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Ciao ragazzi....ho deciso di scrivere una nuova fan-fiction, questa volta su
O.C., ollallàààà!!!
Ditemi cosa ne pensate...premetto che ho seguito soprattutto la prima serie,
di cui non mi ricordo tanto, e perciò la maggior parte della storia sarà su
fatti mai narrati negli episodi. Nullo quindi il rischio di spoiler.
Sebbene io non l'abbia seguito moltissimo, adoro questa serie, è molto
bella....soprattutto Ryan e Seth che sono due gran bei ragazzi. Questa storia
parlerà di Sheila, che è un nuovo personaggio venuto a portare scompiglio a
Orange Country....come se non ce ne fosse già abbastanza!
Per favore, recensite, spero che la storia vi
piaccia...kiss....
La pioggia batteva insistente sui vetri dell'auto. Plic, plic. Un rumore
delicato, ma troppo fastidioso per una ragazza come Sheila, con l'animo
straziato dal dolore. Era in viaggio con suo padre ormai da due ore, due ore di
pesante silenzio, di lacrime e rimorsi; Daniel ormai non ce la faceva più,
quella mancanza di dialogo lo devastava, così cercò di intavolare una
discussione con sua figlia.
"Sheila...tesoro, non possiamo continuare così. Per arrivare a Orange
Country, nella nostra nuova casa, manca ancora parecchio tempo....prima o poi
dovremo parlare." La ragazza si morse un labbro, nel tentativo di reprimere le
parole che fremevano per uscire dalla sua bocca, parole dure, cattive, sofferte.
Parole di cui si sarebbe pentita. Sospirò. "Papà, mi dispiace davvero tanto di
comportarmi in questo modo, ma......" Un piccolo singhiozzo che non passò
inosservato. Daniel si voltò verso di lei, visibilmente preoccupato. Sheila si
sforzò di sorridere. "Ma....devi cercare di capirmi. Non ce la faccio, ci provo
a fare finta di niente, a ridere, a essere spensierata, ma non posso. Ho ancora
bisogno di un pò di tempo."
*Flashback*
"Amore, Sheila, sto uscendo, devo andare a fare la spesa....tornerò tra
poco...". Profumo di rose. Capelli biondi. Giocosi occhi nocciola. "Va bene
mamma, io e papà guarderemo un pò la TV". Mani affusolate e unghie alla
francese, che prendevano le chiavi di casa. Un sorriso radioso. E' buffo,
pensare che una persona, che fino a pochi minuti prima hai visto viva e vegeta,
sarà lì, stesa, fredda. E' ironico pensare a come ci sentiamo potenti, ma a come
in realtà siamo ridicoli di fronte alla morte. L'ultima volta che Sheila avrebbe
rivisto sua madre.
*Fine flashback*
Questo chappy è veramente corto, ma perchè diciamo che è più un'introduzione,
solo per vedere se la mia storia vi piace.... tanto per dimostrare che ce la
posso fare a scrivere una ficcy seria senza cadere sul demenziale come "Goku e
Vegeta in: Asilo-Mission Impossible" pubblicità occulta...uuuuuuh!!! XD....
Va bene, adesso basta fare la scema...beh che posso dire, mi raccomando,
recensite, e ditemi che ne pensate ^_^.
Ciao raga...rieccomi col continuo...anche se non posso
certo dire che le recensioni siano state numerose -_-"...in effetti ne ho avuta
solo una!! Certo che potrei aspettare un pò di più ad aggiornare, questa ficcy
l'ho impostata solo ieri...ma....all'ispirazione non si comanda!!!
hihihi....comunque..volevo rispondere ad elly...
elly: Piacere! Sono felice che ti
piaccia la mia storia, grazie! Comunque, tu intendi come fai a scrivere una
storia o come fai a metterla? Perchè per mettere una storia devi fare
innanzitutto login....poi..io per esempio la scrivo su wordpad....poi la incollo
in questo sito:
vado su HTML e copio il codice poi lo metto....ma non ho
capito bene cosa intendevi...>.< me scemottola...XDXD
Comunque...ora continuo con la storia...non vorrete farmi
credere che qui nessuno guarda O.C.!!!
ihihihih...vabbè...continuiamo..
--*Flashback*
"Amore, Sheila, sto uscendo, devo andare a fare la
spesa....tornerò tra poco...". Profumo di rose. Capelli biondi. Giocosi occhi
nocciola. "Va bene mamma, io e papà guarderemo un pò la TV". Mani affusolate e
unghie alla francese, che prendevano le chiavi di casa. Un sorriso radioso. E'
buffo, pensare che una persona, che fino a pochi minuti prima hai visto viva e
vegeta, sarà lì, stesa, fredda. E' ironico pensare a come ci sentiamo potenti,
ma a come in realtà siamo ridicoli di fronte alla morte. L'ultima volta che
Sheila avrebbe rivisto sua madre.
*Fine flashback*--
Trascorrevano le ore, e l'unico rumore che si percepiva
nell'aria era il leggero picchiettare della pioggia; prima Sheila l'aveva
trovato fastidioso, mentre ora le piaceva...era rilassante...sentì gli occhi
farsi più pesanti..e infine, si addormentò. Si risvegliò dopo non sapeva quanto
tempo, secondi, minuti, ore, forse....Quando si affacciò al finestrino, però,
escluse completamente le prime due ipotesi. Erano arrivati ad Orange Country.
Il panorama che si trovò davanti agli occhi era
mozzafiato: un mare blu intenso occupava tutta la costa ovest, mentre ad est
c'era una fila di case....anche se Sheila le avrebbe definite più...reggie. Si
ricordò della sua gita a Montecarlo, quattro anni prima...era notte, e la città
era sfarzosamente illuminata, lei viaggiava in auto insieme a suo padre e
a....LEI....sua madre. Sua madre che era morta, solo cinque mesi prima, in un
incidente im strada. Non se lo sarebbe mai aspettata....soprattutto di
ritrovarsela lì, davanti, attaccata per un soffio alla vita, ma con ancora le
energie necessarie per dirle addio.
*Flashback*
"Sheila, chiama la mamma e chiedile se mi compra un
rasoio, mentre è a far la spesa, per favore. Il mio è da buttare." "Certo papà!"
Ogni volta che quel ricordo le tornava in mente, ovvero quasi sempre, la ragazza
si stupiva di quanto, fino a pochi mesi prima, era stata ingenua e spensierata.
"Il numero da lei selezionato è inesistente o
momentaneamente non disponibile. Grazie, e arrivederci." Quella frase...ripetuta
una, due, tre, e tante tante volte, fino a che Sheila non si lamentò con suo
padre. "La mamma non risponde....." Daniel la guardò, le prese il cordless di
mano, e sorridendo fece per comporre il numero. Ma qualcuno dall'altra parte fu
più svelto. "Pronto?" "Pronto, è lei il signor Turner?" (Se davvero dovesse
esistere qualcuno con questo nome, sappia che non lo sto citando
intenzionalmente e i personaggi sono tutti frutto della mia fantasia o di quella
del signor Josh Schwartz, l'"inventore" di O.C.) Una voce maschile. Fredda,
dura. Una voce che anche la ragazza sentì, perchè suo padre aveva messo
accidentalmente il vivavoce. Aveva un accento strano, forse del Texas...non se
la sarebbe mai scordata. "Si, sono io, perchè?"Domandò Daniel un pò ansioso. "Mi
dispiace doverla informare che c'è stato un incidente e sua moglie è rimasta
coinvolta in modo grave. Ormai è inutile chiamare un'ambulanza, è già qui
presente e i medici hanno detto che non c'è nulla da fare per la sua consorte.
Ci troviamo tra la settima e la quindicesima strada. Se vuole..." Ma il
poliziotto non finì mai la sua frase, perchè il signor Turner gli aveva sbattuto
il telefono in faccia, schokato. Era così scosso da essersi persino dimenticato
di aver tenuto il vivavoce e che sua figlia aveva sentito tutto.
Sheila si sentì come se un pugile le avesse appena tirato
un potente destro dritto dritto in mezzo agli addominali. Le si mozzò il
respiro, le sue gambe cedettero, e si trovò ginocchia a terra, chinata in due
con le mani sulla pancia. Daniel afferrò le chiavi velocemente, e la ragazza si
tirò faticosamente su facendo per seguirlo. L'uomo non le disse nulla. In
macchina, c'era un silenzio carico di tensione, rotto ogni tanto dalle
clacsonate (si dice così?) degli altri autisti. Un'ultima curva, e i due
arrivarono sul luogo dell'incidente... c'era una numerosa folla di curiosi, e i
poliziotti invano gridavano: "Via, andate via! Non c'è nulla da vedere!".
C'erano segli infermieri che trainavano una barella con sopra un uomo nerboluto
e con una mascherina per l'ossigeno. Ma di lei nessuna traccia,
finchè..."Margaret!" "Mamma!" L'uomo e la bambina corsero vero un'esile figura,
stesa sopra una barella dentro l'ambulanza. Daniel si avvicinò agli infermieri
che dissero: "Non possiamo più fare nulla per lei, è questione di pochi minuti.
Le consigliamo di darle un ultimo saluto...ci dispiace, signor Turner." Sheila
invece era andata senza esitare verso la donna coperta da un telo bianco, che le
lasciava scoperto solo lo stupendo viso ovale. "Mamma....." mormorò la
ragazzina, con la voce rotta dal pianto e gli occhi inondati di lacrime. "Shht,
piccola mia, non è niente.....temo di stare per morire, ma tu non devi piangere,
devi essere forte.... prenditi cura di papà..." Aggiunse, sforzandosi di fare un
sorriso che però appariva solo come una smorfia. Daniel comparve al fianco della
figlia. "Vi ho voluto bene....addio..."
Ciao raga, rieccomi qui. Scusate l'irregolarità dei miei
aggiornamenti, ma sono proprio incorreggibile...... senza ispirazione, non
scrivo.
Ringrazio i recensitori:
tiffany90: grazie
davvero! Scusa, in effetti la scrittura è microscopica, errore mio. Mi
raccomando, continua a recensire! Baci8ni
elly: uau O.O
addirittura 4 recensioni! ^_^ hihihi....comunque rieccomi, non sono ancora
morta...per fortuna XDXD! Anch'io spero che diventeremo amiche; vai tranquilla,
di sicuro farò apparire anche Seth e Summer, come potrei del resto non
inserirli? Continua a recensire..mi raccomando! Baci8ni
Dato che tutte e due le mie recensitrici sono non
registrate, volevo approfittarne per dire una cosa: perchè non vi
registrate?
Solo così, infatti, riuscirete a mettere le storie.
Inoltre non costa niente, e dà la possibilità di conoscere gente nuova e di
migliorare sè stessi. Un'altra ragione importante per cui ve lo consiglio è la
seguente:
Si sta facendo un sondaggio per decidere se gli utenti
registrati potranno o no continuare a recensire le fiction; questo dubbio è
sorto a causa di utenti "maleducati" che scrivevano recensioni offensive non
firmandosi! Così facendo, era possibile individuarli, perciò si è deciso di
lanciare questo sondaggio. Se vinceranno i "no" alla domanda "secondo voi gli
utenti non registrati possono recensire le storie?", voi sarete obbligate a non
poter più dare consigli ed esprimere opinioni sulle fic altrui. Perciò vi
consiglio di registrarvi: non sarete obbligate a scrivere storie, ma potrete
aggiungere quelle che vi sono piaciute di più ai preferiti!
Dopo di ciò, continuo con la mia storia (^_^)
--"Mamma....." mormorò la ragazzina, con
la voce rotta dal pianto e gli occhi inondati di lacrime. "Shht, piccola mia,
non è niente.....temo di stare per morire, ma tu non devi piangere, devi essere
forte.... prenditi cura di papà..." Aggiunse, sforzandosi di fare un sorriso che
però appariva solo come una smorfia. Daniel comparve al fianco della figlia. "Vi
ho voluto bene....addio..."
*Fine Flashback*--
Sheila scosse energicamente la testa. Basta.
Doveva assolutamente dimenticare. Per distrarsi, osservò la sua nuova casa nei
minimi dettagli, cercando di intravederne qualche difetto per poterla criticare.
Questa piccola mania l'aveva acquisita qualche giorno dopo il funerale della
madre, e l'aveva applicata a compagni, professori, parenti, conoscenti, ma anche
ad oggetti e ad altri esseri viventi. Era la sua maniera di isolarsi, di non
concedere troppe confidenze evitando così di provare di nuovo gioia; essere
felice, infatti, era ai suoi occhi una forma di disprezzo verso la madre. Come
poteva permettersi di essere allegra, quando la persona più importante per lei
non c'era più? Era impossibile. Per questo motivo iniziò a scrutare
l'abitazione, provando a individuare una crepa, una macchia, qualsiasi cosa
potesse screditarla.
Niente. Assolutamente niente. Quella casa era
senza un difetto: pulitissima, sicura, e soprattutto splendida. Era bianca, con
due colonne sul davanti e un portone scuro dietro. Il giardino era composto da
una piscina dall'acqua limpidissima, e da aiuole con rose rosse, margherite,
tulipani multicolori e qualche girasole sparso quà e là. La ragazzina sperò
vivamente di poter cambiare idea una volta visto l'interno della casa; ampie
sale luminose e ariose, una cucina piccola ma accogliente, e una normalissima
camera da letto. Sheila si affacciò alla finestra. 'Oh!'.
Suo malgrado, rimase colpita dalla vista
mozzafiato che si ammirava da lassù: la costa ovest, in tutta la sua bellezza,
era lì, sotto i suoi occhi. Mare sconfinato, spiagge dorate, gente sorridente,
grandi negozi ricchi, case curatissime, giardini che celavano ore e ore di
lavoro dietro. La ragazzina continuò ad osservare quello spettacolo, quando,
senza preavviso, sotto la sua finestra si scatenò una specie di rissa. Un
ragazzo alto, moro, vestito in maniera sportiva e con un'aria simpatica, era
circondato da suoi coetanei di costituzione robusta, e con un'espressione poco
rassicurante dipinta in volto: "Allora, Cohen...cosa ci fai qui tutto solo? Non
c'è il paparino a proteggerti?" disse un tipo. "Simon, sarebbe più corretto
dire: Cohen...non c'è Atwood a proteggerti?" Intervenne un'altro ragazzo, forse
il capo del gruppo, suscitando l'iralità generale.
Colui che avevano chiamato Cohen era rigido,
immobile; si vedeva lontano un miglio che aveva paura, da come teneva le braccia
lungo i fianchi, da come spalancava gli occhi, da mille piccoli particolari.
Particolari che non erano sfuggiti ai suoi assalitori, e ciò li divertiva ancora
di più. "Cretino..." sussurò Sheila. "Stai solo facendo il loro gioco."
Improvvisamente, il presunto capo del gruppo partì all'attacco, lanciando un
pugno in direzione della vittima; prima che il colpo potesse raggiungere
l'obiettivo, però, venne fermato da un ragazzo biondo, basso, e con uno sguardo
minaccioso ma che celava esperienze che nessuno vorrebbe vivere. "Qualche
problema, Seth?" Chiese questo, in direzione del moro. "No no, Ryan... ma se ti
vuoi divertire con loro, fai pure." Rispose quest'ultimo con un sorriso. Ryan
stritolò nella mano il pugno del capo del gruppetto, e glielò tirò in faccia.
Tutti gli altri membri della comitiva partirono all'attacco, difendendo il
compagno, ma l'ultimo arrivato tenne testa a tutti loro (erano ben sei!) senza
alcuna apparente difficoltà. Sheila osservava la scena rapita: chi era quel
ragazzo? Perchè le dava quella sensazione? Come se... sotto quella chioma,
quello sguardo sfuggente, quel naso leggermente grande, si nascondesse qualcosa
di più che quell'aria da ragazzo qualsiasi non lasciava trasparire. Persa nei
suoi pensieri, si rese conto solo dopo un pò che la rissa era finita a favore
dei due ragazzi. All'improvviso Seth si girò verso di lei, spaventandola e
portandola a chiudere le tende. Così Sheila non capì subito che quei due tipi
dall'aria interessante erano in realtà i suoi vicini di casa.
Si gettò sul letto, pensierosa; i fatti che aveva
osservato pochi secondi prima alla finestra l'avevano fatta riflettere.
Inspiegabilmente, sorrise: un sorrisetto cinico, amaro. Un' espressione che
sembrava voler insinuare: "Te l'avevo detto." 'Era come pensavo' riflettè
Sheila. 'In realtà Orange Country è ben diversa da come vuol lasciar intendere:
è una città di prepotenti, di mascalzoni. Di ricconi e figli di papà...
già..tutti, tranne quel Ryan e quel Seth. Non so perchè, ma vorrei scoprire
qualcosa di più sul loro conto..."
Scusate se non ho aggiornato prima! Mi dispiace davvero!
ELISA:
devi cliccare su login, in alto, vedi? poi di fianco c'è scritto
registrati...clicchi, metti i dati et voilà! nulla di più semplice!
=3....comunque grazie di continuare a leggere la mia fic!!!
baci8ni
-Si gettò sul letto, pensierosa; i fatti che aveva
osservato pochi secondi prima alla finestra l'avevano fatta riflettere.
Inspiegabilmente, sorrise: un sorrisetto cinico, amaro. Un' espressione che
sembrava voler insinuare: "Te l'avevo detto." 'Era come pensavo' riflettè
Sheila. 'In realtà Orange Country è ben diversa da come vuol lasciar intendere:
è una città di prepotenti, di mascalzoni. Di ricconi e figli di papà...
già..tutti, tranne quel Ryan e quel Seth. Non so perchè, ma vorrei scoprire
qualcosa di più sul loro conto..."-
Sheila passò il resto della giornata ad aiutare il padre
a sistemare alla bell'e meglio la nuova casa, e tra una cosa e l'altra
arrivarono le undici di sera: "Tesoro, è meglio se vai a dormire, ora.
Dopotutto, domani è il tuo primo giorno di scuola!" Disse Daniel strizzandole
l'occhio. Alla ragazza si mozzò il respiro: si era completamente dimenticata che
il giorno dopo avrebbe iniziato ad andare alla scuola privata di Orange Country!
In quel momento sentì qualcosa allo stomaco, più o meno come se lì dentro ci
fosse un allevamento di farfalle... improvvisamente capì che quella notte non
avrebbe chiuso occhio.
"Potrei fare la veggente" pensò sconsolata Sheila
rigirandosi nel letto. Era l'una e nove minuti, cioè esattemente due ore che
provava ad addormentarsi, senza successo....in che condizioni si sarebbe
presentata a scuola, domani? Non voleva neanche pensarci. Con uno sbuffo, cacciò
la testa sotto il cuscino, e questo gesto le ricordò, involontariamente, sua
madre.....
Quando era piccola, e non riusciva a dormire, sua madre
la prendeva in braccio e le raccontava la storia di Peter Pan, la sua favola
preferita, e quando arrivava al punto in cui Capitan Uncino catturava Wendy e
gli altri, lei, spaventata, cacciava la testa sotto il cuscino. Allora sua madre
scoppiava a ridere e la rassicurava. "Quanto mi manca" pensò la ragazza
lasciandosi sfuggire una lacrima, e, lentamente, scivolando nel
sonno.
"Sveglia tesoro!" La voce di suo padre squillò nella
stanza. "Hmmmmm...ancora un minuto, papà........" Borbottò la figlia. "Ma
Pasticcino, ti perderai il primo giorno di scuola!" "GRRRRRRR!" Sheila scattò in
piedi, non tanto per la notizia che quello era il suo primo giorno di scuola (ci
aveva pensato tutta notte), quanto perchè suo padre l'aveva chiamata Pasticcino.
Lei odiava quel soprannome! Le era sempre stato antipatico, ma quando una volta
l'uomo per sbaglio l'aveva chiamata così davanti a tutti e lei era morta di
vergogna, da allora aveva espressamente vietato che la si chiamasse così. "Va
bene, mi sbrigo!" Sbuffò. Certe volte l'avrebbe strozzato, suo padre. Sempre
così allegro e giulivo, sorridente e sciocco; quasi quasi lo invidiava. Anche
lei avrebbe voluto essere così spensierata......se solo avesse saputo che il
comportamento di Daniel era un modo come un altro per cercare di dimenticare il
dolore che lo devastava, forse non l'avrebbe pensata allo stesso modo.
Aprì il guardaroba. Da quando era morta sua madre, i
parenti facevano a gara per sormontarla di regali, quasi i vestiti firmati
potessero farle dimenticare l'accaduto. Però un lato positivo c'era, pensò
amareggiata, di sicuro non poteva lamentarsi di non avere di che vestire. Scartò
subito una minigonna che copriva a stento l'orlo delle mutandine e una maglia
super scollata: non voleva certo appiopparsi la nomea di troia dal primo giorno
di scuola! Decise invece di essere più comoda possibile, cercando di rimanere sè
stessa, e senza essere troppo vistosa nè elegante, così scelse un paio di
pantaloni medio-corti neri e una polo bianca a righe celesti, che si intonavano
con i suoi bellissimi occhi. Passò davanti allo specchio, e per poco non cacciò
un urlo nel vedere in che stato erano ridotti i suoi amatissimi ricci bruni,
quei boccoli perfetti che erano il suo orgoglio: erano una massa informe e
crespa. "Papà! Dov'è la schiuma?" Gridò affacciandosi sul corridoio. "Quale
schiuma, Pasticc...ehm....Shey?" "Quella arriccia capelli col tappo rosso che
abbiamo comprato prima di partire!" Spiegò la ragazza cercando di non
spazientirsi davanti all'imbranataggine del padre. "Oh!
Quella.....heheheeee.....sì...." Balbettò Daniel. "Sai, per sbaglio...ieri l'ho
buttata via!" "Coooooooooooosa?!?" Strillò Sheila incredula. "E ora come faccio?
Non posso certo farmi vedere in giro così...! A questo punto dovrò
piastrarli...ma chissà quanto ci metterò!" Aggiunse di malavoglia: adorava quei
boccoli che aveva ereditato dalla madre (solo che lei li aveva biondi), però a
quanto pare per quel giorno avrebbe dovuto rinunciarci!
La station wagon grigia chiara svoltò l'angolo. Tutti gli
studenti della Harbor si voltarono a guardarla stupiti: a Orange Counrty finora
si erano viste solo decapottabili, limousine e automobili di lusso! Cosa ci
faceva quella comunissima macchina lì? Incuriositi, rimasero a fissarla per
vedere chi ne sarebbe sceso. Qualsiasi sedicenne, al posto di Sheila, sarebbe
arrossito fino alle punte dei capelli e avrebbe rimproverato se stesso o il
genitore di non aver preso il taxi, ma lei no. Con aria strafottente scese dalla
macchina atteggiandosi un pò da diva, con fare ironico, come per dire: "io
riesco a essere elegante anche senza una Ferrari!!!", agitò i capelli, abbassò
un pò gli occhiali, e prese a camminare tranquilla, stando bene dritta, mettendo
un piede davanti all'altro e cercando di fare più rumore possibile coi miseri
tacchi dei sandali. Il suo intento era quello di prendere tutti in giro, ma gli
studenti la presero molto sul serio: c'era chi la guardava scioccato e/o
schifato, chi la guardava con ammirazione, chi con stupore e chi solo
contemplava le belle curve e le gambe lunghe e abbronzate.
Sheila sorrise tra sè e sè: di sicuro aveva fatto
scalpore!!! Mentre si compiaceva di sè stessa, vide venirsi incontro un uomo
sulla cinquantina: "Sheila Baxter?" "Si, sono io" Rispose calma lei. "Sono il
preside Gilson, benvenuta a nome di tutta la Harbor! Ora la conduco nella sua
nuova classe...."