Crash of balances

di Inathia Len
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Polipi, gelosie e litigi ***
Capitolo 2: *** Porte sbattute, occhiali, libri di anatomia e chiacchiere in corridoio ***
Capitolo 3: *** Colloqui e nostalgie sotto la neve ***
Capitolo 4: *** Confessioni e miraggi ***
Capitolo 5: *** Verità e falsa neve ***
Capitolo 6: *** Soluzioni e incantesimi ***



Capitolo 1
*** Polipi, gelosie e litigi ***


“Ehi musone, perché non sei venuto a Hogsmeade con noi?”
James e la Evans fanno il loro ingresso nella sala comune, avvinghiati come due polipi. Forse la preferivo quando non lo sopportava.
“Pensavo che così eravate perfetti, una magnifica uscita a quattro” dico, sogghignando in direzione di Remus e Peter, che stanno entrando a loro volta.
“Si dice ‘foste perfetti’, non ‘eravate’, Sirius!” mi rimbecca Remus.
“Scusa, mamma” gli rispondo con una linguaccia.
Penso che tutti gli equilibri siano andati in mille pezzi da quando James e la Evans hanno cominciato a uscire insieme. Certo, James ha smesso di passare tutto il suo tempo libero a piangersi addosso e a girare depresso per il dormitorio, ma il nostro gruppo si è quasi del tutto sfasciato. Prima eravamo perfetti, i quattro malandrini della Torre di Grifondoro, i gemelli diversi. C’era James Potter, il capo indiscusso, il tipico tipo bello e simpatico. Con i suoi occhi scuri, i capelli castani ed il sorriso affascinante, che conquista sempre tutti. Subito dopo c’ero io, Sirius Black, l’affascinate spalla. Gli occhi grigio grafite ed i capelli neri mossi mi hanno fatto acquistare un certo credito con le ragazze, ma con il mio sarcasmo e cinismo le faccio sparire in un attimo. Poi c’era Remus Lupin, detto Mamma Lunastorta per il suo atteggiamento a volte troppo materno nei nostri confronti. Capelli biondo cenere e sguardo ambrato sono i suoi segni distintivi, ma la parte più importante di lui è il cervello. Infine veniva Peter Minus, il classico tipo che ti chiedi che cosa ci stia a fare con la gente, il  topo da biblioteca. Abbiamo pochi interessi in comune, è quasi del tutto privo di senso dell’umorismo, ma Remus lo ha preso sotto la sua ala protettiva e quindi si è aggregato a noi. Magrolino e dai capelli castani senza un vero taglio, sembra un vero topolino.
Infine c’è lei, Lily Evans, decisamente ed obiettivamente una delle ragazze più belle che io abbia mai visto, credo che dovrebbe avere un secondo lavoro come modella, quando usciremo di qui. Alta, slanciata e magra di un magro tonico, il magro di una che si tiene in forma facendo molto sport.
Si siedono tutti e quattro attorno a me ed io provo a ignorarli il più a lungo possibile, ma poi mi faccio ridere da solo e la mia risata scoppia, seguita a ruota da quella di tutti gli altri, ma il mio ritrovato buon umore dura poco.
“Muoio di fame” penso ad alta voce, “chissà cosa c’è per cena…”
“Mmm…cena!”
“Sei un ingordo, James” dice la Evans, senza rimprovero negli occhi e cominciano a baciarsi.
“Bah! Vado in camera prima che mi venga il diabete”.
“Dai Sirius, non essere pesante” mi rimprovera Remus con la testa già coperta dal libro di Pozioni. Sospetto che stia già studiando per i M.A.G.O., anche se siamo solo a fine ottobre. Ma in fondo, Pozioni è sempre stata la sola e unica materia che gli abbia mai dato filo da torcere.
Salgo i gradini a due a due, quasi correndo. Alle mie spalle, tanto per cambiare, trovo Peter. Non so quando si sia auto-definito mia ombra personale, ma la cosa comincia a darmi dei nervi. Inizialmente la cosa poteva anche essere simpatica, faceva piacere avere un pubblico estasiato sempre a portata di mano per ogni cosa dicessi e facessi, ma ora si esagera.
“Sirius, aspettami!” grida dal fondo.
Lo sento ansimare fin da qua su.
“Peter, va via!”
“No, aspettami dai, che ti costa?”
Mi mordo la lingua per trattenermi dal rispondergli male. In fondo, non è con lui che sono arrabbiato. È con James che ce l’ho, ma la sua lingua al momento mi sembra troppo occupata per discuterne. Mi lascio raggiungere e dico a me stesso che, alla fine, non sono obbligato a parlargli. Mi butto sul letto e, tanto per essere lasciato in pace, prendo un libro dal comodino di Remus e faccio finta di immergermi nella lettura. Lui si siede in venerazione ai piedi del letto.
Dopo quelle che mi sembrano ore, la faccia di Remus fa capolino.
“Ehi, pensi di scendere? Stiamo andando al banchetto.”
“Chi, tu e gli sposini?”
Peter, dimostrandosi stranamente acuto, capisce che aria tira e si dilegua, ma il suo posto viene prontamente occupato da Remus.
“Senti, per favore, non sono proprio in vena di una ramanzina” dico, insofferente, girandomi dall’altra parte ed affondando il viso nel cuscino.
“Non sono qui per questo. Vorrei che fossi tu a parlare.”
Borbotto qualcosa.
“Se lo dici al cuscino faccio fatica  a capire.”
“Ho detto che è lui che deve venire a parlare con me.”
“Non puoi smettere di fare il bambino e chiarirti con lui? Tanto lo so che sotto sotto ti manca...”
“Smetti di parlarne come se fossimo sposati!”
“Sei tu che ti comporti così! Da quando esce con Lily non fai che evitarlo, sei scontroso, acido e non gli rivolgi più la parola!”
“Sono loro due che non stanno più con noi…” mugugno, proprio come avrebbe fatto un bambino piccolo.
“Sei tu che ti sei messo in isolamento da solo!”
Gli faccio la linguaccia, ma forse, tanto per cambiare, Mamma Lunastorta ha ragione.
 
Alla fine andiamo al banchetto e cerco di evitare di ‘fare il mio solito’, come direbbe Remus. Chiacchiero, rido e scherzo, ma sempre lontano da James, ormai inavvicinabile ai miei occhi. Nel suo universo ora c’è solo la Evans da troppo tempo ed ora che l’ha conquistata, la preda va esibita. Mi chiedo se sene stancherà mai. Però, se per un attimo ci penso su serio, osservandoli dall’esterno, formano proprio una bella coppia. Questo pensiero mi riporta ad un ricordo doloroso, che scaccio in fretta dalla mente e torno al presente.
James è diventato più maturo e forse è questo che mi da tanto fastidio, lei mi ha portato via il mio compagno di scherzi… Il fatto che mi ricordino troppo me e Camille non centra, cerco di convincermi.
La Evans è una bella ragazza, innegabile. Con i suoi occhi verdi e lunghi capelli rossi non passa certo inosservata. Credo che se James non si fosse fissato con lei dal primo giorno e se non avessi mai incontrato Camille, un pensierino sopra ce l’avrei fatto.
Mi allontano dalla Sala Grande, deciso a fare due passi da solo, prima di andare a letto, quando sento qualcuno dietro di me.
Mi giro e vedo James. Ci fermiamo l’uno di fronte all’altro, a metà tra l’imbarazzato e l’arrabbiato.
“Mamma Lunastorta ti ha mandato a parlare con il bimbo cattivo?” gli grido beffardo, cercando di ostentare una sicurezza che ora non ho.
“Remus ritiene che abbiamo qualcosa da chiarire”.
“Ritiene? La Evans ti ha fatto ingoiare un dizionario?” commento, ridacchiando.
Quando però anche James si unisce a me, torno immediatamente serio e ricomincio a camminare.
“Eddai Felpato, aspettami!”
Mi corre dietro, ma anziché rallentare, affretto il passo. Dopo poco, però, riesce lo stesso a raggiungermi.
“Ehi, ti ho detto di aspettarmi” mi dice con voce dura, improvvisamente serio. “Non mi va che mi volti le spalle, siamo fratelli noi.”
“Lo credevo anche io.”
“E’ per Lily, si tratta di questo?” intuisce dal mio sguardo, “sei un bambino, Sirius. Non sei mai stato innamorato? Dovresti essere felice per me anziché mettermi il muso!”
Il lo scimmiotto, ma lui non la prende bene, anzi si scalda ed alza la voce.
“E fai la persona seria, ogni tanto. Pensavi che avremmo potuto fare i buffoni a vita?”
“Credevo che il mio ‘fare il buffone’ ti piacesse. Pensavo che fossi diventato mio amico anche per questo, perché ti facevo ridere.”
“Ma le amicizie si evolvono, si cresce!”
Rimaniamo in silenzio a fissarci. Mai, in sei anni di amicizia, siamo arrivati così vicini alle botte. Forse le abbiamo date agli altri, ma mai tra di noi.
“Fino a quando la penserai così, non penso che potremo essere amici.”
La sua conclusione non mi spiazza completamente, so che non c’è altro modo. Finché le sue priorità saranno la Evans e l’essere una persona seria, allora non ci saranno punti di contatto tra di noi.
“Allora tanti saluti” gli dico e mi volto per tornarmene immediatamente alla sala comune. James è immobile alle mie spalle, un puntino che diventa sempre più piccolo. Non so bene cosa si aspettasse da me, ma sicuramente non che rinunciassi senza lottare.
Forse ha ragione, le amicizie si evolvono e si cresce. E non ci si comporta più come ci si aspetterebbe.
 
“Ma come avete fatto a finire così! Cosa gli hai detto?”
“Io?! È lui!”
Siamo in sala comune e Remus, chissà come, in meno di un’ora è già riuscito a sapere della discussione tra me e James.
“John, ti conosco bene…”
“Allora dovresti sapere quello che ho fatto.”
“Vi comportate come due bambini…” dice lui, scuotendo la testa.
“E’ quello che sono, no? Un bambino, il buffone di corte.”
“Questo cosa centra?”
“E’ quello che ha detto lui.”
Remus mi guarda interrogativo ed io sto per spiegarmi, quando entrano James e la Evans, tanto per cambiare appiccicati l’uno all’altra.
“Me ne vado, prima di vomitare” dico alzandomi. Se prima della discussione, questa mia uscita passata quasi inosservata, ora vedo che tutti mi stanno guardando. ‘Bene’, penso, ‘che mi fissino pure’. Ma lo sguardo che mi fa più male è quello gelido di James, mentre la Evans sembra non capire. ‘Bravo Ramoso, e così alla tua bella non hai detto nulla?’
Esco e vago per i corridoi. Non voglio vedere nessuno, parlare con nessuno. Sono incavolato nero, non mi ero mai sentito così prima d’ora. Pensavo di aver trovato un fratello in James, non qualcuno pronto a scaricarmi appena una bella ragazza avesse ricambiato il suo sorriso. Cammino a caso con una domanda che mi ha fatto James poco fa che mi rimbomba nella mente.
“Non sei mai stato innamorato tu?”
Si, Ramoso, è successo anche a me e forse è proprio per quello che sto così male nel vederti felice con lei.



angolo autrice:

nel prossimo capitolo, che dovrei già essere in grado di pubblicare domani, al massimo lunedì, si scoprirà il motivo della rabbia/gelosia di Sirius... chi è un minimo curioso?
fatemi sapere che ne pensate. :-)
salutissimi

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Capitolo 2
*** Porte sbattute, occhiali, libri di anatomia e chiacchiere in corridoio ***


“Sei la vergogna della famiglia! Tu non sei mio figlio!”
“Io non voglio essere come tutti voi, madre!”
“Stacca subito quei poster da camera tua!”
“Io non tolgo proprio un bel niente, è camera mia, faccio quello che voglio. E poi, puoi sempre vantarti dei perfetto Regulus!”
“Non ti azzardare a parlare male di tuo fratello finché sei sotto il mio tetto.”
“E allora me ne vado, sai che me ne faccio di una casa come questa!”
“E dove pensi di andare, eh? Da quegli sgangherati dei tuoi amici?”
Non sentii più nulla di quello che mia madre diceva, sbattei forte la porta della mia camera e mi tappai le orecchie. Non era la prima volta che litigavo con lei, ma non doveva mettere in mezzo i miei amici, loro non centravano nulla.
Presi una decisione d’istinto.
Afferrai tutte le mie cose in massa e le chiusi nel baule di scuola, diedi un’occhiata di saluto a tutti i miei bellissimi poster, principalmente motociclette e ragazze babbane, e poi scesi le scale, ignorando le sue grida che mi inseguivano.
“Sirius Orion Black, se te ne vai non provare più a rimettere anche solo un piede in questa casa, sappilo!”
Mi trattenni dal mandarla a quel paese ed uscii. Quando la porta sbattè, provai un senso di liberazione e di gioia mai provato prima.
Ero libero, ce l’avevo fatta.
Dopo un primo istante di felicità ed euforia, però, pensai che effettivamente non sapevo dove andare. Mi sedetti su una panchina in Hyde Park a riflettere. Accanto a me, una ragazza era immersa nella lettura di un librone. Inizialmente non la notai per la bellezza, ma per le dimensioni del libro, che era davvero enorme. Era grande il triplo del normale e grosso almeno come due dizionari. Non riuscii a leggere il titolo per intero, ma intuii che non fosse scritto in inglese. Lei notò che la stavo osservando e, sollevato lo sguardo, anziché arrabbiarsi, mi sorrise. Portava dei grandi occhiali dalla montatura nera e, dietro le lenti, gli occhi amichevoli erano color nocciola, mentre i capelli erano neri e mossi, con una frangetta. Nonostante fosse piuttosto bella, il librone e gli occhiali le facevano perdere molti punti ai miei occhi. Non che fossi un tipo superficiale, semplicemente pensavo che non avessimo nulla in comune. L’avrei vista meglio insieme a Remus.
Notò che continuavo a fissarla e quindi si presentò.
“Camille Flaubert, e tu sei..?”
“Sirius Black, un tremendo maleducato. Scusami se continuavo a guardarti, ma cercavo di leggere il titolo del tuo libro.”
Ci stringemmo la mano e poi mi porse il suo tomo. Intuii che fosse scritto in francese, dato il suo nome ed il suo accento. Diedi una rapida scorsa ma Camille vide il mio sguardo confuso e venne in mio soccorso.
“È un libro di anatomia.”

 
 
“Scusa, posso parlarti un attimo?”
Ritorno con la mente al presente e vedo la Evans che mi fissa ansiosa, quasi io fossi la professoressa McGranitt e lei sotto esame. Ormai è una settimana che James ed io non ci parliamo, decisamente un record per noi.
Le faccio cenno con la testa e lei mi affianca nel corridoio pieno di gente, carica di libri.
Mi ricorda Camille.
Solitamente mi offrirei di aiutarla, lo farei con qualsiasi ragazza, sono un gentiluomo, ma, indirettamente e a sua insaputa, sono arrabbiato anche con lei.
“Senti, ma perché non parli più con James? Tutti dicono che eravate inseparabili…”
“Le persone cambiano. Anche tu dicevi che non saresti mai uscita con lui. ‘Nemmeno se le zebre nasceranno con le corna dei cervi’ era le tue parole solo fino ad un mese fa.”
“Touché” ammette lei e questo riferimento al francese mi ricorda così tanto Camille da dover chiudere gli occhi.
“Tutto bene?” chiede, sinceramente preoccupata.
Annuisco infastidito. Non ho raccontato a nessuno di Camille e di certo non comincerò a confidarmi proprio con lei.
“Bene,” riprende in tono spiccio, “allora possiamo continuare a parlare.” 
“Non ho nulla da dirti se non te ne ha parlato lui.”
La Evans mi guarda scocciata.
“Pensate di andare avanti così ancora per molto voi due? Si vede che ci state male. Entrambi” dice, mettendo un forte accento sull’ultima parola.
“Ma di cosa ti impicci tu? Sbaglio o fino a poco tempo fa eri amica di quello sfigato di Mocciosus? Quindi non mi sembri proprio quella giusta per dare consigli…”
“Lascia Sev fuori da questa conversazione, lui non centra” ribatte lei, con gli occhi verdi che lanciano lampi.
“Va bene, va bene” borbotto io, ma lei ha già girato i tacchi e ha cominciato ad allontanarsi.
“Comunque riferisci a James che non dovrebbe usare questi mezzucci.”
La mia voce la raggiunge alle spalle e lei si blocca.
“Quali mezzucci?”
È tornata indietro e mi fissa negli occhi. Ora sembra davvero molto, molto arrabbiata, ma io non me ne curo.
“Mandare te. Se mi vuole dire qualcosa, digli che venga di persona.”
“Senti, bello mio,” comincia lei, agitando l’indice spaventosamente vicino ai miei occhi, “nessuno ha mandato nessuno, chiaro? Sono venuta di mia spontanea volontà perché l’ho visto particolarmente giù. Se credi che James userebbe me come ambasciatore, allora non lo conosci proprio per niente.”
E se ne va definitivamente, lasciandomi come uno scemo in mezzo al corridoio.
L’ultima cosa che ha detto mi ha fatto pensare. Se davvero mi è venuta a parlare di sua spontanea volontà, solo perché lui è giù, vuol dire che ama davvero James. Improvvisamente il mio cuore si fa più leggero. Forse la Evans non è così terribile come la immaginavo.
Ma, d’altra parte non sono mai stato bravo con le prime impressioni.
 
 
“E così ti interessi di corpo umano” dico a Camille.
Lei annuì così vigorosamente che gli occhiali quasi le caddero dal naso.
“Vorrei diventare un medico, come mia madre e mio padre. Vorrei essere proprio come loro.”
A me sfuggì una risata.
“Perché ridi?”
“Perché io non vorrei essere mai come i miei. Ma nemmeno come tutta la mia famiglia in generale.”
Camille mi guardò così perplessa che mi sentii quasi in dovere di darle una spiegazione.
“Diciamo, con un eufemismo, che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi vorrebbero diverso da come sono, molto diverso, e questo proprio non lo sopporto.”
“Penso che sia un problema abbastanza comune a quelli della nostra età” disse con aria saggia.
“Fidati, non è così semplice. Le cose sono più complesse di come appaiono. È complicato.”
“Allora spiegami.”





angolo autrice:

ed ecco a voi il secondo capitolo!!!!!!!!!!!! *squilli di trobe e fanfare in lontananza, la folla acclama l'autrice* e ho anche l'onore di presentarvi Camille Flaubert (ho evitato di farla parlare come Fleur, mi sarebbe sceso il latte alle ginocchia scrivere in quella maniera) e diciamo che per il suo aspetto fisico io me la immagino come Zoey Dechanel (New Girl, giusto per fare un esempio), ma con gli occhi di Emma Watson. Nei prossimi capitoli scopriremo di più della sua relazione con Sirius (bbbbbbello de Inathiuccia tua), del perchè sia andata com'è andata, ma per adesso spero di avervi dato qualche indizio sul perchè sia geloso di James e Lily.
che dire se non che spero che mi lasciate qualche recensioncina?
salutissimi, spero di aggiornare tra lunedì e martedì..... comunque entro la fine della prossima settimana la storia sarà tutta on-line, l'ho già finita, è cortella (10 pagine sul mio pc....)
Inathia Len

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Capitolo 3
*** Colloqui e nostalgie sotto la neve ***


In questi mesi il ricordo di Camille si è fatto più acuto. Forse perché passo molto più tempo da solo e questo mi fa rimpiangere la sua compagnia ancora di più. Il fatto poi, di non poterle inviare nemmeno una lettera per avere un consiglio o chiamarla anche solo per sentire la sua voce, mi rende pazzo.
Remus e Peter si dividono tra me e James, con il quale ormai non parlo da due mesi. Natale è arrivato e con esso le vacanze invernali. I piani inziali erano che tornassi a casa con James, dai suoi, ma ora non mi sembra proprio il caso. Credo che tutti torneranno dalle loro famiglie e quindi non mi stupirò se il giorno di Natale lo passerò da solo, ma non mi dispiace.
“Passa un Buon Natale!”
“Riposati e, mi raccomando, studia, che agli esami manca poco!”
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamaci.”
“Ci vediamo dopo le feste!”
È fatta, Peter e Remus, dopo i saluti e le raccomandazioni di rito, se ne sono andati. La sala comune tutta per me mi sembra un sogno.
“E così sei rimasto anche tu.”
Il mio sogno si trasforma in incubo quando la voce di James mi raggiunge. Seduto accanto al caminetto non lo avevo nemmeno notato. Mi parla normalmente, come se non fosse successo nulla.
“Lily è andata a sciare con i suoi, quindi ho pensato di restare.”
Mi fa cenno di sedermi accanto a lui ed io lo faccio, rigido come un automa. Il mio sguardo è fisso su di lui, ma James è intento a fissare le fiamme per accorgersene. Anche troppo intento, ora che noto. Forse questa conversazione è il suo modo per ricucire i rapporti.
“Hai davvero intenzione di studiare, come ha detto Mamma Lunastorta?”
“Eri tu che dicevi che dovevo essere più serio…” borbotto sulla difensiva, interessatissimo alla dama sulla tappezzeria che, casualmente, si trova proprio dietro Nick.
A queste mie parole stacca lo sguardo dal caminetto e lo fissa su di me.
“Senti, mi dispiace per quanto è successo, ma ammetterai che anche tu hai fatto la tua parte…”
Mi limito ad annuire, ma a James sembra bastare e comincia a sorridere.
“Sai cosa ti ci vorrebbe? Una bella ragazza con cui uscire e distarti. Magari un’amica di Lily, alcune sono davvero carine, potrei chiederle di presentartele. Non penso che faresti fatica, praticamente tutte muoiono ai tuoi piedi…”
Queste sue parole mi mandano in bestia.
“E tu torni a parlarmi, dopo due mesi di silenzio, solo per dirmi che dovrei trovarmi una ragazza? Ma ti rendi conto…?”
Mi alzo di scatto e corro a buttarmi sul letto.
‘Camille, scusalo, lui non sa nulla, perdonalo…’
Avevo giurato che non ci sarebbe mai stata nessun’altra dopo di lei e così sarà.
 
Passo il pomeriggio in camera e James, fortunatamente, mi lascia in pace. È impossibile che abbia capito la ragione delle mie azioni, non me lo aspetto. In fondo non ho mai parlato a nessuno di noi. Il fatto è che mi vergogno di quello che ho fatto, di come mi sono comportato. Sono stato abbastanza fortunato che finora nessuno abbia scoperto nulla.
“Felpato, Silente vuole vederti!”
La voce di James mi raggiunge ed il mio pisolino è irrimediabilmente rovinato. Queste vacanze sono appena cominciate e già e le odio.
“Che vuole e chi te l’ha detto?”
“Roger, che stava tornando dalla biblioteca. E Kelly gli ha detto che era stato Will a sapere da Mary che a sua volta era stata avvisata da Elijah, che ha incontrato…”
“OK!” urlo dal fondo delle scale, “Penso di aver afferrato il concetto, non mi serve tutta la telecronaca!”
“SCUSA!” mi grida lui.
Scuoto la testa e mi preparo ad uscire. Sono secoli che non torturo più Mocciosus, che può volere da me il preside? Che sappia quello che è successo con Camille?
Mi avvio silenzioso fino a quando non raggiungo il suo ufficio.
“Venga avanti, signor Black.”
Per un attimo il cuore mi si blocca. E se avesse scoperto della mappa del malandrino?
Decido che è meglio entrare e scoprirlo, piuttosto che rimanere sulla soglia a rodermi per l’incertezza.
“Professor Silente, voleva vedermi?”
“Certo, Sirius. Siediti e metti via quell’aria seria che a me fesso non mi fai” mi dice Silente, con gli occhi azzurri che gli brillano allegri dietro le lenti.
Mi siedo di scatto.
È incredibile. Degli altri insegnanti non ho problemi a farmene beffe, ma per il professor Silente provo un rispetto innato.
“Via, via, non c’è bisogno di essere così tesi. Volevo solo fare due chiacchiere con te. In fondo, con tutti i soldi che la tua famiglia ha dato alla scuola per i danni che hai provocato in questi anni, dovrei considerarti proprietario dell’intera Hogwarts, senza nulla togliere al signor James” continua, senza smettere di sorridere. “A tal proposito, ho notato che siete stati particolarmente tranquilli tu ed i tuoi amici in questi ultimi tempi. Non avrete per caso litigato?”
Il suo sguardo mi perfora da sopra quei suoi occhialetti tondi.
“Signore, ma…”
Che James si fosse andato a confidare con il preside? Improbabile quanto assurdo.
“Non capisci cosa centri questo con me, vero?”
Annuisco e la sonora risata mi spiazza. Non lo avevo mai sentito ridere.
“Non mi piace che qualcuno sia triste a Natale e poi, lo ammetto a bassa voce, ho sempre trovato i vostri scherzi divertentissimi. Mi raccomando, che questo non arrivi alle orecchie di Gazza!” dice, facendomi l’occhiolino.
“Ci siamo solo un po’ allontanati, signore, capita.”
“Ed una certa Lily Evans non centra?”
“Signore io…”
“Capisco, forse hai ragione tu. Sbrigatevela da soli, io sono solo un vecchio.”
“No, non intendevo questo, assolutamente!” quasi urlo, terrorizzato dall’idea di aver offeso il preside.
“Lo so cosa intendevi, signor Black. Ti stavo solo prendendo in giro. Bene, ora vai.”
Cerco del disappunto nei suoi occhi, ma sono divertiti come sempre.
“E sappi che sono riuscito a calmare i genitori della signorina Flaubert, non la diserederanno, ma hanno posto la condizione lei che non dovrà mai cercarla.”
Miseriaccia, che ne sa lui di Camille?





angolo autrice:

aaaah, il vecchio caro Silente che ne sa sempre una più di tutti!! Comunque, a Hogwarts è arrivato il Natale (magari ci fosse anche qui, non so voi, ma io tra un po' mi trasferisco nel mio freezer) ma sembra che gli animi non si siano per nulla reffreddati. Chissà quando Sirius deciderà di confidarsi con i suoi amici...

Piccolo spoiler del prossimo capitolo

*Improvvisamente, però, qualcosa, anzi qualcuno, attrae la mia attenzione mentre facciamo due passi nel paesino. Una ragazza dai lunghi capelli corvini ci passa davanti.
Camille, qui?*

bacioz e a domani,
Inathia Len
ps: un grazie enorme a chi recensisce, a chi ha messo la storia tra i preferiti e le seguite, siete bellissimi!!!!!!!

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Capitolo 4
*** Confessioni e miraggi ***


“Bè, mettiamola così. I miei genitori vorrebbero che facessi qualcosa che non voglio e non vogliono che io faccia quello che voglio.”
La guardai negli occhi, cercando di capire se avesse afferrato quello che intendevo dire.
“Carino, il giro di parole più arzigogolato che avessi mai sentito. Se non vuoi dirmelo, va bene ugualmente.”
La sua risposta dura mi ferì.
“Non è come credi.”
“No, è esattamente così, ma, d’altra parte, scema io che cerco di aiutarti.”
“Non mi credi?”
Lei annuì con espressione dura.
Decisi di giocarmi il tutto e per tutto.
“La mia famiglia è molto importante nel mio mondo, nel mondo dei maghi. Loro seguono gli ideali di un folle che vuole sterminare metà della razza magica e vorrebbero che io facessi lo stesso. Ma a me questo non piace, per niente. Per questo sono scappato di casa. Per questo sono qui.”
Non sapevo perché mi stessi giustificando con Camille, né perché volessi così disperatamente che una ragazza conosciuta per caso neanche un’ora prima mi credesse, ma, al momento, era l’unica cosa che mi importasse.
 
 
L’aria fredda di dicembre ha lasciato posto a quella altrettanto gelida di gennaio. Le acque tra noi si sono un po’ calmate ed i problemi quasi del tutto risolti. James continua ad uscire con Lily (sì, ora riesco a chiamarla per nome), ma non si atteggia più troppo da adulto. Hogwarts è di nuovo il teatro dei nostri scherzi, come anche come Hogsmeade.
Improvvisamente, però, qualcosa, anzi qualcuno, attrae la mia attenzione mentre facciamo due passi nel paesino. Una ragazza dai lunghi capelli corvini ci passa davanti.
Camille, qui?
Il mio fiato si mozza ed il mondo sembra muoversi a rallentatore. Le risate mi arrivano distorte. Mi avvicino alla ragazza e l’afferro per un braccio.
Lei si volta.
Due occhi azzurri mi guardano da sopra la sciarpa con i colori tipici dei Corvonero.
“Hai bisogno?” domanda con le sopracciglia aggrottate.
Quando si accorge che si tratta di me, il suo sguardo si scioglie.
“Oh, ma sei Sirius Black! Scusami, desideri?” mi chiede, sbattendo più volte le sue ciglia, cariche di mascara. Il suo sguardo sognante mi da fastidio. Nessuna ragazza che non sia Camille mi può guardare in quel modo, non più.
“No, scusami tu. Ti avevo scambiata per un’altra.”
“Oh” dice lei, delusa. Ma poi sembra rianimarsi un po’. “È qualcuna che conosco?”
Mi allontano senza risponderle.
“Ehi Felpato, che succede?”
James e gli altri hanno smesso di ridere e sembra che non si siano persi una battuta del mio incontro/scontro con la ragazza.
“Nulla, Ramoso. Tutto ok.”
Loro non sembrano del tutto convinti, ma mi lasciano perdere.
 
“Tu sei un mago?!”
Sembrava che stesse per scoppiare a ridere e questo non mi fece piacere. Non mi credeva, era ovvio. Chi l’avrebbe fatto? Le avevo parlato di una guerra quando tutto il mondo che lei conosceva stava vivendo la rinascita economica. Ma avevo bisogno di convincerla, volevo che sapesse che era tutto vero quanto le avevo appena detto. Era contro le leggi magiche confessare i propri poteri ai babbani, a meno che la babbana in questione non fosse tua moglie.
Afferrai Camille per una mano e la trascinai con me.
“Ehi, quanta irruenza! Dove mi porti?”
Nell’unico posto che può farti credere a quello che ho detto, ero tentato di risponderle, ma volli lasciarle la sorpresa. Non potevo fare magie fuori da scuola, quindi andare dove avevo in mente di andare era l’unica soluzione.
Mi fermai in mezzo alla strada.
“Camille, io ti amo!”
Lei mi scoppiò a ridere in faccia, ma dovette smettere quando vide l’espressione decisa sul mio volto.
“Fai sul serio?”
“Parola di scout.”
“Buffone” ride lei, ma questa volta ha un sapore diverso la sua risata. “Allora, dove mi porti?”
“Aspetta e vedrai. Chiudi gli occhi e lasciati guidare”.


angolo autrice:
capitolino corto, lo ammetto, ma piuttosto importante. Sirius si è confidato con Camille, ma dove la sta portando? E quand'è che il giovane Black si confesserà ai suoi amici?
manca ormai poco alla fine della storia, tenete duro miei bellissimi lettori!!!!!!!
intanto, vorrei ringraziare chi è arrivato fin qui e chi mi ha lasciato addirittuta una recensione (prova vivente che non si muore se si lascia un commento), chi ha messo la mia storia tra le seguite e le preferite, grazie mille.
domani non riuscirò ad aggiornare, quindi ce se vede venerdì.
adios amigos,
Inathia Len

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Capitolo 5
*** Verità e falsa neve ***


“Ragazzi”, esordisce un James piuttosto ubriaco, salendo in piedi sul suo letto, “e se chiedessi a Lily di sposarla?”
Io, dalla mia posizione prona sul pavimento, rispondo con un gemito, ancora più ubriaco di lui.
Dobbiamo smetterla di andare di nascosto ad Hogsmeade e fregare del Whiskey Incendiario.
“Uhm…mi sembra una pessima idea!” mormoro.
“È un po’ presto, non credi?” ribatte Remus, l’unico che riesce, inspiegabilmente, a comportarsi da sobrio anche dopo un bel po’ di alcol in corpo.
“Bè, stanno insieme ben da sette mesi, un record per il nostro Ramoso e…” continuo io, senza finire la frase, interrotto da un cuscinata in faccia. “Ehi, potevi uccidermi!” urlò in direzione di James.
Sentiamo squittire e vediamo Peter che si rotola per terra dalle risate, visibilmente il più ubriaco di tutti. Ridendo a mia volta, tiro il primo cuscino che mi capita tra le mani verso James, ma sbaglio mira e colpisco Peter che si stava rialzando, il quale ripiomba per terra, tenendosi la pancia dal ridere. Mamma Lunastorta si precipita subito ad aiutarlo, ma finisce a sua volta per terra, colpito alle spalle. Ormai siamo tutti per terra eccetto James, il quale di lancia a bomba su di noi. L’aria è piena di piume uscite dai cuscini e molte di quelle sono finite nelle nostre bocche.
“Refica!” grido, spuntando piume.
“Zi!” mi fa eco Codaliscia.
“Datale!” esclama James, mentre Remus ci fa cenno di fare un po’ più di silenzio.
“Eddai, Mamma Lunastorta, è Natale e sta nevicando!”
“No che non lo è, Sirius, è febbraio e lo sai bene. Siamo a metà della settimana, ci sarà gente che cerca di dormire… e poi avete distrutto tutti i cuscini!”
“E smettila!” dice James, crollandogli addosso e facendolo finalmente star zitto.
“Ehi, chi si unisce a me?”
In un attimo stiamo cantando o meglio, storpiando, le più famose carole natalizie.
Questo riferimento al Natale mi fa improvvisamente ritornare presente a me stesso e mi riporta alla mente il dialogo avuto con Silente ormai due mesi fa. Decido che è arrivato il momento di confidarmi con gli altri.
“Ragazzi, devo dirvi una cosa seria…” provo, ma nessuno mi sente in mezzo a quel caos.
“Ehi, insomma!” esclamo, ma ancora nulla.
“MI SONO INNAMORATO!” esplodo e finalmente ottengo tutta la loro attenzione.
Tutti e tre si fermano e si voltano a guardarmi.
“Alleluya! Codaliscia, chiama il Profeta che qui ci esce un bell’articolo” scherza James.
“Ramoso, è una cosa seria.”
“Allora perché non ce ne hai parlato prima?” chiede giustamente Remus.
“È successo mesi fa, due estati fa, prima che venissi a stare da te, James.”
“Ma allora è preistoria! Peter, lascia perdere la Gazzetta, non se ne fa più nulla.”
Codaliscia sghignazza nel suo angolino e mai come adesso vorrei strozzarlo.
“Sentite, se fate così non vi dico più nulla” dico io, piccato, mentre nella mia mente esplodono i ricordi.
 
“Vedere per credere” la stuzzicai io.
Camille mi fece una linguaccia, ma potevo leggere la meraviglia nei suoi occhi mentre i mattoni si spostavano per farci entrare a Diagon Alley. Il suo sguardo saettava qua e là, cercando di registrare il più possibile. Aveva la bocca spalancata e io gliela chiusi con un bacio.
“Adesso ci credi?”
Lei si limitò ad annuire, sorridendo.
Scoppiai a ridere, era bella quando sorrideva. Bellissima.
“Hai voglia di gelato?”
“Quindi anche voi maghi mangiate il gelato!”
“Ho detto che sono un mago, non un vampiro! Vieni, ti porto dal miglior gelataio di Diagon Alley” dissi, mentre lei si aggrappava al mio braccio e il mio stomaco brontolava per la fame. Il cielo alto nel cielo mi fece intuire che ormai fosse ora di pranzo.
La guidai fino alla gelateria di Florian Fortebraccio. Aveva aperto solo l’anno prima ma, se avesse continuato a fare dei gelati così buoni, sarebbe durato a lungo, ne ero certo.
Conquistammo l’unico tavolino libero e ci sedemmo. In un attimo comparve quell’omone di Florian per prendere le nostre ordinazioni.
“Due coppe Croccante Delizia, grazie. Per te va bene?”
Ma Camille non sembrava molto interessata, era troppo impegnata a guardarsi intorno.
“Devi smetterla di guardarti in giro in quella maniera, si accorgeranno che non sei una strega” le sussurrai all’orecchio.
“E sarebbe un problema così grande?” chiese lei, con un ghigno degno di James sul bel viso.
“I babbani non potrebbero stare qui. Tu non dovresti esserci, né, tantomeno, dovresti sapere cosa sono io.”
Lo sguardo di Camille si rabbuiò sentendo il mio tono serio.
“Cosa accadrebbe se sapessero?”
“Finirei in prigione” dissi, senza mezzi termini. “A te rimuoverebbero la memoria e non so con quanta delicatezza.”
“Allora grazie, Sirius.”
“Di cosa, esattamente?”
“Di esserti fidata di me” rispose cristallina, facendomi arrossire.
Assurdo. Sirius Black non arrossirebbe mai.
Imbarazzato, mi immergo nel gelato che Florian ci ha appena portato.
“È sempre così qui?” chiese lei, tornando su argomenti più leggeri, ma tenendo la voce più bassa. Evidentemente il mio discorso l’aveva colpita più di quanto non volesse far vedere.
“Intendi caotico e chiassoso?” rispondo io, mantenendo lo stesso tono rilassato e divertito.
“NO, scemo. Si respira proprio aria da maghi.”
“Beh, è quello che siamo, no? Però sì, hai ragione, c’è proprio una gran puzza qui” dissi io, agitando il naso in aria come il cane che sono.
 
“Ma che romantico! Meno male che non ho seguito i tuoi consigli per conquistare Lily!” mi interrompe James, ma Remus gli fa cenno di tacere.
“Che è successo dopo? Perché non state più insieme?” chiede Remus.
“Non ti ha voluto, eh?” ridacchia Peter dal pavimento, zittito da un’occhiataccia degli altri due.
“Vai avanti, ignoralo” mi incoraggia James.



angolo autrice:

chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma le cose si sono fatte problematiche qui. Diciamo che un mezzo trasloco e i giorni al mare mi hanno distratto da voi, luce della mia vita. Bene, e ora che mi sono lisciata un po' il mio adorato pubblico, spero di aver evitato con maestria il lancio degli ortaggi. Per farmi perdonare ulteriormente, vi omaggerò immediatamente (connessione permettendo) anche dell'ultimo capitolo.
Bene, ce se vede dopo, allora.
bacios,
Inathia Len

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Capitolo 6
*** Soluzioni e incantesimi ***


“Senti, io non voglio farti finire nei guai. Mi piaci, parecchio, ma…”
“Tranquilla, non succederà nulla se staremo attenti”.
“Ma non potremo mai vederci! Già sarebbe difficile se tu non fossi un mago, ma poi con tutta questa storia della segretezza e delle leggi infrante…”
“Lo so, ma non voglio perderti, non ora che ci siamo appena conosciuti.”
Camminavamo mano nella mano per Londra. Ci eravamo lasciati alle spalle Diagon Alley e il Paiolo Magico, ma non avevamo smesso di discutere. In teoria, sapevo quello che avrei dovuto fare, ma non ne avevo il coraggio. Era un incantesimo complesso e bisognava essere perfettamente concentrati per avere successo e, farlo su Camille, non avrebbe di certo aiutato. E se il mio “rimedio” fosse stato ancora peggio di quello che avrebbe dovuto passare se ci avessero scoperti?
“Non voglio che diventiamo i novelli Romeo e Giulietta” continuò lei, ridestandomi dai miei allegri pensieri.
“I novelli chi?” chiesi io, sentendomi ignorante.
“Due innamorati che non potevano stare insieme e che non hanno fatto una bella fine.”
La interrogai con lo sguardo.
“Sono morti, Sirius.”
Deglutii. Di certo non era a questo che aspiravo.
Camminando ritornammo alla panchina dove ci eravamo conosciuti quella mattina. Era incredibile che fosse passato un solo giorno. Ci sedemmo e, per un bel pezzo, nessuno dei due aprì bocca.
“Potrei rimuoverti io la memoria. Ti dimenticheresti del nostro incontro” dissi a un certo punto, incapace di rimanere in silenzio ancora per molto.
“Ne saresti capace?”
“Ho letto la teoria…” dissi stringendomi nelle spalle.
“Chissà perché non mi suona bene” ribatté lei, con l’ombra di un sorriso sul volto.
“Comunque, meglio io che loro. Starei più attento e mi fermerei al momento giusto per non renderti uno zombie smemorato.”
“Anche questo è vero” ammise lei. “Non c’è proprio altro da fare?”
“Potremmo sposarci.”
 
Ma non vi siete sposati!” esclama Peter, quasi offeso dal fatto che la storia si sia interrotta.
“Te ne stai zitto una volta per tutte?!” interviene Remus, quasi arrabbiato. “Se non è James, sei tu a interrompere. E basta!”
“Visto Felpato, questa volta non sono stato io. Sono stato bravo Mamma Lunastorta? Me lo merito un morsetto della tua nuova cioccolata, quella con tutti i gusti?”
Remus, rassegnato, gli passa la barretta sotto gli occhi famelici di Peter.
“Puoi continuare” esclama James, masticando rumorosamente e teatralmente, tutto a beneficio del povero Codaliscia, che sbava goloso.
“Grazie” ribatto io, a denti stretti.
 
“No.”
“No?” chiesi io, stordito.
“Sirius, è assurdo. Non ci siamo mai visti prima d’oggi, abbiamo sedici anni, come possiamo sapere che passeremo tutta la vita insieme e saremo felici?”
Borbottai qualcosa di incomprensibile.
“Quindi che si fa?” chiesi a un certo punto.
“Andiamo avanti con il piano originale, mi rimuovi tu la memoria. Promettimi una cosa, però, modificherai anche la tua.”
“Non è possibile, non posso incantarmi da solo.”
“E allora…?” chiese, guardandomi con i suoi bellissimi occhi, “Vuol dire che tu non mi dimenticherai?”
“Non voglio” risposi, semplicemente. “E quando sarà il momento giusto, verrò a cercarti e staremo di nuovo insieme e questa volta per sempre.”
Camille rimase in silenzio per assimilare quello che le avevo appena detto.
“Ma io non mi ricorderò di te.”
“Ti farò rinnamorare di me. Se ci sono riuscito in così poche ore, figurati con tutta l’eternità davanti.”
“Buffone” mormora lei, senza ridere.
“Quindi,” dissi, sospirando rumorosamente. Prima finivamo quella cosa, meglio era.
“Quindi?” chiese Camille.
“Ti dimenticherai completamente di me, tutto quello che ti ho detto e abbiamo fatto. Crederai di aver passato la giornata qui a leggere il tuo libro” dissi, cercando di sembrare il più distaccato possibile, mentre in realtà, non volevo fare altro che baciarla.
Camille annuì lentamente, poi sempre più convinta, ma intanto una lacrima solitaria le solcava il viso.
“Meglio tu che loro” sussurrò, più rivolta a se stessa che a me. “Fallo.”
Tirai fuori la bacchetta con una lentezza incredibile, evitando di guardarla negli occhi.
“Ti amo, Camille” dissi, incapace di trattenermi oltre. “Ti amo e ti amerò per sempre. Tornerò a cercarti.”
“Abbiamo solo sedici anni…”
“Te lo giuro.”
I nostri sguardi si incontrano per l’ultima volta, incatenandosi come era successo quella mattina. Le nostre labbra si sfiorarono in un bacio che sapeva già di addio.
“Oblivion” sussurrai.



angolo autrice:

Eccomi eccomi eccomi!!!!! Come promesso, questo è l'ultimo capitolo. Sono stata brava o no? Me la merito una recensioncina piccina picciò? (ho fatto anche la rima, che volete di più? :-) )
Comunque, giusto per non essere un'ingrata, ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere la mia storia e tutti quelli che l'hanno messa tra i ricordati, preferiti e seguiti. Grazie anche a itoe_akimoto (ps: trovo meravigliosa la tua nuova immagine....) per la recensione...
un bacione enorme a tutti e a risentirci!
Intathia Len

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