As a piece of ice

di xkeepituglyx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Begin ***
Capitolo 3: *** Passione nascente ***
Capitolo 4: *** Incontro con Olia ***
Capitolo 5: *** Cambiamento ***
Capitolo 6: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 7: *** Numeri ***
Capitolo 8: *** Prove ***
Capitolo 9: *** Primi giorni ***
Capitolo 10: *** Non proprio il paradiso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo
Una terra coperta dai ghiacci, un giovane combattente dal cuore glaciale
Forse, è il luogo in cui si nasce che ci forgia e ci modella, o forse tutto capita con gli avvenimenti che ci circondano, o forse entrambi. 
Questa storia che io sto scrivendo sotto i vostri occhi narra di un ragazzo, nato e forgiato nella gelida Madre Russia, e poi cresciuto e cambiato nella terra del Sol Levante. Kei, il bleyder di ghiaccio.

Una terra coperta dai ghiacci, un giovane combattente dal cuore glacialeForse, è il luogo in cui si nasce che ci forgia e ci modella, o forse tutto capita con gli avvenimenti che ci circondano, o forse entrambi. Questa storia che io sto scrivendo sotto i vostri occhi narra di un ragazzo, nato e forgiato nella gelida Madre Russia, e poi cresciuto e cambiato nella terra del Sol Levante. Kei, il bleyder di ghiaccio.

 

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Capitolo 2
*** Begin ***


Già alla nascita, il destino di Kei era risultato tortuoso e pieno di intoppi.
Quando nacque, il padre era partito per l'estero, e durante il travaglio ci furono diversi problemi. Katya, così si chiamava la madre, soffrì molto, le venne una febbre molto alta, era bollente. Dopo un tempo che parve infinito, nella notte gelida di Mosca nacque il piccolo Kei, dormiente. Respirava regolarmente, non pianse neanche quando lo colpirono, sembrava indipendente fin dalla nascita. Ma aveva un problema: a differenza della madre, rovente dalla febbre, lui era ghiacciato, le labbra blu e la pelle plumbea. Tuttavia sembrava essere a suo agio anche così, nel gelo. Dopo circa una mezzora il bambino aveva ripreso colore, tuttavia, la madre stava sempre peggio, era sudata, sempre più pallida, respirava a malapena e faticava anche a parlare. Le diedero il tempo di tenerlo in braccio: non le somigliava per niente, non aveva nè i suoi capelli biondo ramato, nè i suoi occhi azzurro cielo. Katya ammise che era identico al suo amato, a suo padre: pelle di ghiaccio, occhi di un grigio violaceo e i capelli blu striati di grigio. La donna ebbe il tempo di baciarlo sulla fronte, poi si spense, con un sorriso sulle labbra ancora calde. Almeno cosi dissero al piccolo russo. Subito dopo il bacio della madre, il nuovo arrivato riprese calore e rimase in ospedale alcuni giorni, finché non giunse un uomo dai capelli grigi come quelli del bimbo che chiese di lui. 
Due giorni dopo Kei, la nuova promessa del Beyblade fu portato nella sua nuova casa, nel monastero del nonno.

Angolo autrice
Buonasera a tutti! Scusate se non mi sono nemmeno presentata nel prologo, ma ho impiegato un po' di tempo per capire come sistemare la storia. Se non si capisce, questa è la mia prima fanfic, sono ancora alle prime armi, quindi ho bisogno di recensioni per migliorare il mio stile.
Ciao a tutti!

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Capitolo 3
*** Passione nascente ***


Passione nascente
L'infanzia di Kei fu tranquilla, visse con la nonna paterna in una casa sul lago Bajkal. Ricordava perfettamente quei limpidi anni: passeggiava spesso con la nonna, a cui voleva molto bene, mangiavano insieme e il piccolo correva e giocava con le trottole di legno della nonna tutti i pomeriggi, mentre lei restava in casa. Solo non ricordava di aver mai visto il nonno.
"Nonna, ma dove è andato il nonno? Come mai non viene qua a giocare con me?"
"Il nonno è via, non può venire a giocare" la donna lo guardò con tenerezza
"E come mai non ho la mamma e il papà come gli altri bambini?"
"Anche loro sono via"
"Sono andati via perché non mi vogliono bene?" gli occhi del bimbo si fecero lucidi.
"Oh, tesoro, loro ti vogliono bene, ma non possono restare qua, la mamma è in cielo, e ti guarda dall'alto, e io sono qua insieme a te- la nonna abbracciò il nipotino e lo strinse forte a sé- Sei triste perché non ci sono mamma e papà?"
Il piccolo guardò il pavimento, poi immerse i suoi occhi grigi in quelli chiari della donna, sorridendo
"Io qua sono felice, non ho bisogno di mamma e papà, ci sei tu con me, e sono contento così. Poi quando arriveranno la mamma e il papà io sarò diventato fortissimo e giocheremo insieme con le trottole"
La donna lo guardò intenerita e lo lasciò libero nel salotto e si diresse in cucina
"Vai a lavarti le mani, che fra poco si mangia" 
Il bambino annuì e corse in bagno.

Ciao a tutti! 
Mi dispiace che questi primi capitoli siano un po' corti, ma cercherò di allungarli andando avanti. Mi sono immaginata che il nostro protagonista fosse attratto dal mondo dei bey già da piccolo, quindi perché non donargli una trottola? Finalmente la storia sta prendendo forma, nei prossimi capitoli arriverà qualcosa (o qualcuno) che sconvolgerà il piccolo Kei
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo in fretta, intanto voi ricordate di recensire! 
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Incontro con Olia ***


Le giornate passavano velocemente e finalmente, dopo il lungo inverno, si presentò la primavera. Kei aveva circa sei anni, quando, durante una passeggiata, era andato in città con la nonna. Ella entrò nel negozio di cucito, mentre lui lo aspettava fuori: aveva sempre avuto una paura segreta per gli aghi. La provava da quando, da piccolo, era rimasto troppo tempo a giocare fuori d'inverno e si era preso una bella influenza. Gli fecero dieci punture. Da quel giorno ne fu terrorizzato. Mentre aspettava la nonna trovò una vecchia padella nel vicolo che si trovava all'angolo: per lui fu inevitabile. Corse alla padella e tirò la trottola fuori dalla tasca, la accarezzò e la lanciò col laccio di corda. La trottola sfrecciò sul metallo, ma, a causa della traiettoria, schizzò fuori, e colpì qualcosa in fondo al vicolo. Il bimbo sussultò quando sentì che la cosa mugolò. Si avvicinò all'ammasso di tessuto nell'angolo della strada, e solo allora capì.
"Chi sei?"
"Olia... Mi hai fatto male..." 
"Scusa, non volevo farti male!"
"Non fa niente, la gente non si accorge mai di me..."
Ci furono attimi di silenzio. Kei si sentiva in colpa per aver colpito Olia, come poteva scusarsi? 
Si guardò in giro, pensieroso, e poi si decise. Porse le piccole mani davanti a sé,  e disse deciso:
"Prendi questo in segno di scusa!" Gridò 
Tra le mani teneva la sua preziosissima trottola, già legata con lo spago.
"Oh, grazie, ma non so come si usa" 
"Vieni fuori da lì, che ti insegno"
La massa di stracci si mosse e rivelò una bambina, probabilmente della stessa età di Kei. Era ossuta e tutta sporca, ma la pelle sotto la sporcizia era candida e liscia. Aveva lunghi capelli biondi, tutti rovinati e arruffati. Nonostante fosse così sporca, era molto carina, i tratti erano delicati, aveva il naso pronunciato
e gli occhi verdi. Era il primo incontro di Kei con un suo coetaneo, per di più era una ragazza molto carina. Il volto del piccolo si fece rosso. Gli insegnò velocemente a lanciare la trottola, tuttavia Olia era piccola e debole, quindi si fermarono presto. Parlarono
"Ma tu dove vivi?"
"Qui, in questo vicolo"
"Vivi qui da sola?"
"Eh, sì, la mia mamma e il mio papà non ci sono più, e io vivo qua. Ogni tanto i passanti mi lasciano qualcosa per vestirmi e il ristorante che si trova qui vicino mi dà da mangiare quando riesce"
"Oh" il bambino era davvero colpito. In più aveva scoperto che non solo lui non aveva i genitori.
"E tu dove vivi?"
"Vivo vicino al lago con la nonna"
Proprio in quel momento passò l'anziana, cercandolo.
"Devo andare. Ci vediamo Olia"
"Aspetta! Come ti chiami?"
"Io mi chiamo Kei, Kei Hiwatari"
Detto questo, il bambino corse fuori dal vicolo e raggiunse la nonna.
"Allora, cosa hai fatto?"
"Ho incontrato una nuova amica"
"Davvero? Sono contenta!"
"Però ho perso la tua trottola..."  La donna lo strinse a se
"Oh, tesoro, non è un problema" 
Il bambino, di nuovo allegro, si diresse insieme alla nonna a casa, seguito da un'ombra sconosciuta.

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Angolo autrice
Ciao a tutti!
Un altro capitolo è finito. Sto già lavorando al prossimo, se riesco lo metto in giornata. Fra poco ricomincio i miei allenamenti e devo studiare, in ogni caso cercherò di mettere un capitolo al giorno, oppure un giorno sì e uno no. Fatemi sapere cosa preferite ;)
Allora vi sta piacendo?
Nel prossimo capito il nostro tenero Kei incontrerà qualcuno che cambierà letteralmente la sua vita. Siete curiosi? Aspetto i vostri commenti e le recensioni. Ci sentiamo prestooooo
Gaia

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Capitolo 5
*** Cambiamento ***


Nonna e nipote si diressero a casa poco prima di pranzo. Appena arrivarono, la nonna si diresse in cucina per preparare il pranzo, mentre il bambino corse fuori a giocare. Ma non si divertiva come prima. Ora che non aveva più la sua trottola non sapeva che fare. Scese sul lago ghiacciato, legò le lame della nonna sotto le scarpe e si mise a pattinare. Lo faceva spesso, in quel periodo, perché il lago era ancora ghiacciato e il clima non era troppo freddo. Purtroppo i suoi vecchi pattini erano troppo stretti ora, e non ne aveva ancora preso un nuovo paio, quindi si accontentò delle lame della nonna. Erano due semplici pezzi di metallo, affilate da lui stesso e attaccate a due strisce di legno, che poi legava saldamente sotto le scarpe. Sempre meglio di niente. Era diventato abbastanza bravo, la nonna gli aveva insegnato a pattinare quando era giovane, e ora si limitava a guardarlo e correggerlo. Dopo poco però si annoiò e si diresse verso il prato, ricoperto dalla neve. Si tolse le lame, le asciugò dal ghiaccio e le limò con cura, le riavvolse nel panno e le ripose nell'armadietto delle sue cose. Corse un po', poi si buttò per terra. Era in momenti come quelli che si sentiva solo. Non sapeva con chi giocare, quando la nonna non poteva, e lui doveva cavarsela da solo. Rimase a fissare il cielo, finché non sentì dei rumori provenire dalle siepi. All'erta, si alzò e andò verso il cespuglio. Di nuovo sentì le foglie muoversi e una voce... ridere? Con sua grande sorpresa davanti a lui apparve Olia.
"Sorpresa!" Disse la piccola sorridente
"Olia! Cosa ci fai qui?" 
"Ti ho seguito, non capisco come usarla..."
Le piccole mani della russa si schiusero, e Kei vide la sua amata trottola
"Allora ti insegno subito" disse lui sorridente.
Ma subito la voce della nonna tuonò dalla cucina
"C'è pronto Kei! Vai a lavarti le mani"
I due si salutarono. Olia sarebbe rimasta ad aspettarlo in giardino.
Kei mangiò tutto velocemente, nascose un pezzo di pane in tasca e corse fuori.
"Dove vai, Kei?"
"Esco a giocare con la mia amica!"
"Va bene, divertiti!"
Appena uscì, Olia gli corse incontro. Lui le diede il pane e lei lo mangiò voracemente, ringraziandolo. Lui le sorrise, contento. Passarono il pomeriggio giocando insieme, poi, quando arrivò il tramonto, la nonna li chiamò.
"Bambini! Fra poco farà buio, venite dentro"
I due corsero dentro. La nonna, quando vide Olia, fu sorpresa di come fosse magra e sporca.
"Piccola! Come mai sei così magra?"
"Non posso mangiare molto, non ho i soldi, quindi mangio quello che mi da la gente" rispose gentilmente la bambina
"Sai, lei vive nel vicolo vicino al negozio di cucito!" disse il nipote
"Oh, cara! Vai su a lavarti, che così mi fai pena! Ti prendo qualche vestito pulito, poi vi preparo la merenda"
"Va bene, grazie!" risposero i due bambini all'unisono.
Quando la bionda tornò in cucina, sembrava un'altra: i capelli biondi, cadevano mossi fino a metà schiena, la pelle sembrava di porcellana e indossava una gonna lunga azzurra e una camicia dello stesso colore. Era davvero carina. Kei avvampò, e la nonna, che se ne accorse, rise teneramente. Fecero merenda tutti insieme e cenarono, poi la bimba decise di tornare a "casa" 
Dato che non c'era un posto dove potesse dormire, la lasciarono tornare a casa. Da quel giorno i due bambini si videro tutti i giorni, la bambina riprese colore e tornò sana e forte, Kei aveva trovato una compagna di giochi ed era molto contento, la nonna era felice di poter badare ai due piccoli. Continuarono così per un anno, fino al settimo compleanno di Kei, quando una sera, quando Olia era già tornata a casa, qualcuno bussò alla porta, Kei aprì e vide un uomo, aveva circa l'età della nonna, entrò e andò da quest'ultima, che sorpresa si avvicinò
"Hino...."

Angolo autrice
Buonasera! E anche questo capitolo è finito.
Ho in mente un sacco di idee per i prossimi capitoli :)
Sempre più gente legge la mia storia, come sono contenta! 
Io sono sempre disposta a ricevere critiche e/o commenti, pur non volgari.
Spero che la storia vi stia piacendo!
Un saluto a tutti ;)
Gaia

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Capitolo 6
*** Nuovo inizio ***


"Hino... Cosa ci fai qui?"
L'uomo venne accolto da una sorpresa donna e un bimbo confuso. La nonna si rallegrò subito e lo condusse al tavolo, dove lui si sedette, mentre lei depositava la pesante giacca dell'uomo. 
"Kei, lui è Hino Hiwatari, lui è tuo nonno"
Il bambino si accese e corse dall'uomo. L'espressione gelida dell'uomo cambiò subito alla vista del nipote, lo prese in braccio e lo poggiò sulle sue gambe.
"Nonno, nonno! Allora sei tornato! Rimarrai qua con me e la nonna?"
"Ehi piccolo, perché non mangiamo qualcosa prima di parlare un po'?"
Il piccolo scese dalle gambe dell'uomo e corse alla sua sedia, mentre la nonna, che cucinava sempre qualcosa in più, versava la zuppa fumante nei piatti.
"Itadakimasu!"
I tre mangiarono chiacchierando allegramente, e Hino scoprì con grande piacere che il nipote aveva una grande passione per le trottole. 
Finito di mangiare, i tre si spostarono nel salotto, la nonna sulla poltrona, il nonno e Kei sul divano.
"Allora Kei, vuoi sapere perché sono qui?"
"Certamente!"
"Bene. Devi sapere che io vivo nel mio monastero, dove alleno ragazzi della tua età"
"E che cosa fanno?"
"Giocano a Beyblade"
"Che cos'è?"
"Sono delle trottole che hanno dei poteri speciali e che entrano in sintonia con chi li usa"
L'uomo estrasse dalla tasca un oggetto, che rifletté la luce calde del lampadario. Era una trottola di metallo. Al centro c'era una fenice rossa.
"Ecco, questo è Dranzer. Un tempo lo usavo io, ma ora lo passo a te"
Kei era stupefatto. Aveva preso tra le mani il bey, appena sfiorò il simbolo della fenice sentì una piccola scarica di energia scorrere dal dito e diffondersi in tutto il corpo. Il nonno riprese a parlare.
"Oggi io sono venuto qui per farti una proposta. Io, tuo padre e tuo zio abbiamo frequentato il monastero, e oggi voglio chiederti se vuoi seguire le orme della famiglia"
Il bambino lo guardava rapito. La nonna si era stretta a lui, lo abbracciava da dietro, come se non volesse lasciarlo andare. 
"Non sarà facile, dovrai allenarti molto, farai fatica, non mi aspetto che tu aderisca così presto, sei ancora piccolo..."
"Ci sto. Accetto la tua proposta" lo sguardo del bambino era determinato, glaciale. La nonna era triste, il nonno raggiante. Kei deciso. 
Hino si alzò battendosi le mani sulle cosce.
"Allora è deciso. Stasera torno al monastero e preparo il tuo ingresso. Tornerò qui domani dopo cena, ti aspetto pronto per partire. In ogni caso ti lascio questa notte per decidere veramente"
Detto questo si salutarono e l'uomo uscì. Nonna e nipote si prepararono per andare a letto. Kei era già a letto, col pigiama pesante e ricoperto dal piumino azzurro. Uno spettacolo che fece intenerire la nonna. Ella si sedette sul fianco e cominciò ad accarezzare i suoi capelli.
"Nonna... Ma noi non ci vedremo più?"
"Oh, tesoro, certo che ci rivedremo. Non appena sarai diventato bravissimo potrai partecipare ai tornei più famosi e tornare a casa. Sai che qui ci sarà sempre posto per te"
"...mi mancherai, nonna"
Gli occhi della nonna si fecero lucidi
"Tesoro mio, anche tu mi mancherai tanto. Non vorrei lasciarti andare, ma se è quello che vuoi, va bene. Promettimi che quando tornerai sarai diventato un campione!" i due incrociarono i mignoli. 
"Te lo prometto, nonna"
"Dai, ora dormi. È già tardi, e domani dobbiamo prepararci per la partenza"
"Oyasuni"
"Oyasuni nasai"
Le luci si spensero e i due si addormentarono velocemente. 

Il mattino seguente i due si svegliarono presto. Fecero colazione insieme, come sempre, poi si diressero in città per comprare alcune cose, come il latte o il pane. Infine passarono dal vicolo del negozio di cucito, dove incontrarono Olia, che li segui e tornò a casa con loro. Era cresciuta molto.  I capelli biondi erano ancora più lunghi, legati in una coda disordinata le arrivavano alla vita. Gli occhi verdi erano vispi e allegri e non era più scheletrica, grazie all'aiuto di Kei era ancora magra, ma in forma, aveva gambe snelle e pancia piatta. D'altronde, anche Kei era cresciuto molto. Nonostante la giovane età, i muscoli erano ben definiti, i capelli blu e argentei si erano allungati, e doveva tenerli legati in una piccola coda sulla nuca. Passarono il tragitto fino a casa chiacchierando allegramente, ridendo e scherzando. Quando arrivarono a casa, come al solito, la nonna entrò in casa per cucinare e i due rimasero fuori a giocare. Dopo un po' i due erano stanchi e si buttarono sull'erba perennemente coperta dalla neve ghiacciata. Iniziarono  a parlare.
"Sono davvero contenta di averti incontrato,  Kei"
"Perché?"
"Ovvio, perché a quest'ora se non ti avessi mai incontrato sarei morta di noia! O di fame. Finalmente ho trovato un amico con cui passare le giornate"
"La stessa cosa vale per me. Vivo con la nonna, e con lei sono contento, ma non sempre può giocare con me, e ogni tanto mi sentivo solo. Poi ti ho conosciuta e insieme ci siamo divertiti molto"
"Spero che potremo andare avanti così per sempre!"
"Mi sa di no...."
"Perché? Come mai non dovremmo continuare così? Ora che sto diventando brava a lanciare la trottola..."
Il bambino parlò tutto d'un fiato
"Domani parto" raccontò all'amica tutto quello che era accaduta la sera prima, poi ci fu un momento di silenzio. Olia si lanciò su Kei e lo abbracciò
"Sono un po' triste perché non ci vedremo per tanto tempo, ma sono felice che tu faccia quello che preferisci fare. Io e la nonna ti aspetteremo qui a casa, e quando tornerai ti sfiderò a beyblade!"
Kei era quasi commosso, contentissimo che la sua amica avesse capito quel che provava, la strinse forte, poi sciolsero il tenero abbraccio.
"Bambini! Il pranzo è pronto!"
I due entrarono in casa e mangiarono tutti e tre insieme. Quel pomeriggio faceva molto freddo, era inverno inoltrato, e due amici rimasero in casa, così Kei preparò le sue cose in una grande borsa di tela, presa il giorno stesso sul mercato. Mise solo gli abiti, e un ciondolo che la nonna e Olia gli avevano regalato lo scorso natale, i le lame, la trottola e il resto li avrebbe lasciati a Olia, dato che le aveva chiesto di restare a vivere con la nonna. Era tutto pronto. Lui, anche se un po' triste per dover abbandonare le persone che amava, era ancora deciso a partire. Le avrebbe rese fiere di lui. Cenarono insieme, cercando di sorridere il più possibile. E poi arrivò Hino. Come la sera prima, Kei corse alla porta non appena bussò, il nonno entrò e tutti si accomodarono in salotto.
"Kei, hai deciso cosa fare?"
"Si, nonno. Io voglio venire con te"
"Ottimo, sappi che sono fiero di te"
Il nonno si alzò e prese in spalla la sacca del nipote. 
"Coraggio, saluta la nonna e la tua amica"
Il piccolo si avvicinò all'amica e l'abbracciò, avvolgendo le mani sul morbido maglione rosa. Si guardarono intensamente per qualche secondo, non parlarono, il loro saluto fu silenzioso. La nonna si fiondò sul nipote e lo strinse forte forte. Lo prese per le spalle ampie e lo guardò con gli occhi lucidi.
"Mi raccomando, fai il bravo. Copriti quando fa freddo, non vorrai ammalarti. Mangia tutto e cresci sano e forte. Comportati bene con tutti e fai amicizia con gli altri bambini. E soprattutto, divertiti. E prendi questa, che stasera fa freddo"
La nonna prese il suo solito scialle, intriso della sua essenza, e glielo mise come sciarpa, che gli coprì il naso e la bocca.
"Va bene nonna, lo farò, promesso"
Detto questo si dovettero salutare, nonno e nipote si incamminarono nella fredda notte invernale. Da dietro, la nonna e Olia li guardarono allontanarsi, fino a quando diventarono due punti indistinguibili nel buio.



Angolo autrice
C I A O a tutti! Mi dispiace ma ieri non sono riuscita a completare il capitolo, dato che ho iniziato gli allenamenti. Finalmente entriamo nella vera storia! Vi piace per ora? Fatemi sapere! Aspetto le vostre recensioni e i commenti con ansia. Buona giornata a tutti!
Gaia-chan



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Capitolo 7
*** Numeri ***


Appena Kei entrò nel monastero, fu subito colpito dalla grandezza di quel posto: l'entrata era grande e spaziosa, il soffitto era alto, le pareti di pietra scura e l'intero ambiente era in penombra, illuminato da poche torce appese alle pareti. Subito dietro alla porta c'era un bancone, che dentro rivelava una piccola segreteria. L'uomo che sedeva al suo interno si alzò quando vide i due arrivati e parlò con loro. Hino spiegò al nipote che oltre al nome ad ogni studiante del monastero veniva associato un numero, che in base ai risultati ottenuti si alzava o si abbassava. In totale nel monastero potevano vivere 1000 studenti, una volta che il numero era arrivato sotto il 990 si veniva cacciati. Il numero di Kei sarebbe stato assegnato il giorno seguente, durante il primo test. Il nonno lo accompagnò in una stanza provvisoria, lo salutò e se ne andò, lasciandolo libero di girare un po'. Kei si guardò attorno: il corridoio era dello stesso stile dell'ingresso, però era molto stretto, con una porta che dava su una stanza ogni cinque metri circa, e un lucernario profilato in metallo illuminava il locale. Il ragazzino vide gli studenti del monastero, alcuni chiacchieravano pigramente, altri si entravano nelle loro stanze silenziosi, troppo stanchi per parlare. Kei osservò l'andirivieni di persone, fino a quando scese la notte e con essa il freddo. Si rifugiò nella sua stanza e si riparò sotto le coperte. Erano rigide, come se fossero state stese al sole per troppo tempo. A casa la nonna le lavava a mano nelle acque del lago, ed erano sempre fresche e morbide. Mi abituerò, pensò il ragazzo. Forse per il freddo, forse per le emozioni della giornata il piccolo Kei si addormentò subito, nella sua prima notte al monastero.

Il giorno seguente, il giorno dopo il suo settimo compleanno, segnò un cambiamento drastico nel piccolo Kei. Si vestì velocemente e corse fuori dalla sua stanza, chiudendola con la chiave, come gli aveva detto il nonno il giorno prima. Non aveva la minima idea di dove dovesse recarsi, quindi seguì la scia di gente, che si dirigeva verso la parte interna dell'edificio. Entrò in una stanza enorme: come tutte le altre, aveva il soffitto molto alto, aveva piccole finestre nella parte alta delle pareti di pietra, illuminando la stanza con i pochi raggi di sole di quel mattino invernale. La stanza era piena di lunghe tavolate di legno, e sul fondo poteva vedere un bancone con vassoi piatti e posate, dietro alcune donne dotate di grembiule servivano gli studenti. Si trovava in mensa, dunque. 
Aveva parecchia fame, quindi si diresse al bancone, si servì per la colazione e si diresse ai tavoli. Era parecchio spaesato. Avendo sempre vissuto con la nonna era abituato alla loro piccola casetta, di certo non aveva mai provato a stare in mezzo a una tale confusione. Si avvicinò ad un tavolo dove sedevano bambini più o meno della sua stessa età, trovò un posticino in fondo e si sedette. Quella colazione era molto diversa da quella della nonna: di solito mangiava i biscotti preparati da lei immersi nel latte caldo, e ora era costretto a mangiare qualche cereale nel latte ormai freddo. Si accontentò di quella, poi la sua attenzione fu attirata da qualcosa. Sul fondo della sala, dalla parte opposta rispetto al bancone, c'era una specie di palco, dove probabilmente qualcuno avvisava gli studenti riguardo alle novità o altro. Sul palco era salito un uomo, vestito con un saio. Aveva i capelli castani, e gli occhi erano tanto chiari che Kei poté distinguerli nonostante la lontananza. Si schiarì la voce, nella stanza, occupata praticamente da tutta la scuola, cadde un silenzio di tomba.  
"Buongiorno a tutti gli studenti! Oggi si terrà un programma diverso dal solito. Ieri sono arrivate le ultime matricole, che oggi sosterranno l'esame- fino a quel momento aveva parlato a voce normale, ma allora alzò il tono- tutti i ragazzi nuovi, che sono arrivati in quest'ultima settimana, alla fine di questo discorso si facciano trovare all'ingresso della sala mensa. Per gli altri ragazzi le lezioni si svolgeranno normalmente. Il pranzo inizierà alle 12.30 come al solito, fatevi trovare tutti qui per mezzogiorno. Buona giornata" 
Detto questo, il brusio si fece più forte e i ragazzi intorno a Kei tornarono a chiacchierare. Il ragazzo si alzò, ripose il vassoio e si diresse all'ingresso della sala, come gli era stato detto di fare. Giunto li si trovò in un gruppo vastissimo di ragazzi, ma la maggior parte era costituita da ragazzi più grandi. Il ragazzo del palco si avvicinò a loro, seguito da un compagno.
"Allora, i bambini dei sette anni vengano con me sono i primi a sostenere la prova" erano solo in otto. Ne sarebbero passati la metà. I ragazzi seguirono il monaco, che li condusse al piano sottostante. Arrivarono in una stanza decisamente diversa da tutte quelle che aveva visto: aveva il soffitto abbastanza basso, le pareti, il soffitto e il pavimento era placcato da lastre grigie e la stanza era piena di attrezzi per la ginnastica, tapis roulant, sbarre e infine aree per le sfide di beyblade. 
"Allora iniziamo, Ivanov, sei il primo. Dopo tocca a te, Hiwatari"
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Angolo autrice
Ehiiiii ciao a tutti!
Come state? Non ho ancora sentito nessuno :( 
Sono finalmente tornata con questo nuovo capitolo, in realtà non so come sia venuto.... Ragazzi aiutatemi voiiii
Ho sospeso per un po' questa storia, ho avuto un sacco di cose da fare, ma spero di riuscire a riprenderla un po' 
Bene, questo è tutto,spero di ricevere i vostri commenti
Ricordatevi di recensire recensire recensire! 
Un bacio!
Gaia-chan :)

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Capitolo 8
*** Prove ***


"Ivanov, puoi partire"
Il primo test era abbastanza semplice: i bambini dovevano completare un percorso, facilissimo, a vedere di Kei. Saltare in alcuni cerchi per terra, arrampicarsi su una rete e passare su una serie di paletti appesi al soffitto aggrappandosi solo con le braccia, scendere veloce dalla parete, fare un paio di capriole, e infine saltare un'asta, posta più o meno all'altezza del mento di Kei. Il bambino si era allenato molto a casa, e nonostante la giovane età i suoi muscoli erano già visibili e ben definiti. Sistemò i capelli, legando quelli più lunghi in un codini basso, abbastanza lungo, mentre sistemò i ciuffi ribelli con una fascia blu, in modo che i capelli schizzassero verso l'alto, dandogli l'aria della criniera un piccolo leoncino. Si preparò alla partenza, osservando il rivale che affrontava un ostacolo dopo l'altro con estrema facilità. 
"Hiwatari, preparati" 
Il bambino si sistemò sulla linea della partenza
"Pronto"
Si abbassò
"Vai!"
Kei partì velocissimo, saltò con precisione i cerchi per terra, e corse alla rete. Aveva fatto molta pratica, si arrampicava sempre sugli alberi insieme ad Olia, e infatti non ebbe molti problemi. Coordinava perfettamente la spinta delle gambe con il sostegno delle braccia, in questo modo saliva spedito sulle corde, che lo portarono molto in alto, fino a quanto permetteva il soffitto. Passò ai pioli. Con i piedi e una mano ancora puntati sulla rete, portò una mano sul primo piolo, testò la presa e avvicinò anche la seconda mano. Fece cadere nel vuoto le gambe, e sfruttando lo slanciò si portò avanti di diversi pioli. Purtroppo la foca dello slancio gli fece perdere la presa di una mano, e lui rimase appeso sul vuoto. Non mi devo arrendere! Avanti, affera quell'asticella! Kei ritrovò la forza di tirarsi su e senza perdere tempo completò il percorso attaccato al soffitto. Scese rapidamente dalla parete, lasciandosi cadere nei punti dove sapeva di trovare appoggi saldi e spostandosi con l'agilità di un gatto. Fece due capriole, con la seconda non toccò nemmeno terra, e corse velocemente all'asta. Una volta che giunse vicino all'asta, si rese conto di quanto fosse alta. Non sarebbe stato facile saltarla. Yuri c'era riuscito. Ce la poteva fare anche lui. Corse ancora più veloce e spinse al massimo con le gambe, che nonostante fossero già stanche, lo sorressero fedelmente. Superò l'asta, ma atterrò rovinosamente a terra. Percorso terminato.  Il monaco che li aveva accompagnati si avvicinò e gli porse la mano.
"Ottimo lavoro, Kei"
Controllò il tempo sul cronometro che gli porgevano: 2.02 
Ottimo. Si alzò e andò a sedersi, bevendo un po' d'acqua. Gli altri sei ragazzi terminarono il percorso, e i tecnici dissero che avrebbero preso solo i primi sei tempi migliori. Era il primo, e Ivanov il secondo. Erano a metà mattinata, quindi si fermarono per una lezione teorica sul beyblade, dove fu spiegato ai sei ragazzi come utilizzarlo e come manovrarlo, dato che, essendo matricole, nessuno di loro aveva ancora provato a duellare con un bey. Quando finirono, era già ora di pranzo, e le sei nuove reclute si diressero in mensa, accompagnate dal monaco, che si rivelò chiamarsi Viktor. Dato che i ragazzi non conoscevano ancora nessuno, si misero  al tavolo insieme. Era incredibile come dalle sole maniere con cui i ragazzi mangiavano rivelasse i loro caratteri: Ivanov era deciso e taciturno, un suo amico, Boris, tagliava la carne con violenza, mentre il suo vicino di tavolo continuava ad osservarlo, curioso.
"Hey" gli disse il ragazzino. Sembrava vivace, aveva i capelli celesti tutti sparati per aria, e gli occhi dorati. 
"Ciao" gli rispose Kei con aria timida. Non aveva mai parlato ad un suo coetaneo che non fosse Olia.
"Io sono Vladimir, ma puoi chiamarmi Vlad! Te invece chi sei?"
"Mi chiamo Kei" "Kei! Che bel nome! Piacere di conoscerti!" Disse con foga il ragazzo dai capelli celesti. Questo riuscì a strappare a Kei un sorriso timido.
Quel ragazzino non era tanto male. Chiacchierarono durante tutto il pranzo, vincendo lentamente la timidezza di Kei, e rapidamente si fece l'ora di riprendere i test. Appena le matricole si avvicinarono all'uscita della mensa, vennero accolti da Viktor, che li riaccompagnò nella sala dei test. Fecero diverse prove su resistenza, velocità e forza. Pesi, corsa, addominali, flessioni, piegamenti e molto altro. A metà pomeriggio tutti e sei i ragazzi erano stanchissimi, chi più chi meno. Kei, ansimante, si buttò per terra in attesa che lo chiamassero per un'altra prova. Capì solo allora che c'era ancora molto lavoro da fare, si sarebbe allenato molto e sarebbe diventato più forte. Fissò il soffitto grigio in attesa di riprendere fiato, quando una chioma celeste lo guardò curioso dall'alto. 
"Hei, come stanno andando i test? Io sono distrutto!" "Anche io! Non pensavo che avremmo fatto tanta fatica... Penso che non stiano  andando male, e a te come vanno, Vlad?" Il ragazzo osservò la palestra pensieroso: "Penso bene, non mi posso lamentare" gli rivolse un gran sorriso.
"Hiwatari, preparati alla prossima prova"
Il povero Kei, distrutto, si alzò a fatica, cercando di recuperare un minimo di energia.
"Questa è la tua ultima prova. Penso che ora tu sia molto stanco, ma dovrai riuscire anche ora, poi ti potrai riposare. Forza Hiwatari!" 
Viktor lo incoraggiò. Kei si preparò alla linea di partenza e al via cominciò a correre. L'ultima era la prova di resistenza. Nonostante gli sforzi precedenti, i ragazzi dovevano correre più a lungo possibile sulla pista circolare, l'importante era non fermarsi o camminare. Per questa prova decisero di riunire tutti i ragazzi e di interrompere le altre prove, essendo la prova più lunga dovevano farla insieme. Kei iniziò a correre, lasciò vagare la mente e concentrò la sua attenzione sulle sue mani e le dita, in modo da non dare retta al dolore di addome e gambe. Lo sguardo era vitreo, i suoi movimenti erano meccanici, il corpo era stremato, ma ancora reggeva il peso di Kei, fedele. Ormai era passata più di un'ora da quando aveva iniziato, tutti gli altri si erano fermati da un pezzo, tuttavia anche lui aveva rallentato parecchio e si muoveva barcollando lungo la corsia. Viktor, preoccupato dalla cera di Kei, gli disse che si poteva anche fermare, che poteva bastare così. Kei tornò in sé a quelle parole, ringraziò il monaco con lo sguardo e rallentò fino a camminare. Terminò il giro della pista camminando e infine si lasciò cadere per terra, distrutto. Riprese la sensibilità del suo corpo, e per poco non gridò dal dolore: il cuore batteva all'impazzata, i polmoni si alzavano e si abbassavano freneticamente, provocando scosse di dolore ad ogni respiro che si estendevano in tutto il corpo, mentre le gambe bruciavano e gridavano aiuto. Riprese  fiato relativamente in fretta e si mise seduto. Alcuni ragazzi stavano ancora terminando gli ultimi esercizi, gli altri scioglievano i muscoli facendo degli allungamenti. Vlad si avvicinò all'amico, leggermente preoccupato
"Ehi amico! Hai fatto un test straordinario! Non ho mai visto nessuno correre in quel modo così a lungo. Ti senti bene?" "Si, sto bene, non ti preoccupare" gli disse con un sorriso stanco. Viktor, intanto, si era avvicinato ai due amici durante il suo giro, per controllare che i sei ragazzi stessero bene. Scompigliò teneramente la testa del ragazzino. 
"Sei stato grandioso, Kei, in ogni caso ora riposati, hai faticato molto" il monaco gli sorrise e si allontanò. I test terminarono poco dopo, e Kei era rimasto tutto il tempo ad osservare gli ultimi test dei suoi compagni, che ormai stavano tutti terminando il test di velocità. Kei guardò Ivanov correre, era velocissimo, spingeva con le gambe muovendo ampie falcate. Tuttavia, non riuscì a correre a lungo quanto Kei. Quando finirono tutti, radunarono i sei in una zona della palestra che i ragazzi usavano durante le pause dei duri allenamenti. I tecnici presero la parola: "I test sono terminati. Sono stati molto duri, ce ne rendiamo conto, ma allenandovi insieme a noi riuscirete a diventare più forti. Ora andate a farvi una doccia nei bagni di questa palestra e andate nelle vostre camere, per le 7.30 trovatevi in sala mensa. Buona serata a tutti"
I sei ragazzi, esausti, seguirono barcollanti un tecnico, che mostrò loro una porta di metallo di fianco alla zona dove sedevano poco prima, che rivelò uno spogliatoio piuttosto moderno, ma che sulle pareti si vedevano i segni dei loro compagni più grandi, si spogliarono e si avviarono alle docce. Kei fece scorrere a lungo l'acqua fredda lungo la schiena, nonostante avesse finito la doccia tempo prima, e sciolse i muscoli doloranti. Nello spogliatoio regnava il silenzio, tutti e sei i ragazzi, Vlad compreso, erano davvero provati dopo tutti quei test, ma quando ormai tutte le docce erano chiuse, si lasciarono andare a qualche battuta e ad una risata. 
Dopo essersi preparato, Kei guardò l'orologio: erano le sette. Cosa poteva fare mentre aspettava? Uscì dallo spogliatoio e dalla palestra insieme a Vlad, e cercarono di tornare indietro da dove erano arrivati. Si ritrovò in un grande salone, dallo stile tipico del monastero con soffitti alti e pareti di pietra. Dentro c'erano dei divanetti, alcuni tavoli, e nel mezzo della stanza si trovava una fontana stupenda. Era molto diversa rispetto allo stile della stanza: rami di vetro colorati si sviluppavano verso l'alto intrecciandosi e creando onde sinuose ed armoniche, e l'acqua che vi scorreva all'interno rifletteva i colori della luce e cadeva nella vasca di vetro azzurro sul pavimento, da cui partivano tubi di vetro che percorrevano tutto il pavimento della sala, scomparendo poi sotto la pietra grezza. Quella stanza sembrava uscita da uno dei libri che la nonna leggeva a Kei quando era piccolo. Lui e l'amico, infatti, rimasero a bocca aperta, incantati da quella magia che sembrava emanare la stanza. Il salone sembrava essere il luogo di ritrovo degli studenti, infatti sembrava che la maggior parte degli atleti fossero riuniti lì. In più era circolare, e dava su molte porte, tutto questo dava a intendere che fosse il centro del monastero. 
Un ragazzo, più grande di loro di circa sei o sette anni li guardava interessato, appoggiato al bordo della fontana. Gli occhi ridevano e sembrava che li stesse chiamando. Sia Kei che Vlad se ne accorsero, si guardarono negli occhi e si diressero verso di lui. 
Quando furono più vicini, il ragazzo sorrise loro, incoraggiante, e prese la parola, e con voce calda e profonda disse: 
"Hei! Voi dovete essere i nuovi arrivati. Io mi chiamo Aron, sono il numero 24 della scuola, per questa settimana fuori dagli allenamenti i quattro di voi che verranno presi saranno assegnati a me. Piacere" tese loro una mano chiusa a pugno. I due la colpirono a loro volta con un pugno, trovandosi subito in sintonia con il veterano. Aron era un ragazzo molto alto, e i due bambini a malapena gli arrivavano al gomito, i muscoli erano forti e definiti e quelli delle braccia erano evidenziati dalla maglietta nera smanicata, così come era evidente un tatuaggio lungo tutto il braccio sinistro. I capelli neri come la notte erano molto lunghi, raccolti in una treccia che gli sfiorava le ginocchia, e gli occhi di un colore molto particolare, color pesca aranciato, erano molto espressivi, e gli si leggeva l'anima. 
I tre ragazzi si sedettero ad un tavolino e Aron rispose ad alcune domande dei due, appena entrarono nella sala vennero accolti anche gli altri quattro compagni  di Kei e Vlad. I minuti passarono veloci, e ad un tratto i tubi della fontana cambiarono colore, da azzurro e indaco a verde menta. Tutta la sala volse gli occhi alla fontana, e Aron si alzò in piedi, invitando i sei a imitarlo. Si batté le mani sui pantaloni. 
"Questo è il segno che indica che sono le 7.25, quindi è ora di andare in mensa per la cena. Stasera annunceranno chi di voi è stato ammesso e chi invece dovrà preparasi dopo cena per ritornare a casa a mani vuote. Su, andiamo!" I bambini, eccitati, lo seguirono fino alla mensa, si sedettero vicino a lui durante la cena, dove spiegò qualcosa in più riguardo alla vita in monastero. Finita la cena, Viktor, seguito dal nonno di Kei e da Vorkov, salirono sul palco di legno. Viktor si schiarì la voce e nella sala calò il silenzio.

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Angolo autrice
Buonasera a tutti!
Mi dispiace tantissimo di non aver aggiornato per parecchio tempo, ormai è da quasi un mese e mezzo che non pubblico... Ma ora sono tornata con questo nuovo capitolo :) non ho ancora ricevuto neanche un commento, e ancora nessuno mi segue o ricorda, ma so che voi lettori siete li! Mandate pure qualche commento o recensione, non siate timidi, io lo sono prima di voi ;) aspetto con ansia qualche risposta da parte vostra. Un bacio a tutti!
Gaia-chan

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Capitolo 9
*** Primi giorni ***


Viktor si schiarì la voce e nella sala calò il silenzio
"Buonasera ragazzi. Stasera ci sono delle novità riguardo a voi studenti, aggiorneremo le classi con i nuovi arrivati e qualcuno andrà via. Lascio la parola al signor Hiwatari" a quelle parole Vlad quasi saltò dalla sedia, beccandosi uno sguardo assassino da Aron. Il nonno di Kei si fece avanti, con un pacco di fogli in mano, si schiarì la voce e iniziò a parlare. A differenza di Viktor, Hino parlava con voce potente e alta, il suono limpido rimbalzava sulle pareti e si sentiva forte e chiaro.
"Buonasera a tutti ragazzi. Comincio subito a elencarvi le nuove classi divise come ordinanza in ordine di età. Iniziamo con la classe più giovane, età sette anni, i bambini sono solamente quattro, sui otto che hanno partecipato ai test. I ragazzi sono- dal tavolo dei sei bambini un brusio eccitato-  Yuri, Boris, Vladimir e infine Kei, i numeri in classifica sono ordinatamente 800, 813, 832 e 790. Questi quattro ragazzi formeranno un nuovo team, si alzino pure e si avvicinino al palco"
I quattro ragazzi si alzarono dal tavolo e arrivarono sotto il palco, dove furono invitati a rivolgersi al resto degli studenti. Kei, davanti a quella marea di gente rimase spiazzato, senza sapere che cosa fare. I ragazzi più grandi li osservarono attentamente, mentre Yuri lanciava loro uno sguardo glaciale, dopo un paio di minuti poi, con la gioia di Kei, i quattro furono condotti nuovamente al tavolo, dove li aspettava Aron.
La cerimonia durò a lungo, e una volta terminata Kei e i suoi compagni erano stanchissimi, Vlad addirittura si addormentò sul tavolo. I due ragazzi che non avevano passato il test erano già andati via. Dopo quasi un'ora dall'inizio del discorso nella mensa tornò il solito brusio. Aron si alzò, raggiunse i suoi compagni di classe, con cui chiacchierò per qualche minuto, poi tornò dai quattro.
"Bene, per oggi è tutto, ora siete liberi di andare dove volete. Cosa volete fare?" Tutta la squadra era tanto distrutta che nessuno disse nulla, Aron capì da solo. 
"Ok ragazzi, vi accompagno alle vostre camere, di qua" i quattro si alzarono stancamente e seguirono la loro guida. Aron li condusse attraverso la sala della Fontana, e disse loro di memorizzare il varco che portava alle camere. Furono accompagnati a prendere le loro cose nelle stanze senza numero, e poi si trovarono davanti ad una imponente rampa di scale. Aron si piazzò davanti a loro: 
"Vi spiego come funziona: i piani sono divisi in base al vostro numero, al primo piano ci sono i numeri fino al duecento, al secondo fino al quattrocento, al terzo fino al seicento e al quarto fino all'ottocento. I novecento dormono in un altro posto. Su ogni piano poi i corridoi sono divisi per numeri, ma è facile orientarsi, infine su ogni porta c'è scritto un numero. Dovete andare alla porta con il vostro numero, i numeri sono aggiornati ogni due mesi. Tutti chiaro? Bene, ora io torno dalla mia squadra. Domani avrete la mattina libera, ma presentatevi giù per le otto e mezza per la colazione. Buonanotte a tutti!"
Detto questo tornò alla sala della Fontana dai suoi compagni, lasciando soli i quattro bambini. Kei e gli altri iniziarono a salire le scale, fino ad arrivare all'ultimo piano, dove trovarono una specie di balcone che dava su due corridoi affacciati sulla sala della Fontana. Da li si distinguevano ancora i tubi di vetro intrecciati, e la sala, vista dall'alto, sembrava ancora più imponente. Kei ammirò lo spettacolo con meraviglia. Quanto avrebbe voluto mostrarlo a Olia! Si voltò verso i compagni ed esaminò quella specie di soppalco: i soffitti erano molto bassi, ma i muri erano comunque di pietra le finestrelle che illuminavano la sala sottostante sembravano molto più vicine. Per il resto l'anticamera era vuota, e al centro della parete, sotto una lampada a parete, c'era una piastra di metallo:
                                                      "700-799 sinistra
                                                        800-899 destra"
I ragazzi lessero, dopo qualche secondo di silenzio Vlad parlò: 
"Bene, allora dobbiamo dividerci per ora, Kei, tu sei fra i 700 e noi tre fra gli 800. Ci vediamo qua domani prima di scendere?"
"Si, va bene. Allora tutti e quattro qua domani mattina"
"Buonanotte a tutti!"
"Oyasuni!"
I ragazzi si divisero, e Kei si ritrovò in un corridoio che dava su diverse porte, ma nessuna indicava la sua stanza. Giunto alla fine si trovò in un'altra piccola anticamera, con un tavolino e qualche poltrona. Da li partivano altri tre piccoli corridoi. Cavolo se è grande, questo posto, devo fare attenzione a non perdermi, pensò Kei. Un'altra piastra di metallo lo aiutò a trovare velocemente il corridoio che doveva seguire e presto fu davanti alla porta di legno massiccio della sua stanza. Spostò la porta pesante e la richiuse velocemente, quasi come se temesse che qualcuno potesse entrare da un momento all'altro. Era una stanza modesta: era molto piccola, ma conteneva tutto ciò che gli serviva: al muro c'era un letto appena rifatto, sulla parete opposta un armadio di legno scuro, e sulla parete davanti alla porta una grande finestra con una cassapanca sotto. Kei porse distrattamente il suo borsone sul letto, e si avvicinò alla finestra: non aveva tende, ma era profilata finemente con il metallo, e fuori poteva vedere le luci che illuminavano Mosca di notte. Sul letto trovò la chiave della camera e un biglietto: "Kei Hiwatari, 790" 
Mise la chiave sul comodino e aprì il borsone, estrasse il un pigiama pesante e spostò il bagaglio ai piedi del letto, ripromettendosi di riordinare il giorno seguente, e si infilò nel letto. Le lenzuola erano fredde, e il piccolo Kei rabbrividì, tirò la coperta di lana fino al naso e si girò di lato, verso il muro. Allungò una mano verso la parete di pietra, trovando la superficie liscia e fredda. Già gli mancavano Olia e la nonna la sua casa e tutto quello su cui prima poteva contare. Ora doveva imparare a cavarsela da solo, sapendo già che non avrebbe potuto aggrapparsi sempre ad Aron o a suo nonno. Decise subito di mettersi d'impegno già dal giorno seguente, di lavorare al massimo per migliorarsi e rendere la nonna orgogliosa. Ora però era stanchissimo e voleva solo dormire, e in pochi secondi scivolò in un sonno profondo.

La luce filtrava fioca nella stanza, proiettando i disegni fini e complessi creati dalle finiture della finestra sul pavimento e sulle coperte, che avvolgevano un piccolo bleyder ancora dormiente. Le ombre si allungarono, e un raggio di sole accarezzò la guancia rosea del bambino, che indispettito dalla luce socchiuse le palpebre, per poi aprire definitivamente gli occhi viola. Kei si alzò a sedere sul letto, stropicciandosi gli occhi con i pugni chiusi. La stanza sembrava molto diversa dalla sera prima: questa, illuminata dalla luce del sole mattutino, sembrava più grande, era molto più luminosa e Kei notò cose che la sera prima non aveva visto, anche a causa della stanchezza: un orologio di metallo appeso sopra il letto, un asciugamano poggiato sulla cassapanca, uno scaffale alla fine della parete dell'armadio. L'orologio segnava le otto. Perfetto. Avrebbe avuto tutto il tempo di prepararsi. Si tolse il pigiama, rabbrividendo al contatto dell'aria fredda, e indossò un paio di jeans scuri sotto una semplice maglia a  tre quarti nera. Legò i capelli più lunghi in una piccola coda sulla nuca. Quelle ciocche di capelli lunghi erano davvero fastidiose. Il resto della chioma era sparata verso l'alto. Era ancora molto presto, e decise di sistemare un po' le sue cose: aprì il borsone, estrasse tutti i suoi vestiti e li sistemò ordinatamente nei cassetti e sugli scaffali che si trovavano nell'armadio. Fatto questo, tutto molto velocemente, mancava ancora un po', e lui era parecchio assonnato. Uscì dalla stanza, chiudendola a chiave, e in fondo al corridoio trovò il bagno. Varcata la porta, si trovò in un bagno di modeste dimensioni. Era molto classico: le piastrelle del pavimento erano blu-azzurre, mentre quelle delle pareti erano decorate con fiori dello stesso stesso colore, su uno sfondo bianco. Il resto dell'arredamento riprendeva gli stessi colori. Quel bagno era usato solo dai ragazzi di quel corridoio, quindi circa una trentina, ma in quel momento era comunque pieno. Sciacquò velocemente la faccia con l'acqua gelata e uscì velocemente. Si diresse verso il ballatoio dove aveva appuntamento con i suoi amici, camminando lentamente: ogni muscolo gridava dal dolore ed era intorpidito. Dopo quella breve camminata si affacciò indolenzito sulla sala della Fontana: nonostante l'ora, la scuola era già sveglia e diversi ragazzi correvano in varie direzioni con pacchi o zaini, altri invece chiacchieravano ancora assonnati sui divanetti. Kei si stiracchiò un po' nel tentativo di calmare i muscoli dolenti, con scarsi risultati. Dopo pochi minuti arrivarono anche i suoi compagni, nelle sue stesse condizioni. Nonostante ciò, tutti e quattro sembravano decisamente più riposati della sera prima.
Kei aveva l'abitudine di essere più taciturno del solito la mattina, cominciava ad articolare parole e pensieri solo dopo aver mangiato qualcosa. Sembrava una caratteristica comune a tutto il team, tranne Vlad, che ogni tanto cercava di rompere il silenzio facendo qualche affermazione. Si avviarono verso le scale senza dire una parola, e una volta scesi trovarono Aron che usciva dal corridoio del primo piano di camere; appena il ragazzo li vide li raggiunse con un sorriso raggiante.
"Buongiorno ragazzi!"
"Buongiorno..."
"Ohayo..."
"È quasi ora di colazione, ma prima venite, voglio farvi conoscere il mio team"
I cinque si spostarono verso i divanetti più vicini alla fontana, che al momento risplendeva di un rosa intenso. I quattro bambini si trovarono davanti a tre ragazzi che sembravano appena usciti dalla palestra, da quanto sembravano forti. Uno era molto alto, con i capelli scuri rasati, indossava una maglia a tre quarti attillata che faceva risaltare le braccia nerborute ed un tatuaggio molto grande sul braccio. Uno era piuttosto basso, era snello e aveva i muscoli torniti, sembrava molto agile, e i capelli viola scuro erano raccolti in una crocchia bassa, e un tatuaggio gli decorava il collo e una tempia. L'ultimo aveva le spalle ampie, il petto forte e le gambe muscolose e tornite. Aveva i capelli corti, con tanti ricci biondi che incorniciavano il viso. Nonostante avessero un aspetto minaccioso, quando arrivarono i quattro bambini questi sfoggiarono un sorriso caldo e incoraggiante. I ragazzi si presentarono e cominciarono a chiacchierare con i quattro bambini a proposito degli allenamenti che avrebbero seguito e informazioni varie sul monastero.
"Oggi pomeriggio inizierete il vostro primo allenamento, mentre stamattina siete liberi-spiegò Dan, il ragazzo alto e muscoloso- vi consiglio di sistemare la vostra stanza e iniziare a conoscere il monastero, per lo meno le parti che visiterete di più, come palestra e mensa. Magari riusciamo a farvi fare un giro noi, visto che non abbiamo lezione teorica stamattina"
"Si, ottima idea, dopo la colazione vi faremo fare un giro per il monastero, e poi vi lasceremo un po' di tempo per ambientarvi" aggiunse il più basso, che si chiamava Igor.
A quel punto intervenì Aron, che tirò una pacca amichevole sulla spalla di Vlad:
"Allora è deciso. Ora iniziamo ad andare in mensa, se tardiamo ancora rischiamo di trovare il latte freddo"

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Angolo autrice
Hola a todos! Mi dispiace davvero molto se in questo periodo sto lavorando molto lentamente rispetto a quando ho iniziato, sto lavorando a diverse storie e quest'anno scolastico non si prospetta tra i migliori T.T
In ogni caso... Devo ringraziarvi tutti! Devo ringraziare particolarmente chi ha recensito, chi mi segue e chi semplicemente legge la mia storia. Grazie, veramente grazie mille :)
Rebel Yell: sei stata la prima persona in assoluto che mi ha contattata per questa fanfic. Grazie mille! Se non fosse stato per te, ora sarei ancora nemica dell'html, e molte persone fuggirebbero davanti a quel blocco di lettere che erano prima i miei capitoli. Il tuo aiuto è stato fondamentale per iniziare, e continuare bene :)
Grazie!
Mel_mel98: grazie a te ho capito che c'è veramente qualcuno a cui piace la mia storia e il mio stile nello scrivere :) grazie a te sto prendendo coraggio e mi lancio più spesso nel prendere delle decisioni
Grazie!
Yugjinia: sei la prima (e unica) che segue ufficialmente questa fanfic. Non ci siamo mai sentite, ma spero che questa storia ti stia piacendo :)
Grazie!
Bene, ho finalmente finito, spero di non avervi annoiato, e ci sentiamo al prossimo capitolo. Ciao a tutti!
Gaia-chan


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Capitolo 10
*** Non proprio il paradiso ***


As a piece of ice
La mattinata passò veloce, e dopo aver fatto una colazione abbondante gli otto ragazzi si avventurarono per gli stretti corridoi del monastero. Prima fecero un giro del piano delle aule, che, spiegarono i più grandi, erano divise per team: infatti erano tutte molto piccole, contenevano un unico lungo tavolo da lavoro in legno massiccio, cinque sedie, la lavagna al muro e un armadio; alla fine di un lungo corridoio videro la loro aula, non diversa dalle altre: era ancora inverno e di mattino non c'era luce, l'ambiente era avvolto da un'aura spettrale. Kei venne colto da un brivido lungo la schiena. Dopo aver visto le aule si spostarono nel piano sotto, dove c'erano le palestre. Ce n'erano diverse, tutte attrezzate più o meno nello stesso modo, con diversi attrezzi a cui Kei non sapeva nemmeno dare un nome. Nei corridoi fuori dalle palestre c'erano diversi armadietti, ognuno con un numero, in cui i ragazzi avrebbero dovuto portare qualche cambio e il necessario per lavarsi dopo i duri allenamenti. Aron avrebbe voluto mostrare ai nuovi arrivati molto altro, ma non ebbe il tempo: la mattinata era già inoltrata e quella mattina lui e la sua squadra si sarebbero dovuti riscaldare per un allenamento speciale nel pomeriggio; anche se non sapeva in che cosa consistesse gli avevano detto che sarebbe stato molto importante e faticoso. Accompagnò i quattro bambini alle scale dei dormitori e si avviò verso alla sua camera insieme ai compagni per recuperare alcuni attrezzi. Una volta salite le scale, Kei e i tre amici si separarono per sistemare le proprie camere. Una volta entrato nella sua stanza, Kei si lanciò sul letto, trovando il letto deliziosamente morbido ma non troppo. Rimase sdraiato a contemplare il soffitto ancora per diversi minuti, stiracchiandosi come un gatto sentendo i muscoli degli addominali tirare. Si alzò pigramente, e si diresse verso il borsone. Erano rimaste poche cose, come qualche affetto personale e oggetti utili, come accappatoio e  ciabatte. Ripose con cura le sue lame da pattinaggio e una foto della mamma sullo scaffale dietro l'armadio e preparò qualche cambio e degli abiti per la palestra ordinatamente sul letto, e prima di chiudere soddisfatto le ante dell'armadio ripose nello scaffale in alto il borsone piegato accartocciato. Decise di scendere nelle palestre a sistemare il suo armadietto, chiuse la porta a chiave, portandosi dietro tutta l'attrezzatura e scese cautamente le scale. Sulle scale incontrò Yuri, anche lui intento a portare giù i cambi, come avevano consigliato loro i ragazzi più grandi. Si affiancò a lui e insieme scesero le scale. Kei ebbe il tempo di osservare meglio il compagno: i capelli, di un rosso acceso quasi innaturale, erano di un rosso più scuro sulla nuca, mentre viravano quasi all'arancione sulle tempie. Il ragazzo era silenzioso, si muoveva con passi felini e calcolati, puntando gli occhi smeraldini sui propri piedi. Giunti nel corridoio delle palestre si separarono per cercare gli armadietti. Una volta trovato il suo, Kei ripose con calma e ordine tutta la sua roba, poi si accorse che Yuri lo stava aspettando, con un sorriso timido sulle labbra. Kei gli corse di fianco, e insieme tornarono nella sala della Fontana, e si sedettero su un divanetto senza sapere cosa fare. I due ragazzi non si accorsero nemmeno che era già mezzogiorno quando si unirono a loro anche gli altri due membri della squadra. La fontana cambiò colore, e i ragazzi in sala si avviarono verso la mensa. I quattro incontrarono la squadra di Aron, e si avviarono insieme. Quando tutti ebbero un vassoio pieno si accomodarono al solito tavolo. I ragazzi più grandi portavano i segni dell'allenamento: la treccia di Aron era arruffata e le magliette dei ragazzi erano umide. Ma non sembravano affaticati. Pranzarono insieme molto velocemente, subito dopo quelli più grandi si alzarono:
"Non aspettate che Viktor ci dica qualcosa?"
"No, le notizie e gli aggiornamenti sono solo al mattino e alla sera, in più dobbiamo andare a fare un nuovo allenamento"
"Uao! E che cosa farete?"
"Ancora non lo sappiamo, ci hanno detto che sarà faticoso ma molto importante, ci rivedremo soltanto dopodomani"
"Allora buona fortuna!" 
Aron sorrise ai suoi amici e si salutò con un cenno della mano, poi si allontanò con i suoi compagni. I quattro rimasti in mensa finirono di consumare il loro pranzo tranquillamente, poi si alzarono e salirono verso le camere.
Kei si diresse da solo nel suo corridoio, scoprendo che quasi sotto ogni porta c'era un foglietto. Incuriosito raggiunse velocemente la sua camera, aprì la porta e raccolse il foglietto da terra, chiudendo la porta alle sue spalle. Il dubbio fu presto rivelato: il programma settimanale. Gli era concessa molta libertà, ma in ogni caso tutte le mattine aveva la preparazione atletica o lezione in classe, mentre di pomeriggio era libero tre giorni a settimana. Fece un breve calcolo: quel pomeriggio avrebbe avuto gli allenamenti in palestra, ma mancava ancora parecchio tempo, quindi decise di andare in camera dal suo amico Vlad. Uscì in corridoio attraversando il ballatoio. E inoltrandosi tra i corridoi degli 800. La struttura era uguale a quella del suo padiglione, quindi fu semplice trovare la stanza. Una volta davanti, però, il piccolo Kei esitò: era ancora troppo timido e non era sicuro. Doveva prendere coraggio. Senza pensare bussò alla porta; e pochi secondi dopo si ritrovò immerso negli occhi dorati del compagno.
Con grande entusiasmo lo invitò ad entrare.
Per un po' rimasero seduti sul letto, in silenzio, ma dopo pochi minuti Vlad ruppe il silenzio e i due si misero a chiacchierare allegramente, sulla scuola, i compagni e altro. 
"Ehi, Kei... Ora siamo amici, vero?"
"Certo, certo che siamo amici, perchè?"
"Visto che vivremo in questo posto insieme per parecchio tempo, potremmo conoscerci meglio, no?"
"Si, sicuramente!- disse entusiasta con un sorriso - cosa mi dici di te?"
Il ragazzo coi capelli celesti fu colto di sorpresa, ma subito cominciò a parlare allegramente.
"Ho sempre vissuto in un piccolo villaggio in siberia, in mezzo ad una vallata ghiacciata, insieme alle mie sorelle e a mia nonna. I miei sono cacciatori, non li vedo quasi mai. Una notte, circa un mese fa, ci fu una terribile bufera di neve. Siamo abituati a questo genere di cose, ma quella fu la più forte della mia vita. Tutto il villaggio era in allarme: le mie sorelle piangevano, le madri chiamavano i propri figli per farli rientrare... E io ero rimasto bloccato fuori, nella bufera"
Vlad si passò velocemente una mano sulla caviglia, e Kei trattenne un sospiro: intorno al piede, una profonda cicatrice ancora rosea evidenziava i segni di quella che sembrava una trappola per animali. Mentalmente pregò Vlad di continuare.
Le sue preghiere furono esaudite.
"Ad un certo punto, vicino a me, un punto delle lastre di ghiaccio si illuminò, e spuntò un Beyblade, il MIO beyblade. Quella sera il villaggio si salvò, grazie ad una specie di cupola che era partita dal Beyblade. Una tornato a casa, mia nonna e le mie sorelle mi portarono in casa e mi nascosero, ma non capivo perchè. Fino a quando, più o meno settimana scorsa, lo sciamano del nostro villaggio mi trovò, e dicendomi che ero maledetto, mi cacciò. Poco dopo ero qui"
Vlad terminò il suo racconto sorridendomi con malinconia, si vedeva che quella ferita nel suo cuore ancora non era svanita. Kei era dispiaciuto per le vicende accadute all'amico, ma nom sapeva cosa fare per consolarlo, quindi scelse il silenzio.
I minuti correvano velocemente, e arrivò l'ora di scendere in palestra. Giunti agli armadietti incontrarono i due compagni, mentre prendevano un paio di pantaloncini e una maglietta dallo scaffale. Gli ultimi arrivati si unirono a loro, si prepararono in fretta ed entrarono in palestra. Lì videro due tecnici ed un monaco in saio dall'aria autoritaria, che parlava con quattro ragazzi che correvano lentamente in cerchio, leggermente affannati. Dopo qualche giro i ragazzi rallentarono e si fermarono, ascoltando alcune parole in russo stretto pronunciate dal monaco.
"Bene, per oggi il vostro allenamento è terminato. Potete andare"
I quattro ragazzi chinarono la testa e si dileguarono, dirigendosi verso le docce. Il monaco allora si avvicinò ai quattro ragazzi: sembrava abbastanza giovane, sui trent'anni, i capelli biondissimi erano corti e incorniciavano il viso e gli occhi castani erano allegri e fieri. Una volta davanti a loro il monaco mosse la bocca in un sorriso tirato, a quanto pare non era abituato a stare con dei bambini, e iniziò a parlare:
"Salve a tutti, ragazzi, io mi chiamo Adrian e sarò il vostro allenatore fino a quando non passerete sopra ai numeri 600. Esigo il massimo dal vostro corpo, vi preparerò duramente, ma vi sarà d'aiuto per quando crescerete e sarete più forti"
Una volta che tutti si furono presentati, Adrian spiegò ai ragazzi il programma per quel pomeriggio, che essendo il primo allenamento insieme era molto leggero. Almeno così disse il monaco. Si allenarono duramente fino a tardo pomeriggio, senza sosta, fino a quando, finalmente, arrivarono le sei di sera.
Yuri e Boris stavano correndo sulla pista, mentre Kei e Vlad stavano finendo di fare una serie di piegamenti, quando finalmente Adrian pose fine a quello strazio, mandandoli negli spogliatoi, e dicendogli che per essere appena arrivarti era stato un ottimo allenamento. Le fatiche dei ragazzi erano state almeno un po' ricompensate. I bambini si trascinarono fino alle docce, ciondolando sotto l'acqua bollente a lungo. Una volta che si furono cambiati, nella palestra regnava il silenzio. In un angolo dello spogliatoio trovarono addirittura un posto dove poter lavare gli abiti degli allenamenti e farli asciugare, finirono di prepararsi in fretta e tornarono nella sala grande. Dato che l'inverno era già inoltrato, fuori dal monastero tra le strade trafficate di Mosca il cielo era buio da qualche ora. I ragazzi presero posto sul divanetto che avevano occupato la mattina e dopo qualche minuto in silenzio iniziarono a chiacchierare riguardo all'allenamento appena terminato. Si conoscevano da poco, e il loro passato, come quello di tutti i ragazzi del monastero era doloroso, quindi c'erano davvero pochissimi argomenti. Era piuttosto tardi, infatti la fontana cambiò colore, segno che era ora di cena, poco dopo che i ragazzi erano arrivati. Cenarono in silenzio aspettando gli annunci serali.
"I ragazzi appena arrivati si fermino alla fine della cena, per tutti gli altri avvisiamo solamente di non disturbare i ragazzi appartenenti ai numeri più alti, che si stanno sottoponendo ad un allenamento sperimentale piuttosto faticoso"
Tutto qui. Come tutta la giornata era trascorsa lentamente e con molta fatica, la sera stava scivolando via ancora prima che Kei e gli altri se ne potessero accorgere. Viktor parlava ai pochi ragazzi rimasti in sala mensa, che si erano posizionati nei tavoli più vicini al palco, mentre le donne che servivano i pasti sparecchiavano, insieme ad alcuni ragazzi. Kei ascoltava vagamente, la sua mente era inspiegabilmente rimasta bloccata all'allenamento. Ripensava ad ogni movimento e sensazione che aveva provato, mentre la voce del monaco disturbava solo minimamente i suoi pensieri. La mattina dopo sarebbero andati in classe e avrebbero iniziato le lezioni, il pomeriggio allenamenti e così via. Dopo diverso tempo Viktor lasciò liberi i giovani allievi, che si spostarono nelle loro camere. Una volta sul pianerottolo, i quattro compagni si erano salutati, e Kei era andato nella sua camera. Era buio, ma riuscì a trovare tutto ciò che gli serviva senza problemi, e in pochi minuti era già in pigiama sdraiato sul letto a guardare il soffitto, mentre i capelli più lunghi erano legati in una piccola treccia. Cavolo se stavano diventando fastidiosi, un giorno di quelli li avrebbe tagliati. Non capiva come facesse Olia a domare la sua folta chioma bionda. Dopo qualche minuto, sentì qualcuno bussare alla porta, così si alzò dal letto, rabbrividendo al contatto dei piedi nudi sul legno stranamente freddo. Aprì la porta e per la seconda volta nella giornata incontrò due grandi occhi dorati.
"Ciao Vlad - disse sinceramente contento di vedere l'amico - cosa ci fai qui?"
"Niente di speciale..."
Nella stanza calò il silenzio.
"Ehi, Kei... tu hai sonno?"
"In realtà no... Te?"
"Nemmeno..."
"Cosa facciamo?"
"Non ne ho idea"
Non sapendo cosa fare, alla fine, i due amici si buttarono sul letto, abbastanza spazioso per ospitarli entrambi. Vlad si sdraiò su un lato, posando gli occhi dritti sul profilo dell'amico.
"Alla fine non mi hai raccontato niente di te... Come sei entrato qua?"
"In realtà è successo tutto molto in fretta... Qualche sera fa mio nonno è venuto a casa per la prima volta e mi ha invitato qua, e il giorno dopo sono partito, nulla di che"
"Wow... Prima cosa facevi?"
"Vivevo con mia nonna ed Olia"
"Olia?"
"È una mia amica. Viveva per la strada, e da quando ci siamo incontrati da piccoli ci vedevamo praticamente tutti i giorni"
"Dev'essere bello... Nel mio villaggio c'erano pochissimi ragazzi, tutti più grandi di me, ed essendo più grandi erano già impegnati con la caccia, quindi io passavo le giornate con le mie sorelle. E i tuoi?"
"Non so molto di loro... Mio papà non l'ho mai visto... Era un viaggiatore, e quando sono nato era da qualche parte nel mondo e non ho mai saputo niente di lui, a parte che gli somiglio molto, e mia madre... Mi hanno detto che è morta dopo la mia nascita, ma non ne ho mai avuto la certezza"
"Accidenti... E non ti mancano?"
"Chi?"
"Tua nonna e Olia. Le mie sorelle mi mancano tantissimo..."
"Non lo so... Mi trovo spesso pensare a loro, e vorrei essere a casa tutti insieme. Ma non tantissimo"
"Siamo appena arrivati ma io ho già voglia di tornare a casa..."
Kei si girò stupito verso l'amico. Per quel poco tempo che erano stati insieme lo aveva sempre visto allegro e di buon umore, era strano vederlo mentre lottava per non versare lacrime. 
"Siamo qui da poco, non siamo mai stati lontani da casa, penso sia normale..."
"Si, penso che tu abbia ragione"
Vlad si girò, dando gli occhi al soffitto come l'amico, in attesa che uno dei due parlasse. Intanto, il piccolo dai capelli viola aveva iniziato ad accusare la stanchezza di quella giornata, e le palpebre si erano fatte più pesanti. Prima di cadere nel sonno s ricordò di Vlad, che di fianco a lui era nella sua stessa situazione. Si alzò a sedere, con la testa ancora un po' pesante, e scosse dolcemente l'amico.
L'altro si alzò ancora assonnato, e portò una mano alla nuca, scusandosi e lanciandogli un sorriso sincero. Anche Kei gli sorrise timidamente.
I due si salutarono velocemente sulla porta, e rimasto solo il bambino chiuse la porta a chiave.
Si rese conto solo allora che non aveva più nemmeno la forza per muoversi, così crollò sul letto, e dopo aver lasciato la chiave sul comodino, si addormentò di botto.

"Su! Non dovete fermarvi!" 
Era ormai da quella mattina che la squadra di Aron si trovava nei sotterranei.
Tutto era iniziato come un normale allenamento, ma poi...
"Forza! Chi di voi resisterà?" 
I quattro ragazzi, sottoposti ad una tortura insostenibile, all'interno di uno strano macchinario, erano distrutti. Due della squadra avevano addirittura perso i sensi, ed i tecnici erano stati costretti a portarli via. 
Restavano solamente Aron e Adrian, il suo migliore amico. Le due macchine che li ospitavano erano una di fronte all'altra, e il primo cercava di sorridere all'amico, per alleviare l'inferno che stava provando, ma delle fitte acute, simile a degli aghi, continuavano a seviziarlo, era al limite. 
"Non dovete mollare proprio ora!"
Sulla guancia di Adrian comparve una lacrima, e subito dopo lanciò un urlo, accasciandosi al suolo, fuori dalla macchina.
Rimaneva solo Aron.
Aveva vinto.
Ma allora perchè si sentiva così sconfitto?


Angolo autrice
Ehilà 
Chiedo perdono a chi mi ha seguito per questo periodo, e probabilmente ora mi odierete ancora di più.
Ho deciso di fermare qua la storia.
Avevo così tante idee, ne ho ancora tantissime, ma ho commesso l'errore di non farmi una scaletta, quindi alla fine è venuto fuori un pasticcio ;)
È stata la mia prima long, come inizio non è andata proprio bene
Chiedo ancora scusa a tutti, e ringrazio per aver letto questa storia.
L'unica cosa che posso dirvi per far vivere ancora questa storia è di lavorare sulla fantasia. Cosa potrà succedere? Kei incontrerà di nuovo Olia? 
Ho deciso di bloccare la storia anche perchè ho moltissime idee per alcune storie nuove, di cui una è già in cantiere, e spero di riuscire a pubblicarla presto, sono ancora indietro, ma mi sto rendendo conto che rispetto a questa lo stile è molto migliorato e meno amatoriale (se così si può dire)
Ammetto di aver scritto in fretta questo capitolo, ma mi sentivo in dovere di dare delle spiegazioni.
Mi sto dilungando davvero troppo, concludo qui :)
Spero che continuerete a seguirmi anche sulle altre categorie di storie.
Buona serata a tutti!
Gaia-chan

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