Cesare, colui che cercò (invano) di conquistare qualcuno

di eli0023
(/viewuser.php?uid=33883)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (semi serio) ***
Capitolo 2: *** Virtù uno ***
Capitolo 3: *** Virtù 2 ***
Capitolo 4: *** Virtù tre ***
Capitolo 5: *** Virtù 4 ***
Capitolo 6: *** Virtù cinque ***
Capitolo 7: *** Virtù 6 ***
Capitolo 8: *** Virtù 7 ***
Capitolo 9: *** Virtù 8 ***
Capitolo 10: *** virtù nove ***



Capitolo 1
*** Prologo (semi serio) ***


Camus Entertaiment Production
(da una idea maturata durante un'irripetibile conversazione il 22-01-2008 con Ally)
è lieta di presentarvi, con la partecipazione speciale di


:miguel:
MIGUEL DE CORELLA nei panni di:
MIGUEL DE CORELLA, orfano figlio di un imprenditore, nel ramo turistico spagnolo, fallito dopo l'invasione da parte dei Mussulmani in Spagna.

:cesare:
CESARE BORGIA nei panni di:
CESARE BORGIA, figlio del principale importatore in Italia di broccoli sugelati.

:angelo:
ANGELO DA CANOSSA nei panni di:
ANGELO DA CANOSSA, figlio di un piastrellista fiorentino

e con la partecipazione straordinaria nei rispettivi ruoli di

MESSER RODRIGO BORGIA
SAVIO
HENRY IL FRANCESE
IL GRUPPO FIORENTINO
IL GRUPPO SPAGNOLO
IL GRUPPO FRANCESE
SUA ECCELLENZA RIARIO, PREFETTO DI PISA
CRISTOFORO COLOMBO
FRANCESCO
DRAGHINIZAZZO
GIOVANNI DE MEDICI
LORENZO DE MEDICI
LEONARDO DA VINCI
LUCREZIA BORGIA
e tanti altri ..



CESARE
colui che cercò (invano) di conquistare qualcuno


Parodia ispirata all'opera "Cesare il creatore che distrusse" di Fuyumi Soryo.




Prologo (semi serio)


Lucrezia si fece trasportare quasi incoscientemente da Cesare. Era strano ballare così, in quel salone, senza la musica e con un vestito da camera ma le risultava più bello di quei balli immaginari dove lei, vestita con un lungo abito sovrastato dalla cascata di boccoli biondi, era la Regina della festa.
Guardò Cesare rimanendone abbagliata. Lui risplendeva come un bagliore nel buio d'innanzi ai suoi occhi, un bagliore che durava un attimo ma che ti riempiva gli occhi per minuti.
Cesare fermò il suo danzare rispecchiandosi nello sguardo estasiato della sorella.
C'erano solo loro due, loro due e basta, loro due.
- che c'è Lucrezia? - le chiese non lasciandole le mani.
- ecco Cesare io .. io volevo chiederti ..-
Lucrezia abbassò gli occhi imbarazzata per quello che stava per succedere.
- ecco Cesare tu sei mio fratello ma io, io vorrei chiederti lo stesso se .. se -
Cesare socchiuse appena le palpebre stringendo di più le mani della sorella.
- non c'è niente che tu non possa chiedermi Lucrezia -
- Cesare - disse di scatto Lucrezia alzando gli occhi, sopra le gote arrossate, e buttandoli sul volto avorio del fratello - Cesare mio puoi dare il numero di cellulare di MIguel? -
Cesare trasalì. D'un colpo mollò le mani di Lucrezia e piegò la bocca stizzito.
- dopo tutto quello che ho fatto per averlo?! Te lo scordi!! -
- Cesare! - lo riprese Lucrezia battendo i pugni sulla sua ampia gonna . - ti prego! Piace a tutte le mie amiche ed io lo voglio per me, solo per me. Sono stufa di essere vista da tutti solo come la figlia di un fruttivendolo! -
Lucrezia si mosse nervosa un po' a destra e un po' a sinistra arruffando ancora di più i lunghi capelli. IL fratello, d'innanzi a lei, aveva incrociato la braccia al petto e batteva nervoso il piede a terra.
- nostro padre non è un fruttivendolo!! - tuonò serio - è il più grande importatore italiano di broccoli surgelati!!! Forniamo broccoli a tutte le mense e le strutture statali!!! -
Lucrezia sbuffò allargando appena il naso e mostrando una certa somiglianza con un toro nero di rabbia.
- voglio MIguel!!! vogli MIguel!! voglio MIguel!!! -
Cesare non ebbe la minima intenzione di sentire oltre. Si voltò e sicuro si indirizzò verso la porta del salone. Era stufo di sentire "Quanto è bello MIguel." o "NOi adoriamo MIguel." o "Per fortuna che c'è MIguel" o "MIguel è libero questa sera?". Ne era stufo e basta. Fu in quel momento, mentre attraversava svelto il lungo corriodoio di uno dei Palazzi dei Borgia, che decise sul da farsi.
- MIguel lo conquisto io - sussurrò sentendosi già soddisfatto di quella decisione. Perchè lui, Cesare Borgia, era Cesare Borgia e niente non poteva essere fatto da Cesare Borgia se Cesare Borgia lo voleva.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Virtù uno ***


Virtù uno.
"Angelo, il figlio di un piastrellista di Firenze."

 
- Angelo!!! Angelo svegliati!!! Sei in ritardo!! -  
Il giovane ragazzo biondo grano aprì faticosamente gli occhi incrociando un raggio di sole troppo insistente. "Era già mattina?" pensò osservando la non più giovanissima donna che aveva appena fatto irruzione nella stanza. "Ma una donna un po' più giovane, che mi ospitasse, non la potevo trovare?" si domandò porgendo poi in modo disinteressato gli occhi sulla sveglia.
- cavolo!! - urlò alzandosi di scatto davanti a quell'ora troppo tarda.
- se non ti muovi arriverai in ritardo il tuo primo giorno di università! -
- vado!Vado! - disse infilandosi il solo cappello e poi, dopo aver preso i libri, fiondandosi giù dalle scale. Era una fortuna che non avesse ancora perso l'abitudine di dormire vestito ed era una fortuna che l'università non fosse troppo distrante da lì.
Dopo aver corso un po', ed aver esaurito il fiato, si ritrovò così per una via comune a tante che però vantava una "vista" sul grande Palazzo adibito ad Università e di proprietà della grande famiglia De Medici.
Era a loro che lui, Angelo da Canossa, doveva tutto. Alla più grande famiglia italiana di industriali della carne in scatola. Il grande Lorenzo De Medici, che gli aveva garantito una fornitura a vita di carne in scatola, era alla base della sua possibilità di frequentare l'università per diventare avvocato.
"Già" sussurrò Angelo procedendo a passi svelti e ritmici "diventare avvocato".
- largo!!! Fai spazio! Fai spazio!-
Angelo, carente di riflessi, prese in pieno quello che doveva essere un corpo .. un corpo in movimento.
- cavolo - sussurrò il giovane, a terra come lui, che si stava massaggiando, con la mano sinistra, insistentemente una parte della testa. Era un giovane di bell'aspetto con una massa di capelli ricci e neri. "Sì"  pensò Angelo "proprio un bel ragazzo!"
- tu! - disse il giovane indicando Angelo con un dito della mano destra ed assumento una sguardo scocciato - alzati immediatamente. Se solo capiscono che mi hai visto sono finito.-
Angelo, preso rapidamente per un braccio dal moretto, si alzò e solo dopo qualche decina di metri e due o tre svincoli potè interrompere la sua corsa e rifiatare.
- ma ..- accennò subito zittito dal moretto che, comprimendo la schiena contro il muro di una casa, si mise in attesa di qualcosa. E quel "qualcosa" non tardò a passare. O meglio quel gruppo di ragazze petulanti ed urlanti transitarono a pochi metri dal loro nascondiglio.
- MIguel!!! - urlò il gruppo più o meno in sincronia - MIguel!!! Dove sei? MIguel!!!!! -
Ci vollero qualche minuti prima che il moretto, sicuro che il campo fosse libero, si staccasse dal muro e porgesse attenzione al ragazzo contro cui aveva sbattuto.
- scusami - disse sorridendo - non volevo farti male. Tutto bene? -
Angelo annuì notando forse per la prima volta i lineamenti fini del moretto e il vestito palesemente spagnolo.
- ogni mattina è la stessa storia - sbuffò il moretto - e pensare che ..-
DRIN DRIN DRIN DRIN
Lo squillo del cellulare portò MIguel ad interrompere la frase e rispondere.

- Pronto? -
- Miguel!! Dove cavolo sei? - tuonò Francesco dall'altra parte.
- Francesco arrivo arrivo - liquidò Miguel finendo la chiamata e spegnendo il cellulare.

- scusami non mi sono neanche presentato - riprese Miguel - MIguel De Corella -
- Angelo Da Canossa -
- sei uno studente dell'Università? - chiese MIguel uscendo dal vicolo dove si erano nascosti e riprendendo la via maestra.
- di diritto -
- oh anch'io! - escalmò MIguel stirandosi appena - ma non ti ho mai visto sei nuovo? -      
- già - confermò Angelo.
- e noto del gruppo fiorentino. -
- Gruppo Fioren .. fiorentino?? - ripetè sbasito Angelo.
- lo scoprirai. - liquidò MIguel indirizzando sicuro un sorriso complice ad un ragazza che, vicino all'entrata dell'università, vendeva fiori di campo.
- o .. ok - balbettò Angelo osservando che la giovane ragazza, che vendeva fiori, era appena svenuta e un passante l'aveva soccorsa.
- è un po' noiosa la vita universitaria ma a volte ci si diverte - comunicò MIguel salutando un po' tutti quelli che incontravano nei meandri dell'università.
- dici? - domandò Angelo sentendosi un po' troppo in vista per essere il primo giorno.
- comunque - proseguì MIguel avvicinadosi ad un bacheca universitaria ed appoggiandovisi contro - questa è la mia e-mail e il mio sito internet. Se hai bisogno di qualcosa, che siano domande dei test, appunti, dritte o consigli la mia segretaria sarà lieta di aiutarti. -
Angelo deglutì a fatica davanti a quella maxi foto di Miguel sulla bacheca con la scritta "ancora una volta il più popolare dell'università" e sotto la quale era indicato un sito internet e una e-mail, mentre di lato c'erano una serie infinita di bigliettini con cuoricini.  
- grazie ..ie -
- di niente. E ..-
- MIGUEL! -
Angelo vide MIguel farvi improvvisamente serio mentre una figura alta e slanciata si avvicinava a lui.
- Messer Cesare. - lo salutò.
- cosa stai facendo qui? Sono quindi minuti che Savio ti chiama al telefono!!-
- sono appena arrivato. - si giustificò.
- lo avviso io allora - comunicò Cesare sistemandosi un ricciolo marrone ribelle per poi prendere il cellulare e chiamare Savio.

TU .. TUTUTU .. TUTUTUTUTUTU ..
- ciao TESORO! -
Cesare sobbalzò controllando di avere fatto sul serio il numero di Savio.
- Sa .. Savio? -
- cosa vuoi che ti faccia PORCONE? -
MIguel vide sbiancare Cesare ed ebbe sinceramente paura che ci rimanesse secco.
- Sa .. Savio sono - balbettò Cesare.
- CALDO?? -
Cesare ebbe un calo drastico della pressione che gli provocò un tic ad una palpebra che continuà ad aprire e chiudere.

- sta .. sta male? - chiese Angelo a Miguel spaventato.
- penso di sì - sussurrò MIguel osservandolo attentamente.

- Savio sono Cesare. -
Savio dall'altra parte si fece serio.
- Cesare chi? - chiese.
- CESARE BORGIA!!!! - urlò Cesare al telefono sobbalzando ed aumentando la velocità di chiusura della palpebra.
- Ah!! Cesare!! Ma potevi dirmelo prima! -
- Savio!! - tuonò Cesare diventando paonazzo - devi smetterla con questo secondo lavoro della linea erotica!! -
- pensi che con i broccoli io riesca ad arrivare a fine mese? -
- ti passo Miguel! - troncò Cesare passando il cellulare a MIguel.

- ciao Savio! -
- ciao MIguel! -
- hai spento il cellulare! -
- lo so - rispose MIguel appoggiandosi con una mano alla parete. - è che mi chiamano ogni secondo, insomma non ne posso più. C'è quella marca di Shampoo che mi vuole come testimonial ma io non penso sia una buona idea e ..-


Cesare guardò Miguel parlare con Savio. Erano già passati sette giorni da quando si era prefissato l'obiettivo di conquistarlo ma ancora non ne aveva avuto occasione.
- voi .. voi siete Cesare? Cesare Borgia? - chiese d'improvviso Angelo.
Cesare lo guardò gonfiando il petto come un pavone.
- certo! - rispose mostrando un sorriso perfetto sotto quel viso fine e quei capelli marroni, lunghi e ricci. - se hai mangiato un broccolo surgelato c'è il novanta per cento di possibilità che fosse importato da mio padre! - aggiunse atteggiandosi da figo e appoggiandosi alla parete.
- UAO! - esclamò stupito Angelo.
- e quest'anno abbiamo intenzione noi Borgia di sponsorizzare il Festival di San Remo. - aggiunse conpiaciuto.
- Davvero??? -
- e poi chissà .. potremmo anche pensare al Festival del Cinema di Roma. -
- Cavolo. - concluse Angelo con occhi gonfi di ammirazione.
Cesare si rispecchiò in quegli occhi ed alimentò il suo ego.
- e tu? come ti chami? -
- Angelo - disse a mezza voce - Angelo di Canossa -



Ciao a tutti!
Spero che questo primo capitolo di "Cesare. Colui che cercò (invano) di conquistare qualcuno." vi sia piaciuto.
Parto con i ringraziamenti:
Grazie ad Ally e Deirdre per le loro recensioni e perchè l'idea di questa parodia è nata anche per merito loro.
Grazie a Ayma per la recensione ( tranquilla vedrai che sorpresa nasconde in relatà il titolo :) ..).
A prestissimo :)
Baci Eli
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Virtù 2 ***


Virtù 2
"La mossa di Cesare"

Cesare Borgia era da tutti considerato un uomo vermente particolare. Era bello, ricco (l'impero dei broccoli surgelati rendeva parecchio) ma, nonostante questo, era dotato di una certa stravaganza che lo portava ad una sottile tendenza a scommettere su qualunque cosa.
Scommetteva con i professori sul numero di studenti che sarebbero venuti alla loro lezione. Scommetteva con Savio su quante telefonate erotiche avrebbe ricevuto in un giorno e scommetteva con suo padre su quanto, i broccoli surgelati, avrebbero guadaganto in borsa.
Insomma, lui scommetteva con tutti ma non con Miguel che era sempre troppo impegnato nelle sue mille attività. Ma il fatto che, questa volta, fosse proprio Miguel l'oggetto della scommessa che aveva fatto con sè stesso lo esaltava parecchio benchè, ne era convinto, sosteneva di avere già vinto quella scommessa.
Cesare sorrise compiaciuto rivolgendo lo sguardo su Miguel che, a fianco a lui, camminava per i cortili dell'università. Non solo era certo di vincere quella scommessa ma aveva già anche trovato il modo di conquistare Miguel, e quel modo si chiamava Angelo Da Canossa.
- sei allegro stamattina. - gli disse Miguel interrompendo quel prolungato sorriso compiaciuto che Cesare gli aveva sostato addosso.
- già.- rispose secco Cesare splendente della luce della vittoria.
- non dirmi che hai scommesso ancora? -
- io? ma figurati!! - mentì spudoratamente - piuttosto - proseguì - mi sono fatto dare il numero di cellulare di quel Angelo di Canossa. -
- davvero? Ti sta simpatico uno del gruppo fiorentino? - domandò MIguel salutando due studenti che gli avevano dato il voto all'ultima elezione per il rappresentante degli studenti.
- penso che lo inviterà a cena da noi - rincarò Cesare suscitando un moto di stupore sul volto di Miguel. Era proprio a quello che lui mirava. Il piano, benchè semplice, che aveva escogitato prendeva i connotati di genialità visto che era stato elaborato in una manciata di secondi ed il piano era questo:

punto primo *accalappiare Angelo.
punto secondo *far ingelosire Miguel con questa nuova amicizia.
punto terzo *aspettare un gesto di gelosia di MIguel
punto quarto *approfittare di quel momento e conquistarlo!!!!

- come vuoi tu. - tagliò corto Miguel notando che davanti a loro era comparso Francesco che muoveva le braccia in modo sconfusionato.
- Miguel!! Cesare!! - gli chiamò Francesco.
- Francesco che è successo? -
Francesco guardò Cesare mostrando sul volto un'espressione preoccupata.
- un casino Cesare!! - comunicò indicando la sala mensa di cui la porta era proprio d'innanzi a loro - in mensa il gruppo francese ha posto in essere una rivolta! Stanno volando broccoli e carne in scatola ovunque!!! -
- volano broccoli? - ripetè indignato Cesare sbirciando la sala dalla porta aperta. - non possiamo permettere che volino broccoli .. i MIEI broccoli!! -
- Giovanni De Medici è stato assalito e ..-
Cesare non lasciò che si aggiungesse altro, seguito da Miguel e Francesco irruppe sicuro nella mensa.
- ecco é lui!!! E' lui!! Quello dei broccoli!! - urlò Henry il francese, corpulento ragazzone di Nizza, a capo di un branco di omoni. - all'assalto!! -
- Cesare!! Attento!! - urlò MIguel non potendo impedire però che un broccolo surgelato colpisse in pieno l'occhio destro di Cesare.
- aiu .. aiuto ..- sussurrò Cesare colpito nell'orgoglio e in faccia.
- esci! esci! - gridò Miguel ma nel tentativo di evitare una scatoletta di carne Cesare inciampò in qualcosa di "grosso" cadendo rovinosamente a terra.
- Ce .. Cesare ..-
Cesare protetto da Miguel, Francesco e altri ragazzi del gruppo spagnolo si accorse solo dopo un po' che quel "grosso" robo che l'aveva fatto inciampare era Giovanni De Medici.
- Giovanni? - sussurrò mentre il gruppo francese intonava come slogan "Liberi dai Broccoli!! Liberi dalla carne in scatola!!" - cosa è successo? -
- io .. io non so - balbettò il giovane figlio del magnate della carne in scatola - sono entrato dicendo che avevo una sorpresa, che mio padre aveva appena messo in produzione una nuova marca di carne in scatola la " frog", 100% carne di rospo e che la offriva gratis in mensa a tutti con i broccoli e .. e c'è stato il caos. -
Cesare pensò alla carne di rospo e assunse una espressione disgustata.
- CALMA!!! - urlò Miguel. - Trattiamo! Trattiamo! -
- EGALITè, LIBERTè E FRATERNITè!!!! - urlarono i francesi - EGALITè, LIBERTè E FRATERNITè!!!! -
- Suvvia ragazzi!!! - gridò Francesco.
- ECCELLENZA!! Eccelenza dove siete?? - si sentiva aleggiare nella sala. - ECCEELLEENNZZA!!!!! -
- Adesso basta!!! - sentenziò Cesare alzandosi di scatto in piedi e guardando Henry anche con l'occhio destro già nero. - la questione la risolvo io!!! ..-
Fu in quel momento che Cesare Borgia , con le sue parole, riuscì ad ottenere quel silenzio che in tanti avevano cercato. Lui Cesare Borgia non poteva essere trattato in quel modo. Lui Cesare Borgia non avrebbe permesso quella "carneficina" di broccoli.
- tu PANDA? - gli rinfaccio Henry per via di quell'occhio nero.
- ok sistemiamola fuori questa cosa, io e te!! - disse sicuro indicando il primo per importanza nel gruppo francese ed invitandolo con la mano ad uscire dalla stanza.
- certo Panda! Quando vuoi. -
Miguel guardò Cesare ed Henry uscire dalla sala non con qualche timore. Certo, Cesare era un uomo forte e quando si toccava il lavoro di suo padre diventava una belva ma temeva per la sua incolumità.
Uscì quindi, come un po' tutti e scavalcando Giovanni, tenendo gli occhi sul suo padrone che scendeva sicuro le scale. Non poteva impedirgli di agire, benchè questo potesse essere controproducente.
- dai Cesare!!! - urlavano dai loggioni membri del gruppo spagnolo e Cesare, ormai al centro del cortile, lì salutò sfoggiando un grande sorriso. "Ecco" pensò Cesare " da sui iniziano i problemi".
Henry lo caricò per la prima volta e Cesare riuscì ad evitarlo solo grazie ai suoi riflessi. Era in difficoltà.
- Cesare!! - urlò d'improvviso MIguel - ricordati il broccolo!! IL broccolo che ti ha tirato dietro!-
Fu ricordandosi del broccolo surgelato tiratogli contro che Cesare riprese coscienza della situazione.
"Lo devo fare." si spronò " per il broccolo! Per quel povero broccolo che non meritava quella fine."
- ti uccido!- sentenziò Henry ricaricando l'attacco ma questa volta, oltre che schivarlo, Cesare riuscì anche a contrattaccare con un rapido movimento di reni e farlo cadere nella fontana del cortile.
- tu! Violentatore di broccoli! - urlò Cesare slegandosi il mantello e lanciandolo lontano da lui - ti sei già arreso? -
Henry sbuffò, sfuffò rabbioso rialzandosi e caricando ancora.
Fu in quel momento che la mossa di Cesare sorprese tutti. Fu in quel momento che Cesare lanciò un broccolò ormai scongelato, o meglio il broccolo che gli aveva procurato la botta all'occhio che aveva con tanta cura raccolto, così da far scivolare Henry che, colpendo la statua del cortile, fin K.O.
- chi di broccolo colpisce - esclamò sorridendo compiaciuto - di broccolo ferisce! -
L'applauso scoppiò spontaneo e Cesare non rifiutò al suo gentile pubblico una serie di compiaciuto inchini.
Solo in seguito guardò verso MIguel soddisfatto di sè stesso. Quella era solo la prima mossa. Estrasse il cellulare, mentre Henry veniva soccorso, e scrisse un veloce sms.

Ciao Angelo sono Cesare Borgia ( il Magnifico).
Che ne dici questa sera di venire a cena da me?
Fammi sapere
Cesare
ps ti piacciono i broccoli?.



Un grazie ancora ad Ally e Deirdre!
Baci Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Virtù tre ***


Virtù 3
"Il gruppo fiorentino e il confusionario"


Angelo sospirò appena prima di aprire la porta attigua alla mensa.
"Sua Eccellenza Giovanni De Medici ha avuto un piccolo mancamento." gli avevano detto "lo puoi trovare nella stanza vicino alla mensa."
Sperava con tutto il cuore che la situazione non fosse preoccupante.
- per .. permesso ..- sussurrò Angelo, il figlio del piastrellista, entrando quatto quatto nella piccola stanza ed osservandosi attorno curioso.
- Eccellenza! Eccellenza come state ora? -
- aria .. ho bisogno di aria ..- lagnò un giovane ragazzo disteso sull'unico divano a tre posti dei dintorni.
- sì Eccellenza subito - rispose un giovane, dai lunghi capelli neri, alzandosi di scatto e correndo ad aprire una delle finestre. Fu solo in quel momento, dopo l'apertura della finestra, che lo stesso ragazzo si accorse di Angelo che sostava sulla porta.
- Sua Eccellenza non è in grado di ricevere visite! - disse deciso incitando con un movimento della mano ad Angelo di uscire svelto.
- ma io .. io sono Angelo .. Angelo da Canossa devo -
- Angelo! Tu devi essere il nuovo membro del nostro gruppo! - intervenne una altro uomo dall'aria simpatica. - io sono Roberto! -
- A .. Ange .. Angelo ..- balbettò Giovanni buttandogli lentamente gli occhi addosso.
- Messer Giovanni io ..-
- non sforzatevi Eccellenza! - lo implorò il giovane che aveva aperto la finestra.
- Draghignazzo fa avvicinare il ragazzo ..- sussurrò Giovanni e Draghignazzo non si oppose all'ordine del suo Signore, così da permettere ad Angelo di avvicinarsi al divano.
- Messer Giovanni ..-
- ECCELLENZA!! - tuonò Draghignazzo che non si era spostato dal divano.
- cioè - si corresse Angelo - Eccellenza io vi sono grato per avermi permesso di frequentare questa università. -
- oh Angelo ..- lo chiamò Giovanni - conosco la terribile storia della tua famiglia e .. e ..-
Il ricordò della terribile storia della famiglia di Angelo provocò un altro mancamento a Giovanni.
- ECCELLENZA! - urlò d'improvviso DRaghignazzo prendondogli la grassottella mano - EMINENZA! SANTITà!!!!! -
- forse un po' d'acqua ..- azzardò Angelo intimorito dalla situazione.
- corri a prendre dell'acqua!! E' per colpa tua che sua SANTITà è in questa situazione!! - tuonò Draghignazzo e ANgelo non se lo fece ripetere. Aveva visto una fontanella nel cortile a pochi metri dalla stanza e così vi si fiondò fuori, dopo aver preso un bicchiere, immentendosi nel cortile senza dare le opportune precedenze.
TAC
Lo scontro fu duro e comportò la seconda caduta del giorno al povero Angelo.
- mi .. mi scusi. - balbettò.
- ancora tu? - chiese Miguel che nonostante lo scontro era rimasto saldamente in piedi.
- Messer MIguel mi scusi!! MI scusi tanto! - disse Angelo mentre MIguel lo aiutava ad alzarsi. - ma devo prendere dell'acqua per Messer Giovanni. OH no! Volevo dire Sua Eccellenza Giovanni! -
- SANTITà! Santità! riprendetevi!!!- si udì rimbombare nel corridoio.
- dell'acqua? - domandò serio MIguel mentre Angelo riempiva il bicchiero di acqua fresca e pura - non si è ancora ripreso? -
- l'ho fatto svenire! -
- come l'hai fatto svenire? -
MIguel non riuscì a sentire la risposta di ANgelo che velocemente era rientrato nella stanza dove si trovava Giovanni. IL giovane Corella sbuffò appena costringendosi a fare ciò che il suo Signore gli aveva ordinato. "Vai a trovare il Cotechino" gli aveva detto " e porgigli i miei saluti con l'augurio di pronta guarigione". E così, se pur malvolentiri, MIguel entrò nella stanza.
- sto .. sto bene .. solo un piccolo mancamento. - tranquillizzò Giovanni con un filo di voce.
- SANTITà!!! io sono qui con voi!! - si lanciò DRaghignazzo inginocchiato davanti al suo padrone.
- Angelo - continuò Giovanni guardando il giovane che ancora ansimava per la corsa - sono felice di averti tra i miei umili servitori.-
- vostra ECCE .. no .. EMIN .. no SANTI ..- farfugliò confuso non sapendo più che appellativo usare - .. no LENZA .. no ENZA .. no NTà ..- Angelò sospirò confuso - ECCEMINENZà.- disse alla fine.
- ECCEMINENZà? - ripetè DRaghignazzo - cos'è ECCEMINENZà? NOn vorrai prendere in giro sua SANTITà? -
- no! NO! - si affrettò a chiarire Angelo - Messer DRaghincazzo io volevo ..-
- come mi hai chiamo?? - tuonò DRaghignazzo alzandosi ed inalberandosi parecchio.
- DRa ..- ripetè Angelo impaurito e sentendosi il colletto della camicia farsi più stretto - DRaghincazzo.-
- io non mi chiamo DRaghincazzo!!! - urlò avvinandosi ad Angelo - mi chiamo DRaghiGNaAZZO! -
- DRa ..- sussurrò ANgelo ..
- DRa ..- ripetè Draghignazzo.
- Ghi ..-
- Ghi ..-
- gn ..-
- gn ..- confermò Draghignazzo ..
ANgelo deglutì nervoso, quell'ultimo pezzo era la prova finale. Ma doveva dare la parvenza di essere sicuro.
- CAZZO!. - urlò deciso provocando un apparente silenzio nella stanza, almeno fino a quando DRaghignazzo non scoppiò come una pentola a pressione.
- portatelo via!!!! portatelo via dai miei occhi!!!- gridò Draghigniazzo facendo uscire fuoco e fiamme dal viso fattosi paonazzo dalla rabbia.
- OHHHH - sussurrò Giovanni prima di svenire un altra volta colpito da tutta quella agitazione.
- SANTITà!! -
Solo l'intervendo di Roberto, che portò fuori svelto Angelo dalla stanza, impedì che la vita di Angelo fosse seriamente in pericolo.
MIguel, che aveva assistito divertito alla scena appoggiato alla stipite della porta, si impedì di scoppiare a ridere. Venire lì si era dimostrato un imperdibile passatempo.
"il Confusionario" pensò riferendosi ad ANgelo di Canossa, il nuovo membro del gruppo fiorentino. "IL Confusionario Fiorentino".


Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo .. spero vi piaccia.
Un grazie ancora ad Ayma, Aily e Deirdre.
Al prossimo aggiornamento.
Baci Eli :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Virtù 4 ***


Virtù 4
"La cena delle sventure"


Angelo bussò cauto alla porta del palazzo di Confindustria di PIsa dove risiedeva Cesare Borgia. Bussò dopo aver dato un ultima occhiata ai due messaggi che aveva ricevuto da Cesare Borgia quella stessa mattina.

1°messaggio di Cesare
Ciao Angelo sono Cesare Borgia ( il Magnifico).
Che ne dici questa sera di venire a cena da me?
Fammi sapere
Cesare
ps ti piacciono i broccoli?.


Risposta di Angelo:

Messer Cesare accetto con piacere.
ps sì, non disdegno i broccoli.


2° messaggio di Cesare

Benissimo.
Ti aspetto alle 20.00 presso il Palazzo di Confindustria di Pisa.
ps allora vada per i broccoli!

- chi è? - si sentì dall'interno del palazzo.
- Angelo - rispose sicuro - Angelo di Canossa. Messer Cesare mi ha invitato a cena. -
Dall'altra parte si attese qualche secondo prima di apire la porta.
- Signor Da Canossa la prego di passare per il metal detector. - gli intimò la corpulenta guardia guardando storto il piccolo pacchetto che Angelo teneva in mano.
- è .. è solo una bottiglia di vino ..- si giustificò Angelo - per Messer Cesare. Ecco ..-
Angelo nel tentativo di scartare la bottiglia se la fece sfuggire così che si ruppe al contatto con il terreno. (Prima sventura)
- no ..- sussurrò cercando lo sguardo comprensivo della guardia.
- passi svelto! - indicò secco verso due barre posizionate al centro dell'atrio e Angelo, abbandonando i cocci della sua bottiglia miseramente a terra, si sentì un poco in soggezione quando, non senza timore, vi passò oltre.
Quello in cui si ritrovò era un grande palazzo che mostrava un'opulenza a lui sconosciuta. Certo, aveva frequentato il palazzo di Confindustria di Firenze, dove risiedevano i Medici, ma quello sembrava molto più vecchio e "agghindato".
Senza parlare poi che, le piastrelle del pavimento, erano state posizionate veramente molto bene.
- Angelo!! - si sentì echeggiare nel lungo corridoio che aveva iniziato a percorrere.
- Messer Cesare! - salutò Angelo chinando appena il capo davanti al padorne di casa.
- ma che Messer! chiamami -
PUM!!! (seconda sventura)
Cesare si bloccò quando la lampadina sopra a lui scoppiò.
- chiamami ..- riprese non curante - chiamami pure Cesare! -
- grazie Mes .. Cesare.-
- come è andato il tuo primo giorno di università? - chiese Cesare mettendo una braccio sulle spalle di Angelo e conducendolo verso l'ultima stanza del grande corridoio.
- tutto bene, nonostante il lieve malore di sua Santità Giovanni. -
- addirittura Santità si fa chiamare adesso quel grosso Cotechino? - ribattè curioso Cesare.
- no be .. forse forse è Eccellenza - si corresse Angelo.
- tranquillo! - liquidò Cesare pensando che il nomignolo che Miguel gli aveva dato "il Confusionario Fiorentino" era azzeccato come sempre. - capita a tutti di fare un po' di confusione. Piuttosto ..- proseguì Cesare entrando nella sala da pranzo del palazzo - piuttosto accomodati, ti ho fatto preparare una cena deliziosa! ..-
Angelo trasalì davanti a quella deliziosa tavola riccamente agghindata di piatti di porcellana di Capodimonte e argenteria francese.
- accomodati! - lo invitò Cesare così che il giovane Angelo si sedette proprio di fronte a lui.
TUM! (terza sventura)
Angelo osservò inerme il grande dipinto raffigurante la Pisa di mezzo trecento zuccare contro il terreno.
- oh! - sussurrò Angelo dispiaciuto per l'accaduto.
- non è niente! non è niente! - liquidò Cesare sfoggiando uno dei suoi stupendi sorrisi.
- sono onorato - iniziò ANgelo un po' in imbarazzo - di essere qui, ospite della grande famiglia Borgia. -
- è un piacere averti mio ospite per una cena che molti invidierebbero. - comunicò Cesare prendendo il menù finemente scritto su carta di papiro - antipasto di broccoli con aceto e burro - iniziò ad elencare il giovane Borgia - primo di sformato di pasta sfoglia con ripieno di broccoli lessi, secondo di broccoli impannati con patate e dolce di broccoli canditi. Il tutto innaffiato da Cherry di broccoli del sud della Spagna. Una leccornia è? -
Angelo deglutì sorpreso. Ma dovevano esserci così tante volte il nome broccoli nel menù?
- Signore. -
Cesare fece segno al cameriere che poteva entrare nella stanza ed un giovane ragazzo, che portava il vassosio di broccoli con aceto e burro, si sarebbe avvicinato al tavolo se, immotivamente, non fosse scivolto (quarta sventura).
- tutto bene? - chiese Cesare.
- sì! sì Signore sì! - si affrettò a dire il giovane riprendendosi velocemente.
Angelo, guardandolo, iniziò ad avere il leggero sospetto di portare sfortuna. Abbassò il volto, imbarazzato, cercando di dire qualcosa.
- Messer Cesare io ..-
PUM! (quinta sventura)
Lo sguardò di ANgelo e Cesare si portò sulla porta della stanza dove un dolorante Miguel contorceva la faccia per il dolore della sederata contro il pavimento.
- MIguel! - disse Cesare alzandosi in piedi - non dirmi che ..-
- ebbene sì - confermò MIguel accorgendosi solo in quel momento della presenza di ANgelo - LUI è qui. -
- Cavolo - sussurrò Cesare alzandosi in piedi e provocando involontariamente la caduta della sedia (sesta sventura) che finì su un carrello che, muovendosi, fece cadere l'armatura che, con l'elmo, provocò la rottura di un vaso nell'angolo vicino al camino.
- dovevo capirlo subito - sospirò Cesare - scusami Angelo ma ho una visita inaspettata. MI puoi scusare per una decina di minuti? -
Il timido cenno di assenso di Angelo precedette il movimento di Cesare che, sicuro ma timoroso, uscì dalla stanza raggiungendo MIguel che, nel frattempo, si era alzato dalla caduta.
- il corno? - chiese Cesare chiudendo la porta della stanza.
- tieni. - affermò Miguel consegnando al suo Signore un corno napoletano rosso fuoco che Cesare si mise nel taschino.
- dovevo capirlo che Sua Eccellenza Riario "lo Iettatore" era qui vicino.-
- piuttosto - lo interruppe MIguel mentre insieme scendevano le scale del Palazzo - hai invitato Angelo a pranzo? -
Cesare sogghignò leggendo negli occhi di MIguel lo stupore e ne fu piacevolmente soddisfatto.
- perchè? - domandò svelto Cesare assumendo un aria sorpresa - c'è qualcosa che non va? -
- no no - si affrettò a chiarire MIguel - è che non è da te invit ..-
PUUM!!! (settima sventura)
IL vetro di una finestra del corridoio che, inspiegabilmente, si ruppe fece tornare i due al problema più imminente .. LUI .. il Presidente di Confindustria di PIsa, l'unico e inimitabile ( per fortuna) Sua Eccellenza Riario lo "iettatore".
- LUI - comunicò MIguel toccando il corno che aveva in tasca - è sotto dove ci sono i sacchi. -
- va bene - confermò Cesare indirizzandosi verso le ultime scale - ma ricordati di venirmi a chiamare entro cinque minuti. Se ci sto di più in sua compagnia rischio la vita! -
L'accenno di MIguel portò Cesare a raggranellare il coraggio per scendere le scale e aprire "Quella" porta.
- Cesare!! - urlò Riario alzando le braccia.
PUMM! (ottava sventura)
- Eccellenza! - rispose Cesare non curante della lampadina che era scoppiata ma toccando il corno che aveva in tasca.
- ero troppo curioso del regalo che volevate farmi per aspettare.-
- avete fatto bene a venire! -
TAC!! (nona sventura)
Riario non curò il rubinetto del lavandino della stanza che era esploso.

meno 4 minuti al pericolo di morte.

- ecco Eccellenza. IL vostro regalo!-
Riario osservò i sacchi che indicava Cesare.
- Broccoli!! Broccoli di prima classe arrivati apposta per voi da Siviglia! -
- Broccoli? - ripetè Riario in estasi.
- broccoli! - confermò Cesare evitando di scatto un pomello (nona sventura) del lavandino esploso anch'esso.
- io adoro i broccoli! - esclamò Riario.

meno 3 minuti al pericolo di morte.

- è un regalo di mio padre. - precisò Cesare - per voi Eccellenza, solo per voi. -
- vostro padre è sempre così gentile! - affermò Riario.
- ci sono molte cose che i Borgia possono fare, tante anche per voi Eccellenza. - fece intendere Cesare inchinandosi appena.

meno 2 minuti al pericolo di morte.

- lo sapete che io "amo" la vostra famiglia - sussurrò Riario mentre un vetro saltava (decima sventura).

meno 1 minuto al pericolo di morte

Cesare deglutì nervoso, era in pericolo.
- come - proseguì accarrezzando appena i lunghi capelli di Cesare Borgia - come amo voi giovane e ..-

- Messer Cesare - esordì MIguel irruppendo nella stanza e facendo sussultare Riario - Messer Cesare vi ricordo che avete ospiti. -
- Eccellenza vogliate perdonarmi - disse svelto Cesare allontanandosi da Riario - ma ho ospiti. Purtroppo devo lasciarvi ..-

meno 30 secondi al pericolo di morte

- vi manderò i broccoli direttamente a casa. Arrivederci. - il rapido inchino di Cesare e la sua fulminea uscita dalla stanza coincisero con il termine dei cinque minuti.
- per un pello! -
- com'è andata? - chiese MIguel accompagnandolo nel ritorno alla stanza da pranzo.
- come sempre. - fece intendere sicuro Cesare mantenendo un certo distacco. Riario era stato solo un piccolo ( e quasi innoquo) contrattempo.
- ma ..- balbettò Miguel.
- la cena con Angelo mi aspetta! - disse felice Cesare lasciando Miguel sulla porta e tornando al suo ospite. - scusami per l'attensa ANgelo! Piuttosto - proseguì sedendosi - non mi hai ancora parlato di te ANgelo.-
- io? - balbettò imbarazzato Angelo - io sono solo il figlio di un umile piastrellista di Firenze ..-
- parlami di te - lo invitò Cesare mentre gli veniva servito l'antipasto e , Cesare se ne accorse subito compiaciuto, sotto lo sguardo nascosto e intrusivo di MIguel.
- io .. io sono nato a Firenze. -
- com'è nato il tuo rapporto con i Medici? - rincarò Cesare.
- be è una storia un po' triste - sentenziò Angelo - ecco .. ecco mio padre era un piastrellista sotto le dipendente di Messer Lorenzo de Medici. MI ricordo quando da piccolo andavo a portare il pranzo a mio padre. Erano bei tempi quelli, già, bei tempi almeno fino a quando non successe quella cosa ..-
Angelo si interruppe e Cesare assunse un'espressione preoccupata.
- insomma ecco ..- continuò inombrando appena il volto - tutto andava bene fino a quando mio padre non si incollò un dito ad una piastrella.-
IL dramma nella voce di ANgelo si fece sentire.
- era una colla speciale - precisò - che Messer Lorenzo voleva per il suo salotto. UNa colla che impediva anche alla pistrella di essere tolta. Fu una catastrofe. MIo padre si trovò incollato ad una piastrella incollata, a sua volta, al pavimento.Lorenzo De Medici offrì l'uso della piastrella a vita ,con vitto e alloggio a mio padre se non avesse coinvolto i sindacati. -
- che cosa triste - intervenne Cesare.
- mia madre dopo quell'avvenimento si è risposata e ha avuto due figlie mentre mio padre vive tutt'ora nel salotto dei Medici. Messer Lorenzo si è voluto occupare della mia istruzione e grazie a lui io potrò realizzare il sogno della mia vita. -
Cesare aguzzò gli occhi. Un sogno, Angelo aveva un sogno.
- qual'è il tuo sogno? - gli chiese.
- diventare - sussurrò ANgelo emozionato - diventare avvocato per poter far acquisire a mio padre la pensione di INvalidità.-
- lo vuoi davvero così tanto? -
- è perchè posso realizzare questo sogno che mi sento una persona felice. -
Il sorriso di Angelo fece capitolare Cesare. Era puro, puro come un tempo era anche il suo. NOn aspettò oltre e, anche perchè era sotto lo sguardo vigile di MIguel, si alzò avvicinandosi ad Angelo. Era perfetto. Perfetto per il suo scopo. Gli stampò sulle labbra un bacio prepotente suscitando una reazione invisibile di MIguel.
- allora piacere Angelo "persona felice" - affermò Cesare rispecchiandosi negli occhi spalancati di ANgelo - io sono Cesare " colui che cerca la felicità" -


Dedicata ad Aily!!!
Baci Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Virtù cinque ***


LE PIETRE ALCHEMICHE Virtù 5
"La volontà di Miguel"


"- io sono Cesare colui che cerca la felicità -"
Miguel si svegliò di soprassalto. Nel buio della sua stanza, a Palazzo Borgia, gli occhi felini del giovane Corella scintillarono prepotenti. "IO sono Cesare colui che cerca la felicità." ripetè MIguel mentalmente sminuendo ancora una volta, volontariamene, quelle parole. "Che cavolo voleva dire?" rinfacciò nervoso. "E .. e perchè diavolo la mia mente continua silenziosamente a ripeterle?".
Miguel si arrese di fronte alla sua mente. Le permise di prendere il soppravvento concedendole di spaziare e di rovinargli il sonno. Si alzò così, Miguel, infilandosi gli alti stivali ed uscendo nel corridoio illuminato. Sbadigliò e si stiracchiò mentre raggiungeva la terrazza del secondo piano per godersi la brezza fresca della notte. Lui, MIguel Corella, sentiva l'esigenza, ogni tanto, della solitudine.  Quella solitudine che gli permetteva di conservare la freddezza e la ragione. Già, la ragione era la più difficile da conservare in quel quattrocento cupo per molti ma nero per lui. "Che mai può fare un orfano e per giunta ebreo qui adesso?" si chiese appoggiandosi sulla balaustra della terrazza sotto l'occhi vigile di un'arcata del cielo. Consentendo ancora alla sua mente di svagare al di là della sua volontà e, liberamente, ricordare una infanzia macchiata da un strana e particolare figura. Cesare Borgia.  Cesare che cadeva in un fosso e ..

DRIN DRIIINNNN DDRRRIINNN

MIguel tornò alla realtà accorgendosi solo in quel momento di aver lasciato, nel taschino della giubba, il cellulare accesso.

- pronto? - pronunciò secco.
- MMMMMMMIIIIIIIIIIIIIIIIGGGGGGGGGGGGUUUUUUUUUUUUUEEEEEEEEEEEELLLLLLLLLLLL!!!!!  AAIIUUUTTTOO! - urlò qualcuno dall'altra parte della cornetta costringendo il giovane spagnolo a staccare per un attimo il cellulare dall'orecchio.
- Ce .. Cesare? - domandò stupito MIguel per l'ora.
- MIguel? .. Miguel mi senti? -
- Cesare! Dove sei? -
- per fortuna sei tu! Prima ho sbagliato numero e ho chiamato Savio - Cesare si interruppe parallizzato ancora da quelle parole "piccanti" di Savio.
- che è successo? - continuò Miguel agitato.
- MIA MADRE STA ARRIVANDO! Lei e Savio sono a mezz'ora da PIsa!!!!!!- gridò Cesare facendo trapelare dalla voce il panico.
- TUA madre? - chiese credendo di avere capito male.
- MIA madre! -
Miguel si morse un labbro. Questo era un problema.
-  ho accompagnoto Angelo a casa sua ma non so dove sono - comunicò Cesare - penso ..- precisò un po' imbarazzato - di essermi perso ..-
- se tua madre non ti trova qui è un casino! - disse MIguel staccando la mano prepotentemente dalla balaustra - sai che non vuole che tu ..-
- che io esca di sera perchè mi si rovina la pelle! - Cesare sbuffò nervoso posizionandosi un braccio alla vita e piantando i piedi bene a terra.- lo so! lo so! sono anni che litighiamo, sono anni che lei scoppia a piangere ogni volta che mi si screpolano le labbra. D'altronde non è un caso che io sia voluto venire a studiare a Pisa e ..-
- ti vengo a prendere! - lo interruppe MIguel con spirito cavallerisco. - non muoverti da dove sei! -

Miguel chiuse il telefono rabbrividendo al pianto isterico di Donna Vanozza se non avesse trovato, quello che lei chiamava "il FRAGILE" Cesare, a nanna.
Era strano pensare alla madre di Cesare in quel modo ma Donna Vanozza era, senza alcuna ombra di dubbio, una bella donna isterica nei confronti di Cesare.
E certo non aveva contribuito quello che era stato il "lavoro"  di Donna Vanozza ovvero lei era stata, prima di sposare Rodrigo Borgia, la modella negli spot pubblicitari dei

"Broccoli Borgia (citava la pubblicità con Donna Vanozza distesa in un campo di broccoli semi-nuda) cosa vuoi di più dal quattrocento?"

Non vi era niente di male in questo, anzi, ma rivedere la sua bellezza nei lineamenti di un giovane Cesare aveva provocato nella donna  lo scopo di mantenere quella bellezza integra.
Allora erano partiti, comportando l'isteria, i vari:
"Cesare mettiti la crema solare quando sei in spiaggia!"
"Cesare ti sei messo gli occhli da sole?"
"Cesare questo siero ti permette di riposare la pelle!"
"Cesare mettiti il burrocacao!"
 "Cesare ti sei messo la crema della mattina, del pomeriggio e della sera?"

MIguel si lanciò fuori dalla terrazza. Ma perchè diavole era andato ad accompagnare Angelo a casa? Poteva benissimo farlo lui se solo gliel'avesse chiesto. Si comportava in modo strano Cesare da qualche giorno.
- MIguel! - lo chiamò un ragazzo del gruppo spagnolo vedendolo scendere svelto le scale del palazzo verso l'uscita.
- vado a prendere Cesare. - comunicò - torno subito! -
"Dove poteva essere Cesare? " si chiese MIguel prendendo al volo il suo cavallo e indirizzandosi verso il centro di Pisa. Più o meno aveva una ventina di minuti prima dell'arrivo di Donna Vanozza e Savio a PIsa.
Lo cercò insistentemente in quelle strette vie della città trovandolo solo dopo una fortuita svolta a destra.
- Cesare! -
- MIguel! per fortuna che sei ..-
- a dopo le spiegazioni. - troncò MIguel facendo salire il suo Signore sul suo cavallo dietro di lui. - ora pensiamo a tornare velocemente a Palazzo Borgia. -
Cesare si appiccicò a MIguel mentre ques'ultimo spronava il cavollo a correre più veloce. Non c'era tempo. NOn c'era più tempo. Arrivarono  velocemente alla loro meta scorgendo la carrozza della famiglia Borgia fuori dal portone.
- passiamo dal retro! - disse Cesare anticipando di poco la sterzata che costrinse il cavallo di MIguel a girare intorno al palazzo e fermarsi davanti alla porta secondaria.
- muoviti! - urlò MIguel scendendo da cavallo e seguendo poi Cesare correre per le scale.
- se mia madre non mi trova a letto sono spacciato! - sentenziò Cesare buttandosi sul letto della sua stanza.
- Muoviti! - sussurrò Miguel veloce e in preda all'angoscia. Donna Vanozza stava salendo le scale ed, una volta arrivata alla stanza di Cesare, doveva trovarlo a letto, a nanna.
- lo stivale! - soffocò in gola Cesare dopo essersi tolto la giubba - lo stivale non esce! -
- dà qua! - esclamò Miguel serrando le mani attorno al polpaccio di Cesare e tirando.
- non esce! - ripetè Cesare in preda all'agitazione.
- tu spingo ed io tiro - organizzò MIguel nel modo più silenzioso possibile.
- arriva! arriva! - diffuse panico Cesare.
- Cesare non è il momento di ..-
- i calzoni .. se almeno i calzoni riesco a ..-
- no aspetta! non così ..-
Miguel si sentì il cuore in gola accorgendosi di avere saldamente posizionato una mano sul petto nudo di Cesare e ringraziò che il buio della stanza nascondesse il rossore delle sue guance.
TRovarsi così, proprio con Cesare, era strano.
- certo così e ..-


- TESORO!!!! SONO QUI!!! - urlò di colpo Donna Vanozza spalancando la porta della sontuosa camera del suo primogenito ed accendendo la luce.
- Cesare sono felice di ..- inizò Savio comparso dietro a Donna Vanozza prima che, come lei, si bloccasse davanti a quella scena un po' .. un po' .. un po' inaspettata.
MIguel mostrò le guance arrossate agli occhi scrutatori dei due ospiti, immaginando la scena che a loro si parava davanti agli occhi.
C'era Cesare disteso sul letto a petto nudo, senza camicia, con i calzoni slacciati e c'era lui, sudato dalla testa ai piedi per la ricerca di Cesare, sopra di lui con una mano sul suo polpaccio e una, che nella realtà voleva impedirgli di togliersi i calzoni, che sembrava intenta a slacciargli i bottoni dei calzoni.
- di vederti - concluse Savio a fatica che indossava una maglia che sul davanti aveva scritto "Broccoli Surgelato spa." e dietro " Savio's hot. Call me at 33333333333333333"
- Mamma! Savio io ..- balbettò Cesare.
- ecco .. ecco noi - rincarò MIguel.
- CESARE!!!!!! - urlò Donna Vanozza portandosi le mani alla bocca e strabuzzando gli occhi. - Cesare io .. io ..-  disse con voce roca non togliendo gli occhi dal figlio.
- Donna Vanozza sono sicuro ..- intervenì Savio - che .. che è tutto un ..-
- Cesare io .. io non potrei essere più FELICE!!!! - urlò Donna Vanozza scoppiando in un pianto isterico di gioia sotto lo sguardo sbigottito di tutti. O meglio non solo lo sguardo perchè Savio mise un piede storto sul povimento e capottò a terra, la palpebra di Cesare iniziò a muoversi velocemente e MIguel fu preso da una irrefrenabile voglia di scappare quasi come avesse sul serio commesso qualcosa di strano.
- Fe .. felice??? - ripetè Cesare mentre un ginocchio di MIguel gli iniziava ad informicolare una gamba.
- ho sempre .. ho sempre sognato ..- singhiozzò Donna Vanozza estraendo un candido fazzoletto di pizzo dalla tascha della gonna - ho sempre sognato avere un giovane sano, bello e colto come Miguel come genero!!! -
- Donna Vanozza noi non ..-
Fu in quel preciso momento che Cesare, messa da parte la paura per la madre, si accorse dell'agitazione di MIguel pre-esistente da prima che sua madre e Savio entrassero nella stanza. Quella situazione causata indirettamente da Angelo era stata la sua grande occasione! E sua madre era stata l'inaspettato strumento aggiuntivo per la conquista di MIguel!
- voi avete intenzione di adottare dei figli vero?? - chiese Donna Vanozza sradicando MIguel dal letto e cingendogli le spalle con una mano.
- io .. io - balbettò MIguel.
- vorrei tanto dei nipotini! - esclamò Donna Vanozza mentra anche Savio, ripresosi, esibiva uno sguardo soddisfatto. - a meno che tu MIguel non sia una donna! Ma vanno bene entrambe le cose! -
- ma .. ma .. Cesare dì qualcosa! - chiese aiuto MIguel avendo in cambio il silenzio del suo Signore.
- e poi per le nozze!!! IO avrei già qualche idea  .. vieni MIguel andiamo a parlarne davanti ad una bella tazza di the fumante. - 
Cesare guardò, non senza divetimento, MIguel rapito da sua madre. Fu in quel momento che MIguel lesse sulle labbra di Cesare quel suo particolare sorriso che indicava la soddisfazione per una scomessa quasi vinta e così capì.
La cena con Angelo, il bacio che gli aveva dato, il fatto che lo aveva accompagnato a casa ,senza chiederlo a lui, e quella sua mancata reazione davanti alle parole di Donna Vanozza facevano tutte parte di una scommessa, UNA SCOMMESSA  con LUI come protagonista. LUI. MIguel inarcò le soppracciglia. Cesare aveva scommesso su di lui o meglio su qualcosa che coinvolgeva entrambi.
- d'altronde potrei conquistarlo solo io - disse semi serio Cesare soddisfatto a Savio sentendosi già vincitore - nessun altro. - 
Dopo quella frase MIguel capì. Cesare aveva scommesso di riuscire a conquistarlo. Aveva fatto una scommessa con LUI come protagonista e con i SUOI sentimenti.
Si bloccò, suscitando uno sguardo curioso di Donna Vanozza a quella reazione, combattendo con la parte di sè che voleva urlare la sua indignazione a quel comportamente. "Era questa la felicità che volevi raggiungere Cesare?" urlò con sè stesso mentalmente MIguel "la felicità di una scommessa vinta?". Ma sapeva che Cesare non era tipo da ascoltare le parole "gridate", sapeva che vi era un altro modo molto più efficacie. MIguel sfoderò un sorriso, che ad occhi inesperti sarebbe sembrato meno tirato di quello che in realtà era,  respirando piano.
- Donna Vanozza a voi non si può proprio nascondere niente! - escalmò chinando appena il capo d'innanzi a lei. - ma temo che il fraintendimento sia causato dal fatto che Cesare non vi abbia ancora informato della novità. -
- FRaintendimento? novità? - domandò curiosa Donna Vanozza - cosa vuoi dire MIguel? -
- voglio dire che oggi io e Cesare  abbiamo conosciuto un nuovo ragazzo - iniziò MIguel scorgendo con la coda dell'occhio il sorriso di Cesare sparire progressivamente dalla sua bocca - ed ecco io mi sono innamorato di lui. -
Savio scorse attento il sottile scalpore che la notizia provocò in Cesare e quella lieve inflessione di MIguel nel dire "innamorato".
C'era qualcosa sotto e doveva essere qualcosa di grosso perchè MIguel utilizzasse quella che era la sua arma segreta, cioè l'astuzia. IL giovane Corella era indubbiamente un ragazzo astuto. Un ragazzo che se non avesse incrociato la strada di Cesare Borgia avrebbe potuto benissimo sgomitare, con successo, anche da solo nella società.
"Innamorato di Angelo?" ripetè mentalmente Cesare annusando la sconfitta. Ma non l'avrebbe permesso mai. MAI.
- ma MIguel! Cesare è uno stupendo ragazzo! Ti prego pensaci! - esclamò Donna Vanozza.
- Donna Vanozza, il thè, permettete che ve lo offra lo stesso vero? - domandò galante MIguel offrendo il braccio alla donna.
- ma certo ..- sussurrò lei sciogliendosi al giovane e fine spagnolo.
"uno a uno Cesare" si disse MIguel uscendo dalla stanza con a braccio Donna Vanozza " palla al centro.Ma la partita è appena iniziata."


(dedicato ad Aily :)
 

EXTRA 
"io e te"


Cesare si buttò la cartella sulla schiena mentre percorreva il viale isolato che collegava la scuola ad un quartiere di Tokyo. Le lezioni della giornata erano state lunghe e si erano protratte fino al tramonto di quell'afosa giornata di Giugno. 
Era stata un decisione veloce, quella che aveva portato la sua famiglia a trasferirsi a Tokyo lasciandosi dietro tutta una vita e dovendone, forzatamente, iniziare un'altra.
Suo padre era felice del trasferimento nella Capitale e delle sue alte frequentazioni che, da neo deputato, aveva. Sua madre si stava godendo i salotto buoni vantandosi dell'ennesima nuova cameriera. Sua sorella aveva trovato nuove amiche e suo fratello giocava divertito nel nuova grande giardino.
Solo lui non si era ancora ambientato, lui costretto ad andare in una scuola pubblica in attesa di entrare a Maggio nella rinomata scuola privata. E così senza amici, senza luoghi conosciuti e senza appigli si sentiva solo. Lui che nella sua vecchia scuola era il più bravo, il più bello e il più corteggiato si sentiva uno dei tanti.
- tu sei quello nuovo vero? -  gli chiese un energumeno comparso quasi per incanto d'innanzi a lui spalleggiato da due tipo tosti come lui.
- io sì. - ammise candidamente Cesare sapendo di portare addosso una divisa che non poteva smentirlo.
- novellino è? -
PUM!
Il forte pugno dell'energumeno lo fece cadere a terra senza avviso.
- ehi! - esclamò Cesare da terra massaggiandosi la guancia coninvolta. - ma che cavolo ..-
- sei tu quello ricco, il nuovo. - sentenziò uno dei due spalleggiatori - mi fai schifo! -
TAC!
L'energumeno soffocò il tentativo di Cesare di alzarsi arpionandogli una gamba e facendolo ricadere a terra.
- mi fai schifo! - ripetè l'energumeno mentre i due spalleggiatori presero Cesare per le braccia e lo incolarono al terreno. -schifo! schifo! - continuò alternando calci e pugni sul giovane in netta minoranza. E lo avrebbe fatto ancora per molto se un piccolo sasso non l'avesse colpito in mezzo alla fronte.
- ahi! - gridò l'energumeno alzando lo sguardo - ma che diavolo ..-
- Johnson non hai ancora perso il vizio di rompere le palle? - domandò svogliato un ragazzo appoggiato in modo informe al tronco di un albero.
- sei tu bastardo! - grugnì l'energumeno alzandosi in piedi di scatto e puntando minaccioso un dito contro l'alto ragazzo dai capelli neri. .- Corella! sei un maledetto! -
- e tu un buzzurro. - ribattè Corella facendo volare in aria due o tre volte un altro sasso lanciandolo dopo ancora sulla fronte di Johnson.
- come osi!!! - tuonò Johnson.
- come? - esclamò Corella - sai cosa vuole dire "buzzurro"? -
Johnson urlò prima di scagliarsi contro il moretto che, benchè difendendosi, incassò inerme fino a quando l'energumeno e i suoi due guardiaspalle non sentenziarono che era ora di lasciarli lì, lui e l'altro ragazzo, ansimanti e sanguinanti a terra .
Cesare fu il primo ad alzarsi riuscendo a guardare per la prima volta colui che l'aveva aiutato. Era un ragazzo di bell'aspetto, alto con i capelli neri come la pece che in quel momento erano intrisi di sangue. Lo riconobbe come uno studente della sua scuola, forse anche della sua classe.
- come .. come stai? - chiese Cesare trascinandosi a fatica verso l'altro.
- non sono intervenuto per difendere te! - esordì il moretto cercando di alzarsi ma invano.
- ora chiamo l'ambulanza e ..-
- non provarci. - lo interuppe secco guardandosi. Era ridotto male ma anche quel ragazzo castano non era messo meglio.
- ma ..- balbettò Cesare.
Corella si impegnò ad alzarsi e ci riuscì.
- saranno cazzi miei se non ci voglio andare! - sentenziò Corella tentando un passo dopo l'altro.
- è da incoscienti! - ribattè Cesare.
- ma vaffanculo. - lo liquidò Corella avendo già qualche difficoltà nel terzo passo consecutivo.
Cesare lo guardò. "Ma cosa vuole dimostrare?" si chiese tentato a lasciarlo lì, a trascinarsi così. Ma non lo fece.
- abiti lontano? - gli chiese aiutandolo a sorreggersi.
Corella lo guardò distendendo per un attimo lo sguardo truce.
- qui vicino - disse.
- ti accompagno. - comunicò Cesare riiniziando a percorre il vialone.
Passarono un dieci minuti buoni prima che Corella aprisse bocca.
- tu sei quello nuovo vero? -
- sì ma non rimarrò molto -
- Johnson è uno stupido buzzurro. E' stupido perchè riesce a fare qualcosa solo quando ha i suoi due tirapiedi accanto ed è buzzurro perchè io so tirare pugni molto più potenti. -
Cesare non riuscì a trattenere un fievole risolino.
- che c'è? Ti faccio ridere? -
- no no! - si affrettò a chiarire Cesare - è solo che è divertente il termine buzzurro. -
Corella si sorprese del bel sorriso del ragazzo.
- già - confermò sorridendo a sua volta - è divertente. -
- in che classe sei? - chiese Cesare.
- 7h -
- 7h? - ripetè Cesare sorpreso - come me! Ma non mi pare di averti visto ..-
- io non frequento molto - si giustificò il morettino.
- e i tuoi non si arrabbiano? - disse d'istinto Cesare.
Corella si incupì appena puntando gli occhi marroni lontano da loro.
- io sono orfano.- sussurrò. Era la prima volta che lo diceva così facilmente. Odiava quella parole forse più che la sua condizione in sè. Odiava ciò che quelle parole suscitavano nella gente. Ed odiava la compassione. Più di ogni altra cosa.
- ed io sono solo al  momento. -
Corella si bloccò. Guardò il ragazzo sbigottito e sorpreso. Non aveva detto un "mi dispiace" o un "poveretto" oppure un "che sfortuna". Aveva detto che "lui al momento era solo".
- c'è qualcosa che non va? - chiese Cesare davanti a quella reazione del ragazzo.
- perchè sei solo? -
Il moretto si pentì di aver fatto quella domando, come si dovevano essere pentiti tutti quelli che gli avevano chiesto "perchè sei orfano?". Ma se lui a quel " perchè sei orfano?" si era  sempre sentito punto nell'orgoglio, il ragazzo davanti a lui a quel "perchè sei solo?" si era aperto in un sorriso.
- al momento non ho amici, non ho una famiglia presente e non ho posti cari. Tutti, i miei genitori e mio fratello e mia sorella, si sono ambientati in questa nuova città tranne me. Ci si può sentire più soli? -
Corella si rinchiuse nei suoi pensieri avanzando piano con il ragazzo a fianco a sostenerlo. Proseguirono entrambi fino a quando un grosso palazzone grigio non si fece largo prepotente alla loro destra.
- io abito qui - comunicò Corella nascondendo un imbarazzo non suo.
- allora ci vediamo in classe. - disse Cesare, riempiendo uno spazio vuoro, e salutandolo con un gesto della mano.
- per ..- disse Corella con l'intento di non lasciarlo andare via - per colpa mia non sei al pronto soccorso. Se .. - continuò il ragazzo - se vuoi medicarti posso .. posso farlo io. -
Cesare si girò appena voltando lo sguardo dal vialone al moretto.
- potrei? -
- vieni. - lo invitò Corella aprendogli poco dopo un piccolo bilocale spoglio e cupo. Cesare si trovò ad elaborare un ingiusta paragone con la sua villa sfarzoso e ricca. Eppure .. eppure quelle due stanze gli davano una sensazione di pace.
- mi piacerebbe vivere da solo - disse Cesare appoggiando la borsa sul tavolo al centro della seconda stanza.
- io non vedo l'ora di diplomarmi per potere andare da qui. -
- sul serio? -
- vivere negli alloggi del liceo - comunicò Corella sedendosi sul suo letto dolorante - non è il massimo. -
- dov'è il disinfettante? Hai un bel taglio sulla fronte ..-
- guarda in quella credenza -
Cesare annuì trovando subito il disinfettante con il cotone ed apprestandosi a tamponare il taglio sulla testa del moretto.
- non mi hai ancora detto come ti chiami. - affermò il moretto strizzando un po' gli occhi per il pizzicore del disinfettante.
- Cesare e tu? -
- MIguel. -
- è un bel nome Miguel.-
- anche Cesare.-
- sarebbe stato meglio andare all'ospedale MIguel -
- all'ospedale chiamono i genitori perchè siamo minorenni - disse d'un fiato MIguel nascondendo la vergognia - io .. io non voglio disturbare il mio tutore. -
Cesare spostò appena i capelli bagnati di sangue dalla fronte di MIguel.
- non c'è problema - sussurrò Cesare troppo vicino alla bocca di MIguel perchè questo non vi ci appoggiasse la bocca. Cesare sentì la saliva del morettino bagnargli le labbra. Era strana quella situazione. Inaspettata. Si staccò da lui solo dopo qualche istante ricambiando uno sguardo tranquillo ma curioso.
- è .. è stato strano. -
- scusa ..- affermò MIguel interotto però da un movimento lento dell'altro. Cesare aprì appena la bocca invitandolo a baciarlo ancora  ma in modo più profondo. Loro si stavano (ma poteva esserci un loro?) baciando. MIguel si trovò costretto a chiudere gli occhi davanti quello che il suo corpo stava facendo ed esigendo. Quando finì quell'impeto Cesare sentì subito quella mancanza eppure .. eppure c'erano esigenze ben più urgenti.
- sanguini sai? ..- informò Cesare tamponandogli ancora la fronte.
- c'è abbastanza disinfettante? - chiese MIguel con ancora il gusto di Cesare in bocca.
- penso di sì -


MIguel si svegliò infastidito da una raggio di sole. Aprì gli occhi svogliato realizzando solo dopo un po' di essersi addormentato mentre Cesare gli disinfettava le ferite. A quel ricordò alzò la schiena di scatto trovando troppo presto l'oggetto della sua ricerca, Cesare infatti era seduto d'innanzi a lui su una delle vecchie poltrone della stanza.
- Cesare ..- sussurrò notando solo dopo la valigia del ragazzo - ma ..-
- ho chiesto al liceo di farmi vivere qui ed ho convinto i mei a farmici trasferire. Sapevi che è un bilocale per due? - chiese Cesare divertito.
- e chi ti dice che io ti voglia come coinquilino? -
- non ho portato niente ma ..- scandì Cesare mostrando due bottiglie di birra - ma ho queste! -
MIguel sorrisse impadronendosi di una della due bottiglie.
- e perchè mai? -
- che domande! - sbuffò Cesare facendosi poi dolce - ho trovato un posto caro! -
- un posto? - ripetè MIguel sorpreso ricevendo il corpo di Cesare addosso così da farlo cadere sul letto.
- e poi ho trovato te. -

 

 
Ciao!
MI scuso per l'abissale ritardo d'aggiornamento.
Ringrazio chiunque abbia letto l'inizio di questa storia.
Baci Eli

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Virtù 6 ***


Virtù sei
"L'inizio della battaglia!"

AVVISO A TUTTI GLI STUDENTI UNIVERSITARI

Oggi alle ore 9.00 del mattino inizierà l'annuale battaglia di

                                                                                "Cucina tu che ti fotto io!"  

Una dura e attesissima lotta, tra i vari gruppi dell'università che si fronteggeranno ai fornelli, con l'intento di creare il piatto più gustoso.
Tutto é concesso.
La giuria sarà formata eccezzionalmente da:

Donna Vanozza, famosa modella di broccoli.
Savio "the Hot", l'unico inimitabile gestore della linea erotica
Lorenzo "il Magnifico" De Medici, magnate della carne in scatola
Sua Eccellenza Riario, Presidente Assoindustria di PIsa (poi di seguito era segnato una spece di peperone che sembrava vagamente un cornetto napoletano.)

I gruppi iscritti:

Gruppo Fiorentino (Sua Santità Giovanni De Medici, Draghignazzo, Roberto ed Angelo)
Gruppo Francese (Henry, Jacob, Harry e Philippe)
Gruppo Napoletano ( Gennaro, Santino, Totò e Cornelio il Napoletano)
Gruppo Spagnolo ( Cesare Borgia, Francesco, Miguel Corella e un toro - sì proprio un toro avete capito bene! -)

Premierà i vincitori che entro le 12.00 prepareranno il piatto più gustoso il Magnifico Rettore!

Vi aspettiamo numerosi!!!
                                                                        

IL Rettore

Si ringrazia l'Assoindustria di PIsa per la fornitura dei materiali e delle cibarie.
 

- ragazzi!!! tutti pronti? - urlò il Rettore al centro dei quattro grandi tavoli da cucina situati al centro del cortile.
- cosa sarebbe la storia del toro? - chiese MIguel mentre altri due ragazzi gli stavano legando alla vita un grambiule da cucina con i fronzoli rosa. NOn era passato molto tempo da quando si era alzato .. o meglio anche da quando si era addormentato.
- il toro è la nostra arma segreta! - esclamò sicuro Cesare osservando attorno l'anello di curiosi che si era creato.
- e  .. e perchè io ho il grembiule con i fronzoli rosa? - domandò ancora MIguel imbarazzato di trovarsi lì, vestito così e con un toro irritato a pochi metri.  
- mi sembra che il tuo fan club abbia approvato. - disse stizzito Cesare indicando una gruppo di una dozzina di ragazze che sorreggevano un cartellone con scritto "Miguel, ti vorremmo cucinare tutti i giorni!".
Miguel guardò un secondo le ragazze prima di salutarle con una gesto della mano e provocando un N° numero di svenimenti simultanei.
- e ciò cosa vule dire? - chiese MIguel trovando un rapido sbuffo di Cesare prima che, quest'ultimo, parlasse a Francesco su qualcosa inerente il toro. "Sono io che dovrei arvercela con te!" sentenziò MIguel prima di allacciarsi meglio il grembiule. Era una cosa assurda quella gara, come era assurdo avere un toro come compagno.
- allora è deciso! Facciamo la Paella! -
- ma ..- balbettò Miguel ..
- io e Francesco abbiamo deciso. - comunicò Cesare allontandosi deciso verso il Rettore che faceva da giudice.
"L'hai voluta tu questa battaglia!" sbuffò MIguel " ed ora pensi di vendicarti così?". Lo pensò portando lo sguardo sul grintoso toro che incuteva timore a pochi metri dal loro tavolo e, dietro al quale, si era creato un  piccolo vuoto.
- un toro ..- sussurrò MIguel sistemandosi i capelli -  che ce ne facciamo di un toro? -
- MIguel c'è qualcosa che non va? - gli domandò Francesco avvicinandosi e sistemandogli meglio il grembiule sul petto. MIguel sorrise appena davanti a quello che era stato il suo più caro maestro e , benchè sapesse che poteva leggergli benissimo in faccia ciò che stava pensando, decise di mentirgli.
- benissimo. Vinceremo sicuramente la sfida se è questo quello che Cesare vuole.-
- e tu? cosa vuoi? - ribattè Francesco.
" Farla pagare a Cesare !" pensò MIguel.
- quello che vuole Cesare lo voglio anch'io -
Francesco, vedendo tornare Cesare, lasciò credere a MIguel di averla passata liscia.
- tu MIguel ti occuperai del toro. -
- del toro? Io? - escalmò MIguel guardando di sbieco quel toro nero attaccato ad una colonna. C'era qualcosa che non era funzionato da subito tra lui e quel toro. E lo sguardo in cagnesco reciproco dei due non aiutava la situazione.
- sai cucinare? - domandò secco il giovane Borgia.
- no ..-
- e allora mentre tu penserai al toro io e Francesco cucineremo la Paella. -
- ma l'utilità del toro? - esclamò Miguel con tono ardito.
- sopprimere qualunque idea di sabotaggio nei nostri confronti! NOn dirmi che non ti ricordi che Henry e il gruppo francese aspettano di vendicarsi? - gli rinfacciò Cesare compiaciuto dall'espressione accigliata della guardia del corpo. "Così ti piace Angelo è?" pensò il giovane Borgia sorridendo appena " bene bene bene .. prima mi prendo Angelo e poi te lo faccio vedere  io chi è Cesare Borgia!".
- e tu vorresti difenderti con un toro? - ribattè MIguel sbalardito. "Non solo Angelo sarà mio" pensò a sua volta il giovane spagnolo "ma ti pentirai di volermi utilizzarre come uno straccio vecchio!".
- molto meglio di certe "ombre" - sentenziò Cesare accigliato. - sicuramente più ubbidiente -
-  non sapevo avessi imparato il linguaggio di tori. -
- certe persone sono peggio dei tori -
- su questo concordo in pieno e ..-
- MIGUEL! - urlò d'un tratto Francesco intromettendosi in quella disputa e suscitando un certo scalpore tra i presenti. - ti devo ricordare cosa ci fai TU qui? -
Miguel strabuzzò appena gli occhi ritornando ad una realtà appena dimenticata. Si impose di riprendere la consueta calma e portando gli occhi su Cesare vi chinò d'innazi il capo e inclinò un po' la schiena.
- Desculpe - sussurrò - Senior. - (mi scusi Signore. ndr)
- c'è qualcosa che non va? - si intromise Savio avendo notato un po' di caos attorno al tavolo spagnolo.
- no nulla - dichiarò Francesco mettendo una mano sulla spalla di MIguel e tirandolo a sè. -  MIguel stava appunto per andare a fare un giro prima di iniziare a cucinare! - aggiunse il maestro.
-  lo accompagno io allora! - si propose Savio.
"Già io sono solo una guardia del corpo di Cesare" si disse MIguel mentre con Savio, di fianco, si allontanava dal tavolo e dal toro.
- stai facendo un buon lavoro qui MIguel ..- esordì Savio che, quel giorno, portava una nuova maglietta con scritto davanti "un Broccolo al giorno leva il medico di torno" e dietro "la notte è più calda da soli, ma più Hot con SavioHotLine". - so che per te non deve essere facile stare qui a Pisa e tenere sott'occhio Cesare ogni secondo.-
- non è tanto quello ..- sussurrò MIguel, " è dover fingere di essere suo amico che è difficile." Il suo stesso pensiero si fermò su quel "Fingere". - è che l'Università è un pacco ..-
Savio sorrise divertito.
- Messer Rodrigo ha la massima fiducia in te lo sai vero? -
- sì - confermò MIguel.
- approposito - continuò Savio - ancora nessuna notizia sull'identità dell'attentatore? -
MIguel incupì appena il volto e per un attimo l'aver privilegiato il suo orgoglio alla vita del suo Signore lo fece sentire a disagio.
- nulla - affermò secco - ma stiamo ancora investigando. -
- allora mi raccomando procedete con cura -
- sì - confermò MIguel mentre lui e Savio erano giunti ad un androne del cortile successivo a quello della gara - informa pure Messer Rodrigo che non ce lo lasceremo scappare di certo -
Savio annuì staccandosi appena dal ragazzo per poi però bloccarsi e girarsi a guardarlo.
- approposito .. tutto bene tra te e Cesare? -
MIguel annuì e ringraziò Dio perchè quel gesto aveva soddisfatto, come risposta, Savio. Aveva perso la pazienza, quella mattina con Cesare aveva perso la pazienza e questo non doveva accadere. D'altronde Cesare era l'unica persona sulla faccia della terra che riuscisse ad irritarlo o magari .. magari ad irritarlo non era tanto il comportamentlo di Cesare ma .. ma quella distanza che vi era tra loro. La distanza tra un padrone e il suo servitore. Pisa aveva solo fatto male al rapporto tra loro. Quell'atteggiarsi, imposto, ad amico lo aveva portato a prendersi un po' troppe libertà e a dimenticare il suo compito. MIguel tornò lentamente verso il cortile della gara sapendo di dover per tre ore cercare di accudire un toro. "Ma" pensò riassumendo un'espressione lievemente tesa " Angelo era al di fuori di tutti quei giochi." Coinvolgendo lui non avrebbe recato danno al suo compito. Quindi nulla gli vietava di battere Cesare almeno su quel campo facendogli, almeno un po', notare che a lui teneva.

- MIguel Corella - susurrò un uomo dal saio bianco e dal cappuccio nero, appoggiato alla balaustra del secondo piano del cortile, mentre una piccola folla accoglieva, al di sotto, l'arrivo dell'ultimo "assaggiatore" ovvero Lorenzo De Medici.
- la guardia del corpo dall'infanzia di Cesare Borgia. L'ostacolo più difficile da superare per arrivare al suo Signore.- proseguì scutando Miguel che tornava al tavolo spagnolo e che contemplava Cesare parlare liberamente con un ragazzo del gruppo fiorentino. - ma .. ma potrebbe esserci una strada. - finì l'uomo segnando sul suo quaderno, con una piuma d'oca, il nome di Angelo Da Canossa tra quelli di MIguel Corella e Cesare Borgia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Virtù 7 ***


Virtù Sette
"il disastro spagnolo"


- la paella? - chiese Angelo sentendo per la prima volta quella parola e guardando Roberto mescolare la carne in cottura che avrebbe permesso al gruppo fiorentino di cimentarsi nella famosa "Ribollita".
- è un piatto spagnolo composto da riso e verdure o carne. -
- r..i..s..o..- scandì superiore Draghignazzo controllando la cottura della carne - come possa un piatto così ROZZO competere con il nostro non me lo spiego. Per non parlare poi degli altri .. il gruppo francese cucina una spece di roba con la verdura "Rataoutui" la chiamano o qualcosa del genere mentre i napoletani si cimentano in una cosa che non vorrei per nulla mangiare, la chiamano ..- Drghignazzo si fermò un attimo ripensando a quello strano nome - PIZZA, sì, proprio pizza. Non avrà mai successo.-
Angelo sorrise, compiacendo il fiorentino, anche se il suo istinto l'aveva portato a posare lo sguardo su MIguel che, abbastanza deciso, si stava avvicinando al tavolo spagnolo dove un concentrato Cesare si stava impegnado a tagliare la carne mentre Francesco mescolava il riso. Li guardò e li invidiò. Cesare e MIguel. Quei due in silenzio e lontano da lui gli comunicavano molto di più che Draghignazzo con le sue punzecchiature e Sua Eccellenza Giovanni con i suoi svenimenti.   
- c'è Lorenzo De Medici!! - urlò qualcuno catapultando gli occhi di Angelo su un alto uomo dal naso aquilino e i lineamenti duri. Già, non c'era dubbio, era proprio Lorenzo De Medici il suo benefattore. Talmente diverso da Giovanni da non sembrare tra loro parenti e .. e famoso collezionista di romanzi rosa o meglio dei romanzi rosa che scriveva lui.
- è qui come giudice della gara. - sussurrò Roberto nell'orecchio di Angelo mentre i due vedevano Giovanni salutare il padre prima che questi si accomodasse nel tavolo dei giudici e, baciandole la mano, salutasse Vannozza - ma penso che presenti anche il suo ultimo romanzo dal titolo "Cuori di Manzo". -
Angelo annuì notando che, sul tavolo, venivano appoggiate svariate copie di un romanzo dalla copertina Fucsia.
- il mio ultimo romanzo - sentì dire da Lorenzo con quella sua voce possente - "Cuori di Manzo". Parla di due giovani innamorati che non possono sposarsi perchè un bue ha bloccato l'entrata della chiesa, ma poi si scopre che il bue era stato pagato da un ..-
Un sottile stridio echeggiò nel cortile.
- è .. è ..- balbettò Vannozza, autrice dello stridio, mentre Savio le passava un fazzoletto "SavioHot" per asciugare la lacrime - è .. è tristissimo! -
Lorenzo si specchiò nella propria gloria.
- il mio Editor voleva chiamarlo "Promessi Sposi" ma io ho preferito "Cuori di Manzo"-
- hai ..- singhiozzò Vannozza commossa - hai fatto bene Lorenzo. Sarà sicuramente un Best Seller. -
- mia madre - sbuffò Cesare che stava tagliando ancora la carne - davanti ad uno storia d'amore si scioglie, non ti pare Francesco che .. -
Cesare si bloccò contemplando la reazione del Maestro.
- è .. è ..- balbettò Francesco che, avendo ascoltato la trama del libro, si stava asciugando le lacrime - è tristissimo! -
- comunque - proseguì Lorenzo, galvanizzato, con quel suo voce maschia - è meno triste del mio precedente romanzo " Stufato d'amore" dove un giovane principe deve lasciare la sua amata perchè suo padre lo ha promesso in sposo ad una mucca. -
Questa volta gli stridii furono tre, a Vannozza e Francesco si aggiunse, sotto lo sguardo sbalordito di MIguel, un commosso Cesare.
- perchè?- domandò Cesare, singhiozzante, a Francesco appoggiandosi al suo braccio - perchè la vita è così crudele? -
- povero .. povero Principe!! - affermò Francesco soffiandosi il naso.
MIguel, che nonostante ne avesse viste di tutti i colori si era per un attimo sorpreso, superò l'angolo del pianto collettivo e si recò a fianco del toro.
- come fa a scrivere romanzi rosa un uomo come Lorenzo De Medici io proprio non me lo spiego - affermò sedendosi a terra e dando un'occhiata al nome del toro che Cesare aveva fatto portare lì - vero Agilberto? -
Fu un attimo. Il toro, come impazzito d'improvviso, diede un secco strattone alla corda che lo teneva legato così da trovarsi libero in un cortile zeppo di persone.

- AAAAAAAAIIIIIIIIIIIIIIIIUUUUUUUUUUUTTTTTTTTTTTOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! - urlò qualcuno diffondendo il panico generale - ILLL TORO!!! IILLLL TTTOOORROOO!!!!!! -

E così fu il disastro.
Giovanni svenne costringendo Angelo DRaghignazzo ( che tra l'altro scivolò e zuccò la testa contro una colonna) e Roberto a trasportarlo, a fatica e col panico, via dal cortile.
Henry, preso il coltello con cui stava affettando le verdure, affrontò coraggiosamente il toro ma sbagliò clamorosamente bersaglio colpendo ad una gamba il Rettore.
Lorenzo de Medici agguantò sei copie del suo romanzo prima di darsela a gambe.
Francesco si pose a difesa di Cesare nonostante il toro non degnasse entrambi.
Donna Vannozza prese per la maglia un Savio paralizzato dal terrore e con lui si nascose sotto il tavolo della giuria.
Il tutto mentre MIguel osservava attonito Agilberto incornare un po' tutto quello che si muoveva nel cortile.
- Agilberto III di Toledo! - gridò d'improvviso un giovane ragazzo vestito alla spagnola sbucato dal nulla - Agilberto III di Toledo!! - ripetè avendo questa volta in cambio l'attenzione del toro che, d'improvviso come si era agitato, d'improvviso si calmò.
- Ramiro - sussurrò MIguel ancora seduto a terra.
- MIguel non dirmi che non ti hanno avvisato che Agilberto III di Toledo è un toro di nobili origini  e se non viene chiamato Agilberto III di Toleto di incazza. -
MIguel rimase in forse per qualche secondo se prendere sul serio le parole di Ramiro o pensare che scherzasse, ma poi , sapendo che Ramiro non era tipo da scherzare di frequente lo prese sul serio.
-  un toro di nobili origini? Ma che minchiata è mai ques ..-
Lo sguardo truce del toro bloccò le parole di MIguel.
- ok ok - si lasciò scappare il giovane Corella dando un'occhiata al cortile e poi scrutando la faccia severa di Ramiro - non è che mi dai una mano a pulire è? -          


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Virtù 8 ***



Virtù otto
"Il bacio fraterno"


"... Olga chiuse gli occhi mentre Romualdo le prendeva le mani. Erano passati ormai mesi da quando il bue, pagato dal Conte Porcino, si era anteposto tra loro e la porta della chiesa .
- Olga finalmente, finalmente io e te ..-
Olga non lasciò finire di parlare Romualdo.
- noi finalmente ..- disse guardandolo con occhi languidi - finalmente nessun bue sarà più tra noi.-"

SIGh SIGh SIGh

Savio si asciugò le lacrime staccando gli occhi dal libro "Cuori di Manzo" di Messe Lorenzo De Medici. Come poteva un uomo talmente importante, imprenditore del ramo della carne in scatola, scrivere romanzi rosa talmente belli?
Sospirò, il braccio destro di Messer Rodrigo Borgia , guardandosi attorno mentre da un lato del cortile veniva proclamato il vincitore della gara, i napoletani con la loro "pizza",  e dall'altro Miguel con Ramiro stavano sistemando il cortile.

- spiegami perchè ..- domandò Ramiro, con la solita aria distaccata, mentre con uno strofinaccio stava togliendo un macchia di sugo da una lastra di porfido - perchè io ti sto dando una mano per un casino provocato da te? -
MIguel spostò lo sguardo da una colonna, dalla quale cercava di mascherare un'incornata di Agilberto che aveva provocato un profondo buco, a Ramiro corrucciando un po' la fronte.
- perchè ..- spiegò il moretto - perchè sei in debito con me! Vuoi che ti ricordi di quando, grazie a me, Messer Rodrigo non si è accorto che avevi butatto via i Broccoli che c'erano per cena??? -
Ramiro De Lorca, ragazzino con una marea di capelli castani e dritti, smilzo ma elegante, con un sguardo vacuo ma presente in quegli occhi azzurro ghiaccio, della stessa età di MIguel e Cesare ma che ne dimostrava meno, alzò appena la spalla non ribattendo alle parole di MIguel.
- ma temo che anche in due - comunicò MIguel sedendosi sconsolato sul pavimento - non finiremo prima di sera.-
- MIguel ..- lo chiamò Ramiro catturando la sua attenzione e indicandogli un qualcosa dietro di lui. MIguel si girò con una rapidità che il momento non richiedeva e fu quasi sorpreso di trovarsi davanti non un nemico ma semplicemente un "Angelo".
- Messer MIguel - lo salutò ANgelo.
- Angelo! - ricambiò MIguel lascindosi andare in un sorriso e alzandosi in piedi.
- come va qui? -
- abbastanza bene, Ramiro mi sta dando una mano.- MIguel fermò le parole - Ma tu non conosci Ramiro! - disse indicando il giovane castano - Quello è Ramiro un mio amico di infanzia.-
Angelo incrociò lo sguardo indagatore dell'altro spagnolo che poi tornò a pulire il porfido.
- e tu? - domandò MIguel - cosa fai qui? Voi del gruppo fiorentino non siete già tornati ai vostri alloggi? -
Angelo arrossì di botto abbassando appena gli occhi.
- ecco .. ecco mi chiedevo se ..- Angelo respirò profondamente - mi chiedevo se .. se potevo darvi una mano. -
MIguel dilatò appena le pupille tornando poi alla normalità.
- non è necessario. -
- io vorrei .. vorrei proprio aiutarvi invece. - insistette Angelo e  MIguel pensò che tutto sommato poteva essergli utile non solo per finire prima ma anche per vincere quella famosa sfida con Cesare.
- va bene - consentì MIguel indicandogli poi un parte di portico dove sia lui che Ramiro non avevano ancora pulito - inizia pure da là -
La felicità che lesse sul volto di Angelo consentì all'espressione del moretto di distendersi un po', magari avrebbero finito prima di sera.

  

- finito!!!! - esclamò MIguel all'inbrunire contemplando il luccichio del cortile pulito inondargli gli occhi.
- è meglio di prima. - aggiunse Angelo togliendosi il sudore dalla fronte mentre Ramiro non accennò a nessun commento. 
- avete fatto un buon lavoro ragazzi - intervenne Savio che aveva appena finito di premiare i napoletani. - posso offrirvi la cena? -
- anche a me Messer? -
Savio osservò il giovane biondino divertito.
- certo che sì. MIguel, Ramiro venite voi vero? -
Savio registrò il sì di MIguel e il colpo di spalla di Ramiro che, come al solito, equivaleva ad un sì e ben presto si trovò, con i ragazzi al fianco, a percorrere le strette vie di PIsa.
- così sei il figlio del famoso piastrellista di Firenze incollato ad una piastrella? -
- già Messere - confermò Angelo.
- ma dai! - esclamò Savio - credevo fosse una leggenda! -
- sono gli inconvegnenti del mestiere -
- non me ne parlare ..- continuò Savio - Messer Borgia ha avuto un mare di problemi ultimamenti, tra il dipendente che per poco non si ingozza con un broccolo e il dipendente che è scivolato su un broccolo scongelato e si è rotto una gambe,  per gli inconvegnenti del mestiere. -
- il broccolo può essere un arma letale - aggiunse MIguel salutando una ragazza che camminava per strada e che, incantata, sbattè contro un muro.
- già - confermò Savio - in molti lo sottovalutano.-
- entriamo qui? - chiese Ramiro indicando una locanda su quella strada.
- va bene - annuì MIguel entrando con gli altri nella locanda e ordinando ben presto cibo e vino.
- ho sete - ammise lapidario Ramiro tornando poi a scrutare il biondino. Era indubbiamente un ragazzo interessante.
- e il tuo lavoro come va Savio? - domandò MIguel.
- abbastanza bene anche se sono un po' a corto di personale -
- sul serio? -
- già. Le richieste del servizio sono aumentate e poi adesso tutti vogliono la voce giovane innocente e ..-
- Angelo! - esclamò MIguel indicando il biondino. - sarebbe perfetto. -
- io cosa??? -
- potrebbe essere ..-  disse Savio trovando l'idea di MIguel realizzabile - non è che hai bisogno di qualche soldo extra è Angelo? -
- be sì ma ..-
- Savio gestisce una linea telefonica Erotica.- comunicò schietto Ramiro sottolinenando quel "EROTICA" e godendo del profondo rossore di cui si colorò la faccia di Angelo.
- una li .. linea Erot... tica? -
- è meno pesante di quello che ha detto Ramiro ..- intervenne Savio.
- io penso saresti perfetto. - confermò MIguel.
- ma .. ma io ..- balbettò Angelo.
- guarda dovresti solo dire parole come "sì" .. "piace anche a me" .. " te lo farei anch'io" e cose del genere ..-
Angelo guardò Savio parallizzato.
- e poi la paga è buona.Ti dò un fiorino al giorno e le ore di lavoro sono dalle 13.00 alle 15.00 e dalle 19.00 alle 21.00.-
"un fiorino?" si disse Angelo, erano una marea di soldi.
- è veramente facile sai? Io ho sostituito un giorno Savio ed è stato divertente - rese noto MIguel.
-  facciamo una prova .. MIguel fingi una telefonata ad Angelo. -
- be vediamo ..- disse MIguel - potrebbero chiamarti e dirti ..

- Cosa indossi? -
Angelo deglutì imbarazzatissimo.
- io .. io sono .. sono vestito. -
- spogliati. -
Angelo chiuse gli occhi.
- per .. perchè? - domandò il biondino.
- perchè ti voglio nudo. - disse schietto MIguel fissandolo.
- ma io .. io ..-
- non dirmi che sei già eccitato? -
- no .. no io ..- balbettò Angelo sentendosi qualcosa opprimergli i polmoni.

- è perfetto!! - si intromise Savio - il ragazzino dolce ed innocente che cercavo!! -
- ma ..-
- domani ti faccio abilitare il numero di cellulare al servizio. Ti assumo con il contratto di Stage così poi quando vuoi puoi decidere di licenziarti. Perfetto! Perfetto! Per i primi giorni sarà MIguel ad aiutarti.-
-certo - confermò il moretto.
- ed in più ti faccio avere la maglietta con scritto "Hot Savio" e il cappellino. -
- la maglietta è stupenda. -
- meglio il cappellino. - contradisse MIguel Ramiro.
- vado .. vado un attimo fuori a prendere una boccata d'aria! - esclamò Angelo di botto alzandosi ed uscendo velocemente dalla stanza. Era l'unica soluzione, quella di prendere una boccata d'aria, per far passare l'improvvisa caldana che gli aveva invaso il corpo. Infatti, appena uscito, respirò a fondo, sentendo il cuore iniziare a regolare il battito.
- tutto bene? - gli chiese MIguel che, vedendo il biondino scappare così velocemente, si era anche un po' preoccupato.
- sì sì - confermò Angelo.
- se non vuoi lavorare per Savio non ci sono problemi - lo tranquillizzò appoggiandosi al muro di una casa che costeggiava la via ormai buia.
- no, non è per quello .. è solo che ..-
Angelo bloccò le parole impedendo alle sue "emozioni" di prendere ancora una volta il sopravvento. Non era stato il fatto del lavoro di per sè a farlo arrossire, o almeno lo era stato ma in minima parte, ma  .. ma era stato, ed era abbastanza difficile da ammettere, il tono di Miguel mentre fingeva quella telefonata a farlo trasalire.
- magari pensi che stessi scherzando ..- sussurrò MIguel avvicinandosi a lui così tanto che Angelo riuscì a percepire il suo fiato sulla pelle.
- finzione .. era solo finzione e ..-
MIguel, che fino a quel momento aveva dettato ordini ben precisi al suo cervello, dimenticò di colpo la sfida di Cesare lasciandosi rubare gli occhi dai capelli biondi del ragazzo e dai suoi lineamenti talmente fini da sembrare scolpiti su un marmo bianco e puro.
Cos'era che l'aveva spinto ad avvicinarsi così tanto al viso di Angelo?
Magari era solo quell'innocenza, quell'innocenza che mancava a lui ormai da un bel pezzo.
Magari era solo l'indubbia bellezza quasi irreale di quel ragazzo.
Magari era .. era solo ..
MIguel si svegliò di colpo nel momento in cui le sue labbra toccarono appena quelle di Angelo, nel momento in cui la figura di Cesare si intromise prepotentemente nella sua mente.
E d'improvviso, quasi percorso da una scossa, si ritrasse lasciando che Angelo riscontrasse un attimo di incertezza della guardia del corpo personale di Cesare Borgia.
- Angelo - irruppe calmo Ramiro, trovandoli già lontani uno dall'altro, verso il biondino - Savio vorrebbe parlarti un attimo -
- Arrivo! - rispose Angelo rientrando nel ristorante senza però cercare prima uno sguardo di MIguel, uno sguardo che non trovò.
Si ritrovarono così, MIguel e Ramiro, da soli. Uno, rivendicando un sangue freddo che in quel momento non aveva, e l'altro, mascherando una scena che avrebbe finto di non aver visto.
- cos'è? - chiese secco il castano - un nuovo gioco tra te e Cesare? Non che me ne importi di quel ragazzo ma ..-      
- e se anche fosse? - lo interruppe altrettando duro Miguel passandosi una nocca sul labbro inferiore umido.
- è un gioco stupido - disse avvicinandosi all'amico - e non è bene che tu tenti di vincerlo. -
- perchè? - tuonò MIguel alzando la voce e forse tentando di buttare fuori l'agitazione per ciò che era successo - perchè lui è il mio Signore? -
- esatto - confermò Ramiro - Cesare è Cesare. Noi siamo solo suoi servitori. -
MIguel respirò a fondo.
- non c'è uguaglianza a questo mondo. Dovresti saperlo no? -
MIguel buttò lo sguardo a terra sentendo quella parolo. Uguaglianza! Se solo lui .. se solo lui avesse potuto ..
- e non c'è rapporto tra un servo e il suo signore. -
Ramiro lo guardò e sbuffò appena.
- ma intanto è inutile che te lo dica .. farai di testa tua come sempre è? -
Fu quando gli occhi di MIguel si rituffarono in quelli, per la prima volta, addolciti di Ramiro che il morettino buttò via i brutti pensieri. Ramiro sapeva essere duro, secco e menefregista ma con lui , con Miguel Corella, riusciva ad essere anche qualcos'altro.
- rincorri il sogno di libertà - sussurrò Ramiro baciandolo sulla guancia come avrebbe fatto una fratello con il proprio sangue - anche per me. Anche se ..-
Il castano si allontanò calmo per poi dare uno sguardo al cielo ormai stellato.
- anche se ..- proseguì Ramiro - se il tuo sogno si chiama Cesare Borgia colui che ti ..- Ramiro spospirò correggendosi appena -  .. e ci condurrà alla rovina con lui.-
 
 


EXTRA

io e Vannozza

DRIN DRIN DRIN

- Pronto? -
-TESORO!!!!!!!! - urlò una Vannozza con tono commosso e singhiozzante.
- amore! sei tu? è successo qualcosa? -
Rodrigo Borgia sentì la moglie scoppiare a piangere dall'altro lato della cornetta.
- no .. no .. tu .. tu  piuttosto - babettò - dove sei? -
- io sono al Colosseo per quell'iniziativa "Con un broccolo accanto il mondo è migliore". Sai .. quell'iniziativa sociale che mi ha dato da scontare il giudice civile per la storia del broccolo avariato. Sono ore che vestito da broccolo faccio foto con dei turisti tedeschi che mi scambiano per un reperto romano!!! - si lamentò Rodrigo.
- non hai incontrato un bue vero? - chiese Vannozza titubante.
- un bue? perchè dovrei aver incontrato un bue? -
- non un bue qualsiasi!! - lo corresse Vannozza - ma il bue che ha impedito ad Olga e Romualdo di sposarsi!! -
Rodrigo aspettò a  ribattere.
- ma Olga e Romualdo chi sono? I nostri vicini? - damandò confuso - e cosa c'entra il bue? -
Vannozza si trattenne appena e poi scoppiò a piangere.
- ecco!!! con te non si può parlare !!! io sono preoccupata per te e tu .. tu ..-
- tesoro io ..-
- tu non mi ascolti!!! -
Rodrigo allontanò per un secondo il telefono temendo che una pioggia di lacrime lo investissero.
- ma tesoro ..-
- mentre tu sei lì a divertirti io penso a noi .. e tu .. tu ..-
- hai ragione Tesoro - tagliò corto Rodrigo - hai totalmente ragione sono un insensibile! Farò fucilare quel bue e farò in modo che Olga e Romualdo ci invitino al loro banchetto di nozze. -
- sul serio? - domandò una rinvigorita Vannozza.
- sì Tesoro. Solo per te.-
- ti amo Rodrigo! - affermò solare e sicura Vannozza.
- anch'io Tesoro! - ribattè lui prima di chiudere la chiamata.

- cosa voleva tua moglie? - gli chiese Giuliano della Rovere con il quale Rodrigo stava giocando a carte nella sede dell'Assoindustria Romana.
- se devo essere sincero ..- affermò Rodrigo scegliendo la  carta da giocare - non l'ho capito. -



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** virtù nove ***


Virtù Nove

 

"il San Valentino di Cesare"

 

Francesco respirò a fondo, femandosi dopo aver girato attorno all'oggetto della sua attenzione, e incrociò le braccia. Ramiro, accanto a lui, conservava l'espressione apatica di sempre.

- io non riesco a capire ..- sbuffò Francesco - non riesco a capire cosa sia.-  ammise sconsolato non togliendo gli occhi da quell'enorme aglomerato di qualcosa che, quella mattina, era comparso nell'atrio del palazzo dove risiedeva Cesare Borgia.

- che sia un nuovo spot pubblicitario dei broccoli? - propose Ramiro.

- dovrebbe essere verde no? Invece è marrone ..-

- questo è vero. - si corresse Ramiro.

- che sia ..-

- e questo ..- si sentì echeggiare nel salone - questo è un affresco di pochi decenni fa! -

Francesco e Ramiro portarono lo sguardo sulle due figure che erano appena entrate nella stanza. Una, Cesare, era finemente avvolto in un abito di seta indiana, e l'altro, un uomo castano e dall'aria curata vestito palesemente alla francese, lo ascoltava interessato.

- Messer Cesare - lo salutò Ramiro seguito da un cenno di Francesco.

- Ramiro! Francesco! - rispose un pimpante Cesare - permettetemi di presentarvi Leonardo Da Vinci, il creatore di questa meraviglia! -  

Fu quando Cesare indicò l'aglomerato marrone che Francesco iniziò a capire qualcosa.

- è una scultura? - chiese.

- è un'opera d'arte!!! - lo corresse Cesare avvicinandosi all'aglomerato marrone e contemplandolo estasiato.

- l'ho chiamata "la chance de le cor". - intervenne Leonardo con quella leggera "r" trascinata che provocò un'irriverente risatina di Ramiro.

- "le chance de le cor"! - ripetè estasiato Cesare.

Francesco deglutì convinto di rischiare molto nel chiedere quello che la sua mente stava elaborando.

- è .. è un cuore quello? -

- di cioccolato! - aggiunse un Cesare sempre più felice - un enorme cuore di cioccolato!!! -

Francesco faticò ad individuare in quel "robo" un cuore ma lo confortò sapere che era di cioccolato e non d'altro ...

- magnific!! - esclamò Leonardo incrociando le braccia al petto - stupendò!! -

Ramiro perse il ragionamento su quello "stupendò" che aveva uno strano accento sulla "o".

- non so come ringraziarti Leonardo! Sei un genio! -

- nò .. nò .. Messer Cesarè .. è un piacerè.-

- sapevo che un nome segnalatomi da Messer Lorenzo De Medici non poteva deludermi.-

- siete troppo buono Messer - disse Leonardo con falsa modestia - benchè le operè che ho fattò per Messer De Medicì sono veri capolavorì! -

Cesare annuì portando poi ancora lo sguardo sul suo capolavoro notando, solo con la coda dell'occhio, che MIguel era appena entrato nel salone.

- l'unico problema adesso è trasportarlo a casa di Angelo - il giovane Borgia sottolineò quell'ultimo nome - ma credo che MIguel e Ramiro possano trasportarlo con facilità. -

"trasportare quella roba?" si chiese Ramiro mentre MIguel osservava per la prima volta quel .. quel .. non sapeva bene come descriverlo .. quel masso marrone informe.

- tu che dici che sembra quell'opera d'arte? - gli chiese sottovoce Ramiro.

- non è un masso? - ribattè sorpreso Miguel.

- a me sembra un pezzo di legno. - disse Ramiro.

- voglio che il mio regalo per Angelo di San Valentino arrivi il prima possibile. - comunicò Cesare prima di accompagnare, soddisfatto, Leonardo in un'altra stanza, badando bene che Miguel e Ramiro recepissero il suo volere.

- io .. - sussurrò Ramiro a Miguel - io mi offenderei se ricevessi quel robo. - ma MIguel stava valutando attentamente quella mossa di Cesare alla luce della loro sfida.

" la metti così allora?" si disse.

- ne mangiamo un pezzo? -

Miguel uscì veloce dai suoi pensieri e guardò sbigottito l'amico.

- intanto chi vuoi che se ne accorga? -

Il giovane morettino si fece assecondare dall'idea.  Sorrise divertito estraendo lo stiletto che aveva alla vita.

- non è un brutta idea ..- affermò.

- perchè secondo te io ho brutte idee? -

- che ciò non sia mai Ramiro - concluse MIguel cercando un'idea per allontanare Francesco dalla scena del "delitto".

- avremo bisogno di un carrello ..- gli diede spalla Ramiro.

- Francesco scusa - proseguì MIguel - potresti andare a chiederlo a Juan? -

Francesco annuì scomparendo dal salone, permettendo ai due di mettere in atto il loro piano.

Quatto, e silenzioso come sempre, Miguel si portò accanto all'opera d'arte e , spalleggiato da Ramiro,  raschiò , non senza una visibile gioia, un po' di cioccolato dalla base.

Ramiro non attesse e, avvicinadosi, prese il cioccolato assaggiandolo.

- com'è? - domandò MIguel.

- buono - affermò l'altro - è fondente.-

 

"CRAC" echeggiò nell'aria.

 

- hai sentito qualcosa? -

- niente ..- rispose Ramiro.

 

"CRAC CRAC"

 

- ne sei sicuro? -

- sì ..-

 

"CRAC CRAC CRAC!

 

- mi sembre che ..-

MIguel non fece a tempo a finire la frase che la "roba" o meglio l'indubbia opera d'arte crollò sotto i loro occhi in mille pezzi.

- o mio dio ..- sussurrò MIguel sentendosi un brivido nel corpo, conscio di averla combinata grossa.

Ramiro deglutì secco il cioccolato che sostava nella sua bocca e poi lanciò, come un bambino che l'aveva combinata grossa, il pezzo di cioccolato rimasto con i suoi simili.

 

- LA MIA OPERA' D'ARTE'!!!!!!!!!!!!!! - urlò d'improvviso Leonardo, comparso su una delle porte del salone, e correndo ai piedi del suo capolavoro distrutto.

- MAESTRO'! - seguì la voce di Cesare, influenzata per quella "o" dall'accento francese, che rincorse Leonardo fino a che il Maestro non si inginocchiò piangendo i "pezzettini" di cioccolato che avevano composto per breve tempo il suo "Chance de le Cor".

- NO'!  NO'!  NO! -

Francesco, accorso anche lui attirato dal rumore del crollo, si lasciò commuovere da quel pianto.

- nò - disse anche lui influenzato dall'accento - Nò non fate così Maestrò.-

- la mia operà! -

- Maestrò! Coraggiò!-  lo supportò Cesare. - ve la pagò lo stessò! -

Leonardo bloccò il suo pianto guardando il giovane Borgia.

- me lo pagate lo stessò? - chiese più calmo - sul seriò? -

- non piangete Maestrò! - disse Cesare sorridente prendendo un pezzo i cioccolato e porgendolo al Maestro - è San Valentinò! -

Leonardo si asciugò le lacrime e prese il pezzo di cioccolato.

- graziè Messer Cesarè ..-

Cesare alzò gli occhi guardandosi attorno.

- dove sono Miguel e Ramirò? - chiese a Francesco ricevendo da questo un'alzata di spalle.

 

 

 

MIguel si appoggiò ad un muro e rifiatò.

Scappare non era forse stata l'idea migliore ma era l'unica che gli era venuta. Ramiro d'innanzi a lui si era piegato sulle ginocchia per rifiatare.

- l'abbiamo combianata grossa ..- affermò.

Ramiro si rialzò avvicinandosi a MIguel e ponendogli qualcosa.

- vuoi un po' di cioccolato? -

MIguel sorrise prima di accettare, divertito, il gentilo omaggio.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=198937