FEAR won't steal what burns in you.

di Winry977
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walking on a lonely road. ***
Capitolo 2: *** One look, and I am sold. ***
Capitolo 3: *** I found you in your eyes. ***
Capitolo 4: *** We'll make the great escape. ***
Capitolo 5: *** Doing things my own way. ***
Capitolo 6: *** Black ice ***
Capitolo 7: *** Just tonight, I won't leave. ***
Capitolo 8: *** Hey, I can't live here for another day. ***
Capitolo 9: *** Chemicals that make me fall in love. ***
Capitolo 10: *** Can't live without you. ***



Capitolo 1
*** Walking on a lonely road. ***


Camminava per le stradine di quella periferia apparentemente dimenticata. Non che avesse dei pensieri particolari: era uscita di casa proprio perché non voleva pensare a nulla. Troppi tormenti casalinghi, troppe urla, troppa sofferenza. La sua guancia doleva ancora dall'ultimo schiaffo. Cosa poteva farci? Era più forte di lei. Non riusciva a non ribellarsi. Odiava essere maltrattata, ed era raro che stesse zitta a farsi opprimere.

Sospirò, e lasciò andare la riproduzione casuale nel suo iPod. Roger Rabbit, Sleeping With Sirens. “Ecco, giusto per rilassarmi.” pensò, mentre si tirava sulla testa il cappuccio a scacchi neri e verdi, lisciandosi il ciuffo blu notte e corvini e aggiustandosi gli occhiali squadrati sul naso.

Si mise le mani in tasca e passeggiò lungo un viale alberato a lei nuovo. Era arrivata da pochi giorni in quella periferia nei pressi di Los Angeles, ed i suoi genitori, come al solito, anche in quel nuovo ambiente, non potevano fare a meno di maltrattarla, o di preferirla alle sue stupide sorellastre. Si, era adottata, e le sue due sorellastre erano le privilegiate della situazione. E come non capirle? Loro erano le cocche di mamma e papà, mentre lei era la diversa, la dark e tutte quelle balle spudorate tratte da un'ignoranza sconfinata.

Mi chiedo ancora perché mi hanno presa.” si disse amareggiata.

Fiancheggiò uno spiazzo e poco distante da lei vide un gruppetto di ragazzi simili a lei in quanto a stile, che scherzavano tra loro, una maggioranza di ragazzi. Alzò impercettibilmente un angolo della bocca. “Sarebbe bello stare... tra loro.” pensò, ma tirò dritto, timidamente e si inoltrò in una villetta un po' malandata e si sedette sotto un salice piangente, poggiando la testa agli avambracci sul tronco dell'albero e chiudendo gli occhi, lasciandosi trasportare al ritmo della musica.

No, non aveva amici con cui stare. Erano una rarità per lei, quelli veri. E la sua ultima esperienza riguardo alla falsità le era bastata. Preferiva starsene sola con i suoi pensieri a cercare di risolversi i suoi problemi.

 

Un colpo di vento e delle voci la risvegliarono dal suo coma musicale. Spense i Motionless In White e si guardò attorno. Un trio di ragazzi poco più grande di lei passeggiava poco distante da lei. Guardò il cielo. Era più grigio di prima. “Meglio tornare in quell'inferno di casa.” pensò spegnendo l'iPod e scostando le fronde del salice, riemergendone. Si tirò su il cappuccio di nuovo e camminò. Passò accanto il trio. Quando fu poco distante da loro, le parve di sentire una risata fragorosa. Forse più del dovuto. Scosse la testa e tirò dritto.

Entrò a casa che aveva appena cominciato a piovere. “Beh, non mi è andata poi così male.” pensò. Almeno finché non le andò incontro una delle sue sorellastre.

-Ehi, dov'eri?- le chiese col solito tono da ochetta.

-In Alaska.- la prese in giro sarcasticamente. -Dove volevi che fossi, Emma? Fuori!- chiuse la porta di casa e si diresse in cucina per mangiucchiare qualcosa e sotto le urla stridule della sua matrigna se ne salì in camera sua con una ciotola piena di biscotti. -Non mi cercate per cena!- aveva sbandierato chiudendo la porta di quella che tutto sommato non era proprio una camera, ma un sottotetto che lei aveva reso particolarmente accogliente e che la faceva sentire a suo agio. Il letto era sotto una finestrella incastrata proprio nella pendenza del tetto e lei ci si stese sotto, e ci rimase finché non si addormentò, dopo aver puntato la sveglia per il giorno dopo. “Già.. domani scuola.” pensò e guardò la luna. “Più precisamente... primo giorno di scuola. Buona fortuna, Luna.” si disse tra sé e sé e cadde in un sonno profondo.

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Capitolo 2
*** One look, and I am sold. ***


La luce dell'alba colpì gradualmente il viso di Luna, che, infastidita, si coprì il viso con il cuscino, cercando di non interrompere il sogno che era in corso nella sua testa. Niente da fare: la sveglia accanto il materasso cominciò a trillare rumorosamente e l'unica cosa che la fermò dal romperla fu il fatto che non ne avrebbe avuta una seconda. Sbuffò e si mise a sedere, grattandosi la testa con una mano e stropicciandosi un occhio con l'altra. Sospirò, inforcò gli occhiali e si diresse verso il bagno del piano di sotto, stranamente libero dalle sue sorellastre. Effettivamente non aveva visto nemmeno l'orario.

Si lavò e tornò nel sottotetto. La sveglia segnava ancora le 7:15. “Giusto. Loro si alzano con la loro calma e col bacino della mammina.” pensò scuotendo la testa. Per lo meno non avrebbe fatto tardi per colpa loro.

Prese da un cassetto una canottiera bianca, che copriva un top nero, una felpa nera e dei jeans neri ultra larghi che le lasciavano libertà di movimento, addobbandoli con un paio di cinture. Si osservò. “Mm...” guanto a strisce nere e bianche, scarpe larghe e comode.

Andata.” si avviò per il piano di sotto e sgraffignando qualcosa per fare colazione, prese il suo skateboard, la borsa a tracolla ed uscì di casa con gli auricolari nelle orecchie, A forbidden dance, Alesana.

Arrivò a scuola in anticipo e ripose skate e libri nel proprio armadietto metallico, per poi aggirarsi per le classi, cercando quella che le sarebbe spettata alla prima ora. Passò accanto l'aula di musica e notò che non era vuota. Dentro cinque ragazzi dai capelli corvini, lunghi e scombinati, fatta eccezione per uno di loro, suonavano e scherzavano tra loro. Non le erano nuovi. Forse li aveva visti il giorno prima nella piazzetta colma di ragazzi dallo stile simile al suo. Li osservò un po' attraverso il vetro della porta, e rimase in ascolto delle loro voci che le giungevano sommesse alle orecchie, focalizzando maggiormente quel ragazzo che al posto dei capelli lunghi e cotonati, aveva una semplice cresta liscia su un lato del viso.

Ad un tratto uno di loro la vide e le sorrise, facendole cenno di entrare. Lei si imbarazzò, vedendo che altre quattro paia di occhi si erano impuntati su di lei. Indietreggiò piano indecisa sul da farsi e guardando per terra. “Cavolo...” si passò nervosamente una mano tra i capelli del ciuffo.

Fece per andarsene, ma una voce calda e roca la fermò. Una voce che da quel momento non avrebbe più dimenticato.

-Aspetta! Non andare, resta con noi.- le poggiò una mano sulla spalla, mentre lei guardava davanti a sé, notando che qualche studente già si aggirava per la scuola, prima vuota. Lei si voltò lentamente e si trovò davanti un mezzo sorriso che la disarmò. Risalì il viso, notando i due piercing al naso e al labbro inferiore lucidi, attraversò le goti lisce e pallide e poi si bloccò su due occhi... che dire, oceanici.

Si lasciò convincere, ed entrò nella classe con lui, abbassando lo sguardo per terra impacciata. “Ok, pensa a qualcosa e dilla.” si ordinò.

-Ehm... l'aula di... di... di chimica?- effettivamente era lì che era diretta. Loro la guardarono un po', poi scoppiarono a ridere.

-E' quella accanto, ma guarda che ancora è presto.- disse uno dalla mascella squadrata, il ciuffo tutto spostato verso sinistra, la tempia destra rasata e gli occhi color cioccolato. Sorrise. -Comunque io sono Ashley, piacere. E quello che ti ha fermata è Andyrew.

-Si, ma tutti mi chiamano Andy, vero Ash?- lo guardò inarcando un sopracciglio, suscitando nell'amico una risatina.

-Beh, già che siamo in vena di presentazioni...- cominciò un ragazzo dagli occhi azzurrini, ma che venne interrotto da quello accanto, dai capelli poco scompigliati e lisci fino al petto.

-...Noi siamo Jinxx,- indicò chi era stato interrotto, che ora lo fissava seccato. -Jake,- che teneva su una gamba in equilibrio una chitarra classica. -ed io, Christian, ma tutti mi chiamano CC.- concluse con un ampio sorriso, che la incoraggiò a presentarsi.

-Ehm... ok, io sono Luna. Piacere di conoscervi.- fece un piccolo cenno con la mano e loro le sorrisero calorosamente, mettendola a suo agio.

-Sei nuova? Non ti abbiamo mai vista da queste parti.- accennò Jake.

-Si, sono arrivata qualche giorno fa.. ma penso conosciate già le mie sorellastre... per lo meno di fama. Sono state qui per un po' di tempo prima di andarsene nel paesino da cui veniamo.

-Davvero? Come si chiamano?- chiese Jinxx.

-Emma e Shannon.- pronunciò i loro nomi amaramente. Non li sopportava.

-Oddio, eccome se le conosciamo!- esclamò Ashley. Lei si fece curiosa. -Quando frequentavano questa scuola erano famose per essere state con tre quarti dell'istituto! Ci provarono pure con me, sia insieme che alternativamente.- tese un muscolo del collo.

-Ma niente da fare.- intervenne Andy. -Il vecchio Ash non era in vena di pollastrelle in quel periodo e di sicuro non di quelle due.- Luna scoppiò a ridere, ed in quel momento qualcuno entrò nell'aula.

-Oh, Luna, che ci fai qui con loro?

-Come si dice?- si girò Christian. -Parli del diavolo e spuntano le corna?- rise. Luna però non sapeva proprio cosa provare: disprezzo o ridere per quello che aveva detto il ragazzo dai capelli corvini. Scelse la prima opzione, Emma arricciò il naso.

-Faccio quello che mi pare e piace.- ribatté la ragazza dai capelli a ciocche blu, con aria di sfida. Shannon diventò rossa in viso, in contrapposizione ai suoi vestiti verde fluorescente. La campanella suonò, ed Emma fece una smorfia.

-Toh, è suonata. Ci si vede dopo, nanerottola. E...- estinse il tono acido, raddolcendolo. -... ciao ragazzi.- loro annuirono accigliati. Come unico saluto, Luna alzò il medio.

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Capitolo 3
*** I found you in your eyes. ***


Luna frequentò la maggior parte delle lezioni da sola, considerato che i cinque ragazzi che aveva appena conosciuto erano poco più grandi di lei di qualche anno. Le era rimasta impressa in mente la voce calda e roca di Andy: aveva una sonorità che le trasmetteva un senso di calma e tranquillità.

Quando suonò la campana si diresse al suo armadietto, prese skate e borsa, ed uscì dall'istituto con le cuffie nelle orecchie, Heroes of our time, Dragonforce.

Mentre l'aria fresca le scompigliava i capelli e le note scorrevano nelle sue orecchie fino ai timpani, sentì una voce poco distante da lei chiamarla. Tolse un auricolare, interrompendo sul più bello l'assolo e si girò. A pochi metri da lei, Shannon ed Emma sgambettavano per raggiungerla.

-Fermati, stupida mocciosa!- le aveva urlato la prima, rischiando di cadere dai suoi assurdi tacchi.

-Non ci penso neanche!- diede un'altra spinta allo skate nero.

-Ti ho detto di fermarti!- le urlò Emma che incespicò con la sorella. Luna alzò il medio e sfrecciò lontano da loro, sorpassando il suo appartamento. Costeggiò per la seconda volta la piazzetta che stava a poca distanza dal parco decadente in cui il pomeriggio prima si era andata a rilassare dopo la litigata con i suoi genitori. Stavolta lo spiazzo era meno popolato.

Ovvio, a quest'ora i ragazzi studiano...” pensò, ignorando il fatto che anche lei aveva dei compiti da svolgere. “Bah, ci penserò dopo a me.” arrivò a metà piazzetta e qualcuno la chiamò di nuovo. “Se sono ancora loro le prendo a male parole.” imprecò, interrompendo di nuovo l'assolo dei Dragonforce. Si girò bruscamente, bloccando lo skate, ma stavolta non erano le sorellastre. Era Christian, uno degli amici di Andy. Quasi non le venne un mini infarto quando vide dietro di lui il ragazzo dagli occhi azzurri sbracciare nella sua direzione col fiatone. Rischiò di cadere dallo skateboard solo per ruotarlo verso di loro e avvicinarglisi.

-Certo che ci sfrecci su questo coso, eh?- ridacchiò Ashley piegato, con le mani sulle ginocchia e ansimante.

-Ma... mi stavate seguendo?- chiese lei sorpresa, in un misto di stupore e compiacimento.

-Beh, diciamo che avevi appena mandato elegantemente a quel paese le tue sorellastre che ti abbiamo vista... e allora, perché non provare a conoscerci meglio, ci siamo chiesti.- disse Jake.

-Già, il problema era che tu non ci sentivi e che sfrecciavi sulla tua tavola.- Jinxx arricciò un angolo della bocca, facendola ridere.

-Scusate, avevo i Dragonforce nelle orecchie e non sentivo nulla.- accennò agli auricolari. -Beh, che potremmo fare? Per conoscerci...- dondolò un piede sullo skate.

-Mh... prendiamo qualcosa al bar e ci sediamo da qualche parte?- propose Christian.

-Sempre affamato, tu.- lo prese in giro Jake.

-Colpa tua che cucini troppo di rado.- gli fece una smorfia, avviandosi verso un chioschetto lì vicino.

-Aspetta, voi vivete insieme?- chiese istintivamente andando lentamente sulla sua “tavola” -come l'aveva chiamata Jinxx- nera.

-Già. E diciamo che mi hanno proclamato cuoco indiscusso di casa.- Jake lanciò un'occhiata laterale all'amico, che gli fece un sorriso a trentadue denti.

-Che figata!- esclamò lei, sgranando gli occhi e arrivando prima di loro al mini bar.

-Si, almeno finché non cominciano a fregarti block notes per sgranocchiarli... vero Andy?- lo rimproverò Ashley, mentre l'altro faceva una faccia da angioletto. -Vedi di non sbranarti anche il menù del chiosco.- gliene porse uno prudentemente.

-Aspetta... ma li mangia davvero?- si accigliò Luna. Tutti annuirono, compreso l'interessato.

-Sono così gustosi.- disse lui con adorazione. “A momenti gli vengono pure gli occhi a forma di cuoricini.” pensò lei divertita.

Presero qualcosa da mangiare e poi si accomodarono in un angolo della piazza, chi sulla panchina, chi sul muretto sopra di essa. Luna si accomodò sul suo skate.

-Certo che ne sei proprio inseparabile, eh?- accennò Andy. Lei arricciò un angolo della bocca, annuendo.

-Mi da un senso di libertà, starci sopra. Penso che andrei ovunque col mio skateboard.- si dondolò, guardandone amorevolmente un'estremità annerita. -Ci sono affezionata.

Lo sguardo di Andy si impuntò sugli occhi raddolciti della ragazza seduta poco distante da lui. Color cioccolato, posati ora sulla crêpes che stava mangiando. Le guance pallide, sfiorate di tanto in tanto dai capelli corvini, come i propri, e a ciocche blu, per colpa del venticello che andava spostando le nuvole sopra di loro.

Quando lei alzò gli occhi verso di lui e si accorse che la osservava, lui li abbassò bruscamente sul suo block-notes.

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Capitolo 4
*** We'll make the great escape. ***


Luna tornò a casa di buon umore. Una leggera brezza serale le scompigliava il ciuffo bluastro, mentre il suo skate la conduceva a casa. C'era qualcosa che si era insinuato in se stessa, e lo provava sempre in presenza di Andy. Aveva qualcosa che l'attraeva. Qualcosa di molto bello.

Giunta davanti l'uscio di casa, sfilò le chiavi dalla borsa e le infilò nella toppa, facendole girare. Quando entrò un'aria viziata, esageratamente calda, e odorante di pollo fritto la invase, nauseandola. Si accigliò. Le voci dei suoi “familiari” le giunsero chiare e forti alle orecchie.

-Luna!- strillò la matrigna con la sua voce stridula dalla cucina, impestata di quell'odore di pollo.

-Che c'è?- entrò nella saletta, con una manica poggiata sul naso, cercando di evitare quell'odore nauseabondo. -Dove sei stata tutto questo tempo? Servi a casa, tu!- le si avvicinò minacciosamente. Luna la scrutò con aria di sfida.

-Ci sono le tue figlie che possono aiutarti.

-Si, e chi gliela ripaga poi la manicure?!- trillò quella, stonandole un timpano. -Tu hai le unghie tutte mangiate, quindi chi se ne frega.

Luna allungò il collo e osservò le sorellastre, che in preda alla fame si stavano mangiucchiando le loro preziose unghie. Sbuffò stizzita. Si avvicinò al cucinino e rubò una manciata di patatine, per poi allontanarsi.

-Ma che schifo! Come ti permetti!- la madre le conficcò le unghie nella spalla, facendola girare bruscamente. Luna si morse il labbro, lasciando a metà un boccone, e si divincolò.

-Non ho fame.- disse poi, arretrando.

-Non si direbbe!- lei avanzò. Luna strinse gli occhi, osservandola.

-No?

-No!- ribatté isterica.

-Bene.- osservò per un secondo le patatine che teneva tra le dita, e dopo le mise fulmineamente tra le mani della matrigna, per poi correre nel suo sottotetto e chiudercisi a chiave, mentre l'altra la seguiva urlando per la casa. Le scappò da ridere, mentre la sentiva sbraitare dall'altro capo della porta e si asciugava le dita unte in un fazzolettino.

 

Il mattino dopo si alzò di buon umore, ma non ci volle molto perché sfumasse. Non appena scese al piano terra, per andare a scuola, si trovò davanti suo padre che la fissava severamente. Non ebbe il tempo di pensare a niente. Nemmeno di imprecare. Lo schiaffo arrivò dritto e sonoro sulla sua guancia, facendola voltare di lato.

-E non ti permettere più.

Girò i tacchi, lasciandola lì, con la guancia che le formicolava per il dolore. Gli occhi le bruciavano, ma non di tristezza o roba del genere. Di rabbia. Prese il suo skateboard e volò sulla strada, ascoltando furiosamente i Megadeth, The Scorpion. Arrivò quasi subito a scuola, e, cercando comunque di darsi un tono, entrò nella sua classe. Ma l'ira non parve scomparire per tutta la giornata scolastica e quando arrivò il momento di andarsene, non diede il tempo di farsi trovare o rintracciare da nessuno, che scappò sul suo skateboard verso la villa dal salice piangente, sul quale si rifugiò non appena vi giunse.

Ci si arrampicò con tutte le sue forze e ci si stabilì, finché attorno a lei non sentì solamente il fruscio delle foglie. Quando la quiete sembrò insinuarsi tra i suoi timpani, sentì delle voci.

Fa che non vengano qui. Fa che non vengano qui... o per lo meno che non sia gente molesta.” pensò cercando di mantenere la calma.

Si insinuarono tra le fronde del salice. Tirò un sospiro di sollievo silenzioso. Erano Andy e gli altri. Decise che per quel momento non si sarebbe fatta sentire o vedere.

-Chissà dove sfrecciava, su quello skate.- disse pensoso Andy.

-Bah, sicuramente aveva da fare.- alzò le spalle Jake, sedendosi ai piedi dell'albero. “Si. Da fare. Come no. Io. Con la mia pigrizia?” pensò ironicamente la ragazza, mentre traeva a sé una fronda.

-Uff... peccato che non abbiamo il suo numero. Per lo meno potremmo organizzarci con lei ogni tanto...- Andy tornò all'attacco, sdraiato proprio sotto di lei. Luna si illuminò. Sfilò delicatamente dalla borsa un pezzo di carta e ci scribacchiò il suo numero di cellulare.

-Senti, Andy... ma tu, che cosa provi per lei?- si bloccò proprio mentre stava per lasciare cadere il foglietto. Le cose si facevano interessanti.

-I-io? Ecco... ehm...- Luna dovette aver allentato la presa perché il pezzettino di carta le scivolò dalle dita, e nel tentativo di riprenderlo rischiò pure di cadere addosso al ragazzo. Il foglietto arrivò dritto dritto sull'addome di lui, e lo squadrò incuriosito. Poi alzò lo sguardo e trasalì, vedendola.

-Ehm... ciao.- si limitò a dire, soffocando una risata.

-Oddio, ma che ci fai lì?- Ashley la scrutò stupito.

-Niente... avevo... da fare.- lanciò un'occhiata d'intesa a Jake, che parve cogliere quello che intendeva dire. Si accinse a scendere, dopo aver lasciato cadere sull'erba umidiccia borsa e skateboard; arrivando a pochi centimetri di distanza da Andy. -Beh, gente, come mi avete rintracciata?

Jinxx alzò le spalle. -Boh, diciamo che questo posto ci ispirava e ci siamo venuti.- le fece l'occhiolino, facendola sorridere.

-Beh, che si fa?- si intromise Christian, attirando l'attenzione di tutti. Un venticello fresco fece ondeggiare i capelli dei presenti, istigando Luna a tirarsi il cappuccio verde scuro sul capo.

-E se le facessimo vedere casa nostra? Magari ci vediamo un filmetto tutti insieme.- propose Ashley. Un'altra ventata.

-Io ci sto.- dichiarò Luna rabbrividendo.

-Idem per noi, andiamo!

Cominciarono a camminare, attraversando un piccolo parco al di là della solita piazzetta piena di ragazzi dall'aspetto alternativo, come li chiamava mentalmente la ragazza. Oltre il fresco che muoveva le fronde degli alberi c'era qualcosa che attirò la sua attenzione: un gruppetto di ragazzi, suoi coetanei, le cui risate erano già risuonate alle proprie orecchie. Non le erano per nulla nuove. Li guardò con la coda dell'occhio. Erano gli stessi della scorsa volta. Quelli che avevano riso alle sue spalle il giorno in cui era arrivata per la prima volta al salice piangente. Guardò quello più vicino a lei. La fissava di rimando, pur ridendo.

Cominciava a sentirsi a disagio. Non era comunque la prima volta che le succedeva. Aumentò il passo, raggiungendo chi stava a capo della “fila”, ovvero Andy.

-Va tutto bene?- le si accostò Christian.

-Si... solo un brutto presentimento...

Giunsero in un condominio costituito da più piani e dalle mura in mattoni. “Rustico e... alternativo anche questo, eh?” pensò salendo le scale per il penultimo piano, nonché il sesto.

-Niente ascensore?- chiese cominciando ad infiacchirsi.

-Diciamo che lo stanno aggiustando.- disse Ashley col fiatone.

L'unico che arrivò senza troppi problemi fu Jake, che a momenti poteva pure sgambettare allegramente.

-Ma come fa?- chiese stupefatta.

-Eh... ce lo chiediamo anche noi da quando viviamo con lui.- si piegò su se stesso Andy ansimando. “Mah.”

Il ragazzo girò la chiave nella toppa ed un odore forte li invase.

-Andy! Ancora con le tue sigarette maleodoranti!- esclamò Jinxx andando ad aprire le finestre. -Fuma fuori, per l'amor del cielo!- si voltò a guardarlo in cagnesco, ma lo trovò con un'espressione angelica stampata in viso. -Oh, al diavolo! Vieni, Luna, ti faccio fare il tour della casa.

-Uh, ho ancora il naso ghiacciato.- notò la ragazza toccandolo, ma quando lo udì, si distrasse subito. -Ti seguo a ruota.

Erano entrati in un salottino niente male, dalle poltrone in tessuto rosso disposte attorno ad un tavolino in legno nero dal centro in vetro e con sopra un posacenere. Attaccato al muro c'era un televisore, dal quale pendevano consoles di tutti i tipi insieme ad un lettore DVD; attorno ad esso, c'era una libreria immensa, nella quale, tra CD e libri, c'erano incastonate delle casse gigantesche. “Che figata.”

A dividere il salottino dalla cucina c'era un muretto abbastanza lungo e spazioso da poterci mangiare sopra, così, al centro della cucina c'era solo un tavolo con solo oggetti, libri di scuola, e bottiglie di bevande vuote. “Questo non è molto coerente.” pensò perplessa Luna. “Ma almeno la cucina è spaziosissima e ben attrezzata.”

Salendo un solo scalino, dalla cucina ci si affacciava ad un balconcino che faceva il giro dell'appartamento e collegato pure alle altre stanze, alle quali invece si arrivava attraversando il corridoio accanto le ante di vetro di esso.

-Ehm... sei sicura di voler vedere le nostre stanze?- indugiò Ashley. Lei fece segno che se non volevano poteva rinunciare. -Ecco, forse è meglio.

-Perché scusa?- Christian aprì una porta, e dopo essere rimasto un attimo imbambolato -il tempo di lasciare intravedere agli altri il disordine stagnante che c'era là dentro- scoppiò a ridere.

-Ecco perché!- Ashley chiuse la porta imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli lunghi.

-Dai, torniamo di là.- disse Andy, cercando di non ridere e di togliere l'amico da quella situazione. -Che ci vediamo? Un horror? Azione? Demenziale?

-Horror! Horror! Horror!- saltellò Luna entusiasta.

-Uh, questo mi sorprende..- si voltò Jinxx.

-Ho molte caratteristiche inaspettate, io.- disse soddisfatta di sé, e sedendosi sul divano. Andy le si accomodò accanto dopo aver infilato un DVD nel lettore. “Ammesso che io riesca a concentrarmi...” pensò poi, sentendo il loro contatto con le gambe. Ad un tratto si trovò un pacchetto di patatine sotto il naso, insieme ad uno di pop-corn.

-Che film sarebbe allora?- Jake le fece l'occhiolino.

-Oh grazie.- disse scegliendo i pop-corn.

-Direi che i film horror si gustano meglio a luci spente.- propose Christian.

-Ok, ci sto, ma il primo che mi fa saltare in aria con uno scherzo lo ammazzo.- scherzò lei.

-Allora tienimi d'occhio, gioia.- Ashley le fece l'occhiolino, sedendosi a gambe incrociate ai suoi piedi.

Il film cominciò, e tra una scena cruenta e spaventosa, nessuno sembrava irrigidirsi più di tanto. O almeno fu quello che successe, finché non fu Luna a far spaventare Ashley.

-Oddio!- saltò in aria, per poi girarsi verso di lei. -Questa te la faccio pagare!- rise.

-Ti voglio taaaanto bene.

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Capitolo 5
*** Doing things my own way. ***


-Ragazzi, sarò sincera...- Luna camminava per i corridoi scolastici con i suoi cinque amici. Ormai il Natale era alle porte, tutti erano imbacuccati in maglioni e vestiti pesanti, e appena si sporgeva il naso fuori di casa o da un qualsiasi edificio, quello congelava di brutto. -Non voglio che arrivi il Natale.

I cinque amici si voltarono a guardarla come se avesse detto chissà quale bestemmia. Ormai erano grandi amici. In pratica passavano gran parte dei pomeriggi insieme, studiando o scherzando che fosse, i cinque ragazzi si erano affezionati a Luna; e, dettaglio fondamentale, sia per lei che per Andy, qualcosa si andava formando nel loro stomaco ogni volta che incrociavano i loro sguardi o che si sfioravano soltanto.

-Cosa?! Perché?? Il Natale è una delle feste più belle che esistano!- esclamò Jinxx.

-Non se le passi con entrambi i rami della famiglia, che odi, e che ti ha adottato.- sospirò. -Non è bello...- loro assunsero un'espressione interrogativa, provocandole un altro sospiro. -Mettiamola così. Loro mangiano riuniti ad un tavolo, sparlando di te, mentre tu mangi sulle scale o sul divano da solo... poi sei obbligato a scomparire e fare finta di non esistere mentre si scambiano i regali...- si incupì di più.

Loro si scambiarono delle occhiate reciproche. Andy le si avvicinò, circondandole le spalle con un braccio. Le saltò il cuore in gola.

-Passalo con noi allora.- propose, mentre sentiva il calore della lana del suo maglione verde scuro a contatto con la sua pelle. Lei sgranò gli occhi all'idea di poter passare molto più tempo di quanto pensasse con il ragazzo di cui era innamorata.

-Oh, ehm... dovrò... dovrò fuggire... ma ci proverò...- arrossì un po', tirandosi sul naso gli occhiali squadrati. La campanella suonò, ed il braccio di Andy abbandonò le sue spalle.

 

Nel frattempo, mi farò un bel regalo di Natale.” pensò avviandosi verso lo studio di tatuaggi e piercing. Entrò e subito il suo nuovo amico, Eddy, gli andò in contro. Glielo aveva presentato Ashley, mentre andava a farsi un tatuaggio, e lui si era subito mostrato simpatico e disposto a fare ciò che lei richiedeva. Era alto, slanciato, palestrato -dettaglio fondamentale-, dagli occhi verdi che spiccavano sul suo viso liscio e dalla pelle poco dorata. I capelli castani, scompigliati, come al solito gli ricadevano sugli occhi, e lui si vedeva costretto ad aggiustare il ciuffo “ribelle” con qualche gesto del viso o con le mani. Quella volta gli si presentò con un cappello hippie e la cosa la fece ridere.

-Non mi sta?- fece un visetto angelico.

-Oh, per starti, ti sta.- ridacchiò. -Però.. non so, ha qualcosa di buffo.

-Dai, la prossima volta metto quello da Jolly.- rise. -Comunque, cosa posso fare per te?

-Un bel piercing.- dichiarò lei soddisfatta.

-Uh, fico.- le circondò le spalle con un braccio, conducendola nel suo studio addetto ai piercing. -Dove?

-Sul naso.- indicò la narice sinistra.

-Perfetto, si accomodi, madame.

Detto, fatto. Neanche dieci minuti, che la narice era incorniciata da un anello argentato. Eddy le diede delle istruzione su come trattarlo per il primo mese, e dopo aver chiacchierato un po', Luna se ne andò. Il freddo, per lo meno, poté ammortizzare il dolore al naso, che man mano stava svanendo. “Mi sento realizzata.” si disse soddisfatta, avviandosi verso la propria casa con gli auricolari nelle orecchie: Welcome to the jungle, Guns n Roses.

Guardò il giardinetto addobbato. “Questa però è una vera giungla.” inarcò un sopracciglio passando accanto un albero finto gigantesco e pieno di luci accecanti sparse su di esso. Aprì la porta e la solita aria viziata la pervase. “Aprire le finestre, no, eh?”

-Oh, bene. Eccola.- Emma e Shannon le andarono in contro, e si bloccarono poco distanti da lei, osservando la narice bucata. -Che schifo è quello?!- strillarono stizzite.

-Si chiama P-i-e-r-c-i-n-g.- scandì Luna, beffandole.

-Oh! Mamma! Luna si è fatta un pierc-come-si-chiama!- starnazzarono e non ci volle molto perché la matrigna, Kendra, irrompesse nel soggiorno. Non disse nulla però. Niente squittii o roba del genere, il che sorprese Luna.

-Aspetta che lo veda Frank.- sibilò soltanto, e si dileguò.

Luna si limitò a sbuffare e a farsi strada verso il suo sottotetto. Si lasciò andare sul materasso e restò ferma a fissare le stelle che si scorgevano dalla finestra, pensando ad Andy. “Magari... qualcosa la prova anche lui...” pensò ad i suoi occhi su di lei il primo giorno che lo aveva conosciuto. “Naaah, sarebbe... sarebbe...” si accigliò e si alzò di scatto, sbattendo la testa contro il vetro.

-Ahi!- si massaggiò la testa. Poi rimase a pensare. -Magari ce l'ha già la ragazza...- borbottò, mordicchiandosi il labbro e giocherellando col piercing. Un brontolio le sorprese lo stomaco. -Pure?- si guardò la pancia, sorpresa, per poi spostare lo sguardo sulla porta. “Che faccio? Sotto ci sarà Frank... sarà la mia fine...” si tastò il naso. “E non posso nemmeno toglierlo...” sospirò e scese, rassegnata, al piano terra. Un odore di polpettone le entrò nel naso, disgustandola, ma si costrinse ad avanzare.

Non appena la videro sulla soglia della porta, le tre la guardarono ghignando.

-Oh, caro, guarda, c'è Luna.

L'ansia cominciò a vorticare dentro Luna.

Lui alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, giusto un po'. Li riabbassò, ma poi, accigliandosi, li rialzò sul viso della ragazza. -Che roba è quella?

-Un P-i-e-r-c-i-n-g.- scandirono le due sorelle, prendendola in giro.

Lui alzò piano le sopracciglia, fissandola. Si inumidì le labbra sottili e screpolate. La sua espressione si indurì. Tutti segni ben noti a Luna. Poteva fare solo due cose in quel momento. E lei sperava vivamente nella seconda opzione.

Non si alzò. La fortuna era dalla sua parte.

-Niente cena. Vattene.- lei contrasse la mascella, stringendo la maglietta al livello dell'apparato digerente e salì sopra, più sollevata. Avrebbe dovuto vivere con la fame per tutta la notte.

Il mattino dopo, prima che la casa cominciasse a popolarsi, sgattaiolò molto presto in cucina per sgraffignare qualcosa da mangiare. Mentre frugava tra gli scaffali, sentì dei passi dietro di lei.

-Sia ben chiaro.- la voce profonda di Frank e per niente assonnata la fece trasalire. -Non voglio vederti più a tavola con noi. O mangi quando non ci siamo o non mangi proprio.- e detto questo si girò e se ne andò. Lei lo guardò scomparire. Poi fece spallucce. “Tanto meglio per me. Mangerò cose più sane e in compagnia migliore.” e se ne andò sul suo skate.

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Capitolo 6
*** Black ice ***


Ecco.” pensò. “Il fatidico giorno che tanto ho cercato di evitare, è giunto.” 24 dicembre. Ciò che meno desiderava arrivasse era arrivato. Sentiva già dal suo sottotetto le voci dei “parenti” che si radunavano nel piano terra, i rombi delle loro macchine da ultra ricchi, le urla dei bambini che scorrazzavano per la casa.

Contrasse la mascella e si fece forza, preparandosi e cercando di non farsi notare da nessuno. Missione non riuscita. Non appena mise piede sull'ultimo scalino del pian terreno, un bambino dai capelli biondo cenere di circa sei anni le spuntò davanti con un mega sorriso. Lei si portò un dito alle labbra, facendogli cenno di fare silenzio, e lui la imitò andandosene via salterellando. Luna sospirò e si affrettò ad uscire di casa.

Non lo avesse mai fatto. Davanti a lei Frank e Kendra si accingevano ad accogliere i futuri ospiti per il cenone di Natale, e non appena la videro, le loro espressioni si indurirono.

-Che ci fai qui?

-Sto uscendo.- replicò con un tocco di indifferenza.

-Beh, non puoi.- squittì Kendra.

Luna stava per replicare, ma Frank non glielo concesse. -Decidi: o ti rendi utile o non ti fai vedere. Ma tu di qui non esci.- il suo sguardo non ammetteva repliche, e così fu costretta ad estinguersi di nuovo nella sua stanza.

A mezzogiorno lo stomaco cominciò a lamentarsi, ma le regole erano chiare: niente cibo in presenza di familiari e parentame vario. Cercò di distrarsi, soffocando il viso nel cuscino nella speranza di prendere sonno.

Verso le tre pomeridiane cercò di scendere sotto per vedere se c'erano ancora tutto. Peggio di prima. Stavano ancora mangiando tutti, ed alla grande. Li osservò di soppiatto da dietro un angolo, ma trasalì, sentendosi tirare una manica del maglione nero e bianco che aveva addosso. Si girò, ma il suo attacco d'ansia si calmò subito.

Era lo stesso bambino di quella mattina, che stringeva tra le mani un dolce natalizio delle dimensioni della sua stessa manina. Lui le fece cenno con un dito portato sulle labbra infantilmente di fare silenzio e glielo porse per poi sgattaiolare via di nuovo. Quasi si commosse. “Allora in questa generazione di sfasati c'è qualcuno che si salva.” pensò placando temporaneamente la sua fame e risalendo le scale.

Nel tardo pomeriggio, Frank stesso bussò alla sua porta, mentre lei leggeva attentamente un romanzetto. “Strano che abbiano bussato.”

-Si?- disse aprendogli.

-Tieni.- le porse un piatto pieno coperto con un fazzoletto. Lei lo prese perplessa. -Non osare più scendere sotto.- e si dileguò. Dal fondo delle scale si udì un bambino piangere.

Luna respirò a fondo, con la tentazione di spaccargli in testa quel piatto dall'odore penetrante e per niente promettente. Si morse la lingua e si riconfinò nella sua stanzetta. Si appoggiò al legno liscio della porta e scoprì il piatto. C'era un po' di tutto quello che Kendra aveva cucinato. Solo in porzioni minime e sdrucciole che ricoprivano si e no metà piatto. Nonostante l'appetito, le salì la nausea. I cenoni organizzati da lei erano famosissimi per essere delle botte al fegato di chi li sperimentava. Provò a mangiare qualcosa, ma le venne quasi di risputarlo, quindi si limitò a mettere da parte il piatto e a tornare alle sue occupazioni.

In quel momento il cellulare tintinnò. Lei lo estrasse curiosa dalla tasca dei jeans.

Salvami. Ashley vuole cucinare. E tu sai quanto non siano azzeccate le sue capacità culinarie.

Glielo aveva mandato Andy, e lei istintivamente sorrise leggendo il suo nome sul display. Ma non ci volle molto perché si dissolvesse. Come sarebbe arrivata da lui? La avevano invitata a passare il Natale con loro, ma come fuggire da quel posto? Era confinata nella sua camera. Il suo sguardo vagò sugli anfibi neri poco distanti dalla porta, con accanto lo skate nero. “Beh, andarci sullo skate mi sembra fuori discussione...” pensò. “Ma anche quando... come ci arrivo?” fece scorrere lo sguardo nella stanzetta. Si soffermò sulla finestra.

No, Luna. Sarebbe una pazzia.” si disse istantaneamente. Poi si bloccò. “In effetti sarebbe l'unico modo.” si mordicchiò il labbro inferiore. Che fare? Non ci fu bisogno di una risposta. Prese la giacca di pelle, indossò gli anfibi neri e chiuse la porta a chiave.

Dopodiché si girò, si diresse verso il suo letto, e accucciandosi un po', riuscì, aprendo la finestra, a passarci attraverso. Una ventata gelida la fece rabbrividire violentemente, e ben presto i suoi occhi si aprirono su una vista mozzafiato: tutte le villette attorno la sua, avevano i tetti innevati. Una distesa di bianco. “Di sicuro, se non voglio morire congelata, è meglio se mi muovo di qui.” pensò, poi cogliendo della neve tra le dita che già cominciavano a raffreddarsi.

Salì del tutto sul tetto, lasciando la finestra socchiusa, e si accinse a scendere da esso facendo attenzione a non cadere. Si sporse un po' per guardare di sotto. Due piani la separavano dal terreno. Irrigidì un muscolo del collo, guardandosi attorno. Sul giallastro delle mura, riuscì ad intravedere una scaletta nera e arrugginita.

-Io. Ho una fortuna della Madonna.- mormorò sorridendo e creando delle nuvolette di vapore. Gli si avvicinò e con un piccolo balzo, che le costò molto coraggio, si aggrappò alla scala. Ebbe subito l'istinto di staccare le dita. Era ghiacciata, altro che fredda. Si fece forza e, tremando, cercò di scenderla il più velocemente possibile. Quando giunse per terra non aveva più alcuna sensibilità ai palmi e stringeva le dita con difficoltà. Si cacciò in tasca le mani e si mosse verso la casa dei suoi amici, cercando di non pensare al freddo che le raggelava le ossa.

Quando giunse sotto casa dei ragazzi, questa le parve un miraggio se non un miracolo.

Suonò al citofono e le aprirono. Non seppe nemmeno come riuscì ad arrivare al loro appartamento, perché, nonostante ci fosse più calore lungo la scalinata che stava percorrendo, continuava a tremare, e non riusciva nemmeno a sentirsi le guance.

Ad accoglierla, sull'uscio di casa, c'era Jinxx. Non appena la vide le corse in contro preoccupato. -Oddio, ma cosa hai escogitato per ridurti così? Sembri un pupazzo di neve! E non solo per la neve tra i capelli! Sei pallidissima!

In effetti mentre camminava per le strade aveva pure cominciato a nevicare.

-G-Guarda... ho paura p-pure a togliermi la g-giacca...- balbettò vacillando, mentre veniva condotta in casa. Un calore confortante quasi le infuocò le guance. -Uh... che bel calore...- mormorò ammirata.

-Oddio! Ma che ti è successo!- Ashley sbucò dal nulla. Lei non ebbe nemmeno il tempo di aprire la bocca, che lui le tolse la giacca ibernata, mentre lei era rigida sotto i suoi movimenti. Lui e Jinxx rimasero a guardarla dall'alto al basso. Lei inarcò a stento un sopracciglio.

-Beh? Che c'è?

-I tuoi vestiti sono praticamente bagnati...- borbottò il primo.

-Non puoi stare così.- disse l'altro.

-E consideriamo che stai pure tremando dal freddo nonostante i caloriferi accesi... direi che hai bisogno di una doccia.

Le venne da ridere. -Ma dai! Che mai sarà! Ora si asciugan...- si interruppe e si susseguirono tre starnuti.

-Dicevi?- inarcò Jinxx un sopracciglio.

-Forza, ti diamo qualcosa con cui cambiarti e ti fai una bella doccia calda.- sorrise Ashley, circondandole le spalle con un braccio e conducendola per il corridoio in cui c'erano le stanze di tutti. Entrò in bagno con lei, e le diede un accappatoio, delle tovaglie e le concesse di usare i saponi che trovava nella vasca da bagno, che aveva già cominciato a riempire di acqua calda. La sorprese con quei modi gentili. Era stato rarissimo che qualcuno l'avesse mai trattata così tra i suoi vecchi e pochi amici.

La lasciò sola in bagno, chiudendosi la porta alle spalle, e lei non perse tempo a immergersi in mezzo a tutti quei vapori, scegliendo un sapone a caso e lasciandolo colare sulla propria pelle e dentro l'acqua.

Quando ebbe finito, svuotò la vasca ed indossò l'accappatoio morbido. Ricordò di essere a corto di vestiti asciutti; quindi decise di sgattaiolare in soggiorno in punta di piedi e di vedere dove fosse Ashley. Per fortuna lo incrociò in corridoio.

-Oh, eccoti. Tieni, questi sono di Andy.- sorrise e gli mise degli indumenti tra le mani, per poi tornare in soggiorno.

A-Andy?” pensò, richiudendosi in bagno. “Questi sono di Andy?” aspirò a fondo l'odore dolce che emanavano mentre li indossava. Le aveva dato un paio di jeans, che probabilmente al ragazzo dovevano andare stretti, perché a lei facevano quasi lo stesso effetto, ed una maglietta a maniche corte da coprire con un felpone caldissimo. Non appena fu pronta, si decise ad affacciarsi nel salotto, pur imbarazzata, e vi trovo tutti e cinque i ragazzi riuniti ad attenderla.

-Buon Natale!

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Capitolo 7
*** Just tonight, I won't leave. ***


-B-buon Natale.- disse osservandosi attorno con il fiato dimezzato dall'emozione. Quando era arrivata la casa era più che normale, senza alcun addobbo, ne niente che ricordasse la fatidica festività. Ora che si era affacciata ad esso era tutto pieno di luci variopinte che si accendevano e spegnevano ad intervalli regolari, e, ad un lato della stanza c'era pure un albero di Natale rigoglioso.

-Ma è bellissimo...- si strinse la felpa di Andy sulle spalle.

-Lo sappiamo.- Christian sopraggiunse dietro di lei, circondandole le spalle con un braccio.

-Spero tu ti sia ripresa.- si intromise Jinxx scrutandola attentamente.

-Si, non preoccuparti.- gli sorrise. -Ah, Andy, grazie per i vestiti.

Lui accennò ad un sorriso imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli.

-Beh, già che siamo qui, tutti insieme appassionatamente, direi che è arrivato il fatidico momento del cenone.- Jake si alzò dal divano e indicò la tavola apparecchiata, che Luna aveva del tutto ignorato fino a quel momento. “In effetti c'è un buon odore in giro.”

Si accomodarono a tavola, mangiando fino a non avere più spazio per niente e scherzando su un qualsiasi dettaglio potesse venire in mente; mentre Luna ed Andy si scambiavano occhiate reciproche, più curiose che altro.

Mostravano un continuo interesse, l'uno per l'altra e viceversa, ma ogni volta che incrociavano gli sguardi, li riabbassavano bruscamente sui loro piatti o su chi stava parlando in quel momento. A fine cena si ritrovarono tutti spaparanzati sul divano a cercare di digerire tutto quello che avevano ingerito durante la serata.

-Allora, qual'è il verdetto?- chiese Jake, nonché artefice di tutte quelle portate.

-Promosso.- Luna alzò il pollice verso l'alto.

-Mi associo.- dichiarò Ashley.

-Idem.- Jinxx.

Christian fece cenno che il suo stomaco approvava.

-Sto ancora digerendo.- Andy fece scoppiare a ridere tutti. E fu solo così che poté focalizzarsi sulla risata argentina di Luna, riscaldandogli il cuore e compiacendosi.

In quel momento le squillò il telefono.

Luna estrasse il telefono da una tasca, e rimase seria ad osservare lo schermo. Ashley si sporse per guardare chi era il mittente.

Frank.

Mentre stava per aprire bocca, Luna schiacciò la cornetta verde.

-Pronto?

-Dove sei?- solito tono tranquillo.

Luna si guardò attorno. “Che gli dico?” -Fuori.

-E come ci saresti arrivata “fuori”?- si morse il labbro inferiore. -E tra l'altro, chi ti ha dato il permesso di uscire?!- il suo tono cominciò ad alterarsi. -Che sia ben chiaro. Non tornare più qui.- Si calmò di nuovo. -Non sei più ammessa a questa casa.- le chiuse la telefonata in faccia.

Lei abbassò il telefono, restando a guardarlo, incerta su cosa pensare. Alzò lo sguardo verso i presenti, osservando le facce di ognuno.

-Beh, credo che abbiate sentito tutti.- sospirò.

-Già. Quella era la voce del tuo patrigno, giusto?- chiese Andy. Lei annuì, chiudendosi in un silenzio temporaneo, nel quale cominciò a pensare a cosa fare da quel momento, a come recuperare le sue cose prima che lo facessero i suoi ex familiari, che sicuramente avrebbero trovato alla svelta un modo per aprire la piccola porta in cima alle scale. Immagini di ciò che le apparteneva le passarono trasparenti davanti agli occhi. Ma la domanda che le premeva di più era: “Dove andrò ora?”. Fece vagare di nuovo lo sguardo sui presenti, che la fissavano in attesa che dicesse qualcosa.

-Beh, non so se credere a ciò che ha detto.- concluse in fine. -Posso credere che abbia rinunciato alla mia tutela così? Ci sono dei documenti di mezzo...- cercò di ragionare a mente lucida, mentre l'oblio della digestione la trascinava a tratti in un silenzio vuoto.

-Concordo.- prese parola Jake.

-Si, sottoscrivo.- aggiunse Ashley. -Facciamo una bella cosa. Stasera dormi da noi, che di spazio per te ne abbiamo e po...-

-Aspetta un attimo.- si intromise Jinxx. -Qua i letti sono contati! Se resta da noi deve dormire con qualcuno!- calò il silenzio di nuovo. Solo che stavolta era piuttosto imbarazzato. Nemmeno Luna sapeva cosa dire, nonostante aveva in mente l'immagine fissa della finestra sul tetto che aveva lasciato spalancata.

-Sondaggio: chi si muove meno nel letto?- Christian si guardò attorno. -Siamo messi maluccio. Luna tu che dici?

Lei tornò tra i comuni mortali. -Eh? A me non cambia nulla. Posso pure dormire sulla moquette.- gli altri la guardarono con un'espressione palese. -Ehm, ok, resto dell'idea che non mi cambia niente.- ridacchiò, poi si guardò attorno. -Guardate che il divano va pure bene.

Gli altri assunsero un'espressione perplessa e pensierosa.

-Naaaah.- concluse Jinxx alla fine. -Facciamo a sorte. Chi perde giocando a carte, condivide il letto con Luna.- estrasse dal nulla un mazzo di carte.

Mentre li osservava giocare si rese conto di una cosa. Non aveva mai dormito con qualcun altro, tanto più se un ragazzo; e la cosa la fece arrossire parecchio. Alla fine perse Christian.

-Ehm, ok, vieni, ti mostro dove dormo.

La condusse attraverso il corridoio che si diramava nelle varie stanze, per poi aprire una porta, ma la richiuse quasi subito. -Damn...- la richiuse quasi subito. -Ehm... facciamo una cosa...- si guardò attorno, ed in quel momento passò Andy per il corridoio. -Oh, ecco. Perfetto. Andy, puoi farmi un favore?- lo fermò e lui si fece attento. -Nella mia stanza c'è un po' di... casino... puoi stare un po' con Luna mentre riordino?

Lui passò lo sguardo dall'amico all'altra, e alla fine si limitò ad annuire, conducendola nella propria stanza e lasciando la porta aperta a metà. Lei rimase immobile a studiare i dettagli della camera dalle pareti rosso scarlatto con al centro un letto ad una piazza e mezzo.

-Beh.- cominciò. -Non è un granché- si passò una mano tra i capelli. -Puoi sederti sul materasso se vuoi, io devo fare una tappetta in cucina ed in balcone... torno tra un po', okay?

-Certo, tranquillo.- si rilassò lei e lui uscì, incrociando Ashley, che si affacciò alla stanza mentre lei si sedeva sul letto. Si appoggiò allo stipite della porta, pur mantenendo lo sguardo fisso sul ragazzo che si allontanava, per poi spostarlo su di lei che lo guardava interrogativa.

-Credo che non manchi molto.- le sorrise, e poi se ne andò, lasciandola con una perplessità in più. “Eh?”

Si stese sul letto, osservando il soffitto poco illuminato dalla luce tenue che emanava una lampadina sul comodino accanto il letto. Più osservava quel colore scuro e rilassante, più i suoi occhi si facevano pesanti, e senza troppe cerimonie, il sonno la pervase prima che potesse tornare nella stanza di Christian.

 

Sull'uscio della propria camera, Andy rischiò di andare a sbattere contro Christian. -Oh.- disse solo.

-Beh, è tutto apposto, quindi direi che possiamo andare tutti a dormire...- si giustificò l'altro.

Annuirono insieme ed entrarono nella camera scarlatta. Ma si bloccarono al primo passo.

Sdraiata su un fianco, Luna si era addormentata con un viso così dolce che sembrava brutto ad entrambi svegliarla per farla spostare di stanza in stanza.

-Beh, mi sa che stanotte sarai in compagnia.- sorrise Christian, lasciando che Andy si occupasse di metterla sotto le proprie coperte.

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Capitolo 8
*** Hey, I can't live here for another day. ***


Sbatté le palpebre, richiudendole però quasi subito. Erano molto, troppo pesanti per poter essere aperte. Si coprì fino il capo con le coperte pesanti, lasciando che il calore le invadesse anche le orecchie raffreddate. Senza dargli troppa importanza, sentì un movimento delle coperte alle sue spalle ed una porta che si apriva, o forse chiudeva. Ruotò sul fianco, verso l'interno del letto a due piazze; togliendo le lenzuola, involontariamente dal proprio viso.

Un soffio caldo le scompigliò il ciuffo blu scuro.

-CC...- brontolò. -Non soffiare...

Sentì un risolino.

-Che c'è? Perché ridi?- aprì un occhio e alzò il viso, restando di stucco.

-Perché io non sono CC.- Andy scoppiò a ridere, mentre lei da bianca come un lenzuolo passava alla tonalità dei pomodori. Sentendosi la faccia calda, affondò il viso tra coperte e cuscini. “Oddio!” pensò con un misto di timidezza ed eccitazione. Strinse gli occhi, e sentendo di nuovo un movimento di coperte li aprì timidamente.

La fronte di Andy appoggiata alla sua, un suo lieve sorriso ed i suoi occhi puntati nei propri.

Morirò.”

Restarono sotto quel calore a guardarsi, mentre a lei sembrava scorgere un piccolo movimento, quasi impercettibile, verso di lei.

-Ehi! Che fate laggiù in fondo al mare?- la voce di Jinxx era forte e chiara, e rimbombava nella camera da letto. Luna sobbalzò, scoprendosi.

-Ma che ci fai tu qui?!- si guardò attorno, scorgendo gli altri amici. -E voi, che ci fate qui?!

-Beh, ieri era la vigilia di Natale, ci sembrava giusto buttarvi giù dal letto per fare colazione insieme e festeggiare il vero e proprio Natale.- Ashley alzò le spalle. Lei lo fissò perplessa. Poi realizzò. “Oggi è il 25 dicembre.” poi abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che stringevano le coperte accartocciate. “Oggi devo andare a vedere se quello che ha detto Frank è vero.” rialzò gli occhi e si sforzò di sorridere.

-Giusto. Andiamo a mangiare.- e alzandosi si rese conto di non avere più il felpone di Andy. -We, dov'è la felpa?- chiese cercando di riscaldarsi le braccia dalla pelle d'oca.

Andy la indicò su una sedia. -Sai com'è... per metterti a letto, ieri sera ho dovuto togliertela...- fece un timido sorriso imbarazzato, e lei sentì le orecchie avvampare.

-Oh, ehm... grazie.- si accigliò ma sorrise lo stesso, sentendosi il suo sguardo addosso mentre si avviavano per la cucina. Mentre facevano colazione, cominciarono a discutere su cosa avrebbero fatto nella giornata.

Argomento del giorno: andare a casa di Luna.

-Ok, l'unica cosa di cui potrei essere certa è che ho lasciato la finestra di camera mia aperta e che la porta dovrebbe essere ancora chiusa a chiave.

-Perché usi il condizionale?- si voltò Jake.

-Perché temo che Frank sia entrato a forza lì dentro.- un brivido di terrore le attraversò la schiena. Significava perdere tutto. Forse.

-Allora direi di affrettarci.- Christian si alzò mettendo la sua scodella di cereali nel lavandino.

-Concordo.- si alzò in piedi Ashley, seguito gradualmente da tutta la comitiva.

-Perfetto.- sorrise Luna. -Credo che andrò a controllare come sono messi i miei vestiti, o se per lo meno sono indossabili.

Il tempo di un'ora ed erano già tutti sull'uscio di casa, Luna coi suoi vestiti miracolosamente asciutti e caldi. -I termosifoni fanno miracoli.- le strizzò l'occhio Ashley, ed uscirono.

Fuori il tempo non era tanto migliore, quindi Andy prese una giacca in più per Luna e gliela prestò, in modo da non farla arrivare lì di nuovo in versione “ghiacciolo vivente”.

Dopo una mezzoretta giunsero finalmente al suo appartamento. Luna non ci aveva nemmeno fatto caso: era troppo impegnata ad assaporare il profumo della giacca del ragazzo accanto a lei.

Si fermarono poco distanti dall'abitazione.

-Wow.- fu la parola più detta da tutti. Ammiravano la casa a quattro piani, dal basso fino alla cima, e squadravano scettici la gran marmaglia di auto radunate attorno ad essa.

-Qual'è la tua camera? O meglio... dov'è?- si voltò per primo Jinxx.

-Seguitemi. E ve la mostro.- disse lei con un sorriso amaro. Raggirarono la casa, in modo da non farsi vedere dai finestroni che si affacciavano sul giardino. Giunti sotto di essa, Luna puntò il dito verso il tetto e gli altri rimasero sbigottiti.

-Scusa, ma come hai fatto a scendere di lì?- si girò Andy, sgranando gli occhi. L'unica cosa che fece lei, per rispondere, fu indicare la scala in ferro e ancora più arrugginita.

-E credo sia evidente che per vedere se la finestra è ancora aperta io debba salire di lì...- tirò fuori dalla giacca le maniche del maglione, preparandosi a salire.

-Ma non se ne parla neanche!- intervennero Jinxx e Christian insieme. -E' troppo pericoloso!

-Si, ma è l'unico modo.- si voltò lei decisa. -E poi, se beccano me, non fa nulla, per voi ci sarebbe un gran casino.- tacquero, e lei cominciò a salire, tentando di non ustionarsi per il freddo.

Giunta in cima dovette aggrapparsi alla ringhiera circondandola con il braccio. Le mani erano bagnate e tremanti. “E non voglio immaginare il ritorno...” si guardò attorno: la finestra era chiusa. Una morsa le colpì lo stomaco. Salì sul tetto, facendo attenzione a non cadere, e cercò di smuovere la finestra. Con sua grande sorpresa, la trovò socchiusa: il vento doveva averla fatta cedere. Affacciandosi all'interno, si accorse che da quando l'aveva lasciata non era cambiato nulla. Tirò un sospiro di sollievo e tornò a sporgersi dal tetto.

-Ehi, ragazzi...- loro alzarono i visi. -Qui è tutto okay.- riscese, rischiando, ormai abitualmente, di ustionarsi.

-E ora che si fa?- chiese Andy, perplesso.

-Ora...- cominciò. -Io vado all'entrata, suono, e vedo cosa succede.- cominciò ad incamminarsi.

-E se va male?

Lei si voltò. -Allora dovrò cercarmi un posto dove andare.

Giunta davanti il portone, fece cenno ai ragazzi di stare in un posto dove non potessero essere visti, e suonò il citofono. Arrivarono quasi subito ad aprire. Era Shannon.

-Oh, non sei la benvenuta, qui.- e le sbatté la porta in faccia. Luna, paziente, risuonò il campanello. Stavolta aprì Emma. Arricciò il naso.

-Niente obbrobri in questa casa.- e le schiaffò la porta ad un soffio dal naso. Cominciò a spazientirsi. Suonò di nuovo, stavolta a lungo.

Alla fine aprirono la porta Kendra e Frank, di cui la prima spalancò la bocca a forma di “O” mentre l'altro si limitò ad inarcare un sopracciglio.

-Cosa ci fai qui?- disse lui con voce profonda.

-Diciamo che non sapevo se prenderti sul serio.- cominciò lei. Lui fece un passo avanti. -Sei sicuro di quello che hai detto ieri sera? Ti ricordo che ci sono dei documenti di mezzo.- lo fissò con aria di sfida.

La sua espressione mutò. Si lasciò andare in una grossolana risata. Qualcosa che non si sentiva uscire dalla sua trachea da almeno... boh, forse da quando era nato.

-Tu non hai idea di quale fine abbiano fatto quei documenti.- tornò serio, rimpiazzando la risata con uno sguardo feroce. -Io, qui, ho tutto il diritto di buttarti fuori di qui. Hai sorpassato il limite, ragazza. Quindi, avendo tu sedici anni, qualunque cosa mi chiedano di te, dirò semplicemente che sei andata a vivere autonomamente in una casa a parte, lontana da noi. Non ho più interesse nei tuoi confronti.

Luna irrigidì la mascella, digrignando i denti. La rabbia le montò nello stomaco. Girò i tacchi senza dire nulla.

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Capitolo 9
*** Chemicals that make me fall in love. ***


-Ehi, ehi, ehi! Dove vai?- Luna camminava frettolosamente sulla strada ghiacciata, lasciando indietro gli altri; lo sguardo chino sui suoi anfibi. Una mano le afferrò la spalla. -Ehi!- la fece voltare ma nello stesso tempo in cui la voltò, quasi bruscamente, lei si sfilò energicamente e fulmineamente la giacca di pelle di Andy, lasciandola in mano a chi la aveva fermata. Il freddo la prese in pieno, facendole battere istantaneamente i denti, ma non le importava. Aumentava il passo, ignorando tutti. Ad un tratto fu costretta a fermarsi. Una mano le stringeva il polso.

-L-lasciami...- mormorò, e chi la ascoltava realizzò che c'era un leggero tremolio nella sua voce. -Lasciami... m-mi fai male...- cercò di ritrarre il polso, ma quello allentò solo la presa e la fece girare verso di sé.

Luna si trovò davanti gli occhi di ghiaccio di Andy che la fissavano premurosi.

Lui si trovò davanti il suo viso, bagnato da lacrime che man mano scendevano giù dalle guance si ibernavano, rischiando di ghiacciarsi sulla pelle. Si morse il labbro inferiore e la avvicinò a sé, stringendola, riscaldandola.

Il cuore di Luna prese a battere all'impazzata, sentendo quel contatto così improvviso ed inaspettato. Ma le lacrime scendevano, imbrattando anche i vestiti di Andy, e lei si lasciò andare.

-Dove andrò ora? Dove?- singhiozzò contro il suo petto.

-Ehi... calma.- le alzò il viso verso il proprio. -Starai da noi.- buttò lì.

-Ma che...? Scherzi? Non posso stare da voi!- si allontanò da lui di un passo, e qualcuno la abbracciò da dietro.

-Non è che ci sia molta scelta...- era Ashley. Chinò il viso. -Vieni da noi. Non credo che tu voglia vivere per le strade innevate, e giusto a Natale.

-Concordo.- intervenne Jake, avvicinandosi e carezzandole una guancia, dove scendeva una lacrima solitaria.

-Ma... sarò un peso...- obiettò.

-Mapperfavore!- si intromise Jinxx. -Sei troppo adorabile per essere un peso! E poi, se non ci piacessi non te lo avremmo chiesto.- Luna si ritrovò a fissare la punta del suo naso, rosso e congelato, per poi spostare lo sguardo sul viso di Andy, con un leggero sorriso.

Annuì lievemente. -Okay.

-Perfetto.- Ashley le diede un bacio sulla guancia e le rimise addosso la giacca di Andy, al quale lanciò uno sguardo incomprensibile. -Avanti, si torna indietro.- sguardi interrogativi. -Beh? Che credete? Che potrà stare senza le sue cose? Andiamo e le prendiamo dalla sua camera di nascosto!

Luna lo fissò. -Ash. Sei. Un. Genio.

Lui schioccò la lingua. -Lo so, dolcezza.

 

Non appena furono sotto la scala che conduceva alla camera di Luna, stabilirono ognuno le proprie occupazioni: Luna sarebbe dovuta salire con qualcuno nella sua stanza, e per quel ruolo si offrì felicemente Andy. Christian sarebbe stato sull'orlo del tetto a passare i vari oggetti a Jake, che li avrebbe presi al volo insieme ad Ashley, mentre Jinxx stava lì attorno attento che non li beccassero.

Non appena Christian, Andy e Luna salirono, i due ragazzi ritrassero le mani dalle scale che erano quasi blu.

-Oddio, ma come hai fatto tutte le volte che ci sei salita e scesa?- cercarono di riscaldarsi.

-Beh, o ci si fa l'abitudine o si soffre in silenzio.- sorrise lei, avvicinandosi alla finestra tra le tegole e aprendola verso di sé. -Perfetto.- entrò, seguita da Andy e cominciarono subito a raccogliere tutto senza emettere alcun rumore che si potesse sentire al piano inferiore.

Man mano passavano gli oggetti personali di Luna a Christian, infilandoli in buste e borsoni. Quando ormai mancava solo lo skate-board, Luna si guardò attorno. Sospirò.

-Sai...- Andy parlò piano, facendo vagare anche lui lo sguardo nella camera vuota. -Hai una bella camera.

Lei sorrise. -Da me arredata.

Silenzio.

-Sei sicuro che non vi sarò di impiccio?- si girò lei verso di lui, che subito annuì convinto. Lei lasciò di nuovo vagare lo sguardo, ma poi qualcosa di caldo le sfiorò una spalla e lei si girò velocemente, trovandosi faccia a faccia col ragazzo dagli occhi del colore dell'oceano.

-Tu non puoi essere di impiccio...- sussurrò lui, ad un soffio da lei. Quando lei stava per riaprire bocca, lui le mise l'indice sulle labbra. -...e per rispondere alla tua prossima domanda... è perché... sono innamorato di te.

Le pupille si dilatarono, il dito scivolò dalle sue labbra morbide e calde, il mondo smise di girare, o forse aumentò la velocità. I respiri si mescolarono, le dita si intrecciarono, e le loro labbra si incontrarono senza troppi indugi.

 

Da fuori la finestra si sentì la voce di Christian. -Non è il caso... ci serve ancora un minuto...- Andy si staccò di poco dal viso di Luna, e rimase lì a fissarla. Lei arrossì violentemente, ma qualcuno per fortuna intervenne.

-Ragazzi?- Christian alla riscossa. -Non dite nulla, state fermi, qualcuno a noi estraneo vaga per il giardino.- bisbigliò con un certo cipiglio.

Luna era così presa che rischiò di far cadere lo skate, che prese appena prima che toccasse il pavimento. Sospirò di sollievo, poi rialzò lo sguardo su Andy, che la fissava divertito.

Christian si riaffacciò.

-Okay, abbiamo pochissimo tempo e dovete essere veloci. Muovetevi!- li incitò e scese velocemente le scale, pur con un'imprecazione finale, che fece ridere la ragazza.

-Vai prima tu.- le cedette il passo Andy e lei fece un cenno di assenso.

Appena giunsero per terra, raccolsero tutte le borse e se la diedero a gambe e lei decise di salire anche sul suo skate. Anche se loro erano accanto a lei, se Lui era accanto a lei, Luna aveva bisogno di far perdere lo sguardo nel vuoto, di pensare.

 

Mi ha baciata.”

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Capitolo 10
*** Can't live without you. ***


-Uff... ce l'abbiamo fatta!- Christian si lasciò andare sul divano, distrutto, lasciando che il borsone gli ricadesse giù dalla spalla.

-Ehm...- Luna li osservò tutti, dal primo all'ultimo, passando più velocemente su Andy. -Grazie a tutti...- abbassò lo sguardo sul tappeto sfrangiato. -Non so dove sarei andata a stare se non ci foste stati voi...- mormorò.

Loro la guardarono sorridendo.

-Ma figurati.- sorrise Jake dal divano, alzando un pollice nella sua direzione.

Calò un attimo il silenzio.

-Beh...- attaccò dopo un po' Jinxx. -Direi che sarebbe il caso di darti una camera in cui dormire e...

-Ehi? Pronto?- Ashley lo interruppe. -Non abbiamo una camera per gli ospiti! Deve dormire con qualcuno!

Silenziosamente, tutti gli sguardi dei ragazzi vagarono per la stanza, fino ad arrivare ad Andy. Luna arrossì violentemente, ricordando il bacio nella sua (ex) stanza. “Dormire con Andy... wow...” pensò tamburellando le dita sui jeans.

-Ehm...- il ragazzo richiamò la sua attenzione, e con uno sguardo le fece intendere che non c'era molta scelta. Lei annuì e in un batter d'occhio prese le sue cose e le portò nella sua stanza da letto, cercando di nascondere tra i capelli le guance ormai bordeaux. Quando poggiò l'ultima borsa ed Andy entrò nella camera, lei dichiarò che aveva bisogno di una doccia, e fece per dirigersi verso il bagno, ma lui la fermò a metà strada.

-Luna...- la chiamò, e lei sentì il cuore saltarle in gola.

-Si?- mormorò.

Lui la fissò, serio, poi scosse la testa e sorrise, chinandosi e sfiorandole le labbra con un bacio; per poi tornare in camera loro. Lei rimase lì, come impietrita, ma più che altro in uno stato afrodisiaco e con un sorriso innamorato sulla faccia. Christian le passò accanto, ma vedendola imbambolata si fermò.

-Terra chiama Luna! Terra chiama Luna!- le sventolò davanti gli occhi una mano e lei tornò tra i comuni terrestri.

-Oh. CC. Devo... devo.. bagno... doccia... Andy... a dopo...- farfugliò imbarazzata e si chiuse in bagno.

-Ehi! Andy! Mi sa che l'hai proprio stregata, eh?

 

-

 

Lo shock maggiore per tutti fu l'arrivo di Gennaio.

La scuola era alle porte, e all'ultima delle vendemmie, i ragazzi, Luna esclusa, non erano per nulla pronti a tornare a scuola.

-Waaaaaa non voglio tornare in quell'inferno!- Piagnucolò Ashley affondando il viso nel guanciale del divano in pelle.

Jake scrutò riluttante la pila di libri che il giorno dopo avrebbero dovuto trasportarsi a scuola. Jinxx avrebbe pure potuto soffiargli come un gatto o sibilargli come un serpente, volendo. Luna era l'unica che non sapeva se ridere per la tragedia che stavano inscenando o se disperarsi sul serio. Perché il giorno dopo avrebbe, sicuramente, rivisto le sue sorellastra. Un brivido le corse su per la schiena. Si girò verso Andy, che era preso a sfogliare nervosamente un libro di storia.

Da quando lui l'aveva baciata, non si erano più separati: dove andava Luna, andava Andy, e viceversa. Indivisibili. E l'affettività non mancava, tanto che la sera di Capodanno Ashley gli urlò di prendersi una stanza; e a Luna veniva ancora da ridere ripensandoci.

Fissò Andy, studiandone i tratti. Il ciuffo corvino gli ricadeva sugli occhi, anche se lui cercava di ravviarselo indietro; gli occhi azzurri erano seri e concentrati, con una punta di disperazione, magari, pensò ironicamente lei. A seguire, un naso perfettamente sfilato, incorniciato da quelle che erano due guance rosee e liscissime. Portava tutti e due i piercing, al naso e al labbro. E... oh, quel labbro. Andy amava giocherellare col suo piercing al labbro. E sapeva, tra l'altro, che era un modo perfetto per stuzzicare Luna.

Un momento... ci sta giocherellando sul serio!” alzò lo sguardo e vide che lui teneva gli occhi fissi su di lei, pur sogghignando maliziosamente.

-Ma... ma... ma...- lei prese un cuscino e glielo spiattellò in faccia, per poi ridere e fuggire in camera da letto; dove ben presto il moro la raggiunse.

Andy incrociò le braccia al petto, chiudendo la porta e appoggiandocisi di schiena, mentre Luna stava seduta sul bordo del letto sghignazzando.

-Ma cosa ridi?- le chiese, pur cercando di trattenere anche lui una risata. Lei non rispose, e quando lui cominciò ad avvicinarsi a lei, Luna cominciò ad indietreggiare sul materasso, fino ad incontrare il muro freddo alle sue spalle.

-Bloccata...- disse soddisfatto il ragazzo, mettendosi a cavalcioni sopra di lei, ormai stesa sotto di lui. -Dove andrai ora?- cantilenò.

Luna, imbarazzata, prese un cuscino e glielo spiaccicò di nuovo in faccia.

-Ehi, ma sta diventando un'abitudine!- tolse il cuscino e cominciò a solleticarla sui fianchi, facendola ridere di gusto, finché lei non chiese pietà.

-E lei che mi da, madame?

Lei parve rifletterci su, poi cercò, invano, di capovolgere la situazione, pizzicandogli i fianchi, ma lui la vinse lo stesso, bloccandole le mani vicino il viso.

-Non puoi fregarmi.- rise. Poi si incantò a fissarla, e pian piano le si avvicinò, chinandosi e premendo dolcemente le sue labbra contro quelle di Luna.

 

-

 

Ora, chi li avesse visti camminare da lontano avrebbe solo visto una nuvola immensa, comprendente sei persone, di capelli neri. Luna, Andy, Ashley, Jinxx, CC e Jake si muovevano molto, ma molto lentamente verso la scuola.

Andy stringeva tra le dita coperte a metà dai guanti, la mano di Luna, del tutto ghiacciata.

Arrivati davanti l'edificio, si impietrirono davanti ad esso, e coi musi in su lo squadrarono quasi schifati.

-Non so voi...- cominciò Jake.

-... ma io preferirei fuggire.- lo incalzò Jinxx.

Christian si limitò a fare un cenno d'assenso.

Andy si trovò a stringere più forte la mano di Luna, che ricambiò la stretta.

-Beh, compari, direi di entrare nell'edificio del puro inferno.- annunciò Ashley. -A proposito...- continuò mentre si avviava verso il suo armadietto. -Se per l'ultima ora non ci sono vuol dire che quella di letteratura mi ha sbranato vivo.- non a caso, in quel momento, passò proprio la prof di lettere.

-Ben tornato, Purdy.- squittì. -Pronto per l'interrogazione?- sorrise, malefica, come avrebbe detto lui, e lo sorpassò. Ashley fece finta di tagliarsi la gola col pollice e poi scomparve tra la folla.

 

Alla fine delle lezioni, si radunarono tutti e sei davanti l'armadietto di Luna, e mentre lei prendeva le sue cose due vocine stridule le grattugiarono i timpani.

-Toh, guarda. Esisti ancora.- Shannon storse il naso, mentre Emma la squadrava dall'alto al basso.

-Io invece mi rendo ancora conto che guardarvi continua a darmi il volta stomaco.- commentò Luna con un'espressione che rappresentava una persona che proprio non poteva farci nulla.

-Ma... come osi?!- Shannon allungò le mani verso di lei, ma Andy le fermò a metà strada.

-No.- disse semplicemente; e quando Emma cercò di sorpassarlo, Luna la spinse via.

-Che fai, tocchi? Non si tocca!- la rimproverò come se parlasse ad una bambina di circa tre anni, e ai ragazzi venne da ridere.

-Dai andiamo, Luna...- Ashley le circondò le spalle con un braccio, mentre lei stringeva la mano di Andy.

 

Mentre tornavano a casa, Andy si chinò sul suo orecchio, restando qualche passo più indietro dagli altri. -Non si tocca, eh?- sussurrò, facendola avvampare.

-Eh no.- disse lei prendendosi di coraggio. -Solo io.

Lui sorrise, e si chinò a baciarla.

Se non altro... la mia vita ora è completa.” pensò lei, e si tirò su, in punta di piedi, a baciare quel ragazzo dagli occhi del colore del cielo.

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