Under The Sun _ Summer Klaine week

di Ari_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day#1_Awkward ***
Capitolo 2: *** Day#2_Top of the pyramid ***
Capitolo 3: *** Day#3_The Kliss that didn't happen ***



Capitolo 1
*** Day#1_Awkward ***


Titolo: Awkward
Rating: Verde smeraldo ~
Avvertimenti: Protagonisti fin troppo pieni di pare mentali u.u
Prompt: “Remember when they were just beginning? The awkward firsts, the honeymoon stage, the pure puppy love? Most of us remember this as the golden age of Klaine, so why not flashback? Today is about remembering and living in the past.” 
Lunghezza: circa 3500 parole.
Note: 2x16, immediatamente dopo il loro primo bacio. Ulteriori note alla fine ;)
 


 
 

#1 Monday July 8th; Awkward

_ Day One {Season two flashback}

 
 
 
 
«Dovremmo... Dovremmo provare.»
«Non era già una prova?» gli chiese Kurt, improvvisando quello che avrebbe dovuto assomigliare ad un sorriso.
In realtà, non riusciva ancora a credere di avere appena baciato Blaine; non dopo San Valentino, il party alcolico a casa di Rachel Berry e il recente problema delle sue fantomatiche espressioni sexy. Eppure era davvero rimasto muto come un pesce mentre lui gli diceva tutte quelle parole dolcissime e Dio, avrebbe solo voluto essersele godute appieno anziché essere andato in completo cortocircuito non appena gli aveva preso la mano.
Si ripromise di chiedere a Blaine il foglio dove si era scritto quel discorso: per quanto fosse meravigliosamente adorabile non era in grado di improvvisare cose del genere, Kurt ne era sicuro. Dopotutto era lo stesso Blaine che aveva passato giorni a pensare ad una singola canzone per conquistare un commesso di Gap e aveva finito per scegliere un pezzo inquietantemente simile ad una minaccia di stupro: non poteva aver improvvisato questo.
 
Blaine lo fissò ancora per qualche secondo prima di farsi avanti, mentre il suo sguardo scivolava inesorabilmente verso il basso, fino ad indugiare sulle sue labbra. Si mossero nello stesso istante, l’uno verso l’altro: fu un tantino più irruento rispetto alla delicatezza del loro primo bacio, ma Kurt non aveva alcuna intenzione di lamentarsene. In realtà aveva aspettato quel momento per così tanto tempo che un bacio del genere era esattamente quello che gli serviva se voleva anche solo iniziare a credere che stesse succedendo per davvero.
Si separò da lui con il più dolce dei sorrisi, facendo indugiare un istante più a lungo del necessario la propria mano sulla sua guancia. Fu più o meno nel momento in cui Blaine riprese a fissarlo con occhi di grandezza simile a due piattini da caffè che si rese conto che magari sarebbe stato carino dire qualcosa, e stava per farlo, sul serio, se solo avesse avuto la minima idea di come comportarsi.
Non era particolarmente esperto di relazioni – a dirla tutta, non era minimamente esperto di relazioni – e non voleva correre il rischio di combinare un disastro, non con Blaine.
«Uhm... » Biascicò, abbassando per un attimo lo sguardo. Perché doveva essere così imbranato?
Blaine naturalmente non perse occasione di dimostrarsi il misurato e signorile ragazzo da scuola privata che era stato sin dal loro primo incontro. Sfoggiò il migliore dei suoi sorrisi-alla-Blaine e si alzò in piedi, indicando la porta alle sue spalle con il pollice.
«Credo che dovremmo far sapere al Concilio quale sarà il duetto per le Regionali. Mi accompagni?» Kurt lo fissò per un attimo, chiedendosi come fosse umanamente possibile che quella sottospecie di conglomerato di perfezione in giacca e cravatta l’avesse appena baciato. E poi si ricordò che aveva già fatto la figura del menomato mentale per un tempo sufficiente.
«S..Sì, okay.» cosa c’era che non andava in lui?
 
 

***

 
 
Kurt si richiuse lo sportello della macchina alle spalle con il sospiro più melodrammatico che ricordava di aver mai fatto, il che era piuttosto grave. Aspettò con il telefono attaccato all’orecchio e il cuore a mille per ben tre lunghi squilli prima che qualcuno – dall’altra parte della cornetta – si degnasse di rispondere.
«Pron- »
«Mercedes, abbiamo un problema. A dire il vero non è proprio un problema, ma sono comunque nel panico e tu devi aiutarmi.» il breve silenzio che seguì le sue parole non fu particolarmente confortante, soprattutto visto e considerato l’assurdo stato di agitazione in cui si trovava.
«Ah, quindi è così che stanno le cose.» la voce squillante nonché decisamente indignata di Rachel Berry gli trapassò il timpano.
«...Rachel? Io avevo chiamato- »
«Oh, so perfettamente chi avevi chiamato! Dovevo aspettarmelo. Kurt, se Mercedes ti passa delle informazioni per cercare di sabotarci e farvi vincere le Regionali- » Kurt avrebbe voluto prendersi il suo tempo  per  farla riflettere sul fatto che era quantomeno preoccupante non riuscire a pensare ad altro fatta accezione per le competizioni tra Glee club, ma al momento aveva troppa fretta per questo.
«Rachel. Passami Mercedes.»
«Quella gara è troppo importante, Kurt. Hai idea di quante cose ci sono in ballo? Lo sai che rispetto pienamente la tua decisione di esserti trasferito alla Dalton, ma non posso fingere che questo non ci renda rivali, perché lo siamo. E ho il dovere di proteggere la mia squadra dai vostri- che cosa vuoi?» qualcuno vicino a Rachel le stava urlando addosso una discreta dose di parolacce, intervallate da interrogativi piuttosto coloriti su perché diavolo avesse pensato bene di rispondere ad un cellulare che non le apparteneva senza chiedere il permesso. Quando Mercedes si rimpossessò del suo telefono, Kurt stava già iniziando a pentirsi amaramente di aver chiamato.
«Kurt, ciao.»
«Ci sentiamo in un altro momento?»
«Solo perché sono a casa di una ragazza folle che si sente autorizzata a terrorizzare i miei contatti in rubrica mentre io sono in bagno? Nah, parla pure.»
«Mercedes, io- »
«Aspetta, metto in vivavoce così la paranoica qui non crede che ti dia informazioni sulle Regionali, che tra parentesi sono il suo unico argomento di conversazione da quando abbiamo vinto le Provinciali.»
«Mercedes! Questa è un’informazione!» a quanto poteva dedurre dall’improvvisa ricomparsa della voce squillante di Rachel, l’operazione mettiamo-in-vivavoce era già stata effettuata. Kurt sospirò: perché aveva avuto la malsana idea di chiamare?
«Okay, se parlo è solo perché ho bisogno di un consiglio subito, possibilmente prima di impazzire.»
«Kurt- »
«Santo cielo, Rachel! Non c’entra niente con il Glee club.» poteva immaginare con fin troppa facilità l’espressione scocciata di Rachel e il sorrisetto compiaciuto di Mercedes.
«Okay, meglio così. Allora? Parla.» Kurt si lasciò sprofondare nel sedile, chiuse gli occhi e prese una piccola boccata d’aria.
 
«Blaine mi ha baciato.» dirlo ad alta voce sembrava ancora più meravigliosamente spaventoso di quanto non fosse già. La reazione dall’altro capo del telefono non tardò ad arrivare.
«Oh mio Dio Kurt, sono così felice per te!»
«Wow. A quanto pare si è ripreso in fretta dalla fine della nostra storia. Insomma, okay, è stata breve, ma devo dire che- »
«Rachel. Pensi di poter parlare di qualcosa che non sia te stessa per due minuti di fila? Racconta, Kurt. Quando, come, dove...?»
«Stavo decorando la bara di Pavarotti- »
«Pavarotti?»
«Bara? Okay, come inizio non è dei più romantici.» Kurt alzò gli occhi al cielo.
«Pavarotti è il canarino che i Warblers mi hanno affidato quando mi sono unito al loro Glee club, e la bara è perché l’altra mattina Pavarotti è morto.» spiegò, spazientito.
«Cosa? Per quale caspita di motivo avrebbero dovuto regalarti un uccello? E soprattutto: da quanto tempo sei nei Warblers? Qualche mese? Ricordami di non affidarti il mio gatto quando vado in vacanza.»
«C’è una qualche possibilità che possa finire di raccontarvi come sono andate le cose o avete intenzione di continuare con i vostri commenti ancora a lungo?» il silenzio che ricevette in risposta alimentò debolmente le sue speranze.
 
«Come dicevo, Blaine è arrivato mentre stavo decorando la bara di Pavarotti e mi ha proposto di cantare “Candles” come duetto per le Regionali- »
«Kurt! Così ti stai sabotando. Non volevo che chiedessi a Mercedes informazioni su di noi, ma nemmeno che ci servissi le tue su un piatto d’argento- »
«No, calma: ma “Candles” non parla di una rottura? Come dichiarare il proprio amore: una guida di Blaine Anderson.» Kurt decise di ignorare a piè pari tutti i loro commenti.
«Si è seduto di fronte a me, mi ha preso per mano e ha mi ha detto che lo emoziono. Lo emoziono, capite? E che se ne è reso conto sentendomi cantare “Blackbird”, l’altro giorno.»
«Ti prego, dimmi che non l’hai cantata per la morte del tuo canarino.»
«Beh- »
«Siete inquietanti. Davvero, davvero inquietanti. Ma continua.» Kurt adocchiò con un certo terrore l’ingresso della scuola, ben visibile dal posto in cui aveva parcheggiato: sapeva che da lì a poco i corsi del tardo pomeriggio sarebbero finiti e che doveva parlare con Rachel e Mercedes prima che questo succedesse.
«Poi mi ha baciato. Due volte, e dopo tutto quello che è successo mi sembra assurdo piacergli davvero e non ho la minima idea di cosa fare.» concluse in fretta, stringendo nervosamente una mano sul volante.
«...E diciamo che dopo le prove dei Warblers potrei averlo evitato di proposito.» aggiunse, imbarazzato.
«Cosa? Ma sei matto? Il ragazzo di cui ci parli da settimane finalmente si decide a capire che ricambia i tuoi sentimenti – cosa ovvia fin da quella nostra cena da Breadstix, credimi: eravate qualcosa di insopportabile – e tu scappi?»
 
«Mercedes...»
«No, perché a parte le modalità inquietanti con cui vi siete messi insieme mi sfugge davvero il problema.» Kurt sbuffò, senza smettere di fissare l’ingresso della scuola.
«È solo che mi piace davvero, e non voglio rovinare tutto facendo la figura dell’idiota. Per questo vi sto chiedendo un consiglio su cosa dovrei fare.»
«Kurt, vi conoscete da parecchio tempo: se ti ha baciato vuol dire che gli piaci, imbranato o non imbranato. E comunque evitarlo rimane la soluzione peggiore- »
«Rachel, sta uscendo.»
«Cosa?»
«I corsi del pomeriggio sono finiti e lui sta uscendo, cosa faccio?»
«Vagli incontro!»
«Saltagli addosso.»
Kurt era sempre più convinto che chiamare le sue amiche fosse stata la peggiore idea nella storia delle peggiori idee.
 
 

*

 
 
«Poi l’ho baciato. Due volte, e adesso non ho la minima idea di cosa fare.»
«Se vuoi il mio parere, stai un tantino esagerando.» gli disse Wes, mentre percorrevano il corridoio principale, diretti all’uscita della scuola. «Blaine, lo so che siete stati amici tanto tempo e magari ci vorrà un po’ per adattarsi al fatto che adesso siete una coppia- »
«Ti vorrei ricordare che non siamo una coppia. Non ufficialmente almeno, visto che non ho avuto il coraggio di chiederglielo.»
«Oh Gesù, Blaine! Certo che lo siete! Non eri tu quello che la sera di San Valentino si è presentato nella mia stanza a chiedermi come comportarsi perché un certo Kurt gli aveva praticamente confessato la sua cotta? Gli piacevi già allora, non vedo perché le cose dovrebbero essere diverse adesso.» Blaine rimase zitto per un attimo, con gli occhi spalancati.
 
«Wesley.»
«Devo preoccuparmi? Mi hai chiamato così solo una volta, ed era per dirmi che avevano cancellato una tappa del concerto di Katy Perry- »
«È lì. Kurt.» Wes seguì gli occhi terrorizzati dell’amico e intercettò il loro compagno di squadra: era seduto nella sua macchina e guardava verso di loro con la stessa aria sconvolta di Blaine. Fu più o meno in quel momento che Wes realizzò di non volere avere niente a che fare con quei due psicopatici.
«Và da lui, allora.»
«E come?»
«Uhm... con le gambe?»
«Wes. Che cosa gli dico?»
«Se vuoi rimanere nel tuo stile, opterei per qualcosa del tipo: “Kurt, stamani è stato un vero piacere avere l’onore nonché il privilegio di poterti baciare, or dunque mi stavo chiedendo se non fosse possibile replicare tali ludiche attività”» Blaine lo guardò per un momento.
«Sei serio?» Wes non sapeva se ridere o piangere.
 
 

*

 
 
«Sta venendo qui.»
«Chi?»
«Blaine.»
«Wow. Avete fatto preso a passare in seconda base.»
«Mercedes!» la sentì ridacchiare insieme a Rachel, proprio mentre il suo migliore-amico-che-aveva-appena-baciato si avvicinava pericolosamente alla sua macchina, meraviglioso come sempre. Gli fece un piccolo cenno di saluto al quale Kurt rispose con quella che probabilmente non era che la peggior faccia da idiota di sempre.
«Che cosa faccio? Cosa gli dico?»
«Qualcosa del tipo: “Blaine, sono mesi che torturo le mie amiche con i miei deliri su quanto sei bello, perfetto e meraviglioso. È da quando mi hai inquietantemente perso per mano la prima volta che so di essere innamorato di te e progetto segretamente il nostro matrimonio”-»
«Io non progetto proprio un bel niente.»
«Parla con lui e basta!» esclamò Rachel, esattamente un attimo prima di sbattergli il telefono in faccia.
Kurt maledisse mentalmente la sua stupidissima idea di chiamarle e si costrinse ad aprire la portiera e scendere dall’auto: a quel punto non avrebbe semplicemente potuto fingere di non averlo visto e guidare fino a farsi venire in mente qualcosa di intelligente da fare, ovvero presumibilmente per tutta l’eternità.
 
«Ehi.» gli fece Blaine, avvicinandosi. Kurt lasciò la portiera aperta: non aveva intenzione di rinunciare all’illusione che – se se ne fosse presentata la necessità – avrebbe sempre potuto infilarsi in macchina e scappare.
«Ehi.»
«Non ti ho visto a Biologia.» oh, merda.
«Sì, ehm... io- non mi sono sentito tanto bene, così ho saltato la lezione.» Blaine si accigliò, guardandolo con aria preoccupata.
«Davvero? Adesso stai meglio?» ottimo. Ora, oltre che più imbranato che mai, si sentiva anche in colpa.
«Sì. Sì, sto meglio.» rispose, per poi mettersi a fissare insistentemente l’asfalto. Poteva farcela, poteva farcela, poteva farcela- «Anzi, mi chiedevo che programmi avessi per stasera.» Blaine spalancò gli occhi.
«P-Per stasera? Non ho nessun programma, perché?» già, perché? Kurt aveva l’impressione di riuscire a sentire gli ingranaggi nel suo cervello che cigolavano nel tentativo di trovare il modo meno stupido di invitarlo da qualche parte.
«Possiamo fare qualcosa, se vuoi.» propose. Non poteva essere un’idea così terribile, giusto? Era praticamente sicuro che Blaine fosse arrossito.
«Come... un appuntamento?» Kurt rimase spiazzato solo mezzo secondo, il che si rivelò più che sufficiente per gettare Blaine nel panico.
 
«Scusa! Non volevo metterti pressione, o- »
«Blaine, è tutto a posto. Va bene se andiamo al cinema?»
«Cinema? Sì, il cinema è perfetto.» per qualche strana ragione, la palpabile ansia di Blaine sembrava avere avuto il potere di calmare la sua. Gli sorrise, sistemandosi continuamente i polsini della camicia.
«C’è qualcosa in particolare che vorresti vedere?»
«Uhm, ci sarebbe l’ultimo Harry Potter. L’hai già visto?»
«No.» mentì, perché ehi: non gli capitava tutti i giorni di avere un appuntamento con Blaine Anderson quindi sì, avrebbe rivisto più che volentieri Harry Potter. In realtà avrebbe anche passato tutta la sera a fissare uno schermo vuoto se poteva farlo insieme a lui.
«Okay. Andiamo verso le otto?»
«Sì. Sì, alle otto è perfetto.»
«Bene.»
Blaine rimase lì impalato senza aggiungere una parola. Si limitò a fissare insistentemente Kurt: aveva visto abbastanza film romantici da aver memorizzato alla perfezione la continua ricorrenza di espressioni simili a “guardalo negli occhi e capirà”; il problema era che i film romantici sono i film romantici, e lui era semplicemente un idiota che si ostinava a sostenere lo sguardo di Kurt sperando che in qualche strano modo cogliesse il “baciami” che stava pensando così intensamente.
«Ci vediamo dopo, allora.» disse alla fine, per poi infilarsi nella propria macchina ad una velocità impressionante.
«A dopo.» non appena si richiuse la portiera alle spalle – vagamente incerto del motivo per cui si trovava in macchina, visto che non doveva andare da nessuna parte – Kurt passò cinque minuti buoni ad insultarsi per non averlo baciato.
 
 

***

 
 
Kurt arrivò in anticipo.
Era abbastanza sicuro che fosse la prima volta che arrivava in anticipo da qualche parte, e di certo era la prima volta che lo faceva con una tale ansia addosso: in confronto dover cantare un duetto alle Regionali sembrava la più tranquilla delle passeggiate.
Entrò nel piccolo cinema dove avevano deciso di incontrarsi con le ginocchia che tremavano, richiudendosi la porta a vetri alle spalle. Il posto non era particolarmente affollato – dopotutto erano le otto di sera di un giorno infrasettimanale – ma Kurt era convinto che avrebbe riconosciuto Blaine anche se si fosse trattato di una piazza stipata di persone. Prima di tutto perché portava ancora la sua uniforme della Dalton – iniziava seriamente a sospettare che ne avesse una per ogni giorno della settimana – e in secondo luogo perché rimaneva il ragazzo più bello che avesse mai visto e sì, poche ore prima l’aveva baciato, e magari ora era ancora in tempo a girare i tacchi e fuggire prima che-
 
«Ciao, Kurt.» evidentemente non era più così in tempo.
«Ciao.» rispose, andandogli in contro. Aveva due bibite in mano e il suo più che collaudato sorriso perfetto stampato in faccia: non c’era verso che si abituasse a questo, sul serio: né quella sera né dopo mille anni.
«Ho preso qualcosa da bere. Il film dovrebbe iniziare tra poco, quindi...»
«Hai preso anche i biglietti?»
«Beh, sono arrivato prima... »
«Ricordami di offrirti il caffè per una settimana.» lui gli rivolse un sorriso imbarazzato, per poi avviarsi alla volta della loro sala. La luce calò pochi minuti dopo che ebbero preso posto, mentre sullo schermo iniziavano a scorrere le pubblicità. Kurt si voltò appena alla sua destra, senza riuscire a trattenere una piccola risata.
«Che cosa c’è?»
«Niente.»
«Kurt.» lui rise più apertamente, appoggiandosi allo schienale.
«È solo... non ti avevo mai visto così rigido. Di solito sei sempre tanto sicuro di te che mi sembra strano, tutto qui.» ed era più o meno la prima volta che riusciva a parlare apertamente con lui, da quando si erano baciati. Blaine rimase impassibile per un attimo prima di rivolgere un piccolo sorriso allo schermo davanti a sé.
«Magari è solo perché sto cercando di non rovinare tutto.»
«Rovinare che cosa?» Blaine si voltò a guardarlo; Kurt si impedì di pensare a quanto fosse carino e si concentrò su cosa stava per dire.
«Quello che c’è tra noi due... io non l’ho mai avuto con nessuno, Kurt. Ed ero serio quando dicevo di non volerlo rovinare.» Kurt ricordava quelle parole alla perfezione. Blaine gliele aveva dette il giorno di San Valentino, quando aveva chiarito che no, non potevano stare insieme, perché lui non era bravo con le storie d’amore e la loro amicizia era più importante. Tutto a un tratto, a Kurt non importava più niente di poter fare qualcosa di stupido; tutto ciò che voleva era stare con lui, e non come amici.
 
«Cosa stai cercando di dirmi, esattamente?» non si sarebbe rimangiato tutto il suo discorso di quella mattina, Kurt lo sapeva. O almeno lo sperava con tutte le sue forze.
«Che è il fatto che sono qui insieme a te a farmi essere un po’ teso, tutto qui.»
«Io... ti metto a disagio?» Blaine spalancò gli occhi.
«Cosa? No! Stavo solo cercando di- non importa.» prese in mano la sua bibita e ne mandò giù un lungo sorso, sotto gli occhi via via più consapevoli di Kurt.
«Oh. Stavi cercando di essere carino e io ho pensato che volessi uscirtene di nuovo con la storia del non-voglio-rovinare-la-nostra-amicizia di San Valentino.» lo guardò di sottecchi e poi lo chiese, per il semplice motivo che non sarebbe stato in grado di sopportare un altro minuto senza saperlo «...Perché non sei più nella fase non-voglio-rovinare-la-nostra-amicizia, vero?» Blaine rimise il bicchiere di carta al suo posto tra i loro sedili, e per poco non sputò quello che aveva appena bevuto nella foga di parlare più in fretta.
«Cos- no, oddio, pensavo che fosse chiaro! Non so molto sulle relazioni, ma so abbastanza sull’amicizia da poter dire che di solito gli amici non si baciano tra di loro.» concluse, un po’ in imbarazzo.
«Di sicuro non in quel modo.» convenne Kurt, abbozzando un piccolo sorriso. Rimasero in silenzio qualche altro minuto – il tempo di veder scorrere due pubblicità di panini.
 
«Blaine?»
«Sì?»
«Oggi non sono stato male, ti stavo solo evitando.» disse tutto d’un fiato, sentendo i suoi occhi addosso. «Avevo la sensazione che qualunque cosa avrei detto o fatto si sarebbe rivelata stupida e ho passato troppo tempo ad aspettarti per permettermelo.» chiuse subito la bocca, nel terrore di dire qualcosa di troppo.
Un minuto dopo sentì Blaine muoversi di fianco a lui, e una mano raggiunse la sua sul bracciolo della poltroncina. Kurt trasalì mentre Blaine la stringeva delicatamente, senza smettere di fissare lo schermo.
«Non avresti fatto niente di stupido. E comunque visto che siamo in tema di confessioni, sappi che ho già visto Harry Potter. Era solo l’unico film che mi è venuto in mente e volevo proportelo subito, dato che sembrava che stessi per entrare in macchina e scappare da un momento all’altro.»
«Blaine?»
«Cosa?»
«Siamo due idioti. Anche io l’ho già visto.» lui rise, del genere di risate che faceva quando uscivano insieme da semplici amici, di quando non si erano ancora baciati. In qualche modo, Kurt sapeva che quello doveva essere un buon segno.
«Okay, tanto per sapere: uno di noi dovrà fare finta di sbadigliare per mettere un braccio intorno alle spalle dell’altro prima della fine del film? Perché in quel caso vorrei farlo io.» Kurt roteò gli occhi e si voltò del tutto a destra, sporgendosi quanto bastava per poter baciare Blaine. Lo colse un po’ di sorpresa, perché lui rimase immobile per un attimo prima di ricambiare il bacio; gli fece scorrere una mano lungo la schiena, fino a fermarsi a stringere leggermente il suo fianco. Si separò da lui con un piccolo schiocco, guardandolo direttamente negli occhi.
 
«Era un modo per dire che non ce ne sarà bisogno?»
«Era un modo per dire che avere già visto il film non vuol dire per forza aver sprecato i biglietti.»
 
 

***

 
 
 
 
 

 
 
 
 
N/A
 
Hola, guys :)!
Tutte le volte che passo un po’ di tempo senza pubblicare qualcosa mettermi a scrivere le note a margine è un po’ come tornare a casa <3
Cosa dire di questa prima OS? Il prompt richiedeva di rispolverare i bei tempi andati e, sapendo che questo probabilmente mi avrebbe spinta a sconfinare nel lacrimevole e nel nostalgico, ho fatto il possibile per tenermi lontano dalla tentazione. Per questo devo ringraziare Rachel e a Mercedes, per mezzo delle quali ho ripensato alle stranezze delle circostanze del primo bacio tra Kurt e Blaine, che ammettiamolo: un tantino inquietanti lo sono state :’D Poi sì, Klaine Klaine e ancora Klaine u.u Ma dopotutto è la summer Klaine week, quale occasione migliore?
Beh, nella speranza che questa piccola OS vi abbia strappato un sorriso mi dileguo e corro a finire quella di domani: AU, bitches *Q*
Klisses <3
 
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Capitolo 2
*** Day#2_Top of the pyramid ***


Titolo: Top of the pyramid
Rating: Verde prato ~
Avvertimenti: Partecipazione straordinaria di Brittany S. Pierce
Prompt: “Who doesn’t love a good AU? The best part is that the possibilities are endless. Parallel universes, good old coffeeshop AUs, Superhero AUs, different schools, different cities, different friends. It’s up to the imagination.” 
Lunghezza: 5800 parole o giù di lì.
Note: AU ambientata all’inizio della prima stagione, a parte il piccolo flashback iniziale ;) Cheerio!Blaine ...e Kurt non ve lo dico altrimenti spoilero u.u il POV è quasi sempre di Blaine.

 

 
 

#2Tuesday July 9th; Top of the pyramid

_ Day Two {AU}
 
 
 
 
Kurt si alzò in punta di piedi, aggrappandosi con entrambe le mani alle imposte della finestra: la sua altezza gli rendeva a malapena possibile riuscire a sbirciare fuori, ma era dotato di una determinazione abbastanza forte da permettersi di restare in quella scomoda posizione ancora per un po’. Rimase a fissare il vialetto della casa accanto per qualche lungo minuto, sempre più elettrizzato all’idea di incontrare la nuova famiglia che quel giorno si sarebbe trasferita nella villetta vicino alla loro: i suoi genitori gli avevano raccomandato di essere gentile e non mettersi subito ad importunare i nuovi arrivati, ma al momento quelle non erano che parole isolate in una parte ben remota del suo cervello; tutto ciò che provava era una forte curiosità, il che è abbastanza normale in un bambino di otto anni.
 
Dovette aspettare ancora un po’ prima che una macchina scura parcheggiasse proprio di fianco a casa sua: Kurt sospettò che ci avessero messo così tanto per paura che l’immensa mole di oggetti legati alla meglio sul tettuccio sarebbe caduta alla prima curva se avessero proseguito troppo in fretta.
Il primo a uscire fu un ragazzo decisamente più grande di lui, con i capelli mossi e un sorriso simile ad uno di quelli che si vedono nelle pubblicità del dentifricio; Kurt guardò meglio, presumendo che doveva averlo rivolto a qualcun altro ancora seduto sui sedili posteriori. Lo sportello del passeggero si aprì, e una donna dall’aria un po’ stanca fece la sua apparizione in cortile: stava parlando animatamente con chi aveva guidato fino a lì, molto probabilmente suo marito.
Kurt stava cercando di ricordare se non avesse già visto il vestito che indossava da qualche parte, quando la sua attenzione fu attirata da altro.
 
Un ragazzino più o meno della sua età si era appena trascinato fuori dall’auto, e non sembrava particolarmente contento di qualunque cosa gli stesse dicendo suo fratello. Kurt decise istintivamente di essere dalla sua parte, perché sapeva cosa significava essere infastiditi e non poter fare niente per ribellarsi; strinse più forte le dita sul bordo della finestra, proprio mentre il ragazzino alzava distrattamente lo sguardo, quasi certamente sentendosi osservato. Intercettò Kurt praticamente subito, con un’aria vagamente confusa. Kurt mollò subito la presa e sparì sotto l’imposta della finestra, ridacchiando per la scarica di adrenalina del momento. Rimase nascosto per un po’ prima di tornare a mettersi in punta di piedi e sbirciare verso il cortile: il ragazzino stava ancora guardando verso di lui, e quella volta sorrideva. Kurt ricambiò il suo sorriso, un po’ imbarazzato per essere stato colto sul fatto.
Non poteva ancora sapere di aver appena incontrato il suo migliore amico.
 
 

***

 
 
«Okay signorine, altri dieci giri e poi iniziamo a fare sul serio.»
«Altri dieci giri?» bisbigliò Blaine tra i denti, lanciando un’occhiata sconvolta alla ragazza che correva al suo fianco. Se voleva essere del tutto sincero non era nemmeno sicuro che avrebbe resistito altri dieci metri, e di sicuro Sue Sylvester che sbraitava in un megafono – sul serio, che senso aveva sbraitare in un megafono? – non avrebbe cambiato le cose.
«Sì, di solito sono cinquanta giri prima dell’allenamento e dieci alla fine.» rispose tranquillamente Brittany, perfettamente rilassata e senza una singola goccia di sudore sulla fronte.
«Come diavolo fai a resistere?» lei si strinse nelle spalle.
«Da quanto Lord Tubbington mi ha denunciata ho iniziato ad allenarmi molto. Sai, per riuscire a scappare dalla polizia.» Blaine la guardò per un momento, chiedendosi per quale caspita di motivo continuasse ad ascoltare quello che diceva. Continuò per un altro centinaio di metri concentrandosi solo sul rumore dei suoi passi sull’erba bagnata: scoprì che la cosa non funzionava minimamente non appena una fitta al polpaccio per poco non gli fece perdere l’equilibrio.
«Oh, povero Blaine. Confinato per sempre nella baia degli sfigati.» lo schernì Santana, superandolo velocemente insieme a Quinn. Brittany sembrava confusa.
«Che cos’è una baia, Blaine?» lui la ignorò e riprese a correre: nonostante l’intento di Santana e Quinn fosse come sempre quello di buttarlo giù di morale, non avevano fatto altro che ricordargli il suo obiettivo e invogliarlo a non arrendersi.
 
Entrare nei Cheerios era stato un passo obbligato per lui: far parte di quella squadra era come entrare in possesso di un biglietto di prima classe per l’elite della scuola, quelli che comandavano e non dovevano preoccuparsi di essere vittima di scherzi idioti, venire presi in giro ed umiliati; il che era più o meno tutto ciò che aveva dovuto patire Blaine da quando aveva iniziato il suo primo anno al McKinley High, qualche mese prima. Da quando era entrato nei Cheerios – ormai due settimane – il consueto circolo vizioso di torture sembrava essersi miracolosamente interrotto, e se l’immunità gli sarebbe costata qualche crampo ai polpacci ne valeva decisamente la pena.
«Blaine, sul serio: cos’è una baia?»lui sbuffò, a metà fra lo spossato e il divertito: Brittany sembrava l’unica all’interno di quella squadra a non provare il desiderio di distruggerlo o buttarlo fuori a calci. Tuttavia era decisamente più semplice sopportare le frecciatine di Quinn e Santana che gli spintoni di quelli della squadra di hockey.
«Una baia è una rientranza della- »
«Anderson! Meno chiacchiere e più energia. E non provare a sudare dentro la divisa dei miei Cheerios!» Blaine alzò gli occhi al cielo e si mise a correre più in fretta.
 
 

***

 
 
«È stato orribile!»
«Mm-mm.»
«Sul serio! Ci ha fatto fare cinquanta giri di campo prima dell’allenamento. Cinquanta, capisci? Sono sicuro che ci sono Stati in cui è illegale.» si lamentò, senza la benché minima intenzione di aprire gli occhi: voleva godersi fino in fondo una delle ultime giornate tiepide di fine ottobre, e francamente non conosceva modo più rilassante di farlo se non come in quel momento, lungo disteso sul retro del suo giardino con la testa appoggiata sulle gambe di Kurt.
Era una cosa che facevano fin da piccoli, e il susseguirsi degli anni non aveva cambiato il tipo di amicizia che avevano allora, quando avevano solo otto anni. Mentre Kurt gli passava una mano tra i capelli, Blaine pensò che effettivamente qualcosa era cambiato: probabilmente otto anni fa non era ancora innamorato di lui, o almeno non come lo era adesso. In realtà era stato innamorato di lui Kurt fin da quando ricordava, quindi no, magari non era cambiato neanche quello.
 
«A cosa pensi, Blainey?» lui si girò su un fianco, e Kurt trasferì la mano dai capelli alla sua spalla, iniziando ad accarezzargliela distrattamente.
«A niente. Sono stanchissimo, Kurt.»
«Mm. Povero il mio piccolo Blaine.»
«Ogni volta che mi ricordi che sono basso pugnali il mio orgoglio, sappilo.» in effetti, da quando Kurt era diventato più alto di lui non perdeva occasione di ricordarglielo. Lui rise leggermente e riprese a passare la mano su e giù per il suo braccio: Blaine rimpiangeva i tempi in cui –quando lo coccolava in quel modo – la voglia di scattare a sedere e baciarlo non era così insopportabile.
Era una vita che voleva baciare Kurt, e lo scorrere del tempo sembrava divertirsi a provocarlo: più crescevano, più scambiarsi carezze del genere con un altro ragazzo era considerato sconveniente; più crescevano, più Blaine non riusciva a farne a meno.
«E comunque non capisco perché lo fai. Sei sempre stanco morto e vorrei ricordarti che ieri sera ti sei addormentato mentre facevamo i compiti.» Blaine sbuffò.
«Ti ho già spiegato perché lo faccio, e a quanto pare sta anche funzionando.» Kurt tornò a dedicarsi ai suoi capelli, passandogli pigramente le dita tra le ciocche.
«Lo so. Solo, mi chiedevo: perché proprio i Cheerios?» domandò, ostentando tutta la nonchalance di cui era capace: Blaine lo conosceva abbastanza bene da sapere che c’era qualcosa sotto, ed era piuttosto fiducioso di essere capace di fargli sputare il rospo alla svelta.
«Non lo so; mi sembrava il modo più facile per arrivare in cima visto che i cheerleader sono praticamente i padroni della scuola. Perché me lo chiedi?» aggiunse, voltandosi per guardarlo direttamente in faccia: sembrava tranquillo, con gli occhi socchiusi, i capelli un po’ scompigliati e le labbra leggermente tese nell’accenno di un sorriso. Avrebbe solo voluto riuscire a smettere di chiedersi come sarebbe stato sollevarsi quel tanto che bastava a dargli un bacio; sentire quella bocca contro la sua, poterlo stringere a sé nel modo che aveva sempre sognato.
«Non lo so. Pensavo che forse potrebbe esserci qualche altro motivo.» aveva smesso di accarezzarlo; gli teneva semplicemente la mano lì, tra i capelli.
«Tipo?» Kurt si strinse nelle spalle, rivolgendogli un piccolo sorriso; avrebbe solo voluto dirgli quanto era bello quando sorrideva.
 
«Non lo so. Magari per il fatto che è pieno di bellissime ragazze che vanno in giro con una minigonna inguinale.» ipotizzò, un attimo prima di fargli l’occhiolino e stendersi a sua volta sull’erba.
Blaine rimase a fissare gli sprazzi di cielo azzurro che facevano capolino tra i rami degli alberi scossi dal vento, con il cuore mille volte più pesante di quanto non fosse un attimo prima.
Kurt non sapeva che lui era gay; in realtà, nessuno sapeva che lui era gay. Gli altri ragazzi glielo dicevano continuamente, ma non lo intendevano per davvero: era solo il pretesto grazie al quale se la prendevano con tutti quelli che stavano alla base della piramide sociale, compreso Kurt. La differenza stava nel fatto che a lui non era mai importato più di tanto essere preso di mira: si rialzava ogni volta più fiero e determinato di prima, ed era soltanto uno dei mille motivi per cui Blaine lo amava così tanto. Kurt non aveva mai cercato di proteggersi uniformandosi a chi lo infastidiva: era sempre stato lui quello coraggioso.
«Allora, è così? C’è una ragazza che ti piace?»
«No, Kurt. Te l’ho detto che odio ogni singolo minuto degli allenamenti.» Kurt si spostò un po’ sul prato per mettersi più comodo; Blaine ne approfittò per strisciare pigramente accanto a lui, in modo che i loro occhi fossero alla stessa altezza. Kurt sorrise.
«Ehi, ciao. È passato tanto tempo dall’ultima volta che hai potuto guardarmi in faccia senza alzare la testa.» Blaine sbuffò, mordendosi l’interno delle guance per non dargli la soddisfazione di farsi vedere mentre sorrideva.
«Non sono così basso.»
«Mm-mm. Continua a ripetertelo.» Blaine sbuffò di nuovo, dandogli una spintarella sulla spalla. Chiuse gli occhi, tornando a godersi l’aria fresca.
«Comunque, com’è andata oggi al Glee Club?» avrebbe voluto far presente a Kurt che Quinn durante l’allenamento aveva di nuovo parlato dell’idea sempre più concreta di entrare a far parte delle New Directions allo scopo di tenere d’occhio il suo ragazzo, che a quanto pareva stava avendo una specie di flirt con una ragazza della squadra; tuttavia non voleva spaventarlo prima del tempo: un po’ tutta la scuola aveva paura di Quinn Fabrey. Quanto a lui, aveva bisogno di consolidare la sua da poco conquistata popolarità prima di poter pensare di unirsi al Glee con Kurt.
 
«Non lo so, oggi non ci sono andato.» Blaine inarcò le sopracciglia: lui non era il tipo da saltare le prove di canto, anche perché era quello che amava di più al mondo fin da quando erano bambini.
«Come mai?» Kurt si rimise di schiena, con entrambe le braccia piegate dietro la testa.
«Diciamo che potrei essere venuto a dare un’occhiata all’allenamento di voi cheerleader.» Blaine spalancò gli occhi, mentre nella sua testa si andava formando velocemente l’immagine di Kurt che lo guardava correre per il campo, completamente distrutto e sudato dalla testa ai piedi. Sapeva che non ne aveva motivo, ma si sentì arrossire all’idea che lui fosse rimasto lì a guardarlo per tutto il tempo.
«Ehi? Non avrei dovuto venire a vederti?» chiese, evidentemente allarmato dalla sua aria spaesata. Blaine scosse velocemente la testa, fingendo tutta l’indifferenza possibile.
«No, a me va bene se vieni a vedermi.» Kurt annuì lentamente, con un piccolo sorriso.
«Bene, perché non è la prima volta che succede.» Blaine lo guardò con la bocca socchiusa dallo stupore e il cuore che batteva un po’ più forte. Kurt si voltò di nuovo a fissarlo, con quei suoi bellissimi occhi che guardavano dritti nei suoi.
«Carina l’uniforme, comunque.» se prima non era sicuro al cento per cento di essere arrossito, ora ne aveva la più assoluta certezza. Schivò istintivamente il suo sguardo e si concentrò su due fili d’erba intrecciati qualche centimetro oltre il suo naso.
«Oh... grazie.» Kurt si strinse nelle spalle.
«Per questo ti ho chiesto se c’era una qualche ragazza che ti piaceva. Sei stato tutto il tempo insieme a una biondina... » Blaine dovette trattenersi per non mettersi a ridere.
«Chi, Brittany? Fidati, ci sono più probabilità che io diventi alto.»
«Wow, allora deve farti proprio schifo.»
«Non c’è bisogno di infierire, sai?» Kurt sollevò una mano da terra e tornò ad accarezzargli i capelli nonostante la posizione in cui si trovava glielo rendesse così scomodo, il che era probabilmente il suo modo di scusarsi.
Blaine tornò a chiudere gli occhi, del tutto inconsapevole del modo in cui Kurt lo stava guardando.
Come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
 
 

***

 
 
Kurt chiuse con un movimento brusco l’anta del suo armadietto, il cui rumore metallico riecheggiò per tutto il corridoio: strinse i suoi libri al petto più forte di quanto non fosse necessario e si incamminò a grandi passi verso la sua lezione successiva, con lo sguardo ben piantato a terra; regola numero uno: mai incontrare lo sguardo in un giocatore di football o di qualche altra squadra di una qualche importanza – vale a dire tutte tranne quella di nuoto sincronizzato – e soprattutto mai farlo quando si è sull’orlo delle lacrime.
Nessuno di loro l’aveva mai visto piangere, e Kurt non avrebbe mai permesso che succedesse, a costo di sentirsi morire dentro ogni volta. Girò l’angolo e controllò che il corridoio fosse vuoto; una volta che se ne fu accertato appoggiò le spalle alla parete e lasciò che il cuore gli precipitasse in fondo allo stomaco.
 
Per tutti quegli anni non aveva creduto nemmeno per un secondo che esistesse una singola possibilità che Blaine si innamorasse di lui, davvero. Ma non aveva neanche mai creduto che tra di loro potesse mettersi qualcosa di abbastanza potente da incrinare la loro amicizia, e sembrava esattamente ciò che stava succedendo.
Blaine faceva parte dei Cheerios da più di un mese ormai, e questo aveva cambiato tutto. Kurt sapeva quanto fosse importante per lui sentirsi finalmente accettato, fare parte di quella elite a cui a loro era stato sempre negato l’accesso, per questo non aveva fatto niente per fermarlo quando si era presentato per la sua audizione. Blaine non sopportava di venire escluso, di essere un emarginato: a Kurt era sempre bastato che lo fossero insieme, e in quelle occasioni si sentiva in pace con il mondo in qualunque circostanza, perfino ricoperto di granita alla fragola o con un qualche livido addosso. Ma essere emarginato da solo, quello era troppo anche per lui.
Blaine aveva iniziato ad evitarlo nei corridoi, a smettere di salutarlo quando andava a vedere i suoi allenamenti, ad essere sempre più distante quando si vedevano nel cortile di casa sua, come ogni sacrosanto giorno da quando avevano otto anni.
Per tutto quel tempo, Kurt aveva pensato che ciò che li legava fosse più forte di ogni ostacolo che avrebbero incontrato; perdere quella certezza era stata la cosa più destabilizzante che avesse mai dovuto affrontare dopo la morte di sua madre.
Tutto ciò che gli restava da fare era trovare un modo per prendere le distanze da quello che stava succedendo, e credeva di sapere come.
 
 

***

 
 
«Non riesco a decidermi.» Blaine alzò lo sguardo dalla cartina geografica che stava inutilmente cercando di memorizzare e si voltò verso Kurt, che aveva la testa tra le mani e gli occhi che spaziavano tra almeno quattro diversi spartiti. Una qualche ciocca di capelli gli ricadeva sulla fronte, le sue guance erano un po’ arrossate per la concentrazione e aveva le labbra piegate in un piccolo broncio. Blaine avrebbe voluto baciarlo più di ogni altra cosa al mondo.
«Qual è il problema?» Kurt sbuffò, incontrando il suo sguardo.
«Dobbiamo scegliere una canzone da cantare al Glee club e continuo a non sapere quale fare.» Blaine mise definitivamente da parte la sua cartina e prese in mano due degli spartiti.
«Avete un compito particolare o potete cantare quella che volete?» Kurt gli allungò anche tutti gli altri fogli di carta, stringendosi nelle spalle.
«Dobbiamo scegliere il pezzo che esprime meglio come ci sentiamo al momento.» Blaine inarcò le sopracciglia, fissando i titoli delle canzoni.
«Uhm, vediamo... “Everybody hurts”, “I walk alone”, “All by myself”... stai cercando di dirmi qualcosa?» Kurt rimase in silenzio per qualche secondo prima di riprendersi gli spartiti direttamente dalle sue mani.
«In effetti sì, sto cercando di dirti qualcosa.» rispose, appallottolando tutti i pezzi di carta «Sto cercando di dirti che stai facendo un po’ lo stronzo ultimamente.» glielo scandì con tutta la calma del mondo, come se avesse avuto giorni per metabolizzare la cosa e decidere che cosa dire. Blaine lo guardò con la bocca socchiusa dallo stupore: non avevano mai discusso per qualcosa prima di quel momento, o almeno non l’avevano mai fatto seriamente. Invece adesso Kurt sembrava davvero arrabbiato, e lui si sentiva solo più colpevole che mai. Sapeva di essere stato distante nelle ultime due settimane, sapeva di averlo ferito, ma sapeva anche di non aver avuto scelta; non dopo quello che gli avevano detto Quinn e Santana.
 
«Kurt.»
«E volevo anche dirti che ho intenzione di entrare nella squadra di football.» aggiunse, mentre si alzava in piedi e raccoglieva velocemente le sue cose. Blaine lo fissò con tanto d’occhi.
«Hai intenzione di... Kurt, tu odi il football- »
«Sì, e tu odiavi i Cheerios. Ma le cose cambiano, non trovi?» richiuse la zip dell’astuccio con tanta foga da strappare parte della stoffa vicino alla cerniera; prese tutti i suoi libri sottomano e si avviò a grandi passi verso la porta.
«Kurt, aspetta un attimo.»
«Che cosa devo aspettare, esattamente? Che mi spieghi perché sono due settimane che non mi rivolgi la parola a scuola?» chiese, con una risata amara «È sconveniente farti vedere in giro con il tuo amico sfigato, non è così? Beh, non venirmi a cercare quando avrò anch’io un po’ della popolarità a cui tieni così tanto.»
Blaine non riusciva a vederlo così: non poteva permettere che pensasse davvero che lui tenesse di più a uno stupido status sociale che a loro due. L’unica cosa che gli premeva di più della loro amicizia era che Kurt fosse felice, e finché non avrebbe risolto le cose che aveva in ballo non poteva rappresentare questo per lui.
«Lo so che adesso sei arrabbiato, ma non puoi credere davvero che tenga più alla popolarità che a noi due.» Kurt si fermò sulla porta, voltandosi a fronteggiarlo. Non lo aveva mai visto così sconvolto.
«E cosa dovrei pensare, allora? Siamo inseparabili da otto anni, Blaine, otto! E poi di punto in bianco tu inizi a vergognarti di me e mi tieni nascosto ai tuoi nuovi amici- »
«Io non mi vergogno di te! Sei tu quello che psicanalizza ogni singola cosa che faccio e che crede di sapere tutto quando invece non sa un bel niente!» lui lo guardò con tanto d’occhi.
 
«Forse lo faccio perché io a te ci tengo. Perché ti conosco e so che sei molto diverso dalle persone che frequenti adesso, perché non voglio che ti uniformi a un branco di imbecilli e perché siccome sono innamorato di te preferirei non doverti vedere soffrire come un cane facendo qualcosa che odi solo per salvare le apparenze!» finì di parlare con le labbra che gli tremavano e con gli occhi lucidi. Batté più volte le ciglia: Blaine si chiese se stesse ripercorrendo nella sua testa ciò che aveva appena detto ad alta voce, perché era esattamente quello che stava facendo lui.
Gli aveva appena detto – gli aveva appena urlato in faccia di essere innamorato di lui. Blaine si concentrò sulla sensazione dell’aria che gli gonfiava i polmoni, delle piante dei piedi sul pavimento: era incredibile che quel momento sembrasse così dannatamente reale e inconcepibile nello stesso tempo. Cercò disperatamente lo sguardo di Kurt, ma tutto ciò che trovò furono due occhi vuoti e terrorizzati, un paio di labbra socchiuse dallo stupore e le dita che gli tremavano appena, chiuse attorno al dorso dei suoi libri.
«Kurt...»
«D..Dimentica quello che ho detto.» lo disse con un filo di voce, senza la minimo accenno a volerlo guardare in faccia. Uscì da casa di Blaine talmente in fretta che lui non fece nemmeno in tempo a tentare di fermarlo; quando iniziò a capacitarsi di come stavano le cose, non gli restava che dire “ti amo” ad una porta chiusa.
 
 

***

 
 
Blaine non vide Kurt per tutta la mattinata del giorno successivo, non che non ci avesse provato: aveva controllato tutte le aule che avrebbe dovuto frequentare, con tanto di assidue visite nel bagno dei maschi e un quantomeno imbarazzante terzo grado a tutti i ragazzi della New Directions. Sembrava essere sparito, volatilizzato: si sentiva come se fosse sul punto di impazzire da un momento all’altro.
Entrò nello spogliatoio dei ragazzi parecchio prima del regolare orario di inizio degli allenamenti: odiava quel posto, odiava non poter mollare prima della fine della stagione e – più di tutto – odiava con tutte le sue forze le sue compagne di squadra. Tirò un calcio alla panca sulla quale erano impilati gli asciugamani puliti da usare dopo la doccia, che si rovesciarono miseramente al suolo insieme alla panca stessa con una gran confusione.
«Aah!» a quell’urlo, Blaine sobbalzò dallo spavento: non aveva la minima idea che ci fosse qualcun altro nella stanza. Inoltre, si trattava di una voce decisamente troppo femminile per avere a che fare con lo spogliatoio dei ragazzi.
«Chi c’è?» chiese a voce alta, guardandosi intorno. Uno degli ampi armadietti addossati alla parete si aprì sotto lo sguardo basito di Blaine.
«...Brittany? Cosa ci fai lì dentro?» lei uscì del tutto dal suo rifugio di latta, andandogli incontro.
«Stavo giocando a nascondino, ma nessuno è venuto a cercarmi.» si lamentò, incrociando le braccia al petto.
«Con chi stavi giocando?» lei aggrottò per un attimo la fronte, con aria concentrata. Alla fine scrollò le spalle, scuotendo la testa.
«Non me lo ricordo.» Blaine le rivolse un piccolo sorriso, per poi piegarsi a rimettere nella sua posizione originaria la panca che aveva recentemente preso a calci. Brittany si mise in piedi alle sue spalle, sbirciando senza troppa difficoltà la sua espressione sconvolta.
 
«Perché sei triste, Blaine Anderson?» Blaine sospirò e iniziò a ripiegare gli asciugamani.
«Non è niente, Britt.»
«Guarda che puoi dirmelo. Io sono bravissima con i segreti e anche con i consigli.» Blaine la guardò per un attimo e sorrise vedendola così determinata e sicura di quel che diceva: era il primo vero sorriso che faceva da quando aveva litigato con Kurt, quindi decise che valeva la pena tentare. Si sedette sul bordo esterno della panca, con entrambe le mani sulle ginocchia.
«Ho appena scoperto che la persona di cui sono innamorato da una vita ricambia i miei sentimenti.» spiegò «Ma è successo in tutte le circostanze sbagliate, e non so nemmeno se mi rivolgerà mai più la parola.» Brittany arricciò il naso, lanciandogli un’occhiata curiosa.
«La persona che dici è Kurt, giusto?» chiese, con tutta la nonchalance di questo mondo. Evidentemente era del tutto ignara di aver appena lasciato Blaine completamente spiazzato.
«Tu- come... Te l’ha detto Quinn, vero?» Brittany sembrava confusa.
«Perché avrebbe dovuto dirmelo Quinn?»
«Lei... è dalla prima volta che Kurt ha iniziato a venirmi a vedere agli allenamenti che non fa che alludere che ci sia qualcosa tra di noi e continua a dire che sarebbe divertente se anche tutta la scuola lo sapesse. È per questo che ho iniziato ad evitarlo e... e è per questo che abbiamo litigato. Io stavo solo cercando di proteggerlo, di non dare ulteriori motivi alla gente di prenderlo di mira- »
«Oh, Blaine Anderson. Quinn è fatta così, dice un sacco di cose e si diverte a fare un po’ di paura alla gente. Sono sicura che non dirà niente di te o di Kurt.» affermò con sicurezza Brittany, con un gran sorriso «E poi non penso che a Kurt interessi molto essere protetto. Mi sa che a Kurt importa solo stare con te.» aggiunse, dandogli una piccola gomitata allusiva. Blaine non aveva la minima idea di cosa pensare.
 
«Ma- ma ieri ha detto di volersi iscrivere alla squadra di football- »
«Sì, lo so, infatti è tutta la mattina che è in campo a provare. Io dico che l’ha fatto solo per farti arrabbiare. Tu l’hai evitato e adesso è lui a evitare te. È semplice.» già. In effetti era davvero semplice.
Kurt aveva sempre dimostrato di fregarsene altamente di quello che pensava gente e dello status sociale, era lui quello che aveva rinunciato alla loro amicizia per due intere settimane nella paura che una sua compagna di squadra facesse girare uno stupido pettegolezzo che gli avrebbe rovinato la reputazione.
Blaine decise due cose; la prima, che si era comportato da idiota. La seconda, che non esiste reputazione migliore che stare insieme a una persona meravigliosa come Kurt Hummel. E pensava anche che Brittany Pierce nel suo piccolo fosse un genio.
«A cosa stai pensando, Blaine Anderson?» gli chiese, con un sorriso cospiratorio.
«Penso di stare per fare il più immenso colpo di testa della mia vita, Brittany.» rispose «E comunque vada, non penso proprio che me ne pentirò.»
 
 

***

 
 
«Forza signorine, altri trenta mezzi giri!» al solito la Sylvester stava urlando a pieni polmoni nel suo megafono, del tutto incurante che l’altra metà del campo fosse occupata dai ragazzi della squadra di football – conoscendola, stava cercando di fare più rumore possibile al solo scopo di infastidire loro e il coach Tanaka. Blaine non aveva mai sentito il cuore battergli così forte, e non era per via della corsa.
«E se non mi perdona? Se non vuole neanche ascoltarmi?» chiese dopo un po’ a Brittany, che scosse la testa.
«Vedrai che ti starà a sentire subito.  Ti guarda sempre come se fossi un sacchetto di orsetti gommosi, è da questo che ho capito cosa c’era tra voi due.» Blaine inarcò le sopracciglia, un po’ incerto se si trattasse di una cosa positiva a meno. Una volta giunto nella metà campo comune alla squadra di football si impedì categoricamente di indugiare ancora: prese una gran boccata d’aria e sconfinò in un ammasso confuso di magliette rosse fiammanti e pantaloncini attillati, o qualunque cosa fossero quelle sottospecie di calzamaglia color carne che sfoggiavano con tanto orgoglio.
«Anderson! Non puoi andartene durante un allenamento, chiaro? L’unico modo per interrompere un mio allenamento è morire!» tuonò Sue Sylvester alle sue spalle, il che era curioso, perché probabilmente sarebbe davvero morto nell’impresa; non si voltò a guardare né lei, né Brittany né le altre ragazze della sua squadra: si limitò a continuare a correre in mezzo a quei ragazzi via via sempre più consapevoli di una presenza estranea nella loro metà campo. Alcuni di loro gli urlarono dietro qualche commento non particolarmente felice, ma non li sentì nemmeno, perché aveva appena avvistato Kurt.
Era nella parte più remota del campo, con un casco in testa e con quelle ingombranti protezioni per le spalle, mentre si esercitava a prendere a calci la palla insieme a quel tizio alto che era nel Glee Club con lui. All’annuncio della Sylvester, si erano entrambi voltati verso di lui.
 
«Kurt!» sperò davvero di averlo gridato, ma visto e considerato lo scarsissimo fiato che gli era rimasto non avrebbe potuto giurarlo. Rimase in mobile, con la palla ovale in mano e gli occhi fissi su di lui solo per mezzo secondo. Poi lasciò cadere la palla e iniziò a sbracciarsi e ad urlargli qualcosa che non riuscì a sentire se non dopo qualche altro metro di corsa disperata.
«Blaine! Non puoi passare in mezzo alla gente che prova i placcaggi!»
«Non posso che cos- » per qualche strano motivo di punto in bianco non vedeva più Kurt, ma la parte più alta delle tribune, e soprattutto il cielo. Poi metabolizzò che quello che gli pulsava all’altezza della spalla era un dolore piuttosto considerevole, infine capì di essere lungo disteso per terra.
«Scusa amico, non ti avevo visto.» era la voce annoiata di qualcuno che Blaine non conosceva, e comunque i passi di quel qualcuno si allontanarono alla svelta; in compenso, ne sentì arrivare altri che sembravano avanzare alla velocità della luce. Un attimo dopo non vedeva più solo la tribuna e il cielo, vedeva anche gli occhi di Kurt sotto alla griglia che glieli proteggeva.
«Ti sei fatto male?!» si sfilò l’elmetto ad una velocità impressionante, lanciandolo con noncuranza sull’erba. Aveva qualche ciocca di capelli appiccicata alla fronte e i suoi occhi meravigliosi fissi su di lui; come sempre, Blaine voleva solo baciarlo.
«Sono stato meglio.» ammise, riprendendo lentamente la piena coscienza di sé. Kurt gli si fece più vicino, iniziando ad accarezzargli un braccio con fare confortante.
«Il coach sta andando a chiamare qualcuno in infermeria, okay? Sarà qui tra pochi minuti.» disse, con la voce alterata da quelle che sembravano-
«Kurt? Stai piangendo?»
«Mi hai spaventato a morte!» esclamò, respirando profondamente nel tentativo di riacquistare la calma; il resto della squadra stava sfruttando i suoi cinque minuti di pausa in panchina, minimamente colpita da quanto appena successo. Kurt gli accarezzò per un momento la guancia, guardandolo dritto negli occhi.
«Blainey, perché stavi correndo in quel modo?» gli chiese con dolcezza, sorridendogli. Era così bello che Blaine dovette prendere fiato due volte prima di riuscire a rispondere.
 
«Perché ti amo.» erano parole brevi, facili. Era come se averle lasciate fermentare dentro di sé per tutto quel tempo le avesse rese molto più gigantesche e spaventose di quanto non fossero in realtà. Brittany aveva ragione: l’amore è semplice; sono le persone a renderlo complicato.
Kurt rimase fermo a guardarlo per qualche lungo secondo, senza muovere un muscolo.
«...Che cosa?»
«Ieri hai detto di essere innamorato di me, ed è tutto il giorno che ti cerco per dirti che anch’io sono innamorato di te.» spiegò brevemente, guardandolo negli occhi. Kurt sbatté le palpebre qualche volta, mentre la sua espressione incredula iniziava a lasciar spazio ad un sorriso, che a poco a poco si trasformò nel più bello che Blaine avesse mai visto.
«Credi di riuscire a metterti seduto?»
«Posso provarci.» cercò di piegare il braccio che gli faceva male, ma Kurt dovette notare la smorfia di dolore sul suo volto perché gli premette delicatamente una mano sulla spalla sana, facendo in modo che non si muovesse.
«No, resta così.» disse dolcemente, prima di piegarsi su di lui e avvicinare la propria bocca alla sua.
 
Blaine sentì il respiro caldo di Kurt infrangersi sulle sue labbra e non poté far altro che socchiuderle, nello stesso istante in cui abbassò le palpebre; avrebbe potuto giurare che Kurt stesse sorridendo. Un attimo più tardi decise che otto anni erano stati un’attesa sufficiente: sollevò leggermente la testa dall’erba sottile del campo da football e finalmente – finalmente – poté raggiungere le labbra del suo migliore amico.
Per un istante rimase semplicemente così, a godersi la morbida sensazione di calore che dalla bocca gli si irradiava in tutto il corpo; poi Kurt gli infilò una mano tra i capelli e  appoggiò delicatamente l’altra al centro del suo petto, iniziando a baciarlo per davvero. Blaine lo avvicinò a sé stringendogli un fianco con la mano ancora funzionante e Kurt passò la punta della lingua sul suo labbro inferiore, riuscendo all’istante nel suo intento di avere un maggiore accesso.
Blaine inspirò rumorosamente quando lo sentì premere forte le loro bocche insieme, separandosi solo qualche lungo momento più tardi per prendere fiato; Blaine ne ebbe a malapena il tempo prima che tornasse ad avventarsi su di lui, facendo scivolare la lingua nella sua bocca; era praticamente sicuro di non aver mai sentito tanto caldo, tanto senso di pace e tanta felicità tutta in una volta. E nemmeno tanto male alla spalla, se doveva essere del tutto onesto.  Raggiunse a tentoni la mano che Kurt teneva ancora all’altezza del suo cuore e la strinse appena, proprio mentre lui smetteva di baciarlo e gli rivolgeva un sorriso talmente limpido che – se solo fosse stato possibile essere più senza fiato di così – Blaine avrebbe probabilmente smesso di respirare.
 
«Non hai idea di quanto tempo è che aspetto di farlo.» sussurrò Kurt, con le guance tinte di rosa e quel suo sorriso disarmante.
Blaine avrebbe voluto dire che per lui valeva la stessa cosa, che avrebbe dato qualunque cosa perché il suo braccio destro funzionasse per poterlo stringere a sé e che stava odiando con tutte le sue forze la divisa da football che indossava perché – con quelle spalle esagerate – gli era impossibile andargli più vicino. Tuttavia – anche per via del fatto che Kurt aveva appena parlato sottovoce direttamente sulle sue labbra – decise che riprendere a baciarlo fosse una risposta altrettanto soddisfacente.
Kurt strinse le dita sulla stoffa della sua uniforme da Cheerio, sorreggendogli la testa con l’altra mano. Blaine era a malapena consapevole dei passi del coach Tanaka in avvicinamento, nonché degli occhi dei giocatori, presumibilmente ormai tutti puntati su di loro.
Sapeva che Kurt non sarebbe rimasto nella squadra di football esattamente come sapeva che lui non sarebbe rimasto nei Cheerios, e sapeva anche che non avrebbero avuto vita facile da quel momento in poi.
Eppure quello che avrebbero ottenuto sembrava molto più consistente di ciò che avrebbero perso: ad esempio, Blaine non vedeva l’ora di poter dire a Kurt che era bellissimo ogni volta che voleva, di tenerlo per mano e di sentirsi prendere in giro quando si sarebbe dovuto mettere in punta di piedi per poterlo baciare.
A pensarci bene, aveva tutto da guadagnare; e a aveva anche un Glee club a cui iscriversi.
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 

 
N/A
 
Portate pazienza: ho scritto questa OS in un giorno (e buona parte della notte) perché sì, nel caso non si fosse notato sono indietro come pochi :’)
Mi piacciono tanto i Klaine quando sono amici nonché palesemente innamorati e non riescono ad ammetterlo, quindi eccoli qua u.u Mi dispiace di aver affibbiato a Quinn la parte della cattivona, ma mio malgrado serviva qualcuno che si prendesse quel ruolo e comunque diciamo che nella prima stagione non ci andava giù molto leggera, la ragazza u.u Starei ancora qui a discorrere della deliziosa immagine mentale che mi hanno regalato quei due vestiti con quelle uniformi, ma si dà il caso che domani sia la giornata del What would you change e che io abbia tanto da changiare ;)
Al solito mi dileguo, nella speranza che l’OS vi sia piaciuta! A domani con il nuovo prompt (se non muoio nell’intento) <3
As always, klisses <3
 
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Capitolo 3
*** Day#3_The Kliss that didn't happen ***


Titolo:The Kliss that didn’t happen
Rating: Verde pisello ~
Avvertimenti: Vendetta, a lungo attesa vendetta nei confronti del troll dal cappello giallo *-*
Prompt: “Come on. We all have that something we would change about what’s happened. Whether or not we all agree on the break up, there are plenty of faux pas from these past few seasons of Glee. So, here is your chance. If you could, what would you change about Klaine’s past?” 
Lunghezza: 2500 parole, più o meno.
Note: Beh, le note non sono molte u.u Semplicemente, proprio come richiede il prompt, ciò che avrei voluto cambiare ;)
 
 
 



#3Wednesday July 10th; The Kliss that didn’t happen

_ Day Three {What would you change}
 
 
 
 

~ Blame it on the alcohol ~


«È il mio turno!» esclamò a gran voce Rachel Berry, cercando disperatamente di farsi sentire nonostante l’insopportabile fracasso generale. C’era chi rideva, chi piangeva, chi accusava il prossimo di ripetuta infedeltà e naturalmente c’era lui, costretto a sorbirsi la sbronza collettiva delle New Directions – se non era consigliabile avere a che fare con loro da sobri, gestirli sotto i fumi dell’alcol era una specie di suicidio annunciato.
Blaine scoppiò a ridere di punto in bianco e si accasciò sulla sua spalla, avvolgendogli un braccio attorno alla vita. Kurt trasalì e ringraziò il cielo che il suo migliore amico fosse troppo ubriaco per essere in grado di accorgersi di averlo appena mandato in iperventilazione. Se c’era qualcosa di positivo in quella serata era che il contributo di qualche bicchiere di troppo rendeva Blaine decisamente meno restio al contatto fisico.
«Tutto a posto, Blaine?» lui smise improvvisamente di ridere e si accoccolò contro di lui.
«Ti ho mai detto che amo il tuo odore? Sul serio! Vorrei avere il tuo stesso profumo.» per sottolineare il suo punto gli affondò il viso nell’incavo tra il collo e la spalla, per poi riemergere con il più rilassato dei sorrisi.
«Adesso potrei mangiarti.» lo affermò con tanta serietà che per un lungo momento Kurt considerò l’idea che fosse sul serio in procinto di farlo; la parte inquietante della cosa era che probabilmente gli avrebbe anche lasciato campo libero.
«Blaine, ti rinfaccerò tutto questo a vita quando sarai sobrio.» Blaine tornò a strofinargli la punta della naso sulla spalla.
«Kuuurt! Io sono sobrio... Oddio, perché Rachel sta baciando Puck??» chiese, scoppiando di nuovo in una fragorosa risata direttamente contro la sua camicia. Kurt alzò gli occhi al cielo.
«Sono venti minuti che facciamo il gioco della bottiglia, Blaine.»
«Mm... » mormorò, stringendogli entrambe le braccia attorno alla vita. Kurt deglutì a vuoto.
 
«Hummel! Se quanto hai finito di farti palpeggiare da Anderson ti vuoi degnare di girare la bottiglia ci faresti un immenso favore.» Kurt non commentò in nessun modo le parole di Santana, anche perché non si allontanavano poi così tanto dalla verità.
Con una plateale alzata d’occhi prese la bottiglia dalle mani della ragazza e la fece girare al centro del cerchio umano che avevano creato, con Blaine che protestava perché nel compiere quelle poche mosse aveva dovuto staccarsi da lui per qualche secondo; riprese ad avvinghiarsi al suo braccio, mentre Kurt fissava con una certa ansia la bottiglia che iniziava a rallentare. Quando si fermò indicava Brittany, o forse  Tina: non ne era del tutto sicuro dato che erano entrambe piegate in due dal ridere. Kurt roteò gli occhi e tentò di scollarsi di dosso Blaine, cercando inutilmente di gattonare verso il centro del cerchio, preparandosi psicologicamente all’imminente bacio che lo aspettava.
«No, no, no... Kurt, dove vai?» piagnucolò, aggrappandosi più forte alla sua povera camicia.
«Blaine. Devo baciare Brittany, o Tina, non so se- » Blaine lo trattenne per un braccio e guizzò in avanti, impossessandosi della bottiglia. Kurt emise un sospiro esasperato.
«No. Tu devi baciare chi indica la bottiglia.» gli ricordò, prima di girare il collo di quest’ultima verso di sé. Kurt era abbastanza sicuro che se non fosse già stato seduto sarebbe stramazzato al suolo.
«Blaine, questa la dai a me- » cercò di prendergliela dalle mani, ma Blaine la spostò fino a nascondersela dietro alla schiena, rivolgendogli un sorrisetto di sfida.
«Kurt, dato che non aspetta altro bacialo e facciamola finita: c’è altra gente che vorrebbe giocare.» esclamò Sam, evidentemente impaziente di avere tra le mani qualche ragazza carina. Kurt tornò a guardare Blaine, che continuava a fissarlo con un’aria a metà tra l’imbambolato e il provocatorio.
D’accordo, poteva farlo: sarebbe stato solo un bacio innocente da gioco della bottiglia, Blaine non aveva nemmeno bisogno di ricordarlo il mattino dopo. Esitò ancora per un attimo, appoggiandogli cautamente una mano sulla spalla. A dire la verità, non aveva la più pallida idea di dove trovare il coraggio di baciarlo.
«Hummel! Ti vuoi muovere?»
«Okay, okay! Uhm... Blaine, ti- ti sto per baciare, va bene? Tu resta fermo.» lui barcollò pericolosamente in avanti, con un sorriso tanto ampio da risultare quasi preoccupante.
 
«Pensavo che non me l’avresti mai chiesto.» naturalmente, Blaine non rimase fermo. Piuttosto, pensò che fosse una buona idea buttargli le braccia attorno al collo con abbastanza impeto da far stramazzare entrambi sul pavimento.
Kurt non fece nemmeno in tempo a realizzare che Blaine era a cavalcioni su di lui, perché di punto in bianco si ritrovò con le sue labbra incollate alle proprie, esattamente come tutto il resto del corpo, ed era una distrazione abbastanza considerevole. Gli affondò le dita tra i capelli senza neanche farlo apposta, vagamente consapevole delle urla di acclamazione circostanti. Il tutto durò poco più di una manciata di secondi; dopo avergli stampato un ulteriore piccolo bacio sulle labbra Blaine si sollevò con urgenza, guardandolo in faccia.
«Hai lo stesso sapore del tuo profumo. Adesso potrei davvero mangiarti, Kurt.» esclamò, ricominciando a ridere. Kurt lo fissò con tanto d’occhi, mentre lui si passava senza troppi complimenti la lingua sulle labbra. Una volta ritornati al loro posto, Blaine resistette addirittura cinque minuti prima di addormentarsi addosso a lui. Kurt era abbastanza sicuro che non avrebbe dimenticato quella serata tanto facilmente.
 

 

~ Born this way ~

 
«So why don’t we go, somewhere only we know?» Blaine era sempre stato bravo con le esibizioni collettive, e più il pubblico era vasto meglio sembravano riuscirgli: ciò che non aveva messo in conto quella mattina era che cantare per il suo ragazzo cambiava completamente le carte in tavola.
Sapeva quanto significava il McKinley per Kurt, sapeva che cosa avevano rappresentato per lui i ragazzi delle New Directions sin dai tempi in cui loro due non erano nemmeno a conoscenza della reciproca esistenza, e sapeva anche che quello era l’unico posto che l’avrebbe reso davvero felice.
Nonostante questo non poteva dirsi del tutto tranquillo, non visti i precedenti che l’avevano originariamente costretto a trasferirsi alla Dalton. E poi sì, c’era il fatto che non riusciva ancora a controllare pienamente l’istinto innato di proteggerlo e che gli sarebbe mancato da morire. Probabilmente era proprio quella la ragione che gli fece tremare così palesemente la voce sulle ultime parole della canzone, unita alla presenza di Kurt che gli rivolgeva un sorriso commosso, proprio davanti a lui.
 
Smise di cantare ingoiando un groppo alla gola che fino a quel momento non sapeva nemmeno di avere. Fissò Kurt ancora per qualche secondo prima che lui facesse l’ultima cosa che Blaine si sarebbe aspettato: gli strinse entrambe le braccia dietro al collo e lo baciò. Proprio lì, di fronte a tutti i suoi amici e di fronte all’intera scuola; lo baciò con la stessa calma e delicatezza di quando erano soli, come se nemmeno si rendesse conto della presenza di tutti gli altri.
Nell’esatto istante in cui le loro labbra si premettero insieme, Blaine ebbe paura. Sebbene non fosse giusto, sarebbe stato stupido negare che per loro fare qualcosa di così semplice ed innocente come darsi un bacio non comportasse nessun rischio, in mezzo alla gente. Però era Kurt, e lo stava baciando, e la gente poteva anche andare a farsi fottere.
Piegò la testa quel poco che bastava ad andargli più vicino, accarezzandogli la schiena con una mano. Kurt si separò da lui qualche istante più tardi, con ancora la fronte appoggiata alla sua: sorrideva, del tutto incurante degli sguardi emozionati dei suoi amici o del silenzio carico di tensione degli altri studenti.
«Non ti dirò mai addio.» nel momento stesso in cui lo disse, Blaine sapeva che per lui valeva la stessa cosa.
 
 

 

~ Prom Queen ~

 
«Kurt! Aspetta- » Blaine l’aveva seguito fuori dalla palestra, lungo tutto il corridoio. Kurt non avrebbe voluto che lo facesse, tutto ciò che avrebbe voluto era essere lasciato solo perché al momento non era neanche sicuro di riuscire a guardarlo in faccia: non si era mai sentito più umiliato in tutta la sua vita.
«Per favore, fermati!» Kurt lo fece e si voltò a guardarlo, con il cuore a mille e gli occhi offuscati dal pianto. Non aveva mai visto Blaine così distrutto da quando ricordava.
«Non vedi quanto siamo stati stupidi?! Solo perché non ci prendevano in giro e non ci picchiavano ci siamo convinti che a nessuno importasse e che fossero cambiati, ma non sono affatto cambiati.» aggiunse, in un misto di rassegnazione e disprezzo. Non riusciva a credere di essersi permesso di credere qualcosa del genere. Blaine fece un passo verso di lui: gli si leggeva in faccia che non aveva la minima idea di cosa dire.
«È stato solo uno scherzo stupido.» Kurt allargò le braccia in quella che non era altro che disperazione.
«Non è così! Ci detestano: hanno solo paura di dirlo ad alta voce, così hanno usato il voto segreto.» concluse, vagamente consapevole delle lacrime che continuavano incessantemente a rigargli il volto: il pianto per rabbia, tra tutti, era quello che più detestava.
«Sono diventato lo zimbello della scuola.» esclamò, entrando con un ulteriore singhiozzo nel bagno dei ragazzi. Si diresse a colpo sicuro verso il primo lavandino disponibile, odiandosi per non essere capace di smettere di piangere. Aprì il rubinetto e si bagnò le mani con un po’ d’acqua, passandosele sugli occhi e sulle guance.
Rimase in completo silenzio per alcuni minuti, con le dita strette sui bordi del lavello nel tentativo di calmarsi e riuscire a riflettere con lucidità. Era talmente fuori di sé che – quando sentì una mano stringersi sul suo fianco destro – per poco non sobbalzò dallo spavento. Blaine fece scivolare le dita tra la stoffa pesante della giacca e la camicia, poco al di sopra della parte superiore del suo kilt, e lo accarezzò con dolcezza.
 
«Va un po’ meglio?» gli chiese a bassa voce, cercando il suo sguardo nel riflesso dello specchio di fronte a loro. Kurt alzò cautamente gli occhi, che scoprì essere gonfi e arrossati, esattamente come la sua faccia; Blaine era dietro di lui, impegnato nella titanica impresa di accennare un sorriso.
«No.» rispose «Voglio dire, è questo che dovrò affrontare per tutta la vita? Un branco di idioti il cui passatempo preferito è demolire gli altri?» di nuovo, sembrava che Blaine non avesse la più pallida idea di cosa rispondere. Kurt sospirò.
«Sarebbe stato davvero meglio andare al cinema, a questo punto. Oppure non avrei semplicemente dovuto mettermi questo stupido kilt.»
«A me piace il tuo kilt.» Kurt gli rivolse un piccolo sorriso attraverso lo specchio.
«Sì, a te e a Finn.» Blaine ricambiò il suo sorriso, allontanandosi da lui per mettersi a sedere sul bordo del lavandino.
«Non posso credere che mi abbiano appena eletto reginetta del ballo.»
«Kurt... posso essere onesto?» annuì, tornando a fissare la propria immagine nello specchio: se non altro, i suoi occhi sembravano sulla strada giusta per tornare ad essere di un colore accettabile.
«Lo so che adesso sembra terribile, ma tra qualche anno tu sarai ancora il ragazzo meraviglioso di oggi e loro saranno solo quelli che al ballo di terza liceo hanno fatto uno stupido scherzo a Kurt Hummel. Le cose cambieranno, e lo sai anche tu.»
«Beh, forse mi sono stancato di aspettare.» Blaine sorrise e gli strinse entrambe le mani sulle spalle, attirandolo verso di sé; allargò le gambe in modo che lui potesse stare in piedi tra di esse e lo baciò dolcemente sulle labbra. Kurt avvolse istintivamente le braccia attorno al suo corpo, stringendolo più vicino.
Mentre Blaine lo baciava, ripensò a tutto il tempo che aveva dovuto aspettare prima che il suo ragazzo si accorgesse di lui e ricambiasse i suoi sentimenti; ma adesso erano lì, ed era quello che contava.
Dopotutto aspettare a volte valeva la pena.
 
 

 

~ Asian F ~

 
«Questi sono per festeggiare... te.» gli disse, con un sorriso sincero stampato in faccia.
Blaine non riusciva a fare meno di pensare che Kurt doveva amarlo davvero, davvero tanto se si complimentava con lui per la presunta conquista del ruolo di un musical per il quale stavano competendo entrambi.
Non se lo aspettava minimamente, e in particolare non immaginava che avrebbe ricevuto dei fiori per questo. Ricambiò il suo sorriso, diminuendo di un gradino la distanza che li separava.
«Fai sempre il contrario di quel che penso che tu stia per fare, ed è una cosa che amo di te.» tutto ciò che avrebbe voluto fare era baciarlo; peccato che la tanto improvvisa quanto fastidiosa affluenza di studenti sulle scale antincendio dove si trovavano avesse appena rovinato i suoi piani. Non voleva mettere a disagio Kurt tentando di baciarlo a tradimento, così – dopo essersi dato una sconsolata occhiata in giro – si limitò ad appoggiargli una mano sulla spalla, stringendola leggermente.
«Grazie.» Kurt gli rivolse quella che aveva tutta l’aria di essere un’occhiata di sfida: sollevò entrambe le mani e premette delicatamente le dita dietro alla sua nuca, attirandolo verso il basso; Blaine gli afferrò d’istinto le spalle per mantenere l’equilibrio e – ancora prima di rendersi conto di quali fossero le intenzioni del suo ragazzo – si ritrovò a dischiudere le labbra per permettergli di baciarlo più profondamente, con gli occhi ancora spalancati per la sorpresa. Continuò per qualche altro meraviglioso istante, poi Kurt si separò da lui, sorrise e gli diede un ulteriore bacetto a fior di labbra prima di lasciarlo definitivamente andare.
Blaine rimase a fissarlo a bocca aperta.
 
«Ops. I tuoi fiori sono caduti.» ridacchiò Kurt, piegandosi a raccogliere il mazzo che lui aveva lasciato cadere più o meno nel momento in cui il suo ragazzo aveva beatamente deciso di infilargli la lingua in bocca davanti ad una processione alquanto perplessa di liceali. «Ecco qua.» glielo porse con il più innocente dei sorrisi. Blaine inarcò entrambe le sopracciglia, prendendo i fiori dalle sue mani.
«Chi sei tu, e cosa ne hai fatto del Kurt Hummel che si imbarazzava ad essere preso per mano in un luogo pubblico?» Kurt si strinse nelle spalle.
«Non eri tu quello che amava le improvvisate?» chiese con un sorriso divertito, per poi voltargli velocemente le spalle e scendere le scale alla volta del cortile. Blaine scosse la testa, seguendolo.
«Esibizionista.»
«Nah. Volevo solo farti sperimentare cosa si prova ad essere il più alto, per una volta.»
 
 

***

 
 

 
 
 
 
 
 
 
N/A
 
Lo so, lo so. Ci sono state altre millemila possibili occasioni di bacio che quei geniacci dei RIB hanno bellamente lasciato sfumare nel nulla: me ne rendo conto. Ma purtroppo avevo solo qualche ora per scrivere questa mini one shottina, per cui mi sono limitata alle più plateali, con tanto di possibile alternativa al gioco della bottiglia (sul serio? Raine? No me gusta -.-“) e a una scenetta in più per Prom Queen antecedente alla loro chiacchierata in corridoio ;)
Per cui sì, è questo quello che avrei voluto cambiare: more kissing <3 E poi è ovvio che avrei voluto che Blaine non pokkasse con un faro, ma questa è un’altra storia u.u
Ora mi dileguo perché – indovinate un po’ – sono in un ritardo inumano e ho millemila cose da fare e OS da scrivere :’))) Spero che questa vi sia piaciuta, e GRAZIE MILLE alle persone che hanno recensito le due storielle precedenti, siete l’amore <3 <3
A presto ragazzi e – mai termine fu più appropriato – klisses ;)
 
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