo capitolo!
Anche per oggi è tutto, alla prossima ♥

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Capitolo 4
*** Crisi; ***


Era esausta, erano solo le tre del pomeriggio, ma Erika si sentiva spossata. Non riusciva a levarsi dalla mente la conversazione con Caterina, ed era spaventata, spaventata da se stessa. Per tutto il giorno aveva combattuto per non mostrare il suo disagio, e avrebbe dovuto combattere ancora, per non far preoccupare i suoi amici.
Prese la borsa e uscì sul pianerottolo, diretta verso casa di Anna. Una decina di minuti più tardi la signora Balzi le apriva la porta-Oh, ciao Erika! Entra, entra, Anna è di là-la ragazza rispose con un semplice “ciao” e puntò verso la camera dell'amica.
-Erika, eccoti, ciao!
-Ciao, scusa il ritardo!
-Vieni, siediti qui, l'hai portato il libro B?...Bene, non capisco l'esercizio 46...
E così cominciò un lungo pomeriggio di studio, interrotto circa un'ora e mezza più tardi dall'arrivo di Giuseppe, il padre di Anna, con Enrico, il suo fratellino, che piangeva a dirotto. Subito sia le ragazze che la madre del bambino uscirono dalle loro stanze per capire il motivo di quel pianto disperato.
-Ma che è successo?
-E' caduto e si è sbucciato un ginocchio, tutto qui. Fa tante storie solo perché esce il sangue, si dev'essere spaventato.
-Mamma, mamma!-urlava intanto il bambino, e la signora prese in braccio il figlio tentando di calmarlo.
-Anna, prendi la garza per favore, fatti aiutare da Erika e fasciategli il ginocchio.
Anna scomparve un attimo in bagno per uscirne armata di una striscia di garza e dei cerotti.
-Tu tienigli la gamba in alto e ferma, io lo bendo- fece la ragazza rivolta all'amica, così Erika si avvicinò ad Enrico, ancora in braccio alla madre, e assicurandogli che non avrebbe fatto male gli prese la gamba. Appena si avvicinò, però, l'odore di sangue l'avvolse e si sentì quasi svenire. Resistette con tutta la forza che aveva finché Anna non finì la medicazione, dopodiché le disse che doveva andare un attimo in bagno e si chiuse nella stanzetta rettangolare. Lì si accasciò sul pavimento, gli occhi sbarrati e scossa da fremiti: sentiva ancora nelle narici l'aroma del sangue. Appena si fu calmata e riuscì a tirarsi in piedi rimase quasi pietrificata a guardare la sua immagine nello specchio: i suoi occhi sembravano rubini infuocati, di un accesso rosso scarlatto, mentre i due canini superiori svettavano nettamente sugli altri denti. Terrorizzata osservò la sua immagine riflessa tornare quella di sempre: il rosso degli occhi sfumò fino a diventare l'abituale verde e i canini si ritirarono tornando allineati agli altri. La ragazza rimase ferma a fissare lo specchio, non riuscendo a levarsi dalla mente l'immagine che rifletteva poco prima. Tremava, non riusciva a bloccare i suoi muscoli, non se l'era immaginato, era successo davvero, si era trasformata, trasformata in una vampira, un mostro. Non era più una ragazza normale come tante, non era più neanche umana, cosa avrebbe dovuto fare ora? La sua vita, almeno così come la conosceva, era finita, via, andata, e non sapeva neanche come. Già, come? Come aveva fatto a diventare un essere simile, cos'era successo? E quando? Chi aveva deciso di strapparle via la normalità e renderla un fenomeno da baraccone?
Troppe domande le affollavano la testa, ed ora non aveva il tempo per pensarci, era già troppo che era sparita in bagno e Anna avrebbe potuto cominciare a preoccuparsi, così decise che per il momento avrebbe fatto finta di niente, non avrebbe detto nulla a nessuno e avrebbe rimandato quei pensieri alla notte, quando, sola nel suo letto, avrebbe avuto tutto il tempo di pensare al suo imminente futuro, sempre che ne avesse ancora uno.
Così cercò di levarsi quell'aria sconvolta dalla faccia e tornò in camera per finire i compiti con Anna, dopodiché tornò a casa sua dove ancora per tutta la sera dovette scacciare quei pensieri e far finta di essere la ragazza allegra e spensierata di sempre. Non era facile, ma molto più difficile sarebbe stato dire alla sua famiglia che la loro figlia era un orrendo essere demoniaco.
Quando finalmente venne l'ora di andare a dormire Erika si buttò sul letto già sicura che avrebbe passato la notte in bianco. Pensò che doveva scoprire chi e come l'aveva resa vampira, e soprattutto perché, perché lei? E in questo era molto determinata, anche se ancora non sapeva come fare. Pensò che avrebbe dovuto dirlo ai suoi amici, non poteva tenersi tutto dentro o sarebbe esplosa, e poi aveva bisogno di un sostegno, di consigli, di qualcuno che le stesse accanto. Si chiese a lungo se fosse la cosa giusta, dato che aveva paura sia di spaventarli e allontanarli, sia che non le credessero e la prendessero per pazza, ma arrivò alla conclusione che non ce l'avrebbe mai fatta da sola, perciò doveva fidarsi di loro. Pensò che doveva imparare come mascherare quella parte di lei, se poteva mascherarla, in modo da continuare la sua vita normalmente, che era la cosa che più le importava al mondo. Pensò che doveva avere coraggio e affrontare la vita, giorno per giorno, aspettando nuovi risvolti che l'avrebbero aiutata a far luce su quella storia e su se stessa. Pensò e pensò, fino a notte fonda, finché la stanchezza non prese il sopravvento sulla preoccupazione e si addormentò.











 

Salve gente! Volevo solo ricordare che questa è la mia prima storia perciò
gradirei tanto qualche recensione! Anche le critiche vanno bene, purchè costruttive,

dato che vorrei davvero sapere come me la sto cavando!
Quindi se avete un momento libero e volete farmi felice buttate giù

2 righe di recensione e vi vorrò per sempre bene <3 Baci baci ;D

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Capitolo 5
*** Sogno o realtà?; ***


Com'era stanca, era stata una giornata piena, ma alle 22.15 avrebbe dovuto essere a casa, perciò doveva sbrigarsi. Allungò il passo, mentre la sua mente volava: era eccitata per il giorno dopo, l'inizio del liceo, ma avrebbe anche voluto piangere perché i tempi felici delle medie erano definitivamente chiusi e sarebbe cambiato tutto nella sua vita. Mentre percorreva la strada lastricata con larghe mattonelle di pietra che passava in mezzo ai bassi palazzi del centro storico della città, uno dei quali ospitava casa sua, Erika espose l'orologio alla luce delle stelle: erano le 22.10, decisamente tardi. Affrettò ancora il passo ma in questo modo poco dopo inciampò nei suoi stessi piedi ma si sentì sorretta da due braccia forti che la tiravano su. Alzò lo sguardo e vide un ragazzo bellissimo, di qualche anno più grande di lei, che avvicinava sempre di più il suo viso a quello della ragazza. “Ma vuole baciarmi??” pensò lei allarmata, ma poi si accorse di un particolare agghiacciante: gli occhi del ragazzo erano rossi e sfavillavano nel buio della notte. Nel frattempo lui aveva aperto la bocca, ma non era indirizzata verso quella di Erika, più che altro verso il suo collo. Spuntarono due zanne bianchissime dalle labbra sottili del misterioso individuo, ed Erika ormai era totalmente paralizzata dal terrore, gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta da cui non riusciva ad uscire alcun suono, dopodiché sentì una fitta lancinante al collo: l'aveva morsa, l'aveva fatto davvero. Il ragazzo si staccò da lei, continuando però a sorreggerla, ed Erika perse i sensi, sopraffatta dalla paura e dal dolore. Riaprì gli occhi pochi secondi dopo, ed entrambi i sentimenti erano scomparsi. Guardò il ragazzo, i cui occhi erano tornati neri e le zanne erano scomparse, piena di stupore e gratitudine. La ferita sul collo era già sparita e lui disse semplicemente
-Attenta, stavi per cadere!

-Grazie...
-...Ren, mi chiamo Ren.
-Allora grazie Ren, io sono Erika.
-Piacere di averti conosciuta Erika, ma ora devo proprio andare.
Lei ormai si era rimessa in piedi e lui si allontanò sparendo in un vicoletto buio che assorbì in un attimo la sua figura scura. La ragazza riprese la corsa verso casa, essendo ormai in ritardo. L'immagine degli occhi scarlatti che la fissavano e dei denti che la mordevano era scomparsa, come il ricordo del dolore provato poco prima e del terrore cieco che l'aveva paralizzata, tutto ciò che Erika sapeva era di essere inciampata ed essere stata presa al volo da un gentile passante.

 

Ma la Erika che in quel momento si stava svegliando di soprassalto nel suo letto aveva finalmente recuperato i ricordi persi quella notte. “Era solo un sogno...” pensò per tranquillizzarsi, ma poco dopo dovette smentirsi “No, non era un sogno, questo è ciò che è successo realmente quella notte, così è come sono diventata ciò che sono ora...e la colpa è tutta di quel ragazzo, Ren...” sentì crescerle dentro un odio profondo ricordando il viso di quell'essere spregevole “Se solo potessi rincontrarlo potrebbe dirmi perché mi ha fatto una cosa del genere...” sentiva la rabbia bruciare mentre un' idea disgustosa le veniva in mente “Potrebbe essere stato solo un caso...dato che ero sola e non c'era nessuno per la strada...”strinse i pugni fino quasi a farsi male”...quindi a me è successo tutto questo solo per caso, senza un vero motivo, ma perché quell'odioso mostro si stava annoiando e ha ben pensato di distruggere la vita alla prima persona che incontrasse...” Sentì le lacrime rigarle il viso, la verità la sconcertava, ma almeno ora l'aveva scoperta. Non vedeva l'ora i raccontare tutto ai suoi amici e poi trovarlo, doveva assolutamente trovare Ren, anche se di lui conosceva solo il nome e l'aspetto e di sicuro non se ne sarebbe andato in giro fra le persone normali; lei l'avrebbe trovato, a qualunque costo. Non sapeva che cosa gli avrebbe detto una volta che l'avesse avuto di fronte, ma doveva incontrarlo, se non altro per fargli notare che il suo trucchetto cancella-memoria con lei non aveva funzionato.













Buongiorno a tutti!  Mi scuso per il capitolo terribilmente breve,
ma in questi giorni sono a corto di tempo ^^"
Appunto per questo scappo, baciiii :*

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Capitolo 6
*** Il mio segreto; ***


Quel giorno a scuola Erika era stata tutto il tempo distratta e sovrappensiero, non riusciva a levarsi della testa il sogno che aveva fatto. Contava i minuti che mancavano alla fine di ogni ora, e quando finalmente l'ultima campanella suonò lei schizzò fuori dall'aula velocissima. Una volta a casa era ancora più agitata, così mangiò e fece i compiti a tempo di record. L'appuntamento era alle 17.30 e quando finì di studiare era troppo presto per uscire, ed Erika si abbandonò sul divano blu del salotto pensando a quando avrebbe dato la notizia ai suoi amici... come avrebbe iniziato il discorso? Ce l'avrebbe fatta davvero a rivelare il suo segreto? Per un attimo esitò ma poi pensò che era da quella notte che aspettava il momento in cui finalmente si sarebbe potuta liberare di quel peso, e ora non poteva rinunciare per nulla al mondo. Essendo così nervosa mise le scarpe e uscì di casa, anche se era in largo anticipo, e si diresse verso il parco.
Quando Anna e gli altri arrivarono lei era lì già da una ventina di minuti. Subito dopo essersi salutati lei richiamò tutto il coraggio che aveva e cominciò a raccontare prima cos'era successo a casa di Anna quando si era avvicinata al ginocchio sanguinante del suo fratellino, poi il sogno con quello strano ragazzo che le aveva riportato alle mente com'erano andati davvero i fatti l'ultima notte d'estate.
-Tutto ciò è...impossibile!-Andrea sembrava scioccato
-Giuro che è tutto vero...anche se vorrei che fosse solo uno scherzo di cattivo gusto-
-Ma perché quel Ren ha dovuto mordere te?- chiese Anna
-E' proprio quello che vorrei scoprire...
-Dobbiamo trovarlo!- sentenziò Caterina
-Hai ragione Kat- fece l'amico
-Voi davvero volete aiutarmi? Non avete paura di me?
-Tu sei la nostra migliore amica, non potremmo mai avere paura di te, Erika, e poi sono sicura che non ci faresti mai del male- Anna si avvicinò ad Erika, che stava cominciando a piangere, e la abbracciò
-Però è anche vero che se sei una vampira avrai bisogno di bere sangue per sopravvivere...
-Io non voglio, non lo farò mai! Non voglio trasformare qualcun altro in un mostro o peggio finire coll'uccidere una persona...-ormai Erika singhiozzava
-Tu non sei un mostro, sei la solita Erika di sempre- la rassicurò Andrea
-Credi che potrò continuare la mia vita ora?
-Certo che puoi!
-Davvero? E se mi ricapitasse di venire a contatto col sangue e mi vedessero tutti trasformata? Oh...dovrò andare a vivere in un posto isolato dalla civiltà!
-Ma cosa dici! Vedrai che col tempo imparerai a controllarti! C'è un altro problema però...le tue ferite si richiudono molto più velocemente del normale...devi stare attenta a non farti male seriamente perché se venissi portata in ospedale i medici vedrebbero che c'è qualcosa di strano nel tuo DNA che ti aiuta ad “auto-curarti”...
-Vedi? Ci sono troppi problemi! Che disastro...
-Dai, sta' tranquilla, ci saremo noi a coprirti, qualunque cosa succeda, tu preoccupati solo di continuare a vivere con la massima normalità
-Grazie, grazie mille...non so come facciate ad essere così calmi...io sono distrutta, a pezzi, non so più cosa sono...
-Vedrai che sistemeremo tutto! Per prima cosa dobbiamo trovare il tipo che ti ha ridotta così, magari lui ha una specie di antidoto...
-Già, speriamo...
-Beh, ora direi di tornarcene a casa, io ho ancora da studiare storia!- Disse Anna: tornare a una conversazione da normali quattordicenni fece spuntare il sorriso sulla faccia si tutti
-Se vuoi ti accompagno, ok?- fece Andrea ad Erika, ancora visibilmente scossa
-Sì, grazie.
E così ognuno tornò verso casa sua pieno di pensieri e preoccupazioni per la mente, molto più gravi di un'interrogazione di storia. Ora che sapevano la verità su Erika la vita sarebbe stata più dura, ma ciò che non sapevano era che qualcuno nascosto fra gli alberi più fitti del parco li stava spiando ormai da parecchio e ora se ne stava andando con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.












Buonsalve lettori! Oggi non so proprio cosa scrivere
qui nelle note, perciò vi ricordo solo di lasciarmi una recensione,
se ne avete voglia :) Bye Bye!!

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Capitolo 7
*** Celeste; ***


Erika compose il numero con mani tremanti: ancora non era sicura di ciò che stava per fare. Appena sentì i biiiiiip del telefono fu tentata di buttare subito giù e lasciar perdere, di non trascinare nessun altro in quella storia inutilmente. Eppure aveva bisogno di parlare con qualcuno, ed era sicura che Celeste fosse la persona giusta, così, facendo appello a tutto il suo coraggio, tenne il cellulare all'orecchio e aspettò che l'amica rispondesse, pronta a raccontarle tutto quel che le era successo negli ultimi giorni. Ancora due squilli e sentì la voce cristallina che ben conosceva, ora non poteva più tirarsi indietro.
-Pronto?
-Ciao, sono Erika!
-Erika! Ciao! Come va? Era un po' che non ci sentivamo, eh?
-Già, va tutto bene?
-Si, si, e tu? E' dura la nuova scuola? Io devo ammettere che ci ho messo un po' ad abituarmi...
-Anch'io, però pensavo peggio, ho comunque del tempo per me...
-E poi ci si fanno tantissimi nuovi amici cambiando scuola!
-Sì, è vero ma...ehm...ci sarebbe un'altra cosa di cui vorrei parlarti- il suo tono si fece serio e controllò ancora una volta che non ci fosse nessuno in casa. Non poteva aspettare un attimo in più per dirglielo, non ci riusciva.
-S-sì, dimmi...
-O-ok, senti, ciò che sto per dirti è segretissimo e non dovrai mai dirlo a nessuno, ti sembrerà impossibile ma ti prego di fidarti di me, se fossi qui potrei provartelo, ma ora mi dovrai credere sulla parola. Te lo dico solo perché mi fido ciecamente di te e perché ho davvero bisogno di parlarne con qualcuno...
-C-così mi spaventi...
-No, non aver paura...cioè...in realtà anch'io sono davvero spaventata, p-perché v-vedi i-io s-sono u-una...
-Stai tranquilla e non balbettare in questo modo!
-S-sono una VAMPIRA!
-COOOSA?! Scherzi vero?
-E' la verità...ma non è sempre stato così...lascia che ti spieghi tutto- E così raccontò, come aveva fatto con gli altri amici, della notte in cui aveva incontrato Ren e di come aveva dimenticato ciò che le aveva fatto, dei suoi cambiamenti e della ferita rimarginata, di come si era sentita annusando l'odore del sangue, del sogno che le aveva riportato tutto alla mente e del fatto che voleva ritrovare chi l'aveva trasformata.
-M-ma è i-impossibile! Queste cose succedono solo nei libri!
-Non sai quanto vorrei che fosse così...
-E quindi tu vuoi trovare questo ragazzo?
-Sì, vorrei sapere perché ha scelto me e potrebbe darmi anche dei “consigli” su come nascondere questo lato di me...
-E non pensi che potrebbe farti del male? In fondo lui è...
-E' come me, quindi credo che saprei difendermi, e comunque più male di così non può farmi.
-Sta' attenta lo stesso, se davvero riuscirai a trovarlo...come pensi di fare?
-Ancora non lo so, ma non credo che sia sparito...se come penso mi ha morso per puro divertimento sarà rimasto a vedere come si comportava la preda...
-Parli come se lo conoscessi...
-L'unica cosa che conosco è l'odio che provo verso di lui...
-Wow, qualche minuto fa ero una ragazza normale e ora questo sconvolge la mia realtà...ma ci pensi? Di sicuro lui non era l'unico, questo vuol dire che siamo circondati da creature sovrannaturali...potrebbero esistere anche lupi mannari, alieni, spiriti della natura...
-...e Babbo Natale, magari...io non credo, o almeno non voglio credere che finora abbiamo ignorato il fatto che tutti i peggiori mostri delle fiabe esistono davvero e camminano fra noi...comunque mi spiace avertelo detto, ti ho trascinata in questo storia...
-Non preoccuparti...sì, ok, sono scioccata e probabilmente ora non farò da sola neppure 3 metri una volta che il sole è tramontato, ma tutte le volte che vorrai parlare e sfogarti chiamami, e poi dovrai anche aggiornarmi su tutto quello che succede lì!
-Grazie, Celeste, grazie davvero, non so come farei senza di te!
-Ora però ti devo lasciare, devo finire di studiare e correre ad innaffiare le piante!
-Certo, certo, non posso rubare tempo al giardinaggio!-Anche se prima era sull'orlo del pianto, ora Erika rideva: si era tolta un peso enorme.
-Giusto! Le piante non crescono da sole!
-Veramente sì..
-Mai belle come le mie!- scoppiarono tutte e due a ridere
-Va bene dai, vado, ciao!
-Ciao, ci sentiamo presto!
Mise giù il telefono e si buttò sul letto. Celeste...come le mancava! Sembrava incredibile che dopo quasi sette anni di separazione ridessero e scherzassero ancora come le migliori amiche che erano state molto tempo prima. Anche se il lavoro del padre aveva portato la bambina lontano, a Venezia, loro non avevano mai smesso di chiamarsi e scriversi, raccontandosi quello che succedeva a scuola, i nuovi amici che conoscevano, i problemi d'amore, le preoccupazioni, facendosi coraggio a vicenda, chiedendo e ricevendo consigli...quando aveva un problema lei chiamava Celeste, sicura che l'avrebbe ascoltata e consigliata, perché lei era sempre stata così: fin da piccola si faceva in quattro per aiutare gli altri, lei sapeva i segreti di un po' tutti, perché chiunque si fidava di lei e la vedeva come un'ancora di salvataggio nelle giornate no e nelle situazioni peggiori. Lei affrontava qualunque cosa, ricreava amicizie, faceva riconciliare due litiganti, dai ai timidi la forza di dichiararsi, mostrava a chi era giù i lati migliori della sua vita. Che ragazza spettacolare, e quanto avrebbe voluto che ora fosse lì accanto a lei, la sua forza era ammirevole, non si era lasciata scoraggiare nemmeno da una scoperta così scioccante come l'esistenza dei vampiri. Avere una compagna come lei al suo fianco rassicurava Erika, che ora si sentiva meglio e un po' più pronta ad affrontare il domani.












Ancora una volta sono qui che non so cosa scrivere...
ahahah niente da fare, sono senza parole :')
Amen, ci vediamo alla prossima, bacini ♥

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Capitolo 8
*** Alla chiesa; ***


Erano circa le sei e mezzo del pomeriggio, ma essendo ormai Novembre il cielo era già scuro. Erika stava tornando a casa dal solito parco: era uscita con Kat e con il suo cane, Luna, una labrador femmina. Avvolta nel cappotto pensava all'inverno alle porte e alle temperature che diminuivano di giorno in giorno. Poi, come sempre, il suo pensiero volse a Ren, Ren il vampiro, che ancora non era riuscita a trovare. In fondo come aveva potuto credere di riuscirci? Non sapeva nulla su di lui, forse anche il nome era falso, e comunque non aveva i mezzi per rintracciare nessuno e di certo non poteva rivolgersi alla polizia. Così, lentamente, si era arresa all'idea che non l'avrebbe più rivisto, e non avrebbe mai saputo. Erano passate un altro paio di settimane in cui non era successo nulla di particolare: niente crisi e niente ferite gravi, solo qualche dichiarazione rifiutata e il meritato titolo di “atleta della classe” come aveva predetto Kat. In effetti ormai Erika aveva preso dimestichezza col suo corpo "vampiresco": era agile e velocissima. Aveva anche fatto delle prove con i suoi amici, la sera, nelle zone meno visitate del parco: poteva correre alla velocità di un'automobile da corsa, fare salti di alcuni metri, afferrare, schivare o sollevare qualunque tipo di oggetto.
In un secondo però venne strappata, letteralmente, a questi pensieri, perchè qualcuno o qualcosa l'aveva presa e ora la stringeva fra le braccia mentre cominciava a saltare da un ramo all'altro degli alberi del parco. Il suo cuore saltò un battito: era lui. Contro ogni aspettativa si era fatto vivo. E ora? Aveva intenzione di rapirla? Decise, complice il panico che la attanagliava, di star ferma, prima o poi si sarebbe fermato. E infatti qualche minuto dopo lui la lasciò e schizzò via. Si guardò intorno: era in bosco, probabilmente abbastanza lontano dalla città data la velocità a cui il ragazzo si muoveva, e di fronte a lei c'era una vecchia chiesa sconsacrata e diroccata, dove probabilmete lui la stava aspettando. Era spaventata, ma del resto non aspettava altro che poterlo avere di fronte, quindi ricacciò giù la paura ed entrò. Lui era lì, appoggiato all'altare, e dire che era bello è decisamente troppo poco: capelli scuri, occhi profondi, lineamenti delicati ma decisi, fisico alto e asciutto, ma robusto, anzi, decisamente muscoloso. Sembrava tranquillissimo, come un modello in posa sotto la luce dei riflettori, che in questo caso era la luce fioca che penetrava dalle grandi finestre a mosaico alle sue spalle, tutto intorno, buio. L'aria era spessa e l'atmosfera spettrale, silenzio di tomba, che fu lui a rompere:
-Ciao, Erika.
Lei rimase interdetta, aveva così tante cose da dirgli che non sapeva da dove iniziare.
-Sei tu vero? Il ragazo di quella notte, sei tu!
-Già, e sai anche qualcos'altro su di me, no?- nei suoi occhi brillò per un attimo un lampo rosso
-Sì, so che tu sei un orribile mostro, e che ora lo sono anch'io, per colpa tua!
-IO NON SONO UN MOSTRO, e tu tantomeno!- urlò lui, senza però perdere la compostezza
-MI HAI ROVINATO LA VITA, COME PUOI NON ESSERLO?
-IO...senti, ci saranno cose che vuoi chiedermi, no?- sembrava desideroso di cambiare discorso
-TUTTO CIO' CHE VOGLIO SAPERE E' PERCHE' MI HAI FATTO QUESTO!
-Mi dispiace ma questo lo scoprirai solo a tempo debito.
Erika distolse lo sguardo, così continuò Ren
-E va bene, non vuoi parlare, allora sarò io a schiarirti le idee. Tanto per cominciare, non sono l'unico vampiro, siamo molti ma ben nascosti. Ogni gruppo di vampiri ha la sua zona, controllata e governata da una sola famiglia. Siamo gli unici esseri sovrannaturali esistenti, quindi ora non ti aspettare licantropi, folletti o gnomi. Come già sai abbiamo forza, agilità, velocità e...bé, fascino, superiori a quelli dei comuni umani. Inoltre siamo immortali e guariamo o ci rigeneriamo molto velocemente. L'unico difetto che abbiamo è che dobbiamo nutrirci di sangue. Ogni quanto tempo dipende da individuo a individuo. Tu finora hai dimostrato di essere parecchio resistente, ma ti ho portata qui ora perché fra poco saranno due mesi da quando ti ho morsa, due mesi senza bere sangue.- a quel punto Erika sembrò rianimarsi
-IO NON BERRO' MAI SANGUE! Non voglio far fare a qualcun altro la mia stessa fine!
-VUOI RIMANERE IN VITA O NO? L'astinenza da sangue è l'unica cosa che, forse, può uccidere un vampiro, ma non è mai successo, e sai perché? Perché quando hai assoluto bisogno di sangue non riesci più a controllarti e allora è più probabile che tu uccida qualcuno, invece di trasformarlo in un vampiro!- fece una pausa ad effetto e poi ricominciò con tono nuovamente calmo- invece se tu periodicamente bevi sangue da un animale, oppure da un sacchetto delle trasfusioni, se preferisci, niente di tutto questo succederà. E' così che facciamo solitamente, anche perché rendere qualcuno un vampiro senza permesso è vietato, e se mordessimo un umano dovremmo per forza levargli tanto sangue da farlo morire dissanguato.
-In pratica sono costretta ad uccidere un qualsiasi animale e bere il suo sangue?- Erika sentiva arrivare conati di vomito al solo pensiero- e poi perché tu hai ottenuto il permesso di mordere me?! Che ho di speciale??
-Per la prima domanda: esatto, e anche alla svelta, alla seconda ho detto che risponderò tempo debito e in quanto alla terza...proprio nulla.
-Se dovrò saperlo a tempo debito vuol dire che ti farai rivedere?
-Oh, scusa- sul viso del bel vampiro comparve un sorrisetto- non ti ho ancora detto la cosa più importante! Da domani io sarò uno studente della tua scuola e potremo vederci ogni giorno, non sei contenta?
Erika strinse forte i pugni: ribolliva di rabbia. Non solo quell'essere le aveva distrutto la vita, ma ora pretendeva anche di entrare a farne parte, come se niente fosse!
-Non fare quella faccia! Tu hai bisogno di me! Potresti rischiare di essere scoperta e poi qualcuno ti deve pur “allenare”, puoi fare molto più di quel che credi!
-NON VOGLIO UN PERSONAL TRAINER, TI VOGLIO LONTANO DA ME!!
-Mi spiace ma non sei tu a decidere, ora sei come me sotto il segno della croce e lo sarai per tutta l'eternità.
-Sotto il segno della croce?
-Avrai notato da qualche parte sul tuo corpo una piccola cicatrice a forma di croce comparsa del nulla, giusto?- In effetti era vero, l'aveva anche mostrata agli altri, ma non ci aveva mai dato importanza- ecco, è il segno che contraddistingue noi vampiri- tirò su una manica della camicia nera che portava mostrando il braccio sinistro: poco sotto la spalla si notava un segno identico a quello di Erika.-Ce l'hai anche tu, no?- Lei annuì e lui riprese a parlare:
-Si è fatto tardi, sarà meglio che tu vada o i tuoi si preoccuperanno, ci vediamo domani a scuola, ok?
Lei gli lanciò uno sguardo ricolmo d'odio
-Ehi, non guardarmi così! A proposito, non hai visto la strada che abbiamo fatto venendo qui, vero? Quindi mi toccherà anche riportarti indietro...-e si avvicinò a lei
-Non mi toccare!!
-Smettila di fare la bambina e sta' ferma! Vuoi rimanere qui per caso?- Ora il suo tono era duro e deciso, ed Erika abbassò lo sguardo e si lasciò prendere in braccio dal ragazzo che varcò il portone della chiesa e cominciò a saltare di ramo in ramo come aveva fatto all'andata.
Tenne per tutto il tempo gli occhi chiusi perciò quando Ren si fermò e la posò delicatamente a terra non credeva di trovarsi nello stesso punto in cui, quasi due mesi prima, lui l'aveva trasformata in quel che era.
-Ecco, ti ho portato quasi sotto casa! Bé, ci vediamo domani, eh?- e detto questo sparì nell'ombra come Erika gli aveva già visto fare una volta. Lei sospirò e si avviò verso casa, pensando all'ultimo sorriso che le aveva fatto quel ragazzo: sì, era molto diverso da come se lo aspettava, ma non per questo avrebbe smesso di odiarlo. Né ora né mai.












 

Sciau a tutti! Ehi, siamo all'ottavo capitolo e ancora nessuna recensione :(
E dai, anche 3 parole vanno bene!

Fatemi sapere cosa ne pensate, come migliorarmi...
ditemi qualcosa! Consigli, critiche, accetto tutto!

In qualunque modo, kisses e ci vediamo al prossimo capitolo! c:

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Capitolo 9
*** Mi prendi in giro?; ***


Erika era totalmente terrorizzata all'idea di dover andare a scuola, quel giorno. Le sarebbe toccato rivedere Ren e soprattutto avrebbe dovuto “presentarlo” ai suoi amici e trattarlo come se fosse una persona normale. E se si fosse fatto scoprire? Di sicuro sapeva il fatto suo, dato che era molto più vampiro di lei, ma non era mai stato in una scuola, per quanto lei sapesse, e se avesse cominciato a comportarsi in modo strano l'avrebbero subito notato tutti. E poi non aveva specificato se voleva solo osservarla o anche avere dei contatti con lei, tipo fare l'amico o cose del genere. Ci mancava solo questo: il suo peggior nemico che cercava di fare amicizia. Come si sarebbe trattenuta dall'urlagli “Va' via da qui orrendo mostro!”? Come avrebbe potuto trattarlo normalmente? Beh, se non usciva dal letto non l'avrebbe mai saputo, così si alzò e cominciò a cambiarsi.

 

 

Le prime due ore erano passate, e Ren ancora non si era visto, ma appena cominciata la ricreazione il ragazzo spuntò dalla porta della classe di Erika sorridente e tranquillo. Decisamente meno rilassata, la ragazza prese i suoi amici e li trascinò nel “loro” posto, la stanza in fondo al corridoio, mentre Ren salutava quelli che dovevano essere i suoi primi amici e li seguiva.
-Devo dirvi una cosa importante...-cominciò Erika, ma Anna la fermò vedendo entrare il ragazzo per ora sconosciuto
-Oh, no, continua pure...- fece lui, e prima che gli altri potessero replicare la neo-vampira disse solamente
-Questo è...Ren.
-Mi prendi in giro?!
-Intendi quel Ren?
-Cosa ci fa lui qui??
-State calmi- il diretto interessato aveva preso parola prima di Erika e tutti si erano zittiti- Ieri io e la vostra amica ci siamo incontrati e abbiamo avuto il tempo di parlare, in modo da poterle schiarire un po' le idee, ma di questo vi parlerà poi lei, io ora voglio dirvi che da oggi sono un vostro compagno di scuola, dovete accettarlo e non dovete vedermi come un pericolo, sarò anzi un prezioso aiuto, del resto chi può saperne più di me sulla mia razza?
-Stai scherzando, spero! Come potremmo mai accettarti??
-Come avete accettato Erika potrete farlo anche con me...
-Lei però non va a succhiare il sangue alla gente!
-E' vero, ma, come le ho già detto, se non beve quello di un animale il prima possibile presto non riuscirà più a controllarsi...e comunque neanch'io lo faccio, di solito- aggiunse in un sussurro
-Erika, è vero?- chiese Kat preoccupata
-Purtroppo sì, e io non so neanche da dove cominciare...
-A questo servo io!- Sentenziò Ren. Tutti lo squadrarono a lungo da cima a fondo: la camicia e i pantaloni neri che portava all'incontro con Erika erano stati sostituiti da dei più comuni jeans, da una felpa blu con delle stampe dietro e da un paio di Nike. Erika si accorse inoltre di un particolare che non aveva notato: un orecchino all'orecchio destro. Dopo questo silenzio Andrea prese parola a nome di tutti:
-E va bene, del resto abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, ma non sperare di diventare nostro amico. Fai pure amicizia con quelli che non sanno chi sei veramente, ma non sperare di ottenere la nostra fiducia o la nostra grazia.
-Sarà il tempo a decidere se mai le cose fra di noi cambieranno, per il momento va bene così. Adesso pensiamo alle cose importanti: domani, dato che non c'è scuola, ci vedremo al parco, così tu potrai fare la prima caccia, con il mio aiuto, perché se aspettassimo ancora potresti cominciare a sentirti male. Verrete anche voi, avrà bisogno di sostegno, la prima volta è sempre difficile. Ci vedremo alle tre del pomeriggio, vestitevi comodi perché da lì ci sposteremo in un bosco, più fitto, decisamente meno affollato e popolato da vari animali. Ci sarà un po' da camminare, sappiatelo. Se è tutto chiaro, io ora tornerei in classe.- Nessuno obbiettò e lui girò i tacchi e tornò verso la sua aula facendosi strada fra i ragazzi che affollavano i corridoi. Erika e gli altri rimasero immobili, colpiti dal tono gelido del ragazzo mentre spiegava il piano: ogni traccia di emozione era sparita dalla sua voce, e nessuno avrebbe avuto il coraggio di interromperlo, sembrava davvero abituato a comandare.
Alla fine la campanella suonò e i ragazzi dovettero tornare in classe, ancora leggermente scioccati dal fatto di aver appena parlato con un vero vampiro e certamente riluttanti all'idea di doverci anche aver a che fare.








 

Salve a tutti! Oggi mi prendo questo spazietto perchè ho alcune cose da comunicarvi:
prima di tutto grazie per le 100 visite al primo capitolo! Per me è già un traguardo importante!

Dopodichè voglio informarvi che ora la storia prenderà un ritmo più lento:
vedremo come va la nuova vita con Ren al fianco e come si sviluppano i rapporti con lui,

inoltre il tempo trascorrerà molto velocemente, ma non temete!
La storia non è finita qui, anzi il bello deve ancora iniziare!

Dopo che si sarà stabilito un equilibrio fra i protagonisti e che la scuola sarà
finalmente finita molti colpi di scena attendono Erika e Ren!

Infine ne approfitto per ringraziare il mio primo recensore, Killapikkoletta,
ed esortare ancora tutti voi a recensire!

Va bene, ho rotto le scatole abbastanza, ora vado, ci vediamo al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 10
*** A caccia; ***


Una decina di minuti prima dell'orario dell'appuntamento Erika, Anna, Andrea e Kat erano già al parco, agitatissimi. Continuavano a camminare avanti e indietro e nessuno proferiva parola. Ren invece arrivò proprio mentre le campane della chiesa suonavano le tre, calmissimo. Come al solito dal suo sguardo non traspariva nessuna particolare espressione. Guidati dal giovane il gruppetto si spinse fra gli alberi in fondo al parco, che coprivano un muro alto un paio di metri che i ragazzi superarono aiutati dai due vampiri. Oltre il muro si trovarono in quello che doveva essere il bosco che si vedeva passando sulla strada principale che attraversava la città diretta al paese vicino: l'avevano sempre visto passando in macchina, ma nessuno di loro c'era mai stato. Più camminavano e più il bosco si faceva fitto, inoltre era una giornata nuvolosa e quindi sotto le fronde degli alberi la luce non era molta. Dopo aver camminato a passo sostenuto per un'ora circa Ren si fermò e dichiarò che erano abbastanza lontani.
-Ora inizia la vera caccia: osservami bene, ora catturerò un coniglio e ti farò vedere il punto in cui devi mordere.
Erika, seppur tremando, annuì, mentre il ragazzo fiutava l'aria, con gli occhi in fiamme e le zanne che spuntavano leggermente dalle labbra. Dopodiché scattò verso destra e cominciò a muoversi velocissimo, cercando però di rimanere nel campo visivo dei ragazzi, finché con un balzo preciso non atterrò sulla preda: quando si alzò aveva fra le mani un coniglio terrorizzato che si dimenava. Arrivato di fronte a Erika cominciò a spiegare:
-Per prima cosa devi fiutare l'aria in cerca dell'odore di sangue, una volta localizzata la preda ti lanci all'inseguimento e quando la catturi non devi lasciarti intenerire e tenerla ben stretta, vedi?- Teneva il coniglio con due mani, una stretta attorno alle orecchie e l'altra alle zampe posteriori.- Un coniglietto come questo è una facile conquista, ma di qualunque animale si tratti ricorda che tu sei comunque più forte. Ora viene la parte importante: devi imparare a trovare il punto preciso in cui scorre l'arteria. Non è difficile dato che l'animale è molto agitato e il suo battito molto accelerato, però devi anche riuscire a sentire con il dito il rilievo sul collo, così da non poterti sbagliare. Prova!- Con la mano che tremava tantissimo Erika sfiorò il collo della bestiola, poi con più decisione lo tastò cercando l'arteria.
-L'hai trovata?
-Sì, è qui.
-Brava, ora basta che affondi i denti in quel punto preciso e il sangue comincerà a sgorgarti in bocca. Comunque, con il tempo e la pratica, imparerai a riconoscere il punto dove mordere anche senza tastarlo. Bene, direi che lui non ci serva più.- E detto ciò appoggiò a terra il batuffolo di pelo tremante che in un attimo era di nuovo scomparso fra i cespugli.- Direi di non aspettare oltre...tocca a te. A quelle parole la ragazza trasalì: sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma non era per nulla preparata a ciò che stava per fare. Lui le mise una mano sulla spalla
-Puoi farcela, ricorda che è indispensabile.
-Dai, Erika!- Anche i suoi amici erano lì per sostenerla, ma quella era una cosa che avrebbe dovuto fare lei e lei sola. Chiuse gli occhi e cercò la traccia di un odore. Appena sentì qualcosa fece un lungo respirò, aprì gli occhi diventati scarlatti e si lanciò all'inseguimento. Si muoveva più velocemente di quanto pensasse, spinta dal desiderio di sangue, e in meno di un minuto anche lei teneva un coniglio, poco più piccolo del precedente, fra le mani.
-Ora mordilo!- Le urlò Ren, ma non ce n'era bisogno: la parte più selvaggia della ragazza stava avendo il sopravvento, sopraffatta del desiderio di poter finalmente bere, e senza neanche avere il tempo di pensarci Erika trovò il punto da mordere e affondò i lunghi canini: ora poteva sentire il fluido scorrerle dalla bocca fino in gola, e non si era mai sentita meglio. Una volta che lo ebbe “svuotato”, lasciò cadere l'animale ormai senza vita e tornò in sé, comprendendo in quel momento ciò che aveva fatto. Rimase con gli occhi, tornati verdi, fissi nel vuoto. Una parte di lei si stava odiando per lo scempio che aveva appena compiuto, era disgustata e avrebbe preferito morire che fare un'altra volta una cosa simile, ma l'altra parte di lei era soddisfatta per avercela fatta, per aver sconfitto le sue paure ed essere diventata una vampira a tutti gli effetti.
I suoi amici corsero ad abbracciarla, anche loro decisamente shockati, e si lasciò andare al pianto. Quando le lacrime smisero di rigarle le guance si girò verso Ren, che per la prima volta in quel pomeriggio sorrise.
-Bravissima
-Grazie- rispose semplicemente lei, ed entrambi sapevano che non lo stava ringraziando per il complimento appena fatto ma per tutto ciò che era successo quel giorno. A quel punto il vampiro fece un passo avanti e con grande disappunto degli altri abbracciò Erika. Lei non sciolse subito quell'abbracciò, pensò solamente che mai avrebbe creduto di trovarsi proprio fra le braccia di quel tipo. Questo le ricordò che avrebbe dovuto odiarlo, così allontanò Ren e gli disse con voce nuovamente fredda:
-Bene, ora riportaci a casa.
Lui per la seconda volta sorrise e ricominciò a fare strada per riportarli tutti indietro. La prima caccia di Erika era finita.













 


Salve ragazzi! Domani parto per le vacanze, quindi
per più di una settimana (credo) non aggiornerò la storia :c
Ci sentiamo il prima possibile, bye bye! ♥

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Capitolo 11
*** (Quasi) amici; ***


Il giorno dopo la “caccia” Erika si sentiva molto meglio, più forte e rinvigorita. Ma ora si chiedeva quale sarebbe stato il prossimo passo: Ren aveva detto che l'avrebbe allenata, ma cosa intendeva? Cosa le avrebbe fatto fare? Lui, intanto, si stava facendo degli amici e sembrava proprio comportarsi come un ragazzo normale. Erika aveva pensato che con gli altri sarebbe stato freddo e distaccato, perché è così che si era sempre immaginata un vampiro, invece lui era socievole e scherzoso, lo vedeva passare in corridoio accerchiato da altri ragazzi e ragazze che chiacchierava e rideva tranquillamente. Ma stava fingendo per non destare sospetti o riusciva veramente ad essere amico di qualcuno? Se lo stava chiedendo soprattutto perché il ragazzo aveva affermato di voler diventare amico loro. L'aveva detto dopo averli riportati al parco, il giorno prima, ignorando gli sguardi gelidi che gli si erano posati addosso. Tre paia di occhi che lo fissavano severi e...un altro paio pieni d'ammirazione. Kat stravedeva per Ren: lei amava il fantasy, il sovrannaturale, e poter incontrare un vampiro era sempre stato uno dei suoi sogni impossibili, e ora che aveva scoperto che non era poi così impossibile non chiedeva altro che poter fare amicizia con uno di loro.
-No, mai!- era stata la sentenza dei suoi amici, ma lei non si era data per vinta.
-Ma ha ragione, abbiamo bisogno di lui! E poi magari è pure simpatico, non potremmo dargli una possibilità? Tutti ne meritano una!
-Non lui!
-Perché no? Ancora non sappiamo perché ha fatto quel che ha fatto, potrebbe aver avuto un buon motivo. E comunque non è cattivo, dato che ora ci sta aiutando!
-Come possiamo fidarci di un tipo del genere? Non sappiamo niente di lui!
-Certo, perché non gliel'abbiamo mai chiesto! Vi dico che merita almeno una chance, e al primo passo falso potremo sempre cacciarlo via!
-Se non sarà troppo tardi!
-Troppo tardi per cosa? Vi prego, concedeteglielo, concedetemelo! Potremmo scoprire cose molto interessanti...
-E va bene- aveva deciso Erika -ma solo perché voglio vederci più chiaro sul “mondo” dei vampiri, nient'altro.
-Fantastico! Grazie mille!- E se n'era andata col sorriso stampato in faccia, mentre gli altri avevano un'aria rassegnata.
E proprio in quel momento Kat si stava facendo strada nei corridoi verso la 3^D, la classe di Ren. Appena lo vide lo salutò sorridendo come se fossero già grandi amici:
-Eccoti, ciao!
-Ciao, Caterina!
-Chiamami pure Kat, comunque volevo chiederti se pensi di uscire oggi.
-Certo! A che ora?
-Alle cinque all'entrata del parco.
-Va benissimo, ma...agli altri sta bene?
-Beh...diciamo di sì!
-Grazie, Kat, davvero.- Lei sorrise e se ne tornò in classe tutta soddisfatta.
E fu così che da quel giorno Ren cominciò ad uscire con gli altri abitualmente, come se fossero davvero amici. E in effetti lentamente anche Andrea e Anna stavano accettando il ragazzo, che sembrava essere realmente in buona fede, e stavano seppellendo l'ascia di guerra. Chiacchieravano normalmente come se fra il gruppetto non ci fossero stati due vampiri,e molto raramente si toccavano argomenti “vampireschi”. Tutto ciò che avevano scoperto su Ren era il fatto che la sua famiglia vivesse in Austria, mentre lui da molto ormai stava in Italia perché voleva vivere liberamente la sua vita, lontano dall'aria di oppressione che c'era a casa sua. Ma di più non disse, e nessuno gli chiese altro. A quanto pare sapere che era solo e così lontano da casa aveva fatto ancora più presa sul cuore degli amici di Erika, che cominciavano a provare vero affetto verso il vampiro. E forse anche l'odio che serbava Erika nei suoi confronti, per quanto lei non l'avrebbe mai ammesso, si stava affievolendo.
E si sarebbe affievolito ancora di più con l'arrivo di dicembre, e l'inizio delle “lezioni serali”. Fino a quel momento, infatti, non si era più parlato di un addestramento, ma con il freddo che aumentava e le giornate che si accorciavano Ren aveva deciso che il parco era diventato abbastanza desolato, e quindi sicuro, per poter insegnare ad Erika come sfruttare al meglio il suo potenziale. Si vedevano da soli, alle sei passate, quando il freddo faceva rintanare tutti in casa a bere thé caldo. In questo modo passarono ore e ore uno affianco all'altra, e pur non parlando quasi mai, senza che se ne accorgessero fra di loro si stava creando qualcosa, un sentimento simile in un certo senso al cameratismo. Del resto erano gli unici vampiri nel raggio di chilometri, soli fra migliaia di persone “normali”. E l'unico modo di alleviare questa solitudine era rendersi conto di non essere realmente soli, ma di essere in due.

















Buongiorno! Vi piace il Ren che pian piano stiamo scoprendo?
A me sì u.u Devo dire che lui è il mio personaggio preferito ♥
E il vostro qual è? scrivetemelo in una recensione! Bye Bye :)

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Capitolo 12
*** La storia di Ren; ***


Quando quel pomeriggio Erika arrivò alla panchina dove si incontravano sempre, c'era solo Ren ad aspettarla. Non che mancasse molta altra gente: Anna passava il week-end da sua zia e Andrea le aveva mandato un messaggio mezz'ora prima dicendo che non poteva venire perché sua madre non lo lasciava uscire finché non fosse riuscito a fare gli esercizi che non gli venivano, ma dov'era Kat? Come se le avesse letto nella mente, fu Ren a risponderle:
-Ciao! Venendo ho incontrato Kat, mi ha detto che non può venire perché la sua cagnolina sta male e la deve portare dal veterinario il prima possibile.
Splendido, erano soli. Malgrado fossero già stati insieme senza gli altri molte volte, ovvero durante gli allenamenti, ad Erika non andava di dover uscire con lui in modo “normale”, chiacchierare come se fossero comuni amici. Si girò e fece un passo nella direzione da cui era venuta:
-In questo caso, credo che tornerò a casa...
-No, per favore!
Il tono del ragazzo era quasi supplichevole, e per un attimo lasciò la vampira senza fiato, ma appena riassunse la sua espressione gelida si girò e disse
-Perché?-
come se rimanere lì fossa l'ultima cosa che volesse al mondo, ma ciò non scoraggiò il ragazzo.
-Vuoi proprio andare via?- Fece un paio di passi avanti- Capisco che ce l'hai con me per ciò che ti ho fatto, ma ora voglio davvero rimediare ed esserti amico! Ormai sono passati dei mesi da quella notte, e sono cambiate tante cose, e io vorrei chiederti di darmi almeno una possibilità...
Lei gli passò accanto e si sedette sulla panchina dietro di lui, mentre il vampiro nascondeva un sorriso sollevato e andava a sederle vicino.
Cominciarono a parlare, di lui soprattutto. Erika scoprì molte cose che la lasciarono allibita, anche se non lo diede a vedere. Due anni prima, a soli quindici anni, Ren se n'era andato da casa, stufo delle troppe e assurde leggi che regolavano la sua vita, essendo l'unico erede di una famiglia nobile. Infatti i Vandair (quello era il cognome del ragazzo) controllavano una vasta area nell'Austria Orientale, e avevano potere su moltissimi vampiri. A casa non aveva mai un momento per stare tranquillo, fra allenamenti, ricevimenti con altri nobili e lezioni private, tutte cose inutili! Sicuramente, a sentir lui, il migliore allenamento era quello sul campo: la vita da randagio. Così era scappato a chilometri e chilometri di distanza, addirittura in un'altra nazione, e i suoi non avevano fatto nulla per fermarlo. Sapeva che loro conoscevano la sua esatta posizione, ma non avevano mai mandato nessuno a riprenderlo, così aveva cominciato a vivere da nomade, spostandosi di tanto in tanto da una zona all'altra e abitando in vecchie baracche disabitate nei boschi più fitti. Di sicuro la solitudine non gli mancava: all'inizio ne aveva goduto ma poi era diventata opprimente. Da quando era partito non aveva più rivisto i suoi genitori, né alcun vampiro, a parte lei. Non che la sua famiglia gli mancasse, ma prima di incontrare Erika e gli altri aveva cominciato a sentir la mancanza del contatto con le persone, soprattutto con qualcuno come lui, che potesse capirlo.
Questa storia strappalacrime addolcì Erika, che finì quasi a giustificare le azioni di Ren: l'aveva morsa per poter avere degli amici, e un altro vampiro al pari di lui con cui poter parlare. Era stato certamente un egoista, ma come biasimarlo? Il suo giudizio verso il ragazzo cambiò, senza che lei neppure se ne accorse, ma dopo quel pomeriggio il rapporto fra i due era decisamente cambiato. Ora provava compassione per il vampiro, e quando si alzò per tornare a casa una parte di lei avrebbe voluto abbracciarlo e consolarlo, ma riuscì a trattenersi e semplicemente lo salutò sorridendo, che era comunque un bel passo avanti dato che quando era arrivata non l'aveva degnato di un “ciao”.
Forse, e dico forse, si stava convincendo che quel tipo non era poi così male.














Holaaaa C: Mi scuso per il capitolino molto corto e di passaggio,
ma non ho avuto troppo tempo per scrivere e ho deciso di
dedicare un capitolo solamente ad approfondire il personaggio di Ren.
Ci risentiamo il prima possibile, kisses ♥

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Capitolo 13
*** L'elfo; ***


Come ogni mercoledì, finiti i compiti Erika prese il telefono e compose il numero di Celeste. Dopo la prima volta, quando le aveva rivelato di essere una vampira, la chiamava ogni settimana, la aggiornava su come procedevano le cose con Ren, le raccontava degli allenamenti e di quello che stava imparando a fare, ma anche di come le stavano andando le cose a scuola, dei compagni di classe, delle uscite domenicali e delle ore di studio settimanali, e lo stesso faceva l'altra. Erika, nel corso del tempo, aveva sempre tenuto l'amica informata su quel che succedeva: l'incontro con Ren, il fatto che ora venisse a scuola con lei, la caccia, gli allenamenti e anche il fatto che il vampiro ormai faceva decisamente parte della sua compagnia di amici. Le aveva sempre domandato pareri e consigli, ed era ciò che stava per fare anche ora.
Parlarono a lungo, e l'argomento principale dei loro discorsi fu Ren. Da come aveva capito Celeste, c'era una parte di Erika che voleva fare amicizia con il ragazzo, conoscerlo meglio, e che sentiva come una sorta di fratellanza verso di lui, che del resto era l'unica altra persona nella sua situazione che avesse mai conosciuto. Ma un'altra parte di lei ancora non lo aveva perdonato per averla resa ciò che attualmente era, e sentiva che era giusto odiarlo e non fidarsi mai di lui. Al momento la Erika vogliosa di familiarizzare con Ren stava prevalendo, ma voleva comunque avere il parere dell'amica.
Appena la vampira finì di spiegare le parole di Celeste furono queste:
-Voglio darti un grande consiglio: impara a trovare sempre il lato positivo delle cose. In qualunque situazione ti trovi, cerca di trarre qualcosa di buono dalle disgrazie che ti capitano. C'è sempre una specie di “premio di consolazione”, grande o piccolo che sia, per chi lo sa trovare, e il tuo premio è Ren. La cosa positiva di tutta questa storia è la bella amicizia che può nascere fra voi due. Non devi odiarlo per forza, se non vuoi: buttati, prova a conoscerlo davvero! Potresti scoprire una persona totalmente diversa da come la immagini...
-Hai ragione!- Erika si sentiva come se avesse appena scoperto l'entrata di un mondo nuovo -Grazie, grazie mille! Ora so cosa fare!
-Bene! E ora, se non ti dispiace, temo che sia pronta la cena. Ci sentiamo, a presto!
-Ok, ciao! E buon appetito!
Quando riattaccò Erika aveva il sorriso stampato in faccia, e neanche lei sapeva il perché. Ren era il suo “premio di consolazione”? Poteva nascere una bella amicizia? Avrebbe scoperto una persona diversa da come la immaginava? Non aveva mai pensato a tutte queste cose, da subito aveva etichettato il ragazzo come 'mostro', ma del resto dando quell'appellativo a lui lo dava anche a se stessa. Eppure andavano a scuola come tutti gli altri, facevano i compiti e uscivano con gli amici come tutti gli altri. Non c'era nulla di strano in loro, infatti nemmeno i suoi familiari avevano capito che qualcosa in lei era cambiato. Questo perché lei non era un mostro. E così come non lo era lei, non lo era neppure lui. Era semplicemente solo, abbandonato a se stesso, vittima di un carattere probabilmente non troppo socievole. In effetti lei aveva subito rivelato la sua vera natura ai suoi amici, mentre lui per molto tempo non aveva avuto nessuno descrivibile come un vero amico, qualcuno che sapesse tutto di lui. Ma ora c'era lei, lei sapeva, lei capiva, lei provava le stesse sensazione che provava lui.
“Domani c'è l'allenamento” pensò “ e per una volta potrebbe essere l'occasione di parlare un po'. Del resto sarei una sciocca se rifiutassi di ritirare il mio premio”.
A richiamarla da quei pensieri fu sua madre, che le chiedeva di andare a comprare l'olio al supermercato. Si incappucciò per bene, dato che ormai era quasi Natale e il freddo non perdonava chi si permetteva di lasciare entrare le sue lingue gelide fra i vestiti, ed uscì. “Già, è quasi Natale” pensava mentre percorreva il marciapiede diretta al supermercato. Il suo sguardo veniva spesso catturato dalle vetrine illuminate dei negozi, piene di idee regalo: dai peluche a forma di renna alle tazze con disegnati allegri Babbi Natale sorridenti, a guantoni di lana rossi con sopra ricamati candidi fiocchi di neve. “Non gli ho preso un regalo”. Era vero, aveva già comprato i regali per i suoi genitori e per gli amici, ma a Ren non aveva pensato. Poi qualcosa dentro una vetrina catturò la sua attenzione: era una carillon a forma di elfo che emetteva una splendida melodia: non i soliti 'Jingle Bells' o 'We wish you a merry Christmas', era un tema dolce e malinconico, eppure in qualche modo riscaldava il cuore. Rimase incantata ad ascoltare, finché non si decise ad entrare e lo comprò, chiedendo al negoziante di farle un pacchetto: aveva trovato il regalo perfetto. Non sapeva perché, dato che era solo uno stupido elfo sorridente con una manovella piantata nel fianco, ma sentiva che gli sarebbe piaciuto. E poi la canzone era bellissima...strinse il pacchetto fra le braccia e riprese a camminare verso il supermercato, più allegra che mai.















Le compere natalizie sono un problema per tutti, persino per i personaggi
delle fanfiction XD Per noi invece, per fortuna, c'è ancora tempo, perciò
potreste usarne un po' per lasciarmi una recensione :D A presto ♥♥

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Capitolo 14
*** Joyeux Noel; ***


Era passata un'altra decina di giorni, la scuola era finita e aveva lasciato spazio alle vacanze natalizie e così, in un soffio, mentre tutti erano impegnati a procurarsi gli ultimi regali e a sfogliare ricettari in vista del cenone, la Vigilia era arrivata.
Quel pomeriggio Erika e gli altri si sarebbero visti per farsi gli auguri e per scambiarsi i regali. La ragazza infilò in borsa tre pacchetti colorati, ma si bloccò con il quarto in mano: avrebbe dovuto darglielo di fronte a tutti...si sentiva stupida, ma questo la faceva vergognare. Gli altri gli avevano preso un regalo? Sarebbe stata l'unica? Cosa le avrebbe detto lui? Guardò un ultima volta il pacco blu ornato da un nastro dorato, si fece coraggio e lo infilò dentro insieme agli altri. Non doveva preoccuparsi, in quegli ultimi giorni era stata spesso con Ren, e avevano parlato molto. Aveva scoperto che parlare con lui era più facile di quanto immaginasse, si sentiva a suo agio. E poi, come le aveva anticipato Celeste, stava scoprendo una persona totalmente diversa da come se l'era immaginata: oltre al Ren viziato, permaloso, sicuro di sé, ribelle, altezzoso e indipendente c'era un ragazzo che amava la compagnia, poter parlare con suoi coetanei, avere amici a cui aprirsi e che lo capissero. Ma sì...sarebbe andato tutto bene! In fondo è normale fare un regalo ad un proprio amico, per Natale, no? Chiuse la borsa e si avvio verso il parco. Arrivò per ultima, tutto quel pensare sul dare o meno il regalo a Ren l'aveva fatta ritardare.
-Hey, ciao! Che fine avevi fatto? Non è che eri uscita senza i pacchetti e sei dovuta tornare a casa di corsa a prenderli?- la salutò Anna, seguita dagli altri.
-Ma va, quella è più cosa da te!- Andrea non perse l'occasione di apostrofare l'amica, che cominciò a fare la finta offesa.
-Piantatela voi due! A Natale bisogna essere tutti più buoni!
-Giusto, ha ragione Kat!
-E poi...non perdiamo tempo in chiacchiere e passiamo ai regali!
-Ah...ecco dove volevi andare a parare! Comunque, ecco qui- Ren tirò fuori una scatoletta fasciata in una carta verde smeraldo e gliela porse. Anche gli altri tirarono fuori pacchi di tutti i colori e dimensioni e glieli porsero. La ragazza ringraziava tutti mentre fissava i doni con gli occhioni azzurri pieni di curiosità. Dopo di lei toccò a, in ordine, Erika, Anna, Andrea ed infine Ren. Erika fu la prima a tirare fuori il piccolo elfo ben incartato, ma con sua grande sorpresa anche gli altri la imitarono. Sicuramente neanche il ragazzo se lo aspettava, e mentre prendeva i regali in mano e ringraziava chi glieli donava aveva un'aria piuttosto stralunata, come se si chiedesse se quello non fosse solo un sogno, se di lì a poco non si fosse svegliato nel suo letto realizzando che era Natale e che non aveva nemmeno un regalo sotto l'albero. Anzi, non aveva nemmeno l'albero. Presto, però, capì che era tutto reale, e per un istante soltanto i suoi occhi si fecero lucidi di lacrime, ma nessuno parve notarlo, per sua fortuna. Infilò tutto nella tracolla che aveva lasciato appesa alla panchina, poi tornò dal gruppetto di ragazzi, sorrise e strinse tutti in un infreddolito abbraccio di gruppo. Il primo abbraccio sincero della sua vita.
Si sciolsero dall'abbraccio solo quando sentirono sopra di loro il brusio di un aereo a bassa quota. Alzarono tutti gli occhi al cielo e videro il piccolo aeroplano che passava, con uno striscione attaccato dietro. Kat fu la prima che riuscì a leggere lo striscione ed urlò:
-Joyeux Noel!




Erika aprì gli occhi, si tirò lentamente su e si stiracchiò. Era ufficialmente Natale, pensò. Sorrise e si ributtò sul materasso, sbadigliando. La sera prima era andata a dormire tardissimo: la cena con i nonni e gli zii era durata (come al solito) più del previsto, e quando se n'erano andati tutti aveva dovuto rimanere per dare una mano a sua madre a risistemare la cucina e la sala da pranzo. Si girò dall'altra parte, abbracciando il cuscino. Non aveva nessuna voglia di alzarsi. Normalmente l'unica cosa che la tirava in piedi quando non aveva scuola era la fame: il pensiero del tè caldo e i biscotti che la aspettavano la convinceva ad abbandonare il regno delle coperte. Ma ora non aveva alcuna fame, dato che l'ultimo pasto che aveva fatto era stato di almeno dieci portate, e nessuna di esse comprendeva insalata o altra roba non ipercalorica. Le tornò in mente il tavolo elegantemente apparecchiato, con il servizio buono di piatti, i bicchieri di cristallo e la tovaglia ricamata rossa. “Devo essere l'unica ragazza sulla faccia della Terra che non ha voglia di alzarsi a Natale” si disse “probabilmente perché i regali non mi interessano più di tanto...” poi un pensiero le guizzò in testa: c'era un pacco che era davvero curiosa di aprire. Con un'agilità che non credeva di possedere, Erika schizzò fuori dal letto e si diresse in salotto. Si trovò ad aspettarla l'albero addobbato, bellissimo come sempre. Si sedette a gamba incrociate sul tappeto e cominciò a scartare i pacchetti sistemati ordinatamente sul pavimento. Una sciarpa, una maglietta, un paio di orecchini, un set di smalti (ottima scelta, Anna!), un libro, un braccialetto pieno di ciondoli tintinnati e, infine, il suo. Sfilò il nastro, levò lentamente la carta azzurra ed aprì la scatoletta che ci trovò dentro, e ai suoi occhi comparve una graziosissima collana con un ciondolo a forma di fragola, tutto pieno di brillantini verdi e rossi. L'unica cosa che riuscì a pensare fu che era davvero meravigliosa, e che doveva ringraziarlo il prima possibile, ma i suoi pensieri furono interrotti da sua madre che le dava il buongiorno e le chiedeva se le fossero piaciuti i regali.





Erika solitamente passava il giorno di Natale a casa con i suoi genitori, ma questa volta aveva fatto una piccola eccezione ed aveva chiesto il permesso di uscire per un'oretta, quel pomeriggio. Questo perché era stata tanto stupida da dimenticarsi totalmente di una cosa: Ren avrebbe passato il Natale in una baracca abbandonata in mezzo al bosco, in totale solitudine. Lei era la prima ad affermare che il 25 dicembre fosse un giorno come un altro, eppure lo aveva sempre passato in una bella casa calda assieme a chi le voleva bene, invece per Ren non sarebbe stato così, e lei non poteva accettarlo. Per questo ora si trovava nella penombra creata dalle fronde degli alberi, cercando, col suo olfatto sviluppatissimo da vampira, la traccia dell'odore del ragazzo, dato che non le aveva mai mostrato deve abitasse. Quando finalmente la trovò, la seguì fino a che si vide davanti una casupola a due piani di legno e pietra. Stava per bussare quando qualcosa la afferrò e la scaraventò a terra, ruggendo. Quanto a aprì gli occhi si trovò davanti quelli rossi, e decisamente stupiti, di Ren, che si tirò su velocemente su porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
-S-scusa, non pensavo fossi tu...avevo paura di venire scoperto, e...a proposito, che ci fai qui?
-Io,ehm...buon Natale! Sono venuta ad augurarti buon Natale e a ringraziarti per la collana- disse lei, di nuovo in piedi, mostrando la fragola che aveva già appesa al collo.
-Oh...sono felice che ti piaccia, ma...davvero sei venuta qui solo per questo?
-Beh...veramente no...è che ho pensato che non dovesse essere bello passare questo giorno da soli e isolati dal mondo...e così ho deciso di fare un salto...scusa se non ti ho avvertito! Doveva essere una sorpresa, ma credo sia abbastanza difficile cogliere impreparato un vampiro, eh?
-Già...- il ragazzo si passò una mano dietro alla testa -Beh, visto che se qui, entra dai! Non è un gran ché ma fa come se fossi a casa tua- aggiunse, spalancando la porta. In effetti l'interno era triste quanto l'esterno: di sotto un divanetto sfondato, un vecchio tappeto e un piccolo angolo cottura, al piano superiore un letto, un armadio e una sola mensola, su cui erano appoggiati qualche libro è l'unico oggetto che dava colore alla stanza: l'elfo-carillon che gli aveva regalato lei. Sorrise nel vederlo lì, e lui notò quel sorriso.
-Il carillon è carinissimo, grazie. E ha una melodia splendida.- lo caricò e la musica avvolse l'aria.
Si sedettero sul letto e cominciarono a parlare.
-Wow, dev'essere dura vivere qui.
-Oramai ci ho fatto l'abitudine alla vita da randagio...
-Però potresti anche arredare un po'!
-E dove dovrei prenderla la roba?
-Non ti preoccupare, a quello penso io!- la guardò con aria interrogativa, ma lei riprese- voglio rendere più accogliente questo posto!
-Non che io abbia qualcuno da accogliere...ma non mi dispiace l'idea di dare una sistemata a questa topaia!
-Bene! Ma credo che questa non sia la giornata giusta per pensarci!
-Credo anch'io!
Rimasero ancora un po' a parlare del più e del meno, finché Erika non dovette tornare a casa, dato che l'ora a sua disposizione stava per finire. Dopo averla salutata, Ren rimase appoggiato alla porta guardandola andare via, con il sorriso stampato in faccia. “Buon Natale, Ren” si disse “finalmente un buon Natale”.












 
Saaaalve gente! Chiedo umilmente gomennasai per il ritardo! L'inizio della scuola mi ha incasinato tutto =.=
Ora però mi sono rimassa a scrivere e quindi fra pochissimo un nuovo capitolo! Stay tuned!
PS: non mi stancherò mai di chiedervi di recensire, bastano due righe buttate lì e mi farete felicissima! C:

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Capitolo 15
*** E' tempo di arredare; ***


Ammise a se stessa che stava diventando maledettamente a brava a mentire: le ci era voluto un po', ma alla fine era riuscita a trovare la scusa perfetta perché sua madre le lasciasse prendere i mobili vecchi. Erano un bel po' di pezzi, e ce n'era per tutti i gusti. Li tenevano in garage in caso fossero serviti a loro o a qualche altro familiare, ma erano lì da quando Erika avesse memoria e nessuno li aveva mai toccati, del resto erano troppo antiquati per star bene inseriti in un arredamento moderno, così non sarebbe realmente importato a qualcuno se ne avesse preso una parte.
Proprio ora, stringendo in mano le chiavi della saracinesca del garage, Erika e Ren stavano andando a dare un'occhiata alle mille cianfrusaglie che vi avrebbero trovato, sperando che ci fosse qualcosa di adatto a dare una sistemata alla casa del ragazzo. Appena misero piede nell'augusta stanza si trovarono davanti un finimondo di tavoli, sedie, poltrone, mobili, specchiere, vasi, orologi, e molto altro avrebbero trovato nelle due pile di scatoloni affianco alla porta.
-La scelta non manca- disse Ren
-No, decisamente no.
Cominciarono a rovistare in quel piccolo universo di mobilia e trovarono alcuni oggetti interessanti: un paio di poltrone da sostituire al divanetto del piano di sotto, dei tappeti dai colori piuttosto allegri, un bel tavolo di legno con tre sedie combinate, una scrivania e una libreria sempre in legno, un grosso vaso decorato in stile orientale, una sedia imbottita dalla fodera viola a fiori e alcuni soprammobili di ceramica dipinta raffiguranti vari animali.
-Direi che possa bastare- fece il vampiro.
-Immagino di sì-confermò Erika asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano. Trovare le cose giuste in quel marasma era stato un lavoro per nulla facile.
-E adesso?
-Dobbiamo aspettare che sia notte e trasportare tutto fino nel bosco.
-Oddio, non ce la faremo mai!
-Vedilo come un allenamento speciale!- il ragazzo si voltò e le fece l'occhiolino.
-E va bene...ci vediamo qui alle due...a quell'ora se anche ci fosse qualcuno in giro sarebbe troppo sbronzo per accorgersi di due ragazzi che portano poltrone e scrivanie a spasso...-scoppiarono tutti e due a ridere.



 

Quella notte.

-Dovremo fare tremila viaggi, uff...
-Già, cominciamo dalle cose pesanti, io prendo il tavolo e tu la scrivania...ce la fai?
-Sì...credo...
Essendo vampiri la forza non gli mancava, il problema era che correre con oggetti così ingombranti in mano non era per nulla facile. I primi viaggi furono i più lenti e difficoltosi, ma pian piano che il carico si alleggeriva io ritmo aumentava. Subito dopo al tavolo e alla scrivania toccò alle poltrone, poi alla libreria, le sedie, e infine i tappeti, il vaso e i soprammobili. Quando ebbero finito la roba era tutta accatastata nel piano di sotto di casa di Ren, che sembrava un magazzino, e i due vampiri, esausti, si accasciarono con la schiena contro al muro per riprendere fiato.
-Che ora abbiamo fatto?
-Le tre e mezza.
-Wow, domani mattina neanche con un miracolo riusciranno a tirarmi giù dal letto!
-Indubbiamente!- fece Ren sbadigliando.
Poi Erika fece appello alle sue ultime energie e si tirò su.
-Vado a casa, buonanotte!
-Ok, attenta a non farti sentire dai tuoi, buonanotte!
-Non sono mica stupida!- lo rimproverò lei, già sulla porta.
-Lo so, lo so, ciao!
La ragazza rispose al saluto e subito dopo scomparve nel buio della notte, pensando unicamente al suo letto che la stava aspettando.




 

Il giorno seguente, tarda mattinata.

-Allora, mettiamoci al lavoro!
-Come se non avessimo ancora lavorato abbastanza stanotte...

I due ragazzi erano nel salotto di Ren, dove tutti i mobili erano ancora sparsi a casaccio.
-Cominciamo a portar su la libreria e la scrivania, che so già dove metterle...
-...Va bene, poi sistemiamo anche il tavolo e le poltrone...
-...I tappeti li mettiamo uno qua e uno di fronte al letto...
-...E poi il vaso direi che stia bene affianco alle scale...
Dopo essersi fatti un'idea avevano cominciato a spostare ogni cosa al posto giusto, e dopo una mezz'oretta casa di Ren era totalmente diversa: le poltrone e il tappeto coloravano il pianterreno, e il tavolo riempiva tutto quel vuoto che prima metteva una gran tristezza. Di sopra un altro grande tappetto rallegrava l'atmosfera, attaccata alla parete opposta al letto ora c'era la scrivania, e lì vicino la grande libreria con i pochi volumi di Ren, mentre sulla mensola ora c'erano i simpatici animali di ceramica insieme, ovviamente, all'elfo-carillon. Tornando di sotto si poteva ammirare il grosso vaso sistemato a destra della scala, erano invece rimasti fuori, aspettando di essere portati alla discarica, il divano sfondato e il tappetto sbrindellato che occupavano in precedenza l'entrata.
-Wow! E' fantastica!
-Te l'avevo detto che avrei reso questo posto più accogliente!
-Sei un mito! E' davvero splendida!- Anche se così splendida poi non era, a Ren, abituato a com'era prima, sembrava una reggia.
-Davvero ti piace?
-Certo! Grazie mille!
-Ma figurati! Già abiti da solo in bosco, è il minimo che almeno l'interno di casa tua sia come quello di una casa normale.
-E forse è l'unica cosa di normale della mia vita- fece lui con una risata un po' rassegnata.
-Ora dobbiamo solo liberarci di questi- Erika indicò i due pezzi “sfrattati”-e poi posso tornarmene a casa- lanciò uno sguardo all'orologio- E' quasi l'una, mia madre starà cominciando a cucinare...
-Ok, sbrighiamoci allora!
Una volta liberatisi dei due scarti i ragazzi tornarono ognuno a casa propria, per rivedersi poi poche ore dopo: quel pomeriggio l'avrebbero passato insieme agli altri nella nuova casa di Ren, dato che, dopo mille suppliche di Erika, il vampiro aveva acconsentito a mostrare ai suoi amici dove abitasse.
Il pomeriggio volò fra chiacchiere, scherzi, pettegolezzi e risate, fin quando non fu l'ora di tornare a casa. Quando Ren aprì la porta per far uscire i suoi ospiti il panorama all'esterno era decisamente inquietante. Anche se erano solo le sei e mezza del pomeriggio, essendo agli sgoccioli dicembre, era già buio e le ombre aguzze degli alberi spogli si allungavano sulla nuda terra.
-Ehm...noi dovremo tornare indietro a piedi...al buio?- disse tremante Kat.
Erika sorrise -No, tranquilli, ci pensiamo noi- ed ammiccò a Ren.
I due vampiri cominciarono a sfrecciare fra la vegetazione, una con Andrea sulle spalle mentre l'altro portava Anna sulle spalle e Kat in braccio. In un attimo furono fuori dal bosco, nella radura del parco.
-Bene, da qui possiamo anche proseguire da soli, grazie!
-Di nulla!
-Ci vediamo domani!
-Certo, ciao!
-A presto!
-Bye bye!
-Ciaooo!
Dopo essersi salutati presero tutti la strada di casa, passando fra le vie illuminate dalle decorazioni natalizie che con il loro sfavillare coprivano la fioca luce della luna piena che si stagliava bianca sullo sfondo scuro del cielo invernale.














 


Salve a tutti! Rieccomi con un nuovo capitolo, visto che ce l'ho fatta a postarlo entro una settimana come avevo promesso? ^ - ^
Innanzitutto voglio ringraziare FantasyAle e Ninya_3_ che hanno recensito e ricordare a chi mi sta leggendo di fare lo stesso :D
A parte questo...ok, questo capitolo è totalmente inutile, ma ogni tanto ci sta, no? ;)
Beh, io avrei finito, alla prossima allora! *byebye*

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Capitolo 16
*** Il sangue che un vampiro più desidera; ***


In un attimo, così come erano iniziate, le vacanze natalizie erano finite. E poi anche l'inverno era arrivato al termine: le temperature avevano preso ad alzarsi, sciarpe e cappelli di lana erano stati riposti negli armadi dai quali aveva fatto capolino qualche timida giacca leggera. Le giornate erano come un quadro in bianco e nero che veniva lentamente colorato: il cielo si faceva più azzurro, spuntavano i germogli verde chiaro con i primi boccioli, il sole faceva risplendere le facciate dei palazzi e anche i vestiti dei passanti che camminavano per strada sotto la finestra di Erika vantavano tonalità più vivaci. Vivace: era quello l'aggettivo perfetto per quella giornata di inizio aprile. L'aria era fresca e frizzante sulla pelle della ragazza, i raggi del sole le accarezzavano i capelli castani e li facevano brillare. Era appena tornata da scuola e si era subito appostata sul davanzale per respirare un po' d'aria fresca mentre ripensava alla mattinata. Ormai la sua classe era diventata molto affiatata, si conoscevano tutti bene ed erano più o meno tutti amici. I suoi pensiero al momento erano, però, incentrati su una singola persona: Daniele. Era da un po' che non riusciva a togliersi il suo sorriso dalla testa. I capelli castani, gli occhi scuri...
I suoi pensieri, come spesso capitava, vennero bruscamente interrotti da sua madre che la chiamava a tavola. Andò in bagno a lavarsi le mani, ancora pensando al suo bel Daniele ma arrivando davanti allo specchio si accorse con orrore di un riflesso rossastro nei suoi occhi, che svanì appena ci fece caso. “Perché? Eppure l'ultima caccia è stata appena una settimana fa!”. Mostrando consueta calma, in contrapposizione all'agitazione che la opprimeva, la vampira andò a pranzare, anche se la fame le era stata tolta dal brutto presentimento che le stava passando per la mente.

 

 

-Ehm...ehm...vedi...cioè...
-Allora?
-Io...io...
-Devi dirmi qualcosa o no?!
-Sì, in effetti...mi...mi piace un ragazzo!!
Ren la guardò con un'espressione stranita, forse non era stata una buona idea dirglielo.
-E con ciò?
-Ecco...no...è che...insomma, c'è qualche contro avvertenza? Per noi vampiri intendo...
-Il sangue della persona amata è quello che un vampiro più desidera, è per questo che non possiamo stare con degli umani: finiremmo per ucciderli.
Lei lo guardò con due occhi pieni di un misto di disperazione, stupore e anche un po' d'odio.
-E me lo dici così?!
Stavolta fu lui a rivolgerle uno sguardo stupito, e lei esplose:
-Mi hai appena detto che non potrò mai avere un fidanzato come tutte le altre ragazze, che non potrò mai innamorarmi e sperare di essere ricambiata, che non potrò mai nemmeno abbracciare il ragazzo che mi piace perché potrei finire col sbranarlo...e tutto questo come se fosse la cosa più normale del mondo!! Beh, forse sarà normale per te che sembri non aver bisogno di nessuno a mondo, l'unico amico di te stesso, ma per me non è così!!
Appena finito di parlare avvampò, sia per la sfuriata che aveva fatto al ragazzo, sia perché senza neanche accorgersene era scoppiata a piangere. Ren assunse prima un'aria ferita, poi vedendo le sue lacrime si addolcì e le asciugò il volto con il dorso della mano.
-Scusa, hai ragione...per me non ha significato niente il fatto di non poter stare con un'umana, ma per te dev'essere tutta un'altra cosa...
-Certo che è tutta un'altra cosa!- Stava ancora urlando.
-Scusa, non sono bravo a parlare alle persone, faccio sempre casini...
-Me ne sono accorta...-disse lei, asciugandosi le lacrime con un gesto rapido-Comunque...non c'è proprio un modo per cambiare le cose?
-No.
Il silenzio fra i due si stava facendo imbarazzante, accentuato dal cinguettare degli uccellini decisamente fastidioso. Ren fu il primo a prendere la parola:
-Chi è?
-Chi è chi?
-Lo sai!
-Daniele, quello della mia classe...
-Capelli castani? Quello che oggi aveva la maglia azzurra con la scritta nera?
-Lui...cosa faccio? Oggi mi sono diventati gli occhi rossi solo pensandolo...
-Devi cercare di stargli lontano il più possibile e controllarti se ti capita di pensare a lui mentre sei in mezzo alla gente...-Si mosse piano e silenziosamente come un gatto e la abbracciò- So che non è facile, ma so anche che tu puoi farcela.- Erika si godette quell'inaspettata dimostrazione d'affetto e rimase qualche secondo appoggiata alla maglia marrone del ragazzo, che sapeva di pulito e di...casa.
-Grazie e...scusa...per quello che ho detto prima.- disse infine la vampira, tirandosi su.
-Figurati, non me lo ricordo neanche più.- mentì lui.
-Splendido- Sembrava essersi calmata -Rimarrò zitella a vita- la sua voce era carica di amara ironia.
-Puoi sempre stare con un vampiro, così il problema non si porrebbe più.
-Ho smesso di dare le cose per scontate il giorno in cui ho scoperto i non essere più totalmente umana, ma credo comunque di non avere troppe possibilità di ricredermi se dico che ciò difficilmente accadrà.
-Eh dai, non siamo mica tutti così male, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto: battiamo qualunque mortale!- scherzò lui. Era la prima volta che parlava di “noi” riferendosi a se stessso e agli altri vampiri.
Erika sospirò, era stufa della strana piega che aveva preso quel pomeriggio, era meglio tornare a casa ora, e schiarirsi le idee. Salutò l'amico e tornò sui suoi passi verso il centro il centro cittadino.

 

 

Driiiiin. Driiiiin. “Ti prego, rispondi” Driiiiin. “Dai!” Finalmente qualcuno alzò la cornetta.
-Ciao Erika! Come va?
-Ciao Celeste. Vorrei davvero poterti dire “bene”, ma non è affatto così.- disse la vampira con la voce rotta dalle lacrime che cominciavano a sgorgare.
-Che succede?
-Hai presente quando ti piace un ragazzo e non vorresti far altro che pensare a lui? Ecco, io non potrò farlo mai più!
Raccontare quello che le aveva detto Ren quel pomeriggio fu straziante, ma almeno l'aveva aiutata a ordinare la mente. Non che poi ci fosse molto da ordinare: il concetto era semplice, e al contempo semplicemente inaccettabile. Stavolta neanche la fidata amica riuscì a trovare le parole giuste per mettere in mostra il lato positivo della situazione, poiché un lato positivo non c'era.
Finita la telefonata Erika tornò ancora a guardare fuori dalla finestra. Com'era diversa da poche ore prima! L' espressione felice ed estasiata, gli occhi vivaci ed allegri, il sorriso gioioso, non c'erano più. Ora c'era una faccia arrossata dal pianto e uno sguardo pieno d'odio per tutte le persone che camminavano tranquillamente per la strada, per gli animaletti e i loro stupidi richiami d'amore, per le piante che buttavano i fiori. Le vite dell' intero l'universo sembravano andare nel verso giusto, tranne che la sua. Si poteva sentirsi più frustrati di così?

 












 

 

 

Olèèè, che bel capitoletto pieno di disperazione!
Se ancora non siete andati a tagliarvi le vene vi pregherei gentilmente di recensire
Sciauu belli, al prossimo capitolo! ꒰๑ϋ๑꒱

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Capitolo 17
*** Il piano; ***


Il suo odore. Boom. Sempre più vicino. Boom-boom. I suoi occhi. Boom-boom-boom. La sua pelle. Boom-boom-boom-boom. Il suo...collo. Boom-boom-boom-boom-boom. Il battito del suo cuore. Boom-boom-boom-boom-boom-boom. Capogiro. Boom-boom-boom-boom-boom-boom-boom. Ok, doveva smetterla o non avrebbe potuto più trattenersi. Si alzò dissimulando l'agitazione:
-Scusa dov'è il bagno?
-In fondo a destra.
Schizzò fuori dalle stanza, percorse il corridoio e quando si chiuse la porta della toilette alle spalle tirò finalmente un sospiro di sollievo, mentre il battito del suo cuore, che si era fatto sempre più martellante, lentamente decelerava. Fece mente locale: era un totale disastro. Maledetto il giorno in cui la prof l'aveva messa in gruppo con Daniele per il progetto di geografia e maledetto il giorno in cui lui si offerto per far venire tutti da lui a fare il lavoro. In quella casa il suo odore era ovunque, i suoi sensi stavano impazzendo, mancava poco perché i suoi occhi cambiassero colore e il suo più terribile incubo diventasse realtà. Non poteva essere scoperta, perciò le serviva un'idea e subito. Le venne un'illuminazione: scrisse in fretta e furia un messaggio ad Anna, che per fortuna non era lì con loro, “chiamami”, dopodiché tornò di là e nel giro di due minuti l'amica chiamò.
-Ciao, che succede? Non dovresti essere...
-Ciao mamma!
-Ma che...?
-Sono da un mio compagno di classe per un compito, te l'avevo detto...no, non posso!...Dai, ma', non posso andarmene ora...ma abbiamo quasi fatto!...E va bene- concluse con la voce più demoralizzata che le veniva- Arrivo...ciao, sì, ciao.
-Devi andare?- fece Martina, una compagna di classe, dispiaciuta.
-Già, mia madre trova sempre un modo per rovinare la festa...
-Come ti capisco...beh mi dispiace che te ne debba andare- Daniele si alzò e la accompagnò alla porta, mente gli altri si cimentavano in un coro di “ciao”. Gli sorrise ed uscì, prendendo una grande boccata d'aria pura che non le facesse venire di voglia di girare i tacchi e affondare i canini sul collo del ragazzo.
Era veramente stufa di quella situazione. Pensò rabbiosamente alle ragazzine che su facebook non facevano altro che postare stati sulla crudeltà dell'amore senza avere nemmeno la minima idea di che cosa provasse lei... l'espressione “mi fai salire l'omicidio” era più che mai azzeccata, pensò amaramente. Non ce la faceva più...doveva trovare un modo, ma come? Non c'era nulla che e desse più fastidio di sapere di avere una possibilità e non poterla sfruttare. “L'unico modo perché tu smetta di volere il sangue di qualcuno è che almeno una goccia di quel sangue si mischi al tuo” quelle erano stato le precise parole di Ren. Proprio una cosa da nulla, in pratica. Bastava andare da Daniele, dirgli “Scusa, posso prenderti un po' di sangue? Non fare domande, è per il tuo bene!”, fare un bel sorriso ed il gioco era fatto. Già, una realtà parallela forse le cose sarebbero potute andare così. Ma in quella realtà l'unico modo era entrare di notte in casa dell'amico, con i mille mila rischi che ne derivavano, stordirlo, cosa che non sarebbe mai riuscita a fare, prelevare il sangue e infine uscire dalla casa senza lasciare traccia. Non avendo amici ninja veniva un po' difficile. Eppure, Erika cominciò a sentire una noiosa vocina nella sua testa che le diceva “tanto prima o poi lo farai...” “no!” si rispondeva lei “devo levarmi dalla testa questa malsana idea, se mi beccassero sarebbe la fine!” ma più se lo ripeteva più la vocina si faceva forte e decisa. E infatti non si sbagliava.

 

 

Erika capì in che guai si stava mettendo appena vide il sorriso spettrale di Ren quando gli disse di voler mescolare il sangue di Daniele al suo.
-Dovrai portarlo fuori di sera, in posto isolato...al momento buono mi farai un cenno (io vi osserverò sempre) così io potrò venire a metterlo fuori combattimento, poi...
-Un attimo, ma ti eri già programmato tutto? E comunque...non gli farai del male, vero?
-Prima domanda: ovviamente sì. Sapevo che me prima o poi avresti deciso di farlo. Seconda domanda: ovviamente no! Allora, stavo dicendo...sì, poi tu tiri fuori a siringa e...
-Siringa?!
-Certo, te ne dovrai procurare una. Farai la trasfusione, dopodiché io gli darò qualcosa per non fargli ricordare nulla e quando si sveglierà dovrai inventarti una storiella convincente.
-La fai facile tu...comunque neanche la cosa per la memoria gli farà male, no?
-Solo un po' di mal di testa al risveglio...tutto chiaro?
-A parte il fatto che non so minimamente come fare a invitare ad un appuntamento un ragazzo e non mi convince troppo la parte in cui facciamo una trasfusione in mezzo alla strada...ma non rischiamo di infettarci?
-A invitare fuori un ragazzo è ora che impari...per il resto tu non puoi contrarre infezioni, i vampiri hanno un sistema immunitario ben più forte di quello umano, e per lui basterà leccare la siringa.
-Leccare la siringa?!
-La nostra saliva ha proprietà rigeneranti, curative e disinfettanti, in pratica per far rimarginare un taglio a un umano ci basta leccarlo...tipo i gatti, ma meglio!- rispose lui ridacchiando.
-Ma che schifo!- fece lei disgustata.
-Ma che schizzinosa!- stava decisamente sghignazzando.
-Io vado, devo avvisare gli altri- il tono da falsa offesa le veniva benissimo, pensò Erika.
-E va bene, ciao!
-Ciao!

 

 

Aveva lo stomaco serrato, le tremavano le mani e continuava a guadare ipnoticamente lo schermo del cellulare. “E' facile, basta premere invio e hai fatto!” Come no! Però doveva...ma non poteva...no, non l'avrebbe fatto!...ma certo che l'avrebbe fatto, non avrebbe mandato all'aria tutto per un messaggio! ...sì...no...sì...forse… no...boh...alla fine prese il telefono in mano di scatto e schiacciò “invia”, trattenendo il respiro, dopodiché cacciò il cellulare sul letto e scivolò lentamente con la schiena contro al muro. Arrivata al pavimento nascose la faccia nella sciarpa di tweed rosso. “Che cos'ho fatto, che cos'ho fatto!” sussurrò, anche se una parte di lei si sentiva sollevata e fiera di essere finalmente riuscita a mandare quel messaggio a Daniele, messaggio che precisamente diceva: “Ehi, ciao! :) Sei libero sabato sera? Se sì, ti va di uscire? :D”. 12 parole, un'apocalisse per 12 parole.
Ora bisognava solo aspettare che...il telefono fischiettò, segno che era arrivato un messaggio. Erika si tirò su e prese con mani tremanti il dispositivo, che diceva: “Daniele: certo! Stavo per chiedertelo io! Passo a prenderti per le nove?”. Era fatta. Una parte di lei si sentiva in colpa, ma l'altra parte stava già rispondendo, allegra ed esultante. Dopodiché chiuse la chat con Daniele ed aprì quella con Ren: “Tutto a posto. Che si aprano le danze, allora.”













 


 

Ciauuu :D Lo so, mi starete odiando perchè non aggiorno da una vita...
ma prometto che il prossimo capitolo arriverà presto!

(da leggere come 'prima di giugno butto giù qualcosa' xD).
A parte gli scherzi, io mi impegno a darmi una mossa ma voi

impegnatevi con le recensioni! A presto (spero), bye bye!
PS= per il vostro bene, andate a vedere La ragazza di fuoco al cinema, è stupendo!  ♥_♥

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Capitolo 18
*** Un appuntamento normalissimo; ***


Le nove erano passate da dieci minuti quando Erika e Daniele arrivarono in una tranquilla piazzetta nel centro storico della città. La ragazza si guardò intorno: le panchine disposte in cerchio, i lampioni che diffondevano ovunque una luce giallastra, il brusio proveniente dal dehor del ristorante di fronte a loro, l'edera che ricopriva in parte la facciata di un palazzo e...un vicoletto buio che sviava sulla destra. Perfetto. Erika lo indicò:
-Andiamo di lì!
Daniele non sembrava troppo convito, ma accettò comunque, mandando un'occhiata confusa verso la ragazza. Una volta percorsa la stradina abbastanza a lungo da non sentire più il vociare delle persone nella piazza, Erika alzò un braccio e schioccò le dita.
-Ma cosa stai facendo?- chiese il ragazzo.
-Scusa- I loro occhi si incrociarono per un attimo, quelli di lui velati da un lampo di terrore e quelli di lei tristi ma decisi, prima che un secondo ragazzo piombasse giù e si mettesse fra di loro. Ren. Prima ancora che Daniele potesse aprir bocca per urlare il vampiro mosse delicatamente un braccio e lo colpì con precisione al collo, afferrandolo, poi, prima che cadesse a terra svenuto. Erika posò gli occhi verdi su Ren con aria spaurita, ma lui rispose con calma:
-Non fare quella faccia, non vedevi l'ora vero?
E infatti era vero, la vampira aveva fatto uno sforzo immenso per non farsi scoprire dal suo accompagnatore, quella sera, ma d'ora in poi non sarebbe stato più così. Senza dire una parola sfilò una siringa dall'elegante borsetta blu, leccò l'ago come le aveva detto Ren e gliela porse.
-Fallo tu, io non ci riesco.
-Come vuoi- Le dita pallide e affusolate del ragazzo si strinsero attorno al manico della siringa e con un gesto rapido conficcò l'ago dove poco prima aveva colpito Daniele. Erika portò le mani davanti alla bocca, aperta in un urlo silenzioso, mentre vedeva il sangue del suo amico affluire nella siringa. La vampira si accorse di quanto le tremavano le mani solo quando provò a piantare l'ago nella vena del suo polso. Fra l'agitazione, la paura che qualcosa andasse storto e l'odore acuto del sangue che teneva in mani i suoi occhi diventarono scarlatti e...vuoti, sembrava caduta in trance. La voce di Ren la risvegliò da quello stato:
-Ehi...ehi! Dai, abbiamo poco tempo, sbrigati.
Erika riprese il controllo di se' e focalizzò il punto dove avrebbe dovuto inserire l'ago, impugnò con più decisione la siringa, la abbassò finché non le penetrò nella pelle ed infine spinse fino in fondo lo stantuffo e rimosse l'ago soffocando un gemito. Ci fu un attimo di calma, dopodiché fu investita da un'ondata di nausea e cadde a terra in preda alle convulsioni. Ren, mollato Daniele, e si accucciò di fianco alla ragazza, prendendola per le spalle e scuotendola.
-ERIKA, ERIKA! CHE HAI? ERIKA!
Vide i suoi occhi brillare di rosso e le punte delle zanne spuntarle dalle labbra, poi tornò normale e riprese di colpo i sensi, boccheggiando come chi ritorna in superficie dopo essere stato troppo sott'acqua.
-S-Stai bene?
-Io...credo di sì...
Si tirò lentamente su, con la schiena appoggiata al muro dietro di lei e guardò con aria grava Daniele, ancora steso a terra.
-Sta per riprendersi, vero?
-Sì, non manca molto, devo andare.
Le rivolse un sorriso incoraggiante e, raccolta la siringa, come era arrivato sparì, inghiottito dal buio. Erika strinse le spalle nella giacca scura e si accucciò accanto al ragazzo, gli prese la testa e se la appoggiò delicatamente sulle ginocchia. Per un attimo si stupì di non provare nulla, niente voglia accesa di sangue, niente battito accelerato, niente di niente. Sospirò sollevata: ce l'avevano fatta, ora mancava solo la “recita” finale.
Un paio di minuti dopo Daniele aprì gli occhi, confuso e disorientato.
-Erika...ma...cos'è successo?
-Daniele, finalmente! Che colpo mi hai fatto prendere!! Stai bene?
-S-sì, sto bene, ma cose ci faccio per terra?
-Sei svenuto, non te lo ricordi? Stavamo camminando quando ti sei bloccato e ti sei lentamente accasciato al suolo...mi hai terrorizzata! Ho urlato ma non mi ha sentita nessuno, ero così spaventata e...
-Ok, ok, calma, sto bene...ma sei sicura che le cose siano andate così? Io ricordo te che schioccavi le dita e ti scusavi, ma non so perché...e poi è arrivato qualcun altro...come un'ombra snella e scura...
-Lo avrai sognato...non c'era nessuno qui...magari ci fosse stato, avrebbe potuto aiutarti! E comunque l'unica cosa che ho detto prima che svenissi è il tuo nome, non “scusa” o roba simile...
-E così mi sarei sognato tutto? Beh, forse è possibile...sono stato svenuto a lungo?
-Dieci minuti circa...ma ora andiamocene, questo posto comincia a darmi i brividi.
Prese per mano il ragazzo, che non obiettò, e lo condusse indietro fino alla piazza. Erika insistette per essere lei ad accompagnare lui a casa, per assicurarsi che non avesse un altro mancamento. Quando arrivarono davanti al portone di casa sua Daniele aveva ripreso colore ed Erika sperò con tutta se stessa che non notasse il minuscolo foro dell'ago sula pelle chiara del collo. Lanciò un'occhiata al suo polso: no, nessuno avrebbe potuto vederlo se non avesse saputo che c'era. Dopo essersi salutati il ragazzo non entrò subito nel palazzo, ma le rivolse un'ultima domanda:
-Mi dici perché hai voluto andare in quel vicoletto, stasera?
Erika fu presa alla sprovvista, ma non lo diede a vedere.
-Beh...perché...ecco, in realtà avevo paura di incontrare qualche nostro compagno di classe, non vorrei che si spargesse subito la voce...
-Quale voce?
Erika cacciò giù la timidezza insieme alla saliva e rispose con voce decisa:
-La voce che siamo una coppia.
Stavolta fu il ragazzo a stupirsi:
-Noi...siamo una coppia?
-Certo!- rispose lei -Se vuoi, ovviamente- aggiunse con aria maliziosa.
-S-Sicuro che voglio!- Daniele fece un sorriso a 32 denti e si infilò oltre al portone, gridandole con voce entusiasta ma non troppo decisa “Buona notte, tesoro! A domani!”. Erika rimase lì con un'espressione molto “Ma che...?!”: se lo faceva un ragazzo più spigliato con l'altro sesso, e invece...bah, ma che importava? Ora erano una coppia, no?













 

 

Sciaaaau belli! Come va? Sopravvissuti al Natale? ;)
Allora, che ve ne pare di questo capitolo? Ditemelo con una recensione!

Prometto che il prossimo arriverà entro l'inizio della scuola! ^^
Ci sentiamo presto, buone feste e buon anno nuovo a tutti!!

 

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Capitolo 19
*** Caldi annunci; ***


Faceva caldo. Per essere metà aprile non faceva un po' troppo caldo? Forse il caldo lo sentiva perché non era stata ferma un attimo...forse eh. Magari se avesse smesso di saltellare in giro nervosamente perdendo tempo avrebbe sentito meno caldo, ma non ci poteva fare niente se quella mattina per la prima volta in vita sua si era alzata tutta pimpante e carica d'energia, sebbene fossero solo le sette del mattino. Il motivo per cui Erika non riusciva a star ferma era semplice: doveva andare a scuola, e a scuola c'era lui, e lui era il suo fidanzato, e che lui fosse il suo fidanzato non lo sapeva nessuno. E come avrebbero potuto? Si erano messi insieme, se si poteva realmente dire così, la sera prima, e lei non aveva avuto il tempo di dirlo a nessuno...si chiese se invece lui l'avesse detto a qualche suo amico...poi le tornò in mente un particolare decisivo che aveva scordato: quando lui le aveva chiesto perché aveva scelto di andare in quel vicolo, lei gli aveva risposto che non voleva che qualcuno li vedesse insieme...come aveva fatto a dimenticarsene? No, lui non avrebbe detto a nessuno. Tanto meglio. Sorrise mente si infilava la morbida felpa grigia e si sistemava i capelli, quasi pronta per uscire. Forse per una volta poteva dirsi emozionata di andare a scuola.



 

Poche ore dopo:

La mattinata era passata come qualunque altra, Daniele non le aveva rivolto neanche uno sguardo. O meglio, gliene aveva rivolti, sì, come tutti. Sguardi desiderosi, sguardi ammirati, sguardi per la più bella della classe. Lei non era poi così bella, ma era una vampira, il che avrebbe fatto apparire attraente chiunque. Nulla di anomalo comunque. Perfetto. E ora che una cosa era andata, c'era ancora una cosa da fare: per tutto il tragitto casa-scuola si era immaginata come avrebbero reagito i suoi amici alla notizia del fidanzamento, ed ora era finalmente momento di scoprire quello che le avrebbero detto in realtà. Appena la campanella suonò scattò in piedi, prendendo Kat sottobraccio e tirando Anna per la manica della felpa.
-Ma che...-lei cercò di dimenarsi.
-Grandi notizie. Andiamo.-la zittì Erika.
Se le portò fino in fondo al corridoio nel loro posticino privato.
-Si tratta dei vampiri?- chiese Anna con finta preoccupazione -Sta per scoppiare una rivolta?
-Ma quale rivolta e rivolta! E comunque non sarei di certo io la prima a saperlo, se accadesse...ma cosa c'entra ora?-sembrava spazientita, colpa dell'imbarazzo -La novità è un'altra, io sono... …
-Sei?? Ci hai detto di essere diventata una vampira un po' di tempo fa, quale annuncio può essere peggiore?
-Sono fidanzata!- L'aveva detto con gli occhi, come se non volesse vedere le facce delle amiche.
-Oh, ecco cosa poteva esserci di peggio!
Erika aprì gli occhi per guardare incredula Anna, che però le sorrideva:
-Stavo scherzando! Congratulazioni!!! E' Daniele il fortunato, vero?
Non fece tempo a rispondere perché Kat la stava soffocando in un abbraccio mentre urlava “sìììì che bello” producendo un suono così acuto che sembrava impossibile provenisse da un umano.
-Ehi, ehi, calme!- Si liberò dall'abbraccio, a cui si era poi aggiunta anche Anna.
-Ora però non dirmi che comincerai ad uscire con lui e a trascurarci!
-Ma no, figurati!
-E l'hai già detto ai ragazzi?
-Dirmi cosa? E, tanto per sapere, perché sparite così di colpo?- Andrea le aveva appena raggiunte.
-Perché Erika doveva darci una fantastica notizia...posso dirglielo io? Ma certo che posso! Lei e Daniele stanno insieme!
-Davvero? Wow!!
Erika cominciava ad essere imbarazzata, non era nulla di così sensazionale...beh, almeno si era tolta il peso di dirlo agli altri. Cioè, in realtà non l'aveva detto proprio a tutti...come se le avesse letto il pensiero, Kat disse:
-E a Ren l'hai già detto?
-Non, ma credo che l'abbia intuito...
-Intendi dire perché vi ha visto uscir...OMMIODDIO!- Urlò Anna- Con tutta questa storia del fidanzamento ci hai distratti dalla cosa principale: è filato tutto liscio ieri sera?
-Si, si, grazie al cielo. E' stato un incubo...
-Cosa!? Come mai?
-Una cosa che Ren aveva dimenticato di dirmi è che mischiare il sangue di qualcuno col proprio crea capogiri assurdi, nausea e convulsioni...credevo che sarei morta...per fortuna è durato pochissimo...
-Wow...davvero...scioccante...- Le facce di tutti erano puntate su di lei, l'espressione traumatizzata. Da quel momento di imbarazzo la salvò la campanella che annunciava che le lezioni riprendevano. Mentre tornavano verso la loro classe, Kat disse ad Erika, senza nessun tono particolare:
-Non pensi che Ren potrebbe essere geloso?
-Ren?- La ragazza alzò lo sguardo, con espressione sorpresa, e proprio in quel momento vide Ren che scendeva allegramente le scale con una bellissima ragazza bionda tutta gambe avvinghiata ad un braccio, ridente. Sorrise e si rivolse a Kat -Geloso di me? Non credo proprio.













 

 

Capitolino corto corto, gomennasai ^^' *chiede perdono in ginocchio*
E' che ho avuto qualche problema di salute ultimamente e taaaanto da studiare :\
Vi mando come al solito tanti baci e abbracci (e tante raccomandazioni di recensire!).
Ci vediamo al prossimo capitolo, ovvero il prima possibile! (l'ho già cominciato ;] )

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Capitolo 20
*** Imprevisti; ***


La telefonata con Celeste era stata illuminante, come sempre. Le aveva parlato di Daniele, della “questione sangue” e di come si era risolta e, cosa che le premeva più di tutte, se tenere o no segreta la loro relazione. Erika stessa si chiedeva che senso avesse una cosa simile, eppure l'idea che tutti sapessero di loro la turbava, in un modo che andava oltre il semplice imbarazzo. Al contempo, però, le sembrava stupido ed egoistico nascondere una cosa del genere, perfettamente normale. Così alla fine, sotto consiglio dell'amica, aveva deciso di smettere di tenere segreta la cosa. L'aveva detto anche a Daniele, che era d'accordissimo. Soprattutto perché, parole sue, voleva che gli altri ragazzi smettessero di guardarla come un bignè pronto per essere mangiato e che capissero che lei ora era la sua fidanzata. Era parso chiaro ad entrambi che il modo migliore perché tutti sapessero una cosa in tempo zero era scriverla su facebook, e infatti proprio in quel momento Erika stava salvando la modifica al suo profilo, da “single” a “fidanzata ufficialmente con: Daniele Aquilini”. Click. Fatto.
E ora doveva solo aspettare la baraonda di commenti, che non sarebbe sicuramente mancata. E infatti eccoli: le ragazze con complimenti e auguri, molto probabilmente coperture del sollievo per l'uscita di scena dal gruppo dei single della ragazza più gettonata della classe; i ragazzi con velato (chi più chi meno) disappunto e malcontento, con commenti che andavano da “peccato...comunque sia complimenti Dani” a “mai come ora vorrei avere il tasto NON MI PIACE ”. Erika rispose a qualcuno, poi spense il computer, decisamente stufa. Cosa gliene importava a tutti della sua vita sentimentale? Ripensò con un po' di rammarico ai tempi prima del liceo, prima di essere un vampira, quando nessun ragazzo si interessava mai a lei, quando neanche se avesse scritto
“sono appena stata sulla Luna!” con tanto di foto in tuta spaziale nessuno l'avrebbe considerata. Quasi certamente era l'unica ragazza del pianeta che odiava la popolarità, ma cosa ci poteva fare se gli occhi puntati addosso e l'invidia altrui non erano il suo pane quotidiano?

 


 

Qualche giorno dopo:

A scuola gli sguardi degli altri verso di lei erano cambiati, ma ad Erika non importava, sapeva solo che adesso poteva stare con Daniele quanto voleva, ed era come un sogno. Perfetto. E non doveva neanche svegliarsi, cosa poteva esserci di meglio? Non aveva mai considerato, però, che i sogni possono tramutarsi in incubi più in fretta di quel che ci aspettiamo, come successe quel giorno.
Era appena uscita da scuola, era sola e stava andando verso lo studio del medico di sua madre a ritirare una prescrizione. A quell'ora, l'una di pomeriggio, c'era poca gente in giro, erano tutti a pranzo. Le strade erano tranquille, fatta eccezione per qualche altro studente che, come lei, rincasava a piedi. Lo studio che doveva raggiungere era un po' fuori dal centro e non aveva nessuna voglia di andarci, ma sua madre l'aveva praticamente costretta e per di più non aveva nemmeno potuto farsi accompagnare da Daniele, che era dovuto filare a casa per poi andare dal dentista subito dopo mangiato. Il suo umore, in pratica, non era dei migliori. Calciando un sassolino trascinava avanti i piedi, finché finalmente non raggiunse la sua destinazione. La sala d'aspetto del Dottor Vernicelli era piccola, ma fortunatamente vuota: in un attimo Erika ottene quel che le serviva e tornò sulla strada di casa. Già dopo aver fatto pochi metri, però, si accorse di un gruppo di ragazzi che la stava seguendo. Erano in tre, camminavano silenziosi e si tenevano sempre a un paio di metri di distanza da lei. Potevano essere benissimo essere semplicemente un gruppo di amici che passeggiavano, ma l'istinto diceva ad Erika che erano lì per lei, e infatti quando si bloccò e si voltò verso di loro anche loro si arrestarono. Ritrovandoseli faccia a faccia poté notare che erano tra alunni della sua scuola, terzo anno. Le stavano sorridendo, ma in modo tutt'altro che amichevole.
-Ciao Erika!- Neanche il loro tono lasciva pensare a nulla di buono, ma lei rispose ugualmente al saluto, facendo però un passo indietro.
-Sai...sei una strana ragazza- Disse uno di loro con nonchalanche -Troppo bella per gli amici con cui esci, troppo bella per il tuo ragazzo...E poi quelle come te non dovrebbero riservarsi per una sola persona, per di più se si tratta di una nullità come quella, quindi che ne dici di far contenti anche noi, ora?- Le si era pericolosamente avvicinato, spingendola con le spalle al muro, mentre con il braccio le bloccava il suo. Le distanze fra loro erano quasi nulle. Ormai le loro facce erano a pochi centimetri di distanza e gli occhi di lui erano inchiodati sui suoi. Erika non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto scacciarlo ed affrontarli, era sicuramente più forte di loro, essendo una vampira. Eppure non si mosse, non ci riusciva. Si diede mentalmente della stupida mentre chiudeva gli occhi, ma li riaprì poco dopo: davanti a lei non c'era più il ragazzo, che era stato spinto via da qualcun altro. Un quarto ragazzo con il cappuccio della felpa calato a coprirgli il volto stava combattendo contro gli altri tre e pur essendo in svantaggio numerico li stava battendo senza batter ciglio. Assestava colpi potenti e precisi e si muoveva troppo velocemente perché gli altri potessero anche solo vederlo. In effetti i suoi movimenti erano troppo rapidi, quasi disumani, ed Erika capì il perché quando i suoi aggressori, sconfitti, corsero via doloranti e il ragazzo lasciò scivolare giù il cappuccio: Ren. Pur avendo intuito che fosse lui fin dall'inizio Erika provò un infinito sollievo nel vedere il volto del vampiro.
-Tutto a posto?
-Si, si, grazie. Ma come hai fatto ad arrivare proprio al momento giusto? Mi stavi seguendo?
-Non te, loro- rispose lui facendo un cenno nella direzione da cui erano scappati i tre tipi.- Li ho sentiti per caso parlare di te...in termini non esattamente buoni.
-Tutto questo per la fascinazione? -Tutto ciò era decisamente esasperante- E' così anche per le altre vampire?
-Le altre vampire non vivono fra gli umani, quindi il problema non si pone. Comunque in caso succedesse qualcosa saprebbero difendersi...e anche tu. Perché non hai reagito?
-Scusa, io ero troppo...spaventata. In quel momento mi sono dimenticata di tutto: di essere una vampira, di avere dei poteri, delle cose imparate negli allenamenti...mi sentivo solo una quattordicenne messa alle corde da dei ragazzi più grandi.
-Allora tutti gli allenamenti sono stati inutili!- ribatté secco lui.
-No che non sono stati inutili! Se la cosa fosse andati avanti probabilmente avrei reagito...
-Allora scusa se sono venuto a darti una mano, la prossima volta prenderò i popcorn e rimarrò a guardarmi lo spettacolo in pace.
-Non sto dicendo questo!- Erika stava urlando. Era ancora leggermente scioccata, ma anche delusa da se stessa e arrabbiata con Ren, soprattutto perché aveva ragione.
-E va bene, lascia stare- lui invece era calmo come se le emozioni neanche sapesse cosa fossero- Se ti ricapita una cosa del genere, però, dimmelo immediatamente. Che tu reagisca o meno. La nostra scuola potrebbe perdere improvvisamente alunni.- Detto questo girò i tacchi e se ne andò.
Erika rimase interdetta, ma poi le venne in mente che quell' “imprevisto” le aveva fatto perdere un sacco di tempo e così partì anche lei spedita nella direzione opposta, mentre si chiedeva fino a che punto poteva credere alle parole del vampiro. Davvero Ren era così protettivo nei suoi confronti? In qualunque caso, lei non voleva dargli la possibilità di esserlo di nuovo, voleva dimostrare a lui e a se stessa che poteva cavarsela da sola. Con questi pensieri per la testa, Erika svoltò nella strada che riportava al centro città, stanca come non mai, ma determinata.















 

 

Hola! :D Nuovo capitolo dopo solo una settimana! Merito degli applausi!
*vede palla di fieno che rotola* Ehmmm...dicevamo...
rieccomi qui a rompere le scatole allietare le vostre giornate!
Vi è piaciuto il capitolo? Allora lasciatemi una bella recensione ♥ Ciauuu

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Capitolo 21
*** Nessuno vuole che tu vada via; ***


Che stupida, che stupida era stata. Stupida per aver pensato che sarebbe andato tutto bene e doppiamente stupida per aver pensato che Ren avrebbe potuto tirarla fuori dai guai sempre e comunque. Erika, appena tornata a casa, aveva pensato meglio a quel che era successo con quei tre ragazzi, a quel che aveva detto Ren e a quel che aveva risposto lei. Stupidi entrambi. “La prossima volta saprò cosa fare” si era detta. Certo, come no. Aveva realizzato dopo che non avrebbe potuto difendersi, non da vampira almeno. Tre ragazzi se la prendono con una ragazza più piccola e chi vince? Lei ovviamente. Lei, che non aveva neanche mai fatto arti marziali e la cui mossa più potente erano sempre state le baciccole*, ora se ne andava in giro a prendere a calci la gente, ovvio. Tutto quello che aveva imparato andava bene se doveva difendersi da altri vampiri (le sarebbe mai capitato?) o in casi troppo seri per pensare a quel che sarebbe successo dopo, ma nella vita normale no. Come aveva potuto dimenticarsi che la sua vita era spaccata in due? Come aveva potuto credere che la sua natura inumana non le avrebbe dato più problemi? E soprattutto, come aveva potuto farlo Ren? Rabbrividì al pensiero di quel che aveva rischiato, maledicendo se stessa per avergli pure urlato dietro. Se qualcuno l'avesse visto e avesse avvertito la polizia la scuola lo sarebbe venuto a sapere e avrebbero convocato i suoi genitori...genitori che non aveva, o meglio che abitavano a centinaia di chilometri di distanza ed a cui poco importava del figlio, e a quel punto avrebbero scoperto che quel ragazzo era spuntato fuori dal nulla, che tutti i documenti erano falsi e che non aveva neanche una vera casa, e così lui avrebbe dovuto andare via, scappare... Ripensò a quando, mesi prima, non voleva altro che quel ragazzo sparisse insieme a tutti i cambiamenti che aveva portato in lei, e ora aveva il terrore che qualcosa glielo portasse via...Mentre era persa nella sua testa un'ombra scura passò davanti alla finestra di Erika. Lei la notò appena, ma si voltò ugualmente, per poi scuotere la testa.“Stai impazzendo” pensò “o meglio, la tua pazzia sta peggiorando”, ma dovette ricredersi quando un colpo sul vetro la fece trasalire. Con cautela si avvicinò alla finestra e l'aprì sporgendosi verso il buio esterno. Era quasi sera ma era ormai maggio e l'aria fresca le pizzicava piacevolmente la pelle. Si guardò intorno ma non sembrava esserci niente...stava per richiudere quando sentì un fischio basso arrivare dal terrazzo dei vicini proprio sotto di lei, e solo in quel momento notò il ragazzo accovacciato contro la ringhiera in ferro battuto.




-TU SEI COMPLETAMENTE PAZZO!
-No, non lo sono, e poi non mi ha visto nessuno...
-COSA NE SAI?!
-Lo so e basta. So il fatto mio, ragazzina.
Erika, furente, grugnì qualcosa e prese il primo oggetto che le capitò in mano, ovvero un peluche a forma di coniglio che stava sul suo letto, per scagliarlo contro al ragazzo. Ren non fece una mossa per schivarlo, anzi afferrò il pupazzo al volo con una mano sola, con odioso sorrisetto divertito in faccia che urlava “E' tutto qui quello che sai fare?”. Quell'espressione fece infuriare ancora di più la ragazza che ricominciò a urlare, ma per fortuna la casa era vuota e i suoi non sarebbero arrivati prima di mezz'ora e più, quindi nessuno li avrebbe disturbati.
-NON PUOI FARE SEMPRE QUELLO CHE VUOI!
-In realtà io posso, ragazzina.
-Perché continui a chiamarmi ragazzina? Ho un nome, ti ricordo!
-Lo faccio solo perché continui a strillare come una stupida ragazzina.- La sua voce era così gelida da far pensare che nelle sue vene, al posto del sangue, ci fosse del ghiaccio.
-Comunque- continuò -Perché ti preoccupi tanto?
-Perché?! Oh, giusto, perché mai dovrei preoccuparmi se tu te ne vai in giro a fare spider-man! E se ti vedesse qualcuno? E se ti riconoscesse qualcuno?
Lui si fermò un attimo a pensare, poi rispose sorridendo:
-Non succederà, te lo prometto.- Il suo tono tornato magicamente gentile e calmo tranquillizzò anche la sua interlocutrice, che rimaneva comunque scettica.
-Scusa, ma non mi accontento di una promessa!
-Dovresti invece, è la mia parola e vale più di quel che pensi. Ad ogni modo, credi che non ci abbia mai pensato? Al fatto che se mi beccassero dovrei mollare tutto e sparire, intendo.
Erika si era seduta sul letto poco prima e ora Ren stava facendo lo stesso. L'atmosfera della stanza era più tranquilla ora, e i toni di voce dei ragazzi si erano abbassati.
-No, in effetti...- ammise la vampira.
-Come sarei vissuto fino ad ora se non fossi in grado di badare a me stesso? Se fossi davvero incosciente come pensi?- Erika stava per buttar giù qualche scusa ma lui riprese il discorso -Comunque va bene così, perché se ti preoccupi tanto vuol dire che non vuoi che io vada via, e se c'è qualcuno che mi vuole io farò di tutto per restare.- Il suo sorriso, sincero e un po' amaro, svanì in fretta, in fatti il vampiro si voltò verso l'orologio appeso alla sua destra e capì che doveva andare: era tardi e quel che c'era da dire l'aveva detto. Mentre salutava l'amica aprì la finestra e ci poggiò un piede sopra, ma prima che sparisse fra i tetti la ragazza aveva ancora una cosa da dirgli.
-Ren!- chiamò -Qui nessuno vuole che tu te ne vada!
-Lo so!- rispose lui prima di saltare, le labbra piegate in un sorriso beffardo, un ultimo picco di incurabile vanità.

*traduzione dal genovese: colpetti dati con il dito medio facendolo partire dal polpastrello del pollice.


















 
Konnichiwa! (*^▽^*) Lo so, lo so...come oso non pubblicare niente per quasi
un mese e poi ripresentarmi con questo capitolino corto e insulso?

Beh, ragazzi, chiedo perdono ma a quanto pare alle mie prof febbraio non
piace proprio e hanno deciso di sfogarsi su di noi con verifiche e interrogazioni =_=

Ma non disperate! Infatti il prossimo capitolo l'ho già iniziato e in pochi giorni lo pubblico! Stay Tuned!
PS: certo che io avrei più voglia di scrivere se qualcuno recensisse
e mi dicesse come sto andando ç.ç Vabbè, conto su di voi per questo capitolo!
*non se le fila nessuno lo stesso*
Baci e abbracci XOXO
 

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Capitolo 22
*** Sogni...premonitori?; ***


Quando Erika aprì gli occhi era...sott'acqua. Non si spiegava come ma era immersa per metri e metri nell'acqua scura, eppure riusciva a respirare. Con grandi movimenti della braccia fece un giro su stessa e si guardò intorno: acqua, buio e altra acqua. Non c'era un pesce, ne si vedeva qualunque altra cosa tipo, che ne so, la corda di una boa. Non si scorgeva neppure il fondale, sotto di lei. La ragazza decise allora che era meglio seguire quella che sembrava essere la luce fioca proveniente dalla superficie e cominciò la sua risalita. Solo quando iniziò a nuotare prese coscienza di ciò che indossava: non il pigiama con cui era andata a letto ma quella che sembrava essere una camicia da notte di tessuto leggero bianco, lunga oltre le ginocchia e chiusa in alto da tre bottoni. La stoffa era morbida e non le intralciava i movimenti, anzi, si sentiva libera e veloce, attraversava l'acqua come se non avesse densità, mentre la luce andava via via intensificandosi. Quando finalmente la sua testa riemerse rompendo la superficie piatta ed uniforme del mare (se il mare era) capì da dove proveniva quella luce: la luna piena. Erika ebbe solo un momento per ammirare incantata il gigantesco globo bianco riflettersi nell'acqua, perché la sua attenzione fu catturata dalla scena raccapricciante che si stava svolgendo a qualche metro da lei. C'erano due ragazzi, un maschio e una femmina, sopra l'acqua: le punte dei loro piedi nudi sfioravano appena la superficie, creando lievi increspature. Lui, vestito in abiti scuri, jeans e maglietta, sorreggeva lei, che aveva un morbido abito azzurro lungo fino al ginocchio e smanicato, svenuta fra le sue braccia. Ma la cosa che fece inorridire Erika era il rivolo si sangue che scendeva lungo il collo della giovane, partendo da due buchi dove fino a poco prima dovevano essere piantati i canini dell'altro, ancora sguainati e in bella mostra. Erika non riusciva a vedere nessuno dei due in faccia: lei era voltata dall'altra parte e lui era chinato e i capelli lo coprivano, però...ecco sì, ora stava alzando il capo, ancora un po' e avrebbe capito chi era, ancora un po'... Buio. Prima che la vampira potesse vedere il suo simile tutto si fece buio, era sparita la luna, l'acqua intorno a lei e i due ragazzi sopra ad essa. Ma l'incubo non era finito. Ora c'era un uomo di fronte a lei: alto e avvolto in un completo blu scuro che le ricordava il mare di poco prima. Neanche stavolta riusciva a vederne il volto, che era come nascosto da una specie di ombra scura, che lasciava però intravedere un sorriso soddisfatto. L'uomo teneva in mano una strana ascia, sembrava molto antica, lavorata e piena di intarsi. Lei era lì, immobile, come lui, che sembrava non averla notata affatto, fin quando non alzò lo sguardo (o almeno così credette Erika, non riuscendo a vedergli gli occhi) e di colpo si animò, tirò indietro il braccio per poi scagliare contro l'arma. La ragazza rimase paralizzata, scioccata da quel che stava succedendo, e l'unica cosa che riuscì a vedere chiaramente fu un particolare strano: l'uomo portava al collo una minuscola bottiglia di vetro contenente una strana polvere verde inteso. Fu l'ultima cosa che vide, a parte la lama dell'ascia che schizzava verso di lei ed, infine, la colpiva.
Erika capì che era stato veramente solo un sogno soltanto quando toccandosi il petto non sentì la ferita che avrebbe dovuto provocarle l'ascia che quel tipo le aveva appena lanciato, ma questo non aiutò a calmarla. Si tiro su e notò che doveva aver scalciato parecchio: le coperte erano dappertutto tranne che addosso a lei. Aveva il fiatone come se avesse appena smesso di correre, così, sicura che per un bel po' non avrebbe chiuso occhio, si era alzata ed era andata in cucina a bere un po' d'acqua.Si girava il bicchiere, ormai vuoto, tra le dita, mentre ripensava a quel che aveva sognato poco prima, e più ci pensava più credeva che quello non era un sogno normale. Non poteva esserlo. Nei sogni normali non senti la sensazione dell'acqua sulla pelle, non hai la chiara concezione del tuo corpo, non sai che puoi realmente decidere cosa vuoi fare e dove vuoi andare, ne' provi sensazioni così forti e reali come quelle che che aveva provato lei. Ripensò all'ultima volta che aveva un sogno fuori dal normale: era stato quando aveva scoperto cos'era successo l'ultima notte di vacanza, quando aveva capito di essere una vampira. Beh, in realtà quello non era un sogno ma un flashback, ma stavolta non poteva essere la stessa cosa, sia perché se davvero tutto questo fosse stato reale lei non sarebbe stata ancora tutta intera, sia perché la prima volta aveva chiaramente capito che quello che aveva visto era qualcosa di vero, che aveva però dimenticato, mentre ora non ci capiva nulla. Poi un'idea le balenò in testa: se l'altro sogno le aveva mostrato il passato, possibile che questo le avesse anticipato il futuro? No, certo che no, i sogni premonitori erano roba da vecchiette credulone...un attimo, lei era una vampira e stava negando l'esistenza di un'altra cosa fuori dal normale? “La gente non crede nella tua, di esistenza” si disse “e neanche tu ci credevi, ma ora, beh...negare la propria esistenza è difficile. Quindi perché negare che quel sogno mi stesse dicendo qualcosa sul mio futuro?” La risposta era semplice: che razza di futuro era? Sarebbe diventata una specie di sirena e avrebbe assistito alla vampirizzazione di una ragazza, poi sarebbe arrivato un simpatico tipo che le avrebbe tirato un'ascia medioevale addosso e fine della storia. Bello. Magari, però, il tutto andava interpretato in un modo differente, meno “letterale”...ma ora era tardi e non era un buon momento per ragionare sul significato dei vari elementi di un sogno e su cosa volessero dire. Rabbrividendo al ricordo della lama affilata così vicina a lei, mentre tornava in camera sperò con tutta se stessa che quegli indizi avessero un significato diverso da quello che credeva lei.



 

Il giorno dopo:

Era lunedì e si tornava a scuola. L'orologio segnava le 7:48 quando Ren raggiunse Erika nel piazzale dove gli studenti attendevano il suono della prima campanella della giornata. Sembrava diverso da solito: occhiaie scure e un'espressione tesa campeggiavano sul suo volto.
-Qualcosa non va?- chiese Erika subito dopo averlo salutato.
-Niente. Tutto a posto.
-Davvero? Hai una faccia...
-Sì? Se è per questo anche tu hai la faccia di una che ha fatto le ora piccole...
-In effetti è vero...ho fatto un sogno strano che mi ha tenuta sveglia per un pezzo...
Alla parola “sogno” lui si rianimò e subito chiese:
-Un sogno? E cosa succedeva?
-Ero sott'acqua ma riuscivo a respirare. Quando sono riemersa c'era un vampiro che mordeva una ragazza, ma non li vedevo in faccia, comunque loro erano in piedi sull'acqua...poi è scomparso tutto e mi sono trovata di fronte un uomo in abito elegante che mi ha tirato contro un'ascia. Sono riuscita a notare che al collo aveva una boccetta con della polvere verde dentro, poi l'ascia avrebbe dovuto colpirmi, ma mi sono svegliata. Comunque riuscivo a vedere in faccia neanche lui, anche se era voltato verso di me, qualcosa mi ostacolava la vista...Fatto sta che poi per un po' non ho chiuso occhio.
L'espressione di lui si incupì e non rispose.
-Perché fai quella faccia? Per te qualcosa di quel che ho detto ha senso? Sembrava tutto così reale...
-No, decisamente no. Era solo un sogno, non farti condizionare come i bambini.
E ora perché quell'aria fredda? Cosa le stava nascondendo? E soprattutto, perché? Che cosa sapeva che lei ignorava? Tante domande le frullavano in testa mentre vedeva il vampiro allontanarsi per raggiungere i suoi compagni di classe. Lui invece non gliene aveva fatta neanche una, non sembrava affatto sorpreso mentre lei gli spiegava il sogno, quasi come se l'avesse già sentito. O visto. Visto in sogno...magari aveva fatto il suo stesso sogno, quella notte. Ma allora perché non dirglielo? Forse lui aveva visto qualcosa in più di lei: i volti delle persone, oppure se avevano detto qualcosa... “O forse, Erika, ti stai solo facendo prendere dalla teoria del complotto. La campanella è suonata, sali in classe e pensa al compito di storia invece che a questi ingarbugliamenti mentali.” Facile a dirsi, ma ci sarebbe davvero riuscita? Ormai si sentiva il ruolo da detective cucito addosso.

 













 


Sssshalve! Come va? ^-^ Rieccomi con un nuovo capitolo!
Che ve ne pare? Ditemelo con una recensione!

Non siate timidi e ditemi cosa può significare secondo
voi lo strano sogno di Erika. Magari qualcuno ci azzecca!

Ci rivediamo al prossimo capitolo, ovvero il prima possibile! Ciauu :D

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Capitolo 23
*** Cambiamenti; ***


Kat era seduta su una panchina, con l'aria non più tanto fresca a scompigliarle i capelli e le chiavi di casa in mano che tintinnavano ogni qual volta se le rigirava fra le dita. Stava aspettando Anna, Andrea e Ren, ma era in largo anticipo; Erika invece non c'era, aveva una visita medica, per oggi non l'avrebbero vista. Meglio così, pensò lei, in fondo ultimamente se c'erano sia Erika che Ren l'aria si faceva troppo tesa per far finta che non ci fosse nulla che non andava...e le cose erano così da più di due settimane. Era estate (o quasi, ma era bello pensare che lo fosse già), la scuola era agli sgoccioli, faceva caldo, abbastanza caldo da starsene in pantaloncini corti, canotta e copri-spalle di cotone, giusto per riparare un po' da quel vento che ogni tanto faceva venire la pelle d'oca, cosa che poteva anche essere trovata piacevole; c'erano i suoi amici e giornate sempre più lunghe per poterci passare del tempo, c'erano tante cose da fare...era tutto perfetto, anche il parco intorno a lei: più rigoglioso che mai, colorato da mille fiori e rallegrato dal canto degli uccelli; eppure non erano giorni felici, tanto meno perfetti, di risate e scherzi stupidi, di gelati e passeggiate sul lungomare. No, non lo erano da quando Erika credeva che Ren le nascondesse qualcosa e non si fidava più di lui, allora lui si arrabbiava con lei perché lei non si fidava e lei se la prendeva con lui perché sia arrabbiava perché...ok, basta, si è capito. Fatto sta che la situazione era quella, ed era in fase di stallo dalla mattina stessa in cui era nata, ovvero quando Erika si era presentata a scuola con delle orribili occhiaie nere e uno strano sogno da raccontare. Un sogno misterioso e inquietante che aveva lasciato tutti a bocca aperta, fatto salvo per Ren che, a detta di Erika, non aveva fatto una piega. “Come se sapesse già come andava a finire prima che io glielo dicessi” aveva detto lei, partendo poi con la storia che c'era qualcosa che lui non voleva dirle. Storia che non era poi tanto difficile da credere, dato che da quel momento Ren aveva preso a comportarsi in modo strano, più freddo e distaccato, soprattutto con Erika, ma anche con loro che non c'entravano nulla...si lasciò scappare un sospiro, ma si accorse che in effetti non era da lei. “Di che cosa ti stai lamentando? In realtà va tutto bene, benissimo! Una vita piena di amici vampiri, oscuri misteri, arcani messaggi mandati in sogno e complotti segreti è tutto quel che hai sempre sognato e creduto impossibile, ed ora invece è la tua “nuova normalità”, cosa può esserci di meglio?” Eh già, lei era così, non la spaventava nulla, era tutto eccitante e mitico, quella che per Erika era una condanna per lei era un'opportunità. Sarà che per lei i vampiri erano sempre esistiti, avendo letto tutti quei libri che li vedevano protagonisti, sarà che forse non ci aveva mai creduto fino in fondo che erano solo una fantasia, una leggenda metropolitana...per quel motivo l'avevano spesso considerata un'eterna bambina, una ragazza che non si decideva a crescere pur di restare per sempre nel suo mondo delle favole. Le scappava da ridere al pensiero che in realtà gli stupidi erano proprio quelli che le rivolgevano tali accuse, ora che lei sapeva mentre loro era ancora ignari che quelle “favole” erano effettivamente reali, e camminavano in mezzo a loro. Sorrise e riprese a far roteare le chiavi, dato che ancora non si vedeva nessuno.
Stava ancora facendosi viaggi mentali su come la sua vita sembrasse la trama di un libro che aveva letto un paio d'anni prima quando vide Ren arrivare dal bosco. Portava dei jeans scuri al ginocchio e una maglietta grigia, i colori non erano proprio il suo forte. Camminava a testa bassa e teneva qualcosa fra le mani...Kat fece appena in tempo a capire che si trattava di un foglio che lui alzò lo sguardo e la vide, allora ripiegò in fretta il pezzo di carta e se lo infilò in tasca con aria cupa, mentre le veniva in contro.
-Ciao!
-Ciao! Tutto bene?- chiese lei facendo un cenno verso la tasca dei suoi pantaloni.
-Sì, sì...non è nulla.
-Davvero?
-Sì Kat, davvero, non è nulla.- disse lui puntando gli occhi nei suoi e facendole capire che non era affatto “nulla” ma che comunque non gliene avrebbe parlato, perciò insistere non serviva.
-Ok...Ad ogni modo, indovina quanto ho preso di chimica? Otto!
-Otto?! Fantastico, brava!
-Grazie, ma è tutto merito tuo!
Kat odiava chimica con tutto il cuore, e qualche giorno prima aveva avuto una verifica. Parlandone con gli altri era saltato fuori che Ren se la cavava piuttosto bene con chimica, così poteva aiutarla a studiare. Era andata a casa sua ed aveva scoperto che “piuttosto bene” stava in realtà per “di giorno sono il ragazzo che conosci, ma di notte sono un chimico di fama mondiale che ha vinto più nobel di quante stelle tu possa contare in cielo”, o almeno lei, ignorante in materia, la vedeva così...In un pomeriggio aveva recuperato due mesi di lezioni che fino al quel momento le erano sembrate impossibili. Ren si era rivelato un ottimo insegnante, paziente e comprensivo. Era un ragazzo indubbiamente molto intelligente e, prima di andarsene di casa, doveva aver avuto un'ottima istruzione perché ora a scuola aveva una media invidiabile pur aprendo i libri di rado. “Non mi piace rimanere chiuso in casa a fare la muffa” le aveva detto un giorno “Preferisco stare fuori col vento in faccia, a godermi la calma del bosco e rumori dei suoi abitanti”. Lei aveva amato quelle parole, lo facevano sembrare un personaggio di un romanzo, il tipico lupo solitario che vive nel mondo dei suoi pensieri. In effetti Ren non era cambiato del tutto da quando lo avevano conosciuto, amava ancora starsene da solo, girare di notte per confondersi con le ombre, cacciare in pace lontano da tutto e da tutti. Cosa che in realtà non capitava molto spesso da quando c'era Erika, che, se poteva, preferiva sempre non andare a caccia da sola, anche perché non ci si era ancora abituata. In effetti ci aveva messo parecchio tempo ad abituarsi a tutto e ancora adesso, con lei, a discutere di vampiri non se ne parlava neanche. Ed era un peccato, perché a Kat sarebbe tanto piaciuto saperne di più, ma nemmeno a Ren poteva chiedere molto...non si sa mai, magari rischiava di far riaffiorare qualche ricordo spiacevole...“Chissà com'era, quand'era ancora a casa sua...” ci pensava spesso a come doveva essere stato Ren, le sarebbe piaciuto averlo incontrato prima. E se davvero si fossero incontrati qualche anno prima, lui cos'avrebbe trovato di diverso dalla Kat di adesso? Lei era sempre lei, quell'allegra, vivace, pazza ragazzina che non si decideva a crescere e che viveva in un mondo tutto suo, non era cambiata...ma era un bene o no? “In tempi che continuano a cambiare, voi continuate ad andare avanti senza cambiare mai” diceva il testo di una canzone* che le piaceva molto. La cantante riferiva la frase alle sue amiche in modo positivo, per lei erano un punto di riferimento fisso in mezzo a un universo in movimento...ma era davvero giusto? Essere “fissi” voleva dire non lasciarsi cambiare dalle circostanze o significava forse non crescere affatto? Alle medie le prof avevano ripetuto migliaia di volte che l'adolescenza è il periodo dei grandi cambiamenti...e lei allora? Che aveva di sbagliato?
-Ehiii...Terra chiama Kat! Mi stai ascoltando?
-Ehm...cosa? Sì! Cioè...veramente no. Che hai detto?
-Niente di importante. Tu a cosa pensavi, piuttosto?
-Pensavo che...-La ragazza si bloccò un attimo, per poi riprendere, con voce decisa- Ren, mi trovi diversa?
-Diversa? In che senso?
-Da quando ci siamo conosciuti...sono cambiata? Perché mi sembra di rimanere sempre uguale...
-E allora?
-E allora non va bene! O almeno credo...
Lui puntò gli occhi scuri sui suoi prima di risponderle, con voce gentile ma convinta:
-No, non sei cambiata. E sai cosa? E' fantastico! Guardati intorno: tutto cambia in continuazione, il mondo, le persone...Riuscire a rimanere se stessi fra tutte queste variazioni è una cosa di cui andare fieri! Sei una costante, un punto d'appoggio per chi ti sta intorno, questo ti rende preziosa e unica.
Kat rimase a bocca aperta per quello che il vampiro le aveva appena detto, ma ancora non era convinta.
-E tu allora? Devi ammettere che sei cambiato un sacco da quando sei arrivato qui, mi stai dicendo che te ne penti?
-E' vero, sono cambiato, e l'ho fatto per lasciarmi dietro il passato. Ma ora comincio a pensare che quello che sembrava un miglioramento potrebbe non rivelarsi davvero tale, soprattutto ora che il passato reclama, e io mi accorgo che potrei non essere più pronto.
La ragazza era stata così attenta a cosa stava dicendo il suo interlocutore che non si era nemmeno accorta che lui si era infilato una mano in tasca e ne stava estraendo qualcosa, così, prima che lei potesse chiedergli spiegazioni, lui aveva già ripreso a parlare.
-Ecco, volevi sapere di questa, vero?- chiese lui mostrandole il foglio che stava leggendo quand'era arrivato al parco- E' un invito. Un invito piuttosto forzato a tornare a casa.


*la canzone in questione è Tabidatsu Kimi E di RSP















 

 

Allora, prima di tutto una distanza di settimane tra un'uscita e l'altra
è veramente indecente come cosa, poi neanche 100 righe per ogni capitolo?
Ma chi cavolo è che la scrive sta fanfiction? Ah, io? Beh, ma allora ditelo eh...
-semi cit.

 

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Capitolo 24
*** \\\AVVISO\\\ ***


///AVVISO///






 
Salve a tutti! Oggi pubblico questo avviso invece di un capitolo per informarvi che per il momento la storia va in pausa. Ho preso questa decisione perchè ultimamente ho sempre meno voglia di scrivere, anche se in effetti non voglio pensare di doverla abbandonare qui perchè mi sembra ingiusto, perciò probabilmente riprenderò, ma non ne sono ancora sicura. Da una parte vorrei concludere, visto che ormai siamo al 23° capitolo, ma dall'altra mi sembra inutile continuare una storia che ormai non interessa più a nessuno, o così pare a me. Non che scriva per le recensioni e le visualizzazioni, ma almeno quelle mi danno un'idea di come me la sto cavando... Se a qualcuno dispiacesse veder inconclusa 'Sotto il segno della croce' per favore me lo scriva, se vedo che qualcuno vuole sapere come va a finire magari torna anche a me la voglia di proseguire, altrimenti amen.
Un bacio a tutti quelli che hanno letto questo avviso, buona Pasquetta ♥

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Capitolo 25
*** Ricatto; ***


-CERTO CHE NON PUOI!
-COME SAREBBE A DIRE CHE NON POSSO? TU NON DECIDI PER ME!
-SI', MA E' PUR SEMPRE CASA MIA E NON PUOI AUTO-INVITARTI!
Erika fece una specie di grugnito esasperato per poi urlare contro Ren che con lui non si riusciva a discutere. In effetti era la seconda volta che glielo diceva, ma ne era convintissima. Per quale accidenti di motivo aveva voluto dirle che appena fosse finita la scuola sarebbe partito per tornare (momentaneamente) a casa, se poi non voleva che venisse anche lei? Doveva aspettarselo, lei era una vampira “novellina” e non c'era modo migliore di conoscere per bene la sua razza che andare per un po' di tempo in una corte vampiresca. Ok, ok...in realtà quello era solo una piccola parte delle sue motivazioni, principalmente voleva venire a conoscenza di cose su Ren che sicuramente lui non le avrebbe mai detto, e magari scoprire ciò che le stava tenendo nascosto da fin troppo tempo. Certo, sui genitori del vampiro non sapeva quasi nulla e una parte di lei (una parte abbastanza consistente, a dir la verità) era terrorizzata all'idea di cosa e chi avrebbe trovato partendo con il vampiro, ma Erika cercava in tutti i modi di zittire quella se stessa fifona, anche se forse era la più razionale. Ad ogni modo, la sua decisione l'aveva già presa, ora doveva solo farla accettare a tutti gli altri.
-Immagina anche, per due secondi, che io ti dica di sì: cosa diresti ai tuoi genitori? “Ehi ciao, io vado a dormire da Anna per tipo un mese”?
-Mi inventerò qualcosa, un viaggio di studio per esempio. Se ci organizzassimo bene potremmo riuscire a fargliela bere, ci verrà in mente qualcosa!
-Tu sei tutta matta...e comunque la mia risposta non cambia!
-Ma perché no?!
-Per l'ultima volta: i miei sono pericolosi, e se mi hanno richiamato ci sarà sicuramente qualcosa sotto. Andare lì è già una pessima idea per me, figurati per te. Non si sa mai cosa si faranno venire in mente per incasinarmi un po' la vita, quindi vorrei evitare di dargli altre pedine con cui giocare.
-E quindi io sarei una pedina??- Erika si fermò un secondo a riflettere su ciò che aveva appena detto, mentre un'idea cominciava a formarsi nella sua mente -Bene, è perfetto! Se, come dici, per i tuoi sarei un bel burattino con cui divertirsi, ciò significa che avrebbero piacere ad incontrarmi, perciò se io semplicemente mi presentassi lì loro non mancherebbero di aprirmi il portone...- Vide il ragazzo sbiancare di colpo e fissarla scioccato -Ho fatto centro, vero?
Ren si ricompose in fretta e la guardò furente -E' un ricatto?- sibilò tra i denti. Erika annuì compiaciuta, allora lui fece mezzo passo indietro con la testa abbassata, come qualcuno che stia incassando un colpo, ma quando si ritirò dritto sorrideva, un sorriso a metà fra l'ammirazione e l'astio -Va bene vampira, hai ragione. Conosco i miei genitori e so che non si lascerebbero scappare un'occasione come questa...voglio darti ancora una possibilità di cambiare idea: ne sei sicura? Ti senti davvero pronta?- Erika non fiatò, né staccò gli occhi da quelli di Ren, quasi in segno di sfida. Lui sospirò -Hai vinto. Per me puoi venire...comunque sono aperte le scommesse su quanto passerà prima che te ne penta. Puoi ripensarci quando vuoi, ricordatelo.
Senza aggiungere altro, Ren si voltò e oltrepassò la porta del soggiorno di casa della ragazza, lasciando Erika sola, con un “non succederà!” che le moriva in gola: mentre guardava il vampiro andare via un senso di inquietudine le cresceva dentro. Forse in realtà non si aspettava davvero di convincere Ren, così non aveva ancora pensato concretamente al fatto di andare alla reggia dei Vandair. Dovette ammettere, controvoglia, che l'idea la terrorizzava. Non l'avrebbe mai ammesso in sua presenza, ma Ren aveva ragione: era probabilmente un posto pericoloso e lei non sapeva minimamente cosa aspettarsi. Decisioni affrettate e imprudenti, al solito. Ma ormai quel che era fatto era fatto, farsi i complimenti per l'accortezza non avrebbe aiutato. Piuttosto era il caso di pensare a cosa dire ai suoi, dato che anche su quell'aspetto Ren aveva ragione (ma di fesserie non ne diceva mai?). Doveva architettare qualcosa di credibile e preciso, senza neanche una falla...si buttò sul letto con carta e penna, sperando di concludere qualcosa di buono.


 

Dannata, dannata ragazza! Ren imprecò contro Erika e contro se stesso: lei per averlo ricattato, lui per non essere riuscito a dissuaderla dal venire. Camminava in fretta per la città, ma non vedeva la strada, in testa aveva solo il ricordo di quel sogno, terribile e così reale...la ragazza bionda, l'acqua che scompariva per diventare una stanza totalmente bianca, con dentro solo Erika e quell'uomo...già, quell'uomo che Ren non chiamava per nome ormai da molto tempo.















 

 

Ehiiiiii :D I'm back people!! Alla fine l'estate mi ha portato influssi positivi e ho deciso di riprendere la fanfiction C:
Scusate se il capitolo è corto ma perlomeno ora potrò aggiornare con cadenza quasi settimanale!
Fate i bravi e ditemi cosa ne pensate della storia con una recensione, non vi mangio!
Voglio ringraziare chi mi ha scritto chiedendomi di non mollare la ff, siete stati carinissimi ♥

Ci vediamo presto con altro capitolo, baci e buone vacanze! :*

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Capitolo 26
*** "Viaggio di studio"; ***


-Ricapitoliamo: dici ai tuoi che hai vinto una vacanza studio in Austria grazie alla classificazione alle Olimpiadi della Fisica, un mese all'Istituto di Scienze Fisiche e Chimiche di Iinnsbruck. Partenza il 27 giugno con il volo AJ-744 delle 9:25, ritorno il 26 luglio, volo LT-965, ore13:51. Costo totale del viaggio 390€ . In viaggio ci vanno tutti i dieci studenti della nostra scuola che si sono classificati, fra cui c'è anche Ren. Sta tutto scritto qui, sulla falsa lettera con tanto di logo e timbro della scuola. Per ogni evenienza si potrà chiamare l'assistente al 340 8747715, che poi sarebbe mia cugina, che si sta studiando la sua parte. Tutto il resto verrà improvvisato.
Appena Anna finì di parlare rimase a fissare le facce dei suoi amici: Andrea e Kat erano stupiti, come del resto Ren, benché nella sua espressione ci fosse anche una sorta di risentimento verso quel piano così perfetto che distruggeva le sue speranze di veder Erika rimanere a casa. Erika stessa era leggermente scioccata dalla precisione del suo piano, sebbene ci fosse voluta una settimana a metterlo in piedi: si era dovuto pensare a una buona idea, cercare i voli adatti e a poco prezzo, trovare una scuola austriaca a cui “rubare” il nome, preparare la lettera da dare ai suoi genitori falsificando timbro e firme, e soprattutto parlare con quella santa della cugina di Anna, Agnese. Agnese era una ragazza un po' ribelle e molto indipendente, che supportava le iniziative degli altri ragazzi di fare cose per conto proprio, purché non fossero pericolose. Certo, si erano dovuti inventare una storia anche per lei: Erika e Ren erano due ragazzi con una passione per il disegno grafico che, essendo ostacolati dai genitori nel seguire il loro sogno, volevano andare ad una famosa scuola d'arte austriaca per migliorarsi. E così, menzogna su menzogna, si era formata tutto il loro grande progetto, un castello di carte che non potevano permettersi di far crollare.
-Va bene- disse Erika, rompendo il silenzio -Stasera parlo con i miei genitori, incrociamo le dita.



 

-E così vorresti andartene un mese in Austria, eh?- Sandra Castiglia era appoggiata al bancone della cucina di casa sua e guardava la figlia. -Sicura che poi non ti vengano i ripensamenti? Un mese lontano da casa, da sola, a studiare, mentre i tuoi amici vanno al mare a divertirsi è duro da reggere!
-Zero ripensamenti, tranquilla! Primo: non solo da sola, c'è anche Ren, e poi mica studiamo tutto il tempo! Secondo: per andare alla spiaggia ho gli altri due mesi di vacanza, bastano e avanzano!
-Beh...tu cosa ne dici, Roberto?
-A me sembra un'ottima idea! Certo, mi mancherà la nostra bambina, ma un viaggio con soggiorno in una scuola così prestigiosa offerto dalla scuola è un'occasione da non perdere! L'importante è che ci chiami ogni giorno e che ti comporti bene, niente scemate solo perché non ci siamo noi a controllarti!
-Non c'è problema papà, ho la sensazione che gli istitutori austriaci saranno anche più severi di voi! Non ci lasciano neanche uscire senza accompagnatori, c'è scritto.
-Immagino che non ci sia nessun motivo per dire di no, allora...comunque prima voglio chiamare il numero segnato qui per chiedere qualche altro chiarimento!
-Perfetto mamma, grazie mille!- Erika si buttò al collo di sua madre, mentre il sollievo la invadeva: era quasi fatta, grazie al cielo.



 

-Ehiii, che fine avevi fatto?- Sbottò Kat mentre Erika raggiungeva lei e gli altri alla fontana del parco.
-Scusate, dovevo finire inglese, quella stronza ci riempie di compiti nonostante manchino solo pochi giorni alla fine della scuola!
-Già, e mancano pochi giorni anche alla vostra partenza, vero?- Chiese Andrea, dritto al punto. Erika rimase un momento in silenzio, per poi mostrare un sorriso a trentadue denti e rispondere allegra:
-Sì, esatto! I miei genitori sono completamente convinti, Agnese ha recitato benissimo e anche io mi sono data da fare sottolineando in ogni momento buono quanto utile sarebbe stato questo viaggio!
Anna, Kat e Andrea saltarono letteralmente addosso all'amica e l'abbracciarono: erano felicissimi che il piano fosse andato a buon fine, più per l'orgoglio di esserci riusciti e per il sollievo di non essersi fatti beccare, cosa che avrebbe portato casini così grandi che nessuno voleva mettersi ad immaginarli, che per quello che si erano effettivamente conquistati: un soggiorno di un mese per la loro amica in una tenebrosa casa dei vampiri, sconosciuta e probabilmente pericolosa, di cui soltanto loro erano a conoscenza. Certo, all'inizio anche loro si erano detti contrari, avevano protestato e si erano opposti, ma poi, come con Ren, Erika aveva fatto valore le sue ragioni e loro, da buoni amici, l'avevano sostenuta nella sua battaglia.
Erika ovviamente non aveva escluso neppure la fidata Celeste, che, al contrario, era l'unica a conoscenza dei reali timori della vampira verso ciò che l'aspettava, delle sue paure e dei suoi sospetti. Erika aveva promesso di continuare a chiamarla anche dall'Austria, ma le aveva già anticipato che non le avrebbe potuto dirle segreti ed altre cose personali, una volta là, in quanto “una caratteristica della villa è di avere i muri con le orecchie”, o almeno così aveva detto Ren. Niente privacy, insomma. In fondo, però, Erika si chiedeva se fosse davvero così. Ren era cresciuto in quella casa e che avesse avuto un infanzia e soprattutto un'adolescenza non troppo felici era ormai risaputo, possibile che questo avesse distorto i ricordi? A volte si chiedeva se fosse davvero come diceva il ragazzo, oppure se, semplicemente, lui stava ingigantendo le cose e ora loro si preoccupavano per problemi inesistenti. Era una possibilità anche quella, ed era probabilmente la migliore. Sarebbe stato quasi comico se dopo tante preoccupazioni e trip mentali si fosse ritrovata accolta calorosamente da delle persone normalissime (immortalità a parte), gentili e disponibili. Sarebbe stata una bella storia da raccontare una volta tornata! Ci sperava, in fondo altro che sperare non poteva fare.
Per tutto il pomeriggio non si parlò più dell'Austria e lo stesso il pomeriggio dopo e quello dopo ancora. Per due settimane non si tornò sull'argomento, per due settimane sarebbero stati solo dei normali adolescenti che si godevano l'estate andando al mare e mangiando gelati.
Poi, però, non si poté fare a meno di tirare di nuovo la questione in ballo: era il momento della partenza e dei saluti, delle valigie e dei preparativi...era la sera del 26 giugno, e non molte ore dopo un aereo sarebbe partito alla volta dell'Austria con due giovani vampiri fra i passeggeri.
















 

Buonasera a tutti! Come promesso arrivo con un nuovo capitolo
con solo una settimana di distanza dall'altro, non ci credo neanche io!

Allora...in questo capitolo succedono (finalmente) parecchie cose,
come vi è sembrato? Potete dirmelo in una recensione! c:

Baci e abbracci a tutti, XOXO

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Capitolo 27
*** Laus Familiaribus; ***


Un vento leggero sferzava lo spiazzo davanti all'aeroporto mentre Erika salutava con baci e abbracci genitori, amici e fidanzato. Nel frattempo tentava di convincere i primi a lasciarla entrare da sola, altrimenti avrebbe fatto una figuraccia essendo l'unica accompagnata dai genitori, o almeno questo dovevano credere loro. In realtà il problema era che se fossero entrati si sarebbero accorti che non c'era nessun gruppo di studenti, né insegnanti o accompagnatori dell'agenzia di viaggi-studio. Per fortuna, però, avevano già previsto anche quello, e infatti a momenti...
-Guarda, mamma, c'è Ren!
Il ragazzo era appena spuntato nel piazzale, armato di valigia, e li stava salutando con la mano.
-Conviene che mi sbrighi e vada con lui, in due non ci perderemo!- Fece la ragazza, e senza dare il tempo alla madre di rispondere le schioccò un bacio sulla guancia, fece un ultimo cenno ai suoi amici, in piedi di fronte a lei, salutò con bacio a stampo Daniele e partì di corsa (per quanto uno possa correre trascinandosi dietro tre valige) per raggiungere il vampiro, che intanto si era fermato ad aspettarla.
Entrarono insieme e non si persero di vista un secondo. Per Erika era la seconda volta in aereo, mentre Ren sembrava sapere bene come muoversi. Non si persero neanche una volta, non dovettero correre a perdifiato per il ritardo e non si fecero mancare neanche una pausa spuntino. Quando finalmente poterono salire sull'aereo Erika pensò che il viaggio non stava cominciando affatto male; i bagagli erano sistemati, loro erano a pancia piena e seduti comodi sui sedili, all'interno dell'aereo faceva fresco al punto giusto...la ragazza ripensò all'ora che segnava la sveglia quando aveva aperto gli occhi quella mattina e si concesse un riposino da cinque minuti, per non arrivare già stanca.



 

Il “riposino” si era leggermente allungato e aveva finito col prendere tutto il viaggio. Quando Ren le prese un braccio e cominciò a scuoterla lentamente si sentiva già l'hostess chiedere di allacciarsi le cinture e spegnere i cellulari, così Erika capì subito che stavano già per arrivare. Si tirò su per vedere fuori dal finestrino: uno spettacolo stupendo. Sotto di loro la città di Iinnsbruck si faceva sempre più grande, mentre l'aereo puntava verso la pista d'atterraggio. L'aeroporto si rivelò grande almeno il doppio di quello da cui erano partiti, zeppo di gente che si affrettava a raggiungere parenti o ritirare bagagli, bambini in lacrime ed altri che dormivano tranquilli nelle culle, gruppi di studenti che continuavano a sparpagliarsi malgrado i richiami dei professori...Il caos non fermò Ren che partì spedito verso il recupero bagagli. In un attimo si trovarono fuori da quel tram-tram, ma la parte più faticosa veniva ora.
Lasciarono in fretta la città, giusto il tempo di un pranzo veloce, e si addentrarono sempre di più nei boschi, in modo da poter usare i loro poteri per muoversi più velocemente, pur avendo due valigie a testa, dato che Ren, con un solo bagaglio, si era offerto di portarne una alla ragazza. Malgrado la loro velocità sovrumana ci impiegarono varie ore per raggiungere la reggia, dispersa in luoghi dove i mortali non si sarebbero mai spinti, impervi persino per i vampiri. Quando si ritrovarono nell'ampia valle che ospitava la villa era ormai buio da almeno un'ora. Malgrado l'oscurità Erika rimase impressionata da quel che aveva di fronte: un palazzo in stile rococò, seppur più piccolo del normale, dall'aria tetra ma molto elegante, sontuoso, che rimandava regalità da ogni guglia o merletto, malgrado il fatto di essere completamente nero lo faceva sembrare un po' la casa delle streghe di un horror. Intorno al palazzo si estendeva un grande giardino poco curato: c'era solo un ampio viale che conduceva al portone, mentre intorno alberi e cespugli crescevano liberamente, senza nessuno ad occuparsene. Il giardino era circondato da un'alta ringhiera che terminava con spunzoni acuminati, con al centro un imponente cancello con un elaborato decoro che si sviluppava a partire da una grossa “V” centrale.
-Eccoci, siamo arrivati- La voce di Ren era atona, non lasciava trasparire emozioni -Sicuramente sanno già che siamo qui, perciò non ci resta che entrare- Detto ciò spinse il cancello, che si aprì lasciando che i due ragazzi lo oltrepassassero e cominciassero a percorrere il viale. Quando si ritrovarono davanti il portone, alto e maestoso, Erika si accorse subito di una cosa: sulle pesanti maniglie ad anello c'era incisa una scritta:
-Laus familiaribus...- lesse ad alta voce.
-Sì, “gloria agli amici”- tradusse per lei il ragazzo prima di mettere la mano sopra le lettere incise e tirare su la maniglia, per poi sbatterla contro l'anta della porta. Mentre lo faceva Erika notò che anche sulla parte inferiore dell'anello era incisa una frase: et mors hostibus, “e morte ai nemici”. Erika deglutì piano, pensando che le sarebbe stato essenziale entrare nella cerchia di amici dei Vandair, altrimenti...beh, le loro intenzioni erano chiare.
Appena finì di formulare il pensiero il portone si aprì e sulla soglia comparve una donna alta e bionda, bellissima, che sorrise a Ren per poi fermare lo sguardo su di lei con aria sinceramente stupita.
-Ciao, tesoro! Finalmente ti sei deciso a tornare! Ma...lei chi è?- disse la donna, sempre sorridendo, rivolta a Ren.
-Ciao, mamma- Disse lui, in tono gelido. -Da quanto tempo. Lei è Erika, è un'amica e...una vampira, per colpa mia.
-Colpa? Io direi che essere vampirizzati sia un privilegio, soprattutto da un bel ragazzo come te!- La donna spostò di nuovo lo sguardo su Erika, che si rese conto di quanto effettivamente somigliasse al figlio: stessi occhi, stessa bocca, stessi lineamenti decisi ma delicati.
-Piacere cara! Io sono Maryse Vandair, la madre del tuo amico, e sarò felice di ospitarti per tutto il tempo che vorrai- Tese una mano verso Erika, che malgrado non si sentisse per nulla a sua agio si affrettò a prenderla mentre rispondeva, il più cordialmente possibile:
-Io sono Erika Castiglia, piacere di conoscervi. Grazie mille per l'ospitalità- La mano di Maryse era gelida e la stretta decisa, ma Erika non si lasciò impressionare e mantenne gli occhi su quelli della donna.
-Già mi piace, questa ragazza!- La vampira fece una breve risata, prima di riprendere a parlare -Ma ora sarete stanchi ed affamati, ragazzi. Vi accompagno nelle vostre stanze e vi faccio portare qualcosa da mangiare. Purtroppo noi abbiamo già cenato, ma non preoccupatevi: ci sarà tempo domani per conoscere tutti e fare il giro della casa!
La donna si fece da parte per farli entrare in una stanza dall'alto soffitto, illuminata da un grosso lampadario a gocce, da cui partiva una gigantesca scala rivestita di velluto bluette che portava ad una balaustra, come nei castelli delle principesse delle fiabe. Tre uomini affiancarono i ragazzi e presero loro le valige, per poi seguirli mentre a loro volta seguivano Maryse su per la scalinata e attraverso lunghi corridoi illuminati e splendenti. L'oro e il bluette erano decisamente i colori predominanti. Ad un certo punto la donna si fermò di fronte ad una porta simile a molte altre.
-Erika, questa sarà la tua stanza. Non è nulla di speciale, ma spero ti piaccia. E' la più vicina a camera di Ren, ti basterà andare in fondo al corridoio e girare a destra.
La vampira aprì la porta e la stanza rivelò essere molto bella, del tipo che si potrebbe ritrovare leggendo un libro ambientato nell'Ottocento: solita carta da parati bluette, un letto alto dalle linee eleganti, di fronte un grande armadio di legno scuro e una specchiera placcata in oro. nfine, sul lato opposto alla porta, un tavolino con un vaso di fiori finti e una finestra che dava sulla pianura intorno alla casa. Certo che non si facevamo mancare proprio nulla, e quella era soltanto una delle tante camere per gli ospiti...
Erika ringraziò cordialmente Maryse e i tre vampiri che le posarono le valigie sul letto, diede la buonanotte a tutti e si chiuse la porta alle spalle, aggiungendo due giri di chiave. La prima cosa che fece fu chiamare i suoi genitori, cosa che aveva già fatto appena scesa dall'aereo, poi mandò anche un messaggio ad Anna e dopodiché cominciò a disfare i bagagli. Dopo circa un quarto d'ora sentì bussare alla porta: era arrivata la cameriera, una giovane donna con un vestito scuro e i capelli raccolti in una treccia, con il vassoio della cena, consistente in una porzione di lasagne e carne ai ferri con insalata. Normalmente non avrebbe mangiato tutta quella roba, ma la camminata per arrivare fin lì l'aveva distrutta e ora moriva di fame, perciò spazzolò tutto fino all'ultima briciola, dopodiché tornò ai suoi vestiti da sistemare. Quando finalmente ebbe finito erano le dieci passate e non stava più in piedi dal sonno, ma con un ultimo sforzo la vampira di trascinò nel piccolo bagno annesso alla sua stanza per farsi una doccia e andare a dormire pulita, senza il sudore ad appiccicarle i capelli alla fronte.
Sdraiata sul letto a fissare il soffitto, la ragazza tirò le somme della giornata: era andato tutto bene, non c'erano stati problemi con i suoi genitori, erano arrivati a destinazione sani e salvi e la madre di Ren si era dimostrata gentile e ospitale...qualcosa, però, non andava. Da quando aveva visto Maryse un senso di inquietudine l'aveva pervasa, anche se senza un motivo preciso...quella donna la metteva estremamente in soggezione, con i suoi modi tranquilli e i grandi sorrisi che le aveva fatto. Sembrava sincera e al contempo non lo sembrava affatto, capire cosa le passasse per la testa era impossibile...ma ora era tardi ed Erika non voleva neanche provarci. Sentiva le palpebre pesanti e testa che le diceva “Basta pensare, dormi!”, così chiuse gli occhi e si abbandonò al mondo dei sogni, per preoccuparsi avrebbe avuto tutto il tempo l'indomani...














 

Salve a tutti! c: Come va? Ci siete già andati al mare? Avete caldo? Io sì, da morire ç__ç
Rieccomi con un nuovo capitolo! Vi è piaciuto? (ma quante domande!)
Comunque sia scrivetemelo con una recensione!
Ci risentiamo fra una settimana, tanti cari saluti e buone vacanze!!! ^__^

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Capitolo 28
*** Passeggiate e monopoli; ***


Quella mattina Erika si svegliò col sole che filtrava dalle tende, arrivato fino al suo letto. Aperti gli occhi, impiegò un paio di secondi per capire perché non si trovasse a casa sua, poi tutti i ricordi del giorno prima le tornarono alla mente. Si tirò su e guardò l'ora: erano le nove passate, probabilmente Ren era già sveglio. La ragazza rimase un po' a fissarsi nella specchiera di fronte al letto, dopodiché si convinse ad alzarsi ed andare in bagno a prepararsi. Una volta lavata, vestita e pettinata sgusciò fuori dalla sua stanza, sperando di non incontrare nessuno, e seguendo le indicazioni di Maryse arrivò fino alla camera di Ren. Esitò un attimo, poi bussò:
-Sì?- La voce del vampiro non sembrava quella di una persona ancora mezza addormentata, me la ragazza non aveva di meglio da dire perciò rispose:
-Sono io. Ti ho svegliato?
Erika sentì dei passi e poi la porta si aprì, di fronte a lei c'era Ren a torso nudo con un asciugamano intorno al collo.
-No, mi stavo già vestendo. Se mi aspetti un secondo scendiamo insieme a fare colazione.
-Va bene...posso entrare?- Fece lei, sporgendosi in avanti.
-Certo- rispose Ren, mentre spariva dentro quello che doveva essere il bagno.
Erika entrò in quella stanza bellissima, grande almeno tre volte la sua, con un enorme letto a baldacchino, un tavolo dove ci si sarebbe potuto mangiare in cinque, una scrivania con un computer portatile, vari armadi, una libreria piena di volumi e due alte finestre con le tende tirate in modo da far entrare la luce del sole e lasciare spento l'immenso lampadario, che doveva avere si e no dodici bracci. Il tutto era elegante e perfettamente abbinato, sistemato in modo che lo spazio non mancasse mai. Sembrava in tutto e per tutto la camera di un principe, e la vampira si chiese come avesse fatto Ren a vivere in luoghi come la casetta nel bosco dopo essere cresciuto in un posto del genere.
-Andiamo?- Il ragazzo era riemerso dal bagno, stavolta completamente vestito, e stava già andando ad aprire la porta. Erika lo seguì, come la sera prima aveva fatto con Maryse, attraverso corridoi e scale, finché non giunsero in una grande sala da pranzo. Era impossibile per Erika, ogni volta che entrava in una stanza, non rimanere stupita: ognuna era un capolavoro. La sala era ampia e dal soffitto altissimo, probabilmente perché ora si trovavano a pianterreno, i muri erano affrescati e la mobilia, come al solito, splendida, primo fra tutti il lungo tavolo che troneggiava al centro della stanza, che al momento era occupato solo per circa un terzo dei posti disponibili. I presenti, infatti, erano sei, ma fra essi l'unica che Erika avesse mai visto era Maryse, che nel frattempo si era alzata per dare loro il buongiorno e farli sedere nei posti già apparecchiati. Affianco a lei sedeva un uomo dai capelli corvini e gli occhi scuri come pozzi, seguiva un ragazzo sulla trentina con i capelli castani ricci e gli occhi nocciola, mentre di fronte sedevano un uomo dai capelli grigio scuro, una donna ed una ragazza, probabilmente madre e figlia, entrambe bionde con gli occhi verdi. Erika prese posto vicino alla ragazza, mentre Ren si sedette di fronte a lei, affianco al riccio. Maryse tornò a posto e stavolta fu l'uomo al suo fianco ad alzarsi e a prendere la parola.
-Signore e signori, sono felice di comunicarvi che questa mattina, dopo tanto tempo, potremo mangiare a questo tavolo in compagnia di mio figlio Renais, che è finalmente tornato a casa, anche se solo per poco tempo.- L'uomo sorrise a Ren con affetto che sembrava sincero, poi spostò lo sguardo su di lei. -E non dimentichiamoci della ragazza che lo accompagna, la signorina Erika Castiglia! Mi permetta di presentarle i commensali: mia moglie la conosce già, poi ci sono Anne, Siville e Ansel DuGrant e Pierre Lanfrech, nostri graditi ospiti. Infine, io sono Bastian Vandair, piacere di fare la sua conoscenza.
Il vampiro, che nel frattempo aveva fatto il giorno del tavolo, ora era di fronte ad Erika e le tendeva la mano. Le si alzò per stringergliela e rispondere:
-Piacere mio, mi dia pure del tu.
-Certamente, a patto che tu faccia lo stesso. E ora direi che possiamo cominciare a mangiare!




 

La colazione passò molto lentamente per Erika. Per la maggior parte del tempo a parlare furono Ren e i suoi genitori, che sicuramente avevano molto da raccontarsi, mentre lei e gli altri ospiti rimasero un po' in disparte. I tre di fianco a lei parlottavano spesso fra loro, l'altro ragazzo, invece, teneva lo sguardo basso sul piatto, come Erika. Quando finalmente quell'imbarazzante situazione finì, Maryse si offrì di far fare alla ragazza, accompagnata da Ren, il giro della casa, mentre Bastian si faceva seguire dagli altri commensali nel suo studio.
Erika finalmente si stava facendo un'idea precisa della casa: due piani, in quello inferiore occupato dalla sala da pranzo, da un'ampia sala da ballo, dalle cucine e dai magazzini, oltre che da vari salotti e delle stanze per gli inservienti. Di sopra c'era la stanza padronale, camera di Ren, le stanze per gli ospiti, l'ufficio di Bastian, una sorta di sala conferenze e la stanza che Erika aveva preferito a tutte: la biblioteca. Con grande sorpresa, poi, la vampira scoprì che c'era anche un piano interrato, sede di una grande palestra dove anche Ren, prima di andarsene, doveva essersi allenato per chissà quante volte. Inoltre Erika aveva appreso che alla villa, oltre a Maryse e Bastian, vivevano anche alcuni maggiordomi e cameriere, come quella che le aveva portato la cena la sera prima, più un istitutore, in questo caso istitutrice, ovvero colui che si occupava dell'istruzione e dell'allenamento dei bambini e ragazzi presenti alla reggia. L'ex istitutrice di Ren era una donna di nome Karoline, alta e robusta, con i capelli rossi legati in una treccia, e quando l'avevano incontrata, scendendo in palestra, aveva rivolto a Ren un lungo sorriso carico d'affetto. Ad Erika era sembrata simpatica, era la prima persona in quella casa a darle quell'impressione.
Quando il giro finì -dopo l'ultima tappa che era stata l'orto sul retro della casa- Maryse lasciò i due ragazzi, dicendo loro che avevano il resto della giornata libera, il che, scoprì presto Erika, non era poi un gran che: le cose da fare alla villa erano poche e i due vampiri finirono a riesumare i vecchi giochi di Ren, riempendo così la giornata di passeggiate nei boschi e partite a Monopoli. “Sarà sicuramente una luuunga vacanza” pensò Erika “ma almeno fin ora è tutto tranquillo!”










 

 


Yeeeeeeah, lo so, sto capitolo è inutile .-.
Ma non temete! Nel prossimo capitolo, lo giuro, succederanno cose,

cose importanti, e infatti sarà tipo il capitolo più lungo di sempre!
Nel frattempo potete recensire la storia, altrimenti amen,

ci vediamo fra una settimana, baci, abbracci e belle cose!! Ciauuu ♥

 

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Capitolo 29
*** Servitrice; ***


“Eh già, in effetti stava andando fin troppo bene...” Erano le undici circa del suo secondo giorno di permanenza alla villa dei Vandair ed Erika stava seguendo Ren verso lo studio di suo padre. Non era affatto tranquilla: i padroni di casa l'avevano appena fatta chiamare, insieme all'amico, al piano superiore...cosa dovevano aspettarsi? Arrivarono davanti allo studio, una stanza piccola e tetra, con le tende chiuse e quindi illuminata soltanto da due alte piantane poste ai lati della scrivania, alla quale era seduto Bastian. Maryse, invece, era accomodata su una poltrona di velluto rosso e sorseggiava quello che, Erika lo capì dall'odore, doveva essere scotch. Fu lei la prima a parlare:
-Eccovi, ragazzi, che piacere! Mi dispiace avervi disturbati, ma ci sono delle questioni importanti che è meglio risolvere in fretta, in modo da poter trascorrere in pace il resto della vostra vacanza, perciò andrò subito al sodo: Ren, lei è la tua servitrice?
La domanda prese alla sprovvista entrambi: Erika non aveva idea di che cosa Maryse stesse dicendo e si voltò verso Ren, che però aveva gli occhi sgranati fissi sulla madre e non diceva nulla.
-Devo dedurre che sia un no...- riprese la donna -Ma non importa. E' normale voler fare una cosa del genere nel luogo in cui si è nati, questo è un passo molto importante nella vita di un vampiro, ma adesso che sei qui non c'è più niente a fermarti, è giunto il momento e...
-Mamma- la fermò il ragazzo con voce glaciale -Che cosa stai dicendo?
Lei lo guardò con aria innocente, come se avesse appena detto la cosa più normale del mondo.
-Dico solo che il momento in cui si lega a sé il proprio primo servitore è un momento importante, e sono molto felice che tu abbia deciso di venire qui a farlo, considerati anche i nostri vecchi trascorsi sull'argomento, ma adesso, per fortuna, sei cresciuto e hai messo la testa a posto, giusto in tempo per i tuoi diciott'anni. Avevo quasi temuto che ti avremmo dovuto costringere...- La vampira assunse per attimo un'aria afflitta, ma poi parlò con un nuovo sorriso sulle labbra- E invece te la sei sbrigata da solo, hai trovato la persona adatta ed è anche una ragazza carina...proprio degno di te, Ren.
-Starai scherzando, spero. Non farei mai una cosa del genere ad Erika, né intendo farlo in generale! Io...
-Io- si intromise Erika -Credo di meritare delle spiegazioni. Non ho la minima idea di che cosa stiate parlando!
Bastian, rimasto in silenzio fino a quel momento, si rivolse ad Erika, ignorando completamente le parole del figlio.
-Dalla notte dei tempi i vampiri più importanti, quelli appartenenti a famiglie rinomate, prendono con sé dei servitori, ovvero altri vampiri a cui fanno bere il loro sangue, in questo modo si crea un legame indissolubile fra i due soggetti. Quello che ha bevuto il sangue dall'altro comincerà ad obbedire ad ogni suo ordine, a seguirlo e a fare qualunque cosa pur di compiacerlo. Un vampiro può avere quanti più servitori desidera, ma per tradizione il primo deve prenderlo con sé prima di raggiungere la maggiore età, è la regola.
Erika, scioccata da ciò che aveva appena sentito, fece un passo indietro, verso la porta ancora aperta, poi si voltò verso Ren, che sembrava altrettanto scioccato, ma a lei non importava. Con la rabbia mista a delusione che le cresceva dentro, Erika lanciò al ragazzo un ultima occhiata di fuoco, con le iridi diventate di colpo scarlatte, e corse via, mentre le lacrime cominciavano a scendere copiose. Sentì Ren urlare il suo nome, ma non importava. Era possibile che il suo piano fosse sempre stato quello? Voleva renderla sua servitrice? Certo, c'erano mille spiegazioni possibili per quel che era successo e lei non si era data il tempo di ascoltarle, in più Ren aveva detto di non volerlo fare...ma erano pur sempre i suoi genitori, se l'avessero costretto le sarebbe rimasto fedele? E poi come mai non gliene aveva mai parlato? Non era certo una dimenticanza... Avrebbe davvero voluto fermarsi, tornare indietro e sentirsi dire che era tutto un malinteso, voleva crederci, ma non ne aveva la forza. Voleva solamente correre, andare lontano e stare da sola. Sperando che nessuno la seguisse, schizzò lungo i corridoi, scontrando anche un paio di persone, senza curarsi di chi fossero, e in un attimo si ritrovò fuori. Fuori dalla villa e fuori dal cortile, nei boschi, sola. Due sentimenti contrastanti la invasero: c'era tanta rabbia in lei, che prese il sopravvento e la portò a colpire forte il tronco dell'albero vicino al quale si era fermata, lasciandovi un solco. Poi sopraggiunsero amarezza e delusione, che sfociarono in un nuovo pianto. Erika si accasciò lentamente per terra e pensò a quanto le mancavano i suoi amici e la sua famiglia in quel momento. Aveva lasciato il cellulare in stanza, perciò non poteva neppure chiamarli, ma sapeva che comunque non sarebbe bastato...l'unica persona abbastanza vicina, in quel momento, era Ren. Ma poteva ancora fidarsi di lui?
Si accorse che non aveva corso alla cieca, ma era stata abbastanza furba da andare nella zona che aveva visitato il giorno prima con Ren, perciò sapeva come tornare indietro, non che volesse farlo. In realtà non aveva proprio idea di cosa fare: non poteva rimanere lì per sempre, ma una volta tornata indietro cosa sarebbe successo? Ora era sdraiata sull'erba morbida e osservava gli stralci di cielo che trasparivano dalle fronde degli alberi, quella vista stava riuscendo a calmarla, tanto che chiuse gli occhi cercando di scacciare via i pensieri e rimase ad ascoltare i rumori del bosco. Non aveva sonno, eppure sentiva di non avere la minima voglia di aprire gli occhi, alzarsi di lì e affrontare nuovamente la realtà. Il suo ultimo pensiero fu che forse era il momento di tornare alla villa, ma era troppo tardi: cominciarono a svanire anche il canto degli uccelli e il fruscio del vento fra le foglie ed Erika si addormentò.





Per la seconda volta in due giorni, appena svegliata Erika ci impiegò un po' a dividere i sogni dalla realtà e capire dove si trovava e come ci era finita. Era nella sua stanza, ma non era mattina, la luce era troppo forte, e poi...un attimo, ma lei non se n'era andata? Era corsa nel bosco e...si era addormentata? Maledicendosi per aver commesso un simile errore si tirò su e solo in quel momento si accorse con sgomento di non essere sola: su una sedia accanto al letto c'era Ren, che la stava fissando. Erika sfoderò i canini e si spinse il più lontano dal ragazzo, pur rimanendo nel letto, e gli ringhiò contro. Rimasero un attimo a fissarsi, gli occhi tinti di rosso di lei su quelli stranamente calmi di lui. Erika notò che il vampiro aveva un occhio nero e un graffio sulla guancia, ma non era dell'umore adatto a chiedergli come se gli era fatti.
-Calmati, Erika. Va tutto bene.- Dalla voce di Ren traspariva lo sforzo per rimanere anche lui calmo.
-Va tutto bene? Non mi sembra.
-Ascoltami, ti prego. Io...
-No. Prima dimmi come sono arrivata qui, per cominciare!
-Ti ci ho portata io. Stava passando troppo da quando te ne sei andata e sono venuto a cercarti, eri stesa sull'erba, addormentata. Stai bene?
-Sì, sto bene.- Sapeva che lui si riferiva al fatto di non avere ferite, ma quella domanda le sembrava veramente inadatta: come poteva stare bene?
-Senti...per quello che hanno detto i miei genitori...
-Perché non me lo hai mai detto? Perché non mi hai mai spiegato la faccenda sei servitori?
-Perché è una delle cose peggiori del nostro mondo e non volevo che tu ne venissi a conoscenza. Ho sbagliato, lo so...ma credevo che stando lontana dagli altri vampiri questo problema non avrebbe dovuto riguardarti...
-Problema? Mi sembra che sia una cosa molto normale per voi.
-Non per tutti. Non per me. Quella dei servitori è una tradizione che le nuove generazioni stanno cercando di abbattere, ma in una famiglia conservatrice come la mia è difficile. Sono molti anni ormai che ho detto hai miei genitori di non volerlo fare, ma, come vedi, adesso avevano pensato che mi fossi ravveduto...Gli ho spiegato che non avrei mai fatto una cosa del genere a te, perché è vero, non l'avrei mai fatto...- Gli occhi del ragazzo era bassi e cupi, ed Erika, senza volerlo, si era già riavvicinata all'altra sponda del letto.
-Che succede ora?- chiese lei -Immagino che non si siano arresi così facilmente. Sono in pericolo?
-No, a tutte e due. I miei genitori non si sono arresi, anzi, ma non sono i tipi da costringere con la forza, perciò tu puoi stare tranquilla, piuttosto...
-Piuttosto?
-Vogliono che quando succederà sia per mia scelta, volontaria o meno...conoscendoli, mi indurranno a fare ciò che vogliono con pressioni e ricatti.
-E' terribile...- Erika vide Ren tirare su la testa e guardarla sorpreso e si accorse di essere lei stessa sorpresa: non provava più rabbia, ma compassione per il ragazzo. Qualcosa in lui le aveva fatto capire che non stava mentendo e si sentì stupida per aver pensato subito male ed essere scappata via come una bambina. Però ancora si chiedeva una cosa...
-Perché no?
-Perché no cosa?
-Perché non hai fatto di me la tua servitrice? Voglio dire, ti saresti levato da un sacco di problemi con la tua famiglia...
-Non mi importa della mia famiglia. Tu sei l'unica vampira su questa terra di cui possa fidarmi, sei un'amica e spero che rimarrai sempre al mio fianco, ma perché me lo sarò meritato, non per uno stupido legame di sangue.
-Lo farò!- rispose lei, senza insicurezze. Aveva pregato di sentire quelle parole, di sapere che fra loro era ancora tutto uguale, che non l'aveva tradita. -Rimarrò con te, anche ora. Se non vuoi avere un servitore non possono costringerti, né a ricatti, né con la forza.- Fece un cenno verso i segni sul suo viso.
-Si, beh...dopo che sei andata via la situazione si è un po' scaldata...
-Non posso lasciarti da solo un attimo che scoppia una rissa!- Erika sorrise, sentiva il bisogno di sdrammatizzare. Entrambi risero, poi però Ren le prese una mano fra le sue e la ringraziò di cuore, la ragazza allora si lanciò al collo dell'amico e lo strinse forte, un abbraccio che per lei era una liberazione: il suo sesto senso le diceva che quello era solo l'inizio e che i guai sarebbero stati tanti, ma perlomeno loro potevano contare l'uno sull'altra. Dei crolli potevano starci, ma ora era il momento di stare saldi sui propri piedi e guardare avanti.











 

 
Buongiorno a tutti! Rieccomi con un nuovo capitolo, dove finalmente succede qualcosa di inaspettato.
Ma le sorprese non sono finite! Quindi stay tuned e nel frattempo lasciatemi una recensionuccia,
che non vi mangio mica! Ci sentiamo, as usual, fra una settimana, kisses :*

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Capitolo 30
*** Ultimatum; ***


-Allora, hai preso tutto?
Erika rimase un attimo incantata, senza rispondere, poi tornò in sé e guardò la valigia aperta che aveva di fronte.
-Sì, credo. Devo solo trovare un po' di spazio per le scarpe.
Era di nuovo alle prese con una valigia, un altro viaggio stava per cominciare. Ma non si trattava certo del ritorno a casa, più che altro era una vacanza nella vacanza. Tutto era cominciato tre giorni prima: i genitori di Ren non avevano avuto particolari reazioni alla sua scenata, anzi, si era comportati in modo normalissimo, facendo sprofondare la vampira nell'imbarazzo. Maryse si era semplicemente scusata per il malinteso e aveva sentenziato che quella vecchia villa sperduta non era il luogo adatto alle vacanze di due adolescenti, dopodiché aveva messo in mano ad Erika due biglietti d'aereo, dicendole che passare un po' di tempo lontano da lì avrebbe fatto bene ad entrami. La ragazza, stupefatta, guardò subito la destinazione dei due biglietti: Venezia. Corse a dare la notizia a Ren, ma non lo trovò: era nello studio con Bastian e appena tornato confermò i sospetti di Erika, ovvero che quella vacanza non era affatto un simbolo di pace ma piuttosto una sorta di ultimatum. Due settimane, due settimane di tempo lontano da lì per trovare un servitore. Ren raccontò che suo padre non aveva neppure menzionato le conseguenze in caso lui non avesse fatto ciò che voleva, perciò doveva essere totalmente sicuro che non si sarebbe tirato indietro e questo non faceva pensare a nulla di buono. Entrambi i ragazzi, però, concordavano sul fatto che qualunque cosa ci fosse da fare, farla lontano da quella casa sarebbe stato più semplice, in più Erika aveva finalmente l'occasione di rincontrare qualcuno che ormai non vedeva più da un sacco di tempo: Celeste. La città dove si era trasferita la ragazza era proprio quella dove stavano andando loro, ed Erika era felicissima di avere intorno un volto amico, anche se la ragazza li avrebbe raggiunti soltanto dopo una settimana, infatti al momento si trovava in Piemonte dai suoi nonni, purtroppo. Ovviamente Erika non avrebbe potuto farsi vedere dai genitori di lei, altrimenti avrebbero cominciato a fare troppe domande, perché in effetti una ragazza che a quattordici anni se ne va in vacanza da sola con un amico poco più grande di lei non è molto normale come cosa. Comunque sia, ora erano lì, pronti a ripartire. Infilate finalmente le scarpe e chiusa, seppur con grande fatica, la valigia, Erika la tirò giù dal letto e, dando un'ultima occhiata alla sua stanza, si chiese cosa sarebbe successo in quelle due settimane, cosa doveva accadere prima che lei tornasse in quella camera, a cui si stava già affezionando. “Speriamo bene!” pensò mentre raggiungeva Ren sul pianerottolo, pronto a partire.
-Solo due?- fece lui, alludendo alle valigie, in tono ironico.
-Sì, solo due, e mi sono pure dovuta impegnare per chiuderle, perciò apprezza lo sforzo!- ribatté lei, facendo la falsa offesa. “Ah, le ragazze...” sospirò Ren, poi s'incamminò.

 

 

 

I genitori di Ren non si erano certamente dimenticati di nulla: gli avevano prenotato un albergo e avevano anche mandato qualcuno ad aspettarli in aeroporto per condurceli. In effetti, notò subito Erika, per chi ci metteva piede per la prima volta, Venezia era un bel labirinto e la ragazza si chiese se non avrebbero finito per perdersi appena messo il naso fuori dall'hotel. In compenso la città era stupenda, senza tempo e al di fuori del mondo, un luogo che viveva secondo regole sue, senza strade e incroci trafficati, solo acqua e vaporetti ondeggianti che la solcavano. Non era servito prenderne uno per arrivare all'hotel Alcyone, dove avevano la camera, ma Erika moriva dalla voglia di farlo, le barche le erano sempre piaciute. Comunque sia, adesso lei e Ren erano ancora in albergo e stavano sistemando le loro cose. Condividevano la stanza, una camera abbastanza ampia con due letti e tre grandi armadi, un terrazzino dove si godeva di una splendida vista e un bagno molto...giallo: piastrelle gialle, mensole gialle, persino le spugne e saponette erano gialle, ma a Erika in fondo non dispiaceva, Ren invece rabbrividiva ogni volta che ci metteva piede.
Finito di sistemare, la vampira fece un giro di telefonate: casa, amici, fidanzato...sentiti tutti, e vista l'ora, era decisamente il momento di andare a cenare e così, cartina alla mano, i due ragazzi si addentarono fra calli e campielli alla ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti, il loro primo vero e proprio pasto a Venezia.


 

 

La settimana seguente i due vampiri la passarono da veri turisti: visitarono ogni parte di Venezia, da Piazza San Marco alla Ca' D'oro, dal museo di Palazzo Ducale al ghetto, dalle isole di Murano e Burano al lido e ancora dalla Giudecca a Rialto. Ormai si erano abituati ai ritmi della città, allo scrosciare dell'acqua che ti segue dovunque, agli spruzzi in faccia se quando c'è un po' di vento ti siedi sulla prua del vaporetto, alle canzoni intonate dai gondolieri per intrattenere i turisti...era tutto così bello, come una vera vacanza. Peccato non potesse durare...
La settima sera Erika era in stanza ad aspettare Ren, che era sceso a prendere dei panini dato che in televisione davano che volevano vedere, perciò avevano deciso di cenare in camera. La vampira, però, cominciava a chiedersi che fine avesse fatto l'amico: il bar era vicino, ci si mettevano dieci minuti ad andare e tornare...dov'era finito? Stava perdendo la speranza quando finalmente la porta si aprì e comparve il ragazzo, bianco come un cencio, con gli occhi sgranati e l'aria di chi ha visto un fantasma. Erika si alzò dal letto e gli corse incontro.
-Ren, che succede?
-Stavo tornando qui e...ho incontrato un vampiro, un servitore di mio padre...Ha detto che è già passata una settimana e che non posso sprecare anche il resto del tempo, perché se torno a casa senza un servitore lui...lui dice che...i tuoi genitori, Erika, se le prenderà con i tuoi genitori!
La ragazza sgranò gli occhi, colta da un attimo di panico, ma voleva e doveva stare calma.
-I m-miei genitori? Ma perché?!
-Perché non c'è altro modo di ricattarmi. Io...ti giuro, non volevo che arrivassero a questo, ma...devo trovare qualcuno, subito! Qualcuno da trasformare...
-Aspetta! Cosa dici? Vuoi stare al loro gioco?
-Che altro posso fare? Posso giurarti che la minaccia non era un bluff, lo farà davvero!
-Ma ci sarà un'altra soluzione! Abbiamo ancora tempo, penseremo a qualcosa! Domani torna Celeste, lei ha sempre buone idee, vedrai che troveremo un modo!
-Come fai a dirlo? Non abbiamo niente, niente!
-E' vero, lo ammetto, ma adesso non prendere decisioni affrettate, quantomeno aspetta domani!
-Va bene...ma se non troveremo una scappatoia io non mi tirerò indietro.
Fine della pacchia, fine della festa...Erika si sentì davvero stupida per aver pensato solo a divertirsi in quei giorni, come se non facendoci caso i problemi sparissero. Aveva anche paura per sua madre e suo padre e avrebbe fatto di tutto purché non li toccassero, ma rendere qualcuno servitore di un vampiro...era semplicemente orribile, voleva dire schiavitù eterna. Che fare allora? Visto che ormai la sera film era saltata Erika si coricò a letto, sperando in un'illuminazione, una via di fuga da quella situazione. Alla fine si arrese e prese sonno, anche se era un sonno leggero e agitato.












 


Salve lettori! Oggi sono molto di fretta perciò voglio giusto salutarvi
e chiedervi se vi è piaciuto il capitolo, potete rispondermi con una recensione!
Ora vado, un bacio e arrivederci al prossimo capitolo!! Byeee ♥

 

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Capitolo 31
*** Il gioco inizia, a voi giocare; ***


Nel buio denso della stanza i suoi occhi riuscivano a scorgere solo i profili dei mobili che aveva intorno: il guardaroba di fronte a lei, il comodino di fianco, l'appendiabiti con la sua borsa agganciata sopra, l'altro letto alla sua sinistra, vuoto...vuoto? Come faceva ad essere vuoto? Tese l'orecchio ma non sentì nulla che le facesse pensare che il suo compagno di stanza si trovasse ancora lì con lei, così Erika si alzò di scatto chiedendosi dove diavolo fosse potuto andare quel ragazzo alle due del mattino. Era una coincidenza troppo strana che proprio quella notte avesse deciso di andare a fare due passi, dopo gli avvenimenti di qualche ora prima. La sua roba era ancora lì, cellulare compreso, perciò non poteva chiamarlo, così decise di cambiarsi in fretta e furia e scendere nella hall. Lì trovò un assonnato guardiano notturno a cui chiese notizie di Ren e in effetti lui le disse di averlo visto uscire una ventina di minuti prima. Con migliaia di pensieri uno peggio dell'altro che le vorticavano per le testa Erika si lanciò fuori dell'hotel, ignorando le proteste del guardiano che non vedeva di buon occhio il fatto di lasciar uscire da sola una ragazzina a quell'ora. La città non era certo nota per la sua vita notturna, e infatti era praticamente deserta, così Erika decise di usare i suoi poteri per muoversi più velocemente, sperando che se mai avesse incrociato qualcuno si fosse trattato di un ubriacone troppo sbronzo da notarla. Era preoccupata, spaventata e infreddolita, non vedeva l'ora di trovare Ren...per poi ucciderlo. Cosa gli era saltato in mente?! Perché era sparito così?! Se alla fine si fosse trattato solo di una passeggiatina per schiarirsi le idee probabilmente lo avrebbe fatto a pezzettini tanto piccoli a non poterli contare.
La ragazza venne interrotta nei suoi ragionamenti su quale fosse il modo migliore per uccidere l'amico dopo circa dieci minuti di perlustrazione, infatti finalmente aveva trovato una traccia dell'odore di lui. Seguì la traccia fino ad arrivare alla laguna, dove ovviamente spariva, coperta dall'acqua. “Merda! Dev'essere salito su un vaporetto! Chissà fra quanto passa il prossimo...” Dovette aspettare un buon quarto d'ora prima che la barca arrivasse, e appena attraccò lei ci si fiondò sopra. La ragazza pregò con tutta se stessa che fosse la stessa linea che aveva preso Ren. Cominciava ad essere veramente frustrata, e sinceramente aveva anche un po' paura, l'unica cosa che riusciva a pensare era “Dove sei? Dove sei? Dove sei? Dove sei? Dove sei?”. Stava quasi perdendo le speranze quando ritrovò l'odore di Ren: stavano passando in una zona semi disabitata, vicina alla vera e propria terra ferma. Erika scesa alla prima fermata e, seguendo l'olfatto, giunse vicino ad una specie di piccola spiaggia con un boschetto affianco. La spiaggia non era vuota, ma vi erano due persone, due ragazzi, in realtà, ed Erika li conosceva bene entrambi. La vista orribile che aveva davanti apparve ad Erika come deja vù: un ragazzo dai capelli corvini che piantava i canini affilati nel collo di una giovane bionda, sullo sfondo l'acqua scura di Venezia, mentre lei, proprio come in quel sogno, rimaneva impassibile a guardare. Il ragazzo alzò la testa e questa volta Erika non scomparve e poté vedergli il volto, anche se sapeva già benissimo di chi si trattasse. Ciò che le aveva fatto cominciare a scendere lacrime copiose dagli occhi, però, non era tanto chi fosse lui, ma chi era lei: la ragazza che il suo migliore amico teneva fra le braccia, svenuta, era Celeste. Gli occhi scarlatti di Ren incontrarono per la prima volta quelli di Erika, scioccati e straziati almeno quanto i suoi, e solo in quel momento lui si rese conto che lei si trovasse lì. Questo aumentò maggiormente l'agitazione del ragazzo che posò delicatamente la bionda a terra, svenuta, per poi volgere un ultimo sguardo pieno di rimorso ad Erika e, senza un fiato, fuggire via nella macchia scura del bosco. La ragazza non attese un secondo e si lanciò all'inseguimento del vampiro, gridando il suo nome. Lui si muoveva troppo velocemente, così Erika spiccò un balzo per salire sul ramo di un albero e da lì si buttò sopra al ragazzo, bloccandolo a terra. Ora lei gli stava seduta sopra, in modo che non cercasse di scappare ancora, ed era china su di lui a bloccargli le braccia. Ren aveva lo stesso sguardo di un bambino che ha rotto per sbaglio il prezioso vaso di cristallo del salotto e sa che adesso sua madre lo prenderà a sberle. Cominciò a parlare velocemente e in modo confuso, senza dare ad Erika il tempo di dire nulla.
-Mi dispiace...non volevo, non sapevo che fare...ho sbagliato, ti ho delusa...ma ti giuro, io non volevo...
-Ren...
-Sono un mostro, quanto vorrei tornare indietro...ma loro avrebbero fatto del male ai tuoi genitori, non mi lasceranno stare mai...
-Ren!
-Mi odierai, devi odiarmi...è giusto, ma non volevo, non volevo che vedessi...perché è successo? Cosa...
-REN!
Finalmente lui smise di parlare e guardò veramente la ragazza che aveva di fronte, una Erika che non aveva mai visto, con gli occhi gonfi di pianto ma lo sguardo deciso.
-Ren, non è colpa tua, non potevi fare altrimenti, lo so. Ma possiamo ancora tornare indietro, possiamo rimediare...tu l'hai morsa ma lei non ha bevuto il tuo sangue, forse possiamo fare qualcosa, ma ti prego, ti prego non scappare, non andare via da me perché l'unico modo in cui possiamo uscirne è insieme!
-Ma...perché? E' solo colpa mia, perché mi aiuti?
-Te lo ripeto, non è colpa tua, ma dei tuoi genitori e ti aiuto perché sei il mio migliore amico e perché ti voglio bene!
La ragazza si piegò ancora di più sul vampiro e lo abbracciò stretto, felice come non mai di averlo ritrovato. Mentre Ren ricambiava l'abbraccio e la stringeva fra le sua braccia accoglienti Erika sentì le sue lacrime bagnarle il collo. Non aveva mai pensato che un giorno avrebbe visto quel ragazzo di ghiaccio piangere... sentiva che i battiti del suo cuore stavano rallentando, segno che si stava finalmente tranquillizzando, infatti quando parlò la sua voce era calma:
-Scusa, mi dispiace davvero, non avrei dovuto andarmene da solo, non avrei dovuto fare quello che ho fatto e non avrei dovuto scappare via, adesso. Ho fatto un sacco di scelte sbagliate, stanotte, ma voglio rimediare, quindi qualunque cosa tu voglia fare sarò con te. Se c'è un modo di far tornare normale quella povere ragazza voglio trovarlo!
-Ah...ecco, c'è una cosa che fin ora non ti ho detto su di lei: quella ragazza è Celeste.
-Cosa? Lei è Celeste? Oh mio Dio! E adesso?
-E adesso abbiamo un motivo in più per sbrigarci e fare qualcosa per lei!
-Santo cielo! Ma perché proprio lei?
-Quanta gente speravi di trovare in giro a quest'ora? Lei era fuori perché è tornata ora dal Piemonte, mi aveva detto che sarebbe arrivata in nottata...
I due si scambiarono uno sguardo sconsolato e si alzarono, tornando indietro alla spiaggia. Lì trovarono un uomo ad aspettarli, Celeste era stesa ai suoi piedi. Erika non aveva idea di chi fosse, ma Ren lo riconobbe subito:
-Nova! Che cosa ci fai qui?!
-Oh, finalmente signorino, può dirmi che fine aveva fatto? Lasciare qui questa poveretta avrebbe potuto rivelarsi alquanto rischioso...
-Ren, chi è lui?- chiese Erika.
-Oh, scusi la maleducazione signorina, sono Nova, servitore di Bastian Vandair, da lui incaricato di controllare suo figlio.- Rispose l'uomo al posto di Ren.
-E' il vampiro che ho incontrato stasera.- Aggiunse il ragazzo.
-Beh, signorino, noto con piacere che finalmente avete scelto la vostra servitrice!
-No. Lei non ha ancora bevuto il mio sangue e non lo berrà affatto. Cedere ai tuoi ricatti è stato un errore e ora noi torneremo dai miei genitori per chiedergli di farla tornare umana.
Erika guardò Ren stupita: tornare alla villa? Quando l'avevano deciso?
-Tanto per cominciare farla tornare umana è impossibile, e se anche esistesse un modo perché mai suo padre avrebbe interesse nel rivelarvelo? E soprattutto, cosa vi fa pensare che io vi lasci andare?
-Per cominciare, io scommetto che un modo esiste e secondo, tu ci lascerai andare perché altrimenti dovrai bloccarci con la forza e scommetto che mio padre si arrabbierebbe abbastanza se succedesse, visto che farmi del male non è fra i tuoi compiti, o sbaglio?
Erika si chiese come avesse fatto Ren a riacquistare così in fretta la sua solita sicurezza e spavalderia: il ragazzo piangente e tremante di prima era scomparso senza lasciare tracce.
-Va bene, io posso lasciare andare voi, ma dimenticate che ho comunque qualcun altro da usare per farvi fare i bravi.- disse Nova, puntando lo sguardo gelido su Erika.
-Certamente- fece Ren -Ma il patto era che io dovessi scegliere una servitrice, ed eccola qui, ora posso risolvere la questione con i miei genitori, se non ci sarà nulla da fare le farò bere il mio sangue e completerò la trasformazione.
-Sa, signorino, questa cosa sta cominciando ad incuriosirmi: vorrei davvero sapere come sperate di riportare indietro questa ragazza, quindi ora asseconderò il vostro gioco, a voi sta giocarlo bene.
-Perfetto, Nova, se con assecondare intendi anche darci una mano, ti pregherei intanto di dare qualcosa alla ragazza per lasciarla priva di sensi il più a lungo possibile, poi dovresti mandare qualcuno a prendere i nostri bagagli in hotel, noi partiamo subito.
Nova sorrideva in modo sinistro e guardava Ren come se fosse un animaletto esotico particolarmente stupido, ma comunque interessante da osservare.
-Nulla di più facile!- Il vampiro infilò una mano nella giacca ed estrasse alcune fialette- Mmm, vediamo...ah, eccolo- ne porse una a Ren, piena di un liquido sull'azzurrognolo. -E' un soporifero molto potente, se le date tutta la fiala dormirà quattro o cinque giorni come un angioletto. Penserò anche ai vostri bagagli, quindi...c'é altro?
-Sì, ancora una cosa: occupati anche dei genitori della ragazza, non devono sporgere denuncia per la sua sparizione. Puoi fargli credere che sia ancora in vacanza da sua nonna?
-Certo, basterà far bere qualcosa anche a loro e far sparire da casa i suoi effetti personali. Direi che siamo d'accordo. Se non vi servo ancora non mi resta che augurarvi buon viaggio!
Detto questo Nova non attese risposta e sparì nella vegetazione, tanto veloce da non vederlo quasi.
Erika si accorse di aver praticamente perso l'uso della parola: troppe cose, tutte insieme, sommate allo sforzo di rimanere calma e concentrata l'avevano distrutta, ma sapeva che non era il momento di lasciarsi andare: doveva aiutare la sua amica. Guardò Celeste, ancora stesa a terra e ignara di tutto quello che le stava succedendo, mentre Ren le faceva bere quell'intruglio inquietante. “Fatti forza, Erika, puoi farcela.” si disse, sperando di avere ragione.












Signore e signori, ho di nuovo batutto il record di lunghezza del capitolo, yeeee c:
Ok, ok, mi ripiglio...allora, come vi è sembrato? Ora più che mai ho bisogno
delle vostre recensioni, non mollatemi qui  come una scema a parlare da sola, daiii :c
Bien, ancora una volta vi saluto e rinnovo l'appuntamento alla prossima settimana! Byeee <3

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Capitolo 32
*** Deja Vu; ***


A quell'ora, con una ragazza svenuta e le facce stravolte che si ritrovavano, prendere i mezzi era fuori discussione. Per quel motivo Erika e Ren stavano procedendo a piedi verso l'aeroporto più vicino, dove, secondo Ren, lavorava un vampiro amico di famiglia che doveva ai Vandair un favore e che quindi li avrebbe riportati in Austria sul suo jet. Certo, era un'idea folle dato che al momento quell'uomo poteva essere ovunque, ma potevano solo sperare di trovarlo, altrimenti non avrebbero davvero saputo come fare. In effetti c'erano tante cose che avevano ancora un punto interrogativo sopra, quasi tutte a dire la verità, ma ora non potevano pensarci. Avevano deciso che avrebbero rimandato le discussioni a dopo, per ora si camminava senza parlare, come ombre nella notte.




-Cedrik Lightworm, per favore, dovremmo parlargli.
La luna e le stelle avevano lasciato posto alla luce del sole un paio d'ore dopo che Erika e Ren avevano raggiunto l'aeroporto, così avevano avuto il tempo di riposare, darsi una sistemata e organizzare le idee, prima di entrare e chiedere al centro assistenza di chiamare il pilota che stavano cercando.
-Dovrebbe arrivare entro un'ora circa, al momento è fuori, ma non ha altri voli prenotati fino a dopodomani, quindi quando arriva avrà sicuramente un momento per voi, nel frattempo temo che dovrete aspettare.
I due vampiri si scambiarono un'occhiata piena di sollievo, qualcosa finalmente andava nel verso giusto.
-Grazie mille, aspetteremo.
Tornarono dove avevano lasciato Celeste, seduta su una sedia di uno dei tanti spazi d'attesa dell'aeroporto. Sembrava dormisse, ed essendo mattina presto nessuno faceva caso a lei, non era l'unica lì dentro a farlo. L'aveva sempre portata sulle spalle Ren, sperando così di passare inosservati, e infatti per ora non avevano avuto problemi.
-Ok, un'ora, non potevamo sperare di meglio.- disse Erika sedendosi accanto all'amica.
-Vero, a quanto pare finalmente la ruota della fortuna gira!- rispose Ren, sistemandosi a sua volta accanto alla ragazza.
-C'è una cosa di cui dobbiamo parlare- fece lei, in tono improvvisamente più grave -La scena di stanotte, te ne sarai accorto, era la stessa che ho sognato più di un mese fa. E ti ricorderai anche dell'altra parte del sogno che, a questo punto, dovrebbe anch'essa avverarsi...a mie spese.- Ricordò l'ascia che saettava veloce contro il suo petto e poi, di colpo, il buio della stanza e il sollievo di scoprire che era soltanto un sogno. Poteva ancora dire lo stesso?
-Mi ricordo, certo, perché, vedi...è la stessa cosa che ho sognato anch'io.
Erika rimase un attimo a guardare l'amico chiedendosi se la stesse prendendo in giro, ma il suo volto sembrava serissimo.
-Non te l'ho mai voluto dire, per non spaventarti, ma quella stessa notte io e te abbiamo sognato la stessa cosa, solo che la prima parte del sogno io l'ho vissuta in prima persona, ero io stesso a mordere la ragazza ma tu non c'eri, nella seconda parte invece ho visto e l'uomo che ti colpiva, ma, pur essendo vicino a voi, ero paralizzato e non riuscivo a muovermi per bloccare l'ascia lanciata da mio padre.
Erika guardò Ren con gli occhi sgranati, avrebbe voluto urlagli contro le parole peggiori che sapeva per non averle detto nulla e aver tenuto quel comportamento misterioso, ma ora c'era qualcosa di più importante da dire, anche se le parole non riuscivano ad uscire.
-T-tuo padre?- biascicò infine, cercando di mettere insieme i pezzi, ora che c'erano tutti.
-Sì, a differenza di te io vedevo il volto dell'uomo, ed era mio padre. E se adesso la prima parte del sogno si avverata...se noi torniamo là...
-No, non pensarci neanche, non mi lasci qui. Sai cosa? Non importa, non importa dei sogni che si avverano e delle premonizioni. La Erika di oggi non è la stessa Erika i quella notte, quindi quando quella lancia arriverà la schiverò e fine della storia.
Si chiese da dove avesse tirato fuori tutto quel coraggio e tutta quella sicurezza, e probabilmente se lo stava chiedendo anche Ren dato che il suo volto era il ritratto dello stupore.
-Va bene- disse lui -Mi fido di te.
Le loro mani si incontrarono e si strinsero. Erika decise di passar sopra al fatto di averle tenuto nascosto il sogno, visto che ora aveva la sua fiducia. Pensò a cos'era successo nelle ultime settimane, a dov'era arrivata: per la prima volta si sentì veramente una vampira, e le stava piacendo.




L'ora (e mezza) era passata e il contatto di Ren si era rivelato un uomo alto e robusto, dai capelli biondi e gli occhi di ghiaccio. Dopo una conversazione col ragazzo che Erika non era riuscita a sentire aveva acconsentito ad accompagnarli fino a Innsbruck. Ora si trovavano sul suo aereo, un jet molto elegante e lussuoso, anche se Erika non era un buon giudice dato che era la prima volta che metteva piede su un aereo privato. Le sembrava di vivere un flashback: prendere l'aereo, scendere allo stesso aeroporto, fare la stessa strada diretti allo stesso posto, tutte cose che avevano già fatto. Stavolta, però, sapeva già cosa aspettarsi, perciò non si stupì quando il bosco si diradò e la villa comparve davanti a loro in tutto il suo splendore. Decisamente più stupita era Maryse quando, anche questa volta, venne ad aprire la porta. Per un attimo li guardò come se fossero due alieni, e ancora peggiore fu lo sguardo che rivolse a Celeste, sempre svenuta sulle spalle di Ren, ma poi riacquisì la sua compostezza e quando aprì bocca il suo tono era lo stesso di sempre.
-Siete un po' in anticipo, ragazzi, non vi aspettavamo per un altra settimana. Avevate nostalgia di casa? E poi, Ren, com'è che ogni volta che torni qui ti porti una ragazza nuova? Per di più neanche cosciente, stavolta.
Maryse incrociò le braccia sul petto e per un attimo sembrò una madre normale che faceva la predica al figlio per una di quelle cose futili che tutti i teenager fanno e su cui i genitori non si decidono a chiudere un occhio.
-Mamma, non abbiamo tempo da perdere. Ci sono cose importanti di cui dobbiamo parlare, con te e con papà.
-Mmm...fammi indovinare: queste “cose importanti” riguardano lei?- chiese la vampira, facendo un cenno verso Celeste. -E, sopratutto, prima che si creino altri equivoci imbarazzanti, stavolta la ragazza che ci porti è veramente la tua servitrice, Ren?
-Sì, lo è.- rispose freddo lui, gli occhi che lanciavano una tacita sfida alla madre -Ma non ancora per molto.














Salve a tutti!! ♥ Scusate per il capitolo corto e molto di passaggio
ma questa settimana va così c:

Se volete recensire fatelo ora, visto che la storia sta entrando nelle battute finali!!
Eh sì, siamo quasi alla fine! Beh, buon proseguimento di estate e...

Al prossimo capitolo! Baciiii :*

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Capitolo 33
*** L'Arena; ***


-E così hai mentito, eh? Questa qui non è affatto la tua servitrice, è solo una normale vampira. Non hai ancora completato la trasformazione.
-E non intendo farlo.
L'aria, nello studio di Bastian, si poteva tagliare con il coltello: l'uomo era in piedi di fronte al figlio e ad Erika mentre la moglie, che aveva appena parlato, era come suo solito seduta in poltrona, una regina sul suo trono.
-E allora il tuo piano quale sarebbe? Nova mi ha detto che avevi una proposta da fare ma non ha voluto dirmi quale.- Disse a questo punto l'uomo, che non amava girare intorno alle cose.
-Ho una proposta infatti: voglio un antidoto per farla tornare normale, così poi potremo riportarla a casa e farla finita con questa storia.
-Beh, ragazzo mio, questa non è affatto una proposta, è una richiesta, c'è una bella differenza. Non mi stai offrendo nulla.
-In questo caso chiedimi quello che vuoi, farò qualunque cosa purché voi lasciate perdere questa storia del trovarsi un servitore e mi consegnate un antidoto, e non ditemi che non esiste perché non me la bevo.
-Ancora non hai capito: noi vogliamo una cosa sola da te, ed è proprio quello che tu ti ostini a non voler fare, quindi...
-Aspetta, Bastian.- Si intromise Maryse -In fondo quello che ci sta offrendo è interessante...e io avrei già un'idea di cosa potremmo chiedergli: i vampiri prendono con se' dei servitori come aiuto e come dimostrazione di potere, ma se lui dimostrasse di sapersela cavare abbastanza bene da solo da non averne bisogno andrebbe bene lo stesso, no? Potremmo dargli una possibilità, comunque in caso fallisse lo costringeremmo a fare quello che deve fare con questo fiorellino- disse, facendo un cenno con la mano verso Celeste, stesa su un divanetto alla sua destra.
-Che cosa avresti in mente?- chiese il marito, un lampo d'interesse negli occhi.
-Mmm...quello a cui ho pensato sarebbe far fare al ragazzo un bel giro in un luogo che definirei quasi turistico, un antico monumento storico...in poche parole, l'Arena.
Gli occhi di tutti si puntarono sulla donna, che non sembrò farci caso. Erika, come al solito, non aveva idea di che cosa stessero parlando, mentre Ren sembrava conoscere questo posto e l'idea di doverci andare non doveva piacergli molto, dalla faccia che fece. Lo vide deglutire, prima di parlare.
-Se io lo faccio, se esco vivo dall'Arena, allora voi farete tornare Celeste normale e ci lascerete fare ritorno a casa senza tentare ancora di farmi scegliere un servitore?
-Esatto- rispose Maryse. -Avevi ragione, esiste un antidoto per i vampiri che non hanno mai bevuto sangue, né umano né animale, e noi l'abbiamo. Sarà tuo...sempre se tuo padre acconsente.- concluse lei, spostando gli occhi sul marito.
-Potrebbe andarmi bene, solo che tu hai detto che se fallisse avremmo sempre potuto tornare al piano originale, ma se non supera l'Arena il massimo che possiamo fare è mandare qualcuno a recuperare il suo cadavere.
-In effetti hai ragione, ma anche a questo ho la soluzione: per dare un po' d'aiuto potremmo mandarceli entrambi, nell'Arena. Se si è in due è più facile: in caso uno non ce la facesse più potrebbe sempre mandare avanti l'altro e poi farsi tornare a prendere.
Maryse non aveva ancora chiuso la bocca che Ren stava già protestando.
-NO! Ci vado io e ci vado da solo! Lei non ha mai ricevuto un addestramento vero e proprio, non se ne parla!
-A me invece sembra una buona idea...- Fece Bastian rivolto alla moglie, sapendo che il figlio l'avrebbe sicuramente ignorato.
-Scusate, a nessuno qui importa il mio parere?- Erika finalmente aprì bocca, stufa di verde gli altri decidere cosa avrebbe o non avrebbe fatto. A quanto pare, però, era da un po' che nessuno la calcolava, tanto da essersi probabilmente dimenticati della sua presenza, visti gli sguardi che le arrivarono.
-Non se avete notato, ma è anche della mia vita che stiamo parlando- Riprese lei. -Se quest'Arena è l'unico modo per riavere indietro Celeste va bene, ci vado, e non sta a voi impormelo o cercare di fermarmi.
Era stufa marcia di non essere mai interpellata, la scelta era sua e alle conseguenze avrebbe pensato lei.
-Questa ragazza mi piace sempre di più!- Esordì Maryse dopo un attimo di silenzio. -Allora è deciso! Domani mattina alle dieci in punto vi voglio all'Arena,fino ad allora siete liberi fare quello che volete!- Concluse la vampira, battendo le mani contenta come una bambina. Era davvero così felice di mandare a morte il figlio? Ren guardò Erika come si può guardare chi ha appena firmato il suo contratto di morte ridendoci su, ma poi annuì in silenzio.
-Ancora una cosa, prima.- Disse lui quando ormai stava per uscire dalla porta. -Voglio vedere l'antidoto, altrimenti non si va niente.- Ragionevole, pensò Erika, perché non ci aveva pensato anche lei?
-Va bene- fece Bastian, poi si infilò una mano in tasca ed estrasse un pesante mazzo di chiavi, fra cui ne scelse una piccola color ottone che infilò nella toppa di una delle ante dell'armadio a sinistra della sua scrivania, un mobile dall'aria molto antica, che scattò e si aprì, rivelando varie boccette e piccoli scrigni contenenti chissà quali diavolerie. L'uomo prese una fiala contenente un liquido rosato e lo mostrò a Ren.
-Eccolo qui: “Daemonem urit”, brucia demonio. Fa sparire dall'interno il sangue infetto senza causare danni all'organismo.
-Va bene. A domani, allora.
Detto ciò raggiunse Erika, ancora sulla porta con Celeste appresso, e uscirono insieme dalla stanza.

 

 

 

Qualche ora dopo:

Erika si buttò sul letto di fianco a Celeste, era stanca morta e sentiva tutti muscoli indolenziti. Appena finito di parlare con i suoi genitori Ren l'aveva trascinata in palestra per un super allenamento intensivo, sperando di rimediare alla sua “scarsa preparazione” e fra una predica per aver deciso di seguirlo nell'Arena, un calcio rotante e una rovesciata si era anche preso la briga di spiegarle (finalmente) che cos'era quella maledettissima Arena. Ebbene, si trattava di un centro di addestramento molto antico, in cui si allevano i vampiri guerrieri quando ancora la civiltà vampiresca non era stabile ma in lotta continua. Ora il complesso, che si trovava qualche chilometro a nord della villa, perso nei boschi, era in disuso da qualche secolo, sia perché i vampiri non si allenavano più così duramente, sia per la sua pericolosità: la struttura era una specie di labirinto circolare in pietra, pieno di trappole ed ostacoli da superare, ma la cosa peggiore era che, essendo un labirinto, aveva solo un'entrata e solo un'uscita, agli antipodi, perciò se si restava feriti si poteva solo continuare ad avanzare sperando di arrivare vivi all'uscita. Una passeggiata, in pratica, ma lei non aveva nessuna intenzione di morire a centinaia di chilometri da casa in mezzo a uno stupido labirinto medioevale a quattordic'anni, quindi in un modo o nell'altro dovevano farcela, per loro e per Celeste. Si voltò a guardare la ragazza: come avrebbe fatto a spiegarle tutto quello che era successo mentre era incosciente? Magari sarebbe rimasta traumatizzata a vita o non le avrebbe parlato mai più, in fin dei conti era tutta colpa sua...“Mi dispiace tanto...” sussurrò, sapendo che comunque l'altra non l'avrebbe sentita. Poi le tirò giù la spallina destra della maglietta, rivelando la cicatrice a forma di croce uguale a quella che aveva anche lei. “Ora sei anche tu sotto il segno della croce” le aveva detto Ren la seconda volta che si erano visti...chissà se, in caso le cose fossero andate male, qualcuno avrebbe usato le stesse parole per parlare a Celeste, spiegandole cos'era successo. “No!” si disse “Nessuno dovrà dirle nulla perché ce la faremo, ce la faremo per forza!” Beh, di sicuro il primo passo era arrivare là in forma e riposati l'indomani mattina, e al momento Erika non ci si avvicinava per niente: la notte prima non aveva praticamente dormito e ora le si chiudevano gli occhi. Prima, però, doveva chiamare i suoi genitori, come ogni sera. Era davvero difficile dover fingere di essere felice e contenta, impostare una voce rilassata e dire che stava andando tutto bene e che si divertiva un sacco per non farli preoccupare, era una recita che era esausta di recitare, ma non poteva fare altrimenti...Finita la telefonata aprì i messaggi e vide le chat recenti: il primo era Daniele, (quanto le mancava!) poi c'era Andrea, a seguire Anna e sotto Kat...fece per scrivere qualcosa ma poi cambiò idea: no, non avrebbe detto niente a loro, non voleva farli preoccupare inutilmente. Guardò per l'ultima volta l'ora, poi spense il telefono e l'abat-jour e scivolò sotto le coperte sperando di fare dei bei sogni, almeno quelli, visto che probabilmente il giorno dopo sarebbe stato un incubo.












Sciau a tutti! Come va? c:
Io benone, infatti sto partendo per le vacanze, ma non disperate!

(E chi disperava?) Starò via solo una settimana quindi l'appuntamento settimanale
é solo posticipato di un giorno: ci risentiamo sabato prossimo!

Nel frattempo voi continuate a lasciarmi recensioni, anche se potrei non
rispondere con la solita velocità ^^ Infine vi ricordo che i capitoli

mancanti si contano sulle dita di una mano: siamo quasi arrivati alla fine!
Un bacio e a presto, byee ♥♥

 

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Capitolo 34
*** Vincitori; ***


Come richiesto da Maryse, erano le dieci in punto ed Erika e Ren erano davanti all'Arena, che dalla loro visuale era solo un alto e spesso muro circolare che si stagliava contro il cielo limpido mattutino. Nelle loro tute aderenti nere, che la vampira gli aveva fatto trovare di fronte alla porta al risveglio, si avvicinarono all'imponente portone di legno dove li aspettavano Bastian e la moglie.
Da quando si era alzata Erika si stava chiedendo come fosse l'Arena, ma quello che vide quando l'uomo spalancò il portone non assomigliava a niente che fosse riuscita ad immaginare: le mura, dall'interno, sembravano ancora più possenti, decisamente più alte e massicce di quelle che delineavano il percorso, di cui si scorgevano solo i primi metri, poi una svolta secca a destra ne impediva la visione. La scena sarebbe potuta essere riassunta in due parole: mattoni e polvere. I mattoni delle pareti e la polvere giallognola che ne ricopriva ogni centimetro, compresa quella che sembrava una tribuna, una postazione per poche persone in cima al muro perimetrale, dalla quale si doveva poter scorgere tutto il percorso in modo che gli allenatori, un tempo, potessero controllare come se la stessero cavando i loro allievi. Vi si accedeva soltanto da una scalinata esterna che correva sul lato ovest della struttura, difatti Bastian e Maryse, dopo aver augurato buona fortuna ai ragazzi, uscirono chiudendosi il portone alle spalle e poco dopo presero posto, come se dovessero vedere un'opera lirica da uno dei balconcini del teatro.
Ren e Erika, rimasti soli, sapevano che ormai non potevano più tirarsi indietro, era giunto il momento. Imboccarono la strada che avevano davanti e appena girato l'angolo si ritrovarono di fronte grosse scuri che, appese a travi, dondolavano da un parte all'altra con le loro lame affilate come rasoi.
-Ossignore, sembra di stare in un videogioco!- disse Erika, anche se non ci teneva molto ad essere la nuova eroina di un colossal per play station, visto che lì non c'erano pozioni per ridarti le energie o grandi cuori rossi che ti riportavano in vita se eri moribondo. Poi però si accorse di un particolare: le scuri avevano esattamente gli stessi intarsi dell'ascia che Bastian usava per colpirla nel suo sogno.
-Ren! Guarda quei motivi: te li ricordi? Sono gli stessi che abbiamo sognato! Era questo il significato del sogno!
-Hai ragione, sono identici! Almeno ora possiamo smettere di preoccuparci anche ti quello...
-Già, ma credo che al momento fosse l'ultimo dei nostri problemi.
Detto ciò la ragazza si slanciò avanti e passò oltre le tre lame affilate senza un graffio. Probabilmente il percorso era a difficoltà crescente, dato che quelle scuri si muovevano piuttosto lentamente per le capacità di un vampiro. Ren rimase un attimo a guardarla poi la seguì, superando anche lui le lame senza battere ciglio.
Da lì il percorso continuava senza riserve: spine e spunzoni, vampe di fuoco, pali che comparivano dal nulla, frecce da schivare...all'inizio i due vampiri non erano andati male, ma più si avanzava più temibili diventava le trappole: Ren aveva una piccola ustione a una gamba mentre Erika aveva un taglio causato da una freccia sul braccio, in via di guarigione. Per il momento era un buon risultato, ma ecco di fronte a loro un nuovo pericolo, l'ennesimo ostacolo da superare: qui c'era un mix di fuoco, ceppi rotolanti alti quanto un braccio di Erika e buche nel terreno da cui Dio solo sapeva cosa sarebbe uscito. Erika partì da destra e si ritrovò subito incastrata fra un getto di fuoco e un ceppo che si stava avvicinando in modo pericolosamente veloce a lei. Per schivarli finì troppo vicino ad una buca da cui uscì una punta di ferro da mezzo metro almeno che le prese di striscio una gamba e la distrasse giusto il tempo perché si accorgesse troppo tardi dei pugnali sbucati da chissà dove che le si stavano avvicinando a velocità assurda. Era sicura che l'avrebbero colpita se non si fosse messo di mezzo Ren, anche lui comparso in attimo, che ne deviò due e prese il terzo al volo, mentre un quarto lo colpiva inevitabilmente alla spalla. Erika rimase un attimo a guardare il sangue che sgorgava dalla ferita mentre Ren si levava il pugnale dalla carne senza un gemito, anche se il suo sguardo mostrava la sua sofferenza, poi si riscosse e agguantò l'amico, riuscendo a trascinare entrambi fuori dalla zona pericolosa. Ren cadde in ginocchio con un gemito, la mano che premeva sulla ferita.
-No, no, Ren...mi dispiace tanto!- Fece Erika, inginocchiandosi a sua volta.
-Non è colpa tua, e poi sto bene, qualche minuto e smetterà di sanguinare.
-Ma non puoi andare avanti...
-Certo che posso! Forza, sbrighiamoci, non manca molto. Se ci facciamo spaventare da una cosa del genere non arriveremo mai alla fine!
Detto così si alzò barcollando e riprese a camminare, con Erika che lo seguiva a un passo di distanza. Il prossimo ostacolo non mancò ad arrivare e questa volta la vampira si fece in quattro per badare quanto meno a se stessa e in più fare il possibile per l'amico, che anche se non lo dava a vedere era dolorante. Una dozzina di trappole più tardi Erika poteva dire lo stesso di lei: vestiti strappati in vari punti, graffi più o meno leggeri su gambe, braccia, fianchi e persino uno sul viso, dal naso all'estremità dell'occhio destro. Anche Ren ora poteva vantare una caviglia leggermente distorta, vari tagli e taglietti e una ciocca di capelli in meno, souvenir dell'ennesima lama spuntata dal nulla. In compenso, però, finalmente si vedeva la fine del percorso: davanti a loro un rettilineo con gli ultimi due ostacoli, poi un portone uguale a quello da dove erano entrati. I due ragazzi si guardarono l'un l'altra per darsi coraggio e per dirsi che ce l'avevano quasi fatta, che l'incubo stava per finire. Ma non era il momento di rilassarsi: ora li aspettava un mix di tutto ciò che avevano già incontrato precedentemente, così proseguirono con prudenza ma al contempo velocità e destrezza. Schiva le frecce, aggira le scuri, abbassati per l'ariete, attenta agli spilloni...ormai si erano quasi abituati alla disposizione delle trappole, finché qualcosa non ruppe lo schema. Una specie di palla da demolizione versione piccola, ma comunque grande abbastanza da essere letale, spuntò fuori da un muro appesa a una spessa catena d'acciaio tracciando una curva rapida. Erika era troppo indietro perché venisse colpita, mentre Ren era in piena traiettoria. Mentre il ragazzo veniva tirato su da terra e sbalzato in avanti l'urlo dell'amica sovrastava ogni altro rumore, carico di disperazione e paura. Erika si lanciò in avanti, superando i vari intralci senza quasi che se ne accorgesse, dimenticandosi del dolore e dalla stanchezza, per arrivare dall'altra parte, dov'era atterrato Ren. Lui era steso a terra e non accennava a muoversi, così la ragazza si mise in ginocchio di fianco a lui e gli fece poggiare la testa sulle ginocchia, tenendo gli occhi puntati sui suoi. Lui le prese una mano e sussurrò, forzando un sorriso:
-Mi dispiace, non sono stato abbastanza rapido...ora non ce la faccio a proseguire, avrò il braccio e qualche costola rotti, dovrai cavartela da sola...
Lei cercava di ricacciare indietro le lacrime che le stavano già pungendo gli occhi.
-Va bene, ora vado e poi torno a prenderti...aspettami qui, faccio presto, tra un attimo sarai fuori.
-Certo, puoi farcela.- riuscì appena a finire la frase che dovette girarsi e sputare sangue. Allora Erika, che ormai aveva rinunciato a impedirsi di piangere, gli posò di nuovo la testa a terra e si alzò piano. Guardò di fronte a sé: l'ultimo passo da compiere per uscire finalmente da quell'Inferno. Sapeva che una volta che vi era già passato qualcuno le trappole non potevano scattare una seconda volta, perciò l'importante era arrivare dall'altra parte, poi avrebbe dovuto solamente tornare a prendere Ren senza più preoccuparsi dei possibili pericoli ad ogni passo.
Sapendo che doveva sbrigarsi incominciò a correre mentre la sua mente si costringeva a rimanere lucida e forte. Pian piano si rese conto che la paura era svanita, ora c'erano soltanto lei e quell'ultimo scoglio che le impediva di tornare a navigare in acque familiari e sicure, fuori da quel calvario. Appena cominciò a saltare, schivare e colpire i suoi occhi iniziarono a brillare rosso, riflettendo le sue emozioni forti e impetuose. Aveva la percezione di ogni muscolo del suo corpo, sapeva come muoversi e quando colpire. Non si stava semplicemente limitando ad evitare i congegni, li stava in buona parte distruggendo. Tutta la sua frustrazione si stava riversando nei suoi colpi, e non le importava più se qualcosa feriva lei: ora era lì, viva come non lo era mai stata, e non sarebbe bastato qualche graffio a fermarla. Tutti i brutti ricordi di quell'ultimo anno, tutte le volte che avrebbe voluto piangere e urlare, la rabbia e la paura, stava tirando fuori tutto e si stava finalmente sfogando. Quando arrivò dall'altra parte era in buona parte coperta di sangue, ma si sentiva finalmente libera. Guardando indietro si sorprese di quel che era riuscita a fare e un sentimento d'orgoglio la riempì, la miglior ricompensa per i suoi sforzi. Alzò lo sguardo su Bastian e Maryse, entrambi in piedi con gli occhi sgranati, poi guardò vittoriosa il portone di fronte a lei e sentì pian piano l'adrenalina scendere e le forze abbandonarla. Avrebbe voluto spalancarlo e lasciarsi cadere fuori sull'erba fresca, ma sapeva di dover fare un ultimo sforzo. Si girò e tornò indietro verso Ren che le sorrideva orgoglioso, malgrado si vedesse che solo il fatto di tenersi puntellato sui gomiti per guardarla in faccia gli costasse dolore. Lei si chinò e lo tirò su il più piano possibile, cercando di non peggiorare la sua situazione. Camminava piano, attraverso la trappola mortale che aveva affrontato poco prima, ora immobile, come se stesse ammettendo la sua sconfitta.
Quando mancavano soltanto un paio di metri all'uscita il ragazzo chiese di venir lasciato giù, perché voleva uscire di lì sui suoi piedi, così, barcollando, arrivarono insieme difronte all'imponente uscio e, mettendo insieme l'ultimo briciolo di energie, lo spalancarono e si lasciarono semplicemente cadere, uno affianco all'altra, esausti e soddisfatti, mentre il dolce oblio delle tenebre li prendeva e perdevano i sensi, consci di essere vincitori.











Buonasera lettori! ♥
Quello che vi presento oggi è, incredibile ma vero, il terzultimo capitolo della ff!
Cosa vi aspettate dal finale? Vi sono piaciute le ultime svolte prese della storia?
Potete dirmi tutto quanto in una recensione, mentre aspettate il prossimo capitolo

in arrivo sabato prossimo!  Baci a tutti e arrivederci c:

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Capitolo 35
*** Lieto fine; ***


Erika si tolse l'accappatoio e infilò un paio di pantaloni e una maglietta puliti: fortunatamente il giorno prima erano arrivate le valigie sue e di Ren, portate da Nova, così aveva potuto riappropriarsi delle sue cose. Guardandosi allo specchio notò che ormai quasi tutti i lividi e le cicatrici erano scomparsi, com'era giusto che fosse: erano passati già tre giorni da quando avevano sfidato l'Arena e ne erano usciti vivi, ma decisamente ammaccati. Entrambi avevano passato quei giorni a letto, bendati e incerottati, a bere intrugli dai dubbi ingredienti che però sembravano aver funzionato: lei si sentiva come nuova, mentre Ren, che ne era uscito conciato decisamente peggio, ora aveva un braccio al collo, un grossa fasciatura dove le costole rotte lo tormentavano ancora e una spessa medicazione alla spalla, la cui ferita, però, stava per rimarginarsi. Il suo umore, in compenso, era ottimo, soprattutto oggi: era arrivato il giorno in cui, secondo le previsioni di Nova, Celeste si sarebbe svegliata, perciò avrebbero potuto farle bere l'antidoto, in più quel giorno i suoi genitori si sarebbero impegnati a promettere solennemente che il figlio aveva il lor consenso nella sua scelta di non prendere con sé servitori umani. Per ambedue i motivi ora Erika stava andando per l'ennesima volta verso l'ufficio di Bastian, la novità era che stavolta era felice di farlo. Ren la aspettava lì, insieme ai suoi genitori.
-Ora che ci siamo tutti,- fece Bastian appena lei entrò -direi di cominciare. Questo è il discorso che abbiamo preparato io e Maryse per sancire ufficialmente che non intralceremo più la tua scelta di non avere servitori.
Si vedeva che era innervosito e voleva levarsi quell'impiccio il prima possibile, ma quando iniziò a parlare la sua voce era solenne.
-Io, Bastian Alexandr Vandair, e mia moglie Maryse dichiariamo che, per il coraggio, la forza e le capacità dimostrate sia da nostro figlio che dalla vampira Erika Castiglia nell'affrontare il percorso dell'Arena, il ragazzo ha il nostro appoggio nella sua scelta di non prendere con sé nessun servitore umano, come l'antica tradizione imporrebbe. Assicuriamo che, né ora né mai, proveremo ancora a spingerlo a farlo, in modo diretto o indiretto, né lo priveremo dei suoi diritti in quanto discendente di questa famiglia per tale motivo. Testimone di quest'accordo è oggi la sopracitata signorina Castiglia, che potrà confermare il mio giuramento, sul nome dei Vandair e dell'intera razza dei vampiri.
Ren le aveva spiegato che giurare sul nome della propria famiglia era una cosa molto seria, soprattutto se la famiglia in questione era rinomata, ma giurare sull'intera razza era una cosa ancora maggiore, era come mettere in ballo la propria natura di vampiro stessa. Finito il discorso Bastian abbassò lo sguardo, e fu la volta di Maryse di parlare.
-Bene, ragazzi, avete avuto ciò che volevate, ora resta il fatto della ragazza e dell'antidoto.- disse, girandosi verso Celeste, stesa sul solito divanetto, proprio mentre la ragazza muoveva pian piano un braccio, come in un lento stiracchiarsi. Che tempismo. Rimasero tutti muti ad osservarla per qualche minuto, mentre cominciava a dare i primi segni del risveglio: muoveva piedi, braccia e mani, piccoli gesti che annunciavano che l'effetto della pozione stava scomparendo. Poi, finalmente, ecco che i suoi occhi lentamente si schiusero, azzurri come il cielo primaverile, e lei pian piano si tirò su a sedere, guardando la stanza e i suoi occupanti come se fossero degli alieni. Per interminabili secondi rimasero tutti in silenzio e fissarsi l'un l'altro, poi Celeste scorse il volto dell'amica, che le stava sorridendo.
-Erika...d-dove siamo? C-chi sono queste persone?- chiese infine, immaginando che se non avesse rotto lei il silenzio sarebbero rimasti così per ore.
-Tranquilla, nessuno vuole farti del male. Ma abbiamo parecchie cose da raccontarti, perciò è meglio se ascolti. Anche se ciò che ti dico potrebbe scioccarti rimani calma, ormai è tutto finito e le cose si sono sistemate. Appena risolto il malinteso potrai tornare a casa, perché, vedi, ora siamo in Austria.
Da lì partì un immenso discorso riassuntivo di tutto quel che era successo negli ultimi cinque giorni, e mentre Erika parlava Celeste prima impallidì, poi cambiò varie sfumature fino ad arrivare ad un verdognolo poco rassicurante. Sembrava che stesse per vomitare.
-Ommioddio.- fu tutto quello che riuscì a dire quando il racconto terminò, l'aria se possibile ancora più sconcertata di quando aveva aperto gli occhi.
-Quindi...io ora sono una vampira.- Aggiunse, parlando più a se stessa che agli altri. -Ma posso tornare normale con un antidoto, e poi tornerò a casa dai miei genitori e loro non si stupiranno che io sia sparita per tutto questo tempo. E per far sì che tutto questo accadesse voi due vi siete infilati in un labirinto della morte, altrimenti sarei rimasta la sua serva per l'eternità.- Sbatté le palpebre qualche volta, con l'aria di chi ha bisogno di un minuto per elaborare tutte le informazioni che ha appena ricevuto e ancora non è sicuro che siano reali o meno. Alla fine si alzò, si diresse verso Ren e Erika, uno affianco all'altra, e li abbracciò, sussurrando un “grazie”. Poi si voltò verso Bastian e Maryse e parlò loro:
-Bene, credo che ci sia un intruglio “purifica-sangue” ad aspettarmi, a meno che non voglia rimanere una vampira per sempre, e visto tutta la fatica fatta per ottenerlo mi sembrerebbe proprio una mancanza di rispetto nei confronti dei miei amici.
Il padre di Ren allora le porse la fialetta e lei guardò scettica il liquido rosastro al suo interno.
-“Daemonem urit”...neanche nelle peggiori discoteche rifilano drink con nomi simili.- disse infine, poi stappò la boccetta e ne bevve il contenuto tutto d'un sorso.
Rimasero tutti a guardarla aspettando che succedesse qualcosa, e in effetti dopo una manciata di secondi la ragazza cadde a terra in preda alle convulsioni, le mani serrate intorno alla gola e gli occhi rossi da vampiro. Erika lanciò sguardi preoccupati a Bastian e Maryse, ma loro sembravano tranquilli, segno che tutto stava andando come di dovere, infatti poco dopo la non più vampira smise di agitarsi e l'azzurro riprese a dominare nei suoi occhi, mentre il cremisi si ritirava via via come acqua che asciuga al sole. La ragazza si tirò in piedi: era disorientata ma sembrava stare bene.
-E' finita?- fece, con un fil di voce.
Erika le si avvicinò e le tirò giù la spallina della maglietta: niente cicatrice caratteristica a forma di croce.
-Sì, è finita.- rispose sorridente, e le due si abbracciarono.

 

 

La mattina seguente:

Erika cominciava a chiedersi se non ci fosse un potere da vampiro che lei non avesse acquisito durante la sua trasformazione, ovvero quello di trovare e prenotare alberghi e voli aerei in tempo zero. Bastian e Maryse sicuramente ce l'avevano, perché in un pomeriggio gli avevano assicurato viaggio di ritorno e alloggio a Venezia fino alla data stabilita per il loro rientro dal finto viaggio di studio. Tutti e tre i ragazzi avevano sentenziato di non voler rimanere alla villa un giorno di più, e, detto fatto, rieccoli in partenza.
Erano già sul vialetto del giardino, valigie alla mano, aspettando che Maryse e Bastian scendessero a salutarli. Eh sì, i due gran signori vampiri venivano a salutare il loro ragazzo che andava via, e chissà quando sarebbe tornato. Erika immaginò che sotto sotto doveva dispiacergli e che non potevano essere realmente così freddi...si chiese se a lei sarebbero mancati, e quando sarebbe capitato ancora di rivederli. Eccoli che comparivano nel cerchio d'ombra del portone, lui come sempre molto elegante e lei in un consueto abito corto e scollacciato. Si avvicinarono e Bastian strinse la mano a tutti e tre, in più sussurrò qualcosa al figlio, senza farsi sentire dagli altri, poi tornò a qualche passo di distanza. “Del resto da parte sua non ci si poteva aspettare di più” pensò Erika “La sua espressione è sempre così indecifrabile e lui sempre così controllato che i suoi sentimenti sono un vero mistero”. Poi fu il turno di Maryse, che invece si dilungò di più, spendendo qualche parola con tutti:
-Mia cara,- disse a Celeste -mi dispiace davvero tanto che tu sia potuta rimanere qui per così poco tempo e soprattutto per colpa di un avvenimento così disdicevole. Sarebbe stato bello averti qui più a lungo, sembri una ragazza a posto...saresti stata anche una buona vampira, ma hai fatto la tua scelta.
Poi si spostò verso Erika, con sua sorpresa l'abbracciò e le disse:
-Oh, tesoro, vorrei che io tuoi genitori potessero sapere ciò che hai fatto in quell'Arena, perché sarebbero davvero fieri di te, sembravi una leonessa. Io lo sono e sono fiera che mio figlio si sia trovato un'amica come te. Ricordati che se mai decideste di mettervi insieme avreste la mia benedizione per il matrimonio!
“Non cambia mai!” pensò Erika “Scommetto che le dispiace che ce ne andiamo soprattutto perché eravamo un ottimo ammazza-tempo...” ridacchiò fra se e se: in fondo Maryse non le sembrava cattiva, aveva decisamente una personalità tutta sua, ma mentre le parlava le era sembrata sincera, e ancora di più lo sembrava adesso che parlava a Ren.
-Figlio mio, immagino che non tornerai qui tanto presto, vero? Beh, come biasimarti...comunque questa casa sarà sempre aperta per te e per chiunque vorrai portarci e prometto che la prossima volta non cercherò di mettere a rischio le vostre vite, anche se anche tu sei stato bravissimo durante il percorso e ci hai dimostrato quanto vali. Non potevo sperare di meglio da mio figlio. Riguardati, Ren, e quando deciderai che è passato abbastanza tempo torna a casa, ti aspetteremo.
Si abbracciarono e fu un abbraccio lungo e denso di parole non dette ma sottintese, poi Ren si staccò e la guardò un'ultima volta negli occhi, prima di voltarsi e cominciare a camminare verso il grande cancello che li avrebbe condotti fuori dal possedimento dei Vandair, seguito dalle due ragazze. Erikà si voltò e guardò ancora una volta la villa, imponente e maestosa, e pensò che, forse, malgrado tutti i ricordi spiacevoli ed esso legati quel posto avrebbe potuto mancarle.













Ladies and gentlemens, ebbene sì, questo è l'ultimo "vero" capitolo della storia!
La prossima settimana pubblicherò l'epilogo, che per la cronaca ho già cominciato a scrivere,

ma continuo ad eliminare dei pezzi perché vorrei evitare di sputtanare tutto sul finale,
anche se non sono mai stata brava a concludere i racconti...pregate per me!

Ora più che mai ci tengo ad avere i vostri pareri, perciò recensite plizz *occhi da cucciolo*
Ho detto tutto, arrivederci per il "gran" finale!! 🌼

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Capitolo 36
*** Epilogo; ***


12 Agosto 2014:

 

Caro Diario,

sono già passate più di due settimane da quando sono tornata dal viaggio in Austria, il tempo è davvero volato...Per di più non sono ancora riuscita a finire di raccontartelo tutto, ma adesso che ho un po' di tempo devo decidermi a scrivere quel che manca: un giorno voglio poter rileggere questo diario e tornare indietro a quei giorni così...pieni. Non trovo parola migliore per descriverli, perché sono successe davvero una marea di cose in così poco tempo, e se le scrivo in parte è anche perché ho bisogno di riordinare le idee e fare con calma il quadro generale di tutto quel che è accaduto. Dov'ero rimasta? Ah, sì, a quando siamo tornati a Venezia: sono state giornate meravigliose, di vera vacanza. Tutto mangiare, dormire e passeggiare per le calli in compagnia di Ren e Celeste. Mi mancheranno quei giorni, mi mancherà quella città meravigliosa e il poter abbracciare la mia amica tutte le volte che volevo, mentre ora ci sono di nuovo centinaia di chilometri a dividerci. Il nostro addio, anzi, arrivederci, è stato tristissimo, ma non potevamo fare altrimenti: io e Ren avevamo un aereo ad aspettarci, e finalmente potevamo prenderlo sapendo che una volta arrivati avremmo trovato facce conosciute e luoghi familiari. Tornare a casa è stato bello, ho sentito tanto la mancanza di mamma e papà, dei miei amici e di Dani. Mi ricordo la serie di baci e abbracci appena ho rincontrato tutti, i sorrisi e le domande. Mi ricordo la fantastica serata organizzare per festeggiare il nostro ritorno, e mi ricordo che quella notte, finalmente, mi sono addormentata senza ansie e preoccupazioni.
Ora la vita sembra straordinariamente tranquilla, non che la cosa mi dia fastidio, anzi, il relax e la calma di queste ultime giornate mi ci volevano proprio, anche se mi sento un po' come quando hai appena finito di vedere un film bellissimo e poi torni alla banale realtà. Certo, a parte il fatto che la protagonista del film ero davvero io e che non c'è nessuna realtà banale a cui tornare, perché niente che abbia a che fare con me può definirsi banale. Qualcuno potrebbe giudicare scontato il fatto di aver passato gli ultimi pomeriggi in spiaggia con i miei amici, ma lo penserebbero ancora sapendo che il nostro principale argomento sotto l'ombrellone era come avessi dovuto affrontare un'arena medioevale per ottenere una pozione che impedisse alla mia amica di diventare una vampira come me? Non credo proprio. A proposito di quello, però, non hai idea di quanto si siano arrabbiati i ragazzi perché non ho mandato loro un messaggio per spiegargli quanto stava succedendo...ad un certo punto ho pensato che non mi avrebbero nemmeno creduto, visto le facce che facevano (e come biasimarli?).
Quando finalmente sono riusciti a digerire tutto l'ammasso di cose che gli avevo appena raccontato il trending topic delle nostre giornate è diventato un altro, uno che sinceramente trovo molto più spinoso, sarà perché prima si trattava di raccontare fatti già passati e conclusi, mentre ora l'argomento è proprio l'avvenire. Preciso una cosa che non sono sicura di aver già scritto: i vampiri crescono finché il loro corpo non raggiunge la maturazione completa, ovvero intorno ai vent'anni. Da lì in poi invecchiamo molto ma molto più lentamente degli altri esseri umani, e...beh, di solito le persone notano se dimostri vent'anni quando dovresti averne una sessantina. In pratica almeno fino alla fine del liceo va tutto bene, poi la cosa migliore sarebbe smettere di vivere con le persone normali e cominciare a circondarsi di altri vampiri, ed è quello che dovrò fare anche io...sì, bella merda. Diventando maggiorenne dovrei prendere la patente e cominciare a pensare all'università e fare tante altre cose...e invece dovrò mollare tutto. Chissà com'è vivere da vampiro, magari mi piacerà, mi abituerò in fretta. Chissà dove andrò a vivere, o ogni quando riuscirò a vedere i miei amici e la mia famiglia...soprattutto chissà come la prenderanno i miei genitori quando dirò loro la verità, perché sì, ho deciso di raccontargli tutto e anche il prima possibile, o almeno appena troverò il modo giusto per farlo, se esiste. Ho paura per quel che potrebbero fare: magari non mi crederanno, o penseranno che abbia cominciato a drogarmi, può darsi che mi portino da uno psicologo, oppure mi cacceranno direttamente da casa prendendomi per un mostro, in fondo è la stessa reazione che ho avuto io, all'inizio. Malgrado tutto voglio farlo, sia perché comunque prima o poi avrebbero dovuto saperlo, a meno di non andarmene per sempre senza una parola, facendo morire di dolore sia loro che me, sia perché se lo meritano, meritano di sapere. Tutto quello che posso fare è fidarmi di loro e sperare che capiscano; nel frattempo non voglio pensarci troppo su, è estate, ho quindic'anni e voglio pensare solo a divertirmi come un'adolescente normale, in fondo per essere una vampira ho tutta l'eternità. Abbiamo tutta l'eternità, anzi, Ren e io. Ren...è tutta colpa sua se sono qui ora, anche se ormai mi viene più spontaneo dire che è grazie a lui. Che essere una vampira stia cominciando a piacermi? Forse. Ricordo che all'inizio credevo che equivalesse ad essere delle creature orribili, qualcosa che non dovrebbe esistere su questa Terra...ora invece lo sento come parte di me, qualcosa di giusto e in armonia col resto. Ricordo anche che subito l'ho odiato, quel ragazzo che era spuntato fuori dal nulla e mi aveva ribaltato la vita, mentre adesso mi chiedo cos'avrei fatto senza di lui e che cosa starei facendo ora, o cosa gli sarebbe successo se non mi avesse incontrata. Quando siamo tornati dall'Austria mi ha ringraziata un milione di volte per essere rimasta al suo fianco ed avergli “rimesso a posto la vita”, per averlo cambiato...Non che sia stato l'unico: quante cose sono cambiate in un solo anno. Meno, anzi: ora che ci penso oggi sono undici mesi esatti. Undici mesi dall'incontro che ha cambiato due esistenze, e ad entrambe ha aperto un mondo: per una un mondo di creature che mai avrebbe pensato esistere e per l'altra un mondo di sentimenti e affetti che mai avrebbe immaginato...A dir la verità, stanno per diventare undici mesi e un giorno: è quasi mezzanotte e mi si chiudono gli occhi, direi che non è proprio più l'ora di star qui a riempire pagine con poemi senza un filo logico e viaggi mentali sulla mia vita, morte e miracoli, perciò buonanotte diario, arrivederci a domani! (...se avrò voglia di scriverti ù.ù)

 

 






 

 

 

 

 

❖ SO...THIS IS THE END?

Wow, ce l'ho fatta, sono arrivata alla fine! E'...strano. Tutte le volte che pubblicavo un nuovo capitolo leggevo la scritta 'Completa?' e pensavo “Seee, come no, manca ancora un altro miliardo di capitoli!” mentre oggi ho dovuto mettere quella spunta, perché siamo al capolinea. Devo dire che mi mancherà scrivere questa storia, è la prima che abbia mai fatto ed è durata per più di un anno (perché io aggiorno spessissimo, sisi), perciò ora mi sembrerà strano non pensare “Oggi pomeriggio, mi raccomando, devi scrivere il nuovo capitolo!” o cose simili.
Ora, vorrei evitare di renderla una cosa triste e malinconica, perciò passiamo oltre: voglio ringraziare tutti quelli che hanno aggiunto o aggiungeranno la storia alle preferite, alle seguite o alle ricordate, quelli che hanno letto e recensito, quelli che hanno letto e basta, quelli che ancora non hanno letto ma prima o poi lo faranno...in pratica tutti quanti. Vi voglio bene belli ♥
Se mi voleste particolarmente bene anche voi e vi steste chiedendo se stalkerare il mio profilo sarà utile per trovarci qualcosa di nuovo la risposta è...beh, sì e no. Per il momento non ho in progetto altre storie a capitoli, tanto meno lunghe quanto questa, ma potrei comunque pubblicare qualche one-shot o flashfic. (date un'occhiata alla mia 'But I never told you...' se shippate malec! C; ) Nel frattempo darò una sistemata ai capitoli di questa ff per quanto riguarda la grafica, che all'inizio era davvero scadente ^^''
Bene, siamo veramente arrivati alla fine! Un grazie speciale per chi si è letto anche questo trafiletto, un bacio e saluti a tutti!! Ilyyyy ♥♥♥

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