E' il destino dei Signori del Tempo

di Cinziart_96
(/viewuser.php?uid=287349)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fruscio del vento ***
Capitolo 2: *** Una proposta ***
Capitolo 3: *** Mi dispiace tanto, Jenny ***



Capitolo 1
*** Il fruscio del vento ***


E’ il destino dei Signori del Tempo
 
Non era sua abitudine mollare.
Non l’avrebbe mai fatto.
Ma qualcosa dentro di lei si era rotto quando Jim la lasciò sola.
Passeggiava lentamente tra i giochi per bambini.
Il parco era completamente zuppo di pioggia e lei camminava.
Camminava sotto una pioggia lenta e monotona.
Non aveva neppure la forza di correre.
Il che era strano perché lei correva da sempre.
Da quando quella stupida guerra di una settimana era finita non le era rimasto nulla.
Per questo iniziò a correre.
Tuttavia arrivati a un certo punto bisogna fermarsi, per riprendere fiato.
E lei si era fermata.
Con Jim.
La biondina scosse la testa lentamente cercando di scacciare via il suo ricordo.
Alzò lo sguardo sugli alberi del parco giochi.
Non tirava un filo di vento, ma qualcosa le gelava le ossa.
Proveniva dall’interno, come un malessere che si irradiava dal cuore.
 
-Non puoi farci niente. Ormai è finita… per sempre.-
L’ospedale era pulito.
Pulito, eppure puzzava di medicinali e disinfettante.
Lo odiava.
Lo odiava con tutta sé stessa.
-No… no ti prego… non mi puoi lascare…-
Era seduta su una sedia, vicino alla sponda di un lettino.
E piangeva.
Piangeva perché non sapeva più cos’altro fare.
Poi una mano prese la sua e gentilmente la accompagnò fuori.
Ma prima di chiudere per sempre quella porta… quella maledettissima porta, doveva vederlo.
Un’ultima volta.
Si voltò di scatto, lasciando la presa del medico.
L’unico lettino era occupato da un ragazzo.
Alto –i suoi piedi arrivavano quasi alla fine del letto- e magro.
Le braccia lunghe e affusolate erano fuori dalla coperta, rigide.
Il volto pallido non lasciava trasparire alcuna emozione e quegli occhi…
Quei bellissimi occhi marroni non l’avrebbero vista.
Mai.
Mai più.
 
Mosse energicamente la testa più volte, ma il suo viso sorridente la guardava.
Non aveva più lacrima da versare in sua memoria, ormai.
Le era rimasto solo il suo ricordo.
Via via più debole, meno intenso, meno vivo.
La sua immagine le sfuggiva dalla mente, come a non voler stare più con lei.
Guardò lo scivolo e le altalene bagnate dalla pioggia.
Anche quelle erano ferme.
Come le foglie degli alberi, la pioggia e l’erba del prato.
Alzò il viso verso il cielo e chiuse gli occhi, lasciando che il cielo piangesse per lei.
Si fermò in mezzo alle due altalene e la pioggia sembrò aumentare di intensità.
La ragazza alzò debolmente una mano e con un tocco leggero mosse l’altalena.
Rimase a fissare il suo moto per un po’.
Avanti e indietro.
E poi avanti e indietro ancora.
Poco dopo un soffio di vento gelido mosse anche la gemella.
E lei ebbe paura.
Una paura grandissima che non aveva mai provato prima.
Si girò di scatto pensando di vedere qualcuno.
Ma niente la osservava.
Era diventata invisibile, nel momento in cui aveva chiuso la porta dell’ospedale.
Voleva piangere, ma non ci riusciva più.
Voleva correre, ma non ne aveva la forza.
Sentiva i capelli bagnati schiacciati sulla testa e la giacca fradicia le si appiccicava sulla pelle.
Le dava fastidio, ma ancora una volta non fece nulla.
Poi ancora il fruscio del vento.
Sottile e malvagio.
Gelido.
Una scia di brividi le percorse la schiena e ancora la paura.
Qualcosa le era vicino.
Ma cosa?
Per scacciare il pensiero, ricominciò a camminare.
Ma la paura non la lasciava.
Doveva sapere cosa la stava seguendo.
Ancora il vento.
Sempre più freddo, sempre più vicino.
Ecco.
Adesso sì che aveva paura.
 
-Avevi detto che saremmo sati insieme… per sempre!-
-Scusa… scusami tanto… non… non sono riuscito a mantenere la promessa…-
Il suo respiro si smorzò in un gemito soffocato e sputò un grumo di sangue.
-Jenny… Jenny…-
-Sssh… ti prego, ti prego adesso arriva l’ambulanza… ma ti prego… ti prego non lasciarmi…-
Lui si appoggiò alla spalla di lei, tossendo appena.
-Jenny… voglio guardarti…-
Senza pensare lei lo distese delicatamente a terra, facendogli appoggiare la testa sulle sue gambe.
-Sono qui… sono qui…-
Le lacrime iniziarono a cadere dai suoi occhi, lentamente.
-Jenny… non devi piangere. Va tutto bene… perché piangi Jenny?-
-Jim… non abbandonarmi…-
Lui sorrise appena, guardando i bellissimi occhi azzurri di lei.
-Sei sempre così testarda…-
La ragazza sorrise alle parole di lui.
-Lo so… me lo dici sempre…-
Lo sguardo del ragazzo si velò lentamente, poi chiuse gli occhi.
-Jim… Jim! JIM!!-
Lei lo chiamò ancora a lungo, disperatamente.
Anche quando arrivò l’ambulanza e delle persone lo posero sul lettino lei continuò a chiamarlo.
Il suo nome diventò una preghiera sussurrata fino al suo arrivo in ospedale.
Poi rimase impressa nella sua mente.
Infinita, dolorosa.
 
-Jim…-
La ragazza sussurrò piano il nome del ragazzo ma non si voltò a guardare.
Ancora il fruscio, uno spostamento l’aria.
Ma lei rimase immobile.
Qualcosa la bloccava.
Voleva vedere se era davvero Jim.
Ma era sicura di morire se non avesse visto nulla.
Ecco cosa la tratteneva.
La paura.
-Jim?-
Il vento ora era caldo e rassicurante.
La sospinse da dietro, solleticandole il collo.
Sorrise e la paura divenne solo un ricordo.
Finalmente si voltò.
Una figura alta e slanciata la guardava.
Anche lui sorrideva ma la pioggia sembrava passagli attraverso, senza bagnarlo.
-Jim!-
La ragazza corse verso di lui a braccia aperte, le lacrime agli occhi.
A pochi centimetri da lui, Jenny lo vide scomparire in una nuvola di vapore.
Lei rimase bloccata in quella posizione, le mani tese per toccarlo ancora una volta.
Ma Jim era scomparso.
Jenny lo sapeva.
Non aveva bisogno di cercarlo tra i cespugli o dietro lo scivolo: lui non c’era.
E non sarebbe tornato.
Iniziò a piangere.
Prima piano, le spalle scosse dai singhiozzi.
Poi le lacrime trovarono la via più facile per uscire e lei cadde in ginocchio, piangendo.
Urlò al mondo il suo dolore, implorando il cielo di riportarle Jim.
E quello pianse con lei, bagnandole ancora il volto con le sue lacrime fredde e monotone.
Tutto era confuso e indistinto.
Perché… che senso aveva vivere se poi si perde tutto?
Perché soffrire?
Una mano si appoggiò alla sua spalla.
Era ferma, decisa.
E Jenny capì.
Questa volta non era Jim, ne era sicura.
Era reale.
Tuttavia non si voltò.
Non si fidava
Tutti i suoi sogni si erano spezzati, che senso aveva continuare?
-Si trova sempre un buon motivo per vivere, Jenny.-
Quella voce… la voce di suo padre.
Solo allora la ragazza si voltò verso il Signore del Tempo, inginocchiato dietro di lei.
Era uguale a come lo aveva lasciato.
Lo stesso taglio di capelli, stesso viso, stessi occhi…
Non era ancora bagnato quanto lei, ma i capelli erano già appiattiti sulla fronte.
Sorrideva.
-Jenny…-
Lei non gli permise di continuare.
Con uno slancio lo abbraccio, portandogli le braccia al collo.
Lui la strinse e lasciò che si sfogasse, piangendo tutte le lacrime che non era riuscita a versare.
Si alzarono in piedi, sempre abbracciati.
Jenny si aggrappava al giaccone del Dottore come se dovesse sparire di lì a poco.
Non poteva lasciarlo.
Non poteva perdere anche lui.
-Papà… sei-sei venuto a prendermi…-
-Non potevo lasciarti sola.-
-Come… come sapevi dove…-
-Jenny… tu sei mia figlia. Io so sempre dove sei.-
La ragazza strinse il Dottore se possibile ancora più forte.
-Vieni piccola…vieni via con me.-
Lei si lasciò guidare da lui tra i giochi del parco.
Tra gli alberi e i cespugli.
Sentì ancora una volta quel fruscio leggero e si irrigidì tra le sue braccia, ma continuò a camminare.
Il Dottore la condusse nel suo TARDIS, sempre accompagnata dalle parole di incoraggiamento del padre.
Lui la portò fino a una delle tante camere del TARDIS e lì la adagiò dolcemente sul letto.
-Papà… perché? Perché mi hai lasciato?-
Lui la guardò, e le baciò la fronte bagnata.
-Ci sarà tempo per capire ogni cosa.-
-Quando? Quando?-
-Quando ti sentirai pronta, Jenny.- rispose lui, rimboccando le coperte alla figlia. –Non è una cosa da niente quello che ti è successo… ma devi avere pazienza. Tutto passa. Il Tempo lava via ogni cosa.-
Lei si girò tra le lenzuola sotto lo sguardo del padre.
-Jenny… cerca di dormire. Domani, sa vuoi, ne riparliamo.-
Lei annuì e il solo gesto la fece piangere ancora.
-Ehi… Jenny… va tutto bene adesso. Ci sono io. Non devi pensare più a niente… - il Dottore tornò da lei sedendosi sul bordo del letto.
-Dimmelo… a cosa serve vivere se poi si è costretti a soffrire?-
-Jenny… ne riparliamo domani. Sei stanca ora.-
-No. Io lo devo sapere. Dimmelo, ti prego!-
Il Signore del Tempo la guardava, sofferente.
Odiava doverla guardare in quello stato.
Così le prese il viso tra le mani e chiuse gli occhi.
A poco a poco si chiusero anche quelli di Jenny.
Il respiro tornò regolare e si distese sul letto.
Il Dottore le sistemò la testa sul cuscino e uscì, spegnendo la luce.
Si diresse verso l’uscita a guardò fuori.
La pioggia rendeva i contorni delle cose meno nitidi, sfocati.
Poi un leggero movimento tra i cespugli.
Lui fu rapido a estrarre il suo cacciavite sonico e scandagliare la zona di fronte a sé.
Ma niente. Non riuscì a trovare quello che cercava da quasi tre giorni ormai.
Stava per rimettere il cappotto e uscire a indagare quando un forte vento gelido lo investì in pieno, bagnandolo di pioggia.
“Meglio di no. Per oggi mi sono già bagnato abbastanza.”
 
_______________________________________________________________________
 
Note Autore
Ciao ragazzi e ragazze!
Non pensate che inizi a scrivere una long di ventimila capitoli perché molto probabilmente non ne sono ancora capace. Quindi accontentatevi.
Volevo solo far sapere che ho voluto rendere Jenny leggermente OOC perché secondo me si adattava meglio alla situazione. Il Dottore è un po’ diverso dall’originale, è vero, ma cercherò di renderlo più “Dottore” nei prossimi capitoli. Ah, un’altra cosa. Il ragazzo che ho deciso di chiamare Jim è molto simile al ragazzo che nella puntata “la figlia del Dottore” all’inizio le ha donato un’arma.
…Non sono particolarmente convinta di come sia venuto il finale di questo capitolo ma perlomeno l’inizio mi piace molto. Spero tanto che piaccia anche a voi e soprattutto alla persona a cui ho dedicato la ff.
Ci vediamo/sentiamo con il prossimo capitolo allora! ^_^
Grazie mille per essere passati a leggere! Anche le semplici visualizzazioni anonime sono ben accette!
 
Un abbraccio
Gallifrey_96

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una proposta ***


Jenny aprì di scatto gli occhi.
Il soffitto di una stanza non sua la sovrastava.
Sospirò, cercando di capire perché non ricordava nulla di quello che aveva sognato.
Solitamente non mancava giorno in cui si scriveva i sogni che faceva la notte.
Ma niente.
Quella notte non ricordava proprio nulla.
E forse era meglio così.
Da troppo tempo sognava solo Jim.
Stava bene.
O perlomeno meglio delle altre mattine.
Si alzò dal letto barcollando leggermente.
Inavvertitamente il suo sguardo si posò su una tazza di The appoggiata sul comodino.
Sorridendo la prese tra le mani.
Era ancora tiepida.
Senza pensarci troppo ne bevve un sorso e poco dopo il bicchiere si svuotò tra le sue labbra secche.
Jenny si guardò intorno e si diresse verso il bagno.
Un’enorme specchio circolare rifletteva ogni oggetto della stanza.
E fu proprio nel riflesso che la ragazza notò su uno scaffale una spazzola.
La prese e iniziò a pettinarsi.
Ogni volta che appoggiava la spazzola tra i capelli le tornavano in mente i particolare della notte precedente.
Suo padre, la cabina blu, la pioggia, il freddo…
“E così questo è il TARDIS… mi piace.”
Ogni cosa, ogni ricordo trovava la giusta collocazione nella sua testa.
Non che questo le piacesse.
Tutt’altro.
Che cosa doveva aspettarsi tornando da lui?
Amore?
Compassione?
Lei non voleva né l’una né l’altra.
Jenny voleva solo Jim.
Lentamente ripose la spazzola sulla mensola e uscì dal bagno.
Prese il bicchiere vuoto e uscì su uno dei corridoi del TARDIS.
Iniziò a camminare e per un po’ di tempo le sembrò di essersi persa.
Poi le sue gambe iniziarono a portarla in un posto preciso.
Se lo sentiva nei muscoli.
Loro sapevano dove andare.
Pochi istanti dopo, con stupore, arrivò alla sala consolle.
Il Dottore le dava la schiena.
Jenny lo sbirciò ruotare maniglie e premere bottoni con precisione.
Girava intorno alla Macchina come una trottola, borbottando parole tra sé.
Jenny si perse nei suoi gesti così naturali e precisi, simili ai suoi.
Rimase a guardarlo finché non le rivolse la parola, sorridendo.
-Ciao Jenny! Come va?-
-Bene. Bene grazie.-
-Dai fai un sorriso! Non posso vederti con il broncio già alla mattina!-
Detto questo riprese a camminare intorno al TARDIS.
-Cosa stai facendo?-
-Mmh? Oh. Sto cercando un alieno. Mi è già sfuggito sei volte nell’arco di quattro giorni.-
-Che tipo di alieno?-
-Un tipo molto particolare. Pensa che riesce a percepire i tuoi desideri e avverarli. L’unico problema è che nel momento in cui lo fa, la persona interessata va in coma.-
-Caspita…- Jenny gli rispose senza alcun tono, non realmente interessata alla cosa.
Il Dottore guardò la figlia.
Era seduta sul divanetto e teneva tra le mani la tazza.
Lui le si avvicinò.
-Ti è piaciuto il The?-
-Sì… era molto buono, grazie.-
Il Signore del Tempo sorrise, compiaciuto.
-Sai che una tazza di The una volta mi ha salvato la vita?-
Ma la ragazza non sembrava interessata. Aveva lo sguardo perso nel fondo della tazza e da lì non si muoveva.
-A cosa pensi?-
-Penso… penso… oh, non lo so.-
-Perché sei triste se non sai a cosa pensi?-
-Non lo so…-
-Sì invece. Lo sai.-
Lei sospirò. -Penso a lui.-
Il Dottore annuì.
-E com’era?-
-Era tutto ciò che avevo.-
-Davvero? E perché?-
-Perché quando tu te ne sei andato io ho iniziato a viaggiare. E sono arrivata qui. Sulla Terra. Era la prima volta che ci venivo e per poco non fui investita da un’auto. Jim… lui mi salvò, quel pomeriggio.-
-Moto romantico...-
-Già. E tu?-
-Io?-
-Sì tu. Sei qui solo per l’alieno?-
-Oh no. Quando ti ho sentita urlare nel parco ho capito che eri tu. Ma non avevo idea che tu… insomma… con Jim.-
Lei annuì.
-Com’è successo? Hai voglia di raccontarmelo?-
Per rispondergli Jenny iniziò a parlare dell’incidente in macchina. Di come la macchina si ribaltò e di come lei assistì alla scena, impotente.
Si ritrovò ancora una volta con le lacrime agli occhi.
Il Dottore la abbracciò stretta.
-Jenny… ti ricordi cosa mi hai chiesto ieri sera?-
Lei annuì tra i singhiozzi.
-Vuoi sapere?-
-Sì. Per piacere, papà-
E lui iniziò a raccontare.
Di Gallifrey, dei Dalek, della Guerra del Tempo.
Di quante compagne lo avevano seguito, di come ogni volta gli avevano spezzato i cuori.
Le raccontò dei Soli del loro pianeta.
E la cittadina, il suo popolo, le loro culture e tradizioni.
-E Martha? E Donna? Dove sono?-
Il Dottore la guardò tristemente.
-Stanno bene entrambe. Ma non è questo il punto.-
-No?-
Lui scosse la testa.
-Sai cosa pensavo fino a poco fa? Che il mio destino è rimanere da solo. Per sempre.-
-No… non puoi…-
-Non l’ho mai fatto.- il Dottore prese le mani di sua figlia tra le sue, guardandola negli occhi.- Cosa vorresti fare adesso?-
-Non ne ho idea. Probabilmente continuerò a viaggiare.-
Per dimenticare, forse.
-E Jenny… ti piacerebbe viaggiare con me?-
La ragazza guardò un momento il padre, poi lo abbracciò.
-Lo prendo come un sì?-
-Sì! Sì papà!-
-Vedo che finalmente ti è tornato il sorriso!-
-Già!- Jenny guardò lo schermo della consolle. -Allora? Quell’alieno?-
Il Dottore si grattò la testa, alzandosi dalla poltroncina di pelle.
-Ouh… non è nulla di che…-
-Non mi importa. E poi in due lo troveremo prima, no?-
-Ah… già è vero!-
Con un unico fluido gesto il Signore del Tempo aprì le porte del TARDIS e uscì, seguito dalla figlia.
-E ora?-
-E ora iniziamo la ricerca, mia cara Jenny!-
Lui iniziò a scansionare l’aria intorno a loro con uno strumento rettangolare pieno di luci e lancette in movimento.
Jenny invece si guardò intorno.
Non pioveva più ma l’erba era ancora bagnata e le foglie degli alberi lasciavano cadere sul terreno piccole gocce d’acqua. C’era un’atmosfera strana, irreale. Ma il Dottore non sembrava rendersene conto, mentre  si guardava intorno borbottando tra sé.
Ancora il vento freddo.
Jenny ebbe un sussulto.
-Papà…-
-Un attimo Jenny. Forse ho trovato qualcosa…-
-Papà come fai a sapere quando arriva questo alieno?-
Il Dottore non alzò lo sguardo quando rispose alla figlia, troppo occupato a scandagliare il suolo.
-Ipoteticamente l’alieno è fatto di nulla quindi dovrebbe essere nebbia. O vento. Magari leggero. Però non muove l’erba o le foglie degli alberi. E’ come una sensazione di fresco…-
Ancora una volta il vento inconsistente scompigliò i capelli della ragazza.
Ancora freddo.
Ancora più vicino.
-Papà…- chiamò con un sussurro.
Non aveva la forza di parlare più forte.
Il vento le mozzava il respiro.
Le prosciugava la vita.
-Jenny?-
Il padre alzò lo sguardo sulla figlia.
-Jenny!!-
Lei era sospesa a qualche centimetro da terra, sostenuta da una figura semi-trasparente dall’aspetto bizzarro.
Era grande il doppio di lei e sembrava mutare a ogni sospiro di vento. I contorni della figura bruciavano e un sottile filo di fumo bianco si innalzava sull’alieno.
Non sembrava essere costituito di materia solida, eppure riusciva a sorreggere il peso di Jenny con tre spine che le sbucavano dal petto.
E sebbene le ferite non sanguinassero, la ragazza aveva iniziato il suo processo di rigenerazione.
Era uno spettacolo inquietante.
L’alieno torreggiava su Jenny, imprigionandola.
E lei esplodeva di energia dorata, incapace di rivoltarsi contro la sua natura.
-Lasciala! Lasciala subito!-
La creatura sibilò, malvagia.
-Di cosa hai bisogno? Una casa? Un corpo da ospitare?-
Ora l’energia rigenerativa circondava non solo Jenny ma anche l’alieno, il quale rispose telepaticamente al Dottore, in piedi di fronte a lui.
-Energia…-
La sua voce era un fischio.
Un sussurro nel vento.
-Ce né così tanta sulla Terra! Perché non…-
-Non è quella giusta…-
-E allora vattene! Lasciala andare! La stai uccidendo!-
-Non posso…-
Al Dottore vennero i brividi.
-Perché…-
La creatura non rispose e lui comunque non avrebbe ascoltato la sua risposta.
Semplicemente si inginocchiò di fronte a lui, implorandolo.
-Ti prego… ti posso riportare a casa. Lasciala… è l’unica cosa che ti chiedo…-
L’alieno rimase immobile.
Tuttavia canalizzò l’energia di Jenny all’interno del suo corpo, facendolo brillare.
-Perché non mi ascolti?!-
Quasi urlava dalla disperazione.
-Perché hai preso lei? Cosa ti ha fatto?-
-Ha subito una perdita… troppo grande per i suoi cuori.-
-Ed è per questo? Per questo la uccidi?-
-No…-
-E allora perché? Dimmelo!-
-Ho bisogno della sua energia… e delle sue emozioni per tornare… a casa mia…-
Jenny era completamente ricoperta di luce dorata.
Rimase incosciente per tutto il tempo.
Solo quando l’alieno si decise a togliere le spine dal suo corpo, lei aprì gli occhi.
-Papà…-
Il Dottore si alzò in piedi, avvicinandosi all’alieno e alla figlia.
-Jenny! Lascialo! So che puoi farlo! Devi andartene!-
-Ma io l’ho visto papà. Mi ha detto che posso tornare con lui…-
-Non è vero! Non ascoltarlo!-
-Papà…- lei faticosamente abbassò lo sguardo su di lui, costringendosi a non spostarlo dai suoi occhi marroni. -…devo andare. Lui mi tende le mani… mi dice cose…-
Prima che il Dottore potesse dire qualcosa intervenne l’alieno.
-E’ a un passo dalla morte… grazie Jenny, figlia della macchina… mi hai aiutato a tornare a casa…-
L’alieno sembrò sorridere, alzando la testa al cielo.
Perché… Jenny torna da me! Non lasciarmi… non lasciarmi anche tu!-
Il Dottore si avvicinò ancora di più alla figlia ma a pochi centimetri dalla sua mano un’esplosione lo scaraventò a terra.
L’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu una nuvola di fumo bianco salire alta nel cielo e il corpo di Jenny accasciarsi a terra.
Non stare solo papà… trova qualcuno… anche se la perdita ti romperà il cuore… non stare da solo… non stare da solo, papà…
 
_____________________________________________________________________
 
Note Autore:
Eccomi con il secondo capitolo! :)
Avevo intenzione di aggiornare prima ma alcuni imprevisti hanno rallentato l’arrivo di questo giorno…
Anyway! Che ve ne pare? Fatemi sapere mi raccomando!
Tra poco arriverà anche l’ultimo capitolo. Ho già qualche idea ma spero di non rendere noioso/improbabile proprio il finale. *incrocia le dita* ^_^
Grazie a tutte le persone che gentilmente passano a leggere la mia storia!
 
A presto
Gallifrey_96

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mi dispiace tanto, Jenny ***


Il Dottore aprì gli occhi di scatto, nella mente l’immagine di lei.
-Jenny!-
Tossì un paio di volte mentre si girava su un fianco cercando di rialzarsi.
Gli faceva male la testa.
Barcollò leggermente appena si ritrovò in piedi sulle gambe e si passò una mano dietro, sulla nuca.
Provò una strana sensazione di capelli sporchi, incrostati da qualche strano liquido, così portò la mano davanti agli occhi, leggermente preoccupato.
-No… non può essere…-
La mano destra era sporca di sangue rappreso.
Con evidente preoccupazione si passò un po’ di volte le mani sulla testa ma non era ferito in nessun altro punto. Così concentrò un po’ della sua energia rigenerativa e la ferita si richiuse, cicatrizzandosi perfettamente.
-Jenny.-
Il suo sguardo si posò su una figura a pochi metri da lui; immobile.
Senza parlare il padre si avvicinò alla figlia.
Era distesa supina, come addormentata, e lui non potè far altro che piangere.
Le si inginocchiò al fianco e appena la prima lacrima gli bagnò il viso ne seguì subito un’altra e un’altra ancora. Tante piccole perle di dolore e rabbia.
Frustazione.
L’aveva persa un’altra volta.
Il destino era stato crudele.
Gli aveva fatto avere una figlia uguale a lui.
Un’altra Signore del Tempo.
E poi era morta tra le sue braccia.
Ma non contento di giocare il fato lo aveva ricondotto da lei.
E per cosa?
Per ucciderla ancora.
Per sempre questa volta.
Il Dottore prese tra le braccia il corpo di Jenny, parlandole piano all’orecchio.
-C’è un’ultima cosa… l’ultimo evento che chiude la vita di un Signore del Tempo…-
Pian piano si incamminò fuori dal parco, vicino a un gruppo di salici piangenti. Anche loro sembravano piangere, perché gocce di pioggia cadevano lente dai rami.
-Ti ho raccontato che il mio pianeta esplose. E tutto si bloccò in quel lasso di tempo.-
Il Dottore depose il corpo di Jenny a terra, vicino alle radici dell’albero e con un bastone abbastanza asciutto creò una torcia.
-Sai che quando qualcuno ci lascia bisogna fare una grande cerimonia… e io invece non posso darti più di così… perdonami…-
Alzò la torcia sul corpo della figlia.
Chi gli avrebbe dato la forza di lasciarla cadere?
Il Dottore chiuse un attimo gli occhi.
Come tutti i Signori del Tempo che vissero in questo universo e lo migliorarono con le loro idee e le loro parole, io ti saluto Jenny. Per l’ultima volta.-
Tuttavia il suo braccio rimase fermo.
Rigido, in quella posizione.
Come posso… come faccio a… ti chiedo solo lei…
Un fruscio di vento freddo alle sue spalle lo fece trasalire.
-Chi è?-
Lui si voltò di scatto e vide la figura di Rose guardarlo dolcemente.
-Rose?-
Il Dottore mosse un passo verso di lei ma poi ragionò.
-Tu… tu non puoi essere Rose… Sei ancora quell’alieno! Cosa ci fai ancora qui? Vattene! Non ti è bastato il suo sacrificio?!-
Con un sibilo l’alieno/Rose parlò al Signore del Tempo.
-Sono la sua scia… mi dissolverò tra gli atomi dell’aria tra poco… tuttavia volevo aiutarti… per fare ciò che va fatto… per chiedere il tuo perdono…-
Lentamente l’alieno si avvicinò al Dottore e gli prese la mano.
-Cosa fai?!-
-Ti aiuto…-
L’alieno/Rose fece inginocchiare a terra il Dottore, portando la fiaccola vicino ai piedi di Jenny.
Il Dottore vide la sua mano appoggiare il bastone infuocato sui pantaloni della figlia.
Guardò il corpo di lei iniziare a bruciare lentamente.
Ma non rimase a guardare.
Pochi attimi dopo era già in piedi e si stava allontanando dal fuoco.
-Dove andrai…?-
-Via.-
La sua voce non lasciava trasparire alcuna emozione.
-Da dove…?-
-Da te, tanto per cominciare. E smettila di tenere le sembianze di quella ragazza.-
L’alieno tornò alla sua forma originale, affiancandosi all’uomo.
-Cercavo di aiutare…-
-Beh. Hai fatto tutto ciò che potevi. Ora vattene.-
Il Dottore si fermò, guardando fisso di fronte a sé.
-Se vuoi posso prendere la forma di tua figlia…-
-No! Non puoi continuare a far soffrire le persone facendogli vedere ciò che non potrà mai essere reale!!-
Lui si voltò incollerito verso la figura evanescente dell’alieno.
-Chiedo perdono…-
Il Dottore continuò a urlare contro di lui, incapace di fermarsi.
L’alieno ascoltò tutto senza dire nulla.
Ascoltò le sue grida di rabbia, di tristezza, di dolore.
Quando si fermò il Signore del Tempo aveva le lacrime agli occhi.
-Oh. Accidenti scusa… scusami tanto…-
-Non è un problema…- gli rispose e sembrò sorridere in quel groviglio di nebbia.- Devo andare Dottore… e ricordati di seguire il suo consiglio…-
-Quale consiglio? Di cosa parli?-
L’alieno prima di dissolversi gli ripetè il messaggio che la figlia gli aveva lasciato.
-Non stare da solo papà… trova qualcuno… anche se la sua perdita ti romperà il cuore… non stare da solo… non stare da solo papà…-
-Io… io lo farò Jenny. Lo farò solo per te.-
 
Qualche mese dopo si stava rigenerando anche lui.
La luce dorata gli esplodeva dalle mani e dal viso.
-Non voglio andarmene…-
Ma il suo ultimo pensiero prima di lasciare quel corpo per sempre fu per Donna, per Martha per Rose e per Jenny.
Tesoro… sto tornando da te.
 
____________________________________________________________
 
Note Autore:
Bene, sono pronta. Uccidetemi.
No davvero fatelo perché questo non è un capitolo. E’ un obrobrio.
Quando l’ho scritto pensavo che fosse venuto meglio di così ma ora che lo trascrivo devo ammettere che è davvero orrendo. Orrendo con la O maiuscola.
Per esempio il finale è... orribile. Immaginiamo la situazione reale. Ma davvero il Dottore pensava a Jenny prima di morire? Figuriamoci. Io se fossi in lui penserei a Rose ma... forse al fine UNICO di questa storia poteva anche starci. Forse...
Comunque sia venuto questo “capitolo” vorrei ringraziare particolarmente Mia4ever_TheBest e Erianthe che mi hanno gentilmente accompagnato in questa mia prima storia a più capitoli. (Sai che roba… sono solo tre.)
Ma un grazie va anche a tutti i lettori!! ^_^
 
Alla prossima storia!
Gallifrey_96

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1994936