Girls always win

di thexchromosomee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amelie ha un sogno ***
Capitolo 2: *** La sfida ha inizio ***
Capitolo 3: *** Il piano di Amelie ***
Capitolo 4: *** Le stranezze di Rhet Davies ***
Capitolo 5: *** Nell si mette a nudo ***
Capitolo 6: *** Corvonero vs Tassorosso ***
Capitolo 7: *** Scorpius entra in scena ***
Capitolo 8: *** I Serpeverde sono un branco di idioti ***
Capitolo 9: *** L'asta ***
Capitolo 10: *** Mariah ha dei sospetti ***
Capitolo 11: *** Rose si mette in gioco ***
Capitolo 12: *** Tre improbabili Cupido ***
Capitolo 13: *** Ruth, Corvonero... ma non troppo ***
Capitolo 14: *** Il lato femminile di Nell ***
Capitolo 15: *** L'ira funesta di Ida ***
Capitolo 16: *** L'astuzia di Amelie ***
Capitolo 17: *** Vita da teenager (magica) ***
Capitolo 18: *** Potter il magnifico ha ciò che si merita ***
Capitolo 19: *** Le Corvonero partono all'attacco ***
Capitolo 20: *** Il Potter furioso ***
Capitolo 21: *** Grifondoro vs Serpeverde ***
Capitolo 22: *** Cuore spezzato ***
Capitolo 23: *** Full immersion tra le Serpi ***
Capitolo 24: *** Voltare pagina ***
Capitolo 25: *** Aspettando il Natale ***
Capitolo 26: *** Goodbye, Hogwarts ***
Capitolo 27: *** Sospetti e chiarimenti ***
Capitolo 28: *** Arrivano i regali ***



Capitolo 1
*** Amelie ha un sogno ***


 

Ecco un’altra storia di thexchromosomee, un nickname che è tutto un programma, così come il titolo di questa long, che ho preferito lasciare in inglese perché, secondo me, suona meglio.

È a più voci, e i diversi POV saranno indicati a inizio paragrafo in corsivo.

Buona lettura, e un grazie super speciale, anche a nome dell'autrice, ad Aregilla, che ha recensito “The Gardenton Waltz”, a Olivia101 e Zula_6, che l'hanno messa nelle seguite, a Zenza, che l'ha messa tra le ricordate, e a Cissy Lightwood, cupcake88 ed Ebas, che l'hanno inserita tra le preferite! ^^

Disclaimer: sono soltanto la traduttrice, la storia appartiene a thexchromosomee e i personaggi, tranne gli OC, a JKR.

 

Girls always win

 

Capitolo 1: Amelie ha un sogno

 

Amelie Perry

 

Il mio nome è Amelie Perry e c’è una cosa che dovete sapere di me: mi piace il Quidditch.

Lo sport con portieri, cacciatori, battitori e cercatori, avete presente? Quello con pluffe, bolidi e boccino? Se la risposta è no, può voler dire soltanto due cose: finora avete vissuto in una scatola, oppure siete Babbani, nel qual caso non dovreste sapere niente di tutto ciò.

Comunque, mi piace il Quidditch. In tutta sincerità non mi piace: lo ADORO!

La ventata d’aria fresca al decollo, la scarica di adrenalina quando segna la tua squadra, quella meravigliosa sensazione allo stomaco quando il tuo Cercatore prende il boccino e la folla va in delirio...

Questo se si vince, naturalmente.

Ed è esattamente quel che ho intenzione di fare quest’anno. Faccio parte della squadra di Corvonero da quando ero una dodicenne pelle e ossa e non ho mai, neanche una volta, sollevato sopra la mia testa la Coppa di Quidditch tra le grida dei miei compagni di casa in festa.

Ormai sono al settimo anno e mi diplomerò tra dieci mesi circa, quindi questa è la mia occasione: ora o mai più.

L’unico problema è che non ho una squadra: l’anno scorso era composta da quattro ragazzi dell’ultimo anno e tre del sesto, inclusa me; i più grandi si sono diplomati, e i due del mio anno hanno preferito trovare un lavoro, piuttosto che tornare a Hogwarts, il che mi lascia da sola.

Si, la situazione è disastrosa e, ciliegina sulla torta, Potter ha comunicato la formazione della squadra di Grifondoro proprio stamattina.

Io, James Sirius Potter– ha annunciato, alzandosi in piedi sulla panca del tavolo della sua Casa, rivolgendosi a una folla di sgomitanti Grifondoro, –il vostro terribilmente bello e tremendamente talentuoso capitano…– “Nonchè umile”, ho pensato, – vi presento la squadra vincente di quest’anno!

Si sono levate grida gioiose, per cui ha atteso che fosse tornata la calma prima di parlare.

Si è confermato portiere il nostro Brice Finnigan!

Ha indicato con un teatrale movimento della mano un ragazzo dai capelli biondo sabbia, che è salito accanto a lui sulla panca.

- Me medesimo e i gemelli Scamander nel ruolo di cacciatori, Fred e Hugo Weasley in quello di battitori e Peter Tate come cercatore!

A quel punto erano in sette a stare ritti sulla panca, facendo inchini e mandando baci ai loro fan.

Ero incredula che la panca riuscisse a reggere il peso dei loro ego.

Devo (a malincuore) ammettere che sono forti, come squadra. Come lo so? Potrei, ripeto, potrei aver spiato le loro selezioni.

Credi sia una coincidenza il fatto che sono tutti maschi?– mi ha allora chiesto la mia compagna di stanza Nell Dortan, rimestando nel suo porridge.

James Potter è sempre stato uno sporco sessista, credo– ha risposto Luthe Carter senza staccare gli occhi dal libro di Pozioni.

Anche la squadra di Serpeverde è tutta al maschile, vero?– ha aggiunto Nell.

Si– ho ringhiato. –E, conoscendo McLaggen, scommetto che lo saranno anche i Tassorosso.

Sai che dovresti fare, Amelie? Ribellarti a quei ragazzi– ha detto Luthe. –La squadra di Corvonero dovrebbe essere interamente femminile.

Gli ho lanciato un’occhiata perplessa.

È un modo per dirmi che non ti presenterai ai provini, Carter?

Oh, non essere fredda, Perry. Solo perché sono tuo amico non significa che debba provare ad entrare in squadra– ha detto tirando fuori la lingua.

Davvero maturo, Luthe.

E poi non ho tempo, frequento tutti corsi avanzati, quest’anno.

Afferrato, Mr. Indicibile– ho replicato, ricambiando la linguaccia.

Farò io il provino, Amelie– si è quindi intromessa Nell.

Anche io– ha aggiunto Ruth Taytum, l’altra mia compagna di stanza, facendosi spazio tra Luthe e Nell.

Sai giocare?– le ho chiesto.

Abbastanza bene. Sai come sono fatti i miei fratelli: giocano nella Lega, non potevano sopportare che la loro sorellina si perdesse tutto il divertimento!

Corvonero è veramente sulla buona strada per essere una squadra di sole ragazze, quest’anno– ho esclamato tra le risate –Date la lieta novella anche alle studentesse più giovani!

Stavo scherzando, ovviamente, ma Nell e Ruth mi hanno presa sul serio e hanno diffuso la notizia.

Perciò, in questo preciso momento, mi trovo al campo di Quidditch, circondata da ragazze, con in mano la lista degli aspiranti a un posto in squadra (con su zero nomi maschili, inutile dirlo).

Possibile che la gente non comprenda più il sarcasmo? Oppure i loro cervelli hanno smesso di funzionare? Avrebbero dovuto realizzare che, senza offesa per il mio sesso, una squadra di sole ragazze (per di più Corvonero) non ha nessuna possibilità contro tre squadre esclusivamente maschili.

Insomma, siamo Corvonero, dovremmo essere intelligenti.

Ok– dico, scrutando la dodicenne mingherlina di fronte a me. –Visto che il Portiere sarò io, cominceremo dai Cacciatori. Cercherete di fare goal a Carter; avete cinque tiri a testa, e vi giudicherò in base all’abilità di tiro e di volo.

Oh, cielo, quella ragazzina del terzo anno non ha neppure la forza necessaria a tenere in mano la pluffa!

Siamo spacciate!

Nell e Ruth si sono presentate entrambe per il posto di Cacciatore, e finora sono state le migliori; le altre provano ad imitarle, ma sembrano molto poco sicure di loro stesse, specialmente le più giovani.

Il fatto che posso almeno guardare i provini delle mie amiche è l’unica ragione che mi trattiene dallo sbattermi in faccia la cartellina.

Nell se l’è cavata piuttosto bene, segnando quattro volte su cinque ed eseguendo l'azione distintiva della sua giocatrice preferita delle Holyhead Harpies. Sono stupita, dato che non l’avevo mai vista giocare a Quidditch, prima: se è veramente riuscita ad imparare la Mossa di Morley semplicemente guardando le partite alla Magivisione, è un mostro di bravura.

Anche Ruth ha fatto un buon lavoro, facendo passare la pluffa dagli anelli cinque volte su cinque.

C’è poi un’altra ragazza che mi ha favorevolmente colpita: Miss Ida Winters, con un risultato di quattro su cinque.

Tutte le più piccole si sono incamminate in direzione degli spogliatoi, già stanche dopo aver volato per pochissimo tempo. Una di loro è scoppiata addirittura a piangere quando un ragazzo di Tassorosso si è sporto in avanti e le ha urlato qualcosa.

Non negherò che è stato un colpo della mia bacchetta a tingergli i capelli di ROSA.

Al turno dei battitori le ragazze in attesa hanno iniziato a diventare sempre più ansiose mentre si guardano intorno e notano gli spalti riempirsi di membri delle altre squadre.

Ignorateli, ragazze– dico loro. Sono una tale ipocrita: un attimo dopo scorgo il capitano di Grifondoro e mi si capovolge lo stomaco: quell’idiota è venuto a spiare le mie selezioni!

Di nuovo: sono un’ipocrita.

I battitori si levano da terra, cominciando a tirarsi a vicenda i bolidi.

Prendo nota di forza, mira ed equilibrio sulla scopa di ogni singola ragazza, seguendone una in particolare, del quinto anno, esile, ma che sembra saper picchiare duro: a dispetto della taglia, è riuscita a buttare giù dalla scopa una rivale più grande per età e stazza.

L’altra ha riportato solamente ferite lievi (nonostante abbia frignato parecchio, finché Luthe non l'ha accompagnata in Infermeria) e lei ha guadagnato una stellina accanto al suo nome.

Ehilà, Perry– mi saluta una familiare voce derisoria. – Hai finalmente rinunciato alla Coppa di Quidditch, eh? Proprio non riesco a immaginare una squadra decente formata da queste pupattole mingherline che vi ritrovate a Corvonero.

Mi giro e vedo James Potter che avanza verso di me, fiancheggiato dal resto della sua squadra.

Carino da parte tua essere venuto a darmi supporto morale, Potter– ribatto, non essendo dell’umore migliore. –Ma non ho bisogno delle tue stronzate, oggi, grazie.

Tieni a freno la lingua, Perry– dice tra le risate, e io mi giro di nuovo verso le ragazze, digrignando i denti.

Chi è qui per il ruolo di cercatore si faccia avanti!

Nessuno si muove.

Proverò io– dice una rossa molto carina, muovendo un passo in avanti.

Potter tace all’istante.

Non ho con me la scopa, o altro– aggiunge la rossa, –ma posso usare quella di James, per adesso.

In quell’istante l'ho riconosciuta: è Rose Weasley, sesto anno, il genere di persona che mette lavoro e famiglia sempre al primo posto. Non credo di averci mai parlato, ma in questo momento la bacerei per aver causato l’espressione orribilmente contrariata sulla faccia di Potter.

No!– urla Potter. – Rosie, ti proibisco di giocare a Quidditch con questa… questa…

Incapace di trovare una parola abbastanza volgare per definirmi, Potter si imbroncia e sbatte i piedi per terra.

Maturo, da parte sua.

No.

James– replica Rose in tono tanto tranquillo da sembrare di scherno. – Avresti dovuto capire che quando ti ho chiesto di allenarmi questa estate avevo un secondo fine.

Ma… Rosie– gnaula Potter. –Tu non puoi giocare a Quidditch!

James Sirius Potter, non sei tu a decidere cosa posso o non posso fare– sbotta lei, fulminandolo con lo sguardo.

Bene– sbuffa lui, dandole le spalle. – Ma non userai la mia scopa.

Non sarà necessario! Ti ha allenata lui?– lo interrompo. –Quale ottimo modo per dargli sui nervi! Benvenuta in squadra!

Non puoi farlo! Deve provare!– strilla Potter.

Perché no?– replico. –Oltretutto, non ha avversari. Di nuovo, benvenuta in squadra.

Potter sbuffa e ringhia, in una pessima imitazione del lupo cattivo delle fiabe; resosi conto del fatto che non spaventa nessuno se ne va, furibondo, seguito dalla sua squadra.

Sorrido radiosa a quella meravigliosa strega di nome Rose Weasley e lei ricambia.

Sarà un’ottima aggiunta alla MIA squadra.

 

Note dell'autrice:

Fine del primo di una lunga serie di capitoli.

So che è breve, ma è più che altro un prologo: dal prossimo entreranno in scena le altre ragazze e ciascuna avrà il suo POV e la sua storia, perciò il ritmo non sarà molto veloce.

Note della traduttrice:

Che dite, ce la farà Amelie a dimostrare che, quando sono determinate, le ragazze sono imbattibili?

E adesso lasciatemi profondermi in ringraziamenti alla mia infaticabile beta AryYuna (cosa farei senza di lei? Meglio non pensarci), la mia grammar-nazi preferita. Grazie, grazie, grazie, grazie… Ok, basta, altrimenti non la smetto più. XD

Ps: non so voi, ma a me la squadra di Grifondoro sembra un inno al nepotismo! XD 

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Capitolo 2
*** La sfida ha inizio ***


 

Bentrovati a un nuovo appuntamento con “Girls always win”. Preparatevi ad un match di boxe verbale tra Amelie e James! 

Grazie a ChiaTag e GinnyW, che hanno recensito lo scorso capitolo e messo questa storia tra le seguite; grazie anche a jade free, quiquoqua1234, Strix e Zenza , che pure hanno inserito la storia tra le seguite, e a Cissy Lightwood, Marty Evans e nightdream, che l’hanno inserita tra le preferite! Thanks! ^^  E non dimentichiamo la mia fantastica beta! 

Girls always win 

Capitolo 2: La sfida ha inizio 

Rose 

Due giorni dopo le selezioni, Amelie ha compilato la lista con i nomi delle ragazze che sono entrate a far parte della squadra di Corvonero. 

Ascoltatemi tutti!– urla a colazione, in Sala Grande.È ora che vi comunichi i nominativi dei componenti della squadra di quest’anno! 

Quelli del primo anno riprendono a mangiare; gli altri, nessuno escluso, rimangono tutt’orecchi. 

Io, ovviamente, sarò il Portiere e capitano. Le Cacciatrici, invece, saranno Nell Dortan, Ruth Taytum e Ida Winters– esclama. 

Mi avvicino a Ida per darle una pacca sulla spalla. 

Bel lavoro, Ida!– le sussurro. –Siamo in squadra insieme! 

Lei ridacchia per qualche secondo, prima di impallidire, colta da una rivelazione: –Oh, cavolo, adesso dovrò davvero giocare a Quidditch! 

I Battitori saranno Mariah Affey e Coraline Darcy– continua ad elencare Amelie. –E il Cercatore Rose Weasley. 

Accidenti, anche io!– piagnucola Coraline. 

Non credevi ti avrebbe scelta?– le chiedo. 

No, ed è l’esatto motivo per cui ho provato!– ridacchia Ida, coprendosi educatamente la bocca con la mano per evitare di sputacchiarci addosso i cereali mentre ride di cuore. 

Beh, questo la dice lunga sulla nostra squadra, non siete d’accordo?– dico alzandomi per ricevere l’orario degli allenamenti dalle mani di Amelie. 

Faremo pratica il martedì e il giovedì sera, dalle sette alle nove, sempre che l’orario sia compatibile con i vostri impegni– asserisce Amelie, indicando le caselle degli orari –Sabato mattina, dalle otto alle dieci, e domenica mattina, dalle dieci a mezzogiorno. Siamo state fortunate: gli altri turni di mattina erano occupati, grazie al cugino di Rose. Bene, ci vediamo domani sera al campo, ok? 

Sì, capitano– replichiamo all’unisono. 

Bene. Mi aspetto da voi la massima puntualità; non tollero ritardi– aggiunge Amelie, prima di afferrare la propria borsa e una fetta di pane tostato e avviarsi a lezione con le sue compagne di stanza. 

Come farai a conciliare il Quidditch con i tuoi doveri di Prefetto, Rose?– mi domanda all’improvviso Ida, indicando la spilla che scintilla sulla mia divisa. 

Posso farcela– le rispondo scrollando le spalle. –Mi hanno assegnato le ronde lunedì e mercoledì. 

E, naturalmente, i compiti non sono un problema– aggiunge Ida. 

Rido. 

Quando mai lo sono stati?– replico.Sono una Corvonero, dopotutto. 

La conversazione viene interrotta da qualcuno che mi chiama a gran voce: Albus, spalleggiato dai suoi migliori amici, Scorpius Malfoy e Arrol Smith. 

Buongiorno, cugino. Smith, Malfoy– li saluto agitando la forchetta. –Qual buon vento vi porta al tavolo di Corvonero, stamani? 

L’ho appena saputo da James– ringhia piantando i piedi per terra, mentre i suoi amici gli stavano lontani, palesemente imbarazzati.Sei entrata nella squadra di Quidditch? 

risponde per me Coraline.E così anche io e Ida. 

Albus sbuffa una risatina, lasciandomi basita. 

- Che c’è? È così incredibile?

Certo che si, Rosie!– ride scambiandosi occhiate divertite con Arrol.Non sei una sportiva. Nessuna di voi lo è, e dovrete affrontare la squadra più forte degli ultimi dieci anni! 

Non credevo riconoscessi il talento di tuo fratello, Albus– sibilo io ghignando. 

Cosa? Non mi riferivo a quegli stupidi Grifondoro! Intendevo noi Serpeverde! I nostri nomi sono praticamente già incisi sulla coppa!– esclama lui. Mi dispiace per te, Rosie: hai finalmente iniziato ad appassionarti allo sport, e la tua squadra non ha nessuna possibilità di vittoria. 

Perché mai?– ribatto in tono acido e glaciale. Arrol, sentendo odore di guai, scuote il braccio di Albus in segno di avvertimento. –Perché siamo ragazze? 

Ehm… Ecco… Rosie, no… Non esattamente– balbetta, poi esita per un momento. –Quello che volevo dire è… 

Ho capito, grazie tante– sibilo, poi afferro la mia borsa, mi alzo e mi volto; dopo un passo mi volto nuovamente in direzione di Albus e dico:Venti Galeoni. 

Cosa?– esala lui, confuso. 

Venti Galeoni che Corvonero vince la Coppa del Quidditch. 

Scorpius sorride, dando di gomito a mio cugino e dicendo:Se non accetti la scommessa, lo farò io. 

E va bene, Rosie. Ci sto– acconsente poi Albus. 

Annuisco e me ne vado. Mentre mi allontano incrocio le dita, sperando di non dover dare a mio cugino tutti i miei risparmi alla fine dell’anno scolastico. Perdere la scommessa significherebbe dare ai miei cugini maschi un ulteriore pretesto per deridermi. 

Io e Albus eravamo molto legati, davvero tanto, più che al resto della nostra enorme famiglia. Siamo coetanei, nati a pochi mesi di distanza, da piccoli abbiamo condiviso praticamente tutto. Una volta giunti ad Hogwarts, però, le nostre strade si sono separate: io sono stata smistata a Corvonero, lui a Serpeverde; io ho seguito il mio amore per i libri e lo studio (grazie, mamma), facendo della biblioteca la mia seconda casa, lui è diventato amico dei suoi compagni di Casa, con i quali non voglio avere nulla a che fare, e membro della squadra di Quidditch. Abbiamo cominciato a frequentare comitive diverse, finendo col parlarci solamente le rare volte che ci incrociamo tra una lezione e l’altra, o alle feste in famiglia. 

Siamo entrambi ugualmente dotati, ma in differenti ambiti: io lo studio, lui il Quidditch, il che ha reso felici i nostri padri, i quali, però, ci mettono costantemente a confronto, vantandosi dei nostri successi come fossero loro. Gli altri miei zii, poi, sono fanatici di Quidditch, e non perdono occasione per tessere le lodi dei loro pargoli, immaginando per loro un futuro da professionisti. 

È, quindi, facile comprendere perché mi vergogno di scrivere a casa per informare i miei che gareggerò contro i miei cugini. 

Spero che Amelie sia un bravo capitano. 

Amelie 

Credo che il mio profondo odio per Potter abbia avuto inizio il primo giorno del primo anno, quando mi spinse fuori dalla barca che stava portandoci alla scuola. 

Fortunatamente per lui, ero troppo zuppa d’acqua per vendicarmi (anche se avevo undici anni, avrei comunque potuto stenderlo). Da allora siamo stati rivali, e non solo sul campo di Quidditch: spesso sono volate delle fatture finchè la Preside non è intervenuta, inasprendo le punizioni per tali “infantilismi”. 

In mia difesa, posso solo dire che l’unica ragione per cui gli ho tinto di rosa i capelli è che mi aveva lanciato un Incantesimo di Inciampo, facendomi ruzzolare giù dalle scale. Risultato? Un braccio rotto. E Potter l’aveva fatta franca. 

A volte penso non sia tanto male, ad esempio quando non si pavoneggia, ostentando la sua superiore bravura a Quidditch. 

Come adesso. 

Potter– non riesco a fare a meno di ringhiargli contro, irritata dal suo atteggiamento.Questa è una biblioteca, la gente qui viene a studiare, non a socializzare! 

Perry! Non ti avevo vista– mi saluta lui in un tono gaio che accresce il mio desiderio di cavargli gli occhi.  

Incrocio le braccia e lo fulmino con lo sguardo quando osa avvicinarsi a me. 

Lasciami in pace– sibilo. 

Non essere fredda, tesoro– mi risponde sedendosi di fronte a me e gettando un’occhiata alle pergamene sparse sul tavolo. –Riesci a leggere il libro di Pozioni capovolto? È davvero infinita come si dice l’intelligenza di voi Corvi! 

Cosa?– gli chiedo tentando di capovolgere il libro, ma lui mi precede, sollevandolo e scoprendo il mio quaderno con gli schemi di gioco. 

Non dovresti lasciare in giro qualcosa di tanto importante, sai?– asserisce sorridendo, per poi prenderlo come niente fosse.

Non lo lascio… Ehi! Ridammelo!– sbotto, guardando con la coda dell’occhio la postazione della bibliotecaria che sembra essere svanita nel nulla. Approfittando della sua assenza, mi alzo, mi piego in avanti sul tavolo e cerco di riappropriarmi del quaderno. 

Avanti, Perry, dove sono i tuoi tanto vantati riflessi da Portiere?– mi schernisce. 

In risposta, gli do un calcio alla gamba, un metodo efficace per farmi restituire il quaderno prima che si riprenda dal dolore. 

Come ti pare– esala, ancora dolorante. –Non ho bisogno di conoscere le tue strategie per sapere che non funzioneranno, e vuoi sapere perché? Perché sei una dannata femmina, Perry! Tutta. La. Tua. Squadra. È. Fatta. Di. Stupide. FEMMINE! Non appena la pressione aumenterà andrete fuori di testa. Conosci il detto “se non sopporti il calore, esci dalla cucina”? Ecco, è il consiglio che ti do: abbandona la competizione, prima di ustionarti.  

A quelle parole vado letteralmente a fuoco. 

Sai che cosa non va in te, Potter? Che sei un maledetto sessista dalla mentalità chiusa! Beh, ho una notizia per te, Potter: IO POSSO ESSERE BRAVA QUANTO TE!– replico.Anzi, a dirla tutta posso essere anche meglio. Io e la mia squadra non molliamo, combatteremo fino alla finale, amico, e non potrai fare niente per fermarci. 

Afferro con forza la borsa, ci infilo alla rinfusa tutti i libri e le pergamene e me la isso sulla spalla; infine esco dalla biblioteca con fare teatrale, da regina del dramma, lasciando un Potter furibondo a sbuffare. 

Una volta a debita distanza, mi tolgo le scarpe e corro via, senza una destinazione precisa in mente, soltanto la speranza che la corsa mi porti dove devo andare. 

Cacciatrici, Battitrici e Cercatrice, vi do il benvenuto al primo allenamento di questa stagione– esclamo. Sono in piedi nello spogliatoio, di fianco alla lavagna. 

Nell e Ruth stanno indossando le divise scolorite; prendo nota di chiederne di nuove. Mariah Affey, la esile studentessa del quinto anno che ha guadagnato una stella per aver disarcionato un’altra ragazza alle selezioni, ha già addosso la sua (a quanto pare, non vede l’ora di iniziare ad allenarsi). Ida Winters e Coraline Darcy si stanno aiutando a vicenda ad allacciare gomitiere e ginocchiere, e Rose Weasley sta lamentandosi della scopa della scuola. 

Ok, so che su di noi sono girate parecchie chiacchiere… come sulle altre squadre. Peggio del solito, a dire il vero… E sono sicura che non avete mancato di notare che le altre squadre sono interamente al maschile, ma, vi supplico, non lasciatevi scoraggiare– le esorto, infilandomi i guanti da Portiere. –Ora, non nego sarà dura vincere la Coppa, quest’anno, dato che tutte le squadre in lizza sono particolarmente forti, però, essendo questo il primo allenamento, preferirei non esagerare: dovete prendere confidenza con la basi del volo, prima di passare a mosse più complicate. E… Cominciamo!  

Lancio una palla soffice a Mariah e Coraline, ordinando loro di lanciarsela usando le mazze da battitore. 

Le Cacciatrici, intanto, volano di qua e di là passandosi la Pluffa. 

E poi, c’è Rose. Cavolo, nonostante voli su una scopa della scuola, sta andando veloce. Si è librata nell’aria, esibendosi in ardite picchiate ed altre evoluzioni senza smettere di ridere. Dopo qualche minuto ha rallentato, fermandosi davanti a me. 

Avevo dimenticato quanto fosse meravigliosa la sensazione che si prova!– ammette. –  Criticherai senza pietà la mia tecnica come fa James? 

No, hai un’ottima tecnica– replico.Davvero tuo cugino ti ha insegnato a giocare? 

Non solo James, tutti i miei cugini. A casa di mio zio Harry c’è un campo “casalingo” dove giochiamo con delle mele incantate al posto dei Bolidi e noci al posto del Boccino. 

Hai mai giocato con un vero Boccino?– le chiedo alzando una mano per mostrarle la pallina dorata. Lei scuote la testa in segno di diniego. –Ti garantisco che questo piccolo diavoletto è decisamente più difficile da prendere di una noce sottoposta a un Incantesimo di Librazione. 

Glielo passo e lei lo afferra subito; mentre lo tiene in mano, rimirandolo, il Boccino spiega le piccole ali. Trattenendolo tra due dita, commenta: –È troppo carino! Una volta che l’avrò preso, potrei non volerlo restituire! 

Un incentivo a prenderlo nel minor tempo possibile– le rispondo tra le risate, indicando il cielo sopra di noi. –Vediamo come te la cavi. 

Rose chiude i suoi luminosi occhi azzurri e rilascia il Boccino, che rimane sospeso in aria per qualche secondo prima di volare via in un batter d’occhi. Un attimo dopo, Rose schizza via alla sua ricerca. 

Invece di seguirla, mi dirigo verso le altre, correggendole, se necessario, e prendendo mentalmente nota dei rispettivi punti di forza e di debolezza, ma sempre tenendo d’occhio la mia Cercatrice. 

Ebbene, Rose ha catturato il Boccino non una, non due, bensì TRE volte prima della fine dell’allenamento. 

Una volta tornata con i piedi per terra i suoi ricci ramati sono elettrici e scarmigliati, ma l’espressione sul suo volto è il ritratto della felicità. 

È un po’ restia a ridarmi il Boccino, però, ma le ho promesso che potrà tenerlo, dopo la finale. 

Le ragazze, indossata di nuovo la divisa scolastica, fanno ritorno al castello, dopo avermi sommersa di “grazie” e “ci vediamo”, e io le seguo poco più tardi, sentendomi sicura della mia squadra come non mai. 

Note della traduttrice: 

Siete autorizzate a odiare James. Quando ha fatto quella sfuriata sessista ho desiderato morisse di una morte lenta e dolorosa. E Albus non è da meno. Viene da chiedersi come li hanno tirati su Harry e Ginny… XD 

Tiferò Corvonero per principio, meritano una bella lezione. No? 

Stavolta ho aggiornato a tempo di record, ma non fateci l’abitudine. Prometto, però, di cercare di aggiornare con regolarità… compatibilmente con i miei impegni (siete autorizzate a odiare la sessione estiva), ovvio. 

Aspetto le vostre recensioni, che tradurrò e invierò all’autrice; se dovesse rispondere, tradurrò e invierò la risposta tramite il servizio di replica di Efp. 

Serpentina. 

 



 

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Capitolo 3
*** Il piano di Amelie ***


 

Welcome back!

Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare GinnyW e Cissy Lightwood, che hanno recensito, Lucy MaryAnne, che ha inserito “The Gardenton Waltz” tra le preferite e, naturalmente, chi spende qualche minuto del proprio tempo per leggere!

Girls always win

Capitolo 3: Il piano di Amelie

Amelie

Tempo un giorno e, purtroppo, la mia sicurezza nella squadra vacilla, probabilmente a causa dell’incontro avuto questa mattina con Klause McLaggen.

Perry!– ha tuonato mentre uscivo dalla Sala Grande, salutandomi con la mano; dietro di lui l’onnipresente Cercatore, Rhet Davies. –Mi è giunta voce che hai messo su una squadra di femminucce, quest’anno.

E con ciò, McLaggen?– gli ho chiesto.

E con ciò… Non puoi fare sul serio!– ha risposto. –Potresti almeno prendere Carter, è piuttosto bravo.

Perché, noi femminucce no?– ho replicato provando una strana, snervante sensazione di deja-vu. –Stammi bene a sentire, McLaggen: siamo brave quanto voi Tassi, anzi, quasi certamente migliori, perciò lascia in pace me e le mie ragazze!

Ti avverto, Perry: non ce la farete mai se non prendi in squadra dei veri giocatori– ha asserito rivolgendomi un’occhiata incendiaria, poi ha fatto cenno a Rhet di seguirlo e si è allontanato, lasciandomi lì impalata a fumare di rabbia.

Per merito suo adesso mi ritrovo a sbuffare nell’aula di Pozioni, ripensando a quel che mi ha detto.

Uno sbuffo particolarmente sonoro suscita la curiosità di Nell, che mi rivolge un’occhiata perplessa, cui rispondo con un cenno del capo, a indicare che è tutto ok, poi torno a copiare le istruzioni per la preparazione della Pozione Pepata, accorgendomi che i miei compagni hanno già iniziato a prepararla.

Mi distraggo di nuovo: la mia Cercatrice si è diretta all’armadietto delle scorte (un vero genio, la ragazza: frequenta il corso avanzato nonostante sia del sesto anno); Rose è alta, ma l’ingrediente che le serve è posto sullo scaffale più alto e, nello sforzo di raggiungerlo, la camicia esce dalla gonna, scoprendo la pelle candida del fianco.

Ora, non consideratemi una maniaca che guarda le compagne di squadra, perché non è stata la pelle di Rose a distrarmi, bensì la reazione dei ragazzi seduti lì vicino: quattro sono rimasti a bocca aperta, e almeno altri tre la fissavano di nascosto.

In quel momento ho capito in che modo avremmo potuto ottenere del vantaggio rispetto alle altre squadre.

Rose

SEX. APPEAL.

Queste due parole sono scritte sulla lavagnetta a lato del letto a baldacchino di Amelie, e mi fanno sorgere parecchie domande su cosa abbia in mente il nostro capitano.

Che?– chiede la Affey.

Domanda eloquente, Mariah– risponde Amelie battendo le mani, in volto un sorriso radioso. –Sapete cosa? Oggi, durante Pozioni, ho avuto una rivelazione… grazie a Rose.

A… me?– pigolo. –Cosa ha a che fare il sex appeal con… me? Cosa stai dicendo?

Rose, sei una calamita per ragazzi!– replica Amelie, facendomi quasi sputare il mio succo di zucca. –Oh, andiamo, non dirmi che non te n’eri accorta! Sei talmente carina, peccato ti nasconda in vestiti larghi e sformati. Oh, pensa che distrazione saresti, se mostrassi di più quel bel fisico. Tutte voi dovreste!

Sottolinea le parole scritte sulla lavagnetta con tanta forza da spezzare il gessetto.

Porca miseria, Amelie– esclama Ruth. –È per questo che ridacchiavi sotto i baffi, oggi pomeriggio? Credevo fosse per qualcosa di buono!

Questo è qualcosa di buono. Anzi, è qualcosa di geniale! Le altre squadre saranno troppo prese a correrci dietro per concentrarsi sul Quidditch; poi, quando saranno cotti a puntino, saranno talmente impegnati ad azzuffarsi tra di loro per noi da non essere più in grado di collaborare sul campo!– dice battendo le mani una seconda volta. –È una fortuna che siamo tutte carine, ma ci serve comunque qualcuno che sappia valorizzarci nel modo giusto: non vogliamo certo che pensino a noi come a delle sgualdrine. Ok, abbiamo bisogno di una persona capace di destreggiarsi tra trucchi, vestiti e ragazze recalcitranti senza perdere la pazienza.

Ho chi fa al caso nostro– asserisco con voce sicura.

Dieci minuti dopo, mia cugina Dominique si è seduta sul letto di Amelie, tenendo le gambe accavallate e le sopracciglia sollevate.

In parole povere vorreste un cambiamento drastico?– domanda accomodandosi dietro un orecchio una ciocca di lisci capelli argentei.

Amelie fa una smorfia. –Non un cambiamento drastico, un cambiamento e basta. Di look. Per attirare l’attenzione dei giocatori di Quidditch.

Dom alza gli occhi al cielo e annuisce. –Ok… Ma a una condizione.

Sentiamo.

Ehm– esala Domi, assumendo una decisa tonalità “rosso Weasley” che non le dona affatto. –Ecco… Dovreste mettere una buona parola per me con… Eli.

Eli Thomas?– esclama Amelie, illuminandosi all’istante. – Il Caposcuola di Corvonero? Ma dai! Sono sicura che tu, Miss Veela, puoi conquistare benissimo quel gran… bel figliolo… senza il nostro aiuto. Oltretutto, passate molto tempo insieme a svolgere i vostri doveri di Capiscuola, no?

Beh, sì, ma spero non crediate che passi il tempo a flirtare, invece di fare il mio dovere. C’è molto di cui occuparsi: Halloween, Natale, le gite a Hogsmeade…– pigola coprendosi il viso rosso. –E poi, se devo essere sincera… non credo di interessargli.

Ti aiuteremo, Dom– intervengo io, prendendole le mani. –A patto che ci ricompensi adeguatamente.

Dominique riacquista immediatamente il sorriso. –Ma certo! Non puoi immaginare da quanto aspetto questo momento, Rosie! Saresti uno splendore, se soltanto abbracciassi la tua femminilità!

Se avessi avuto un minimo di buon senso, sarei fuggita da lì alla velocità della luce.

Dominique

Sono un genio.

Sì, proprio io, me stessa medesima: Dominique Weasley, autrice di miracoli.

Rose sta fissando contrariata la sua gonna, anche se ha smesso di provare a toglierla, perciò credo che stia cominciando ad abituarsi alla lunghezza ridotta. Si sta guardando allo specchio, e con lei le sue compagne di squadra, tutte decisamente più femminili rispetto a un’ora fa.

Rose passa una mano tra i ricci ramati, ormai domati, mordicchiandosi il labbro. Per la prima volta da quando è diventata una ragazza sta indossando abiti che mettono in evidenza le sue curve, invece di nasconderle, e, a giudicare dal modo in cui tenta ripetutamente di tirarsi giù la gonna, direi che non ne è troppo felice.

Piantala, Rose– la rimbecca il suo capitano, che sembra ugualmente a disagio per la (non) lunghezza della gonna. –Il fine, la coppa di Quidditch, giustifica i mezzi.

I capelli castano scuro della ragazza, in precedenza opachi ed elettrici, sono ora lucenti e setosi, lunghi fino al fondoschiena.

Come la prenderà James, quando scoprirà che hai fraternizzato con il nemico?– mi chiede l’amica di Rose, Coraline, gettandosi dietro le spalle la lunga chioma bionda.

Le ho sorriso; è quella apparentemente più contenta della trasformazione da teenager anonima a vera bellezza: la gonna corta pone l’accento sulle gambe snelle, e il trucco babbano sui suoi occhi azzurri.

James non lo scoprirà, chiaro?– le rispondo. –Se dovesse venirlo a sapere gli verrebbe un coccolone!

All’improvviso la più giovane della squadra scoppia a ridere, facendo sobbalzare i boccoli scuri.

Scusate– dice, una volta ripreso fiato. –È solo che… Mi è passata davanti agli occhi questa orrenda immagine dei ragazzi di Grifondoro conciati come noi.

Si scatena il caos.

Ooh, James sembrerebbe un deficiente in gonna!– ridacchia Rose, per poi calmarsi inaspettatamente. –Che idea stupenda!

Rose! Che mente contorta che hai! Forse avrebbero dovuto smistarti a Serpeverde, non a Corvonero!– esclama Ida, che ha gli occhi verdi lucidi di lacrime ilari; scosta una ciocca di capelli bruni dal viso prima di scoppiare nuovamente a ridere.

Verde e argento mi sarebbero stati bene, vero Domi?– mi domanda Rose. –Ma poi sarei stata costretta a fare amicizia con quelle odiose Serpeverde, giusto?

Sì, e sappiamo bene che non le sopporti– replica Ida.

Una volta calmateci tutte, Amelie si rivolge a me.

Grazie dell’aiuto, Dominique, o devo tornare a chiamarti Weasley? Forse sì. Comunque, non appena lo vedo, farò due chiacchiere con Eli, ok?

Questo ed altro, per la mia cuginetta preferita– rispondo io, arruffando i capelli di Rose. –Se dovesse servirvi altro, non esitate a chiedere!

Raccolgo la borsa e imbocco la porta, scendendo la scala a chiocciola silenziosamente. Spero di andarmene senza essere notata, ma la fortuna non è dalla mia parte.

Dominique?– mi chiama qualcuno. Mi giro e vedo un paio di occhi blu e una massa di ricci scuri.

Cosa ci fai qui?– mi chiede.

Ho sentito la testa vuota: cosa ci facevo lì?

In tutta onestà, a volte penso che sia lui la Veela ammaliatrice e io la debole che si lascia ammaliare.

Io, ehm, stavo… aiutando Rose con… della roba– balbetto.

Oh, uhm, ok– risponde lui. –Siamo d’accordo per domani? Ci troviamo in libreria? Ho alcune idee per la festa di Halloween, e vorrei il tuo parere.

Oh, sì. Sì, certo. Libreria. Sì– squittisco, mordendomi la lingua subito dopo.

Bene. A domani, allora.

Mi oltrepassa e sparisce al di là della porta.

Ciao, Eli– replico con voce flebile, realizzando solo dopo un minuto che se n’è andato.

Amelie

Bene– esordisce Nell dopo che Dominique è uscita. –E adesso?

Ah, boh. Non ho idea di come procederà il piano.

Credo ci convenga vedere come va domani e discutere dopo l’allenamento delle reazioni dei nostri obiettivi– le rispondo, mordendomi il labbro.

Dici?– chiede Nell, per poi attorcigliare intorno a un dito una ciocca di capelli.

Non ho ancora deciso cosa faremo da qui in avanti, ok?– mi difendo. – Per stasera è tutto. Dormite e fatevi belle per domani, abbiamo dei ragazzi da lavorarci!

Mentre le più giovani escono, ognuna intenta a ispezionare il kit di make-up ricevuto da Dominique, Ruth si butta sul letto, i lunghi capelli neri e ondulati a circondarle la testa come un ventaglio.

Io non mi “lavoro” nessuno, Amelie– dichiara, togliendosi la gonna. –Neanche per la Coppa di Quidditch.

Non intendevo in senso letterale; dovremo lavorarci le loro menti– replico. –Infatti, se prima li attraiamo e poi facciamo le preziose, saranno troppo frustrati per prestare attenzione al Quidditch!

Ricordi, Amelie, che tempo fa avevo espresso il desiderio di sapere cosa passa per la tua bella testolina?– bofonchia Nell, infilandosi sotto le coperte. –Beh, ho cambiato idea.

La fulmino con un’occhiataccia: la mia testolina è insuperabile.

Quando si svegliano, la mattina successiva, le ragazze si sono già pentite del cambio di look, ma faccio loro indossare a forza le gonne (terribilmente) corte e le scorto giù in Sala Comune. Luthe ci sta aspettando, un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia. Gli do una gomitata quando mi accorgo che sta fissando il sedere di Nell.

Per quanto adori le tue tattiche, sono felice di non essere entrato in squadra– dice. –In gonnella non sarei nemmeno lontanamente superlativo come voi ragazze!

Forse Rose riuscirà a fartene mettere una, come ai suoi cugini– mormora Nell, in lotta con la sua gonna. –Una risata ci farebbe bene.

Hai coinvolto anche Rose Weasley in questa storia?– esclama Luthe, al settimo cielo. –Grandioso! Ha certe gambe…– commenta schivando la mia borsa e continua a parlare. –Quando potrò vedere il resto della squadra?

A colazione faremo un ingresso trionfale, perciò niente sbavamenti, ti nomino responsabile della sicurezza: sarà compito tuo assicurarti che nessuna delle mie ragazze si faccia male– gli ordino mentre scendiamo in Sala Grande. Avanti a noi, Mariah è sulla soglia della Sala Grande, e in parecchi l’hanno notata.

Qualunque cosa per te, tesoro– dice Luthe, dandomi un amichevole colpetto di fianco.

Entriamo a far colazione, io tenendo lo sguardo sul pavimento, Luthe guardandosi intorno, per saggiare “l’opinione pubblica”.

Fischia, tra il sorpreso e l’ammirato. –Ok, quattro stanno fissando Ruth, sei Nell e sette te, per la precisione l’intera squadra di Quidditch di Grifondoro.

Ehi! Come mai soltanto quattro per me?– abbaia Ruth, terrorizzando alcuni primini che si dileguano immediatamente, quindi sorride e si siede. –Fa niente, almeno ho i miei muffin. I muffin mi amano!

Potter non sembra affatto contento– mi informa Luthe, ignorando Ruth, intenta a impilare una montagna di muffin nel suo piatto. –Oh, aspetta, ha spostato la sua attenzione da un’altra parte… E adesso sembra furioso!

Divorata dalla curiosità, mi giro verso il tavolo di Grifondoro.

Wow– ridacchia Nell, –non ho mai visto Potter con la faccia tanto rossa!

Effettivamente, Potter è diventato rosso. Di un rosso vivo, identico a quello che colora i drappi dei toreri.

Poi scopro cosa lo ha fatto arrabbiare.

Note della traduttrice:

Andale, andale, toro! Olè!

Scherzi a parte, cosa avrà trasformato James in un esemplare da corrida? Per scoprirlo, non vi resta che attendere il prossimo capitolo!

Besos,

Serpentina


 



 

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Capitolo 4
*** Le stranezze di Rhet Davies ***


 

Senza inutili preamboli, prima di lasciarvi a questo capitolo di guerre verbali e liti di famiglia, ringrazio, come sempre, tutti i lettori, in particolare GinnyW che ha recensito, EnMilly che ha inserito GAW tra le seguite, SalicePiangente che ha recensito e l’ha inserita tra le ricordate, chiara_centini e shelovespotter che l’hanno messa tra le preferite e, ultima ma non meno importante, la mia inestimabile beta.

Girls always win

Capitolo 4: Le stranezze di Rhet Davies

Rose

Voglio davvero bene a mia cugina, ma ha seriamente bisogno di una lezione o due sulla lunghezza (decente) delle gonne.

Stamani, dopo essermi svegliata presto, come mia abitudine, molto prima di Ida e Coraline, ho indossato la gonna nuova, troppo corta, e la camicia attillata regalo di Dominique; non appena ho finito di prepararmi, sono corsa in biblioteca, sperando di raggiungere poi la Sala Grande in tempo per la “grande rivelazione”. L’anziana bibliotecaria ha sbuffato mentre mi apriva la porta, ma l’ho ignorata, precipitandomi alla sezione di Pozioni: avrò anche il cervello di mia madre, ma, grazie ai geni di papà, ho serie difficoltà con la pozionistica pratica.

Una volta issata sulla spalla la borsa, adesso pesante come un macigno perchè colma di libri di Pozioni, mi affretto ad uscire. Do un’occhiata all’orologio appeso accanto alla porta, e noto che mancano pochi minuti alle otto, perciò le altre mi staranno sicuramente aspettando sulla soglia della Sala Grande.

Libero il volto dai capelli e comincio a correre verso la Sala Grande, maledicendo i tacchi che Dominique mi ha costretta a mettere al posto delle mie comode, adorate Mary Jane.

Mentre scendo a tutta la velocità consentitami dai tacchi la scala di marmo che porta al pianterreno, sento qualcuno chiamarmi. Mi giro e vedo Julien Shoal, Prefetto di Grifondoro del sesto anno, correre verso di me.

Ciao, Julien– rispondo al saluto agitando una mano. –Come stai?

Alla grande, cara , ma non sono qui per parlare del tempo; volevo informarti che ti ho liberata dalle grinfie di quel viscido Prefetto delle Serpi, Nott– dice aprendosi in un sorriso che mette in mostra due adorabili fossette.

Liberata?– gli chiedo, senza fermarmi. –Mi aveva forse catturata?

Sì. Tua cugina, la Caposcuola di Grifondoro, ti aveva messa in coppia con lui per le ronde, ma Nott ha gli allenamenti lunedì e mercoledì, perciò mi sono offerto di fare a cambio con lui, così faremo le ronde insieme!– mi informa Julien, aumentando il passo per raggiungermi.

Oh,mio eroe!– esalo, portandomi una mano alla fronte, fingendo di svenire.

Questo è il premio che mi aspettavo– replica sussiegoso, scostandosi dagli occhi una ciocca bionda e ribelle. –Sarà esattamente come lo scorso anno. Bei tempi!

Conosco Julien dal primo anno perchè è amico di mio cugino Fred, ma non ci avevo mai parlato fino all’anno scorso, quando ci assegnarono le stesse ronde. Quasi subito si creò tra noi un forte legame (strettamente platonico, eh), dettato dai molti tratti che abbiamo in comune: entrambi siamo studenti modello, puntuali, ligi al dovere, ma non troppo abili nel preparare pozioni; Julien è anche un eccezionale Portiere, peccato che James non abbia voluto facce nuove nella sua squadra, costringendolo a limitarsi a fare il tifo per Grifondoro e piazzare scommesse sulle partite.

Come ti sembro, oggi?– gli chiedo, sbirciando attraverso il portone in Sala Grande: il cuore mi sale in gola quando mi rendo conto della quantità di persone che fa colazione presto.

Sei, ehm, carina?– chiede lui di rimando, incerto su quale sia la risposta giusta da darmi.

Non ti sembro… diversa?– domando, esasperata.

Oh, sì, giusto… I capelli non sono più crespi, hai messo l’ombretto e sei più sexy del solito– risponde, abbassandosi per schivare uno dei miei libri. –Guarda che è un complimento!

Preferisco “bella”, sexy mi suona… denigratorio, replico, lanciandogli un’occhiataccia, e giro sui tacchi per entrare in Sala Grande.

Ma Rose– obietta, seguendomi, –sei sempre bella, solo che oggi lo sei di più.

Si mordicchia un labbro e mi guarda con un’adorabile espressione da cucciolo.

Sospiro, incapace di resistere a quel faccino tenero. –Sei perdonato. Va a mangiare, adesso, discuteremo delle ronde più tardi.

Sei un tesoro, Rose. A dopo– risponde abbracciandomi prima di fiondarsi dai suoi amici al tavolo di Grifondoro.

Lo guardo allontanarsi, e noto che i miei cugini gli rivolgono sguardi assassini, prima di fissarmi. Ho l’impressione che tra poco avremo una riunione di famiglia riguardo la lunghezza della mia gonna.

Grazie, Dominique.

Fortunatamente per me, Nell mi chiama, salvandomi dai miei parenti.

Amelie

Gli occhi di Potter mandano lampi minacciosi a me e Rose, alternativamente. Adesso ha pure aggrottato le sopracciglia. Me la sto godendo un mondo.

Torno subito.

Riesco a stento a trattenere le risate mentre mi dirigo verso il tavolo di Grifondoro, in faccia un sorriso radioso che si allarga ad ogni passo, minacciando di arrivare alle orecchie nel momento in cui mi trovo di fronte un furibondo capitano.

Cosa hai fatto a mia cugina?– ruggisce puntandomi contro l’indice.

Ehi, non si usa più salutare?– gli chiedo esibendo un finto broncio .

Perry– ringhia, digrignando i denti.

Che c’è? L’ho aiutata a far emergere la sua femminilità!– replico in difesa della mia Cercatrice. –Non ti sembra una dea?

Sembra una puttana, Perry!– ulula, incrociando le braccia al petto. –Hai visto come la guardava quel ragazzo? Tutto quello a cui pensava era: “sesso, sesso, sesso”!

Ehi!– l’interessato si alza in piedi e protesta. –Non puoi parlare così di Rose! Lei è bellissima, e io mai e poi mai…

Chiudi il becco, Shoal, ti stai scavando la fossa da solo– ringhia Potter a Julien. –E stai lontano da mia cugina!

Sarà difficile, dato che faremo le ronde insieme– replica Shoal, indicando la spilla da Prefetto che scintilla sulla sua divisa.

Potter tace un secondo, poi grida: –RIUNIONE DI FAMIGLIA! TUTTI AL TAVOLO DI CORVONERO!

La torma di cugini lo segue, superando il tavolo di Tassorosso, dove alcuni ragazzini del secondo anno strillano spaventati. Potter devia verso il tavolo di Serpeverde, afferra per il colletto della camicia il fratello minore e raggiunge gli altri, lasciandomi in compagnia dei membri della squadra che non si considerano parte della famiglia e di un furibondo Shoal.

Incrocio lo sguardo di Dominique Weasley, che scuote la testa, esasperata, per poi seguire i suoi cugini.

Accorro al tavolo della mia Casa per una missione di salvataggio, ma scopro che Rose ha tutto sotto controllo.

James– sibila, –IO posso vestirmi come mi pare, parlare con chi mi pare e, pensa un po’, uscire con qualcuno senza il tuo permesso, e sai perchè?

Potter pare rimpicciolire dalla paura quando la cugina estrae la bacchetta; suo fratello, invece, non è altrettanto perspicace, anzi, si avvicina di un passo alla cugina, che potrebbe sputare fuoco dalla bocca tanto è furiosa.

Rosie– gnaula. –Siamo i tuoi cugini, è nostro dovere occuparci di te!

So pensare con la mia testa, Albus!– urla, agitando la bacchetta, che emette scintille rosse. –Posso badare a me stessa! Ho sedici anni, per Merlino, non potete impicciarvi della mia vita!

Luthe sceglie quel momento per passarle un braccio intorno alle spalle e chiederle, in tono suadente: –Posso accompagnarti in classe, bambola?

Più tardi ha dichiarato che è decisamente valsa la pena di beccarsi un occhio nero, e non posso che concordare: la faccia di Potter era impagabile.

Mariah

Ohi!– sussurra qualcuno, –Affey!

Porto dietro l’orecchio una ciocca di capelli e continuo a prendere appunti sulla lezione del professor Binns.*

Urg l’Unticcio fu uno degli attivisti goblin più in vista del quindicesimo secolo– asserisce con la solita voce soporifera.

Affey!– sussurra lo stesso qualcuno una seconda volta.

Un attimo dopo vengo colpita da un pezzo di pergamena appallottolato. Faccio finta di niente e riprendo a scrivere; tempo qualche secondo e mi tirano un’altra pallina di pergamena.

Che c’è?– sibilo, voltandomi per scoprire chi è stato. Tutti i miei compagni stanno dormendo, o quasi, tranne uno: Rhet Davies.

Che vuoi, Davies?

Ho sentito dire che sei entrata nella squadra di Quidditch della tua Casa– risponde dall’ultima fila.

Sì, e allora?– replico. –Non potevi aspettare la fine dell’ora per chiedermelo?

E dai, Affey, lo sanno tutti che nessuno sta attento nelle ore di Storia della Magia– dice guardandosi intorno, dopodiché afferra la sua borsa e si trasferisce nel banco vuoto accanto al mio.

Io sì– ribatto con sussiego, tornando a dedicarmi ai miei appunti. Cala il silenzio, che, però, ha breve durata.

Giochi come Battitore, giusto?

Sì– mormoro continuando a scrivere. –Te l’ha detto il tuo capitano di disturbarmi durante le lezioni?

No, certo che no– risponde Davies, dondolandosi avanti e indietro con la sedia, muovendo i piedi. –Non mi è permesso parlare con la mia Corvonero del quinto anno preferita senza essere accusato di avere secondi fini malvagi?

No, perchè non sono la tua Corvonero del quinto anno preferita, credo mi abbia confusa con una delle mie compagne di stanza, Carol– sbotto tentando di restare concentrata su quanto sta dicendo il professor Binns. –Senza contare che sappiamo entrambi che NON sei il mio Tassorosso del quinto anno preferito.

Ah, già– esclama, e riesco a vedere con la coda dell’occhio che sta sorridendo, –Carol… molto carina… Ma andiamo, Affey…

Mariah– lo correggo. –Il mio nome è Mariah, e non sopporto che mi si chiami per cognome.

Mariah– ripete lui con estrema lentezza; dà un’occhiata all’orologio e ripone la sua roba in borsa. Sto per chiedergli dove ha intenzione di andare quando suona la campanella e Binns ci lascia liberi.

Io… sono Rhet.

Davies, cioè, Rhet mi fa l’occhiolino e se ne va, urtando con la borsa le teste dei nostri compagni, ancora in catalessi sui banchi.

Questo si che è strano.

Rose

Allora– Amelie domanda al termine del lungo e faticoso allenamento serale, –nessuna reazione interessante?

Beh, Rhet Davies si è comportato in modo strano a Storia della Magia– risponde Mariah mentre ripone la scopa.

Il Cercatore di Tassorosso?– esclama il nostro capitano, che sembra sul punto di mettersi a saltellare dalla gioia. –Ottimo lavoro, Mariah!

Mariah borbotta qualcosa che suona molto simile a “quello lì porta solo guai” e si siede sulla panca per slacciarsi le scarpe.

Nessun altro?– chiede Amelie, speranzosa. –Rose?

A parte i miei cugini e il tuo amico Carter, non ho notato nessuna reazione particolare– mento, cercando di nascondere il nervosismo, nella speranza che la mancanza di risultati la convinca a lasciarmi tornare al mio vecchio look comodo: non posso reggere questi tacchi per un anno intero.

Ah, sì?– ridacchia Ida. –E quelli che ti hanno avvicinata questo pomeriggio? Erano interessati alla tua piuma nuova, per caso?

Sta zitta, Ida– sibilo tirandole contro la mia divisa.

Bene, abbiamo fatto il punto della situazione– dice Amelie, segnando i nostri nomi sulla lavagna. –Propongo di puntare ognuna un obiettivo strategico delle squadre avversarie e abbatterlo. Mariah, dato che sei già sulla buona strada con Davies, ti occuperai dei Tassorosso con… Nell. Hai una cotta per McLaggen, se non sbaglio.

ASSOLUTAMENTE NO!

Bene– prosegue Amelie col suo monologo, ignorandola. –Visto che i tuoi cugini sono piuttosto invadenti, ti assegno la squadra di Grifondoro, Rose, insieme a… Coraline, il che lascia a Ruth e Ida i Serpeverde.

Oh, no!– piagnucolano le due in sincrono, ma Amelie non le degna di attenzione.

Naturalmente, in caso doveste accorgervi che qualcun altro mostra interesse nei vostri confronti, fatemelo sapere e modificheremo lo schema– conclude Amelie, battendo le mani. Fruga nel suo borsone e ne tira fuori un foglietto.

Ultimo punto all’ordine del giorno: il Coach Wood ha stabilito date e turnazioni delle partite; scenderemo in campo per prime, tra due settimane, il 2 ottobre, contro i Tassorosso; perciò Nell e Mariah, datevi da fare!

Il capitano ci passa i fogli con le informazioni sulle partite e ci saluta, segno che l’allenamento è finito, prende il borsone e fa ritorno al castello, seguita da Nell e Ruth e Mariah dietro di loro.

Io non mi muovo, aspetto che Ida e Coraline si siano rivestite prima di uscire dagli spogliatoi.

Ohi! Rosie!– sento una voce che mi chiama e diverse paia di piedi muoversi sugli spalti verso di noi.

La testa rossa di Fred è visibile anche nell’oscurità della notte in mezzo a due chiome bionde appartenenti ai gemelli Lorcan e Lysander Scamander.

Ciao, ragazzi!– esclamo, sulla difensiva. –Siete venuti a commentare il nostro nuovo look? Oppure a dirci che non abbiamo il permesso di frequentare nessuno fino a trent’anni?

Nessuna delle due, cugina– dice Fred, scompigliandosi i capelli. –Potremmo, o forse no, essere stati mandati da James a spiare il vostro allenamento.

Cosa?– esplodo. – Quel maledetto, schifoso, bastardo!! Un momento: non vi ho visti sugli spalti, come…

Mi fermo quando vedo cosa mi sta porgendo Lorcan. Le mie labbra formano una “O” perfetta mentre afferro il mantello.

Il mantello dell’invisibilità? Quel maledetto, schifoso, bastardo imbroglione! Aveva giurato a zio Harry di averlo lasciato a casa!

Perché sapeva bene che zia Ginny non glielo avrebbe mai fatto tenere, lo conosce troppo bene da non immaginare che lo avrebbe usato per spiare le squadre avversarie a loro insaputa o, sempre a loro insaputa, le ragazze che si spogliano nei dormitori femminili– risponde Fred.

Bleah! È disgustoso, Fred– esclamo. –Preferirei restare all’oscuro di come James passa il suo tempo libero.

Wow!– interviene Ida, allungando una mano per accarezzare il setoso tessuto e coprirsi il braccio, così da farlo scomparire. –È davvero il famoso mantello dell’invisibilità di Harry Potter?

Sì– le risponde Fred, aiutandola ad indossarlo, così che l’unica parte visibile è la testa. –Anche se non sono sicuro al cento per cento che sia l’originale e non quello che aveva ricevuto da quell’Auror matto, Mal-qualchecosa…

Malocchio Moody, Fred, uno dei più importanti membri dell’Ordine della Fenice!– lo rimbecco. –Dovresti saperlo.

Ida non ci sta prestando attenzione. –Bene– dice, –è stato un piacere, ragazzi.

E, detto questo, fa sparire la testa sotto il mantello e scappa.

NO!– strilla Fred, lanciandosi sul punto in cui si trovava Ida; cade in avanti sul terreno, e Lorcan e Lysander con lui.

Corri!– urla Ida da un punto imprecisato alla mia destra, Coraline mi prende per un braccio, ci scambiamo uno sguardo di furbesca complicità (siamo Corvonero, dopotutto: probabilmente l’atto più trasgressivo mai compiuto finora è stato riporre un libro della biblioteca sullo scaffale sbagliato) e corriamo a perdifiato su al castello, rischiando di inciampare nei nostri piedi dal troppo ridere.

Dopo una fugace occhiata a mio cugino e i suoi amici, tutti e tre ardenti di rabbia, entriamo nella scuola.

James mi ucciderà. Decisamente.


 

Note dell’autrice:

Nel prossimo capitolo scoprirete le ripercussioni del furto del mantello e Nell fornirà alcuni dettagli sul rapporto che la lega al capitano di Tassorosso.

Note della traduttrice:

Proverei pena per Fred, se non si fosse macchiato del crimine di spionaggio agonistico (si dice così? Boh!). Ida è stata grandiosa a cogliere l’attimo e fuggire senza farsi beccare, e adesso saranno le ragazze a poter spiare i loro avversari!

Quanto a Rhet… Se Mariah spera che la lascerà in pace si sbaglia di grosso, questo è solo l’inizio! XD

Concludo con un pensiero: quando ho letto questa parte della storia sono rimasta perplessa, perché credevo che le ragazze avessero deciso di puntare tutto sulla bellezza per faticare di meno, il che, da agguerrita femminista quale sono, mi aveva fatta veramente incazzare.

Per fortuna mi sono sbagliata: vi anticipo che le magnifiche sette di Corvonero non se ne staranno in panciolle (lo so, è un’espressione ridicola, ma la adoro) a farsi ammirare, anzi, si alleneranno sodo e… Chissà che tanto lavoro non le ripaghi (no, niente spoilers).

* ho deciso di usare i nomi originali, perciò il professor Rüf diventa il prof. Binns, Baston il Coach Wood e Madama Chips Madam Pomphrey.

Serpentina


 


 


 


 


 



 

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Capitolo 5
*** Nell si mette a nudo ***


 

Girls always win

Capitolo 5: Nell si "mette a nudo"

Rose

Ho mostrato il mantello ad Amelie e ne è stata entusiasta: ha detto che ci tornerà utile per sgattaiolare al campo di Quidditch a spiare le altre squadre. L’ho nascosto sul fondo del mio baule e sto fingendo di non saperne niente con i miei parenti.

Come adesso.

Rose!– mi chiamano Albus e James durante il cambio dell’ora. –Fred ci ha detto che sei entrata in possesso del Mantello dell’Invisibilità.

Ah, sì?– ostento innocenza mentre continuo a pigiare nella borsa il mio libro di Aritmanzia. –Un Mantello dell’Invisibilità? Quello di tuo padre, dici? Quello che non dovresti avere con te? No, non ce l’ho.

Mettiamo, in via del tutto ipotetica, che abbia dato il mantello a Fred per spiare… alcune persone, e che lui sia tornato senza, dicendo che gliel’hanno rubato… Perché dovrebbe mentire?– mi chiede allora James, prendendomi una mano tra le sue, pregandomi di guardarlo negli occhi.

Probabilmente l’ha perso e si vergogna troppo di ammetterlo, sapendo quanto siete affezionati al mantello di vostro nonno– replico, girando sui tacchi per avviarmi in classe. –Oppure, semplicemente... non vuole restituirvelo.

James riduce gli occhi a due fessure, poi, rivolgendosi al fratello, sibila –Piccolo bugiardo traditore!– e Albus annuisce e, senza dire altro, percorrono a lunghi passi il corridoio, facendo oscillare minacciosamente i loro mantelli.

Resto immobile sul primo gradino, preoccupata per l’incolumità di mio cugino Fred; la preoccupazione è, però, di breve durata: basta promettere a me stessa che riporterò il mantello ai legittimi proprietari, prima o poi, per mettere a tacere la mia coscienza.

Ma prima, Amelie mi manda a spiare l’allenamento dei Serpeverde. In realtà l’ha chiesto a Ida, ma, dato che il mantello è in mio possesso, ho insistito per accompagnarla.

È venerdì sera– mi sussurra Ida mentre percorriamo il sentiero che porta dalla scuola al campo di Quidditch. –Che razza di idiota allena la squadra di venerdì sera?

Un Malfoy– rispondo io, tirando il mantello per coprire bene i piedi. Due persone ci stanno strette (è stato pensato per una), e stiamo appiccicate come sardine in scatole per non farci scoprire.

Piantala di tirarlo, si vedono le caviglie! Non capirò mai come fanno tuo cugino e gli Scamander a stare tutti qui sotto– si lamenta Ida salendo sulla tribuna degli insegnanti; essendo quella situata più in alto, secondo Amelie, offre la migliore visuale del campo e, naturalmente, dei giocatori. Il posto perfetto per spiare gli avversari, insomma.

Scorpius, il capitano, vola di qua e di là, fermandosi di tanto in tanto a commentare il lavoro della squadra; Albus, invece, resta fermo e concentrato davanti agli anelli, riuscendo a parare quasi tutti i tiri dei Cacciatori.

Potter: Portiere di eccezionale bravura, leggermente più lento di riflessi sul lato sinistro– mi detta Ida, e io scrivo ogni parola su un pezzo di pergamena. –Nott: ottimo Battitore, mancino. Zabini: Cacciatore agile e veloce, tende a mirare all’anello sinistro. Ton: disperatamente bisognoso di un taglio di capelli.

Ida!– la rimprovero, cercando di trattenere le risate.

Che c’è?– replica. –Guarda che dico sul serio. Osserva come quei ricci osceni influiscono sulla mira, coprendogli gli occhi…

Continuiamo a scrivere per un’altra ora e mezza, finchè non decidiamo di aver visto abbastanza, anche perché gli stessi Serpeverde sembrano aver deciso di porre fine all’allenamento.

Da strega intelligente quale è, Ida si alza per sgranchirsi le gambe, tirandosi appresso il mantello, e, di conseguenze. Il mio urletto di sorpresa attira l’attenzione di uno dei Battitori.

Weasley?– grugnisce Nott, fermandosi a guardarmi, poi, ricordatosi che gioco anche io a Quidditch, grida ai compagni –Ehi, abbiamo un’intrusa!

Una mano invisibile afferra la mia, trascinandomi giù, lungo le scale. Devo saltare due gradini alla volta per tenere il passo di Ida ma, non appena arriviamo alla fine della gradinata, ci ritroviamo circondate dalla squadra di Serpeverde al gran completo.

O meglio, io lo sono; Ida è invisibile.

Cosa ci fai qui, Rosie?– domanda Albus, insinuandosi nel gruppetto di ragazzi sudati.

I-Io… I-Io… volevo parlarti– improvviso, i neuroni attivi come non mai alla ricerca di una scusa plausibile.

Alle nove di sera? Non poteva aspettare domattina?– sospira, alzando gli occhi al cielo.

Cosa? Potter, tua cugina non è qui per parlarti– ringhia Nott, avanzando verso di me, sul viso impresso un sorrisetto saputo che mi fa spalancare le palpebre e indietreggiare. –Sei venuta a spiarci, non è vero?

Albus tenta di trattenerlo, ma quel bruto non si ferma, finendo con lo spingermi contro il muro. Mi sento un topo in trappola.

Nott, ragazzi, venite, andiamo a cambiarci– dice Scorpius, indicando gli spogliatoi. –Lasciamo Albus a vedersela con lei.

Nott rimane un attimo a fissarmi, prima di seguire il suo capitano–

Allora, Rosie, cosa devi dirmi di così importante?– ripete Albus, gli occhi puntati su Nott. –È tutto ok?

Sì, sì, tranquillo– gli rispondo, –Volevo solo dirti che…

Con un rapido movimento della bacchetta, che avevo tenuto tutto il tempo nascosta dietro la schiena, appello il mantello. Ida, che era sgattaiolata via non appena Nott si è accorto di me, da qualche parte nel castello è tornata visibile, e non proverei pena per lei se un Prefetto o un professore dovessero beccarla in giro fuori orario e metterla in punizione… Mi ha lasciata sola ad affrontare sette infidi Serpeverde, dopotutto.

Ehm, ecco… Ho trovato il Mantello dell’Invisibilità. Fred deve averlo lasciato da qualche parte sul campo e non ha pensato di appellarlo, dopo che l’aveva perso. Credo fosse rimasto qui, sugli spalti.

Grazie, Rose. Credo, però, che lascerò sulle spine Fred ancora un po’, prima di dirglielo; se lo merita, per aver perso il mantello di mio padre– asserisce Albus, cingendomi le spalle con un braccio. –Grazie, comunque, sei una cugina molto premurosa.

E tu sei un ragazzo fin troppo affettuoso– replico, spingendolo via quando tenta di darmi un bacio sulla fronte. –Hai bisogno di farti la ragazza, e alla svelta.

Aah, sparisci, Rose– sbotta, tirandomi verso l’uscita. –Ci vediamo domani all’allenamento.

Solleva il mantello in segno di saluto e mi guarda andare via.

Voglio troppo bene ad Albus.

Un momento: è una mia impressione, o ha confessato che verrà a spiare il nostro allenamento?

Mariah

Ehilà, Mariah! Bella giornata, non trovi?– mi chiama Rhet al cambio dell’ora. Per qualcuno che non mi ha mai rivolto la parola in cinque anni, sta diventando una presenza praticamente costante nella mia vita.

Ciao, Rhet– sospiro, alzando gli occhi al cielo.

Il sole splende, gli uccellini cantano… Bisogna solo sperare che non cambi nulla.

Prova a passarmi un braccio intorno alle spalle ma riesco ad anticiparlo, abbassandomi per allacciarmi una scarpa. Il suo braccio rimane a mezz’aria per qualche secondo, poi lo abbandona lungo il fianco.

Sono le condizioni ideali per la partita, questo week-end– aggiunge.

La partita, sì, certo– mormoro, mordendomi un labbro.

Qualcosa non va?– mi domanda, fermandosi per tenere sollevata una tenda. –Forse voi Corvi non siete pronti?

Al contrario, siamo prontissime. Vi faremo mangiare la polvere… Cioè, l’erba.

Vi piacerebbe. McLaggen ci ha fatti allenare come pazzi, siamo la squadra più muscolosa di Hogwarts!– asserisce, pavoneggiandosi mentre ci facciamo largo in un corridoio affollato.

I muscoli non sono poi così importanti– ribatto, pensando alle mie braccia magre e alle ginocchia ossute, –Bisogna avere talento per giocare bene a Quidditch e fare tutte le evoluzioni da professionista.

Sciocchezze: se si hanno i muscoli si può fingere il talento… E poi, sono quelli ad attirare le ragazze.

In quel preciso istante qualcuno mi urta, spingendomi direttamente tra le braccia di Rhet, che non perde l’occasione per esibire un ghigno soddisfatto e dirmi –Sapevo che non potevi resistermi, Mariah!

Ma fammi il piacere!– sbotto, allontanandolo in malo modo prima di entrare in classe.

Rhet mi tallona, mi prende per mano e tenta di trascinarmi in un banco dell’ultima fila. La mia amica Mallory, si gira, alzando le sopracciglia in una muta domanda, cui rispondo con un cenno del capo, a significare che è tutto a posto. Mi rivolgo nuovamente a Rhet e gli dico –Non mi siedo qui.

Beh, io mi siedo sempre qui, e vorrei sedermi vicino a te– risponde con disarmante sincerità.

Se vuoi sederti vicino a me devi rispettare tre regole: dobbiamo prendere posto nelle prime file, non devi parlarmi per tutta la durata della lezione e, dulcis in fundo, devi prendere appunti– replico, mostrandogli tre dita.

Lui si imbroncia e sbuffa –Con te non ci si diverte– poi si arrende. –Seconda fila va bene?

Annuisco e ci spostiamo in seconda fila, giusto dietro alla mia amica Mallory, che solleva le sopracciglia una seconda volta, ed esclama, sporgendosi sul suo banco –Guarda chi si vede. Davies! Scusa ma non posso fare a meno di chiedertelo: quali sono le tue intenzioni con la mia cara Mariah?

Lui scoppia a ridere, dondolandosi sulla sedia, fa scivolare un braccio sullo schienale della mia sedia e risponde –Intenzioni? Perché mi chiedete tutti che intenzioni ho con Mariah? Non posso esserle semplicemente amico?

No. Non tu, Rhet Davies. Tu le ragazze le usi, ci giochi e basta– asserisce Mallory, dilatando le narici mentre muove la testa nella mia direzione. –Prova a farlo con Mariah, e noi Corvonero ti prenderemo a pedate nel culo!

Non è un gioco– replica, freddo, prima che entri il professor Binns.

Tuttavia non toglie il braccio dalla mia sedia.

Nell

Non sono una cattiva amica. Sono (relativamente) gentile, vado d’accordo con (quasi) tutti, mi piace fare dolci e condividerli, e non dimentico mai di comprare i regali di Natale. Inoltre, per le persone a cui tengo farei qualunque, veramente qualunque cosa.

Tranne flirtare con quel miserabile di McLaggen.

Amelie è matta se crede che proverò a sedurlo.

Klause McLaggen e io abbiamo dei trascorsi, e non sono piacevoli. Ci conosciamo sin dalla nascita, ma non nel senso di “migliori amici dalla culla”, piuttosto “prova a tirarmi una Caccabomba e non ci penserò due volte a evirarti a suon di fatture”, ecco.

Le nostre madri sono amiche sin dai tempi di Hogwarts e, purtroppo, l’amicizia è andata rafforzandosi negli anni; la loro gioia nell’avere un maschietto e una femminuccia da far giocare insieme non si può descrivere, e, addirittura, una volta mia madre mi ha confessato che lei e la sua amica avevano sognato ad occhi aperti le mie nozze con l’idiota.

Naturalmente, i loro sogni si sono infranti nel momento in cui abbiamo imparato a parlare (insultarci), camminare, tirare calci e pugni.

A casa conservo ancora una foto che mi ritrae con McLaggen su una panchina, all’età di tre anni.

Eravamo ad un matrimonio e, come adesso, gli arrivavo alla spalla. Io, merito del vaporoso vestitino bianco e dei lunghi capelli biondi, sembravo un angioletto; invece lui, con quegli occhi sfuggenti e il completo nero di taglio sartoriale, sembrava il diavolo.

Ricordo vagamente cosa accadde: qualcuno stava vezzeggiandoci nel tentativo di farci posare vicini per la foto; questo qualcuno squittì deliziato quando McLaggen si avvicinò esitante a me, ma strillò sconcertato quando il cerebroleso mi spinse nel laghetto alle mie spalle.

Hai ragione, mamma: se non è amore questo…

Crescendo non siamo maturati, e la guerra è continuata; infatti, l’ultima volta che è venuto a casa mia con la sua famiglia, l’ho sfidato ad arrampicarsi più velocemente di me sull’albero in giardino e quando è arrivato in cima, l’ho spinto giù, procurandogli un incontro ravvicinato con il suolo. Si è rotto il naso, e ho dovuto sorbirmi per settimane le sue lamentele: “fa un male cane” e “il danno è permanente, non riavrò mai più lo stesso aspetto”; pur di farlo smettere gli ho detto che il look “vissuto” è di moda e che le ragazze vanno matte per tatuaggi, cicatrici, bende e simili (tutto tranne i brufoli)*, e l’idiota ne ha approfittato, una volta tornati a scuola, raccontando la sua versione (romanzata) dell’incidente, che, ahimè, ha riscosso un enorme successo tra le mie compagne di scuola.

Il fatto che, crescendo, sia diventato un “giovane uomo aitante e affascinante” (parole di mia madre, eh!) mi ha fatto incazzare ancora di più, specie da quando frequentiamo Hogwarts: è difficile essere arrabbiati con qualcuno quando tutto ciò che vorresti fare è infilare le mani nei suoi morbidi ricci.

Non ho problemi ad ammetterlo: McLaggen è bello; ha i capelli castani e ricci, e occhi di un nocciola intenso che ti fanno sciogliere dentro quando li guardi troppo a lungo.

Sì, è attraente, ma non sono attratta da lui, sia chiaro.

Ormai la nostra relazione di odio-odio ha raggiunto un equilibrio, per questo non ho alcuna voglia di rovinarla mettendomi a flirtare con lui, senza contare che il miserabile non me la farebbe passare liscia, mi tormenterebbe fin sul letto di morte se dovessi esprimere ad alta voce commenti sulle sue adorabili fossette o i suoi ricci paradisiaci.

In definitiva: non sono una cattiva amica perché voglio evitare McLaggen fino al giorno della partita, domani, disobbedendo a un ordine del mio capitano, nonché migliore amica.

Se solo ci riuscissi.

Dortan, hai visto il mio Cecatore?– ringhia una voce purtroppo familiare all’uscita dalla Sala Grande.

McLaggen– ringhio a mia volta. –No, non l’ho visto. Perché credi l’abbia visto? Non passo con lui più tempo di quanto non ne passi con te.

Lo so, ma è da un po’ che è parecchio in confidenza con la Battitrice, quella del suo anno.

Mariah Affey?– chiedo, sorridendo inconsciamente: brava Mariah, almeno una di noi ha preso sul serio il capitano!

Esatto. Rhet ha saltato gli allenamenti straordinari per studiare con lei, e ogni volta che lo incrocio per i corridoi le sta portando i libri– sbraita McLaggen, infervorandosi, dopodiché dà un’occhiata alla Sala Grande. –È strano, e pretendo di scoprire perché.

Uhm, studiare e portare in giro libri. In una scuola. Davvero strano– replico con sarcasmo, roteando gli occhi, e mi allontano da lui. –Ci vediamo… Non troppo presto, si spera.

Aspetta! Eccoli che arrivano!– esclama, afferrandomi per un braccio e tirandomi dietro un’armatura.

Guardando al di là dell’armatura scorgo una cascata di boccoli scuri e la testa bionda di un Tassorosso.

Perché ci stiamo nascondendo?– chiedo a McLaggen, girandomi verso di lui.

Perché li stiamo spiando, mi pare ovvio– risponde, dopodiché preme un dito contro le labbra e indica i due, che si stanno dirigendo alle scale di marmo. –Muoviamoci!

Cosa? McLaggen, devo andare in classe, e anche tu– replico, sollevando un sopracciglio quando trasale e si apposta dietro un’altra armatura, guardandomi, in trepidante attesa del mio assenso. –No. Non pedinerò una mia compagna di squadra che passa il tempo col ragazzo al quale piace.

Se non mi segui, e alla svelta, un uccellino dirà a tua madre che hai lasciato di nascosto la sua cena di compleanno per andare a una festa– mi minaccia.

Ruth aveva appena rotto col suo ragazzo! Non era una festa, era una serata tra ragazze a base di conforto e gelato– mi difendo io, fulminandolo con lo sguardo: l’essere che mi odia più di chiunque altro al mondo si abbassa a ricattarmi pur di trascorrere qualche minuto in mia compagnia? Se c’è qualcuno strano, quello è lui. –E va bene. Quindici minuti, poi andrò a lezione. Ah, e niente corse, detesto correre.

Eccellente– mormora, sfregandosi le mani. –E ora… all’inseguimento!

Sussulta una seconda volta e si precipita verso le scale, tenendosi vicino al muro. Scuoto la testa, esasperata, e lo seguo.

Rintracciamo Mariah e Rhet tra la folla che si accalca nei corridoi e su una rampa di scale. Li seguiamo su quella rampa e un’altra ancora, finché non raggiungono le scale semoventi.

McLaggen impreca quando la rampa su cui si trovano prende a muoversi, distanziandoci, poi mi afferra e, senza preavviso, salta sulla rampa in movimento. Ce la facciamo a malapena a toccare l’ultimo gradino.

Idiota– borbotto tra i denti, ma non mi sente, impegnato com’è a non lasciarmi cadere nel vuoto. Davanti a noi, Davies tiene Mariah per mano, mentre con l’altra sposta un arazzo per farla passare sotto un arco.

Aspetta– dico a McLaggen. –E se stessero andando in un angolino appartato per sbaciucchiarsi? Non sono una guardona, IO!

Figlio d’un cane ! Gli avevo vietato di fraternizzare con il nemico!– replica lui, incurante della privacy altrui.

Scopriamo poi che l’arazzo cela una scorciatoia, e ci ritroviamo in un altro corridoio gremito di studenti che si affrettano in classe. McLaggen individua i nostri obiettivi e si precipita all’inseguimento. Non posso che seguirlo, arrivando in un corridoio deserto, dove Mariah e Rhet stanno seduti su una panca davanti a una finestra.

Dato che McLaggen sembra svanito giro sui tacchi per andarmene, ma una mano sbuca all’improvviso da un altro arazzo, trascinandomi nella nicchia nascosta dietro di esso. Riconosco all’istante il mio assalitore, nonostante la semi-oscurità.

McLaggen!– sibilo prendendolo a pugni sul braccio per risollevarmi lo spirito –Mi hai fatto quasi venire un infarto!

Zitta, arpia, sto cercando di origliare la loro conversazione!– ribatte.

È bello qui, vero?– sento; la voce è inequivocabilmente maschile, segno che è Rhet a parlare. –Il posto ideale per ammirare il tramonto.

Il tramonto? Che mammoletta!– commenta McLaggen, nauseato.

Ooh, taci!– sbotto, facendo un passo in avanti per sentire meglio. –È molto tenero, invece, e sono sicura che Mariah lo apprezza.

È vero, è bello, da qui si può vedere tutto il parco– risponde Mariah.

Non tutto. Il campo di Quidditch no; quello si vede dalla biblioteca– precisa Davies.

C-Come lo sai?

La biblioteca non serve che a spiare le squadre avversarie e a pomiciare in pace.

Ah– esala la mia compagna di squadra, decisamente poco entusiasta della scoperta.

Cretino– sbuffo. –Giuro che se lo becco a fare sconcezze in biblioteca obbligherò Rose a metterlo in punizione!

Un po’ ipocrita, da parte tua– dice qualcuno alla mia destra.

Emetto un urletto strozzato e mi volto verso destra: un ragazzo ha fatto capolino dietro la tenda. Mclaggen allunga un braccio e lo trascina dentro per il colletto della camicia, così mi ritrovo schiacciata tra due ragazzi, di cui uno sconosciuto, in uno spazio minuscolo usato di solito dalle coppiette in amore. Oh, che gioia.

Arne, cosa ci fai qui?– domanda il Tassorosso alla mia sinistra.

Stavo camminando nel corridoio, quando ho sentito delle voci provenienti da qui, perciò ho deciso di controllare, anche perché speravo di usare i miei poteri di Caposcuola per togliere punti a qualcuno, ma credo che sarei cacciato dalla squadra se lo facessi– risponde l’altro, agitandosi per cercare una posizione meno scomoda. –E tu chi saresti, splendore?

Nell Dortan, incubo della mia esistenza… Splendida? Come no! Ecco, sparare cazzate del genere ti fa rischiare di essere buttato fuori dalla mia squadra a calci!– esclama McLaggen, mimando un conato di vomito.

Se davvero la odi tanto perché vi siete nascosti dietro un arazzo? Di solito, due persone che non si possono vedere evitano, appunto, di vedersi– osserva Arne, sogghignando verso il suo capitano e poi a me. –Nell Dortan. Finalmente ti conosco, ho sentito molto parlare di te. Giochi nella squadra di Corvonero, giusto? Cacciatrice.

Sì– rispondo, stringendogli la mano. –Fortunatamente, non parlo spesso con McLaggen, per cui non so chi sei.

Arne Corner, Portiere di Tassorosso– si presenta, passandosi una mano tra i corti capelli biondi. –Domani saremo avversari, a quanto pare.

Shh! Non riesco a sentirli!– bisbiglia McLaggen, facendoci segno di tacere.

Sentirli?– chiede Arne, curioso.

Rhet sta facendo il cascamorto con una Corvonero– risponde l’altro. –Li stiamo spiando.

Come è riuscito a coinvolgerti in questa follia, Dortan?

Ricatto– ringhio, scoccando un’occhiata omicida a McLaggen. –E poi si tratta di una mia compagna di squadra, è mio dovere assicurarmi che non le succeda niente di brutto.

Shh!– ci zittisce di nuovo McLaggen, agitando le braccia.

Amico, credo se ne siano andati– gli fa notare Corner, uscito dal nascondiglio.

Dove sono finiti?– domanda McLaggen, raggiungendo l’amico.

Probabilmente a lezione, Sherlock– rispondo, ridendo della sua espressione perplessa: Mr. Purosangue non conosce i personaggi di romanzi babbani, –e credo che li imiterò. Buona giornata– saluto i due e mi allontano, sperando che Binns non si accorga dei miei pochi minuti di ritardo a Storia della Magia.

A domani, Dortan– mi grida dietro McLaggen. – Non ti ho mai vista volare, sarà interessante!

Note dell’autrice:

Ci siamo quasi; nel prossimo capitolo le ragazze di Corvonero scenderanno in campo contro i Tassorosso. Chi vincerà?

Partite a parte... se non si fosse capito, ogni personaggio femminile ha il suo spazio e la sua ship. Per curiosità, quali sono i vostri pairing preferiti?

Note della traduttrice:

Non so voi, ma a me Rhet ha fatto alzare la glicemia (insulina cercasi). Nell e McLaggen, invece, mi hanno fatta morire dal ridere! Sono un duo comico! XD

Alla prossima, vado a preparare le bandierine blu e bronzo!! FORZA CORVONERO!!

Serpentina

ps: grazie, come sempre, alla mia beta, a chi ha letto, a GinnyW, che non ha mancato di recensire un capitolo, a molly95 che ha inserito GAW nelle preferite, a ClaryF, che l'ha inserita tra le seguite e a Nami20 e dubhe01, che hanno messo “The Gardenton Waltz”, rispettivamente, nelle preferite e ricordate. Grazie, illuminate l'estate a me e all'autrice! ^^


 * Citazione da "I Simpson"
 

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Capitolo 6
*** Corvonero vs Tassorosso ***


 

First of all, let me thank pirupiru e channyangy96, che hanno inserito la storia, rispettivamente, nelle seguite e nelle preferite, GinnyW e chiara_centini, che hanno recensito il capitolo precedente, e, naturalmente, la mia beta e tutti i lettori! ^^ (oggi mi sento british!)

Pronte a fare il tifo per… chi volete? Inizia la partita!

Girls always win

Capitolo 6: Corvonero vs Tassorosso

Rose

È arrivata, finalmente!– grido, precipitandomi nello spogliatoio per mostrare la mia scopa nuova alle altre.

Alla fine mi sono fatta coraggio e ho scritto ai miei genitori per informarli che avrei giocato nella squadra della mia Casa, ma è saltato fuori che mio fratello minore, Hugo, mi aveva preceduta e mio padre, pazzo di felicità, era subito corso a comprarmi una scopa. Una Starclimber, per l’esattezza, la migliore sul mercato.

Amelie è l’unica entusiasta della novità, però; le altre sono occupate ad avvilirsi, alcune sull’orlo della catatonia, tutte, comunque, concentrate sulla partita imminente, la prima della stagione, per molte di noi la prima in assoluto.

La Starclimber, che cullo tra le braccia come un neonato, dà al capitano la forza di farci un discorso di incoraggiamento.

Ci siamo, ragazze. Il momento cruciale delle nostre vite da giocatrici di Quidditch è giunto. Oggi scenderemo in campo e faremo vedere a quei maschilisti di che pasta siamo fatte! Abbiamo lavorato sodo, e a lungo, e lotteremo con le unghie e con i denti. Siamo femmine, dannazione, niente è impossibile per noi!– ruggisce, battendo il pugno sull’altra mano. –Ok, andiamo a tirare la coda a quei Tassi!

Spalanca la porta dello spogliatoio con un calcio e marcia fin sul suolo erboso, accogliendo le grida di giubilo con un vivace movimento della mano. Le altre la seguono a ruota, meno baldanzose.

Indosso la divisa in tutta fretta, sforzandomi di pensare a cosa sto facendo, piuttosto che alla partita. Il blu della divisa è scolorito, la targhetta (che recita Denth, ex membro della squadra, non Weasley) è quasi completamente scrostata, e gomitiere e ginocchiere non cadono a pezzi solo perché del magiscotch le tiene insieme. Prendo mentalmente nota di chiedere ad Amelie se possiamo permetterci divise e attrezzature nuove.

Accarezzo il legno liscio del manico di scopa, facendo profondi respiri per scacciare i pensieri negativi. È ora di andare.

Forse non tutti sanno che Corvonero, oltre alle tanto decantate intelligenza e rispettabilità, possiede anche un forte spirito di coesione: l’intera Casa si è riversata allo stadio a fare il tifo per noi.

Le mie compagne di squadra sono già a mezz’aria a discutere con i Tassorosso per la spartizione del campo. Amelie, Ruth e Ida fanno dei giri di riscaldamento; Mariah, poco distante, chiacchiera con una faccia ormai nota, Rhet Davies, senza accorgersi che Nell le ha sottratto la mazza da Battitore e la sta usando per colpire (per finta) McLaggen, a sua volta ignaro di tutto perché occupato a sorvegliare il suo Cercatore.

Deglutisco a vuoto, nervosa: spero proprio che la tattica di Amelie non si riveli un fallimento.

Monto sulla scopa e afferro con forza il manico, un solo pensiero in mente: vai più veloce che puoi.

Non sento nulla se non il vento che mi fischia nelle orecchie, sferzandomi il viso e la divisa, e in una manciata di secondi sono più in alto degli spalti, al livello degli anelli. Al decollo la tifoseria Corvonero esplode in un boato: si chiedono se e quanto sia brava a volare, sicuramente, ed io, per accontentarli, mi esibisco in un giro della morte.

Scorgo mio cugino James tra la folla, seduto con le gambe poggiate sul sedile davanti e un foglio di pergamena in grembo, intento a scrivere furiosamente.

Alza la testa un attimo e ne approfitto per mandargli un bacio; aggrotta le sopracciglia in un’espressione torva e intinge con veemenza la piuma nella boccetta d’inchiostro retta da Fred, seduto accanto a lui.

Coach Wood fa il suo ingresso in campo e, con un cenno, ci ordina di raggiungerlo.

È la prima partita della stagione, cominciamo con il piede giusto, ok? Pretendo un gioco pulito… da tutti voi. Non voglio che nessuno finisca in Infermeria. Capitani, datevi la mano.

Amelie e McLaggen si fronteggiano, fissandosi, e si stringono la mano in una morsa: è chiaro che nessuno dei due vuole cedere per primo.

Wood li separa, Amelie vola alla postazione del Portiere, Mc Laggen dalla parte opposta. Il resto dei giocatori decolla e Wood, non appena ognuno è al proprio posto, fischia, dando inizio la partita.

I Cacciatori si mettono immediatamente all’opera; Ida prende la Pluffa e scatta verso l’area di tiro avversaria, evitando Davies che le stava venendo addosso, in cerca del Boccino. Raggiunti gli anelli, faccia a faccia col Portiere di Tassorosso, tira.

E Winters prova a segnare!– tuona la voce magicamente amplificata del commentatore. –Peccato, Corner riesce a pararla e Clark prende possesso della Pluffa, dirigendosi verso la porta di Corvonero. Tassorosso in possesso, Clark passa la Pluffa al capitano McLaggen, che… Ah, la lascia cadere per non cadere lui dalla scopa, colpito da un Bolide di Affey. Adesso Corvonero è in possesso di palla, Dortan ha afferrato la Pluffa, la passa a Winters che tira e… Segna! Dieci a zero per Corvonero!

Batto il cinque con Coraline quando mi vola accanto, e continuo a passare al setaccio l’intera area, alla ricerca del Boccino.

Cinquanta a venti per noi, e di quella dannata pallina dorata ancora nessuna traccia.

Ehi, Weasley– mi chiama Davies, accelerando per starmi dietro. –Senti, uhm… Che tipo di ragazza è Mar… Affey?

Non so. Perché me lo chiedi?– gli domando, alzando un sopracciglio, scettica, per poi sorridere alla vista delle sue guance, coloratesi di un tenue rosso.

Nessun motivo in particolare– risponde, contraddicendosi subito dopo, quando aggiunge. –Mi incuriosisce, è diversa dalle altre ragazze del mio anno.

Diversa in che senso?– replico: cosa avrà mai fatto la piccola Mariah per attirare l’attenzione di questo Tassorosso?

In senso buono. Credo– risponde. –Lascia perdere, non importa.

Vira verso l’alto e si allontana a gran velocità, ma senza staccare gli occhi da una certa Battitrice pochi metri più in basso.

Interessante. La tattica di Amelie sta funzionando, a quanto pare. Su uno di loro, almeno; mentre passo vicino a McLaggen, infatti, lo sento sbraitare a uno dei suoi Battitori di “non fare il gentiluomo e buttare Dortan giù dalla scopa con ogni mezzo”.

Per fortuna Nell è dotata di ottimi riflessi e riesce a schivare tutti i Bolidi lanciati nella sua direzione.

Cento a ottanta. Siamo in vantaggio, ma di poco.

Coraline mi raggiunge e dice – Amelie vuole che ti liberi di Davies… Non in senso letterale, ovvio. Teme che i Tassorosso possano pareggiare e vuole che tenti quella finta che ti ha spiegato.

Annuisco e rallento, in modo che tutti mi vedano, poi vado giù in picchiata.

Sembra che il Cercatore di Corvonero abbia avvistato il Boccino!– grida il commentatore. –Davies tenta di starle dietro, ma Weasley è troppo veloce per lui… Per le mutande di Merlino! È una Starclimber, quella?

Giù, giù, giù in picchiata, sempre più veloce; l’aria mi taglia la faccia e scompiglia i capelli, che escono dall’elastico. A pochi centimetri dal suolo tiro in su il manico e punto di nuovo al cielo, sfiorando a malapena il manto erboso con la punta dei piedi.

Davies finisce a terra!– annuncia la voce tonante del commentatore. –Eccellente finta, quella eseguita da Rose Weasley, Cercatrice di Corvonero. Un momento: il Cercatore di Tassorosso sta rimontando sulla scopa. Che coraggio! La caduta deve avergli rotto diverse ossa, vista la velocità cui stava andando.

All’improvviso, un sonoro “crack” echeggia sinistro nello stadio.

Un Bolide di Boot, di Tassorosso, disarciona Affey, che finisce a terra!

Si odono esclamazioni di sorpresa e preoccupazione dagli spettatori, ma prima che mi volti a vedere come sta la nostra giocatrice più giovane un luccichio dorato cattura la mia attenzione: è il Boccino!

Accelero verso la porta avversaria, e il Boccino deve avvertire la mia presenza, perché prende velocità e fugge verso l’alto, con me alle calcagna.

Mentre lo inseguo perdo il contatto con il mondo circostante; esistiamo soltanto io, la mia scopa e il Boccino, impegnati in una gara di agilità e velocità. Sento la testa pulsarmi, l’aria fredda scontrarsi col mio viso, il sudore grondare sulla mia pelle, poi vedo un indistinto puntino dorato pochi centimetri fuori dalla mia portata.

Lo raggiungo e lo imprigiono tra le mie dita; riesco a sentire le piccole ali che mi solleticano la mano e una calda sensazione di vittoria.

Per un momento non realizzo che ho catturato il Boccino, provo soltanto una gioia immensa nel vedere la piccola palla di metallo tentare, invano, di liberarsi dalla mia presa. Poi si fa strada in me la consapevolezza.

Weasley ha preso il Boccino! Altri centocinquanta punti a Corvonero, che vince la partita!

Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo vinto.

Mariah

Mariah!– sento una voce chiamarmi per nome.

Il rumore mi rimbomba in testa, aggravando l’emicrania. Vorrei zittire chi sta parlando, ma ho la bocca secca e le labbra sembrano incollate tra loro. Dopo parecchi sforzi riesco ad aprire la bocca, rantolando quando l’aria fredda e umida scorre lungo la mia gola riarsa fino ai polmoni.

Mariah!– stavolta gridano, e in coro.

Porca miseria– è tutto quello che riesco a dire mentre apro gli occhi e sbatto le palpebre per mettere a fuoco la scena, trovandomi circondata dalle mie compagne di squadra.

Porca miseria sì! Avevi perso conoscenza!– sospira Amelie, sollevata.

Un Bolide ti ha colpita alla testa. Forte. Fortuna che sei caduta da soli dieci metri d’altezza– spiega Nell, che mi aiuta a mettermi seduta nel letto.

Emetto un risolino sarcastico: SOLI dieci metri? Non c’è da stupirsi se il mio corpo è tutto un dolore!

Abbiamo vinto, comunque. Rosie ha preso il Boccino poco dopo la tua caduta– aggiunge Nell. Rose sorride imbarazzata e non posso non sorridere di rimando. –Stiamo festeggiando selvaggiamente nella Sala Comune.

Sgrano gli occhi per la sorpresa, ma Nell mi impedisce di parlare agitando una mano. –Sì, beh… “Selvaggiamente” per gli standard Corvonero, ma la Pomphrey non vuole darti il permesso di partecipare.

E per un buon motivo!– interviene Rose. –Mariah ha riportato molte fratture, di cui una cranica, non è nelle condizioni di darsi alla pazza gioia!

Ben detto, Miss Weasley– asserisce l’infermiera della scuola, apparendo dal nulla alle spalle delle mie compagne di squadra. –Vi ho consentito di restare finché Miss Affey non si fosse risvegliata, ma adesso dovete andarvene, ha bisogno di riposare.

Le ragazze protestano, poi, però, mi salutano ed escono in fila dall’infermeria, dopo avermi promesso di venire a prendermi domattina.

Madama Pomphrey torna nel suo ufficio e la persona che occupa il letto accanto al mio si muove.

È andata via?– mi chiede; mi giro e vedo la testa di Rhet Davies spuntare da sotto le coperte.

Sì– rispondo, guardandomi intorno. –Cosa ci fai qui?

Weasley ha fatto una finta e ci sono cascato. In tutti i sensi. Te lo ricordi, o eri già svenuta?

A dire il vero è stata la causa della mia caduta. Mi sono distratta a guardarti e Boot ha colto l’occasione– pigolo, sprimacciando il cuscino.

Oh. E questo– chiede, scostando le coperte e mettendosi in una posa ridicolmente provocante, –ti distrae?

Oh, cielo: ha addosso solamente i boxer.

La bocca, inspiegabilmente, è di nuovo secca.

Mr. Davies, cosa diamine credi di fare?– Madama Pomphrey mi salva dal dover rispondere. –Finiscila di importunare Miss Affey, deve riposare.

L’anziana donna non batte ciglio di fronte alla quasi totale nudità di Rhet, si limita a ficcarlo a forza sotto le coperte, rimboccandole tanto strette da impedirgli qualunque movimento. Lui, però, si oppone strenuamente, e alla fine la Chips si arrende, lasciandolo semi-scoperto a guardarmi.

Mi fa l’occhiolino e io, in risposta, arriccio il naso.

Allora, Miss Affey, se prendi queste due pozioni ti dimetterò domani senza fare storie. La prima è un acceleratore di riparazione, velocizzerà la guarigione, la seconda è un elisir antidolorifico, serve ad attenuare il dolore causato dalla prima pozione– sciorina Madama Pomphrey in tono spiccio, poggiando sul comodino due bottigliette, piene rispettivamente di liquido blu e marrone. –Ah, quasi dimenticavo: l’antidolorifico ha come effetto collaterale una temporanea perdita di memoria recente.

Arriccio il naso una seconda volta, ma bevo le disgustose pozioni senza opporre resistenza. L’acceleratore di guarigione mi brucia le viscere, mentre l’antidolorifico mi priva di ogni sensibilità, facendomi scivolare in uno stato di torpore.

Madama Chips di gira a parlare con Rhet, poi fa ritorno nel suo ufficio, sbattendosi la porta alle spalle.

Sono sul punto di addormentarmi, quando sento il letto accanto al mio cigolare e un paio di piedi toccare il pavimento.

Mariah?– mi sussurra all’orecchio Rhet. Una piccola parte del mio cervello mi ricorda che porta solo l’intimo, ma non ci faccio caso.

Gli faccio capire che sono sveglia con un attraente e femminile grugnito.

Oh, bene, sei sveglia. Senti, ho pensato che, sì insomma, visto che non te lo ricorderai per un po’, è il momento giusto per dirti…

Sento che si sta passando le mani nei capelli –Senti, non sono un cavolo di Grifondoro, il coraggio non mi esce a secchiate come il sudore dopo una partita di Quidditch.

Sospira, il suo respiro mi solletica il collo. Mi domando quanto sia vicino a me.

Ok, brutta immagine. Lascia perdere. Quello che sto pateticamente cercando di dirti è che… Mi piaci, Mariah Affey. Tanto.

Il mattino seguente Mallory e le mie compagne di squadra vengono a prendermi in infermeria. La mia amica mi getta le braccia al collo, sproloquiando sulla notte insonne che ha trascorso, in preda all’angoscia per me.

Rhet ci guarda da lontano, rivolgendomi un sorriso sghembo prima di allontanarsi con un suo amico.

Per il resto della giornata non riesco a liberarmi della sensazione di aver dimenticato qualcosa.

Note della traduttrice:

HANNO VINTO! CORVONERO HA VINTO! YESSSSSSSSSSSSSSSSS! *si lancia in una danza tribale/ridicola*

Sì, ok, Rhet si è dichiarato (tra parentesi, bel coraggio a farlo sapendo che Mariah l’avrebbe dimenticato! u.u), finalmente, aggiungerei, c’è solo da sperare che il suo capitano non gli metta i bastoni tra le ruote!

Vi anticipo che nel prossimo capitolo ci sarà un bel po’ di interazione Rose/Scorpius e un’altra delle idee geniali di Amelie!

Aspetto i vostri commenti, che tradurrò e invierò all’autrice. Le risposte saranno tradotte e postate con il servizio di replica di efp.

Serpentina 

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Capitolo 7
*** Scorpius entra in scena ***


 

Girls always win

Capitolo 7: Scorpius entra in scena

Rose

La vittoria contro Tassorosso ci ha spedite al settimo cielo, ma l’euforia era destinata a finire, prima o poi; la mia è finita quando, a Pozioni, il professor Rosier ci ha assegnato come compito la preparazione di un perfetto Distillato Euforizzante. Ironico, no?

C’è molta più pratica di quanto mi aspettassi nel corso avanzato di Pozioni, il che potrebbe portarmi ad avere un Troll in pagella e un’occhiataccia di mia madre, due cose che vorrei assolutamente evitare.

Sono assorta nei miei pensieri, tutti riguardanti modi per migliorare i miei voti senza abbassarmi a corrompere il professore, quando accade.

C’è un gradino a scomparsa nella scala tra il terzo e il quarto piano e, se ci si dimentica di saltarlo, si rischia di rimanere incastrati finché un’anima pia non arriva in soccorso.

E io ci sono appena finita dentro.

Il rumore della campanella echeggia nel corridoio e, dopo numerosi quanto inutili tentativi di liberarmi, realizzo che dovrò restare qui fino alla prossima ora. Fortuna che ho un’ora libera proprio adesso.

Mi siedo sul gradino sopra quello che ha imprigionato la mia gamba e poso la borsa di lato.

Sono nel pieno del ripasso, in vista di un compito di Trasfigurazione, quando una voce fa il mio nome.

Miss Weasley? Guarda, guarda, pare ti sia incastrata. O sbaglio?

Mi volto e vedo Scorpius Malfoy scendere le scale per raggiungermi.

Ho la gamba incastrata– rispondo, abbassando il libro. –Posso sperare nel tuo aiuto, o devo aspettare che finisca l’ora?

Perché mai dovrei abbandonare una damigella in difficoltà?– mi chiede, quindi fa cadere a terra la borsa accanto alla mia.

Mi alzo in piedi nello stesso momento in cui lui si inginocchia e ci guardiamo imbarazzati per un attimo.

A dir la verità, nonostante sia amico di mio cugino da sei anni, non so molto del ragazzo in ginocchio davanti a me, a parte che è figlio di Draco e Astoria Malfoy, le cui famiglie hanno combattuto contro la mia nella Seconda Guerra Magica e che è piuttosto belloccio (non che lo pensi, ma è opinione diffusa tra le altre ragazze e mi sono lasciata contagiare) con quei capelli di un biondo chiarissimo e i lineamenti fini e aristocratici.

A parte ciò, però, per me resta un ragazzo freddo come la pietra: non parla mai, a meno che il suo contributo alla conversazione non sia interessante o divertente, e non apre bocca se siamo da soli… Non che capiti spesso: Al è quasi onnipresente e si è autoeletto moderatore delle nostre discussioni, forse nel timore che io e Malfoy ci mettiamo a litigare e arriviamo alle mani.

Metti le mani sulle mie spalle– dice, interrompendo le mie riflessioni, gli occhi fissi sulla mia gamba. Faccio come ha detto e lui mi afferra la gamba, tirando con tutte le sue forze. A un certo punto le mani gli scivolano in alto, al ginocchio.

I suoi sforzi sono inefficaci, perciò si ferma e mette una mano sul mio ginocchio e l’altra sul retro della coscia; questo gesto mi lascia basita, e anche lui sembra come pietrificato: deve aver intuito che ha oltrepassato il limite.

Il tocco freddo delle sue mani sulla mia pelle calda mi distrae da questo pensiero.

Alla fine trovo il coraggio di dirglielo.

Le tue mani sono fredde.

Scusa– mi risponde, le sposta per sfregarle l’una contro l’altra, poi le rimette dov’erano prima.

E sono troppo in alto.

Alza lo sguardo sulla mia faccia rosso pomodoro e sogghigna.

Dà la colpa alla gonna– replica, riprendendo a tirare. –Io, per quanto mi riguarda, la ringrazio.

Non ho tempo di pensare al senso di quella frase perché, all’improvviso, sento un rumore secco: la mia gamba è di nuovo libera!

Barcollo un istante, prima di cadere all’indietro, atterrando sul sedere. Malfoy ride della mia inesistente grazia e lo ripago con un’occhiataccia. Scorpius si alza e si issa sulla spalla la sua borsa. Mi rialzo anch’io e prendo la borsa che mi sta porgendo.

Stando attenti a saltare i gradini giusti arriviamo alla fine della scalinata, dove entrambi giriamo a sinistra.

Dove sei diretta?– mi chiede gentilmente.

In biblioteca, voglio lavorare alla relazione di Pozioni– rispondo, tormentando la tracolla della borsa.

Anche io. Andiamo insieme?– propone, facendo strada con la mano.

Ci incamminiamo in silenzio verso il mio paradiso straripante di libri. Poi mi sorge un dubbio: avviare o non avviare una conversazione? Il silenzio, in questo caso, non è né imbarazzante né confortante, è puro e semplice silenzio. Setaccio il mio cervello per trovare un valido argomento di discussione, ma lui mi precede.

Ho visto la vostra partita contro Tassorosso. Voli molto bene.

Rimango a bocca aperta per un secondo, poi gli sorrido.

Grazie.

L’incontro Corvonero–Serpeverde sarà qualcosa di spettacolare– aggiunge. –Io e te a rincorrere il Boccino… Non posso negare di aver paura di perdere. Quella finta… era magistrale.

Vallo a dire ad Amelie!– sbotto senza pensare a cosa esce dalla mia bocca. –Secondo lei ero sbilanciata! Me la sta facendo perfezionare da allora.

Taccio e il silenzio cala nuovamente tra noi.

Allora, uhm, Pozioni Avanzate– dico dopo un po’, concentrandomi sul mio modo di camminare. –Ti piace?

Abbastanza. Trovo piacevole la parte pratica, la preparazione, ma sono un caso disperato quando si tratta di teoria– ammette. –Non mi riesce mai di scrivere a sufficienza senza ripetermi.

Davvero?– esclamo, ridacchiando. –Per me è l’esatto contrario: sono una frana con la preparazione, ma potrei riempire due rotoli di pergamena sulle proprietà del luppolo e i suoi impieghi nella preparazione delle pozioni.

Scoppia a ridere insieme a me, e, di colpo, si ferma.

Che c’è?

Ci sono, Rose!– grida, ridendo di gusto, mi prende per mano e mi trascina per il corridoio, facendomi quasi volare. Questa improvvisa mostra di energie mi spaventa… ed eccita allo stesso tempo.

I suoi occhi grigi luccicano di felicità, e si passa le mani tra i capelli solitamente impeccabili, scompigliandoli tutti. Il suo passo ha un’agilità e una leggerezza che non riesco ad eguagliare.

Il ragazzo che credevo freddo come la pietra è capace di provare gioia e manifestarla. Gli si addice di più dell’aria cupa di prima. Mi domando se si comporta così pure quando è tra amici. Posso forse considerarmi sua amica?

Se l’avessi pensato in un’altra situazione, senza uno Scorpius allegro che mi trascina per i corridoi, facendomi faticare a tenere il passo, mi sarei data della pazza.

Scorpius Malfoy… mio amico? A papà verrebbe un colpo; mi ha tassativamente vietato, il primo giorno del primo anno, prima che salissi sul treno, di frequentare chi adesso mi sta tenendo per mano.

Stranamente non ho alcuna voglia di allontanare la mano.

Finalmente ritrovo l’uso delle corde vocali.

In che senso, scusa?

Nel senso che siamo ognuno la risposta ai problemi dell’altro!

Giriamo l’angolo e spalanchiamo la porta della biblioteca. Una volta lì dentro, abbassa considerevolmente il volume della voce.

Potremmo studiare insieme: tu mi insegneresti come scrivere relazioni degne di una E, io a migliorare la tua abilità pratica.

Mi guida verso i tavoli riservati alla pozionistica. Sono graffiati e sporchi. Non appena troviamo due posti lascia andare la mia mano e poggia le borse su due sedie vicine.

Potremmo cominciare a preparare l’Elisir Euforizzante, così da portarci avanti con i compiti– suggerisce, estraendo dalla borsa un calderone magicamente ridotto alle dimensioni del suo pugno. Un colpo di bacchetta e ritorna com’era prima.

Ricordo ancora quando, al primo e secondo anno, non ero capace di rimpicciolire gli oggetti, ed ero costretta a portarmi dietro il calderone a grandezza naturale; fortuna che l’incantesimo di levitazione è stato uno dei primi che ho imparato, altrimenti avrei avuto dei crampi alle braccia tremendi!

La pozione deve posare per ventiquattro ore, Madama Pince non ci permetterebbe mai di tenerla nella sua preziosa biblioteca tutta la notte– gli faccio notare, guardandomi intorno alla ricerca dell’anziana bibliotecaria dal cipiglio di falco: è dall’altro lato della stanza, impegnata a redarguire un povero Tassorosso, reo di aver sfogliato il libro troppo rumorosamente.

Hai mai fatto levitare un calderone, prima d’ora?– mi chiede, sollevando le sopracciglia.

Certo che sì– rispondo, roteando gli occhi. Stavo giusto pensando a questo.

Bene. Vorrà dire che lavoreremo fino all’orario di chiusura, poi porteremo i calderoni nell’aula di Pozioni e li lasceremo lì; domani è sabato, nessuno perciò nessuno userà l’aula, e potremo finire il compito in pace.

Per me va bene– acconsento, rendendomi conto solo in quel momento che lui è pronto a cominciare, mentre io non ho nemmeno tirato fuori il calderone.

Una volta che anche io ho sistemato le mie cose, Scorpius apre il libro di Pozioni, lo sfoglia fino alla pagina giusta, quindi mi fa cenno di avvicinarmi per leggere meglio.

Ora, cosa si fa, di solito, per cominciare?– domanda, sedendosi su uno sgabello e guardandomi pensieroso.

Ehm… Controllare le dosi dei vari ingredienti e prepararli?– rispondo, ma suona come una domanda.

Sbagliato–mi corregge con voce atona.

Metto il broncio, facendolo ridacchiare.

Non prendertela, tesoro, sbagliare è una parte indispensabile del processo di apprendimento. Prima di tutto, si devono valutare gli effetti della pozione, e gli eventuali effetti collaterali, analizzando le informazioni a nostra disposizione. Quali sono quelli dell’Elisir Euforizzante?

Voglia di cantare e irritazione nasale– rispondo, stavolta con sicurezza, certa che la mia risposta è corretta.

Esatto. E come li controbilanciamo?

Mi sforzo di ricordare. Ho fatto una ricerca sull’argomento.

Rami di menta.

Scorpius annuisce, curvando le labbra in un ghigno soddisfatto, e mi allunga una manciata di ramoscelli di menta, che scruto con sospetto.

Lo confesso: li ho rubati dall’armadio delle scorte del professore, ok? Sono un Serpeverde, dopotutto– si giustifica, calcando con orgoglio il nome della sua Casa. –Pensa alla faccia che farà il vecchio Rosier quando assaggerà la tua pozione e non gli pruderà il naso, né sentirà il desiderio di sgolarsi con un pezzo di Celestina Warbeck.

Mi scappa un sospiro: sono divisa tra la mia coscienza, che mi ordina di togliergli dei punti, e l’istinto di scoppiare a ridere al pensiero di Rosier che canta a squarciagola. Scelgo la seconda opzione e Scorpius si unisce a me.

Adesso sì che possiamo dosare gli ingredienti! Cominceremo pelando il Grinzafico e pestando i semi di ricino. Mi dici le dosi, per favore?

Una tazza di Grinzafico e quattro cucchiaini di polvere di semi di ricino– leggo sul libro, seguendo le istruzioni con un dito.

In due procediamo più svelti. Scorpius mi mostra il modo giusto di sbucciare il Grinzafico e come dosare gli ingredienti con esattezza anche senza bilancia.

Aggiungiamo la polpa di Grinzafico e la polvere di semi di ricino all’acqua bollente e mescoliamo ad intervalli regolari. In un soffio si è già fatta ora di cena.

Mi dispiace che non abbiamo avuto il tempo di iniziare la relazione– mi scuso.

Non fa niente– risponde, scrollando le spalle, spegne la fiamma che aveva prodotto con la magia. –Potremmo farlo domani, dopo aver aggiunto gli aculei di porcospino alla pozione. Ho un compito di Trasfigurazione che mi sta dando problemi, potresti aiutarmi anche con quello.

Non ti pesa passare il sabato sera in biblioteca?– gli chiedo, sorpresa: Malfoy è diverso da qualsiasi altro ragazzo ho conosciuto finora.

A te?

No.

Allora nemmeno a me.

Prende la borsa e fa levitare il suo calderone, fermandosi ad aspettarmi. Tiro fuori la bacchetta e mi concentro: non ho problemi con l’incantesimo, ma quando lo uso sui calderoni, questi hanno la tendenza a rovesciarsi.

Con i calderoni sulla testa usciamo dalla biblioteca. Cammino senza distogliere lo sguardo dal calderone (che, incredibilmente, è ancora dritto) dietro a Scorpius. Chiunque incrociamo si ferma a fissarci, non so se per lo stupore di vedere una Weasley e un Malfoy insieme oppure perché stiamo facendo levitare sulle nostre teste pozioni potenzialmente pericolose. Scorpius rimane in silenzio, anche lui concentrato sul suo calderone.

Scorpius!– lo chiamano a gran voce mentre stiamo attraversando l’ingresso, sulla via per i sotterranei. –Ehi, amico… Oh, sei con… ROSE?

Mi giro e vedo mio cugino Albus sulla soglia della Sala Grande, dalla quale proviene il brusio degli studenti a cena.

Il tono accusatorio di mio cugino mi fa sobbalzare; perdo di concentrazione e il calderone mi si rovescia addosso, ricoprendomi di quel liquido che sarebbe diventato una pozione.

Amelie

Mi precipito a cena alla velocità della luce; non vedo l’ora di comunicare la grande notizia alle altre: la Preside McGonagall ha approvato la mia proposta di una raccolta fondi per finanziare l’acquisto di nuove divise e attrezzature per la mia squadra!

La mia felicità di tramuta in confusione quando, vicino alla Sala Grande, assisto ad una scena che ha dell’incredibile: Albus Potter si sbraccia, scusandosi profusamente, Scorpius Malfoy mormora incantesimi per pulire le macchie lasciate dalla pozione caduta sul pavimento e addosso alla mia Cercatrice, bagnata da capo a piedi, la cui pelle sta assumendo una preoccupante colorazione giallastra.

Oh, beh, non si può certo dire che ho una vita monotona.

Rose!– esclamo, correndo da lei; mi fermo e la asciugo con un colpo di bacchetta. La sua pelle, però, non torna normale, né accenna a smettere di colorarsi di giallo e la poverina si mette a singhiozzare, attirando su di sé l’attenzione degli altri due.

Potter piagnucola, a mani giunte – Oh, Rosie, mi dispiace da morire! Non avevo idea che avresti fatto cadere la pozione! Merlino, stai diventando gialla!

I singhiozzi di Rose si fanno più forti: sembra un cagnolino che è stato preso a calci e abbandonato sotto la pioggia

La mia pozione– singhiozza. –Oh! Il professor Rosier mi boccerà! Non ho il tempo di farne una nuova!

Rose– interviene Malfoy, cingendole le spalle – Ascoltami. Sono sicuro che, se dirai al professore cosa è successo, non ti boccerà. Gli chiederò se possiamo lavorare insieme.

Si insospettirà: non sono brava neanche la metà di te a preparare pozioni– risponde lei, abbassando lo sguardo.

Diamogli una dimostrazione del contrario, allora.

Potter mi guarda con occhi sgranati, ma ne so quanto lui di cosa sta succedendo tra questi due, quindi ricambio l’espressione scioccata.

Vado subito a parlargli– continua Malfoy, allontanandosi finalmente dalla mia Cercatrice. –Albus, dovresti portarla in infermeria, così tornerà del suo colore.

Potter si mette in moto; fa levitare il calderone e passa un braccio intorno alle spalle della cugina, tentando di tranquillizzarla.

Andiamo, Rosie, vedrai che ti rimetteranno a posto. Ci vediamo dopo cena, amico– aggiunge, salutando il suo Cercatore, diretto ai sotterranei con un calderone sopra la testa.

Resto impalata nel bel mezzo della sala d’ingresso a pormi molte domande, compresa: da quando Rose è amica di Malfoy?

Chiedo informazioni alle sue amiche, a cena, ma non sanno cosa rispondere; promettono, però, di indagare e tenermi informata sulle loro scoperte.

Allora, cosa sei andata a fare dalla McGonagall, Amelie?– chiede Nell, servendosi una generosa porzione di patate arrosto.

Oh!– me n’ero completamente dimenticata. –Le ho chiesto se possiamo raccogliere fondi per comprare nuove attrezzature per la squadra. Ha detto di SÌ!

Che tipo di raccolta fondi hai in mente?– mi domanda Ida, guardandomi con diffidenza.

Una che di sicuro farà gola ai ragazzi delle altre squadre– rispondo, sorridendo raggiante. –Un’asta!

Non per fare la guastafeste, ma dubito che James Potter sia interessato al mio vecchio portagioie, Amelie– ribatte Ruth, irritandomi a morte.

Non un’asta di vecchia robaccia, un’asta di persone!

Il mio entusiasmo è accolto con un silenzio tombale.

Beh? Non pensate anche voi che sia una trovata geniale?

Non so… Se qualcuno dovesse comprarmi, cosa potrebbe farne di me?– chiede Ruth, palesemente preoccupata.

Oh, niente che voi non vogliate. Le regole sono chiare: niente contatto fisico, a meno che non siamo noi a chiederlo, ovvio… E niente domande sul Quidditch– rispondo, affondando la forchetta nella fetta di shepherd’s pie.

Ah, beh, allora è tutto a posto– sibila Ida con evidente sarcasmo.

Io credo sia una buona idea– asserisce Coraline. –Quando si terrà l’asta?

Il venerdì prima del prossimo week-end a Hogsmeade. Il miglior offerente ci possiederà per dodici ore, dalle otto di mattina alle otto di sera di sabato. Mi raccomando fatevi belle per l’asta… Stavo pensando di chiedere aiuto a Dominique Weasley… Dobbiamo piazzare tutti gli articoli, altrimenti come li racimoleremo i soldi per le divise nuove?

Per le più consunte mutande di Merlino, ci stai facendo sembrare delle prostitute!– sbotta Ruth.

Le faccio la linguaccia e lei ricambia. Signore e signori, ecco a voi i Corvonero del settimo anno, un fulgido esempio di maturità.

E non dimenticate, ragazze, che, anche se la prossima partita è dopo le vacanze di natale, dobbiamo continuare ad allenarci e lavorarci le altre squadre. Mariah e Nell i Tassorosso, Rose e Coraline i Grifondoro, Ruth e Ida i Serpeverde– rammento loro, prima di rivolgermi alla nostra giocatrice più giovane. –Mariah, devo complimentarmi con te per l’ottimo lavoro che hai fatto con Davies, Rose mi ha detto che alla partita era davvero fuori fase. Nell, invece… Tesoro, McLaggen ti odia più che mai! Hai almeno provato ad essere un po’ più carina con lui?

Ho trascorso quindici, schifosissimi minuti con lui dietro un arazzo, Amelie! Per te!– si difende Nell, brandendo un cucchiaio.

Ti sei fatta palpeggiare da McLaggen dietro un arazzo? E io che credevo avessi una dignità!–esclama Luthe alla mia sinistra.

Nell, le guance chiazzate di rosso, risponde colpendolo ripetutamente alla testa con il cucchiaio mentre sbraita: –Cosa dici, imbecille? È stato lui a trascinarmi là dietro per spiare Davies, chiaro? Non bacerei quel coglione neanche se ne andasse della mia fottutissima vita!

Modera il linguaggio, Nell, l’incidente con la pozione mi ha resa parecchio irritabile, e non mi faccio problemi a toglierti punti, perciò insaponati la bocca, prima di parlare– ringhia la nostra amabile Cercatrice, tornata dall’infermeria; è tornata rosa, grazie a Merlino.

Ohi!– scatta in piedi Nell, furibonda, –solo perché tu non hai mai detto una parolaccia non significa che non possa farlo!

Il viso di Rose diventa rosso quanto quello di Nell, ma la sua replica viene interrotta.

Rose! È bello vederti di nuovo rosa– esclama Malfoy, seguito da Potter, che osserva la scena curioso.

Oh, ciao, Scorpius– esala Rose, voltandosi verso di lui. –Hai parlato col professor Rosier?

Sì. Ha detto che gli sta bene che lavoriamo insieme, purchè gli consegniamo due fiale separate–risponde lui, giocherellando con una ciocca di capelli.

Credo che un gruppetto di ragazzine del quarto anno sia svenuto: è troppo perfetto per essere vero.

Allora, sei sempre d’accordo per domani? Oh, porta anche il libro di Trasfigurazione, devi rispettare la tua parte dell’accordo.

Sì, certo. A domani– pigola Rose, tormentandosi anche lei una ciocca di capelli; si piega di lato e aggiunge. –Ciao, eh, Albus. Non è necessario che rimanga qui come uno stoccafisso, sto bene.

I due si siedono al loro tavolo e tutti ci voltiamo a fissare Rose.

Non posso crederci!– esclama Coraline.

Scorpius Malfoy, Rose?– inquisisce Nell, la rabbia per Rose svanita come neve al sole. –Hai una fortuna sfacciata.

Di che accordo parlava?– domanda Ida.

Merlino, è così bello! Non può essere tutta natura!

Sono perfettamente d’accordo!

Ha un fisico da paura..

Vola benissimo…

Ed è bravo a letto– si inserisce nella conversazione l’unico maschio del gruppo. Luthe ci guarda con espressione innocente da sopra il suo pudding e si giustifica così: –Ehi, lo dicono le ragazze, non io!

Sentite, mi ha già fatto il terzo grado Albus. Studiamo insieme per passare Pozioni, fine della storia– risponde Rose, ignorando ogni ulteriore domanda o commento.

È perfetto! Possiamo usare la vostra amicizia a nostro vantaggio! Ooh, non fare quella faccia, Rose. Tramite lui potrai infiltrarti nei Serpeverde! Se riesci, fruga nella sua borsa, magari porta con sé gli schemi di Quidditch.

Non frugherò tra la sua roba!

Ma Rosie!– gnaulo, sfarfallando le ciglia.

Ci penserò.

Cambio argomento e le racconto del colloquio con la preside; Rose si mostra interessata all’idea, a differenza delle altre, e promette di parlarne con Dominique.

Finita la cena trascino la squadra al campo di Quidditch col sorriso sulle labbra nonostante la pioggia battente.

Sta andando tutto a meraviglia.

Nota dell’autrice:

L’asta “umana” è ispirata ad una “vendita di studentesse” che abbiamo organizzato per pagare il ballo scolastico. Abbiamo cucinato colazione, pranzo e cena a chi ci aveva “comprate”, ma l’asta delle Corvonero andrà molto diversamente.

Nota della traduttrice:

L’idea di Amelie mi preoccupa: non ha pensato che il suo piano geniale potrebbe ritorcersi contro di lei? Le sue ragazze potrebbero trovare l’amore e allora… Addio concentrazione! XD

Tra l’altro… Non avrei mai creduto possibile che la McGonagall (o McGranitt, se preferite) potesse dare il suo benestare a una cosa del genere! L’età ha di questi effetti…

Un grazie di cuore ad AryYuna, la migliore amica e la migliore beta che si possa desiderare, a Zia Isa, che ha messo GAW tra le seguite e ad Alessia_9889 e Shenhazai, che l'hanno messa tra le preferite.

Buone vacanze a tutti! ^^

Serpentina


 


 


 


 


 



 

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Capitolo 8
*** I Serpeverde sono un branco di idioti ***


SORPRESA!
Per farmi perdonare la lunga assenza, ecco un romanticissimo capitolo. Amanti delle Rose/Scorpius, preparate gli occhi a cuoricino (oppure, se li avete dallo scorso capitolo, teneteli)!!!

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Capitolo 8: I Serpeverde sono un branco di idioti

Rose

Ho accontentato Amelie almeno in parte: ho parlato con mia cugina Dominique. Mi sono rifiutata categoricamente di frugare nella borsa di Scorpius.
Dominique è stata eccitatissima all’idea dell’asta e ha acconsentito a diffondere la notizia e a darci non una, ma due mani. Abbiamo creato dei poster per pubblicizzare l’evento e li abbiamo affissi sulle bacheche delle rispettive Sale Comuni.
Amelie, però, intuendo che quasi nessuno guarda le bacheche, ha tappezzato di poster il resto della scuola: corridoi, bagni, ripostigli… persino i ritrovi delle coppiette! Insomma, non c’è possibilità che qualcuno rimanga all’oscuro dell’iniziativa.
E poi, naturalmente, c’è il passaparola.
–Allora, Julien, che programmi hai per venerdì?– gli chiedo durante la ronda.
Scosta i capelli dagli occhi e mi sorride.
–Credo che sarò in Sala Grande, all’asta organizzata dalla squadra di Quidditch di Corvonero.
–Bravo ragazzo– trillo allegra, aggrappandomi al suo braccio. –Mi raccomando, non dimenticare il portafogli!
Percorriamo il corridoio due volte prima di decidere di andare a dormire: mercoledì e venerdì non ci sono molte coppiette in giro, non so perché.
Arrivati alla torre di Grifondoro saluto Julien; preferisco non entrare, non mi va di trovarmi faccia a faccia con i miei cugini: l’asta li ha fatti arrabbiare.
Mi avvio con passo frettoloso verso la torre di Corvonero, bramosa di assaporare la morbidezza del materasso e il dolce tepore delle coperte, l’ideale per contrastare il freddo che pervade il castello di notte.
Giro l’angolo del corridoio del quinto piano; sono ormai prossima alla torre, ma un paio di mani mi blocca: una mi tappa la bocca, soffocando le mie urla, l’altra mi arpiona per la vita, sbattendomi contro la parete.
Istintivamente tento di allontanare il mio aggressore spingendolo via. L’unica risposta che ricevo è una risata, che manda aria calda sul mio collo.
–Weasley.
Riconosco immediatamente quella voce roca, sarebbe impossibile altrimenti, dopo sei anni di offese e prese in giro. Arrabbiata come non mai riprovo a scrollarmelo di dosso.
–Nott, lasciami andare.
–Merlino, chi avrebbe mai immaginato nascondessi un corpo così sotto quei vestiti sformati. Non male… per una Weasley, ovviamente.
–Lasciami andare– ripeto.
Si scosta un momento e mi osserva con un ghigno niente affatto rassicurante stampato in faccia.
–Non credo proprio.
Non ho tempo di rispondere: in un attimo le sue labbra sono sulle mie, e avverto la sua lingua tentare di forzare l’ingresso nella mia bocca. Ho la nausea.
Cerco di difendermi come posso, prendendolo a pugni sul torace e divincolandomi, tentando di dargli una ginocchiata tra le gambe, ma per lui non sono nient’altro che una mosca, una irrequieta e fastidiosa mosca.
–Oi!– grida qualcuno.
Le gambe di Nott cedono all’improvviso e cade riverso sul pavimento, lasciandomi finalmente libera. Nell lo guarda dall’alto in basso, la bacchetta sguainata, le pupille dilatate. A quanto pare ha usato una Fattura Gambemolli sul serpeverde.
–Rose!– esclama, precipitandosi da me. –Oh, Rose, stai bene? Nott è un essere orribile!.
Lo mette a tacere con un Silencio e lo immobilizza con un Petrificus Totalus.
Giro sui tacchi e corro su alla torre, lasciando Nell a vedersela con Nott. Mi pizzico le guance, rosse di rabbia e frustrazione, sforzandomi di trattenere le lacrime mentre attraverso la Sala Comune, evitando di incrociare lo sguardo dei pochi compagni di Casa ancora svegli.
Una volta nel dormitorio mi seppellisco sotto le coperte e fingo di dormire quando entrano le mie compagne di stanza.
–Rose– riconosco la voce di Coraline, che si siede sul mio letto. –So che non stai dormendo. Raccontaci tutto, dai.
–I Serpeverde sono un branco di viscidi, disgustosi idioti. Tutti loro.
Amelie
Nell entra nella Sala Comune come una furia.
–Dov’è Rose?– chiede, guardando prima me, poi Coraline e Ida.
–L’ho vista salire in dormitorio– risponde Mariah. –Sembrava sconvolta.
–Se l’è vista brutta con quello zotico di Serpeverde, Nott– spiega Nell. –Non so con esattezza cosa è successo, ma Rose non aveva un’aria felice.
–Quel viscido schifoso!– abbaia Coraline. –Povera Rose! Cosa gli hai fatto?
–Fattura Gambemolli, Silencio, Petrificus Totalus e, ciliegina sulla torta, Fattura Orcovolante. Il solito, insomma.. L’ho lasciato all’ingresso della tana delle Serpi– elenca Nell con una scrollata di spalle. Coraline balza in piedi, afferra Ida per la divisa e la trascina al loro dormitorio.
–Scusate– squittisce una ragazzina comparsa dal nulla, –qui fuori c’è un serpeverde che chiede di vedere una della squadra di Quidditch.
Nell sbuffa e se ne va, lasciandomi ad affrontare il serpeverde da sola. Ringrazio la ragazzina ed esco dalla Sala Comune, trovandomi davanti Scorpius Malfoy.
È imbarazzato e si vede: non fa che spostare il peso da un piede all’altro, fissandomi con aria supplice, chiaramente in attesa che sia io a parlare per prima.
–Cosa vuoi, Malfoy?
–Vedere Rose. Nott ha confessato cosa ha tentato di farle e sono venuto a vedere come sta– risponde tutto d’un fiato.
–Perché?
–Perché… ci tengo a lei. Credo.
–Credi?
Alza gli occhi al soffitto, giocherellando con i pollici, prima di sbottare –Ok. Ci tengo a lei, va bene? Siamo amici, è normale, no? Senza contare che Nott fa parte della mia squadra, perciò, in un certo senso, è sotto la mia responsabilità. Stasera non si è presentato agli allenamenti, sarei dovuto andare a cercarlo… forse, se lo avessi fatto, a Rose non sarebbe successo niente. Sta bene?
–Credo di sì– lo tranquillizzo, scrutandolo con attenzione: i suoi occhi si muovono velocemente senza mai incrociare i miei. –Ma di’ a Nott di starle lontano.
–Non posso vederla?– ringhia, guardandomi in cagnesco.
–È tardi, Malfoy, probabilmente sta dormendo. La vedrai domattina.
Annuisce e replica, in tono più calmo –Hai ragione, la vedrò domattina. Dille che sono passato, ok?
Annuisco e rientro nella Sala Comune soltanto dopo che è stato inghiottito dal buio delle scale, poi salgo di corsa al dormitorio femminile del sesto anno.
–Rose!– esclamo, spalancando la porta; le sue amiche stanno sedute sul suo letto, intente a consolarla. –Dimmi di Scorpius Malfoy.
Arrossice leggermente e scrolla le spalle.
–Cosa vuoi che ti dica? È uno dei migliori amici di mio cugino Albus, è il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde e un ottimo pozionista, disastroso nello scrivere relazioni, anche se sta migliorando.
–Non queste sciocchezze! Voglio sapere com’è con te! Passate molto tempo insieme… da soli… Cosa fate?
–Oh, lui è, uhm… carino. Credo– pigola, e il rossore sulle guance aumenta.
–Credi?
–Ok. È carino: non dice parolacce, non fa scherzi stupidi, è sinceramente interessato allo studio… Non capisco perché non l’hanno smistato a Corvonero!– ridacchia Rose, ma smette quasi subito. –È carino, sì, e mi trovo bene a studiare con lui… Sì, Amelie, studiare. Studiamo insieme e frequentiamo qualche corso insieme, a parte questo non lo vedo spesso.
–Beh, indovina chi è venuto qui poco fa, chiedendo di te.
Rose scuote il capo risoluta.
–So cosa stai pensando, Amelie, ma ti assicuro che siamo soltanto amici.
–Forse non l’hai notato, Rose, ma quel ragazzo è pazzo di te. Fidati. Ci scommetto la mia spilla da capitano.
 
Mariah
Mi sveglio nel cuore della notte, accaldata e agitata.
Mi libero delle coperte e mi giro più volte nel letto nel tentativo di rilassarmi e, magari, ricordare gli ultimi stralci del sogno che stavo facendo.
Niente.
A parte…
“Mi piaci, Mariah Affey. Molto”.
Aspetta.
COSA?
 
Nota dell’autrice:
Consideratelo un po’ un capitolo di passaggio, ma fondamentale per alcuni avvenimenti del prossimo, che sarà incentrato sull’asta!
Nota della traduttrice:
Fan delle ScoRose, o Rospius o come le chiamate, avete adorato il biondo Malfoy? Spero di sì.
Spero anche siate curiose di scoprire come andrà l’asta, perché ci sarà da ridere!
Saionara! ^^
Serpentina
 

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Capitolo 9
*** L'asta ***


Il momento che stavate aspettando è arrivato: come andrà l’asta delle nostre Corvonero preferite? Riusciranno a guadagnare abbastanza soldi da poter comprare le divise nuove? Leggete e lo scoprirete, ma prima lasciatemi ringraziare la mia beta, chiara_centini, che ha recensito lo scorso capitolo, calimeli, Eli_99, Zula_6 e Osaka, che seguono GAW, e  BENNYloveEFP, _deth_ e fallinweasley, che la preferiscono!
 
Girls always win
Capitolo 9: L’asta

Amelie

La sera dell’asta ci riuniamo in Sala Grande. Tiriamo a sorte chi di noi salirà per prima sul palco e il caso, o il destino, a seconda dei punti di vista, sceglie Nell.
Il palco è stato incantato in modo che si possa vedere una sola ragazza per volta, e le mie compagne di squadra hanno apprezzato: nessuna di loro ama stare al centro dell’attenzione.
Stavolta Dominique ha superato se stessa.
Esco allo scoperto e richiamo l’attenzione del pubblico, quasi completamente maschile.
–Buonasera. Chi vi parla è Amelie Perry, come molti di voi sapranno. Stasera io e la mia squadra ci metteremo all’asta per racimolare un po’ di soldi per delle divise nuove… ma credo che non possa importarvi di meno cosa ne faremo del vostro denaro, perciò vai con le offerte! Il primo artic… ehm, la prima ragazza è Nell Dortan, aggressiva Cacciatrice sul campo di Quidditch, tenera e dolce fuori.
–Dieci Galeoni– urla un ragazzo dal fondo della sala.
Nell arrossisce furiosamente di fronte a tanto entusiasmo e giocherella con l’orlo del suo vestito, che, in realtà, appartiene a Coraline (Dominique ha ispezionato i nostri armadi per trovare qualcosa di adatto da farci indossare). È blu scuro, con una fila di bottoni argento sul davanti del corpetto e perline argento ricamate in spirali sulla gonna , le sfiora le ginocchia, e sotto porta delle calze colorate.
–Quindici.
La competizione comincia ad accendersi.
–Venti.
–Venticinque.
– Trentacinque!– urla il ragazzo che per primo aveva fatto un’offerta, aggiudicandosi Nell.
–Il vincitore potrebbe farsi avanti, per favore?– chiedo e un bel Tassorosso si fa largo tra la folla fino al palco e mi consegna un sacchetto pieno di Galeoni.
La folla dà vita ad un inarrestabile chiacchiericcio e Nell scende dal palco per presentarsi a chi l’ha “comprata”.
–Ehi!– esclama, tendendogli la mano. –Non sei l’amico di McLaggen? Corner?
–Arne Corner, sì– risponde con entusiasmo mentre le stringe con calore la mano. –Abbiamo passato un po’ di tempo insieme… e con Klause… dietro un arazzo, qualche settimana fa.
–COSA?– strilla Luthe, apparso dal nulla al mio fianco. –Hai pomiciato con McLaggen e anche con questo Tassorosso qui? La prossima volta posso essere dei vostri?
Li lascio a discutere e mi giro verso il palco; Mariah incespica, avvolta in un abitino rosso decorato da inserti in pizzo sul corpetto che si fermano alla vita snella.
–La nostra giocatrice più giovane, Mariah Affey– la presento al pubblico, facendola diventare tutta rossa. –Battitrice dal Bolide facile - ai provini ha buttato una rivale giù dalla scopa - che, però, cela un animo sensibile e delicato.
Le offerte partono da cinque Galeoni, ma della moltitudine di aspiranti compratori iniziale non restano che due concorrenti quando si raggiungono i trenta Galeoni.
–Quaranta– offre il Grifondoro del quinto anno in prima fila, e nessuno offre di più.
Sorride a Mariah, che gli si avvicina e batte il cinque, trillando –Ben fatto, Garrett!
–Credevo non finisse più!– esala mentre mi consegna il denaro.
–Non potevo dissanguarmi per una ragazza– replica Rhet Davies, sgomitando per raggiungerlo.
Mariah arrossisce di nuovo.
–R-Rhet?
–Ciao, bellezza. Thomas… Mi chiedevo fin dove fossi disposto ad arrivare!– dice, ammiccando verso Mariah. –Beh, ci vediamo a Hogsmeade.
 Si gira e se ne va, seguito dalla mia Battitrice, che lo insegue tra la folla.
–Merlino– sospira Garrett, –perché non la invita a uscire e basta? Sono settimane che le va dietro.
Scuote la testa e sparisce anche lui tra la folla.
Torno sul palco, trascinando con me Rose.
–Signore e signori, Rose Weasley!– grido, e lei, imbarazzata, si mordicchia le labbra e sposta lo sguardo al di là della marea di gente che affolla la sala. –L’agile Cercatrice che ha mandato Davies in infermeria! Non lasciatevela scappare, è tanto bella quanto intelligente!
Le offerte partono da dieci Galeoni, ma Rose vale molto più di questa misera cifra.
–Venti!– ruggisce qualcuno dalle file più in fondo.
–Ventitré– ribatte una voce conosciuta, ma che non riesco a capire a chi appartenga.
–Venticinque!
–Trenta.
Rose manda baci alla folla e si esibisce in pose da pin-up: finalmente qualcuno che prende sul serio l’espressione “sapersi vendere”.
–Trentacinque!
–Trentotto.
Scorgo James Potter: è stato lui a fare l’offerta.
Maledetto Potter! Maledetto coglione con la faccia da idiota!
–Quaranta.
Il concorrente, a quanto pare, non ha intenzione di arrendersi.
–Quarantacinque!– risponde Potter, ma avverto una nota di disperazione nella sua voce.
–Cinquanta.
–Cinquanta…– Potter estorce ai cugini tutti i loro risparmi e aggiunge –Due.
–Sessanta– ribatte colpo su colpo l’altro ragazzo, aggiudicandosi il lotto, alias Rose.
Rose si avvicina al bordo del palco, si liscia la gonna di satin verde e sorride al suo “compratore”.
–Scorpius?– esclama, a bocca aperta.
–Rose– risponde il biondo, allungandosi verso il palco con un sorriso seducente a illuminargli il viso. –Ti ho mai detto che sei uno schianto con i colori di Serpeverde?
Mi domando se non sia un tentativo di sbirciare sotto la gonna di Rose, ma no, si limita a porgerle una mano per aiutarla a scendere dal palco.
Effettivamente, ha ragione: Rose è stupenda nel vestito (di uno stilista francese) scelto da Dominique. All’inizio si era rifiutata di indossarlo perché temeva di rovinarlo, poi ha ceduto. È verde, con la gonna a palloncino lunga fino al ginocchio e il corpetto stretto con una profonda scollatura a V. Dominique le ha fatto abbinare una cintura argento, stretta sotto il seno e autoreggenti di pizzo nero.
Ha la faccia più rossa dei capelli quando lo raggiunge, e balbetta un flebile “grazie” prima che i suoi cugini irrompano, rovinando il momento.
–È lui il coglione che ci ha battuti?– ringhia Potter. –Un maledettissimo Malfoy? Cosa vuoi da mia cugina, viscida serpe?
–Ehi!– protesta il piccolo Potter, Albus, offeso per l’insulto alla sua Casa, ma il fratello maggiore lo ignora.
–Sta alla larga dalla nostra Rosie, Malfoy– abbaia Potter, puntando un indice minaccioso contro il volto dell’altro. –Avrai anche vinto l’asta, ma noi vinceremo la guerra! Ti terremo d’occhio, ricordatelo.
Pronunciata questa minaccia sbuffa e si allontana, in un patetico tentativo di uscita a effetto.
Idiota.
Gli altri cugini lo seguono, il piccolo Potter, invece, si ferma.
–Ti chiedo scusa per James, Rose– asserisce, tentando di infilarle la sua giacca. Rose se la scrolla di dosso e lo fulmina con lo sguardo.
–Non fare quella faccia! Hai troppa pelle scoperta. Amico– aggiunge, rivolgendosi a Malfoy, –Rose è mia cugina e, anche se so di questa vostra amicizia… non fare stupidaggini, ok?
I due si scambiano amichevoli pacche sulle spalle, in un tacito messaggio in codice tra maschi, poi il piccolo Potter si fa strada nella bolgia di studenti, in cerca di suo fratello.
Rose e io ci scambiamo un’occhiata perplessa: non abbiamo la più pallida idea di cosa è appena accaduto.
–Allora a domani, Rose– la saluta il biondo. –Alle otto davanti al portone d’ingresso, ok?
Le sorride un’ultima volta prima di uscire dalla Sala Grande, e Rose lo saluta brevemente con la mano.
I Serpeverde sono strani, non c’è che dire.
–Ok, pubblico, permettete che vi presenti… Ruth Taytum, una delle nostre Cacciatrici– presento una riluttante Ruth. –Non è una visione?
Vengo trafitta da uno sguardo omicida, poi la mia amica rivolge un sorriso malizioso al pubblico e fa una giravolta, sollevando lievemente la gonna del corto vestito a righe che indossa.
Le offerte fioccano, raggiungendo i trenta Galeoni.
–Trentadue– grida un gruppetto di Serpeverde del terzo anno.
Ruth guarda in giro per la sala, alla disperata ricerca di altri offerenti; arriva persino ad ammiccare ad un Serpeverde bruno del sesto anno, nascosto in un angolo buio, ma questi ripone il portafogli in tasca, lasciandola ai ragazzini.
Sono quattro, e accorrono subito da Ruth, sorridendole trionfanti sotto la sua espressione accigliata. Mi consegnano i soldi e danno appuntamento alla mia amica per l’indomani all’ingresso, prima di sparire.
–Vacci tu a farti sbavare addosso, Amelie– borbotta Ruth, spingendomi al centro del palco.
–Signori, per il piacere dei vostri occhi… Amelie Perry! È ritenuta dai più carina, intelligente e piuttosto simpatica, ma vi consiglio di starle lontano quando escogita i suoi piani geniali.
–CINQUANTADUE!– tuona James Potter, alzando una mano per mostrare i Galeoni. –Cinquantadue, e se qualcuno osa fare una controfferta si ritroverà la bacchetta in posti che non è piacevole avere sotto tiro!
–NO! Vi prego, fate altre offerte! Vi supplico!– piagnucolo disperata a mani giunte.
Purtroppo, la mia preghiera incontra solo silenzio.
Il viso sorridente e tronfio di Potter mi appare davanti agli occhi quando mi allunga un sacchetto, contenente di Galeoni.
–Bene bene. Perry. Ci troviamo domattina alle otto al tavolo di Grifondoro. Mettiti qualcosa di caldo e… facile da togliere– mi fa l’occhiolino e si rimescola alla folla.
–Lo odio da morire– ringhio a Ruth passandole il sacchetto per contare i soldi.
–Meglio lui di quei mocciosi Serpeverde– replica. –Ti è andata di lusso.
Alzo gli occhi al cielo e mi affretto a soccorrere Coraline, che stava inciampando mentre saliva sul palco.
– Coraline Darcy, ragazzi! Una bella ragazza che picchia duro, ma solo alle partite!
–Cinque Galeoni!– offre uno del quarto anno.
–Dieci– ribatte un ragazzo del quinto anno.
La disputa prosegue a multipli di cinque fino a raggiungere i trenta Galeoni. A quel punto il più grande abbandona la gara, e sto per annunciare che Coraline è andata allo sconosciuto del quarto anno, ma qualcun altro si fa avanti.
–Quaranta Galeoni.
Il ragazzo del quarto anno resta in silenzio mentre un Grifondoro del sesto anno raggiunge le prime file: ha capelli e occhi scuri, pelle olivastra, fisico atletico e spalle larghe.
Dietro di lui ci sono i gemelli Scamander, due Grifondoro strambi con identici capelli biondi e occhi azzurri. Li conosco perché sono nella squadra di Quidditch della loro Casa, a differenza di questo sconosciuto, che, per quanto ne so, potrebbe benissimo essere il presidente del club di Gobbiglie.
–I tuoi quaranta Galeoni, Perry– dice, per poi rivolgere la sua attenzione interamente a Coraline. –Alle otto al tavolo di Grifondoro?
Coraline annuisce, ricevendo un sorriso luminoso dal ragazzo, che si allontana con gli Scamander alle calcagna.
–Settima e ultima ragazza, Ida Winters.
Alla menzione del suo nome caracolla sul palco nei tacchi troppo alti, sorridendo radiosa al pubblico.
–Ida è del sesto anno e gioca come Cacciatrice. Adora la Burrobirra e le lunghe passeggiate romantiche.
L’ultima parte fa sbuffare Ida, che incrocia le braccia al petto e mette il broncio; fortuna che le offerte non ne risentono.
–Trentacinque Galeoni.
Prima e unica offerta, da parte di un ragazzo nelle ultime file.
Dichiaro conclusa l’asta e gli studenti cominciano a tornare ai loro dormitori.
Damon Vicker, Cacciatore di Serpeverde, avanza verso di me e mi mette in mano i trentacinque Galeoni, sorridendomi in maniera incantevole.
Ida sbuffa, gli occhi ridotti a fessure, quando le dà appuntamento all’ingresso alle otto.
Non appena sono andati via tutti ci raduniamo in cerchio e contiamo i soldi.
–Duecentonovanta… tre. No, quattro. Duecentonovantaquattro– asserisce Ruth, riponendo il gruzzolo nel suo vecchio portagioie. –Tienili tu, Amelie. Spero che le divise nuove valgano il sacrificio.
 
Nei prossimi capitoli scoprirete come andrà la giornata a Hogsmeade delle Corvonero… Ci sarà da ridere!
As always, aspetto le vostre recensioni, che tradurrò e invierò all'autrice; se ci saranno risposte, le tradurrò e le posterò tramite il servizio di replica di efp.
Au revoir!
 
 
 

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Capitolo 10
*** Mariah ha dei sospetti ***


Welcome back! Pronte a immergervi nella gita ad Hogsmeade delle magnifiche sette? Si parte con Mariah (e un assaggio di Rose). Enjoy! ^^
Girls always win

Capitolo 10: Mariah ha dei sospetti

Mariah
 
Dopo un’ultima occhiata a Garrett e Amelie mi lancio all’inseguimento di Rhet. Non sono abbastanza alta da vedere al di sopra del mare di teste maschili che affollano la Sala Grande, ma, di tanto in tanto, scorgo la sua chioma bruna. Raggiungo la porta e lo vedo allontanarsi verso le scale.
–Rhet! Aspettami! Tu… volevi comprarmi?– esclamo, affrettando il passo per raggiungerlo.
–Sì– risponde lui, apparentemente confuso dalla domanda. –Perchè no? A parte le lezioni non passiamo molto tempo insieme, speravo di fare un giro dei negozi insieme a te.
–Oh– esalo, avvertendo uno spiacevole vuoto allo stomaco.
–È tutto?– mi chiede, alzando un sopracciglio. –Se vuoi scusarmi, devo finire i compiti.
Si volta e comincia a salire le scale.
–Aspetta– dico, afferrandogli un avambraccio così da costringerlo a guardarmi di nuovo. –Ho l’impressione di aver dimenticato qualcosa, da quando sono stata dimessa dall’infermeria. Cosa è successo?
–Non molto. La Pomphrey ti ha dato un paio di pozioni e ti sei addormentata di sasso. Forse hai le allucinazioni o roba simile– replica con una scrollata di spalle.
Serro le labbra e mi guardo i piedi, a disagio. 
Cosa speravo di sentirmi dire? Che non avevo sognato quel “mi piaci, Mariah Affey”?
–Beh, allora… spero ti divertirai domani, ad Hogsmeade, qualunque cosa farai, e grazie per aver fatto un’offerta per me, anche se alla fine ha vinto Garrett.
Mentre parlo giocherello con l’orlo del vestito, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo.
–Divertiti anche tu– risponde.
Colta da un inspiegabile istinto mi alzo sulle punte e gli stampo un bacio alla base della guancia, per poi arrossire quando realizzo cosa ho fatto; rossa in viso mi allontano da lui e corro via senza voltarmi indietro.
Sorrido a Garrett, che sta tornando alla sua Sala Comune. Tra poche ore ci rivedremo.
Amelie ha deciso che non sono una priorità, dato che il mio “acquirente” è mio amico e non è membro della squadra di Quidditch, perciò i vestiti che indosso sono semplici e provengono tutti dai mio guardaroba: un paio di jeans attillati, stivali, una maglia sbiadita del Puddlemere United e un giubbotto di pelle che forse, in realtà, appartiene a Mallory (nonostante si trovasse nel mio baule). 
I miei capelli, però, vengono arricciati con precisione certosina dalla cugina di Rose, inorridita alla vista del cespuglio che esibisco appena sveglia, la quale provvede anche ad applicarmi sul volto mascara, rossetto e blush. Riesco a scappare in Sala Grande prima che tenti di mettermi l’ombretto, per fortuna.
–Mariah!– strilla Garrett, salutandomi con un abbraccio letteralmente mozzafiato. –Pronte per dodici ore da sballo? I miei compagni di stanza hanno stilato una lista di cose da farti fare, ma dubito la seguirò… oppure ti va di pulire il nostro bagno?
La mia espressione, a quelle parole, esprime tutto il disgusto che provo e suscita l’ilarità di Garrett, che ride come un matto mentre consegna al custode il permesso per le visite ad Hogsmeade.
–Ce ne sono alcune divertenti, però, come andare alla Stamberga Strillante e Mielandia– aggiunge. –Oh, e naturalmente trasporterai tu i miei acquisti, su questo non si discute: ho pagato quaranta Galeoni per dodici ore in tua compagnia, desidero siano soldi ben spesi.
Acconsento alla sua richiesta e scruto la Sala per vedere come se la cavano le mie compagne di squadra. Scorpius Malfoy è a poca distanza da noi, si guarda intorno in cerca di Rose. L’ultima volta che l’ho vista era seduta sul suo letto nel nostro dormitorio. Malfoy sembra in ansia, spero che Rose si sbrighi.
–Quando si terrà la prossima partita?– mi chiede Garrett, distraendomi per un po’.
La seconda volta che vedo Malfoy è nella carrozza, seduto accanto a Rose. Il viaggio trascorre in silenzio, e colgo l’occasione per osservare come il capitano di una squadra rivale si comporta con la mia compagna di squadra. Amelie ha sostenuto per giorni, dopo l’incidente con Nott, che Malfoy ha una cotta per la nostra Cercatrice, e lo credo anch’io: sta sempre attento a ogni suo movimento, al minimo tocco si gira a guardarla e con lei è diverso dal silenzioso e compassato Serpeverde che pattuglia i corridoi. Ride e scherza, qualcosa che fino ad ora ritenevo impossibile.
Non appena arriviamo al villaggio si precipitano fuori, lasciandomi sola con Garrett. Facciamo un giro nei soliti negozi: Mielandia, Zonko, Scrivenshaft e l’ufficio postale, e il mio compratore si assicura di acquistare in ognuno una montagna di cose pesanti.
Incrocio Rose per strada e noto con invidia che ha le mani libere.
Cinque buste, due scatoloni e una gabbia metallica dopo ci fermiamo ai Tre Manici di Scopa per una Burrobirra. Deposito sul pavimento gli acquisti di Garrett e bevo per rilassarmi e alleviare il dolore che mi pervade piedi e schiena.
–Dimmi, Garrett… da quando tu e Rhet siete tanto amici?– gli domando, esprimendo finalmente il dubbio che mi tormentava dall’asta.
–Non saprei… Grifondoro e Tassorosso hanno parecchie lezioni in comune quest’anno, per cui abbiamo avuto modo di parlare– risponde con una scrollata di spalle. –Gli piaci un sacco, sai?
Mi si secca la bocca e resto senza parole.
–Oh.
–Gli piaci davvero tanto, e da un bel po’, anche se è soltanto adesso che ti ha avvicinata. Ieri, dopo l’asta, mi ha confessato che sperava di “comprarti” per risparmiarsi l’umiliazione di un no se ti avesse chiesto di uscire con lui– continua Garrett.
Vorrei che tacesse. Mi sta dicendo tutto ciò che desideravo sentire, ma che, allo stesso tempo, temevo: sentirlo espresso ad alta voce, sapere, e non solo credere che piaccio a Rhet, non fa che generare nuove domande. Se non l’avessi saputo, se avessi avuto soltanto un vago sospetto, una sensazione, avrei lasciato che questa strana relazione restasse sul piano dell’amicizia, ma, ora che so, non posso fare a meno di pormi delle domande.
–Lo avresti rifiutato? Se te lo avesse chiesto?– mi chiede garrett
–Non trovi sia un tantino strano?– gli chiedo di rimando, sentendo le mie viscere infiammarsi. –Che solamente quest’anno Rhet mi abbia avvicinata? Non sono cambiata durante l’estate, eppure non mi aveva mai rivolto la parola prima di quella lezione di Storia della Magia! Gli piacciono le ragazze che amano stare sotto i riflettori, è risaputo. Ha forse questa opinione di me? Crede sia come quelle con cui è uscito finora? Crede sia una… Carol qualunque? Una gallina da esibire come trofeo?
–Mariah– esala Garrett, senza però riuscire a interrompermi: una volta dato il via ai miei pensieri, questi scorrono come un fiume in piena.
–E se invece fosse una questione di Quidditch?
Entrambi perplessi, ci scambiamo un’occhiata sbigottita, e un’illuminazione mi colpisce.
–Mi sta usando. Questa è una questione di Quidditch.
–Non puoi saperlo.
–Invece sì, Garrett– asserisco mettendomi le mani nei capelli. –Pensaci un attimo: mi conosci… credi sia il tipo giusto per Rhet? Pensa a Rhet, pensa a che genere di persona è… Un bugiardo? Un bastardo traditore? Pensa alla Coppa di Quidditch e pensa a McLaggen: ne sarebbe capace, farebbe qualsiasi cosa pur di primeggiare con la sua squadra. Sta cercando di infiltrarsi nella mia attraverso Rhet, sta cercando di fare con noi quello che Amelie vuole facciamo con loro. Tu… pensaci.
–No, Mariah. Pensa TU a cosa stai dicendo– sospira Garrett, posando la sua grossa mano sul mio braccio. –Credi davvero che Rhet farebbe una cosa del genere?
–Non lo so.

Rose

Nonostante le dodici ore stabilite partano dalle otto, Dominique è entrata senza bussare nella mia stanza all’alba, buttando me e le mie compagne giù dal letto e nella doccia mentre ispeziona i nostri bauli per selezionare capi adatti alla giornata che ci attende. Su ordine di Amelie, a Mariah e Ruth viene risparmiata la tortura di provare vestiti su vestiti, dato che i loro compratori non hanno nulla a che fare con le squadre di Quidditch.
Dopo mezz’ora di sfilata finalmente mia cugina si decide: Amelie le ha fatto capire che a Scorpius piaccio molto nei colori di Serpeverde, perciò mi ha fatto indossare un lungo maglione verde scuro lavorato ai ferri e un paio di jeans a sigaretta grigio chiaro. Mi lagno di come i jeans mi stringono sul sedere, giocherellando con i ciondoli argentati, generoso prestito di Dominique, ma mia cugina si limita a sorridere e zittirmi con una mano, prima di spingermi sul letto per acconciarmi e truccarmi.
Mentre mi gira intorno, le chiedo –Come mai tanta eleganza, Dom? Hai forse un appuntamento?
–Ooh, zitta, tu!– sbotta, chiudendomi a forza le labbra per applicarvi il rossetto. –Fa parte dei compiti di un Caposcuola: io ed Eli andremo a Londra su richiesta della McGonagall.
–Oh, wow– replico, prima di essere nuovamente messa a tacere, e noto con piacere che Dominique è arrossita.
Cinque minuti dopo, mia cugina mi spinge fuori dal dormitorio e mi fa infilare un suo impermeabile. Fortunatamente, porto i miei stivali bassi (niente tacchi, alleluia!) e riesco a raggiungere la Sala Grande senza rompermi nessun osso.
Mi passo una mano tra i capelli e, avvistata la bionda capigliatura di Scorpius, mi muovo nella sua direzione, facendomi spazio tra la folla. 
Si accorge della mia presenza e mi sorride, salutandomi con la mano nel fiume di studenti in attesa di lasciare la scuola.
–Ciao, Rose– sospira, avvicinandosi a me. –Temevo non ti saresti presentata.
–Hai sborsato sessanta Galeoni per dodici ore in mia compagnia, devo dimostrarti che ne è valsa la pena– rispondo con un sorriso. –Allora, cosa ti va di fare?
Ridacchia ed estrae da una tasca del mantello una lista.
–Compere di Natale.
–Di già? Manca più di un mese a Natale!
–Lo so, ma per alcuni regali un parere femminile mi farà comodo, senza contare che, se compro tutto adesso, non dovrò più preoccuparmi. È geniale– asserisce, toccandosi la tempia con fare furbo. –Detesto la corsa al regalo dell’ultimo minuto, quando la gente è isterica e i negozi con poca merce.
Annuisco: sono assolutamente d’accordo con lui; per me è un incubo comprare regali per tutti i miei parenti.
–A chi devi regalare qualcosa per Natale?– gli domando, sperando segretamente siano poche persone.
–I miei genitori, tutti e quattro i miei nonni, zia Daphne, zio Blaise e una manciata di cugini– risponde, dando una trapida occhiata alla lista. –Non dovremmo metterci molto, per cui potremmo fare anche un giro, andare… che so… da Mielandia, da I Tre Manici di Scopa, alla Stamberga Strillante… e poi, considerato che non l’abbiamo ancora finito, potremmo lavorare al compito di Trasfigurazione in biblioteca, stasera– elenca con una scrollata di spalle.
Annuisco e consegno il permesso al custode; il programma di Scorpius sembra essere decisamente meglio di quello di Ruth, in balia di quattro tredicenni Serpeverde.
Saliamo su una carrozza occupata da Mariah e il ragazzo che se l’è aggiudicata all’asta, Garrett, mi pare si chiami, più qualche anima solitaria senza accompagnatore.
–Perlomeno i tuoi parenti non sono numerosi quanto i miei!– faccio notare a Scorpius una volta seduta. Mariah mi sta fissando, controllando ogni mia mossa; spero non lo stia facendo per conto di Amelie, ancora convinta che tra me e Scorpius c’è alchimia.
Scorpius scoppia a ridere ed esclama –Oh, si, immagino sia davvero tremendo!
Il suo entusiasmo stupisce tutti, ma non se ne cura, limitandosi ad appoggiarsi comodamente sul sedile imbottito accanto al mio.
Il calore del suo corpo premuto contro il mio mi fa avvampare, ma, merito della semi–oscurità, nessuno se ne accorge.
Il viaggio trascorre in silenzio nel caldo della carrozza e accolgo con favore la ventata d’aria fresca che mi sferza il viso mentre Scorpius mi aiuta a scendere dalla vettura nella caotica Main Street di Hogsmeade. 
Con mio grande piacere, la sessione di shopping parte dal negozio di articoli per il Quidditch.
–Comprerò qui i regali per i miei cugini, Romeo e Sal Zabini, e magari anche per mio zio Blaise– asserisce, controllando la lista. –Potresti cercare qualsiasi cosa con il logo delle Appleby Arrows? Mio zio tifa per loro.
Rovisto tra gli scaffali per una decina di minuti, prima di trovare una t-shirt con stampato il nuovo logo della squadra - una riga blu scuro e una freccia argentata infilzata in una mela rossa. La mostro a Scorpius e ne è entusiasta.
–Invierò un gufo a zia Daphne per avvisarla che lo zio non deve comprarsi la t-shirt della squadra.
Si avvia alla cassa e paga la maglietta più un kit di manutenzione per il manico di scopa e domanda al cassiere se ci sono guanti e ginocchiere in magazzino.
Mentre l’uomo controlla volgo lo sguardo alla strada attraverso gli scaffali. Mi pare di scorgere una massa di capelli rossi e mi avvicino alla finestra, convinta sia uno dei miei cugini, ma scompare prima che possa accertarmene.
La tappa successiva è la libreria, dove Scorpius acquista un libro di cucina ipocalorica.
–Mamma si lamenta sempre della nostra alimentazione malsana, forse questo le darà un incentivo a farci mangiare meglio– asserisce.
Scorpius è un vero gentiluomo, si rifiuta categoricamente di far portare a me le sue compere, persino dopo aver incrociato Garrett e Mariah, carica di buste di dolciumi e scatole di scherzi magici. Mi lancia un’occhiata mesta quando la saluto allegramente con la mano. La mestizia si trasferisce al mio sguardo quando realizzo dove si è fermato Scorpius.
–“Gemme e cristalli”?– gnaulo mentre mi trascina nella gioielleria, situata in una stradina laterale poco frequentata, ma non ho voce in capitolo su come trascorrere la giornata di oggi, quindi mi tocca seguirlo.
Il rosa acceso delle pareti e la luce magicamente potenziata delle candele mi abbagliano non appena entra. La donna dietro la cassa si alza all’istante e comincia a martellare di domande Scorpius su cosa sta cercando di preciso, ma se ne libera facilmente. La donna torna dietro la cassa, ma ricompare di tanto in tanto per chiederci se abbiamo bisogno d’aiuto.
Scorpius mi aiuta a togliermi la giacca e le varie collanine che ho addosso, obbligandomi a provare diversi gioielli per consentirgli di vederli al meglio.
Sceglie un paio di orecchini con diamante per la zia, due bracciali simili, uno di smeraldo, uno di ametista per le nonne e un giro di perle per sua madre.
–Mi avadakedavrizzerebbe se regalassi a zia Daphne orecchini di diamanti e a te un libro– dice.
Dopo aver pagato si rende conto di non aver trovato un regalo per sua cugina, Lacey Zabini, Serpeverde del quinto anno.
La mia attenzione, però, viene catturata da qualcos’altro, una magnifica collana con una fila di delicate roselline d’argento sul davanti, sorrette da una sottile catenina, anch’essa d’argento.
–Che c’è?– mi chiede Scorpius, accortosi della mia mancanza d’interesse.
–A tua cugina piacerebbe una cosa del genere?– chiedo di rimando, poggiando le dita sulla teca di vetro per indicare la collana; desidererei tanto poterla toccare. –È stupenda.
–No– sentenzia. –È davvero bellissima, ma Lacey ama i gioielli luccicanti, e questa è piuttosto semplice.
Gli rivolgo un’occhiata triste e vedo che mi sta fissando con attenzione.
–Non fa niente. Chiederò a mia madre che taglia porta e le prenderò qualcosa del suo stilista preferito. Andiamo.
Mentre saluta la commessa, ringraziandola dell’aiuto, penso con una punta di tristezza ai gioielli che possiedo: zero. Purtroppo, però, il cartellino del prezzo riporta una cifra fuori dalla mia portata. Non posso permettermi di spendere tanti Galeoni per una collana, per quanto bella possa essere.
All’Ufficio Postale Scorpius compra una civetta bianca per suo padre in sostituzione del vecchio gufo, deceduto, poi mi trascina da Mielandia.
Facciamo man bassa al negozio di dolci: Piume di zucchero, Bacchette di liquirizia, Bignè Fatati, Cioccorane - nonostante abbia, grazie a mio padre, completato la collezione-. Scorpius compra anche un pacchetto di Gelatine Tuttigusti più uno, confidandomi che sono la sua più grande debolezza, e una tonnellata di Pallini Acidi.
–Mio nonno materno ne va matto, ma mia nonna non gli permette di mangiarli… Mi adora quando glieli mando di nascosto– confessa, lasciandomi finalmente portare un paio di buste, le più leggere, però.
–Mio nonno materno è uguale, anche se, essendo un dentista, non gli piacciono molto i dolci, perchè rovinano i denti– replico, masticando un Bignè Fatato. –Quando posso gli compro i Filidimenta interdentali. Li adora, ma nonna non li ritiene all’altezza del filo interdentale babbano e gli fa rilavare i denti.
Scorpius ridacchia e mi chiede –Hai freddo?
Gli faccio segno di no e aggiunge –Bene. Ho pensato che potremmo fare una passeggiata fino alla Stamberga Strillante.
–Ok. È brutto, però, che la mia famiglia mi abbia tolto tutto il divertimento– mi lamento mentre camminiamo.
–In che modo ti hanno tolto il divertimento, scusa?
–Mi hanno rivelato perchè tutti la credono infestata e la vera causa dei rumori che le sono valsi il nome.
Scorpius mi guarda, incuriosito.
–E no, non te lo dico, non rovinerò l’esperienza anche a te.
–Ti prego– mi supplica, strattonandomi un braccio e fissandomi con i suoi ammalianti occhi grigi. –Se non me lo dici chiederò ad Albus.
–E va bene– cedo, allontanandolo. –Ma non devi venire a lamentarti, dopo. Decenni fa, quando i nostri nonni frequentavano Hogwarts, c’era un gruppo di quattro amici che si facevano chiamare i Malandrini: James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Pettigrew. Credo che questo lo sappia, se n’è parlato a Storia della Magia. Comunque…
–Remus Lupin– mi interrompe Scorpius. –È forse parente di Teddy Lupin? Allora, in un certo senso, è anche un po’ mio parente.
Non sono un’appassionata di genealogia, ma so benissimo che Narcissa Malfoy era una Black, sorella di Andromeda Tonks, la nonna di Teddy, quindi lui e Scorpius sono cugini.
–Comunque, Remus Lupin era un lupo mannaro; per celare la sua condizione agli altri studenti il preside fece costruire un tunnel sotterraneo, sulla cui entrata fece piantare il Platano Picchiatore per tenere lontano i curiosi, che collegava la scuola alla Stamberga Strillante– riprendo tutto d’un fiato, per impedirgli di interrompermi un’altra volta. Mi fermo per riprendere fiato e Scorpius mi offre una caramella, che accetto. –I rumori sinistri uditi dagli abitanti del villaggio erano prodotti da Lupin durante le trasformazioni.
Sorrido e succhio la caramella… finchè non avverto il suo orrendo sapore. Mai provato nulla di simile, giuro. Tossisco e sputo il piccolo confetto beige sulla neve.
–Merlino!– esclamo, asciugando la lacrima sufggita da un mio occhio. –È la cosa più abominbevole che abbia mai assaggiato. 
Scorpius è piegato in due, e poco manca che si rotoli dalle risate.
–Idiota! Hai almeno sentito mezza parola di quel che ho detto?
Smette di ridere, si asciuga gli occhi e risponde –Certo che ho sentito. Chiedi ad Albus, sono secchione quasi quanto te, e non avevo idea che la caramella avesse quel saporaccio.
Sta ancora ridacchiando, ma un improvviso movimento dei caspugli mi distrae. Estraiamo in sincrono le bacchette: questa parte di bosco fa parte della Foresta Proibita, perciò non si sa mai cosa potrebbe nascondersi nell’ombra, in attesa di farti la pelle.
–Probabilmente è una coppietta di piccioncini tubanti– asserisce Scorpius, mi prende la mano e mi riporta al villaggio, ma prima, per buona misura, scaglia una Fattura Pungente sul cespuglio.

Nota dell’autrice:
Nel prossimo capitolo: la fine della giornata di Rose.

Nota della traduttrice:
Non so voi, ma al posto di Mariah mi sarei posta le sue stesse domande… Rhet non è certo un santarellino!
E, al posto di Rose, mi sarei fatta comprare quella collana, dalla descrizione sembra stupenda! *.*
Ps: grazie ad AryYuna, as always, a chiara_centini, Zia Isa, che hanno recensito il capitolo precedente, a Blair954 e write00, che hanno recensito e messo la storia, rispettivamente, tra le  preferite e le seguite, dandelion17, elles, Irenella_12,  e _I_Will_Be, che seguono GAW, e a MoganoThestral7629, che la preferisce. Thanks a lot! Se il capitolo vi è piaciuto (e vi fa piacere) lasciate una recensione, le manderò all’autrice (tradotte) e, se dovesse rispondere, vi posterò la risposta (tradotta) tramite il servizio di replica di efp.

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Capitolo 11
*** Rose si mette in gioco ***


La giornata di Rose, seconda parte. Enjoy! ^^
 
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Capitolo 11: Rose si mette in gioco

Rose

Dopo la visita alla Stamberga Strillante ci dirigiamo ai Tre Manici di Scopa, straripante di studenti. Scorpius riesce nell’impresa di procurarci un tavolo e si fa largo a spintoni fino al bancone, dove ordina due Burrobirre, rifiutandosi di farmi pagare la mia. Quando fa ritorno al tavolo punta il bicchiere verso un separè.
–Hai degli ammiratori– scherza.
Mi volto e vedo i miei cugini e il mio capitano fissarmi straniti.
–Mi domando cosa abbiano fatto fino ad ora– dico tra un sorso e l’altro di Burrobirra, godendo del caldo tepore che si diffonde nel mio corpo.
–Non ne ho idea, ma Perry non ha un’aria felice.
–Non mi stupisce, ha dovuto trascorrere una giornata con i miei cugini. Credevo si sarebbe tirata indietro, detesta James.
–Chi detesta James?– domanda Albus, comparso dal nulla sulla sedia vuota alla mia destra.
–Amelie– rispondo io, guardandolo con gli occhi ridotti a fessure. –Ti hanno mandato a spiarci?
–No– sbuffa Albus, quindi tira un “amichevole” pugno a Scorpius sulla spalla, gesto che sorprende entrambi. –Un ragazzo non può salutare il suo migliore amico?
Gli scocco un’occhiataccia, sorridendo soddisfatta quando cede, confessando la verità.
–Oh, e va bene. Sì… più o meno. Non a spiarvi, però: James mi ha ordinato di venire qui e tentare di farvi litigare. “Sembrano troppo una coppia” sono state le sue testuali parole. Allora, com’è stata la vostra giornata?
–Grandiosa, amico. La tua?– chiede Scorpius, sorridendomi sopra la sua Burrobirra. 
Sorrido a mia volta e giocherello col bicchiere ormai vuoto.
–Normale, direi. James ci ha fatto fare il giro di Hogsmeade di corsa, vietandoci di fermarci nei negozi, quindi niente shopping. Peccato, speravo di rifornirmi di dolci di Mielandia, ma a quest’ora è tutto chiuso.
Ruba a Scorpius il suo bicchiere e ingolla un sorso di Burrobirra.
–È per questo che Amelie è così arrabbiata?
–Per questo, e perchè James l’ha spinta in un sacco di cumuli di neve– risponde Albus con un sorriso. –Vedo che invece voi avete fatto spese. Vi siete fermati in ogni negozio di Hogsmeade?
–Quasi. Ho comprato i regali di Natale!– esclama Scorpius, sventolando sotto il naso di mio cugino la famosa lista. Si danno il cinque e io sollevo il bicchiere in segno di approvazione.
–Ottimo. Ma ti toccherà comunque accompagnarmi per un giro di shopping natalizio per la moltitudine di miei cugini la prossima gita, sappilo– replica Albus, scolandosi la mia Burrobirra fino all’ultima goccia. –Pronti a tornare a scuola? Vengo con voi.
Scorpius getta un’occhiata rassegnata al suo bicchiere vuoto.
–Possiamo andare. O vuoi restare ancora un po’, Rose?
Gli faccio capire che possiamo andare e mi infilo la giacca, camminando incollata a Scorpius mentre Albus va a passo di marcia poco avanti a noi.
–Non hai la sensazione che volesse a tutti i costi farci uscire dal locale?– mi domando, posando gli occhi sulla schiena di mio cugino.
–Ha bevuto quasi tutta la mia Burrobirra!– gnaula Scorpius. –Ed è la parte migliore delle gite ad Hogsmeade!
Rido e scrollo le spalle, ma mi sorgono dei sospetti quando Amelie, James e gli altri miei cugini ci seguono fino alla carrozza, insistendo per fare ritorno a scuola insieme a noi.
I miei cugini sono rumorosi e invadenti, persino più del solito, se possibile, per cui riesco a stento a scambiare due parole con Scorpius durante il viaggio.
Alzo gli occhi al cielo quando Scorpius mi porge la mano per aiutarmi a scendere dalla carrozza e mi consegna alcune delle sue buste, prima di avviarci verso il castello.
I miei cugini si azzuffano per smontare dalla carrozza: ognuno di loro pretende di uscire per primo.
–Allora, ti sei divertita almeno un po', oggi?– mi chiede Scorpius.
Mi sorride incurvando le labbra in modo ammiccante, chiaramente sperando in un “si”, e sono sul punto di replicare quando una palla di neve lo colpisce alla nuca. Il freddo umido della neve lo fa sobbalzare, ed entrambi ci voltiamo per fulminare con lo sguardo James. Nessuno si muove quando mi abbasso e raccolgo due mucchietti di neve nelle mani.
–No– rispondo, passando una palla di neve a Scorpius. –Mi sono divertita un mondo, e il meglio è ancora da venire. 
Modelliamo la neve e lanciamo in contemporanea i “proiettili” contro James.
Gli altri cugini, offesi per non essere stati inclusi nella lotta, si uniscono alla battaglia e cominciano a bombardare senza sosta Scorpius e me.
Ci ripariamo dietro un albero, abbandoniamo le borse sul manto nevoso e riprendiamo a formare palle di neve, ma siamo due contro cinque, siamo spacciati.
Tutto sembra perduto, quando in nostro soccorso giunge un gruppetto di piccoli Serpeverde, che non resistono alla tentazione di correre fuori dalla loro carrozza e unirsi a noi.
Il loro arrivo distrae i miei cugini e ci permette di riguadagnare terreno.
–Romeo!– grida Scorpius a suo cugino, che ha seguito i ragazzini fuori dalla carrozza. 
Il mezzo Italiano gli fa segno di aspettare un momento, mentre con l’altra mano aiuta Ruth, una mia compagna di squadra, a smontare dalla vettura della scuola. Restano fermi per un attimo a guardare la nostra piccola guerra, prima di prenderne parte. Ruth viene chiamata da uno dei piccoli Serpeverde, assalito da Fred, e Romeo raggiunge me e Scorpius, schivando un tiro di Louis.
Mi tende la mano, ma il cugino, in mezzo a noi, la spinge via.
–Romeo, Rose. Rose, Romeo. Cugino, amica– grida per sovrastare il chiasso dei miei cugini. –E ora… facciamo mangiare la neve a questi idioti! 
A un certo punto ci alleiamo con Ruth e i ragazzini del terzo anno, e James e Amelie danno inzio alla loro battaglia personale.
Scorpius comprende che si sono dimenticati di noi e mi fa segno con la testa di entrare nel castello; una benedizione per le mie povere mani, che non avrebbero potuto sopportare altro freddo.
Facciamo ritorno alla scuola sottobraccio, deridendo James, cui Amelie sta cambiando i connotati a suon di pugni.
Scorpius mi consente di andare nel mio dormitorio a cambiarmi, mentre lui deposita i suoi acquisti. Non sapendo cosa mi consiglierebbe Dom, metto una semplice gonna nera e calze di lana verdi. Tengo la maglia, però, tanto è asciutta. La neve ha reso più crespi i miei capelli, ma mi piacciono così e mi risparmio una passata di Tricopozione Lisciariccio*. 
Raggiungo Scorpius in Sala Grande, dove mi sta aspettando con tanto di libri; mi fa sedere al tavolo di Serpeverde, accanto a suo cugino.
Romeo è ancora bagnato fradicio per via della battaglia a palle di neve, ma sembra felice. Ci racconta cosa è successo dopo che ce ne siamo andati: Amelie ha riempito di neve le mutande di James, i piccoli Serpeverde si sono lanciati su Fred e l’hanno spinto nel lago, e il resto dei miei cugini ha abbandonato il campo a causa del freddo pungente, lasciando James e Fred a cavarsela da soli
–E voi?– ci chiede. –Come passerete le vostre ultime due ore insieme?
–Rose mi darà una mano con i compiti di Trasfigurazione– risponde Scorpius, passandomi un panino.
–Andiamo, Scorpius! Da te mi aspettavo qualcosa di meglio– commenta Romeo con un’allusiva alzata di sopracciglia.
Non manco di notare che parecchie ragazze stanno fissando i due che siedono vicino a me, e non posso dar loro torto.
È proprio vero che ogni famiglia ha dei caratteri distintivi: la mia i capelli rossi e le lentiggini, i Malfoy-Zabini lineamenti fini e fisico atletico. 
Scorpius e Romeo, per quanto simili fisicamente, sono molto diversi caratterialmente: il primo è chiuso e riservato, il secondo socievole ed espansivo. Più diversi di così non si può!
L’aspetto, invece, è quasi identico, con l’unica differenza che Scorpius ha i capelli biondi e la pelle chiara, mentre Romeo è bruno con la pelle scura ereditata dal padre.
Nel corso della cena noto che Ruth, seduta all’altra estremità della panca in compagnia dei ragazzini che l’hanno “comprata”, guarda spesso nella nostra direzione; le sorrido ogni volta, ma i suoi occhi non si posano mai su di me, bensì sul qualcuno seduto alla mia sinistra: Romeo. Registro questa informazione per quando tornerà utile.
Andiamo in biblioteca e ci sediamo ai posti migliori, due comode sedie in fondo. C’è un silenzio tombale, probabilmente dovuto al fatto che è sabato e c’è stata una gita ad Hogsmeade, quindi molti preferiscono stare in Sala Comune.
Sto spiegando a Scorpius un esercizio che non gli è molto chiaro, quando mi accorgo che mi sta fissando con espressione vacua.
–Niente da fare, qui non resta niente– sospira, picchiettandosi la testa. Poi controlla l’ora. –Mancano quindici minuti allo scadere delle dodici ore, ti va di fare qualcosa di divertente?
Mi mostra un sacchetto di Caccabombe.
–Dove le hai prese?– sibilo, assicurandomi che la bibliotecaria non sia nei paraggi: il possesso di articoli proibiti ti fa guadagnare una settimana di punizione.
–Me le ha date Romeo a cena. Pensavo che potremmo fare una sorpresa ai tuoi cugini…
Sogghigno. I miei doveri di Prefetto mi imporrebbero di confiscargliele e metterlo in punizione, ma…
–Sei padrone del mio tempo per altri quindici minuti, ogni tuo desiderio è un ordine, per me– asserisco mentre ripongo in borsa i libri.
Cinque minuti dopo siamo davanti all’ingresso della Sala Comune di Grifondoro, armati di Caccabombe.
–Merlino, se mi beccano sono finta!– esalo, prima di dire la parola d’ordine alla Signora Grassa. I Prefetti conoscono le parole d’ordine di tutte le Sale Comuni.
Scorpius resta nascosto in corridoio: la sua presenza sarebbe sospetta, mentre io posso passare inosservata, non è certo la prima volta che vado dai miei cugini nella loro Sala Comune. Mi preoccupa il fatto che sia gremita di studenti, però.
–Rose! Che ci fai qui?– mi chiede Julien.
–Cerco i miei cugini. Li hai visti?– chiedo di rimando, nascondendo le Caccabombe in tasca: spero non esplodano proprio adesso.
–Hanno preso possesso del divanetto– dice, indicando una piccola folla. –Tengono in ostaggio il tuo capitano.
Annuisco cupamente. Mi domando cosa le stanno facendo. Individuo un paravento vicino al camino, un nascondiglio perfetto, e mi ci infilo subito. La visuale di James e Amelie è perfetta. L’imbecille le sta facendo mangiare a forza delle Gelatine Tuttigusti più uno, e non quelle dai gusti normali, quelle della sua collezione; da anni James colleziona le Gelatine che ritiene abbiano gusti nauseabondi in base al colore. Mi sono sempre chiesta cosa ne avrebbe fatto, e ora so la risposta.
Amelie ha dipinta in faccia un’espressione nauseata quando James le mette in bocca una gelatina blu pallido, sotto gli sguardi divertiti e le risate dei miei cugini.
È il momento: ora o mai più.
Mi guardo intorno per accertarmi di non essere vista, quindi tiro fuori dalla tasca le Caccabombe.
Le faccio esplodere quando sono a distanza di sicurezza, sperando che Amelie non venga mai a sapere che sono stata io a rendere la sua orribile giornata orribile e puzzolente.
Non mi fermo a odorare la buona riuscita della missione e corro fuori dal ritratto. Fortunatamente nessuno mi ferma, sono troppo occupati a ridere dei miei cugini.
Scorpius è di fronte al quadro quando esco di corsa in corridoio; lo prendo per mano e corriamo lungo il corridoio. Solamente quando mi convinco che nessuno ci sta seguendo lo trascino in un’aula vuota e scoppio a ridere.
–Devo supporre che è la missione è compiuta– dice il mio amico, divertito almeno quanto me.
–Alla perfezione– esalo tra le risate, sollevando lo sguardo dal pavimento. –Se i miei cugini dovessero scoprire che sono stata io dovrei dire addio alla vita, però.
Scorpius ride di gusto.
–Vieni, ti accompagno alla tua Sala Comune, le dodici ore sono terminate.
Mentre ci dirigiamo verso la mia Sala Comune gli racconto di Amelie e della tortura che James le stava infliggendo. Mi confida di avere una collezione simile anche lui. Sarà una cosa da maschi.
–Senti, visto che non siamo riusciti a finire i compiti oggi… che ne dici di vederci domattina, sempre in biblioteca? Nel pomeriggio ho gli allenamenti– mi propone, mentre la scala a chiocciola che porta alla mia Sala Comune diventa visibile.
–Suona come un appuntamento– replico, pentendomene immediatamente: l’ultima parola mi è uscita di bocca prima che riuscissi a fermarmi. –Va bene dopo colazione?
Mi blocco sul primo gradino e mi giro verso Scorpius, che sta annuendo per dirmi che è d’accordo.
–Mi sono divertita davvero tantissimo, oggi, Scorpius.
–Anche io. Dovremmo rifarlo, una volta di queste.
Mi rivolge uno dei suoi mitici sorrisi luminosi, quelli in cui mostra i denti perfetti e bianchissimi, curva in su gli angoli della bocca e una deliziosa fossetta appare sulla sua guancia sinistra. È uno spettacolo.
Dopo un attimo di smarrimento annuisco e lo saluto agitando debolmente la mano, prima di precipitarmi su per le scale fino al mio dormitorio. Aspetto un attimo prima di entrare, toccandomi le guance, rosse e accaldate, nel tentativo di raffreddarle.
Suona come un appuntamento.

Nota dell’autrice:
Nel prossimo capitolo risate e romance a volontà con Coraline e il ragazzo misterioso!

Note della traduttrice:
Sono l'unica che, quando ha letto il nome del cugino di Scorpius, ha pensato a "Romeo, er mejo der Colosseo", quello de "Gli Aristogatti"? XD
Non mi stancherò mai di ringraziare la mia beta e chi legge questa storia, in particolare a chiara_centini, GinnyW e write00, che hanno recensito, a potterinaballerina, che ha recensito e messo la storia tra le preferite, a JarOfHearts e Sarettamilan, che pure hanno inserito GAW tra le preferite, e a Ramosa12 e Ketry, che la seguono.

* La Tricopozione Lisciariccio è, come si può intuire dal nome, una pozione che riesce a domare anche la chioma più crespa (la usa Hermione in "Harry Potter e il Calice di fuoco" in occasione del Ballo del Ceppo).

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Capitolo 12
*** Tre improbabili Cupido ***


Nota dell’autrice: 
Vi presento alcuni dei miei personaggi preferiti: Coraline e i suoi “compratori”. Il nome di uno di loro è un omaggio alla Marvel Comics. 

 
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Capitolo 12: Tre improbabili Cupido 

Coraline

Marvel Jordan è un tipo interessante: è amico del clan Potter-Weasley, è stato cresciuto da un vero e proprio artista dello scherzo e quando apre bocca mezza scuola pende dalle sue labbra; inoltre, gli fa comodo essere anche un bel ragazzo: ha i capelli neri e ricci che gli cadono in continuazione sugli occhi verdi, la pelle olivastra e un fisico di tutto rispetto.
Sembra piacere a tutti, per questo sono sospettosa sulla ragione che l’ha spinto a “comprare” me, Coraline Darcy, l’essere più anonimo che sia mai esistito.
Riporto sulla spalla la spallina del reggiseno che era caduta ed esamino la mia immagine riflessa nello specchio. Sono una ragazza, su questo non ci sono dubbi: due gambe, due braccia, organi riproduttivi femminili. Ho un naso - troppo grosso per i miei gusti - piazzato al centro esatto del viso, sotto un paio di banali occhi azzurri, adesso abbelliti da ombretti e mascara, sopra un paio di labbra rosee e sottili che si aprono soltanto per dire la cosa sbagliata. I miei lunghi capelli biondi, tagliati nella maniera più normale possibile, cadono sulle spalle, lisci come spaghetti. Sono goffa, allampanata e diligente, forse troppo, e devo riflettere prima che mi venga in mente una replica arguta ad una qualche battuta; di solito, quando finalmente trovo la risposta giusta da dare, ormai il momento è passato.
Marvel e io siamo praticamente agli antipodi, e dovremo passare insieme dodici ore.
“Merlino, salvami, mi renderò ridicola di sicuro!”
Beh, perlomeno, grazie a Dominique Weasley, sarò carina come non mai mentre lo faccio.
Mi ha fatto indossare un paio di jeans larghi, per far sembrare meno esili le mie gambe, una maglia dei Falmouth Falcons presa dal mio baule, a righe orizzontali bianche e grigie e un falco sulla schiena, coperta da un chiodo con la cerniera diagonale che, se non sbaglio, appartiene a Nell, e che mi piace un sacco. Per mia fortuna riesco a nascondere nelle tasche i guanti e il cappello scarlatti lavorati ai ferri, prima di precipitarmi a perdifiato in Sala Grande. 
Saluto il mio capitano quando le passo accanto: lei e i cugini “Wotter” stanno uscendo dalla Sala; i miei occhi non riescono a trattenersi dal posarsi più a lungo che sugli altri, su una testa rossa in particolare. Lui, però, non se ne accorge, non se n’è mai accorto, e continua a parlare spensierato con un cugino più giovane.
Mi vien voglia di prendermi a calci quando le mie guance si tingono di rosso; fingo di trovare interessanti le candele che fluttuano davanti a me, sebbene il mio entusiasmo sia scemato il giorno in cui una candela, sospesa sopra la mia testa, ha rovesciato cera bollente addosso all’ingenua me stessa di undici anni.
Marvel è seduto con un gruppo di amici che comprende alcune ragazze ridacchianti, i gemelli Scamander e Julien Shoal. Resto in piedi dietro di loro, dondolandomi nervosamente per un po’, prima che Julien mi noti.
–Ciao! Pronta per oggi?– mi chiede. –Siamo stati svegli tutta la notte a stilare una lista di cose da far fare a te e Marvel.
Emetto un suono intelleggibile, incerta su se e cosa rispondere. 
–Ho sentito dire che Rosie se l’è aggiudicata Malfoy. James è andato fuori di testa: quando è tornato nella Sala Comune dopo l’asta ha radunato tutti i cugini - soltanto i maschi, però, le ragazze hanno preferito tenersene fuori - e hanno complottato per rovinarle la gita. Fred avrebbe voluto unirsi a voi, oggi, ma è costretto a pedinare Rose in giro per Hogsmeade su ordine di James.
Distolgo lo sguardo da Julien non appena Marvel esclama – Julien! Sono le otto e un minuto, stai rubandomi tempo prezioso da trascorrere con Coraline.
Allontana le ragazze, si alza e mi cinge le spalle con un braccio. Tutto quello a cui riesco a pensare è che avrò lo stesso odore della sua ascella.
Lorcan e Lysander lo seguono a ruota e ci dirigiamo fuori dal castello alle carrozze.
–Julien non viene con noi?– chiedo, mentre siamo in fila con gli altri studenti in attesa di una carrozza. Julien è l’unico Grifondoro col quale non mi sento a disagio.
–Nah, si è trovato una ragazza– mi informa Marvel. –Una Tassorosso di nome Lyla, o qualcosa del genere.
Dopodichè cala un muro di silenzio.
Sento che il giubbotto da motociclista di Nell sta gradualmente impregnandosi dell’odore di Marvel: Nell mi ucciderà.
Tuttavia non rimuove il suo braccio dalle mie spalle, neanche quando saliamo sulla carrozza. Sono schiacciata tra lui e i gemelli Scamander, ma credo comunque di stare meglio di Ruth, seduta di fronte a me in mezzo a quattro tredicenni Serpeverde, due per lato. Non appena giungiamo al villaggio i ragazzini si fiondano sulla Main Street, e Ruth mi rivolge una smorfia rassegnata prima di seguirli, fermandosi un attimo a raccogliere il cappello di uno di loro, finito sulla neve.
Marvel si decide finalmente a lasciarmi libera, e mi aiuta a scendere dalla carrozza senza cadere. Non so come ma ci riesco ugualmente, meno male che c’è lui ad afferrarmi. Sbuffo ma non proferisco parola.
–Ok, ragazzi, diamoci una mossa– esclama Marvel, estraendo da una tasca un pezzo di pergamena. –Prima fermata: Mielandia. Coraline assaggerà per noi la loro nuova gamma di dolci.
–Non sembra male– mi dico. 
Marvel, che mi sta praticamente addosso, mi sente e scoppia a ridere, con mia grande sorpresa.
–Lo vedremo– risponde, uno scintillio malizioso nello sguardo.
Mi sbagliavo. In occasione della festa di Halloween il negozio ha ordinato dolci terrificanti all’ultimo grido. Mi propinano il Piede di Troll, dal sapore terribile quanto il nome, che mi tinge la lingua verde vomito, il Nido di Acromantula, che ti dà la sgradevole sensazione che decine di ragni ti brulichino in bocca, e i nuovi Pallini Acidi, al gusto di zucca e con doppia dose di acido, che mi perforano la lingua.
Marvel compra una scorta di ognuno di essi.
–Dove si va adesso?– domando, issandomi sulla spalla la busta ricolma di suoi acquisti.
Marvel me la toglie di dosso e passa di nuovo un braccio intorno alle mie spalle.
–La Testa di Porco. Non è sulla lista, ma ho pensato di aggiungercelo– risponde, divertito. –Ti faremo bere il Whiskey Incendiario.
–Non posso, sono minorenne– replico, le mani sui fianchi, sbattendo i piedi per terra.
Il suo sorriso si allarga alla vista della mia espressione determinata.
–E dai, tesoro. Cinque minuti, il tempo di un bicchierino, e usciamo. Non lo saprà nessuno. Inoltre il vecchio Aberforth è quasi completamente cieco e non dice mai di no a un cliente pagante: digli che hai venticinque anni e se la berrà.
Si avvia in direzione del pub, io, invece, resto ferma dove sono.
–E va bene. Ti avevo dato la possibilità di seguirmi di tua spontanea volontà, ma sembra che tu preferisca fare la difficile. Ti ho comprata all’asta, bella, perciò per dodici ore farai quello che ti dico, chiaro?
–Ci sono dei limiti– gli ricordo.
–Li ho letti con attenzione: non c’è scritto da nessuna parte che mi è vietato offrirti superalcolici.
Mi strizza l’occhio con fare complice e mi prende per mano.
–Avanti, su. Sarà divertente!
Mi mastico la lingua mentre penso a come ribattere, ma non trovo argomenti validi, per cui mi lascio trascinare lungo la strada, scortata dai gemelli Scamander. Lasciamo la Main Street per imboccare un viottolo laterale che ci porta ad una locanda malandata. L’insegna sopra la porta recita “Pub Testa di Porco”, e c’è, effettivamente, una testa di cinghiale tagliata di fresco, che gocciola sangue sull’ingresso. Marvel apre la porta e mi spinge dentro per prima. 
L’interno del locale è, se possibile, ancora più malconcio e lurido dell’esterno; non ci sono altri clienti, solo un vecchio dietro il bancone che intuisco essere Aberforth Dumbledore.
–Chi va là?– grugnisce, smettendo di pulire i bicchieri. –Che volete?
–Che domande: bere– risponde Marvel, spingendomi verso il bancone. –Un Whiskey Incendiario.
–Tre Falci e uno Zellino.
L’uomo tossisce rumorosamente e si volta a prendere un bicchiere, lo pulisce con uno straccio talmente lercio da rendere il bicchiere più sporco di prima e lo riempie fino all’orlo di liquido ambrato che scende da una bottiglia senza etichetta.
Faccio scivolare la mano sul bancone per prendere il bicchiere mentre Marvel mette nella mano tesa di Aberforth la somma richiesta.
–Giù tutto d’un fiato, Coraline!– esclama, dandomi una pacca sulla schiena, poi si siede su uno sgabello per godersi lo spettacolo.
Annuso cautamente la bevanda prima di berla; sto bene attenta a non toccare con le labbra il bicchiere sudicio e mando giù il whiskey.
Ho già bevuto alcolici in passato - non sono la Corvonero santarellina che tutti credono - ma mai Whiskey Incendiario; mi brucia le viscere mentre scende lungo l’esofago, facendomi lacrimare gli occhi. Tossisco e ansimo, colpendomi il torace quando il bruciore si sposta in basso, a livello dello stomaco e si diffonde a tutto l’addome. Alla fine, il bruciore si placa.
–Merlino, è schifoso!– tossisco.
Lorcan e Lysander, che fino a  quel momento erano rimasti in silenzio, scoppiano improvvisamente a ridere, lasciandomi basita. Lorcan, il gemello col naso più lungo, si riprende per primo e afferra il bicchiere; mi sorride e, senza il benchè minimo problema, manda giù un lungo sorso di whiskey.
–Esibizionista– borbotto, contrariata, con il risultato che il suo sorriso si allarga.
I ragazzi si passano il bicchiere, bevendo ognuno un sorso di whiskey, infine lo ridanno a me. Cerco di ingoiarlo in un sol sorso come fanno loro ma brucia troppo, e finisco col tossire di nuovo, stringendomi la gola.
–Ebbene?– domando loro, guardando il bicchiere ormai vuoto. –Che effetto credete avrà il Whiskey Incendiario su di me?
Si limitano a scrollare le spalle.
–Solo il tempo ce lo dirà.
Marvel mi prende per mano e mi porta fuori dal pub.
–Andiamo da Zonko, su!
Zonko è poco distante; in meno di un minuto siamo davanti alla porta, che si apre con uno scampanellio. Non c’è molta gente nel negozio, ma tra questi riconosciamo un volto familiare.
–Fred!– lo saluta Marvel. –Ti sei liberato dalle grinfie dei tuoi cugini? Ti va di unirti a noi? Stiamo facendo fare un giro turistico a Coraline.
Avvampo, ma stavolta posso dare la colpa all’alcool.
–Sapete che mi piacerebbe– risponde. –Ma James mi sta aspettando. Sono qui soltanto per consegnare al proprietario una lettera di mio padre: vorrebbe affittare alcuni scaffali per vendere i suoi scherzi a Hogsmeade, dato che non è riuscito ad aprire una filiale.
“Quegli scherzi sono vietati a scuola…”
La frase è sulla punta della mia lingua, ma riesco a trattenermi, quindi divengo preda di un accesso di tosse, che mi fa agitare come una pazza. Lysander mi si avvicina e mi dà violente pacche sulla schiena, finchè non alzo una mano ed esalo –Sto bene.
Marvel e Fred restano in disparte a guardare, faticando a reprimere le risate.
–Devo andare– dice Fred dopo qualche secondo. –Ci vediamo a cena.
Si allontana ed esce dal negozio. Lo guardo andare via, e mi rendo conto troppo tardi si stare fissando il suo sedere. Mi giro prontamente dall’altra parte, sperando che nessuno se ne sia accorto, ostentando nochalance e sbattendo contro un espositore di mazzi di Carte Esplosive, che cade insieme a me sul pavimento. Digrigno i denti dalla rabbia e mi volto verso i tre che mi stanno fissando.
–Sbaglio, o stavi fissando il…– Marvel si ferma a pensare ad un modo carino di dirlo – didietro del mio amico?
–Ha un bel culo– squittisco, senza riflettere.
“Per le mutande rosa di pizzo di Merlino, mi prenderanno in giro a vita! Diventerò lo zimbello della scuola! Perchè il culo di Fred deve essere così attraente?”
Il diabolico trio è piegato in due dalle risate.
–Ha anche altre parti degne di nota!– aggiungo, mettendo le mani sui fianchi e scoccando occhiatacce. –Mi piacciono i suoi capelli. Hanno un bel colore. E i suoi occhi, sono molto intensi.
Marvel riprende fiato a sufficienza da replicare –Non ho nulla da ridire su cosa ti piace di quel ragazzo… Quello che mi chiedo è: perchè quel ragazzo? Insomma… Fred?
–Sono consapevole di quanto saremmo male assortiti come coppia, grazie tante– sibilo sarcastica.
Do una rapida occhiata all’orologio: è mezzogiorno. Ancora otto ore.
–Sai– interviene Lorcan, che fino ad ora non ha parlato, – non è poi così improbabile.
Lo guardiamo tutti allibiti.
–Lo è: lui è Fred Weasley, simpatico e burlone, io sono Coraline Darcy, Corvonero modello.
–No, Lorcan ha ragione– asserisce Lysander, squadrandomi dalla testa ai piedi. –Fred è un ragazzo, tu sei una ragazza… carina. Avete solo bisogno di… beh… lui una spintarella, tu una tonnellata di consigli, così magari inzierai a comportarti da persona normale.
Lo fulmino con lo sguardo.
Marvel sorride.
–Sfida accettata! Ragazzi, abbiamo una missione da compiere: far accoppiare, in tutti i sensi, il nostro amico Fred con Coraline!
–No, no, no. Sfida non accettata!– sbraito, agitando le mani con veemenza. –Non c’è nessuna missione da compiere! Onestamente, non me ne importa un accidente di lui, è solamente una cotta adolescenziale.
–E da quanto dura questa… cotta?– domanda Lysander, cingendomi le spalle. 
Bleah. Altro sudore ascellare sul giubbotto (che non è nemmeno mio).
La voce della ragione mi suggerisce di rispondere “dall’inizio di quest’anno”, ma l’istinto prevale e confesso la verità.
–Dal terzo anno. Ero scivolata su un gradino e mi ha aiutata a rialzarmi senza deridermi o lanciarmi incantesimi come mi sarei aspettata.
–E ha mai mostrato di… ricambiarti?
–È imperscrutabile. E poi cerco di tenerlo segreto.
Marvel sospira, poi si frega le mani.
–Pare che abbiamo per le mani un bel Kneazle da pelare. La missione ha inizio.

 
Nota della traduttrice:
Raramente un titolo è tanto azzeccato: i gemelli e il piccolo Jordan sono, effettivamente, un trio di Cupido altamente improbabili. Chissà se ce la faranno…
Quanto allo Kneazle, è un animale magico simile a un gatto, ma con la coda di leone. L’indole aggressiva e indipendente, ma affettuosa nei confronti del padrone, hanno fatto pensare che Crookshanks (Grattastinchi, in italiano) fosse un mezzo Kneazle.
Alla prossima!
Serpentina
ps: non passerà capitolo senza che ringrazi la mia beta, una vera grammar–nazi! Luv u, sis! Grazie di cuore anche a potterinaballerina e write00, che hanno recensito, a Opaleye, che ha recensito e messo la storia tra le seguite, a EmillySamuel e ilaila92, che pure seguono la storia, e ad ale_x10 e Coco_S, che l'hanno inserita tra le ricordate e tra le preferite, rispettivamente.

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Capitolo 13
*** Ruth, Corvonero... ma non troppo ***


Pubblico in anticipo causa esami. Meglio pubblicare un po' prima che farvi aspettare più del previsto, no?
La seconda parte della giornata di Coraline e la giornata di Ruth, la quale farà la conoscenza di un Serpeverde che… Ma che dico? Basta spoilers! Enjoy! ^^

 
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Capitolo 13: Ruth, Corvonero... ma non troppo

Coraline 

– Okay– ammette Marvel, – la cena non è andata tanto bene.
Non è andata tanto bene?
NON È ANDATA TANTO BENE?
Il folle piano di Voldemort non è andato tanto bene. La cena è stata un completo e assoluto disastro!
Tutto è cominciato quando Fred si è seduto a tavola. Per celare la mia gioiosa sorpresa mi sono allungata sul tavolo e ho preso un panino; ritirando il braccio, però, ho urtato con il gomito un bicchiere, rovesciandone il contenuto, succo di zucca, sul cavallo dei pantaloni di Lorcan.
Dimentica di essere una strega, ho preso un tovagliolo e ho cercato di pulire, dando vita a uno spettacolino comico vietato ai minori che mi è valso diverse guance rosse e occhiate imbarazzate .
Poi è arrivata la zuppa: Fred ha fatto una battuta e, ridendo a bocca piena, ho finito con lo sputacchiare la zuppa addosso a Marvel, seduto di fronte a me.
Ciliegina sulla torta, le rare volte che ho aperto bocca ne sono uscite solo idiozie, facendomi apparire come una schizzata demente. Naturalmente Fred se l’è svignata appena ha potuto.
–Mi chiuderò in dormitorio fino alla fine dell’anno e poi mi trasferirò in una comunità di monaci nepalesi… forse lì Fred non riuscirà a trovarmi– piagnucolo, tenendomi la testa tra le mani.
Al momento sono seduta in una nicchia nascosta insieme a quattro ragazzi; sì, quattro, Julien si è unito a noi, desideroso di prendere parte al piano. I commenti sulla mia incapacità di comportarmi da persona normale fioccano.
–Io ti trovo adorabile, Coraline– asserisce Julien, accarezzandomi una spalla con fare consolatorio. Lo guardo male. –Sì, insomma… adorabilmente pazza. Come Luna, la madre di Lorcan e Lysander.
Lo guardo malissimo. Luna Lovegood-Scamander è fuori di testa, venire paragonata a lei non mi fa certo piacere!
–Prepara la migliore torta di zucca del mondo– commenta Marvel, come se questo bastasse a farmi sentire meglio.
–Grazie, ragazzi, ma credo che Fred starebbe meglio con una ragazza normale, simpatica e dolce. Io non sono nessuna di queste cose, perciò è inutile tentare. Sospiro e guardo l’orologio: mancano cinque minuti alla fine delle dodici ore pagate. –Mi dispiace non aver fatto le cose sulla lista.
–Fa niente– risponde Marvel. –Tanto abbiamo stilato una nuova lista.
Mi porge un pezzo di pergamena spiegazzato con su scritto: far innamorare Fred di Coraline.
Gli sorrido, sinceramente toccata, e allargo le braccia per abbracciarlo; lui, però, mi mette una mano sulla faccia e mi spinge via alzando gli occhi al cielo.
–Non ho di meglio da fare, senza contare che sarà esilarante. Andiamo, per concludere la giornata in bellezza puoi accompagnarci nella nostra Sala Comune.
Lasciamo la nicchia di pietra e saliamo le scale. I ragazzi mi guidano alla loro Sala Comune e mi salutano. All’improvviso il ritratto si muove e qualcuno dai capelli rossi corre fuori, venendomi addosso e facendomi cadere distesa sul pavimento. Tento di divincolarmi, ma smetto quando avverto il profumo speziato della colonia di Fred Weasley.
–Mmm, sai di buono.
A parlare non sono stata io, per cui mi irrigidisco e, non appena il ragazzo che mi è caduto addosso si allontana quel tanto che basta a guardarlo in faccia lo riconosco.
–Fred!– squittisco con una vocetta acuta che non mi appartiene. Mi guarda con aria preoccupata, poi scrolla le spalle e annusa una seconda volta i miei capelli. Mi schiarisco la voce e, esercitando un perfetto autocontrollo - ho le labbra a pochi centimetri da quelle del ragazzo che mi piace da tre anni, dopotutto - ripeto, in tono più calmo –Fred. Ciao.
Smette di odorare i miei capelli e torna a guardarmi negli occhi.
–Scusa, Coraline– sospira, rimettendosi in piedi. Mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi e la stringo con forza, cullandomi nella meravigliosa sensazione che provo nel toccare la sua pelle. –Qualcuno ha fatto esplodere delle Caccabombe nella nostra Sala Comune, mentre tu, in questo momento, profumi di paradiso.
“Profumo di paradiso?”
–Coraline– mi riporta alla realtà Marvel, punzecchiandomi.
–Giusto. Sì– rispondo, liberando la mano dalla stretta di Fred: stavo letteralmente sognando a occhi aperti. –Ok. Cioè, no, non è ok, le Caccabombe fanno schifo.
Emetto una risatina folle e mi maledico mentalmente. È il momento di uscire di scena, e voglio farlo in grande stile, raccontando un aneddoto divertente e, per me, estremamente umiliante.
–Un’estate in cui Rose mi aveva invitata alla Tana, Albus ha riempito di Caccabombe il mio baule e le ha fatte esplodere. Ho dovuto buttare i miei vestiti, non sono riuscita a eliminare la puzza
Sì, è sufficientemente umiliante, ora posso darmela a gambe.
–È vero!– esclama Fred, ridacchiando. –Ricordo che dovemmo prestarti i nostri vestiti perchè i tuoi genitori erano in vacanza in Francia e non potesti tornare a casa a prenderne altri.
–Te lo ricordi?– pigolo, tingendomi di rosso.
–Certo che sì, stavi benissimo con i miei boxer e la maglia della divisa da Quidditch– risponde con una strizzata d’occhio, quindi si rivolge ai suoi amici. –Andiamo, compagni, vediamo se la cara, vecchia Mirtilla può darci asilo finchè la Sala Comune non tornerà agibile.
–Ciao, Coraline– mi salutano in coro prima di andarsene, lasciandomi da sola di fronte alla Signora Grassa, che ha assunto una malsana sfumatura verdognola e sta trattenendo il respiro.
–Ci vediamo a lezione– aggiunge Marvel con un’eloquente alzata di sopracciglia. Resto lì impalata, lo sguardo perso nel vuoto, finchè l’odore nauseabondo delle Caccabombe non inonda le mie narici; rivolgo un’occhiata compassionevole alla Signora Grassa e fuggo via, sentendomi stranamente contenta della giornata appena trascorsa.

Ruth

Stivali? Ai piedi.
Cappello? In testa.
Espressione truce “alla Taytum”? In faccia.
Ho controllato la lista di cose da controllare? Sì.
Lancio un’occhiataccia fulminante ad Amelie mentre esco dal dormitorio, ma è troppo impegnata a maledire il nome dei Potter e la loro discendenza per accorgersene. In tutta onestà, sono contenta che se la sia aggiudicata lui, così non sarò l’unica della squadra a passare una giornata di merda. 
All’ingresso della Sala Grande sgraffigno dei muffin di zucca, che divoro voracemente, scrutando la Sala in cerca dei cretinetti, ehm, adorabili, piccoli Serpeverde che mi hanno comprata.
Si vede che i Serpeverde non mi stanno simpatici?
Finalmente li individuo in mezzo agli altri del terzo anno e avanzo verso di loro, quindi afferro per il colletto della camicia quello con la pelle scura quasi quanto i capelli.
–Ok, ragazzini– tuono, costringendolo a guardarmi in viso. –Avete pagato per dodici ore insieme a me, perciò muoviamoci: prima si parte, prima si torna.
Il piccoletto si divincola e richiama l’attenzione di tre suoi amici, poi torna a guardarmi.
–Io sono Sal Zabini– si presenta, –e loro sono Perseus Flint, Gavin Dale e Steel Graham.
Flint ha capelli castani, occhi piccoli, e il mantello nero d’ordinanza sopra un maglione color polpa di avocado, Dale capelli biondi e pelle rosea da maialino e Graham una massa di capelli castani spettinati e, a giudicare dall’odore, un disperato bisogno di lavarsi. Mi rivolgono quattro identici ghigni perfidi. 
“Puah! Viscide serpi!”
–Ruth Taytum– rispondo io, ricambiando il ghigno. –E adesso andiamo.
Con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia corrono a mettersi in fila per accaparrarsi una carrozza, ridacchiando come le serpi infide che sono. Graham dà uno spintone a una ragazzina di Tassorosso, che rovina a terra. La aiuto ad alzarsi e lo obbligo a chiederle scusa a forza di sberle.
–Se ne ricorderà se in futuro dovessi chiederle di uscire, pezzo di idiota!– sbraito, facendolo infuriare; noto con piacere, però, che un lieve rossore gli ha colorato le guance pallide.
Alla fine arriva il nostro turno e i ragazzini mi spingono nella prima vettura libera che vedono, già occupata da Coraline e i suoi compratori. Ci stringiamo sull’altro sedile: io al centro, Zabini alla mia destra e Flint alla mia sinistra.
I serpentelli schizzano fuori dalla carrozza non appena si ferma. Dale, nella corsa, perde il cappello, che recupero e pulisco dalla neve. Mi affretto a raggiungerli da Mielandia, fulminando con lo sguardo chiunque osi rivolgermi occhiate derisorie o, peggio, compassionevoli.
Dopo aver speso una somma considerevole in caramelle mi caricano delle loro buste e si dirigono al negozio di accessori per il Quidditch.
–L’anno prossimo, mio cugino Scorpius mi farà entrare in squadra come Cacciatore– dichiara il piccolo Zabini mentre esamina un manico di scopa. –Prenderò il posto di mio fratello e farò vincere a Serpeverde la Coppa di Quidditch!
“Sicuro! Come no!” penso, ma ho l’accortezza di tenere la bocca chiusa.
Da Zonko il quartetto acquista Caccabombe in quantità sufficiente ad appestare l’intera scuola per i prossimi dieci anni, poi mi trascinano ai Tre Manici di Scopa. Scelgono un tavolo in fondo al locale e mi permettono di posare le numerose buste di scherzi e caramelle.
–Vai a prenderci da bere– ordina Sal, una luce malandrina nello sguardo. –Vogliamo assaggiare il Whiskey Incendiario.
Scuoto la testa in segno di diniego.
–Non se ne parla. Avete tredici anni.
–Grazie dell’informazione, regina dell’ovvio– replica Zabini con tale supponenza da farmi venire voglia di prenderlo a pugni. –È per questo che sarai tu a ordinarlo per noi.
Piego la testa di lato, riflettendo su quanto mi ha appena ordinato. Poi cedo.
–Ci sto. Fuori i soldi, però, il Whiskey Incendiario non è a buon mercato.
Mi consegnano i soldi senza fiatare e mi reco al bancone con una manciata di monete tintinnanti in tasca. L’ormai anziana Madama Rosmerta mi guarda con diffidenza, forse per via del mio sogghigno poco rassicurante, e le indico subito i piccoli Serpeverde nell’angolo.
–Quattro bicchieri di Whiskey Incendiario. Un quarto di whiskey, tre di Burrobirra– ordino, prima di avere un’idea. –Anzi, facciamo direttamente quattro Burrobirre, senza whiskey. Sono del terzo anno, non erano mai venuti qui prima d’ora.
A quel punto la donna mi sorride in segno di approvazione e mi passa quattro Burrobirre, che verso nei bicchieri mentre lei incassa il denaro.
Una volta tornata al tavolo i ragazzini ingollano le Burrobirre, che credono whiskey, in un solo sorso, e non posso fare a meno di ringraziare i loro genitori per non averli iniziati all’alcool in tenera età. Convinti di aver scolato una pinta ciascuno, si precipitano fuori dal locale.
–Weee!– strilla Graham, lanciandosi da una panchina, spaventando una coppia di signore anziane.
–Inflatus! Melofors! Tarantallegra!– grida Zabini, lanciando fatture a caso sugli altri studenti.
Flint sembra in preda a una crisi epilettica e Dale si rotola nella neve, cantando una canzone sugli Zuccotti di zucca.
Infine, ciliegina sulla torta, scoppiano tutti e quattro a ridere.
–Siamo sbronzi! Sììì!– urla Flint, tirando palle di neve in aria.
Accascio il mio didietro su una comoda panchina - magicamente liberata dalla neve e riscaldata - e mi godo lo spettacolo: questi imbecilli pensano di essere sbronzi!
–Che sta succedendo, qui?– chiede qualcuno, facendomi sobbalzare, terrorizzata all’idea che i Caposcuola siano già tornati da Londra. La paura svanisce quando noto che a parlare è stato un ragazzo della mia età, con ogni probabilità parente di quell’insopportabile piccoletto, Zabini, se la somiglianza non mi inganna.
–Romeo! Indovina!– trilla Zabini.
–Cosa?– sospira esasperato il più grande, che si siede accanto a me e ripone la bacchetta in tasca.
–Non te lo dico! Devi indovinare!
Lo sconociuto osserva i quattro tredicenni che si rotolano nella neve, quindi si gira verso di me.
–Li hai fatti ubriacare?– chiede.
Zabini è deluso dal fatto che l’altro abbia indovinato quasi subito, ma Dale tira in aria della neve, che ricade sulle loro teste, e scoppiano di nuovo a ridere.
Lo sconosciuto del mio anno apre bocca per dire la sua, ma lo fermo coprendogliela con la mano. 
–Non sono ubriachi– gli assicuro. –Hanno bevuto Burrobirra spacciata per Whiskey Incendiario.
Curva le labbra in un sorrisetto canzonatorio.
–Avrei dovuto immaginare che non avevi infranto una regola scolastica; sei Ruth Taytum, Corvonero esemplare.
–Sai chi sono?– esclamo, esterrefatta: ho sempre pensato di essere una ragazza senza nulla di speciale, che si confonde tra la folla, messa in ombra da Amelie, la fanatica di Quidditch, e Nell, la bella del gruppo.
–Sì. Giochi come Cacciatrice nella squadra della tua Casa– risponde, lui, facendosi più vicino sulla panchina. –Frequentiamo lo stesso corso di Trasfigurazione, ma, mentre tu siedi in prima fila e rispondi alle domande, io preferisco l’ultima fila, dove si copia meglio e ieri sera, all’asta, ti ha comprata mio fratello, che ha provveduto immediatamente a descrivermi nei dettagli cosa aveva intenzione di farti fare oggi. Ha parlato senza sosta per un’ora! A giudicare dal fatto che sei ancora incolume e non ti hanno messa in punizione, direi che non è riuscito a farne che una piccola parte.
–Cosa?
–Cosa?– ripete. –Io, beh, non ho bisogno di presentazioni…
–Infatti, i Serpeverde dall’ego ipertrofico si riconoscono a un miglio di distanza– ribatto con sarcasmo, facendolo sbuffare.
–A dire il vero speravo in qualcosa di più simile a “terribilmente bello”, o “decisamente affascinante”, o anche…
–Idiota egocentrico?– replico, sollevando un sopracciglio, e lui, in risposta, mi fulmina con un’occhiataccia.
–Romeo Zabini. Sono uno dei Cacciatori della squadra di Serpeverde sin dal secondo anno e adoro Difesa contro le Arti Oscure.
Mi tende la mano e la stringo, roteando gli occhi. 
–Allora, che stavate combinando?
Aggiusto le buste sparse sulla panchina e rispondo –Mielandia, Zonko… Il solito giro dei ragazzini perfidi.
–A loro perfidi e a me soltanto egocentrico?– esclama, scuotendo il capo e portandosi una mano sul cuore. –Così mi ferisci.
Rido a mia volta, dondolando le gambe, e osservo i ragazzini che giocano nella neve davanti a noi.
–Sarà meglio che li riporti a scuola, prima che si becchino una punizione– asserisco, chinandomi a raccogliere il cappello di Dale: quella dannata, piccola serpe lo perde in continuazione!
–Vengo con voi– dice Romeo, si alza dalla panchina e sbircia tra gli acquisti di suo fratello, in particolare nella busta di Zonko; intasca una confezione di Caccabombe, mi rivolge un sorrisetto furbo e si giustifica dicendo –Non se ne accorgerà nemmeno.
–Ok, ragazzini– abbaio, lanciando a Dale il suo cappello, –è ora di tornare a scuola!
I quattro piagnucolano delle proteste, ma, grazie alle minacce di Romeo, si arrendono poco dopo e mi seguono fino a una carrozza.
Quando arriviamo davanti al portone d’ingresso la scena che si para di fronte ai nostri occhi fa piegare in due dal ridere i ragazzini: Potter e i suoi cugini si sono coalizzati contro la povera Rose e Malfoy e li stanno bersagliando di palle di neve. Non appena la carrozza si ferma corrono a partecipare alla battaglia, colpendo tutte le teste Weasley visibili. 
Romeo, invece, resta ai piedi della carrozza e mi aiuta a smontare.
–Da che parte stai?– mi domanda.
–Che domande: quella di Rose e Malfoy. Voglio vedere Potter pieno di neve, anche dove non batte il sole!– sbuffo, e scoppiamo entrambi a ridere.
–Taytum!– mi chiama in soccorso Flint, messo al tappeto da Fred, che gli sta gettando neve nel maglione. Un colpo di bacchetta e Fred si ritrova sospeso a mezz’aria, all’altezza perfetta per essere bombardato da Graham e Dale.
Rivolgo a Romeo un sorriso di scuse e accorro in aiuto dei due ragazzini, nuovamente minacciati da Fred.
Al mio arrivo Fred mi atterra, ruggendo dalla soddisfazione. Graham e Dale ridacchiano e gli danno man forte, ficcandomi in bocca neve fresca a manciate.
–Bah! Puah! Piccole serpi senza cervello! Traditori! Sono dalla vostra parte!
–Oh– pigola Dale, per poi annuire. –Capito.
Insieme riusciamo a liberare le mie gambe dalla presa di Fred e scappiamo a gran velocità: Fred ha un’espressione omicida terrficante!
Raggiungiamo Romeo, Rose e Scorpius, ridendo di cuore alla vista delle palle di neve incantate di Rose che mettono al tappeto suo fratello, colpendolo ripetutamente in faccia.
Lei e Malfoy abbandonano il campo, lasciandoci a vedercela da soli con cinque Grifondoro infuriati…. o meglio, quattro: James è occupato in un incontro di lotta libera con Amelie.
Io e Romeo affrontiamo Albus, Louis e Hugo, mentre i quattro più piccoli assaltano Fred, che cade a terra e viene ricoperto di neve finchè non invoca il nome di Merlino, dopodichè lo trasportano di peso fino al pontile che dà sul Lago Nero, non ancora ghiacciato in superficie.
–È… È… pazzesco!– esclama, sputacchiando neve. –Taytum, andiamo, sei all’ultimo anno, dovresti essere abbastanza matura da mostrare un po’ d’autorità e fermarli!
Per un attimo sono tentata dall’ascoltare la sua supplica… solo un attimo, però. La neve che mi bagna il reggiseno mi ricorda perchè merita la mia vendetta.
–Mollate il carico, ragazzi!– ruggisco.
L’occhiata furibonda che mi lancia prima di scomparire nell’acqua gelida e scura è l’ultima cosa che vedo.
–Sai, Taytum, mi sbagliavo sul tuo conto– asserisce Romeo passandomi un braccio intorno alle spalle. –Potresti davvero essere una Serpeverde.
Non so se sentirmi onorata oppure offesa.
Gli altri tre fuggono nella scuola, al caldo, lasciando Fred ad annaspare nel lago. Quando riemerge e torna sulla terraferma mi punta contro un indice accusatorio.
–Maledizione!– ulula. –Maledetti tutti voi!
Si volta e, imprecando, torna al castello senza guardarsi dietro le spalle.
Lo seguiamo a ruota, i più piccoli davanti, io e Romeo dietro.
–Giuro che te lo incollo alla testa, Dale!– minaccio il ragazzino che perde sempre il cappello, ma, proprio in quel momento, Romeo mi prende per mano, donando il piacevole tepore delle sue mani alle mie intirizzite, per cui suona più come uno scherzo che come una minaccia. Dale viene a riprendersi il cappello e mi fa la linguaccia, che ricambio.
Esistono sicuramente Serpeverde orribili. Voldemort è stato uno di loro, dopotutto. Ce ne sono, però, anche di decenti, niente affatto pomposi e snob o, peggio, malvagi e fuori di testa. E credo proprio che mi piacerebbe conoscere un po’ meglio questi Serpeverde a modo.
Cominciando da quello alla mia sinistra.

Oh la, la, Ruth si sta ricredendo sui "malvagi" Serpeverde (senza offesa, eh! Sono Serpeverde anche io)... meglio controllare la Terra non abbia invertito il senso di rotazione! XD
Scherzi a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto (personalmente, ho adorato i piccoli serpentelli, sono un amore! *.*) e che vi piaccia anche il prossimo.
Concludo in bellezza ringraziando la mia beta AryYuna, tutti, ma proprio tutti, i lettori, chiara_centini, che ha recensito lo scorso capitolo, lysdance1, RoseScorp e RoseScorpius4Ever, che seguono questa storia, e Iloveicecream e Yellow Submarine, che l'hanno messa tra le preferite! Vi adoro! ^^
Serpentina




 

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Capitolo 14
*** Il lato femminile di Nell ***


Welcome back! In questo capitolo: l’appuntamento di Nell e Arne (con la partecipazione di Klause Mc Laggen… Quel ragazzo non le dà tregua!) e la scioccante scoperta di Ida.
Buona lettura!

 
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Capitolo 14: Il lato femminile di Nell

Nell

“Dove si è cacciato?” mi domando mentre giro in tondo davanti all’entrata della Sala Grande, aspettando il mio compratore. Una fugace occhiata all’orologio mi informa che è in ritardo di ben sette minuti. “E se fosse già qui, ma non riuscisse a trovarmi? E se, invece, fosse già qui, ma mi avesse trovata tanto orribile da non voler più passare dodici ore con me? Ho i capelli a posto? Non si sono elettrizzati? E il trucco? Oh, Merlino, fa’ che non l’abbia fatto sbavare! Dom ci ha messo quasi mezz’ora e il risultato è incredibile! Oh, Merlino… non sembro grassa, vero? L’ho detto e ripetuto ad Amelie che questi jeans mi fanno il sedere grosso! Penserà che discendo da un Troll! Un momento: da quando mi interessano simili frivolezze?” 
Sono sull’orlo di una crisi di nervi quando Arne Corner, finalmente, mi raggiunge. Sono talmente sollevata al vederlo che quasi mi butto tra le sue braccia; fortunatamente, però, mantengo un minimo di autocontrollo e di dignità, limitandomi a sorridergli.
–Scusa il ritardo– esala, trafelato, mentre ci avviciniamo alla fila di studenti in attesa di una carrozza. –Klause ha trascorso la passata ora a ripetermi che “fraternizzare con il nemico” - che saresti tu - è male.
–McLaggen è un idiota– sbotto, accigliata.
–È il mio migliore amico– risponde Arne con un sorriso.
–Oh– pigolo, cercando di dire qualcosa di gentile su McLaggen, invano: non so mentire. –Beh, non basta a rimediare alla sua idiozia.
–Lo so– annuisce Arne, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. –La maggior parte del tempo è a posto, ma quando si tratta di Quidditch o di te… si rincoglionisce. Mi racconta sempre di come lo maltratti; per esempio, l’anno scorso mi ha detto che lo hai spinto giù da un albero, rompendogli il naso. Non so se credergli o meno.
–Ehm… Puoi credergli– ammetto, mrodicchiandomi il labbro inferiore ed esibendo una smorfia contrita in risposta alla sua occhiata tra lo scettico e lo sconcertato.
Mi aiuta a salire sulla carrozza e mi chiede –E quella volta che ha quasi pianto perchè avevi incantato i suoi boxer in modo che cantassero non-stop il repertorio di Celestina Warbeck?
–In mia difesa: mi aveva portato un dolce per il mio compleanno… mettendo dei ragni al posto dell’uvetta! È infantile quanto me!– gnaulo. 
–Ne sono consapevole– ridacchia Arne, quindi aggiunge –Sarebbe scorretto se, pur essendo il suo migliore amico, ti rivelassi qualche suo segreto imbarazzante?
–No, no! Anzi! Dimmi tutto!– esclamo, facendomi più vicina per ascoltare meglio. 
La carrozza sobbalza e una ciocca di capelli mi solletica una guancia. 
Mi sorride e sussurra –Beh, tanto per dirne una, ha una paura matta delle rane. Una vera e propria fobia: gli basta vederne una per farsela sotto!
Rido sotto i baffi (che non ho). La me stessa di nove anni avrebbe saputo sfruttare questa informazione.
–E ha l’incubo che gli altri lo vedano in mutande. Hai presente quel sogno in cui ti ritrovi in pubblico senza vestiti? Ecco, è ossessionato dall’idea che possa capitargli nella realtà.
–Conoscendo McLaggen, mi sarei aspettata l’opposto. Non è che ha cambiato sponda?– gli domando, con un’ammiccante alzata di sopracciglia,  mettendomi comoda sul sedile.
–Klause non è gay– replica Arne con una risatina. Poi si fa serio. –Semmai dovessi usare queste informazioni riservate contro di lui, negherò anche sotto tortura che questa conversazione abbia mai avuto luogo, ok?
Mimo l’atto di cucirmi la bocca.
La carrozza si ferma e scendiamo, venendo colpiti dall’aria fredda. Cerco subito la sciarpa e i guanti, ma Arne mi prende la mano e mi porta al negozio di accessori per il Quidditch. Non appena lascia la presa infilo la mano in tasca, e avverto uno strano formicolio.
–Credo ce l’abbiano…– mormora, esaminando un espositore di riviste accanto alla cassa, –qui– finisce, estraendone una. –Ho notato che volavi su una scopa della scuola, alla partita, perciò ho pensato volessi prenderne una tutta tua. Su questa rivista potrai farti un’idea di che scopa vuoi, le descrive dettagliatamente e, a differenza di altre riviste del settore, non si sofferma su particolari insignificanti come il colore del manico.
Gli sorrido con calore quando mi passa la rivista.
–Grazie, Arne. È dal primo allenamento che avevo intenzione di comprarmi un manico di scopa, ma non sono un’esperta in materia.
–Beh, la Nebula, a pagina tredici, è un ottimo modello– asserisce, mostrandomi l’immagine di una scopa sottile, dal manico scuro. –Ha un’eccezionale accelerazione, ed è perfetta per i bruschi cambi di direzione. Ce ne sono altre, però, altrettanto buone e meno costose… Sai che ti dico? Lo compro, così potrai leggere con calma.
Il cassiere assiste divertito alla lotta che ingaggio con Arne per sottrargli la rivista e pagare io. Lui, però, è più alto di me e riesce a passargli i soldi sopra la mia testa. Piega il giornale, lo infila sotto il braccio e mi prende di nuovo la mano.
Gli permetto di portarmi in giro: prima da Mielandia, poi da Zonko. Infine, decidiamo di prenderci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, dove Arne mi lascia pagare due Burrobirre e una doppia porzione di magipapate fritte, prima di sederci a un tavolo e tornare alla disamina del catalogo di manici di scopa.
–Questa è fantastica– commenta, indicando l’immagine sotto la didascalia “Skyscraper”. –Ma non è adatta a un Cacciatore, perchè ha zero resistenza agli urti: un colpo di Bolide e dovresti dirle addio; invece, sarebbe l’ideale per un Battitore, che raramente viene preso dai Bolidi. 
–Che te ne pare della Boomerang?– chiedo, indicando la scopa nella pagina successiva.
–Uhm… Manico antiscivolo, discreta accelerazione, non sbanda in curva… Sì, credo possa andar bene per un Caccaiatore– sentenzia, dopo aver letto il paragrafo descrittivo. –Ma, forse, non puoi fidarti della mia opinione. Dopotutto, sono il “nemico”.
–Oh, Merlino!– sbuffo. –Mi sembra di sentir parlare Amelie! Me lo ripete in continuazione!
–Anche Klause. “Resta concentrato sul gioco, piantala di distrarti!”– abbaia Arne in una impeccabile imitazione del suo capitano, poi si blocca. –Oh, oh. Lupus in fabula. Che faccio? Lo saluto, o fingo di non vederlo e sgattaioliamo fuori di qui?
Sono sul punto di optare per la seconda possibilità, quando McLaggen ci vede e si sbraccia per salutare.
–Arne! Ecco dov’eri finito!– esclama, quindi si fa largo a spintoni tra la folla e raggiunge il nostro tavolo. –E Dortan– aggiunge, storcendo il naso. –Vedo che non hai seguito il mio consiglio.
–Ovvio che no, ho pagato per uscire con lei!– ribatte Arne con assoluta calma. –Perchè non ti siedi?
McLaggen ci riflette un attimo, poi si accorge dell’espressione disperata che si dipinge sul mio viso e deposita il suo pomposo deretano sulla sedia di fronte alla mia.
–Allora, che avete fatto di bello finora?– domanda, rubandomi una magipatatina, che intinge nella Burrobirra; alzo gli occhi al cielo, irritata: è l’unico modo in cui le mangia, fin da piccolo.
–Oh, ehm, niente di che… il solito– risponde Arne, scrollando le spalle.
–Niente Madama Piediburro?– incalza Mclaggen, ammiccando.
–Ovvio che no– sbotta Arne. –L’ultima volta che ci sono stato ho sputato coriandoli per una settimana!
–Vero. E poi, Dortan non è quel genere di ragazza. Non le piacciono i brillantini, o le tazze da tè in porcellana, o… beh, niente che sia almeno lontanamente femminile. Madama Piediburro le farebbe venire un infarto– commenta, come se non ci fossi.
–Scusa, eh?– sbraito, furibonda. –Io sono una ragazza! Ho un lato femminile! So fare i dolci e bere il tè nelle tazze di procellana e altre cazzate simili!
–Le brave ragazze non imprecano– mi rimprovera McLaggen. –Stanno sedute composte, mangiano educatamente, cercando di apparire carine e gentili e, soprattutto, aprono la boccuccia soltanto nei momenti opportuni. Tu non sei così, non lo sei mai stata e non potresti esserlo nemmeno se ci provassi.
Gli ringhio contro, soddisfatta nel vederlo almeno un po’ spaventato.
–Dai, su, è una bella giornata, non litigate– interviene Arne, posando una mano su ogni avambraccio nel tentativo di calmarci.
–Portamici– dico, con enorme sorpresa di entrambi. –Portami da Madama Piediburro.
McLaggen rimane a bocca aperta, quindi annuisce. Versa la Burrobirra sulle magipatate e le spazzola in un nanosecondo. Ci alziamo in sincrono e ci giriamo verso Arne, che ci osserva preoccupato.
–Che fai? Vieni?– chiede McLaggen.
–A patto che sia tu a pagare– risponde l’altro, si infila il mantello e intreccia una mano alla mia. Se McLaggen l’ha notato, non lo fa capire.
Non appena apro la porta dell’agghiacciante saletta da tè, vengo investita da una miriade di coriandoli rosa a forma di cuore, che cadono sui miei capelli, sui vestiti e persino nell’esofago, provocando un accesso di tosse. Il locale non è particolarmente ampio e pare ancora più piccolo, stipato com’è di tavolini, poltroncine e pouf per sedersi e di un violino, un’arpa e un pianoforte a muro che suonano una nenia melensa in un angolo. Ogni cosa, qui, è rosa; cambia la sfumatura, il colore no: rosa, rosa, rosa. I miei poveri occhi e il mio povero cervello non saranno mai più gli stessi. Mai più.
Sono tentata di girare sui tacchi e fuggire, ma Arne mi cinge la vita e mi sussurra all’orecchio –Avanti, Nell, fa vedere a Klause di che pasta sei fatta. Puoi farcela.
Annuisco, mi appello a tutto il coraggio di cui dispongo e avanzo verso il bancone, dove una formosa donna di mezza età mi sorride, sorriso che ricambio con eccessiva zuccherosità.
–Un tavolo per tre, per favore– cinguetto.
Ci scruta con aria di superiorità, prende tre menu e ci guida attraverso il labirinto di tavolini fino ad uno da quattro nel retro, davanti a una pianta di felce. 
Seriamente: felce? Da quando è romantica? Io la trovo disgustosa, sembra un ragno trasfigurato in pianta. 
La donna toglie una sedia dal nostro tavolo e i ragazzi si siedono vicini, lasciandomi il posto davanti al ragno, alias felce. La donna, quindi, si rivolge a me, picchiettando ansiosamente con una piuma rosa su un pezzo di pergamena rosa, in attesa che ordiniamo.
Esamino il menu senza trovare un solo piatto conosciuto. Sarebbe tanto di cattivo gusto ordinare una semplice Burrobirra con contorno di patatine fritte?
–Ehm… Ci lascia un minuto per decidere?– chiede Arne, quasi supplicante: anche lui ha problemi con il menu.
La donna sbuffa, palesemente irritata, e si allontana a prendere altre ordinazioni.
Sto per esprimere ad alta voce il mio parere su quell’antipatica, ovvero che, per essere la proprietaria di un locale tutto sole-cuore-amore ha un carattere spaventoso, ma incrocio lo sguardo di McLaggen, chiaramente sulle spine, in attesa che dica qualcosa.
–Che bel posto, non siete d’accordo?– trillo, senza la minima traccia di sarcasmo nella voce. Ai miei due accompagnatori per poco non escono gli occhi fuori dalle orbite. –Allora, cosa pensate di ordinare?
–Tè speziato all’arancia e una fetta di torta al cioccolato bianco e lamponi– risponde Mclaggen con sicurezza, e stavolta è il mio turno di strabuzzare gli occhi. Getta con poca grazia il menu sul tavolo e scrolla le spalle. –Sono stato ad abbastanza appuntamenti schifosi in questo locale da sapere cosa è buono e cosa no.
Arne, accigliato, mi rivolge un’occhiata dubbiosa. 
–Credo, che, ehm, prenderò una… crostata alla frutta? Sì. E del caffè. Per te, Nell?
–Credo che prenderò… Tè al limone e zenzero e una fetta di quella deliziosa torta al cioccolato– rispondo, indicando con un cenno del capo una magnifica torta grondante cioccolato in bella mostra sul bancone.
–Che ti finirà tutta sui fianchi– cantilena McLaggen, prima di chiamare la cameriera e riferirle le ordinazioni. Mi mordo la lingua e lo fulmino con un’occhiataccia sotto a frangetta, poi sorrido amabilmente alla donna antipatica.
–Per me una doppia porzione di quella torta al cioccolato– mi correggo, quando mi chiede di confermare l’ordine. Mi fissa, la piuma a mezz’aria - non posso biasimarla, tutte le altre ragazzi presenti stanno mangiando macedonia di frutta - ma mi serve ciò che ho ordinato.
–Mmm… Deliziosa– biascico, a bocca piena, assaporando il primo boccone. –Paradisiaca.
Ho attirato l’attenzione di praticamente tutti: mi osservano straniti mangiare lentamente, morso dopo morso, il dolce, naturalmente ammiccando verso McLaggen mentre lo faccio.
Non ha l’aria felice.
Ricambio la sua espressione contrariata con una melensa da far schifo e un altro morso.
Merlino, bisticciare con lui è uno spasso!
Faccio attenzione a che sporga il mignolo e non si sentano rumori di risucchio mentre sorbisco il mio tè, che la tazzina non urti il piattino quando la abbasso e che la mia faccia sia sempre pulita. Il tovagliolo è perfettamente adagiato sulle mie gambe e riesco a non spruzzare il tè quando mi coglie una crisi di tosse.
A dire il vero non  ci riesco, ma mi giro verso la felce, approfittando della momentanea distrazione di McLaggen.
A fine pasto McLaggen è agitato e non ci vuole un genio per capire che non vede l’ora di andarsene. Aiuta Arne ad allacciare il mantello e ci spinge fuori dalla sala da tè, ricordandosi, però, di pagare, come promesso.
–Allora, ho dato prova di essere abbastanza femminile e posata per i tuoi gusti?– domando ad Arne mentre passeggiamo mano nella mano; Mclaggen ci supera, ma non di tanto.
–Non ne hai bisogno. Preferisco la Nell che si azzuffa con Klause alla prima occasione, che rimane bella anche dopo un allenamento di Quidditch e, soprattutto, che fa cosa le pare quando le pare e perchè le pare– replica.
–Buono a sapersi– esclamo, stringendogli la mano, –perchè è con lei che passerai il resto della giornata.
Do un calcio ad un sassolino sulla Main Street sgomberata dalla neve, e quello colpisce la nuca di McLaggen. L’idiota si gira, mi guarda male e mostra il dito medio.
Nell: uno.
McLaggen: zero.

Ida

–Mmm… Buono– sospira Vicker a occhi chiusi, ingerendo un dolce dopo l’altro. –Devi assolutamente provarli– aggiunge, rovesciandomi in mano una marea di Cioccobiglie, che rifuto con un cenno di diniego.
–Vicker…
–Damon. Chiamami Damon. In caso non lo sapessi, è il mio nome– mi interrompe. Rovista nella busta di Mielandia e mi chiede –Ti vanno delle gomme Bolle Bollenti? Creano delle bolle che non si rompono per giorni interi!
–No, grazie, Damon…
–Che ne dici, allora, di una Cioccorana? Non si può dire di no a una Cioccorana– ritenta, sventolandomene una sotto il naso.
–E va bene!– capitolo, afferrandola. Damon sorride compiaciuto. –Aspetta!– esclamo, streingendogli un braccio quando si ferma davanti all’emporio degli scherzi di Zonko, e lo costringo a sedersi su una panchina nelle vicinanze. –Devo farti una domanda.
Mi guarda con un paio di grandi occhi chiari da bambino, un bambino imbronciato, quando la frangia glieli copre; sbuffa, la ricaccia indietro e sposta lo sguardo da me al negozio di scherzi, alternativamente.
Accidenti. Ma i Serpeverde non erano brutti e cattivi?
–Cosa c’è?– mi chiede mentre iperventilo per recuperare l’uso della parola.
–Volevo sapere… perchèmihaicomprata– pronuncio tutto d’un fiato, e lui mi guarda, sorpreso.
Bene. Questo sì che è imbarazzante.
Non che il resto della giornata sia stato diverso.
Non so molto di Damon Vicker. È di Serpeverde e gioca nella squadra della sua Casa, Cacciatore. Fine. Perciò il fatto che abbia pagato trentacinque Galeoni per un appuntamento con me mi lascia quantomeno stupita. Non ci siamo rivolti la parola durante il viaggio in carrozza e nel primo negozio che abbiamo visitato. In tutta onestà lui ha provato a fare conversazione. All’inizio ha cercato di parlare della scuola, ma ho raffreddato il suo entusiasmo balbettando “naturale che vada bene a scuola, sono una Corvonero, no?”; allora si è buttato sul Quidditch, tenendo un monologo di mezz’ora sulla sua squadra del cuore, le Montrose Magpies. Nel momento in cui siamo entrati da Mielandia, però, è calata tra noi una cortina di silenzio: eravamo troppo occupati a riempirci la bocca di dolciumi per parlare.
Il dubbio sul perchè mi abbia comprata ha continuato a tormentarmi, non sono riuscita in alcun modo a togliermelo dalla testa.
–Beh– mi risponde, –ero all’asta con i miei amici, e sentivo che progetti avevano in serbo per te in caso ce l’avessero fatta a comprarti: saresti stata la loro schiavetta tutto il giorno; Everett aveva intenzione di farti pulire il nostro bagno, tocca a lui questa settimana, ma rimanda da giorni. Ho pensato non ti sarebbe piaciuto farci da serva, così li ho battuti sul tempo. Considerami pure il tuo cavaliere dalla splendente armatura.
–Oh, beh, tante grazie, allora.
Mi alzo ed entro nell’emporio degli scherzi.
–Questo non significa che non avessi altri motivi per volerti comprare– aggiunge, seguendomi da Zonko. –Voglio dire… mi hai dato l’impressione di essere una ragazza simpatica, hai un bel paio di gambe e mia madre mi ha ordinato di parlare con una persona nuova al giorno.
–Cosa?– esclamo, incapace di credere alle mie orecchie.
–Cosa?– ripete lui, avvicinandosi a un espositore di mazzi di carte da Magipoker.
Osservo accigliata le mie gambe, coperte dai pantaloni. Forse avrei dovuto indossare una gonna…
 –Credo proprio che ne prenderò uno– asserisce Damon, indicando i mazzi di carte. –I miei amici usano spesso il mio, senza permesso.
Resto ferma accanto alla cassa mentre paga il suo ultimo acquisto.
–Mia madre mi ha detto che non devo dare confidenza agli estranei– pigolo.
–Non sono un estraneo, se è questa la tua giustificazione per aver detto a malapena mezza frase da quando abbiamo lasciato il castello– mi rimprovera, ma col sorriso.
–Non sei un estraneo? Ma se nemmeno ti conoscevo prima dell’asta!
–Se la metti così… Permetti che mi presenti, sconosciuta appena conosciuta: mi chiamo Damon Falon Vicker, Serpeverde del settimo anno, frequento la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts– replica, poi prova a baciarmi il dorso della mano, ma la rimuovo con uno scatto fulmineo per prendere il mazzo di carte sulla cassa, sotto lo sguardo divertito del cassiere. –Adoro i dolci di Mielandia, nessuno escluso, gioco nella squadra di Quidditch della mia Casa, Cacciatore– aggiunge mentre usciamo dal negozio. –E la mia materia preferita è Antiche Rune.
–Segui il M.A.G.O di Antiche Rune?– esclamo, colpita, puntandogli l’indice al petto.
–Sì. Cosa c’è di straordinario?– chiede, perplesso.
–Cosa c’è di straordinario?– strillo, colpendolo ad ogni parola. –È la materia più difficile che si possa studiare a Hogwarts! Beh, quella e Artimanzia. Accidenti, è… è…. non è giusto! Io sono stata bocciata al G.U.F.O!
Sembra incerto se sentirsi offeso oppure orgoglioso; alla fine opta per l’orgoglio: si pavoneggia, gonfiando il petto, e mi stringe a sè, prima di incamminarsi per la Main Street.
–Adesso so tre cose di te, oltre al tuo nome e alla Casa cui appartieni– asserisce.
–Cosa? Quali sarebbero le altre due?– gli domando, confusa.
–Che ti piacciono la Burrobirra e le lunghe, romantiche passeggiate all’aria aperta– risponde, chiaramente molto orgoglioso di se stesso.
–Quello è frutto della mente malata di Amelie– sbuffo. –È stata lei a scrivere le nostre presentazioni per l’asta.
–Oh– sillaba, deluso. – Quindi, se dovessi proporti di bere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, diresti di no?
–No, no, accetterei subito. Su quello Amelie non si è sbagliata.
–Ottimo. Allora è lì che andremo.
Mi porta al locale, gremito, dove riusciamo a trovare due posti liberi, per la precisione due sgabelli al bancone. Ordina due Burrobirre a Madama Rosmerta, quindi estrae le carte dal mazzo e le mescola con invidiabile abilità. 
–Dato che il tuo amore per le lunghe passeggiate romantiche è un’idea di Perry, mi devi ancora un’informazione su di te. Una qualsiasi.
–In che senso, scusa?
–Ti ho rivelato tre informazioni personali, tu solamente due, perciò, per essere pari, ne manca una– risponde con semplicità, scrolla le spalle e distribuisce le carte.
–Ehm… io…– balbetto, indecisa su cosa dire.
–Il mio colore preferito è l’arancione– dichiara, passandomi le carte.
–Finiscila! Ora ti devo due informazioni!– protesto. Apre bocca per replicare, ma lo blocco. –Ok, mi piacciono… il blu di Prussia e… il profumo delle… albicocche.
–Albicocche? Davvero?
–È… è stata la prima cosa che mi è venuta in mente!– replico, esaminando le carte di cui dispongo: un Ciclope, una Manticora, una Piovra Gigante e uno strano omino barbuto di nome Nicholas Snaggs. Sospiro mestamente: sono carte schifose.
Lui ridacchia e fa il suo gioco, una carta più alta di tutte le mie messe insieme, naturalmente, che mi costa il Ciclope.
Il pub è strapieno e, finchè ci servono le bevande e finiamo di bere, si sono fatte le cinque. Nell’attesa abbiamo giocato altre due partite di Magipoker, entrambe vinte da Damon.
Quando facciamo ritorno a scuola abbiamo entrambi viso e mani congelati dall’aria gelida e le scarpe bagnate dalla neve.
–Quando giocherete?– gli chiedo, guardando fuori dalla carrozza: sta ricominciando a nevicare, e i fiocchi cadono sempre più fitti.
–Tra due settimane. Serpeverde contro Grifondoro, l’ultima partita prima delle vacanze di Natale– risponde, scrollandosi la neve dai capelli, un po’ ansimante, dato che stiamo percorrendo la salita che porta al castello. –Voi Corvi?
–Dopo le vacanze di sicuro, anche noi contro Grifondoro.
–Ehi, Damon!– grida qualcuno all’improvviso. Il portone d’ingresso è aperto e molti studenti stanno rientrando a scuola, tranne uno, che ne sta uscendo per venirci incontro, facendosi largo tra quelli del terzo anno e alcuni studenti più grandi. Si ferma di fronte a me, scostandosi dagli occhi un ciuffo ribelle per guardarmi meglio.
–Immagino che Ida Winters sia lei– gracchia, squadrandomi centimetro per centimetro. –Ricordami, se non ti spiace… quanto l’hai pagata? Trenta?
–Trentacinque– replica Damon. – E non l’ho pagata, ho pagato per lei, è diverso.
Mi fa scivolare un braccio intorno alle spalle e mi scorta in Sala Grande.
–E ne è valsa la pena?– incalza l’altro ragazzo, che si è affrettato a raggiungerci.
–Assolutamente. Ci siamo divertiti un sacco. Vero, Ida?
Annuisco, un po’ stordita. Osservo lo sconosciuto: ha un lungo ciuffo ribelle che gli cade sugli occhi ogni due secondi, e ogni volta lo rimuove sbuffando.
–Perchè non lo tagli e basta?– gli chiedo.
–Cosa?
–Quel ciuffo. Se ti infastidisce tanto, perchè non te ne liberi?
Sorride e infila le mani in tasca.
–Mi piaccio di più così. E poi le ragazze lo adorano.
–Quali ragazze?– domando, perplessa.
–Le ragazze– risponde, muovendo teatralmente la mano.
–Ehm… credo sia meglio che vi presenti– interviene Damon. –Ida, lui è Everett Fells. È un cretino.
–Nonché suo amico del cuore– precisa Everett, –per questo mi sopporta. Venite a sedervi al tavolo di Serpeverde, vero? Gli altri vogliono conoscere Ida.
–Gli altri tuoi amici?– pigolo. –Perchè?
Non ricevo alcuna risposta.
Una volta in Sala Grande trovo quasi snervante dovermi dirigere a sinistra, al tavolo di Serpeverde, invece che verso destra, al tavolo di Corvonero. Ci avviciniamo ad un gruppetto di quattro Serpeverde,  due ragazzi e due ragazze, che mi fissano sfacciatamente quando mi fermo davanti a loro. Mi sembra di stare davanti a un plotone di esecuzione, e, inconsciamente, mi stringo nel mantello. Everett sbuca dall’altro lato del tavolo passandovi sotto - con gran disappunto del suo Capocasa - e Damon mi fa sedere accanto a lui.
–Lui è Hans Aunst– indica il ragazzo bruno seduto esattamente di fronte a me; mi guarda, ma dà l’impressione di non vedermi davvero.
–Niles Charlemagne.
Il biondino alla destra di Hans mi stringe amichevolmente la mano.
–Amity e Posy Thorn.
La prima sembra sinceramente lieta di fare la mia conoscenza: mi rivolge un sorriso radioso mentre giocherella con i lunghi capelli ramati. Invece la seconda, che presumo essere sua sorella gemella, mi riserva un’occhiata di puro astio.
–Sarebbe questa la meravigliosa Ida Winters?– sibila.
–Piantala, Posy– la bacchetta sua sorella. –È un vero piacere conoscerti, Ida. Damon ci ha parlato così tanto di te!
–Davvero?– esclamo, sorpresa.
Posy attacca il cibo che ha nel piatto, borbottando a voce abbastanza alta da udirla –Perchè non dovrebbe? Sei la sua ragazza.

 
Note della traduttrice:
Certo che alle Corvonero di questo capitolo ne capitano di tutti i colori: la povera Nell è costretta ad annegare nel rosa in compagnia dell’odiato Klause, e Ida scopre di essere fidanzata a sua insaputa!
Prossimamente scoprirete cosa combina Damon.
Ciao!
Serpentina
ps: grazie, come sempre, alla mia inimitabile beta; grazie anche a chiara_centini, che non manca mai di recensire la storia, e ad AiraD, che la segue.









 

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Capitolo 15
*** L'ira funesta di Ida ***


Nota dell’autrice: 
Non potevo lasciarvi in sospeso dopo lo sconvolgente scoop del capitolo precedente. Ecco a voi la fine della giornata di Ida e l’inizio di quella di Amelie.

 
Girls always win

Capitolo 15: L’ira funesta di Ida 

Ida

–Che cosa?– esclamo, esterrefatta dall’affermazione di Posy.
Damon stringe la presa intorno al mio polso e cantilena –Ti chiedo scusa, tesoro…
Lo fulmino con un’occhiataccia: a che gioco sta giocando?
–So che preferivi tenerlo segreto, ma volevo che tutti sapessero cosa provo per te– conclude, guardandomi con un’espressione da dolce cucciolo indifeso che farebbe sciogliere un iceberg.
–Non fa niente, è solo che… Non credevo fosse già così seria la nostra storia– replico, conficcandogli le unghie nel braccio quando aumenta la presa sul mio polso.
Amity intuisce che preferiremmo continuare la conversazione in privato, quindi fa cenno ad Hans e Posy di allontanarsi; Posy si lamenta, perchè “non è giusto, c’eravamo prima noi”, ma la segue. Niles è già vicino all’uscita.
–Vicker…– sibilo.
–Ti ho detto di chiamarmi Damon– ribatte con espressione colpevole.
–Vicker– ripeto, ingnorando la sua richiesta. –Cosa accidenti sta succedendo?
Per tutta risposta, si passa una mano tra i capelli, un chiaro segno di nervosismo.
–Sai, è una storia molto divertente, in realtà. Tra qualche anno ne rideremo insieme, vedrai…
–Se non sputi il rospo in questo preciso istante, non arriverai a domani, altro che qualche anno!– ringhio, torcendogli il polso fino a farlo mugolare di dolore.
–Ok, ok. La verità è che… ho detto loro che stiamo insieme.
–Che cosa?– abbaio, gesticolando animatamente. –Ma se neanche ti conosco!
–È proprio questo il motivo! Non ti conosco, e nemmeno i miei amici!– risponde, manifestando con un sogghigno quanto fosse orgoglioso di se stesso per aver avuto una idea simile. –Posy e io uscivamo insieme, lo scorso anno. Ci siamo lasciati, ma da qualche tempo sta facendo la stronza per costringermi a tornare con lei… Credo provi ancora qualcosa per me. Ho pensato che, se avesse visto che avevo voltato pagina, l’avrebbe fatto anche lei e mi avrebbe lasciato in pace, ed è qui che entri in scena tu. Ho visto il volantino che pubblicizzava l’asta e mi sei piaciuta molto in foto; il fatto che, se posso dirlo, dal vivo sei anche meglio e che i miei amici non sanno niente di te, poi, mi ha convinto: eri perfetta. Così ho detto che stiamo insieme e all’asta ti ho comprata per non insospettirli.
–E quando avevi intenzione di dirmelo?
–Te l’ho detto adesso, non va bene?
–No che non va bene!– esplodo. – Questo è il piano più fallimentare che abbia mai sentito, e ho partecipato ad abbastanza scherzi dei Weasley da riconoscere subito una missione suicida. Hai mai pensato che Posy avrebbe potuto soffrire nel vederti voltare pagina tanto in fretta? È una strega, ha una bacchetta e sa usarla, mi stupisco non ti abbia affatturato! Senza contare che non hai considerato la possibilità che io non fossi d’accordo; male, perchè non lo sono.
–Perché no?– chiede e, per un attimo, il sorriso trionfante vacilla. –Ti prego, Ida, il tempo di scrollarmi di dosso Posy e ti lascerò in pace. Si tratta di tre, quattro mesi al massimo. Ti pagherò il disturbo in qualunque modo…
–Qualunque modo?– ripeto, improvvisamente interessata e meno arrabbiata.
–Sì, sì, qualunque cosa– risponde, accarezzandomi la mano mentre mi rivolge un sorriso trasudante gratitudine.
Non ha realizzato di avermi appena venduto la sua anima.

Amelie

Ora lo vedo.
Quel cespuglio di capelli corvini.
Ci passo le mani e… glieli strappo tutti dalla radice!
–Brutto… Maledetto… È il più insopportabile… Porco Merlino, è l’essere più idiota che…– borbotto, tirando per la stanza libri e cuscini, tutto ciò su cui riesco a mettere le mani.
Dominique Weasley riesce a placcarmi e a costringermi sul letto, dove mi aggredisce con un pennellino da applicatore di mascara.
–Non capisco perchè ti dai tanto disturbo– asserisco, sull’orlo di una crisi di nervi: queste sedute di bellezza mi mandano fuori di testa. –Dovrò passare dodici ore con Potter.
–E allora?– domanda Dominique, trattenendo il mio viso tra un paio di mani dalle unghie perfettamente laccate. Si sta spazientendo. Beh, anch’io. 
–Con mio cugino non si sa mai– aggiunge. –Potrebbe averti comprata per poterti trascinare dietro un cespuglio e sbaciucchiarti… o peggio.
Questa frase basta a ridurmi al silenzio.
Voilà– esclama infine Dominique, dando un ultimo colpo di bacchetta.
–No.
–No?
–L’inferno gelerà prima che Potter voglia o riesca a baciarmi o… peggio.
La bionda alza gli occhi al cielo, e cambia argomento.
–Cosa ti ha detto James all’asta?
–Di mettermi qualcosa di caldo e… facile da togliere– rispondo, scrutando torva gli spessi leggins che mi ha fatto indossare: non riesco a reprimere il pensiero che facciano assomigliare le mie cosce a due prosciutti. –Sicura che mi terranno al caldo?
–Tranquilla, starai bene.
Dominique fruga ancora una volta nel mio baule e ne estrae un pesante cappotto verde pisello e cappello e guanti bianchi.
–Sbrigati, o farai tardi, manca poco alle otto.
Porca miseria. Stavo sperando di trovare una scusa per non presentarmi.
Infilo gli stivali e arranco - sì, arranco - verso la Sala Grande; scorgo il testone di Potter dopo un secondo. Mi faccio largo tra la folla di studenti fino al tavolo di Grifondoro, dove mi siedo e mi imburro uno scone, prima di girarmi verso i cugini “Wotter”.
Quanto a varietà cromatica dei capelli sono imbattibili: c’è un po’ di tutto, dal biondo chiarissimo di Louis al rosso di Fred, dal castano di Hugo al nero pece dei due fratelli Potter.
Albus dà di gomito all’odioso Potter quando si accorge di me.
–Ok, Perry– esordisce Potter, fronteggiandomi con le mani sui fianchi, in un evidente - e inutile - tentativo di intimidirmi. –Ecco cosa faremo oggi: pedineremo Rose e Malfoy in giro per Hogsmeade, e tu sarai d’aiuto, non d’intralcio, chiaro?
Alzo gli occhi al cielo, esasperata.
–Ok, ragazzi, muoviamoci!
Mi strappa di mano lo scone e lo butta nel piatto, mi afferra per un polso e mi trascina fuori, seguito dagli altri cugini.
– Per Circe, Potter, sei la persona più possessiva che conosca. Non capirò mai come faccia ad avere una coda di ragazzine sbavanti che ti amano!– sbuffo, cercando di non farmi lussare una spalla mentre mi sbatacchia di qua e di là.
–Alle ragazze piacciono i tipi possessivi– replica, rivolgendomi un sorriso che crede sia accattivante. –Lo trovano sexy.
Siamo in fila ad aspettare una carrozza, quando Potter ammicca in direzione di una ragazzina ridacchiante, che ammicca a sua volta, sorridendogli radiosa.
–Merlino, potrei vomitare– sbotto, incapace di tenere a freno la lingua. La ragazzina mi sente e mi fulmina con lo sguardo, per poi tornare a chiacchierare con le amiche. Non me ne può fregare di meno, infatti mimo dei realistici conati di vomito.
Louis, uno dei cugini di Potter, scoppia a ridere.
–Finiscila, Perry– ringhia Potter.
–Altrimenti che fai?– rispondo, guardandolo male.
–Ti ho comprata. Se non fai tutto ciò che dico pretenderò di riavere i miei soldi. Perciò piantala.
–Se non vado errata, anche i tuoi cugini hanno contribuito, quindi  anche loro hanno voce in capitolo– replico, voltandomi verso il resto dei “Wotter”. –Che dite, ragazzi? Devo obbedire a James e tacere?
Si scambiano sguardi d’intesa.
–No– risponde Fred. –In tutta sincerità, sei divertente, ci piace come fai infuriare James.
Gli altri annuiscono.
–Quindi… posso continuare a parlare?
Annuiscono di nuovo.
–Banco di… figli di… traditori, ecco cosa siete!– sbraita Potter, scuotendo il mio braccio, poi consegna il permesso al custode.
Ci infiliamo in una carrozza e il breve tragitto fino a Hogsmeade trascorre in assoluto silenzio. Una volta arrivati, Potter ci ordina di cercare Rose. I ragazzi si muovono come spie, nascondendosi nei vicoli ed esibendosi in ridicole acrobazie da ninja. Infilo le mani nelle tasche del cappotto e li seguo. Fred individua Rose all’entrata del negozio di accessori per il Quidditch.
–Presto, qui dietro!– grida. –Aspetteremo che escano senza essere visti!
Mi prende per il polso (di nuovo) e mi tira nella stradina laterale al negozio, spedendomi in un grosso cumulo di neve; mi volta le spalle per sbirciare la strada principale. Prima di alzarmi gli do un calcio al sedere col mio stivale coperto di neve; Potter si gira e mi lancia un’occhiata omicida: ha le sopracciglia aggrottate così in alto da farle combaciare. Sembra che abbia un carrarmato sulla fronte.
– Eccoli!– sibila poco dopo, lanciandosi all’inseguimento sulla Main Street.
Rose e Scorpius si fermano in quasi tutti i negozi di Hogsmeade, ma Potter non ci fa mettere piede in nessuno di essi.
–Sarebbe troppo sospetto– asserisce. –Se ci beccassero negli stessi posti dove vanno. Mangerebbero subito la foglia.
Per questo motivo ci ritroviamo a morire di freddo per strada, invece di godere il caldo dei negozi.
–Lo sapevo!– esclama Potter quando Scorpius porta Rose lontano dal villaggio. –La sta portando in un posto appartato per pomiciare o… o fare… sesso!
–Oppure per vedere la Stamberga Strillante– suggerisco, ricevendo un’occhiata di sufficienza. 
Potter insiste affinchè camminiamo nella sterpaglia nevosa di un sentiero parallelo a quello percorso da Rose e Scorpius. Io e i suoi cugini protestiamo: abbiamo mani e piedi congelati e nasi gocciolanti, ma non c’è verso di far cambiare idea a Potter quando si fissa su qualcosa.
–Si sono fermati– sussurra, alzando una mano a indicare che dobbiamo fermarci; si nasconde dietro a un grosso tronco per spiarli meglio. –Oh, no! Guardate! Rosie sta tossendo! Malfoy… vuole uccidere nostra cugina! 
Fa un balzo in avanti, pronto a soccorrere Rose, ma lo trattengo per un lembo di mantello, finendo con lo scivolare su un tratto ghiacciato. Travolgo Potter, e insieme rotoliamo lungo la discesa fino a un cespuglio vicino a dove si trovano Rose e Scorpius. C’è neve nei miei stivali, nei leggins, nel maglione e, cigliegina sulla torta, un corpo umano, nemmeno tanto leggero, che mi schiaccia i polmoni.
–Levati, Potter, non riesco a respirare!– ansimo.
–Chiudi il becco, Perry!– replica, coprendomi la bocca con la mano. Assesta una gomitata al mio stomaco e sistema un ginocchio tra le mie gambe mentre cerca una posizione che gli consenta di avere una buona visuale di sua cugina e Scorpius. Il cespuglio nel quale siamo finiti oscilla a causa dei nostri movimenti, attirando l’attenzione dei due.
–Probabilmente è una coppietta di piccioncini tubanti– dice Scorpius. Il solo pensiero mi dà la nausea.
–Muovi quel tuo culone, Potter– sbotto, spingendolo via da me. Potter si gira su un fianco, e in quell’istante una Fattura Pungente lo colpisce alla schiena. Potter emette un lamento strozzato e, dolorante, ricade su di me, il gomito tra le mie povere costole.
–Aiuto– esalo, sentendomi nuovamente soffocare.
In questa posizione ci trova il resto del clan Wotter: stesi a terra, io sotto, ansante, lui sopra, che si massaggia la schiena.
–Quando avrai finito di palpeggiarla, James, possiamo tornare al villaggio? Ho voglia di una Burrobirra– chiede Fred.
A queste parole Potter scatta in piedi, guarda male il cugino ed esclama –Non pensarlo neanche, Freddie, è rivoltante!
Fred si limita a scrollare le spalle.
–Allora, questa Burrobirra?
–Ok– grugnisce Potter, stuzzicandomi con la punta del piede, poi abbaia –In piedi, Perry!
Albus mi dà una mano mentre suo fratello corre verso il villaggio. Resto accanto al piccolo Potter mentre li raggiungiamo.
–È sempre così maledettamente irritante?– gli domando.
–No, soltanto con te. Non conosco nessun altro che gli faccia questo effetto– ammette Albus, sorridendo alla schiena di suo fratello. –È piuttosto comico, a dire il vero.
–Non per me. Potter è un coglione– sbuffo, osservando le nuvolette prodotte dal mio fiato nell’aria gelida. Fa sempre più freddo. –Allora… sei Portiere per Serpeverde, giusto?– aggiungo: la mia mente non può fare a meno di pensare al Quidditch. –Sai, è difficile distinguere i giocatori, specie quelli che non si muovono dall’altra metà campo mentre sono concentrata a difendere i miei anelli.
Albus aggrotta le sopracciglia, in volto un’espressione diffidente.
–Esatto. Spero non ti faccia illusioni, però: sono leale alla mia squadra, non cedo alle lusinghe di un bel faccino.
–Ah, sì? Io, invece, credo dipenda dal faccino– replico, pensando a quale delle mie ragazze possa essere il suo tipo; Coraline, forse… oppure Ida. –Non importa, ho già chi tiene d’occhio la tua squadra. Dei Grifondoro che sai dirmi? 
Albus alza la testa di scatto.
–Andiamo, saprai di sicuro qualcosa della squadra di tuo fratello!
Un rumore secco ci induce a voltarci: Potter ha staccato un ramo da un albero e lo sta sbattendo a terra con veemenza. Il povero Hugo gli ha dato una pacca sulla spalla e ha rischiato di perdere un occhio.
–Ehm… no, non so nulla– si affretta a rispondere. Non appena suo fratello si è allontanato, però, vuota il sacco. –Ok, ti darò qualche informazione. Fino all’anno scorso aveva adottato una formazione a freccia per i Cacciatori: lui in attacco, Lysander di supporto e Lorcan in difesa, quest’anno, invece, ha messo Lysander in difesa. Quanto ai Battitori, di solito Fred si occupava della metà campo Grifondoro e Hugo di quella avversaria… quest’anno è il contrario. Non ho idea del perchè di questi cambiamenti… non sembrano molto concentrati durante gli allenamenti.
Faccio tesoro delle preziose informazioni e ringrazio Albus che mi tiene aperta la porta quando entriamo ai Tre Manici di Scopa.
Uno dei Weasley va al bancone a ordinare da bere mentre noi altri ci fiondiamo sul primo tavolo libero che troviamo. Lo spazio è poco e stiamo stretti come sardine; sono quasi seduta sulle gambe di Louis.
Potter si siede e comincia a mandar giù la Burrobirra. Normalmente avrei colto l’occasione per incantarlo di nascosto e fargliela andare di traverso, ma qualcosa mi distrae: Rose e Scorpius sono seduti a pochi tavoli di distanza, e, se l’apparenza non mi inganna, stanno flirtando spudoratamente. Non posso fare a meno di sorridere: la mia compagna di squadra sembra felice, e lo sono anch’io, se penso che, in fondo, parte del merito è mia.
Albus alterna lo sguardo tra me e loro, prima di sogghignare. Il ragazzo è troppo furbo per i miei gusti.
–Sai, Perry– dice, –ho la sensazione che possiamo giungere ad un accordo profittevole per entrambi. Chiama Rose fuori dai giochi e io… sarò la tua talpa.
–Chiamare Rose fuori dai giochi?– sussurro, sperando che Louis non ci senta.
–Dille di non spiare la mia squadra.
–E la sua… “amicizia” con Scorpius?
–Può continuare… e se son rose, fioriranno. Suonerà stucchevole, ma sono fatti l’uno per l’altra.
–Hai ragione, piccolo Potter, credo proprio che riusciremo a giungere ad un accordo– asserisco, ricambiando il ghigno. Alzo il bicchiere e lo faccio collidere con quello di Albus, che sembra piuttosto fiero di sè. 
Sono sicura che mi sarà molto utile.
Dopotutto, non ho perso molto: tolta Rose, ho comunque altri cinque assi nella manica.

Nota dell’autrice:
Nel prossimo capitolo, il cerchio si chiude con la fine della giornata di Amelie. Preparatevi a spanciarvi dalle risate!

Nota della traduttrice:
Adoro le Corvonero! Tutte e sette, nessuna esclusa! *.* 
Non so voi, ma io non vedo l’ora di scoprire cosa combineranno lei e i cugini “Wotter” nel prossimo capitolo! 
C u soon!
Serpentina
ps: grazie, as always, alla mia galattica beta! *manda baci*
Grazie anche a chiara_centini e AiraD, che hanno recensito lo scorso capitolo, nonchè a badangel_99_, che inserito la storia tra le seguite.
L'autrice ha risposto alle recensioni... una risposta unica per tutte. Ve la riporto (tradotta, naturalmente):
"Ciao! Mi dispiace non averti risposto prima, ma l'università mi ha tenuta troppo impegnata. Ho comunque letto tutte le recensioni che mi hai inviato e ognuna mi ha fatta saltellare di gioia. Sapere che la storia stia piacendo anche ai lettori italiani, oltre a farmi felice, mi dà anche una spinta in più per scrivere al meglio. Spero che le mie adorate Corvonero conquistino sempre più seguito! 
Un bacione transoceanico,
X"

 

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Capitolo 16
*** L'astuzia di Amelie ***


La giornata di Amelie, seconda parte.
 
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Capitolo 16: L’astuzia di Amelie

Amelie

–Ehi!– abbaia Potter. –Non darle confidenza, Albus. È una vipera. E adesso alza le chiappe e va’ a rompere l’idillio di Rose e Malfoy, sembrano una coppietta.
Albus scrolla le spalle e vuota il bicchiere, prima di dirigersi al tavolo di Rose e Malfoy. Io e Potter lo guardiamo mentre, imbarazzato, si intromette nella loro conversazione, spingendoli fuori dal locale.
–Ok, ragazzi– dice Potter non appena il trio è uscito dai Tre Manici di Scopa. –Torniamo al castello con loro. Niente ma.
Infila la giacca ed esce, seguito dai cugini, fumanti di rabbia per essere stati obbligati a lasciare a metà le loro Burrobirre.
Ci dirigiamo alle carrozze, sfidando il freddo e il vento. Rose rivolge un’occhiata incendiaria ai cugini, quando si accorge che l’hanno seguita fin dentro la carrozza. Siamo troppi, pressati uno sull’altro, per la precisione io addosso a Louis Weasley; non che mi dispiaccia - i geni Veela hanno fatto il loro sporco lavoro, con lui - ma mi domando cosa direbbe Dominique, se ci vedesse.
Rose e Scorpius sono i primi a scendere, e i Wotter ingaggiano una lotta per seguirli. Un paio di pugni e fatture dopo finalmente scendono tutti insieme dalla carrozza. I due pedinati stanno tornando al castello, ignari di essere ancora seguiti.
Potter, infastidito dal fatto che si tengono per mano, prende un pugno di neve, lo modella e, prima che capisca cosa ha intenzione di fare, lo lancia, colpendo Scorpius alla nuca.
Rose si pietrifica; lancia un’occhiata di puro gelo al cugino e si scusa con Scorpius.
–Brutto idiota, perchè non li lasci in pace?– ringhio, muovendo le dita per trattenermi dallo stringerle intorno al collo di Potter.
–Taci, Perry– risponde, prima che una palla di neve di Rose lo colpisca dritto in faccia.
Furente, emette un grido di battaglia e comincia a lanciare una palla di neve dopo l’altra. I suoi cugini si uniscono a lui poco dopo. Decido di scendere in campo, all’inizio con riluttanza, poi con maggiore entusiasmo, divertendomi un mondo.
Quasi tutti i miei tiri sono diretti a Potter, e centrano il bersaglio. Quando se ne rende conto la rabbia per Rose e Malfoy svanisce, sotituita dal desiderio di farmela pagare. Cerca di afferrarmi per il cappuccio del cappotto, ma sono più veloce di lui e gli sfuggo.
Potter mi insegue, e, alla fine, riesce a farmi cadere sulla neve, trattenendomi per le caviglie. Striscio sul manto nevoso, lanciandogli la neve negli occhi. Cade anche lui, e ricambia il favore bombardandomi di palle di neve.
Maledetti riflessi da cacciatore!
Dopo circa un minuto si ferma; forse pensa che stia piangendo.
Magari.
–Stai… ridendo?– esclama, esterrefatto, e non posso che annuire, le risate mi impediscono di parlare. –Perchè? Questa è una cosa seria, Perry, una guerra in piena regola, non puoi ridere!– protesta, prima di scoppiare a ridere sua volta.
Mi stendo nuovamente nel bianco, non più preoccupata dalla possibilità che l’idiota possa farmi fuori. Muovo braccia e gambe avanti e indietro, formando un angelo di neve.
–Certe volte mi fai davvero impazzire, Perry– sospira, lascia cadere la neve che teneva in mano e si siede accanto a me.
–Tu non sei da meno, Potter. Credimi– replico, restando sulla difensiva. Miracolo: Potter è gentile con me. Non è mai gentile con me.
–Devi sempre rovinare tutto. Volevo solo sabotare l’appuntamento di mia cugina, che bisogno c’era di rendermi le cose un miliardo di volte più difficili? Lo fai sempre: a scuola, sul campo di Quidditch… ovunque!– esala, togliendosi i guanti bagnati.
–Perchè vuoi sabotarla? Malfoy è a posto.
–È tutta una tattica, Perry– sbotta, roteando gli occhi. –La sta usando per spiare la tua squadra, poi la mollerà e le spezzerà il cuore. È questo che facciamo, cioè, fanno… i ragazzi.
–Il mondo non ruota intorno al Quidditch, Potter.
“Merlino, mi sta facendo arrabbiare di nuovo!”
–Albus mi ha assicurato..
–Albus non parlerebbe male del suo peggior nemico, figurarsi del suo migliore amico– ribatte Potter. –Senti, sei al primo posto nella classifica delle persone che odio di più, ma Malfoy è al secondo. Rosie è mia cugina e nessuno può farla soffrire e passarla liscia.
–Che ne sai che non si piacciono veramente?– sbuffo, mettendomi a sedere per guardarlo dritto negli occhi. –Le persone normali stanno insieme perchè si piacciono, non per usare gli altri e poi disfarsene.
–Avverto dell’animosità, o sbaglio?– ironizza. –Perry, dubito di aver mai giocato con i tuoi sentimenti, sai bene che preferisco la Piovra Gigante a te.
–Non sto parlando di me!– abbaio. –Parlavo in generale. Non puoi andare in giro a rovinare le storie degli altri solo perchè tu non ne hai mai avuta una!
Si scatena una lotta all’ultimo sangue; parto di testa come un toro e atterro Potter , premendogli la testa nella neve.
–Sei un cretino!
In risposta, ringhia qualcosa di incomprensibile.
–Sì, Potter. Cretino, cretino, cretino!
Riesce a scrollarmi di dosso e mi dà le spalle.
–Giuro che ti stacco la lingua, Perry!– sibila.
Non me lo faccio ripetere due volte: giro sui tacchi e corro via, lo sguardo pungente di Potter che mi trapassa la testa, ma non guardo indietro.
I suoi cugini hanno appena raggiunto il portone d’ingresso del castello, quando li supero e blocco Louis, usandolo come scudo umano. Quando vede un furibondo Potter avanzare verso di lui tenta di scappare, ma lo trattengo.
–Perry!– urla Potter, adesso abbastanza vicino da poter udire che digrigna i denti. 
Louis trema come una foglia.
–Sì?– chiedo, facendo capolino da dietro il mio scudo umano.
–Di’ che ti dispiace– ringhia, mettendosi le mani sui fianchi; si abbassa fino a far combaciare i nostri nasi, e immediatamente si rinnova in me il desiderio di soffocarlo nella neve.
Louis si intromette, pigolando –Le dispiace, le dispiace! Per favore, non farmi del male!
Cala un silenzio di tomba.
–È vero, Perry?– chiede Potter, sollevando un sopracciglio.
Louis annuisce vigorosamente.
–Così pare– borbotto.
–Bene– asserisce Potter. –Bene.
Gira sui tacchi ed entra in Sala Grande.
Louis emette un sospiro di sollievo e non resisto alla tentazione di prenderlo a pugni; lo colpisco dietro la testa.
–Ahio! Fa Male! Perchè?
–Perchè devi farti crescere le palle, Weasley.
Raggiungo Potter, che si è accomodato, con tutta la sua boria, al centro della tavolata di Grifondoro. Un branco di galline, ehm, ragazze del quinto anno gli gravita intorno: una gli versa del succo di zucca, ammiccando in quella che ritiene sia una maniera sensuale, mentre un’altra si getta tra le sue braccia quando si serve dell’arrosto. Sposto lo sguardo al soffitto per non avere la nausea.
–Merlino, potrei vomitare– sputa qualcuno alla mia sinistra. Mi giro e vedo una rossa tutto pepe che sorseggia da un calice dorato. Annuisco e mi dichiaro d’accordo, una volta accertatami che stesse parlando con me. Parola mia, è apparsa dal nulla!
–Povere illuse. Ognuna crede di essere quella giusta, colei che trasformerà il figlio del famoso Harry Potter da playboy a fidanzato amorevole. Hanno quindici anni, per Merlino, sono poco più che bambine!– esclama, facendomi ridacchiare: da che pulpito viene la predica. Avrà sì e no tredici anni, è minuscola! 
–Beh? Che c’è?
–Oh, ehm, niente, io… scusa, ma non sei un po’ troppo piccola per essere una delle amichette illuse e deluse di Potter?
–Ma quale amichetta!– replica, storcendo il naso. –Sono sua sorella, Lily Potter. Non vedevo l’ora di conoscerti, Amelie– mi prende una mano e la stringe con forza. –Non fare quella faccia, non potevo non sapere di te, sei l’argomento di conversazione preferito alla tavola dei Potter. I miei genitori si divertono un mondo a vedere le facce di James quando ti nominano, e Albus non è da meno.
–Verissimo– interviene Hugo, scivolando in un buco libero di fronte alla cugina. È un tipo taciturno, è la prima volta da stamattina che apre bocca. –Zia Ginny nelle sue lettere gli chiede sempre di te. James le brucia subito dopo averle lette e non risponde.
Sento le guance andare a fuoco. Non credevo che Potter nutrisse dei sentimenti così forti per me. Odio, ma comunque…
–Allora, che avete fatto oggi?– domanda Lily, cambiando argomento.
–Semplicemente grandioso– rispondo, sarcastica. –Abbiamo pedinato Rose e Malfoy.
–Ci sono stati sviluppi?– chiede interessata la ragazzina, avvicinandosi. –Si sono baciati?
–No. Non che io sappia.
–Accidenti!– sbuffa, delusa. –Ho scommesso che si sarebbero messi insieme prima di Capodanno! Albus ha puntato su Pasqua, ma spero di vincere io. Che dici, Amelie?
Prima di rispondere, noto che maneggia fin troppo bene il coltello: meglio andarci cauta.
–Ehm.. non saprei.
Lily scrolla le spalle e mastica un boccone di arrosto.
–La vedremo. Oi, tu! Giù le tue luride zampacce da mio fratello!
La destinataria della minaccia, alla vista della bacchetta sguainata di Lily emette un urletto stridulo e si allontana all’istante da Potter e fugge, seguita dalle sue altrettanto impaurite amiche.
Potter le guarda allontanarsi, sorridendo compiaciuto quando una di loro, sculettando, gli soffia un bacio.
Inutile dire che riceve una fattura alle dritta nelle chiappe, gentile omaggio di Lily Potter. La piccoletta ha preso dalla mamma.
–Ehi! So cavarmela da solo!– protesta Potter.
–Scusa, ma sono troppo giovane per diventare zia– replica con un sorrisetto furbo.
Potter boccheggia –Io… io… mi credi così stupido da ingravidare qualcuna? Mi diverto e basta, sorellina. Tra l’altro, non sei troppo giovane per sapere certe cose?
–Con te per fratello maggiore?– sibila, alzando un sopracciglio. –Mi hai dato preziosi insegnamenti in materia da quando sono nata. 
Potter si risiede, imbronciato, quindi controlla l’ora.
–Un’ora e mezza alla fine– dichiara. –Torniamo in Sala Comune.
–M-Ma.. non ho ancora toccato cibo!– gnaulo, poi ingoio una manciata di piselli, masticandoli voracemente. Solo quando ne avverto il sapore ricordo che a me i piselli non piacciono.
–Oh– mi risponde, una strana luce nello sguardo. –Credimi, mangerai fino a scoppiare nella nostra Sala Comune.
Lancio un’occhiata supplice a Lily, aggrottando le sopracciglia. Ho paura di scoprire cosa mi aspetta.
Lily si pulisce le labbra con un tovagliolo e mi passa un panino, dopodichè si alza e raggiunge suo fratello.
–Voglio vedere che ha in serbo per te– cinguetta ostentando inncoenza, guadagnandosi una pacca amorevole da Potter.
– Degna sorella– sospira Potter, commosso. –Muoviti, Perry!
Lo seguo con riluttanza. Qualche rampa di scale infide più tardi, Potter insiste per bendarmi, in modo che non possa ritrovare la strada per il dormitorio di Grifondoro. Come se non la sapessi.
Mentre salgo altre rampe sono terrorizzata all’idea che Potter ne approfitti per farmi cadere nel vuoto, ragion per cui gli sto incollata.
Profuma di buono.
Lily mi aiuta a non inciampare a ogni passo - grazie mille, Potter! - e, finalmente, mi toglie la benda. La Sala Comune di Grifondoro, una stanza circolare piena di divani rossi e poltrone larghe e morbide dal sapore vittoriano, è piena di studenti. Un fuoco scoppiettante arde nel camino, e due del primo anno stanno giocando a scacchi, anche se le loro facce sono troppo vicine per non pensare che hanno in mente ben altro.
Potter li scaccia in malo modo, interrompendo il loro momento magico, e si appropria del divanetto, sdraiandovisi sopra, i piedi sul bracciolo.
–Fred, portami le gelatine– ordina, schioccando le dita.
Lily mi fa sedere vicino a lei, mormorando –Merlino, mio fratello è un decerebrato.
–Dove credi di andare, Perry?– dice Potter, indicando il posto accanto a lui. –C’è spazio a sufficienza per due.
Mi sposto alla sua destra e Potter mi fa scivolare un braccio lungo le spalle. Rabbrividisco.
Fred Weasley torna con un un grosso barattolo colmo di gelatine.
–Consideralo… un risarcimento per non averti portata da Mielandia, Perry. Condividerò con te la mia collezione privata di Gelatine Tuttigusti +1– ridacchia, svita il tappo e tira fuori dal barattolo una gelatina verde chiaro.
“Mela verde?”
Dischiudo le labbra, osservando con diffidenza il clan Wotter, che si è radunato intorno a noi. Cavolo, che velocità: sono arrivati tutti in un secondo!
Nel momento in cui la caramella mi entra in bocca capisco che Potter vuole torturarmi. Tuttavia, un morso e i miei timori si dissipano: avevo ragione, è al gusto di mela verde. Decido di andare avanti con la commedia, però, e sputo nel camino la gelatina, tossicchiando e lamentandomi.
–Che gusto ha?– mi chiede Potter, dandomi poderose pacche alla schiena per far cessare la mia tosse. –Caccole? Piede di Troll?
–Broccoli?– suggerisce Hugo, fulminato da Potter, che non sopporta di venire interrotto. –Beh? I broccoli sono disgustosi!
–Per le mutande di… Ma porca… Potter! Era la cosa più disgustosa che abbia mai mangiato!
Faccio per alzarmi, ma Potter mi cinge la vita e mi fa risedere.
–Non così in fretta, Perry, non te ne andrai finchè non saranno finite tutte le gelatine. Proviamo… questa. 
“Pudding al cioccolato”, penso, e con ragione.
Metà barattolo e parecchi spettatori più tardi (sembra che l’intera Casa di Grifondoro sia venuta a vedermi soffrire) ho un’idea, un’idea che farà infuriare Potter.
–Mmm… Tartufo.
– Cosa?– ulula Potter, alzandosi in piedi. –No! Non è possibile! Dovrebbe sapere di cacca di gufo!
–Ho paura di no, carino– replico con un sorriso, mentre affonda la mano nel barattolo.
Molti Grifondoro ridono.
–Assaggia questa. Salsa chili.
Scende lungo l’esofago con facilità, come una pillola.
–Mmm… fragola…
Potter non si arrende.
–Cipolla.
–Vaniglia.
–Cerume.
–Caramello.
–Senape.
–Limone.
Il mio sorriso si allarga e lo punzecchio.
–Il tuo giochetto non è più così divertente, eh, Potter?
Continua a farmi ingoiare caramelle, sempre più contrariata. Ogni tanto lo accontento per non insospettirlo, fingendo di trovare disgustose gelatine che mi piacciono. L’orologio sul camino segna cinque minuti alla fine e sono raggiante.
Gli permetto di darmi un ultima gelatina e, per farlo felice, fingo per l’ultima volta di trovarla orribile.
Potter sorride e alza le braccia trionfante, tra le ovazioni dei Grifondoro.
–Mi sono divertito da morire, Perry. Dovremmo farlo più spesso.
Improvvisamente le grida di gioia diventano urla terrorizzate, e gli studenti si precipitano verso la porta, urlando –Caccabomba!
Potter mi spinge a terra, prima di unirsi alla folla. Furente, allungo una gamba e, con mio sommo piacere, lo faccio inciampare. Diamo vita a un match di boxe babbana per decidere chi debba fuggire per primo, poi, quando la puzza della Caccabomba raggiunge le mie narici, una piccola mano afferra la mia e mi trascina fuori dalla Sala Comune. 
La mia salvatrice mi guida in un corridoio laterale, dove posso finalmente riprendere a respirare. 
–Hai visto James?– esclama, prima di piegarsi in due dalle risate. –Spiaccicato sul pavimento? Puzzerà di sterco per almeno due settimane!
–Grazie, Lily. Come ricompensa, puoi venire a dormire nella mia stanza, per la felicità del tuo naso.
–Sarebbe magnifico– risponde, mi prende per mano e lascia che le mostri la strada per la Sala Comune di Corvonero. –Per ricambiare, ti darò informazioni top secret sul mio caro fratellone James.
Sto realizzando che un’alleanza con i Potter è molto vantaggiosa… tanto più che una di loro mi è particolarmente simpatica.

Nota dell’autrice:
Nel prossimo capitolo conoscerete meglio Lily, la Potter preferita da Amelie.

Nota della traduttrice:
Povero James, mi fa quasi pena… Ok, no, non è vero! Dopo tutto quello che ha fatto ad Amelie, essere investito da una Caccabomba era il minimo! u.u
Di solito detesto Lily, ma questa mi è abbastanza simpatica… che ne pensate? 
Aspetto le vostre recensioni, che tradurrò e invierò all’autrice; in caso dovesse farsi viva, posterò le risposte col servizio di replica di efp o alla fine del capitolo.
Serpentina
ps: i miei ringraziamenti ad AryYuna, la mia super beta, a chiara_centini, che ha recensito, a emma9 e mki90, che hanno inserito GAW tra le seguite, e a Niallhugsme e Philofobia, che l'hanno inserita tra le preferite, 



 

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Capitolo 17
*** Vita da teenager (magica) ***


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Capitolo 17: Vita da teenager (magica)

Amelie

Vengo destata da risatine femminili.
Siccome è un suono che non sentivo da quando Patty, mia ex compagna di stanza, nonché la Corvonero più oca che abbia mai varcato i cancelli di Hogwarts, si è ritirata, immagino di avere le allucinazioni uditive e mi giro dall’altra parte per fare ritorno nel mondo dei sogni.
–Allora Grace ha le ha lanciato un Silencio, così la povera Sophia, quando Daryl le ha rivolto la parola, non è riuscita a dire niente!
Mi copro le orecchie col cuscino, nella speranza di attutire il rumore: niente da fare.
–E poi?
–E poi niente, Sophia è rimasta impalata per un minuto a boccheggiare come un pesce rosso, è diventata rossa ed è scappata. Da allora non parla.
Le risate si fanno più acute ed emetto un lamento disperato: è troppo presto per sopportare tutto questo.
–Oh, e non hai ancora sentito cosa ha combinato James ieri!
Quel nome basta a farmi svegliare all’istante. Cos’ha fatto Potter?
Butto per aria le coperte e apro le cortine del mio letto a baldacchino, storcendo il naso quando l’abbagliante luce del giorno mi acceca.
Lily e Ruth sono sedute ai piedi del letto di Nell, intente a chiacchierare mentre si fanno la manicure; la proprietaria del suddetto letto sta rovistando nel suo baule, dal quale tira fuori vestiti su vestiti e li butta addosso a Ida, stesa a pancia in giù sul pavimento, che mugola depressa.
Non appena si accorgono della mia presenza, mi salutano.
–Buongiorno, bella addormentata!– trilla Ruth, stranamente allegra, data l’ora.
Lily mi sorride entusiasta e le altre due riprendono quello che stavano facendo.
–Cosa ha fatto Potter?– domando, ancora leggermente stordita.
–Dom mi ha detto che l’altro giorno, a Cura delle Creature Magiche, ha provato a fare colpo su Marion Fleud mostrandole come domare un ippogrifo, ma è inciampato ed è finito in un mucchio di sterco. Adesso lei non riesce a guardarlo in faccia senza ridere. Povero James!
–Oh, poverino!– esclamo, sarcastica, rotolandomi sul letto scossa dalle risate. Chiudo gli occhi, cercando di immaginare la scena. Nell e Ida mi rivolgono un’occhiataccia. Smetto di ridere e domando loro –Perchè avete quelle facce da funerale?
–Ma come? Ti sei persa lo spettacolo?– sbotta Nell, sfogando la frustrazione tirando i suoi calzini appallottolati contro Ida, che esprime con lamenti annoiati il suo disappunto. –McLaggen mi ha versato in testa una scodella di budino, l’ha cosparsa di panna e l’ha guarnita con una ciliegina. Arne mi ha detto di andare a pulirmi e così è finita la giornata. McLaggen mi rovina la vita!
Si butta sul letto, lancia a Lily uno smalto e affonda la faccia nel cuscino. Lily le prende una mano, poggiandola sulla sua gamba, e comincia a passare lo smalto sulle unghie.
–E tu?– chiedo, spostando lo sguardo su Ida; mi sono decisa a vestirmi, optando per un paio di jeans e un maglione di lana: è quasi inverno, la temperatura è gelida, e io sono freddolosa.
–Io ho un ragazzo– risponde, sommersa da una pila di magliette, accovacciata in posizione fetale.
Un attimo di silenzio, poi… parte l’interrogatorio.
–Ragazzo?
–Chi?
–Come?
–Quando?
–Perchè?
–Dove?
–Ragazze!– ruggisce Ida per metterci a tacere e spiegare la situazione. –Damon Vicker mi ha comprata all’asta e mi ha fatta passare per la sua nuova ragazza. Ho acconsentito, a patto che mi ripagasse esaudendo qualunque mia richiesta… incluse le tattiche della sua squadra.
–Che idea geniale!– grido, precipitandomi alla lavagna degli schemi di Quidditch, sulla quale segno i nomi delle componenti della squadra e, accanto a quello di Ida, Damon Vicker, accanto a quello di Nell, Arne Corner, accanto a quello di Rose, Scorpius Malfoy e accanto al mio, Albus Potter.
–Che storia è questa?– interviene Lily, balzando in piedi; forse avrei dovuto aspettare che se ne fosse andata, prima di rivelare i miei piani. –Ho capito che queste ragazze e questi ragazzi hanno - come dire - un rapporto particolare, ma tu e mio fratello, eh? Ti avverto: sono solo al terzo anno, ma conosco diverse maledizioni– aggiunge poi, accarezzando la bacchetta con fare minaccioso.
Arrossisco e mi affretto a chiarire. 
–Abbiamo solo stretto un patto. Io non userò Rose per scucire a Scorpius segreti tattici, e lui in cambio sarà la mia talpa tra i Grifondoro.
Lily sbuffa –Perchè, invece di montare tutto questo casino, non sei venuta da me? Conosco i miei fratelli meglio di chiunque altro al mondo e voglio dare loro una lezione. Quei due idioti non vogliono che giochi a Quidditch, hanno paura che la loro fragile sorellina possa farsi male. Ti propongo un accordo che credo soddisferà entrambe: io terrò per me quanto ho visto e sentito in questa stanza, e ti svelerò qualche segretuccio dei miei cari fratelli…
–Cosa vuoi in cambio?
–Che mi permettiate di allenarmi con voi, insegnandomi finte e acrobazie– risponde Lily, fronteggiandomi. – Queste sono le mie condizioni. Prendere o lasciare.
Mi giro verso le mie compagne per vedere che ne pensano; Ruth annuisce, sorridendo raggiante - la piccola Potter deve starle simpatica - e pure Nell, dopo aver esaminato le sue unghie, perfettamente laccate.
–Oggi abbiamo il campo prenotato dalle due e mezza. Hai una scopa tua?
Lily si illumina e sogghigna.
–Una Rocket. Va da zero a sessanta in meno di un secondo. Mamma me l’ha regalata quest’estate, convinta che sarei entrata in squadra, con mio fratello per capitano.
–Una Rocket?– esclama Nell, afferrando una rivista sul suo comodino. –Per mille fenici! Tu che non sei in squadra hai una Rocket e io, che sono in squadra, non ho ancora una scopa mia! Ehi, Ruth, che te ne pare di questa?
Ruth si accoccola sul letto accanto a Nell, mentre Ida si spazzola i capelli.
–Bene– dice poi, riponendo la spazzola. –È ora che vada. Ho appuntamento col mio ragazzo.
Sbuffa e se ne va sbattendo la porta.
–Non capisco perchè l’ha presa così male– asserisco, spostandomi in bagno, tallonata da Lily. –Va a tutto vantaggio della squadra.
–Non saprei. Forse lui non è quel che si dice un principe azzurro; ho avuto l’impressione che l’abbia quasi costretta a fingersi la sua ragazza.
–Non mi stupisce: è un Serpeverde!– replico senza riflettere, quindi mi volto verso Lily, che però sembra indifferente al fatto che ho indirettamente offeso suo fratello.
–Avevo intuito che i Serpeverde non sono il tuo tipo– commenta, sedendosi sul bordo della vasca. –In effetti, credo che un prode Grifondoro faccia più al caso tuo.
Rischio di soffocare col mio spazzolino in bocca; sputo il dentifricio, pensando che se la piccola Potter si riferisce al maggiore dei suoi fratelli, si sbaglia di grosso: Potter è un idiota, un cretino, un deficiente e chi più ne ha, più ne metta.
–Ma sì! Qualcuno che abbia il fegato di difenderti da James. L’hai fatto da sola per troppo tempo.
–Sono perfettamente in grado di difendermi da sola, grazie– ribatto, seccata. –Un eventuale ragazzo sarebbe soltanto un ostacolo tra Potter e le fatture che gli lancio. 
–Promettimi che ci penserai su.
–E va bene.
Lily sorride, soddisfatta per aver vinto quella piccola battaglia, ed esclama –Dai, andiamo a fare colazione!

Ida

Damon mi sta aspettando alla base della scala di marmo. Ha stampato in faccia un sorriso abbagliante e, se non fosse presente Everet, giuro che lo affatturerei per tanta allegria.
Oggi non è un buon giorno, non per me.
Mi ha svegliata un terribile incubo: Posy Thorn mi aggrediva per averle portato via il suo ragazzo; tramutava in tantacoli le mie mani e mi faceva cadere i capelli. Mi domando se uno studente dell’ultimo anno ne sia davvero capace.
–Sono una veggente– annuncio solennemente quando Damon mi stringe la mano con eccessiva forza.
Everet ride.
–Oh, Ida, veggente che tutto vede, quali sventure ci preannunci? Forse un temporale pomeridiano? L’arrivo di un’orda di Dissennatori? La fine del mondo che si approssima?
–Molto spiritoso– replico con sarcasmo. –No. Ho sognato che Posy mi avrebbe aggredita.
–Questa non è veggenza, è spirito di osservazione– asserisce Everet. –È di umore nero da ieri sera.
–Oh, guarda, ecco Posy– esclama Damon, scortandomi al tavolo di Serpeverde. La vista della sua espressione cupa lo colma di gioia.
Non appena mi ha vista, Posy ha rigirato la bacchetta tra le dita. Giuro.
–Ciao, Ida!– mi saluta amichevolmente Amity, spostandosi per fare posto a me e Damon. Everet si siede di fronte a noi, sporgendosi di lato per salutare Niles e Hans, Posy, invece, lancia occhiate di fuoco a tutti: sua sorella, i ragazzi, Damon e, per ultima, me.
Niles mi domanda quale sia la mia squadra di Quidditch del cuore; rispondo: i Tutshill Tornados, guadagnando un sorriso e una pacca sulla spalla, nonchè una discussione lunga mezz’ora sul perchè Gene Karney è il miglior Cacciatore della storia. Hans e Amity mi chiedono quale materia prediligo, e partono in quarta a discutere di Incantesimi e Trasfigurazione quando rispondo loro che mi piacciono entrambe in ugual misura. Infine Everet si informa sui miei progetti post-M.A.G.O. e si offre di raccomandarmi presso il Dipartimento di Controllo delle Creature Maigche, quando lo informo che desidererei lavorare a contatto con creature magiche, possibilmente pericolose.
Damon mi abbraccia e mi dà un bacio sulla fronte, chiaramente orgoglioso di me per aver favorevolmente impressionato i suoi amici. Confesso che i bigliettini che ho studiato la notte scorsa sono stati parecchio d’aiuto.
L’unica a non apparire di buon umore è Posy, che mormora maledizioni sottovoce credendo che non la senta. Amity le molla un calcio alla gamba e mi propone di andare in biblioteca insieme a lei e ad Hans, dopo colazione. Vorrei rifiutare, ma Damon, avvertendo la mia esitazione, mi dà una gomitata e un’occhiata significativa. 
Annuisco, acconsentendo ad andare in biblioteca con loro.
Niles infila le mani in tasca e invita Damon a fare un giro al Lago Nero, mentre Posy si allontana in compagnia di un’altra Serpeverde. Quanto mi piacerebbe andare al lago e respirare aria fresca, invece di chiudermi in biblioteca!
Amity, scopro in quel luogo polveroso e vagamente spettrale nel quale noi Corvonero siamo di casa, potrebbe benissimo essere una di noi. Trascorre in biblioteca la maggior parte del suo tempo libero. Ha persino un divanetto col suo nome inciso sullo schienale: Aunst e Thorn!
Abbandona sul pavimento la borsa e si precipita a recuperare un grosso libro rilegato in pelle, con un segnalibro all’incirca a metà. Lo apre a quel punto, si accomoda tra i cuscini, sistemandosi in modo da massimizzare la comodità, e comincia a leggere.
Mi siedo accanto a lei e noto solo in quel momento il titolo del libro, “Runico avanzato”.
–Oh, studi Antiche Rune?– le domando, sorpresa; cos’è, una moda Serpeverde?
–Sì, ma non ho il talento naturale di Damon e Hans– mi risponde, sorridendo in direzione del ragazzo, in piedi davanti a uno scaffale, in cerca di un libro. –A differenza loro, non posso permettermi il lusso di non studiare. Ho cominciato a leggere questo il mese scorso e sono arrivata appena al capitolo novantasette.
–Forse– sibila Hans, rivolgendosi ad Amity con una strana smorfia in viso, –se passassi più tempo a studiare e meno con quel Tassorosso che non sa nemmeno trasfigurare una piuma, avresti già finito.
–Oh, le piume le trasfigura, sono le teiere il suo problema, adesso– risponde lei senza alzare gli occhi dalla pagina.
Hans sbuffa, poi sposta la sua attenzione a me e a dove sono seduta. Dopo un’occhiata eloquente e una mia espressione confusa, comprendo che sto occupando il posto di Hans.
Mi alzo e resto immobile, in imbarazzo. Una voce interiore che somiglia a quella di Rose mi ricorda che ho un compito di Incantesimi da finire. Emetto un sospiro di rassegnazione, mi siedo a un tavolo lì vicino e mi metto al lavoro.
Dopo trenta minuti, due tagli con la pergamena, una macchia d’inchiostro, tre crampi al braccio, cinque scarabocchi e otto libri inutili, sono a un punto morto.
–Ida?– mi chiama qualcuno, con mio sommo sollievo: mi stavo annoiando da morire a fare i compiti. Mi giro e vedo il cugino di Rose, Albus, carico di libri e pergamene, che mi fissa stranito.
–Ehi, Albus!
–Che ci fai qui?– chiede, scivolando sulla sedia di fronte alla mia.
–Compiti di Incantesimi. Mi esercito con l’Incanto Avis– rispondo; agito la bacchetta e compare un mucchietto di piume gialle. –Oh, accidenti, dovrebbero apparire degli uccelli!
–Intendevo dire, cosa ci fai qui, in questa parte di biblioteca, che tutti sanno essere “zona Serpeverde”– spiega, indicando i tavoli.
–Sono venuta a studiare con Amity e Hans– replico, indicando i due, troppo presi dalla lettura per sentirmi.
–Li conosci? Da quando? Non credevo avessi amici Serpeverde.
–A parte te?
Albus pare rifletterci, prima di rispondere.
–Io non conto, sono il cugino di Rose, ti parlo solo perché sei sua amica.
–Peccato, perchè io, invece, ti consideravo mio amico– ribatto, un po’ offesa. – Quanto ad Amity e Hans, li conosco da ieri, quando ci ha presentati il mio ragazzo.
Albus per poco non si strozza.
–Hai un ragazzo? Di Serpeverde? Chi? Non uno del mio anno, lo saprei… ci divido il dormitorio!
–Damon Vicker, settimo anno.
Il suo evidente stupore mi rende in qualche modo orgogliosa.
–Damon Vicker?– ripete, incredulo. –Il divino Damon? Vicker il magnifico? Uno dei nostri Cacciatori?
–L’unico e il solo– replico in tono spiccio.
–Credevo uscisse con Posy Thorn– asserisce Albus, scrutandomi come per cogliermi in fallo.
–Non più. Sono io la sua ragazza, adesso.
Albus si rabbuia.
–Attenta, Winters. So a che gioco sta giocando Perry, e Damon non è tipo da prendere in giro.
Ehi! Se qui c’è qualcuno preso in giro, quella sono io!
Ehm… meglio che questo lo tenga per me.
–Non preoccuparti, Potter, sono adulta e vaccinata. Ho tutto sotto controllo.
Albus sbuffa: evidentemente la mia risposta non gli è piaciuta. Dopo un melodrammatico “sta attenta, ok?” si alza e se ne va. Mi chiedo se si sia accorto che l’ho fulminato con lo sguardo mentre lasciava la biblioteca.
Ma che diavolo vuole? “Sta attenta”? Bah! I Potter sono tutti fuori di testa!

Rose 

Al termine dell’allenamento io e Amelie ci sediamo nello spogliatoio a stilare l’ordine per le nuove divise.
–La divisa è composta da stivaletti impermeabili, gomitiere e ginocchiere, guanti, due paia di pantaloni, maglia e mantello con stemma della casa e nome del giocatore– asserisce il capitano, annotando il tutto su un taccuino. Prende un catalogo e lo sfoglia. –Coach Wood mi ha consigliato questa compagnia, sono i fornitori ufficiali del Puddlemere United, la squadra in cui ha giocato; li conosce e ha garantito che ci faranno un prezzo di favore.
Sorride, e io con lei: è noto che entrare in quella squadra è il suo sogno da… praticamente sempre. Arrivata alla quarta di copertina taglia delicatamente la pagina col modulo per le ordinazioni e me la passa.
–Ho già scelto alcuni articoli, a dire il vero– dice, indicandomi le sue scelte. –Questo set gomitiere e ginocchiere color bronzo, tanto per restare sui colori della nostra Casa.
Annuisco e trascrivo il codice dell’articolo.
–Poi, per alimentare ulteriormente l’orgoglio Corvonero, potremmo prendere questi guanti e questi stivaletti color bronzo, questi pantaloni comodi ed economici, pazienza se sono beige, e maglia e mantello blu. 
Il mantello, onestamente, è stato arduo da scegliere, perché ce n’erano di ogni tipo, uno più bello dell’altro. Alla fine di una lunga e animata discussione, optiamo per una maglia semplice, blu scuro, con una riga orizzontale bronzo, e un mantello dello stesso colore, con il nostro emblema, il corvo, all’altezza del seno sinistro.
Il modulo si allarga magicamente per far entrare nello spazio apposito tutti e sette i nostri nomi - Perry, Dortan, Taytum, Winters, Affey, Darcy e Weasley .
Fortunatamente, non c’è bisogno di segnare la taglia: l’azienda garantisce una taglia unica adattabile ad ogni corporatura (grazie, magia!).
Completato l’ordine il modulo magico calcola da sè il costo totale. 
–Trecentoventi Galeoni, sette Falci e dodici Zellini.
–Assurdo!– esclama Amelie, scagliando il catalogo contro la parete. –Di quanto siamo sotto?
–Venti Galeoni, più o meno– rispondo tristemente. –Ma non preoccuparti, le ragazze non si tireranno indietro, in fondo venti Galeoni, divisi tra sette persone, non sono una grande cifra.
–Tranquilla, ci penso io– dichiara Amelie, riponendo il catalogo in borsa. Annota il costo delle nuove divise e quanto ci manca per coprirlo interamente, quindi asciuga l’inchiostro con un colpo di bacchetta. –Nell e Coraline stanno mettendo da parte i soldi per comprarsi una scopa decente, non posso chiedere loro questo sacrificio. Domattina manderò un gufo alla Gringott.

Nota autrice:
Nel prossimo capitolo tanto James e tanta, tanta Amelie! Il Grifondoro proprorrà un patto al capitano della squadra bronzo-blu… accetteranno?

Nota traduttrice:
Sto ancora ridendo per la battuta di Lily sul fatto che Amelie starebbe bene con un Grifondoro… la poveretta stava per morire soffocata, perchè pensava si riferisse a James! *rotfl*
Quanto a Ida… non lamentarti, non ne hai motivo: Damon è un bel ragazzo e pure simpatico, anche se sei la sua ragazza per finta potresti comunque diventare sua amica per davvero! u.u
Mille, ma che dico, un milione di grazie ad AryYuna, senza la quale non so come farei, a chiara_centini e potterinaballerina, che hanno recensito il capitolo precedente, a piccola_cullen, che ha inserito GAW tra le seguite, a IpseDixit, che l'ha inserita tra le ricordate, e a LucyRose, che la preferisce. ^^
Alla prossima! 
Serpentina






 

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Capitolo 18
*** Potter il magnifico ha ciò che si merita ***


Girls always win

Capitolo 18: Potter il magnifico ha ciò che si merita

Amelie

Sorrido mentre apporto alcune modifiche ai miei schemi di gioco. La nuova aggiunta ai nostri allenamenti, Lily Potter, sarà lieta di sapere che ho deciso di allentare la presa sulla squadra, alleggerendo il loro carico di lavoro. Nonostante non faccia ufficialmente parte della squadra, Lily si è integrata presto e bene, e Rose è molto orgogliosa di lei per aver disobbedito a James, che non vede di buon occhio che le sue parenti di sesso femminile giochino a Quidditch.
A proposito di Potter… è una settimana che non lo vedo, per la precisione, dall’esplosione della Caccabomba. Se ne sono perse le tracce. Secondo Lily i professori lo ritengono il responsabile dell’incidente, e lo hanno messo in punizione per l’intera settimana.
–Psst! Perry!
Ahimé, le cose belle volgono presto al termine.
–Perry!– ripete Potter, nascosto dietro lo scaffale alle spalle del tavolo dove sono seduta a studiare.
Lo ignoro, è l’ultima persona con cui vorrei parlare, in questo momento.
–Perry! Per tutte le Pluffe! Perry!– sibila, scivolando nella sedia accanto alla mia, per poi nascondere la sua faccia da schiaffi dietro un libro di Erbologia da terzo anno.
Sospiro rassegnata, ripongo in borsa il taccuino del Quidditch e torno a dedicarmi ai compiti.
–Che cavolo vuoi, Potter?
–Ho una proposta da farti– risponde, guardandomi di sbieco; il mio silenzio, dettato dallo shock, viene scambiato per un invito a proseguire, per cui aggiunge –La prossima settimana affronteremo i Serpeverde, e ho un dannato bisogno di informazioni.
–Perché mai dovrei aiutarti? Va contro i miei interessi– replico, mettendo il puntino a una “i” con tanta forza da forare la pergamena.
–Posso pagarti. So che hai bisogno di qualche decina di Galeoni per poter comprare le nuove divise della squadra.
–Come fai a…?
Alzo lo sguardo e lo vedo con in mano il mio prezioso taccuino, aperto alla pagina in cui ho scritto il prezzo delle divise nuove. Nonostante il sacrificio del mio salvadanaio, Mr. Piggy, siamo ancora sotto di una ventina di Galeoni.
–Ridammelo, idiota!– sbotto, afferrando il mio taccuino, che mi affretto a chiudere e infilare sul fondo della borsa, fuori dalla portata delle manone di Potter.
–Se mi darai informazioni rilevanti sui Serpeverde, in modo da assicurarmi la vittoria, ti darò i soldi che ti mancano per le divise.
Offerta allettante.
–Perché non ve le cercate da soli, le informazioni?– gli domando.
–Se dovessimo venire beccati a spiare i Serpeverde finiremmo in punizione… il giorno della partita. Perderemmo a tavolino– risponde, imbronciandosi. –Guarda caso, a stabilirlo è stato il Capocasa delle Serpi.
–Sappi che ti costerà, Potter. Sicuro di potertelo permettere?
–Ho buttato cinquantadue Galeoni per dodici ore con te, rimediarne una ventina non sarà un problema!
–Ci sto– asserisco, sforzandomi per trattenermi dall’alzare gli occhi al cielo.
–Cosa?– esclama, esterrefatto. –Davvero?
–Davvero. Mi farò viva io– esalo, mi alzo e mi volto per andarmene.
–Aspetta, Perry!– mi ferma, tendendomi una mano. –Abbiamo un accordo?
–Abbiamo un accordo– confermo, stringendola.

Rose

–Ciao, Rose.
Sposto lo sguardo dalla cena a chi mi ha appena salutata.
–Oh, ciao, Scorpius.
–Posso sedermi?– chiede, titubante, indicando il posto di fronte al mio.
–Ma certo!– replico entusiasta; mi schiarisco la voce, riportandola al volume normale, mentre lui prende un panino e ne mastica un boccone.
–Ho preso provvedimenti riguardo Nott– dichiara, lanciando un’occhiata fugace al tavolo della sua Casa. Mi trattengo a stento dal fare lo stesso. –Gradirei, però, che lo tenessi segreto fino alla partita contro i Grifondoro.
–Perchè, che hai fatto?– gli chiedo con crescente interesse.
–Mi sono rivolto alla Preside per ripetere i provini dei Battitori e l’ho sostituito. Naturalmente non ho rivelato alla Mc Gonagall tutti i dettagli, le ho semplicemente detto che il suo rendimento era calato troppo, e non potevo accettarlo. Adesso è Levi Walker il nostro nuovo Battitore.
La parte del mio cervello dedicata al Quidditch registra l’informazione: ad Amelie interesserà di sicuro.
–Nott è incazzato nero– asserisce Scorpius, guardandomi apprensivo. –Non ho più alcuna autorità su di lui, ma se dovesse importunarti di nuovo non esitare a venire da me, avrò l’onore di maledirgli il culo. Sarebbe divertente!
Gli rivolgo un sorriso radioso.
–Hai fatto tutto questo per me?
–Nott è un cretino. Se l’è cercata.
–Grazie, Scorpius– pigolo, arrossendo furiosamente; mi allungo sul tavolo, sfiorando il piattino del burro, per baciarlo sulla guancia, quindi mi assicuro che nessuno dei miei cugini mi abbia vista. – Un milione di grazie.
Mi sorride di rimando.
–Non c’è di che. –Ti va di andare al lago? Potremmo dar da mangiare alla Piovra Gigante.
Fingo di pensarci, prima di rispondere –Sì.

Coraline

–Dai, Coraline! Acchiappala!– grida Marvel, lanciandomi una palla rimbalzante.
Merlino, perché mi sono messa in questa situazione?
Mi scanso e la palla urta contro un tronco, rimbalzando in tutte le direzioni finchè Lorcan non la prende.
–Non è divertente– mi lamento, nell’istante in cui la maledettissima pallina mi colpisce sulla fronte per la terza volta.
–Lo sarebbe, se ti decidessi ad afferrare ‘sta cavolo di palla– replica Marvel. –Non giochi a Quidditch? Facci vedere i tuoi impareggiabili riflessi.
–Sono una Battitrice!– ribatto. Lysander fa una finta: punta prima verso suo fratello, poi verso di me. –Io non afferro, nè paro, io colpisco!
I (niente affatto) fantastici quattro scoppiano a ridere e io, in un attacco di rabbia, do un pugno alla pallina prima che mi rimbalzi in faccia, spedendola dritta nel Lago Nero.
–Ha!– esclamo, trionfante. –Beccatevi questa e ficcatevi quella cavolo di pallina rimbalzante su per il..
Marvel mi interrompe con la linguaccia e il medio alzato.
La Piovra Gigante emette gorgoglii soddisfatti, avvicinandosi sempre più al pontile, da dove  due figure indistinte le lanciano del cibo.
–Credete che la Piovra Gigante potrebbe morire, se dovesse ingioiare la nostra pallina?– domanda Lysander, seriamente preoccupato.
–Non credo, quella pallina è più piccola e debole del mio pugno– rispondo io, ignorando gli sbuffi di Marvel.
–Casomai dovesse stare male manderemo un gufo alla mamma– gli assicura Lorcan. –Lei saprà cosa fare.
–Ehilà, amici… e amica. Che fate di bello?– cantilena una voce che alle mie orecchie suona come un coro di cherubini in festa.
Mi giro e fatico a reprimere un sospiro da innamorata melensa.
–Stavamo giocando con la palla rimbalzante, ma Coraline ha rovinato tutto– risponde Marvel, scoccandomi un’occhiataccia.
–È tutta colpa tua, invece!– ribatto, indicando il livido che si sta formando sulla mia fronte.
–Ooh, povera Coraline!– gnaula Fred in tono comprensivo… e un po’ ironico.
–Vuoi un bacino, così guarisce prima?– chioccia Lysander, per poi passarmi un braccio intorno alle spalle e stamparmi un bacio - volutamente - umido sulla fronte.
Gli do una gomitata, bella forte. Accidenti a lui, avrebbe potuto lasciare che fosse Fred a baciarmi.
Reprimo un altro sospiro romantico.
–Coraline? Sei ancora tra noi?– mi chiede Julien, fissandomi come se fossi pazza.
–Sì, sì. Uhm, grandioso– rispondo, fingendo di aver seguito la loro conversazione.
–Allora, siamo tutti pronti per una “escursione” nella Foresta Proibita?
–No. Assolutamente no. Nada. Niet.
Per rendere più chiaro il messaggio scuoto la testa in segno di diniego, ma i gemelli Scamander mi afferrano per le braccia e mi trascinano verso la foresta, seguiti dagli altri tre.
–Rilassati, Coraline, non è mica la prima volta che lo facciamo!– tenta di tranquillizzarmi Marvel.
–Vero. Ti posso assicurare che il pericolo è minimo, e, comunque, da gentiluomini degni di questo nome, ti difenderemmo noi da qualsiasi minaccia.
Oh, beh… se lo dice Fred…
Il sole filtra tra gli alberi, donando al luogo un’atmosfera lugubre. I ragazzi si rotolano nella neve, tirandosi palle di neve e ridendo un sacco. In preda all’ansia, volgo in continuazione lo sguardo verso la scuola. Merlino, non sanno che, se la foresta l’hanno chiamata proibita, un motivo c’è? Questo posto pullula di terrificanti creature! Acromantule, lupi mannari… persino Voldemort, durante la battaglia di Hogwarts!
Istintivamente la mia mano corre alla bacchetta.
Il sentiero che hanno scelto, fortunatamente, conduce fuori dalla foresta, dietro la capanna di Hagrid, che sta armeggiando intorno al fuoco. L’ormai anziano - ma sempre massiccio - guardiacaccia ci saluta con la mano, sorridendo alla vista dei ragazzi, nascostisi goffamente dietro le enormi zucche che Hagrid sta coltivando in vista di Halloween.
Hagrid si riempie la mano di neve e la fa cadere sulla testa di Marvel, suscitando le risate di tutti. Marvel saltellava agitato, in un vano tentativo di impedire alle neve di scivolare nel colletto della camicia.
–Perchè non entrate dentro? Ho appena fatto il tè.
Sei teenagers e un Mezzogigante non stanno comodi in una casa pensata per una sola persona, scopriamo. Julien e Lorcan condividono la poltrona, io, Fred e Marvel il divano, mentre a Lysander rimane uno sgabello. Mi muovo lentamente, a disagio per la strettezza degli spazi, poi decido di spostarmi sul bracciolo.
Sono ridicolmente consapevole di quanto la mano di Fred sia vicina al mio sedere.
–Su, ditemi: com’è che vi vanno le lezioni, eh?– si informa Hagrid.
–Alla grande. Bel semestre, senza doppie ore. Peccato solo per la prima ora del lunedì: Storia della Magia– risponde Julien, ricevendo un generale mormorio compassionevole.
–E che mi dici di Cura delle Creature Magiche, eh? A voi vi sta piacendo?– chiede Hagrid, timoroso.
–A chi non piace? Tutti la adorano. Il miglior corso di Hogwarts– lo rassicura Marvel.
–Non ci piace a tutti, però. Ci ho preso, Coraline?
Cinque paia di occhi si posano su di me.
–Ehm… la materia in sé mi piace… amo gli animali; purtroppo, però, loro non ricambiano– borbotto, imbarazzata.
–Oh, andiamo! Cura delle Creature Magiche è il corso più fico che ci sia a scuola, e gli animali sono docili!– interviene Lorcan, tra un sorso di tè e l’altro.
–Nah, Coraline c’ha ragione– replica Hagrid, dandomi una pacca sulla schiena che rischia di farmi avere uno scontro frontale col tavolino. –Il primo giorno s’è messa nei guai con un Kelpie, e m’è toccato di salvarla. Bella giornata.
–Bella giornata?– esclamo, allibita.
–Ho salvato a uno studente. Non m’era successo da quando a scuola ci stava Harry Potter– asserisce lui, orgoglioso.
–Ne hai avuti altri di… incidenti?– mi domanda Fred, una luce malandrina negli occhi.
–Beh… l’unicorno che ho provato ad accarezzare ha cercato di infilzarmi col suo corno, un Thestral mi ha aggredita, ho rischiato la morte per mano, anzi, artiglio di un ippogrifo e sono stata morsa da un vermicolo– rispondo, sforzandomi di apparire naturale.
–Impossibile!– sbuffa  Julien. –I vermicoli non hanno bocca!
–Certo che ce l’hanno!– lo contraddice Lysander. –Non ti sei mai chiesto come facesse il tuo a mangiare la lattuga che gli davi a lezione?
–I vermicoli mangiano?– esclama Julien, sconcertato.
Fortunatamente per lui, Hagrid pare non averlo udito. Julien, sollevato, dà inizio a un’accesa discussione sulla prossima partita di Quidditch, che degenera in una sfilza di insulti contro i Serpeverde.
– Non posso credere che Julien abbia ucciso il suo vermicolo!– mormora Fred a voce sufficientemente alta a permettermi di sentirlo.
–In tutta onestà, l’unico sprazzo di vita del mio vermicolo è stato quando mi ha morsa– squittisco –La maggior parte del tempo Craven sembrava morto. È così che mi ha fregata: mi ha indotta a un falso senso di sicurezza, e poi, al momento giusto… zac! Ha attaccato!
–Craven?– ripete Fred, perplesso, quindi sprofonda nella poltrona ridacchiando.
–Craven?– sussurra Marvel a mezza voce. –Un nome più da sfigato no, eh?
–Craven è un nome fichissimo– replico sdegnosa, a braccia conserte.

Ruth

Cambio posizione: da che ero appoggiata al muro mi sono seduta su una panca di fronte all’entrata della biblioteca.
È più naturale? Sì, lo è.
Dovrei forse prendere in mano un libro? Sì, dovrei, l’accoppiata Corvonero–libri è imprescindibile.
Aritmanzia va bene? No, non va bene, troppo da secchiona. Meglio Difesa contro le Arti Oscure.
Ok, cerchiamo il libro.
Non c’è!
Per mille Acromantule, dov’è?
Per mille Acromantule, non l’avrò dimenticato in biblioteca?
Per mille..
–Ciao, Ruth.
Interrompo la ricerca del libro perduto per alzare lo sguardo al bellissimo ragazzo che mi sta di fronte. Spero non si sia accorto che ho trascorso la passata ora a fissarlo, fingendo di studiare, per poi scappare come una ladra non appena mi ha notata.
–Ehi, Romeo– pigolo, avvampando.
–Hai dimenticato questo, nella fretta di uscire.
Mi porge  il mio libro di Difesa.
–Oh. Grazie.
–Sai, avremmo potuto studiare insieme– dice, appoggiando una spalla al muro e sorridendomi.
Spingo a forza il grosso tomo nella borsa quasi colma e replico –Eri con i tuoi amici, non volevo disturbarti.
–Non sei mai un disturbo, Ruth– mi risponde, affascinandomi con quel suo meraviglioso sorriso. –Vieni, ti presento i miei amici, così la prossima volta che ci incroceremo non sarai tentata di fuggire.
Si impossessa della mia borsa e, prima che possa protestare, mi cinge la vita con un braccio e mi trascina nella biblioteca, guidandomi nel labirinto di scaffali e tavoli, occupati dalla moltitudine di studenti che si sono ridotti all’ultimo minuto per ultimare i compiti. Ci fermiamo davanti a un gruppetto di persone, tutte impegnate in un’attività che nulla ha a che fare con lo studio.
–Ruth, ti presento i miei amici: Everet e Hans, i due che stanno giocando all’impiccato; Niles, il costruttore di castelli di carte esplosive; Posy…– osservo perplessa la ragazza accigliata che sta fissando una coppia stretta in un abbraccio, –sua sorella gemella, Amity– la ragazza che sta aiutando Niles col suo castello mi saluta con la mano, –e Damon, quello seduto lì con la tua compagna di squadra Ida. Ragazzi, lei è Ruth.
Dal divano emergono due teste, una maschile, appartenente a un ragazzo che ghigna soddisfatto, e una femminile, appartenente alla mia amica Ida, che appare parecchio in imbarazzo.
Ida lo spinge via e mi si avvicina.
–Dove si è cacciata Shea?– chiede Romeo a Posy.
–È andata a procacciarsi da leggere– risponde Posy, indicando con la testa una fila di scaffali; irritata per qualche oscura ragione dà un calcio al piede del tavolo, facendo così esplodere il castello di carte di Niles e bruciacchiare la frangetta di sua sorella.
–Eccomi di ritorno– annuncia Shea Thomas, comparsa con una pila di libroni, che butta sul tavolo. Sorrido, felice di vedere una faccia conosciuta: Shea è la mia compagna di banco a Divinazione. –Oh, ehi, Ruth. Finito di compilare il diario dei sogni?
–Oh, sì. Culmina con la mia morte, prevista per il prossimo mercoledì.
–Farò in tempo a darti l’ultimo saluto, a me tocca venerdì– replica con un sorriso furbo, si siede e comincia a sfogliare il primo libro della pila.
–È per un compito?– le chiedo, curiosa.
–Nah. Per mio fratello– risponde, curvando le labbra in una smorfia che non promette niente di buono… per suo fratello. –Sono secoli che desidero entrare nella sua stanza da Caposcuola e fargli uno scherzo memorabile. Ah! Eli non scoprirà mai che sono stata io!
A proposito di Eli, devo appuntarmi mentalmente di chiedere a Dominique com’è andata la loro “gita” a Londra.
Damon raggiunge Ida e le circonda la vita con un braccio, ricordandomi che quello di Romeo è ancora intorno alla mia. Mi giro a guardarlo, meravigliandomi, per un istante, della sua altezza, e mi domando cosa abbia in mente.
Prima che le mie domande possano ottenere risposta, però, arriva di corsa Amelie, persa nel suo mondo, che ride come una pazza.
–Amelie?– la chiamo, liberandomi dalla presa di Romeo per fermarla.
–Ruth!– esclama, gaia. –È fantastico! Semplicemente magnifico! Potter se ne pentirà amaramente!
La cosa strana, e, un po’, divertente, è che non sembra affatto arrabbiata. Anzi.
–Ehm… Amelie– esalo, preoccupata per il suo stato mentale: mi ha preso le mani e le sta facendo dondolare avanti e indietro. –Cosa ha combinato Potter questa volta?
–Quale Potter?– chiede subito Ida, attirando l’attenzione di Amelie, che solo in quel momento si accorge della presenza di altre persone.
Il nostro capitano si irrigidisce quando nota il gruppetto di Serpeverde che la sta fissando con palese interesse.
–Nessuno. Cambiando argomento, potreste, per favore, seguirmi in Sala Comune? Ora?
–Ok. Ciao, Damon– sbuffa Ida, salutando il suo ragazzo con una poco amorevole pacca sulla spalla; lui, invece, la bacia sulla fronte. Che dolce.
Recupero la borsa, ma non faccio in tempo a salutare come si conviene Romeo che Amelie, determinata a non rimanere in biblioteca un secondo più del necessario, mi ha già spinta fuori, talmente in fretta da non farmi rendere conto che mi stavo muovendo. Ida ci segue, faticando a tenere il passo di Amelie, che corre e ha una luce folle negli occhi.
Una volta nel nostro dormitorio apre la porta con un calcio, spaventando Nell, che casca giù dal letto, e si precipita al suo baule, dal quale estrae la lavagnetta che usa per spiegarci gli schemi di gioco. Ida, intuendo che la follia del capitano coinvolgerà l’intera squadra va nel dormitorio femminile del quinto anno a prendere Mariah, mentre Nell tenta, invano, di calmare Amelie quel tanto che basta a tenerla ferma nello stesso posto per più di due secondi.
La ragazza è su di giri, poco ma sicuro, ed è persino peggiorata, rispetto a quando l’ho vista in biblioteca.
–Non potete immaginare cosa ha fatto oggi Potter!– esclama mentre ci sediamo. Percorre la stanza avanti e indietro, rigirandosi il gessetto tra le dita. –È venuto da me, chiedendomi di fare qualcosa per lui. L’idiota non ha capito che si è reso vulnerabile, permettendomi di colpirlo nel suo punto debole.
–Vale a dire?
–Mi ha dato fiducia!– ulula Amelie, scribacchiando sulla piccola lavagna. –Si è fidato di me, pregandomi di fornirgli informazioni utili a battere i Serpeverde! Ci pagherà anche, pensate!
–Capito– asserisco, comprendendo il motivo per cui non poteva parlare davanti ai Serpeverde. –Non capisco, però, perché dovrebbe pentirsene.
–Perché non gli daremo le informazioni che desidera– spiega Amelie, ridacchiando perfida. –Gli daremo delle false informazioni. Mentiremo.
–Perché Amelie sta ridendo?– chiede Rose dalla soglia del dormitorio, giocherellando col suo cappello di lana lavorato ai ferri.
–Tuo cugino James ci paga per avere informazioni sui Serpeverde e, quindi, assicurarsi la vittoria. Amelie è letteralmente impazzita di gioia– la aggiorna Ida.
–Oh, bene, perché ho delle informazioni fresche fresche per voi– trilla Rose, sorridendo, sottrae il gessetto all’ormai fuori di testa capitano e scrive: "cose che sappiamo dei Serpeverde".
– Ho saputo proprio oggi da Scorpius che hanno un nuovo Battitore, al posto di Nott, un tizio di nome Levi Walker.
–Walker?– interviene la nostra Battitrice più giovane. –Lo conosco! È del mio anno, frequentiamo qualche corso insieme. Molto alto e altrettanto taciturno.
–Ah, sì? Beh, vedi di farlo cantare come un usignolo– sbotta Amelie. Il nostro capitano severo e senza peli sulla lingua è tornato. –Lascia perdere quell’inutile Tassorosso e parti alla conquista della Serpe! E lo stesso vale per voi altre. Datevi da fare per entrare in confidenza con la squadra di Serpeverde. Ida e Ruth, mi affido soprattutto a voi, ho visto che eravate parecchio… intime con Zabini e Vicker. Tu no, Rose. Malfoy è off-limits. Semmai dovessi vederti con Scorpius, dovrete parlare soltanto di quando sarà il prossimo appuntamento, sono stata chiara?
Rose annuisce, confusa.
–Useremo ogni minima informazione ottenuta a nostro vantaggio… e a svantaggio dei Grifondoro. Potter e la sua squadra avranno una batosta!
–Quanto tempo abbiamo?
–Sei giorni– risponde Amelie, annotando la data sulla lavagnetta, prima di girarsi a guardarci. Non l’ho mai vista tanto seria. –Sapete che ora è, ragazze?
–È l’ora di darci dentro!– replichiamo in coro.

Nota autrice:
Povero James, non sa in che guaio si è cacciato! Nel prossimo capitolo: le Corvonero assalgono i Serpeverde per carpirne i segreti.

Nota della traduttrice:
Mi sento una puerpera. Davvero. Non per il capitolo in sé, tradurre non è una passeggiata, ma mi piace, mi dà soddisfazione; quello che mi ha stremata è stato tradurre le battute di Hagrid. Già nei libri - che zia Row mi perdoni - storcevo il naso quando leggevo quel suo linguaggio sgrammaticato, figurarsi adesso che l’ho dovuto tradurre in un italiano sgrammaticato, andando contro ogni fibra morale del mio cervello! Non sono un’Accademica della Crusca, questo no, però amo la mia madrelingua, e ne rispetto la grammatica, l’ortografia, la sintassi…
Tutto questo sproloquio per dire: gli errori che avete trovato sono voluti e non posso farci niente se, nonostante, a regola, Hagrid abbia ricevuto un’istruzione fino ai tredici anni, parli peggio di un bambino di due.
Alla prossima!
Serpentina
ps: un grazie speciale ad AryYuna, mia ortograficamente e sintatticamente impeccabile beta, ad Aregilla, IpseDixit, JarOfHearts e mki90 per aver recensito, a buldina, Cerenyse e Rospolo, che seguono questa storia, a heamon, che l'ha inserita tra le ricordate e ad alheka e Sbene, che la preferiscono.

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Capitolo 19
*** Le Corvonero partono all'attacco ***


Nota dell’autrice:
Capitolo nuovo di zecca! I precedenti li avevo scritti un anno fa (anche se soltanto ora ho avuto il coraggio di pubblicarli), d’ora in poi, invece, saranno tutti nuovi. Enjoy!

 
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Capitolo 19: Le Corvonero partono all’attacco

Mariah

Lunedì, ore 9:00 a.m.

Piove.
Mi trascino stancamente sul terreno fangoso e scivoloso verso Cura delle Creature Magiche, stando attenta a non cadere. L’unica nota positiva di questa mattina, che trascorrerò studiando gli Horklumps, e cercando di farli muovere  o meglio, mostrare segni di vita - è che non ho alcuna possibilità di incontrare Rhet. I corsi di oggi sono in comune con i Serpeverde.
La notizia ha mandato Amelie al settimo cielo. Mi ha ripetuto un milione di volte di puntare Levi Walker e, a colazione, mi ha chiesto di indicarglielo per poi scribacchiare furiosamente sul suo taccuino.
Comunque, oggi nessun insopportabile Tassorosso entrerà nel mio campo visivo. A dirla tutta, ho evitato come la peste un insopportabile Tassorosso in particolare dopo l’asta, per lo più scomparendo sotto i tavoli della biblioteca non appena scrogevo una testa vagamente familiare.  Per mia fortuna l’ho incrociato poche volte al di fuori delle aule, dove faccio sempre in modo di avere una via di fuga a portata di gambe, in caso dovesse venire a parlarmi.
Non so cosa pensare di lui. Sono confusa, e più ci penso, più aumenta la confusione, col risultato che una morsa mi stringe il petto e ho la sensazione di affogare.
Più di una volta, in biblioteca, qualcuno mi ha vista sotto un tavolo, e mi ha chiesto se stessi bene, se avessi bisogno di andare in infermeria; ormai ho una risposta standard: ho perso la piuma, la stavo cercando, dopodichè mi affretto a cambiare tavolo.
Hagrid ci saluta dall’uscio della sua capanna; in una mano tiene un enorme ombrello rosa, nell’altra le chiavi delle gabbie degli Horklump.
–Ci siete tutti?– chiede, contandoci mentre ci stringiamo sotto l’ombrello formato tendone da circo. –Bene. Allora, oggi lavorate a coppie; a due a due scegliete un Horklump e, col libro davanti, lo curate. Non dimenticate i guanti!
Mi fiondo dietro Levi Walker, il mio nuovo obiettivo. Hagrid ci divide in coppie senza difficoltà, dato che siamo pari di numero, e Walker si gira verso di me, la sua partner per questa lezione.
Scelto un Horklump su cui lavorare mi indica una tettoia abbastanza riparata dalla pioggia bettente. Ingaggio una strenua lotta col mio mostruoso libro zannuto, prima di riuscire a trovare la pagina giusta. Walker afferra la creatura, delle dimensioni di un pugno, e la poggia delicatamente a terra, poi si toglie i guanti.
L’Horklump non prova a scappare, ha le gambe troppo corte e sottili rispetto al corpo e alla testa. Leggiamo il capitolo in silenzio, poi Walker prende della pergamena e la divide in due colonne. Mi siedo accanto a lui, mi infilo i guanti e tiro fuori dalla borsa gli strumenti di misurazione.
–Ok, ci servono la lunghezza testa-coda, circonferenza, altezza, peso, genere e descrizione di eventuali caratteri particolari, come macchie o altro– asserisco.
Walker annuisce, segnando le diverse voci all’apice di ogni colonna.
–Ok– ripeto, annuendo a mia volta, tentando di tenere dritto l’Horklump il tempo necessario a misurarne la lunghezza. –Tredici centimetri.
Walker si sporge in avanti per controllare che la misura sia giusta - grazie della fiducia - quindi annota la misura nella colonna apposita.
–Larghezza?– domanda poi, anzi, grugnisce.
Alzo gli occhi al cielo.
La mia è una missione impossibile.

Ida
Martedì, ore 4:00 p.m.


–È l’ora della mia ricompensa!– trillo, non appena scorgo Damon nell’atrio, fiancheggiato dai suoi amici. Prendo a braccetto Rose, che ride divertita.
–Spiacente, non potrò esserti d’aiuto– dice. –Per qualche oscura ragione Amelie mi ha chiamata fuori dai giochi. Dovrai cavartela da sola.
–Lo credo bene, il tuo spasimante sta venendo qui– replico, indicando Malfoy, il quale, salutati Albus e Smith, si sta dirgendo verso di noi.
–Il professor Rosier ci ha assegnato una pozione piuttosto complicata, alla quale lavoreremo insieme. Andiamo in biblioteca– risponde, sorridendo al suo amico Serpeverde. –E non è il mio spasimante– aggiunge, avvampando. –Perchè tu e Damon non vi unite a noi?
–Perchè ho bisogno di trascinarlo in un posto più… privato.
–Come un ripostiglio delle scope?– domanda, ironico, Malfoy; passa un braccio intorno alle spalle di Rose e le sussurra qualcosa all’orecchio.
–Ti credi spiritoso, Malfoy?
–Dai, su, unitevi a noi!– esclama poi, indicando con un cenno del capo i suoi amici. –Arrol e Albus saranno dei nostri, perciò, se rifiuti, devo dedurre che tu e Damon avrete… altro da fare.
–Sparisci– sbotto, spingendolo via, quindi mi dirigo con passo deciso dai Serpeverde dell’ultimo anno.
–Ida!– mi accoglie Damon con un sorriso, cingendomi la vita con un braccio; l’altro è stretto intorno al collo di Hans, che non sembra gradire il contatto. –Hans, Niles e io facciamo una passeggiata prima di cena, ti va di venire?
–Sissignore!– rispondo, mimando un saluto militare, e gli permetto di trascinarmi lungo il corridoio. Hans e Niles ci precedono, probabilmente per darci un po’ di privacy.
Mi sollevo sulle punte dei piedi e bisbiglio –Finora ho fatto la mia parte, recitando alla perfezione il ruolo di tua nuova ragazza. Beh, è arrivato il momento di ricambiare.
–Mi sembra giusto. Come?
–Dandomi informazioni.
–Su?
–Diversi argomenti. Soprattutto Quidditch, ma non solo.
Mi lascio giudare attraverso una serie di porte e una scalinata. Niles e Hans creano magicamente un sentiero in mezzo alla neve, il primo saltellando allegro, il secondo cupo e silenzioso.
–Domanda numero uno: cosa c’è tra Hans e Amity?
Damon aggrotta le sopracciglia, perplesso.
–Di che parli?
–Oh, andiamo, non dirmi che non te ne sei accorto! Il gioco di sguardi, tutto il tempo che passano insieme, il divanetto con i loro nomi in biblioteca… La “Hamity”, insomma!
–Merlino, non potevi uscirtene con un nome più orrendo!– sputa lui, storcendo il naso. –E, comunque, non esiste nessuna “Hamity”. Sono amici. Migliori amici. Punto e basta. Ad Hans una ragazza sola non basta, e Amity lo conosce abbastanza bene da non voler rischiare di scottarsi. Onestamente, ho sempre pensato sarebbe finita con Niles: sono entrambi solari e socievoli, sarebbero una bella coppia. Mentre la… “Hamity”…– ridacchia, divertito. –Senza contare la questione del suo cognome…
–Che significa?– gli domando, aumentando la presa sulla sua mano per rammentargli la mia presenza.
–Niente. Mi hai semplicemente dato qualcosa su cui riflettere– replica con studiata noncuranza, salutando con la mano i suoi amici, che ricambiano mentre testano con pietre e rami secchi la durezza della lastra di ghiaccio che ricopre il Lago Nero. – Altri annosi quesiti che necessitano di risposta?
–Come se la cava il nuovo Battitore?
–Morgana santa, come lo sai?
–Ho le mie fonti. Allora?
–Ha talento. È ancora piuttosto allampanato e insicuro, ma riusciremo a sgrezzarlo negli ultimi due allenamenti, e alla partita farà faville, ne sono sicuro– risponde, per poi imbronciarsi. –Oh, ed è incredibilmente asociale. Non parla con nessuno. Il massimo che ho ottenuto da lui è stato uno stentato “ciao” al suo primo allenamento. Secondo me, il capitano l’ha scelto perchè ha la certezza che un orso del genere non ci proverà con la cara, dolce Weasley.
–Quindi a Malfoy piace Rose?– chiedo, sinceramente incuriosita.
–Credo che metterò un limite alle domande che puoi farmi ogni giorno… sei troppo ficcanaso per i miei gusti e per il tuo bene.
–Sono Corvonero, è nella mia natura– replico con un sorrisetto.
–Ti prego, dimmi che per oggi abbiamo finito con le domande indiscrete– mi supplica. 
Scrollo le spalle: non mi interessa sapere altro… per il momento. In seguito… si vedrà.
–Gli piace molto– asserisce Damon, una volta assicuratosi che avrei smesso di ficcanasare, –come amica, però. Credo anche che lei ricambi. Tuttavia, dubito ardano d’imperituro amore, se è questo che pensi.
–Come se tu sapessi cos’è l’amore!– sbotto. –Mi hai costretta a fingermi la tua ragazza!
–Ho i miei genitori. Per adesso mi bastano loro, come esmpio di vero amore– ribatte. –E penso sia impossibile provarlo alla nostra età.
–Merlino e Morgana, sei cinico da far schifo!– sbraito, accigliata. –Tornando all’argomento principale, comunque… stai dicendo che a Malfoy non piace Rose?
–Perché mi metti in bocca parole che non ho detto? Potrebbe piacergli, ma lui non è certo il tipo che mette i suoi sentimenti in piazza. Noi Serpeverde siamo così - anche voi Corvonero, in minore misura - calcolatori, diffidenti, scaltri. A differenza di Tassorosso e Grifondoro, che mettono il cuore al primo posto, noi lo proteggiamo affinché non si rompa.
–Grandioso– borbotto, contrariata. –Grazie per aver infranto il sogno di ogni ragazza: trovare l’anima gemella in giovane età.
–Per poi morire insieme di una romantica quanto inutile morte per auto-accoltellamento? Non dire sciocchezze! E sorridi, Hans e Niles ci stanno raggiungendo.
Nel cuore della notte mi sveglio, e decido di impegnarmi a far sbocciare l’amore tra Rose e Malfoy. Sono così dolci insieme che sarebbe un peccato si facessero condizionare dalla paura di un rifuto o di esporsi al ridicolo. Non riesco, però, a zittire la voce interiore che mi ripete che, forse, in fondo, Damon ha ragione.
Tra l’altro… come fa a conoscere Shakespeare?

Mariah
Mercoledì, mezzogiorno


Il mio tavolo preferito in biblioteca è posto dietro l’anta sinistra della porta, accanto alla scrivania della bibliotecaria e incassato in una rientranza del muro. La finestra è grande abbastanza da illuminarlo al punto giusto, ed è quasi sempre libero perché la maggior parte degli studenti ha troppa paura della bibliotecaria per sedersi lì, in bella vista, per cui il legno è intatto, e a poca distanza c’è un divanetto dal quale prendere in prestito comodi cuscini.
Un posticino di prim’ordine!
Estraggo dalla borsa il pasticcio di carne che ho preso a colazione e i libri, che impilo per celare alla vista il mio pranzo.
È da un po’ che lo faccio; evito la Sala Grande e mi rifugio qui.
Mallory dice che sono assurda.
“Davies avrà già voltato pagina. Ti prego, torna  a mangiare in Sala Grande con me, non posso sopportare un altra conferenza di Ermine Mac Allen sul pus di Bubotubero. Parla di pus mentre mangiamo, ti rendi conto?”
Non credo di essere assurda, anzi, sono perfettamente ragionevole… e sempre più flessibile: accavallare le gambe nello spazio angusto tra il pavimento e il tavolo non è mai stato così semplice.
E poi, la mia è soltanto una precauzione. Davies non mi rivolge la parola, non ci prova neanche, accrescendo in me il sospetto che la sua fosse davvero una tattica per distrarmi in vista della partita, e, ora che è andata, Rhet è tornato alla sua solita vita, dimenticandosi completamente di Mariah Affey.
–Uhm, Affey?
Sentire il mio nome mi fa sobbalzare dallo stupore, e batto la testa contro la parte inferiore del tavolo. Mi volto, massaggiandomi la parte dolente.
–Scusa. Non volevo spaventarti. Cosa ci fai qui sotto?
Spingo via una sedia per vedere meglio il Serpeverde alto e magro che ha parlato. Mi sento miracolata.
–Walker?
Si limita a scrollare le spalle.
–Sembra confortevole. C’è spazio per me?
Prima che possa rispondere si è spostato vicino a me, contorcendosi per far entrare le sue lunghe gambe in quello spazio ristretto.
–Cosa…
La mia domanda resta in sospeso perché Levi mi copre la bocca con la mano. Un attimo dopo, udiamo dei passi e un paio di scarpe nere e costose fa capolino davanti a noi.
–Frick, dove diavolo è andato?– grugnisce una voce.
–Non lo so, amico, è semplicemente scomparso.
–Perché sei un imbecille! Era così difficile tenere d’occhio quello spilungone?
Il qualcuno che ha sbraitato cammina avanti e indietro con passo nervoso.
–Giuro che quando lo becco ridurrò il suo culo rinsecchito in poltiglia! Si pentirà di avermi rubato il posto, parola mia!
–Ehi, amico, suona come una..
–Lo so, grazie tante. Avanti, torniamo in Sala Comune, lo aspetteremo là. 
I passi si allontanano e mi volto nuovamente verso il mio nuovo compagno di avventura.
–Mi nascondo da… certa gente– asserisce con semplicità.
–Lo avevo intuito. Anche io– replico.
–Direi, allora, che coprirci a vicenda potrebbe essere vantaggioso per entrambi.
–Direi di sì, ma puoi stare tranquillo, non ti lascerò a quei ragazzi. Da come parlavano sembravano intenzionati a farti la festa, non a festeggiare la tua nuova posizione– esalo tutto d’un fiato, senza riflettere.
–Come lo sai?– mi domanda Walker, occhieggiandomi con diffidenza.
–Beh… da come parlavano si capiva che c’era in ballo qualcosa di importante.
Scrolla le spalle e giocherella con i lacci delle scarpe.
–Ehm… per il resto come… come va?
Domanda stupida, lo so, ma detesto i silenzi imbarazzati.
Walker si limita a curvare le labbra in una specie di sorriso.
–Oh, bene. Fantastico– mormoro, sentendomi immensamente a disagio.
Walker si esamina le unghie.
–E basta!– sbotto all’improvviso. La misura è colma. –Ti ho aiutato a non farti scoprire da quei trogloditi, non puoi ignorarmi come fai sempre, non è giusto! Specialmente se hai intenzione di condividere il nascondiglio con me.
–Non mi piace che si sappia di me più di quanto voglio, Affey, soprattutto se non so praticamente niente di chi mi sta davanti. Perciò, dimmi… da chi ti nascondi?
Non posso credere alle mie orecchie. Ha parlato! E anche parecchio, considerati i suoi standard. Credo abbia appena battuto il suo record personale di loquacità.
–Un ragazzo– confesso.
–Non me, vero?– domanda, preoccupato.
–No. Un Tassorosso– rispondo, e non posso fare a meno di fissarlo.
Walker sta sorridendo.
–E perché non vuoi vederlo?
–Perché mi confonde… e temo mi abbia presa in giro tutto il tempo.
–Temi?
–Sì. E sto cercando con tutte le mie forze di evitare un confronto diretto. 
–Qualcosa che abbiamo in comune.
Detto questo, riprende a fissarsi le unghie.
Sospiro e gli lancio un’occhiataccia, poi gli faccio presente che non mi piace che mi si chiami per cognome.
Walker sorride - un sorriso da vero Serpverde - e mi tende la mano.
–Come preferisci… Mariah. Io sono Levi.
–Lo so– rispondo, stringendogliela.

Nota dell’autrice:
Grazie per aver letto quella che considero una pietra miliare della storia. Nel prossimo capitolo tragicomicità: James se la prenderà con tutto e tutti. Non perdetevelo!
Nota della traduttrice:
Spero per la mia sanità mentale che Hagrid compaia molto di rado nella storia, perché tradurlo mi fa impazzire!
Alla prossima!
ps: i ringraziamenti sono d’obbligo, as always, perciò grazie ad AryYuna, per il supporto e l’opera di betaggio, grazie ad Aregilla per le belle parole e a IpseDixit per aver recensito, a claudia_1991, gingerspice, Molly_Weasley_, sailorfunny e SVale31 per aver inserito GAW tra le seguite, e, ultime ma non ultime, a giascali e giulietta90 per averla inserita tra le preferite! 





 

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Capitolo 20
*** Il Potter furioso ***


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Capitolo 20: Il Potter furioso

Amelie
Giovedì, ore 9:00 p.m.
 

–Ok, ragazze, è ora di mettere a posto!– ruggisco, dichiarando concluso l’allenamento di oggi; agito le braccia per afferrare la Pluffa, e, naturalmente, ci riesco: Lily è un’ottima Cacciatrice, ma sono orgogliosa di poter affermare che i molti anni di duro lavoro sui riflessi hanno fatto di me un superbo Portiere, forse il migliore di tutta Hogwarts.
Prendo la grossa palla rossa sotto il braccio e seguo negli spogliatoi di Corvonero le mie compagne di squadra. Rose ci raggiunge tenendo il Boccino ben stretto in una mano. Mariah e Coraline lottano per incatenare i Bolidi nell’apposita scatola, e si asciugano il sudore dalla fronte quando riescono, finalmente, a domarli.
–Questa è la parte peggiore dell’allenamento– si lamenta Coraline, scostando una ciocca ribelle dalla fronte.
–Bel lavoro, oggi, ragazze. Oserei dire che siete migliorate tantissimo. Mariah, cerca di non ruotare il polso quando batti, e Nell, i Portieri non hanno solo un lato destro, mira a sinistra, ogni tanto. A parte questo, brave, sono decisamente soddisfatta– asserisco battendo le mani con fare incoraggiante, in faccia stampato un sorriso raggiante. –Qualcuna di voi ha la lista di informazioni raccolte sui Serpeverde? Dobbiamo fare il punto della situazione e decidere cosa dire o meno a Potter.
La squadra si passa la lista di mano in mano, prima di consegnarmela, dopodichè si dirigono al castello; è tardi e fa troppo freddo per una doccia negli spogliatoi - meglio usare il bagno del dormitorio - senza contare che tutte abbiamo compiti da finire e libri da leggere che ci aspettano. Chiudo a chiave il cancello del campo di Quidditch e mi affretto anche io alla scuola.
–Che te ne pare della mia presa sulla scopa, Amelie?– mi domanda Lily.
–Non male, anche se hai la tendenza a lasciar scivolare la sinistra, quando ti stanchi, perciò dovresti rafforzare la tenuta della destra. Niente di grave, comunque. E le tue acrobazie sono spettacolari, complimenti: la prossima settimana, se vuoi, potrei farti allenare sulle finte insieme a Nell. Non so se è genetico o meno, ma voi Weasley avete un talento naturale per il Quidditch– rispondo, rifiutandomi di chiamarla Potter perché non posso capacitarmi che una persona tanto gentile e simpatica sia imparentata con quel montato di Potter.
–I miei genitori e quasi tutti i miei zii hanno giocato, quando frequentavano Hogwarts– ammette Lily. –Dominique sarebbe stata un’ottima giocatrice, se James non l’avesse convinta che il Quidditch è uno sport troppo pericoloso per una ragazza. Victoire giocava, ma zio Bill gliel’ha proibito dopo che si è rotta un braccio e un avambraccio alle selezioni, al secondo anno. Un vero peccato, perché il capitano era stato colpito dal suo entusiasmo e le aveva promesso un posto in squadra l’anno seguente, ma Vic ha dovuto rifiutare.
–Ma che hanno al posto del cervello i tuoi parenti maschi? Senza offesa, eh!
–Siamo una famiglia molto unita. Un clan, praticamente. Sono iperprotettivi– replica Lily con una scrollata di spalle. –Dopo un po’ ti ci abitui. Mamma mi ha confidato che quando zio Ron ha saputo dell’ingresso in squadra di Rose ha avuto una reazione bipolare: alternava euforia e commozione per la bravura della sua bambina ad attacchi di panico perché preferiva saperla al sicuro, con entrambi i piedi ben piantati per terra.
–Ma… Ma… non si può vivere senza Quidditch!– esclamo, orripilata: che ne sarebbe stato di me, se non fossi mai salita su una scopa? 
–Oh sì che si può!– ringhia una voce rabbiosa e altrettanto familiare dai cancelli di Hogwarts.
–Potter– ringhio di rimando.
–Lily– ordina Potter, ignorandomi completamente, –non posso crederci. Dammi quella scopa, adesso, e forse papà non lo verrà a sapere.
–Come l’hai scoperto? Ci alleniamo dopo di voi!– domanda Lily, nascondendo la scopa dietro la schiena.
–Tate era tornato al campo perché aveva dimenticato la borsa, e ti ha vista in divisa. Naturalmente, è venuto subito da me, per avvertirmi di questa pagliacciata .E adesso consegnami la scopa, o saranno guai.
–Tate me la pagherà cara– sibila Lily, accarezzando la bacchetta.
–Non fare così, Potter, è di Quidditch che si tratta!– intervengo per evitare uno scambio di fatture… o maledizioni: Lily ne sarebbe capacissima.
–Chiudi il becco, Perry. Finora ho cercato di avere un rapporto civile con te, nonostante l’antipatia reciproca, perché sei brava a Quiddtch, e ti rispetto per questo– ringhia Potter, scendendo di qualche gradino per fronteggiarmi. Non l’ho mai visto tanto arrabbiato; di più: è furioso! Di solito, quando è arrabbiato, Potter ha gli occhi iniettati di sangue e le guance tinte di rosso, adesso, invece, è pallido, freddo e brutale. –Ma non posso accettare la tua pessima influenza sulla mia sorellina, perciò direi che abbiamo un problema.
–Non puoi pretendere di controllarle la vita, Lily ha il diritto di fare quello che le pare senza dar conto a te!
–Non fai parte della famiglia, Perry, perciò restane fuori, non ti riguarda– sbotta Potter, porgendo una mano a sua sorella, come a dire “vieni con me, o dopo faremo i conti”. –E, per quanto riguarda il nostro accordo, è cancellato. Trova i soldi per le tue dannate divise in un altro modo.
–Sai che ti dico, James Sirius Potter?– sbraita Lily, colpendolo con violenza al petto col manico della sua scopa, –Scriverò a mamma. Oh, sì. Dovrai spiegare a lei come mai non sono in squadra. A inizio anno dicesti che ero troppo giovane, consigliandomi di riprovare l’anno prossimo, ma la verità è che sei un lurido maschilista, e la mamma deve saperlo! Posso assicurarti che non ne sarà affatto felice.
A Potter per poco non schizzano gli occhi fuori dalle orbite. Prima era arrabbiato, ora è terrorizzato. Che spettacolo!
–Non oseresti!– esala.
–Tu dici?– cinguetta perfidamente Lily, per poi superarlo ed entrare nella scuola.
Potter si lancia al suo inseguimento, lasciando noi altre nel buio dell’ingresso.
–Accidenti– mormora Rose. –Zia Ginny diventerà una belva, quando lo verrà a sapere.

Rose
Venerdì, ore 8:45 p.m.


–Ti rendi conto che questo è il secondo venerdì di fila che passo a spiare i Serpeverde?– borbotta Ida mentre ci incamminiamo verso il campo di Quidditch. –L’altra volta Longbottom non mi ha beccata fuori dal letto dopo il coprifuoco per un pelo, e di certo non grazie a te!
–Ci metteremo si e no cinque minuti, dopodichè potrai tornare a oziare nel confortevole tepore della Sala Comune. Meritano di sapere, Ida– replico seria, infilando in tasca le mani semi–congelate.
–Di' piuttosto che vuoi vedere Scorpius– ribatto caustica. 
–E tu Damon, quindi zitta e cammina!
–Se stai insinuando che provo qualcosa per il mio finto fidanzato ti sbagli di grosso: il nostro è un rapporto puramente platonico. È come un fratello maggiore per me, il che mi sorprende, dato che non avevo mai nutrito grande simpatia per le Serpi, mentre ormai sono pappa e ciccia con loro– sbotta Ida. –Tra l’altro, mi tocca andare da Damon alla fine degli allenamenti perché Amity e Posy non se ne perdono uno, per cui sarebbe sospetto se disertassi proprio io. Gli darò un abbraccio, gli farò due moine e mi toglierò il pensiero.
–Quelle due assistono all’intero allenamento? Con questo freddo? Sono fuori di testa!– esclamo, tremante. –Che gusto c’è a congelarsi guardando gli altri che si divertono?
Quasi a confermare il mio punto di vista il vento gelido di novembre ci sferza il viso, scompigliandoci i capelli e costringendoci a socchiudere gli occhi. 
Animate da spirito di sacrificio avanziamo nella neve, e sospiriamo di sollievo alla vista dell’entrata al campo di Quidditch
Saliamo sugli spalti e ci stringiamo per resistere alla rigida temperatura col calore umano, osservando i sette ragazzi in verde che volteggiano sopra le nostre teste. Non appena ci notano, agitiamo debolmente una mano in segno di saluto.
–Ciao, Rosie!– trilla Albus allegramente, avvicinandosi agli spalti. –Damon arriva tra un istante– aggiunge, rivolgendosi a Ida, poi si toglie i pesanti guanti da Portiere e li pulisce dalla neve.
–Devo parlare con te e Scorpius, è urgente… e altamente confidenziale– sussurro, afferrandolo per un braccio: meglio tenerlo lontano da Ida, Damon potrebbe essere geloso.
Al annuisce e chiama con un fischio il suo capitano.
–Altamente confidenziale– dice, con una scrollata di spalle, in risposta all’espressione perplessa di Scorpius.
–Almeno quanto identità del vostro nuovo Battitore– aggiungo, allungandomi verso Scorpius con fare cospiratorio. –James si era offerto di pagarci in cambio di informazioni utili su di voi. Vuole vincere ad ogni costo.
–E?
–E… niente. Ha rotto il patto in seguito ad una lite con Amelie.
–Non mi sorprende– commenta, ridacchiando, Albus. –Mio fratello ha un caratteraccio.
–Comunque non pensate male di noi; Amelie gli avrebbe dato false informazioni per depistarlo. Perciò… beh, state attenti, James gioca sporco.
Albus e Scorpius si scambiano un’occhiata complice.
–Conosco quello sguardo: state già pensando come vendicarvi– asserisce Ida, spostando lo sguardo dal suo cosiddetto ragazzo, ancora intento a volteggiare nel cielo, a mio cugino, che esamina con diffidenza: effettivamente, Al ha un che di sospetto.
–Cosa state combinando che non sappiamo? Credevo fossimo a conoscenza di ogni vostra mossa, vi talloniamo da una settimana!– sbotto, delusa.
Scorpius sorride e mi passa un braccio intorno alle spalle.
–Niente di cui preoc… Ouch!
–Giù le mani, Malfoy.
James.
Di nuovo.
A quanto pare, questa settimana ha il difetto di comparire al posto sbagliato nel momento sbagliato…. Per mia sfortuna. Non me la sento di contraddirlo, però: ha la bacchetta sguainata e sembra non aspettare altro che un pretesto per usarla.
Scorpius si allontana da me per avanzare di qualche passo verso James, che non sposta la bacchetta di un millimetro.
C’è anche il resto della squadra di Grifondoro, già in divisa, che guarda, piuttosto imbarazzato, a dire il vero, il confronto James–Scorpius.
–Cosa ci fai qui, Potter? Il nostro allenamento termina tra dieci minuti.
–Abbiamo prenotato il campo per una sessione notturna, ma dato che ormai ci troviamo qui, ne approfitteremo per riscaldarci. Dieci giri di campo, ragazzi!– tuona James, imperioso, e gli altri sei cominciano a correre.
–Sei venuto a spiarci!– lo accusa Scorpius.
–Dov’è finito Nott?– ribatte James, glissando sull’accusa. –Un uccellino mi ha rivelato che l’avete sostituito con uno scricciolo del quinto anno.
Scorpius si gira a guardarmi talmente in fretta che si sente il rumore delle ossa che si muovono. Per lui ero l’unica a sapere del cambio di Battitore, per cui sarei io la talpa.
–Sparisci, Potter.
–Permaloso, eh, Malfoy? Troppa energia repressa senza sfogo?– lo deride James. –Ti conviene stare alla larga da lui, cuginetta, non sono l’unico che va in giro a estorcere segreti alla gente
–Lascialo in pace, James!– intervengo, facendomi spazio tra i due; poso una mano sul braccio di Scorpius e aggiungo –Siamo amici, James! Amici, per Merlino! Scorpius non ingannerebbe mai un’amica!
Cala una cortina di silenzio talmente spessa che la si potrebbe tagliare con coltello.
–Se lo dici tu– risponde James, strizzando un occhio nella mia direzione.
–Richiama gli altri, Al. Ce ne andiamo– sibila, cupo, Scorpius, fulminando con lo sguardo il maggiore dei miei cugini Potter. Si scosta da me in malo modo e, senza dire una parola, marcia a testa bassa fino allo spogliatoio di Serpeverde.
Mi volto e vedo Al e Ida che si scambiano un’occhiata allibita.
–Ehm… mi sa che non è andata tanto bene.
–Forse è meglio se ve ne andate– suggerisce Albus, afferra la sua scopa e fa segno agli altri di seguirlo nello spogliatoio.
–Damon! Non vieni a salutarmi?– cinguetta la mia amica per stemperare la tensione. Lo attira a sé e, per un attimo, sembra che si stiano baciando, poi mi accorgo che, in realtà, gli sta bisbigliando qualcosa all’orecchio. Poco dopo, Damon la bacia sulla fronte ed entra nello spogliatoio.
–Gli ho chiesto se poteva calmare Scorpius. Damon è un calmante naturale– mi spiega Ida.
Mi prende per mano e mi trascina fuori dal campo, incurante delle mie proteste.
–Rose, devi lasciarlo sbollire. Stavolta l’hai fatta grossa. Amici non era la parola che Mal.. Scorpius si aspettava di sentire.

Coraline
Sabato, partita Grifondoro vs Serpeverde


La tensione è palpabile, come ad ogni partita. Sono seduta nella “curva bronzo–blu” dello stadio insieme alle mie compagne di squadra e sono indecisa su chi tifare.. o se tifare. 
Amelie sta incenerendo con lo sguardo il suo acerrimo rivale; mi sorprende che lui o la sua scopa non abbiano ancora preso fuoco.
Rose e Ida sono entrambe preda di una strana agitazione: non fanno che sussultare, adocchiando amorevolmente i componenti della squadra verde-argento - dove, guarda caso, giocano Vicker e Malfoy - mentre Ruth è divisa tra la voglia di sporgersi dalla balaustra, mostrando entusiasmo, e quella di rimanere seduta composta a limarsi le unghie. 
Mariah, invece, si è subito nascosta sotto il mio sedile, e mi domando perché si sia presa il disturbo di venire.
Io e Nell ci scambiamo un’occhiata esasperata: possibile che siamo le uniche persone normali rimaste in squadra?
–Coraline!
Mi volto e vedo Marvel e Julien gesticolare animatamente nella mia direzione dal divisorio tra la curva Corvonero e quella Grifondoro. Avanzo controcorrente - a fatica, dato l’afflusso di studenti - e li raggiungo.
–Tiferai per noi Grifoni, vero?– mi chiede Marvel, indicando delle figure scarlatte. –Mi raccomando, urla a squarciagola, così Fred potrà sentirti!
–Ehilà, gente!– esclama Fred – il lupus in fabula, sospeso a mezz’aria in groppa alla scopa. –Pronti ad assistere alla partita più eccitante della stagione?
–Credo che quella sia la finale, e mi sa che te la godrai dalle gradinate– replico con una sfacciataggine che non mi appartiene; infatti, arrossisco all’istante, e per poco non svengo quando realizzo cosa è uscito dalla mia bocca.
–Lo vedremo, Coraline– ribatte Fred.
–Ehi, ci vuole un bacio portafortuna! Coraline, ti dispiace?– domanda Lorcan, comparso alle spalle di Fred,  rendendo il nostro stratagemma decisamente palese. Mi si avvicina e mi porge una guancia con fare teatrale.
Storco il naso e faccio per ritrarmi, ma Marvel mi blocca e mi pizzica un braccio. Cedo, e bacio sbrigativamente Lorcan… dopo avergli ruotato la testa in modo da posare le mie labbra sulla sua guancia. 
Lorcan sembra comunque soddisfatto, ed esclama –Oh, sì! Meraviglioso, dolcezza, riesco già a sentire la dea bendata dalla mia!
–Anche io! Anche io!– trilla Lysander, spingendo di lato il suo gemello per ricevere un bacio.
–Ok, ok, adesso andate a giocare!– sbotto, agitando una mano per scacciarli.
–E io?– gnaula Fred, per poi prendere il posto di Lysander.
–Mi pare equo– rispondo, trattenendo i sospiri romantici e le farfalle che hanno preso a svolazzarmi nello stomaco. Per la barba di Merlino, Fred si è lamentato perché non ho dato un bacio anche a lui! Sulla guancia, ok, ma è meglio di niente! 
Mi sorride, indicando uno zigomo; decido di non andare di fretta, di assaporare il momento, e, lentamente, poggio un bacio delicato dove indicato, dopodichè arrossisco furiosamente.
–Oh, sì! Sento già la fortuna! Chissà che il bacio di una dolce donzella non aiuti davvero a sconfiggere le Serpi!
–Grazie, Marvel– sussurro, abbracciandolo. –Era tutto programmato, vero?
–Lorc e Lys sono due attori nati– risponde. – Se fossero babbani vincerebbero una di quelle statuette… quella d’oro, a forma di omino calvo…
–L’Oscar!
–Si chiama così? Buono a sapersi. Ehi, non dimenticarti di tifare per noi!
–Contaci!
Saluto Marvel per fare ritorno al mio posto. Sono ancora agitate, eccetto Nell, che ha allungato le gambe sul sedile davanti al suo e sta ridendo di gusto alle imprecazioni - alcune davvero volgari - che il nostro capitano borbotta tra i denti contro James Potter.
–Allora, chi credete vincerà?– domanda Ida, staccando finalmente gli occhi dai Serpeverde.
–La questione non è che pensiamo vincerà, ma chi vogliamo vinca. Non dobbiamo perdere d’occhio il nostro obiettivo: la coppa– ribatte Amelie, poi, quando distoglie lo sguardo dal campo per guardare dritto avanti a sé, sgrana gli occhi e rimane a bocca aperta.
–Ben detto, Miss Perry. Mi ricordi me alla tua età.

Note della traduttrice:
Chi sarà questo misterioso personaggio? Si accettano scommesse! E anche sul risultato della partita: chi vincerà?
Per inciso, il suo attaccamento al Quidditch mi fa sospettare che Amelie sia in realtà figlia di Oliver Wood! XD (perdonatemi, sono XD dipendente!)
Ciao!
Serpentina
Ps: milioni di milioni (tanto per dire, è il titolo di un libro che ho appena letto… bellissimo!) di grazie ad AryYuna, la mia beta, che merita un applauso *applause*.
Grazie anche a IpseDixit e Zia Isa, le loro recensioni hanno illuminato questa grigia giornata, a devi98 e letyxya, che hanno inserito la storia tra le seguite, e ad AnnabethChase e 30112005chiara, che l'hanno inserita tra le preferite! Love u all, non potete immaginare quanto mi renda felice sapere che la storia che adoro piace anche ad altri! ^^
pps: sono spiacente di annunciarvi che non so quando posterò il prossimo capitolo; come credo sappiate, d'ora in poi saranno tutti nuovi, per cui sono dipendente dal ritmo di aggiornamento dell'autrice: se non pubblica, non ho niente da tradurre. Sorry.

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Capitolo 21
*** Grifondoro vs Serpeverde ***


L’attesa è finita! Finalmente si scoprirà l’identità del misterioso personaggio arrivato alla partita di Quidditch. Ringrazio tutti voi lettori per la pazienza e il fatto che continuate a seguire questa storia, AryYuna per il betaggio a tempo di record, chiara_centini, che ha recensito, Titillandus, che ha recensito e inserito GAW tra le preferite, Chaser_Weasley_6_Ginny, che mi ha mandato un messaggio, aldebaw, Astrea9993 e MistBrame, che hanno inserito GAW tra le seguite. Enjoy!
 
Girls always win

Capitolo 21: Grifondoro vs Serpeverde 

Amelie

Rimango a bocca aperta.
Come in un sogno, davanti a me c’è una donna stupenda: tutto di lei, dai capelli rossi alle lentiggini, è identico al suo poster - che conservo gelosamente nella mia camera - risalente ai suoi anni nelle Holyhead Harpies, vale a dire prima che nascessi. Un marito, tre figli e vent’anni in più non hanno minimamente intaccato il suo fascino; ha quel “non so che” che la fa spiccare tra la folla di studenti (tutti, nessuno escluso, intenti a fissarla esterrefatti, bisbigliando tra loro e indicandola), come anche gli altri membri della famiglia. 
–Mrs. Potter!– esalo con voce strozzata. 
–Miss Perry!– esclama lei in risposta, prendendo posto di fianco a me. Lily, che la segue a ruota, si siede dall’altro lato. –Bene bene, pare che alcune cose non cambino mai. La divisa da Quidditch fa risaltare splendidamente il fisico di chi la indossa… fortuna che sono tutti bei ragazzi! Anche Harry, ai tempi…
–Mamma, ti prego!
–Scusa, Lily– replicò Ginny. –Ad ogni modo, Miss Perry, desidero discutere con te del motivo della mia visita. I maschi hanno dominato il mondo del Quidditch per troppo tempo. Mio figlio - per quanto trovi adorabile la sua preoccupazione per Lily - sta esagerando. Da ex giocatrice e sempre appassionata, non posso tollerare il suo maschilismo.
Lily, che aveva incrociato le braccia e sbuffato, si rilassò e annuì.
–Si è comportato da vero idiota, zia Ginny– intervenne Rose, distogliendo (finalmente) lo sguardo da Malfoy, impegnato in una serie di giri di riscaldamento.
–Non più di tuo padre, signorina. Credimi. Quando ha saputo che frequenti Scorpius ha quasi avuto un infarto. Hermione ha dovuto nascondere le bacchette finchè non si è calmato– la informò Ginny. –Io, al contrario, mi congratulo con te: ottima scelta!
–Sempre che non abbia rovinato tutto– pigolò Rose, tornando ad osservare il riscaldamento pre–partita.
–Tranquilla, Damon se ne sta occupando– le assicurò Ida, accortasi dell’espressione preoccupata comparsa sul mio volto.
–Tornando alla ragione per cui sono qui… voglio mettere fine al regno di terrore e affettuosa intimidazione di James. E poi volevo incontrarti, naturalmente. James ha tralasciato di dirci quanto sei graziosa– si complimentò con me Mrs. Potter. – Strano, a casa non fa che parlare di te.
–Non capisco perché– borbotto. Non riesco a immaginare i Potter seduti a tavola a parlare di me tra una portata e l’altra.
–James dice che hai molto talento, e che Oliver Wood stesso ti ha fatto i complimenti, offrendosi di raccomandarti presso il Puddlemere United. James sogna di giocare in quella squadra da quando era piccolo, ha passato l’intera estate a lamentarsi perché era convinto che, per colpa tua, quel sogno non diventerà realtà.
–Oh– rispondo io, incapace di pronunciare una frase di senso compiuto. L’episodio in questione, più che del mio talento, è una prova della mia fortuna sfacciata: l’anno scorso, durante la finale, ho rischiato di cadere dalla scopa e, mentre rimontavo sul manico, ho accidentalmente calciato la Pluffa, imitando alla perfezione - e senza volerlo - una delle azioni distintive del Coach Wood (ai tempi in cui ancora giocava). L’urto mi era costato una dolorosa distorsione alla caviglia, ma almeno avevo salvato la faccia.
Naturalmente, non era necessario che Ginny Potter lo scoprisse.
–Mi piacerebbe assistere ad un vostro allenamento.
–Coach Wood ci ha promesso il campo per due ore, dopo la partita– esclamo tutto d’un fiato, stentando a trattenere l’emozione. –Se può, e vuole… È la benvenuta.
–Molto volentieri– rispose Mrs. Potter, mi prese una mano e la strinse, sorridendomi raggiante. –Prima, però, vediamo questa. Allora, quale dei miei figli vi conviene che vinca?
In quel momento il commentatore, un Tassorosso, prese la parola.
–Benvenuti alla seconda partita della stagione, che vede contrapposte le squadre di Grifondoro e Serpeverde. Ed ecco le formazioni: per i Serpeverde abbiamo il Capitano e Cercatore Malfoy, seguito dal Portiere, Potter, i Cacciatori Zabini, Vicker e Ton, e dai Battitori, Smith e… Walker!
–Walker è un cambio dell’ultimo minuto– spiego. –Nessuno conosce il suo stile di volo e la sua abilità. I Grifondoro non se lo aspettano.
–Ehm… a dire il vero… se lo aspettano– mi corregge Ida, ormai calata nel ruolo di annunciatrice di sventure.
–Che cosa?– ululo, voltandomi verso di lei.
–Potter ha detto che un uccellino ha informato i Grifondoro della sostituzione, e hanno creduto fosse Rose.
–Non sono stata io. Te lo giuro, Amelie– piagnucola Rose, tormentando le frange della sua sciarpa bronzo e blu.
–Non è ad Amelie che dovresti dirlo, ma a Scorpius, e in fretta– asserisce saggiamente Mrs. Potter, indicando con un cenno il biondo, teso e concentrato in attesa del fischio d’inizio.
Albus vola intorno agli anelli, anche lui nervoso, finchè non scorge sua madre e sua sorella sugli spalti semivuoti della curva Corvonero.
Mrs.Potter lo saluta con la mano e gli manda un bacio, facendolo arrossire, dopodichè si risiede, sorridendo soddisfatta.
–A che serve avere figli, se non puoi metterli in imbarazzo?
–Arrivano i Grifondoro!– annuncia il commentatore. –Il Capitano e Cacciatore James Potter, seguito dagli altri Cacciatori, i gemelli Scamander, il Portiere Finnigan, i Battitori, Weasley e Weasley, e il Cercatore, Tate!
La squadra sorvola il campo, per poi disporsi in formazione da partita. Coach Wood porta a centro campo la custodia delle palle e scruta in volto i due capitani
–Capitani, stringetevi la mano. Voglio un gioco pulito, nonostante la tensione. Sarà una grande partita!
Un forte fischio dà inizio alla partita.
–E… Potter si lancia immediatamente sulla Pluffa, se ne impossessa e la passa a Scamander. Vicker li marca e tenta di sottrargliela, ma i due Battitori gli sono addosso e lo costringono a una deviazione per evitare i Bolidi. I gemelli Scamander si passano la Pluffa e la lanciano a Potter, che vola spedito verso la porta avversaria. Che momento! Potter contro Potter, chi avrà la meglio? Oh, e… Ginny Potter, posso avere il tuo autografo?
Potter, chiaramente distratto dal commentatore, sbaglia mira, ma suo fratello non è da meno quanto a distrazione, e para il tiro per un pelo.
–Potter la para! Nulla di fatto per i Grifondoro, che perdono il possesso di palla. La Pluffa è ora nelle mani dei Serpeverde, per la precisione di Zabini, che si dirige agli anelli della squadra rosso–oro. Accidenti, questo sì che è volare! Passaggio veloce a Vicker al limite dell’area di tiro e… goal! Vicker segna! Dieci punti per Serpeverde!
Boati di eccitazione e imprecazioni, dei Serpeverde e dei Grifondoro, rispettivamente, si mescolano in una cacofonia che contagia tutti, escluse le due Potter, neutrali.
Più o meno.
–Bella mossa, James!– grida Mrs. Potter quando James recupera la Pluffa confondendo Ton con rapidi giri a otto; Potter finge di non sentirla, ma il suo compiacimento è evidente.
–Potter passa la Pluffa a Scamander, che la lascia cadere, ma Ton la recupera e la passa a Zabini, subito tallonato da Weasley e… Weasley, sei un Battitore, cavolo!
Hugo, che aveva afferrato la Pluffa, la lancia a uno degli Scamander e, ridendo come un matto, si precipita a salvare Tate da un Bolide vagante determinato a disarcionarlo.
–Vedremo quanto si divertirà quando Wood assegnerà una punizione ai Serpeverde– asserì Rose a braccia conserte, scoccando un’occhiataccia al fratello.
Come previsto, Coach Wood fischia una punizione per i Serpeverde.
–Finnigan prende la palla! Niente da fare! La partita riprende, con la Pluffa in possesso dei Grifondoro, che la passano di mano costantemente… che tattica hanno in mente? Ehi! Scamander è stato colpito da un Bolide di Walker… ci sa fare, il ragazzo!
–Come facevate a sapere di Walker?– chiede Mrs. Potter, osservandomi di sottecchi sospettosa. 
Sospiro e decido di sputare il rospo, pazienza se dovrò trascinare Potter sotto il Nottetempo con me. Come si suole dire, “mal comune, mezzo gaudio”.
–Potter mi ha promesso del denaro per comprare alla squadra divise nuove; quelle che indossiamo adesso cadono a pezzi e, purtroppo, le divise almeno decenti costano troppo per noi…
–Cosa ti ha chiesto in cambio? E cosa c’entra Walker in tutto questo?
–Voleva che scoprissimo informazioni utili sui loro avversari. Erano stati sorpresi a spiare i Serpeverde e avevano bisogno di qualcuno che facesse il lavoro sporco al posto loro. Gli avrei dato le informazioni che voleva– risposi, omettendo di dire a Mrs. Potter che in realtà avevo intenzione di ingannare il suo primogenito. –Ma quel giorno ha scoperto che Lily si allena con noi e ha rotto l’accordo.
–Mio figlio è un idiota, non c’è che dire– commenta Mrs. Potter. –Credo che una fattura o due possano servire a raddrizzarlo… oltre a una lunga e noiosa predica, ovviamente.
Non mi permetto di esprimere la mia opinione, ma dentro di me concordo in pieno. A dire il vero, farei lievitare le fatture a un numero a due cifre.
–Bolide!– ruggisce Rose, sbracciandosi nel tentativo di farsi notare da Malfoy, contro cui è diretta la grossa palla di ferro. –Attento al Bolide!
Le grida di Rose sortiscono l’effetto sperato: Malfoy si gira e, con una spettacolare giravolta, riesce a evitare di essere colpito. Il Bolide continua la sua corsa finchè Smith, piazzatosi davanti ad Albus Potter in attesa, non lo spedisce con violenza nella metà campo avversaria, dove impatta contro Potter con tanta forza da farlo girare su se stesso diverse volte. Stordito dal colpo, Potter molla la Pluffa, afferrata al volo da Zabini.
Potter e Malfoy si fissano per un istante che sembra infinito, e nemmeno il commentatore osa interrompere il loro contatto visivo. 
Poi, all’improvviso, Malfoy si lancia in picchiata.
–Ha avvistato il Boccino! Malfoy ha avvistato il Boccino!– grida il commentatore; spero non se la faccia sotto dalla tensione. –Tate prova a stargli dietro, ma Malfoy ha un discreto vantaggio su di lui.
Zabini vola drittoin direzione degli anelli Grifondoro, tira e segna. Venti a zero per i Serpeverde. Se Malfoy dovesse prendere il Boccino, Grifondoro perderebbe miseramente. Ancora non so chi devo sperare vinca per il bene della mia squadra.
Malfoy fa un’inversione a U e distende il braccio per afferrare il Boccino, ma Tate, che l’ha raggiunto, lo tampona. Un attimo di distrazione fatale.
–Il Boccino sembra essere sparito di nuovo! Ton in possesso, tira e… niente, Finnigan para e passa la Pluffa a Scamander, che come un fulmine si fionda nell’area di tiro avversaria e… segna! Dieci a venti per i Grifondoro! La squadra di James Potter sa come rifarsi, non c’è dubbio! Un momento: che Tate abbia visto il Boccino?
Il pubblico, fremente di eccitazione, si alza in piedi per non perdersi un istante della caccia al Boccino. Malfoy, sfortunatamente per lui, è troppo lontano per poter anche solo sperare di raggiungere Tate prima che le sue dita si stringano intorno alla pallina dorata.
Un attimo di suspance, poi viene annunciato il risultato.
–Grifondoro vince, per centosessanta a venti!
I tifosi rosso-oro levano grida gioiose e si precipitano a portare in trionfo il loro Cercatore.
I Serpeverde, mostrando grande spirito sportivo, si congratulano con i loro avversari e rimettono a posto le palle da gioco. Ida sussulta quando un Bolide sfugge al controllo di Damon e lo colpisce al torace.
Malfoy va incontro ai suoi compagni di squadra e dà una consolatoria pacca sulla spalla a ognuno di loro, prima di incamminarsi a passo lento verso gli spogliatoi. Data la distanza, è impossibile vedere che espressione abbia, ma tanto Rose non potrebbe comunque: non appena Wood ha fischiato il fine partita si è nascosta nella sua sciarpa. 
Potter sorvola il campo, esibendosi in ardite acrobazie al solo scopo di pavoneggiarsi. Che idiota.
–Ehm… forse è meglio andare prima da Albus. Non ho intenzione di complimentarmi con James per la vittoria prima di avergli dato una strigliata coi fiocchi!– esclama Mrs. Potter. –Saremo di ritorno tra poco per assistere al vostro allenamento.
Mi limito ad annuire mentre guardo le due Potter scendere dagli spalti e ascolto i commenti sospirosi delle altre.
–Povero Scorpius– cinguetta Rose, –non gliene va bene una, questa settimana.
–Povero Levi– le fa eco Mariah, –era la sua prima partita!
–Povero Damon– esala Ida. –E povera me! Ora mi toccherà recitare la parte dell’amorevole fidanzatina in lutto perché il suo amato è triste!
–Povero Romeo– pigola Ruth. –Credete che farebbe bene anche a lui una finta fidanzata? Mi offro come volontaria!
–Magari mi inviteranno ai festeggiamenti nella Sala Comune di Grifondoro!– trilla estasiata Coraline, ricevendo quattro occhiatacce fulminanti simultaneamente. –Ehi– aggiunge, scrollando le spalle, –una ragazza non può forse sognare?
–Di sicuro sette ragazze si devono allenare– asserisce Nell. 
Benedetta ragazza: nonostante tutto, è rimasta concentrata sul Quidditch.
–Parole sante, Nell. Andiamo, ragazze, facciamo vedere a tutti i Potter presenti di cosa siamo capaci!

Ida

Proprio quando sono sul punto di bussare alla porta dello spogliatoio di Serpeverde, mi blocco: non ho idea di cosa fare. Come dovrebbe comportarsi una finta fidanzata che vuole confortare il suo finto fidanzato, che ha appena perso una partita di Quidditch? Bella domanda.
Prima che abbia avuto tempo di riflettere su una possibile risposta, la porta si apre e mi ritrovo davanti Albus Potter.
–Ehm… mi dispiace, per… com’è andata– esalo, tenendo lo sguardo fisso sugli stivaletti. 
Potter mi fissa, quindi risponde –Grazie, ma non abbiamo certo giocato al meglio. Come mai hai addosso la divisa? Orgoglio Corvonero?
–No, allenamento imminente– replico. –Wood ha promesso ad Amelie due ore dopo la fine della partita. Tua madre si fermerà a vederci, sai? Da un lato mi fa piacere, dall’altro penso che, se non ci fosse tua madre, forse potrei convincere Amelie a rimandare l’allenamento a quando il tempo migliorerà, sta cominciando a piovere.
Potter osserva il cielo grigio e nuvoloso, e annuice.
–Oh, giusto. Mia madre. Dovrei andare da lei.
–Tranquillo, è tuo fratello nei guai perché è un cretino, non hai nulla di cui preoccuparti.
–Nulla di cui preoccuparmi?– ripete, sbuffando una risatina sarcastica. –Come no! Mio fratello mi ha praticamente preso a calci nel sedere in pubblico e adesso dovrò sopportare lui e la mia adorabile famiglia Grifondoro, ma no, non ho niente di cui preoccuparmi!
–S-Scusa, i-io… scusa.
Tiro un sospiro di sollievo quando vedo Albus abbozzare un sorriso. L’ho fatto sorridere (più o meno)! Che soddisfazione!
–Ida! Hai saputo di Damon?– mi domanda Amity, ansante per la corsa. Hans e Niles la seguono come due guardie del corpo. 
Mi volto per chiedere notizie ad Albus, ma è sparito.
–No, Amity. Che è successo?
–Stavano rimettendo a posto i Bolidi quando uno si è liberato e l’ha colpito. Stiamo per portarlo in infermeria– risponde, poi si accorge di come sono vestita. –Deduco debba allenarti, adesso, ma ti consiglio di andarlo a trovare appena puoi, altrimenti Posy ti accuserà di alto tradimento.
Niles le cinge la vita con un braccio e la rimprovera affettuosamente –Posy sta superando la rottura a modo suo. Non deridere la tua gemella.
–Non mi piace come tratta, o meglio, maltratta Ida– ribatte Amity imbronciandosi. –Hans e io ci siamo fatti rivelare come entrare nelle cucine, prenderemo del cibo per Damon, qualche dolce per addolcirgli la sconfitta e il dolore. A giudicare dalla forza dell’impatto, credo abbia delle costole rotte.
–A giudicare dal dolore, sono d’accordo con te– esala Damon, comparso sulla soglia dello spogliatoio sorretto da Zabini da un lato, dalla sua scopa dall’altro.
Mi avvicino quel tanto che basta ad accarezzargli il viso.
–Non importa se avete perso, hai volato bene– dico per tirargli su il morale. –Avete volato bene– aggiungo poi, rivolgendomi ai suoi compagni di squadra. –Dov’è Malfoy?
–Si starà affogando nella doccia– risponde Damon ridacchiando, per poi sobbalzare dal dolore.
–Ben ti sta! Così impari a ridere del tuo capitano!
–Hai ragione– concede lui. –Verrai a trovarmi in infermeria?
–Ma certo!– rispondo, lo bacio sulla guancia a beneficio degli astanti e mi faccio da parte per permettere ad Hans di sorreggerlo, compito che svolgerà meglio di un manico di scopa.
Amity parla concitata, scruta Damon con apprensione e lo tocca più volte al costato, in cerca di una ferita, almeno finchè Hans non la prende per mano e la allontana da lui, dicendo –sappiamo che sei brava, infermiera Thorn, ma lascia che di Damon si occupi Madam Pomphrey, che ha più esperienza.
–Uffa. E va bene, mi arrendo. A dopo, Ida– mi saluta Amity mentre Niles la trascina di peso.
Raggiungo le altre Cacciatrici nel cielo e cominciamo gli esercizi di evitamento dei Bolidi: Mariah e Coraline ci tirano contro le temibili sfere di ferro, e noi dobbiamo cercare, magari con giri della morte e altre mosse complicate, di evitarli, il tutto tentando di non far cadere la Pluffa. Facile, no?
Amelie, intanto, discute animatamente con Rose, che pare molto interessata, dopodichè ci divide: Battitrici e Cercatrice in una metà campo a provare una nuova tattica di gioco, Cacciatrici e Portiere nell’altra, per allenare i riflessi e l’abilità di tiro.
Amelie è più dittatoriale del solito, probabilmente a causa del pubblico numeroso. La presenza di Ginny Potter ha fatto sì che molti studenti, anziché tornare al castello, siano rimasti nello stadio, inclusi i suoi figli, che non ci perdono di vista un secondo, ognuno con un’espressione diversa negli occhi. Lily è radiosa, ha un sorriso che va da un orecchio all’altro, e parlotta con sua madre, senza dubbio descrivendole nei dettagli tutto ciò che le abbiamo insegnato, Albus è attento e scaltro, sicuramente starà annotando mentalmente il nostro stile di gioco per usarlo a suo vantaggio quando saremo avversari, e James… beh, lui ha l’espressione di chi ha appena ricevuto una maledizione ai “gioielli di famiglia”, e, conoscendo sua madre, potrebbe benissimo essere vero.
Al termine dell’allenamento, Rose vola a recuperare il Boccino (tanto le serve come esercizio), mentre Coraline e Mariah, non senza difficoltà, ricacciano i Bolidi nella custodia.
Amelie vola da Mrs. Potter e la seguo, ansiosa di sentire la sua opinione.
–Beh… questa è la mia squadra– chioccia Amelie, sottolineando con orgoglio il “mia”. 
–Hai formato una buona squadra, Amelie Perry, e sei un ottimo capitano. Se non hai niente in contrario, vorrei chiederti di aggiungere un’ottavo membro alla squadra, almeno per le sedute di allenamento. Lily ha molto da imparare da voi, soprattutto perché non può contare sui suoi fratelli, a quanto ho visto.
–È stata un’ottima aggiunta alla squadra e sono più che felice di darle il bentornato– risponde Amelie, sorridendo alla ragazzina, che si gira e prende a pugni il braccio di suo fratello.
–Ecco cosa meriti per aver fatto l’idiota!
Ginny la ignora.
–Avrei una seconda richiesta, a dire il vero. Da tempo cerco un’attività benefica da finanziare come fa mia cognata Hermione, e penso proprio di averla trovata. Cosa c’è di più benefico che aiutare una brillante squadra di Quidditch? Sul serio, non credo che il mio denaro potrebbe essere speso meglio. Gli anni trascorsi a Hogwarts hanno contribuito a rendermi la donna che sono, è giusto che io ricambi nel modo che mi è più congeniale– dichiara Mrs. Potter. –Inviami via gufo le spese per le nuove divise, ti assicuro che alla prossima partita indosserete qualcosa che non cadrà a pezzi. 
–Non… Wow. Non so come ringraziarla, Mrs. Potter– esala Amelie, incredula di fronte a un tale colpo di fortuna.
–Puoi cominciare chiamandomi Ginny, Mrs. Potter mi invecchia– risponde lei, chinandosi per abbracciarla. –Già che ci sono, andrò a salutare Neville. Venite con me, ragazzi?
Albus e Lily la seguono, James, invece, si ferma di fronte ad Amelie, incenerendola con lo sguardo.
–Ti giuro, Perry, che se mia madre non ti adorasse –e ancora mi domando contro cosa abbia battuto la testa per questo– ti lancerei un Avada qui e adesso. E non proverei rimorso– sibila a denti stretti.
–Peccato che tua madre mi adori, allora– replica Amelie, picchiettando amorevolmente sulla sua guancia. –Congratulazioni per la vittoria, comunque.
James, livido di rabbia –sembra quasi che sia stato lui a perdere, non suo fratello– gira sui tacchi e corre via, borbottando udibili imprecazioni.
–Sai– dice Amelie, sorridendo alla sagoma di Potter in lontananza, –non è poi così negativo che abbiano vinto loro. Se avesse perso avrebbe semplicemente pianto la sconfitta, invece ora che ha visto quanto sua madre mi adora… è furibondo! Che spasso!

Nota dell’autrice: 
Un “bravo” a chiunque abbia indovinato che era Ginny la misteriosa visitatrice! Non so voi, ma io la immagino così: una donna dinamica, che si diverte ogni tanto a mettere in imbarazzo i propri figli, e se mostrarsi amichevole con Amelie fa arrabbiare James, allora lo farà.

Nota della traduttrice:
Sono felice! Speravo vincesse Serpeverde (orgoglio di Casa, che volete farci?), ma non fa niente, la gioia di tradurre una partita di Quidditch… perché non esiste davvero? Sarei una super-tifosa, dico sul serio: tiferei per le Holyhead Harpies (una squadra tutta al femminile merita il mio supporto), seguirei ogni partita, comprerei la Gazzetta del Quidditch (si chiama così?) e avrei la camera piena di poster e gadget (un po’ come la camera di Ron, soltanto che lui tifa per i Chudley Cannons)!  
Alla prossima! ^^

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Capitolo 22
*** Cuore spezzato ***


Vi avverto: tenete pronti i fazzoletti, il titolo del capitolo è rivelatore!
 
Girls always win

Capitolo 22: Cuore spezzato

Coraline

Mi trovo davanti all’ingresso della Sala Comune di Grifondoro, in attesa che qualcuno mi faccia entrare, nervosa e tremante.
Parteciperò a una festa! E non una noiosa, bon–ton festicciola Corvonero, ma un party scatenato in puro stile Grifondoro, pieno di gente che balla, si sbronza e magari fa le due cose con un paralume in testa!
A proposito di testa, devo aver perso la mia: nessun Corvonero sano di mente prenderebbe parte a un evento del genere.
–Parola d’ordine?– cinguetta la –piuttosto alticcia– Signora Grassa, con tanto di singulto finale.
Reprimo una risata: il Corvo all’entrata della nostra Sala Comune si limita a farci perdere tempo con amenità quali “è nato prima l’uovo o la Fenice?”, non si sognerebbe mai di mostrarsi allegro e sorridente, neanche se vincessimo il titolo di superCasa arci-mega-ultra-stratosferica dell’intero mondo magico… figurarsi per una “banalità” come una partita di Quidditch. È un corvaccio torvo e brontolone, ecco cos’è.
–Ehm, ecco… a dire il vero… Non conosco la parola d’ordine– ammetto. –Sono qui per la festa.
–I nostri ragazzi hanno giocato magnificamente, non è vero?– sospira, lasciandosi andare a stridule risatine. –Con quelle divise, poi… un belvedere!
–Eh, sì– confermo, facendomi contagiare dalle risate. Effettivamente, Fred è uno schianto con la divisa da Quidditch. –Posso entrare?
–Ma certo!
La porta si apre senza esitazioni, rivelando la Sala Comune di Grifondoro, affollata all’inverosimile e rumorosa come non mai (non che si solito sia tranquilla, eh!). 
Da ogni parte vedo ragazzini del terzo anno che provano per la prima volta Whiskey Incendiario, studenti di sesto e settimo anno che danno libero sfogo agli ormoni su qualunque superficie disponibile, infischiandosene del senso del pudore, e primini sconcertati semi-nascosti in cima alla scala a chiocciola che conduce ai dormitori, troppo spaventati per unirsi alla bolgia.
Non appena si accorge della mia presenza, Marvel, impegnato a flirtare con una bionda molto carina, le strizza l’occhio, le sorride suadente e la congeda per venire a salutarmi, o meglio, incespica nella mia direzione, palesemente brillo, una guancia luccicante sotto la luce delle candele.
Per poco non mi viene un infarto: ha addosso solo i boxer e la sciarpa della sua Casa.
–Splendore, le tue labbra sono pura Felix Felicis!– esclama, per poi puntarmi contro la bacchetta; per un attimo temo il peggio, ma mi tranquillizzo quando la ripone, e aggiunge –Ora sì che hai un look adatto alla serata!
–Non ho baciato Tate, però– gli ricordo, osservando accigliata la mia felpa, divenuta color oro, e i jeans, adesso scarlatti.
–Volevi spupazzarti tutta la squadra? Non conoscevo questo lato di te, Coraline! – scherza Marvel, passandomi un braccio intorno alle spalle. –Tre su sette sono bastati: hai dato a Lysander l’ispirazione per segnare, a Fred la forza di bombardare Malfoy e a Lorcan… beh…. Ma tanto Lorc non fa testo– ; senza smettere di sorridere, mi passa un drink. –Relax, è solo Whiskey Incendiario.
–Stavolta passo. Preferisco una Burrobirra.
–Burrobirra? Non è nemmeno alcolica!– gnaula Marvel.
–Come mai la Caposcuola non è ancora intervenuta? – gli domando dopo una rapida occhiata alla follia imperante in quel posto.
–Semplicemente perché non c’è, è di ronda, stasera– risponde. –All’una, quando tornerà, ci obbligherà a fare i bravi bambini e andare a letto, fino ad allora… festa!
All’ultima parola si leva un boato assordante; alcuni fanno addirittura la ola!
–Coraline!– tuona Julien, apparso alla mia sinistra. Porta anche lui la sciarpa di Grifondoro, ma è più vestito di Marvel. –Miss labbra portafortuna!
–Non dovresti essere di ronda insieme a Rose?– gli chiedo in tono di rimprovero. Noto con dispiacere di essere ricoperta di lustrini dorati. Vorrei liberarmene, ma sembrano essere incollati ai miei vestiti.
–Rosie, la gentilezza in persona, mi ha rimandato qui a festeggiare– risponde allegro, non so se per la vittoria o l’alcool che ha bevuto.
–Spero non venga mai a sapere cosa sta combinando suo fratello in questo momento– asserisco, fissando allibita Hugo, intento a ispezionare la bocca di una ragazza mentre regge malamente una bottiglia di Whiskey.
–Andiamo, lascia che si diverta, se lo merita! Sei proprio una Corva brontolona!
–Credi che il Corvo di Corvonero si senta mai solo?– domando all’improvviso, senza pensare.
–Che cosa?– ridacchia Fred, che sceglie sempre i momenti in cui mi rendo ridicola per comparire. –Sei certamente un tipo… originale, Coraline.
–Grazie… credo– pigolo in risposta, gli occhi fissi sui lacci delle scarpe.
–No, grazie a te! Tu sì che sai come portare fortuna!– esclama indicandosi una guancia, sulla quale è stampato un paio di labbra dorate. Mi passa una Burrobirra e fa cenno ai gemelli Scamander di avvicinarsi: sulle guance di entrambi c’è lo stesso, identico disegno.
–Ehi, Coraline– mi salutano in coro, levando i bicchieri. Mi domando per un secondo cosa contengano, ma poi giungo alla conclusione che, per la mia salute mentale, è meglio non sapere.
–Coraline?– farfuglia un ragazzo del settimo anno sbronzo da far schifo, aggirando Marvel per guardarmi in volto. Non mi piace la sua espressione, non mi piace affatto. –Allora sei tu la ragazza dalle labbra d’oro. Che ne dici di darmi un bacetto della fortuna, bellezza?
–Eclissati, abbiamo l’esclusiva!– grugnisce Marvel, e lo spinge lontano da me, facendolo rovinare sul pavimento; lo sconosciuto si rialza a fatica e caracolla via.
–Grazie– sbotto, alzando gli occhi al cielo. –Grazie a tutti. Mi avete resa una celebrità. 
–Merito della mia abilità con la bacchetta… magica.
–Provo a indovinare: hai colorato d’oro le mie labbra?– chiedo a Marvel a denti stretti.
I ragazzi annuiscono.
–Sapete come farle tornare normali?
–No– rispondono in coro.
–Grandioso– sospiro, rassegnata. Bevo un sorso di Burrobirra e aggiungo –Chiederò a Rose di occuparsene, domattina.
–Domattina. Adesso, però, datti alla pazza gioia!

Ida

–Come stai?– chiedo a Damon, prendendo posto sulla sedia accanto al suo letto.
–Ammaccato, ma meno peggio di prima– mi risponde, prima di esibire il consueto ghigno. –Tesoro, per favore, mi daresti un bicchiere d’acqua?
Annuisco e verso dell’acqua in un bicchiere, glielo porgo e mi risiedo.
–Chi altro è venuto a farti visita?
–Tutti… eccetto Posy– rivela, allargando il sorriso, sdraiato con le braccia incrociate dietro la testa. –Credo che questa finta relazione stia funzionando, Posy si sta allontanando da me. Era ora.
–Concordo. Non so per quanto ancora potrei reggere questa farsa della coppietta felice– confesso, mangiando al posto di Damon il pudding della sua cena. –Non so come facciano le coppie vere.
–Non ne ho idea, né mi interessa scoprirlo. Le relazioni sono una gran rottura, punto. Non metterti mai con nessuno, a meno che non sia “quello giusto”…. Anzi, no, neppure in quel caso.
–Cosa mi suggerisci di fare, allora? Diventare una vecchia zitella pazza circondata di Kneazles?
Damon scrolla le spalle.
–Non sono un oracolo, non ho tutte le risposte, ho soltanto un po’ di esperienza in più rispetto a te. Svelta, passami una mano tra i capelli.
Emesso un sospiro di esasperazione, lo accontento, e lui ricambia guardandomi con occhi sgranati. 
–Scusa. Ton sembrava sveglio e non volevo andasse in giro a raccontare che non siamo davvero la coppia perfetta che sembriamo– mi sussurra all’orecchio Damon, che mi tiene stretta a sé e, con la coda dell’occhio, controlla che il suo compagno di squadra, steso su un letto dall’altra parte dell’infermeria. Quando, finalmente, Ton smette di muoversi e inizia a russare sommessamente, ci tranquillizziamo e Damon mi lascia andare.
Mentre l’infermiera lo visita, gli chiedo come mai Ton si trovi in infermeria. Non ricordo di averlo visto in difficoltà, durante la partita.
–Weasley l’ha colpito con la sua mazza da Battitore alla fine della partita. Era un fallo da punizione, ma Wood non l’ha visto, era troppo occupato a tenere d’occhio i Cercatori– spiega Damon. –Maledetti Grifondoro! Potter e Scamander sono stati qui fino a poco fa, ma hanno supplicato l’infermiera di lasciarli liberi di festeggiare, e lei, nonostante qualche perplessità, ha accordato loro il permesso. Merlino sa se tutto ciò che volevano non era sbattermi in faccia che ci avevano battuti. Uno dei motivi per cui non mi dispiace stare qui, stanotte, è proprio questo: perdere fa schifo, siamo tutti di pessimo umore, e non ho la forza di affrontare Scorpius… sempre che non si sia davvero suicidato.
–Ehm, a proposito di Malfoy… che ha detto? Sai, quando…. Sei andato a parlargli di Rose?– gli chiedo, mordendomi le labbra dal nervosismo.
–Era nero. Non faceva che girare per la stanza, buttando all’aria la sua roba. Gridava, diceva che era stato uno stupido, che si era esposto per lei, aveva buttato fuori dalla squadra Nott per lei, e come lo ripagava? Andando a spiattellare i suoi segreti a James. Era fuori di sé, forse anche in delirio di persecuzione, era convinto che le altre squadre cospirassero per farci arrivare ultimi…. Oh, ha anche detto che Rose era in combutta  - cito testuali parole - con i Tassorosso, oltre che con i Grifondoro. È stata dura calmarlo, ma ce l’ho fatta– esala, massaggiandosi stancamente le tempie. –Alla fine, Scorpius ha detto che non bisogna mai fidarsi delle ragazze… e gli ho, ehm, dato ragione.
–Tu cosa?– strillo, attirando l’attenzione dell’infermiera, che mi intima di abbassare la voce. –Ti ha dato di volta il cervello?
–È stata un’ottima idea, invece!– replica. –L’ha definitivamente calmato. È rimasto in silenzio, a pensare. Allora gli ho spiegato che Quidditch e ragazze sono due mondi lontani anni luce e che tali devono rimanere. Ha annuito e se n’è andato.
–Ti avevo pregato di aggiustare le cose, non di separare Malfoy e la mia amica!
–Questa è la mia idea di “aggiustare le cose”!
–Bene. Sei tu, quindi, che picchierò a sangue quando lui si comporterà da idiota - e lo farà, stanne certo - e lei verrà a piangere sulla mia spalla!
–Non sono la balia di Scorpius, risponde solo e soltanto a se stesso delle proprie azioni– ribatte Damon. –Volevo tornasse quello di prima, un Capitano concentrato e determinato a vincere! E poi diciamocelo, la Weasley non è certo la santa che tutti credono!
–Sei un cretino! E un coglione! E un… Serpeverde!– sibilo, irata. – Hai almeno un cuore?
–Capirai a tempo debito. Alla fine dell’anno, forse, si ritroveranno. Per adesso, è meglio che abbiano ritrovato la loro grinta sul campo di Quidditch: è sicuro che giocheranno al meglio delle loro possibilità, senza farsi distrarre o, peggio, frenare dai sentimenti.
– Se, come hai detto, Quidditch e ragazze sono due mondi lontani anni luce e che tali devono rimanere… noi cosa siamo?
Sbuffa una risatina di scherno.
–È diverso. Nel nostro caso, “noi”… non esiste. 
Mi alzo di scatto, afferro la brocca di metallo e gli getto in faccia l’acqua, quindi gli sottraggo il cuscino e comincio a picchiarlo con tutte le mie forze esattamente nel punto in cui so di fargli più male. 
–Ida!
–Ida un corno! Non osare parlarmi!– ululo, e avere la mia bacchetta puntata dritta in mezzo agli occhi è sufficiente a zittirlo. –Scordati della tua cosiddetta ragazza finchè non avrai rimediato al casino che hai creato!
Giro sui tacchi e me ne vado sbattendo la porta. 
Il mio cervello va a mille, riesco persino a sentire gli ingranaggi che si muovono. Non vedo l’ora di trovarmi di nuovo al caldo e al sicuro nella mia Sala Comune, insieme a persone con la testa a posto, ben piantata sul collo. Ho bisogno di sedermi e discutere col resto della squadra un piano d’azione, ma, soprattutto… devo parlare con Rose.
“Per il cappello di Merlino, le si spezzerà il cuore!”

Rose

Credo di essere l’unica in giro a quest’ora, e la cosa non mi sorprende: scommetto che molti staranno affollando il party dei Grifondoro, mentre i Serpeverde si leccano le ferite nei sotterranei. 
Un’occhiata all’orologio mi conforta: è quasi l’una, tempo cinque minuti e potrò tornare nella mia Sala Comune, accoccolarmi nel confortevole tepore del mio letto e riflettere sugli avvenimenti di questa settimana.
L’unica parola per descrivere come mi sento è “frastornata”: tutta la storia del patto tra James e Amelie, Lily agli allenamenti, i sotterfugi, i segreti… e la battaglia verbale tra James e Scorpius. Ancora non capisco come sia accaduto, ma, giuro, vorrei tornare indietro nel tempo e rimangiarmi ogni parola uscita dalla mia bocca. Vorrei che Scorpius mi desse la possibilità di spiegarmi, e che credesse alla mia innocenza - non avrei mai tradito la sua fiducia, mai - ma soprattutto… vorrei potergli dire che per me è più di un amico.
Peccato che le cose non siano andate come speravo. Adesso non mi resta che aspettare. Aspetto e spero… e mi domando se almeno la nostra amicizia si è salvata. Stamattina, quando l’ho salutato prima della partita, Scorpius è stato freddo e distante; Albus mi ha abbracciata e ha cercato di consolarmi, assicurandomi che torneremo ad essere amici, e Ida ha chiesto a Damon di spendere una buona parola per me, perciò… non mi resta che aspettare.
Arrivo alle scale che conducono alla Torre di Astronomia, posto rinomato tra i piccioncini di Hiogwarts desiderosi di tubare. Spero di non trovare nessuno, ma il mio inossidabile senso del dovere mi impone di controllare.
Salgo le scale con passo felpato e lucido la spilla da Prefetto, nel caso dovessi sventolarla in faccia a qualcuno troppo impertinente. Lo ammetto: è fantastico avere potere, anche se minimo, mi fa sentire utile, una specie di Sceriffo Weasley che si muove nell’oscurità e tiene a bada burloni privi di senso della misura e adolescenti con più ormoni che neuroni.
Riesco ad aprire la porta senza farla cigolare, un’arte appresa da Julien durante le ronde dello scorso anno. Julien, per una volta, non è con me; mi sembra strano, di solito è la mia ombra, ma non ho avuto cuore di negargli una sera di svago: la sua Casa è in festa, meritava di prendervi parte.
I Grifondoro sono al settimo cielo per aver battuto i loro rivali storici, ma se entro domani non si daranno una calmata, ricorderò loro che ci sono altre due Case da battere per conquistare la Coppa.
Avanzo lentamente ed estraggo la bacchetta per sicurezza. Il pavimento del secondo piano cigola, mettendomi in allerta: c’è qualcuno! Ripensandoci, è un bene: usare i miei poteri di Prefetto mi aiuterebbe a sfogare la frustrazione accumulata in settimana. Punizione a scopo terapeutico, insomma.
Salgo le scale rasente al muro, per evitare che la mia preda possa notarmi e scappare.
Scorgo due figure nell’oscurità; è troppo buio per distinguere i loro visi, ma non abbastanza da non vedere che si stanno baciando, lei pressata contro una colonna, lui che la stringe come se non ci fosse domani.
Provo un moto di tenerezza, finchè la crudele luce della luna non li illumina, facendomi scoprire di chi si tratta; sconvolta da ciò che vedo, lascio cadere la bacchetta.
Il primo che riconosco è lui. Come potrei non farlo? È da un mese che quasi non penso ad altro, ammirando la sua bellezza esteriore e interiore.
Mi sa che la seconda la eliminerò dalla lista “pregi”.
La ragazza che è con lui si accorge per prima di me; quando Scorpius si china a baciarle il collo mi vede da sopra la sua spalla, e ricambia il mio sguardo sconvolto con uno privo di vergogna o rimorso, trasudante arroganza e spirito di ribellione: è la tipica Serpeverde, che sa di aver sbagliato e ne va fiera. Lascia cadere le braccia dal collo di Scorpius e lo allontana, facendosi avanti per fronteggiarmi, le braccia incrociate sotto il seno.
Sento che lui si è girato, adesso, ma non ho il coraggio di guardarlo in faccia, anche perché ho paura di quel che potrei leggervi.
Arrossisco, un misto di rabbia e delusione, quindi respiro profondamente e balbetto –È, ehm, c’è il c-coprifuoco, d-dovreste… tornare nella vostra Sala Comune.
“Separatamente!”
Mi volto e fuggo il più velocemente possibile, dimenticandomi di togliere loro dei punti. Peccato, forse mi avrebbe fatto sentire un po’ meno peggio.
Scorpius resta lì impalato, in silenzio.

Nota della traduttrice:
Un “ve l’avevo detto” ci sta alla grande!
Povera Rose, spero picchierà a sangue Damon (possibilmente prima che si ripari la frattura costale XD), Scorpius e James, se lo meritano! u.u
E poveretta anche Coraline… riuscirà un’anima pia a decolorarle le labbra? 
Ida è fantastica, secondo me. Non la trovate fantastica? Nonostante tutto, è altruista e pensa al bene della sua amica. La adoro!
Vi aspettano altri capitoli densi di colpi di scena, perciò stay tuned!
Serpentina
Ps: non mi sono dimenticata, don’t worry, non potrei mai dimenticare di ringraziare chiunque passi di qui a leggere, la mia “Ida” personale, AryYuna, chiara_centini e IpseDixit, che hanno recensito, Black Hurricane, che ha inserito la storia tra le seguite, e Fedez my love e Giuli_sky, che l'hanno inserita tra le preferite! ^^

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Capitolo 23
*** Full immersion tra le Serpi ***


Questa volta i ringraziamenti sono all’inizio: grazie a chi si appresta a leggere questo capitolo, magistralmente betato da AryYuna, a Purple Deep, che ha recensito e inserito la storia tra le seguite, a laura_ravenclaw_roccati e al_24HP, che hanno recensito e inserito la storia tra le preferite e a rotten apple e gracy494, che, rispettivamente, la seguono e preferiscono.
Ultimo, ma non meno importante, grazie ad Imjustapotterhead, che ha inserito tra le preferite “The Gardenton Waltz”, l’altra storia da me tradotta di thexchromosomee. Fa piacere a entrambe sapere che, dopo tutto questo tempo, c’è ancora chi la legge e apprezza. 
Basta poemi, vi lascio alla Corvonero Ruth in tutto il suo (lunatico) splendore! ^^

 
Girls always win

Capitolo 23: Full immersion tra le Serpi

Ruth

Un Corvonero che si rispetti considera sprecato un giorno non trascorso a studiare, e, ahimè, il sabato e la domenica non fanno eccezione. È ormai tarda sera, e la Sala Comune è ricolma di gente china su libri o pergamene.
–Basta! Non ce la faccio più!– esclamo, esasperata, mi alzo e allontano da me la pila di tomi scolastici per far posto a quattro Burrobirre.
–Hai forse di meglio da fare? Senza offesa, ma se hai intenzione di andare a festeggiare con i Grifondoro, sarai da sola– replica Nell senza staccare gli occhi dal tema di Pozioni che sta ultimando.
Amelie grugnisce e, dalla rabbia, intinge la piuma nella Burrobirra, invece che nel calamaio, e Luthe fa addirittura finta che non esistiamo.
–No che non voglio andare dai Grifondoro!– sbuffo.  A dire il vero, volevo fare un giro, nella speranza di imbattermi in Romeo e… consolarlo. Purtroppo è corso via subito dopo la partita. –Ma non rinuncerò a un sano sabato sera di libertà.
–Ho capito bene? Vorresti star qui a poltrire, invece di portarti avanti con i compiti?
La mia risposta è un gestaccio, seguito dal secco –No comment.
–E va bene– sospira Nell, chiude i libri e si massaggia le tempie. –Mi unisco a te nella nullafacenza.
–È un po’ che non parliamo… come vanno le cose col tuo Tassorosso?– le domando, risedendomi con una Burrobirra in mano.
–Quale dei due?– sbuffa lei, roteando gli occhi. –Arne è molto dolce, ma sono stufa di flirtare e basta; purtroppo, con McLaggen che ci sta alle costole, troncando sul nascere ogni mio tentativo di “conoscere più a fondo” Arne, credo che sarò costretta a sbatterlo contro il muro come la peggiore delle maniache e…
–Ho capito, ho capito. Risparmiami i dettagli.
–Sono entrambi coglioni– asserisce Luthe da dietro un librone rilegato in pelle. –Anche se in modi diversi. I tratti distintivi dei Tassorosso sono gentilezza e sincerità, e loro, purtroppo, ne manifestano uno ciascuno: Arne è gentile, anche se dubito che tale gentilezza sia sincera, mentre McLaggen ha il tatto di un Troll di montagna, ma almeno è sincero nel dimostrarti cosa prova per te. In definitiva, sono entrambi coglioni, e tu, amica mia, meriti di meglio.
Nell lo colpisce al braccio e sbotta –Arne è un tesoro, e tu sei soltanto invidioso perchè noi abbiamo avuto un appuntamento e tu no!
–Hai il coraggio di definire appuntamenti quelle pagliacciate?– ribatte Luthe. –Amelie è stata dodici ore con James Potter e i suoi cugini, Ruth ha fatto da babysitter a un branco di Serpeverde e tu sei stata ricoperta di panna da Klause McLaggen. Perdete il vistro tempo con quei perdenti, se volete, io ho un appuntamento con il mio futuro: Luthe Carter, Indicibile del Dipartimento Misteri. Suona bene, no?
–Comunque, Arne renderà le vacanze di Natale le più speciali della mia vita: sarò obbligata a tollerare quel bifolco di McLaggen a Natale e Capodanno –accidenti a mia madre che li ha invitati– ma almeno avrò un pensiero felice al quale aggrapparmi per trattenermi dall’affatturarlo a tavola… Arne mi ha promesso che ci vedremo per un caffè!– cinguetta allegramente Nell, sorridendo e avvampando come una primina alla prima cotta.
È sempre stata la più dolce del mio gruppo di amici, e McLaggen deve essere davvero insopportabile come dice per riuscire a trasformare un simile zuccherino in una Banshee.
–Romantico– sbuffa Luthe con un ghigno irrisorio che sorprende sia me che Nell.
La mia amica, però, decide di non raccogliere la provocazione e ignorarlo.
–E tu, Ruth? Che mi dici?
–Cosa posso dire?– sbotto, improvvisamente pervasa da una inspiegabile rabbia. –Non ce la faccio, Nell. Non ce la faccio a star dietro a qualcuno così impenetrabile: un attimo prima mi abbraccia e mi presenta ai suoi amici tenendomi per la vita, e un attimo dopo mi evita, sparendo dalla mia vista prima che possa salutarlo. 
–Maschi– sibila Nell, arricciando il naso.
All’improvviso qualcuno entra di corsa nella Sala Comune, corre verso le scale, poi, non appena ci vede, cambia direzione e ci raggiunge: Ida.
–Avete visto Rose?– ci chiede, preoccupata e… furiosa?
Nell e io ci scambiamo un’occhiata.
–Credo sia ancora in giro per la ronda notturna. Perchè?
–Perchè il mio falso fidanzato è un emerito idiota! Qualche giorno fa c’è stata una discussione al campo di Quidditch, in cui James Potter ha insinuato che Rose avesse spiattellato la sostituzione di Nott con Walker e Rose si è difesa giurando che non avrebbe mai tradito un amico. Sì, esatto, ha etichettato Scorpius come semplice amico. Naturalmente, lui non ne è stato felice, così ho pregato Damon di calmarlo e… il deficiente gli ha dato ragione, così, adesso, Scorpius non vuole più avere niente a che fare con Rose. Merlino, Morgana e Fondatori, cosa possiamo fare per rimediare?– spiega Ida tutto d’un fiato, quindi si siede, afferra una Burrobirra e la tracanna in due sorsi. 
Deve essere veramente sconvolta.
–Aspetta… stai dicendo che tu e Vicker non state davvero insieme?– interviene Luthe, e per poco non lo picchio a sangue: insomma, siamo in piena crisi e tutto quello a cui riesce a pensare è la vita sentimentale di Ida?
–Esatto. Mantieni il segreto, però, per favore– lo supplica Ida. Luthe annuisce e lei gli sorride riconoscente. Bah.
–Non mi sorprende che Malfoy fosse fuori fase, alla partita. A quanto pare il mio piano sta funzionando– trilla Amelie, sorridendo compiaciuta.
–Sì, ma a quale prezzo– osservo io. –Non siamo messe meglio: se Rose lo ricambia, come credo, soffrirà, e anche il suo gioco ne risentirà! Non appena tornerà dalla ronda la placcheremo e le diremo tutto, poi faremo lo stesso con Malfoy… se gli è rimasto un briciolo di sale in quella zucca bionda, capirà.
Gli altri annuiscono e ci sediamo, in attesa.
Poco dopo la mezzanotte, quando ormai Luthe è andato a letto, Nell dorme in piedi, Amelie ha finito di rosicchiarsi le unghie e Ida ha spiegazzato una pagina del mio libro di Incantesimi, Coraline entra trionfante nella torre di Corvonero.
In un altro momento ne avremmo riso, non in quella occasione: l’evidente gioia di Coraline ci dava la nausea.
–Dove accidenti ti eri cacciata?
–Hai idea di che ore sono?
–Cosa diavolo hai in faccia?
–Ciao anche voi, ragazze. Oh, sì, sto alla grande, grazie per avermelo chiesto– risponde, acida, sprofondando in una poltrona, le labbra dorate che scintillano vicino al fuoco.
–Scusa, Coraline– pigola Ida, sentendosi in colpa. –Ti sei divertita?
–Come mai in vita mia! Finchè i ragazzi non si sono ubriacati e ho dovuto metterli a letto, è stato allora che ho deciso di andarmene: non conoscevo nessuno, a parte James, ma non ero sicura mi avrebbe riconosciuta, aveva bevuto parecchio anche lui… si è messo a ballare su un tavolo in mutande e con la cravatta di Grifondoro legata intorno alla testa!– ridacchia Coraline.
–Allora perchè sorridi come un ebete?– le chiedo, sperando in altri resoconti imbarazzanti su Potter, utili per un eventuale ricatto. Sono proprio un genio del male.
Coraline arrossisce, tra il divertito e l’imbarazzato.
–I gemelli, Lorcan e Lysander, hanno… provato a fare uno… spogliarello. “Solo per i miei occhi”– risponde, o meglio, esala tra risatine irrefrenabili, coprendosi il viso con le mani. –Rowena, aiutami tu, non riuscirò mai più a guardarli in faccia senza pensare ai loro slip coordinati con una fantasia di cavallucci marini!
–Accidenti a te, Coraline!– sbotta Ida, che stava riempiendosi lo stomaco con dei cioccolatini. –Sto mangiando!
Una volta esaurite le risate a spese dei poveri Scamander, Coraline ci chiede se siamo ancora alzate per studiare; le riferiamo le ultime notizie e il suo buonumore si azzera in meno di un secondo.
L’attesa, stavolta, è breve: l’orologio ha appena battuto l’una, quando una figura femminile entra di corsa in Sala Comune e si precipita su ai dormitori ignorandoci. La seguiamo, e la troviamo rannicchiata sul letto, i capelli rossi e ricci a coprirle il viso come una coperta. Non ci vuole un incantesimo per capire che sta piangendo.
Si accorge della nostra presenza e, tra i singhiozzi, pigola –Mi devi la spilla da Capitano l’anno prossimo, Amelie.
Le lamentele delle sue (insensibili) compagne di stanza ci inducono a trasferirci, con Rose al seguito, nella nostra stanza, dove la facciamo stendere sul letto di Amelie, sopra una montagna di cuscini.
–Ragazze, sto bene– ci assicura, facendo segno a Nell di riporre la sua scorta di cioccolato per le emergenze. –Giuro. Ci ho riflettuto e ho capito che è tutto a posto. Io e Scorpius siamo amici: scherziamo insieme, studiamo insieme, ci prendiamo gioco di Al insieme. Punto e basta. È stato stupido da parte mia credere che potesse vedermi sotto una luce diversa e non rendermi conto prima di… cosa provavo. Avrei dovuto capirlo da come scattavo alle insinuazioni di James… Scorpius, invece, si è limitato a scrollare le spalle e farsi una risata, perciò è chiaro che non gli importa. Tra l’altro ha ragione, Quidditch e sentimenti sono una pessima accoppiata.
–Oh, cavolo, l’hai scoperto!– esclama Ida, battendosi un pugno sul palmo della mano, convinta che sia tutta colpa sua.
–L’ho beccato che baciava una ragazza… come lo sai?
Ida apre e chiude la bocca come un pesce, incapace di proferire parola.
–Li abbiamo visti lasciare lo stadio insieme– rispondo per lei. –Erano abbracciati e… hai capito. Non sapevamo come l’avresti presa.
–Come devo prenderla? Non mi riguarda– sospira, asciugandosi le lacrime. –Sono stata stupida e ne pago le conseguenze. Un po’ di tempo lontano da lui e starò bene.
Rose si alza, rimette a posto i cuscini e fa ritorno nella sua stanza, lasciandoci a guardarci l’un l’altra, basite.
–Grazie dell’aiuto, Ruth– dice Ida, rompendo il silenzio. –Sono ancora furiosa con quel cretino di Damon, ma almeno so che non è completamente colpa sua: ha detto a Scorpius di riprendere a concentrarsi sul gioco, non di andare in giro a baciare la prima che capita.
–Esattamente come pensavo– replico, strofinandomi gli occhi; il sonno comincia a farsi sentire. –Dannato Malfoy! 
–Dovremmo comunque parlargli– asserisce Nell, e quando ha quella luce determinata negli occhi, non la si può contraddire senza rischiare qualche arto. –Non possiamo rivelare a Malfoy i sentimenti di Rose perchè, ora come ora, negherebbe persino sotto Cruciatus, però possiamo riabilitarla, dimostrando che non c’entra con la fuga di notizie. Sì, il primo passo è trovare la vera talpa.
–Mi pare sensato. Dimostrata l’innocenza di Rose torneranno a parlarsi e… le cose si aggiusteranno– annuisce Coraline, battendo le mani.
Amelie non dà alcun contributo alla discussione, si limita a buttarsi a capofitto sotto le coperte, seppellendo la testa nel cuscino, borbottando imprecazioni. Ida, compassionevole, le dà una pacca sulla spalla, prima di andare a dormire.
–Non preoccuparti, si aggiusterà tutto, alla fine.
Peccato che “alla fine” non sia abbastanza per Amelie: per la prima volta da quando ha concepito il suo folle piano si è trovata di fronte ai suoi effetti collaterali, e dovrà scegliere come meglio affrontarli. Spero vivamente che decida di farla finita con questo gioco di flirt e spionaggio, ha smesso di essere divertente tanto tempo fa… forse non lo è mai stato.
Imito Amelie, scivolando sotto le coperte, sorridendo alla piacevole sensazione di calore e sicurezza che sempre dona il letto. Nell infila il pigiama, Coraline e Ida ci salutano ed escono.
Tempo qualche secondo, però, e Coraline fa nuovamente capolino nella nostra stanza e ci chiede, con evidente apprensione –Non è che una di voi sa come decolorarmi le labbra?
Il mattino seguente marcio con passo deciso verso la Sala Grande. Oggi è il grande giorno: chiederò a Romeo un appuntamento. Ehi, siamo nel ventunesimo secolo, per le mutande di Merlino, una ragazza è liberissima di chiedere a un ragazzo di uscire insieme!
E spero con tutto il cuore che dica di sì.
Mi fermo davanti al ritratto di alcune streghe butterate per fare scorta di coraggio. Sono tesissima, tanto che, quando accidentalmente muovo la bacchetta, ne fuoriescono scintille rosse; l’immagine di Rose, distrutta e in lacrime, mi sarà d’ispirazione: qualunque sia la risposta di Romeo, non mi ridurrò come lei, nossignore! 
Dopo due minuti di pausa mi dirigo in Sala Grande, chiedendomi se vi troverò chi sto cercando.
Prima, però, faccio un salto in biblioteca per recuperare i libri che mi serviranno per i compiti che ho in arretrato; scorgo la mia compagna di Divinazione Shea e una sua amica, una ragazza dai capelli ramati e l’aria vagamente familiare.
–Ruth! Ciao!– mi saluta entusiasticamente Shea, palesemente annoiata dallo studio.
–Ciao. Hai visto Romeo?– rispondo io, troppo in ansia per i convenevoli.
–Credo sia con Everet, ma non ho idea di cosa stiano combinando.
–Oramai i nostri ragazzi sono stati arpionati tutti dai vostri artigli– sibila la rossa, guardandomi con astio.
–Non tutti– replico con freddezza, ignorando il ringhio sommesso della Serpeverde e l’occhiataccia che le ha rivolto Shea. –Dov’è Malfoy?
–È con quell’oca da due Zellini di Pamela Morris– sbotta la rossa, arricciando il naso. –Il suo unico scopo nella vita era acalappiare un giocatore di Quidditch, ora che l’ha raggiunto la sua inutile esistenza è del tutto priva di significato. Non posso dire di essere una fan di voi Corvonero, ma persino la Weasley è un’alternativa migliore a quella vacca!
–Deduco che tu non sia una fan nemmeno di questa Pamela Morris– sussurro in tono cospiratorio, allungandomi sul tavolo per rendere la conversazione quanto più possibile privata.
–Come ho già detto: è una vacca totale. Aveva puntato Damon, pur sapendo che stava con me… perlomeno la tua amica Winters ha aspettato che avessimo rotto.
–Quindi, ritieni che Rose sia meglio di Pamela?
–Chiunque sarebbe un’alternativa migliore…. e devo ammettere che la Weasley non è poi così male.
–Esattamente quello che volevo sentire. Ti propongo un’alleanza: tu mi aiuterai a sistemare Rose e Malfoy, e…
–E io che ci guadagno?– mi domanda, scrutandomi con interesse al di sopra della borsa.
–Un favore, che potrai riscuotere quando vorrai… con dei limiti, certo. Senza offesa, ma non mi fido molto dei Serpeverde.
La rossa mi fissa, io fisso lei e Shea alterna lo sguardo tra noi due, allarmata che possiamo mettere mano alla bacchetta.
–Ci sto– risponde, alla fine, allungando una mano, che stringo brevemente. –A proposito, io sono Posy, Posy Thorn.
–Piacere, Ruth Taytum.
–Come ci terremo in contatto?
“Oh. Cavolo. Domanda legittima.”
–Tramite, ehm… Shea? Ci farai da intermediario?
–Fate sul serio?– esclama lei, incredula. –Siete matte, matte da legare. Comunque ok, sarà uno spasso fare da spola tra voi due. Già che siamo in tema di Weasley… cosa vuole quella bionda da mio fratello?
Indica con un cenno del capo un tavolo poco distante, dove Eli e Dominique si stanno occupando, con ogni probabilità, di organizzazione di ronde, preparativi per le varie feste o qualunque altra cosa da Caposcuola. O meglio, Eli se ne sta occupando, Dominique è troppo impegnata a guardarlo con aria sognante.  Quando Eli si gira verso di lei per farle leggere dei fogli, Dominique è talmente entusiasta che per poco non cade dalla sedia.
–Poveretta, nessuno dovrebbe rendersi ridicolo in quel modo!– commenta Shea con una risatina.
–Dom non è ridicola, è innamorata di tuo fratello!– ribatto, forse in tono più aggressivo del voluto. –Il problema è che non sa come farsi notare da lui.
–Lo credo bene, Eli è un tale zuccone!– asserisce Shea, battendosi una mano sulla fronte. –Non c’è altro modo per definire chi non si accorge che una ragazza con sangue Veela nelle vene gli muore dietro! Zuccone, zuccone, zuccone!
A confermare le parole di Shea, Eli si alza e saluta sbrigativamente Dominique prima di lasciare la biblioteca. Non appena sparisce dalla sua vista, Dominique sospira mestamente e si colpisce la fronte con un libro, emettendo flebili guaiti.
–Oh, Salazar, è veramente un caso disperato!– ridacchia Shea. –Di solito non mi immischio nella –praticamente inesistente– vita amorosa di mio fratello, ma quella poveretta fa davvero pena! Aggiungiamo un’altra coppia al patto, che ne dite?
Non ci penso due volte prima di accettare.
Saluto Shea e Posy e riprendo la ricerca di Romeo, setacciando la Sala Grande in cerca di una cravatta verde-argento e un sorriso ammaliante.
Peccato che, invece, mi imbatta in un nano bisbetico.
–Miss Taytum!– grida ripetutamente, inseguendomi fino al corridoio del terzo piano, dove riesce a raggiungermi. –È proprio la persona che stavo cercando!
Mi volto verso di lui sbuffando: non sono dell’umore per discutere ancora dell’incidente della scorsa settimana.
–Miss Taytum, spero vorrà farmi un enorme favore: vorrei che desse ripetizioni ad alcuni studenti del terzo anno un po’ indietro con il programma– sciorina tutto d’un fiato, girandosi i pollici, prima di alzare la testa per guardarmi in faccia. –Credo ne sia in grado, è una dei miei migliori studenti, frequenta il corso avanzato con profitto… spero considererà la mia offerta un onore.
Sollevo le sopracciglia in sincrono; la settimana scorsa Flitwick voleva cacciarmi dal corso avanzato perchè avevo sbagliato mira, dando fuoco ai cuscini sui quali sedeva, e adesso se ne esce con una richiesta del genere? Ma che ha bevuto?
–Sarò sincero– riprende, perdendo la falsa zuccherosità di prima. –Gli studenti in questione sono dei pessimi elementi, nessuno dei precedenti tutor ha resisito più di due giorni. La prego, accetti, si tratta di un paio d’ore a settimana, e solo finchè i loro voti non saranno migliorati. Per ricompensarla del disturbo scriverò per lei una lettera di raccomandazione al mio amico del Ministero della Magia. Sa di chi sto parlando: il capo della Squadra Obliviatori. A meno che le sue aspirazioni non siano cambiate dal quinto anno ad ora…
–No, non sono cambiate– mormoro in risposta, picchiettando nervosamente la bacchetta contro la mano. –Chi sarebbero questi studenti bisognosi di ripetizioni?
–Gavin Dale, Perseus Flint, Steel Graham e Sal Zabini.
–Accetto.
–Ottimo!– trilla, saltellando sul posto, con gli occhi lucidi. –Venga, su, mi segua, così organizziamo il tutto!
Controvoglia lo seguo nel suo ufficio, dove quattro ragazzi sono seduti su altrettante sedie, intenti a parlottare tra loro.
Non appena mi vedono mi riconoscono, ed erompono in esclamazioni di gioia, per poi dare libero sfogo alla loro vena logorroica, sommergendomi di chiacchiere come se fossimo amici da sempre.
–Ehi, Taytum, hai visto la partita, ieri?– mi chiede Flint, che si dondola sulla sedia eccitato.
–Mio fratello è stato mitico, superlativo, quei Grifondoro bastardi non meritavano la vittoria! Al prossimo allenamento mettermo della Polvere Grattarola nelle loro divise. Idea geniale, eh?
Faccio loro segno di tacere e indico con l’altra mano Flitwick, fermo sulla soglia, che ci fissa tra lo spaventato e il sollevato per non essere ancora stato colpito da una fattura.
–Già vi conoscete?– domanda poi, preoccupato. –Spero di trovare la mia aula ancora integra, dopo che l’avrete usata.
–Può starne certo, professore– cinguettiamo in coro, ostentando innocenza.
Sospirando rassegnato, si aiuta con una pila di libri a salire sulla sedia.
–Potete usare la mia aula dalle sette alle otto di ogni lunedì sera. Miss Taytum, le fornirò il programma delle lezioni e un libro del terzo anno, e le darò il permesso di usare a suo piacimento gli ausili didattici nel mio armadietto. 
–Bene.
–È tutto. Potete andare.
–Sì, professore.
I quattro ragazzini si precipitano in corridoio alla velocità della luce, tutti eccitati.
–Sarà fichissimo!
–Abbiamo il tutor migliore del mondo! Altro che quei noiosi barbogi delle altre volte!
–Ci insegnerai le maledizioni da grandi?
–Calmatevi!– strillo nel tentativo di zittirli. –Lo faccio per una lettera di raccomandazione e crediti extra per i M.A.G.O, non per altro.
–Non vuoi davvero passare del tempo con noi?– chiede Dale, fulminandomi con lo sguardo.
–No– rispondo con assoluta sincerità. –Ma non vuol dire che ve lo farò pesare. Mi sforzerò di rendere queste ripetizioni il più divertente possibile… voglio dire, la materia è già una noia mortale di per sè!
Sento il professore tossire da dietro la porta e mi affretto a trascinare le piccole Serpi lontano dal suo ufficio.
–Ti propongo un accordo: noi ci impegneremo a studiare seriamente Incantesimi, e a stare attenti a lezione, se tu ci insegnerai delle maledizioni del settimo anno. Di sicuro ne conosci tantissime, frequenti il corso avanzato.
Il piccoletto è un adulatore nato!
–Ok. A patto, però, che giuriate di usarle soltanto se necessario– esalo, pur essendo consapevole che lo faranno.
Mi stringono a turno la mano e corrono via, urlandomi dietro –Ci vediamo domani!
–Aspetta, Zabini! Dov’è tuo fratello?
–Che ne so? Però non manca mai di riempirsi la pancia, quindi prova in Sala Grande!
Torno in Sala Grande, ripetendomi che non c’è niente di strano o inquietante nel sedersi da sola all’estremità del tavolo di Corvonero, guardando la porta con la coda dell’occhio in attesa del ragazzo che si vuole agguantare per chiedergli di uscire.
Nell’ingresso scorgo, nella marea di studenti, una testa bionda, di un biondo quasi bianco, in cima alle scale che portano ai sotterranei. 
Muto obiettivo e mi faccio largo nel viavai di studenti per avvicinarmi a lui; noto con dispiacere che è in compagnia di Albus Potter, al quale scocco un’occhiata assassina che dovrebbe fargli capire chi comanda.
–Malfoy, posso parlarti?– gli domando, ma la mia bacchetta puntata alla schiena lo fa sembrare più un ordine.
Il moro sbuffa. 
–Se proprio devi…
–Potter, evapora– ringhio, aspetto che abbia sospirato, alzato gli occhi al cielo e sia sparito borbottando imprecazioni contro di me, quindi aggiungo –Potter è una regina del dramma, ma tu, Malfoy, sei un completo imbecille!
–Ah, sì?
–Non fare il finto tonto con me, non attacca. Non puoi prendertela con Rose se James Potter ha fatto ciò che gli riesce meglio: tirar fuori il lato peggiore delle persone. Rose non ha rivelato niente ai Grifondoro.
–Non è così semplice– esala, appoggiandosi alla patete dietro di lui. –Forse non sai che c’è dell’altro….
–L’avevo intuito, per questo credo sia necessario che ne parli.
Sono poco più bassa di lui, per cui mi basta stare sulle punte per riuscire a guardarlo negli occhi.
–Con chi? Te?
–Con Rose.
–Assolutamente no!
–Malfoy!
–Prenderò per scontato che tu conosca i particolari del perchè io e Rose al momento non siamo in buoni rapporti– dice, esaminandosi le unghie.
–Hai baciato una sciaquetta, Rose vi ha colti in flagrante e tu non ti sei comportato da cavaliere senza macchia.
–Rose e io siamo amici. Non sono obbligato a renderle conto di ogni mia azione.
Mi spinge via, scrolla le spalle e sorride a una ragazza che sta salendo le scale con un irritante sorrisetto si superiorità stampato in faccia. Non so se è più per quel sorriso, o per quella perfetta coda di cavallo, o per il modo in cui cammina, ma al solo vederla provo un forte desiderio di sperimentare su di lei almeno due delle Maledizioni senza Perdono. Fa scivolare un braccio sopra quello di Scorpius e lo bacia sul collo.
–Andiamo, Pam, sto morendo di fame.
Si volta e si allontana.
–Dannazione, Malfoy, non pensa veramente quello che ha detto!
L’idiota non si ferma.
–Malfoy!
Stavolta si gira… insieme a mezza scuola, a dire il vero.
–Che altro c’è?
–Dov’è Romeo?
–Credevo che la voce che una pazza si aggirasse per la scuola chiedendo di me fosse una diceria per terrorizzare i primini, invece eccoti qui, a tormentare il mio capitano per scoprire che fine ho fatto. Sono colpito! Sai, Ruth, bastava chiedere, non avrei mai potuto dire no alla possibilità di passare del tempo con te.
Un braccio mi tiene per la vita e mi spinge contro un torace palesemente maschile. Per la precisione, il torace del Serpverde che ho cercato inutilmente dalla prima mattina.
Purtroppo, per motivi inspiegabili persino a me, tutto a un tratto non sono più dell’umore.
–Per mille Fenici! Possibile che voi maschi siate così idioti?– sbraito, divincolandomi dalla presa di Romeo.
Sbuffando come la locomotiva dell’Espresso per Hogwarts lo lascio lì, impalato, in volto un’espressione confusa e ferita.
Soltanto più tardi realizzo di aver avuto l’occasione che cercavo disperatamente, e di averla buttata via.

Nota dell’autrice:
Ruth ha avuto una giornataccia! Chissà se l’inaspettata alleanza con Posy darà i suoi frutti…
Nota della traduttrice:
Avviso di servizio: gli esami si avvicinano, e non so se riuscirò a pubblicare durante le vacanze, perciò, forse, questo è l’ultimo capitolo del 2013! Spero vi sia piaciuto, anche se i personaggi principali erano poco presenti. 
Alla prossima!

Serpentina

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Capitolo 24
*** Voltare pagina ***


Anche se in ritardo: felice Anno Nuovo! Spero abbiate trascorso delle meravigliose vacanze e riempito lo stomaco di delizie! Godetevi il capitolo! ^^
 
Girls always win

Capitolo 24: Voltare pagina 

Mariah

Rose, dallo scorso week-end, è diventata la mia compagna di nascondiglio. Egoisticamente, posso affermare in tutta sincerità che è fantastico: lei sgattaiola nelle cucine a sgraffignare sandwich e succo di zucca, mentre io ho perfezionato l’arte della costruzione di fortini di libri per celare la nostra presenza in biblioteca. Dietro la barricata possiamo abbandonarci a confidenze e lamentele sulla stupidità dell’altro sesso… un vero spasso!
Dopo qualche giorno di pranzi al sacco e conversazioni bisbigliate in biblioteca, Rose ha dichiarato di non avere alcun diritto di arrabbiarsi con Malfoy.
–Non avevo prove di piacergli, se non come amica. Scorpius è sempre stato impenetrabile.
Le ho confidato di aver avuto lo stesso problema con Rhet, e Rose ha fatto del suo meglio per tirarmi su di morale.
–Capisco che le sue improvvise attenzioni, e il fatto che siano cessate immediatamente dopo la partita, possano apparire sospette, ma non per questo dovresti pensar male di lui– ha detto.
–Forse avrei dovuto chiedere a Nell di indagare, per scoprire se i Tassorosso stanno giocando al nostro stesso gioco– ho replicato.
–Credi che McLaggen ne sarebbe capace?
–Amelie ci ha ordinato di flirtare con loro per deconcentrarli e farli litigare, non vedo perché gli altri Capitani non possano aver fatto lo stesso.
Stamattina, proprio quando io e Rose avevamo deciso di fare colazione in biblioteca, Amelie è piombata su di noi come un falco, rivolgendoci occhiate cariche di sensi di colpa e un fiume di scuse. Peccato che il suo spirito compassionevole sia durato quanto un battito di ciglia.
–Statemi bene a sentire: so che il piano non sta dando i frutti sperati, ma ciò non significa che dobbiamo mollare la presa. Anzi, dobbiamo alzare la posta in gioco– ha asserito tutto d’un fiato, scrutandoci con aria determinata. –Capisco che, dopo quanto accaduto con Malfoy e Davies, vi sentiate ferite e prese in giro, ma è proprio quando si cade che ci si rialza e si contrattacca. Credevate di avere finalmente incontrato dei ragazzi con un po’ di cervello, ma la dura realtà è che i maschi sono fortunati se gli funzionano due neuroni, perciò l’unica cosa che potete fare è far capire a quel paio di neuroni cosa si stanno perdendo. Sono stata chiara? 
Io e Rose abbiamo annuito, ammettendo di esserci comportate da stupide, e abbiamo acconsentito a fare colazione in Sala Grande.
Ed eccomi qui, a guardarmi intorno a disagio mentre faccio a pezzi una ciambella con mano tremante, per poi rinunciarci e inghiottirla per intero. 
–Davies sta venendo da questa parte– mi informa Mallory, sbirciando da sopra il giornale.
Immediatamente mi raddrizzo e cerco di assumere una posa signorile e dignitosa, ma al tempo stesso naturale; l’espressione sconcertata di Mallory, che ha persino alzato gli occhi al cielo, mi fa intuire di non aver raggiunto l’obiettivo.
–È passato senza nemmeno degnarti di un’occhiata– sbuffa, e dal suo tono di voce capisco che non le importa affatto. –Oh, no, sta arrivando Ermine McAllen!
–Ciao, Ermine!– esclamo, gioviale, al mio compagno di Casa, che ha preso posto di fronte a me, e che adesso ha posato una strana pianta dai fiori azzurri sul tavolo , tra il pudding e il piattino del burro.
–Oh, ciao, Mariah. Ciao anche a te, Mallory!– risponde vivacemente, e non posso fare a meno di notare come il suo sorriso si sia allargato quando ha pronunciato il nome della mia amica.
–Cos’è quella strana pianta?– gli domando, vittima della curiosità Corvonero, che il Cappello Parlante definisce “sete di conoscenza”.
–Me l’ha data il professor Longbottom– spiega, arrossendo compiaciuto. –Sa che, una volta fuori da Hogwarts, vorrei studiare Magibotanica, perciò mi ha chiesto di aiutarlo nella sua ricerca sulla crescita dell’Acer Memintosis. Secondo lui la pianta reagisce diversamente alla presenza di umani e non umani, perché gli umani non mangiano i suoi fiori, quindi non si sente minacciata. Osservate– dice, allungando due dita per accarezzare la piantina, che va incontro alle sue dita e diffonde nell’aria un gradevole aroma floreale. 
Non ci vuole un M.A.G.O in Erbologia per capire che è felice delle attenzioni di Ermine.
Mallory, rapita dall’adorabile vegetale, allunga una mano per toccarlo a sua volta, ma non fa in tempo a sfiorarlo che l’Acer, da azzurro, diventa marrone, i fiori cadono, e al loro posto fuoriesce una sostanza densa e nerastra, simile al petrolio. 
Restiamo tutti e tre a bocca aperta.
–Interessante, davvero interessante– mormora Ermine, scribacchiando febbrilmente su un taccuino. –Mallory, sei sicura di essere umana al cento per cento?
Se gli sguardi potessero uccidere, adesso di Ermine non resterebbe che il ricordo. Mallory lo sta guardando malissimo!
–Certo che ne sono sicura!– sbotta, oltraggiata dalla reazione della pianta, oltre che dalla domanda di Ermine. Ritira la mano e la sua espressione si incupisce ulteriormente quando si accorge che i fiori sono ricresciuti e il colore è tornato azzurro.
–Cos’è quella strana pianta?– domanda una voce maschile che oramai riconoscerei tra mille.
–Levi! Ciao!
–Vuoi toccarla?– gli chiede, quasi supplichevole, Ermine, con in mano il suo taccuino. 
Levi annuisce e si fa avanti per accarezzare l’Acer, che, come con Ermine, si agita soddisfatto, e riempie l’aria di profumo.
Mallory, decisamente furiosa, emette un ringhio ben udibile da Levi, che si affretta a cambiare argomento.
–Mariah, ti andrebbe di venire con me in biblioteca? Potremmo, uhm, non so… lavorare insieme ai compiti di Cura delle Creature Magiche.
–Volentieri! Non ho capito un’acca della lezione… e dell’assegno– rispondo, stringendo la mano offertami da Levi.
–Vuoi sfruttarmi per i compiti?– scherza (ma non troppo) lui.
–Non solo. Voglio anche godere della tua compagnia– rispondo io, dandogli un buffetto sulla guancia.
–Ma Mariah!– gnaula Mallory, indicando la colazione ed Ermine. –Avevi promesso!
–Ho mantenuto la promessa, mi pare– replico, infilo i libri in borsa e mi alzo. –Sono uscita dalla biblioteca, ho mangiato cibo caldo e nutriente e ho socializzato. Ciao ciao!
Seguo Levi fuori dalla Sala Grande, lasciando una fumante Mallory e un allibito Ermine. Nott ci passa accanto, ma ci ignora.
–Ti ha pestato a sangue, o avete chiarito, voi due?– chiedo, preoccupata, ripensando alla settimana scorsa, quando ho incontrato Levi sotto un tavolo della biblioteca, dove si nascondeva proprio da Nott.
–Ha cambiato bersaglio– sospira lui, sollevato. –Sono fuori pericolo.
Mi volto verso il tavolo della mia Casa; incrocio le dita e spero che si sia seduto lì per salutare un suo amico, e non per importunare la mia amica Rose.

Rose 

Se devo essere sincera, sono leggermente arrabbiata con Amelie: Mariah si è nascosta dal suo “obiettivo” per settimane senza che le dicesse nulla, io mi nascondevo da Scorpius da due giorni, e si è lamentata. Non è giusto!
Do un morso al panino, immaginando sia la mano di Amelie, e la marmellata cola dai lati sul piatto. 
Un’ombra mi segnala la presenza di qualcuno, prima in pedi, poi seduto, accanto a me. Mi giro e chi vedo? Quel viscido di Nott.
–Weasley– sibila, lasciando scivolare, senza che gli abbia dato il permesso, un braccio intorno alle mie spalle.
–Nott, che ci fai qui?
Lo sapevo, accidenti! Sapevo che era una cattiva idea presentarmi a colazione da sola; avevo appuntamento con Coraline, avremmo dovuto incontrarci nell’atrio, ma non si è presentata. Di sicuro è con i suoi nuovi amici Grifondoro.
–Ho pensato di fare un altro tentativo con te– risponde, avvicinandosi. Troppo. –Sai, ora che Malfoy ti ha scaricata…
–Per scaricarmi avrei dovuto essere la sua ragazza, e non lo sono mai stata. Eravamo… siamo… solo amici.
Sorride. Un sorriso perfido, da lui.
–Allora non gli dispiacerà se ti invito a venire con me ad Hogsmeade, il prossimo sabato.
Sbuffo, seccata, roteando gli occhi.
–Sei l’ultima persona al mondo con cui passerei un sabato ad Hogsmeade, Nott. Sei arrogante, malevolo e rude.. insomma, non sei il mio tipo. E poi, ricorda perché ti hanno cacciato dalla squadra.
–Non l’ho dimenticato, fidati– replica, rabbiuandosi, quindi lancia un’occhiata al tavolo della sua Casa. –Malfoy si pentirà di quella decisione. Si pentirà di aver preferito te a me!
Mi alzo senza guardarlo, afferro la borsa e faccio per andarmene: non tollererò un secondo di più la boria di questo essere infame!
–Non ti interessa sapere come mi vendicherò di Malfoy?– sussurra, sporgendosi per fermarmi.
–Non mi importa.
–Dovrebbe, dato che ho già iniziato la mia vendetta… da te. Credo ti convenga ascoltarmi– sibila, sorridendo vittorioso quando mi volto e torno a sedermi accanto a lui.
–Perché mai dovresti dirlo a me?
–I rapporti si basano sulla fiducia– risponde, accarezzandomi una guancia.
Comincio a tremare e avverto uno spiacevole senso di nausea. Guardiamo il lato positivo: se gli vomitassi addosso, si allontanerebbe di sicuro!
–Toglimi le mani di dosso!– abbaio, sbatto la borsa tra me e lui ed estraggo la bacchetta. –Dimmi quello che hai da dire oppure vattene!
Ancora una volta, invece di guardare me, guarda verso il tavolo di Serpeverde e sorride.
–Calmati e abbassa la bacchetta, Weasley, stai dando spettacolo.
Obbedisco, seppur con riluttanza, ma lascio la borsa frapposta tra me e lui: non si sa mai.
–Malfoy sta guardando da questa parte– dice con studiata noncuranza, riportando lo sguardo su di me. –Perfetto. Ora posso raccontarti cosa ho fatto questa settimana senza che mi lanci una fattura?
Incrocio le braccia e gli faccio cenno di parlare.
–Lo prenderò per un sì, per… piacere– aggiunge, sottolineando l’ultima parola. –Come stavo dicendo, i rapporti si basano sulla fiducia. È questa la mia vendetta: privarti della fiducia delle persone alle quali tieni di più, a partire da Malfoy. Non si fida più di te, per questo è là che bacia Pamela Morris, invece che a questo tavolo, a riempirmi di pugni e maledizioni, come segretamente vorrebbe– giocherella con una ciocca dei miei capelli e sgancia la notizia bomba. –E sai come ho ottenuto questo brillante risultato? Rivelando a James Potter l’identità del nuovo Battitore.
–Sei stato tu?– ululo, trattenendomi a stento dall’usare un Avada.
–Sì– risponde, chiaramente fiero di sé. –All’inizio il mio scopo era semplicemente di farla pagare a Malfoy, spifferando ai Grifondoro del cambio di Battitore, ma poi ho capito che, grazie all’incapacità di tuo cugino sa tenere la bocca chiusa, avrei potuto danneggiare due squadre al prezzo di una. Come si dice… “abbattere due Ippogrifi con un’ascia”.
–Sei un lurido bastardo!
–Detto da te, dolcezza, è un complimento. Potter è stato felicissimo di aiutarmi, non aspettava altro che un modo per allontanarti da Malfoy! Così adesso Scorpius è deconcentrato e triste per aver perso la sua amichetta del cuore, e tu sei deconcentrata e arrabbiata per aver perso la stima di tutti– asserisce, sempre più fiero di sé. –Inoltre, ciliegina sulla torta, ho la certezza assoluta che Malfoy non ti rivolgerà la parola, né tu a lui, quindi questa conversazione resterà il nostro piccolo segreto.
–Cosa te le fa credere?
–Ti conosco, Rose Weasley, meglio di quanto non immagini. Sei buona. Troppo. Una delle cose che amo di te, dolcez…
–Nott!– ruggisco, in segno di avvertimento: se osa toccarmi di nuovo, passerò alla bacchetta.
–Non preoccuparti, la tua fama di verginella secchiona e insopportabile non ne risente minimamente– sputa con astio. –Dentro, però, sei buona. Gentile, accomodante. Se adesso ti dicessi che Malfoy non ne vuole più sapere di te, mi daresti retta. Lo dico per il tuo bene: fa’ come lui, volta pagina. Sta con la Morris, adesso, e ho sentito che è parecchio preso.
–Che ne sai?
–Non saremo amici per la pelle, ma dormiamo nella stessa stanza… e ho due orecchie perfettamente funzionanti.
Sbuffo, mi alzo e isso in spalla la borsa.
–Dove vai?
–A lezione. Ho chiuso con Malfoy, e ho chiuso anche con te!
Gli do le spalle ed esco a testa alta dalla Sala Grande, diretta a lezione, ignorando la moltitudine di occhi puntati su di me. 
Nonostante la bruciante curiosità non mi guardo indietro per vedere se Scorpius mi stesse fissando. Come ho appena detto, ho chiuso con lui!

Coraline

–Per mille Fenici!– esalo, guardando l’orologio mentre percorro con Marvel il corridoio del secondo piano. Mi aveva chiesto di aspettarlo per scendere a colazione tutti insieme, ma ha fatto tardi e, di conseguenza, sta facendo tardare me. 
Per farsi perdonare mi sta dando alcuni “Fredigli” , cioè consigli e informazioni su Fred che potrebbero tornarmi utili per conquistarlo. Ad esempio, ignoravo che Fred adora il bacon, ma non sopporta di vedere una ragazza che lo mangia, che scende le scale col piede sinistro e che, grazie a sua sorella, è parecchio ferrato su argomenti prettamente femminili come l’ultimo articolo di Strega Teenager sugli incantesimi anti–brufoli, i cosmetici della linea Corpo da Fata e Batty Henderson, il cantante ultra–figo della band più figa dai tempi delle Weird Sisters, i Loud Magic.
–Cinque minuti! Solo cinque minuti, e ti lascerò andare a rimpinzarti!– gnaula Marvel, trascinandomi in una rinetranza del corridoio, dove ci stavano aspettando Lorcan, Lysander e Fred.
–Abbiamo una sorpresa per Julien!– annuncia, con un sorriso poco rassicurante.
–Sarà pericoloso?– chiedo, sempre più ansiosa. Alcuni scherzi di Fred sono finiti male, e mi dispiacerebbe che Julien finisse in infermeria.
–No… una semplice esplosione della Pozione Singhiozzante di Lorcan; ho scoperto che, mescolata al caffè, si trasforma in un potente esplosivo. Non è fichissimo?– esclama Marvel.
–E se invece andassimo a fare colazione?
–E dai, Coraline– mi pregano, con delle irresistibili espressioni da cucciolo. –Cinque minuti, poi andremo a festeggiare!
Metto il broncio, pensando alla povera Rose, tutta sola, e al cibo succulento che altri stanno mangiando al mio posto, ma lascio che i ragazzi mi trascinino con loro.
–Prendete.
Fred lancia ad ognuno di noi una boccetta con del liquido chiaro, e una con del liquido scuro, che presumo sia caffè.
–Mi raccomando, non agitatele, non mescolatele finché non ve lo dico, altrimenti vi ritroverete ricoperti di Pozione Singhiozzante, che ha un odore terribile!
–Ecco perché volete usarla contro Julien: volete che puzzi da capo a piedi!– esclamo, incerta se ridere, ammirare il loro impegno o provare pena per Julien.
–È uno scherzo, Coraline! Julien si arrabbierà per circa due secondi, poi riderà con noi, vedrai– cerca di rassicurarmi Fred, prima di agitare la bacchetta nel corridoio dell’aula di Difesa contro le Arti Oscure. –Ok, tutti  pronti, ho fatto un incantesimo rilevatore: al segnale acustico scatenate l’inferno!
La mia coscienza mi fa notare che è uno scherzo orribile da fare a un amico, ma il sorriso di Fred, e il sole che evidenzia magnificamente le sue adorabili lentiggini la mettono a tacere.
Nell’attesa mi domando quale punizione inflieggeranno ai ragazzi per questo scherzo… prima di realizzare che puniranno anche me. Sono loro complice! Non so se preoccuparmi o sentirmi onorata per essere stata ammessa nel gruppo dei casinisti della scuola. È il punto di svolta nel mio rapporto con Fred… e l’inizio della discesa che mi porterà dritta in una cella di Azkaban.
Fred avverte il mio nervosismo e, per la seconda volta, tenta di tranquillizzarmi.
–Rilassati, Coraline. Conosco Julien, il massimo che farà sarà minacciarci di toglierci qualche centinaio di punti a testa, minaccia che non ha mai messo in atto… finora. Facciamo scherzi da mattina a sera e siamo stati puniti soltanto per la metà di essi.
Mi complimento mentalmente con lui per la scaltrezza, ma non riesco a tranquillizzarmi. Sposto nervosamente il peso da un piede all’altro, e li supplico –Andiamo in Sala Grande?
–Dove avreste dovuto essere già da un pezzo!– aggiunge una voce femminile, la voce della Caposcuola Weasley. Julien la segue, impegnato in una lotta con la sua spilla da Prefetto. –Che state combinando?
Arrossisco e abbasso immediatamente lo sguardo: le figure di autorità mi mettono in ansia, e mentire non è il mio forte. 
Fred, Lorcan e Marvel scappano ridacchiando, Lysander, invece, resta impalato alla mia destra con lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse in trance.
–Colazione! Finalmente!– esala, con aria assente.
Dominique scrolla le spalle, aggiusta la spilla di Julien e riprende a discutere con lui dei turni di ronda.
–Lysander– lo chiamo, temendo che l’incantesimo di Fred non fosse del tutto innocuo. –Lys, ti senti bene?
–È un angelo.
–Cosa?
–Non cosa, chi– risponde con voce sognante. –Dominique Weasley. Se non fosse cugina di Fred e così fuori dalla mia portata…
–Se la metti in questi termini, anche io dovrei rinunciare a Fred– osservo, accigliata.
–Perché?– mi domanda Lysander, scrutandomi perplesso.
–Fred è cugino di Rose e decisamente fuori dalla mia portata– esalo, sconsolata. –Se sono queste le ragioni che ti trattengono dal provarci con Dom, siamo nella stessa barca.
–Non è vero: tu hai delle speranze– replica, dandomi una pacca sulla schiena.
–Le avresti anche tu, se qualcuno ti aiutasse… e non osare negarlo, altrimenti mando a monte l’operazione “alla conquista di Fred”!
–È diverso. Dominique è bellissima, divertente, intelligente, perfetta, mentre io… sono soltanto Lysander Scamander, un nome , una rima.
–Io mi sento esattamente così con Fred, credimi!– esclamo, controllo che non ci sia nessuno in giro e aggiungo, con fare cospiratorio. –Basta autocommiserazione. Sei un amico, mi stai aiutando a farmi notare dal ragazzo che mi piace e voglio ricambiare il favore. Diamo il via all’operazione “alla conquista di Dominique”!
–Senza offesa, Coraline, ma dubito ti intenda di romanticismo e simili– obietta, cingendomi la vita con un braccio. Il suo solito sorriso è ricomparso, però: buon segno.
–Non hai tutti i torti– ammetto. –Ma sono pur sempre una ragazza, per cui conosco meglio di te i meccanismi del cervello femminile. Non darrti per vinto, ti darò tutte le mani di cui avrai bisogno!
–Non devo arrendermi. Giusto– ripete, rincuorato.
–Esatto. “Mai arrendersi” è la prima regola del “Decalogo Amoroso di Coraline”.
–Prima la colazione, ok?
Annuisco ed entro insieme a lui in Sala Grande. Spero che Rose mi perdoni per il leggero ritardo.
Rose non era in Sala Grande, il che alimenta il mio senso di colpa. Spero di riuscire a parlarle a lezione, per scusarmi del ritardo.
Purtroppo, tra una lezione e un’altra, solamente dopo cena riesco a scambiare più di due parole con lei.
Rose scrolla le spalle e risponde alle mie scuse con un secco –Non preoccuparti, non è stato poi un dramma fare colazione da sola. Anzi, mi ha fatto bene uscire dalla biblioteca.
Mi chiedo se sia sincera, o se invece la sua è una maschera per farsi forza e lasciarsi alle spalle le ultime due settimane.
Il sorriso luminoso che ha dipinto sul volto mi fa sperare che stia davvero meglio. È un’amica meravigliosa, e se dovesse sentire il bisogno di sfogarsi con qualcuno, sa dove trovarmi.

Nota della traduttrice:
Primo capitolo del 2014! Yay! ^^
Immaginavo fosse Nott la talpa. Eppure, nonostante tutto, non riesco a odiarlo; è una viscida Serpe (lo dico da Serpeverde), ma non riesco a odiarlo, non so perché. Rose, comunque, ha fatto bene a mandarlo a quel paese, no?
Voglio spendere due parole su Lysander innamorato: che tenero! *.*
Non posso non pensare, però, alla contesa tra Coraline, unica esponente del Team Lysander, e Ruth, Shea e Posy, del Team Eli. Voi per chi tifate? Let me know!
Btw, let me thank AryYuna, la mia potterbeta del cuore, chiara_centini, IpseDixit, laura_ravenclaw_roccati e Mary ZiamShipper, che hanno recensito, Nynev, che ha inserito la storia tra le seguite, roryna19, che l’ha inserita tra le ricordate, e April94 e Johanna Jaimy Black, che la preferiscono! 

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Capitolo 25
*** Aspettando il Natale ***


Welcome back! Il Natale è ormai passato, ma con questo capitolo potrete rivivere l’atmosfera natalizia: le luci, il calore, la spasmodica ricerca dei regali, i programmi per la Vigilia e il giorno dopo… il tutto condito con un pizzico di romance! Cosa si può volere di più dalla vita?
Enjoy! ^^

 
Girls always win

Capitolo 25: Aspettando il Natale 

Nell

–Nell!– urla una mia compagna di squadra dall’altro capo della Sala Grande.
È Coraline, che mi corre incontro con un sorriso a trentadue denti e un manico di scopa in mano.
–Cos’hai lì, Cor?– le domando per non fare la figura della maleducata, più che per reale interesse per la risposta. Sto morendo d’invidia: ora tutte le componenti della squadra hanno una scopa personale… tranne me!
–La mia Skyscraper nuova di zecca– risponde, accarezzando il legno lucido e levigato; ha negli occhi uno scintillio gioioso che non avevo mai visto prima. –Per farmela regalare ho dovuto esentare i miei genitori dai regali dei prossimi dieci natali e compleanni, ma ne vale la pena!
–È magnifica, Coraline– sospiro, sforzandomi di celare la profonda invidia che sto provando. Io e Coraline abbiamo ordinato le scope con lo stesso modulo, perché la sua è arrivata, e la mia no? –Chissà per quanto ancora mi toccherà aspettare…
–Ehi, ehi, ehi, aspetta un attimo… credi che sia venuta a gongolare? Sono venuta a informarti che la tua scopa… è qui! 
La abbraccio felice, poi, senza nemmeno aspettarla, corro da Rose e Ida, impegnate ad ammirare la mia meravigliosa Boomerang. Quasi commossa, la prendo in braccio e la cullo come fosse un neonato.
–Che ne dici di andare a provarle, Nell?– mi propone Coraline, che ha già indossato cappello, guanti e sciarpa.
Rose e Ida ci salutano con la mano mentre ci allontaniamo. Nessuna delle due si è preparata per la gita a Hogsmeade, portano entrambe la divisa e una pila di libri nella borsa.
Nonostante il freddo pungente, mi libro nell’aria in sella alla mia scopa, all’inizio con titubanza, poi con maggiore sicurezza; la Boomerang sembra quasi leggermi nel pensiero, è leggera, flessibile e, soprattutto, veloce.
Facciamo dei giri di riscaldamento, a velocità crescente, entrambe nervose al pensiero che un insegnante possa cacciarci via. Per quanto Amelie sia un ottimo Capitano, sono fiera di dire che io e Coraline ce la siamo cavata anche senza di lei: dopo una partita, una vittoria e un piano finito male, siamo delle vere giocatrici di Quidditch.
–Nell?– mi chiama una voce maschile alle mie spalle.
Mi giro e vedo Arne, che mi saluta dagli spalti; con lui, con mio enorme disappunto, c’è una rossa infagottata, che ad un suo cenno si allontana. Meno male.
–Chi era quella?– gli domando, forse con eccessiva aggressività, ma vederlo in compagnia di una bella sconosciuta mi preoccupa non poco.
–Oh, ehm… solo un’amica che voleva copiare i miei compiti– risponde con una scrollata di spalle. –E questa meraviglia cos’è?
–Il mio nuovo manico di scopa– chioccio orgogliosamente, atterro davanti a lui e gli sorrido, mentre osserva il mio ultimo acquisto e legge il nome scritto sul manico a lettere dorate.
–Alla fine hai scelto la Boomerang, vedo. Saggia decisione– commenta, esaminando minuziosamente impugnatura, seduta e peso. –Perfetta per un Cacciatore.
–Scommetto che adesso sei contento di aver già giocato contro di noi… con questa nessuno potrà batterci!
–Che ne sai che non saremo nuovamente avversari… nella finale?
–Vi conviene mettervi al lavoro, allora. Merlino solo sa che mostro di bravura diventerò, ora che posso dire addio ai catorci… ehm, le scope della scuola!– replico con un sorriso soddisfatto, dondolando le gambe. –Ehi, non avevo notato che sei vestito di tutto punto per uscire. Vai a Hogsmeade? Vuoi compagnia?
–Grazie dell’offerta, ma no. Mi vedo con alcuni amici, ti annoieresti.
Le nuvolette dei nostri respiri condensati nell’aria gelida mi distraggono per un attimo, impedendomi di mostrare ad Arne quanto il suo rifiuto mi abbia ferita.
Lui, dal canto suo, si volta verso la folla di studenti che si accalca sulle carrozze dirette a Hogsmeade, dondolandosi con evidente impazienza. 
–Ti inonderò di gufi, durante le vacanze– dice. –Così potrai sfuggire a Klause per qualche ora.
–Sarà un piacere. Grazie.
Mi saluta con la mano mentre si allontana, confondendosi tra gli altri studenti, e riesco a stento a trattenermi dal sospirare come una bambinetta alla prima cotta. Paragonato al suo amico, Arne è un angelo, ai miei occhi. Come possa un essere celestiale come lui essere amico di quella sottospecie di Troll non lo capirò mai.
Riprendiamo ad allenarci, ma la calma non è destinata a durare a lungo.
–Coraline!– grida un ragazzo, correndo come un pazzo sul campo di Quidditch. –Coraline, avevi promesso che avremmo… sai…
–Hai ragione, Lysander!– esclama, colpevole, la mia amica. –Scusa, sono stata talmente presa dalla scopa nuova da dimenticare completamente…
–Non fa niente, basta che ti sbrighi, stanno per andarsene!– la interrompe lui, agitandosi nervosamente.
Coraline mi fa segno di atterrare, mi consegna la sua Skyscraper e mi prega di portarla nella sua stanza.
–Grazie, Nell, sei un tesoro. Scusa, ma devo scappare!
–Sì, naturalmente. Torno in Sala Comune– esalo, incamminandomi verso il castello. –È stato stupido da parte mia chiedere ad Arne di andare a Hogsmeade insieme. Non ho con me un cappello, un mantello, una sciarpa… sarei morta congelata! Senza contare che ho un tema di Incantesimi da finire…. E che sto parlando da sola come una povera pazza…
Mi sento incredibilmente patetica mentre guardo Coraline e Lysander che si affrettano a salire su una carrozza non troppo piena e rimugino sulla mia inesistente vita sentimentale. Mi consola soltanto sapere che non sono la sola a disertare il villaggio: anche Rose e Ida sono rimaste a scuola a studiare. Credo che mi unirò a loro.
Lascio le scope nel dormitorio, prendo libri e pergamene e mi precipito nel paradiso dei Corvonero. Scelgo un tavolo con vista sul cortile, e mi concedo due secondi di ozio per osservare il Platano Picchiatore scrollarsi dai rami la neve, prima di addentrarmi nei misteri degli Incantesimi di Protezione.
Ho scritto circa cinque righi sul Protego Totalum quando una voce sfortunatamente a me nota mi impedisce di continuare.
–Dortan!– tuona Mc Laggen, suscitando le ire della bibliotecaria, che lo colpisce ripetutamente sulla testa con un libro. –Dortan– ripete, poi, a bassa voce, avvicinandosi al mio tavolo. –Dortan, non ignorarmi, per favore. Ho una bella sorpresa per te.
Scivola nel posto di fronte al mio, sostituendosi al paesaggio invernale che tanto amo.
–Il tuo concetto di bello e di sorpresa deve essere molto diverso dal mio, Mc Laggen, altrimenti non saresti qui– replico gelida, scosto i libri e poggio il mento sulle mani per guardarlo dritto negli occhi. –Che cavolo vuoi?
–Mia madre vorrebbe sapere cosa vuoi per Natale– risponde, senza scomporsi. –Come vedi, non ti rivolgo la parola soltanto per tormentarti.
–Non ho bisogno di niente, grazie.
–Sei sorda, per caso? Ti ho chiesto “cosa vuoi”, non “di cosa hai bisogno”. Puoi cavartela con una stupidaggine tipo Piume di Zucchero, o Filidimenta Interdentali, oppure, se vuoi farmi felice, degli Scarafaggi a Grappolo. Avanti, su, muoviti, non ho tutto il giorno!
–Non voglio niente– sibilo, riprendendo in mano il tema. Per quanto possa sembrare incredibile, ho appena avuto una conversazione quasi civile con Klause Mc Laggen.
–Bene– sbuffa, sdegnoso. –Ma non piagnucolare quando riceverai meno regali di me!
–Non ho chiesto nulla, significa che non mi aspetto nulla. Ci vediamo sul treno– ribatto, allontanandolo con la mano; il pensiero di trascorrere con lui le vacanze di Natale mi fa sperare che non arrivino mai.
–Verrà a prenderci mio padre, perciò vedi di non fare tardi. Anzi, no, vedi di tardare, così potrò rallegrarmi sapendoti bloccata a Hogsmeade mentre scarto la mia montagna di regali!
Le sue parole fanno scattare una molla nel mio cervellino Corvonero. 
–Come mai sei qui a rompermi le scatole, e non a Hogsmeade con Arne?
–Come mai tu non sei a Hogsmeade con Arne?
La sua replica mi fa imbestialire; non sopporto chi risponde a una domanda con un’altra domanda! Faccio due respiri profondi, ripetendomi che trasfigurarlo in lumaca sarebbe fargli un favore, quindi sbuffo –Ha detto che doveva incontrare alcuni amici che mi avrebbero annoiata a morte, per questo ho dedotto che con “amici” intendesse te.
–Io? Ma se sono stato punito per aver spiato gli allenamenti dei Grifondoro!– abbaia Mc Laggen, chiaramente oltraggiato. Poi, stranamente, sorride. –Chissà, magari i suoi “amici” in realtà sono una scusa per evitarti… oppure… si vede con una ragazza.
–Sparisci, Mc Laggen– ringhio, spingendolo via da me. –Vai a scontare la tua punizione, spione!
–Ti supplico, Dortan, perdi il treno– gnaula, a voce sufficientemente bassa da non aizzare la bibliotecaria. –Così potrò avere un Natale veramente felice.
Incapace di concentrarmi sullo studio, tiro fuori il regalo per quell’antipatico: una scatola piena di Caccabombe, incantata per esplodere solo e soltanto se è lui ad aprirla. 
Lo so, sono un genio. 
–Felice Natale, Mc Laggen!

Coraline

Lysander, dopo molte insistenze, è riuscito a convincermi a tingere di nero i nostri capelli e a portare il bavero della giacca alzato, in modo da coprire la parte inferiore del viso.
–Questo sì che è agire in incognito!– esclama, eccitato. –Sembriamo i due Auror dei fumetti, i Wizards in Black!
–Non li conosco– confesso, sentendomi un’ignorante. –E Dominique ed Eli non conoscono me. Avrò parlato con la cugina di Rose sì e no quattro volte, nessuna degna di essere ricordata, e questo Eli neanche sapevo esistesse, prima che me lo indicassi.
–È Caposcuola!– strilla Lysander, indignato, trascinandomi dentro Mielandia. –Una volta gli abbiamo incantato i pantaloni per farlo inciampare ogni ora. Ci ha messo un giorno intero per riuscire a toglierseli, dubito abbia dimenticato la mia faccia. Dom, invece, sì, o comunque, non le importa.
Lo abbraccio e gli do un affettuoso buffetto sulla guancia, che ricambia con una pacca sulla schiena, prima di spingermi dietro a una pila di Scarafaggi a Grappolo. Che schifo.
–Non mi arrendo– dice, allontanando la mia mano. –Dom chiude quasi sempre un occhio sui nostri scherzi, e cerca di evitarci il più possibile per non essere coinvolta. La capisco: a volte combiniamo dei veri casini!
–Decisamente.
Inseguiamo i nostri obiettivi lungo la Main Street. I Capiscuola, durante le gite a Hogsmeade, hanno il compito di assicurarsi che nessuno turbi la quiete del villaggio, si faccia male, usi i prodotti dei Tiri Vispi Weasley o qualsiasi altro articolo proibito a scuola.
Con mio enorme stupore, i due si separano: Eli si dirige da Madama Piediburro, Dominique, invece, ai Tre Manici di Scopa.
Sono d’accordo con Lysander nel gioire per la piega che ha preso il pedinamento: preferisco l’atmosfera caotica e la Burrobirra dei Tre Manici di Scopa al tè rosa e i pasticcini a forma di cuore di Madama Piediburro.
Ci lasciamo alle spalle la strada nevosa per essere avvolti dal caldo tepore del pub stracolmo. Lysander scorge i suoi amici in un angolo e mi usa come scudo per farsi strada tra gli avventori e raggiungerli. Sulle prime, non ci riconoscono, poi si accorgono che siamo noi, solo con…
–Capelli neri? Ma che vi è saltato in mente?– sbraita Lorcan, chiaramente destabilizzato: abituato ad essere la copia del gemello, deve aver subito uno shock.
Io e Lys ci scambiamo un’occhiata complice, e lo prego mentalmente di rispondere; Merlino solo sa che idiozie potrebbero uscire dalla mia bocca!
–Ogni tanto ci vuole un cambio di look, fratello. Dovresti provare anche tu… ti vedrei bene con la chioma viola– risponde Lysander senza esitazione, fa scivolare un braccio intorno alle mie spalle e mi scompiglia amorevolmente i capelli.
–Oh, sì!– esclamo, senza riflettere. –È l’ultimo grido in fatto di moda, in Bulgaria!
Mi fissano tutti a bocca aperta, compreso Lysander, che ripete Bulgaria per non scoppiare a ridere.
–Falli tornare normali, ti prego– sbotta Fred, coprendosi gli occhi. –Sono terribili, non sembri tu!
–Ogni tuo desiderio è un ordine– scherza Lys, estrae la bacchetta e in un attimo fa tornare i nostri capelli al loro colore naturale. –Ti va una Burrobirra, Coraline?
–E papatine fritte– aggiungo, sbattendo le ciglia.
–E patatine fritte– ripete lui con rassegnazione, prima di avventurarsi verso il bancone.
–Allora, Coraline, raccontaci cosa avete combinato– mi esorta Marvel, indicando Fred con un impercettibile movimento della testa. –Non eravate usciti insieme, vero?– domanda, sollevando le sopracciglia in un’espressione maliziosa, nella speranza che stia al gioco.
L’insinuazione mi fa arrossire, e dimenticare come muovermi: vado a sbattere contro il tavolo, facendo esplodere le carte magiche con cui stava giocando Fred.
Una volta dissoltosi il fumo, Fred, Julien e Lorcan si girano a guardarmi, in attesa di risposte.
–Io… noi… ecco… No! Come vi… No! Assolutamente no! Noi…
–Piantatela di tormentare Coraline– li rimprovera Lysander, il mio cavaliere dalla splendente armatura, latore di Burrobirre, patatine fritte e… risposte. –Abbiamo fatto shopping. Per voi, se proprio volete saperlo. Mi limito ad annuire e riempio la bocca di patatine per impedirmi di dire altre sciocchezze. Lysander mi guarda sconcertato, per poi rivolgersi di nuovo ai suoi amici. –Ehi, non meritiamo almeno un misero “grazie”?
Gli altri quattro mormorano delle scuse e sorseggiano le loro birre.
“Grazie mille, Lysander, adesso dovrò comprare altri cinque regali! Andrò in rovina!”
–Per curiosità, ragazzi… cosa vi piacerebbe ricevere in regalo?
–Scherzi magici, ovviamente!– rispondono in coro.
Non avevo dubbi.

Ruth 

Mi tolgo il cappello, tanto è ricoperto di neve, non serve poi a molto. Maledico il mio naso rosso e gocciolante, e, al solo vedere l’algida perfezione di Dominique Weasley, la mia autostima raggiunge le viscere della Terra.
Shea agita le braccia, facendomi segno di raggiungerla al tavolo che ha riservato per me e i suoi amici Serpeverde. C’è anche Posy, che si sposta per farmi posto accanto alla mia partner di Divinazione. Sposto lo sguardo su Romeo, sperando in un segno di dispiacere (dejection) per il fatto che non sono seduta vicino a lui, ma non mi considera, impegnato com’è a ridere con altre Serpi che non conosco.
–Cosa è successo? Dov’è finito Eli?– domandano Posy e Shea.
–È andato da Madama Piediburro. Tra l’altro, credo che Domi stesse cominciando a essere un po’ pallida. Un gruppetto di ragazzini del terzo anno l’ha assalita a colpi di palle di neve, senza contare che non le usciva una parola di bocca senza balbettare. È andata pure a sbattere contro un palo della luce!– rispondo, cercando di non lasciar trasparire il mio divertimento. Dom mi è simpatica, ma non posso negare che la scenetta cui ho assistito è stata tra le più esilaranti della mia vita. –Avete visto Malfoy? Rose è rimasta a Hogwarts, pur di non vederlo.
–È a quel tavolino dietro il paravento… con la Morris e i suoi amichetti– sibila Posy storcendo il naso. –Quella… quella non riesce a togliergli le mani di dosso! Certe cose dovrebbero farle in un luogo appartato.
Con la massima discrezione possibile mi sposto quel tanto che basta a vedere Malfoy e la sua oca personale che si esplorano le tonsille a vicenda. Non ci sono parole per esprimere il mio disgusto. Non appena torno al castello, devo consigliare, anzi, ordinare a Rose di mandarlo al diavolo e trovare un ragazzo degno di lei. 
–Ehi, Ruth!– esclama qualcuno. Posy e io ci giriamo nello stesso istante e non posso fare a meno di sorridere come una povera ebete: è stato Romeo a chiamarmi, il che fa agitare parecchio le farfalle che hanno preso residenza nel mio stomaco. –Scusa. Volevo soltanto chiederti se vuoi una Burrobirra, o altro. Offro io… è il minimo che possa fare per scusarmi– aggiunge, ammiccando nella mia direzione.
–Ne vorrei una anche io– pigola Posy, ma Romeo non può sentirla, è già andato al bancone. La Serpeverde mi fulmina con un’occhiataccia.
–La dividiamo, ok?– le assicuro, tentando di mostrarmi amichevole. –Non è colpa mia se ho una fila di pretendenti lunga fino a Hogwarts!
–Ma per favore!– soffia lei, roteando gli occhi, ma non rinuncia a un sorso (un lungo sorso) di Burrobirra dal mio boccale. Dato che Shea ha occupato il suo posto per discutere con Niles, si siede alla mia sinistra.
–Mio fratello mi ha detto che tai dando ripetizioni di Incantesimi a lui e ai suoi amici. Non ti invidio, sai che tortura?– ride.
–Un po’ sì– ammetto, mordicchiandomi le labbra. Parlare con lui mi innervosisce. –Come regalo di Natale, ti svelerò un segreto: ho fatto un patto con tuo fratello e i suoi diabolici compari; loro si impegnano a studiare e prendere buoni voti, e io gli insegno le maledizioni del corso avanzato. Ne hanno imparate alcune potenti, ti conviene stare attento.
–Mi vuoi davvero male, Ruth!– mi accusa, tradito soltanto dalla luce divertita nei suoi occhi. –A pochi giorni dall’inizio delle vacanze di Natale, che passerò a casa con Sal, insegni a mio fratello delle maledizioni che sicuramente sperimenterà su di me? Oh, beh, vorrà dire che mi armerò di Magiscotch e lo legherò al letto, magari con un piccolo incantesimo, giusto per rendere la sfida più ardua. Scommetto che non riuscirà a liberarsi da solo….
–Questo si chiama imbrogliare– gli faccio notare con tanto di indice accusatore. –Ma da te lo accetto. Dopotutto, sei una Serpe.
–Già… Ehm, senti, volevo chiederti… ti andrebbe di venire a una partita di Quidditch?
La mia illusione che saremo solo io e lui svanisce in un nanosecondo.
–Chi gioca?
–Appleby Arrows contro Chudley Cannons. Non ho ancora preso I biglietti, però, prima voglio essere sicuro del numero; Ida, Damon e Posy non mi hanno ancora dato conferma– finisce la sua Burrobirra e indica col boccale Posy, che ci lancia un’occhiata assassina.
–Se volete, potrei riservarvi un palco d’onore– butto lì con studiata naturalezza. –Possono ospitare fino a quindici persone.
–Un… palco? Dici sul serio?– esala, esterrefatto. –Il massimo che speravo di ottenere erano degli schifosi posti nelle prime file! Come farai a prenotare un palco?
–Diciamo che ho degli… agganci– rispondo sibillina, dandomi arie di superiorità.
Romeo, ancora stupefatto, mi attira a sé e sussurra al mio orecchio –Non dirlo agli altri, Ruth, ma sei la mia preferita!
So che sta scherzando, ma una parte di me desidera non fosse così

Nota dell’autrice:
Ciao! Niente Amelie e Rose, sorry, ma spero che il capitolo vi sia comunque piaciuto.
Se volete sapere chi sono gli “agganci” di Ruth tornate al primo capitolo, altrimenti… arrovellatevi pure!
Bye!

Nota della traduttrice:
Il fatto che i capitoli siano tutti nuovi mi tiene sulle spine: non so quando l’autrice aggiornerà, né cosa accadrà, quindi niente spoilers.
Lysander è un vero tesoro, peccato che Dom abbia occhi solo per Eli…
Vi svelerò un segreto: non credo affatto alla storia di Klause che sua madre gli aveva chiesto di scoprire cosa volesse Nell per Natale. Voi ci credete? Let me know!
Grazie, come sempre, ai sempre più numerosi lettori, ad AryYuna, mia super-beta, a Nynev e chiara_centini, che hanno recensito, a giuliateramista, globetrotter, underthemistletoe e Yugito, che seguono questa storia, e a Chiaretta97s, che l’ha inserita tra le preferite! 
Alla prossima!
Serpentina



 

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Capitolo 26
*** Goodbye, Hogwarts ***


Nota autrice:
Ciao! Mi dispiace di non aver potuto aggiornare prima, ma il computer era andato in sciopero, e ho dovuto farlo riparare. Spero che il capitolo valga l’attesa! ^^

 
Girls always win

Capitolo 26: Goodbye, Hogwarts

Mariah

–Quindi, in caso doveste decidere di fare un viaggio in Giappone, ricordate di portare con voi dei cetrioli… non si sa mai, potreste imbattervi in un Kappa!– dico, prima di mettere il punto alla frase e posare la piuma sul tavolo, soddisfatta.
–Eccellente conclusione– commenta Levi, sporgendosi verso di me per dare un’occhiata al tema. –Hagrid sarà orgoglioso di noi!
–Ci varrà almeno un “Ogni Oltre Previsione”– asserisco, faccio asciugare l’inchiostro fresco con un deciso colpo di bacchetta e ripiego la pergamena, sorridendo radiosa a Levi. Almeno per oggi, basta compiti. –Mi accompagni alla Torre?
Fa un verso scocciato e finge di pensarci, ma ormai lo conosco, e so che in realtà gli fa piacere. 
–E va bene– sospira, si issa sulla spalla la mia borsa ed esce dalla biblioteca dopo di me. Chi ha detto che la cavalleria è prerogativa della Casa rosso e oro? –La partita contro i Grifondoro sarà poco dopo la fine delle vacanze, giusto?– mi chiede per rompere il silenzio. –Nervosa?
–Nemmeno un po’. Amelie ci sta facendo allenare così duramente che riesco a stento a muovermi. Le mie gambe sono praticamente incollate alla divisa dal sudore e non mi sento più il sedere per tutte le ore passate seduto su un manico di scopa!
–Ah, il Quidditch: croce e delizia!– esclama scherzosamente Levi.
–Non vedo l’ora di battere i Grifondoro. Non soltanto la sconfitta cancellerebbe dalle loro facce quel sorrisetto di superiorità, ma ci permetterebbe anche di festeggiare selvaggiamente per tutta la notte!- tuono, agitando il pugno. –Noi Corvi non saremo dei festaioli casinisti, ma siamo molto uniti, e, se Amelie dovesse battere quel pallone gonfiato di James Potter, ci daremmo alla pazza gioia! Oh, naturalmente chiunque avesse tifato per noi sarebbe invitato ai festeggiamenti. Farai il tifo per noi?
–Perché no?– risponde Levi con un mezzo sorriso, cingendomi la vita con il braccio libero. –Sono curioso di partecipare a un party targato Corvonero.
–E io a uno targato Serpeverde, perciò vedete di sconfiggere i Tassorosso.
–Mancano ancora tre mesi alla partita– piagnucola, cosciente che, quando si parla di Quidditch, tre mesi passano in un soffio.
–Motivo in più per allenarsi duramente.
–Non hai qualche consiglio da darmi, da Battitore a Battitore? Sono sicuro che conosci dei trucchetti interessanti, sei talmente brava!– asserisce con una nota di nervosismo nella voce. La sconfitta subita non ha certo aumentato la sua autostima, tanto che aveva chiesto a Malfoy di abbandonare la squadra, e c’è voluto del bello e del buono per convincerlo a continuare a giocare.
Lo abbraccio, poi gli accarezzo un braccio.
–Levi, sei un buon Battitore, devi solo crederci.
La sua risposta è una scrollata di spalle.
–Ok, vuoi un consiglio? Durante le vacanze di Natale guarda il canale sportivo alla Magivisione. Guarda e impara. Il grande pubblico si concentra sul Cercatore, ma questo non significa che i Battitori non sappiano fare mosse spettacolari– gli suggerisco, nel tentativo di fargli tornare un accenno di sorriso in volto. –Per esempio, ultimamente mi sto concentrando sulla Presa di Gyles - sai, il Battitore delle Winbourne Wasps - è un’utile mossa diversiva. Appena l’avrò imparata, passerò alla Trottola di Termer.
–Diana Termer? È una Cacciatrice!
–Quel movimento può essere adattato a un Battitore, basta reggersi alla scopa con una mano sola e tenere il braccio con la mazza rigido, in modo da aumentare la potenza con cui si colpisce il Bolide. Chissà, magari un giorno la chiameranno “Giravolta di Affey”!
–Non ti sembra di esagerare?
–Nei sogni non esistono esagerazioni, soltanto possibilità– replico saggiamente. Peccato che il mio continuo grattarmi il naso rovini l’immagine di ragazza sveglia e sicura di sé che vorrei dare.
–Ok, quindi Presa di Gyles e Trottola di Termer… c’è altro?
–Non lo so. Amelie mi ha dato delle riviste di Quidditch da leggere durante le vacanze, e al ritorno a scuola riprenderemo ad allenarci come matte. Probabilmente non avrò che un momento libero a settimana da passare con te… forse neanche quello: dopotutto, come Amelie non fa che ripetermi, sei il nemico– ridacchio, cercando di imitare la voce imperiosa e i modi bruschi di Amelie.
–Spero che il vostro capitano non ti privi di una vita sociale– dice allora Levi, con una strana espressione. Si ferma davanti all’ingresso della mia Sala Comune e mi restituisce la borsa. –Mi piace stare con te.
–Oh, ehm, a-anche a me– rispondo io, arrossendo come una primina, lo sguardo fisso sulle mie scarpe. Non posso negare che, da quando ho imparato a conoscerlo meglio, Levi mi piace sempre di più: sa essere silenzioso, freddo e scostante, se vuole - niente di sorprendente, è un Serpeverde, dopotutto - ma sa anche essere dolce e di ottima compagnia.
–Ehi, Mariah– sussurra, avvicinandosi a me per scostarmi la frangia dagli occhi. –Grazie. Sei sempre gentile con me, nessun altro lo è… credo di non piacere a nessuno. Perciò grazie di essere mia amica.
–Amica?
Levi si avvicina ancora, fino a toccarmi la guancia con le labbra, poi sospira –Forse anche qualcosa di più.
Sono in un tale stato di shock da non riuscire ad aprire bocca. Resto lì, impalata, a fissarlo.
–Ci vediamo dopo– mi saluta lui, scendendo le scale, diretto ai sotterranei.
Apro e chiudo la bocca come un pesce rosso, prima di accorgermi che sembro una povera pazza. Rispondo al quesito astruso del Corvo e corro in cerca di Mallory: ho decisamente bisogno di un’amica.

Ida

–Sei ancora arrabbiata con me?– mi domanda Damon, esibendo un’espressione da cucciolo triste che farebbe sciogliere un iceberg. Un iceberg, non me.
–Te lo ripeto per l’ennesima volta: non sono arrabbiata con te– sbuffo, immergendo la faccia in un grosso libro. Damon prova a prendermi la mano, ma lo scaccio in malo modo e giro la pagina. Vorrei studiare, ma con lui accanto è impossibile.
–Se davvero non sei più arrabbiata con me, potresti, per favore, smetterla di incenerirmi con lo sguardo ogni volta che entro in una stanza?– ribatte, incrociando le braccia. –Posy è convinta che siamo alla frutta, e sta tornando all’attacco.
–Lasciala fare. Può succedere che una coppia scoppi.
–Sì, ma di solito è per un motivo serio, non perchè il capitano della squadra di lui ha dato il benservito a una compagna di squadra di lei! Ho sbagliato, adesso me ne rendo conto, ma l’ho fatto in buona fede.
–Come no! Hai agito per il bene supremo!– sbotto, girando le pagine del libro distrattamente, solo per fare qualcosa che non sia strangolare Damon.
–Sì. Non puoi non riconoscerlo: la Weasley sta meglio da sola, Scorpius è un ottimo capitano, ma non ha abbastanza cervello per lei. E poi è una Serpe, come me… non siamo proprio dei romanticoni.
–Come mi hai dimostrato in più di un’occasione– sibilo, scribacchiando furiosamente sulla pergamena; è inutile, così non riesco a studiare.
–Nessuno è perfetto, Ida… neanche tu.
–Mai detto di esserlo.
–Ti prego, possiamo metterci una pietra sopra e riprendere la commedia? Io sono un ragazzo imperfetto, tu una ragazza imperfetta, e insieme formiamo una coppia perfetta.
–Nonché finta– gli faccio notare, prima di cedere e lasciare che mi dia un buffetto.
–Bene. Questo dimostrerà a Posy che sappiamo resistere alle tempeste– asserisce, compiaciuto, passandomi un braccio intorno alle spalle. 
Per un attimo ho voglia di replicare, ma l’arrivo di Hans, che afferra due tomi e si siede nella sua metà del divanetto che di solito divide con Amity mi distrae. 
Non riesco a trattenermi dal chiedergli –Dov’è Amity?
–Dà ripetizioni a quelli del primo anno– risponde annoiato, senza staccare gli occhi dal libro.
–Quei due non si separano soltanto per andare in bagno, sai? Non sono gemelli siamesi!– ridacchia Damon, e l’irritante ghigno che compare sul suo viso mi fa morire dalla voglia di colpirlo in testa col mio libro di Trasfigurazione.
–Abbiamo fatto pace da sì e no mezzo minuto, e già me ne stai facendo pentire– sbuffo, dandogli una dolorosa gomitata.
–Dolcezza, tu invece mi fai pentire di non aver fatto pace nel mio dormitorio– mormora, stringendomi a sé.
Fuori di me, chiudo il libro e glielo sbatto sullo stomaco, complimentandomi con me stessa per la mira quando lo sento mugolare di dolore. 
–Ehm… allora, ti va di andare alla partita, dopo Natale? Credo che Posy voglia andare.
Sto per rispondergli che, se ci tiene tanto, può andarci con Posy a quella cavolo di partita, non potrebbe importarmene di meno, quando mi lancia un’occhiata che mi fa capire quale risposta si aspetta da me.
–Chudley Cannons contro Appleby Arrows? Non me la perderei per nulla al mondo!– trillo con tutta la melensaggine di cui sono capace.
–Magnifico! Dirò a Romeo che ci saremo anche noi. Sai, ci procurerà i posti la tua amica Ruth. Non so come, ma ha promesso di farci avere un palco d’onore, e chi siamo noi per rifiutare un’offerta tanto generosa?
Damon si alza e mi tende una mano.
–Stavo studiando, prima che mi interrompessi, e preferirei continuare.
–Come vuoi– risponde, senza scomporsi minimamente, si abbassa e mi bacia all’angolo della bocca. 
Finalmente posso tornare a dedicarmi ai compiti di Trasfigurazione… peccato che la mia concentrazione sia andata a farsi baciare da un Dissennatore. Alzo lo sguardo su Hans, raggomitolato sul divano, intento a leggere un grosso libro. Non è mai stato molto socievole, ma senza Amity vicino è decisamente misantropo. Vorrei alzarmi e fare quattro chiacchiere con lui, ma non ho idea di come attaccare bottone.
Seccata, mi alzo e mi precipito da Damon.
Al diavolo la Trasfigurazione!

Amelie

–Sono orgogliosa di voi, ragazze. La prima parte di questa stagione è stata decisamente produttiva– commento, battendo le mani, ignorando la rabbiosa rossa che sta ancora ripiegando la divisa, dopo l’allenamento. –Abbiamo vinto la nostra prima partita, abbiamo ottenuto nuove divise e accessori grazie all’aiuto di Coach Wood - adoro quell’uomo! - che riceveremo dopo Natale, e siete tutte così migliorate rispetto a inizio anno che stento a crederci!
–Amelie– tenta di interrompermi Ruth.
–So di chiedervi un grosso sacrificio, ma abbiamo una partita poche settimane dopo il rientro a scuola, dobbiamo allenarci, perciò datevi da fare, tra un pranzo con i parenti e l’altro, non battete la fiacca!
–Amelie…
–E sappiate che me ne accorgerò se avete sgarrato, perché il giorno dopo il ritorno a Hogwarts ci sarà una sessione di allenamento, che piova o splenda il sole! Naturalmente, prima ci incontreremo sul treno, e al banchetto, ma…
–Amelie, cavolo, sul serio vuoi ignorare il fatto che il tuo ingegnoso piano ti si sta ritorcendo contro?– sbraita Ruth, sbattendo a terra la borsa. –Dovremmo cambiare strategia.
Per evitare di far uscire dalla mia bocca parole di cui poi mi pentirei, mi limito a fissarla, tamburellando le dita sul manico di scopa.
–Dici che il mio piano non funziona? Dipende dai punti di vista. Albus e Lily Potter hanno accettato di passarci informazioni sui Grifondoro e i Serpeverde, Coraline è perfettamente infiltrata nei Grifondoro, pronta a fare la spia per noi, Nell sta giocando le sue carte con Arne Corner di Tassorosso e tu, Ruth, hai in pugno Romeo Zabini: qualche battito di ciglia e gli farai rivelare più segreti che con il Veritaserum. Oh, e poi c’è Ida, anche lei sta facendo un bel lavoro con le Serpi, così come Mariah: ha messo fuori gioco Rhet Davies, adesso Levi Walker. Solamente Rose ha dato forfeit. Sei su sette è un risultato eccellente, secondo me; Rose è stata particolarmente sfortunata, ma le altre si stanno impegnando al massimo!– tento di spiegare alla mia scettica amica.
–Mi è passata, Ruth– pigola Rose, venendo in mio soccorso dopo aver chiuso il suo armadietto. Ha dipinta in viso un’espressione di pura e fredda determinazione: occhi semichiusi, labbra strette, sopracciglia aggrottate. –Non importa di chi sia la colpa, se di Amelie o Scorpius, quel che è stato, è stato, dobbiamo guardare al futuro e fare il possibile per vincere… per l’onore della nostra Casa.
–E per metterlo in quel posto a Potter– aggiungo io. –Questo è lo spirito giusto, Rosie!
Ruth scuote la testa con evidente scetticismo, mentre Rose ci saluta con un inespressivo –Buone feste– e fa ritorno al castello. Le altre la seguono a ruota, lasciandomi sola con Ruth.
–Amelie– insiste. –Amo il Quidditch quasi quanto te, ma non lascerò che rovini la vita mia e delle mie compagne! Siamo persone, non i puntini semoventi sui suoi schemi di gioco!
–Lo so…
–Non mi sembra– soffia, issandosi nuovamente la borsa sulla spalla.
–Da quando ti importa degli altri? Ti ricordo che eri tu a istigare Nell a lanciare fatture a McLaggen, e sempre tu hai fatto finire in punizione Potter al posto tuo per aver fatto levitare Flitwick lungo il corridoio di Incantesimi!– ululo, rammentando nostalgicamente i bei tempi andati.
–McLaggen e Potter sono nostri nemici, Nell, Ida, Rose, Mariah e Coraline, invece, sono nostre amiche– si giustifica Ruth, gira sui tacchi e apre la porta, ma poi si blocca. Le rivolgo un’occhiata di scuse: è il massimo che mi riesce. La guardo, ferma, con un piede fuori dalla porta, i capelli bagnati che fuoriescono dal pesante cappello di lana e gocciolano sulla sciarpa, la figura un po’ ingobbita dal peso della borsa. Non voglio che sia arrabbiata con me.
A giudicare dal fatto che mi aspetta per tornare alla scuola, mi ha perdonata… almeno in parte.
–Che ne dici di ripassare Incantesimi, prima di fare i bagagli?– propongo, prima di scivolare e cadere di faccia nella neve.

Rose 

La stazione di Hogsmeade brulica di una piccola folla, quasi tutti studenti di Hogwarts in attesa che il treno apra le porte e permetta loro di salire a bordo, sottraendosi al freddo pungente. Sono stata tra i primi ad arrivare; mia madre, oltre al famoso “cervello Granger” mi ha trasmesso anche un forte senso della puntualità. Risultato? Sono venti minuti che i miei piedi sono immersi nella neve. Spero di non aver perso qualche dito.
Nel viavai di gente scorgo Nell e McLaggen. Non è difficile, sono talmente chiassosi che probabilmente li avranno uditi persino i loro genitori a Londra! La mia amica sta inveendo contro di lui, che sbraita minacce miste a imprecazioni mentre trascina due bauli. 
“Almeno è educato”, penso.
Non invidio Nell: un Natale con i McLaggen deve essere tremendo! Non conosco bene Klause, ma mio padre mi ha parlato di suo padre Cormac, e se i due si somigliano almeno un po’… che Merlino ci salvi!
Il mio Natale, invece, si ripete uguale ogni anno: ci riuniamo alla Tana, o casa di uno dei miei zii, ci abbuffiamo e zio George ci rifornisce di scherzi magici per “animare l’atmosfera”. Mi ritengo fortunata per essere arrivata a sedici anni incolume.
Il rumore di un baule issato poco distante da me mi induce a voltarmi, convinta che si tratti di uno dei miei numerosi cugini. Invece si tratta dell’idiota amico di mio cugino. Non appena si accorge della mia presenza si blocca, come pietrificato, e cala una cortina di silenzio imbarazzato.
–Sei da sola– dice, poi, facendo sfoggio di tutta la sua intelligenza.
–Ma non mi dire– sibilo. –Coraline resta a Hogwarts, i suoi genitori sono andati non so dove, e Ida è con Damon. Albus… non lo so, forse è finito in una dimensione parallela.
–Bene, perché voglio parlare con te, e preferisco non avere pubblico– asserisce. Non sapendo cosa dire, resto in silenzio. –Non mi va di litigare, specialmente a Natale.
–Che significa?– chiedo, temendo la sua risposta.
–Al mi ha invitato a casa sua per Natale… fino al 27, a dire il vero– risponde lui, avvampando.
“Almeno ha la decenza di mostrarsi imbarazzato”.
–Non lo sapevi? Credevo che Al…
–Ho avuto di meglio da fare che parlare con Al– replico, gelida.
“Evitare te, ad esempio”.
–Oh, beh.. ora lo sai. Non voglio passare le vacanze con la tua famiglia senza prima averti chiesto scusa, perciò…. Scusa. Non volevo che scoprissi me e Pam in quel modo.
Lo fulmino con un’occhiataccia. Tutto qui quello che ha da dirmi? Mi aspettavo di meglio.
–A me dispiace che tu pensi a me come alla spia che vi ha traditi con i Grifondoro– ribatto, sempre gelida.
Malfoy serra le labbra e si irrigidisce: chiaramente non è la risposta che si aspettava. Cosa pensava, che avrei accettato le sue misere scuse senza battere ciglio, smaniosa di riavere la sua amicizia? È più facile che risorga Voldemort!
–Allora.. amici? Di nuovo?– mi chiede, ma, a giudicare dal tono sommesso, credo abbia capito che la mia amicizia può scordarsela.
Ad impedirmi di mandarlo a quel paese provvede Al, materializzatosi improvvisamente in mezzo a noi.
–Ehilà, Rosie! Pronta a rivedere il resto della famiglia? Io non vedo l’ora di rivedere zio George, mi ha scritto di aver inventato dei nuovi scherzi, e che li testerà su di noi, perciò attento a cosa mangi, Scorp!– trilla entusiasta, ignaro della tensione palpabile tra me e Scorpius, oppure deciso a ignorarla. –L’anno scorso la povera zia Audrey…
Ida ci raggiunge, ci saluta e issa con fatica il baule sul treno. Albus smette di parlare e piega la testa di lato per guardarla meglio. 
–Ida viene da te per Natale?
–Starò da Rose fino a Capodanno– risponde lei, strofinandosi il collo, dove è ben visibile il “saluto non verbale” di Damon.
–Non lo sapevo.
–Ora lo sai.
Rimaniamo così, immobili, in silenzio, circondati da studenti indaffarati e chiacchieroni. Finalmente, la porta della carrozza si apre, e ci affrettiamo a salire per accaparrarci uno scompartimento tranquillo. 
Mentre mi siedo realizzo che non sopravviverò al viaggio verso Londra, figurarsi al Natale!

Nota autrice:
Ricapitoliamo: Coraline resta a Hogwarts, Rose, Albus, Scorpius e Ida vanno alla Tana e Nell dai McLaggen. Nei prossimi capitoli, scoprirete cosa combineranno le nostre Corvonero&friends il 25 dicembre!

Nota traduttrice:
Non è adorabile Levi? È così tenero… che si taglia con un grissino! XD 
No, ok, basta scherzi, Levi è semplicemente un amore! *.* 
Non posso dire lo stesso di Damon… mi chiedo cosa abbia in mente: perché nomina sempre Posy, anche quando sta con Ida? Sarà pure la sua ragazza per finta, ma un minimo di rispetto….
Rose è stata grandiosa! W Rose! 
Chissà che succederà nell’affollata Tana… sono curiosissima!
Serpentina
Ps: grazie, come sempre, alla paziente AryYuna, che mi fa da beta, a chiara_centini, che ha recensito, a Lily_Ely_76, che ha recensito e segue questa storia, a fyrely, che pure la segue, ad Anya_Malfoy, che l’ha inserita tra le ricordate, e a Memories of Ice, che la preferisce! 

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Capitolo 27
*** Sospetti e chiarimenti ***


Nota autrice:
Un primo scorcio delle vacanze di Natale di due delle magnifiche sette. Buona lettura!

 
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Capitolo 27: Sospetti e chiarimenti

Nell

–Nell, ora che sei maggiorenne mi aspetto da te un comportamento maturo, e azzuffarsi in pubblico, con tanto di lancio di fatture, non è un comportamento da persona matura– asserisce mia madre, squadrandomi con espressione altezzosa mentre percorriamo lentamente il vialetto di casa McLaggen. 
Le nostre case sono una di fianco all’altra, separate soltanto da una staccionata. Una vera gioia, per me.
–Mamma!– ruggisco, esasperata. Mi sta rinfacciando la lite avuta con quel cretino di McLaggen da Madame Malkin questa mattina. Dopo appena quattro giorni di vacanza abbiamo già tentato di farci fuori a vicenda. –È stato lui a tirare i capelli a me, non viceversa!
–Poi tu lo hai affatturato, lui ha ricambiato e siamo stati cacciati fuori dal negozio. Che vergogna! Non oserò mettere mai più piede da Madame Malkin per colpa tua!
–Mamma, ti ricordo che McLaggen mi ha fatta diventare viola e ricoperta di peli come uno Yeti! Non ti importa di tua figlia?– sbotto, ripensando, furente, al fatto che ho passato tutto il pomeriggio color melanzana.
Mia madre sceglie (saggiamente) di ignorarmi.
–Niente bisticci, stasera. Oltre a Claire, Cormac e Klause saranno presenti sua cugina con il nuovo fidanzato, e gradirebbero fare una buona impressione su di lui.
–Ci sarà anche Barrah?– domando, illuminandomi all’istante.
Barrah Pips è la persona più gentile e alla mano che conosca, e non mi capacito della sua parentela con quell’antipatico. Ci separano solo pochi anni, e la adoro perché, nonostante non concordi con me nel ritenere Klause senza cervello, quando litighiamo prende sempre le mie difese.
Un sorriso fa capolino sul mio viso mentre aspetto sulla soglia.
Viene ad aprire Claire, la quale si complimenta con mia madre per l’ottimo gusto nello scegliere vestito e accessori, prima di trascinarla con sè in cucina a spettegolare come due adolescenti. Le trovo invidiabili e ridicole allo stesso tempo: ridicole perché non sono più delle ragazzine, invidiabili perché un’amicizia così profonda e duratura è più unica che rara.
Con la scusa di lasciare le signore alle loro chiacchiere Cormac invita mio padre a bere del Whiskey Incendiario in salotto, mentre io devo accontentarmi della Burrobirra. Sarò pure maggiorenne, ma non mi è ancora concesso di bere alcolici.
Raggiungo Klause nella sala da pranzo, dove lo trovo intento ad apparecchiare la tavola. La sua espressione corrucciata è per me motivo di intensa gioia.
–Sei di nuovo rosa– commenta, secco.
–Non grazie a te– sbuffo. –Vedo che hai smesso di ridere.
–Barrah conosceva il controincantesimo– risponde con una scrollata di spalle.
–A proposito, dov’è?
Indica il salotto, dove una figura femminile si alza di scatto da un divano biposto e si precipita da me urlando –Nellie!
–Barrah!– strillo di rimando, abbracciandola. È più alta di me, per cui i corti capelli castani mi solleticano la fronte. Scioglie l’abbraccio e indica un ragazzo.
–Ti presento Gary– trilla, sorridendo a quello che intuisco essere il suo nuovo fidanzato. Devo ammettere che Barrah ha buon gusto: alto, con le spalle larghe e disgustosamente attraente… come la invidio!
–Lieto di conoscerti, Nell– dice Gary, che nel frattempo si è avvicinato e ha passato un braccio intorno alle spalle di Barrah, che gli ha dato un bacio sulla guancia. –Vado in cucina ad aiutare tua zia, così voi ragazze potete chiacchierare.
–Da quanto state insieme?– chiedo a Barrah non appena Gary è fuori portata d’orecchio.
–Sei mesi. Ci siamo conosciuti questa estate. Sono tanto felice.
–Si vede!
–Parliamo di te– risponde Barrah, prendendomi le mani tra le sue. –Ultimo anno, Cacciatrice della squadra… non puoi non avere almeno uno spasimante di cui parlarmi nei minimi dettagli!
–Non illuderti, non ho la fila fuori dalla porta– replico con un sogghigno. –Ma non mi preoccupo, male che vada ho sempre McLag… ehm, Klause. Comunque, per soddisfare la tua curiosità, un amico di tuo cugino, un ragazzo carino e dolce, sembra essersi interessato a me. Domani pomeriggio usciamo per un caffè.
–Esci con Arne, domani?– si intromette McLaggen, comparso all’improvviso in salotto.
–Sì– rispondo. –Questa volta non sei invitato.
–Non lo ero neppure la volta scorsa– ribatte con un mezzo sorriso. –Che mi dici di ieri?
–Ieri?– ripeto, perplessa.
McLaggen mi rivolge un’occhiata altrettanto perplessa.
–Cosa hai fatto ieri?
–Sono andata a trovare mia madre alla Gazzetta e sono andata a casa di Ruth… niente di che. Perché?
–Semplice curiosità– risponde, scrollando le spalle.
Barrah alterna lo sguardo tra me e lui, esibendo l’aria di chi la sa lunga, ma quando sta per aprire bocca arriva Gary, che regge una pesante zuppiera.
–La cena è pronta, amore.
Ci sediamo a tavola e mangiamo la zuppa di verdure, il roast beef e il pudding. Klause si comporta in modo strano per tutta la sera: è nervoso e insolitamente taciturno, e quando gli servo su un piatto d’argento l’occasione di deridermi lascia correre.
Il suo inspiegabile atteggiamento mi preoccupa: sta tramando qualcosa, ne sono sicura.

Rose

Se i miei zii e zie hanno avvertito la tensione che aleggia nell’aria, non l’hanno dato a vedere. Cantano carole natalizie, appendono ghirlande e festoni e le zie più abili in cucina aiutano mia nonna nella preparazione della cena.
Le uniche eccezioni all’atmosfera festosa che si respira alla Tana siamo io e Ida, io perché troppo impegnata a evitare Al e il suo migliore amico, Ida perché impegnata a inveire contro Damon e convincermi a far pace con Scorpius.
I due, dal canto loro, mi facilitano il compito, perché, quando non si trovano a casa Potter, sono in giardino ad allenarsi.
James e Lily, invece, litigano. Di continuo. 
–L’anno prossimo giocherò a Quidditch, James, che tu lo voglia o no! Mamma mi ha dato il permesso e regalato una scopa, e Freddie sa che non può fermarmi!
–Ah, sì? Allora mi farò bocciare ai M.A.G.O., così Freddie non diventerà Capitano!
–Ehi!– esclama, deluso, Fred.
Attirate dalle urla, Ida e io raggiungiamo i due litiganti in cucina, dove nonna Molly cucina come niente fosse, e il resto dei parenti si gode lo spettacolo.
Lily, non appena mi vede, smette per un momento di fulminare con lo sguardo suo fratello, e gnaula –Rosie, diglielo che sono brava, diglielo che devo giocare a Quidditch!
–Basta parlare, o mi farete afflosciare il soufflé– sbotta nonna Molly, brandendo minacciosamente un cucchiaio di legno. –Fuori fa freddo, ma non si gela, prendete le vecchie palle da allenamento di Ginny e andate a giocare!
–Ci sto!– trilla Lily, poi afferra me e Ida per un braccio e grida –Rose e Ida con me!
Ben presto, come previsto, il resto della famiglia si unisce alla disputa. Dominique e Victoire alzano gli occhi al cielo e ci ignorano, dedicandosi alla cucina, a differenza di Teddy, che si fionda a recuperare la sua scopa. James corre a reclutare Al, Malfoy, Hugo, Fred e zio George, lasciando Teddy in disparte. Mosse a compassione dalla sua espressione triste e sconsolata, lo prendiamo in squadra. A completare la formazione provvedono zia Ginny, che non perde occasione per rimontare sulla scopa, Roxanne, la sorella tutto pepe di Fred, e, con enorme stupore di tutti, Lucy (nonostante la disapprovazione di zio Percy, che, per una volta, non ha tutti i torti: la piccoletta è più bassa del manico di scopa!).
Ginny va a prendere la cassa con le palle, mentre io e Ida rabbrividiamo al freddo.
–Per il diadema di Corvonero, si gela!– piagnucola la mia amica, stringendosi la pesante sciarpa di lana che porta al collo, anche se i guanti la ingoffano, rendendo l’operazione più difficile.
–Puoi dirlo forte! Di solito sono i miei zii a giocare, noi altri ci limitiamo a guardarli da terra, ma sono felice del cambiamento: è un’opportunità per allenarci, e per Lily e James di porre fine una volta per tutte alla faida.
–Hai parlato con Scorpius?
–No, anche se sta diventando insistente– sospiro. –Una parte di me non vuole perdonarlo, l’altra mi fa notare che non ho motivi per non farlo.
–Dovresti dargli una seconda possibilità. È tutta colpa di Damon– asserisce Ida. I suoi continui sbalzi d’umore - e di opinione - mi destabilizzano: giusto questa mattina aveva detto che Scorpius è un emerito deficiente, indegno di pulirmi le scarpe! 
–Non è colpa di nessuno– replico, sfregandomi le mani nel tentativo di riscaldarle.
–Ehi, voi due, sulle scope, muovetevi!– tuona Lily, con in mano la Pluffa.
Una volta che siamo tutti in volo ci disponiamo, pronti alla partita: Roxanne vola verso gli anelli, Ida si adatta al ruolo di Battitore, e si presta ad aiutare Lucy a tenere correttamente la mazza, Ginny, Teddy e Lily si allineano davanti agli anelli, e io sorvolo il campo, in attesa che liberino il Boccino (alias noce colorata e incantata).
Nonna Molly dà inizio alla partita.
–Avete quindici minuti, il tempo che finisca di raffreddarsi il pasticcio di carne. Divertitevi!
A giudicare dalle occhiate cariche d’odio che si stanno lanciando James e Lily, ci sarà poco da divertirsi. Mio cugino è sempre stato una regina del dramma, ma stavolta esagera!
Lily non sta con le mani in mano: esegue alla perfezione le giravolte che le abbiamo insegnato, stupendoci con la sua bravura, e vola dritta agli anelli, dove prova a segnare. 
Al, però, para il tiro e passa la Pluffa a Louis, che per poco non la fa cadere: di tutti i miei cugini è quello meno portato per il Quidditch; nonostante ciò, non se la cava malissimo.
–Datti una mossa, Rosie!– grida Lily, ricordandomi che, in quanto Cercatrice, dovrei cercare il Boccino.
Mi riprendo e comincio a girare intorno al campo, scrutando ogni centimetro alla ricerca del Boccino (alias noce). Mi pento amaramente di non aver portato con me la mia divisa: i guanti di lana sono zuppi, la sciarpa mi protegge il collo dalle raffiche di vento, ma copre la visuale, e gli stivali da neve non hanno certo la presa di quelli da Quidditch.
–Scusa!– pigolo, rivolgendo un sorriso colpevole a mio fratello, che ha rischiato di finire disarcionato per colpa mia.
–Tutto ok, Rose?– mi chiede Al, dopo che sono riuscita non so come a virare accanto agli anelli avversari.
–Non sono dell’umore giusto– rispondo semplicemente e in tutta sincerità: a differenza dell’altra partita, non avverto il brivido di eccitazione, la spinta a dare il massimo.
–Ti capisco. Non è la solita atmosfera di festa– sospira lui. –James è più idiota del solito, se possibile, tu e Scorp non vi rivolgete la parola –peccato, avevo tanto sperato che prima o poi sareste andati d’accordo– e Ida sta ancora con quel damerino... 
–Cosa?
–Cosa?
–Levatevi di mezzo!– ruggisce Ginny, diretta a folle velocità verso di noi, inseguita da un Bolide (alias vecchia Pluffa rimpicciolita e incantata); Ida riesce a colpirlo, mandandolo da James, che lo evita per un soffio. 
Io mi scosto, mentre Al tenta un salvataggio… invano: la Pluffa riesce a passare tra le sue braccia, finendo dritta nell’anello.
–Sì!– esclama trionfante Ginny, percorrendo il campo col pugno alzato in segno di vittoria.
–Concentrati sul gioco, Al!– grida Harry, chiaramente poco propenso a lasciare che sua moglie batta i suoi figli.
Non ha fatto i conti con la competitività e l’abilità di mia zia, però: l’anno scorso Ginny e Angelina segnarono talmente tante volte che, sebbene la squadra maschile fosse riuscita, alla fine, ad accaparrarsi il Boccino, fu quella femminile a vincere la partita.
La partita prosegue, e James è sempre più determinato a pareggiare; le squadra, nel complesso, sono ben equilibrate, per cui sono convinta che, a differenza dell’anno scorso, la cattura del Boccino decreterà il vincitore.
Mi giro a guardare Scorpius, che volteggia dall’altra parte del piccolo campo improvvisato. Al contrario di me, sembra perfettamente a suo agio, e non scivola ogni due secondi. Accidenti. Non mi importa di vincere questa stupida partita, voglio soltanto dare a Lily la possibilità di sbattere la vittoria in faccia a suo fratello, ma non so se ce la farò: Scorpius è maledettamente bravo.
Il cinturino dorato dell’orologio di Teddy ci inganna un paio di volte, ma del vero Boccino non c’è traccia.
–Insomma! È passata un’ora e mezza, il soufflé si è afflosciato e i pasticci sono ghiacciati. Quanto ancora vi ci vuole per finire questa partita?– abbaia nonna Molly, apparsa in giardino in scialle e stivali di pelliccia. –Venite dentro a scaldarvi e rifocillarvi, su!
–Neanche per sogno, nonna!– ringhia James.
–Giusto. Qualcuno qui deve vincere!– ulula Lily, ed è la prima volta dall’inizio delle vacanze che concordano su qualcosa.
Il gioco riprende, ma, dopo pochi minuti, Teddy e Louis abbandonano il campo, seguiti ben presto da Lucy. Nonna Molly rientra in casa poco dopo, borbottando parole incomprensibili sui suoi “nipoti dalla testa dura”.
Rimasti con un giocatore in meno dell’altra squadra, i nostri avversari riescono a segnare. È tutto nelle mie mani, lo sento. Devo catturare il Boccino, così vinceremo, Lily si vendicherà di suo fratello e potremo andare a scaldarci e imbottirci di pasticci di carne e dolci di Natale.
Sono sul punto di cedere quando uno scintillio dorato attira la mia attenzione. È lui, è il Boccino, lì, vicino agli anelli difesi da Roxanne.
Faccio una giravolta e mi fiondo verso gli anelli, decisa a porre fine alla partita. Finalmente ho ritrovato la spinta motivazionale che mi mancava (anche se, più che spinta motivazionale, sarebbe corretto chiamarla fame, a giudicare dal borbottio del mio stomaco). Purtroppo, Scorpius si accorge del cambio di direzione e mi tallona. Ci ritroviamo gomito a gomito a lottare per quella pallina dorata, che altro non è che una noce. 
Ci spintoniamo e, con mio grande disappunto, noto che sarà lui a prendere il Boccino.
Previsione sbagliata.
È questione di un attimo: Scorpius rallenta impercettibilmente, quel tanto che basta a farmi colmare i centimetri che ci separavano e afferrare il Boccino. 
Euforica, oltre che incredula, sento la scarica di adrenalina che mi dà tenere quel piccolo globo dorato tra le dita, la gioia di farmi scompigliare i capelli dal vento, l’eccitazione della vittoria, anche se è una vittoria strappata per un pelo.
Lily fa un paio di giri della morte, prima di riconsegnare la Pluffa a suo padre e precipitarsi a stritolarmi.
–Ce l’hai fatta! Grazie!
–Per te questo ed altro, cugina– esalo, soffocata dal suo abbraccio. Adesso sì che posso concentrarmi pienamente sulla cena!
–E va bene, Lils, devo ammetterlo: hai ereditato il talento di famiglia– grugnisce James a braccia conserte. –Promettimi, però, che lo userai solo ed esclusivamente per far vincere Grifondoro in mia assenza, ok?
Lily, il ritratto della felicità, bacia suo fratello su entrambe le guance e squittisce –Sei il fratellone miglione del mondo, Jamie!
Meno male, almeno una questione è risolta. Quanto all’altra…
–Grazie– mormoro con riluttanza, sperando che nessuno a parte Scorpius possa sentirmi. Siamo in piedi davanti al buffet (quando si deve cucinare per così tante persone, il buffet è l’unica soluzione). –Non credere che non me ne sia accorta: mi hai lasciato vincere.
–Non c’è di che– risponde, imbarazzato. –Lily ne aveva bisogno.
–Anche io– sospiro, prima di tornare da Ida con due piatti ricolmi di cibo. Non mi volto a guardarlo, spero solo che abbia smesso quell’espressione da cane bastonato.
Se il sorriso radioso della mia amica vale qualcosa, direi proprio di sì.

Nota autrice:
James ha smesso di fare l’idiota? Per il momento sì… ma non durerà, così come non durerà la tregua tra Rose e Scorpius.
E McLaggen? Come mai è tanto interessato all’appuntamento di Nell? Che intenzioni avrà? 
Usate l’immaginazione!
Bye bye!

Nota traduttrice: 
Grazie alla mia beta, AryYuna, a chiara_centini e Lily_Ely_76, che hanno recensito, a franera, itagnola e melany94, che seguono la storia, e a VeryBaby88, Callie Vee, InsurgentRose e _Miss Weasley_, che la preferiscono! 
Recensite, recensite, recensite! Le recensioni verranno inviate all’autrice e le eventuali risposte postate tramite il servizio di replica di efp.

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Capitolo 28
*** Arrivano i regali ***


Nota autrice:
Spero che basti questo capitolo a perdonarmi per l’enorme ritardo! Siamo sempre nelle vacanze di Natale, e le sette Corvonero le passano ognuna a modo loro… 
Enjoy! ^^

 
Girls always win

Capitolo 28: Arrivano i regali

Ida

–Vorrei che non dovessi andare via così presto– piagnucola Rose, rannicchiata sul letto, dondolandosi avanti e indietro. –Riesco a tollerare la presenza di Scorpius, se è con Al, ma tremo al pensiero di restare sola con lui, se non ho te a sostenermi, colmando i silenzi imbarazzati e la mia pessima conversazione.
–Ah, quindi è a questo che servo?– scherzo io, piegata sul baule ormai pieno.
–No, certo che no!– esclama prontamente Rose: non ha colto l’ironia nella mia voce e sta cercando di rimediare a quella che crede una gaffe. Si alza e viene ad abbracciarmi. –Mi mancherai– sussurra.
–Torno a casa, non mi trasferisco in Cina, Rosie!– le faccio notare, tentando di sottrarmi al suo abbraccio soffocante. –Passa delle buone vacanze, non lasciarti mettere i piedi in testa da tuo fratello e guardati da Fred e i suoi amici.
Raccolgo dal pavimento l’ultimo maglione e lo getto con poca grazia sugli altri; Rose mi scocca un’occhiata di disapprovazione, ma sono troppo pigra per piegare tutti i miei vestiti.
–Cosa pensi della nuova amicizia di Coraline con Fred e i suoi amici?– le chiedo, una volta chiuso il baule.
–Marvel, i gemelli e Julien? Beh, sono felice che Coraline abbia finalmente amici all’infuori della nostra Casa, però… non so se riesco a chiudere un occhio sui loro scherzi: è stata loro complice in una burla a Julien, un Prefetto! 
Annuisco ed emetto un verso di assenso, insoddisfatta della risposta. Ho sentito bisbigli e voci di corridoio su di loro e, sebbene sia sicura che molti provengono dalle pettegole Serpeverde e sono assolutamente inverosimili, non posso non pensare alla faccia che farebbe Coraline se dovessero diffondersi per la scuola. Tuttavia, non replico.
Rose mi mette in mano un regalo incartato, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi velati di tristezza.
–Buon Natale– pigola.
–Grazie. Il tuo è già sotto l’albero. Ti spiacerebbe aiutarmi col baule?
Infilo a forza il regalo in borsa e sollevo un’estremità del pesante baule in perfetta sincronia con Rose; non vedo l’ora di compiere diciassette anni e poter usare liberamente la magia!
–Allora… Damon ti ha già dato il regalo?– mi domanda Rose con una punta di malizia mentre scendiamo lentamente le scale. 
–Sì: la gioia di non vederlo fino a quella dannata partita di Quidditch, dove, spero, saranno tutti troppo concentrati sui giocatori per badare a noi. Merlino, fingerci una coppietta perfetta è faticoso!
–Fingervi una coppia perfetta?– interviene Albus Potter facendo capolino dal bagno, e sorprendendoci al punto che per poco non ci scappa il baule. –Ci sono forse guai in Paradiso?
–Certo che no! Semplicemente io e Damon non siamo una coppia… convenzionale– replico, sforzandomi di trovare una scusa decente. –Tutti si aspettano che ci baciamo e scambiamo sguardi innamorati ogni due secondi, quando invece, a volte, preferirei stare con i miei amici, oppure da sola, magari a leggere.
–Te ne vai?– osserva Albus, accortosi soltanto in quel momento dei miei bagagli.
–Sì, ho una famiglia che mi aspetta a casa.
–Sicura di non volere che ti accompagni? Almeno fino a Londra?– chioccia Rose in tono materno. Entriamo in salotto, dove Malfoy sta leggendo un libro, comodamente seduto in poltrona. –Sicura che te la caverai in metropolitana?
–Prendi la metropolitana babbana per arrivare a casa tua?– esala Potter, esterrefatto. –Credevo avresti viaggiato con la Metropolvere!
–Arriverò via camino al Paiolo Magico, da lì prenderò la metropolitana babbana per raggiungere casa– spiego, sperando di non suscitare ulteriori domande.
Speranza vana.
–Vivi in un quartiere babbano? I tuoi genitori sono Babbani?– si informa subito Malfoy, ma dal tono che usa si capisce che la sua è semplice curiosità, non ha intenzione di giudicarmi. –Strano, mio padre mi aveva detto che i Winters sono una famiglia Purosangue molto antica.
–Lo siamo– rispondo, arrossendo. –Ma per, ehm, comodità, diciamo, i miei genitori hanno scelto di trasferirsi in un quartiere babbano. Secondo loro è più, uhm… sicuro, cioè, tranquillo, cioè… hanno deciso di vivere tra gente non magica.
Malfoy scrolla le spalle e riprende a leggere.
–Ecco dov’era!– esclama Rose, afferrando il sacchetto di Polvere Volante. Me ne porge una manciata dicendo –Non dimenticarti di scrivere.
–Ti sommergerò di gufi, tranquilla, e poi… non sto andando in Cina.
Sorrido, isso la borsa sulla spalla e saluto con la mano, entro nel camino, getto la polvere tra le fiamme ed esclamo, quasi urlando –Il Paiolo Magico, Londra!
Il “Buon Natale” di Al è l’ultima cosa che sento, prima di essere sparire in un turbinio di fiamme verdi.
Il viaggio richiede almeno due ore, ma è meglio che aspettare che mio padre venga a prendermi alla Tana. Mia madre non guida: per quanto le piacciano le tecnologie babbane, preferisce usare la magia, a differenza di mio padre, che quasi non sembra un mago. Non mi dispiace prendere la metropolitana, anche se il baule attira su di me sguardi straniti e bisbigli. Fortuna che non ho un gufo.
Finalmente, bagaglio alla mano, raggiungo un villino alla periferia nord di Londra. Le tende di una finestra al primo piano si muovono e capisco che mio fratello stava aspettando il mio arrivo.
Neil mi corre incontro, seguito dal nostro cane, Colt, ed entrambi mi placcano, facendomi finire sull’aiuola ghiacciata che mia madre cura con tanto amore.
–Ida!– grida mio fratello, aiutandomi a rimettermi in piedi. È più alto di me di almeno dieci centimetri, e tutto il vicinato crede sia il fratello maggiore. –Non ne potevo più di aspettarti! Sono contento che sei tornata!
Mi alzo sulle punte per scompigliargli i capelli e gli affido il mio baule: l’ho trascinato fin lì, dopotutto, merito un po’ di riposo.
–È bello essere di nuovo a casa. Entriamo in casa e ti dirò tutto di Hogwarts, ok?
–Mamma mi ha detto che sei entrata nella squadra di Quidditch. È fichissimo! Cavolo, quanto mi piacerebbe poter volare! Il calcio è divertente, ma…
–Forse mamma ti lascerà fare un giro sulla mia scopa… oppure, a mali estremi, sgattaioleremo nella tua scuola di notte: è Natale, sarà sicuramente deserta. Dovremo fare attenzione, però.
–Attenzione, sì, come no! Dai, Ida, non fai che ripetermi quanto è pericolosa la magia, ma mamma la usa per pulire casa e papà per andare e tornare dal lavoro. Non può essere tanto male, no? Fai un incantesimo per me, ti prego!
Sospiro e apro la porta di casa, accolta da un gradevole tepore e un appetitoso profumo di cibo appena sfornato. 
–E va bene– capitolo: non posso negare questa gioia al mio fratellino. –Mamma non vuole che usi la magia a casa, ma per una volta posso fare un’eccezione.
Un mezzo giro di polso e i capelli di Neil, da castani, diventano verdi. Scoppia a ridere, divertito, e si fionda allo specchio più vicino per guardarsi.
–Wow, Ida! Fichissimo! Vorrei non essere un Magonò, me la spasserei un mondo!
–Ida?– mi chiama a gran voce mia madre dalla cima delle scale. Per fortuna, riesco a fare il controincantesimo giusto in tempo. Mi raggiunge e mi dà un bacio sulla guancia. –Ho sentito la porta che si apriva. Sto preparando la cena, tuo padre sarà a casa da un momento all’altro. Neil, aiuta tua sorella a portare il baule in camera sua.
Mio fratello si imbroncia e protesta, ma cede quando gli prometto di mostrargli altre magie. Lo guardo salire le scale e sorrido mestamente: sono felice di essere una strega.

Coraline

–La Casa è completamente vuota– asserisco, sdraiandomi sul divano, accanto all’albero messo in Sala Comune questa stessa mattina. –Ho invitato Christie del terzo anno e un primino a unirsi a noi, ma se la sono svignata.
–Tanto meglio– esclama Amelie allegramente, lanciandosi a capofitto sui regali. –Noi tre – io, te e Mariah– ce la caveremo benissimo da sole. Oh, ecco il mio regalo… quello di Mariah… e il tuo, Cor!
Afferro il regalo di Rose e sorrido: come al solito, è un libro. 
–Oh, sì, sarà un vero spasso– borbotto.
Nonostante Amelie sia il mio Capitano, non parliamo molto, e men che mai con Mariah. Il silenzio è calato tra noi come un branco di Kestrel affamati nel momento in cui l’espresso di Hogwarts è partito, con a bordo le nostre compagne di squadra, la loro gentilezza, la loro capacità di tenerci unite.
Il nuovo trimestre non potrebbe arrivare troppo presto.
Come pensavo: Rose mi ha regalato un libro, Incantesimi di Difesa contro le Arti Oscure, Ida un maglione, i miei genitori un kit di manutenzione per manici di scopa e zia Tess una scatola stracolma di Cioccalderoni ripieni di Whiskey Incendiario. Cara, vecchia zia Tess.
L’ultimo della pila è un pacco dall’apparenza minacciosa, che Mariah mi mette in grembo con un leggero svolazzo della bacchetta. È avvolto in carta colorata, decorata con piccoli Boccini scintillanti, e il Magiscotch è talmente tanto che impiegherò più tempo io a scartarlo di quanto ne ha impiegato chi me l’ha regalato a incartarlo.Il mittente è scritto in piccolo sulla carta: i Grandiosi Grifondoro. Sono nervosa, e, per un attimo, mi domando se sia meglio aprirlo nella mia camera, in caso fosse esplosivo.
Amelie e Mariah fissano il pacco misterioso con apprensione, poi si tirano indietro, mettendo in salvo i loro regali.
–Ehi, siamo compagne di squadra!– sbotto, fulminandole con lo sguardo, prima di scartare il regalo con un colpo secco. Sbircio il contenuto del pacco, e non posso fare a meno di sorridere. –È un libro!
Scherzi a volontà: i trucchi dei Grandiosi Grifondoro per farsi due risate e farla franca.
Lo tiro fuori dal cumulo di carta e Magiscotch e sfoglio le pagine, ciascuna scritta da una diversa mano, tutte piene di complicati schemi. 
Mariah allunga il collo sopra la mia spalla e trilla –Che dolci!
Metto da parte il libro, dedicandomi alla disamina della scorta di Pallottole Puzzole, Pasticche Vomitose e una quantità di altre caramelle colorate sul fondo del pacco. C’è anche un biglietto.
“Alla nostra nuova amica e compagna di scherzi Coraline, da adesso membro ufficiale dei Grandiosi Grifondoro (anche se non sei una Grifondoro, in precedenza requisito indispensabile per essere ammessi in questo circolo esclusivo, ma ci piace violare le regole, persino quelle dettate da noi), nella speranza che decida di unirsi definitivamente all’elite burlona della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un rito di iniziazione avrà luogo una volta terminata la pausa natalizia.
Infine: buon Natale e tutta quella roba lì.
I tuoi adorati: Marvel, Fred, Lorcan, Lysander e Julien”
Rido di cuore, ripongo il libro e il biglietto nel pacco, insieme agli altri regali, poi offro i Cioccalderoni ad Amelie e Mariah, prima di mangiarne uno anche io; il sapore dolceamaro del cioccolato misto a whiskey mi piace.
Mi poggio allo schienale della poltrona e osservo pigramente il fuoco che scoppietta nel camino e la neve che cade, godendo del dolce far niente, il più bel regalo di Natale.
–Ragazze, che ne dite di fare qualche scherzo? Un regalo di Natale per chi ci sta antipatico ed è rimasto a scuola– propongo, mordendomi un labbro.
Ho passato il punto di non ritorno, mi sa.

Nell

–Com’è andato il tuo appuntamento?
Grandioso: non ho nemmeno fatto in tempo a togliermi il cappotto che McLaggen mi ha già rovinato il Natale! Detesto doverlo vedere, vorrei che sparisse e non mi importunasse.
–Perché ti interessa?– replico, fronteggiando la mia nemesi. Appendo il cappotto all’attaccapanni con maggiore violenza del necessario e gli rivolgo uno sguardo di sfida.
–Pare che abbia colpito un nervo scoperto– sibila. –Non è andata bene. Bene.
–Sapevo che ne avresti gioito. Non sopporti che il tuo migliore amico sia interessato a me.
Mi affretto a raggiungere gli altri in salotto, nella speranza di riuscire a incollarmi a mia madre e aiutarla a disporre i regali sotto l’albero.
–Complimenti per la brillante osservazione, regina dell’ovvio. Non l’ho mai nascosto, dico bene?– risponde, piazzandosi alle mie spalle.
–Non è successo nulla! Nulla! Un accidenti di niente! Per questo sono incazzata nera!– ululo, voltandomi verso di lui nello stretto corridoio. Ha teso le braccia ai lati della mia testa: sono in trappola. Insomma, già trascorrere il Natale in sua compagnia è una tortura, deve proprio mettere il dito in quella profonda piaga che è il mio disastroso appuntamento con Arne?
–Vuoi prendertela con me perché non hai avuto la magnifica uscita romantica che volevi?– sibila, offeso.
–Hai cominciato tu! Io non volevo parlarne!– ringhio, giro sui tacchi e mi dirigo verso l’enorme abete decorato e circondato da pacchi regalo nel salotto di casa McLaggen.
Mi siedo sul divano, accetto con piacere il succo di zucca offertomi da Cormac e sbuffo, infastidita dall’atmosfera festosa e dall’irritante giovialità dei miei genitori, che intonano (o, meglio, stonano) carole natalizie.
Niente. Non è successo niente. Niente baci, niente mani intrecciate… mi sarei accontentata di un “piedino” sotto il tavolo, tanto ero disperata! Arne mi ha letteralmente lasciata a bocca asciutta, mi ha salutata frettolosamente e si è incamminato lungo Diagon Alley.
–Arne ti ha detto qualcosa, per caso?– mormoro, sperando che non mi abbia udita.
Speranza vana.
–Arne e io non parliamo di te. Non mi interessa sapere cosa fate tu e il mio migliore amico quando non parlate.
–È solo che.. mi chiedo cosa è andato storto. Arne è sempre stato dolce con me, ma tutta questa dolcezza non sta portando a niente. Forse è a questo che siamo destinati: al niente– sospiro, rivolgendomi a McLaggen, il quale, con mia grande sorpresa, mi sta fissando. –Buon per te, così mi avresti tutta per te.
Come risposta Klause arriccia il naso e si alza. Credo di essermi liberata di lui, invece torna con un grosso pacco, incartato con la precisione maniacale che caratterizza Claire McLaggen. Alterno lo sguardo da lui all’involto misterioso, diffidente: che abbia chiesto a sua madre di incartare un pacco bomba per renderlo insospettabile?
–Ricordi la lite di qualche giorno fa, quando ci cacciarono da Madame Malkin? L’ho fatto apposta, così che mia madre potesse prenderti questo– spiega, scrolla le spalle e raggiunge mio padre, che sta distribuendo i regali con un entusiasmo da far invidia a Babbo Natale.
Continuo a rigirarmi tra le mani il regalo. Potrebbe essere sincero, oppure potrebbe essere una finta; decido di dargli fiducia, per una volta: in fondo, è Natale.

Note della traduttrice:
Credetemi, il ritardo ha ucciso anche me. Spero che l’autrice aggiornerà con più regolarità. Comunque, as always grazie alla mia beta, AryYuna, a chiara_centini, Lily_Ely_76 e Perseoxx, che hanno recensito, ad adlimat, Caterina959, Crazyhad, cris325, farrokh, franera, giulia_tonazzi, harmon8y9, HermJeanGranger97, JocelynLightwood e swashbuckling_starlight, che hanno inserito la storia tra le seguite, e a merty_chan11, Piattola Cullen, Ro_99 e _MissWeasley_, che l’hanno inserita tra le preferite. Thanks a lot! ^^

 

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