Laudano

di ElisaJ7B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flashback ***
Capitolo 2: *** Segreto ***
Capitolo 3: *** A mali estremi... ***
Capitolo 4: *** ...estremi rimedi ***
Capitolo 5: *** La cura ***



Capitolo 1
*** Flashback ***


Alexander era seduto su una poltrona della sua camera, sorseggiando del the.

 

Senza fretta, beveva il liquido caldo e delicato, borbottando silenziosamente.

Era tarda sera, i suoi lavori erano già stati svolti durante il giorno, lasciando un momento per pensare un po’.

Si passò una mano tra i suoi lunghi capelli bianchi, mentre con l’altra appoggiava la tazzina sopra il tavolo.

 

Avrei dovuto stare più attento. Sembra ieri la prima volta in cui Daniel è venuto nella mia stanza, cercando un rimedio.

Sono stato troppo negligente. Ho fatto un errore, imperdonabile.

 

Il barone chiuse gli occhi e si lasciò andare, immergendosi nel ricordo.

 

***

 

Quella notte, avvenuta circa quattro mesi prima, Daniel si svegliò sudato nel proprio letto.

Il cuore batteva forte e il corpo tremava, solo al pensiero dell’incubo che aveva appena fatto.

L’Ombra, una mostruosa creatura che gli stava dando la caccia, gli impediva di dormire, trascinandolo nell’oblio.

 

Le prime sere in cui il ragazzo aveva cominciato ad abitare nel castello del barone, rimase nella sua camera ad aspettare l’arrivo del giorno.

Quella notte però, la paura ebbe la meglio contro le buone maniere e costrinse Daniel ad andare a svegliare Alexander.

 

Si bagnò un po’ il viso per calmarsi e uscì scalzo dalla stanza. Percorse al buio i lunghi corridoi in marmo, freddi e paurosi.

Le armature poste ai lati delle vie erano imponenti e terribili, facendo sobbalzare il povero ragazzo alla vista di ognuna.

 

Finalmente, dopo tanto cercare, vide una luce filtrare da sotto una porta.

Daniel si dette coraggio e bussò alla camera del barone. Alexander lo invitò ad entrare, era seduto su una poltrona a leggere un libro.

La faccia del barone era impassibile, ma sotto sotto era sorpreso del fatto che il ragazzo fosse venuto a cercarlo a quell’ora tarda della notte.

 

In quel momento Daniel si rese conto che probabilmente lo stava disturbando e che non avrebbe dovuto trovarsi in suo cospetto in vestaglia.

Cominciò a balbettare. “M-mi perdoni, barone. Non avevo intenzione di svegliarla…”

“Non stavo dormendo, come puoi ben vedere. Perciò non puoi avermi svegliato.” Rispose con calma Alexander.

“Dimmi, qual è lo scopo della tua visita? C’è qualcosa che non è di tuo gradimento? I servi ti hanno creato qualche problema?”

 

Daniel si bloccò. Non solo era andato a disturbarlo a notte fonda, ma poteva anche aver insinuato che l’ospitalità elargita dal barone non fosse sufficiente.

Il ragazzo arrossì di colpo e iniziò a farfugliare delle risposte. “No, no! È tutto perfetto, incantevole. Sono venuto da lei perché ho avuto un terribile incubo.

Sempre lo stesso da qualche settimana. Mi chiedevo se lei potesse aiutarmi a riaddormentarmi.” Daniel si toccava i capelli nervosamente.

Era ancora scosso dal brutto sogno e aveva bisogno di calmarsi.

 

“Certo, vieni. Siediti accanto a me. Puoi leggere qualcosa mentre preparo del the.”

“No, grazie, non è necessario…”

“Non vorrai offendermi, spero.” Alexander pronunciò con un tono strano l’ultima parola. Ciò zittì Daniel e lo fece sedere su una poltrona senza altre storie.

Prese in mano il libro che il barone stava leggendo, probabilmente era di poesia. Era scritto in tedesco, così il ragazzo non lo poté leggere non conoscendo la lingua.

Osservava le figure e si immaginava quali poesie potessero raffigurare.

 

Poco dopo, la bevanda era pronta e Alexander ne versò un po’ in una tazzina per il ragazzo.

Dopo aver bevuto insieme qualche tazza di the, Alexander accompagnò  Daniel nei suoi alloggi.

 

“Va un po’ meglio?”

Chiese l’uomo più vecchio con la sua voce baritonale e profonda.

“No. Ho paura ad addormentarmi di nuovo. Non voglio essere trascinato nell’oscurità un’altra volta.”

“Capisco… aspetta qui.” Il barone uscì dalla stanza degli ospiti lasciando Il ragazzo un po’ da solo.

 

Non posso permettermi di non dormire mai. Devo trovare una soluzione.

 

Pensò Daniel. Fino a quel momento il suo corpo resisteva alle notti passate insonni, ma le energie erano sempre meno ed era perennemente stanco.

Poco più tardi rientrò Alexander con una piccola fiala in mano.

“Prendi.” Disse, porgendogliela.

Daniel la esaminò con attenzione.

“Che cos’è?”

“È Laudano. Un potente sedativo che permette un sonno privo di sogni. Per stasera puoi prenderlo, ma devi fare attenzione.

È molto pericoloso, potrebbe danneggiare la tua salute irrimediabilmente.”

 

Il ragazzo aveva smesso di ascoltare dopo la parola ‘sedativo’, stappò il cilindro di vetro e ne bevve il contenuto.

Era un liquido dolce, leggero, che non aveva mai provato.

 

Sentì le pupille dilatarsi, la testa girare e il proprio corpo cedere.

 

Da in piedi le gambe crollarono sotto il suo peso e Alexander lo prese appena in tempo prima che si schiantasse sul pavimento.

Daniel respirava piano, completamente addormentato. Il barone lo sdraiò sul letto e si allontanò, lasciandolo riposare.

 

***

 

Da quella notte, venne ogni sera a chiedermi del Laudano e io, inconsciamente, gliene detti.

Avrei dovuto negarglielo sin dall’inizio, così non saremmo arrivati a questa situazione.

 

Pensò Alexander.

Prese un altro sorso di the dalla tazza di fronte a sé.

 

La sua mente non reggerà. Il suo fisico ha già mostrato segni di cedimento, durante le torture, i pasti, quasi sempre.

Non avrei mai dovuto dargliene una dose. Pensavo fosse più responsabile.

 

Si alzò dalla poltrona, si diresse verso la finestra e la chiuse.

Poi andò verso un armadietto, aprendolo, rivelò decine e decine di fiale di Laudano.

Le accarezzò dolcemente e sorrise.

 

Non mi porterete via Daniel, mi serve ancora.

Con gli incubi o meno, lo costringerò a dormire senza di voi.

È stato infettato dal vostro veleno, ma troverò un modo per fargli ritrovare la ragione.

 

Sbattè con forza l’anta, facendo tremare i cilindri al suo interno.

Alexander tornò a sedersi sulla poltrona, per leggere e sorseggiare il the.

 

Qualche stanza più in là, Daniel dormiva profondamente.

 

Aveva già preso la sua razione di sedativo un paio di ore prima e si godeva il tanto agognato riposo.

Il Laudano era come una benedizione, una droga per lui.

 

Non poteva fare più a meno di quel dolce sapore, prima di svenire dolcemente sul letto degli ospiti.

Sentiva che nel suo corpo c’era qualcosa che non andava, ma aveva deciso di ignorarlo.

Pur di non rivivere quegli incubi avrebbe fatto questo ed altro.

 

Voleva solo che questa situazione passasse il prima possibile.

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Capitolo 2
*** Segreto ***


Daniel si svegliò lentamente nel proprio letto.

 

Le coperte lo avvolgevano completamente, rallentando ogni movimento.

Con gli occhi chiusi, il ragazzo si godeva il tiepido calore della candela, che doveva essere nei paraggi.

Daniel si sentiva piuttosto intontito, ma ormai ci si era abituato.

 

Il Laudano confondeva i suoi sensi, soprattutto la vista.

Per quanto riguarda l’udito, al ragazzo sembrava di essere all’interno di una bolla di sapone.

I rumori erano attutiti e confusi, tra cui si distinse un colpo di tosse per attirare l’attenzione.

 

Il ragazzo aprì finalmente gli occhi e seduto su una sedia accanto al letto vide Alexander.

Il barone indossava la solita espressione impassibile, sebbene un accento di preoccupazione fosse appena percettibile.

 

Daniel lo salutò pigramente.

“Buongiorno signore”, aggiungendo un timido sorriso.

“Non è più giorno.” Il tono di voce di Alexander era più basso del solito, con un velo di impazienza.

“Dato che sono le nove di sera.” “Ma cosa…?” Daniel era sconcertato.

 

Il barone si passò una mano tra i capelli, cercando di rimanere il più calmo possibile.

“Mentre stavamo attuando una tortura, all’improvviso sei svenuto e caduto per terra.

Così, dal niente. Un attimo prima eri con la sega in mano a fare il tuo lavoro; e un attimo dopo eri disteso sul pavimento.”

 

Il ragazzo si nascose sotto le coperte, imbarazzato.

 

Alexander si avvicinò per fargli una carezza, il tono di voce un po’ più addolcito.

“Il tuo corpo sta cedendo, Daniel. Dobbiamo interrompere la cura del Laudano. Finirà per ucciderti.”

 

Daniel si rese conto che senza il sedativo gli incubi sarebbero tornati e con una mano allontanò bruscamente quella del barone.

 

“No! Sono in grado di farcela, posso resistere!”

“Non temere. Non smetterai subito. Per adesso ci limiteremo a diminuirne la quantità.

Ricomincerai a percepire le cose come prima nell’arco di un paio di settimane. Dopo, smetterai di prendere il Laudano definitivamente.”

 

Le parole di Alexander suonavano dure alle orecchie di Daniel, che iniziava ad essere preso dal panico.

“E… e quando gli incubi torneranno?” Il respiro del ragazzo era diventato irregolare e le sue mani tremavano.

 

No. Gli incubi non torneranno. Non lo permetterò.

 

Pensava, fissando le coperte sotto di sé.

“Troveremo una soluzione in questi giorni. Per adesso, riposati. Sei ancora stordito, per stasera salterai la razione di Laudano.”

Detto ciò, il barone si alzò dalla sedia e si diresse velocemente alla porta. Gli occhi di Daniel si spalancarono.

 

Aveva davvero intenzione di lasciarlo una notte senza il sedativo?

Appena Alexander chiuse il portone, il ragazzo schizzò fuori dal letto e lo rincorse.

“La prego! Non posso dormire senza.”

La sua voce si era ridotta a un piagnucolio, quasi come quello di un bambino.

 

L’uomo più anziano accellerò il passo.

“No. Non morirai se una notte non avrai del Laudano.” Disse freddamente dirigendosi alla sua stanza.

“La supplico…” Daniel insisteva. Il barone entrò nella propria camera, ma il ragazzo fu più veloce e sgattaiolò dentro anche lui.

 

“Daniel, esci immediatamente dalla mia stanza.”

“Non finché non mi avrà dato il sedativo.” Si impuntò il ragazzo.

“Perché sei così testardo?” Alexander alzò gli occhi al cielo.

“Va bene. Ti concederò mezza fiala di Laudano.”

Scavalcando Daniel, il barone si condusse all’armadietto. Lo aprì, prese una provetta e poi lo richiuse.

 

Il ragazzo rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto una tale quantità del suo liquido dolce e verde tanto agognato.

“Vado a prendere un bicchiere dove versare la metà di domani. Nulla deve andare sprecato.” Disse Alexander. Poi uscì dalla sua camera.

 

Daniel fissava l’armadio. Avrebbe tanto voluto allungare la mano e afferrare tutte le fiale, berle fino a rimanere svenuto per un mese intero.

Uscì da quel sogno pensando alla reazione che avrebbe scatenato nel barone. Rabbia, sicuramente. Mista a disgusto e pena.

Al pensiero si allontanò dall’armadietto, ma non riusciva a distogliere lo sguardo.

Ad un tratto gli venne un idea.

 

Non si accorgerà di certo se prendo qualche fiala. Nel caso la mezza razione non basti.

 

Con foga aprì le ante di legno e afferrò un bel po’ di fiale, nascondendole nella vestaglia.

Sentendo i passi di Alexander, richiuse tutto in fretta e furia  e si sedette sul letto, con aria innocente.

Il vecchio uomo entrò nella stanza e appoggiò il bicchiere su un tavolo, andando a rimettere la boccetta piena a metà nell’armadietto.

Alexander borbottò piano “Che strano… mi sembrava di averlo richiuso per bene, invece è socchiuso.”

 

A Daniel gelò il sangue.

Se lo avesse perquisito e avesse trovato le fiale addosso a lui, cosa sarebbe potuto succedere? Probabilmente lo avrebbe punito.

“Mah, forse le ante sono troppo vecchie e si saranno riaperte da sole. Daniel, sei così pallido, stai bene?”

Il barone era sereno. Forse non si era accorto di nulla.

 

Daniel cominciò a dire molte frasi insieme, voleva soltanto uscire al più presto da quella stanza.

“Si… cioè, no! M-mi sento solo molto stanco.  Prendo il bicchiere di Laudano e vado a letto. Buona notte!”

 

Agguantò il bicchiere con la mano sinistra, mentre con la destra nascondeva il bozzo che si era formato nella veste, che nascondeva il bottino.

Aprì la porta con il gomito, senza farsi scoprire e mise un piede fuori dalla camera quando Alexander lo chiamò.

“Daniel.” Il ragazzo si bloccò.

 

Si girò lentamente e con un sorriso finto disse “…si?”

“Mi prometti che riuscirai a non farne più uso? La tua vita mi sta scivolando tra le dita, come la sabbia.

Come faccio a proteggerti dall’Ombra, quando devo proteggerti anche da te stesso?”

 

Il volto del barone era indecifrabile come sempre, ma il tono di voce lo ingannò, rivelandosi preoccupato.

Daniel allargò il sorriso e rispose gioiosamente “Certo! Sono sicuro che grazie ai suoi consigli ci riuscirò. A domani!”

 

E corse via lasciando la porta aperta dietro di sé.

Alexander era piuttosto perplesso, ma non ci prestò attenzione.

Chiuse il portone e si sedette sulla solita poltrona per leggere.

 

Ah! Per un attimo ho pensato che mi avesse scoperto! Si, riuscirò a smettere, ma solo quando il Laudano sarà finito.

 

Rise tra sé e sé, rallentando il passo verso la stanza degli ospiti.

Appena entrato nella sua camera, tolse le fiale dalla vestaglia e le appoggiò sul letto.

 

Dove potrei nasconderle? I servi del barone potrebbero trovarle mentre fanno le pulizie.

 

Daniel si guardò in giro.

Pensò di nasconderle sotto il letto, ma aveva paura che con il proprio peso le avrebbe rotte.

Guardò il pavimento, ma le piastrelle erano tutte perfettamente allineate.

Però vicino all’ingresso individuò una mattonella un po’ scheggiata.

 

La sollevò e sotto vide che c’era spazio appena per qualche piccolo oggetto.

Ci mise delicatamente dentro le sue preziose fiale e la rimise al suo posto.

 

Vista da fuori sembrava solo una piastrella rotta, ma sotto custodiva un enorme tesoro.

Soddisfatto, Daniel bevve il suo bicchiere di Laudano e svenne sul proprio letto.

Riposava tranquillo sotto le coperte, con la certezza che per un bel po’ non avrebbe avuto incubi.

 

Almeno finché il suo segreto rimarrà tale.

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Capitolo 3
*** A mali estremi... ***


Le due settimane passarono in fretta.

 

Perciò, come promesso, Alexander interruppe la cura.

Fino a quel momento, Daniel si era accontentato delle dosi elargite dal barone.

A questo punto, fu costretto a utilizzare le fiale che aveva sottratto all’armadietto tempo fa.

 

All’inizio, andò tutto bene.

Alexander non sospettava minimamente che il ragazzo avesse nascosto del Laudano.

 

Poi le fiale finirono.

 

***

 

Daniel bevve con rammarico l’ultima dose di Laudano, per poi addormentarsi nel suo letto.

Il giorno seguente si riunì con Alexander per fare colazione. Il barone iniziò ad elogiarlo.

“Daniel, sono davvero soddisfatto di te, hai fatto grandi progressi.

Sono più di tre settimane che non vieni da me a causa degli incubi.

E senza aver bisogno del Laudano.”

 

Il ragazzo rimase muto. Da quando la cura era stata interrotta, lui prendeva il sedativo di nascosto.

Per non rispondere, prese una fetta di pane e iniziò a mangiarla.

 

Almeno adesso non devo più mentire. Cosa farò ora che il Laudano è finito…

 

“Daniel?” Il giovane alzò la testa di scatto.

Si era perso nei suoi pensieri e Alexander lo stava chiamando.

“Sbrigati a finire la colazione e andiamo a lavorare.” lo rimproverò.

 

Daniel finì di mangiare e si recarono alle prigioni. Dopo una lunga giornata, arrivò il momento di andare a dormire.

Daniel si stese sotto le coperte e cominciò a rilassarsi. Poco dopo si addormentò, ma non molto a lungo.

 

Sembrava che gli incubi lo stessero aspettando, con il tempo aveva dimenticato quanto fossero terrificanti.

Si svegliò di soprassalto e sudato nel suo letto. Attese l’arrivo del giorno leggendo, passando la notte insonne.

Le notti successive si ripeterono allo stesso modo. Non appena si addormentava, gli incubi lo spaventavano tanto da costringerlo a svegliarsi.

 

Occhi spalancati, corpo tremante e la bocca aperta che non riusciva a prendere aria. La sua vita senza Laudano era diventata un inferno.

 

***

 

Dopo molti giorni, Daniel si era ridotto a uno straccio.

 

Privato del sonno e dall’appetito, il suo fisico si stava indebolendo sempre più.

Una sera, il ragazzo era seduto sul suo letto.

 

Siamo tornati al punto di partenza… e Alexander non ha ancora trovato un rimedio. Io non ce la faccio più…

 

Scoppiò a piangere.

Le lacrime rigavano il suo volto, raggiungendo le labbra con il loro sapore salato.

Daniel iniziò a singhiozzare piano, per paura di essere scoperto dal barone.

 

Il giovane era diventato instabile, non riusciva più a gestire le proprie emozioni.

 

Devo avere del Laudano! All'istante!

 

Daniel si alzò di scatto con i pugni serrati.

Sgattaiolò fuori dalla stanza silenziosamente e andò alla camera del barone. I suoi occhi erano sbarrati, a causa della follia e per vedere meglio al buio.

Percorse i corridoi di marmo senza paura, data l’importanza dell’obiettivo. La luce nella stanza era accesa, riusciva a vederla da sotto la porta.

 

Si avvicinò piano e appoggiò l’orecchio sul portone di legno. Non sentendo rumori, Daniel afferrò la maniglia e sbirciò all’interno della stanza.

Era vuota. Entrò velocemente e richiuse la porta dietro di sé.

 

Rapidamente si diresse all’armadietto, ma si bloccò.

I suoi occhi, sebbene sembrasse impossibile, si allargarono ancora di più per la sorpresa. Il suo respiro si fermò e le mani iniziarono a tremare.

 

L’armadietto era stato chiuso con un lucchetto.

Daniel si avvicinò al piccolo oggetto metallico, attaccato in mezzo alle ante. Lo prese delicatamente tra le dita e lo osservò.

Sembrava molto resistente, con una piccola incavatura nella parte in basso.

 

Una chiave! Il lucchetto deve avere una chiave!

 

Pensò velocemente. Daniel cominciò a cercarla per tutta la stanza. Aprì tutti i cassetti, le ante e le scatole all’interno della camera.

Controllò tutte le mattonelle, poi sotto il letto e dietro i quadri. Sbirciò perfino all’interno del servizio da the, appoggiato sopra un tavolo accanto alla poltrona.

 

Dieci minuti dopo, la camera era a soqquadro.

E non aveva trovato la chiave.

 

Il respiro di Daniel era diventato molto pesante, per la fatica e l’insuccesso. Con rabbia, cominciò a tirare pugni alle ante dell’armadietto, nel pieno della pazzia.

 

Prima o poi cederanno! E il Laudano sarà mio, tutto mio!

 

“DANIEL!”

Il ragazzo si fermò all’improvviso e lentamente si voltò.

 

Sulla soglia della camera c’era Alexander, impassibile come sempre. Con le mani sui fianchi.

“Potresti dirmi, di grazia, che cosa sta succedendo? Hai distrutto la mia camera. Guardati intorno. Hai combinato un disastro.”

 

Ma il ragazzo non lo stava ascoltando. Il suo unico obiettivo era trovare la chiave per l’armadietto.

 

Deve averla addosso! È per questo che non l’ho trovata!

 

Daniel si avventò sul barone e lo buttò a terra, stendendosi su di lui.

Freneticamente cominciò a cercare nelle tasche della camicia e dei pantaloni.

 

“Daniel! Che cosa stai facendo?!”

“La chiave! Dove hai messo la chiave?”

“Di cosa stai parlando?” Alexander non riusciva a capire cosa stesse accadendo.

La follia aveva donato al giovane una forza irrompente, alla ricerca dell’oggetto prezioso.

 

Il vecchio uomo cercò di allontanarlo, ma Daniel continuava a cercare.

Finalmente, trovò la chiave nella tasca interna della giacca rossa del barone.

 

Si alzò con un balzo e si diresse all’armadietto. Alexander si alzò velocemente, lo prese per le spalle e lo girò.

Rimase spaventato dall’espressione macabra del ragazzo, ma iniziò a parlare.

“Daniel, cosa ti succede? Non eravamo riusciti ad allontanarti dal Laudano? Troveremo una soluzione, vedrai. Basta solo aspettare che…”

 

Il giovane si liberò dalla morsa del barone e gli tirò un pugno in pieno viso.

“Lasciami stare!” Urlò, tornando all’armadietto. Le sue mani tremavano e non riusciva a fare entrare la chiave nel buco della serratura.

 

Dopo molti tentativi, riuscì a sbloccarlo e buttare il lucchetto sul pavimento.

Aprì le ante vittorioso e stette qualche secondo ad ammirare le fiale contenenti il liquido verde.

Allungò una mano lentamente per prenderle.

 

Poi sentì un forte dolore alla testa, una calda sensazione e poi tutto diventò buio.

Daniel si ritrovò svenuto sul pavimento della camera di Alexander.

 

Il barone, con ancora i resti della teiera in mano, guardava il ragazzo.

Daniel era disteso per terra, in un lago del suo stesso sangue misto a the.

I cocci dispersi ovunque. Il barone raccolse i pezzi di porcellana del servizio da the borbottando.

 

Buttò i resti in un angolo della stanza e rimase a fissare Daniel.

“A mali estremi…”

 

Si avvicinò a lui, si abbassò e lo prese delicatamente in braccio.

Daniel aveva un’espressione triste, la bocca leggermente aperta.

 

“…estremi rimedi.”

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Capitolo 4
*** ...estremi rimedi ***


Il risveglio di Daniel fu tutt’altro che piacevole.

 

Appena aprì gli occhi non vide altro che buio.

L’unico suono percettibile era quello del suo respiro.

Daniel sentì un forte dolore alla nuca e fece come per toccare il punto colpito, ma qualcosa glielo impedì.

I suoi polsi erano stati incatenati alle pareti. le catene producevano un lieve rumore metallico ad ogni movimento.

 

Il panico cominciò a prendere possesso del corpo di Daniel.

L’oscurità lo opprimeva, impedendogli di urlare.

Sentiva le gambe tremare e anche le caviglie erano state bloccate al muro.

 

I vestiti sembravano soffocarlo e la camicia non riusciva a proteggerlo dal freddo della stanza.

Essendosi abituato al buio, Daniel cominciava a distinguere qualche figura.

Vide in lontananza un tavolo, con sopra una persona, ormai morta.

L’aria umida dava fastidio al ragazzo, attivando qualcosa nella sua testa.

 

Era un luogo che conosceva.

Ad un tratto spalancò gli occhi, capendo dove si trovava. Era all’obitorio.

 

Come ci sono finito? Dov’è Alexander?

 

Un rumore lo distrasse dai suoi pensieri.

Qualcuno stava arrivando, aveva sentito la porta chiudersi.

Daniel sperava con tutto sé stesso che non fosse un servitore del barone, perché gli incutevano molto terrore.

 

Invece poco dopo apparì Alexander, con oggetti di vario tipo in mano.

Il ragazzo si tranquillizzò, inconsapevole di ciò che stava per accadere.

 

Il vecchio uomo appoggiò i suoi utensili su un tavolo nella stanza, quasi ignorando Daniel.

Tra essi scelse un piccolo contenitore di vetro e un pugnale.

Alexander si avvicinò minacciosamente a Daniel con l’arma saldamente chiusa nella sua mano.

 

Il ragazzo rimase pietrificato, non riuscendo a capire.

Con totale indifferenza, il barone tagliò la manica del braccio sinistro, lasciando la pelle scoperta.

Daniel avrebbe voluto parlare o allontanarsi, ma la paura non glielo permise.

Il barone affondò il coltello nel braccio del ragazzo, molto in profondità.

 

Daniel iniziò ad urlare di dolore, mentre Alexander estraeva il pugnale e posizionava con calma la boccetta sotto la ferita.

Il sangue colava piano all’interno di essa. Quando si fu riempita, il barone chiuse il contenitore e lo appoggiò sul tavolo.

Pulì il pugnale leccando via il sangue da sopra di esso. Poi prese un pezzo di stoffa e lo legò intorno al braccio.

 

La sua espressione era impassibile.

“Ho prelevato un po’ del tuo sangue. Per vedere quanto Laudano circola all’interno del tuo corpo.

Per quanto riguarda le catene, sono stato costretto. Non sei più in grado di gestire le tue emozioni.”

“Liberami!” urlò Daniel. Il dolore gli aveva dato vigore.

 

Alexander fece un gesto lento con la mano, con tutta calma riprese il discorso.

“Vedi? Devi comprendere che non puoi essere aggressivo quando ti pare e piace. E io conosco un modo perfetto per fartelo capire.”

Si avvicinò al tavolo e prese in mano una frusta, di quelle con più punte. Anche se per pietà ne aveva tolto i chiodi alle cime.

 

Daniel avrebbe voluto urlargli qualcosa contro, ma il buon senso lo fece tacere.

Alexander cominciò a frustarlo sulle gambe, per poi salire fino al torace.

I colpi risuonavano nella piccola stanza, insieme alle urla e i gemiti del ragazzo.

Le sferzate tagliavano gli indumenti, lasciando intravedere la carne bianca e sanguinante.

 

L’espressione del barone non era cambiata affatto.

Rimase impassibile per tutta l’esecuzione. Nel suo volto non si leggeva né piacere né disgusto.

 

“Basta, la prego!” Daniel supplicava Alexander, ma il tono di voce era sempre arrogante.

Il barone si fermò, ma solo per dare fiato al ragazzo. Daniel riusciva a malapena a respirare, per il dolore e la paura.

“Smetterò solo quando avrai capito la lezione” Affermò il barone.

 

Senza preavviso ricominciò a frustare, con ritmo regolare.

Daniel urlò ancora, ma poco alla volta smise di emettere suoni.

Se voleva essere perdonato, doveva rimanere in silenzio durante la tortura.

Alexander lo pretendeva sempre dai prigionieri.

 

Per sopportare meglio il dolore, Daniel chiuse gli occhi.

Si lasciava scappare qualche gemito ogni tanto, ma sembrava che il vecchio uomo li ignorasse.

Dopo molto tempo, le frustate cessarono. Il corpo del ragazzo tremava e non aveva coraggio per aprire gli occhi.

 

Daniel sentiva un rumore di passi, il barone stava tornando al tavolo.

Tutto il corpo era in fiamme, il sangue scendeva in molti punti del corpo.

Qualche lacrima scese sulle guance di Daniel. Aveva cominciato a singhiozzare piano piano.

 

Farò tutto quello che dice Alexander. Non disubbidirò mai più.

Lui ha sempre ragione… sempre ragione…

 

Aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi Alexander a pochi centimetri dal proprio volto, spaventandosi.

Da quella vicinanza notò che i suoi occhi non erano entrambi dorati come aveva sempre creduto, il destro era azzurro.

Quegli occhi bicromatici lo scrutavano impassibili, come se potessero leggergli l’anima.

 

Ammaliato da quegli occhi, Daniel non aveva visto che Alexander lentamente aveva avvicinato il pugnale alla sua gola.

Quando se ne accorse era troppo tardi, anche se comunque non avrebbe potuto fare niente.

Il barone accarezzò le sue clavicole con il freddo metallo, lo sguardo sempre fisso negli occhi verdi del ragazzo.

 

Daniel aveva smesso di respirare per il terrore.

Una mossa falsa e Alexander avrebbe potuto ucciderlo senza rimorsi.

 

Chiuse gli occhi di nuovo e bisbigliò.

“La prego, signore, non mi uccida…”

La sua voce era simile a uno squittio, il cuore gli batteva forte.

 

Sentì il coltello allontanarsi dalla sua gola, ma nulla era sicuro con il barone vicino.

“…per favore.”

Uscì un ultimo suono strozzato, prima di iniziare a piangere.

 

Sentì la mano di Alexander sulla propria guancia e Daniel sussultò di paura.

Con le dita, il vecchio uomo cominciò a pulirlo dalle lacrime con qualche carezza.

Daniel aprì gli occhi. L’espressione del barone era leggermente cambiata.

Era pur sempre severa, ma un accenno di sorriso era leggibile.

 

“Non ti ucciderò, Daniel. Però dovrai mostrarmi un po’ più rispetto se non vuoi che lo faccia.”

Daniel era rimasto a bocca aperta per lo stupore. Alexander appoggiò nuovamente il coltello sul tavolo e prese il contenitore di vetro.

Si voltò verso Daniel e disse “Adesso andrò ad esaminare il tuo sangue. Per un po’ dovrai rimanere incatenato, il tempo necessario per trovare una cura.”

 

Detto ciò, si diresse alla porta e uscì, lasciando Daniel da solo.

Non era mai stato così vicino alla morte come in quel momento.

Se avesse potuto si sarebbe accasciato sul pavimento, ma le catene glielo impedivano.

 

Le ferite bruciavano, capendo a cosa servisse l’umidità della stanza.

Il freddo mitigava il dolore.

 

Alexander aveva pensato proprio a tutto.

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Capitolo 5
*** La cura ***


Erano passati ormai tre giorni da quando Daniel era stato rinchiuso nell’obitorio.

Alexander gli portava del cibo due volte al giorno, controllando che le catene non fossero troppo strette.

 

Daniel cominciava a ravvedersi.

Non sentiva più l’inarrestabile bisogno del Laudano, in parte perché aveva altro a cui pensare.

Le rare volte in cui riusciva a chiudere gli occhi, le urla dell’Ombra lo riportavano subito alla realtà.

 

Devo avere un aspetto orribile…

 

Pensava Daniel. Infatti sul volto aveva un bel paio di occhiaie e gli occhi erano spenti.

Vicino alle ferite il sangue si era consolidato e il suo stesso odore lo faceva quasi vomitare.

La posizione era molto scomoda, ma sapeva che non sarebbe durata troppo a lungo.

L’unica cosa che poteva fare era fantasticare su che medicina gli avrebbe proposto il barone.

 

Chissà che tipo di cura starà progettando Alexander. Spero soltanto ne trovi una in fretta.

 

***

 

La quarta sera, quando Alexander andò da Daniel, non aveva del cibo con sé.

Si avvicinò al ragazzo e lo liberò dalle catene. Lo aiutò a reggersi in piedi e poi iniziò a dare ordini.

“Ho fatto preparare dai miei servi un bagno per te. Non appena ti sarei pulito e cambiato, vieni nella mia camera.”

Detto questo si diresse alla porta e uscì frettolosamente.

 

Daniel in questi ultimi giorni aveva capito che recare dispiacere al barone non portava mai a buoni risultati, così ubbidì e uscì dall’obitorio.

Ad attenderlo nel luogo designato, c’era una meravigliosa vasca piena d’acqua calda. Il ragazzo si spogliò e si immerse al suo interno.

Subito sentì un brivido di piacere nella schiena. Dopo così tante ore passate in quella stanza fredda e umida, era come se fosse andato in paradiso.

 

Con calma si insaponò, pulendo con cura ogni parte del corpo.

Poi si stese nella vasca e si mise a rilassarsi. Qualche stanza più in là, Alexander era disteso sul proprio letto.

 

“Daniel è un ragazzo davvero lento…” bofonchiò, girando una pagina del libro che stava leggendo.

 

Quaranta minuti dopo, l’acqua stava cominciando a diventare fredda, così Daniel decise che era ora di rivestirsi.

Con rammarico uscì dalla piacevole vasca e si mise la vestaglia appoggiata lì accanto. Lentamente si recò alla camera del barone.

Bussò alla porta.

 

“È permesso?”

“Entra, Daniel.”

 

Alexander chiuse il libro che aveva in mano e aspettò che il ragazzo fosse entrato.

Appena messo piede all’interno della stanza, lo sguardo di Daniel schizzò all’armadietto.

Però rimase all’entrata indeciso sul da farsi. La voce del barone lo svegliò bruscamente.

 

“Prova ad avvicinartici e ti uccido all’istante.”

Queste parole erano state dette con un tono glaciale e incutevano molta paura.

 

Daniel distolse velocemente la vista dalla fonte dei suoi problemi e si girò verso Alexander.

“Scusi il ritardo. Ero a lavarmi…” “Si, lo so. Ti ho dato io il permesso. Adesso parliamo delle tue condizioni.”

Il barone si era leggermente tirato su a sedere e aveva appoggiato il libro al suo fianco.

“Il tuo sangue era totalmente contaminato dal Laudano. Ma in questi ultimi giorni il tasso del veleno è sceso rapidamente, essendo stata interrotta la cura.

Perciò l’unica cosa che non dovrai fare, se non vuoi morire, è toccare quel sedativo.”

 

Daniel sorrise, sapendo di non essere più in pericolo di vita, ma fu una breve vittoria.

“E… per gli incubi?”

La voce del ragazzo tremava. Iniziò a stropicciarsi la vestaglia.

Sapeva che l’Ombra non gli avrebbe permesso di dormire.

 

“Ho pensato anche a questo.”

Rispose subito Alexander.

Daniel aprì la bocca per lo stupore come per chiedere spiegazioni.

 

Il barone ricominciò a parlare.

“Veglierò sul tuo sonno. Perciò accomodati qui, accanto a me.”

 

Questo scatenò uno shock nel ragazzo.

Avrebbe avuto gli incubi lo stesso, anche con Alexander vicino, ne era certo.

Si limitò ad annuire e stendersi al suo fianco. Il barone riprese in mano il suo libro di poesie e ricominciò a leggere.

 

Lo stava totalmente ignorando, ma Daniel si sentiva lo stesso un po’ imbarazzato.

Però il torpore delle coperte presto lo fecero addormentare. All’inizio andò tutto bene.

Nel suo sogno il ragazzo si trovava in un prato, probabilmente a Mayfair, la sua città natale.

Poi tutto diventò buio.

 

Le urla dell’Ombra terrorizzavano Daniel, trasformando il sogno in un terribile incubo.

Non riuscendo a svegliarsi ed essendo intrappolato nell’incubo, Daniel si rigirava nelle coperte gemendo.

Cercava di coprirsi la testa con le mani per proteggersi e afferrava i suoi capelli nel sonno, ma la paura aumentava sempre di più.

 

Alexander mise da parte il libro e si avvicinò al ragazzo per studiarlo.

Daniel aveva cominciato a piangere, le lacrime inzuppavano il cuscino e singhiozzava forte.

Il barone si mise vicino al suo orecchio e bisbigliò piano “Calmati, Daniel… Ci sono qua io, nulla può farti del male.”

Avvolse il braccio sinistro intorno alle sue spalle e lo abbracciò.

 

La sua voce sembrò averlo raggiunto anche nel suo inconscio, perché poco alla volta smise di tremare e il suo sonno tornò tranquillo.

Daniel appoggiò la testa sul torace del barone. Alexander riprese il suo libro e ricominciò a leggere le  poesie.

Con la mano destra teneva il libro, mentre con l’altra teneva il ragazzo vicino a sé.

 

Ogni tanto Daniel sembrava di nuovo sul punto di svegliarsi, ma Alexander gli accarezzava i capelli per coccolarlo.

Con un lieve sospiro il ragazzo tornava nel suo sogno, sbuffando un pochino.

 

Il barone continuava imperterrito a leggere le poesie, controllando spesso che Daniel dormisse bene.

Sebbene non lo volesse far vedere, teneva a quel ragazzo.

 

Più dorme e più energie avrà domani per le torture.

 

Pensava soddisfatto. “Sembra che abbiamo trovato un rimedio più efficace del Laudano, mh?”

Borbottò piano distogliendo gli occhi per un attimo dal suo libro. Daniel dormiva profondamente, sbuffando ogni tanto nel sonno.

Alexander rise dolcemente e tornò a leggere per qualche ora. Poi posò il libro su un mobile accanto al letto e si sdraiò sotto le coperte.

 

Daniel sembrava deciso a non staccarsi, sebbene il barone avesse provato ad allontanarlo.

Alexander appoggiò la testa sul suo cuscino e chiuse gli occhi, quando sentì la voce del ragazzo.

“Alexander…”

Il barone riaprì gli occhi e si voltò verso di lui, ma Daniel stava ancora dormendo.

 

Parla nel sonno.

 

Pensò. Sorrise leggermente e poi richiuse nuovamente gli occhi per rilassarsi un po’.

Il giorno seguente avrebbero dovuto recuperare tutto il lavoro perduto, perciò dovevano essere ben riposati.

 

In quella stanza regnava la pace, come in tutte le notti a seguire.

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                           Fine.

 

 

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