Dirty Dancing 2 Havana nights

di Tinkerbell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** La Rosa Negra ***
Capitolo 3: *** Un giorno con Xavier ***
Capitolo 4: *** La spiaggia ***



Capitolo 1
*** L'arrivo ***


Per lei era tutto nuovo! Quel caldo afoso che l’aveva accolta all’aeroporto, l’accento straniero con cui parlava la gente del posto, la musica incessante, che si sentiva per le strade e i colori che sprigionava la città! Non aveva mai visto un centro abitato così colorato. Le ricordava lontanamente le isole della Grecia ma l’accostamento tra il bianco,l’arancio,il blu e il rosso era ancora più evidente. Osservava lo spettacolo che le si presentava davanti al finestrino di quel vecchio autobus che la portava al locale di suo padre. I bambini che vedevano passare il locomotore gli si avvicinavano correndo e lo inseguivano per qualche metro, trovando un nuovo gioco che spezzava la monotonia di quelle ore di siesta. L’aria lì dentro era viziata e alcuni moscerini continuavano a ronzarle intorno. Cercò di allontanarli delicatamente un paio di volte, senza risultato. Alla fine , con uno scatto isterico , riuscì a ucciderne uno. Guardò fuori ancora una volta. ( Non sapeva se fosse peggio dedicarsi al mondo esterno o battagliare con le mosche sul suo sedile) . Fu felice di questa scelta. Poco lontano vide la fermata del pullman vicino alla quale scorse una figura familiare. Un uomo non troppo alto, con il fisico atletico e corti capelli castano scuro, stava fermo in attesa. “Papà…meno male”. Una lacrima le scese lungo la guancia. ,ma perché era andata lì? Sarebbe stata una vacanza da incubo! Già lo sapeva. L’unico fatto positivo era quello di vedere il suo vecchio per un po’ di tempo e, lavorando per lui, guadagnare un po’ di soldi. Scese scocciata da quel piccolo inferno su quattro ruote, del tutto intenzionata a non salirci più…nemmeno per tornare a casa. Sarebbe andata all’aeroporto a piedi! “ Ciao tesoro mio! Hai fatto buon viaggio!?!?” Fu azzittito da uno sguardo che lasciava poco all’immaginazione. Tentò nuovamente, era troppo felice di passare un po’ di tempo con la sua figlia prediletta: “Sai i trasporti qui non sono il massimo! Tutto il resto però è favoloso!” Lo guardò poco convinta “sì…immagino..”. L’argomento fu chiuso una volta per tutte. La giovane non gli avrebbe lasciato via d’uscita se fosse andato avanti. Si azzittì e le fece strada fino allo scooter . “Non hai neanche una macchina!?!” “no…qui non servono a molto!A meno che tu non voglia andare dall’altra parte dell’isola e io qui sto benissimo! No ti preoccupare la valigia la tengo io davanti!” La situazione sembrava peggiorare di minuto in minuto. Elisabeth abbracciò il padre mentre partiva. Durante tutto il tragitto studiò il paesaggio che le scorreva velocemente davanti. Passarono in una immensa piazza con una grande fontana al centro. Un gruppo di ragazzi non tanto più grandi di lei stava ballando una qualche danza latino americana. Sembravano divertirsi. Ridevano tutti. Non c’era nessuno con una espressione triste. La gioia comune era portata da un oggetto insignificante come una chitarra (in pessime condizioni) suonata da un nino di 8 anni. “E’ incredibile! E pensare che in Europa per divertirci un po’ abbiamo bisogno di tante cose! Come una mega stereo, l’ultima playstation o tanti vestiti firmati con cui farsi vedere in giro per le vie delle città! Qui bastano una chitarra e un po’ di musica!!” Il padre della fanciulla suonò passando davanti al gruppo spensierato, che vedendolo si mise a gridare il suo nome con mille saluti. “Figurati se non li conosceva!”. Il viaggio terminò prima di quanto la ragazza sperasse . Si erano fermati davanti ad una casa, di medie dimensioni. Non sembrava ben tenuta . Le pareti esterne erano scrostate . Il giardino circostante la casa non era proprio perfetto. “Eh ehm…non è proprio una reggia…ci vorrebbe il tocco di una donna ma…sai…il locale prima di tutto. Passo più ore lì che a casa…quindi…non ho tempo di fare altro” . Per la prima volta da quando era partita la ragazza sorrise. Non importava! Dopo l’autobus quella sembrava molto più di una proprietà del re. Il padre , nel vedere la sua reazione fu rilassato. “Almeno questa le piace...-pensò – Vieni! Ti mostro l’interno poi andiamo alla *Rosa Negra * ”Un’aria interrogativa si dipinse ancora una volta su quel visino poco abbronzato… “E’ il mio locale! Come ?!? Non ti avevo detto il suo nome!!?!??! Sono sicuro che ti divertirai molto!” Entrarono . Elly posò lo zaino stracolmo sulla sedia in cucina e poi si diresse in camera sua…o meglio..la cercò. Trovò una stanzetta poco illuminata, con un piccolo letto e un armadio vuoto. Stava squadrando la stanza dal soffitto al pavimento quando si sentì afferrare per il braccio. “No…questa è la camera degli ospiti..per te c’è di meglio!” Si fece condurre dall’uomo in un’altra parte della casa. Questa era più grande. Le finestre erano chiuse , anche se da esse filtrava qualche raggio di sole. “Ecco qui!” Si fece strada dentro. Si avvicinò alle persiane impolverate e le aprì. Lo spettacolo che si presentò agli occhi della giovane europea fu indescrivibile. Una spiaggia dorata le illuminò il viso. L’acqua cristallina rifletteva la luce solare, soffiava un leggero venticello. Questo muoveva le foglie delle palme e, ovviamente si sentiva in lontananza una musica latina, Credeva che questi paesaggi appartenessero solo alle cartoline . “Benvenuta a Cuba!” “io …sono senza parole!” “Lo so! Anche io ho avuto la tua stessa reazione un anno fa!” “E poi? Come hai fatto a riprenderti?” “Beh…non l’ho fatto! Ogni giorno vivo le sensazioni che stai provando tu…così…al mattino, mi siedo sulla spiaggia e osservo il mare…o meglio…l’oceano! Mi sento libero!” “Perché in qualsiasi posto vada sento suonare?!?!” “Beh…i cubani preferiscono ballare che guardare l’orizzonte!” “Non sanno che si perdono!” “Fossi in te …non parlerei così in fretta. Sei appena arrivata, il meglio deve ancora venire!” “Ovvero?” ”La rosa negra! Mettiti qualche cosa di carino e andiamo!”

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Capitolo 2
*** La Rosa Negra ***


Erano appena le nove quando la piccola famigliola riunita,entrò nel locale e già era pieno. Si faceva fatica a camminare. Per quel poco che poté si guardò intorno. Studiò il posto in cui era stata portata. Le pareti , di un grigio molto scuro, erano rese ancora più buie dalla scarsa presenza di luce nella stanza, sparse in tutta la sala c’erano delle colonne color viola , a cui era appoggiata molta gente, poteva sentire ad ogni suo passo il pavimento di legno, che produceva quel suono sordo riconoscibile anche nella più rumorosa delle situazioni. Ovviamente non poteva mancare la musica, fonte di vita per quella popolazione di ballerini. Ovunque fossero erano pronti a fare qualche passo di danza: nelle strade,nelle piazze,nei locali,sulla spiaggia,persino sul pullman una ragazza quella mattina si era messa a ballare! Seguì suo padre dietro al bancone. Sempre più stupita si rese conto che non c’era nessuno che volesse ordinare da bere o che , semplicemente, volesse stare seduto . Guardò bene : ripercorse con gli occhi l’intero tavolo per assicurarsi che davvero non ci fosse anima viva. Quando fu sicura che la sua vista funzionasse ancora, si rivolse al padre che, ne frattempo si era tranquillamente messo un grembiulino attorno alla vita e si era seduto comodamente su una sedia poco lontana, sicuro di non dover lavorare. Stava ancora prendendo il respiro per porgli la fatidica domanda quando fu azzittita da un gesto che le indicava la pista da ballo su cui era riversato l’intero locale. Strabuzzò gli occhi: tutta la clientela si era fermata ed ora , fissava un punto indistinto nel centro della sala. Da lì non poteva vedere cosa stesse succedendo.Decise di andare a dare un’occhiata di persona senza far scomodare il padre. In fondo avrebbe vissuto lì per tre mesi, non poteva sempre domandare a lui ! Saltò dall’altra parte del bancone e si fece strada tra quelli che sembravano diventati manichini. E poi li vide. Si chiese se quella si potesse definire danza. Per lei no. Era qualche cosa di più. Non stavano semplicemente ballando: stavano creando la musica! O forse era la musica che veniva creata seguendo i loro passi? Le note scomparivano nei loro movimenti, il loro stesso modo di muoversi era melodia. Tutti intorno si erano messi a gridare e ad esultare per loro. Elly era rimasta in estasi , attratta da quello spettacolo. “Sono bravi ,vero?” La giovane sentì la voce alle sue spalle ma non si mosse dalla sua posizione. “Non credevo si potesse ballare così” “Infatti è impossibile! Solo loro ci riescono! Sono i più bravi di Cuba. Li chiamano il re e la regina della Rosa Negra” “Darei qualsiasi cosa per essere come loro” “Temo che sia impossibile”. Irritata da quella risposta si voltò per vedere con chi stesse parlando. Trovò un ragazzo , poco più alto di lei , bruno , portava i capelli a caschetto, non aveva il tipico viso da latino: i suoi lineamenti erano più dolci, conferendogli un’aria da bambino, la camicia bianca a mezze maniche gli faceva risaltare il colore scuro della pelle. La fissava ,attendendo che parlasse a sua volta così per continuare il discorso. Ma la fanciulla accennò mezzo sorriso e ,sorpassandolo, si diresse al bancone, ancora delusa da quella bruciante verità. Quando tornò al suo posto, non ebbe il coraggio di voltarsi verso il suo vecchio, il quale ,probabilmente, non si era mosso da lì e aspettava di incrociare il suo sguardo per constatare soddisfatto che la sua figliola stava cominciando a divertirsi e che ben presto gli avrebbe chiesto di insegnarle a ballare. La ragazza stava lavando alcuni bicchieri quando la sua attenzione fu richiamata dal padre. “Elly …posso presentarti il tuo collega? Lavora con me da quando sono arrivato qui! Sono sicuro che farete subito amicizia!” Allora alzò gli occhi con aria distratta. Silenzio. “Me Iliamo Xavier! Piacere!” “Tu?” Non aveva impiegato più di un secondo a capire chi fosse . Egli le fece un piccolo sorriso. Anche lei accennò a qualche cosa di simile. Forse di lì a un mese avrebbe imparato a fare di meglio. Furono lasciati soli e appena Elisabeth non sentì più addosso gli occhi inquisitori del padre, ritornò alle sue faccende . Xavier passò dietro al bancone incominciando a mettere a posto le stoviglie. “E così tu sei qui da due anni…” “Già -sorrise- vedo tanta gente ballare. Sai …quei due non sono sempre stati i più bravi del locale!” “Mi stai dicendo che non sono poi così inimitabili?” “Beh…sono tutti diversi…ognuno ha il suo stile e ognuno di loro stupisce per qualche cosa di nuovo! Forse sarai tu la nuova regina della rosa negra! Chi lo sa…” “Se mi vedessi ballare cambieresti idea!” Mentre i due parlavano, i ritmi delle canzoni si susseguivano , trasportando decine di coppie al divertimento sfrenato. Ancora una volta i suonatori cambiarono melodia . Il ragazzo sorrise rivolgendo loro lo sguardo e, sempre guardando da quella parte disse : “ Ottima idea! Voglio proprio vedere! Dammi una piccola dimostrazione! Questa è facile …anche un bambino sarebbe in grado di starle dietro!!” “io…non…so…non credo che sarebbe opportuno…il lavoro…no! Grazie! Magari la pros..”. Il giovane però non voleva sentire scuse . L’afferrò per un braccio e la portò sulla pista,sempre piena. La piccola banda non dava segni di stanchezza e la musica,così coinvolgente , non voleva fermarsi. Entrambi sapevano che nessuno si sarebbe seduto al bancone.

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Capitolo 3
*** Un giorno con Xavier ***


Pochi raggi di sole filtravano dalla finestra illuminando alcuni angoli della stanza. Il vento fuori continuava a soffiare , accompagnando le onde sulla spiaggia e guardandole ritrarsi verso l’oceano, terminato il loro viaggio. Nessuno era testimone di quello spettacolo, tranne un uomo, seduto sul bagnasciuga : guardava l’orizzonte. La luce si fece più forte, raggiunse gli occhi della fanciulla destandola dai suoi sogni. Si svegliò lentamente. Appena tornata alla realtà fu pervasa da un profumo a lei poco conosciuto: inspirò un paio di volte: era l’odore del sale. Annusò l’aria ancora una volta, sentì l’odore delle lenzuola pulite e del legno del pavimento della stanza. Odori che comunemente non trovava insieme. Poco dopo si rese conto di non essere a casa , ma nella casetta sul mare di suo papà . Era venuta a trovarlo per le vacanze estive . Ripercorse nella mente le ore passate . L’arrivo , lo scooter, la piazza, camera sua , la *Rosa Negra*, tornò sulla pista da ballo. Rivide Xavier scatenarsi a suon di musica, le spalle, il bacino, i fianchi, le gambe …seguivano le note perfettamente, e lei, che dopo i primi due balli , aveva preso a seguirlo. Erano quasi in perfetta sintonia . Risentì le sue braccia cingerle la vita ,le sue mani accarezzarle le braccia, il volto di lui appoggiato al suo collo. Avevano danzato per tutta la sera! Come solo i cubani sanno fare. Non era un modo per provarci, per corteggiare le ragazze, la loro era una danza passionale e così ballavano tutti. In quelle ore si era dimenticata di tutto, si era data alla musica . Si era divertita,pensò. Non riusciva a ricordare da quanto tempo non provava una gioia simile. Sul suo volto si dipinse un dolce sorriso , senza che la ragazza lo volesse. Mentre immaginava ancora il tocco del giovane,si alzò a sedere sul suo letto e aprì le persiane della finestra. Guardò fuori Eccolo! Allora è vero – sorrise ancora- “papà!” gridò. La figura lontana si voltò nella sua direzione, le fece cenno con il braccio : “Buongiorno , mia regina!”. Elly non si teneva più dalla felicità, saltò giù dal materasso duro e si catapultò fuori. La sabbia era ancora fresca, anche l’aria era frizzantina, ma non ci fece caso. Arrivò fino al bagnasciuga e si sedette accanto a lui. Gli fece compagnia e osservò il confine tra il mare e il cielo insieme a quell’uomo nuovo che conosceva poco. Mentre osservava i gabbiani planare sulle onde e tornare in cielo , canticchiava una delle tante melodie udite in quelle quarantott’ore. Lukas, guardò la figlia senza voltarsi, anche lui sorrise. Erano entrambi felice. Non avrebbe mai creduto che la sua piccola bambina si sarebbe divertita in quel modo al locale.Tutto merito di Xavier. Ne fu davvero contento. Lei non sembrava voler smettere si ripetere quelle quattro note ,così la interruppe: “Sono contento che ti piaccia quel ragazzo, perché fra un’ora passa a prenderti-gli occhi della figlia,che si era voltata,si illuminarono- andate a fare la spesa per il locale! Sai…è importante che due baristi vadano d’accordo”. Gli occhi della ragazza si spensero alla stessa velocità con cui si erano accesi. Si alzò in piedi, incominciava ad aver freddo, Indossava solamente un paio di pantaloncini corti e una maglietta rossa con la faccia di Che guevara impressa sopra. Il padre la vide solo in quel momento: “hai intenzione di girare con quella addosso?”. Ottenne un cenno di risposta. “ma l’hai usata per dormire!” “Ne ho altre cinque”. Si allontanò dalla riva . Entrò in casa, si chiuse in bagno e ne uscì solamente tre quarti d’ora dopo, completamente cambiata e pronta per uscire. Nel frattempo il papà era rientrato e aveva preparato un caffélatte. Elly raggiunse la cucina. Era piuttosto piccola. I mobili erano di un giallo spento , al centro c’era un tavolo di legno , dipinto di azzurro. La giovane suppose che avesse l’età delle mura, visto lo stato in cui era ridotto , ma le piacque comunque. La colazione era stata scaldata su uno di quei fornetti portatili, ne aveva visti tanti in campeggio, quando faceva la scout. Le era stata servita in una grande tazza arancione. Dopo averne bevuto un sorso, si accorse che era rovente e l’appoggiò sul tavolo. Il contrasto tra il blu,l’arancio e il beige del cappuccino, la fece sorridere. Una delle poche cose che l’aveva spinta all’Havana era proprio quel senso artistico che dominava su Cuba. Non si aveva paura di accostare colorazioni forti. Lì ogni cosa era un’esplosione di allegria. Non tutto quadrato e nero, come la città in cui abitava. Mentre terminava di bere sentì bussare alla porta. Lukas andò ad aprire, lei rimase seduta in cucina. Udì delle voci indistinte. Qualche secondo dopo Xavier entrò nella stanza. “Buongiorno Elly!” “ Hola Xavier” “ Sei pronta?”. Non rispose si alzò direttamente e si diresse verso l’uscita. “Comunque ciao!Anche io ti voglio bene!” Ah già! –gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia- “Ciao Papi!”. “Fate at..” la porta si era già chiusa alle loro spalle. “Mannaggia!” Quando arrivò nel cortiletto davanti alla casetta sul mare trovò una moto simile ad una vespa. Rimase delusa quasi quanto il giorno precedente. “andiamo in vespa?”. Disse, facendo sentire molto lievemente il punto interrogativo al termine della frase, si aspettava la risposta. Il ragazzo le sorrise; “Claro!”. Salì sul motociclo e , non vedendo l’amica fare lo stesso si voltò: “Avanti! Monta!”. “Con la gonna?”. Xavier l’osservò. Non ci aveva fatto caso. Portava una gonna giallo canarino fin sopra il ginocchio ed una canottierina blu ,che faceva pandan con i sandali. Aveva i capelli legati in uno chignon e i suoi occhi azzurri risaltavano sulle guance, che si erano fatte rosse. Si incantò a guardarla. Elly stanca di aspettare una risposta salì a cavallo dello scooter. “Ok andiamo,non importa”. Xavier , si risvegliò dal trans in cui era caduto. Girò la chiave e partì spedito, dimenticando di avere un passeggero a bordo. La ragazza si tenne, cingendogli le braccia ai fianchi. Il supermercato era poco lontano. Quando si fermarono la ragazza scese e, dopo aver controllato che la gonna fosse al suo posto, si diresse verso l’entrata. “eh ehm….” “Non si entra da qui?” “Noi….non andiamo al supermercato..” “Cosa?!?!?” “Al mercato la roba costa meno. Avanti , seguimi…per gli alcolici ci pensa Lukas” Oh no….il mercato no… Credette che fosse il posto più affollato della terra. Neanche ai concerti aveva visto così tanta gente: era pieno di banchi dietro cui persone di tutte le età facevano offerte a squarcia gola ai compratori. Per ogni tavolo c’erano almeno dieci possibili clienti. Superarono la parte dedicata ai vestiti ed arrivarono nella zona del cibo. Seguiva Xavier senza batter ciglio. Non conosceva il posto e non voleva ritrovarsi sola in una parte sconosciuta della città. L’amico si muoveva bene in quel posto, patteggiava i prezzi con i commercianti,sceglieva la frutta migliore e non sprecava neanche mezza moneta in cianfrusaglie. Elly osservava affascinata l’ambiente che la circondava, non era tanto diverso dai mercati europei,ma i profumi che sentiva lì, erano completamente diversi, le faceva effetto sentire una lingua sconosciuta ovunque e quando il ragazzo le si rivolgeva in italiano, tirava un sospiro di sollievo. Grazie a lui il supplizio non durò molto. Verso l’ora di pranzo poterono uscire da quel piccolo mondo fatto di banconi ,frutta e verdura e dirigersi al locale per posare gli acquisti. “ Che ne dici,andiamo a piedi? Tanto non è lontano da qui!” “Perché no! Così mi puoi far vedere il lato nascosto dell’Havana!” Il giovane sorrise:“Per di qua…”. La portò lungo una stradina , ricca di tanti negozi caratteristici. Ne fu affascinata . Si ripromise di tornare. Ad un angolo della strada trovarono un cantante ,che suonava un motivetto allegro alla chitarra. Salutava tutti quelli che, passando lo guardavano. Fece lo stesso per i due, augurando loro tanta fortuna . Poco dopo aver sorpassato il suonatore felice la giovane europea trovò tempo di parlargli: “Xavier…” “Uhm?” La guardò. Non sembrava mai stanco delle sue domande. Attendeva di rispondere anche a questa. “Tu…credi che potresti…non so…per esempio…” “Per esempio?” “Insegnarmi a ballare?” Mentre pronunciava queste parole chiuse gli occhi.Aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo. Sapeva che sarebbe stato impossibile imparare a muoversi come lui…o come lui avrebbe voluto. “Ma tu sai già ballare!” “Non è vero! Io dico muovermi come te! Certo…riesco a starti dietro ma …voi cubani siete un’altra cosa”. “Potremmo sempre provarci! Forse in tre mesi, potresti imparare qualche cosa! Sempre che tu non sia proprio una schiappa!” “hey! Come ti permetti! Sono un’ottima studentessa!”. Gli fece la lingua. “Vedremo”. Erano arrivati . Il locale era chiuso. Non c’era nessuno all’interno, Elly fece fatica a riconoscerlo. Non era come lo ricordava la sera precedente. Ne fu meno spaventata…ma allo stesso tempo fu anche meno attratta dalla Rosa Negra, mentre la sera prima l’aveva fatta sognare. Salì sulla pista. Era grandissima. Passo dopo passo la percorse tutta , fino ad arrivare al centro, nello stesso punto in cui si era esibita la coppia di ballerini. Cercò di imitare ancora una volta quella regina così brava. Stava facendo le piroette quando sentì la musica di un giradischi partire poco lontano. Le voci di quattro cubani iniziarono a cantare un motivetto allegro. Si bloccò all’istante. Si voltò . Xavier era in piedi davanti a lei. Rivisse il momento in cui aveva visto i suoi occhi nel buoi della sala, meno di ventiquattro ore prima. L’afferrò alla vita e mise le sue mani dietro al proprio collo. Le fece vedere i passi che doveva ripetere. La ragazza li osservò e poi cercò di ripetere con scarso risultato. “Ok,riproviamo…” . Elly sorrise impacciata. Cosa le era venuto in mente di chiedere a lui di insegnarle a ballare?!?? “Non ti preoccupare. E’ una questione psicologica…” Si fece coraggio, e decise di ascoltare le parole dell’amico. Riprovarono. Questa volta fu più facile. Si erano avvicinati di più per seguire meglio i movimenti l’uno dell’altra. Risentì il suo profumo. Per un momento immaginò di non aver mai smesso di ballare. Si fece portare dal giovane latino,aveva meno difficoltà a sentire la musica questa volta. Sentiva muovere i suoi fianchi a tempo. Le sembrò di conoscere da sempre quella melodia. Incominciò a giocare con i suoi capelli, lui fece lo stesso con le pieghe del vestito.Poteva sentirsi una vera cubana. “Adesso ti metti a ballare con gli Yankees, Xavier?!??” La presa del giovane scomparì all’istante . Le mani finirono lungo i fianchi. Lo imitò preoccupata. Cercò di capire da dove provenisse la voce. In alto , in un angolo della stanza c’era una finestra aperta , alla quale erano affacciati alcuni ragazzi. L’espressione turbata del giovane si trasformò poco dopo ,in un grande sorriso. “Pablo!Carlos! Entrate! La porta è aperta!” I due scomparirono alla loro vista e ricomparirono poco dopo dalla porta , accompagnati da una bella ragazza. Xavier corse loro incontro. Si abbracciarono tutti e tre. “Allora amigo mio qué tàl?” Per tutta risposta il giovane si volse verso Elisabeth e le fece cenno di avvicinarsi. I due non sembravano contenti di vederla , ancora meno la bella ragazza che era rimasta un po’ più indietro. “Lei è Elly, la figlia di Lukas. Si ferma qui per un po’! Non è un’americana” Pablo , la squadrò dalla testa ai piedi, non sembrò gradirla comunque: “Avevamo abbastanza gringos, senza che arrivassero anche gli europei. Ma cosa sperate di trovare qui?” . La giovane,spaventata, rimase in silenzio. Xavier si sentì in colpa per averli fatti entrare. La guardò preoccupato. Fu allora che la giovane ,che si era tenuta lontana di avvicinò e , mettendogli le braccia al collo gli sussurrò all’orecchio, nonostante tutti potessero sentire:“Avanti Xavier, perché non vieni con noi in piazza. Balliamo un po’ insieme. Ieri te ne sei andato in così fretta e furia. Ti sarai annoiato a ballare con questa qui, sembra un pezzo di legno!!!”. Non voleva essere scortese con i suoi amici, così allontanò gentilmente l’amica : “Grazie Julia…magari vi raggiungo più tardi. Incominciate ad andare…finisco di mettere le cose a posto per ‘sta sera e arrivo. Lo guardarono poco convinti. “Come preferisci amico mio…fai attenzione a non farti ingannare da quella.” Disse Pablo allontanandosi. “Già” aggiunse la bella ragazza facendo una smorfia mentre guardava Elisabeth. I tre uscirono come erano entrati, lasciando dietro di se un’atmosfera poco serena. Non sapeva se essere più terrorizzata o arrabbiata. Finirono di riordinare in silenzio. Il ragazzo non ebbe neanche il coraggio di spegnere la musica: distraeva entrambi dal pensare a quello che era appena successo. Quando il disco finì di girare fu lasciato lì. Sempre in silenzio spensero le luci del locale e tornarono fino al mercato, di lì presero il motorino e arrivarono a casa di Lukas. Non fu proferita parola. Quando Elly scese , Xavier vide i suoi occhi rossi, se non aveva pianto, stava per farlo. Non ebbe il coraggio di guardarla ancora . Mise subito in moto e ripartì. La fanciulla si precipitò in casa. Si buttò sul letto e scoppiò in lacrime. Ancora una volta si chiese cosa ci facesse lì. Il cielo si era rannuvolato , di lì a poco avrebbe cominciato a piovere . Xavier decise di non raggiungere gli amici in piazza.

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Capitolo 4
*** La spiaggia ***


Udì Lukas uscire di casa. “Vado alla Rosa!” Era diventato buio prima . Forse a cause delle nuvole. La luce grigia che si era sparsa per la camera non l’aiutò a sentirsi meglio. Ormai aveva consumato tutte le sue lacrime e lamentasi con il padre non sarebbe servito. Lo conosceva troppo bene per questo aspetto. Non le avrebbe proposto di tornare indietro , al contrario: l’avrebbe esortata a far vedere a tutti quello di cui che era capace. Sì, le avrebbe detto così.Sempre che non fosse stato troppo preso dal locale per parlarle! Era sdraiata sul letto. Ascoltava l’ultimo cd che aveva composto prima di partire. Aveva messo solo musica latina. Era entusiasta all’idea di lasciare casa sua per un po’ di tempo. Lei e la sua amica Nina , avevano immaginato tutto il viaggio. Avevano fantasticato insieme sulle persone che avrebbe incontrato. Sorrise a quei ricordi. Continuava a fissare il soffitto. Le cose erano andate di male in peggio appena scesa dall’aereo. Immaginava la faccia che aveva fatto la sua amica il giorno della partenza . Sorrideva,le faceva ciao con la mano, i suoi occhi brillavano. Fece una smorfia. Nulla era andato come immaginavano. La canzone nel cd cambiò. Ora c’era la sua preferita. Gli Aventura cominciavano a cantare “Obsesion”. Quanto le piaceva! Sentire quella melodia la metteva di buon umore. Si alzò e si diresse in cucina per sgranocchiare qualche cosa. Sul tavolo trovò un regalo per lei. Era accanto ad un biglietto . C’era solamente scritto “Per Elly”. Lo prese in mano. Lo guardò. “Una Rosa Nera?” . L’osservò incuriosita. Non poteva essere stato lui. O sì? In quel momento non le importava . Decise che quella sera non avrebbe raggiunto suo padre. Corse nella sua stanza , prese la valigia da sotto il letto e la rovesciò sopra. Tutti i vestiti si sparsero sullo scomodo materasso. Incominciò a rovistare in quell’insieme di roba finché non trovò ciò che stava cercando. Una felpa grigia, ormai bucata in alcuni punti, di due taglie più grande della sua , era stretta tra le sue mani. Nonostante fosse in pessime condizioni, era sempre la sua preferita. Le dava sicurezza . Non avrebbe saputo spiegarne il motivo;lo sentiva e basta. Sua madre l’aveva rimproverata molte volte per il suo pessimo gusto nella scelta dei vestiti,ma lei adorava quell’aria di usato che aveva la maglia. La indossò. Si guardò allo specchio. In effetti non c’entrava molto con quello che portava ma tanto, non l’avrebbe vista nessuno. Tirò un profondo sospiro e uscì di casa. Non sarebbe andata alla Rosa Negra, neanche in centro. Non aveva intenzione di visitare l’Havana. Andò sulla spiaggia. Aveva portato con sé il lettore Cd. Ora questo suonava musica Rap. Si sedette sul bagnasciuga su cui aveva visto Lukas quella stessa mattina. Osservò l’orizzonte. La nebbia sul mare non le consentiva di vedere più lontano degli scogli, così volle di alzarsi e camminare un po’. “Finchè non sono stanca” pensò. I suoi piedi sprofondavano nella sabbia lasciando delle tracce , subito cancellate dalle onde che arrivavano sulla riva. Con il Cd-player in tasca e la rosa tra le mani, ripensava alle parole dei ragazzi al locale. Erano stati ingiusti. Rivide l’amico fermo a guardarla mentre i latini si prendevano gioco di lei e la insultavano. Perché non aveva fatto nulla per aiutarla? Credeva che ci fosse una specie di intesa tra di loro. “Forse l’ho solo immaginato”. Pensò. Ma non ne fu molto convinta. Si ricordò dei brividi che la pervadevano quando ballava con lui,del suo sorriso, delle sue carezze: dovevano pur significare qualche cosa! Questo piccolo pensiero la fece tornare quasi di buon umore, riportandola alla realtà. Si guardò intorno. Era quasi arrivata in città passando dalla spiaggia. Proseguì ancora per qualche metro. I Black Eyed Peas si stavano chiedendo dove fosse l’amore quando vide una figura familiare poco lontano da lei. “Xavier?” Il giovane stava guardando l’oceano. Proprio come aveva fatto lei prima. Sorrise. Talmente era preso da quello spettacolo che non l’aveva sentita. Decise di avvicinarsi. “Ciao!” Questa volta si voltò. Ci impiegò un po’ a riconoscerla. Poi fu felice di vederla: il suo viso si illuminò. “Ciao Elly” Si sedette accanto a lui. “Con il brutto tempo non si vede tanto lontano!” Il ragazzo,dopo averla ascoltata,tornò a guardare davanti a sé: “E’ tutto sfumato, confuso…come i miei sentimenti in questo momento. Mi sento in perfetta armonia con l’oceano.” Sembrava parlare a sé stesso più che alla fanciulla. Si risvegliò dai suoi pensieri .Volse il suo sguardo verso di lei. Non disse più nulla .Era felice che non fosse arrabbiata per quello che era accaduto quella mattina. Dopo averla notata, prese la rosa che, nel frattempo, la ragazza si era infilata tra i capelli. La mise davanti ai suoi occhi. “L’ho trovata in casa. Non so chi può avermela mandata. Tu hai qualche idea?” “Uhm…un paio…-Le rispose facendo finta di studiare il fiore con curiosità- potrebbe essere stato qualcuno segretamente innamorato di te. Ha deciso di mandarti una rosa dal suo prezioso giardino. Solo che lui ama il nero, così ha deciso di colorala! O magari…è solo un pessimo giardiniere! Che dici? Potrebbe essere così?!?” “Riprova…potrebbe venirti in mente un’idea migliore!” . Sorrise ancora. Questa volta si fece serio, non ebbe più il coraggio di guardarla negli occhi, prese a fare disegni nella sabbia, con il fiore: “ La persona che ti ha mandato la rosa nera forse…voleva farti sapere che per lui, sei tu la regina del locale, che gli altri non contano, tanto meno i suoi amici, che non sanno cosa si perdono a non conoscerti; vorrebbe ballare con te per sempre, perché ama il tuo modo di muoverti,il tuo profumo, il tuo respiro, e che appena ti ha vista passare con tuo padre in piazza , il giorno in cui sei arrivata , ha pregato per rincontrarti, e quando ti rivista ha temuto fosse un sogno, magari vorrebbe dirti che eri bellissima ieri sera mentre fissavi la pista, e lo eri ancor di più questa mattina, forse è un modo per scusarsi per qualche cosa che ha fatto, o non ha fatto…può avere tanti significati un fiore del genere…e…” Prese coraggio, alzò gli occhi: “Non sono andato da Pablo, dopo che ti ho lasciata a casa.” Elisabeth l’aveva guardato per tutto il tempo , non poteva credere alle proprie orecchie. A sentire quelle parole il suo cuore si era fermato. Non sapeva cosa dire. O meglio, aveva così tante cose da dire che non sapeva da quale cominciare. Si limitò a prendergli la mano e ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Così restarono ad ascoltare il rumore del mare.

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