Un lato oscuro - Il nemico di Nél

di Lucash99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La fase finale dell'opera ***
Capitolo 3: *** Cos'è la paura? ***
Capitolo 4: *** Sortire l'effetto contrario ***
Capitolo 5: *** Non sarebbe stato meglio tacere? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nél é un ragazzo che ha attualmente 19 anni, condannato all'ergastolo dopo una serie di ben 17 omicidi provocati dalla sua collera verso i parenti tutti. Questo giovane ha avuto un'esistenza non poco tormentata, abbandonato dai genitori, con il consenso dell'intera parentela, all'esterno dell'ospedale dove la sua nascita era avvenuta, fu preso in custodia da un diciottenne di nome Jonathan, che, però, date le scarse condizioni economiche fu costretto ad abbandonarlo dopo 8 anni.

Una volta lasciata la casa dell'orfano adolescente, la sua furia ha cominciato a manifestarsi con il primo omicidio ai danni di sua madre, dopodiché é svanito nel nulla, nessuno per strada lo ha mai più riconosciuto, e non essendo lui registrato all'anagrafe é rimasto un essere inesistente, fino a quando non ha preso la decisione di uscire di nuovo allo scoperto, anche se sotto mentite spoglie.

Essendo identico a suo fratello gemello, ha cominciato ad attuare la sua vendetta nei confronti dei restanti familiari, con il nome di Nel; ha consumato gli omicidi uno dopo l'altro, senza pietà, verso coloro che gli avevano rovinato la vita a causa della loro stupidità, infatti questi avevano compiuto il gesto conseguentemente alle dichiarazioni di un veggente da loro pagato: “Il secondo sarà un essere malvagio”, il lato oscuro del primo. Ma nel corso dell'ultimo omicidio, al momento dell'arresto, si é scambiato con il vero Nel, facendo finire lui in gattabuia; ma questo non per evitare la galera, ma per mettere in atto i due omicidi finali, quelli di un altro suo consanguineo e in particolare di suo fratello; prima di compiere l'ultimo, però, é stato incastrato dalla stessa persona che un tempo l'aveva accudito e aiutato nella crescita, Jonathan; il trentenne, infatti, ha fatto liberare l'innocente terminato in prigione ingiustamente e ha catturato il vero colpevole, ma non prima che questo uccidesse anche il fratello, dichiarando che era sempre stato il preferito dei genitori e che non l'aveva accettato.

Una volta in cella, Nél (nome che é l'acronimo di “Non é lui”, per differenziarlo dal fratello considerato il lato lucente, che spesso veniva chiamato lui data la sua riservatezza), ha scoperto molte cose riguardo il suo passato, dopo vari disguidi con Jonathan, ha appreso da quest'ultimo e dal dottore che seguì la sua nascita la verità, ed anche che Nel non aveva avuto nessuna colpa, dato che non sapeva neppure della sua esistenza, al contrario: “Se avessi avuto un fratello sarei stato molto più felice, e se é mai esistito gli voglio dire che lo voglio bene, anche se non lo conosco. Anzi, io vorrei tanto un fratello”, recitava una sua lettera.

Una volta venuto a conoscenza del vero, é stato difficile per lui non manifestare il suo desiderio di vendetta nei confronti del vero artefice del dramma, il veggente; dopo averlo rintracciato, l'ha incontrato e ha tentato di farlo fuori, ma é stato fermato da Jonathan, non con le maniere forti, ma con delle semplici parole: “Io sono l'unica persona che ti ha mai voluto bene e se me ne sei grato... non ucciderlo, fallo per me. Se vuoi ucciderlo, sappi che non ti rivolgerò mai più la parola”.

Una volta allontanatosi l'uomo, Nél si é confidato con il suo amico:

«Ma sappi che l'ho fatto solo per te. Però... prometto che non evaderò mai più, e soprattutto non ucciderò più nessuno.»

«In fondo, se non fosse stato per colpa sua... tu non avresti mai ucciso nessuno, avresti vissuto una vita normale... e tutto questo non sarebbe successo. Se non fosse stato per vendetta... non ne avresti avuto il coraggio. Odio quell'uomo almeno quanto lo odi tu... e se devo dire la verità... nella stessa situazione, forse, l'avrei fatto anch'io»

«No, Jonathan... tu non avresti ucciso come ho ucciso io. Io, invece... sono stato un essere senza scrupoli... e ora devo pagare per ciò che ho fatto. Ma se potessi tornare indietro... non rifarei niente di tutto ciò. Ti ringrazio ancora...»

«Sai qual'é l'unica cosa che davvero mi dispiace?»

«Quale?»

«Mi dispiace... che tu dovrai vivere tutto il resto della tua vita in cella. Anche se hai ucciso, non lo meritavi... avresti potuto costruirti una vita, invece sarà gettata all'aria...»

Jonathan continuò ad essere triste e sul punto di piangere, invece sul volto di Nél comparve un lieve sorriso, e con tono malinconico aggiunse:

«Non fa niente, almeno... potrò viverla assieme all'unica persona che mi ha mai voluto bene.»

Dopo una vita già tanto tormentata, cosa ancora potrà accadergli? Un pericolo incombe su di lui, quale sarà? Un pericolo incombe su di lui, un pericolo di nome... Chris.

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Capitolo 2
*** La fase finale dell'opera ***


A distanza di un anno dall'arresto Nél si era completamente tranquillizzato, nulla sembrava poter destabilizzare la sua condizione mentale, tutto funzionava alla perfezione, il ragazzo non aveva mai più incontrato momenti bui da quando aveva fatto quella promessa a Jonathan; la vita in cella non era certamente tra quelle da lui più ambite, lui avrebbe preferito un futuro diverso, ma si era arreso alla dura realtà e ci aveva fatto l'abitudine, d'altronde era ben visto dai carcerieri e dagli agenti di polizia, che comprendevano lo stato d'animo che lo aveva portato a compiere certi gesti; ma c'era anche chi non la pensava come loro, c'era chi si era fatto un'opinione totalmente diversa del diciannovenne che si trovava dietro le sbarre, qualcuno che aveva intenzione di fargliela pagare... per il male che aveva provocato.

«No, non può essere...»
Stringeva il foglio tra le due mani tremolanti, non poteva credere ai suoi occhi, era terrorizzato.

«Come farò... a difendermi? Come farò... come? Non voglio più combattere con nessuno...»

Non sapeva come reagire, lui no, ma sapeva chi avrebbe potuto aiutarlo:

«Jonathan!»

Quest'ultimo corse verso di lui e gli domandò cosa era successo.

«Mi é arrivata una lettera minatoria.»

L'agente di polizia rimase alquanto sorpreso:

«Una lettera di minaccia?»

Nél, invece, era terrorizzato:

«Già, proprio così, qualcuno vuole farmi del male.»

«E chi sarebbe questo qualcuno?»

«La lettera é firmata Chris, ma é scritta interamente con parole ritagliate da fogli di giornale.»

Dannazione, in questo caso non potremmo risalire alla sua calligrafia. Resta comunque il fatto che devo proteggere Nél ad ogni costo, é in serio pericolo ed io non lo lascerò solo.”

Jonathan, allora, provò a rassicurare il carcerato:

«Sta tranquillo e fidati di me, avviserò gli altri e assieme prenderemo le dovute precauzioni, tu non preoccuparti.»

Anche se quelle parole erano state convincenti, il ventenne rimaneva comunque molto agitato, quelle frasi d'intimidazione l'aveva scosso non poco, la sua vita era davvero a rischio?

Hai paura adesso, vero? Ti é piaciuto stroncare l'esistenza altrui, ti é piaciuto vedere il terrore sui loro volti, adesso proverai anche tu quella stessa sensazione. Sei pronto a soffrire anche tu? Hai fatto scomparire un'intera stirpe, e adesso io farò scomparire te, completerò l'opera che tu stesso hai avviato, mi vendicherò per tutto il dolore che hai causato, Nél.”

Le idee nella mente di Chris erano ben chiare, un grande pericolo incombeva sulla vittima da lui designata, quest'ultima ce l'avrebbe fatta ad affrontare l'insidia? La vendetta si sarebbe compiuta oppure Jonathan sarebbe riuscito a difendere Nél dagli attacchi nemici? Una sola cosa era certa, le prossime non sarebbero state normali giornate in cella, non sarebbero state come tutte le altre, il giovane detenuto doveva prepararsi a dei giorni infuocati.

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Capitolo 3
*** Cos'è la paura? ***


Cosa farò... cosa farò... quando mi troverò faccia a faccia con Chris, mi ucciderà... ne sono certo, sicuramente Jonathan vorrà difendermi, e così sarà a rischio non soltanto la mia vita, ma anche la sua... io... io... non voglio che questo accada...”

Un rumore di passi cominciava a farsi sempre più forte e ad avvicinarsi sempre più alla cella del ragazzo.

«Nél, ho buone notizie.»

La sorpresa del giovane fu immensa:

«Buone notizie? In che senso?»

«Abbiamo aumentato le misure di sicurezza e abbiamo vietato a qualunque persona esterna di entrare, adesso puoi stare tranquillo.»

«Jonathan, perché fai tutto questo per me?»

«Cosa intendi dire?»

«Hai capito cosa intendo, perché ti dai tanto da fare per difendermi?»

«Semplice, perché é il mio lavoro.»

Fece un cenno con la mano e si allontanò. “Jonathan... tu fai più di ciò che il tuo lavoro richiede, dedichi tanto tempo a me... fin da quando sono stato un neonato, un altro al tuo posto non avrebbe compiuto gli stessi gesti, devo ringraziarti di cuore... io non meriterei tutto questo, grazie mille...”

Finalmente poteva liberarsi da quel peso, né lui, né l’agente a cui tanto voleva bene avrebbero corso più quei terribili rischi, poteva rilassarsi e smettere di pensare a quello che ormai era diventato un incubo; ma, purtroppo per lui… quell’incubo era destinato a non terminare, cominciò a sentire un rumore, che man mano si faceva più forte, ogni istante che passava i brividi aumentavano, cosa stava avvicinandosi a Nél… forse era…

No, non può essere lui… non è in grado di arrivare qui… è impossibile, la mia mente sta lavorando di fantasia, non devo essere così teso… non ce n’è il bisogno, le circostanze attuali sono tutte a suo sfavore, non riuscirà mai a raggiungermi, devo fidarmi delle parole di Jonathan.”

E invece… in quel preciso istante:

«Buonasera, mi chiamo Chris.»

Il terrore si leggeva chiaro negli occhi del carcerato, che titubava:

«Va…va via! S-se mi infastidirai ancora, io…»

L’altro, invece, era sicuro di sé:

«Continua, cosa farai?»

«Chiamerò gli agenti e… e ti farò arrestare.»

Il ragazzo, pur sapendo di avere la Polizia dalla sua, era molto insicuro, e Chris continuava a sfruttare questa situazione a suo favore:

«La vedi questa? Carina, vero?»

«Mettila via, lo sai che se mi farai fuori ti cattureranno.»

Con lo scopo di intimorire il suo bersaglio il ventenne fingeva di non udire le parole da lui pronunciate:

«È anche bella carica, e devi sapere che a me dispiacerebbe sprecarla, non credi anche tu che sarebbe un peccato?»

Cosa mi succede? Sto provando una sensazione nuova, che non avevo mai avvertito prima, io ho paura...”

Chris volle sfogarsi nei confronti di Nél:

«Ti piaceva vero quando erano gli altri ad avere paura, quando gli altri erano le vittime, adesso chiedi pietà, ma io non ne avrò, come tu non ne hai avuta dei tuoi parenti!»

Nél rispose all'accusa giustificandosi:

«Sbagli a dire certe cose, tu non conosci il perché delle mie azioni, e non sai neppure che sofferenze ho provato...»

Cominciò anche a piangere, ma l'altro non si lasciò impietosire:

«E smettila con queste lacrime di coccodrillo, vieni con me fuori!»

Il detenuto non era d'accordo, non aveva nessuna intenzione di seguirlo, infatti arretrava sempre di più, fino a toccare le sbarre con la schiena.

«Adesso a te la scelta, o rimani qui e ti faccio fuori all'istante oppure vieni all'esterno del carcere assieme a me.»

Il giovane era intenzionato a controbattere, ma non ne aveva le forze.

«Allora? Vuoi che risolviamo in fretta la questione?»

Molto timidamente Nél si difese:

«Potrei avvisare gli agenti da un momento all'altro!»

Chris, però, era sicuro dei suoi mezzi e provocava l'avversario:

«Chiama pure chi vuoi, ma sappi soltanto... che appena aprirai bocca, questa qui...»

Indicò la pistola e poi proseguì:

«Farà partire un colpo, che potrebbe finire in qualunque angolo di questa cella, chissà magari potrebbe anche casualmente terminare contro di te... chi può dirlo.»

Il ragazzo era divertito nel vedere il terrore avvolgere l'intero volto della sua vittima, era soddisfatto nell'ammirare il suo corpo pietrificato dalla paura, ma soprattutto era convinto lui meritasse quella punizione.

«Posso spiegarti tutto, la mia storia é molto triste, forse capirai dopo che...»

Venne bruscamente interrotto, Chris lo afferrò senza alcun ritegno per il braccio e lo trascinò con sé:

«Adesso vieni con me e smettila di lamentarti, non ho alcuna intenzione di perdere altro tempo, facciamola finita.»

L'ex omicida soffriva, ma lui non provava compassione nei confronti di quello da lui ritenuto un mostro.

«Lasciami andare il braccio, mi fai male!»

Con l'altra mano gli tappò la bocca, per fare in modo che nessuno udisse le sue urla:

«Smettila di gridare come un forsennato, non voglio certo farmi sentire! E poi sappi che più tu soffri, più io mi rallegro, il tuo dolore é un motivo di gioia per me, é quello che meriti.»

I due si allontanavano sempre più dalla cella, tramite il passaggio creato da Chris, ed erano vicini all'esterno della prigione, quello era soltanto l'inizio.

Nél continuava a soffrire a causa della forza con cui l'altro lo teneva in pugno, il ragazzo cominciava anche ad indebolirsi, non aveva più neppure la forza di gridare, una volta arrivato fuori il suo destino sarebbe stato segnato, la sua vita era nelle mani di Chris.

«Siamo arrivati.»

Gli lasciò il braccio e lui cadde a terra con un forte tonfo, poi il futuro assassino si allontanò di qualche metro, tirò fuori la pistola e la impugnò.

«Cosa ti ho fatto? Perché vuoi farmi fuori?»

«Credi io sia uno stupido? Credi ti lascerò temporeggiare? No, non sarà così, non ti lascerò attendere l'arrivo degli sbirri, la tua fine é ormai decisa, voglio farla finita subito.»

Nél avrebbe voluto fuggire, ma non aveva energie per farlo, rimaneva accasciato a terra con il volto spaventato, intanto il suo nemico caricava il colpo, pronto a sparare senza alcuna esitazione.

«Ah, quanto mi piace osservare il tuo viso angosciato e distrutto dal terrore, rimarrei qui a guardarlo per ore, ma, ahimè, vado di fretta, quindi...»

Puntò la pistola in direzione del petto della sua vittima, intanto la Polizia si mobilitava dopo aver scoperto che un prigioniero era evaso:

«Vado io a vedere cosa succede, voi non muovetevi!»

Jonathan correva verso il luogo dello scontro, mentre proprio in quel luogo si udiva un forte rumore, era il rumore dello sparo proveniente dalla pistola di Chris, il proiettile partì velocissimo in direzione di Nél, ma quest'ultimo riuscì ad abbassare il corpo di quanto bastava per evitare la morte proprio all'ultimo momento, la sua vita era ancora salva, forse ancora per poco però...

«Adesso ho capito, ti diverti a fare questi giochetti, vero? Beh, io invece non mi diverto affatto, non ho affatto voglia di giocare.»

Cominciò ad avvicinarsi al suo bersaglio, gli bloccò le gambe con una delle due mani e poi lo colpì su una delle due con la pistola, adesso la sua vittima era incapace di schivare gli spari, un facile obiettivo da centrare. Chris indietreggiò di qualche passo e puntò nuovamente l'arma verso il petto di Nél, certo, questa volta, di non fallire:
«E' arrivato il momento... in cui anche tu soffrirai quanto le persone che sono scomparse a causa tua, addio verme.»

Mentre lui pronunciava quelle parole, Jonathan usciva dal carcere e notava la scena, l'agente, sprezzante del pericolo, si lanciava verso l'amico con l'intento di salvarlo.

«Levati di torno, impiccione! Non é te che voglio eliminare.»

Il corpo di Jonathan era riuscito a coprire quello del detenuto un istante prima che avvenisse l'irreparabile.

«Sono della Polizia e non ti permetterò di ucciderlo, se lo vuoi dovrai prima vedertela con me.»

«Tu sei una persona come tutte le altre, non voglio farti del male, invece quest'essere spregevole non merita di vivere!»

«E perché dovresti essere tu a deciderlo?»

«Te ne rendi conto, ha distrutto un'intera stirpe e adesso per colpa sua i suoi parenti non esistono più.»

Il poliziotto si alzò e con tono di rimprovero si rivolse a Chris:

«E tu credi di essere migliore di lui?»

«Ma io lo faccio per una buona causa, ho un forte senso di giustizia e quando ho udito la sua notizia al telegiornale non ho saputo trattenermi.»

«Una vendetta porta soltanto ad un'altra vendetta, e se tu deciderai di vendicarti non farai altro che metterti allo stesso livello della persona che odi, anche Nèl uccise per vendetta, forse questo al telegiornale non l'hanno detto. Se tu farai fuori lui, qualcun altro avrà intenzione di uccidere te, e così continuerà per sempre, non si arriverà mai ad una conclusione.»

«Non mi interessa un bel niente del fatto che qualcuno in futuro mi odierà, é più forte di me, hanno detto tutto ciò che c'era da dire al telegiornale, ma non ce la faccio a resistere, devo fargliela pagare.»

Detto questo, provò a liberarsi di Jonathan allontanandolo col braccio, l'agente, però, prontamente lo bloccò.

«Forse però non hanno specificato bene come ha vissuto l'assassino prima di compiere determinati gesti, comunque penso che in cella ti passerà la voglia di vendicarti.»

Lo ammanettò e lo portò dentro, lui e gli altri cercarono un posto libero nel carcere, ma purtroppo l'unico rimasto era proprio quello di fianco a Nél.

 

Alcuni giorni dopo Nél venne dimesso dall'ospedale e riportato nella sua cella, il ragazzo si sentiva ancora sotto pressione a causa della presenza della persona che più lo odiava, ma il suo amico lo rassicurò:

«Non ti preoccupare, adesso sei al sicuro, non potrà farti più del male. Non é più una minaccia, é dentro e non può trasmetterti alcun timore.»

Ma il presentimento del ventenne era diverso, non si sentiva per nulla protetto, per lui Chris rimaneva ancora un pericolo, un pericolo di cui difficilmente si sarebbe liberato.

Aspettavo soltanto che tornassi, criminale. Credi di essere sfuggito alla tua punizione, vero? Mi dispiace per te, ma ti sbagli di grosso, non sfuggirai alla mia vendetta, te la farò pagare per tutto il male che hai causato.”

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Capitolo 4
*** Sortire l'effetto contrario ***


Nél non si sentiva al sicuro neppure nella sua cella, il fatto che Chris si trovasse nella postazione accanto a lui lo preoccupava non poco, infatti quest'ultimo non era intenzionato a mettere la parola “fine” alla vicenda della sua vendetta, cominciò a passare al suo vicino di prigione biglietti a scopo intimidatorio, la sua vittima avrebbe potuto avvisare la polizia delle minacce che ripetutamente subiva, ma, sapendo che Jonathan si sarebbe ancora una volta immischiato nella faccenda mettendo nuovamente la sua vita in pericolo, non lo faceva.

“Potrei anche lasciarti vivere... sai? Potrei anche attendere mentre i tuoi sensi di colpa ti logorano... ma non lo faccio, sei una persona priva di alcun sentimento e non ne soffriresti. La tua ora é giunta, inizia a tremare, essere senza scrupoli. Hai ancora qualche altro giorno di vita, goditelo, finchè puoi...”

Era la decima lettera che gli arrivava quel giorno, la sua pazienza aveva ormai raggiunto il limite:

“Non ne posso più di questi pezzi di carta, non ce la faccio più a vivere in questa maniera angosciante, voglio farla finita, così almeno potrò stare tranquillo, non avrò più motivi per i quali preoccuparmi perché sarà tutto terminato, voglio chiudere questa mia orribile vita... basta, non posso più resistere... addio Jonathan, addio mondo... ho soltanto bisogno di un pugnale e tutto sarà finalmente concluso.”

La fortuna (se così la si vuole chiamare) fu dalla sua parte, notò un altro detenuto che si dimenava con in mano un arma:

«Quello é un pugnale?»

L'uomo si accorse di lui:

«Sì, ma non spargere la voce in giro, sto cercando di sbarazzarmene, ma non so in che maniera fare!Tu hai qualche consiglio?»

Nél fu contento di accogliere la sua richiesta:

«Puoi darlo a me.»

«Mi farai questo favore? Ma... potresti riscontrare dei problemi a causa di questo.»

«Non ti preoccupare, dallo a me.»

Il coltello arrivò vicino alla cella del ragazzo, che riuscì ad afferrarlo.

“Eccomi qui, al capolinea... all'epilogo di questa mia inutile vita, addio Jonathan, addio mondo...”

Alzò il pugnale e se lo puntò contro, ma un istante prima dell'estremo gesto...

«Nél, dove hai preso quel pugnale?»

“Questo é Jonathan...”

Esito per qualche istante, poi però rispose con decisione:

«Non sono affari tuoi, vattene!»

L'agente di Polizia, che casualmente in quel momento stava facendo un giro di controllo, aprì le sbarre e si introdusse nella cella del giovane.

«Perché vuoi farlo?»

«Non sopporto più queste minacce, voglio farla finita.»

Il suo amico provò a rassicurarlo, ma non ci riuscì:

«Non devi preoccuparti, penserò io a proteggerti.»

Nél alzò notevolmente il tono di voce:

«Non riesci a capire che é proprio questo il problema? A causa dei miei problemi tu rischi continuamente la vita, e io non voglio questo... non potrei mai perdonarmi una cosa del genere...»

Jonathan lo intimava a fermarsi:

«Fallo per me, resisti, non puoi suicidarti, ne soffrirei troppo.»

Ma lui non demordeva:

«Smettila, questo trucco non ha più effetto su di me, e poi ricorda che é per il tuo bene che lo faccio...»

Quello era un istante decisivo, per la vita di Nél che... definitivamente si sarebbe spenta.

“Lo stai facendo per me... grazie Nél, ma resta il fatto che non posso assolutamente permettertelo!”

Nel frattempo la mano del suicida partì, più decisa che mai, Jonathan, però, si frappose tra l'arma ed il ragazzo, cercò di allontanare il pugnale da quest'ultimo, ma... nella colluttazione purtroppo... venne colpito vicino al cuore.

“Jonathan... cosa ho fatto... sono proprio uno stupido, anche adesso che cercavo di salvarti... ti ho fatto del male... ma forse c'é ancora qualcosa speranza, prometto che ti porterò in salvo... altrimenti senza di te non saprei più come andare avanti...”

Nél avviso subito tutti della tragica notizia, l'ambulanza venne chiamata e arrivò in un istante, ognuno sperava in un buon esito dell'operazione, ognuno sperava nella salvezza del trentenne, ma sarebbe davvero andata a finire così?

 

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Capitolo 5
*** Non sarebbe stato meglio tacere? ***


«Presto, chiamate un'ambulanza! Jonathan é in pericolo di vita!»

Ascoltando quelle parole Chris capì molte cose sul conto di Nél: “che stupido che sono stato, non avevo mai realmente capito ciò che avevi dentro, potrai mai perdonarmi? Adesso che ho compreso il tuo vero modo di essere mi accorgo di essere stato un ignorante, tu hai un cuore d'oro e lo si intuisce da quanto tieni a Jonathan, semplicemente non hai saputo gestire le terribili disgrazie che ti sono venute in contro e che certamente non meritavi.”

L'ambulanza arrivò tempestivamente e il ferito venne portato altrettanto prontamente al centro soccorso, Nél insistette da subito per stare al fianco del suo amico durante le cure:

«È troppo importante per me, concedetemi almeno un'ora per vedere come sta Jon!»

Gli agenti cominciarono a confabulare tra di loro:

«Gli concediamo un'ora di libertà, che ne dite?»

«Sono perplesso, non credo sia la cosa più prudente da fare... e se ci fossero conseguenze?»

«No, é sincero, facciamolo uscire.»
«Va bene, mi fiderò anch'io di lui.»

Fecero segno al detenuto di seguirli, così dopo 1 anno di prigionia Nèl poteva ammirare nuovamente la luce del sole, ma purtroppo senza gioire nel guardarla, poverino lui che quel poco tempo passato a rivivere il mondo esterno nemmeno se l'era potuto godere.

Il ragazzo, ovviamente scortato, arrivò finalmente in ospedale, ma le aspettative non erano delle migliori:

«Come sta Jonathan, resisterà?»

«Devo essere sincero, é inutile illudervi oltre modo, la realtà é che ci sono pochissime possibilità di sopravvivenza, il colpo subito é molto grave ed é molto improbabile che ce la faccia, vi assicuriamo comunque che i miei colleghi faranno di tutto per portare a buon termine l'operazione.»

Nél non si arrabbiò, al contrario fu grato ai medici e consapevole che la colpa era esclusivamente sua:

«Grazie mille, confido in voi.»

«Di nulla, facciamo soltanto il nostro lavoro.»

«Già, il vostro lavoro, sono le stesse parole che usava Jon...»

Dopo la breve visita, il detenuto venne riportato in carcere, il suo stato d'animo era del tutto comprensibile, rischiava di perdere la persona a lui più cara, o per meglio dire l'unica persona cara che aveva, sarebbe stato un colpo troppo forte per lui che, consapevole di essere l'artefice del tragico incidente, non sarebbe più riuscito a vivere tranquillamente; Jonathan lo aveva sempre incoraggiato e difeso in qualunque occasione e se avesse perso il suo unico punto di riferimento sarebbe caduto definitivamente vittima della depressione, ma in quella determinata circostanza non avrebbe potuto cambiare nulla, era tutto nelle mani dei medici, a lui non restava altro da fare che sperare.

Quel giorno non volle parlare con nessuno, addirittura rifiutò il pranzo, era in uno stato di totale apprensione, non riusciva a pensare ad altro, il solo pensiero che Jonathan potesse scomparire lo immobilizzava.

Nel frattempo, nella cella accanto: “guarda che combinazione, a quel tizio sono cadute le chiavi proprio vicino alla cella, devo riportargliele, ma prima...”

Chris avvicinò a sé le chiavi e riuscì ad afferrarle, con molta calma aprì le sbarre e una volta libero si avvicinò alla cella di Nél.

Stava per parlargli, ma la sua ex vittima lo fermò sul nascere:

«Va via, via, fuori dalla mia vista, se Jonathan rischia la vita é anche colpa tua, quindi allontanati, sta lontano da me, capito?»

Il suo tono di voce era un misto tra paura e rabbia, l'unica cosa di cui era certo era di non volere avere mai più a che fare con quel ragazzo.

«Ti ho detto di andare via, potresti metterti nei guai insistendo, via, via!»

Chris, al contrario, era calmissimo, e sorprendentemente per la prima volta... la sua voce non sembrava minacciosa, era lì con intenzioni pacifiche:

«Ho commesso uno sbaglio e l'ho capito, sono stato uno stupido e voglio scusarmi, non avevo capito ciò che...»

Ma Nél lo interruppe nuovamente:

«Via o chiamerò la sicurezza, non farmi ancor più del male!»

«Sono disarmato, completamente innocuo e qui soltanto per chiederti immensamente scusa, questo é ciò che volevo dirti, perdonami se non ho capito che persona eri davvero...»

Si dileguò per riconsegnare la chiave al proprietario, dopodiché tornò nella sua cella; Nél nel frattempo restava lì dov'era, non più impaurito dalla presenza di Chris, ma dalle sorti di Jonathan, fu una notte insonne per lui, fino a quando la mattina seguente arrivò la notizia dell'esito dell'operazione:

«Jonathan, dispiace molto a tutti noi, i medici si sono impegnati al massimo, ma mi addolora dirti che Jonathan... non ce l'ha fatta...»

Il detenuto rimase letteralmente pietrificato, ripensando a tutto il tempo passato assieme al suo amico riusciva a comprendere che la sua vita ormai non aveva più senso, l'uomo incaricato a riferirgli la notizia provò in tutti i modi a consolarlo, ma erano tentativi inutili, Nél non si muoveva più di un millimetro, era inerme a qualunque cosa accadesse all'esterno.

«Non ti preoccupare però, ci siamo noi qui con te, e ricorda che Jon ti voleva tanto bene e non vorrebbe mai che tu soffrissi nuovamente, fallo per lui e tirati su.»

Nemmeno quelle parole, però, riuscirono a smuoverlo.

“So che sto per dire qualcosa che ha dell'incredibile, ma se questo riuscisse a risollevare Nél...»

«Potremmo lasciarti libero se soltanto tu lo volessi, così terresti alto il nome di Jonathan e vivo il suo ricordo.»

Nulla da fare, dopo mezz'ora di dialogo l'uomo venne richiamato al suo posto, non era riuscito nell'intento d'incoraggiare il povero ragazzo, che rimaneva immobile in un angolo a pensare, disperato, a ciò che era accaduto:

«No, non é vero, é soltanto un bruttissimo incubo, niente di tutto questo é mai esistito, presto mi sveglierò da questo grande sonno, che dura ormai da 19 anni, tutta la mia vita é soltanto un orribile sogno, mi sveglierò...”

Ma era consapevole che quella, purtroppo, era la dura realtà.

“Jonathan... hai fatto tanto per me, mi hai accudito mentre tutto il resto del mondo mi abbandonava al mio triste destino, sei stata l'unica persona a credere in me, in origine mi hai messo sulla retta via e in seguito hai dato qualunque cosa per proteggermi, ed io, invece di ripagarti dei sacrifici fatti, cosa ho fatto? Inizialmente rovinando tutto ciò che di positivo avevi fatto per me ho distrutto la mia stirpe, dopo stupidamente ho anche tentato di farti fuori, ed infine questo... che non potrò mai perdonarmi, non potrò mai perdonare ciò che hanno attuato le mie mani, io avrei meritato quella fine orrenda, io avrei meritato di morire, non tu che hai dedicato la tua vita alla giustizia e soprattutto a me, che non meritavo il tuo sostegno ed il tuo aiuto, in quanto incorreggibile e spietato criminale, hai dedicato tutta la tua esistenza ad una persona orrenda, la prima che ti é capitata davanti agli occhi, perché hai avuto compassione di quel bimbo che gli altri avevano sempre odiato, hai persistito nel farlo crescere pur non avendo enormi disponibilità economiche, hai fatto di tutto per lui, che però non ti meritava. D'ora in poi non avrà più senso vivere per me, se non quello di onorare il tuo ricordo, che mai e poi mai nessuno dovrà infangare, dovesse cascare il mondo... non compierò l'estremo gesto soltanto perché... tu non avresti mai voluto che accadesse...”

La terribile notizia venne comunicata anche a tutti i familiari di Jonathan, anche se venne negato che l'assassino era stato Nél per evitare ulteriori problemi, lo sconforto era grande da parte di tutti quelli che l'avevano conosciuto, ma chi soffriva di più era lui, il suo bambino.

 

Appena un mese dopo Nél morì di una grave malattia causata dalla fame e dalla sete arretrate, ovviamente perché si era lasciato avvolgere totalmente dalla depressione e dalla disperazione, le quali non era riuscito a combattere, rifiutando qualsiasi rapporto esterno, fu curato nello stesso ospedale e nella stessa stanza di Jonathan, andando in contro, purtroppo, al suo stesso destino. La sua tomba venne affiancata a quella di colui che riteneva il suo “vero” padre, colui che l'aveva raccolto dalla strada ed in seguito cresciuto.

Una serie di disgrazie ingestibili, una vita tormentata e travagliata, conclusasi troppo presto, ad appena 19 anni; la vita di uno sfortunato ragazzo che mai ha conosciuto la vera gioia, sin dalla nascita, che mai ha vissuto assieme ai suoi veri genitori, ma con chi abbondantemente più di questi gli ha voluto bene, che l'ha accudito per ben 8 anni pur avendo soltanto un piccolo lavoro, che ha dedicato la maggior parte della sua vita a proteggerlo, che avrebbe potuto essere una persona normale come tutte le altre e che invece con immenso coraggio ha fatto una scelta molto difficile, che purtroppo non é stato ripagato dalla vita con ciò che realmente meritava, ma purtroppo si sa... sono sempre i migliori ad andarsene. La parte più triste di questa storia? Che é stato tutto fatto per pochi soldi, ovvero 200 miseri euro. A volte sarebbe meglio stare zitti e non parlare, tacere, piuttosto che dire qualcosa di stupido, soprattutto se quel qualcosa mette in pericolo la vita di altre, troppe persone.

 

 

Cari lettori, vi preannuncio che comincerò in questi giorni a scrivere il prequel di “Un lato oscuro”, con il quale si concluderà la storia; il racconto parlerà della vera storia di Jonathan e Nél, iniziando dalla nascita di quest'ultimo, detto questo vi saluto!

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