A Fangirling Adventure

di The_Babba
(/viewuser.php?uid=436014)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Quando Elisa e Valentina quel pomeriggio si recarono alla premiere di War Horse, il massimo che speravano di raccattare erano un paio di centimetri di stoffa della giacca di Tom Hiddleston o, che so, qualche pelo del petto di Benedict Cumberbatch.
Ovviamente la loro immensa fortuna fece sì che, a pochi chilometri dalla destinazione, una gentile vecchina decidesse di attraversare la strada e, giunta a metà del percorso che l'avrebbe condotta dall'altro lato, un malore improvviso la colpisse, uccidendola all'istante. Inutile furono le loro proteste, la vecchina proprio non voleva capire che non era né il luogo né il momento adatto per avere un infarto!

Con più di mezz'ora di ritardo infine le nostre eroine riuscirono ad arrivare al luogo in cui, con un pizzico della loro famosa fortuna, sarebbero riuscite a incontrare gli attori che popolavano tutti i loro sogni e le loro più rosse fanfiction.
Si affrettarono ad entrare, il fiatone causato dalla corsa di due metri e tre centimetri che avevano dovuto compiere per raggiungere l'entrata del teatro, stremate dall'immenso sforzo. Quando perciò dinnanzi a loro si presentarono ben cinque rampe di scale, decisero unanimemente di prendere l'ascensore lì accanto. Lo chiamarono con urgenza, gli ormoni in fermento che attendevano impazientemente la loro dose giornaliera di Cumber e Hiddles-Butt.
«Ehi, credi che a Benny-Benny questo piacerà?» chiese esaltata Valentina, appiccicando un foglio alla faccia di Elisa. Quest'ultima lo afferrò, guardandolo concentrata. Dopo un paio di secondi, tuttavia, lo sguardo si fece sempre più confuso, mentre ammirava quel piccolo capolavoro d'arte di cui la sua amica sembrava andare così fiera. Provò a girarlo di novanta gradi, poi lo sollevò alla luce, sperando in un miglioramento. Finì per rinunciarci, restituendo il foglio a Valentina.
«Ehm, bello. Cos'è?»
«Ma ovviamente siamo io e Benny che corriamo abbracciati verso il tramonto! Vedi lo sguardo di puro amore che ci scambiamo? Credo sia stato il profondo legame che vi è tra le nostre anime a permettermi di disegnarlo così bene.» Le spiegò con un sospiro, lo sguardo sognante. Elisa fissò perplessa il disegno per qualche altro secondo, chiedendosi come quelli che le erano sembrati dei palloncini flosci potessero effettivamente essere dei volti.

L'ascensore nel frattempo era arrivato e le due ragazze vi entrarono frettolosamente, infastidite nel constatare che vi erano già altri consumatori di ossigeno all'interno. Schiacciarono velocemente il pulsante del terzo piano, quello che sapevano ospitare i camerini grazie ad un accurato studio della piantina dell'edificio per nulla ossessivo.
Avevano pianificato con accuratezza di recarsi alla premier con quattro ore di anticipo, così da poter sgattaiolare nei piani chiusi ai fans senza troppi problemi; solitamente gli attori arrivavano dopo l'orario di inizio, ma le ragazze avevano scoperto che vi sarebbe stato un piccolo spettacolo inscenato proprio dai protagonisti del film, che perciò sicuramente avrebbero dovuto prepararsi. L'intoppo in strada aveva fatto perdere loro mezz'ora, ma in casi estremi avrebbero sempre potuto aggredire i due "talentuosi" attori ( L'interpretazione della parola talento è a pura scelta del lettore ) per esprimere loro la ammirazione.
Improvvisamente, le luci saltarono per un momento e l'ascensore si fermò con un sinistro scricchiolio. Non appena le due si resero conto dell'ulteriore intoppo, si guardarono e iniziarono a produrre un suono gutturale che poteva passare per il richiamo d'amore disperato di una balena morente, il che rifletteva molto bene lo stato mentale in cui si trovavano al momento.«Merda, questo dannato coso non funziona!» esclamò una voce profonda, la stessa voce in cui le ragazze si erano fin troppo spesso crogiolate nel buio delle loro stanze.
Subito, il richiamo lagnoso si trasformò in un trasportato lamento in stile monaco tibetano, mentre si giravano lentamente con aria affamata (non di cibo).

Berritip Crumpetsnatch se ne stava con la schiena appoggiata alla parete dell'ascensore, la fronte corrucciata in un'espressione da gufo incazzato e le lunghe dita che scorrevano frenetiche sullo schermo del telefono, mentre Tom lo guardava con aria ebete, declamando la sua frase più famosa: «Eheheh.»
Sentendo il celestiale richiamo, Elisa e Valentina si sentirono obbligate ad osservare un minuto di ossequioso silenzio con la mano destra sul cuore, come l'Hiddlescul(t)o imponeva.

Notando l'improvviso silenzio, i due uomini sollevarono la testa e guardarono le ragazze.
«Oh, perdonatemi, ero distratto, buondì!» disse cordialmente Bendifrack Currypot, porgendo la mano «Scusatemi, mi presento, il mio nome è B...»
Non riuscì a terminare la frase, interrotto dal tonfo del sedere di Elisa, che cadde a terra svenuta, contro il pavimento. Immediatamente dopo, quello che pareva il suono di un gattino strangolato riempì l'ambiente.
Tom iniziò a guardarsi intorno con aria preoccupata «Eheheh, qualcuno ha schiacciato un micetto?» chiese, sollevando le sue chilometriche zampe da giraffa (rischiando di cavare un occhio a qualcuno per giunta), controllandosi la suola delle scarpe e invitando i presenti a fare lo stesso.
Nel frattempo Bettermutt Cricklecrack era accorso in soccorso di Elisa (questo gioco di parole sarebbe stato commentato da Tom con un suo altro profondo aforisma: «Eheheh»), sollevandole le gambe.
«Tom, vieni a darmi una mano!»
«Eheheh, vuoi un bicchiere d'acqua?»
Brizzlerock Csarripuff alzò gli occhi «Tom. Siamo bloccati in un ascensore. Dove diamine la dovresti recuperare l'acqua?»
Tom si limitò a regalare ai presenti un'altra perla: «Eheheh»
Poi, si mise ginocchioni dietro a Elisa e iniziò a massaggiarle le spalle, mentre il suono del gattino strangolato si faceva sempre più forte.
La ragazza aprì gli occhi e Tom le occupò l'intera visuale con il suo magnifico testone «Eheheh Benedict guarda, è fantastico: si è svegliata!»
«Tutto bene?» chiese Bestrignaf Cuperdott, provocando un secondo collasso ad Elisa, che svenne nuovamente.
«Eheheh.»

I due inglesi iniziarono nuovamente a fare del loro meglio per farla risvegliare, quando il famigerato gattino (ossia Valentina) strillò, afferrando le gambe di Elisa e lanciandole via «Ma insomma, anche io necessito di attenzioni! Da quando in qua ci si prende cura della gente che sviene dimenticandosi degli altri, eh? Eh?» esclamò con insistenza.
Banana Cetriolino assunse un'espressione sinceramente mortificata «Per l'amor del cielo, mi dispiace, scusa davvero, non intendevo essere scortese nei tuoi confronti, oh mio dio...» continuò a scusarsi, per il profondo piacere di Valentina, che decise di fermarlo solo quando vide che il suo interlocutore sembrava essere sull'orlo di una crisi di nervi.
«Scuse accettate.» disse, quasi facendo le fusa. «Eheheh.» aggiunse Tom, facendo girare i due verso di lui.
Elisa si era svegliata di nuovo e si era messa a sedere accanto a lui, fissandolo con sguardo stralunato mentre Tom le faceva ciao con la mano.
«Scusatemi, non dovrebbe esserci un pulsante per chiamare aiuto?»
«Pulsante?» chiese Valentina, cacciando un cucchiaino dalla borsa (ah, la roba che ci teneva lì dentro... Probabilmente c'era anche qualche topo morto.) e girandosi verso il tastierino. Cavò via il pulsante con un sonoro "pop", per poi continuare «Quale pulsante? Non ci sono pulsanti di emergenza.»
«Eheheh.»
«Oh my Goooood!» esclamò ad un certo punto Bertomaso Caspitan, per poi guardarsi confuso attorno, lo sguardo particolarmente somigliante a quello di un piccione che colpisce una finestra «Ero io quello?»
«Ooops, scusate.» fece velocemente Elisa, tirando fuori il suo Ai-Fon e controllando il messaggio che aveva evidentemente emesso il divino suono ( per la felicità di Valentina che ora era indecisa se inginocchiarsi e ripetere la preghiera già riservata alla composta e decorosa risata di Tom oppure eseguire una danza della fertilità ). «Ehehehehehe, la mia faccia e sul tuo cellulare!» asserì Tom indicando gioioso il fantomatico cellulare, che difatti aveva una cover raffigurante la faccia del l'uomo dagli occhi grigi verdeggianti di blu.
«Che? Questa? Non so da dove provenga! Non l'ho mica ordinata su internet così da poterla sbaciucchiare ad ogni ora, no, no.» li rassicurò Elisa annuendo nevroticamente e lanciando il telefono in aria dietro di sé e facendolo frantumare contro il muro.
Burrito Cantante lo fissò sgomento, il cervello che sembrava mettersi faticosamente in moto «Se ti è arrivato un messaggio allora c'è linea!» comprese infine, le orecchie che fumavano per colpa dell'estremo sforzo a cui si era sottoposto. Prese il suo telefono dalla tasca ( la mancanza di graffi suggeriva che non bevesse [cit.] ) e cominciò ad allungare i suoi arti così da raggiungere ogni angolo del piccolo abitacolo nella speranza di racimolare una tacchetta di campo.
Provò in ogni punto possibile, ma l'unico risultato fu quello di ritrovare i suoi arti attorcigliati attorno ai suoi compagni di prigionia avventura, con Elisa e Valentina che ci si erano spalmate sopra cercando di raggiungere il sacro pacco.

«Guarda lì quanti gattini!» miagolò ( Eheheheh ) Valentina, cercando di allungarsi come aveva fatto Bortecchio Cumpagnolo, ma rinunciandoci presto per colpa delle sue membra rachitiche ( bambini, evitate di passare troppe ore davanti al pc altrimenti diventate come queste due bradipe ).
«Saranno almeno 4!» concordò Elisa, le lacrime agli occhi.
«Dove sono i gattini?» chiese famelico Tom, guardandosi in giro con occhio attento. Poi sembrò ricordarsi qualcosa di importante «Oh, scusate.» disse, schiarendosi la voce per poi prorompere in uno squillante «Ehehehehehe!»
«Nei vostri pan...» cominciò Valentina, ma Elisa le si gettò addosso «...nzerotti!» urlò per sovrastare il gemito di dolore lanciato dall'amica.
«Eh?» chiese Brontolasio Cocompersh.
«Ehehehehehe?» gli fece eco l'altro inglese ( Sul serio? Dobbiamo specificare? ).
«E' il nostro sistema di misura dei pen...» provò nuovamente Valentina, la voce che proveniva da un angolino imprecisato del pavimento. Anche questa volta, tuttavia, Elisa fu più veloce di lei «PIEDI!» gridò, poi per buona misura si alzò e si risedette su Valentina, che emise un altro lamento che pareva il suono di una suora clandestina beccata a mangiare le candele destinate ai fedeli.
«Vedete, siamo molto interessate all'argomento.» spiegò candidamente Elisa ai due soleggianti uomini «Siamo.. ehm...»
«Calzolaie?» suggerì debolmente una voce da sotto la scarpa di Elisa, che venne subito zittita da una pedata.
«Ah, oh, questa è effettivamente buona. Sì, proprio così. Siamo calzolaie!» annunciò entusiasta, mentre Bongoduck Cuddlebus e Tom Hiddelston la fissavano sorridendo, gli occhi accesi di interesse.
«Fantastico! Incredibile! Geniale! Eheheheheh!» esclamò Tom, battendo le mani. Elisa a quelle parole si sciolse, permettendo così a Valentina di liberarsi dalla sua stretta e scrostarsi dal pavimento di cui era ormai diventata parte.

In quel momento l'ascensore riprese con un brusco scossone a muoversi, arrivando in pochi secondi a destinazione. Non appena le porte si aprirono, Tom e Bartolomeo Crappuccino  uscirono elegantemente dall'abitacolo, agitando le manine per salutare le due ragazze che tentavano invano di afferrare loro le gambe per trattenerli.
«Signorine» fece Bomboto Curtolomo inchinandosi «E' stato un vero piacere conoscervi»
«Eheheheh.» salutò Tom, facendo un cenno con la testa.
Poi le porte dell'ascensore si richiusero.
«Be', che dire, è stata un'avventura piacevole!» disse Elisa telepaticamente a Valentina, in quanto nessuna delle due dopo l'esperienza era più in grado di parlare.
«JDCIJGBVOHYLJN!» fu il commento dell'amica.
Elisa annuì, pienamente d'accordo, poi schiacciò il pulsante per tornare al piano terra.
Quando questo si fermò al secondo piano, entrambe le ragazze erano troppo assorte nei loro film porno mentali per accorgersi del nuovo arrivato.
«Ehilà!» le salutò questo, beccandosi un'occhiata inceneritrice per averle interrotte. L'occhiata tuttavia si trasformò in uno stucchevole sguardo innamorato, non appena le due si resero conto che il fastidioso interruttore di sogni rossi come un semaforo altri non era che Robert Downey Jr.
Poi, l'ascensore si bloccò.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte II ***


«Scusate la domanda, ma dove siamo? Stavo andando a fare la spesa e mi sono ritrovato qui dentro...» chiese Robert Downey Jr alle due ragazze, che bisbigliarono in coro, adocchiandolo «Nel Paese delle Meraviglie.»
Robert le guardò con aria assente per un momento, poi si illuminò come una lampadina «Oh no, non un altra fanfiction...»

Senza staccare gli occhi di dosso all'uomo, Elisa avvicinò la testa a quella di Valentina «Speriamo abbia il rating rosso, allora.»

Nel frattempo, Robert era impegnato a guardare il soffitto, per poi allungare la testa, uscendo dalla pagina del sito «Vediamo, come si chiama questa? A Fangirling Adventure? Personaggi vari, rating verde - grazie al cielo - genere demenziale... secondo capitolo? Siamo al secondo capitolo? Cos'è successo prima?» chiese, poi rabbrividì «No, non fa niente, non voglio saperlo.»

Le due ragazze non erano riuscite a spiccicare parola, schiacciate sotto il peso dell'enorme personalità dell'attore (giusto quella, visto le sue dimensioni tascabili). Robert le squadrò «Bene, bene, fatemi indovinare, voi sareste le protagoniste fighe, alte, bionde e occhi azzurri cangianti che tutti i ragazzi amano?»

Elisa e Valentina si guardarono, studiando i loro muscoli flaccidi, i capelli crespi e gonfi, i vestiti sciatti (ma almeno avevano le magliette dei supereroi, yay!) e il portamento da troll delle foreste. Poi annuirono vigorosamente.

«Va bene, di chi delle due dovrei innamorarmi perdutamente?» chiese, alzando gli occhi al cielo. Le ragazze non si guardarono nemmeno in faccia e iniziarono a spintonarsi urlando «IO! IO!» come dei gabbiani con la rabbia. Robert prontamente si abbassò e riuscì ad allontanarsi momentaneamente dalle grinfie delle due passandogli sotto le gambe. Quando si accorsero che l'oggetto dei loro desideri era sparito, le due iniziarono a guardarsi intorno come dei suricati, e quando lo trovarono, gli si lanciarono addosso come... come due arrapate.
Insomma, non avevano niente di umano.

Robert impose le mani davanti a lui e con la fermezza di un addestratore di cani ordinò «Stop! Sedute!»

Le due ragazze abbaiarono con sottomissione e si accucciarono a terra, ricevendo dei biscottini e una grattatina dietro alle orecchie come ricompensa.

«Mi sembra di capire che non abbiamo molta chiarezza a proposito. Va bene, facciamo così. Dovrete conquistarmi. Pensate a me come a una giuovine donzella, mentre voi siete cavalieri dal cuore gentile che conquisteranno la mia mano superando delle dure prove, sì? Ok, vediamo...» dal nulla, tirò fuori una lavagnetta bianca «Allora» disse, agitando un pennarello nella direzione di Valentina «Tu hai la faccia da “Faith... Destiny... Nightwish”...sì, mi sembra buono.»

Pronunciò il nome con estrema lentezza, sottolineando ogni lettera con lunghi e strazianti squittii del feltrino contro la lavagna «Mentre tu mi sembri una... hmmm... “Hope Angel Diamond”. Ti piace?» chiese ad Elisa, ma prima che potesse rispondere lui la interruppe «Non importa, a me piace.»

Le due ragazze lo stettero ad osservare inebetite, finché con un «Et voilà!» non annunciò di aver finito di scrivere.

«Bene. Vi avverto, decidendo di affrontare queste prove andrete in contro ad un destino incerto, e di certo ne uscirete cambiate. Siete sicure? Come volete, allora. Le valorose contestanti dovranno sfidarsi nella...» Robert fece una pausa e iniziò a battere le mani sulle cosce, simulando un rullo di tamburi. Alle due ragazze sembrava solo un inutile maltrattamento di ottima carne. 

«Corsa nei sacchi!!» annunciò l'uomo a voce alta.

Elisa e Valentina fecero un salto, risvegliate dall'urlo improvviso «Cosa?»

Ma Robert non gli prestò attenzione, e si allungò ad afferrare la borsa di Faith Destiny Nightwish. Ci ficcò una mano, poi tutto il braccio, seguito dall'altro braccio e, infine, dalla testa. Dopo qualche minuto riemerse, stringendo due sacchi di iuta tra le dita, che porse alle ragazze.

«Che c'è? Arrivando ho scorto qualche riga del capitolo precedente e ho letto della borsa.»

Elisa e Valentina gli lanciarono un'occhiata confusa «Non importa, andate a posti di partenza. Pronte? Via!»

Le due ragazze, imbozzolate nei sacchi come dei bruchi, iniziarono a saltellare freneticamente, cercando allo stesso tempo di mantenere un certo contegno (dovevano pur attrarre il maschio in qualche modo!). Come risultato, continuarono a saltare per minuti sullo stesso punto, senza spostarsi di una virgola. Quando si girarono verso Robert, lo trovarono seduto (o meglio, inglobato) su una sdraio da spiaggia, con una bevanda munita di una di quelle cannucce arricciate lunga qualcosa come mezzo metro, e un giornale in mano.

«Now ain't that fun*» borbottò, girando una pagina con estrema lentezza. Alzò lo sguardo verso le ragazze, che avevano smesso di saltare per guardarlo sconcertate. Come si permetteva, ignorare così i loro sforzi? Loro che avevano il fisico di due gattare di 90 anni con tanto di reumatismi?

«Ahem, voglio dire, woooh! Forza Wildcats!, o qualcosa del genere...» disse, per poi battere le mani un paio di volte «Avanti, volete un po' di questo sì o no?» le incitò, stendendo favolosamente una gamba in aria e sollevando un poco i bermuda color verde improbabile.

Le due ripresero subito la “corsa”, ma presto Valentina si rese conto che così non sarebbero andate da nessuna parte.

«Perdonami, sorella!» strillò, per poi gettarsi a terra e iniziare ad avanzare, braccia strette lungo il corpo, con l'andamento sinuosamente fisarmonico di un verme di terra.

Elisa lanciò un lungo ululato.

«Dove pensi di andare?» disse, prima di abbassarsi ed afferrare per i piedi l'amica, senza smettere di saltare.

«No!» si lagnò l'altra «Lasciami andare, devo raggiungere la mia gente, hanno bisogno di me!»

Elisa rispose con un ringhio «Se io non posso averlo, non lo avrai nemmeno tu!»

Robert si fece scivolare il giornale dalle mani e fissò per qualche momento la scena che gli si proponeva davanti agli occhi.

«Ma dove diamine sono finito?» si chiese a bassa voce, stropicciandosi gli occhi. Poi, a voce più alta «Okay, credo basti così! Basta! Bas- E BASTA! Oh. Bene. Parità.»

Segnò due sonore “x” sulla lavagnetta e fece un passo indietro per ammirare il suo capolavoro. Dopo aver sospirato soddisfatto, si avvicinò di nuovo «Va bene, per la gara numero dos» enunciò, scrivendo “Round II” e poi rimanendo con il pennarello a mezz'aria «Ehm... Potreste... Uh... Avete proposte?»

Le due ragazze si ritirarono a confabulare, borbottando indistintamente mentre Robert continuava a fissare concentrato la lavagna. Improvvisamente Valentina strillò «Ce l'ho! Mosca-cieca!»

«Inizio io!» Elisa si prenotò con un urlo e lanciò in avanti le mani, che atterrarono con un sonoro “spack!” sulle natiche dell'uomo. Chiudendo gli occhi in ritardo e tastando ciò che aveva sotto alle dita disse innocentemente «Ooh, non riesco proprio a capire chi sei!»

Robert sussultò appena e si girò lentamente (molto lentamente) per osservare l'espressione paradisiaca che aleggiava sulla faccia di Hope Angel Diamond e lanciarle un'occhiata di rimprovero non esageratamente convinta. Valentina iniziò a strillare, imitando il richiamo di accoppiamento di un asino in calore «Non hai la benda, scellerata!»

Si gettò sull'amica, staccandole i tentacoli polposi dal deretano dell'uomo con un disperato “pop!” e prendendo il suo posto. Robert la guardò, sollevando un sopracciglio.

«Tranquillo, è tutto sotto controllo, te lo proteggo io» disse con tono professionale, al che l'attore assunse un'aria un po' molto scettica.

«Credo di poter badare al mio sederino da solo, grazie mille» disse, allontanando le mani di Faith Destiny Nightwish, che si ritirò in un angolino con Elisa, esibendo una faccia da cane bastonato.

Allora Robert, che non aveva un cuore di pietra (dopotutto negare quelle natiche d'oro a qualcuno era veramente una crudeltà, diciamocelo chiaramente), sorrise allegramente «Non disperate, ho un altro gioco in mente!» disse, afferrando di nuovo la borsa di Valentina e tirando fuori uno spuntone «Attacca la coda all'asino!»

Le due ragazze si guardarono, ben consapevoli che un oggetto del genere non sarebbe stato esattamente sicuro nelle loro mani, ma Robert questo non lo sapeva, perciò lo passò delicatamente a Elisa, che lo lanciò a Valentina «Comincia tu!»

Evidentemente aveva calibrato male il lancio, perché lo spunzone finì dritto dritto nella pettinatura afro naturale di Valentina.

Ora furono Elisa e Robert a lanciarsi un'occhiata, sbiancando. Quando la ragazza si rese conto di aver appena incrociato lo sguardo con l'uomo capì cosa si provava ad essere un panetto di burro nel microonde, ma sapeva che se voleva avere la possibilità di spiaccicarsi ancora addosso a quelle gloriose natiche (o qualsiasi altra parte del corpo) doveva trovare lo spunzone, ragion per cui si gettò sulla capigliatura dell'amica con balzo felino. Robert le fece compagnia, avvicinandosi con più calma e borbottando «Non vedo cosa ci sia di così emozionante nell'infilare le mani in quell'universo...»

Intanto Elisa aveva già rinvenuto un mollettone, una penna, una padella e un comodino e li aveva accatastati in un angolo. Robert lancia un'occhiataccia all'autrice della fanfiction, che sussulta «Sappi che se mi prendo i pidocchi è tutta colpa tua»

L'autrice annuisce divertita e lo invita a tornare ai suoi scavi archeologici.

Robert obbedisce, ma non prima di aver lanciato un'occhiataccia anche a te (sì, proprio tu che stai leggendo) «Ma guarda che mi tocca fare...»

L'uomo separò la massa cotonata con due dita «Va bene, andiamo» disse, immergendosi nei capelli fino alla vita ed Elisa ne approfittò per lanciare qualche occhiata nostalgica al fondo schiena di Robert. Quando riemerse, un abbaiare acuto riempì l'ascensore. L'attore richiamò l'attenzione di Valentina, toccandole la spalla «Si può sapere cosa ci fa un chihuahuahauh nei tuoi capelli?»

La ragazza lo guardò stralunata «Un che?»

«Un cihuahuahhahuhua»

«Salute!» disse Elisa.

«Ma che salute e salute! Dico, perché hai un chiuhuahauhuh-Dio mio!» esclamò, girandosi di nuovo verso l'autrice, che fa spallucce in segno di scusa.

«Ma che ti costa cercare un attimo su Google come si scrive?» chiede lui «Ah, fa niente» sospira. Riportò l'attenzione su Valentina, e riprovò «Che ci fa un cane di taglia piccola – o un topo particolarmente grande, dipende dai punti di vista – nei tuoi capelli?»

«Vercingetoringe! Credevo fossi scappato!» squittì Elisa, prendendo il chihuha...il cane tra le braccia «Ma guardati come sei bellino! Un po' caccoloso è vero, ma sei anche cicciottino!»

«Oh, dev'essermi finito del cibo tra i capelli» commentò Valentina con leggerezza.

Robert sospirò, massaggiandosi le tempie «Non ritroveremo mai quel coso, è letteralmente come cercare un ago in un pagliaio.»

«Oh, potevate dirlo prima che stavate cercando il coso. Ci penso io» disse, e iniziò a scuotere l'enorme massa, dalla quale volarono sedie, libri, un termometro, un cellulare, un paio di cuscini e un motorino. Per ultimo, uscì lo spunzone, che andò a conficcarsi in una delle favolose scarpe con tacco da 12 centimetri di Robert.

L’uomo si osservò i piedi, poi sollevò la testa, puntando gli occhi sull’autrice con aria esterrefatta «Ammettilo che oggi hai la luna storta e ti stai sfogando su di me, dai» sospirò «Almeno fammi dare il cambio! Sono qui da più di quattro pagine, questa è crudeltà! È abuso infantile! Roba da denunciarti al WWF!»

In quel momento, dal nulla, cadde svolazzando un bigliettino che diceva “batti i tacchi tre volte e sarai libero”. Robert, dopo averlo letto, si guardò nuovamente le scarpe, che ora erano rosse fiammanti, con qualche brillantino sopra. L’uomo si abbassò appena per prendere Vercingetoringe, per gli amici Totò, in braccio. Batté i tacchi tre volte dicendo con aria solenne «Non c’è posto più bello della propria casa.» 

Prima di andarsene, guardò un’ultima volta le due ragazze, le quali avevano l’aria di qualcuno che è stato appena rapito dagli alieni.

«Liberté! Egalité! Fraternité!» disse ancora Robert. Poi gettò a terra una bomba fumogena.

Le ragazze iniziarono a guardarsi attorno ciecamente, ancora più perse di prima. Nel frattempo potevano sentire l’uomo camminare in giro per l’ascensore e sollevare qualcosa di pesante con un sonoro scricchiolio. Il fumo si diradò abbastanza da permettere alle due di vedere una porticina di legno nel pavimento che si richiudeva. Pochi secondi dopo, potevano sentire la voce di Robert che si faceva sempre più piccina «Ma non potevi darmi un paio di scarpe funzionanti? Tutta ‘sta scena per poi farmi uscire dalla botola come un prestigiatore da quattro soldi, tzè.»

«Senti, qui il budget è quello che è, piuttosto ringrazia che ti abbia fatto uscire» sentirono in risposta, mentre l’ascensore tornava in funzione.

Elisa e Valentina si guardarono con aria sconsolata.

«Non riesco a credere che ci abbia abbandonate così» disse Elisa «abbiamo persino fatto un po’ di moto per lui, dovrebbe esserci riconoscente!»

Valentina stava per rispondere, quando le porte dell’ascensore si aprirono, permettendo l’entrata a tre persone. Le due ragazze li fissarono con aria cospiratoria mentre uno di loro premeva il bottone per il piano superiore e, poco più tardi, l’ascensore si bloccò.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1994374