chimica perfetta

di Meli_eli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
Brittany

Tutto il mondo sa che sono perfetta … la mia vita è perfetta, i vestiti che indosso sono perfetti e anche la mia famiglia è perfetta. Ci ho messo tempo a salvare le apparenze e fare in modo che gli altri le credano davvero così, anche se è tutta una farsa. Questa immagine impeccabile si dissolverebbe se la verità venisse alla luce.
Sto in piedi di fronte allo specchio del bagno, mentre la musica suona a tutto volume nelle casse del computer, e per la terza volta devo cancellare la linea storta della matita sulla mia palpebra. Mi tremano le mani, maledizione. L’inizio dell’ultimo anno del liceo e l’incontro con il mio fidanzato dopo essere stati separati per un’intera estate non dovrebbero essere motivi validi per angosciarmi in questo modo, ma stamattina mi sono alzata col piede storto. Prima la piastra ha iniziato a cacciare fumo prima di smettere di funzionare, poi si è staccato un bottone dalla mia camicia preferita ed ora la matita per gli occhi sembra aver preso vita. Se potessi scegliere resterei a letto tutto il giorno mangiando cioccolata fino a scoppiare.

«Brittany scendi!» grida mia madre dalla cucina. Il mio primo impulso è quello di non farci caso, ma questo non mi ha portato altro che discussioni, mal di testa e ancora più grida.
«ora scendo!» rispondo, sperando che la matita per gli occhi mi dia tregua e possa finalmente terminare di truccarmi. Vincendo la battaglia con la matita, la lancio contro l’armadio e verifico il mio aspetto allo specchio per poi spegnere il computer e correre in cucina.

Mia madre mi aspetta alla fine delle scale per osservare il mio abbigliamento, mi metto dritta. Lo so ho diciotto anni e non mi deve importare quello che pensi mia madre di me, ma è così che si vive in casa Pierce. Mia madre è angosciante, ma non è il tipo di cosa che si può curare con delle pastiglie. E quando si stressa, noi che le stiamo dietro ne soffriamo le conseguenze. Credo che questa sia la ragione per cui mio padre si alza per andare a lavorare prima che si svegli, per non dover combattere con lei.

«i pantaloni sono orribili, ma mi piace la cintura» confessa segnalando i due indumenti con l’indice. «e questo rumore che tu chiami musica mi stava facendo venire un’emicrania, meno male che l’hai spento»
«buongiorno anche a te mamma» rispondo prima di scendere gli ultimi gradini e darle un bacio sulla guancia.

L’odore del suo profumo è talmente forte che mi costa respirare quando mi avvicino a lei. Porta un completo da tennis firmato che la fa sembrare una riccona. Ma chiaramente, nessuno si permetterebbe di segnalarla col dito e criticare il suo abbigliamento.
«dov’è Laura?» domando lanciando un’occhiata intorno, cercando mia sorella.
«in cucina»
«è arrivata la nuova badante?»
«si chiama Mary e non arriva prima di un’ora»
«le hai detto che la lana le provoca prurito? E che le tirerà i capelli se lo dimentica?»
Mia sorella non sopporta la sensazione della lana a contatto con la pelle, e solitamente lo fa sapere agli altri tramite piste non verbali. Ora tira i capelli e ha già causato qualche disastro.
«si,  stamattina ho già fatto un bel sermone a tua sorella. Brittany, se continua così non ci saranno più badanti disposte a prendersi cura di lei»

Mi dirigo in cucina. Non ho voglia di ascoltare mia madre parlare degli attimi di ira di Laura.
Mia sorella sta seduta a tavola, nella sua sedia a rotelle, mentre sta cercando di mangiare il suo pasto triturato, perché anche se ha vent’anni  le sue limitazioni fisiche non le permettono di masticare e ingoiare come il resto della gente. Come d’abitudine si è sporcata tutt’intorno alla bocca.
«ehi Lau!» le dico inclinandomi verso di lei e pulendole la faccia con un fazzoletto. «è il primo giorno di scuola, augurami buona fortuna!»

Mia sorella estende le braccia verso di me e mi lancia un sorriso inclinato, amo quando sorride.
«vuoi un abbraccio?» le domando anche se conosco la risposta. Il medico ci dice che più interagiamo con Laura e meglio si sentirà. Mia sorella annuisce e la stringo tra le mie braccia in modo che non possa raggiungere i mie capelli con le sue mani. Quando mi allontano mia madre lancia un grido soffocato che per me è il fischio dell’arbitro che gestisce il corso della mia vita.
«Brittany non puoi andare a scuola così!»
«così come?»
«guarda la tua maglia!» insiste negando con la testa e lasciando un sospiro di disperazione.
Abbasso lo sguardo e vedo un’enorme macchia umida sulla mia maglia. Ops. La bava di Laura.
«non fa niente» dico anche se ha rovinato il mio aspetto perfetto.

Mia madre bagna un tovagliolo di carta e sfrega sulla macchia con un’espressione accigliata. Mi fa sentire come se avessi due anni.
«Sali in camera e cambiati»
«mamma è solo un po’ di pesca»
«è una macchia di pesca, non voglio che la gente pensi che non dai importanza al tuo aspetto»
«va bene» magari questo fosse uno dei giorni buoni di mia madre, di quelli che non rompe per delle stupidaggini.

Do un bacio sulla guancia a Laura per assicurarmi che non pensi che mi sia arrabbiata con lei «ci vediamo dopo la scuola» le dico cercando di mantenere l’entusiasmo mattutino.
Salgo le scale di due in due. Quando arrivo nella mia camera guardo l’orologio. Sono le sette e mezza, la mia migliore amica Rachel impazzirà se la vado a prendere tardi. Così prendo la prima maglia che capita sperando di passare l’occhio critico di mia madre e mi dirigo verso l’auto.
 
Santana
 
«alzati Santana»

Mentre fulmino con lo sguardo mio fratello nascondo la testa sotto il cuscino. Da quando divido la camera con i miei fratelli di undici e quindici anni l’unico momento di intimità di cui dispongo è quello in cui vado in bagno.

«lasciami in pace Pablo» gli dico attraverso il cuscino «non fare casino»
«non sto facendo casino, mamma mi ha detto di svegliarti per non farti arrivare tardi a scuola»

Sto all’ultimo anno, dovrei sentirmi orgogliosa di essere il primo membro della famiglia Lopez che finisce il liceo. Senza dubbi, quando ciò accadrà inizierà una nuova epoca per me. Il college è solo un sogno, quest’ultimo anno sarà come la festa di pensionamento di un uomo di settantacinque anni, sai che servi a qualcosa, ma tutti aspettano che tu te ne vada.
«mamma ha detto di tirarti l’acqua se non ti alzi»

Era molto chiedere un po’ d’intimità? Prendo il cuscino e lo lancio dall’altra parte della stanza, direttamente contro Estefano che rimane tutto bagnato.
«idiota!» mi grida «questi sono gli unici vestiti nuovi che ho!»
Sento una risata attraverso la porta della stanza. Victorio, un altro dei miei fratelli, ride come una iena isterica finche Luis si lancia su di lui. Resto ad osservare la discussione che ha finito per trasformarsi in una confusa lotta con calci e pugni. Come sorella maggiore, il mio dovere è fermare la lotta. Prendo mio fratello Victorio per il collo della camicia, ma inciampo sulla gamba di Luis e tutti e tre finiamo a terra.

Prima di poter alzarmi sento un rivolo di acqua gelida che scende sulle mie spalle. Mi giro e vedo mia madre con la sua divisa del lavoro.
«alzatevi» esige.
«merda, mamma» dice Victorio mettendosi in piedi.
Mia madre si bagna le dita con l’acqua e la spruzza in faccia a mio fratello. Pablo scoppia a ridere e riceve lo stesso trattamento di Victorio.
«e tu Santana?»
«che? Io cercavo di separarli» rispondo innocentemente con un sorriso irresistibile.
Lei mi bagna la faccia con l’acqua «questo è per non averli separati prima. Ora vestiti, e anche voi, venite a fare colazione prima di andare a scuola»
E meno male che le ho dedicato il mio sorriso irresistibile.
«in fondo ci adori!» le grido mentre abbandona la stanza.


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Questo capitolo è solo per presentare un po' i personaggi, la vera storia deve ancora iniziare, spero la seguiate! 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
Santana
 
Dopo  una doccia rapida, torno nella mia stanza avvolta da un’ asciugamano. Scopro Estefano con una delle mie bandane in mano e mi viene un nodo allo stomaco. Gliela strappo dalle mani «non farlo mai più»
«perché no?» domanda con i suoi occhi innocenti

Per Estefano è solo una bandana, per me è un simbolo del presente e di quello che non sarò mai in futuro. Como posso fare a spiegarlo ad un bambino di undici anni? Lui sa quello che sono, la sete di vendetta e il rimorso mi hanno spinto ad entrare in questo circolo, e adesso non c’è modo di uscirne.
Stringo la bandana in pugno «Estefano non toccare le mie cose, soprattutto se sono dei Latino Blood!»
«mi piacciono il rosso e il nero»
«se ti vedo di nuovo con questo vedrai il nero e il viola, ma sulla tua faccia» lo avverto «capito nano?»
«si capito» risponde abbassando la testa.
Mi domando se l’ha capito davvero, mentre lo vedo uscire dalla stanza saltellando, cerco di non pensarci molto mentre prendo una maglia nera e dei pantaloni strappati dall’armadio. Quando mi metto la bandana in testa, sento mia madre che grida dalla cucina «Santana vieni a mangiare prima che si raffreddi, andiamo di fretta!»
«arrivo!»

I miei fratelli stanno già mangiando quando entro in cucina. Apro il frigorifero per vedere cosa c’è da mangiare.
«siediti»
«mamma prendo solo…»
«non prendi niente, Santana siediti, siamo una famiglia e faremo colazione come tale.»
Lascio scappare un sospiro, chiudo il frigorifero e mi siedo vicino a Victorio. Essere un membro di una famiglia unita ha anche i suoi svantaggi. Mia madre mi mette di fronte un piatto con uova e pancetta.
«Santana vuole fingere di essere bianca» interviene Victorio «cambia nome se vuoi, ma tutti vedono il colore della tua pelle»
«Victorio chiudi la bocca» lo avviso «non voglio essere bianco, ma non voglio nemmeno sembrare a mio padre»
«per favore ragazzi» si intromette mia madre «basta discussioni per oggi»
«sei una clandestina» provoca Victorio

Ho resistito a sufficienza, Victorio ha esagerato. La sedia sbatte contro il pavimento quando mi alzo in piedi. Mio fratello imita i miei movimenti e si colloca di fronte a me accorciando la distanza che ci separa. Sa che può prendersi uno schiaffo, ma è troppo orgoglioso. Succederà che si comporterà così con la persona sbagliata e si metterà nei casini.
«sedetevi!» ordina mia madre
«sporca immigrante»
«Victorio!» lo rimprovera mia madre mentre si avvicina, ma io le blocco il passo e prendo mio fratello per il collo della camicia.
«si, questo è quello che la gente penserà sempre di me» dico «ma è anche quello che penseranno di te se continui a dire stupidaggini»
«sorella, lo penseranno comunque, lo voglia o no»
«ti sbagli Victorio, le cose non devono essere per forza uguali. Puoi essere molto meglio di me» gli rispondo lasciandolo
«migliore di te?»
«chiaro! Non esitare nemmeno un istante» rispondo «ora chiedi scusa a mamma per dire tante barbarità davanti a lei»
A Victorio gli basta guardarmi una sola volta per capire che non sto scherzando.
«mi dispiace mamma» dice e torna alla sua sedia. Anche se posso percepire il colpo che ha sofferto il suo orgoglio.
Mia madre si gira in modo che nessuno la veda piangere. E’ preoccupata per Victorio. I prossimi due anni per lui saranno decisivi, o matura o si preparasse a perdere.

Mi infilo la giacca nera di pelle, do un bacio sulla guancia a mia madre e mi scuso per averle rovinato la colazione. Esco di casa domandandomi come fare per assicurare a Victorio e Estefano un futuro migliore del mio … maledette ironia.

Sulla strada vedo alcuni ragazzi con la mia stessa bandana e mi dirigono il saluto dei Latino Blood.
Prima di salire in modo ricambio il loro saluto anche se mi fa rabbia dentro. Se vogliono un tipa dura dentro la loro banda, lo avranno. A volte mi immedesimo talmente tanto nel ruolo che rappresento che mi sorprendo di  me stessa.
«San aspetta!» sento chiamarmi da una voce familiare.
Belen, la mia vicina, nonché ex fidanzata si avvicina a me correndo.
«ciao Belen» sussurro
«che ne dici di accompagnarmi a scuola?»
La minigonna nera lascia scoperte delle gambe incredibili e la maglia aderente la intravedere un petto prosperoso. C’è stata una volta in cui avrei fatto qualsiasi cosa per lei, ma questo fu prima dell’estate, quando la trovai a letto con un tipo.
«dai San, non mordo»
«Sali» le dico
Belen sale sulla moto con un salto e mi abbraccia forte il dorso. Senza dubbio non ottiene l’effetto che sperava. Pensa che mi sia dimenticata tutto? In nessuna maniera.
 
Brittany
 
«i capelli si increspano sempre in quest’auto Rach. Ogni volta che abbasso la cappotta, sembra che mi è passato un tornado addosso» commento alla mia migliore amica mentre ci incamminiamo verso la scuola «l’aspetto è tutto»
I miei genitori mi hanno insegnato certe regole che ora reggono la mia vita. Questa è la ragione per cui non ho avuto nessuna obiezione quando mi hanno regalato la BMW per il mio compleanno.
«viviamo a trenta minuti dalla città dei venti» segnala Rach che intrattiene sostenendo una mano in aria mentre io guido «Chicago non è una città conosciuta per il suo clima mite. In più Britt sembri una dea graca con una pettinatura selvaggia. Sei nervosa solo perché stai per vedere Sam»
Lancia un’occhiata alla foto sul cruscotto che ritrae me e Sam.
«la gente cambia in un’estate»
«ma la distanza rafforza l’affetto in una relazione» risponde Rachel «tu sei la capo cheerleader e lui è il quarterback della squadra di football, se voi due non siete fatti per stare insieme è che il mondo va avanti per fatti suoi»

Durante l’estate Sam mi chiamo varie volte dalla casa al mare dei suoi, ma adesso non so a che punto sta la nostra relazione. Ieri è tornato a Chicago.
«mi piacciono un sacco i pantaloni» dice Rachel osservando i miei jeans scoloriti.
«mia madre li odia, dice che sembra che li ho comprati in un negozio di seconda mano»

Nessuno sa com’è vivere in casa mia. Per fortuna posso contare su Rach. Può essere che a volte non mi comprenda pienamente, ma sa abbastanza da ascoltarmi e mantenere segrete le mie questioni familiari. A parte Sam, Rachel è l’unica che conosce mia sorella.

Entro nel parcheggio della scuola pensando più in mia che alla strada. Le ruote della macchina sgommano quando freno di colpo al vedere un quasi scontro con due ragazze su  una moto. Pensavo che ci fosse un posto per parcheggiare. 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
«piano bimba!» mi dice Belen , che vedo nel sellino posteriore della moto.
«scusa» grido in modo che mi senta anche sopra il rumore della moto «pensavo che il parcheggio fosse libero»
Allora vedo a chi appartiene la moto. La conduttrice si volta … con uno sguardo arrabbiato nei suoi occhi neri, la sua bandana rossa e nera. Mi nascondo nel sedile il come posso.
«merda, è Santana Lopez» impreco a bassa voce
«cazzo Britt!» sussurra Rachel «mi piacerebbe vivere per vedere il nostro diploma, quindi esci di qui prima che ci ammazzi»

Santana mi fulminò con uno sguardo diabolico mentre la vedo scendere dalla sua moto. Mi spaccherà la faccia?
Cerco la retromarcia muovendo disperatamente il cambio da un lato all’altro. Non mi sorprende che mio padre mi abbia comprato una macchina con le marce e poi non mi abbia insegnato ad usarle.
Santana fa un passo verso la macchina e il mio primo istinto è quello di scendere dalla macchina e mettermi a correre. Guardo Rachel che è troppo occupata a cercare qualcosa nella borsa.
«non riesco a mettere la retromarcia, aiutami! Che stai cercando?» le domando disperata
«niente … sto solo cercando di non guardare negli i Latino Blood, datti una mossa!» dice Rache tra i denti « e poi io so guidare solo macchine automatiche»

Riesco a mettere la retromarcia con un colpo brusco e le ruote della mia macchina sgommano mentre cerco un altro parcheggio. Dopo aver lasciato la macchina nella zona ovest, lontano da una gangster la cui reputazione spaventerebbe anche il più duro dei giocatori di football della scuola, Rachel ed io saliamo i gradini che ci portano al liceo Fairfield. Per disgrazia Santana Lopez e i suoi amici ci aspettano all’ingresso.

«non ti fermare» sussurra Rachel «fai quello che vuoi, ma non li guardare negli occhi»
Quando Santana si pone davanti a me bloccandomi il passo è molto difficile seguire il consiglio di Rachel. Qual era la frase che si doveva dire giusto prima di morire?
«sei una pessima guidatrice» dice Santana con il suo accento latino.
La ragazza ha un bel fisico, delle gambe impeccabili, potrebbe passare per una modella se non fosse per il volto da far invidia ai più ricercati dalla polizia.

I ragazzi della zona nord non si relazionano con quelli della zona sud. Non ci crediamo migliori di loro, ma siamo diversi. Noi viviamo in grandi case vicino al lago Michigan, loro vivono vicino alle rotaie del treno. Noi ci vestiamo, parliamo e ci comportiamo in un modo diverso. Il  nostro aspetto è diverso. Non voglio dire che sia qualcosa di positivo o negativo, ma così funzionano le cose a Fairfield. Devo ammettere che la maggior parte delle ragazze della zona sud mi trattano come fa Belen … mi detestano per quello che sono, o per quello che credono che sono.

Lo sguardo di Santana percorre lentamente il mio corpo, dalla testa ai piedi, prima di soffermarsi di nuovo sul volto. Non è la prima volta che una ragazza mi guarda in questo modo, però mai nessuno l’aveva nel modo in cui lo sta facendo Santana, così sfacciatamente … e così vicino. Sento che inizio ad arrossire.
«la prossima volta guarda bene dove vai» dice con un tono di voce freddo e dominante.
Sta cercando di intimidirmi. Non le permetterò di vincere questo gioco di intimidazione, anche se lo stomaco non smette di girare. Addrizzo le spalle e le lancio un sorriso di disprezzo, lo stesso che uso per levarmi la gente dai piedi.
«grazie per il consiglio»
«se qualche volta ti serve qualcuno di gentile che ti insegni a guidare, potrei darti delle lezioni»
I fischi e i commenti dei suoi amici mi fanno innervosire
«se fossi stata gentile mi avresti aperto la porta invece di bloccarmi il passo» dico sembrando decisa nche se mi tremano le gambe.
Santana si sposta, apre la porta e mi fa un inchino come se fosse il mio maggiordomo. Sta ridendo di me. Lo sa e lo so anch’io. Tutti lo sanno. Lancio uno sguardo a Rachel che è presa a cercare il nulla nella sua borsa. Che ingenua.
«matura un po’»
«come te? Lascia che ti dica qualcosa di carino» risponde bruscamente «la tua vita non è reale, è solo una farsa, come te»
«almeno è meglio di vivere una vita da perdente» le espongo, sperando che le mie parole le facciano male come hanno fatto le sue «come fai tu»

Prendo la mia migliore amica per il braccio e la trascino verso la porta aperta. I sussurri e i commenti ci seguono mentre attraversiamo l’ingresso della scuola. Finalmente mi lascio scappare un sospire che stavo mantenendo e mi volto verso Rachel.
«cazzo Britt, vuoi che ci ammazzino o cosa?»
«con quale diritto Santana Lopez intimorisce tutti coloro che si mettono sul suo cammino?»
«bene, può essere che aiuti l’arma che tiene nascosta ne suoi pantaloni o la bandana che porta in testa» dice Rachel con il suo tono pieno di sarcasmo.
«non è così stupida da portare un’arma a scuola» le rispondo «e non accetto di essere intimorita da lei o da qualsiasi altra persona»

Almeno la scuola è l’unico posto dove posso costruire la mia facciata perfetta in modo che tutti ci credano. All’improvviso mi assale il pensiero di stare all’ultimo anno a Fairfield e prendo Rachel per le spalle spingendola.
«stiamo all’ultimo anno!» ricalco le parole come se stessi eseguendo un numero delle cherrleader.
«e?»
«e … inizieremo proprio ora e tutto sarà p-e-r-f-e-t-t-o»
«mi assicurerò che tu abbia un funerale p-e-r-f-e-t-t-o, con fiori e tutto»
«chi è morto?» chiede qualcuno alle nostre spalle.


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so che la storia per ora è un po' noiosa, ma abbiate pazienza, andando avanti si farà sempre più interessante! 

Enjoy! :D
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Mi volto ed è Sam. Il sole gli ha schiarito il capelli biondi ed ha un sorriso talmente amplio che sembra occupargli tutta la faccia. Magari avessi uno specchio, per assicurarmi che il trucco non si sia sciolto. Tanto a Sam non importerebbe. O si? Corro verso di lui e mi fiondo tra le sue braccia.

Mi stringe con forza, mi bacia le labbra dolcemente e si allontana per domandarmi di nuovo
«chi è morto?»
«nessuno» rispondo «dimenticalo, dimentica tutto ciò che non riguardi me»
«è facile farlo quando sei così bella» dice e mi bacia un’altra volta «mi dispiace per non averti chiamato, dovevo portare valige e tutto»
Gli sorrido e mi rallegro, pensando che la distanza che ci ha separati tutta l’estate non ha influito sulla nostra relazione. Sembra che la fine del mondo non sia ancora arrivata, almeno per il momento.

Sam mi circonda le spalle con un braccio, quando si aprono le porte dell’ingresso. Santana e i suoi amici si aprono il passo tramite spintoni e insulti.
«perché si disturbano a venire a scuola?» sussurra Sam «tanto la maggior parte di loro abbandonerà prima della fine dell’anno»
Il mio sguardo incrocia casualmente quello di Santana e un brivido mi percorre la schiena.
«stamattina quasi faccio incidente con la moto di Santana Lopez» racconto a Sam quando Santana sparisce dal corridoio.
«magari lo avessi fatto»
«Sam!»
«almeno avresti dato un po’ di emozione al primo giorno di scuola. Questo liceo è una noia mortale»
«noia? Quasi faccio incidente, una ragazza della zona sud mi manda a quel paese e una pericolosa gangster mi ferma all’ingresso della scuola. Se questa è un’anticipazione di quello che mi succederà per il resto dell’anno, questo liceo sarà tutto meno che noioso!»
 
Santana
 
Sapevo che prima o poi sarei finita nell’ufficio del nuovo preside. Ma speravo di non venire a conoscenza della sua irremovibile personalità il primo giorno di lezioni.
Avevo sentito dire che con la sua rigidità la direttrice Sylvester aveva vinto il posto a Fairfield.

Qualcuno deve avermi segnalato come la leader, perché è il mio sedere che sta seduto qui al posto di qualsiasi altro Latino Blood. In ogni modo sto qui e posso percepire che la direttrice mi sta provocando, per vedere come reagisco davanti alle sue minacce.
«… e quest’anno abbiamo contrattato due guardie in più e sono completamente armate Lopez»
Mi guarda intensamente, cercando di intimidirmi. Si pianta davanti e mi dice
«ho promesso al sovrintendente che mi incaricherò di debellare la piaga di violenza che si è estesa in questa scuola negli ultimi anni e non avrò dubbi nell’espellere qualsiasi persona che non rispetti le regole»
Non ho fatto niente, a parte divertirmi con la capo cheerleader e questa tipa sta parlando di espulsione.

E’ ovvio che è per colpa di Brittany Pierce che mi trovo qui. E’ evidente che l’idiota del suo ragazzo non finirebbe mai nell’ufficio del preside. Il collega è un giocatore di football super pompato. Anche se salterebbe le lezioni e gli venisse voglia di picchiare la gente, la Sylvester continuerebbe a baciargli i piedi. Sam Evans non la smette di provocarmi perché sa che sempre ne uscirà illeso. Quando sto a punto di andarci giù pesante, trova sempre il modo di scappare o correre verso i professori.

Alzo lo sgaurdo.
«io non ho dato inizio a nessuna rissa»
«molto bene» risponde «ho sentito che oggi, nel parcheggio,  stavi per fare incidente con una studente»

E’ colpa mia se il nuovo e brillante BMW di Brittany Pierce stava per investirmi? Durante gli ultimi tre anni ho fatto di tutto per non incrociarmi con quella riccona. L’anno scorso giravano voci che aveva preso una C, è bastata una chiamata dei suoi genitori per trasformarla in una B+.
Se io riuscissi a prendere una  C, mia madre mi darebbe una pacca sulla spalla e mi metterebbe un libro in mano per fare in modo che studi di più. Mi sono rotta la schiena sui libri per prendere buoni voti. Anche se la maggior parte delle volte mi hanno interrogato sul mezzo che ho usato per ottenere le risposte esatte ai compiti scritti. Non si tratta di entrare al college , si tratta di dimostrare che posso farcela … sempre se il mondo in cui vivo fosse diverso.

Forse la decisione più difficile che abbia mai preso Brittany Pierce, è stata scegliere il ristorante dove andare a mangiare il sabato sera con il suo fidanzato. La ragazza si avvale dello splendido corpo che ha per manipolare tutti coloro che le si avvicinano.
«ti piacerebbe raccontarmi cosa è successo stamattina?» domanda la Sylvester
«stamattina … è stato tutto un malinteso. Brittany Pierce non ha capito che due veicoli non possono stare in un unico parcheggio»
«faremo in modo che i malintesi non diventino un’abitudine, d’accordo Lopez?» mi avverte «preparati per la lezione della prossima ora e sappi che ho occhi ovunque, seguirò i tuoi movimenti»
Quando sto per alzarmi dalla sedia «non voglio più vederti in questo ufficio» dice mettendomi una mano sulla spalla «giusto perché tu lo sappia, il mio obbiettivo è fare in modo che tutti gli alunni di questa scuola abbiano successo, inclusa te, in modo che possa lasciarti alle spalle i pregiudizi che hai contro di me»

Esco dall’ufficio e controllo il mio orario. Perfetto chimica con il professor Shuester, un altro osso duro da mordere.
 
Brittany
 
Prima di entrare in classe di chimica chiamo a casa, per assicurarmi che vada tutto bene con mia sorella e la sua nuova badante.
Era molto chiedere ad una madre di rinunciare ad un solo giorno di passeggiate al club per restare con sua figlia?
«ehi bellissima, ti ho preso il posto» mi dice Sam appena entro in classe.
Il laboratorio è arredato da alti banchi che possono ospitare due persone ognuno. Questo significa che starò affianco a Sam durante tutto l’anno e che faremo insieme il terribile progetto di chimica destinato agli alunni dell’ultimo anno. Mi siedo al suo fianco e prendo il libro per iniziare a fare lezione.
«ehi guarda c’è Santana nella nostra classe!» gridano alcuni ragazzi dai posti di dietro «San vieni qui!»
Cerco di guardare Santana mentre saluta i suoi amici. La sua presenza attira gli guardi di tutta la classe.
«ho sentito che questo fine settimana l’hanno arrestata per uso di anfetamina» dice Sam rendendosi conto del mio sguardo posto su di lei.
«sul serio?»
«sul serio» conferma annuendo con la testa.

La notizia non mi sorprende, ho sentito che Santana passa ogni fine settimana consumando droghe o presa con qualche attività illegale.
Il professor Shuester chiude con forza la porta, in modo che gli alunni cerchino i propri posti e abbandonino la parte finale dell’aula. Ha i capelli color castano chiaro, impregnati di gel, probabilmente non ha ancora compiuto quarant’anni, ma il suo aspetto lo fa sembrare più grande. Sembra che, essendo giovane gli alunni non lo rispettavano, ma ora non è più così.
«buongiorno e benvenuti all’ultimo corso di chimica» dice prima di sedersi sul bordo della cattedra e aprire una cartella «vi ringrazio per esservi presi il disturbo di scegliere i posti, ma io avevo disposto la loro organizzazione per ordine alfabetico»
Protesto insieme al resto della classe, ma il professor Shuester rimane in silenzio. Si siede meglio sulla cattedra e inizia con la disposizione dei posti.

«Sam Evans insieme a Quinn Fabray»
Quinn Fabray è il co-capitano delle cheerleader. Mi lancia uno sguardo pieno di scuse mentre si siede affianco al mio fidanzato.
Il professore continua con la sua lista e gli studenti continuano a cambiare i posti sotto le sue indicazioni.

«signorina Brittany Pierce» dice segnalando il banco dietro quello di Sam. Accetto molto volentieri.
«Santana Lopez» dice battendo con le dita sul mio banco.
Oh mamma! Santana … compagna di laboratorio? Durante tutto il corso?

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
 
«Santana Lopez» dice battendo con le dita sul mio banco.
Oh mamma! Santana … compagna di laboratorio? Durante tutto il corso?
 
Lancio uno sguardo supplicante a Sam, mentre con tutte le mie forze cerco di non entrare nel panico. Dovevo restare a casa, a letto, sotto le coperte. Ora si che mi sento intimorita.

«signorina Lopez si tolga quella bandana. Nella mia classe applico una politica di tolleranza zero»
Santana lancia uno sguardo di sfida prima di togliersi la bandana, rivelando una lunga massa di capelli corvini che si intonano perfettamente con il colore dei suoi occhi.

«E’ per nascondere i pidocchi» sussurra Sam a Quinn, ma io lo sento e Santana anche.
«vai a quel paese» dice Santana fulminandolo con lo sguardo «chiudi il becco»
«chiaro collega» risponde Sam prima di voltarsi verso Quinn «non sa neanche dire una frase senza lanciare un insulto»
«questo è troppo Evans, Lopez siediti» ordina il professor Shuester e rivolgendosi al resto della classe
«questo vale anche per gli altri, non posso controllare quello che fate fuori da quest’aula, ma qui comando io» dice per poi rivolgersi a Santana «è tutto chiaro?»
«si signora» dice Santana con un tono realmente basso

Il professor Shuester continua con il resto della lista, mentre faccio di tutto per non guardare negli occhi la persona che sta seduta al mio fianco. Mi pento di aver lasciato la borsa nell’armadietto, ora potrei fingere di cercare qualcosa al suo interno, così come ha fatto Rachel stamattina.

«che schifo» dice Santana con un tono contrariato. Lo fa di proposito?
Guardo il mio fidanzato che è preso da una conversazione con Quinn Fabray. Sono gelosa. Mi sarebbe piaciuto stare affianco a lui e se così fosse stato, questo giorno sarebbe stato perfetto.
Il professor Shuester crede che sia accettabile mettere la capo cheerleader affianco alla tipa più pericolosa della scuola? Quest’uomo sta delirando.
«ora» dice «guardate la persona che sta seduta al vostro fianco»

Qualsiasi cosa tranne questo. Senza dubbio, non ho scelta. Guardo Sam che sembra molto contento della compagna che gli è capitata. Se Quinn non avesse un fidanzato mi starei seriamente domandando perche si avvicina tanto a lui.
«può essere che il vostro compagno non vi piaccia» continua Shuester «ma dovrete stare insieme per i prossimi dieci mesi. Prendetevi cinque minuti per conoscervi e dopo ognuno di voi dovrà presentare il proprio compagno alla classe. Parlate di quello che avete fatto quest’estate, dei vostri hobby o di qualsiasi altra cosa»

«perché non scrivi qualcosa su di te sul mio quaderno ed io faccio la stessa cosa sul tuo?» chiedo a Santana, è meglio intavolare una conversazione con lei.
Santana annuisce, sembra essere d’accordo, anche se noto che si alzano gli angoli della sua bocca mentre mi passa il suo quaderno. E’ stato solo frutto della mia immaginazione o è successo davvero? Prendo una boccata d’aria, mi tolgo questa idea dalla testa e scrivo con diligenza fino alla fine dei cinque minuti.
«vi presento Quinn Fabray» inizia Sam, ma non faccio attenzione al resto del discorso su Quinn e del suo viaggio in Italia. Invece abbasso lo sguardo sul quaderno che Santana mi ha restituito e resto a bocca aperta nel vedere quello che mi ha scritto.
 
Santana
 
Bene. Forse il fatto che non abbia deciso di giocarsela sulle presentazioni. Forse scrivere sul quaderno di Brittany “sabato sera, io e te, lezioni di guida e sesso” non è stata una giocata molto intelligente. La mia omosessualità ormai è nota a tutta la scuola e senza dubbio morivo dalla voglia di vedere la lingua della signorina perfetta bloccarsi durante la mia presentazione. E questo è decisamente il risultato.

«signorina Pierce?»

Mi diverto, osservando come miss perfezione si alza verso Shuester. E’ molto brava. La mia compagna domina la perfezione in modo da occultare le sue emozioni, lo so perché è qualcosa che di solito faccio anch’io.
«si?» dice Brittany inclinando la testa e sorridendo come se fosse la regina della festa.
Mi domando se qualche volta questo sorriso, l’abbia usato per farsi togliere una multa per eccesso di velocità.
«il tuo turno, presenta Lopez ai tuoi compagni»

Appoggio il gomito sul banco e aspetto che venga esposta la mia presentazione, o meglio, quello che si inventerà, o ancora meglio, ammetterà di non sapere assolutamente nulla su di me. Osserva la mia posizione rilassata e per il suo sguardo da cerbiatto spaventato, so che l’ho lasciata senza parole.
«vi presento Santana Lopez» inizia con un tono di voce troppo alto «quest’estate, quando non stava nascosta agli angoli della strada, pronta per attaccare un innocente, faceva escursioni nei dintorni e nasconde un segreto che nessuno potrebbe mai indovinare»

All’improvviso tutti restano in silenzio, incluso Shuester che sembra incuriosito. Persino io ho la sensazione che le parole che escono dalle labbra bugiarde di Brittany, sono musica per le mie orecchie.
«il suo più grande desiderio» continua «è andare al college e diventare professoressa di chimica, proprio come lei professor Shuester»
Brittany mi lancia un sorriso trionfante, convinta di aver vinto questo round … bel tentativo.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Mi alzo dalla sedia, mentre la classe segue in silenzio.
«vi presento Brittany Pierce» inizio, sapendo che tutti gli sguardi sono su di me «ha passato questa estate, andando in giro per il centro commerciale, per ampliare il suo guardaroba ed ha lasciato al verde il suo papà, pagando un’operazione chirurgica per rialzare le sue … ehm … qualità»

Forse non è quello che ha scritto, ma di sicuro si avvicina alla realtà. A differenza della presentazione che lei ha fatto per me.
Riesco a sentire le risate dei miei amici, provenienti dalla parte posteriore dell’aula. Brittany ci è rimasta di sasso, come se le mie parole avessero ferito il suo ego.
Brittany Pierce è abituata ad avere tutti ai suoi piedi e forse ha bisogno di qualcuno che le apra gli occhi. In realtà le sto facendo un favore. Solo, non sa che non ho ancora finito con la sua presentazione.

«il suo più grande desiderio» aggiungo, ottenendo la stessa reazione che lei prima ha provocato in me «è uscire con uno della zona sud prima che finisca la scuola»
Così come mi aspettavo. Le mie parole vengono ricevute da commenti e sussurri provenienti da dietro.
«ben fatto Lopez!» gridano.
«io uscirei con te!» aggiunge un altro.
Batto il cinque con un altro Latino Blood, seduto dietro di me e giro lo sguardo verso il mio amico Puck, che nega con la testa «che? Mi sto solo divertendo con una bimba ricca della zona nord»
Brittany guarda il suo ragazzo e poi me. Lancio uno sguardo a Sam come per dire “inizia il gioco”. La sua faccia inizia a prendere un colorito rossastro. Ho appena invaso il suo territorio.
«ragazzi silenzio» interviene con autorità Shuester «grazie per vostre creative … e illuminanti presentazioni. Signorina Pierce, Signorina Lopez, non andatevene dopo la lezione»

«le vostre presentazioni, non solo sono state orribili, ma anche irrispettose nei miei confronti e in quelli del resto della classe» dice Shuester dopo che io e Brittany ci fermiamo davanti alla sua cattedra a fine lezione «avete un’opzione» aggiunge prendendo due fogli per la detenzione in una mano e due fogli di carta nell’altra «o scegliete di restare in detenzione dopo le lezioni, o dovete scrivere entro domani una relazione di cinquecento parole sul rispetto. Che ne dite?»
Mi inclino e scelgo il foglio della detenzione, mentre Brittany sceglie quello della relazione. Come no.
«qualcuno di voi non è d’accordo sull’assegnazione dei posti?» domanda Shuester.
Brittany risponde nello stesso momento in cui io dico no. Shuester si toglie gli occhiali e li poggia sulla cattedra.
«ascoltate, sarà meglio che vi mettiate l’anima in pace prima che finisca l’anno. Brittany non ti cambierò di posto. Entrambe state all’ultimo anno ed avrete a che fare con diverse responsabilità dopo il diploma. Se non volete andare ai corsi di recupero della mia materia, vi suggerisco di lavorare l’una con l’altra. Ora muovetevi se non volete arrivare tardi alla prossima lezione»
Subito dopo, io e la mia compagna usciamo dall’aula.

«smettila di seguirmi» ruggisce, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno ci veda camminare insieme per i corridoi.
Come se fossi il diavolo, spero non centri niente con il mio nome.
«vestiti pesante per sabato sera» insisto, essendo cosciente che sta per di perdere la pazienza. Di solito non me la prendo con quelle come lei, ma mi piace far arrabbiare questa in particolare. E so che Brittany è la più popolare e la più desiderata di tutte. Si tratta del bianco perfetto «altrimenti avrai freddo sulla moto»
«ascolta Santana» mi dice voltandosi e facendo si che la sua chioma bionda le ricada sulle spalle. Mi lancia uno sguardo di ghiaccio con i suoi occhi blu «non esco con le ragazze, tantomeno se appartengono a bande e non mi vanno le droghe»
«neanche io esco con ragazze che appartengono a bande» le dico avvicinandomii «e non consumo droghe»
«si certo. Mi sorprende il fatto che tu non stia già in qualche centro di disintossicazione o in qualche campo per giovani delinquenti»
«non mi conosci»
«so abbastanza» dice incrociando le braccia, ma si rende conto che così facendo mette in evidenza il suo seno così lascia cadere le braccia lungo i fianchi.

Mi sforzo per non abbassare lo sguardo e faccio un passo avanti
«mi hai accusato davanti alla Sylvester?»
«e anche se lo avessi fatto?» replica, retrocedendo un po’.
«bimba, tu hai paura di me» è un’affermazione, non una domanda. Voglio sentire pronunciare dalle sue labbra la ragione per cui si sente oppressa da me.
«la maggior parte della gente di questa città ha paura di guardarti male e di finire con un proiettile nel petto»
«allora la mia pistola starebbe già cacciando fumo non ti sembra? E perché non stai scappando dalla pericolosa messicana che hai di fronte?
«lo farò appena ne avrò la possibilità»

Già mi sono divertita abbastanza. E’ ora di lasciare le cose in chiaro e farle vedere chi porta i pantaloni. Accorcio la distanza che ci separa le sussurro all’orecchio «affronta i fatti, la tua vita è troppo perfetta. Probabilmente resti sveglia tutta la notte a fantasticare su qualcosa che assomigli alla perfezione in cui fingi di vivere» dannazione, posso sentire il profumo di vaniglia che emana la sua pelle. Mi viene alla mente l’odore di biscotti ed io amo i biscotti, quindi questo non è niente di buono «chi gioca con il fuoco, prima o poi si brucia …»

«se le tocchi anche solo un capello te ne pentirai Lopez» cantilena la voce di Sam. Sembra una trota con quelle labbra enormi «allontanati da lei»
«Sam» dice Brittany «non ti preoccupare, so difendermi da sola»
Faccia da trota ha portato i rinforzi, altri tre giocatori di football arrivano alle sue spalle come dei bodyguard. Arrivo alla conclusione che non hanno paura di picchiare una donna e che probabilmente in quattro mi potrebbero battere, ma non ne uscirebbero illesi.
«quando sarai abbastanza forte da giocare da solo contro una donna, senza le tue guardie del corpo, allora ascolterò tutta la merda che esce dalla tua bocca» replico.
«Sam, non ne vale la pena» dice Brittany.
“grazie bionda, lo stesso vale per te” penso.
«mi stai minacciando Lopez?» ruggisce, ignorando la sua fidanzata.
«no idiota» gli dico guardandolo negli occhi «solo quelli come te minaccerebbero una donna»

Brittany si mette davanti a Sam e gli pone una mano sul petto.
«non gli fare caso Sam»
«non ho paura. Mio padre è un avvocato» si vanta prima avvolgere Brittany con un braccio «lei è mia, non lo dimenticare mai»
«allora mettile il guinzaglio» lo avverto «o potrebbe sentirsi tentata a cercare un altro padrone»
Il mio amico Puck arriva al mio fianco.
«tutto bene Santana?»
«si Puck» rispondo. Vedo due professori che sia avvicinano, non cadrò nella trappola e non finirò nella lista nera della Sylvester «si va tutto bene» ripeto e voltandomi verso Brittany aggiungo «ci vediamo più tardi bellezza, non vedo l’ora di esplorare la nostra chimica»


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se fosse stato per me non avrei mai permesso a Brittany di stare in silenzio e inerme davanti a qualla battaglia di testosteroni (anche se è un po' impossibile dato che Santana è una donna xD), ma purtoppo la storia non l'ho scritta io, mi sto solo impegnando a tradurla :)

Ormai ho preso l'abitudine di caricare due capitoli al giorno e così continuerò a fare, ma non so se oggi riuscirò a pubblicare anche il secondo, dato che non mi sento molto bene.

Baci :)

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
Sto davanti al mio armadietto, dopo lezione, vedo che si avvicinano le mie amiche Sugar, Mercedes e Tina. Mercedes mi abbraccia.
«stai bene?» mi chiede, allontanandosi e guardandomi negli occhi.
«dicono che Sam ti ha protetta. Com’è coraggioso. Sei fortunata Britt» aggiunge Tina.
«non è successo niente di che» dico, domandomi che differenze ci siano tra il rumore che circola e quello che è successo in realtà
«cos’ha detto esattamente Santana?» domanda Sugar «le hanno fatto una foto con il cellulare, mentre stava nel corridoio con Sam, ma non si vede bene»
«meglio che ti muovi, altrimenti arriverai tardi agli allenamenti!» grida Quinn dal fondo del corridoio. Scompare così come è apparsa

Chiudo l’armadietto e mi dirigo al campo di football. Quando arrivo tutta la squadra è seduta sull’erba, aspettando la coach Sylvester.
«non riesco ancora a credere che ti abbiano messo con Santana Lopez» dice Quinn a voce bassa appena mi siedo affianco a lei
 «vuoi cambiare compagno?» domando, anche se so che Shuester non lo farebbe mai. L’ha lasciato ben chiaro.
Quinn fa la linguaccia come per dire “che schifo!” e mi sussurra
«neanche morta! Non voglio avere niente a che fare con la zona sud. Mischiarti con quella gente ti porta solo problemi. Ricordi l’anno scorso, quando una del secondo anno ha iniziato ad uscire con uno di loro?»
Annuisco con la testa.
«in poche settimane è passata da essere una cheerleader  a essere un’emarginata. Le ragazze della zona sud l’hanno esclusa e alla fine ha smesso di uscire anche con noi. La coppietta è rimasta isolata. Per fortuna hanno rotto»

La coach Sylvester si avvicina con il suo stereo in mano, protestando perché qualcuno lo aveva spostato dal suo solito posto. Ci chiede di iniziare a riscaldarci, mentre osservo Rachel avvicinarsi a me
«sei in un bel casino»
«perché?»
«si sente dire che Belen ti cerca» dice la mia migliore amica.

Oh no. Belen è la ragazza di Santana. Cerco di mantenere la calma e non pensare alpeggio, ma Belen è dura da combattere, lo dice il suo aspetto. Dalle sue unghie rosse di smalto, ai suoi stivali neri con il tacco a spillo. Sarà gelosa perché sono la compagna di laboratorio di Santana o crede che sia stata io ad accusarla alla preside?

La verità è che io non centro niente in quella storia. Mi hanno citato nell’ufficio della preside solo perché qualcuno è stato testimone dell’incidente nel parcheggio e dello spiacevole incontro all’ingresso ed è andato a raccontarlo alla preside. Ed è stata una stupidaggine perché non è successo niente.

La Sylvester non mi ha creduta. Avrà pensato che ero molto spaventata per raccontarle la verità. Anche se non lo ero. Ma ora si.
Belen può finirmi quando vuole. Probabilmente sa usare delle armi ed io le uniche armi che so usare sono i miei pon-pon, ma non credo che possano fermare una ragazza come Belen.
Forse ha qualcosa da dimostrarmi, che è migliore di me, anche se non è necessario. Non rappresento nessuna minaccia. Ma come faccio a farglielo sapere? Non posso mica andare da lei e dirle: “ehi Belen, tranquilla, non ti ruberò la ragazza!”
Anche se … chi lo sa? Può funzionare.

La maggiorparte della gente pensa che non ci sia niente che mi spaventi. Non voglio neanche fargli credere il contrario. Ho sudato sette camice per mantenere questa facciata e non sono disposta a perderla perché una gangster e la sua ragazza vogliono mettermi alla prova.
«non mi preoccupa» rispondo a Rachel.
«ti conosco Britt, sei nervosa» mi sussurra lei.

La Sylvester ci fa mettere in posizione, mentre la musica inizia a suonare. E’ una combinazione di rap e hip-hop. Il mio corpo si muove a ritmo di musica. E’ quello che più mi piace del fatto di essere una cheerleader. La musica mi prende e mi fa dimenticare tutti i problemi che mi aspettano a casa, la paranoia di mia madre, l’assenza di un padre e i miei problemi personali. La musica e il ballo sono la mia droga.
La canzone finisce troppo presto. La seconda prova va molto meglio, ma la nostra formazione richiede molto lavoro e alcune delle ragazze nuove devono ancora imparare bene i passi.

«Pierce insegna alle nuove i passi base e allora torneremo a provare in gruppo. Fabray sei al capo del gruppo per ripassare la coreografia» ordina la Sylvester mentre mi passa lo stereo.

Dianna sta nel mio gruppo, si abbassa per dare un sorso alla suo bottiglia d’acqua.
«non ti preoccupare per Belen» dice « can che abbaia, non morde»
«grazie» le dico
Dianna sembra una ragazza dura, con i suoi capelli rosa acceso e la bandana dei Latino Blood, ma nonostante tutto il suo sguardo disperde bontà. Sorride molto. Il suo sorriso rende più soave il suo aspetto.
«stiamo insieme a chimica vero?» le domando. lei annuisce con la testa.
«conosci Santana Lopez?»
Annuisce di nuovo.
«sono vere alcune voci che girano su di lei?» domando con calma, perché non so come può reagire.
«dipende dai rumori a cui ti riferisci» mi dice, voltandosi verso di me «ascolta Brittany, tu ed io non saremo mai amiche. Ma devo dirti che anche se Santana si comporta da idiota con te, non è così cattiva come sembra. Non è nemmeno così cattiva come crede di essere»
Prima che possa farle altre domande, Dianna si alza e torna alla sua formazione.

Dopo l’allenamento, mi dirigo verso l’auto di Rachel che sta mandando un messaggio al suo ragazzo, Jessie. C’è un foglio sotto il tergicristallo dell’auto. Lo prendo e vedo che è il foglio di detenzione di Santana. Lo piego e lo metto in borsa.
«Cos’era?» domanda Rachel.
«niente» rispondo
«ragazze aspettate» grida Quinn, che si avvicina correndo «ho visto Sam nel campo di football. Mi ha detto che devi aspettarlo»
Guardo l’ora dal cellulare. Sono le sei e mezza e voglio arrivare presto a casa per aiutare la nuova badante di Laura.
«non posso»
«Jessie mi ha risposto» dice Rachel «ci invita a mangiare una pizza a casa sua»
«io posso» dice Quinn «ora che Alex è tornato all’università mi annoio. L’unico che mi importa è che al suo pene non succeda niente»

Al sentire la parola “pene” cerco le chiavi nella borsa. Quando Quinn si mette a parlare di sesso non la ferma più nessuno. Già che di solito non condivido le mie esperienze sessuali, me ne vado. E’ il momento giusto per scappare.


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scusate per il ritardo!!! L'altro ieri sono stata male, mentre ieri sono stata tutta la giornata fuori casa! Prometto che mi farò perdonare :D

un bacio :)

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
«Britt dove sei?» mi domanda Sam. L’ho chiamato mentre tornavo a casa.
«sto andando a casa»
«vieni a casa di Jessie»
«mi sorella ha una nuova badante» gli spiego «devo darle una mano»
«sei ancora arrabbiata perché ho minacciato la Latino Blood che hai come compagna?»
«non sono arrabbiata, ma mi ha dato fastidio. Ti ho detto che potevo difendermi anche da sola e non mi hai fatto caso. In più avete allestito un teatrino in corridoio. Sai che non ho scelto io che me la mettessero come compagna di laboratorio.
«lo so Brittany, ma detesto quella tipa. Non ti arrabbiare»
«non sono arrabbiata» chiarisco «ma non sopporto vederti così senza motivo»
«ed io non sopporto vedere lei che ti sussurra all’orecchio»

Intuisco che inizierà a farmi male la testa. Non ho bisogno di sentire Sam che mi fa una scenata di gelosia ogni volta che un ragazzo mi parla, anche se in questo caso è una ragazza.
«dimentichiamo quello che è successo»
«per me va bene. Chiamami stasera» dice «ma se puoi finire prima e venire da Jessie, io sono lì»

Arrivo a casa e la prima cosa che faccio è cercare la nuova badante di Laura. La trovo mentre le sta cambiando i pannoloni, anche se il corpo di mia sorella sembra quello di una contorsionista. Le permetto di tornare a casa, mentre finisco di cambiarla e le do da mangiare.
Laura dice lentamente la parola “scuola” anche se suona più come “uola” ma io so a cosa si riferisce.
«si Laura, il primo giorno un’altra volta» dico mentre mischio bene la sua cena e la lascio sul tavolo. La imbocco,  mentre continuo a parlare «il mio professore di chimica sarebbe felice di essere sergente in un campo militare. Quest’anno non sarà per niente facile»

Quando Laura finisce di mangiare le prendo delle riviste in modo che si intrattenga un po’. Mia sorella ama le riviste. Nel frattempo mi preparo un panino, mi siedo  e inizio a fare i compiti mentre mangio.
«Britt dove sei?»
«in cucina» rispondo
Mia madre entra disinvoltamente in cucina con una busta al braccio
«tieni, questo è per te»
Prendo la busta e tiro fuori una camicia azzurra del disegnatore Geren Ford.
«grazie» dico, cercando di non darle molta importanza davanti a Laura, che non riceve mai un regalo da mia madre, anche se non le importa.
«si abbina molto bene con quei pantaloni neri che ti ho comprato la settimana scorsa» aggiunge mentre prende dal congelatore un po’ di carne e  inizia a cuocerla «come andava la badante quando sei arrivata?»
«non molto bene, devi insegnarle alcune cose»

Non mi stupisce che mia madre non mi risponda. Mio padre entra dalla porta della cucina un minuto dopo, lamentandosi del lavoro. Ci ha spiegato che quest’anno la sua impresa non sta andando molto bene, ma mia madre continua ad andare a fare shopping comprando di tutto e mio padre mi ha regalato una BMW per il compleanno.
«cosa c’è per cena?» Domanda mio padre mentre si allarga la cravatta, sembra stanco.
«carne» risponde mia madre senza togliere lo sguardo dalla padella
«non mi va una cena pesante, solo qualcosa di leggero»
«uova?» gli consiglia mia madre
Mio padre esce dalla cucina. Anche quando sta a casa continua a pensare al lavoro.
«va bene qualsiasi cosa, basta che sia leggero»

Non mi offro per preparare un’insalata e insieme a mia madre apparecchiamo la tavola in silenzio. Mio padre quasi non la calcola, quando non sta in ufficio, sta in viaggio per lavoro. Mi dispiace per lei.
«venerdì parto per la Cina e starò lì due settimane» annuncia mio padre quando torna in cucina.  Prende posto a tavola e inizia a mangiare.
«e il matrimonio di tua cugina? E’ questo fine settimana e abbiamo già detto che ci saremo»
Mio padre lascia la forchetta e guarda mia madre
«si, sono sicuro che il matrimonio di mia cugina è più importante dei miei negozi. Comunque ci puoi andare da sola»
«così la gente inizia a sparlare sul perché non mi hai accompagnato? No grazie»
Le cene in casa mia sono tutte così, non c’è un giorno senza discussioni.

«la nuova badante di Laura ha iniziato oggi» lo informa mia madre.
Mio padre alza le spalle. Quando l’ultima badante se ne andata, lui ha insistito dicendo che Laura dovrebbe vivere in qualche tipo di centro specifico per il suo caso, invece che a casa. Ricordo di non aver mai gridato tanto in vita mia. Io devo prendermi cura di lei. E’ questa la ragione per cui entrare alla Northwestern è così importante. Se io posso stare vicina, mi assicurerei che i miei genitori non la mandino da nessuna parte.

Alle nove mi chiama Sugar per lamentarsi di Quinn, pensa che se la tira perchè esce con un universitario. Alle nove e mezza mi chiama Quinn per dirmi che sospetta che Sugar è gelosa perché lei esce con un universitario. Alle nove e quaranta mi chiama Rachel dicendomi che ha parlato con Sugar e Quinn e che non vuole intromettersi. Io sono d’accordo con lei.
Sono le undici, finalmente finisco la mia relazione per il professor Shuester. Sono così stanca, sento che non posso tenere gli occhi aperti.

Quando mi sdraio sul mio letto, dopo essermi messa il pigiama, chiamo Sam.
«ciao bellissima» dice «che fai?»
«niente, sto a letto. Vi siete divertiti da Jessie?»
«non come mi sarei divertito se ci fossi stata anche tu»
«a  che ora sei tornato?»
«da un’ora. Sono felice che tu mi abbia chiamato»
«davvero?» gli domando, aspettando un complimento

E’ passato molto tempo dall’ultima volta che Sam mi ha detto che mi ama. So che non è la persona più dolce del mondo. Neanche mio padre lo è.  Ma è qualcosa che ho bisogno di ascoltare. Voglio sentirmi dire che mi ama, che gli manco, che sono la ragazza dei suoi sogni.
Sam tossisce prima di dirmi
«non abbiamo mai fatto del sesso telefonico»

Bene, queste non erano le parole che mi aspettavo. Non dovrei sentirmi né delusa, né sorpresa. E’ un adolescente e sono cosciente che i ragazzi pensano solo al sesso e a divertirsi. Oggi pomeriggio, quando ho riletto il messaggio che mi ha lasciato Santana sul quaderno, mi sono sforzata per ignorare la strana sensazione che avevo alla bocca dello stomaco.

«sesso telefonico?»
«si. Toccati Britt. Poi mi dici quello che stai facendo. Questo mi fa eccitare un sacco»
«e mentre mi tocco tu che farai?»
«mi sbuccerò la banana. Secondo te cosa dovrei fare, i compiti!?»

Rido. E’ una risata nervosa perché non ci siamo visti molto negli ultimi mesi e ora vuole che passiamo dal “sono felice di vederti dopo aver passato un’estate separati” al “toccati mentre mi sbuccio la banana” . Ho la sensazione di stare in mezzo ad una canzone reggaetón.
«dai Britt» dice Sam «togliti la maglia e toccati»
«Sam»
«che?»
«mi dispiace, ma non mi va»
«sei sicura?»
«si, sei arrabbiato?»
«no» dice «ho pensato di dare un tocco piccante alla nostra relazione»
«non sapevo che ti annoiassi …»
«la scuola, gli allenamenti di football, gli stessi posti di sempre. Suppongo che dopo un’estate lontano da qui, sia noiosa la solita routine. Ho passato le vacanze a fare scii acquatico, acrobazie sulla tavola da surf e corse fuoripista. Sono cose che ti fanno accelerare il cuore sai? E’ una corsa di adrenalina pura»
«sembra geniale»
«si … e sono pronto per questa corsa di adrenalina … con te».

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
 
Spingo il ragazzo contro una macchina lussuosa e brillante, un macchinone che probabilmente costa più di quanto mia madre guadagna in un anno.
«questo è il patto Blake» gli dico «o mi paghi ora o ti rompo qualcosa. E non mi riferisco alla tua maledetta macchina, ma a qualcosa che hai attaccato al corpo, capisci?»

Blake è più magro di un palo del telefono e pallido come un fantasma, mi guarda come se avessi appena finito di pronunciare la sua condanna a morte. Avrebbe dovuto pensarci meglio prima di prendere tutta la cocaina e andarsene senza pagarla. Come se Hector permetterebbe che succeda una cosa del genere senza conseguenze. Come se fossi io a permetterlo.
Quando Hector mi manda a riscuotere dei debiti, obbedisco. Non mi piace farlo, ma lo faccio. Lui sa che non mi mischierei nel traffico di droghe, né manderei all’aria la casa di qualcuno e non mi metterei in mezzo a rapine. Senza dubbio, sono brava a riscuotere … soprattutto debiti. A volte mi mandano a cercare direttamente le persone, anche se sono dei casi complicati, soprattutto perché so quello che gli succederà una volta presi e portati da Chuy. Nessuno vuole vedersela con Chuy. E’ molto peggio che vedersela con me.

Dire che vivo una vita tranquilla è un eufemismo. Cerco di non dare molto a vedere nel lavoro sporco che faccio per i Latino Blood. Di sicuro lo so fare bene. Il mio lavoro è spaventare la gente in modo che paghi i debiti. Tecnicamente le mie mani non sono sporche di droga. Bene, il denaro che viene dalle droghe cade nelle mie mani abbastanza frequentemente, ma l’unica cosa che faccio, è darlo a Hector. Non lo spendo, solo lo ottengo.
«non ho i soldi!» grida Blake
«questa risposta non ti aiuterà molto fratello» interviene Puck, che finora è rimasto in disparte. Si diverte ad accompagnarmi, crede che siamo una specie di polizia cattivo, polizia buono. Apparte il fatto che non siamo una coppia di agenti, bensì dei delinquenti, e uno di noi è cattivo e l’altro è peggio.
«quale membro vuoi che ti rompa per primo?» domando «sono gentile e ti lascio decidere»
«dai San, finiamolo» dice Puck annoiato
«no!» grida Blake «avrò i soldi lo giuro! Domani»

Lo sbatto un’altra volta contro la macchina e gli stringo l’avambraccio contro la gola abbastanza forte per spaventarlo.
«che? Credi che mi fiderò di te così, con le buone?»
«ci prendi per stupidi? Vogliamo delle garanzie» aggiunge Puck
Blake non risponde. Guardo la macchina.
«no la macchina no! Per favore Santana!»

Prendo la mia pistola. Non sparerò. Non importa quello che sono, ne quello che sono diventata, non ucciderei mai nessuno. Senza dubbio questo Blake non lo sa. Quando vede la pistola prende le chiavi della macchina e gliele strappo dalle mani.
«domani Blake. Alle sette in punto dietro le vecchie vie del passaggio a livello, con Vine. Ora vattene» gli dico agitando l’arma nell’aria.
«ho sempre voluto una macchina così» dice Puck dopo che Blake se ne andato
«è tua … fino a domani» dico mentre gli lancio le chiavi
«davvero credi che riuscirà ad avere quattromila dollari in un giorno?»
«si» dico con sicurezza «perché questa macchina costa molto di più»

Una settimana dopo sono seduta sull’erba del cortile della scuola, facendo colazione insieme ad un albero. La maggior parte degli studenti di Fairfield mangiano fuori fino alla fine di ottobre, poi l’inverno li obbliga a rifugiarsi all’interno della mensa.
Il mio amico Lucky, con la sua maglia rossa troppo grande per lui e i suoi pantaloni neri, mi da una pacca sulla spalla mentre si siede al mio fianco, tenendo in mano un vassoio della mensa.
«pronta per la prossima lezione Santana? Scommetto quello che vuoi che Brittany Pierce scappa da te come dalla peste»
«Lucky, è una bambina e non toglierà niente a questa donna»
«corri a dire questo a sua madre, o a Sam Evans»
Mi appoggio con la schiena al tronco dell’albero e incrocio le braccia.
«l’anno scorso avevo educazione fisica con Sam. E credimi, non ha niente di cui vantarsi»
«sei ancora arrabbiata perché l’anno scorso ti ha distrutto l’armadietto?»

Certo che ero arrabbiata. Quell’incidente mi è costato un sacco di soldi. Ho dovuto comprarmi dei libri nuovi.
«questo è acqua passata» dico a Lucky, mantenendo la fredda apparenza di sempre.
«guarda un po’! il tuo amichetto sta seduto lì con Brittany … quant’è figa»
Mi basta un solo sguardo alla signorina perfetta per far andare in allarme il mio corpo. Crede che sono una drogata. Tutti i giorni devo superare il timore di vederla a lezione di chimica.
«quella ha la testa piena di sughero, è possibile che mi desideri e che voglia chiamare la mia attenzione»

Lucky ride con così tanta forza che tutti quelli che stanno a pochi metri da noi si girano.
«stai scherzando? Brittany non si avvicinerebbe a meno di sessanta metri per volontà propria, figurati uscire con te» dice «ti ricordi la sciarpa che portava l’altro giorno? Quella costa quanto casa tua»
La sciarpa. Come se i pantaloni e la maglia che porta non fossero già sufficientemente moderni, si mette questa sciarpa, forse per far vedere quant’è ricca e intoccabile. Sicuramente è una professionista nel scegliere il colore esatto da abbinare ai suoi occhi chiari come il ghiaccio.

«scommetto la mia moto che non sei capace di avere le sue mutandine prima delle vacanze per il ringraziamento» mi sfida Lucky, interrompendo i miei pensieri perversi.
«chi vorrebbe fare una cosa così?» chiedo
«tutti i ragazzi della scuola, e forse anche qualcun’altro … o altra»
Non c’era bisogno di ribadire quello che già è evidente.
«è bianca»
Non esco con le ragazze bianche, ne con le malcreate, ne con le ragazzine stupide la cui idea di lavoro è mettersi lo smalto di un colore diverso ogni giorno.
Prendo una sigaretta dalla borsa e l’accendo. Non faccio caso alle regole della scuola.
«e che fa se è bianca? Dai San, non fare l’idiota, guardala»

Lancio uno sguardo. Devo ammettere che è davvero bella. Ha una chioma bionda, lunga e lucente, le braccia leggermente abbronzate, degli occhi che ti fanno gelare al guardarli, delle labbra sottili che quando ti sorridono ti fanno pensare che la pace mondiale sarebbe possibile se tutto il mondo sorriderebbe come lei.
Allontano questi pensieri dalla mente.

«troppo magra» aggiungo
«ti piace» dice Lucky «ma come per il resto dei ragazzi o delle ragazze della zona sud, non potresti averla»
C’è qualcosa al mio interno che si infiamma. Chiamiamolo meccanismo di difesa.
«in due mesi Brittany sarà caduta ai miei piedi e tu mi darai la tua moto»
Lucky è rimasto sorpreso.
«perfetto, se perdi mi prendo la tua»

La mia moto è una vecchia Honda Nightawk. E’ l’unica cosa della mia vita che invece di perdere, ho migliorato.
Sono sicura che il latticino più desiderato imparerà molte cose uscendo con me. La signorina perfetta ha dichiarato che non uscirebbe mai con un membro di qualche banda, ma scommetto che nessun Latino Blood ha cercato di abbassarsi su quei pantaloni firmati.
Scommetto che tutto quello di cui ho bisogno per conquistare Brittany Pierce è un po’ di corteggiamento. Un gioco di parole, una botta e via che ti farebbe provare attrazione anche per qualcuno del tuo stesso sesso.
Immagino tutta la scuola testimone della bambina ricca che corre dietro ad una messicana a cui ha dichiarato il suo odio eterno. Immagino il suo sederino bianco cadere a terra quando darò fine a tutto con lei.
Tendo la mano a Lucky.

«patto»
«dovrai dimostrarlo con delle prove. Perché come facciamo a sapere che è lei?»
«di che parlate?» interviene Puck.
«ho scommesso la mia moto con Santana, che non riesce a portarsi a letto Brittany Pierce prima del ringraziamento. E lei ha scommesso la sua»
«sei pazza Santana? Fare una scommessa come questa è da suicidio»
«non ti preoccupare Puckerman» lo avverto «non è nessun suicidio. Può essere una stronzata, ma non un suicidio»
«Brittany è fuori dalla nostra portata sorella. Puoi anche essere una bella ragazza, ma sei della zona sud e lei è chiaramente etero» e aggiunge «osserva Paula, è bella, è messicana, lei si che è una ragazza per noi»

Ma io non ho gli occhi su Paula, ma su Brittany. Ora che il gioco è iniziato, vincerò il premio. E’ ora di iniziare con il corteggiamento, anche se con lei non funzionerà nessuna di quelle frasi ad effetto, facili e veloci. E comunque credo che questi tipi di commenti già glieli fa il suo fidanzato e altri sfigati che cercano di portarsela a letto.
Opterò per una nuova strategia che lei di sicuro non si aspetta. Farò in modo che cada ai miei piedi ancora prima che se ne accorga. E comincerò alla prossima ora, quando sarà obbligata a sedersi al mio fianco. Solo un po’ di preliminari in modo che si accenda la scintilla.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
«merda!» esclama Puck, lanciando il suo pranzo sul piatto «credono che possono comprare un pezzo di pane a forma di “U”, riempirlo di cose e chiamarlo taco, ma questi non sanno distinguere un taco da una merda. E’ per questo che fa così schifo San!»
«fratello, mi stai facendo venire voglia di vomitare» dico
Guardo stranita il pranzo che ho portato da casa. Ora per colpa di Puck tutto prende le sembianze di una cacca di cane. Schifata guardo il resto del pranzo di Puck.
«vuoi provare?» dice mentre mi avvicina il piatto
«avvicinalo di un altro centimetro e te ne pentirai»
«sto morendo di paura!» dice Puck, facendo tremare il piatto tra le sue mani
«se mi sporchi …»
«cosa farai, mi picchierai?» cantilena Puck con sarcasmo, continuando ad agitare il piatto. Forse dovrei dargli un pugno in faccia e lasciarlo incosciente così la smette di darmi fastidio.

Mentre valuto l’idea, mi rendo conto che qualcosa mi bagna i pantaloni. Abbasso lo sguardo, sapendo cosa aspettarmi. Si, un pezzo di finta carne di quella schifezza che si stava mangiando Puck, umida e appiccicosa, mi ha lasciato una macchia enorme sui miei pantaloni scambiati.
«ops!» si lamenta Puck. In un istante la sua espressione è passata da allegria a finta commozione «vuoi che te lo pulisca?»
«se le tue dita provano ad avvicinarsi alla mia intimità, mi prenderò la briga di non darti la possibilità di riprodurti» ruggisco a denti stretti.
Sposto con un dito la misteriosa carne che è caduta. Mi ha lasciato una macchia grande e oleosa.
«hai dieci minuti per trovarmi dei pantaloni nuovi»
«e come faccio?»
«improvvisa qualcosa»
«prendi i miei» suggerisce Puck che si alza, si sbottona i pantaloni e se li abbassa lì, nel bel mezzo del cortile della scuola.
«forse non mi sono spiegata bene» aggiungo, domandandomi come farò a fare la latin lover a lezione di chimica quando sembra che mi sono pisciata addosso «quello che voglio è che tu mi trovi dei pantaloni nuovi della mia taglia imbecille»
«tollero i tuoi insulti solo perché siamo come fratelli»
«nove minuti e trenta secondi»

Puck decide di non perdere più tempo e si mette a correre verso il parcheggio della scuola. Non mi importa come troverà i pantaloni, voglio solo che li trovi prima che suoni la campanella. Avere i pantaloni macchiati in una zona come quella non è il miglior modo di mostrare a Brittany la mia capacità nel sedurre.
Aspetto appoggiata all’albero, mentre gli altri buttano i resti del pranzo e si dirigono verso le porte della scuola. All’improvviso suona la campanella e non vedo Puck da nessuna parte. Benissimo, ora ho cinque minuti per arrivare in classe. Stringendo i denti cammino verso il laboratorio di chimica con i libri strategicamente collocati davanti alla macchia dei pantaloni.

Arrivo due minuti prima. Mi siedo al mio posto e mi avvicino il più possibile al banco per nascondere la macchia.
Brittany entra in classe, con i suoi capelli da pubblicità che le cadono sul petto, terminando con delle perfette onde che si muovono quando cammina. Una perfezione che invece di eccitarmi, mi fa venire voglia di alzarmi e rovinarla.
Le faccio l’occhiolino quando mi guarda. Lei sbuffa e si allontana da me il più possibile.

Ricordo la politica di tolleranza zero di Shuester e mi tolgo la bandana, collocandola delicatamente sulla macchia. Dopo mi giro verso la cheerleader che siede al mio lato.
«dovrai parlare con me prima o poi»
«così che la tua ragazza abbia la scusa perfetta per picchiarmi? No grazie, preferisco che la mia faccia rimanga così com’è»
«non ho una ragazza, vuoi un colloquio per il posto?» le domando guardandola, concentrandomi sulle parti di cui si vanta tanto»
Fa una smorfia con il labbro superiore e mi sorride con disprezzo.
«neanche morta»
«bimba, non sapresti cosa fare con una come me»
Così si fa Santana. Prendila per i capelli per attirare la sua attenzione. Abboccherà all’esca.
Si allontana da me.
«sei schifosa»
«e se ti dicessi che saremmo una coppia perfetta?»
«io ti direi che sei un’idiota»
 
Brittany
 
Giusto dopo aver chiamato Santana idiota, Shuester ci chiede di prestare attenzione.
«ogni coppia sceglierà un progetto tra quelli che si trovano nel cappello» annuncia «tutti presentano le stesse difficoltà e dovrete organizzarvi fuori dalla scuola per lavorare»
«e il football?» interrompe Sam «non posso perdere gli allenamenti»
«la stessa cosa è per cheerleader» aggiunge Quinn, precedendomi.
«il lavoro scolastico è al primo posto. Dipende dai vostri compagni e da voi trovare il momento giusto per lavorare»
«esatto, professor Shuester. Non ci sarà uno sulla cura della sclerosi multipla, no?» domanda Santana con la sua solita antipatia «perché non credo che basti un anno scolastico intero per realizzare un progetto così»

Già posso vedere la sospensione sulla mia pagella. Al talent scout della Northwestern sicuramente importerà che è stato per colpa della mia compagna di laboratorio. A questa non le importa.
«devo andare a pisciare»
Shuester porta una mano sulla cattedra e con un’espressione accigliata dice
«regola il tuo linguaggio Lopez. E che io sappia, non hai bisogno dei libri per andare in bagno. Lasciali sul banco»
Santana fa una smorfia, ma mette i suoi libri sul banco.
«ti ho già detto che non voglio accessori relazionati con bande nella mia ora» dice Shuester guardando la bandana che ha tra le mani. Tende la mano e agginge «dammela»
Lei guarda la porta e poi il professor Shuester.
«e che succede se mi nego?»
«Lopez non tirare la corda. Tolleranza zero. Vuoi che ti sospenda?» la minaccia agitando le dita per farsi dare la bandana.
Aggrottando le sopracciglia Santana colloca lentamente la bandana sulla mano del professore che rimane a bocca aperta quando finalmente gliela consegna.
« o mio dio!» grido, vedendo la macchia che ha sui pantaloni.
Tutti i ragazzi di quella classe, uno ad uno, scoppiano in una fragorosa risata, ma la risata di Sam è quella che più risalta.
«non ti preoccupare Lopez. Mia nonna ha lo stesso problema. Niente che non possa essere risolto con un pannolino»

Le parole di Sam mi fanno effetto perché la menzione ai pannolini per adulti mi ricordano mia sorella. Ridere degli adulti che non possono prendersi cura di se stessi, non ha niente di ironico, perché Laura è una di queste persone.
Santana si illumina con il suo sorriso arrogante e dice a Sam
«la tua ragazza non poteva togliere le mani dai miei pantaloni»

Questa volta è andata troppo lontano. Mi alzo e la mia sedia sbatte contro il pavimento
«ti piacerebbe»
Santana sta per dirmi qualcosa quando Shuester grida
«Lopez! Vai in infermeria e aggiustati. Prendi i tuoi libri perchè poi andrai dalla preside Sylvester. Ci vedremo lì insieme ai tuoi compagni Evans e Pierce»

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


I love you Cory <3 Rest In Peace.


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Capitolo 14
 
Questo si che è forte. Siamo nell’ufficio della preside. Sylvester e Shuester da un lato e la signorina perfetta e l’idiota del suo ragazzo dall’altro … ed io piantata qui, da sola. Nessuno è dalla mia parte, ovvio.

La Sylvester tossisce prima di sgridarmi
«Lopez è la seconda volta in due settimane che ti trovo nel mio ufficio»
Questo si che è un buon riassunto. Questa è un vero genio.
«signora» seguo il suo gioco, sono stanca che la signorina perfetta e il suo ragazzo controllino la scuola «ho avuto un piccolo incidente durante il pranzo e mi sono sporcata i pantaloni di grasso. Ma invece di saltare la lezione, ho chiesto ad un amico di cercarmi questi per cambiarmi» le spiego, indicando i pantaloni che Puck ha trovato a casa mia «professor Shuester, non potevo permettere che una piccola macchia, mi obbligasse a perdere una delle sue interessantissime lezioni»
«non cercare di convincermi Lopez» risponde Shuester «ti trovi qui per le tue pagliacciate insieme a Pierce ed Evans»

Brittany è scioccata per il suo rimprovero, anche se prima sembrava divertirsi, quando Shuester mi incriminava.
«non possiamo essere compagni di laboratorio» interviene Brittany
Sam fa un passo in avanti.
«può fare il progetto con me e Quinn Fabray» quasi rido quando vedo la reazione di Shuester davanti al commento di Sam. Le sue sopracciglia sono arrivate ad altezze immaginabili.
«e chi vi fa credere che siate così speciali? Tanto che potrei cambiare l’organizzazione della mia lezione?»
«William, ci penso io» interviene la Sylvester, prima di indicare la foto della nostra scuola, esposta sulla parete. I ragazzi della zona nord non hanno il tempo di rispondere alla domanda di Shuester, perché la Sylvester continua «ragazzi, lo slogan della scuola dice: “la diversità genera conoscenza”. Se qualche volta lo dimenticate, la frase è incisa sulla stella di pietra all’ingresso, così la prossima volta che passerete lì davanti, vi fermerete per un attimo a pensare nel significato delle parole. Posso assicurarvi che il mio obbiettivo principale come nuovo preside, è chiudere qualsiasi crepa che si è creata»

Ok, quindi la diversità genera conoscenza. Senza dubbio io aggiungerei che genera anche odio e ignoranza. L’ho visto con i miei occhi. Non mi interessa macchiare di rosa il motto a cui la Sylvester si riferisce, perché inizio a pensare che la nostra preside crede davvero a tutto quello che esce dalla sua bocca.
«la preside Sylvester ed io siamo d’accordo. Tenendo conto di ciò …» Shuester mi fulmina con lo sguardo «Lopez, smettila di provocare Pierce» insiste, ma dopo lancia lo stesso sguardo ai due ragazzi che stanno al mio fianco «Pierce, smettila di comportarti da diva. Ed Evans … non so neanche che ruolo svolgi qui»
«sono il suo fidanzato»
«allora mi piacerebbe che manteniate la vostra relazione fuori dalla mia classe»
«ma …» inizia Sam
«è sufficente. Noi abbiamo finito e anche voi» lo interrompe Shuester

Sam prende per mano la sua diva ed escono insieme dall’ufficio.
Giusto quando sto per fare la stessa cosa, Shuester mi prende per il gomito.
Mi fermo e lo guardo negli occhi, concentrandomi sulla simpatia impressa nel suo sguardo. Non mi importa.
«si?»
«già ti ho capita, sai?»

Devo togliergli questa smorfia affettuosa dalla faccia. L’ultima volta che un professore mi ha guardato così è stato al primo anno, giusto dopo che spararono a mio padre.
«abbiamo fatto solo due settimane di lezione Will. Non è troppo presto per fare un’affermazione del genere?» lo sfido
Si fa scappare un sorriso e continua
«non ho molti anni di insegnamento, ma ho visto nelle mie classi più di una Santana Lopez»
«pensavo di essere unica» dico, portandomi una mano al petto «mi ha offeso Will»
«davvero credi di essere unica Santana? Allora finisci la scuola e vai al college»
«questo è il piano» dico, anche se è la prima volta che lo ammetto apertamente. So che mia madre vorrebbe che mi laurei, ma non ne abbiamo mai parlato. E in realtà, non sono molto sicura che sia qualcosa che dia per scontato.
«tutti dicono lo stesso all’inizio» confessa lui, aprendo la sua cartellina e prendendo la mia bandana «non fare in modo che la tua vita fuori dalla scuola, decida il tuo futuro» aggiunge, questa volta molto serio.

Metto la bandana nella tasca posteriore dei pantaloni. Lui non ha idea di come è la mia vita fuori dalla scuola. Non ne potrei mai scappare.
«già so quello che dirà ora … “se qualche volta hai bisogno di un amico Santana, puoi contare su di me”»
«ti sbagli, io non sono tuo amico. Se lo fossi, tu non faresti parte di una banda. Ma ho visto i tuoi voti, sei una ragazza intelligente e puoi trionfare se prendi sul serio la scuola»
«posso tornare in classe?» domando, perché non so cosa rispondergli. Sono preparata per accettare che il professore di chimica e la nuova preside non stiano dalla mia parte … anche se non sono neanche sicura che stiano dall’altra. Questo rompe un po’ gli schemi.
«si, vai in classe Santana. E se mi chiami un’altra volta Will, avrai il piacere di ricevere un altro foglio di castigo, oltre a scrivere una relazione sul rispetto. Ricordalo, non sono tuo amico».

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
 
Brittany

Mentre mi cambio, pronta per andare in palestra, la mia mente torna nell’ufficio della preside, ma un rumore di passi mi avverte che non sono sola negli spogliatoi. Mi copro il petto con la maglia e vedo Belen che si avvicina a me.
«deve essere il mio giorno fortunato» dice, guardandomi attentamente. Si avvicina ancora. Ho l’impulso di fare un passo indietro, ma in realtà mi piacerebbe scappare correndo. Ma non lo faccio, semplicemente perché credo che mi seguirebbe comunque.
«sai?» aggiunge con un sorriso maligno «mi sono sempre chiesta di che colore è il reggiseno di Brittany Pierce. Rosa, ti veste a pennello. Scommetto che ti è costato tanto quanto quello che hai speso per tingerti i capelli»
«non sei venuta per parlare di reggiseno e tinte Belen» rispondo mentre mi infilo la maglia. Ingoio la saliva con forza prima di aggiungere «ma per picchiarmi»
«quando qualcuno si interessa alla mia donna, esce il mio lato territoriale»
«non sono interessata alla tua donna, ho già un uomo»
«si certo! Le ragazze come te vogliono che tutti perdano la testa per loro, così da utilizzarli quando vogliono» aggiunge, sempre più furiosa. Sto in mezzo ad un bel guaio.
«ho sentito che vai in giro a criticarmi. Credi di essere tutto signorina altezzosa. Vediamo come sarai bella quando avrai il labbro spaccato e un occhio viola. Verrai a scuola con una busta della spazzatura in testa?»
Non sposto lo sguardo da lei mentre continua ad avvicinarsi. La guardo attentamente. Lei pensa che l’immagine che do è tutto e a lei un’espulsione non le fa ne caldo ne freddo.
«rispondimi!» grida e mi spinge contro l’armadietto alle mie spalle.
«non credi che la coach verrà a cercarmi? Vuoi essere espulsa?»
«non me ne frega» dice ridendo

Invece di chiudermi nelle spalle contro l’armadietto, mi raddrizzo. Belen cerca di prendermi un’altra volta per la spalla, ma questa volta le allontano il braccio con uno schiaffo.
Il cuore mi batte con forza, come se dovesse uscire dal petto. Ho passato tutta la vita, evitando situazioni come questa, ma questa volta non ho scelta. Mi chiedo se posso accendere l’allarme antincendio per liberarmi di lei, come ho visto una volta in un film. Ma naturalmente non vedo nessun bottoncino rosso nelle vicinanze.
«Belen lasciala in pace»
Entrambe ci giriamo verso la voce. E’ Dianna. Una “non amica”che evita di farmi spaccare la faccia.
«Di, non ti mettere in mezzo» ruggisce Belen. Dianna si avvicina a noi.
«non le mettere le mani addosso Belen»
«perché no? O credi che diventerete amiche dell’anima ora che state insieme in questa cazzata delle cheerleader?»
Dianna appoggia le mani sui fianchi.
«sei innamorata di Santana, per questo ti comporti come una pazza»
Al sentire il nome di Santana, Belen si irrigidisce.
«stai zitta Di. Tu non hai idea»
Belen dirige tutta la sua rabbia contro Dianna, ma lei non si sente intimorita, si pone davanti a Belen e grida anche lei. Mi sorprende la sua abilità di difesa.

«state dando una festa e non avete invitato il resto della classe?» si sente la voce della coach negli spogliatoi.
«stiamo solo parlando un po’» dice Belen, recitando come se fossimo tre amiche.
«bene, allora vi suggerisco di parlare dopo l’allenamento. Pierce e Agron andate in palestra. E tu Sanchez vai dove si suppone dovresti stare a quast’ora»
Belen mi segnala «ci vediamo dopo» mi avverte ed esce dagli spogliatoi
«grazie» dico a Dianna e lei mi risponde con un cenno della testa.
 
Santana
 
«quanto ti manca con quella moto? Dobbiamo chiudere» dice mio cugino Enrique.
Lavoro nella sua officina tutti i giorni dopo la scuola, per aiutare la mia famiglia a mettere il pane a tavola, per dimenticarmi un po’ dei Latino Blood e soprattutto perché amo aggiustare vecchi veicoli.
Coperta di grasso e aceto mi affaccio da sotto il veicolo.
«ho quasi finito»
«bene. Sono tre giorni che il proprietario mi rompe per venire a riprendersela»
Stringo l’ultimo bullone e mi avvicino a Enrique che si pulisce le mani sporche con uno straccio.
«posso chiederti una cosa?»
«spara»
«posso avere un giorno libero la prossima settimana? Devo fare un progetto di chimica per la scuola» spiego, pensando al compito che ci hanno assegnato oggi «ti va bene giovedì?»
«non c’è problema» risponde mio cugino e aggiunge «Hector è venuto a cercarti ieri»
Hector. Hector Rodriguez. Il capo dei Latino Blood. Colui che sta dietro le quinte.
«sei costretta nei Latino Blood» dice Enrique «come tutti noi. Non permettere a Hector di ascoltare il nostro compromesso con la banda. Se sospetta di te, ti faresti troppi nemici. Sei una ragazza intelligente Santana. Vai con calma»
«una ragazza intelligente? Ho scommesso la mia moto che riuscirò a portarmi a letto Brittany Pierce»
«allora ritiro quello che ho detto» risponde mio cugino, indicandomi con un sorriso «sei un’imbecille e presto sarai un’imbecille senza moto. Le ragazze come quelle non si interessano a tipi come noi»
Inizio a pensare che abbia ragione. Come farebbe una come me, povera e con una vita oscura,a conquistare una come lei, bella, ricca e bianca?
Si sente il suono di un clacson fuori dal garage. Enrique apre la serrande e un’auto entra dentro con velocità.
«chiudi Enrique» ordina Javier senza fiato «la polizia ci sta cercando»
Mio cugino chiude velocemente il garage e spegne le luci.
«che cazzo avete fatto ragazzi?»
Belen è nel sedile posteriore dell’auto. Ha gli occhi iniettati di sangue per la droga o per l’alcol, non lo so di preciso. E si è divertita con qualcuno su quei sedili, perché conosco molto bene l’aspetto di Belen in quei casi.
«Raul ha cercato di sparare ad un Satin Hood» mormora Belen, affacciandosi con la testa fuori dal finestrino «ma ha la mira di un cieco!»
Raul si volta verso di lei e le grida dal sedile del copilota «disgraziata, prova tu a sparare mentre Javier guida»
«merda, la polizia sta qui fuori» queste sono le prime parole di Zac, il tipo che si deve essere divertito con Belen.
Tutti ci abbassiamo appena la polizia si affaccia con le torce alle finestre del garage. Mi nascondo dietro un’enorme scatola. L’ultima cosa di cui ho bisogno è che mi accusino di un tentato omicidio.
Qualcuno bussa alla porta del garage. Faccio un smorfia e prego perché sia chiusa bene. Gli agenti si allontanano dalla porta e tornano a puntare le loro torce. Mi chiedo chi li abbia chiamati. Un codice segreto di silenzio e affiliazione mantiene salve le nostre famiglie.
Dopo quella che sembra un’eternità, la polizia sparisce
«merda,c’è mancato poco» dice Javier
«aspettate dieci minuti e poi uscite di qui» ruggisce Enrique
Belen esce dalla macchina ed effettivamente, è drogata.
«ehi San, mi sei mancata l’altra notte»
Mi giro verso Zac «si vedo come ti sono mancata»
«Zac? Lui non mi piace» sussurra, avvicinandosi a me. L’odore di marihuana è quasi insopportabile «continuo ad aspettarti»
«non avere speranze»
«è per la tua stupida compagna di laboratorio?»

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Capitolo 13
 
 
«è per la tua stupida compagna di laboratorio?» mi domanda, afferrandomi il mento per obbligarmi a guardarla.
Le sue unghie lunghe mi scavano la pelle. La prendo per i polsi e la sposto con forza. Mi domando in quale momento la mia ex fidanzata Belen si sia trasformata nella mia nemica Belen.
«Brittany non ha niente a che vedere ne con te, ne con me, mi hanno detto che l’hai minacciata»
«te l’ha detto Dianna?» domanda.
«tu mantieniti lontana da lei» dico ignorando la sua domanda «o dovrai vedertela con qualcuno più pericoloso di una ex ragazza risentita»
«provi risentimento San? Perché non sembra. Ti comporti come se non te ne fregasse niente»
Ha ragione. Dopo averla trovata con un altro, ci ho messo molto tempo a dimenticarla. Continuavo a chiedermi cos’ era quello che altri le potevano dare a differenza mia.
«prima non me ne fregava niente» le dico «ora neanche quello»
Belen mi da uno schiaffo «vai a quel paese Santana»
La vedo avvicinarsi di nuovo alla macchina, mentre avvicina la testa verso Zac, e iniziano un gioco di baci e carezze che mi risultano insopportabili.

«Enrique apri la serranda, ce ne andiamo!» grida Javier.
Raul che era andato al bagno mi dice: «vieni Santana, abbiamo bisogno di te. Puck e uno dei Satin Hood hanno un incontro stanotte al Gilson Park, e sai che i Satin Hood non giocano mai pulito»
Puck non mi ha detto niente dell’incontro, probabilmente perché sa che cercherei di convincerlo in modo che non ci vada. A volte il mio migliore amico si mette in situazioni dalle quali non può uscirne da solo. E a volte mi espone in situazioni a cui io stessa non posso scappare.
«andiamo» acconsento, prima di salire con un salto in auto, prendendomi il posto del copilota, invitando Raul a cercarsi un buco dietro, insieme ai piccioncini.

Riduciamo la velocità poco prima di arrivare al parco. La tensione è così densa che la posso sentire dentro di me. Dov’è Puck? Gliele staranno dando nel retro di qualche baracca?
E’ buio. Ci sono ombre che si muovono intorno a me, mi fanno venire la pelle d’oca. Tutto mi sembra una minaccia, persino gli alberi che si agitano con il vento.

Durante il giorno Gilson Park non è molto diverso dal resto dei parchi dei quartieri residenziali, eccetto per i graffiti dei Latino Blood che coprono i muri degli edifici che lo circondano. Questo è il nostro territorio ed è marcato come tale.
Qui, nei sobborghi di Chicago, siamo noi che comandiamo in strada. Nonostantetutto, questa è una guerra di strada, e le altre bande ci disputano il territorio. A tre isolati da qui, ci sono case che costano milioni di dollari.
In questo posto, nel mondo reale, scoppia la guerra. E i milionari, neanche volendo, sono coscienti che sta per esserci una battaglia a meno di un chilometro dai loro giardini.

«è lì» dico indicando due figure che si muovono a pochi metri dalle altalene. I lampioni che di solito illuminano il parco sono spenti. Posso distinguere Puck per la sua statura, la sua caratteristica posa da boxe e il topo morto che si ritrova al posto dei capelli.

Una delle figure afferra l’altra. Salto dal veicolo in corsa perché vedo cinque satin Hood che si avvicinano. Mi preparo per lottare al lato del mio migliore amico, senza importarmene di quello che potrebbero pensare i miei nemici, vedendo una donna combattente.
Sempre mi lancio nella battaglia con determinazione, senza pensare alle conseguenze, ne esco sempre vincente. Se do troppi giri, finirei per scavarmi la mia tomba.
Corro in direzione del mio migliore amico e del suo avversario prima che arrivi il resto della banda. Puck se la sta cavando bene, ma l’altro tipo è veloce, si contorce e riesce a liberarsi dalla sua presa. Afferro al Satin Hood per il collo della maglia, lo scaravento a terra e i miei pugni fanno il resto.
Prima che possa guardarmi, mi volto verso Puck.
«posso farcela da solo San» dice mentre si toglie il sangue che gli cola dal labbro.
«si, ma cosa mi dici di loro?» domando, voltandomi verso i cinque Satin Hood che stanno alle sue spalle.
Ora che li vedo da vicino, mi rendo conto che sono nuovi, non li ho mai visti prima. Posso occuparmi dei nuovi arrivati, anche se c’è da dire che i più giovani sono sempre armati e sono più pericolosi.

Javier,Belen, Sam e Raul mi affiancano.
Devo dire che siamo un gruppo che intimidisce, inclusa Belen. La nostra gangster se la sa cavare in una rissa e le sue unghie possono essere mortali.

Il ragazzo che avevo messo K.O. si alza, mi indica con un dito e dice:«sei morta»
«ascoltami nano da giardino» gli dico. Ai tipi bassi come lui da fastidio che gli altri ridano della loro statura ed io non posso resistere «torna nel tuo territorio e lascia a noi il nostro»
Il nano indica Puck «ma lui mi ha rubato il volante della macchina!»
Guardo Puck, cosciente che è tipico di lui provocare un Satin Hood rubandogli qualcosa così ridicolo come un volante. Quando mi volto di nuovo verso il nanetto, mi accorgo che ha un coltello a serramanico nella mano destra. E si sta rivolgendo a me.

Maledizione. Quando darò una lezione a questi Satin Hood, il prossimo nella lista sarà il mio migliore amico.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ed eccomi di nuovo qui dopo un eternità!! Scusate, ma sono stata capace di perdere il file della storia in lingua originale -.-" Non so quanto tempo ci metterò a pubblicare (sicuramente non passeranno mesi xD) causa scuola, palestra e un' altra storia in cui mi sto cimentando, questa volta originale e scritta da me! Alè! (?) Ora vi lascio, buona lettura :)
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Capitolo 14

Brittany

La mia compagna di laboratorio non è apparsa per i corridoi della scuola da quando ci hanno assegnato i progetti.
Finalmente una settimana più tardi si presenta vantandosi per la classe. Mi fa venire i nervi perché anche se la mia vita sembra un disastro per ogni aspetto, non smetto di venire a scuola.
«Che gentilezza da parte tua apparire», le dico.
«Che gentilezza da parte tua rendertene conto», mi risponde lei mentre si toglie la bandana.
Il professor Shuester entra in classe. Mi da l’impressione di sentirsi sollevato di vedere Santana. Assumendo una posizione autoritaria annuncia, «vi avrei fatto fare una verifica a sorpresa questa mattina, ma alla fine ho deciso che lavorerete in biblioteca insieme ai vostri compagni. Il termine per consegnare la bozza del vostro progetto è fra due settimane.

Sam ed io ci prendiamo per mano mentre ci dirigiamo verso la biblioteca. Santana va dietro da qualche parte, parlando con i suoi amici. Sam mi stringe la mano con forza e mi domanda, «vuoi fare qualcosa dopo l’allenamento?».
«Non posso. Devo andare a casa».
La badante si è licenziata sabato scorso e mia madre è entrata nel panico. Fino a quando non ne trova un'altra devo aiutarla di più.
Lui si blocca di colpo e mi lascia la mano,«merda Brittany, avrai un po’ di tempo per me o che?».
«Puoi venire con me», gli suggerisco.
«Per restare a guardare mentre ti occupi di tua sorella? No grazie. Non voglio sembrare un idiota, ma ho voglia di stare con te…solo io e te».
«Lo so, anche a me piacerebbe».
«E venerdì?».
Si suppone che venerdì debba restare con Laura, senza dubbio la mia relazione con Sam sta tremando e non voglio che creda che non desidero stare con lui,«venerdì va bene».

Prima di chiudere il nostro piano con un bacio Santana tossisce davanti a noi,«nessuna dimostrazione pubblica di affetto, sono le regole della scuola. In più è la mia compagna imbecille non la tua».
«Zitta Lopez», mormora Sam prima di andarsene con Maria.
Mi porto una mano sul fianco e guardo intensamente a Santana, «da quando ti preoccupano le regole della scuola?».
«Da quando sei la mia compagna di laboratorio. Fuori dalla classe sei sua, ma in chimica sei mia.»
«Vuoi andare a cercare un bastone di legno e trascinarmi per capelli in biblioteca?».
«Non sono una Neanderthal. Il tuo fidanzato è la scimmia, non io…».
«Allora finisci di comportarti come tale».
Tutti i banchi della biblioteca sono occupati così ci vediamo obbligati a sederci in un angolo della parte più remota dell’aula.

Mi siedo sopra la moquette e lascio i libri su di essa.
Mi rendo conto che Santana mi sta guardando e lo fa con tanta intensità che temo che sia capace di vedere la vera Brittany che si nasconde dietro la mia facciata.
Ma non ci riuscirà perché finora nessuno lo ha fatto.
Ricambio lo sguardo. Se vuole, posso assecondarla nel gioco. La sua espressione non mostra niente, ma la cicatrice che ha sopra il sopracciglio destro si e riflette la verità…è umana.
La sua maglia delinea il suo seno prosperoso e il suo addome piatto, dovuto sicuramente all’ esercizio fisico. Quando il mio sguardo giunge ai suoi occhi il tempo si ferma. Mi sta attraversando con gli occhi. Ho la sensazione che può  vedere la vera me, senza comportamenti falsi, senza maschere, solo Brittany.
«Cosa devo fare per farti uscire con me?», mi domanda.
«Ti sembro una che sta scherzando?».
Mr. Shue si avvicina, salvandomi dal rispondere alla domanda, «vi sto tenendo d’occhio da vicino. Santana la settimana scorsa ti sei assentata, cos’è successo?».
«Mi è caduto un coltello addosso».
Il professore nega con la testa perplesso e si allontana per controllare gli altri studenti.

Guardo Santana con gli occhi come piatti e le chiedo, «un coltello? Stai scherzando vero?».
«No.  Stavo tagliando i pomodori e non ci crederai mai, il coltello mi è scappato dalle mani e mi sono tagliata la spalla. Il medico mi ha messo dei punti, vuoi vederli?», mi domanda mentre inizia a sollevarsi la maglia. Mi copro gli occhi con la mano.
«Santana non essere disgustosa. E non credo che un coltello ti sia scappato dalle mani e sia arrivato volando sulla tua spalla. Ti sei tagliata in una lotta per strada.»
«Non hai risposto alla mia domanda», dice senza ammettere o negare la mia teoria sulla causa della sua ferita, «cosa devo fare per farti uscire con me?».
«Niente. Non uscirò con te».
«Scommetto che se ci dessimo una opportunità cambieresti di opinione».
«Come se succederà…».
«Tu ci perdi», dice prima di allungare le sue gambe di fronte a me con il libro do chimica che riposa sul suo torace.

Mi guarda con i suoi occhi…neri? E’ la rima volta che osservo per bene il colore dei suoi occhi. Mi guarda con tanta intensità che giurerei resterei ipnotizzata, «sei pronta», domanda.
Per un nano secondo resto imbambolata ad osservare quegli occhi intensi, domandandomi cosa si sentirebbe se la baciassi. Il mio sguardo si abbassa fino ad arrivare alle sue labbra.
Durante un altro nanosecondo posso quasi sentire che si avvicinano a me. Come sarebbero le sue labbra? Soavi o dure? Bacerebbe con dolcezza o con avidità e sicurezza, così come rispecchia la sua personalità?
«Per cosa», sussurro mentre mi avvicino.
«Per il progetto», dice, «scaldamani…la lezione di Shuester…chimica…».
Nego con la testa cercando di allontanare questi ridicolo pensieri dalla mia mente iperattiva da adolescente. Ho bisogno di più ore di sonno.
«si, scaldamani», dico aprendo il mio libro di chimica.
«Brittany?».
«Che?», domando osservando il libro senza vedere davvero le parole impresse nelle pagine. Non ho idea di quello che sto leggendo perché sono troppo imbarazzata per potermi concentrare.
«Mi guardi come se mi volessi baciare».
Mi obbligo a fingere una risata, «si certo», dico con sarcasmo.
«Non ci sta guardando nessuno, quindi se vuoi farlo, avanti. Non voglio vantami, ma mi ritengo  una professionista in queste cose».
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
Mi sorride lentamente con un sorriso che probabilmente ha inventato per fermare i cuori di tutte le ragazze del pianeta.
«Santana, non sei il mio tipo», devo dirle qualcosa in modo che la smetta di guardarmi come se stessi progettando di farmi quelle cose di cui finora ho solo sentito parlare.
«Ti piacciono solo i visi pallidi?».
«Ora smettila», rispondo serrando la mascella.
«Che?», insiste rivolgendomi uno sguardo serio, «è vero, no?».

Il professor Shuester appare davanti ai nostri occhi, «come va questa bozza?», domanda.
«Benissimo», rispondo con un sorriso falso. Prendo dalla borsa il riassunto della ricerca che ho fatto a casa e la passo a Mr. Shue, «l’altra sera mi sono documentata sugli scaldamani. Dobbiamo dissolvere sessanta grammi di acido di sodio e cento millimetri di acqua a sessanta gradi».
«Ti sbagli», interviene Santana.

Sollevo la testa e mi rendo conto che la il professor Shuester se ne è andato.
«Ti sbagli», ripete Santana, incrociando le braccia.
«non credo».
«Credi di non sbagliare mai, vero?».
Lo dice come se non fossi più di una stupida bionda, cosa che mi fa venire i nervi.
«Ovviamente no», dico alzando il tono di voce e imitando un’ autentica bambina viziata, «sai la settimana scorso ho comprato una matita per labbra di Bobbi Brown color palissandro quando avrei dovuto comprarne uno color rosa chewing gum perché si intona molto di più con la mia carnagione. Non c’è bisogno che ti dica che l’acquista è stato un disastro totale, le spiego giusto quello che si voleva sentir dire. Mi domando se se la sia bevuta o se è stata capace di captare il mio tono di voce sarcastico.
«Ti credo», confessa.
«E tu non hai mai commesso un errore?», domando.
«Sicuramente», ammette, «la settimana scorsa, quando ho attaccato la banca che c’è di fianco al negozio di Walgreens, ho detto al cassiere di darmi tutte le banconote da cinquanta dollari che aveva nella cassa. Però avrei dovuto chiedergli quelle da venti perché ce ne sono molte di più rispetto a quelle da cinquanta».
Va bene, è chiaro che ha compreso l’ironia ed è riuscita anche a ribattere con il doppio dello scherno. Cosa che in realtà mi perturba perché in qualche modo spiega che ci assomigliamo molto.
Poso una mano sul mio petto e imito dispiacere seguendole il gioco, «che disastro».
«Così suppongo che entrambe possiamo sbagliarci».

Alzo il mento e dichiaro ostinata, «Beh, in chimica non mi sbaglio a differenza tua, io si che prendo sul serio questa lezione».
«Allora facciamo una scommessa. Se ho ragione mi dai un bacio», suggerisce.
«E se ho ragione io?».
«Scegli tu».
E’ come  rubare le caramelle ad un bambino. L’ego della ragazza al mio fianco sta per ricevere un brutto colpo e sarei onorata se fossi io a darglielo.
«Quindi…».
«Se vinco prenderai sul serio questo progetto e me», le dico, «la smetterai di prendertela con me e di fare commenti stupidi».
«Affare fatto. Ma ti dico che ho una memoria fotografica prestigiosa».
«Santana devo menzionare che ho preso l’informazione direttamente dal libro», ammetto osservando gli appunti che ho preso e aprendo il libro alla pagina corrispondente.
«Senza guardare. Di che temperatura abbiamo bisogno per la preparazione?», le domando.
Santana è una a cui piacciono le sfide anche se questa volta la cattiva ragazza perderà. Chiude il suo libro e mi guarda con la mascella contratta.
«Venti gradi e deve dissolversi a cento gradi, non a sessanta», risponde sicura di sé.

Ripasso sulle pagine del libro e poi sui miei appunti. Di seguito ricontrollo la pagina. Non posso essermi sbagliata. Che pagina era…?
«Ok è cento, cento gradi», dico guardandola incupita, «hai ragione».
«Mi vuoi baciare ora o preferisci più tardi?», domanda.
«Ora», rispondo.
So che l’ho lasciata confusa perchè le sue mani sono immobili.

A casa la mia vita è dettata dai miei genitori, ma a scuola è diverso. Devo fare in questo modo perché se non riesco a controllare nessun aspetto della mia vita, finirei per convertirmi in un burattino.
«Sul serio?», mi domanda sorpresa.
«Si».
Le prendo una mano. Non riuscirei mai a farlo se ci fosse qualcun altro davanti e mi sento riconoscente per la intimità che ci offrono i libri da cui siamo circondate.
Rimane senza fiato quando mi sollevo sulle ginocchia e mi inclino verso di lei. Cerco di dimenticare che sto toccando le sua mani forti e morbide per la prima volta. Sono nervosa anche se non ce ne sarebbe bisogno; questa volta ho io il controllo della situazione.

Posso sentire come cerca di contenersi. Mi sta permettendo di dare il primo passo, cosa che non sta per niente male. Non so quello di cui sarebbe capace se si lasciasse andare.
Porto la sua mano sulla mia guancia in modo che possa coprire il mio volto e sento un piccolo gemito lasciare le sue labbra. Reprimo un sorriso perché questa sua reazione dimostra che sono io a muovere i fili.
Resta immobile quando i nostri occhi si incontrano. Allora giro la testa verso la sua mano e le do un bacio sul palmo, «Ecco qui, ti ho baciata», dico lasciandole la mano e dando per chiusa la situazione.
La signorina latina e il suo grande ego distrutti da una stupida biondina.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Lo siete venuti a sapere!? Sicuramente si! Una notizia del genere è imperdibile!
Brittany S. Pierce back to Mckinley!!
Ebbene si, Hemo ha accettato di partecipare alla puntata numero 100 di Glee in compagnia del attuale e del vecchio cast...persone tipo Amber, Harry o anche...Dianna! Si, anche Lady Di...miracolo!
Bene, mentre io continuo a saltare di gioia voi siete liberi di godervi questo capitolo. Enjoy :D
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Capitolo 16
 
Santana

«E questo tu lo chiami baciare?».
«Si».

Va bene, forse mi sono un po’ deconcentrata quando Brittany ha posato la mia mano sulla sua guancia. Maledizione, per come il mio corpo ha reagito si direbbe che sono sotto effetto di qualche droga.
Un minuto fa ero completamente incantata poi la bella strega ha fatto il giro dei tavoli e si è guadagnata la posizione di vantaggio. Mi ha sorpresa, è chiaro.

Scoppio in una risata volutamente, in modo che tutti si interessino a quello che stiamo facendo, che è giusto quello che Brittany non vuole.
«Shh», sussurra dandomi un pugno sulla spalla in modo che la smetta. Quando rido con più forza mi colpisce il braccio con il pesante libro di chimica. Nel braccio ferito.
«Aaa!», esclamo con una smorfia di dolore. Sento come se un milione di api stessero puntando il loro pungiglione nella ferita sul bicipite, «Cazzo, che male!».
Lei si morde il labbro color palissandro, un tono che le sta molto bene a mio parere. Non che mi importi molto vedere come le sta anche il rosa chewing gum.
«Ti ho fatto male?», domanda.
«Si», rispondo stringendo i denti mentre cerco di concentrarmi sul colore delle sue labbra per dimenticare il dolore.
«Bene».

Alzo la manica della maglia per esaminare la ferita e grazie alla mia compagna di laboratorio uno dei punti, che mi hanno messo al pronto soccorso dopo la rissa con i Satin Hood nel parco, sta sanguinando.
Brittany ha un buon diritto per qualcuno che probabilmente non passa solo per un peso piuma.
Inspira con forza e si addolcisce, «o dio! Non volevo farti male Santana, davvero. Quando mi ha minacciato di farmi vedere la cicatrice hai alzato la manica sinistra».
«non te l’avrei mostrata davvero, ti stavo prendendo in giro. Tranquilla, non fa niente», le dico. Sembra che questa ragazza non abbia mai visto del sangue. Anche se può essere che lei ce l’abbia blu.
«Si, si che fa», insiste mentre nega con la testa, «i tuoi punti stanno perdendo sangue».
«Sono graffette», puntualizzo cercando di ironizzare un po’. La poverina è più bianca del normale, respira con forza quasi ansimando. Se sviene perderò la scommessa con Lucky. Se non è capace di sopportare una macchia di sangue come potrebbe reagire quando avremo delle relazioni sessuali? Farò in modo che rimanga vestita allora, così che non possa vedere tutte le cicatrici che ho. E se lo facciamo al buio potrebbe immaginarsi di essere in compagnia di un ragazzo bianco, bello e ricco. Dannazione, a me piace farlo con le luci accese…mi piacerebbe sentirla contro di me e voglio che sappia che sta con me e non con qualcun altro.
«Santana, stai bene?», domanda Brittany. La sua preoccupazione sembra sincera.
Dovrei raccontarle che ero andata nel mondo dei sogni immaginando di fare l’amore con lei?

Il professor Shuester appare nel corridoio con un espressione accigliata, «ragazzi questa è una biblioteca, silenzio», dice. Allora vede la piccola macchia rosso scuro che si fa largo sul mio braccio e mi macchia la manica, «Pierce accompagna Lopez in infermeria. Lopez la prossima volta che verrà a scuola, venga con la ferita ben bendata».
«Mr. Shue non conto sulla sua compassione? Sto dissanguando».
«Faccia qualcosa per aiutare la umanità o il pianeta e allora potrà contare sulla mia compassione. Le gente che si mette in mezzo a risse non avrà niente da me se non disprezzo. Ora si vada a curare».
Brittany raccoglie i libri dal mio ventre e dice con voce tremante: «andiamo».
«Posso portare i libri», dico mentre la segue fuori dalla biblioteca. Sto tamponando la ferita con il tessuto della manica con la speranza che blocchi l’emorragia.

Lei cammina davanti a me. Se le dico che ho bisogno di aiuto per camminare perché mi sento debole ci crederebbe e correrebbe ad aiutarmi? Forse dovrei cadere…anche se conoscendola, sicuro non le importerebbe.
Giusto prima di entrare in infermeria si volta. Le tremano le mani.
«Mi dispiace molto Santana, non volevo…», se si mette a piangere, non so cosa fare. Non sono abituata a ad avere a che fare con ragazze piagnucolone. Non credo che a Belen sia scappata neanche una lacrima durante tutto il tempo in cui siamo uscite insieme. Infatti non sono molto sicura che Belen abbia i condotti lacrimali. Questo di lei mi piaceva, perché le tipe sensibili mi innervosiscono.
«Ehi, stai bene?», le domando.
«Se tutto ciò si viene a sapere non riuscirei a mai a farlo dimenticare. Dio se Mr. Shue chiama i miei genitori mi uccideranno, o almeno desidererei che lo facciano».
Lei continua a parlare e a tremare, come se fosse un auto senza freni con dei pessimi ammortizzatori.
«Brittany?».
«…e mia madre mi darà la colpa di tutto. Ammetto che è stata colpa mia, però diventerà isterica ed io dovrò spiegarle tutto e spero che…».
Prima che riesca terminare la frase grido: «Brittany!».

Mi guarda con un espressione così confusa che non so se sentire pena per lei o se sentirmi confusa io perché non la smetteva più di parlare. Sembrava che non si sarebbe mai fermata.
«Sei tu che stai diventando isterica!», le ricordo. Brittany ha gli occhi azzurri, così tanto da sembrare ghiaccio, ma ora sono scuri, quasi blu, spenti e vuoti come se si trovassero in qualche altro luogo. Guarda dappertutto osservando il suolo, alle sue spalle, in tutte le direzioni meno che nella mia.
«No, non è vero. Mi sento bene».
«E una merda, guardami», vacilla un istante.
«Sto bene», dice guardando ora uno degli armadietti presenti nel corridoio, «dimentica tutto quello che ho detto».
«Se non mi guardi dissanguerò qui e dovranno farmi una trasfusione. Guardami maledizione!», quando lo fa respira ancora con difficoltà.
«Che? Se vuoi dirmi che la mia vita è fuori controllo, già sono cosciente di ciò».
«Già so che non volevi farmi del male. E anche se sarebbe stato così, probabilmente lo meritavo», dico. Spero di giocare bene la materia in modo che la ragazza non scoppi in una crisi di nervi in mezzo al corridoio, «commettere errori non è un crimine, sai? A che serve avere una reputazione se non puoi rovinarla ogni tanto?».
«Non cercare di farmi sentire meglio Santana, ti odio».
«Anch’io ti odio. Ora per favore, andiamocene da qui. Non voglio che il bidello passi tutta la giornata a pulire il mio sangue dal pavimento, siamo parenti sai?».
Lei nega con la testa. Non crede che il bidello sia un mio parente. Bene, può essere che non sia esattamente un parente.

Invece di andarsene, la mia compagna di laboratorio apre la porta della infermeria in modo che entri. Credo che possa ancora comandare il suo corpo anche se continuano a tremarle le mani.
«Sta sanguinando», grida alla signorina Kioto, l’infermiera della scuola, che mi obbliga a sedermi in uno dei lettini.
«Cosa ti è successo?».
Guardo Brittany. Ha un espressione di preoccupazione come se la angosciasse che potessi farle del male proprio lì. Spero che l’angelo della morte abbia il suo stesso aspetto quando mi verrà a prendere per portarmi nell’ aldilà.
«Si sono aperti i punti», dico, «non è niente».
«E come è successo?», domanda l’infermiera mentre bagna un po’ di cotone e mi tampona la ferita. Trattengo il respiro sperando che la tortura finisca presto. Non voglio bestemmiare sulla mia compagna di laboratorio, soprattutto quando sto cercando di sedurla.
«L’ho colpita io», dice Brittany con un filo di voce.
«Per sbaglio», intervengo senza sapere esattamente perché cerco di proteggere una ragazza che mi odia e che probabilmente preferirebbe saltare la lezione di chimica per non essere in coppia con me.

Il mio piano con Brittany non stanno andando come speravo. L’unico sentimento che sembra sentire per me è odio. Immaginarmi Lucky sulla mia moto è molto più doloroso della merda disinfettante che la signorina Kioto sta sfregando contro la mia ferita.

Se voglio salvare la dignità e la mia Honda devo riuscire a restare da sola con Brittany. Può essere che la sua preoccupazione significhi che non mi odia del tutto. Non ho mai conosciuto una ragazza che tutto così programmato, che sappia con chiarezza quali sono i suoi obiettivi.
E’ un robot o questo mi sembra. Ogni volta che la vedo sembra recitare come una principessa assediata dalle telecamere. Chi avrebbe mai detto che un braccio sanguinante sarebbe riuscito a sconvolgerla.

Guardo Brittany. E’ concentrata sul mio braccio e sulle cure dell’infermiera. Magari fossimo nella biblioteca. Sono sicura che stava pensando di toccarmi. Mi sono eccitata solo al pensiero, qui davanti alla signorina Kioto.
«Ci vediamo giovedì dopo la scuola per lavorare alla bozza?», suggerisco e ho due ragioni per farlo. La prima è che davanti alla signorina Kioto devo smettere di pensare a Brittany nuda e la seconda è che voglio stare sola con lei.
«Giovedì sono occupata», dice.
Probabilmente ha piani con bocca da trota. E’ ovvio che preferisce stare con lui invece che con me.
«Allora venerdì», aggiungo provandola anche se non dovrei farlo. Mettere a prova una ragazza come Brittany potrebbe significare un duro colpo per il mio ego. Anche se l’ho presa in un momento vulnerabile e le tremano ancora le mani dopo aver visto del sangue. Ammetto che forse sono una cogliona manipolatrice.
Si morde il labbro inferiore. Un labbro che crede che sia del colore sbagliato.
«Neanche venerdì posso», la mia eccitazione ormai è sparita del tutto, «che ne dici di sabato  mattina?», suggerisce, «possiamo vederci nella biblioteca di Fairfield».
«Sei sicura di poter fare uno strappo alla tua pienissima agenda?».
«Zitta. Ci vediamo alle dieci».

«E’ un appuntamento», annuncio mentre la signorina Kioto, che ovviamente ci sta ascoltando, finisce di mettermi la benda sul braccio.
Brittany raccoglie i suoi libri, «non è un appuntamento Santana».

Prendo il mio libro ed esco correndo seguendola. Cammina da sola. La musica non ancora suona dagli altoparlanti, ciò significa che c’è ancora lezione.

«Può essere che non sia un appuntamento, ma mi devi un bacio. Mantengo sempre la parola data», ripeto.
Gli occhi della mia compagna di laboratorio da essere spenti si illuminano con intensità. In uno sguardo folle e ardente. Mmh, pericoloso. Le strizzo un occhio, «e cerca di non finire il lucidalabbra sabato. Dovrai rimettertelo dopo esserci baciate».

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
Brittany

Una cosa so per certo: non perderò la partita contro Santana Lopez. Per fortuna Mr. Shue ci ha tenuti occupati tutta la settimana facendo esperimenti, così non abbiamo avuto tempo per parlare tranne per decidere chi doveva accendere il fornellino.
Però ogni volta che vedo il braccio bendato di Santana mi ricordo del colpo che le ho dato.
Cerco di non pensare a lei mentre mi metto il rossetto pronta per la mia uscita con Sam. E’ venerdì sera, andremo a cenare e poi al cinema.

Dopo aver approvato il mio aspetto allo specchio e dopo aver indossato il bracciale di Tiffany’s che mi ha regalato per il nostro anniversario l’anno scorso mi dirigo verso la piscina in giardino, dove mia sorella sta facendo esercizio insieme al tuo fisioterapista. Mia madre con un cappello di paglia in testa riposa sulla sdraio, leggendo una rivista di decorazioni.

Nella scena regna la calma eccetto per la voce del fisioterapista che da istruzioni a Laura. Mia madre abbassa la sua rivista e vedo la sua espressione accigliata, «Britt non tornare più tardi delle dieci e mezza».
«Mamma il film inizia alle otto, tornerò quando finirà».
«Hai sentito quello che ti ho detto. Non più tardi delle dieci e mezza. Se devi uscire prima dal cinema per arrivare a casa in orario, allora esci. I genitori di Sam non rispetteranno una ragazza che non ha un orario di rientro».
Suona il campanello all’ingresso.
«Probabilmente è lui», le dico.
«Allora muoviti e vai ad aprire, un ragazzo come lui non aspetterà per sempre, già lo sai».
Vado correndo verso l’ingresso prima che mia madre lo faccia per me.
Sam appare sull’uscio della porta con una dozzina di rose in mano, «per te», dice sorprendendomi.

Ma per favore! Sono stata un’idiota per aver pensato a Santana così tanto questa settimana. Abbraccio il mio ragazzo e gli do un bacio sulle labbra, un vero bacio.
«Lascia che le metta in acqua», dico retrocedendo.
Canticchio allegra mentre vado in cucina, odorando la dolce fragranza delle rose. Metto dell’acqua in un vaso domandandomi se Santana abbia mai portato dei fiori ad una ragazza. Forse regala coltelli o qualcosa del genere, in modo che possano esserle utili quando non stia in sua compagnia.
Stare con Sam è così…noioso?
No, non siamo noiosi. Siamo prudenti.
Dopo aver tagliato la parle inferiore degli steli e aver messo il mazzo di rose nel vaso vado da Sam che sta parlando con mia madre nel giardino, cosa che non mi piace molto.
«Pronto?», gli domando.
Lui mi riserva un sorriso bianco di milioni di dollari.
«Si, accompagnala alle dieci e mezza», grida mia madre.
Come se una ragazza con un orario di ritorno abbia più valori. Che stupidaggine. Guardo Laura e mi passa la voglia di discutere.
«Sicuramente signora Pierce», risponde Sam.

Una volta accomodati nella sua Mercedes gli domando:«che film andremo a vedere?»
«C’è un cambio di programma: l’azienda di mio padre ha ricevuto i biglietti per vedere i Chicago Cubs. Abbiamo i posti proprio dietro il battitore. Tesoro andiamo a vedere i Cubbies».
«Fantastico, torneremo per le dieci e mezza?», gli domando perché non ho nessun dubbio che mia madre mi aspetterà davanti alla porta di casa.
«Si a meno che la partita non si prolunghi. Tua madre crede che ti trasformerai in una zucca ad una certa ora?».
«No, solo non voglio farla arrabbiare», dico prendendogli la mano.
«Non te la prendere, ma tua madre è un po’ strana. E’ davvero bella, non mi dispiacerebbe scoparmela, però è completamente pazza!».
«Sam! Mi hai appena confessato che ti scoperesti mia madre! Come sei disgustoso!», esclamo lasciandogli la mano.
«Dai Britt», dice guardandomi, «tua madre sembra più tua sorella gemella. E’ figa!».
Devo dire che mia madre fa molto esercizio fisico e ha il fisico di una trentenne essendo comunque una quarantacinquenne. Ma venire a sapere che il mio ragazzo la trova figa…una schifezza totale.

Allo stadio Sam mi conduce ai posti riservati all’azienda di suo padre. Il posto è pieno di gente importante, avvocati. Suo padre ci da il benvenuto mentre sua madre mia abbraccia e mi lancia un bacio prima di lasciarci per relazionarci con il resto della gente.
Osservo il mio ragazzo mentre parla con altre persone. Qui si sente come a casa, sta nel suo campo di gioco. Allunga la mano per salutare, sorride da orecchio a orecchio e risponde con sonore risate agli scherzi, abbiano o no ironia.

«Andiamo a sederci lì», suggerisce portandomi ai posti indicati dopo aver comprato degli hot dogs e delle bibite.
«Spero che l’anno prossimo entri ad Harris», dice a voce bassa, «così potrei passare più tempo con questi tipi».
Quando il signor Lundstrom appare al nostro fianco Sam adotta un tono molto serio. Definitivamente il mio fidanzato ha un dono speciale per prendere per il culo la gente.
«Ho sentito che vuoi seguire i passi di tuo padre», dice Mr Lundstrom.
«Si signore», risponde Sam e subito dopo si mettono a parlare di baseball ed economia o qualsiasi altra cosa che venga in mente a Sam per continuare a parlare con Mr. Lundstrom.

Verso le dieci meno un quarto mi rivolgo a lui e gli ripeto che non posso arrivare a casa in ritardo anche se la partita non è ancora finita. Lui mi prende la mano. Ho la sensazione che stia per scusarsi per non aver fatto molto caso a me durante la conversazione con Lundstrom.
Allora Mr. Lundstrom invita Mr. Wallace a unirsi al gruppo.
Mentre i minuti passano inizio ad agitarmi. C’è già stata abbastanza tensione in casa mia ultimamente non voglio aggiungerne.
«Sam…», dico stringendogli la mano con forza. Lui mi risponde circondandomi le spalle con il braccio.
Alla novantesima entrata, quando sono già le dieci passate, intervengo nella conversazione, «mi dispiace interrompere, ma Sam dovrebbe riportarmi a casa».
Mr. Wallace e Mr. Lundstrom  salutano con una stretta di mano Sam e subito dopo usciamo dallo stadio.

«Brittany sai quant’è difficile entrare ad Harris?».
«Proprio ora non mi importa Sam. Devo stare a casa alle dieci e mezza».
«Allora arriverai alle undici. Chiama tua madre e dille che stiamo in mezzo al traffico».
Sam non si immagina nemmeno come diventa mia madre quando è di cattivo umore. Per fortuna sono state molte le volte in cui ho evitato una loro conversazione. Non ha idea di come mi sento quando mia madre scarica tutta la sua rabbia su di me.

Ci incamminiamo verso casa neanche alle undici, ma alle undici e mezza. Sam continua ancora a parla della sua possibile entrata ad Harris mentre ascolta i commenti sulla partita alla radio.
«Devo andare», dico avvicinandomi per dargli un bacio veloce.
«Resta un po’», mi sussurra sulle labbra, «è da un’eternità che non ci divertiamo un po’ insieme, mi manca».
«Anche a me, ma è tardi», ripeto lanciandogli uno sguardo pieno di scuse, «passeremo più serate insieme».
«Presto spero».

Entro in casa già pronta per ricevere il sermone. Infatti così come mi aspettavo mia madre mi aspetta nell’ingresso con le braccia incrociate, «arrivi tardi».
«Lo so, mi dispiace».
«Credi di poter scansare le mie regole?».
«No».
Si lascia scappare un sospiro.
«Mamma davvero, mi dispiace. Invece di essere andati al cinema siamo andati ad una partita di baseball e c’era un traffico tremendo».
«Ad una partita di baseball? Siete stati in città tutto questo tempo? Vi avrebbero potuto attaccare!».
«Stiamo bene mamma».
«Credi di sapere tutto Brittany, ma non è così. Potresti stare distesa morente in qualche scuro vicoletto della città mentre io penso che tu stia al cinema».
«Sono sempre prudente quando vado in città mamma e poi ero con Sam».
«Non voglio sentire nessuna scusa Brittany. Non hai neanche pensato di chiamare per riferimi il cambio di piano?».
«Non ci ho pensato».
«Qualche volta pensi alla tua famiglia? Il mondo non giro attorno a te Brittany».
«Lo so mamma. La prossima volta prometto che chiamerò».

Il sabato mattina vengo svegliata da un urlo di mia madre. Seccata sposto le coperte, mi alzo e mi dirigo velocemente al piano di sotto per vedere a cosa si deve tanto baccano.

Laura sta nella sua sedia a rotelle di fronte al tavolo della cucina. Ha la bocca piena e si è sporcata la maglia e i pantaloni. Sembra una bimba invece che una ragazza di vent’anni.
«Laura! Se lo fai un’altra volta ti mando in camera», le grida mia madre prima di mettere un piatto pieno di qualche miscuglio sulla tavola.
Laura lo lancia sul pavimento e mia madre si trattiene dal gridare lanciando uno sguardo severo a mia sorella.
«Ci penso io», dico correndo da Laura.
«Non la coccolare troppo Brittany», avverte mia madre, «se non mangia la alimenteremo con una flebo, ti piacerebbe?.

Non sopporto quando mia madre fa così. Immagina sempre il peggio invece di cercare di aggiustare ciò che non va bene. Quando Laura posa gli occhi su di me vedo la stessa disperazione.
Mia madre indica Laura con un dito e dopo il cibo sparso sul pavimento.
«Questa è la ragione per cui sono mesi che non ti porto in un ristorante», le dice.
«Mamma aspetta», la prego, «non peggiorare le cose, Laura è già alterata, a che serve lanciare ancora più fango sulla questione?».
«Ed io?».

La tensione si spazio di nuovo nella stanza, ma nasce anche dentro di me e si estende per tutto il corpo fino ad arrivare alle dita delle mani e dei piedi, «questo non ha niente a che vedere con te mamma! Perché credi sempre che tutto si riscontri su di te?», grido, «non ti rendi conto che Laura si sente ferita? Invece di rimproverarla perché non ti fermi un attimo a pensare a cosa può essere andato male!».

Senza pensarlo due volte prendo un tovagliolo, mi inginocchio al lato di mia sorella ed inizio a pulirle i pantaloni.
Prima che riesca a finire Laura mi afferra i capelli e inizia a tirare con forza. Con tutta questa situazione mi sono dimenticata che Laura ha preso l’abitudine di tirare i capelli ultimamente.
«Ai», esclamo, «Laura smettila, per favore!».
Cerco di liberarmi, ma mi risulta impossibile. Mia madre sta gridando, il cibo vola per la cucina ed inizio a sentire il cuoio capelluto bruciare come carne viva.
Mia madre la afferra per le nocche così come ci aveva raccomandato il dottore e finalmente riesce a liberarmi dalle sue mani.

Subito dopo cado al suolo e mi porto una mano dietro la testa.
Laura sorride.
Mia madre aggrotta le sopracciglia.
E le lacrime iniziano a bagnare le mie guance.
«La porto dal Dr. Meir ora», dice mia madre agitando la testa, lasciando in chiaro che sono io la colpevole di tutta questa situazione, «questa situazione ormai è incontrollabile. Brittanu prendi la macchina di tuo padre e vai all’aeroporto a prenderlo, il suo volo arriva alle undici. E’ il minimo che puoi fare per aiutarci».

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