Il labirinto della morte

di Erik Burton
(/viewuser.php?uid=182592)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Omicidio a Dublino ***
Capitolo 2: *** Archeologo cercasi ***
Capitolo 3: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 4: *** Heather Frost ***



Capitolo 1
*** Omicidio a Dublino ***


Prologue


Era una notte come le altre nella splendida e affascinante Dublino,gioiello prezioso dell’isola europea chiamata Eire. Era misteriosa come le streghe e di notte aveva un fascino molto particolare,quasi volesse evocare gli antichi spiriti che per secoli hanno popolato l’immaginario collettivo degli irlandesi, e uno scrittore, anni addietro, che corrispondeva al nome di James Joyce l’aveva immortalata nel suo libro “Dubliners”; con le sue luci che emanavano un senso di sicurezza nei cuori della gente di Dublino e con i suoi street artists che popolavano animando con quella loro musica inebriante le vie della città che parevano prendere vita raccontando ai turisti la loro “vita” grazie al folk irlandese o alla musica degli U2. Ma qualcosa quella sera avrebbe turbato la pace e la serenità della capitale celtica. Una segretaria di 48 anni di nome Marjorie Delko stava battendo a macchina l’ultima relazione sugli iscritti al nuovo anno accademico da consegnare al rettore Johnson del Trinity College di Dublino, quando sentì uno strano rumore provenire dall’aula di greco denominata affettuosamente dagli studenti “Plato” per via di un busto in marmo del filosofo greco Platone posto davanti all’entrata dell’aula. La segretaria,armata di torcia, si diresse con passo da valchiria verso l’aula, l’aprì e lanciò un grido di orrore al terrificante spettacolo che aveva davanti: il professore di greco John Kalimattis era riverso a terra in una pozza di sangue ai piedi della cattedra dalla quale insegnava ai suoi allievi la storia e la letteratura greca, ma la cosa più inquietante era il taglio profondo che presentava all’addome e al petto ed infine aveva scritto con il suo sangue una strana frase scritta in una strana lingua accompagnata da uno strano simbolo che pareva ricordare un labirinto.
Quella sera nulla sarebbe stato più come prima.





Prologo di questa storia che spero possa farvi trattenere il respiro fino alla fine; in attesa di postare i capitoli di "Dark Shadows", buona lettura ragazzi!  Erik Burton

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Archeologo cercasi ***


Fermo davanti alla porta dell’aula magna del NYC University, Paul Phoenix stava cercando di rilassarsi prima di prendere parte al colloquio che,probabilmente,l’avrebbe fatto diventare de facto il nuovo professore di archeologia. Dopo una mattinata passata a scervellarsi su cosa mettersi,cosa molto strana per lui, e a ripetere il suo discorso davanti allo specchio quasi fosse un mantra o come un amuleto contro la sua ansia, alla fine era andato all’università deciso e sicuro di sé e si era vestito in maniera elegante e ,per non fare una brutta impressione ai tre professori che avrebbero giudicato il suo operato, si era raccolto i capelli in una coda di cavallo al posto del suo solito taglio a spazzola; si ripeteva tra sé e sé “Ok Paulie, ce la puoi fare, sei riuscito a battere Nina, figuriamoci se puoi battere una commissione così agguerrita!” e infine toccò il suo ciondolo a forma di spada e disse tra sé e sé “Kev,prevedo grandi cose, portami bene, come hai sempre fatto!”. Già quel ciondolo aveva un grosso significato per lui. Gliel’aveva regalato il suo adorato gemello Kevin per il suo 5°compleanno e da allora non se ne era mai separato nemmeno quando Kevin morì in seguito ad una battaglia durissima contro il cancro, sul tatami di gara durante una gara internazionale a Londra nella quale i gemelli Phoenix vinsero l’oro nelle categorie kata(stile) e kumite(combattimento). Per Paul, la morte di Kevin fu un vero trauma per lui, e gli promise che sarebbe diventato il migliore lottatore mai esistito ma ovviamente dovette sacrificare anche i suoi desideri e le sue passioni rinunciando persino ad una proposta fattagli da Zahi Al Hamadi,direttore del museo del Cairo, per sovrintendere agli scavi nella piana di Amarna per riportare alla luce la tomba di Amenofi IV meglio conosciuto come Akhenaton il faraone eretico,una cosa a cui Paul teneva molto; dalla morte di suo fratello, molte cose  erano cambiate tuttavia c’era una costante nella vita di Paul: non si scordava mai d’indossare il ciondolo. Lo strinse di nuovo, facendo sì che in quel momento si ricordasse di chi era senza aver bisogno di fingere, una cosa che faceva per non far vedere come era veramente e,sì, quel giorno aveva bisogno di un grosso aiuto per avere il posto  tanto agognato. Facendosi animo,aprì la porta.
I tre professori seduti dietro l’imponente, antica scrivania di quercia alzarono lo sguardo quando Paul entrò. Il professor Harris,un vecchio corpulento e affabile, era un docente di ruolo che odiava profondamente la politica del momento; era noto nell’ambiente accademico per approvare stanziamenti di fondi sulla base di una presentazione che poteva interessarlo e se gli argomenti erano trattati in modo adeguato. Paul sperava che la sua sarebbe stata qualcosa di più,anche se aveva conosciuto Harris negli anni in cui studiava archeologia alla Cornell. D’altra parte, anche la presentazione più interessante e più brillante della storia, culminante con la scoperta di una cura per il cancro o del ritrovamento di una tomba azteca intatta, non sarebbe servita ad ottenere l’approvazione della professoressa Schiller, una vecchia strega che aveva già archiviato Paul e la sua ricerca come una causa persa. Un “forse”, e un “no”. Ma Paul poteva contare sull’ultimo professore. Jonathan Croft era un vecchio amico di famiglia ed era anche la persona che gli aveva comunicato la sua ammissione alla prestigiosa Cornell University dove si era laureato in archeologia. A quel punto tutto era nelle mani di Croft, poiché non solo sarebbe stato lui a decidere se Paul era degno del posto o no, ma era anche il capo del dipartimento e se fosse riuscito a portarlo dalla sua parte avrebbe ottenuto non solo la cattedra ma anche il finanziamento per la sua ricerca su Atlantide, un lavoro che durava oramai da più di vent’anni.  Ma se non ce l’avrebbe fatta..
Non poteva neanche sognarsi di pensare una cosa di questo genere.
“Dottor Phoenix.. Paul”, disse Croft. “Buon pomeriggio” “ Buon pomeriggio” rispose Paul con un sorriso molto suadente e smagliante. Harris ricambiò con una poderosa stretta di mano al suo ex allievo ai tempi della Cornell, mentre la Schiller  lo squadrava dall’alto in basso quasi fosse un alieno venuto da un’altra galassia anche se quel giorno era insolitamente elegante rispetto al suo look da bad guy. “Accomodati per favore.” Paul si sedette di fronte alla commissione . “Bene”, continuò Croft, “tutti noi abbiamo avuto l’opportunità di valutare una bozza della tua proposta. E’ alquanto … insolita,devo dire. Non è quel che si dice una ricerca facile e normale per il nostro dipartimento” “Già, una ricerca brillante, decisa e molto approfondita.”intervenne Harris “Non c’è che dire sign. Phoenix davvero un bellissimo ed accurato lavoro e molto coraggioso da parte sua, d’altra parte mi ricordo del suo meraviglioso operato quando era una matricola con quegli scavi a Deir-el Bahari. Nessuno sapeva dove fosse davvero la tomba ma lei seguendo un libro, ha ridato all’Egitto un’importante regina. Ancora una volta ha dato il meglio di sé stesso superando le aspettative e ogni tanto una piccola ma coraggiosa  sfida all’ortodossia archeologica non guasta una volta tanto.” “Temo di non condividere la tua opinione Sean,” intervenne la Schiller con tono tagliente e rauco. “Signor Phoenix..” Non dottor Phoenix, notò Paul. Lurida,vecchia mummia incartapecorita “Credevo che la sua laurea fosse in archeologia, non in mitologia. Atlantide è un mito, una fantasia nulla di più.” “Come Troia, Ubar e le sette pagode del Mahabalipuram… prima della loro scoperta”, replicò subito Paul. La Schiller evidentemente aveva già preso la sua decisione, ma Paul avrebbe lottato fino all’ultimo e sarebbe caduto combattendo.
Croft gli fece un cenno col capo. “Vorresti spiegarci meglio la tua teoria?” “Certamente.” Paul collegò il suo fidato portatile Apple al proiettore della stanza. Lo schermo mostrò una mappa che copriva il mar Mediterraneo e parte dell’Atlantico occidentale.
“Atlantide”,cominciò, “è una delle leggende più antiche e radicate della storia e ha avuto origine  da un numero molto limitato di fonti. Ovviamente,la più nota è rappresentata dai dialoghi di Platone, ma esistono, in altre culture antiche, riferimenti a una grande potenza nella regione del Mediterraneo detta il Popolo del Mare che attaccò e invase le aree dei litorali degli attuali Marocco, Algeria, Libia e Spagna. Ma la maggior parte di ciò che conosciamo su Atlantide viene dal Timeo e dal Crizia di Platone.”
“Che sono entrambe, indiscutibilmente, opere di finzione”, lo interruppe la Schiller.
“Il che porta alla prima parte della mia teoria,” continuò Paul, che aveva previsto la critica “In tutti i dialoghi di Platone ci sono elementi romanzati, introdotti apposta dal filosofo per facilitare la comprensione e l’esposizione del mito, nello stesso modo in cui si riassumono gli avvenimenti più importanti e si presentano i personaggi di un libro contemporaneo, però Platone scrivendo i suoi dialoghi non voleva creare opere di fantasia. Altri suoi lavori sono stati classificati come documenti storici, quindi perché non accettare i due dialoghi?” “Ci stai dicendo che quello che Platone scrisse su Atlantide fosse vero?” chiese Croft.  “Dico che lui pensava che fosse però abbiamo la storia dalla nostra parte. Noi sappiamo che Platone viaggiò in Egitto, entrando a contatto con i sacerdoti e gli scribi della corte egizia che,tramite una serie di papiri custoditi nella famosa biblioteca di Alessandria, scoprì l’esistenza di una civiltà con un’intelligenza superiore alla nostra: Atlantide. Si dice che, secoli addietro prima della distruzione di Troia che risale al 1278 a.C. così ci dice Dorpfeld, la flotta greca e quella italica insorsero contro Atlantide impoverendola ulteriormente e fecero diverse stragi di poveri innocenti. Ma non privò l’isola del suo tesoro più grande: la conoscenza. Però il colpo di grazia glielo diede l’inondazione di cui fu vittima e…” “Arrivi al punto professore. Non abbiamo tutta la mattina” disse la Schiller stanca del discorso di Paul. Maledetta bastarda pensò Paul e disse infine “Dunque, io suggerirei di scandagliare il golfo di Cadice in Portogallo, per ricercare il tempio di Poseidone,il tempio dove era depositata l’antica saggezza degli atlantidei”. Croft e Harris applaudirono Paul e il suo discorso mentre la Schiller rideva come una pazza etichettando lui e la sua ricerca come privi di fondamento. “Purtroppo,non possiamo darti il posto anche se vorremmo davvero. Ci dispiace.” disse Harris con una punta di amarezza. Il posto sarebbe andato ad Hogarth, un gran leccaculo e pupillo della Schiller.
Paul uscì dalla scuola imprecando e si sedette su una panca per sbollire la rabbia e la frustrazione del mancato lavoro e aspettò un taxi. Come si fa a giudicare un lavoro se tu non mi lasci nemmeno finire di parlare?. Aspettò almeno un’ora, ma non vide nessun taxi; aprì la borsa per controllare se c’era tutto anche i soldi per pagare il taxi ed ebbe la sensazione di essere osservato. Si guardò intorno. Una donna, appoggiata al muro dell’edificio dell’università, lo stava fissando. Era un tipo atletico, con un bellissimo viso e stupendi occhi azzurri, i capelli raccolti in una sensuale coda di cavallo, e indossava un paio di jeans e una vecchia giacca di pelle nera e logora. Era molto più bassa di Paul, circa 1,63 cm, aveva un fisico asciutto e,un’indefinibile espressione minacciosa su quel faccino da angelo suggeriva che si sarebbe fatta pochi scrupoli ad usare la sua forza. Vivendo a New York, Paul si era abituato a vedere facce strane e persone che usavano la loro forza solo per far del male ma anche lui non si faceva problemi a usare la sua forza sovrumana data anche dagli anni di esperienza nel campo delle arti marziali, ma c’era qualcosa in quello sguardo che lo rendeva nervoso forse perché quella donna gli ricordava incredibilmente Nina Williams, un’assassina irlandese contro la quale Paul aveva combattuto al King  of Iron Fist Tournament, ma non poteva essere lei. Nina odiava vestirsi in modo sportivo. Con la coda dell’occhio, continuò a seguire i movimenti della donna che lo seguiva con un andatura veloce e decisa quando arrivò l’autobus che lo portò a casa. Quando salì in tutta fretta sul mezzo, Paul notò che la donna era sparita e tirò un sospiro di sollievo. Ecco il bilancio della giornata: una molestatrice che sembrava Nina ma non lo era, un’umiliazione e un fallimento. Si abbandonò sul sedile. “Che giornata di merda.”
Una volta tornato a casa, nel suo appartamento piccolo ma confortevole nell’East Village, Paul lasciò cadere la borsa in un angolo, si sciolse i capelli e si levò la giacca, la camicia e la cravatta con movimenti decisi e furiosi rimanendo a torso nudo. Cercò sollievo nell’allenamento facendo una serie di flessioni e di addominali per smaltire meglio la rabbia e incavolato stava per sfilarsi il ciondolo dal collo ma poi cambiò idea e lo lasciò ricadere sul petto lasciando che il freddo metallo venisse a contatto con la pelle accaldata del lottatore che visto in questa maniera poteva competere con i ragazzi di 21 anni, dato il suo bel fisico. In quel momento, il telefono squillò. Non aspettava chiamate. Chi poteva essere?
“Pronto”, rispose fra il seccato e il nervoso. “Il dottor Paul Phoenix?” disse una voce maschile. Magnifico. Un venditore. “Sì, mi dica.” Tirò due calci in aria, pronto a riattaccare. “ Mi chiamo Jason Ellis e lavoro per la Fondazione Frost.” Paul smise di calciare. La Fondazione Frost? Attività filantropiche in tutto il mondo, studio e ricerca sui veleni, su farmaci e vaccini, finanziamento in ogni tipo di ricerca scientifica.. incluse le spedizioni archeologiche. “Ehm, sì, salve.” “Mi è spiaciuto sentire che l’università abbia rifiutato la sua proposta.” disse Ellis “E’ stato davvero miope da parte loro.” Paul rispose incredulo “Lei come fa a saperlo?” “La fondazione ha contatti con l’università. Dottor Phoenix, arriviamo al punto. I suoi colleghi possono non essere interessati all’ubicazione di Atlantide né di quella del tempio di Poseidone, ma è più che certo che noi lo siamo. Heather Frost,la direttrice della fondazione, mi ha chiesto personalmente di contattarla per sapere se sarebbe disposto a discuterne con lei stasera.” Il cuore di Paul fece un balzo. Heather Frost, una delle donne più potenti e ricche del mondo. Si costrinse a stare calmo. “Io,ecco, sono sicuro di essere disposto a discuterne sì. Ma di che cosa vorrebbe parlare esattamente?” “Dell’eventualità di organizzare una spedizione archeologica e oceanografa per stabilire se la sua teoria è esatta, è ovvio.” “Oh, bene, in questo caso.. sì! Certo che mi va di discuterne!” “Eccellente. Manderò un’auto a prenderla  che la porterà agli uffici di New York della fondazione, dove parteciperà a una riunione e a una cena. Va bene alle sette?” Paul gettò uno sguardo all’orologio attaccato alla parete. Erano le cinque e trenta. Avrebbe avuto un’ora e mezzo per prepararsi e sarebbe andato di fretta, ma.. “Sì, sì, va bene!” “In tal caso, ci vediamo più tardi. Oh, la prego di portare con sé i suoi appunti, sono certo che la signora Frost avrà mille domande da farle!” “Non c’è nessun problema”, rispose deciso. Ellis riattaccò. Paul rimase seduto un istante, sorrise e cacciò un grido di gioia che lo sentivano anche alle Bahamas! Heather Frost! Non solo era una delle donne più ricche del pianeta, ma.. Anche se Paul non era attratto da donne mature come lei, quella donna gli fece cambiare idea. Paul sollevò una foto di lui e di suo fratello quando erano ragazzi e gli disse “ Credo che tu oggi mi abbia portato una bella sorpresa, dopotutto!”


Primo capitolo di questa storia, dopo tanta fatica a scriverlo.... Spero che vi piaccia. Paul è in una veste nuova rispetto al solito e dal prossimo capitolo, grande apparizione di una grande donna di ghiaccio! Ringrazio tutti quelli che hanno commentato il prologo e spero che possano continuare a commentare positivamente la storia. Grazie mille a tutti! E. B.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un incontro inaspettato ***


Paul camminava nervosamente, andando su e giù per la sua stanza. Dopo la chiamata di Ellis, si era precipitato a fare una doccia veloce e si era vestito con uno smoking molto sexy,un vestito che non si metteva mai salvo rare occasioni. I capelli decise di metterli di nuovo in una coda di cavallo, si fece la barba e alla fine si guardò allo specchio. Non sei più quel ragazzo seducente di una volta Paul, si disse tra sé e sé. Anche se anni fa, le ragazze lo guardavano solamente per questo e per la sua fama ma mai per la sua intelligenza e  doveva ammettere che per una donna in particolare  e lui sapeva benissimo quale era, si sarebbe buttato tra le fiamme o sarebbe diventato un assassino. Dopo aver raccolto la borsa dove all’interno c’era la cartelletta dei suoi appunti, qualcuno bussò alla sua porta. Paul l’aprì e si trovò di fronte un uomo di circa 40 anni,alto e con i capelli brizzolati. Dai lineamenti sembrava americano, ma Paul aveva qualche sospetto.
“Dottor Phoenix?” “Sì?” “Sono Jason Ellis, ci siamo sentiti prima al telefono. Piacere di conoscerla” disse l’uomo tendendogli la mano “Il piacere è mio” Paul gliela strinse. “E’ meglio affrettarci, la signora Frost si chiederà dove siamo”. I due scesero le scale e si avviarono verso una Bentley bianca e partirono per la sala congressi della Fondazione Frost. La strada che presero non convinse Paul, da casa sua era meglio passare per Main Street.
“Credo che abbiamo preso la strada sbagliata” disse Paul guardando l’autista che lanciò un’occhiata strana ad Ellis “Non si preoccupi Doc, la strada è quella giusta” “No,no, stiamo andando dalla parte opposta della città!” . L’autista farfugliò qualcosa a Ellis “My dolzhny izbavitʹsya ot bystro i Nikita*.” “Da, Sergei” Paul intuì qualcosa anche se spiccicava qualche parola di russo ma la conferma dei suoi sospetti arrivò quando intravide una pistola nascosta nella giacca di Ellis. “Ok, ora fatemi scendere signori.” “Mi dispiace arrivare a tanto professore..” Ellis estrasse la pistola e la puntò contro Paul, la caricò e disse infine “La sua corsa finisce qui”. Stava per premere il grilletto, quando una Chevrolet Camaro andò addosso alla Bentley con una discreta forza, facendo sbattere violentemente la testa ai passeggeri. Ad Ellis cadde la pistola. “Che diavolo è stato?” “E’ Williams, dannazione!” Paul si guardò intorno ancora frastornato dalla botta,d’istinto si portò una mano alla fronte e vedeva che stava sanguinando. Tentò di prendere la pistola di Ellis, ma Ellis fu più veloce di lui, lo bloccò e gli fece sbattere la testa contro il finestrino, facendolo sanguinare ulteriormente. “Vai, ora!” disse all’autista. L’autista premette l’acceleratore fino in fondo e si diressero verso il porto. Paul tentò di liberarsi dalla morsa di Ellis, ma per sbaglio fece partire un colpo e prese in pieno l’autista alla testa facendogli perdere il controllo dell’auto che cadde in acqua sfondando uno dei cancelli della banchina. Ellis riuscì ad uscire dalla macchina ma Paul rimase bloccato. Tentò in tutti i modi di liberarsi e fortunatamente riuscì ad uscire dalla macchina ma perse i sensi per via della troppa acqua ingerita. Alla fine,riprese in sensi buttando fuori l’acqua e capì che qualcuno l’aveva fatto tornare alla vita tramite la respirazione bocca a bocca perché sentiva sulla labbra il sapore di un rossetto color pesca. Solo una persona portava un rossetto del genere. Si girò di scattò e vide una vecchia conoscenza che gli porse una mano per rialzarsi.
“Ma te le vai sempre a cercare eh, Paul?” “Tu? Ma che ci fai qui?!” chiese Paul sorpreso. Lui le tese la mano e si rialzò a fatica. Nina lo seguì, con la tuta ancora bagnata. “Bel vestito.” “Cosa?” chiese Paul ancora frastornato da quello che gli era successo, prima di accorgersi che la camicia era strappata e gli si vedeva il petto. “Oh,porca miseria!” disse tentandosi di coprire con la giacca “Scusami se devi vedere questo spettacolo!” “Ho visto di peggio credimi. Ora sarà meglio andare via da qui. Di qua” Nina e Paul si diressero verso la Chevrolet Camaro semi distrutta dalla parte del cofano. “Ora mi vuoi spiegare perché diamine mi hai salvato la vita?” “Ti salvato la pellaccia perché ho avuto l’incarico di  sorvegliarti” “Tipo una guardia del corpo?” “Non esattamente, ma arrivo al punto. La CIA ha messo gli occhi su di te dato che io lavoro per loro.” “Come mai questo interesse?” “Credono che tu sia un sospettato di omicidio” “Omicidio?! Io? Nina mi conosci, sai che non ucciderei mai nessuno” disse Paul salendo in macchina  “Oh, su questo non ci giurerei. Stai bene?” "Si,si a parte questo taglietto." "Aspetta te lo medico" Nina prese dell'ossigeno e iniziò a medicare la ferita di Paul. Dopo averla medicata con un cerotto, Nina salì in macchina assieme a Paul e la mise in moto. All’improvviso Paul fu assalito da un atroce dubbio. “Oh, accidenti! Gli appunti! Vent’anni di lavoro andati a puttane!” “Tranquillo, li ho salvati io.” “Meno male che erano dentro in una cartellina! Se li avevo messi nel Mac, erano almeno 300$ andati nel fondo del Hudson!” “E tu spendi 300 $ per un computer quando non riesci neppure a trovarli i soldi?!” “Ehi, quello e’ un regalo di mia sorella per il mio compleanno!” “Ok,ok."Nina pensò un attimo a dove potevano parlare in santa pace e chiese a Paul “Senti, qua in giro se ci trovano quei figli di buona donna siamo morti. Dove possiamo andare?” “Casa mia è fuori discussione. Non so vedi tu, sei tu l’esperta dei nascondigli.” “Hai detto che hai un appuntamento con questa signorina Frost?” “Sì, perché?” “Perché è là che ora ti sto portando. Tieniti forte!” Nina premette l’acceleratore fino in fondo in direzione del JFK, dove li stava aspettando  un jet  della Fondazione Frost che li avrebbe portati ad Oslo dove aveva sede la Fondazione. Vicino a una banchina, un uomo stava telefonando al cellulare. “E’ tutto pronto,signore. Ora non resta che attendere la loro prossima mossa. Non ci metteranno molto a scoprire la verità ma per allora saranno morti e sepolti.”


Altro capitolo di questa fantastica storia, ringrazio tutti quelli che l'hanno recensita. Chi sarà quell'uomo? E che interessi ha nei confronti di Nina e di Paul? Tutto questo lo scoprirete nei prossimi capitoli. E.B.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Heather Frost ***


Oslo,Norvegia
Dopo un viaggio durato cinque ore, il jet arrivò al Sandenfjord Airport di Oslo dove li aspettava una limousine bianca che li avrebbe portati a Ravnsfjord dove aveva sede la Fondazione Frost. Dopo un ora di viaggio, Nina e Paul arrivarono alla sede della Fondazione, un palazzo che la sua proprietaria chiamava Palazzo d’Inverno.
“Wow! Si direbbe che la signorina Frost non badi al lusso e alle spese!Guarda che casa,sembra il palazzo degli zar!” “Eh,sì questa è peggio di Lee” disse Nina scrutando con occhio clinico l’aspetto esteriore del sontuoso palazzo che sembrava uscito da un libro di storia dell’arte e che assomigliava notevolmente al palazzo degli zar di Russia. Uno dei bodyguard della signorina Frost li fece entrare in una sottospecie di foyer decorato in stile rinascimentale dicendo loro che la signorina sarebbe scesa a momenti. Seduti su due sedie in stile barocco, Nina e Paul aspettarono per un ora la signorina Frost, ma Paul innervosito cominciò a tamburellare le dita sulla cartellina cosa che dava fastidio a Nina.
“Ma la smetti di tamburellare le dita su quella cartellina?! Mi da’ sui nervi!” “Scusa, sono un po’ nervoso” “Questo era evidente.” “Ma tra quanto arriva? Dobbiamo aspettare le calende greche?” disse Paul. Dopo cinque minuti che stavano aspettando nervosamente nel foyer, una donna apparve sulla soglia. I due si voltarono e videro che davanti a loro c’era la nuova datrice di lavoro di Paul, Heather Frost. Heather era una donna di 53 anni, alta, con un fisico statuario, che aveva i capelli color castano chiaro e gli occhi verdi; la donna portava un vestito blu molto elegante ed un girocollo di zaffiri che ornavano il collo esile ma aggraziato. Sia Paul sia Nina si chiesero come mai una donna così bella fosse il capo di una potentissima multinazionale che competeva anche a livello mondiale con la Zaibatsu e la G Corporation.
“Oh, scusatemi tanto se vi ho fatto attendere, ma purtroppo mi avevano trattenuto in una riunione..” Heather guardò Paul “Oh, lei deve essere il dottor Phoenix giusto? Sono Heather Frost piacere di conoscerla” disse la donna tendendo la mano a Paul “Il piacere è tutto mio, signorina Frost” “E lei è..” “Sono la guardia del corpo del signor Phoenix, Nina Williams” disse Nina guardando di sottecchi la donna. C’era qualcosa nel suo sguardo che non la convinceva quasi come se usasse una maschera con Paul. “Ah, signorina Williams,l’agente Pears mi aveva avvertita. Benvenuti al Palazzo d’Inverno. Prego se volete seguirmi nel mio ufficio” disse Heather mostrando loro la via per il suo ufficio. Il palazzo era enorme ed era fatto di diversi materiali: dal marmo fino ad una struttura in titanio che sosteneva tutto il palazzo. Il tutto era rivestito da affreschi degni della Cappella Sistina che facevano un contrasto notevole tra l’antico e il moderno. Heather Frost li condusse giù con l’ascensore in un ambiente sotterraneo, una sorta di biolab da dove conducevano esperimenti di ogni genere atti alla scoperta di una cura ai mali incurabili come il cancro. Paul e Nina notarono che il complesso era formato da due livelli: il primo livello era quello sotterraneo formato dal biolab e dagli appartamenti della Frost, mentre il secondo livello era formato invece dai centri di ricerca e dallo studio della donna. “Ecco siamo arrivati” disse infine la donna aprendo la porta dello studio usando un codice magnetico. Nina e Paul entrarono nello studio rimanendo meravigliati da ciò che si ritrovarono di fronte. Più che uno studio sembrava un tempio induista dove tutti si ritrovano a pregare: lo studio era finemente decorato con pareti affrescate da scene di lotta prese da antichi cartigli giapponesi, i mobili erano di mogano finemente lavorato e al suo interno c'erano tutte le pratiche della donna. Heather Frost invitò i suoi ospiti a sedersi su due comode sedie rococò e dopo che i suoi ospiti si erano seduti(quasi comodamente) iniziò a parlare "Professore, mi hanno detto cose molto interessanti sul suo conto. Per esempio che si è laureato summa cum laude alla Cornell University." Paul arrossì e disse "Già, è vero" "Ma mi hanno anche detto che lei, da 20 anni, sta lavorando sul mito di Atlantide,vero?" "Esatto" "Vorrei che mi spiegasse la sua ricerca professore se non le dispiace" "Con piacere". Dopo essersi alzato, Paul collegò il suo Mac al proiettore che la Frost gli aveva messo a disposizione e,una volta trovata la presentazione del suo lavoro, iniziò a parlare "Atlantide. Un mito, una leggenda.. Una favola della buonanotte raccontataci dai nostri genitori per farci sognare questa terra meravigliosa e inarrivabile.. Fantasia direte? No, realtà. Atlantide fu costruita come mito da Platone e in seguito tramutata nel simbolo dell'utopia nel Rinascimento, ma pochi sanno che è esistita veramente. Secondo le fonti lasciateci da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia, l'isola era più grande della Libia ed era un'isola perfetta in ogni senso, dalla libertà di culto fino all'organizzazione della città e inoltre, Platone sapeva che non era stata un'inondazione a stroncare la prima volta la mitica isola.." "Ah, no? E cosa fu, professore?" "Furono le armate dei greci a distruggere per prima Atlantide. Mi spiego meglio.." Paul fece comparire varie immagini che andavano dalla guerra di Troia fino all'ipotetica ricostruzione di Atlantide.  "Tutti gli storici che hanno lavorato sui dialoghi di Platone, collocano la data della fine dell'isola nel 1223 a.C. e secondo Dorpfeld, uno dei collaboratori di Schliemann, la stessa data coincide con la caduta di Troia. Coincidenza? Caso? No, fu invece una lotta che gli Ateniesi,assieme agli Spartani, condussero come una potenza inarrestabile. Nel giro di poche settimane, le truppe greche misero a ferro e fuoco le città atlantidee che vennero rase al suolo poi dallo tsunami o Metenmor "La grande inondazione" mentre con Troia ci vollero nove anni prima che capitolasse; prima che lo tsunami travolgesse Atlantide, un gruppo di giovani scriba nascose il manoscritto più importante dentro al tempio di Poseidone, un tempio la cui collocazione è stata fino ad ora sconosciuta. Infine,ritengo che sia necessario scandagliare il golfo di Cadice affinché si possa scoprire qualcosa d'interessante su questo fantomatico tempio".
Finita l'esposizione, Heather gli battè le mani. Mai nella sua vita aveva sentito un'esposizione chiara e diretta e poi quei due le servivano per il suo scopo che non avrebbe mai detto ad anima viva; esordì infine: "Mi ha convinto professore. Finanzierò la sua ricerca" "Davvero?" chiese Paul stupito "Certamente, però mi occorrono delle garanzie. Chiederò a un mio amico console in Portogallo l'autorizzazione a scandagliare il golfo di Cadice però intanto dovrà svolgere una piccola ricerca per me assieme alla signorina Williams." "D'accordo, sono tutt'orecchi" "Molto bene. Tre giorni fa è stato ucciso un mio vecchio amico a Dublino, il professor Georgios Kallimattis; so che lei e il professore eravate buoni amici..." "Sì, mi aveva seguito durante le ricerche a Tirinto e a Micene sugli scavi di Schliemann, non sapevo che l'avevano ucciso" disse Paul affranto "D'accordo con l'agente Pears della CIA, lei è ufficialmente ricercato per l'omicidio del professore. Ma dato che nè io nè la signorina Williams nè lei sappiamo che lei,professore, non ha ucciso nessuno, deve scoprire chi è stato." "Va bene, quando cominciamo?" "Domani stesso. Avete due biglietti pagati di sola andata per Dublino e cortesemente le ho fatto prendere i bagagli da casa sua." "Grazie." "Rimarremo in contatto giornalmente, tramite questo auricolare.  " disse Heather infine consegnando un auricolare sia a Nina sia a Paul e si congedò da loro. Mentre Nina e Paul stavano andando via,lui soddisfatto lei sospettosa, una figura sinistra arrivò vicino alla Frost e disse "Heather, stai molto attenta con loro due." "Lo so Edgar, lo so...."

Altro entusiasmante capitolo della storia, la faccenda si complica per Paul e Nina. Riusciranno a scoprire l'assassino? Avete capito chi è Edgar? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
E.B.
Ringrazio gli autori che l'hanno recensito sin dall'inizio!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1126446