A New Life

di Lovva_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** Macchina e Baci! ***
Capitolo 3: *** Ricordi... ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1

 

1


Insegnate!

 

A parere mio, la piccola e piovosa Forks non è mai stata un gran che. Noiosa, monotona, sempre la stessa.

Ci sono nato e cresciuto, ma non mi è mai sembrata molto interessante, che ci posso fare? Sono fatto così.

Frequentavo il penultimo anno del liceo, piacevo alle ragazze, chissà perché.

I capelli castano chiaro li portavo sempre legati in una coda alta che mi sfiorava il collo. Ma la cosa più strana di me, erano gli occhi. Uno era verde smeraldo, come quelli di mia madre. L’altro celeste cielo, come quelli di mio padre. Dietro le lenti e sotto la frangia, la cosa non si notava molto, per fortuna.

Come ogni giorno entrai in mensa, andandomi a sedere al solito tavolo, da solo.

In tutti quegli anni passati a scuola non avevo fatto amicizia con nessuno, forse ci stavo un po’ male, ma penso che forse sia stato meglio.

Non volevo che nessuno si accorgesse dei miei occhi. Mordicchiai distrattamente un pezzo di pizza, mentre ripassavo matematica.

Presi un bel respiro –Tre… Due… Uno…-.

-Ciao Claus, come stai?- la voce squillante di Jess mi fere sospirare.

-Sto bene, tu?- chiesi a mia volta.

Lei si sedette, manco l’avessi invitata –Stò bene, ma perché non alzi mai lo sguardo quando parliamo?-.

Dio, parlava a raffica –Forse perché ogni volta che parliamo io stò studiando?-.

-Per una volta potresti anche chiudere i libri!- disse allungandosi per togliermi di mano il libro di matematica.

Mi scansai appena in tempo –Jess, sto ripetendo, ti prego…-.

Lei sbuffò –Dai Claus, che ti costa chiudere il libro?- chiese lagnandosi.

Non la sopportavo più, ogni giorno partiva all’attacco nella speranza di un mio invito ad uscire. Cosa che non sarebbe MAI successa.

-Jessica… Gentilmente mi lasceresti solo?- chiesi nella maniera più gentile che potessi avere.

-Perché non vieni al nostro tavolo?- chiese sorridendo.

Mi chiedo cosa della parola “Gentilmente mi lasceresti da solo” non avesse capito. Sbuffai e aprì la bocca per ribattere.

Quando una voce calda che mi fece venire i brividi non mi bloccò –Claus, scusa se ti disturbo…-.

Alzai un attimo lo sguardo. Alice Cullen mi sorrideva, i denti bianchissimi e dritti, i capelli corti e quel sorriso dolce.

Scossi la testa e sospirai –Dimmi…-.

-Ti spiacerebbe venire al mio tavolo?- chiese –Non ho capito bene una cosa, potresti spiegarmela?-.

Sbattei le palpebre, mi sa che non avevo capito bene. Alice era brava in tutte le materie.

Jessica ci fissava leggermente irritata. Entrambe attendevano una mia risposta.

Lanciai uno sguardo al tavolo dei Cullen, il tipo grosso, credo che si chiamasse Emmet, frequentava l’ultimo anno assieme alla sua fidanzata e al ragazzo biondo che sempre se non erravo era il ragazzo di Alice.

Poi c’era la biondina, bellissima come sempre, e il ragazzo dai capelli bronzei.

Emmet si girò verso di noi e fece segno di raggiungerli. Conoscevo i Cullen, Carlisle il loro padre adottivo era un amico di famiglia, non che medico di fiducia.

-Ok…- dissi alzandomi e raccattando la mia roba. Alice mi aiutò portando il mio pranzo. Prima di avviarmi assieme a lei guardai Jess con la coda dell’occhio, era arrabbiata, sorrisi compiaciuto, meglio così, non mi avrebbe scocciato in futuro.

Una volta seduti Emmet mi diede una pacca dietro la schiena, che per poco non mi fece finire di faccia sulla pizza –Fai strage di cuori eh?- disse ridacchiando.

Mi sistemai meglio gli occhiali arrossendo leggermente –Non mi piace…- sussurrai scatenando la sua risata –Ehm… Alice, cosa non hai capito- le chiesi.

Lei sorrise –Era una scusa per trascinarti via da lì, eri in difficoltà no?-.

Le sorrisi grato e ripresi a mangiucchiare riaprendo il libro.

Emmet sospirò –Non ti fa bene stare sempre sui libri!- disse togliendomelo da sotto il naso senza che me ne potessi accorgere.

-Ehi!- protestai –Dai, ridammelo!- mi sporsi per prenderlo, ma persi l’equilibrio, e sarei sicuramente finito per terra, strinsi gli occhi pronto all’impatto che non avvenne.

Mi azzardai a riaprirne uno, e mi trovai a fissare il viso perfetto di Edward Cullen. Avvampai dall’imbarazzo –G…Grazie…- sussurrai.

-Hai gli occhi celesti?- chiese riferendosi al mio occhio destro, quello che aveva il colore di mio padre.

-Ehm… Non proprio…- dissi solamente coprendo gli occhi con la frangetta.

Mi rimise in piedi porgendomi il libro, che presi biascicando nuovamente un “grazie”, che figuraccia che avevo fatto.

Sospirai e rimisi il libro in cartella, ero negato per la matematica, però cercavo di migliorare.

-Se vuoi ti aiuto!- disse.

Lo fissai con la coda dell’occhio –Cosa?- chiesi.

Edward ridacchiò, era così bella la sua risata –In matematica, posso aiutarti…-.

-Davvero?- lui annuì –Grazie!- esclamai sorridendo.

-Sai dove abitiamo, ci sei già venuto con i tuoi no? Ci vediamo alle quattro, non tardare!-.

-Ok!- sorrisi e corsi alla prossima lezione. Che bello, sarei tornato alla casa dei Cullen, mi piaceva, era immersa nella foresta, e poi, c’era il piano forte. Io ero specializzato in violino, ma adoravo sentir suonare Edward.

 

Non appena le lezioni terminarono corsi fuori e emisi un gemito di disperazione, stava piovendo, ed io ero andato a scuola in bicicletta.

La macchina era servita a mia madre.

Sospirai e alzai il cappuccio incamminandomi verso il mio mezzo alternativo, ma sentì qualcuno fermarmi per la spalla, mi voltai e vidi Edward Cullen.

-Ti do un passaggio in macchina- disse. Lanciai uno sguardo alla volvo argentata.

-Ci entreremo tutti?- chiesi titubante.

Lui ridacchiò –Gli altri tornano con la macchina di Rose…-.

-Ah…- sarei stato da solo, in macchina con lui –Ok…-.

-Già che ci sei, perché non vieni direttamente a casa mia?- propose.

-Devo avvisare mia madre- dissi.

-Passiamo da casa tua, l’avvisi e andiamo a casa mia!-.

Ridacchiai –Fai dei piani assurdi!- sentenziai salendo in macchina ed allacciando la cintura.

-Davvero?- chiese ridendo.

Io annuì e sorrisi, mentre lui partiva. Dopo un po’ lanciai un occhiata al conta chilometri –Edward, stiamo andando troppo veloci!- dissi agitandomi leggermente.

-Tranquillo- fu l’unica cosa che mi disse, in effetti, padroneggiava bene la macchina e la velocità.

Arrivati a casa mia scesi di corsa ed entrai in casa seguito da lui. Mia madre sorrise dolcemente, com’era solita fare. Nascondeva a tutti il suo vero stato.

-Mamma, io vado a fare i compiti a casa Cullen!- la informai.

-Signora Miller…- disse Edward sorridendo.

-Ciao Edward- salutò lei.

Lasciai la cartella e presi solo il libro di matematica –Ci vediamo a cena mamma!- le diedi un bacio sulla guancia e sorrisi.

-Miraccomando- disse stringendomi.

-Ok…-.

-Lo riaccompagno appena finiamo!- disse Edward.

Mia madre annuì e mi scompigliò i capelli. Dopo aver salutato salimmo in macchina e ripartimmo, con destinazione “casa Cullen”.

Una volta arrivati fummo accolti da Esme, sempre gentile e sorridente, mi ricordava un po’ mia madre. Mi fece accomodare in salotto e portò anche da bere.

La ringraziai e mi scusai del disturbo, mi spiaceva dare fastidio alla gente.

Non appena finimmo di studiare mi stiracchiai intorpidito dal troppo stare seduto –Che faticaccia!- commentai sorridendo.

Edward mi fissò e sorrise –Già!-.

-Sei un ottimo insegnate, ho capito tutto!- dissi entusiasta.

-Grazie signor Miller!- scoppiammo entrambi a ridere.

 

Sulla strada verso casa mia, non parlammo molto. Una volta arrivati frenò di scatto facendomi sobbalzare. C’era un ambulanza davanti a casa mia, e un sacco nero che veniva richiuso.

Sbarrai gli occhi, mentre la paura m’invadeva –Mamma…- sussurrai.

 

 

Fine del primo capitolo.

 

Beh, mi sono fatta coraggio prima di pubblicare questo primo capitolo, non so se verrà apprezzato, io ovviamente spero di si^^ fatemi sapere che ve ne pare! Un bacione ^_-

 

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Capitolo 2
*** Macchina e Baci! ***


Scesi di corsa dalla macchina, arrivando a casa mia

2

 

Macchina e Baci!

 

 

Scesi di corsa dalla macchina, arrivando a casa mia. Mio padre aveva lo sguardo perso nel vuoto, qualcuno cercava di consolarlo.

Non so nemmeno chi mi diede la forza di arrancare fino al sacco, non so come feci a tirare giù la cerniera. Il viso di mia madre spuntò, tranquillo, sereno, bello come sempre.

Sentì la testa che mi girava, qualcuno mi sorresse stringendomi forte, sentì che mi accarezzava i capelli, non capii chi fosse, finchè non sentì la sua calda voce che mi sussurrava qualcosa all’orecchio –Vieni via Claus- era Edward, che mi stava trascinando via.

Cercai di ribellarmi, non volevo lasciarla. Lei era la mia vita, era mia madre. Non volevo crederci, non poteva essere… No, non riuscivo a pensare a quella parola, mi accorsi di piangere solo, quando una lacrima cadde sulla mia mano.

Non capì molto di cosa accadde in quei secondi, mi ritrovai nella mia stanza, ancora stretto fra le braccia di Edward, ora che ci pensavo, il suo tocco era freddo, il suo petto duro come il marmo.

Ma adesso, non volevo pensare a questo, volevo solo svegliarmi dall’incubo in cui ero appena entrato.

Pochi attimi dopo, sentì le mani gelide di Edward prendermi il viso, lo fissai con gli occhi come sempre coperti dalla frangetta.

Delicatamente mi sfilò gli occhiali, sussultai, non volevo che vedesse i miei occhi –Edward, aspetta…- sussurrai, ma lui non mi ascoltò, strinsi gli occhi, mentre mi scostava la frangetta.

-Aprili, non devi vergognarti- la sua voce era così ipnotizzante che lentamente aprii gli occhi e lo fissai. Lui mi asciugò le lacrime per poi stringermi nuovamente a se.

Arrossii violentemente, il suo profumo era così dolce, amavo i suoi occhi color topazio. Erano magnifici.

Mi accoccolai, se c’era una cosa che mi piaceva era essere abbracciato in quel modo, mia madre lo faceva sempre. Con una mano strinsi il suo maglione e scoppiai a piangere. Lui restò con me, mi strinse fra le sue braccia accarezzandomi i capelli finchè non crollai esausto.

La mattina dopo, quando mi svegliai era ancora accanto a me, era ancora stretto a lui, però mi aveva messo sotto le coperte.

Alzai il viso quel tanto che bastava per vedere se dormiva, mi ritrovai ad incontrare i suoi occhi.

-Buon giorno- sussurrò –Come ti senti?- chiese.

Chiusi gli occhi cullato dalla sua voce –Ho sperato che fosse un incubo…- risposi.

-Mi dispiace- continuò a sussurrare accarezzandomi i capelli –Molto-.

-Non preoccuparti…- mi accoccolai meglio e sospirai.

 

I mesi passarono velocemente da quel giorno in poi.

Durante il funerale di mia madre Edward non mi lasciò nemmeno per un secondo.

Fu così che mi legai hai Cullen, pranzavo al loro tavolo, anche se loro non mangiavano mai.

Facevo i compiti con Edward, stavo sempre con Edward.

 

Arrivò Giugno, la fine della scuola, le vacanze estive.

Certo, a Forks non c’era quasi mai il sole, però era in ogni caso estate.

Nei pochi giorni di sole, restavamo in casa. E finalmente sapevo perché.

Sapevo perché Edward alcune volte spariva misteriosamente, perché non poteva restare al sole, e la cosa non mi spaventava, anzi, io adoravo tutto ciò che era misterioso, e sapere che i vampiri non esistevano solo nelle leggende mi rendeva felice come se fosse Natale.

 

Il dieci Giugno, Edward mi bendò facendomi salire sulla sua volvo argentata.

-Dove stiamo andando?- chiesi.

-E’ una sorpresa, quindi zitto e buono!- disse ridacchiando.

Sospirai rassegnato e mi appoggiai al sedile –Ok, ma dove stiamo andando?-.

Lo sentì ridacchiare nuovamente e la sua mano ghiacciata mi sfiorò la guancia –Shhh-.

Il viaggio mi sembrò non finire mai, una volta che la macchina si fermò lui mi aprì lo sportello e mi prese in braccio facendomi arrossire –Ehi, guarda che so camminare!-.

-Sei bendato!- disse.

-Tu sbendami- protestai mettendo le braccia in conserta.

-Se vedi, che sorpresa è?-.

Sbuffai arrendendomi, camminiamo giusto un po’, poi mi posò a terra –Pronto?- chiese. Io annuì e lui mi sbendò mettendomi rapidamente una mano sugli occhi –Tre, due, uno…- tolse la mano e si allontanò di qualche passo.

Davanti a me c’era una Golf blu, letteralmente ricoperta di nastri, sicuramente opera di Alice.

Fissai Edward –Che significa?- chiesi.

Lui ridacchiò e mi strinse con un braccio indicando la macchina –Buon compleanno!-.

Restai a bocca aperta –Io… Edward non posso accettare una macchina!-.

-Invece lo farai, perché è anche da parte di tuo padre!- mi mise in mano le chiavi spingendomi verso la vettura.

Si sedette al posto del passeggero e sorrise, mentre mettevo in moto e partivo. Dopo un po’ mi fissò –Guarda che se acceleri non succede nulla!-.

Lo guardai con la coda dell’occhio –Non sono spericolato come te, lo sai vero?-.

Ridacchiò –Ok, stò zitto-.

Sorrisi aumentando un po’ la velocità –Grazie del regalo- sussurrai.

-Di nulla- rispose.

-Dove vuoi andare?- chiesi.

-Decidi tu!- rispose sfoderando il suo solito sorriso sghembo –La macchina è tua!-.

Arrossii violentemente e guidai fino ad uno spuntone, il paesaggio per me era stupendo, la piccola Forks illuminata era a dir poco stupenda vista da lassù.

Edward s’avvicinò e sorrise –Ottima scelta!-.

-Grazie- sussurrai quasi a non voler spezzare quell’atmosfera.

Si piego e sentì il suo fiato caldo sfiorarmi l’orecchio –Posso darti il mio regalo?- chiese.

Lo fissai annuendo. Lui mi scostò la frangia per fissarmi gli occhi. Era l’unico a cui permettessi di farlo.

Quel gesto, così delicato mi fece arrossire, anche la prima volta che mi scostò la frangia diventai viola.

Mi disse che i miei occhi gli piacevano molto. E che era felice che li nascondessi, perché altrimenti troppe persone sarebbero cadute hai miei piedi. Chissà se diceva sul serio.

Sentì le sue mani fredde accarezzarmi le guance tenendo ferma la testa. S’avvicinò, il mio cuore cominciò a battere rapidamente, mentre arrossivo. Chiusi gli occhi e sentii le sue lebbra gelide posarsi delicatamente sulle mie.

Si staccò quasi subito e mi strinse a se accarezzandomi i capelli.

Mi accoccolai stringendolo di rimando e sorrisi, mi baciò i capelli coccolandomi, mi piaceva il suo profumo, era così dolce.

Restammo tutta la serata lì, abbracciati. Era rilassante, mi sentivo bene e felice.

Finii per dormire a casa sua, mi addormentai sul divano. Stretto a lui che mi coccolava dolcemente.

 

Da quando Edward ed io stavamo assieme, tutto era diverso. Mi sentivo così tranquillo e sereno.

Le giornate scorrevano sempre veloci. Tutto era visto sotto una nuova luce.

Senza che me accorgessi finì l’estate. Ricominciò la scuola, finalmente l’ultimo anno e, poi sarei andato al college.

Con Edward ovviamente.

Emmet e Jasper non la finivano di prenderci in giro, dicevano che sembravamo marito e moglie. Ovviamente mi arrabbiavo, non ero mica una donna.

Lentamente e pazientemente Alice mi convinse a portare le lenti a contatto, a tagliare i capelli, ad aggiustare il mio aspetto. A non vergognarmi di me stesso.

Ormai tutti sapevano dei miei occhi. Tutti i ragazzi guardavano me ed Edward invidiosi.

Alcune ragazze pensavano, a detta di Edward, di invitarmi ad uscire.

Nessuno sapeva della nostra relazione, a parte i Cullen e mio padre.

Certo, il nostro rapporto era basato su abbracci e carezze. I baci c’erano, ma lui non voleva in ogni caso rischiare.

 

Ci trovavamo nella mia camera, ero al computer per fare alcune ricerche su Napoleone.

Ovviamente Edward sapeva già tutto, ma aveva detto che non mi avrebbe facilitato il lavoro, perché ero io che dovevo studiare e capire le cose.

Il suo ragionamento non faceva una piega.

Lui se ne stava tutto tranquillo, seduto sul mio letto. Sentivo i suoi occhi puntati addosso a me, anche se i miei occhi erano puntati sullo schermo del computer. Gli occhiali riflettevano leggermente ciò che stavo leggendo.

-Claus, hai sentito ciò che ti ho detto?- mi chiese spazientito.

Fermai le mani che battevano rapidamente sulla tastiera e mi voltai verso di lui –Che c’è?-.

Edward ridacchiò ed in tre secondi fu a pochi centimetri dalle mie labbra, arrossii violentemente, come facevo ogni volta che mi trovavo in quella situazione.

-Stavo dicendo…- cominciò, mentre il suo alito freddo mi sfiorava le labbra –Che quando studi, hai una faccia estremamente seria e concentrata…- terminò.

Diventai rosso acceso –Davvero?- chiesi chiudendo gli occhi e spingendomi un po’ verso le sue labbra.

-Si- disse semplicemente unendo le sue labbra alle mie.

Sorrisi –Quindi ti piaccio…-.

Lo sentì ridacchiare e sfiorarmi il collo con le labbra, automaticamente inclinai la testa –Molto- alitò sulla mia pelle.

-Mi fa piacere- dissi ridacchiando.

Edward mi strinse accarezzandomi la schiena –Ti amo pulcino- mi sussurrò all’orecchio.

-Pulcino?- chiesi con voce dolce, rilassata dalle carezze che mi stava facendo.

-Si, sei il mio pulcino- rispose continuando ad accarezzarmi la schiena.

-Edward…- sussurrai cercando le sue labbra.

Lui sorrise, con uno dei tanti sorrisi che piaceva a me, mi sfiorò le labbra e sorrise –Calma i bollenti spiriti pulcino-.

Diventai bordeaux e lo fissai –Edward Cullen, come osi?- urlai indignato. Incrociai le braccia al petto e gli diedi le spalle offeso.

Sentii nuovamente le sue labbra sul mio collo –Stavo scherzando, ma se ti arrabbi significa che è vero…-.

Ringhiai leggermente e mi scostai. Edward ridacchiò e mi strinse a se, immobilizzandomi –Mollami!- dissi guardandolo male.

Lui scosse la testa e mi baciò stringendomi maggiormente –Mai, non ti lascerò mai mio piccolo pulcino…-.

Sbuffai. Al diavolo l’incazzatura, era impossibile restare arrabbiati con lui.

 

 

 

Fine del secondo capitolo.

 

Nota personale: Sono davvero sorpresa che la mia storia sia piaciuta a 7 persone, non me lo sarei mai aspettata sinceramente.

Allora, comincio con lo spiegare che qui Bella non esiste per niente, ammetto che dopo aver letto Eclipse abbia cominciato ad odiarla, perché con la sua indecisione fa soffrire Edward.

Quindi questa è a tutti gli effetti, un’EdwardXClaus. Forse sono stata un po’ crudele, ma nel prossimo capitolo spiego anche il perché sua madre è morta.

In quanto a tenere la relazione segreta. Beh, non so come si potrebbe reagire alla notizia che a scuola girano due ragazzi che stanno assieme, quindi ho preferito tenere segreta l’informazione XD.

Per il compleanno di Claus ho scelto il 10 Giugno perché in realtà è il mio compleanno XD non mi sono venute altre date in mente.

In quanto al “regalo” di Edward, ovvio che non era solo il bacio, anche lui ha contribuito a prendere l’auto, ma meglio non farlo sapere al piccolo pulcino XD.

Il titolo ha un colore ben preciso, il blu chiaro è il colore della macchina, poi va beh, il rosa era adatto per la terminologia del bacio secondo me XD.

 

Ringrazio

 

Heartburn,

_Sweety_,

_Sorellina_

Vanefreya,

Mistica,

Felicity89 e

Juliet.

 

Ringrazio anche

 

Felice4ever,
Magdalena,

 Redarcher,
 Selene_Malfoy e

Vanefreya

 

Per aver aggiunto la mia storia fra le loro preferite^^

 

Grazie ed al prossimo capitolo!^^

 

 

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Capitolo 3
*** Ricordi... ***


Ragazze, scusate il ritardo XD non avevo molta ispirazione e prima di scrivere il pezzo che segue ci ho pensato almeno tre giorni facendomi filmini mentali riguardo alle scene XD io spero che vi piaccia, i ringraziamenti alla fine del capitolo^^

3

 

Ricordi…

 

 

 

Ragazze, scusate il ritardo XD non avevo molta ispirazione e prima di scrivere il pezzo che segue ci ho pensato almeno tre giorni facendomi filmini mentali riguardo alle scene XD io spero che vi piaccia, i ringraziamenti alla fine del capitolo^^

Ps: Ci sono alcune scene Nc17, ovviamente non totalmente descritte nel loro essere XD

 

 

23 Ottobre.

 

Aprii gli occhi e mi trovai ancora fra le braccia di Edward, ci misi un paio di secondi per collegare quello che era successo in quei giorni.

Oggi ci sarebbe stato il funerale di mia madre.

Non ci volevo pensare molto, sentivo già le lacrime scorrere sulle mie guance. Subito le dita fredde di Edward me le asciugarono –Non piangere- mi sussurrò all’orecchio cullandomi.

Strinsi con una mano il suo maglione sforzandomi di trattenere i singhiozzi, ma non ci riuscivo molto.

Mi strinse più forte, sentivo la sua mano accarezzarmi i capelli sciolti dalla solita coda –Claus… Calmati, tuo padre ha bisogno di te ora-.

Annuii. Edward aveva ragione. Mi asciugai le lacrime e mi alzai, afferrai l’elastico legandomi i capelli e scesi di corsa le scale entrando in salotto. Mio padre era seduto sul divano, piangeva ancora.

M’avvicinai e lo strinsi –Papà…- sussurrai. Mi strinse forse a se –Papà calmati…- mi sentivo come quando ero piccolo. Come quando mia madre ebbe il suo primissimo malore. I dottori annunciarono che non aveva molte speranze, invece lei si era fatta forza, aveva resistito finchè c’era riuscita.

 

Il pomeriggio eravamo in chiesa, per il funerale.

Tutti ci venivano a dire quanto gli dispiacesse, quanti di loro era davvero addolorati? E quanti fingevano perché se ne fregavano? Era questo ciò che mi chiedevo, mentre Edward era al mio fianco.

Mi strinse la mano e sussurrò –Calmati-. Presi un bel respiro e mi rilassai.

Durante la cerimonia tenevo stretto sia il braccio di mio padre, sia la mano di Edward.

Sentivo le lacrime che continuavano a scorrermi sulle guance, senza che riuscissi a fermarle. Ogni tanto Edward mi lasciava la mano per asciugarmele, dopodichè la ristringeva nella sua accarezzandomi il palmo col pollice gelato.

A fine cerimonia le lacrime continuavano a scorrermi sul viso. Avevo smesso di lottare per fermarle, volevo consumarle tutte.

Edward m’accompagnò a casa, una volta arrivati fuori dalla porta mi strinse a se, sentii il suo alito freddo vicino al mio orecchio –Non sempre la vita ti riserverà belle sorprese. Ma tu non ti abbattere e, continua a camminare a testa alta, perché io sarò sempre con te, se vorrai piangere, ridere o anche solo parlare, te lo prometto Claus-.

Lo strinsi di rimando biascicando un grazie, mentre mi accarezzava i capelli.

 

Mi misi di scatto a sedere, le braccia di Edward subito mi avvolsero. Sentii le sue labbra posarsi delicatamente sul mio collo –Era solo un sogno- sussurrò sulla mia pelle facendomi venire i brividi.

Inclinai la testa –Lo so… -.

Sorrise e passò a baciarmi il mento –Mi sogni anche la notte eh?-.

Arrossii, mentre lo stringevo –Smettila di fare il deficiente dai…-.

Mi sfiorò appena le labbra e come se fossi una piuma mi sollevò facendomi sedere sulle sue gambe –Quanto sei lamentoso- rise e mi baciò stringendomi.

Arrossii nuovamente –Edward… Non siamo vestiti…-.

Sentii la sua risata nel mio orecchio, dolce, melodiosa –Da quando ti lamenti così tanto?- mi posò un leggero bacio sul collo –Non mi sembra che ti dispiaccia!-.

-Beh…- gonfiai le guance –Non è valido leggere nel pensiero!- lo strinsi sistemandomi meglio.

Mi prese il mento fissandomi negli occhi –Ti amo-.

Diventai sicuramente di un bel color melanzana. Appoggiai la fronte sulla sua spalla ed emisi un leggero gemito, quando lo sentii entrare in me.

Mi distese intrecciando la sua mano con la mia, mentre con l’altra mi accarezzava i capelli, spinte lente, dannatamente eccitanti, che lasciavano poco spazio a pensieri coerenti.

 

Quando mi svegliai lui non era nel letto, mi misi a sedere stropicciandomi un occhio –Edward?- lo chiamai.

La porta si aprì e lui entrò sorridendo, con il vassoio della colazione in mano –Buongiorno- disse posando il vassoio sul letto –Tuo padre ti manda un bacio e dice che tornerà stasera per le otto-.

Ridacchiai –Sei diventato un messaggero per caso?- chiesi prendendo la tazza del latte.

Lui la scostò un attimo per baciarmi, come al solito arrossii e per non darlo troppo a vedere cominciai subito a bere.

-Pranzi con me?- chiese.

Lo fissai –A parte che mangio solo io…- cominciai –Dove vorresti portarmi?- chiesi.

Rise e mi strinse baciandomi la fronte –Pensavo di andare a Seattle- disse.

-Ma perché andare in un ristorante, se quello che mangia sono solo io?- domandai quasi piagnucolando, odiavo dover mangiare solo io, mentre lui mi guarda. Certo lo facciamo anche a casa mia, ma per lo meno non paghiamo un sacco di soldi.

Alzò un sopracciglio e sorrise –Io pensavo anche di farti aggiustare i capelli, sono ricresciuti da, quando Alice te li ha fatti tagliare, gli occhi sono nuovamente coperti!-

Lo fissai scioccato –Ma…-.

-Perfetto!- mi passò dei vestiti e mi spinse in bagno –Sii veloce!-.

 

Eravamo al barbiere, sospirai e quando arrivò il mio turno mi sedetti alla sedia.

Ne uscimmo un paio d’ore dopo, i capelli ormai erano tutti spettinati, specialmente per via della mano di Edward che continuava ad accarezzarmeli.

Gli occhi non erano più nascosti, non che ormai m’importasse più, avevo il mio vampiro che mi amava, mi bastava questo.

Mi strinsi a Edward e sorrisi –Ora dove andiamo?-.

-Mhh… Ti va di andare a mangiare?- chiese.

Lo guardai male –Non mi freghi, non mangio se non a casa mia!- risposi.

Mi strinse ridacchiando e si piegò verso il mio orecchio sussurrando –Dai, poi facciamo ciò che vuoi-.

Diavolo tentatore, ecco cos’era in quel momento Edward, mi sentii arrossire e sospirai –Va bene!-.

Dopo che mangiai, mi condusse in spiaggia, ma non una qualunque. Sorrisi e lo abbracciai stretto mentre si sedeva sulla sabbia trascinandomi con se –E’ dove…- avvampai all’istante rivivendo quei momenti.

 

-Rilassati Claus…- mi sussurrò ad un orecchio, mentre si posizionava meglio.

Presi un profondo respiro e gli strinsi la mano chiudendo gli occhi –Vai, tranquillo…-. Sentii il suo membro fare il suo ingresso, gli strinsi maggiormente la mano, mentre alcune lacrime uscivano involontariamente dai miei occhi.

Le asciugò fermandosi per farmi abituare e poi mi baciò stringendomi a se e cominciando a spingere.

 

-Claus, stai facendo pensieri poco casti-.

Sobbalzai arrossendo come un peperone, il suo era stato un sussurro soffiato sul mio orecchio. Mi ero messo a pensare alla nostra prima volta, che vergogna.

Ma infondo, che m’importava, era pur sempre il mio ragazzo, quindi potevo anche pensarci. Mi abbracciò stringendomi a se. Sorrisi, quella sarebbe stata una bella giornata.

 

 

 

 

Ringrazio:

 

Becky cullen

Elayne

Clasaru

Locke

Lenus

Miss cullen

 

Ringrazio anche:

 

Flame Drago del Fuoco
Lenus
Locke
 miss cullen

Che hanno aggiunto la mia storia fra le loro preferite



 

Un grazie anche a chi legge, scusate ancora per il ritardo^^

 

 

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