Una storia tutta da raccontare.

di jawaadhitme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tradimento ***
Capitolo 2: *** Il compleanno di Zayn ***
Capitolo 3: *** Brutti ricordi ***
Capitolo 4: *** James Bond. ***
Capitolo 5: *** Quei baci. ***



Capitolo 1
*** Il tradimento ***


Sbattei la porta di casa e corsi piangendo verso la mia camera. Mentre salivo le scale sentivo mia madre che di sporgeva dalla cucina dicendo“Summer, sei tu?” “Tesoro, tutto bene?”. Nonostante mia madre fosse una persona molto vicina a me, la ignorai, volevo stare sola. Entrai in camera mia, aprii il cassetto e lo buttai giù cercando disperatamente la chiave. Mia madre, intanto avanzava, stava per toccare la maniglia quando trovai la chiave e chiusi velocemente la porta della mia camera. Continuava ad abbassare la maniglia per entrare e io le dissi di andare via, così girò i tacchi e tornò in cucina.
Io invece andai in bagno a sistemarmi il viso, segnato da strisce di mascara, e a fare un bagno caldo con Someone Like You di sottofondo. Mi rilassava molto quella canzone ma allo stesso tempo portava tanta tristezza, mi ricordava la persona dalla quale, pochi minuti prima, ero corsa via. Una persona orribile, che mi aveva spezzato il cuore, gli avevo dato l'anima e lui mi aveva tradito. Sì, il mio ex!
Ero andata a casa sua per fargli una sorpresa, invece la sorpresa l'aveva fatta lui a me, era andato a letto con una ragazza, ma non una ragazza qualunque, la mia migliore amica. Così scappai via piangendo e quando lui cercò di fermarmi gli graffiai il visto con le chiavi e gli sbattei la porta in faccia.
Contavo molto su di lui, mi aveva sempre sostenuta, mi era sempre stato accanto e gli avevo raccontato tutto quello che mi turbava. Anche la mia migliore amica, Jessica, era sempre stata sincera e comprensiva con me, mi stava vicino quando avevo bisogno di qualcuno con cui parlare. Ma entrambi mi avevano voltato le spalle, come avrei fatto?! Nonostante le lacrime che scendevano per quei ricordi, me ne feci una ragione, la vita sarebbe andata avanti!
Non appena finì Someone Like You, la misi da capo e dopo averla ascoltata quattro volte uscii dalla vasca e indossai il mio accappatoio. Tornai in camera e presi il pigiama bianco a righe blu dal cassetto per poi ritornare in bagno ed indossarlo.
Feci una coda di cavallo alta e scesi in cucina.
Mia mamma non disse niente, mi invitò semplicemente a sedermi a tavola per cenare. Non appena poggiai il sedere sulla sedia sentii il campanello suonare e dissi a mia mamma, indaffarata a cucinare, che sarei andata io ad aprire.
“Buonasera signorina!”
“Buona sera signor Evans, vuole ordinare qualcosa?”
“Mmmh, grazie mille signorina, opterei per il menù fisso.”
“Benissimo, c'è solo quello.”
Come si può ben capire avevo un bellissimo rapporto con mio padre, nonostante tutto riusciva a farmi sorridere e a farmi capire che lui era il mio vero uomo. Lo amavo incondizionatamente da quando ero nata, non riuscivo ad immaginare una vita senza lui. Mi trattava come la sua bimba nonostante i miei 17 anni, non mi avrebbe mai deluso e messa da parte anche dopo la nascita del mio fratellino o della mia sorellina.
Sì, mia madre era incinta ma non sapevamo ancora se era un maschietto oppure una femminuccia. Per me non faceva differenza, o maschio o femmina quel neonato sarebbe stato la gioia della mia vita. Dopo esser stata per 17 anni figlia unica ero elettrizzata dal fatto che avrei potuto occuparmi di una creaturina quando mia madre e mio padre lavoravano. Tutte quelle fantasie però erano ancora precoci, mancavano ancora 6 mesi alla nascita e mia madre voleva che il sesso del bambino fosse una sorpresa così non se lo fece dire dal ginecologo.
Dopo mangiato salii le scale a passo lento, ero stanchissima. Aprii la porta della mia stanza e mi buttai sul letto chiudendo gli occhi. Non riuscivo, però, a prendere sonno così presi il cellulare e vidi che avevo 5 chiamate perse e un messaggio acustico, sbloccai lo schermo e vidi il nome 'amore mio'. Non avevo ancora cancellato il numero, nè stappato tutte le foto attaccate alla parete della mia stanza, nè buttato tutto quello che mi ricordava lui. Dovevo praticamente cancellare 7 mesi della mia vita. Era difficile.
Nonostante non volessi più sentire parlare di lui ascoltai il messaggio.
“Summer, è stato tutto uno sbaglio, scusa. Richiamami, voglio spiegarti.”
Scendevano le lacrime sul mio viso. Non lo richiamai.
La sofferenza mi stava tenendo compagnia, in fondo ero sola. Sola ma proprio sola, senza nessuno.
La sofferenza mi fece addormentare.
La mattina seguente mi svegliai alle 7:45, era tardissimo. Mi alzai velocemente e andai in bagno a sciacquarmi il viso. Tornai in camera e scelsi i vestiti da mettere. Canotta bianca, camicia a quadrettoni sopra, jeans stretti, nike blazer e qualche accessorio erano l'ideale.
Scesi le scale veloce come un razzo e uscii dalla porta senza neanche fare colazione. Corsi a piedi fino a scuola, appena in tempo per la campanella. Entrai in classe e mi sedetti al primo banco invece che al mio posto abituale accanto a Jessica.
Seguii le lezione con molta disattenzione..avevo altre cose per la testa. Al suono dell'ultima campanella sentì una mano poggiarsi sulla mia spalla.
“Scusa.”
“Tranquilla Jess, le troie vanno perdonate e mandate a fare in culo.” dissi salutandola con il mio dito medio.
Girai i tacchi, agitai i capelli, feci un mega sorriso e cominciai a camminare a testa alta. Mi sentivo superiore e questo a qualcuno dava fastidio dato che mi fece lo sgambetto.
“Ahia!”
“Oh, scusa miss superiorità.”disse un ragazzo castano.
“No, scusi me mr. antipatia!!” risposi acida.
“Ci si vede in giro signorina.” disse strizzando un occhio.
“Non vedo l'ora.” dissi sfoggiando il mio sorriso.
Uscii da scuola e mi avviai verso casa quando senti il suono di un clacson, mi voltai e..
'Ehi miss, vuoi un passaggio?' disse il ragazzo castano.
'Mi stai sul cazzo ma dato che sono in ritardo accetto, grazie' dissi aprendo la portiera.
'Ti chiami Summer vero?'
'Si e tu sei..'
'Liam'
'Ah, Payne del quinto anno!'
'Esatto, tu sei la fidanzata di Chad, vero?'
'Ero' dissi sospirando.
'Oh scusa non lo sapevo.'
'E' quello il portone, grazie per il passaggio.'
'Di niente, a domani'
'Ciao' dissi agitando la mano.

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Capitolo 2
*** Il compleanno di Zayn ***


Entrai a casa e trovai la tavola apparecchiata e, sopra di essa, un biglietto con su scritto: “Summer mi dispiace non averti avvisato prima ma é stata una cosa dell'ultimo minuto. Papà è a un convegno fuori città e sarà fuori per 2 giorni, io sono da zia Claire...non sta tanto bene. Chiamami appena puoi, buon weekend!”
Avevo 2 giorni liberi, tutti per me. Era esattamente quello che mi serviva.
Dopo aver mangiato tutto quello che mia madre aveva preparato per me, pulii la cucina e poi la mia stanza. Quest'ultima la spolverai fino a fondo, così mia madre sarebbe stata più contenta e serena. Dopo il momento di pulizie decisi di riposarmi un pò sul divano del salotto guardando la tv. Continuavo a cambiare canale cercando disperatamente qualcosa da vedere quando suonò il campanello. Andai ad aprire e davanti alla porta mi aspettava il sorriso a 32 denti di Liam.
“Ciao miss, scusa il disturbo ma mi chiedevo se volessi venire alla festa di Zayn.”
“Ciao Liam, non sono dell'umore giusto per uscire ma grazie lo stesso, fai tanti auguri a Zayn da parte mia e digli che quando verrà al negozio di mia madre gli farò uno sconto come regalo.”
“Come vuoi, ci si vede allora!”
Chiusi la porta alle mie spalle e andai in camera mia ad ascoltare in pò di musica. Presi le cuffie, selezionai Give Your Heart A Break dal lettore musicale e mi sdraiai sul letto chiudendo gli occhi. Una volta finita la canzone aprii gli occhi e fissai l'armadio, mi alzai, lo aprii e vidi un vestitino che avevo comprato due settimane prima ma che non avevo ancora indossato. Era particolare ma semplice con un fiocco dietro, il corpetto a camicia e la gonna a palloncino nera. Lo provai, ci abbinai delle scarpe nere con il tacco 10 cm e il plateau, una collana con scritto Summer e senza pensarci uscii di casa. Arrivai a casa di Zayn alle 22:40 e mi pentii subito. C'era molta confusione ed io odiavo il caos così andai sul retro di casa sua, dove non ci andava mai nessuno. Lì ci andavamo solo io e Zayn da bambini, quando i nostri genitori non facevano altro che parlare di affari e lavoro. Zayn ed io, infatti, eravamo amici di infanzia ma da quando mia madre aveva aperto un negozio di fiori e sua madre anche tra le nostre famiglie si era scatenata una competizione e così io ed lui avevamo interrotto i rapporti.
Il retro era come me lo ricordavo: pieno di erbaccia, con uno scivolo arrugginito,un'altalena cigolante e un albero grandissimo sul quale avevamo costruito una casetta di legno. In quella casetta avevo passato i momenti più belli della mia infanzia come, in particolare, il mio primo bacio.
Avevo 10 anni e tutte le bambine mi prendevano in giro perché avevo l'apparecchio e dicevano che non mi avrebbe mai baciata nessuno così Zayn volle difendermi e mi diede un bacio a stampo velocissimo.
I miei ricordi furono interrotti da una voce. Era una voce davvero melodiosa che cantava 'you hand fits in mine like it's made just for me...'.
La voce veniva dalla casetta sull'albero, così decisi di salire spinta dalla curiosità. Arrivata in cima, mi sporsi dalla porticina e vidi un ragazzo moro.
“Summer, che ci fai qui? Liam mi aveva detto che non saresti venuta.”
“Ho cambiato idea ma piuttosto, che ci fai tu qui?! È la tua festa!”
“Oggi è il mio compleanno e i miei genitori sono in vacanza. Cosa c’è da festeggiare?” disse acido.
“Dovresti divertiti invece di stare qui a pensarci!”
“Non ho bisogno che tu mi dica cosa devo fare!”
“Okay, calmo! Sei proprio uno scontroso, non c’è da meravigliarsi se i tuoi non sono qui con te.”
“Come hai detto scusa?! Sei tu che sei arrivata qui dopo tutti questi anni passati ad ignorarmi a farmi la predica.”
“Non è colpa mia se i tuoi genitori sono invidiosi del nostro negozio.”
“Invidiosi di voi? MAI.”
“Ma per favore, se i tuoi non avessero esagerato solo perché mia madre non si è messa in affari con la tua noi due saremmo ancora amici.”
“Non saremmo amici comunque! Sei una persona orribile!”
Gli diedi uno schiaffo e andai via correndo. Arrivai all’ingresso principale con una rabbia che si notava fin troppo. Cominciai a camminare verso casa mia dicendo cose come “Non dovevo venire!” “Dovevo stare a casa a marcire.” “Che si faccia investire da un camion!!”
I miei passi vennero interrotti da una mano che mi tirò il braccio.
“Allora sei venuta!”disse sorridendo Liam.
Poi notò che stavo tornando a casa e aggiunse: “Ma come?! Vai già via!?”
“Sì, non è il caso che io resti.” dissi voltandomi.
“Perché?” chiese perplesso.
Non risposi e continuai a camminare liberandomi dalla presa. In testa risuonavano le parole di Zayn e le mie che si prendevano a pugni senza dare ascolto a quelle che Liam stava pronunciando in quel preciso istante. Camminammo fino all’ingresso di casa mia, dove Liam mi fermò.
Non mi hai per niente ascoltato, si può sapere che hai?”
“Liam per favore, io neanche ti conosco. Lasciami in pace!”dissi prima di chiudere la porta alle mie spalle.
Salii le scale ed entrai in camera mia. Aprii il cassetto, tirai fuori una canotta e dei pantaloncini larghi che avrei utilizzato per dormire e li indossai. Scesi le scale per andare in cucina, aprii il frigo e presi un succo d’arancia, non avevo voglia di cenare. Mentre bevevo sentii un rumore venire dal piano di sopra, così decisi di prendere la mazza da baseball di papà nello sgabuzzino e andai a controllare. Camminavo in punta di piedi aggirandomi per le stanze quando sentii di nuovo il rumore che proveniva dalla mia stanza. Quando però andai a controllare non vidi nulla di strano ma, per essere più sicura, aprii l’armadio e anche lì era tutto in ordine. All’improvviso qualcosa mi colpì.
 

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Capitolo 3
*** Brutti ricordi ***


“Ahia!”esclamai. Guardai il pavimento e mi accorsi di un sassolino su di esso. Lo guardai per alcuni minuti perplessa e poi dissi: “Ma che cazz?!”
Poco dopo sentii delle risate di sottofondo, così aprii la finestra e mi affacciai dal balcone.
 “Volevi uccidermi con la mazza da baseball? Non è un’idea molto originale.” disse Liam ridendo.
“Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Allora?! Hai intenzione di lasciarmi qui fuori o mi fai entrare?”
Rientrai, chiusi la finestra e lo lasciai lì fuori senza una risposta, senza fargli capire se lo avrei fatto entrare. Nonostante fossi in pigiama, scesi le scale e andai all’ingresso per poi aprire la porta e andare in giardino dove, probabilmente, Liam aspettava ancora una risposta. Con le mie pantofole rosa con i maialini disegnati sopra mi diressi verso giardino del retro dove si affacciava la mia finestra e proprio lì trovai Liam seduto nella panchina di legno che costruii con mio padre quando avevo 5 anni.
Mi avvicinai lentamente per non farmi accorgere ma le mie pantofole mi fecero inciampare sui sassolini che qualche minuto prima Liam mi stava lanciando.
“Ha bisogno di aiuto, miss?”mi chiese alzandosi dalla panchina e porgendomi la mano.
“Mettiamo in chiaro alcune cose: NON puoi spuntare sotto casa mia, colpirmi con dei sassolini e farmi morire di paura! E non chiamarmi miss, mi dà sui nervi.”dissi con tono da bambina cercando di alzarmi da sola.
“Va bene miss!”disse facendomi l’occhiolino.
Gli lanciai un occhiataccia ed accettai la sua mano per alzarmi dal prato ancora bagnato dagli ultimi spruzzi dell’impianto di irrigazione. La sua mano mi strinse forte il braccio e mi tirò su velocemente facendo incrociare i nostri sguardi. Non ci avevo mai fatto caso ma nei suoi occhi castani c’era un non so che di profondo e particolare,mi erano familiari. Cercai di ricordare dove li avessi visti, a cosa o a chi potessi collegarli ma i miei pensieri vennero interrotti da alcune gocce sulla mia pelle.
“Non dirmi che si sta mettendo a piovere!!”esclamai guardando il cielo.
“Credo sia il tuo impianto di irrigazione!”disse ridendo.
Nel giro di due secondi eravamo completamente bagnati, come se ci fossimo immersi in una piscina. Senza pensarci presi il suo braccio e lo trascinai dentro casa velocemente. Dopo aver varcato la porta lo guardai e scoppiai a ridere.
“Che c’è?! Sono così tanto buffo? Ti sei guardata tu?!”disse quasi offeso.
“Sembri un fungo!!”dissi ridendo a crepapelle per come era combinato.
“Allora mi vuoi proprio provocare. Vieni qui!!”gridò cominciando a rincorrermi per tutta casa.
Una volta aver girato tutta casa cercando disperatamente di prendermi si arrese e si sdraiò sul divano.
“Wow, sei veloce come una volta.”disse esausto.
“Come una volta?”dissi guardandolo perplessa.
Come quando eravamo piccoli..” disse sedendosi.
Non capendo a cosa si riferisse mi sedetti accanto a lui e chiesi spiegazioni.
“Che stupido! Non puoi ricordartelo, eri davvero troppo piccina.”
“Cosa dovrei ricordare? Non capisco.”
“Non è un caso se ti chiamo miss. E’ il soprannome che ti davo quando avevi 3 anni. Indossavi sempre vestitini color pastello con fiori disegnati sopra e con essi addosso ti sentivi una principessa che sfilava sul tappeto rosso aspettando il principe azzurro. Io, per non deluderti, fingevo di essere il tuo principe e passavamo giornate intere a prendere il tè in tazzine di porcellana vuote sul tavolino che costruimmo il giorno del mio compleanno. Mi facesti quel regalo, a differenza degli altri, tu mi dedicasti un po’ del tuo tempo. Questo è il ricordo che ho di te prima che ci separassero.” disse con gli occhi lucidi.
“Torno subito!”dissi correndo verso la soffitta.
Tornai in salotto con una scatola colma di oggetti. Svuotai la scatola buttando il suo contenuto sul pavimento. C’erano foto, palline e racchette  da tennis, pennelli, un mantello e una corona. Vedendo gli ultimi due oggetti ci guardammo e scese una lacrima dal mio viso.
“LIAM.” gridai abbracciandolo.
D’un tratto riaffiorarono tutti i ricordi e le cose tornavano tutte. Quelli erano gli occhi del mio fratellino. Gli occhi così familiari erano proprio quelli del bambino con il quale ho passato momenti speciali della mia infanzia fino al giorno in cui me lo portarono via. Quei ricordi così belli, adesso, stavano lottando con quel ricordo che tornava nelle mia mente e che, per colpa di una botte per cui passai 6 mesi in ospedale, da bambina avevo dimenticato. Avevo dimenticato per 14 anni il giorno in cui l’uomo da cui mia madre aveva avuto due figli, Liam e me, entrò dalla porta di casa buttando a terra mia madre e prese con forza il mio fratellino mentre giocava con me. Mia madre cercò di fermarlo, urlò di lasciarlo andare mentre io e lui piangevamo. Quell’uomo orribile mi aveva strappato una parte di me per vendicarsi di mia madre che, stanca del fatto che si drogasse e ubriacasse, lo aveva lasciato. Vedevo mia madre piangere ogni giorno in cerca del suo bambino ma non riuscii a trovarlo e, quando stava per cadere in depressione, trovò una persona che riuscì a fargli capire che c’era ancora un motivo per vivere, io. Quella persona è proprio lui, John Evans, quello che oggi io chiamavo papà. La persona che ha dato una svolta alla mia vita e a quella di mia madre.
Era strano pensare a come io avessi completamente rimosso tutto quello che era accaduto, eppure era così. Solo gli occhi pieni di dolcezza di Liam potevano risvegliare quello che avevo conservato per troppo tempo dentro di me. Ma adesso ciò di cui mi importava davvero era sapere cosa avesse fatto per tutti quegli anni, cosa fosse successo e se adesso stesse bene.
“Sto bene, me ne sono andato di casa a 10 anni, quando lui ormai non tornava più a casa.”disse con un filo di voce.
“Non voglio che ricordare ti faccia stare male. Se vuoi puoi anche raccontarmelo un’altra volta.”dissi poggiandogli la mano sulla spalla.
“Tranquilla, hai il diritto di sapere.”disse guardando il pavimento. Prese un bel respiro e continuò: “Non tornava da due settimane a casa, non andavo più a scuola, mangiavo a stento, così un giorno ho fatto le valigie e me ne sono andato. Ho vagato per la città un bel po’, quando mi trovò la signora Malik sul retro di un supermercato. Mi accolse in casa sua e fino ad oggi vivo con loro. Sono la mia famiglia. Avremmo potuto incontrarci prima ma i tuoi hanno litigato con i Malik e quando ti ho visto a scuola non ero sicuro fossi tu, sei cambiata così tanto, hai per fino cambiato cognome. L’altro giorno però ti ho visto sfilare per il corridoio a testa altra, come facevi da bambina e allora ho avuto la conferma che sei la mia Summer!”
“Mi dispiace tanto per quello che è successo ma adesso sono contenta di averti qui con me! Anche la mamma sarà contenta, devo chiamarla!” dissi saltando giù dal divano.
“No, non dirle niente. Voglio farle una sorpresa.”
“Va bene, come vuoi.” dissi sorridendo.
Adesso che avevo lui accanto era davvero felice, non pensavo più neanche a Chad, il mio ex, ed a Zayn. Mi importava solo di stare con il mio fratellone!

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Capitolo 4
*** James Bond. ***


Guardavo Liam negli occhi e mi sentivo protetta  ma poi, d’un tratto, passò qualcosa per la mia testa: una paura!
Avevo tanta paura di perderlo e avevo paura che questa volta  sarebbe stata la sua ragazza a portarmelo via.
Era bionda, alta, con gli occhi azzurri,era una cheerleader e,per di più, era una che voleva essere riempita di attenzioni.
Questo alimentava la paura soprattutto quando, a scuola, avevamo mille occhi puntati addosso. Intanto le voci giravano: c’era chi diceva che eravamo fidanzati, chi amanti, chi cugini ma nessuno immaginava che fossimo fratelli.
La ragazza di Liam, Mary, intanto, cominciava a spazientirsi perché io e Liam passavamo un mucchio di tempo insieme sia dopo che prima della scuola mentre lei lo vedeva solo a scuola.
Un giorno Mary entrò nello spogliatoio dei maschi per parlare con Liam e io, che lo aspettavo fuori, ascoltai tutto.
“Allora?! Cos’è questa storia di Summer Evans?”disse lei appoggiandosi su un armadietto.
“Non c’è nessuna storia. Ci siamo semplicemente ritrovati.” rispose tranquillo Liam.
“E dove vi siete ritrovati? A letto?”
“Ma che stai dicendo? Io e Summer siamo fratelli!!”
“Si certo, tutti così dicono ‘siamo come fratelli’! Dilla la verità invece di continuare a mentire”
“Io non sto mentendo, ho detto la verità. Se mi credi bene, se no niente!”
“Niente! E’ finita. Ah sono andata a letto con Zayn Malik!!” disse lei prima di andarsene.
Mary uscì velocemente dalla porta che non si accorse neanche di me. Mi sporsi lentamente e vidi Liam seduto a testa bassa.
“Liam…”dissi sedendomi vicino a lui.
“Mi trasferisco da te!!”disse alzandosi di scatto.
“Ma non sai neanche se è vero. Potrebbe essere una bugia.”dissi fermandolo.
“Andiamo a fare le valige!”disse voltandosi.
Uscimmo dallo spogliatoio maschile e ci dirigemmo verso la sua macchina. Durante il tragitto andò alla massima velocità per poi frenare di botto per entrare a casa Malik.
Ci aprì la porta d’ingresso Trisha, la madre di Zayn.
“Buonasera signora Malik.”
“Buonasera Summer.”
Non appena vide scendere Liam colmo di valige chiese spiegazioni e l’unica risposta che ebbe da Liam fu“Ci vediamo Trisha”. Subito dopo chiuse la porta alle sue spalle e andammo a casa mia. Lo feci accomodare nella stanza degli ospiti e subito dopo preparai qualcosa da mangiare. Quando lui scese le scale gli chiesi “Come stai?” ma non mi rispose. Tutto il tempo della cena restammo in silenzio con gli occhi puntati nel piatto. Solo quando mi buttai sul divano per vedere la tv lui mi venne incontro abbracciandomi.
“Sei la mia vita sai?!”disse baciandomi la guancia.
“Uh che cucciolo, anche tu lo sei!!” risposi rossa dalla vergogna.
Restammo tutto il tempo abbracciati fino alle mattina seguente quando un rumore ci svegliò. Era mio padre che tornava dal convegno e, che, vedendoci abbracciati cominciò a sbraitare. Rincorse Liam per tutta casa con una mazza da baseball fino quando si stancò, si sedette e si fece spiegare tutto.
Una volta finito il racconto porse la mano a Liam completando il tutto con un “Piacere”.
Dopo aver fatto colazione arrivò la mamma alla quale raccontai tutto e lei scoppiò a piangere tanto che le vennero le doglie. Corremmo subito in ospedale dove mia madre restò per un paio di giorni  a causa dei forti dolori.
Una volta tornata a casa restò per due mesi a letto mentre io e Liam andavamo a scuola di mattina e appena arrivati a casa ci prendevamo cura di lei.
Una mattina mentre ci lavavamo e vestivamo per andare a scuola sentii mia madre gridare. Io e Liam corremmo per vedere cosa le fosse successo e le si erano rotte le acque. Era troppo presto mancavano ancora 2 mesi alla nascita così chiamai papà, che era a lavoro, per sapere cosa dovevo fare. Mi disse di portarla subito in ospedale e fu ciò che feci.
In ospedale aspettai fuori dalla sala parto con Liam camminando avanti e indietro  a causa della preoccupazione. Aspettammo per 3 ore ed alla fine la mamma uscì dalla sala parto e con un sorriso disse “E’ un  maschietto!”.
Io e Liam ci abbracciamo e prendemmo il bambino in braccio. Quando arrivammo a casa trovammo papà sul divano che mangiava le sue unghie. Intanto lui e Liam erano diventati molto amici. Seppur di età diverse parlavano di scuola, lavoro, football oppure baseball. Mio padre, infatti, fu molto contento che anche Liam avrebbe contribuito alla scelta del nome del piccolo. Fu una specie di riunione durante la quale di decise che il nome del nuovo arrivato sarebbe stato James, il secondo nome di Liam.
James era un neonato abbastanza tranquillo, tranne qualche notte, quando io e Liam ci svegliavamo per farlo smettere di piangere. Solo all’età di 2 anni nacque la parte iperattiva di James. Credeva di essere come il famoso James Bond e si aggirava per casa con una pistola-giocattolo e degli occhiali da sole scuri.
Correva per tutta casa e io e Liam non facevamo che ripetergli “Stai un po’ fermo, per favore.” “Non correre altrimenti cadi e ti fai male!” “Dobbiamo studiare, vai a giocare in giardino!!”
Rispondeva sempre di si ma dopo pochi minuti ricominciava a correre e a fare dispetti a noi fratelli grandi.
Un giorno misi sotto e sopra la mia stanza perché non trovavo il libro di fisica e solo  dopo un’ora vidi James che lo usò per fare un cannocchiale. In quel momento avrei voluto prenderlo e schiaffeggiarlo. Ma cercai di contenermi rimproverandolo e beccandomi una punizione e il “E’ più piccolo, lascialo perdere!” di mio padre.
La punizione però servì a molto: era il mio ultimo anno e avevo gli esami perciò dovevo studiare assai e non uscire mi avrebbe fatto concentrare.
Liam invece aveva finito la scuola già da un anno  e lavorava nel negozio di Trisha che intanto aveva riallacciato i rapporti con la mia famiglia.
Io e Zayn però non eravamo gli stessi: a stento ci dicevamo “Ciao.”senza neanche agitare la mano. Eravamo anche piuttosto imbarazzati soprattutto un giorno quando dovetti andare da Tisha per chiederle se aveva un po’ di zucchero. Quando bussai però venne Zayn ad aprire che comunicandomi di essere solo in casa mi invitò dentro. Entrai in cucina e mi offrì un succo d’arancia che accettai molto volentieri. Non so come ci ritrovammo faccia a faccia, talmente vicini che avremmo potuto…avemmo potuto baciarci.
 

 
 

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Capitolo 5
*** Quei baci. ***


Quel giorno in cui uscii a buttare la spazzatura capitò di nuovo. Zayn era uscito per il tuo stesso motivo e i nostri occhi si incrociarono.
“Ciao Summer”
“Ciao Zayn”disso a denti stretti.
“Hai freddo?”mi chiese lui premuroso
“Sì, un po’!”
“Tieni.”disse porgendomi la sua felpa e restando in T-shirt.
La presi e la indossai velocemente. Ci sedemmo sulla panchina di casa sua senza accorge cene perché parlavamo in continuazione.
Come va?” mi chiese per la terza volta.
“Bene anche se muoio dal sonno.”
“Perché?”
“James vuole dormire con me nel mio letto e non mi lascia spazio.” dissi sbuffando.
“Quando diventerà più grande non ti vorrà vedere!”
“Ah, grazie!!” dissi a braccia incrociate.
Scoppiammo entrambi a ridere quando la sorella minore di Zayn, Safaa, ci interruppe.
“ Zayn devi entrare. Mamma ti cerca!” disse saltellando.
“Ciao Safaa, ti ricordi di me?”  dissi sorridendole.
“ A dire il vero no”disse Safaa scuotendo la testa.
“Eri appena uno scricciolo quando io e Zayn”dissi guardandolo “quando io e Zayn eravamo amici.”
“Va bene Safaa arrivo, entra in casa!”intervenne Zayn.
Sua sorella mi salutò entrando in casa e lasciandoci soli.
“Mi dispiace tanto.”disse Zayn guardando in basso.
“Dispiace tanto anche a me”dissi io.
“Va bene si è fatto tardi..è ora che torni a casa. Ciao Zayn!”disse alzandomi.
“Ciao Summer”disse subito dopo avermi dato un bacio a stampo.
Lo vidi mentre entrava in casa, così tranquillo, mentre io ero pietrificata e non appena arrivata a casa mi chiusi a chiave nella mia stanza e presi le cuffie. Selezionai Everytime we touch dal lettore musicale e mi addormentai ricordando quello che era successo prima di entrare a casa  e quando avevo 10 anni.
La mattina seguente decisi di scrivere un biglietto a Zayn: Ciao Zayn sono Summer mi sento un po’ stupida ma dopo quello che è successo ieri non riesco a fare finta di niente. Siamo stai amici per tanto tempo, ti ho odiato per tanto tempo..adesso invece ho tanta voglia di passare del tempo con te. Ti va se oggi alle 17 ci vediamo al parco comunale? Il mio numero è sempre lo stesso perciò se vuoi mandami un messaggio.
Piegai il foglio e lo lasciai incastrato tra la finestra e la zanzariera della camera di Zayn, dove lui sapeva che mettevo solo io i bigliettini.
Ero talmente nervosa e pensierosa che per tutta la mattina ascoltai musica dipingendo una panca. A pranzo ascoltavo distrattamente le conversazioni dei miei. Mentre di pomeriggio giocai alla Play Station 3 con mio fratello Liam. Giocai fino alle 16, quando mi rassegnai ad avere una risposta. Ero talmente triste che andai a chiudermi in camera mia a riposare. James interruppe il mio  sonno e si intrufolò sotto le lenzuola. Alle 16:45 di alzò di scatto prendendo la pistola-giocattolo e puntandola verso il mio cellulare che vibrava. Lo presi e vidi che era arrivato un messaggio dal numero di Zayn. Il cuore cominciò a battere  così forte che per fare in modo che James non se accorgesse lo mandai via. Così, mi presi di coraggio e lessi il messaggio: Ciao Summer, non immaginavo che ti ricordassi ancora del nascondiglio per i bigliettini. Ti devo dire la verità: sono rimasto molto colpito e sorpreso perché pensavo che dopo quello che ho fatto ieri non mi avresti più parlato. Comunque sia certo che mi va di vederti! Ci vediamo al parcoJ
Non credevo ai miei occhi, stavo per uscire con Zayn Malik. Non lo avrei mai immaginato. Ero troppo nervosa per cosa mettermi così andai sul sicuro mettendo dei jeans stretti ed una canotta arancione, il mio colore preferito.
Una volta arrivata, con 15 minuti di ritardo, mi accorsi che negli occhi di Zayn c’era qualcosa di strano.
“Sei arrabbiato con me?”chiesi.
“Mi hai solo fato aspettare un quarto d’ora!! Pensi che dovrei arrabbiarmi?” disse  scontroso.
Tu mi hai risposto tardissimo, perciò.” risposi a testa alta.
“E allora? Sei bellissima, non c’è bisogno che ti addobbi come un albero di Natale”
Queste ultime parole mi fecero arrossire e lui se ne accorse. Mi prese per mano e correndo mi portò verso un albero enorme che aveva una cavità nascosta. Mi face entrare in questo buco che sembrava non finisse mai. Alla fine trovai un tavolino, un divano e due sedie.
“L’ho preparato per noi.” disse lui abbracciandomi.
Cominciai a rabbrividire e lui mi porse la sua giacca ma negai dicendogli che i brividi non erano dovuti alla temperatura. Restammo seduti sul divano in silenzio fino a quando predi coraggio e parlai.
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché ieri mi hai baciato?”
“Non lo so mi è venuto istintivo. Mi andava di farlo e l’ho fatto. Ma se non vuoi non lo farò più”
“Non ho detto questo scemo!!”
Fissò i miei occhi intensamente per poi passare alle mie labbra, si avvicinò  lentamente e nel frattempo mi spostai facendogli sprofondare la faccia nel cuscino. Scappai ma nonostante fossi veloce lo spazio era troppo piccolo e lui riuscì a prendermi spingendomi verso i muro. Lo guardai un attimo e quando stavo per protestare la mia bocca venne fermata dalle sue labbra. Mi baciò con passione, accarezzandomi piano le guance con il dorso della mano. Rimasi lì a guardarlo completamente pietrificata.
“Scusa non dovevo”disse lui mortificato.
“Ma no, mi è piaciuto” dissi mordendomi il labbro inferiore per provocarlo un po’.
“Davvero?!”chiese lui incredulo.
D’un tratto le mie gambe abbracciarono la sua vita e cominciai a baciarlo facendo intrecciare le nostre lingue.
“Credo che questo sia un si”disse Zayn sorridendo.
Continuammo a baciarci per tutto il pomeriggio fino alle 21 quando tornai a casa canticchiando. Liam mi saltò davanti chiedendomi “Dove sei stata?”
“Da nessuna parte. Fatti i fatti tuoi” dissi dirigendomi verso la mia camera.
Mi strinse il braccio con forza e mi  spostò verso di lui dicendomi “Dimmi dove sei stata”
Lo spinsi all’indietro e non risposi chiudendomi in camera mia.
 

 

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