L'ombra e la speranza

di Rubysage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’OMBRA E LA SPERANZA

L’OMBRA E LA SPERANZA

 

 

1.   Arrivo a Bosco Atro

 

 

Grainne Skylark fermò il cavallo accanto al grande faggio, al limite della radura.

- Perfetto, mi sono persa un’altra volta. - disse tra sé e sé smontando di sella. Riparandosi gli occhi con una mano alzò lo sguardo verso i raggi di sole che filtravano attraverso gli alberi, sottili colonne di luce che illuminavano a sprazzi il fittissimo Bosco Atro. Avrebbe dovuto essere giunta alla corte di Thranduil da ore, ormai, e invece del palazzo non c’era traccia.

Gli Elfi sono davvero speciali quando si tratta di nascondere le cose, pensò scuotendo la testa.

Si guardò nuovamente intorno, scostandosi una lunga e riccia ciocca castana dalla fronte sudata. Il viaggio da Minas Tirith era stato faticoso e Grainne, malgrado fosse abituata a restare in sella a lungo, si sentiva stanca ed affamata. Ma non aveva tempo per fermarsi a riposare, voleva arrivare a palazzo prima che scendesse la notte.

- Ma di questo passo non arriverò mai ! - disse, sconsolata.

Con rabbia, diede un calcio alle foglie secche che coprivano il terreno. Aveva percorso molte miglia senza mai sentirsi sul collo l’alito di bestie selvatiche, briganti o, peggio ancora, orchi. Come per infondersi un senso di sicurezza, toccò l’elsa della lunga spada che le pendeva al fianco, nel fodero marrone. Anche se ne avesse incontrati, avrebbe comunque saputo come tenerli a bada ; ora la peggiore difficoltà sembrava orientarsi in quella foresta inestricabile.

Sbuffando, procedette a piedi verso quello che doveva essere il nord, tenendo ben salde le redini del suo cavallo.

Camminò per qualche minuto, facendosi strada tra grossi cespugli e abbassando di tanto in tanto la testa per non sbatterla contro qualche ramo, finchè la vista di un cavallo grigio con il capo chino tra l’erba non la fece fermare di colpo, guardinga. Il cavallo portava le redini ma non aveva sella ; questo poteva significare che il suo cavaliere, con ogni probabilità un elfo (dato che era tipico di questo popolo cavalcare a pelo), si trovava nelle vicinanze.

- E così ti sei persa. Ci avrei scommesso. - disse improvvisamente una voce calma e rassicurante alle spalle di Grainne.

La ragazza si voltò di scatto, portando istintivamente la mano alla spada. La lasciò andare quando vide il suo interlocutore. Aveva ragione lei, si trattava proprio di un elfo. Un giovane elfo, anche se “giovane” era un concetto piuttosto relativo, dal momento che coloro che appartenevano a quella stirpe potevano vivere per migliaia d’anni senza apparentemente invecchiare di un solo giorno.

L’elfo era appoggiato al tronco di un albero e stava intagliando un pezzetto di legno con un piccolo coltello dalla lama lucente, ignorando completamente Grainne. La ragazza squadrò la sua figura slanciata da capo a piedi e, se non fosse stata ancora spaventata da quell’apparizione improvvisa, l’avrebbe trovato decisamente attraente.

In breve, l’irritazione prese il posto della paura nell’animo della giovane donna.

- Ma guarda...cosa ti fa pensare che mi sia davvero persa ? -

- A parte il fatto che l’hai ammesso tu stessa poco fa, - rispose l’elfo senza sollevare lo sguardo dal suo lavoro - Ti ho vista passare di qui almeno tre volte. Hai praticamente girato in tondo per un’ora. -

Grainne arrossì e i suoi chiarissimi occhi brillarono di rabbia.

- Voi elfi siete terribili !  - esclamò in tono sarcastico - Avete la vista e l’udito di un gatto e siete ugualmente abili a passare inosservati ! Comunque, invece di startene lì impalato a ironizzare sul mio senso dell’orientamento, che diresti di aiutarmi a trovare la strada ? Vorrei arrivare da Thranduil prima del tramonto. -

L’elfo alzò la testa bionda e la fissò negli occhi. - Thranduil ti sta aspettando ? -

- Beh, sì... - rispose Grainne, sentendosi lievemente a disagio.

L’elfo ripose il coltello nel fodero e mise in tasca il piccolo oggetto che stava intagliando.

- Allora ti accompagno. Faresti in tempo ad invecchiare due volte prima di trovare la strada giusta. - Detto questo, si avvicinò al suo cavallo e, balzatogli agilmente in groppa, fece un cenno a Grainne. - Seguimi. -

- Un momento ! - disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi - Chi mi assicura che mi porterai veramente da Thranduil ? -

Lui la guardò nuovamente negli occhi. - Fai male a non fidarti della parola di un elfo. Un uomo dice una cosa in due lingue diverse, noi solamente in una ; non conosciamo quella dell’inganno. Se avessi voluto, ti avrei già trafitto il cuore senza che tu te ne accorgessi. -

- Ma che belle parole... - disse Grainne, tentando di darsi un po’ di sicurezza.. Non sapeva perché, ma lo sguardo penetrante dell’elfo la imbarazzava, eppure sentiva di potersi fidare di lui.

Risalì a cavallo e trottò dietro al suo accompagnatore, che aveva già imboccato uno stretto sentiero.

- E tu come puoi fidarti di un’estranea ? Di una donna dalla doppia lingua ? Potrei essere io ad ucciderti in qualsiasi momento. - gli disse in tono quasi provocatorio.

- Oh, non lo faresti. - rispose lui sorridendo.

- Che ne sai ? - disse lei, beffarda.

- Lo so e basta. - tagliò corto l’elfo - Io mi fido delle mie sensazioni. E poi guardati, sei armata di tutto punto eppure, quando mi hai visto, sembravi un cucciolo spaventato ! Certo che non ho mai visto una fanciulla di Rohan avventurarsi tanto a nord con un’arma come quella... - disse poi alludendo alla spada di Grainne.

- Una ragazza che viaggia da sola deve pur difendersi in qualche modo. - ribattè Grainne con sarcasmo - E poi...come fai a dire con sicurezza che sono di Rohan ?  Io... -

- La spilla sul tuo mantello è ingannatrice. - la interruppe l’elfo - Sette stelle e sette pietre e un albero bianco...i simboli di Gondor. Però i finimenti del tuo cavallo, troppo consunti dall’uso, e il tuo modo di restare in sella sono tipici delle genti del Mark, che imparano a cavalcare prima ancora che a camminare. -

Grainne rimase a bocca  aperta dallo stupore.

- Sei venuta fin qui da Minas Tirith ? - domandò l’elfo, voltandosi a guardarla.

- Sì... - rispose Grainne, ancora non del tutto tranquilla.

Ad un tratto il sentiero si allargò, rendendosi più agevole, e l’elfo rallentò l’andatura del suo cavallo per permettere alla ragazza di affiancarlo.

 - Non conosco il tuo nome. - disse lui.

- Nemmeno io conosco il tuo, così siamo pari. - rispose Grainne in tono più malizioso che sgarbato.

- Uh...giusto. - disse l’elfo facendo spallucce, quasi divertito - Comunque ho l’impressione di averti già vista da qualche parte. - aggiunse poi guardandola con aria indagatrice.

- Senti, amico - sbottò Grainne - Se questo è un modo per ottenere le mie grazie, sappi che non funziona ! -

- Ma io non intendevo... -

- Tutti gli uomini che incontro dicono di avermi già vista - continuò la ragazza, piuttosto seccata, ignorando l’intervento dell’elfo - E la stragrande maggioranza di loro non ha mai, e dico mai, incrociato la mia strada. Perché avresti dovuto farlo proprio tu ? -

L’elfo sospirò, alzando gli occhi al cielo. - Io non volevo ottenere le grazie di nessuno. Ho davvero la sensazione di averti già incontrata prima d’ora. E poi noi possiamo controllare le strade che percorrono i nostri piedi, ma non quelle del nostro destino. -

Nessuno dei due parlò più per qualche minuto. Poi, per allentare un po’ la tensione che si stava creando, l’elfo riprese la parola.

- Cosa ti porta a visitare il Reame Boscoso ? -

Grainne, un po’ infastidita per il continuo interrogatorio a cui era sottoposta, abbassò lo sguardo e guidò il suo cavallo attorno ad una grossa radice che sporgeva dal terreno, evitando che vi inciampasse.

- Sono una guaritrice. - rispose sbuffando - So che voi Elfi siete molto esperti nell’utilizzo delle erbe officinali e io penso di avere ancora molto da imparare. Avrei voluto recarmi a Lothlorien, ma per chiunque non sia elfo è proibito mettervi piede. -

- E credi invece che il Bosco Atro sia tanto più accogliente ? Che chiunque possa entrare o uscire da qui come e quando vuole senza essere disturbato ? -

- Ma che stai... ? -

- Forse non te ne sei resa conto, ma la foresta pullula di sentinelle armate fino ai denti. E non ti avrebbero nemmeno lasciata avvicinare al confine se tu non fossi attesa. Dimmi, dunque, cosa può avere di tanto speciale una giovane guaritrice del Mark per poter accedere senza la minima difficoltà al palazzo di un Re degli Elfi ? -

Il tono di voce da lui adoperato non era affatto accusatorio né scortese, anzi, era calmo come prima. Tuttavia la rabbia di Grainne esplose nel sentire quelle parole.

- Ascoltami bene ! - sbottò - Può anche darsi che io sia una guaritrice da quattro soldi, ma dato che il tuo Re mi sta aspettando e le vostre guardie, come dici tu, sapevano del mio arrivo, potevano almeno degnarsi di aiutarmi a trovare la strada ! Questo è maledettamente tipico di voi Elfi, sempre troppo preoccupati a custodire le vostre terre, al punto da non costruire strade agibili per impedire che qualche visitatore, che voi certamente giudicate inopportuno, possa disturbare la vostra tranquillità ! Non avete mai pensato che i contatti con l’esterno possono arricchire un popolo ? O siete così presuntuosi da non capirlo ? Già, ma voi siete la gente perfetta...non avete nulla da spartire con noi poveri uomini mortali, pronti ad essere consumati dalle nostre azioni... -

Terminato lo sfogo, Grainne guardò l’elfo e si accorse che, per tutto il tempo in cui lei aveva berciato, lui aveva continuato ad ascoltarla e osservarla, con la solita espressione tranquilla e imperturbabile. E questo la fece imbestialire del tutto.

- ...E poi la nostra vita sarà mortale, ma almeno sappiamo godercela ! Mentre voi siete condannati ad una noiosissima vita perfetta per tutta l’eternità ! ! - Detto questo, arrossì, abbassò lo sguardo e tacque.

L’elfo rise, gettando la testa all’indietro. - Ora ti stai davvero arrampicando sugli specchi ! - disse - Parte di quello che dici è vero, devo ammetterlo. Ma su una cosa ti sbagli : noi amiamo il nostro mondo, e cerchiamo solo di salvarlo dalla distruzione che scaturisce dalla follia umana. Preserviamo segreti che porterebbero alla rovina chiunque ne venga a conoscenza. Noi - si voltò  guardare di nuovo Grainne negli occhi - Non siamo egoisti. -

Fece una pausa, e tornò a guardare davanti a sé, mentre Grainne si stringeva nelle spalle, colpita dalle parole dell’elfo.

- E comunque - continuò lui voltandosi di nuovo verso di lei - Non hai risposto alla mia domanda. Credo che tu sia molto di più di quanto appari, ragazza ! -

Improvvisamente, da imbarazzato quale era, il viso di Grainne si fece duro e serio, e l’elfo capì di avere toccato i tasti sbagliati.

- Mi spiace, non volevo offenderti. Non intendevo insinuare nulla di male. - disse, sinceramente dispiaciuto.

- Non mi hai offeso. Comunque tutto ciò che mi riguarda è affar mio, e sappi che non risponderò più alle tue domande. -

L’elfo annuì con imbarazzo e i due continuarono a cavalcare in silenzio fino a quando giunsero al palazzo del Re.

Grainne rimase a bocca aperta nel vedere quella splendida costruzione, mirabile esempio di come l’architettura più raffinata potesse essere accostata alle meraviglie della natura. Il palazzo era parte della stessa foresta, con scale e torri costruite attorno agli altissimi alberi i quali delimitavano, come mura, il perimetro della città.

Le finestre e i portoni erano rivestiti di lamine d’argento che riflettevano quella poca luce del sole e della luna che filtrava tra le foglie, rendendo quella parte del Bosco Atro più luminosa di quanto non avrebbe potuto essere se la città intera si fosse trovata in cima ad una collina.

Le guardie in uniformi verdi e grigie con lunghe spade ricurve al loro fianco che erano sparse ovunque non sembrarono curarsi dell’elfo e della ragazza che si dirigevano verso una delle porte.

Una guardia fece aprire un pesante portone intarsiato, e i due viaggiatori si trovarono in un ampio androne privo di soffitto dal quale si dipartivano a raggiera numerosi corridoi che conducevano nelle diverse zone del palazzo.

Grainne si guardò intorno, disorientata. L’elfo notò l’aria perplessa della ragazza e le disse :

- Se vuoi incontrare il Re, sarà meglio che tu mi segua. Questo palazzo è peggio di un labirinto - sorrise ironicamente - E credo che tu ti sia già persa abbastanza, per oggi. -

- In tal caso, ti ringrazio . - disse Grainne guardando l’elfo con un’espressione piuttosto altera.

I due percorsero un corridoio interminabile, al termine del quale si trovava un portone che, una volta aperto, dava su un altro corridoio ai lati del quale c’erano decine di altre porte. Con sicurezza, l’elfo aprì un’altra di esse conducendo la ragazza attraverso un altro dedalo di passaggi, fino a quando si fermò davanti ad una porta molto più grande delle altre, i cui battenti erano decorati con raffinati motivi vegetali. Ai lati di essa si trovavano due guardie sull’attenti, che non si mossero quando l’elfo spalancò il portone invitando Grainne ad entrare. La ragazza dedusse che erano giunti alla sala del trono e, mentre incedeva titubante, capì che non sarebbe mai riuscita a tornare indietro da sola.

Al di là della soglia vi era una specie di cortile quadrato pavimentato con marmo grigio, delimitato da numerose piante di vite che intrecciavano i loro tralci sopra le teste dei due formando una sorta di pergolato perenne. Contro la parete opposta rispetto all’ingresso, seduto su un trono di legno lucido intarsiato d’argento, c’era Thranduil, Signore degli elfi del Bosco Atro, avvolto in una lunga veste azzurra. Un cerchio d’argento intrecciato gli cingeva la testa, e lunghi capelli biondi gli cadevano sulle spalle. Il suo viso aveva allo stesso tempo un aspetto severo e gentile. Con un cenno della mano, invitò Grainne ad avvicinarsi.

- Benvenuta, Grainne Skylark. Le mie sentinelle mi hanno avvertito poco fa del tuo arrivo. -

La ragazza si diresse lentamente verso il trono, mentre l’elfo che l’aveva accompagnata restò fermo accanto alla porta.

- Elen sìla lummen omentielvo. - disse Grainne chinandosi di fronte al Re. Una stella splende sull’ora del nostro incontro...queste parole, e soprattutto la lingua in cui la ragazza le pronunciò, stupirono sia  Thranduil che il giovane elfo biondo che non aveva staccato un attimo gli occhi da lei, incuriosito.

- Dolci parole, pronunciate da una gentile visitatrice. Spero che il tuo viaggio sia stato tranquillo. -

- Tranquillo ma non del tutto agevole, Sire. I sentieri del Bosco Atro sono piuttosto oscuri e impervi. Tuttavia ho avuto la fortuna di trovare una...guida. - rispose Grainne voltandosi verso l’elfo che, a braccia conserte, osservava la scena in silenzio.

Thranduil sorrise. - Spero si sia trattato di una buona guida. - disse.

Stringendo gli occhi, Grainne sogghignò, sempre con lo sguardo fisso sul suo accompagnatore. - Sì, lo è stato, anche se avrei preferito che la sua lingua fosse meno lunga...e tagliente. - disse, concedendosi una piccola vendetta personale.

Il sorriso del Re si trasformò in una breve risata. - Ne sono comunque lieto. Dimmi, mi porti notizie da Gondor ? -

- Più che altro voci, e non tutte buone. Il Sovrintendente, Sire Denethor... -

Thranduil alzò una mano, interrompendola. - Parleremo di ciò in un altro momento. Dunque vuoi imparare la medicina elfica. - disse, cambiando bruscamente discorso.

- Sì, mio Signore. So che alla tua corte si trovano alcuni dei migliori guaritori di tutta la Terra di Mezzo. Sarebbe un grande onore per me poterli avere come maestri. -

- Così sia, se lo desideri. Presterai servizio come apprendista presso Vardarantir, il Maestro dei nostri guaritori. Ma ti recherai da lui domani, hai affrontato un lungo viaggio e sarai sicuramente molto stanca. Mio figlio Legolas ti condurrà nelle tue stanze... - continuò Thranduil facendo un cenno con la mano verso il fondo della sala - ...visto che hai già avuto l’occasione di conoscerlo. -

Grainne impallidì e spalancò gli occhi, voltandosi lentamente.

Il giovane elfo, che era rimasto zitto per tutto quel tempo, esplose in una risata beffarda e cristallina.

 

 

Quando uscì dalla sala del trono, seguita da Legolas, Grainne era davvero furibonda.

Camminò a grandi passi lungo il corridoio, senza sapere dove stava andando, quando, all’improvviso, si girò verso il principe elfo, agitando l’indice davanti a lui.

- Tu...tu...hai idea di quello che ho fatto per colpa tua ? ! Ho mancato di rispetto verso di te...il principe...di fronte a tuo padre in persona ! Potevi...potevi almeno dirmelo ! ! -

Legolas sorrise. - Considerati già perdonata. Non ho mai amato le formalità ! Hanno un che di ipocrita, non trovi ? -

- Ipocrita... - disse Grainne, sprezzante - Tu l’hai fatto apposta, ci scommetto ! Volevi vendicarti per come ti ho trattato ? Beh, ci sei riuscito benissimo ! Io... -

La ragazza avrebbe voluto coprire d’insulti il giovane elfo che si trovava di fronte a lei. Chi se ne importava se era il figlio del Re ! Fortunatamente Thranduil sembrava non essersela affatto presa ; in un’altra occasione Grainne avrebbe rischiato di essere cacciata dal regno su due piedi, o anche peggio. Con gli elfi era meglio non scherzare.

Eppure la rabbia si sciolse dentro di lei come neve al sole, nel vedere il sorriso disarmante del principe. Bello scherzetto, davvero.

- Oh, maledizione...sei davvero impossibile ! - esclamò Grainne lasciando cadere le braccia e scuotendo la testa castana.

Legolas le si avvicinò, tendendole la mano. - Beh, almeno ora so il tuo nome e tu sai il mio. - le disse - Potremmo porre fine alle ostilità e ricominciare da capo, cosa ne dici ? -

Pur con riluttanza, Grainne afferrò e strinse la mano che l’elfo le tendeva.

- Sono felice di conoscerti, Grainne Skylark ! - le disse. Grainne capì che il suo sguardo era sincero.

- Anch’io sono felice di conoscerti, Legolas - rispose, aprendo finalmente le labbra in un vero sorriso - E sono lieta anche di averti fatto divertire ! - aggiunse in tono ironico.

Risero entrambi, e Grainne si sentì molto più sollevata.

 

 

Insieme, percorsero a ritroso i corridoi che avevano imboccato all’andata, e tornarono nell’androne d’ingresso. Da lì Legolas condusse Grainne lungo un altro corridoio e, poco dopo, giunsero nella zona del palazzo riservata agli ospiti.

Giunti davanti alla stanza che le era stata assegnata, Grainne indugiò un attimo, socchiuse la porta e lanciò un rapido sguardo a Legolas, per capire se avrebbe dovuto farlo entrare o no. L’elfo non si mosse.

- Spero che la camera sia di tuo gradimento. - le disse - Se lo desideri, posso farti preparare un bagno e dei vestiti puliti. -

- Oh, sì, sarebbe meraviglioso ! Ho polvere ovunque, e penso che tra poco i miei vestiti si metteranno a camminare da soli ! - esclamò lei, sospirando di sollievo.

Legolas annuì e fece per andarsene, ma Grainne lo fermò.

- Aspetta ! - disse. L’elfo la guardò con aria interrogativa e lei chinò il capo, quasi con imbarazzo. - Senti...mi dispiace per quello che è successo poco fa. E’ che a volte non penso a quello che dico...né alle conseguenze. -

- E’ tutto dimenticato, davvero. E anch’io non sono stato molto...gentile. - rispose lui - Solo che il non mi aspettavo affatto di incontrare... -

- Un momento, mi stai dicendo che non sapevi che tuo padre mi stava aspettando ? - sbottò Grainne mettendosi le mani sui fianchi - Mi stai di nuovo prendendo in giro ? -

Legolas alzò entrambe le mani, come per calmarla. - Ti assicuro che non sapevo assolutamente nulla. Mio padre non mi informa quasi mai delle sue iniziative...così come io non lo informo delle mie. Tra noi non c’è molto dialogo. Solo qualche formalità. Lui mi dà degli ordini e io obbedisco. Ma tra gli ordini di oggi non c’era affatto quello di scortare una guaritrice di Gondor...o di Rohan, se preferisci. Se non mi fossi trovato per caso nella foresta, probabilmente non avrei mai nemmeno saputo della tua presenza a Bosco Atro. -

Grainne guardò di nuovo a terra, cincischiando con la maniglia. Sentiva che Legolas era sincero, ma quell’accenno a Rohan la inquietava.

- Anche se avrei preferito esserne a conoscenza... - continuò l’elfo - Ultimamente stanno accadendo strane cose nella Terra di Mezzo. La prudenza non è mai troppa. -

Grainne impallidì, e Legolas colse un lampo di paura nei suoi occhi.

- E adesso ti fidi di me ? - domandò la ragazza, nascondendo l’agitazione.

Legolas spostò lo sguardo verso il corridoio. - Non lo so. - disse - Quando mi avrai spiegato il vero motivo del tuo viaggio, forse sì. -

Dopo una breve pausa, Legolas parlò di nuovo.

- Domattina incontrerai il tuo Maestro. Cerca di riposare, per ora. - Dopo averla salutata con un cenno della mano, le voltò le spalle e si incamminò lungo il corridoio.

Grainne non gli staccò gli occhi di dosso finchè non fu sparito dalla sua vista. Poi aprì la porta della sua stanza, la richiuse e si buttò sul letto.

Rohan...

Il dolore le bruciava ancora nel petto.

Edoras doveva rimanere soltanto un ricordo lontano, dato che non ci sarebbe mai più tornata. Quella era stata la sua ultima decisione, e l’avrebbe rispettata. Solo così poteva in qualche modo aiutare la sua città.

Grande Eru, fa che non accada di nuovo.

Coprendosi il viso con le mani, pregò che Legolas si sbagliasse quando le aveva detto di averla già incontrata. Se l’avesse fatto a quel tempo, sicuramente l’avrebbe riconosciuta. E anche lei avrebbe riconosciuto lui, mentre era assolutamente certa di non averlo mai visto prima.

Come avrebbe potuto sfuggire nuovamente alle sue domande ?

Quali menzogne avrebbe dovuto raccontare ?

Grainne sapeva che non avrebbe potuto sfuggire a lungo alla tremenda condanna che le incombeva sul capo, una condanna di cui non capiva il senso né il perché l’avessero imposta proprio a lei, impedendole di vivere la vita che aveva scelto.

Tutto ciò che voleva adesso era solo un po’ di pace, ma sembrava che non fosse destinata a trovarla nemmeno tra gli Elfi del Bosco Atro.

 

 








Noterella aggiuntiva, a N anni dalla pubblicazione :-/
In questo capitolo c'è una citazione involontaria da "Il cacciatore di draghi" di Tolkien: si tratta dello scambio di battute tra Grainne e Legolas a proposito dei loro nomi. In questo libro c'è uno scambio di battute molto simile tra il rootagonista e il drago, anche se in un senso diverso (nella mia ff Grainne vuol fare un op' la carogna, mentre nel libro Giles se la sta facendo sotto dalla paura). Vi assicuro che non era assolutamente intenzionale da parte mia, d'altronde si tratta di uno scambio di battute piacevole ma non troppo originale. prendetelo davvero come quello che è, unna citazione involontaria (e che Tolkien mi perdoni, non l'ho fatto appostaaaaa!)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


2

2.   Orchi verso nord

 

 

L’incontro con Vardarantir non si rivelò così interessante come Grainne aveva sperato.

Il grande Maestro dei guaritori del Bosco Atro si era mostrato sì cortese, ma anche freddo, distaccato e terribilmente noioso ; Grainne l’aveva seguito nel suo laboratorio e, per tutta la mattina, non aveva fatto altro che ascoltarlo mentre spiegava a lei e ai suoi assistenti le proprietà più disparate di tutte le erbe officinali possibili e immaginabili...come se Grainne le conoscesse già a menadito. Sì, la ragazza aveva un po’ di esperienza in quel campo, ma non quanta il Maestro credeva.

Il suo pensiero cominciò a vagare dal viaggio da Minas Tirith all’arrivo a Bosco Atro e all’incontro con il principe Legolas. Strano personaggio...tanto sfacciato e anticonformista quanto, a modo suo, apprensivo e premuroso. Nonostante la sua curiosità e le sue insinuazioni, per quanto legittime, fossero terribilmente irritanti, Grainne non riusciva affatto a detestarlo. Avrebbe dovuto forse averne paura ? No, non ci riusciva né ci sarebbe mai riuscita. Non faceva nemmeno parte del suo carattere ; lei era Grainne Skylark, il vento tra le foglie, e, come le diceva sempre suo padre, il vento non temeva nulla.

Un brivido improvviso le salì lungo la spina dorsale.

Quasi nulla.

- Mi stai ascoltando, Enedore ? -

La voce di Vardarantir, che la chiamava con la traduzione del suo nome in elfico, la fece scuotere e tornare alla realtà, e lo sguardo della ragazza, prima perso nel vuoto, si focalizzò nuovamente sulla figura austera del Maestro Guaritore, che la osservava con aria severa, le mani sui fianchi.

- S...sì, Maestro. - rispose.

- Allora vuoi cortesemente illustrare ai tuoi colleghi l’effetto della belladonna sul battito del cuore ? -

Grainne arrossì fino alla punta delle orecchie e abbassò lo sguardo senza dire una parola.

- Lo supponevo. - disse Vardarantir - Visto che la teoria non ti appassiona particolarmente, vediamo di supportarla con un po’ di pratica. Seguimi. -

L’elfo le fece un cenno con la mano e uscì dal laboratorio. Grainne, passando sotto le occhiate umilianti degli assistenti, lo seguì sbuffando.

- Quella è la strada per il cuore della foresta. Vai e torna dopo che avrai riempito questa di Athelas, o Foglie di Re, come le chiamate voi. - disse Vardarantir in tono piuttosto dispregiativo, porgendole una piccola borsa di cuoio.

- Ma...Maestro, la foresta... -

Lo sguardo impassibile di Vardarantir non ammetteva proteste. Grainne gli volse le spalle e, scura in viso, si diresse verso la macchia di alberi.

Non era tanto l’umiliazione che le era stata inflitta a farla infuriare, quanto il fatto di doversi avventurare da sola in quella fitta boscaglia ; non aveva la minima voglia di smarrirsi ancora.

Mentre camminava imbronciata, immersa in questi pensieri, lo sguardo le cadde su una figura familiare poco distante. Il principe Legolas, affiancato da due soldati, stava parlando con un altro elfo che gesticolava in maniera nervosa.

La ragazza si fermò ad osservare la scena ; Legolas sembrava molto diverso dal giorno precedente, aveva un aspetto più marziale, avvolto in una tunica e un mantello grigi, con pantaloni cremisi e pesanti stivali di cuoio, anziché i fini e pratici abiti verdi che gli aveva visto addosso. Al suo fianco pendeva una lunga spada ricurva dall’elsa lavorata, e portava sulle spalle un arco di legno scuro e una faretra piena di frecce.

E aveva un aspetto molto preoccupato.

Ad un tratto, Legolas si accorse che Grainne lo stava fissando, impassibile ed impertinente come al solito. In breve congedò le guardie e con passo leggero si diresse verso di lei.

- Non dovresti essere con Vardarantir in questo momento ? - le disse - La “lezione” è già terminata ? -

- Il tuo Maestro dei guaritori mi ha spedito a raccogliere erbacce nel bosco per punizione. - rispose la ragazza inarcando le sopracciglia.

Legolas si lasciò sfuggire una risatina. - Sei appena arrivata e sei già riuscita a farti punire ? Complimenti, davvero ! - esclamò.

- Oh, diciamo solo che Vardarantir è un po’ troppo severo per i miei gusti. E anche terribilmente noioso. Oltretutto sono convinta che mi detesti ; mi ha già cambiato nome, e ogni volta che mi guarda storce il naso. Sembra avere occhi solo per i suoi adorati discepoli elfi. - commentò Grainne con asprezza - Bah, che seccatura. Sembra proprio che io sia condannata a vagare in eterno per il Bosco Atro, visto che sicuramente mi perderò di nuovo ! -

Legolas sembrò non badare troppo alle sue parole. - Al di là di tutto, non credo sia opportuno che tu ti inoltri nella foresta da sola. Per quanto Bosco Atro sia sorvegliato, rischieresti di fare dei brutti incontri. Ultimamente abbiamo ricevuto delle visite piuttosto sgradevoli... -

Grainne guardò verso il cuore del bosco, provando un forte senso di inquietudine.

- E’ di questo che stavi parlando con quell’elfo, vero ? - disse.

- Sì. E’ arrivato stanotte da Lorien, e pare che durante il viaggio abbia udito dei rumori insoliti...come se qualcuno, o qualcosa, lo stesse seguendo. Troppe strane presenze stanno popolando la nostra terra. - Legolas si interruppe un attimo. - Tu sei sicura di non aver visto o sentito nulla di strano ? -

- No, non mi sembra...ma io non ho gli occhi e le orecchie di un elfo. -

Legolas si guardò intorno. Sembrava veramente molto nervoso.

- Cosa devi cercare ? - domandò a Grainne.

- Athelas - rispose la ragazza - Per fortuna le so riconoscere abbastanza facilmente. -

- Meglio così. - disse Legolas - Vengo con te. Ma cerca di fare in fretta. -

- Certo, e se mi darai una mano farò ancora più in fretta ! - esclamò, un po’ più sollevata per non essere costretta ad inoltrarsi nel bosco da sola. Ma il sorriso che si era momentaneamente acceso sul suo volto si spense quando incontrò lo sguardo teso e sfuggente dell’elfo.

Un certo timore la pervase. Per un attimo pensò che la minaccia che incombeva su di lei avesse preso forma e l’avesse seguita fin là.

Con questa inquietudine nel cuore, Grainne si addentrò nel fitto della foresta, scortata da Legolas che si voltava di scatto ad ogni minimo rumore, e iniziò la sua ricerca.

- Dannate Foglie di Re ! - ringhiò la ragazza chinandosi tra l’erba - Sarebbero piante meravigliose, se non avessero il vizio di crescere in mezzo alle ortiche ! -

- La fatica di solito è premiata, - le disse Legolas abbozzando un sorriso - Avrai tutta la stima e la gratitudine di Vardarantir, quando ti vedrà rientrare con la sacca piena ! -

- Sì, ma nel frattempo mi sarò distrutta le mani - rispose Grainne soffiandosi sui ponfi dolenti che le ricoprivano la pelle dalla punta delle dita fino ai polsi.

- Si vede proprio che sei una principiante - disse Legolas inarcando un sopracciglio - Di solito, la prima regola per chi si avventura nel mondo dell’erboristeria è : avere sempre con sé un paio di guanti. -

Grainne si alzò in piedi e si mise le mani sui fianchi. - Senti un po’, Principino-so-tutto... -

Ma non riuscì a terminare la frase, perché Legolas voltò di scatto la testa in direzione della città e, alzando una mano, zittì la ragazza.

Grainne impallidì. - Che hai sentito ? - disse.

- Non muoverti - sussurrò Legolas afferrando velocemente il suo arco e incoccando una freccia.

La ragazza si guardò intorno, con il cuore che le batteva forte. Tese le orecchie cercando di sentire gli stessi suoni che doveva aver udito Legolas, ma percepì solo un fruscio, come di passi tra le foglie, e si disse che, molto probabilmente, doveva appartenere all’elfo che si muoveva guardingo con la corda dell’arco tesa e pronta a sganciare.

Capì che si sbagliava quando, da dietro gli alberi, sbucarono all’improvviso cinque orchi che li circondarono brandendo spade e asce bipenni.

Ciò che accadde in seguito durò solo pochi istanti, ma a Grainne parve un’eternità.

La corda dell’arco di Legolas fischiò e una freccia si conficcò dritta nella gola del primo orco.

Con una velocità incredibile, l’elfo estrasse un’altra freccia dalla faretra, la incoccò e la sganciò trafiggendone un altro.

Alle sue spalle, Grainne si mise in posizione di combattimento, pronta ad affrontare le mostruose creature che avanzavano minacciose verso di lei, grugnendo in modo orribile. Tutta la paura dell’ignoto che l’aveva prima pervasa era scomparsa ; ora sapeva chi erano i misteriosi avversari di cui aveva avvertito la presenza nell’aria, e sapeva anche perfettamente come affrontarli. Con un sorriso di sfida portò la mano al fianco, ma in pochi secondi quel sorriso svanì insieme alla sua sicurezza, trasformandosi in un’espressione di sgomento.

La spada.

L’aveva lasciata nella sua stanza !

- Legolas ! - gridò. Il principe elfo si girò verso di lei e, notando il suo atteggiamento, capì all’istante cosa non andava. Senza pensarci due volte estrasse la sua spada dal fodero e la lanciò alla ragazza, che l’afferrò senza difficoltà e si scagliò contro un orco il quale parò i suoi colpi con l’ascia. Ma mentre Legolas passava la spada a Grainne, un altro orco, cogliendo la momentanea distrazione dell’elfo, si lanciò su di lui buttandolo a terra.

- No ! - esclamò Grainne. Ma non poteva accorrere in soccorso a Legolas, poiché il suo avversario, pur essendo goffo e sgraziato, era anche dannatamente forte. Così, mentre Legolas lottava in un disperato corpo a corpo con uno dei tre orchi superstiti, Grainne si trovava a fronteggiare gli altri due.

La ragazza riuscì abilmente a schivare un paio di fendenti e, con un colpo deciso, tranciò di netto un braccio ad una delle creature, la quale, dopo aver lanciato un urlo di dolore, continuò lo stesso a combattere usando il solo braccio rimastole.

- Maledetti ! Siete duri a morire, eh ? - esclamò la ragazza parando con agilità i colpi che le venivano inferti. Nonostante la differenza di mole tra lei e i suoi avversari fosse notevole, Grainne non se la cavava affatto male nel combattimento, e probabilmente se la sarebbe cavata anche meglio se l’orco che lei stessa aveva mutilato non le si fosse scagliato addosso ruggendo dall’ira e affondandole le zanne nella spalla sinistra.

La ragazza gridò nel sentire quel dolore lancinante e crollò a terra con l’orco che la sovrastava.

- Grainne ! - urlò Legolas assistendo impotente alla scena. Con una nuova forza nata dalla rabbia e dalla disperazione, l’elfo riuscì a liberarsi dal suo avversario e, dopo aver estratto rapidamente il pugnale dalla cintura, gli trafisse il cuore.

Recuperata l’arma dal petto squarciato dell’orco, Legolas corse in aiuto a Grainne, che, nel frattempo, si divincolava sotto il peso del mostro che, sebbene fosse allo stremo delle forze, non accennava a mollare la presa. L’elfo, però, non riuscì ad avvicinarsi a lei ; l’ultimo orco gli si fece incontro con la spada alta sopra la sua testa, pronto ad abbatterla su quella dell’elfo.

Ma non l’abbassò mai ; dopo aver lanciato uno strillo acuto, l’orco cadde rovinosamente in avanti, morto, mentre Legolas si scansava velocemente dalla sua traiettoria. Di fronte a lui ora si trovava un uomo alto, dagli occhi grigi e lo sguardo severo, che aveva appena estratto la sua lunga spada dalla schiena dell’orco.

- Dùnadan ! - esclamò con gioia Legolas.

- Presto ! - disse lo straniero, e, insieme all’elfo, si avventò sull’orco che teneva ancora Grainne bloccata a terra.

Nonostante fosse ferita, la ragazza cercava con tutte le sue forze di liberarsi dalla presa del nemico, e il fatto che lei continuasse a divincolarsi non aiutava affatto i suoi soccorritori, i quali indugiarono un momento temendo di colpire anche la ragazza insieme alla creatura che l’avvinghiava.

Anche stavolta, l’aiuto dello straniero fu determinante. L’uomo riuscì a separare l’orco da Grainne, e Legolas, dopo aver raccolto la sua spada, ne conficcò la lama nel fianco dell’orco.

- Grainne ! Tutto a posto ? - esclamò Legolas, chinandosi verso la ragazza che si era messa a sedere e si stringeva con una mano la spalla ferita, mentre l’uomo infliggeva il colpo di grazia all’ultimo nemico rimasto.

- Che domanda idiota ! - disse Grainne stringendo i denti per il dolore - No che non è tutto a posto ! Per poco non mi staccava un braccio... -

Legolas vide che la ragazza stava perdendo davvero molto sangue e c’era il rischio che, laddove l’orco aveva conficcato i suoi denti marci, la ferita si infettasse.

- Forza - le disse, aiutandola ad alzarsi e cingendola per la vita - Il tuo castigo finisce qui, si torna a palazzo. Ce la fai a camminare ? -

Grainne barcollò un attimo, mentre l’elfo la sosteneva. - Sì, certo. Sono un osso piuttosto duro... - Si lasciò sfuggire un gemito di dolore. - E tu, stai bene ? -

- Grazie ad Aragorn, sì... - rispose Legolas asciugandosi un rivoletto di sangue all’angolo della bocca - Non credo che ce l’avremmo fatta senza di te, Ramingo ! - disse poi rivolgendosi allo straniero.

Grainne si voltò ad osservare il misterioso individuo, che era chino sui cadaveri degli orchi e li stava perquisendo. Dopo aver frugato accuratamente il corpo dell’ultimo, si alzò e si voltò verso l’elfo e la fanciulla, fissandoli con i suoi severi occhi grigi.

- Avete commesso una grossa imprudenza. - disse poi - Ma siete stati fortunati. Mi domando come abbiate fatto a non sentirli arrivare... -

- E’ stata in parte colpa mia - rispose Legolas - Avevo sentito parlare di strani movimenti nella foresta, non avrei dovuto permetterti di andarci, Grainne. Mi dispiace. -

- Ma che stai dicendo ? Sei stato tu ad avere udito quegli strani rumori ! Se non fosse stato per te, ora saremmo cibo per i vermi ! - sbottò la ragazza.

- Comunque non ho mai visto degli orchi spostarsi tanto a nord, e la cosa mi preoccupa. - continuò Legolas.

- Quello che preoccupa me, invece, è perchè le tue efficientissime guardie non abbiano dato l’allarme. - disse Grainne. Legolas annuì, pensieroso.

- Semplicemente perché le hanno massacrate tutte. Almeno quelle che si trovavano in questa zona. - rispose Aragorn.

Legolas sgranò gli occhi, atterrito. - Com’è possibile ? ! - disse.

Aragorn si avvicinò a Grainne e Legolas, scansando con un calcio la carcassa dell’orco mutilato e pulendosi le mani nel mantello. - Sono dieci giorni che li seguo - disse poi - Volevo capire fin dove si sarebbero spinti. Si sono fatti più scaltri e temerari, per un po’ sono addirittura riusciti a seminarmi. -

- Addirittura... - replicò Grainne in tono sarcastico - Un sagace Ramingo che perde le tracce di uno sparuto gruppetto di orchi rumorosi e tanto puzzolenti che forse ti sarebbe bastato seguirne l’odore. Non è strano ? -

- Grainne, lui... - disse Legolas iniziando a perdere la pazienza.

- Che intendi dire, ragazzina ? - disse Aragorn aggrottando le sopracciglia.

Grainne continuò a scrutarlo. - Niente. Credevo solo che i Raminghi del Nord fossero cacciatori migliori... - fece una pausa, abbassando la voce. - ...visto il loro prezzo. -

Aragorn scoppiò a ridere, mentre Legolas era rimasto senza parole dall’insolenza della ragazza. - Tu devi certamente venire dai territori a nord delle sorgenti del Lamedon ! Perché è così che considerate i Raminghi in quelle terre, vero ? Mercenari prezzolati ben disposti a vendersi al miglior offerente... -

Il  volto di Grainne rimase fisso nella stessa espressione.

- Ma guardati ! - sbottò Legolas rivolgendosi alla ragazza - Sei esausta e perdi sangue come una fontana ! Eppure la tua lingua è sempre in perfetta forma ! Come puoi rivolgere degli insulti del genere all’uomo che ti ha salvato la vita ? Proprio tu, che... -

Aragorn lo interruppe prima che dicesse qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito, cioè i suoi dubbi sull’affidabilità di Grainne. - Visto che è così che mi consideri, ragazzina, potrei dirti che ho ucciso per molto meno...ma non lo dirò, dato che non è mia abitudine sterminare qualsiasi cane mi abbai dietro, altrimenti Gondor non avrebbe più nemmeno un abitante. -

Il Ramingo fece una pausa, tornando ad inchinarsi accanto al cadavere di uno degli orchi.

- Pensavo ti interessasse sapere perché questi abomini della natura sono giunti fin qui. Qualcosa...o qualcuno...gli sta infondendo sempre più forza...li guida fin dove lui vuole arrivare...e stai ben attenta, continueranno ad avanzare. Serve ben altro che le sentinelle del Bosco Atro per fermarli. -

Legolas scosse la testa, ancora sconvolto per la fine ingiusta dei suoi soldati. - Immagino che non sarà opportuno cercare i loro cadaveri...finirei solo per mettere in pericolo altre vite. Sarà meglio proibire a chiunque di uscire dalla città senza una scorta più che adeguata. -

- Oppure raddoppiare la guardia attorno al confine - disse Aragorn - Ma non dovete lasciarvi sfuggire nessun avvistamento. -

- Aragorn... - disse Grainne, stavolta con voce flebile, incapace di distogliere lo sguardo dai corpi dei mostri - Di chi stai parlando ? Chi sta sguinzagliando orchi per la Terra di Mezzo ? -

- Guarda. - rispose Aragorn, scoprendo sulla tunica lacera di un cadavere, all’altezza del petto, uno strano simbolo.

Un occhio... un occhio rosso, privo di palpebre, la cui pupilla fiammeggiante ricordava quella di un serpente...

Forse era stata l’imponente emorragia, forse il dolore per la ferita, forse la paura e la tensione a cui era stata sottoposta, ma forse c’era dell’altro...non fu dato saperlo.

Grainne svenne, e, se non ci fosse stato Legolas a sorreggerla prontamente, sarebbe crollata a terra priva di sensi.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


3

3.   Fidarsi è bene

 

 

Grainne si svegliò verso sera.

Aveva dormito a lungo senza sognare, ma si sentiva ancora spossata. La spalla le faceva ancora male, e il suo corpo le doleva tanto da farle pensare di essere coperta di lividi.

Girò lentamente la testa verso la finestra per vedere il tramonto ; il colore del sole, rosso acceso e non più alto nel cielo, le ricordò il sangue versato dagli orchi, ed anche il suo stesso sangue, provocandole un’ondata di nausea.

La sua vista era ancora offuscata e non riuscì a distinguere perfettamente l’alta e robusta sagoma di Aragorn in piedi accanto alla finestra.

Portandosi una mano alla fronte si voltò dall’altra parte.

- Ben svegliata ! - le disse sorridendo Legolas, che era seduto accanto al suo letto. La ragazza sussultò, spaventata dalla sorpresa.

- Che ti venga... - bofonchiò Grainne con voce roca.

L’elfo stava per risponderle a tono, quando Aragorn, avvicinandosi a lui, disse con ironia :

- Attento, Legolas ! Non è onorevole morire di paura dopo essere sopravvissuti all’attacco di un orco ! -

- Aragorn... - sussurrò Grainne tentando di mettersi a sedere - Sai una cosa ? Mi dispiaceva quasi di averti interrotto mentre mi prendevi in giro, prima, nel bosco...ma vedo che stai recuperando in fretta... -

- Anche tu stai recuperando in fretta. - disse il Ramingo accennando un sorrisetto - Vado a chiamare Vardarantir. - Detto ciò, uscì dalla stanza.

- Vardarantir ? Cosa vuole Vardarantir ? - domandò Grainne stringendo gli occhi.

- E’ stato lui a curarti, con l’aiuto degli altri guaritori. - rispose Legolas - Se sei ancora viva è merito suo. Hai perso davvero molto sangue e quel morso ti stava provocando una brutta infezione. Avevamo paura che non resistessi. Vardarantir non ti ha lasciata un attimo, finchè non è stato sicuro che tu fossi fuori pericolo. -

- Così si è dato tanto da fare per salvare la sua peggiore allieva...significa che dovrò anche ringraziarlo, maledizione. - disse Grainne, stupita, in tono più scherzoso che sarcastico.

Legolas inarcò un sopracciglio. - Comunque Aragorn non ti stava prendendo in giro. Non del tutto, almeno ! - Rise. - Non te la sei cavata per niente male con quegli orchi, piccola guerriera ! Un giorno mi dirai dove hai imparato a combattere in quel modo ? -

Grainne tacque per un istante. - Forse. - disse - O forse no. Quando pensi che potrò alzarmi ? Non ho voglia di perdere tempo a letto ! - disse poi per eludere il discorso.

- Presto, Enedore - disse Vardarantir entrando nella stanza, seguito da Aragorn - I miei allievi hanno fatto un buon lavoro. Sarai libera di andare dove vorrai in due giorni al massimo. Anche meno, se tu fossi stata un’elfa. -

Grainne incassò quel commento, ulteriore affermazione della superiorità degli Elfi sugli Uomini anche nella capacità di guarigione dalle ferite, e tenne gli occhi fissi sul suo Maestro, che mostrava il solito aspetto austero e indifferente. La ragazza era sicura che lui l’avesse curata solo perché quello era il suo compito, e, se fosse morta, sicuramente non glie ne sarebbe importato nulla. Ma le aveva salvato la vita, e lei gli era comunque grata, anche se ammetterlo le costava parecchio.

- Grazie, Maestro. - disse - Grazie per avermi aiutata. Sono in debito con te e i tuoi allievi. Cosa posso fare per ripagarvi ? -

Vardarantir sogghignò. - Ripagare ? Questo è un debito così grande che non riusciresti mai ad onorarlo. Per ora mi basta che tu segua con attenzione le mie lezioni. Poi si vedrà. -

Detto ciò, Vardarantir si voltò e fece per andarsene, senza salutare nessuno tranne Legolas, a cui rivolse un freddo e rispettoso inchino. Il principe non si mosse.

- Lei non ha chiesto di essere curata. Salvare una vita non ha un prezzo. Mi meraviglio delle tue parole, Maestro dei guaritori. - disse.

- Ma...Principe, io... - farfugliò Vardarantir, sorpreso dal tono severo che aveva usato Legolas.

 

- Solo perché non appartiene al nostro popolo ti senti così superiore a lei ? Sappi che questa mattina ha combattuto con grande valore, per cui esigo che d’ora in avanti la tratti con rispetto. Sono stato chiaro ? -

- Ma... - cercò di protestare Vardarantir.

- Sono stato chiaro ? - ribadì con fermezza Legolas, alzandosi in piedi.

- Sì, mio Principe. - rispose il guaritore con rabbia, inchinandosi nuovamente prima di uscire dalla stanza.

Legolas aspettò che la porta si chiudesse, poi si risedette al capezzale di Grainne.

- Credo che d’ora in poi ci penserà due volte prima di mandarti nel bosco a frugare tra le ortiche. - le disse. Aragorn sorrise, ma la ragazza non cambiò la sua espressione dura.

- Non era necessario che tu lo rimproverassi. Ho imparato da sola a guadagnarmi il rispetto della gente... - disse, orgogliosa. Legolas rimase di stucco nel sentire quelle affermazioni, mentre Aragorn scosse la testa.

- ...tuttavia ti ringrazio. - continuò Grainne, in un tono più dolce, guardando l’elfo nei suoi occhi azzurri - Sei la prima persona che mi difende da anni, ormai. E’...una bella sensazione. -

Legolas sorrise. - Sei una strana ragazza...Enedore, Vento-tra-le-foglie. -

Grainne si voltò di nuovo verso la finestra ; il sole era ormai calato da poco, tingendo il cielo blu di riflessi dorati lungo la linea dell’orizzonte.

- Lascia perdere il mio nome elfico - rispose la ragazza sorridendo - Chiamami semplicemente Grainne. E questo vale anche per te, Ramingo...guai a te se ti sento ancora chiamarmi “ragazzina” ! -

- D’accordo, ragazzina ! - disse Aragorn sorridendo a sua volta - Devo dedurre che finalmente mi sono guadagnato la tua fiducia ? -

- Hai tutta la mia gratitudine. Ma, per ora, non chiedermi una cosa che non sono in grado di darti. - rispose Grainne.

Aragorn la fissò di nuovo con i suoi freddi occhi grigi. - Va bene. Ma ricordati che la stessa cosa vale anche per te. - ribattè serio, avviandosi fuori dalla stanza.

Legolas perse del tutto la pazienza.

- Adesso basta ! - esclamò balzando in piedi. Aragorn e Grainne si voltarono verso di lui, quasi intimoriti da quello scatto di nervi. - Grainne, smettila di comportarti come una bambina ! Stai lasciando i tuoi stupidi pregiudizi prevaricare la ragione ! Ti lamenti di essere considerata inferiore solo perché appartieni ad una razza diversa e poi applichi gli stessi criteri di giudizio nei confronti di un uomo che dovresti ringraziare solo per il fatto che stai ancora respirando ! Ti stai comportando come...come Vardarantir ! ! -

Grainne spalancò la bocca e scosse la testa, incredula. - Tu...tu non ti rendi conto di chi sono queste persone, Legolas ! I Raminghi del Nord sarebbero capaci di vendere la loro madre al miglior offerente ! Lui potrebbe essere... -

- Ti dico io chi è quest’uomo, Grainne Skylark - la interruppe Legolas - Lui è Aragorn, figlio di Arathorn... -

- Legolas, per favore... - disse Aragorn alzando una mano e scuotendo lentamente il capo. L’elfo lo ignorò.

- ...discendente di Isildur. Sai cosa significa, vero ? -

Grainne impallidì e spalancò gli occhi, incredula. Certo che lo sapeva...e la verità l’aveva sconvolta.

- Ti trovi di fronte al legittimo erede al trono di Gondor...nonché grande amico degli Elfi. - continuò Legolas.

Grainne non sapeva più cosa dire. - Io...mi dispiace. Sul serio, non intendevo...se avessi saputo che...Oh, grande Eru ! Ho insultato prima il Principe del Bosco Atro, poi il Re di Gondor ! Che altro combinerò adesso ? -

- No - disse amaramente Aragorn - Non chiamarmi con un titolo che non mi spetta. Io non regnerò mai su Gondor, né lo desidero. - Detto questo, uscì dalla stanza a capo chino.

Grainne e Legolas rimasero un attimo in silenzio, mentre la ragazza continuava a scuotere la testa, incredula.

- Cosa devo fare, Legolas ? - disse.

- A parte cucirti la bocca, intendi ? - rispose l’elfo.

Grainne non fece caso alle sue parole. - Il discendente di Isildur è un Ramingo... E io che ero convinta che Gondor fosse destinata a rimanere senza un Re ! -

- Aragorn ha rinunciato da un pezzo a quella vita - disse Legolas - Credimi, la sua eredità gli grava sulle spalle come un pesante fardello... -

Grainne tacque per un momento. - Ora capisco perché il Sovrintendente è tanto guardingo...io pensavo che fosse convinto che la casa di Elendil si fosse estinta da tempo...invece lui lo sapeva...sapeva che c’era ancora un erede, da qualche parte... -

- Stai dicendo che Denethor è apertamente ostile verso i Raminghi perché sa che uno di loro potrebbe prima o poi scalzarlo dal potere ? -

- Sì. - rispose Grainne, seria - Anche se non lo ammetterà mai, Denethor teme il ritorno del Re. -

 

 

Legolas e Grainne conversarono fino a tardi ; l’elfo abbandonò il suo capezzale quando il padre Thranduil si recò dalla ragazza per porgerle i suoi auguri di pronta guarigione e ascoltare le notizie che, con lei, erano giunte dalle lontane terre di Gondor. Poi il Re aspettò che Grainne, stanca e ancora debole, si addormentasse profondamente, e tornò nelle sue stanze.

Il mattino successivo, quando si svegliò, la ragazza vide che la sedia accanto al suo letto era vuota, e le dispiacque di non trovare nessuno accanto a lei, a vegliare sul suo sonno. Anche se era abituata alla vita solitaria, soprattutto da quando si era trasferita a Minas Tirith, Grainne provava comunque piacere nel sapere che qualcuno si preoccupava ancora per lei ; era da tempo che non sentiva più quel calore quasi famigliare di cui aveva ormai soltanto un vago ricordo, un ricordo della sua infanzia felice e spensierata a Edoras, quando non era ancora diventata ciò che era, ma era solo la piccola, innocente Grainne. Era tutto così bello, allora...

Sforzandosi di levarsi quei pensieri nostalgici dalla mente, la ragazza uscì dalle coperte e, pur con una certa fatica, si mise a sedere sul letto. Nonostante le raccomandazioni in cui si era profuso Legolas, ne aveva abbastanza di rimanere inattiva.

In quel momento, qualcuno bussò alla porta. Grainne, più in fretta che potè, si ricacciò sotto le lenzuola.

- Avanti ! - disse sbuffando.

Aragorn, con la solita andatura dritta e nobile, fece il suo ingresso e si chiuse la porta alle spalle.

- Come stai ? - le chiese, semplicemente.

- Bene. Sì, decisamente molto meglio...la medicina elfica fa davvero miracoli ! - rispose Grainne, sorpresa per quella visita inaspettata.

Aragorn fece un cenno con il capo, e si diresse verso la finestra.

- Una giornata davvero splendida. - disse - L’aria è fresca e leggera, e sembra quasi musica quando passa attraverso le foglie. -

La ragazza lo guardò con aria interrogativa, avendo capito benissimo che Aragorn non era andato da lei per parlare del tempo. Infatti, dopo una breve pausa, l’uomo riprese la parola.

- Volevo chiederti scusa per come ti ho trattata ieri. Spero di non aver rafforzato la tua convinzione che i Raminghi del Nord siano tutti delle persone villane e sgradevoli. -

Grainne sgranò gli occhi. - Ma sei pazzo ? - esclamò - Sono io che ti devo chiedere scusa ! Purtroppo ho un...un pessimo carattere...Legolas l’ha già sperimentato di persona... - Ridacchiò nervosamente. - Sai, aveva ragione ieri a rimproverarmi. Sono stata proprio una stupida a sputare in faccia all’uomo che mi ha salvato la vita... -

- Non è stato solo merito mio. E poi capita a tutti di sbagliare. - disse Aragorn sorridendo.

- ...l’erede di Isildur, oltretutto ! Se solo ci penso... - continuò la ragazza.

Aragorn alzò una mano. - Ti prego - disse con voce gentile ma ferma - Penso che tu abbia capito che preferisco evitare questo argomento. -

Grainne annuì, imbarazzata. - Perdonami. - Fece una breve pausa. - Legolas mi ha parlato un po’ di te, ieri sera. -

- Ti ha parlato di me ? - disse Aragorn, sorpreso.

- Non mi ha detto nulla che tu non voglia far sapere, non preoccuparti. Mi ha raccontato solo poche cose, di quando vi siete conosciuti, di come hai servito con fedeltà gli Elfi della Terra di Mezzo, e non solo loro...da quanto ho capito, lui ha un’altissima considerazione di te, e tiene molto alla tua amicizia. -

Aragorn si lasciò andare ad una risata. - Legolas perde troppo tempo con le persone sbagliate. - disse - Un rude Ramingo che non sa se per lui ci sarà un domani, e una guaritrice novellina senza storia...dove potranno portare il futuro sovrano del Bosco Atro, delle amicizie tanto sconclusionate ? -

- Lontano. - rispose Grainne, seria - Più lontano di quanto potranno mai portarlo tutti gli Elfi di questo mondo. -

A queste parole, Aragorn sorrise, e, con un cenno del capo, uscì dalla stanza.

La ragazza sorrise a sua volta, e capì di aver finalmente trovato non uno, ma due amici di cui potersi fidare.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


4

4.   Il principe e la fanciulla

 

 

 

Le ferite di Grainne guarirono piuttosto in fretta ; nei pochi giorni in cui fu costretta a rimanere a letto, Legolas non mancò mai di farle visita, fosse anche solo per trovarla addormentata e sedersi accanto a lei aspettando il suo risveglio. Nonostante la ragazza non l’avesse mai accusato di nulla, lui si sentiva ancora colpevole per l’accaduto ed era fermamente convinto che badare all’incolumità della nuova ospite fosse di sua responsabilità.

Ma, a differenza di Vardarantir, trovava tutt’altro che pesante il compito che si era imposto. Grainne prendeva ogni giorno più confidenza con lui, e anche se la ragazza non mostrava il minimo rispetto nei confronti della sua posizione, Legolas provava comunque piacere nel vedere che si stava riprendendo bene ed era tornata allegra e impertinente come prima.

Da parte sua, anche Grainne era felice di ricevere quelle visite quotidiane che la facevano sentire meno sola. Perfino il solitario Aragorn andava a trovarla, di tanto in tanto, anche se aveva l’abitudine di rimanere in silenzio ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra, lo sguardo perso in lontananza, come se cercasse all’orizzonte qualcuno che attendeva da tempo. Sorrideva poco ; Grainne sentiva che quell’uomo era profondamente infelice, e si sentiva solidale con lui perché anche lei aveva dovuto rinunciare per sempre a ciò che le era più caro, ma sapeva anche che non sarebbe mai riuscita a trovare le parole per consolarlo. Tutto ciò che poteva fare era seguire i suoi occhi grigi mentre vagavano per i boschi e sperare che la sua ricerca si concludesse in fretta, qualunque cosa cercasse.

 

 

La convalescenza di Grainne fu quindi breve e, tutto sommato, piacevole. Il giorno stesso in cui le fu dato il permesso di alzarsi, si recò immediatamente nel laboratorio di Vardarantir, ma solo per trovarlo vuoto. Una guardia le disse freddamente che il Maestro dei guaritori era partito per Lothlorien con i suoi allievi e una buona scorta armata, alla ricerca di particolari erbe medicamentose.

Tanto meglio, si disse la ragazza pensando all’atteggiamento borioso che quell’elfo aveva assunto nei suoi confronti, potrò godermi qualche giorno in più di libertà.

Dal momento che ne aveva decisamente abbastanza di rimanere chiusa nella sua stanza, decise di curiosare un po’ in giro per la città, sperando di fare conoscenza con gli abitanti del paese. Ma tutto ciò che ottenne in risposta ai suoi saluti furono sguardi curiosi e occhiate sprezzanti. Delusa, si diresse verso i giardini e si sedette su un sedile intagliato nel tronco di un vecchio albero morto da tempo, accanto ad un cespuglio di biancospino. Osservò gli elfi indaffarati che passavano avanti e indietro lungo il viale senza degnarla della minima attenzione, e all’improvviso sentì il suo cuore riempirsi di tristezza e di nostalgia per la sua terra, la terra a cui sentiva di appartenere.

Si portò una mano al viso per asciugarsi una piccola lacrima che le scorreva lungo la guancia, quando la sua figura venne oscurata da un’ombra d’aspetto famigliare.

- Eccoti qua, finalmente ! - esclamò Legolas in tono allegro - Credevo che fossi scappata dalla tua stanza perché ti annoiavi a morte, e invece vedo che l’hai fatto perché sei guarita...ti trovo benissimo ! -

La ragazza alzò la testa verso l’elfo che si trovava in piedi di fronte a lei, e, nel notare la sua espressione, il sorriso di Legolas si spense. - Mi sembrava di trovarti benissimo, dovrei dire...che ti succede ? - disse, preoccupato, sedendosi sull’erba accanto al sedile di Grainne.

- Niente - mentì la ragazza, accennando un lieve sorriso - Forse sono ancora un po’ stanca. E’...è la prima volta che mi alzo, da quando sono stata ferita, forse dovrei riposare ancora un po’. E tu che stai facendo, qui ? -

- Ricognizione - rispose Legolas senza staccarle gli occhi di dosso - Il che è una buona scusa per andarsene in giro a recuperare le guaritrici convalescenti che non hanno voglia di restarsene a letto. -

- Oh, l’hai detto tu stesso. Mi stavo annoiando a morte. - rispose Grainne con noncuranza.

- Perfetto, allora annoiamoci in due ! - ribattè Legolas sorridendo. Notando però che la ragazza continuava a fissare il vuoto con aria assente, l’elfo si rabbuiò.

- Senti, Grainne, non sono uno sciocco...mi sono già preoccupato abbastanza per te, ora vorrei almeno sapere cosa non va. E non raccontarmi la fandonia della ferita, perché non ti credo affatto. - aggiunse prima che la ragazza potesse aprire bocca.

Grainne sbuffò e allungò le gambe davanti a sé. - Io...è come se non esistessi, in questo posto ! Io cerco di essere gentile, di trovare il modo di farmi accogliere dalla gente e invece tutti mi ignorano, o fanno finta di ignorarmi per poi ridere e sparlare alle mie spalle ! Ho girato un po’ per la città, ero immersa in un mare di occhi che si chiedevano cosa facessi in mezzo a loro, e non mi sono mai sentita così sola in vita mia ! Tutti mi evitano come se fossi un mostro, ma io non ho fatto niente di male a nessuno ! So benissimo che sarò sempre una straniera qui, ma tutto quello che chiedo è solo...solo un po’ di calore...invece sono tutti freddi come il ghiaccio... - La voce le tremò, ma la ragazza trattenne le lacrime di rabbia che le appannavano la vista.

- Ti capisco - disse Legolas con un cenno del capo - Anch’io a volte mi sento uno straniero tra la mia gente. -

Grainne lo guardò un attimo, sorpresa da quelle parole pronunciate in tono quasi malinconico. Poi chinò il capo e rivolse lo sguardo verso l’erba sotto i suoi piedi.

- Ma tu sei il figlio del Re - disse poi - Tutto il tuo popolo ti ama e ti rispetta... -

- Mi rispetta solo perché lo deve fare - rispose Legolas - Quanto ad amarmi, questa è una parola troppo grande...mi servono con devozione, è vero, ma solo perché vedono in me il successore di mio padre...una guida, ecco tutto. E spesso il timore di non essere all’altezza di un compito così grande mi assale...io non sono come mio padre. -

- Lo so. - disse Grainne sorridendo debolmente - A volte mi domando se tu sia davvero un elfo...malgrado il nostro primo incontro non sia stato del tutto piacevole, in questi giorni sei stato molto buono con me. Attento a non farla diventare un’abitudine ! -

Legolas scoppiò a ridere. - Ora sì che ti riconosco, Grainne Skylark ! Non preoccuparti, una volta che tu ti sarai ripresa del tutto potremo tornare a detestarci cordialmente... -

Questa volta toccò a Grainne ridere, con grande gioia di Legolas che vide negli occhi della ragazza riaccendersi quella scintilla di vita che prima sembrava essersi spenta.

- Però è strano. - disse poi Grainne.

- Strano cosa ? -

- Non avrei scommesso un soldo sull’amicizia tra Uomini ed Elfi, ed ecco che devo ricredermi...ti piaccio, forse ? -

Legolas sogghignò e alzò un sopracciglio. - Chissà, forse mi attirano le persone che hanno qualcosa da nascondere... -

Grainne alzò gli occhi al cielo e respirò profondamente. - Non riesci proprio a tenere per te quello che pensi ? -

- Mi spiace, quella non è una mia specialità. - rispose l’elfo sdraiandosi sull’erba - Se vuoi qualcuno che ti dica quello che tu vuoi sentirti dire o che piuttosto taccia, rivolgiti alla marmaglia di cui mio padre ama circondarsi. -

- Non apprezzi molto i consiglieri del Re, vero ? - disse Grainne aggrottando le sopracciglia.

- Decisamente no - rispose Legolas guardando il cielo - Mio padre dovrebbe ascoltare le parole di meno della metà di loro e levarsi dai piedi tutti quegli altri individui pronti a stendersi davanti a lui al suo passaggio e a spadroneggiare con i loro subalterni... -

- Come Vardarantir ? - disse Grainne cogliendo l’allusione.

- Come Vardarantir. - ripetè Legolas - Disgraziatamente lui è davvero utile...mi dispiace per te, Grainne, ma dovrai sopportarlo per un bel po’. -

- Farò questo sacrificio - disse la ragazza - Ma non sarà facile. Non dovrò farmi valere solo con lui, ma con tutti gli abitanti del Bosco Atro... -

- Forse non sarà facile, ma nemmeno impossibile. - disse Legolas.

I due rimasero così per qualche istante, Legolas a fissare le nuvole bianche che si muovevano velocemente nel cielo turchese e Grainne a contare i petali di una margherita che si trovava tra i suoi piedi.

Poi l’elfo si alzò di scatto e si voltò verso la ragazza.

- Te la senti di montare a cavallo ? -

- Cosa ? - disse Grainne confusa.

- Ti ho chiesto se ti senti abbastanza forte per tornare in sella. - ripetè Legolas.

- Io...sì, credo di sì, ma... -

- Bene. Potrei sfruttare questa giornata per farti visitare un po’ la città. - disse Legolas alzandosi in piedi. La ragazza lo guardò con aria interrogativa. - Vai a prepararti, Grainne. Oggi cavalcherai con me. -

Grainne non credeva alle proprie orecchie. Ma il suo viso dapprima gioioso mutò in un’espressione cupa, quasi rabbiosa.

- Ti ho già detto che non mi serve il tuo aiuto per guadagnarmi il rispetto degli altri ! - sbottò alzandosi di scatto - Credi forse che la tua gente mi amerà vedendomi al tuo fianco ? Il buon principe che passeggia con la reietta...non ho intenzione di elemosinare la tua misericordia, sappilo ! -

Sorprendentemente, l’espressione di Legolas non cambiò.

- Credi che mi interessi sapere cosa penserà la gente vedendoci insieme ? Io volevo solo chiedere ad un’amica di farmi un po’ di compagnia. Non mi piace stare da solo. -

Ti capisco, avrebbe voluto dirgli Grainne.

- E comunque non era un invito...ma un ordine. - continuò Legolas. Grainne spalancò la bocca per insultare a dovere l’elfo, ma sorrise quando lui le strizzò un occhio.

- Rifiuteresti questo grandissimo onore ? - disse lui in tono scherzoso.

- Non oserei mai ! - rispose Grainne, in cuor suo più felice.

 

 

Il Principe e la fanciulla cavalcarono insieme, e Aragorn, quando li vide, si aggiunse a loro. La gente si stupì nel veder passare quello strano trio di cavalieri ; la figura slanciata di Legolas, che avanzava tra la folla con la grazia e la disinvoltura propria della sua specie senza imporre la sua presenza, i lunghi capelli biondi scostati dal viso delicato ad opera della brezza mattutina ; Grainne, più bella nel suo innocente stupore, perché ora i suoi chiarissimi occhi sembravano vedere tutto per la prima volta, e la vicinanza dei due amici la faceva sentire più sicura ; infine il Ramingo, con il suo solito aspetto nobile e imponente, il viso segnato dalla stanchezza e gli occhi grigi, sempre velati di malinconia, che esprimevano la fierezza del suo sangue reale.

E la gente sorrise per la serenità con la quale i tre cavalcavano uno a fianco degli altri, come se fossero ormai una cosa sola, tre aspetti di una stessa persona, anche se la loro amicizia aveva appena iniziato a fiorire.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


5

5.   Parole sotto il sole e la luna

 

 

 

Vardarantir tornò presto a Bosco Atro, e con lui tornarono le voci e la sottile paura del Male oscuro che serpeggiava nella Terra di Mezzo. Le incursioni degli Orchi erano sempre più frequenti, ma le guardie erano state preparate a quell’evenienza ed erano riuscite a sbaragliarli senza difficoltà. Ma il Re sapeva perfettamente che quegli attacchi non erano casuali ed erano i segnali di una guerra imminente, e nonostante la vita tra gli elfi continuasse a scorrere apparentemente imperturbabile, come se essi fossero convinti che nulla avrebbe potuto sopraffarli, i soldati del Bosco Atro erano pronti a combattere.

Le ferite di Grainne guarirono completamente, e la ragazza ricominciò a frequentare il laboratorio del Maestro dei guaritori. Vardarantir ora la trattava con maggior rispetto per via del rimprovero di Legolas, ma la sua freddezza, così come quella degli altri apprendisti, era rimasta invariata.

Grainne, però, si curava poco di questo, ora che era riuscita a guadagnarsi l’amicizia del bel principe elfo e dello scontroso Ramingo, i quali trascorrevano con lei la maggior parte del loro tempo libero.

Legolas, in particolare, amava la compagnia della ragazza, perchè le sue inesauribili chiacchiere e la sua spensieratezza lo mettevano di buonumore ; quindi ogni scusa era buona per andare da lei, anche solo per sdraiarsi su un prato sotto gli alberi a sentirla ciarlare. Era perfino riuscito a convincere suo padre a lasciare che lei lo seguisse in brevi missioni di ricognizione, cosa di cui la giovane e battagliera fanciulla era particolarmente felice. Con Aragorn, poi, la piccola compagnia era al completo, ma di tanto in tanto il Ramingo scompariva per intere giornate, e Grainne non riusciva a farsene una ragione.

- Nonostante il suo lignaggio è pur sempre un Ramingo - rispose Legolas alle insistenti domande della ragazza - E i Raminghi non amano restare a lungo fermi nello stesso luogo, sebbene incantevole. Portano nel sangue l’istinto a spostarsi continuamente. -

- Sarà anche così - disse Grainne - Ma c’è sicuramente dell’altro. Quell’uomo ha qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che...non so, non riesco a definirlo. Andiamo, Legolas, tu lo conosci bene, parlami di lui ! -

- Ti ho già detto anche troppo. - rispose l’elfo - Tu sai qualcosa che non dovresti nemmeno sapere...e che farai meglio a non rivelare a nessuno ! -

Grainne sbuffò. - La mia bocca è un portone sbarrato, ormai dovresti conoscermi ! -

- Ma la tua lingua ne è la chiave ! E ti conosco abbastanza da sapere che non la trattieni facilmente ! -

Grainne lo guardò imbronciata, mettendosi le mani sui fianchi. Legolas sogghignò, divertito.

- Piuttosto, come mai tante attenzioni per il nostro comune amico ? Non ti sarai innamorata di lui, dopo averlo insultato all’inverosimile ? -

Grainne arrossì vistosamente e spalancò la bocca. - Ma che stai dicendo ? ! Sono solo...curiosa, ecco tutto. E’ così misterioso, è apparso all’improvviso e scompare in continuazione... -

- Anche tu sei apparsa all’improvviso, ma nessuno ha continuato a tempestarti di domande, quando abbiamo capito che non ci avresti mai dato delle risposte. -

Grainne diede un calcio alla terra. - Niente più domande dirette, forse...continue allusioni, questo è certo. Non sono io l’unica a morire di curiosità, vero, Legolas ? -

L’elfo non rispose, ma si sdraiò sul prato ed estrasse dalla tasca il piccolo oggetto che stava lavorando quando aveva incontrato Grainne per la prima volta, e lo girò un momento tra le dita, osservandolo con attenzione.

- Credo che la tua pausa sia finita. - le disse, senza alzare gli occhi su di lei - Vardarantir ti sta aspettando. -

Grainne si voltò verso il laboratorio e vide che, effettivamente, il suo Maestro si trovava sulla soglia a braccia conserte, e la stava osservando con impazienza e irritazione.

- La mia pausa finisce qui, Legolas - disse la ragazza correndo via - Ma la nostra discussione no. Riparleremo di tutto questo, Principe ! -

Mentre la ragazza si allontanava, l’elfo sorrise impercettibilmente.

 

 

La lezione si concluse prima del previsto.

- Potete andare, ora. - disse Vardarantir battendo due volte le mani - In via del tutto eccezionale vi autorizzo a tornare alle vostre case e prepararvi. Come ben sapete ci sarà grande festa stasera. -

Grainne spalancò gli occhi, sorpresa. Festa ? Lei non ne sapeva assolutamente nulla. E di certo non avrebbe chiesto informazioni al suo Maestro.

A passi spediti e facendosi largo tra gli altri eccitati allievi, occupati a parlare tra loro di quel misterioso evento, Grainne si precipitò alla ricerca di Legolas, e lo trovò esattamente dove l’aveva lasciato, sempre intento ad intagliare lo strano, minuscolo oggetto di legno.

- Perché non mi hai detto dei festeggiamenti di stasera ? - gli disse senza nemmeno salutarlo.

- Semplicemente perché me n’ero dimenticato anch’io ! - esclamò Legolas cadendo dalle nuvole e alzandosi velocemente. - Anzi, ti ringrazio per avermelo ricordato. Ma tu come l’hai saputo ? Te l’ha detto Vardarantir ? -

- L’ha detto lui, ma non a me. - rispose Grainne in tono sarcastico - Non direttamente, almeno. Qualunque cosa sia, non penso di essere un’ospite gradita, visto che nessuno mi ha informata. A parte questo, non so nemmeno cosa succederà di tanto importante... -

- Non potevi saperlo perché era stato deciso prima del tuo arrivo. - rispose Legolas raccogliendo le sue cose - Attendiamo la visita di Re Elrond e dei suoi figli... -

- Elrond ? ! - esclamò Grainne.

- ...Per suggellare ancora una volta l’alleanza tra il Bosco Atro e Gran Burrone. - continuò Legolas.

Grainne fece un passo indietro, a bocca spalancata. - ...Stai parlando di Elrond di Rivendell ? ! - disse, incurante delle parole dell’elfo.

- E’ quello che ho detto. Qualcosa non va ? -

Di male in peggio, pensò Grainne, lo sguardo fisso nel vuoto. Se Elrond l’avesse vista, sicuramente si sarebbe ricordato di lei, e la ragazza non avrebbe avuto la possibilità di eludere le sue domande. No, niente doveva tornare a galla. Lei non lo voleva. Ormai non era più quella che Elrond ricordava, né sarebbe tornata ad esserlo.

- Grainne ? - disse Legolas toccando una spalla alla ragazza per farla tornare in sé.

La ragazza si scosse. - E...e così è questo il motivo di tanta agitazione... - disse, facendo finta di niente.

- Precisamente. Posso occuparmi personalmente del tuo invito, dato che ci tieni tanto. Mio padre ne sarà felice, e quanto a Vardarantir... -

- No ! - lo interruppe Grainne alzando di scatto una mano - Lascia perdere ! Cioè...io...non amo gli eventi mondani... - disse poi, fingendosi più tranquilla ma lasciando comunque trasparire tutto il suo nervosismo.

- Oh, nemmeno io - disse Legolas - Ma non ti devi preoccupare troppo, anche Aragorn sarà con noi...in tre si è in compagnia ! -

- No, ti ringrazio davvero. Mi sentirei solo a disagio. Una selvaggia ragazza del Mark tra i Re degli Elfi... - disse Grainne ridacchiando, ma sempre più tesa - Non è il caso, credimi... -

- Ma Grainne... - replicò Legolas, un po’ preoccupato per la strana reazione della ragazza.

- No, Legolas, non verrò - lo interruppe la ragazza - Per favore, non prendertela. Sai come sono fatta. Senza volerlo potrebbe sfuggirmi qualche frase poco gentile, e credo che preferiate tutti evitarlo... - Detto questo, si allontanò, lasciando l’elfo sbigottito e senza parole.

Mi dispiace per te, Legolas, ma il mio segreto deve rimanere tale, pensò la ragazza.

Pochissimi erano al corrente di ciò che Grainne nascondeva, e Thranduil era uno di questi. Sì, doveva parlare subito con il Re. Doveva farlo, se voleva conservare quel poco di serenità che aveva trovato. In fin dei conti si trattava solo di una sciocchezza, e nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, per una volta. A parte Legolas, forse.

 

 

Legolas uscì dalla grande sala da ballo e si recò sulla terrazza, stordito dalla musica e dalla folla che gli aveva volteggiato intorno fino ad un momento prima. Si appoggiò alla balaustra, respirando profondamente, allentandosi il collo dell’elegante tunica cremisi finemente ricamata, degna del suo rango. Gli girava la testa e si sentiva quasi soffocare.

La delegazione di Gran Burrone aveva ricevuto un’accoglienza estremamente calorosa, con sontuosi festeggiamenti, musica e balli che avevano alleggerito dalla preoccupazione gli animi dei partecipanti, ma non quello del principe, la cui estrema sensibilità avvertiva comunque il timore che si era insinuato nei cuori degli ospiti.

Chiuse un momento gli occhi per liberare la mente dalla confusione e ordinare i ricordi degli attimi che avevano preceduto la sua uscita di scena. Il primo di essi fu quello dell’arrivo di Elrond, la figura esile eppure al tempo stesso imponente ed autoritaria, seguito dai figli Elladan ed Elrohir, i quali avevano rivolto cortesi parole di saluto a lui e, prima ancora, a suo padre. Poi si era chinata al loro cospetto la figlia prediletta di Elrond, Arwen Undòmiel, la Stella del Vespro.

Arwen...

Quella sera la principessa era ancora più bella, addirittura perfetta nel suo lungo abito viola e i capelli corvini intrecciati dietro la testa cinta da un sottile cerchio d’argento, attirando su di sè gli sguardi incantati di tutti gli ospiti. Ma lei cercava solo uno di quegli sguardi, quello del Ramingo al quale aveva promesso il cuore e che non osava avvicinarsi a lei...

Con l’aiuto dello stesso Legolas, e approfittando della distrazione dei suoi custodi, la fanciulla era riuscita a raggiungere Aragorn, e insieme se n’erano andati, mano nella mano, sotto la luce della luna e lo sguardo sorridente del principe elfo, unici testimoni del profondo sentimento che li univa.

Legolas riaprì gli occhi abbandonando quel pensiero, unica nota positiva in quella serata pesante, e improvvisamente scoprì, con suo grande stupore, di sentire la mancanza di Grainne, o meglio delle sue chiacchiere, delle quali avrebbe goduto molto più che della frivola e inopportuna mondanità dei festeggiamenti ai quali era costretto a presenziare. Non riusciva ancora a capire per quale motivo la giovane guaritrice avesse rifiutato di presentarsi a corte, e ne fu molto dispiaciuto ; ad ogni modo aveva rispettato la sua decisione e non aveva insistito, anche perché lui stesso aveva partecipato a quelle celebrazioni con estrema malavoglia, non sopportandone più la confusione.

Gettò un rapido sguardo nella sala, in cui gli ospiti erano impegnati nelle danze ancora aperte. Dopo averli cercati con gli occhi, vide che Elrond e Thranduil erano seduti e stavano conversando con espressione piuttosto grave, probabilmente riguardo alla situazione contingente. Il principe, quindi, pensò che nessuno avrebbe potuto lamentarsi per la sua assenza, ammesso che qualcuno se ne accorgesse ; con la consueta agilità balzò oltre la balaustra e ricadde, accucciato sulle gambe, qualche piede più in basso. Poi si rialzò e scese lungo il lieve pendio al di sotto della terrazza e si incamminò verso un luogo in cui sicuramente avrebbe trovato la tranquillità che desiderava.

 

 

Avvolta nel suo lungo mantello, Grainne passeggiava per gli splendidi giardini di corte. La notte era fresca, e la luna illuminava di luce pallida il suo cammino. In lontananza, la fanciulla sentì la musica proveniente dal palazzo ; dentro di sé ringraziò Thranduil non tanto per averle concesso di ritirarsi anziché partecipare alla festa, richiesta più che legittima, quanto per non aver rivelato ai Signori di Gran Burrone la sua presenza a palazzo. Ricordava benissimo Elrond Mezzelfo e i suoi figli ; era stata numerose volte a Gran Burrone e aveva sempre apprezzato la franchezza del Re nei suoi confronti. L’aveva sempre giudicato un buon sovrano per il suo paese, e i suoi figli non sarebbero certamente stati da meno. L’unica figura che per lei rimaneva un mistero era Arwen...l’estrema gentilezza e il costante sorriso erano

 

due caratteristiche peculiari della giovane principessa, eppure nei suoi occhi Grainne aveva

sempre visto un vuoto incolmabile, come se desiderasse qualcosa che non avrebbe mai potuto avere. Sembrava quasi che si sentisse costretta a recitare uno stretto ruolo che le era stato imposto dal destino e che aveva dovuto rassegnarsi ad accettare. Grainne sicuramente l’avrebbe potuta capire, perché più volte aveva provato le sue sensazioni. La ragazza sospirò e si strinse nelle spalle mentre usciva dal sentiero e avanzava tra gli alberi ; chissà, forse in una situazione diversa lei e Arwen avrebbero anche potuto diventare amiche, ognuna con i suoi segreti, i suoi misteri...avrebbero potuto confidarsi l’una con l’altra e alleviare un po’ i loro cuori dai fardelli che portavano. Da quando aveva fatto la sua scelta, Grainne era rimasta completamente sola...e ora le sembrava un sogno aver trovato Legolas e Aragorn, due amicizie così strane, eppure, ne era certa, così sincere...

Nel pensare al principe elfo, la ragazza sorrise involontariamente tra sé e sé, immaginandolo solo alla festa, in una situazione che detestava e circondato da persone che detestava ancora di più. Si domandò se avesse mai chiesto a suo padre delle informazioni su di lei, e si disse che probabilmente non l’aveva mai fatto, forse per il rapporto così distaccato che aveva con il Re, forse per rispetto verso di lei.

Rispetto.

Ecco una parola di cui Grainne aveva quasi scordato il senso. Improvvisamente le tornò alla mente quella notte, la notte in cui la sua vita era stata completamente stravolta. Sentì l’odio e il rancore, sopiti in fondo alla sua anima, crescere dentro di lei come fiamme su cui soffiava il vento. Poi, all’improvviso, lo sentì.

Enedore...

Un sussurro suadente, invitante.

Enedore...

Si chiuse entrambe le orecchie con le mani, imponendosi di non ascoltare.

Lasciati andare, figlia della notte...

La ragazza, portandosi una mano alla fronte, si appoggiò barcollante al tronco di un albero.

Non mi avrai, maledetto...si disse, raccogliendo tutte le sue forze per combattere contro quella presenza invisibile.

Enedore !

La voce divenne sempre più insistente ed imperiosa, e la ragazza temette di non riuscire ad affrontarla. Come in preda ad un atroce dolore, si aggrappò al tronco, fino a quando un filo di fumo si alzò dal punto in cui aveva fatto presa.

NON MI AVRAI, MALEDETTO !

La corteccia sembrò bruciare per un istante, mentre Grainne si opponeva al suo nemico.

A poco a poco la voce nella sua mente si spense, e la ragazza si accasciò a terra, il fiato pesante come se avesse dovuto sostenere uno sforzo immane.

Molto bene, si disse ansimando, felice. Questa volta sono riuscita a sconfiggerti !

Poi si rialzò, con il solito, vago timore e il cuore che le batteva sempre più forte. Era vero ; questa volta ce l’aveva fatta, ma la prossima sarebbe di nuovo riuscita a controllarsi ?

Respirando profondamente per calmarsi, si rialzò, ma quando vide il tronco dell’albero che l’aveva sostenuta un freddo brivido le percorse la schiena. La corteccia portava l’impronta della sua mano, ancora fumante. Grainne si allontanò tremando, spaventata dall’idea che tutto quel potere si trovasse dentro di lei.

Senza sapere dove stava andando, si fece largo tra le fronde degli alberi fino ad una piccola radura in mezzo alla quale scorreva un pacifico ruscello attraversato da un ponte. Il suo primo istinto fu di avvicinarsi alla riva e bagnarsi il viso che ancora le bruciava, ma si bloccò dietro un albero quando vide sul ponte due figure, dritte una di fronte all’altra.

Un uomo alto e robusto e una fanciulla dai lunghi capelli...Grainne spalancò gli occhi e la bocca dalla sorpresa quando, dopo aver aguzzato la vista, riuscì finalmente ad identificarli.

- Non posso crederci... - disse tra sé e sé scuotendo la testa, senza spostare lo sguardo dalla coppia che ora si teneva per mano...Arwen Undòmiel, principessa di  Gran Burrone, e Aragorn figlio di Arathorn !

Così era questo che l’ombroso Ramingo aspettava, quando trascorreva il suo tempo scrutando l’orizzonte...l’arrivo della padrona del suo cuore...

Grainne, sempre nascosta dietro l’albero, sorrise. Non poteva sentire ciò che i due sussurravano l’uno all’altra, ma era sicura che si trattasse di frasi piene di tutto l’amore che non avevano mai potuto confessarsi e di cui, forse, non avrebbero mai visto i frutti. Ora la ragazza capiva come mai Arwen fosse così triste e solitaria...com’era difficile vivere lontana dall’uomo che doveva amare in segreto ! Ma ora, anche se non riusciva a vederli in viso, era convinta che i due innamorati sorridessero l’uno all’altra con tutto il loro cuore, e pensassero solo alla felicità di quel momento, dimenticandosi della lontananza che li aveva separati.

Grainne decise che era meglio allontanarsi dal suo nascondiglio e tornare verso il palazzo. Ma, mentre indietreggiava, pestò inavvertitamente un ramoscello caduto che si spezzò sotto il suo piede con uno schiocco.

Aragorn si voltò di scatto. - Chi è là ? - disse. Arwen si guardò intorno spaventata, temendo di essere stata scoperta dalle guardie di suo padre. Grainne si portò istintivamente una mano alla bocca ma non si mosse, il cuore che le batteva velocemente.

Il Ramingo rassicurò la sua amata con dolci parole, poi si allontanò da lei sguainando la spada. A passi lenti attraversò il ponte e avanzò in direzione di Grainne.

- Chiunque tu sia, mostrati subito - ordinò - Altrimenti farò in modo che la mia lama beva il tuo sangue ! -

Senza pensare, la giovane guaritrice si voltò di scatto e corse via attraverso gli alberi.

- Fermati ! - gridò Aragorn.

Grainne continuò a correre, incurante delle parole dell’amico che ignorava l’identità di quell’ombra misteriosa e che poco dopo desistette dal suo inseguimento.

Grainne corse all’impazzata fino a quando uscì dal fitto della boscaglia. Solo allora si fermò e tese le orecchie per sentire se Aragorn si stesse avvicinando. Quando fu completamente sicura di aver seminato il Ramingo, Grainne cercò di riprendere fiato, piegata sulle ginocchia.

- Ci è mancato davvero poco... - si disse.

Dopo essersi calmata, si alzò e si guardò intorno. Nella sua fuga precipitosa non aveva fatto caso alla direzione che aveva preso, e ora si trovava in un luogo che non aveva mai visto prima. Sembrava un enorme parco estremamente ben curato, con cespugli potati con attenzione e fiori che, durante il giorno, dovevano rivelare tutta la loro bellezza. Splendidi alberi, alcuni più grandi e robusti ed altri più giovani e sottili, erano disposti tutt’intorno con regolarità.

Nell’ammirare quel meraviglioso giardino, Grainne si sentì avvolta da una sensazione di pace e tranquillità che non aveva mai provato prima.

- E’...è bellissimo... - disse tra sé e sé, ammirando incantata quel capolavoro creato dalla natura e dalle abili mani degli Elfi.

La ragazza si avvicinò ad uno degli alberi, una betulla dal tronco bianco e sottile, e ne ammirò i rami perfetti e le foglie splendenti sotto la luce delle stelle. Ai suoi piedi uno stuolo di primule mostrava i boccioli multicolori pronti ad aprirsi l’indomani mattina. La ragazza, quasi ipnotizzata da quella visione, allungò una mano verso un ramo dell’albero, come per accertarsi che fosse realtà.

- Grainne ! Cosa stai facendo qui ? -

Sobbalzando per lo spavento, la ragazza ritrasse di scatto la mano e si voltò verso la figura, ormai famigliare, che le aveva parlato.

- Maledizione, Legolas ! - esclamò la ragazza portandosi una mano al petto - Ci tieni così tanto a farmi morire di paura ? ! Sai bene che detesto queste sorprese ! -

- Veramente sei tu ad essere sempre una sorpresa ! - rispose l’elfo, piuttosto seccato - Come hai fatto a trovare questo posto ? -

La ragazza squadrò da capo a piedi il principe che la guardava accigliato, le mani sui fianchi e un piede che batteva nervosamente il terreno, e nonostante lei fosse infuriata per lo spavento che le aveva provocato, non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso. Era come se lo vedesse per la prima volta ; alto, bello e nobile, con gli occhi scintillanti di quella fierezza che non aveva mai mostrato, nascosta dalla gioia e dalla curiosità che caratterizzavano la sua specie. Così diverso da lei, eppure così affine...

- Come hai fatto a trovare questo posto ? - ripetè Legolas inarcando un sopracciglio.

Grainne si scosse un momento. - Per...per puro caso. Stavo passeggiando, ed ero...assorta nei miei pensieri... - ridacchiò nervosamente - Non so come ho fatto ad arrivare qui... -

Legolas scosse lievemente la testa, facendo comparire uno sfuggente sorriso sulle sue labbra.

- Sai qual è il tuo difetto peggiore, Grainne Skylark ? - le disse - Quello di essere una pessima bugiarda. -

- Come osi... ? ! - esclamò Grainne esterrefatta. Ma l’eloquente sguardo dell’elfo le fece capire che era il caso di rivelargli la verità.

- Sono stata inseguita. - disse. Legolas lasciò cadere le braccia e spalancò gli occhi, facendo un passo verso di lei. Notando il cambiamento nell’espressione dell’elfo, Grainne sorrise dentro di sé, gustandosi quella piccola vendetta.

- Inseguita ? E da chi ? -

- Da Aragorn. - rispose Grainne sogghignando.

- Aragorn ? ! - esclamò Legolas - E per quale motivo avrebbe dovuto inseguirti fin qui ? -

Sentendosi più spavalda, la ragazza fece qualche passo in direzione della betulla. - Oh, diciamo semplicemente che...ho visto qualcosa che non avrei dovuto vedere. - rispose, allungando nuovamente una mano verso una foglia che pendeva da un ramo basso.

- Non toccarla. - Grainne sentì una morsa allo stomaco per la freddezza con cui Legolas le aveva dato quell’ordine. Lentamente, ritrasse la mano.

- Voglio sapere cos’è che non avresti dovuto vedere e soprattutto perché non avresti dovuto vederlo. E voglio saperlo ora. -

Deglutendo, Grainne capì che non era affatto il caso di scherzare con lui, e che, oltretutto, stava rischiando di cacciare il Ramingo in grossi guai.

Con un tono di voce molto più umile, la ragazza disse :

- Lui...lui...oh, credimi, ti prego, non è affatto come pensi tu ! Non stava facendo nulla di male ! Io... -

- Rispondi alla mia domanda. - la interruppe Legolas scandendo lentamente le parole.

Grainne si sentì perduta. - Aragorn...si trovava con la principessa di Gran Burrone, Arwen Undòmiel. -

- Hai visto Aragorn e Arwen insieme ? ! - esclamò Legolas.

- Stavano solo parlando ! - lo interruppe Grainne con sguardo supplichevole - Parlavano tenendosi per mano ! Aragorn si è accorto della mia presenza, io sono scappata e lui mi ha inseguita ! Loro si amano, Legolas, non c’è niente di sbagliato in questo, ti prego, non punirli ! Loro... -

Legolas scoppiò a ridere. - Punirli ? Perché mai dovrei ? -

Grainne aggrottò la fronte, non capendo le parole dell’elfo. - Ma... -

- Se quello che mi dici è vero, e sento che lo è, può solo rendermi felice ! So benissimo cosa provano l’uno per l’altra, non ti preoccupare, e non sarò di certo io ad ostacolarli ! Ciò che conta è che nessun altro lo scopra. Spero di potermi fidare della tua discrezione... -

Grainne si portò una mano alla bocca. - Tu...sapevi ? -

- Certo. Ho sempre saputo tutto da quando Aragorn mi confidò di essere perdutamente innamorato della Stella del Vespro, anni fa. Credimi, fu uno strazio vedere il mio più grande amico soffrire per un amore perduto ancora sul nascere...soprattutto quando seppi che la fanciulla per cui viveva doveva diventare la mia sposa... -

- Cosa ? ! - esclamò Grainne, incredula.

Legolas si diresse verso una panca in legno lavorato, invitando la ragazza a seguirlo, e continuò il suo racconto.

- Arwen Undòmiel è forse la fanciulla più bella di tutta la Terra di Mezzo. Molti cuori sono stati infranti da un suo rifiuto. E proprio io che non l’amavo ero destinato a prenderla in moglie, mentre lei si struggeva per l’unico uomo che non avrebbe mai potuto avere. -

- Così eri promesso ad Arwen...ma perché non l’hai ancora sposata ? - domandò Grainne.

- Elrond Mezzelfo e mio padre credevano che un matrimonio avrebbe avuto lo stesso significato di un’alleanza, che tra l’altro esiste già ed è molto forte, tra i nostri regni. Ma raramente chi stipula questi patti pensa alle conseguenze che dovrà subire chi ne è direttamente interessato... Quando Aragorn seppe di questo, venne da me e mi confessò tutto, implorandomi di concedergli un po’ di tempo in più da trascorrere con la fanciulla che amava. Non mi chiese di lasciargliela, bada bene...il suo senso dell’onore era estremamente forte anche allora. Come avrei potuto spezzargli il cuore in quel modo ? Finora ho fatto tutto il possibile per evitare di separarli...e in cuor mio sono convinto che sia ciò che desideri anche Elrond...per la felicità di Arwen, intendo. Ma temo che presto o tardi giungerà il momento in cui Aragorn e la Stella del Vespro dovranno dirsi addio. -

Grainne non riusciva a credere alle proprie orecchie. - Mi stai dicendo che...tu hai rinunciato alla gemma più preziosa della Terra di Mezzo per la felicità di un amico ? -

- Non solo per quello, a dire il vero. - rispose Legolas - Come vedi, è bastato così poco per rendere felici tre persone... -

- Tre... ? -

- Aragorn, Arwen...e il sottoscritto. Ma la gioia non è destinata a durare in eterno, né per loro né per me. -

- Non ti capisco. - disse Grainne.

Legolas si alzò e si mise di fronte alla ragazza. - E’ presto detto. Arwen sarà costretta ad unirsi in matrimonio con qualcuno che non ama affatto, e Aragorn si struggerà dal dolore. -

- E tu... ? -

- A me toccherà lo stesso destino della Stella del Vespro, se non riuscirò a frenare la volontà di mio padre. E voglio farlo, credimi. Ma devo ancora trovare colei che avrà il mio cuore prima di tutto...l’unica fanciulla degna di portare il pegno del mio amore. -

Dopo aver detto queste parole, l’elfo estrasse dalla tasca il solito, piccolo oggetto di legno chiaro dal quale non si separava mai, e lo tenne sul palmo della mano, osservandolo pensieroso.

- E’ quello il pegno del tuo amore ? - domandò Grainne incuriosita - Potrei vederlo ? -

Legolas annuì e porse alla ragazza il minuscolo oggetto, che si rivelò essere un anello di legno di betulla. La ragazza lo prese con due dita e lo alzò per ammirarlo meglio alla pallida luce lunare ; la sua fattura era squisita, anche se la lavorazione non era stata ancora ultimata. Grainne rimase stupita nel notare la perfetta simmetria e la cura che era stata dedicata agli intagli, un lavoro minuzioso ed estremamente complesso viste le ridottissime dimensioni dell’oggetto. Era ancora parzialmente grezzo, ma Grainne era certa che, una volta portato a termine, sarebbe stato bellissimo.

- Chiunque sia la fanciulla che lo avrà, sarà fortunata a portare un anello come questo... - disse la ragazza porgendo l’anello a Legolas che, sorridendo, lo prese e lo ripose in tasca.

- Sai...una notte ho fatto un sogno. - disse il principe, tornando a sedersi accanto a Grainne - Mia madre era seduta esattamente dove sei tu ora ; io ero inginocchiato ai suoi piedi e le tenevo la testa in grembo, come facevo da bambino, e lei mi accarezzava i capelli. Ad un tratto lei si alzò e mi disse : “Figlio mio, ricordi quella betulla che cresce nel Giardino dei Galadhrim, alta e leggiadra, le cui foglie non si staccano né con il vento né con la tempesta ? Prendi il suo ramo più sottile, intagliane un anello che porti i simboli del Bosco Atro e donalo al tuo Vero Amore.” Allora io le dissi : “Madre, ma come farò a riconoscere il Vero Amore ?” E lei mi rispose : “Quando avrai terminato l’anello lo scoprirai.” - Legolas si alzò di nuovo e si diresse a passi lenti verso la betulla che aveva attirato l’attenzione di Grainne, e appoggiò delicatamente la mano contro il suo tronco bianco.

- Quando mi svegliai venni in questo giardino, il Giardino dei Galadhrim, e feci quello che mia madre mi aveva detto. L’anello non è ancora terminato. Quando lo sarà, aspetterò. -

L’elfo si voltò a guardare Grainne, che aveva ascoltato incantata le sue parole.

- E tu hai trovato il tuo amore ? - le disse, sorridendo.

- No - gli rispose la ragazza con rammarico - Ma mi piacerebbe ritrovare mio padre e mia madre, almeno nei miei sogni, per sentire le loro parole di conforto. Invece sembra che abbiano deciso di tacere per sempre, da quando li ho perduti. -

- Ma non li hai perduti, credimi. - disse Legolas - Coloro che se ne vanno non ci abbandonano mai per sempre. Apri il tuo cuore e li potrai sentire. Io rivedo mia madre ogni volta che lo desidero, non solo in sogno. Se sento che la mia anima è pesante, vengo a sedermi all’ombra di questa betulla, la sua betulla, e la sento ancora accanto a me, a sussurrarmi parole di saggezza. -

Il tono dell’elfo si fece più pacato, mentre si inginocchiava accanto all’albero bianco. L’espressione di Grainne si fece allo stesso tempo triste e sorpresa. - Così tua madre è morta... - disse - Io...ignoravo che gli Elfi potessero morire. -

- Possiamo farlo, invece. - rispose Legolas - Non per vecchiaia o malattia, ma in qualsiasi altro modo. Per nostra mano o per quella del nemico, in battaglia...o di crepacuore. -

- Come accadrà ad Arwen ? - sussurrò Grainne.

L’elfo tacque, tenendo gli occhi bassi.

- Come è morta tua madre ? - domandò poi la ragazza.

- Cadendo da cavallo. - rispose Legolas sospirando - Una fine assurda e inaspettata... -

- Devi aver sofferto molto... -

- Lo feci, e così mio padre, nonostante la grande festa che ci fu in onore della sua sepoltura. -

- Festa ? ! - esclamò Grainne - Come si può gioire per un lutto ? -

- Forse per voi è difficile da capire - disse Legolas - Ma noi Elfi, sebbene parzialmente immortali, riteniamo che la vita sia comunque un dono...e quanto più essa è lunga e felice, tanto più grande è stato quel dono. Gli Dei fecero in modo che mia madre avesse questa fortuna. Io e mio padre la amavamo molto, e così anche il nostro popolo. Quando la seppellimmo qui, nel Giardino dei Galadhrim, i nostri cuori erano pesanti perché non l’avevamo più accanto a noi, ma ringraziammo gli Dei per quanto avevano concesso a noi e a lei. Il suo ricordo non ci abbandonerà mai. Lei non ci abbandonerà mai, anche se ora ha trovato la pace, quella pace che cerco ogni volta che vengo qui. -

Grainne sorrise. - Così devo dedurre che sei fuggito dalla festa in onore di Elrond... -

- Festa... - Legolas scosse la testa con disgusto. - Solo un’altra espressione del pessimo gusto di mio padre. Come può esserci festa quando nell’aria si respira l’odore delle fiamme e si sente il  clangore delle armi ? -

- La guerra... - sussurrò Grainne alzandosi e andando verso Legolas - Allora la minaccia invisibile si sta avvicinando... -

Legolas le si fece incontro, guardando verso il cielo. - Il nemico sta prendendo forma. La sua mano è sempre più lunga e presto si stenderà su tutti noi...già si vocifera del tradimento dell’Alleanza da parte degli Haradrim. Venti di guerra stanno soffiando dalle terre del Sud ; il conflitto è ormai incipiente. -

Grainne rise nervosamente. - Così nemmeno qui possiamo trovare la pace che tanto desideriamo ? -

- La quiete non è la pace, Grainne. Se il nostro destino è di lottare per allontanare il male dalla Terra di Mezzo, allora così sia. Ma non dobbiamo lasciare che la paura ci sconfigga prima ancora di iniziare a combatterla. - rispose Legolas.

L’elfo rimase in silenzio, guardandosi intorno, come se stesse ascoltando i suoni della notte, il frinire dei grilli e il lieve soffio del vento che agitava le fronde degli alberi. - Qui siamo lontani dal palazzo. - disse - Il frastuono della festa non giunge più alle mie orecchie. E alle tue ? -

Grainne scosse il capo. - Come potrebbe ? -

- Vieni. - disse l’elfo con un cenno della mano - Voglio mostrarti una cosa. -

Legolas corse tra gli alberi seguito da Grainne, imboccando con sicurezza sentieri che la ragazza non avrebbe mai saputo ritrovare, giungendo infine ad un’altura che si gettava a strapiombo sul resto della foresta. Legolas si fermò lontano dal precipizio, e guardò Grainne, che ansimava al suo fianco. - Dove...dove siamo ? - domandò la ragazza.

L’elfo non rispose, ma la guardò di nuovo negli occhi allargando il sorriso che aveva sulle labbra, e scoprendo i denti bianchissimi e perfetti. Poi, senza dire una parola, scattò in avanti di corsa e, spiccando un lungo salto, si gettò dal precipizio.

- Legolas ! - gridò la ragazza, terrorizzata, correndo verso il bordo dello strapiombo.

Ma quando si sporse in basso, tremando all’idea di quello che poteva trovare, tirò un lungo sospiro di sollievo nel vedere che l’elfo era in piedi su una seconda sporgenza erbosa, e la guardava senza smettere di sorridere, con le mani sui fianchi.

- Tu mi farai davvero morire, Principe ! - esclamò Grainne.

- Avanti, salta ! - la incitò Legolas, ignorando le sue parole.

- Saltare ? Sei impazzito ? ! Mi romperò l’osso del collo ! -

- Non aver paura, non è così alto ! -

- Questo lo dici tu ! Saranno almeno dieci piedi ! -

- Grainne...fidati di me e salta ! - disse Legolas allargando le braccia verso di lei - Ti decidi o devo venirti a prendere ? -

La ragazza alzò gli occhi al cielo, sospirando. - E va bene...spero che tu abbia una buona presa ! -

Tentennando, Grainne si sedette prima sul bordo del costone, lasciando penzolare le gambe verso l’elfo che continuava ad incitarla a saltare. Poi, chiudendo gli occhi si lanciò di sotto, finendo dritta nelle braccia del principe.

- Hai visto che non era tanto difficile ? - le disse Legolas. A queste parole Grainne riaprì gli occhi e arrossì, rendendosi conto di essere ancora stretta a lui. Per un istante rimase in quella posizione, le braccia al collo dell’elfo e la testa appoggiata al suo petto. Sentiva il suo respiro regolare e il battito del suo cuore, e pensò che se lui non l’avesse lasciata andare, avrebbe potuto rimanere così per l’eternità. Poi, quando lui lasciò la presa, lei si ritrasse di scatto, vergognandosi quasi dei suoi pensieri.

- Ebbene ? - gli disse bruscamente come al solito.

- Guarda. - rispose Legolas indicando un punto imprecisato alle spalle della ragazza.

Grainne si voltò e rimase senza fiato. Da quella terrazza naturale poteva vedere, per miglia e miglia, l’enorme distesa del Bosco Atro, avvolto da una leggera foschia, e, in lontananza, perfino il letto del grande fiume Anduin fino a quando si addentrò nella gola dell’Emyn Muil, che costeggiava sulla destra la grande piana di Dagorlad.

- Se guardi con attenzione ad ovest dell’Emyn Muil, riuscirai a vedere la pianura di Rohan...e le torri di Edoras. - disse Legolas alla ragazza che osservava incantata il paesaggio sottostante.

Gli occhi di Grainne divennero improvvisamente lucidi mentre volgeva il capo verso quella che un tempo era la sua città, e la sua voce si spezzò.

- Se mio padre fosse qui... - disse, cercando di trattenere le lacrime di commozione che quella vista le provocava - Lui diceva sempre che la nostra città era troppo grande perché gli occhi di un semplice uomo potessero comprenderla in tutto il suo splendore...Edoras era il suo orgoglio. Credo che, se avesse potuto, avrebbe scelto questo posto per morire...guardando la sua città sotto un manto di stelle... -

- Eri molto legata a tuo padre ? - le domandò Legolas.

Grainne si asciugò rapidamente una lacrima. - Sì, lo ero. Mia madre morì quando ero molto piccola, e lui diventò la mia famiglia, il mio maestro, il mio esempio. Tutto ciò che desideravo era diventare come lui...il più grande Maestro d’Armi di tutto il Mark. -

- Ora capisco da dove viene la tua abilità nell’usare la spada. - disse dolcemente Legolas.

- E’ stato lui ad insegnarmi il mestiere delle armi. Morì di febbre quando avevo solo sedici anni. Anche se forse non lo voleva, mi ha avviato lui verso la strada che pensavo di aver scelto...e che poi ho abbandonato. -

Legolas non le disse nulla, ma pensò di aver capito quale fosse quella strada.

- Cosa ti ha spinto a diventare una guaritrice ? - le chiese poi.

La ragazza tacque per un istante, gli occhi fissi verso la grande foresta che si stendeva davanti a lei.

- Dimmi, Legolas - disse - Tu hai mai ucciso ? -

L’elfo la guardò, sbalordito da quella domanda. - Mi è successo - rispose - Ho fatto cadere molti nemici, in battaglia... -

Grainne gli prese la mano e glie la chiuse a pugno.

- E non hai mai provato il desiderio - disse aprendogli lentamente la mano, gli occhi verdi fissi in quelli dell’elfo - Dopo aver tanto dato la morte...di dare la vita ? -

Legolas non rispose ; il silenzio che aveva seguito le parole della fanciulla gli aveva quasi tolto il respiro.

Improvvisamente i due avvertirono una fragorosa esplosione, e nel cielo si accesero mille luci multicolori che presero forme diverse mentre saettavano tra le stelle.

- Fuochi artificiali - disse Legolas sorridendo, lo sguardo alto sopra di sé - Mithrandir dev’essere arrivato ! -

- Mithrandir...vuoi dire Gandalf lo stregone ? -

- Proprio lui...Mithrandir, il Grigio Pellegrino, come viene chiamato tra gli Elfi. Speravo arrivasse prima, è da tanto che desidero vederlo ! -

- Vedo che ama le apparizioni ad effetto... - disse Grainne in tono sarcastico - Comunque non mi piacciono i fuochi artificiali. Sono roba da Hobbit. Gandalf dev’essere caduto proprio in rovina per abbassarsi ad animare le feste dei sovrani degli elfi. -

- Lui è molto più potente di quanto tu non creda. - replicò Legolas - E non è qui in veste di prestigiatore...la sua saggezza è di grande sostegno per noi, soprattutto in questo momento. -

Grainne tacque, lo sguardo fisso in avanti e la mente persa in un vortice di pensieri.

- Si è fatto molto tardi - disse Legolas incamminandosi verso uno stretto sentiero scavato tra l’erba e la roccia - Vieni, è ora di andare. -

- Un momento - disse Grainne senza staccare gli occhi dall’orizzonte - Cos’è quel punto luminoso là in fondo, oltre la piana di Dagorlad ? Laggiù ci sono i Monti Cenere, se non sbaglio... -

Legolas rabbrividì. - Non sbagli affatto. - disse - Quella è Barad Dûr, la Torre Oscura...nelle terre di Mordor. E’ da lì che il male sta risorgendo. -

Grainne sentì nuovamente il suo cuore accelerare il battito, e un freddo sudore scenderle dalla fronte. Con uno scatto, si diresse al limite della sporgenza su cui si trovava e urlò, con tutto il fiato che aveva in gola :

- Mi senti, maledetto ? Chiunque tu sia, non avrai mai la nostra terra...e non avrai nessuno di noi ! Ti combatterò fino alla fine dei miei giorni...te lo giuro, in nome di mio padre ! -

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


6

6.   L’incontro con Mithrandir

 

 

 

Quella notte Grainne dormì un sonno agitato. In sogno vide nuovamente la nera torre di Barad Dûr ; la fanciulla non riusciva a staccare gli occhi dalla luce fiammeggiante che usciva dalle sue finestre e che sembrava voler incendiare da un momento all’altro le aride terre circostanti. Un forte rullo di tamburi spezzava il mortale silenzio che si stendeva su Mordor ; ad un tratto la luce ipnotica uscì dalla cima della torre, in un vortice di fuoco, e si diresse verso Grainne, che continuava a fissarla ipnotizzata. Mentre si avvicinava sempre di più, la spirale luminosa assunse piano la forma di un terribile occhio fiammeggiante. La ragazza sentì di non potersi muovere, paralizzata dal terrore.

Enedore...sussurrò la solita voce suadente.

Grainne si agitò nel letto, muovendo le braccia come per scacciare quell’orrenda presenza.

So dove sei, figlia della notte...

- Vattene ! - bisbigliò la ragazza con la voce ancora impastata.

...E presto verrò a prenderti...

- NO ! ! ! -

Grainne si alzò di scatto dal letto ansimante, la fronte imperlata di sudore. Tremando, uscì dalle coperte e andò alla finestra. La notte era calma, ma il cielo si era rannuvolato e le stelle che splendevano fino a poche ore prima erano scomparse.

Passandosi una mano sul collo, la ragazza tornò a sdraiarsi, incapace di cacciare dalla sua mente il ricordo di quel sogno. Ma fino a quando sarebbe rimasto solo un sogno, un terribile incubo ?

Chiuse gli occhi e strinse forte le mani, sentendole avvampare di calore.

Io non ho paura di te, si disse. Un filo di fumo le uscì dai pugni chiusi.

Vieni pure. Questa volta non mi troverai impreparata.

Ma il suo ultimo pensiero, prima di abbandonarsi nuovamente al sonno, fu : ne sono veramente sicura ?

 

 

Il mattino successivo la giovane guaritrice assistette alla lezione di Vardarantir con più attenzione del solito, un po’ anche per cercare di non pensare agli eventi della notte precedente.

Il suo umore era pessimo, e sperò ardentemente di non incontrare né Legolas né Aragorn, per evitare di trattarli peggio del solito e senza motivo. Inoltre provava ancora un certo imbarazzo nei confronti del Ramingo per la scena a cui aveva assistito, ed era estremamente combattuta tra il desiderio di chiedergli scusa e quello di non essere costretta a fornire spiegazioni.

Quindi, appena uscì dal laboratorio, si guardò intorno con attenzione per vedere se gli amici fossero per caso nei paraggi ; poi sfrecciò attraverso i giardini, seguendo una scorciatoia che l’avrebbe portata dritta a palazzo.

Quando vi fu giunta, percorse velocemente i corridoi che conducevano alla sua stanza. Dinnanzi all’uscio, trasse un profondo respiro, e si preparò mentalmente ad un lungo riposo ristoratore, sperando che le portasse consiglio. Ma quando spalancò la porta, vide con sorpresa che accanto al suo letto, seduto su una sedia a dondolo, si trovava un vecchio dagli abiti grigi, che fumava tranquillamente una lunga pipa.

- Grainne Skylark - disse il vecchio alzandosi dalla sedia e sorridendo alla fanciulla - Sono passati diversi anni dal nostro ultimo incontro, ma vedo che non sei affatto cambiata ! -

Grainne, per un istante, non seppe che dire. - Nemmeno tu sei cambiato, Gandalf. - balbettò poi, cercando di mantenere la sua solita freddezza - Non hai ancora perso il vizio di presentarti dove non sei desiderato ! -

Il vecchio stregone, senza mai abbandonare il sorriso, spense la pipa e la pose sul letto della giovane guaritrice, accanto al suo cappello ricurvo.

- Ti sarei grata se spostassi quella pipa puzzolente dal mio letto. - continuò Grainne.

- Bada, bambina - disse Gandalf in tono quasi paterno, facendosi incontro a Grainne e agitando l’indice davanti a lei - Se tu non fossi quella che sei, ti avrei già sculacciato da un bel pezzo ! Sei cresciuta, eppure la tua insolenza è rimasta quella di un tempo... -

Grainne non si mosse. - Come sapevi che mi trovavo qui ? -

- Voci portate dal vento... - rispose lo stregone, accarezzandosi la lunga barba grigia - Il vento ti ha sempre accompagnato ovunque, lo sai. E’ nel tuo nome, Enedore...o preferisci forse che ti chiami con il titolo che ti spetta ? -

- Non ho più nessun titolo. - rispose la ragazza scuotendo il capo - Sono e sarò sempre Grainne Skylark. E ora dimmi cosa vuoi. -

Gandalf si chinò a raccogliere il bastone dal pavimento. - Ho parlato con Thranduil - le disse. - E anche con Legolas. Mi hanno detto che ti sei rifiutata di incontrare Elrond di Rivendell. Perché, Grainne ? -

Scostandosi dallo stregone, la ragazza si diresse verso la finestra e guardò fuori.

- Perché avrei dovuto ? Per mostrargli cos’è rimasto di me ? -

- Ti disprezzi fino a questo punto ? - domandò Gandalf avvicinandosi a lei.

Grainne si voltò verso lo stregone, gli occhi verdi colmi di tristezza e di rancore. - Tu non puoi capire quello che sto provando, Gandalf. Tutto ciò che desidero è dimenticare, ma non mi sarà mai possibile. Da quel giorno rabbrividisco al solo guardarmi allo specchio, perché non sono più io quella che vedo. Vorrei tanto poter tornare ad essere ciò che ero prima... -

- Nessuno può giudicare quello che è successo, nemmeno tu lo puoi. - disse Gandalf posandole una mano sulla spalla - E non devi temere ciò che sei...qualsiasi cosa tu dica di essere diventata. -

- Credi ? - disse Grainne - Dimmi, Gandalf, cosa pensi di sapere di me ? -

- Conosco solo ciò che tu hai voluto dirmi riguardo alla tua partenza da Rohan, e sappi che non ti ho mai creduta...o forse solo in parte. E mi sono chiesto spesso perché tu non abbia mai voluto dirmi nulla di più. Nessuno ha mai voluto dirmi nulla di più, in verità. -

- Non sei molto amato a Rohan, Grigio Pellegrino. - ribattè Grainne con una risata di scherno - Pensavo lo sapessi. -

- Oh, lo so benissimo. Qualcuno ha colto l’occasione per dipingermi come un volgare ladro di cavalli da quando ho preso con me Ombromanto, nonostante fossi l’unica persona in grado di cavalcarlo, e ne ha approfittato per cacciare questa idea nella testa del povero, vecchio re Theoden... -

- Non permetterti mai più di insultare Theoden Re, vecchio corvaccio del malaugurio ! - esclamò Grainne, infuriata.

- E tu porta più rispetto per chi un tempo ti ha protetta, piccola impertinente ! - ribattè Gandalf spalancando le braccia ed ergendosi in tutta la sua statura davanti alla giovane guaritrice che lo osservò spaventata per quell’improvviso scatto d’ira.

- Cosa vuoi, Gandalf ? - disse Grainne allontanandosi dallo stregone - Perché sei di nuovo qui a tormentarmi ? Non ti dirò nulla, lo sai. Il mio segreto se ne andrà con me. -

- Ti sbagli. -

Gandalf lasciò andare il bastone e con un movimento fulmineo prese la mano sinistra della ragazza e se la portò al petto. Poi, con l’altra mano, le afferrò il collo.

- Io posso scoprire ciò che voglio, Grainne Skylark...e te lo dimostrerò subito ! -

All’improvviso, i due vennero pervasi da un’ondata di energia che scaturì dalla mano dello stregone, paralizzando Grainne, che cercava di lottare per liberarsi. Gandalf vide un turbinio di immagini confuse provenire dalla mente della ragazza, mentre il suo cuore fu sopraffatto dalla sensazione più violenta che avesse mai provato in tutta la sua vita, un insieme di rabbia, paura, dolore e disperazione...sentì un groviglio di forze che si combattevano a vicenda senza sosta, senza poter essere sconfitte le une dalle altre. E, sopra tutto, una disperata richiesta d’aiuto...

Proprio quando stava per crollare sotto il peso di quel terribile potere, Gandalf mollò di colpo la presa dal collo e dalla mano della ragazza e si appoggiò barcollando al muro, cingendosi la fronte con una mano, mentre Grainne si abbattè sul pavimento, sfinita.

- Perché l’hai fatto, Gandalf... ? - sussurrò la ragazza con un filo di voce, gli occhi colmi di lacrime di dolore - Che bisogno c’era di farmi rivivere tutto questo ? -

Il vecchio stregone, ancora sconvolto da ciò che aveva visto e sentito, raccolse il suo bastone e si chinò verso la ragazza.

- Io voglio solo aiutarti, Grainne... - le disse dolcemente, porgendole una mano - Ma non potrò farlo finchè non mi aprirai la tua mente. Come puoi sopportare da sola un tale peso ? -

La  ragazza afferrò la mano del vecchio e si rialzò. - Ho sempre fatto tutto da sola, Gandalf. - rispose - E non ho mai avuto nessuno che cercasse di togliermi questo fardello dalle spalle. Non voglio essere aiutata da nessuno, tantomeno da te. Ora vattene, ti prego... -

Il vecchio stregone annuì, convinto in cuor suo che la ragazza desiderasse il contrario di quanto diceva, ma non se la sentì di contrastare il suo orgoglio e, dopo aver preso la sua pipa e il suo cappello, obbedì a quell’ordine.

Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, Gandalf rimase un momento ad ascoltare gli impercettibili singhiozzi che scuotevano la ragazza ormai sola nella sua stanza, addolorato per non essere in grado né di consolarla né di sostenerla in alcun modo.

- Mithrandir. -

Voltandosi, lo stregone vide Legolas che, con espressione preoccupata, lo osservava dal fondo del corridoio.

- Le hai parlato ? - gli disse.

- Non mi sbagliavo - rispose lo stregone facendoglisi incontro - Quella ragazza è cambiata da quando l’ho vista l’ultima volta, quando era... -

- Non mi interessa sapere cos’era - lo interruppe Legolas - Né cos’è diventata. Se lei non vuole rendermelo noto, allora non voglio venirne a conoscenza. Ma soffre, e non capisco perché. Cos’è che la tormenta, Mithrandir ? -

- Temo che non potrai mai saperlo, Legolas. - rispose Gandalf - Ciò che Grainne porta dentro di sé va oltre l’immaginabile. Un male senza nome e una volontà altrettanto forte di combatterlo...ecco cos’ho sentito. -

I due rimasero in silenzio fino a quando uscirono dal palazzo. Quindi Gandalf parlò di nuovo.

- E’ sincera, Legolas - disse - I suoi sentimenti sono puri, questo ho potuto percepirlo. Ma stai attento, Principe ; per lei potresti rischiare di perdere te stesso. -

Con queste parole, Gandalf si allontanò, lasciando Legolas con i suoi dubbi. Ma tra essi, il principe aveva una sola certezza : lui teneva alla sua nuova amica e, presto o tardi, avrebbe trovato il modo di aiutarla.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


7

7.   Non più sola

 

 

 

Nella sua stanza, Grainne si asciugò le lacrime che le avevano rigato le guance. Tirando un profondo respiro, si alzò dal letto e si diresse verso il tavolo su cui si trovava la sua spada, avvolta nel fodero marrone. Rimase un attimo ad osservarla, con gli occhi ormai asciutti ma duri e freddi come il cristallo. Poi, lentamente, allungò le mani verso essa, la estrasse dal fodero e la tenne dritta davanti a sé, impugnandola per l’elsa.

Ripensò a suo padre, tenendo gli occhi fissi sulla spada che un tempo gli era appartenuta e che lei aveva ereditato dopo la sua morte. Lui l’aveva forgiata con le sue stesse mani, e, nonostante l’avesse fatto molti anni prima, quell’arma non sembrava portare su di sé i segni del tempo. Grainne fece scorrere un dito lungo la lama tagliente e tanto lucida che la ragazza riusciva a specchiarvisi ; poi accarezzò l’elsa finemente lavorata, che aveva la forma di un drago con due teste, il cui corpo formava l’impugnatura.

La ragazza tenne ancora la spada davanti a sé, e una lacrima le scese di nuovo sul volto impassibile.

- Ho fallito, padre. - disse - Perdonami. -

In quel momento la porta si aprì.

- Fermati ! - gridò Legolas correndo verso Grainne - Che stai facendo ? ! -

La ragazza, sorpresa, si voltò verso l’elfo che, in un baleno, le strappò la spada di mano.

- Sei impazzito ? Ridammela ! - esclamò Grainne avventandosi su di lui.

- Nemmeno per sogno ! - rispose Legolas lottando per impedire che la ragazza si impadronisse di nuovo della sua spada - Si può sapere cosa credevi di fare ? Pensavi forse che dandoti la morte avresti risolto i tuoi problemi ? -

- Non voglio affatto uccidermi, idiota ! - Con un violento strattone, Grainne portò via la spada a Legolas, che perse l’equilibrio e sbattè contro il muro. Senza rivolgergli il minimo sguardo, la ragazza rimise con cura la spada nel fodero e la strinse a sé, accucciandosi in un angolo, gli occhi persi nel vuoto.

- Sarebbe troppo facile... - sussurrò - Tanto facile che non ne ho nemmeno il coraggio... -

Legolas, portandosi una mano alla testa, ancora stordito dal colpo, le si avvicinò.

- Grainne... -

La ragazza alzò lo sguardo colmo di rabbia su di lui.

- Cos’hai detto a Gandalf ? - gli disse.

- Io... -

- Non voglio più vederlo, chiaro ? ! Nessuno deve impicciarsi dei miei affari ! Nemmeno tu ! - sbottò Grainne rialzandosi e puntando un dito contro l’elfo, che la guardava sconvolto, senza sapere cosa dire. Poi, senza lasciare la sua spada, andò alla finestra.

- Forse dovrei tornare a Minas Tirith - disse - Anche là non ero niente, ma almeno mi hanno accolta senza farmi domande... -

- Ma cosa stai dicendo... ? -

Grainne non fece caso alle sue parole. - Non ero niente...non sono mai stata niente per nessuno. Ho vissuto a corte per tre anni, ed era come se non esistessi. Forse è così, forse non esisto davvero...sono solo un fantasma che si ostina a voler vivere una vita che non ha... -

- Ma non è vero, Grainne ! -

- Andiamo, Legolas ! - sbottò la ragazza voltandosi verso di lui e aprendo le braccia. La spada le cadde ai piedi con un tonfo sordo, attutito dal pesante fodero di cuoio. - Guarda in faccia la verità ! Sono completamente sola ! A chi mai dovrebbe importare di una stupida ragazzina che gioca a fare la guaritrice ? -

- A me - disse Legolas prendendo dolcemente Grainne per le spalle e guardandola negli occhi vuoti - A me importa. -

Gli occhi della ragazza si strinsero e si riempirono di lacrime mentre l’elfo la abbracciava e sentiva il suo corpo sussultare dai singhiozzi.

- E anche ad Aragorn...e a Gandalf...ho voluto che ti parlasse solo perché io non sapevo cosa fare...da vero sciocco credevo di poterti aiutare senza nemmeno sapere cosa ti affliggeva, e ho sbagliato, me ne rendo conto. Perdonami, ti prego...il tuo passato non ha importanza, è il presente che conta, adesso...e se anche tu tieni a noi, ti prego, non fare sciocchezze... -

Grainne si strinse forte a Legolas, sentendo che non avrebbe mai potuto dimenticare il calore di quell’abbraccio, in cui il suo esile corpo da uccellino si perdeva.

- Mi dispiace, Legolas... - gli disse - Mi dispiace tanto... -

Legolas chiuse gli occhi e sorrise. - E’ tutto dimenticato. Vorrei solo poterti dare un po’ di serenità in questo momento, ma come posso farlo se tu non mi aiuti ? I tuoi silenzi mi rendono completamente impotente... -

- Le cose cambieranno, te lo prometto. Ma non lasciarmi...non lasciatemi sola. -

Ad un tratto, la voce di Aragorn risuonò nella stanza. - Legolas...è tutto a posto ? -

L’elfo e la ragazza volsero gli occhi al Ramingo che li guardava con aria interrogativa.

- Le vostre voci si sentivano fin giù, nel giardino...temevo fosse successo qualcosa. State bene ? -

- Sì - disse Grainne asciugandosi gli occhi - Ora sì. -

Aragorn sorrise, quasi intenerito a quella vista. - Bene. Sapete, credo che la mia spada si stia addormentando nel fodero, e che abbia voglia di incrociare le vostre...un po’ di sano esercizio tornerà utile a tutti, non credete ? -

- Siamo d’accordo, vero Grainne ? - disse Legolas alla fanciulla che lo guardò sorridendo.

- Certo. Preparatevi ad una sonora sconfitta...il Vento tra le Foglie vi darà una bella lezione ! - Grainne raccolse la sua spada e la estrasse dal fodero, puntandola contro il Ramingo. Egli, a sua volta, estrasse la propria e la incrociò con quella della giovane guaritrice.

- Lo vedremo. - disse Aragorn recandosi fuori dalla stanza - Vi aspetto nel Giardino. -

Grainne e Legolas ascoltarono i pesanti passi del Ramingo che si allontanava lungo il corridoio.

- Hai visto, piccola guerriera ? - disse dolcemente il principe alla ragazza - Non ti lasceremo mai sola. -

- Anche se non me l’avessi detto ne avrei comunque avuto la certezza, ora. - rispose Grainne, sentendo, in cuor suo, che quella era la verità.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


8

8.   Marionette del destino

 

 

 

Con il passare del tempo, e con l’aiuto dei suoi cari amici, Grainne trovò una parte di quella serenità che aveva per lungo tempo dimenticato. I ricordi del suo passato sembravano non perseguitarla più, e finalmente poteva trascorrere sonni tranquilli. Si rabbuiava solamente quando le capitava di incontrare Gandalf ; nonostante avesse capito che le intenzioni dello stregone erano tutt’altro che malvagie, non riusciva comunque a provare la completa fiducia che desiderava, e ogni volta che lo incontrava un brivido le percorreva la schiena, e tirava dritta per la sua strada senza dirgli una parola. Gandalf capiva tutto questo e a modo suo cercava lo stesso, con estrema discrezione, di vegliare sulla ragazza.

 

 

Quella sera, Grainne uscì dal laboratorio di Vardarantir con il cuore leggero come una piuma e le ali ai piedi ; avrebbe spiccato il volo, se avesse potuto. Con il sorriso sulle labbra corse verso il palazzo, facendosi largo tra la folla che la guardava incuriosita e scusandosi gentilmente con le persone che urtava.

Facendo il suo ingresso nel palazzo, salutò con un cenno della mano le guardie che si trovavano ai lati del portone. Queste non risposero al saluto e la guardarono come se fosse una povera pazza, ma alla ragazza questo non importava affatto, aveva ben altro a cui pensare. Doveva trovare Legolas.

Ma nella foga del momento, girando l’angolo per imboccare il lungo corridoio che l’avrebbe condotta nelle stanze del principe, non fece caso alla persona che stava giungendo in senso opposto, e vi sbattè contro violentemente, finendo per terra.

- Guarda dove vai, marmotta ! - disse Grainne istintivamente.

- Dovresti essere tu a guardare dove vai, ragazzina ! E se fossi in te, starei molto attenta a misurare le parole, soprattutto in questa zona del palazzo ! -

La ragazza alzò la testa e sorrise, riconoscendo la voce che le aveva parlato, e afferrò la mano che le veniva data per rialzarsi.

- Scusami, Aragorn, ma ho moltissima fretta. - disse, spolverandosi i vestiti.

- Lo vedo. - ribattè il Ramingo - Si può sapere dove stai andando ? Se non ti calmi un momento rischi di andare a sbattere contro Thranduil...e allora dovresti stare bene attenta a chiamarlo “marmotta !” -

Grainne rise. - Sto cercando Legolas. Sai se è nella sua stanza ? -

- Lo troverai nel cortile oltre il giardino, ma credo si occupato ad accogliere un drappello di nobili elfi in visita da Lothlorien... -

- Visita ? - disse Grainne - Chiunque stia intrattenendo, dovrà sbrigarsi. Domani andremo ad Esgaroth, sai ? Dovremo partire molto presto. -

- Frena il tuo entusiasmo - disse Aragorn - Temo che il nostro amico non potrà mantenere la sua promessa... -

Ma il Ramingo non riuscì a terminare la frase, perché Grainne era già fuggita via alla ricerca dell’elfo, e non aveva minimamente ascoltato le sue parole.

Il pensiero di quel breve viaggio la riempiva di gioia. Da tempo desiderava visitare Esgaroth sul Lago Lungo, ma non le era mai stato possibile a causa degli attacchi degli orchi. Ora, però, sembrava che la situazione fosse più tranquilla, e Legolas era riuscito ad ottenere una piccola scorta che conducesse lui e la giovane guaritrice fino a quella località, passando per sentieri sicuri lungo l’Antica Via Silvana.

Correndo tra gli alberi, senza mai perdere il sorriso, la ragazza giunse nel cortile, ma quando vide Legolas il suo cuore si fermò. Il principe, con pochi altri dignitari, stava porgendo i suoi saluti ai nobili visitatori ; il suo braccio destro era steso verso il viso della fanciulla che gli stava di fronte, e la sua mano le sfiorava la guancia. La giovane elfa stava facendo lo stesso, ma quell’atteggiamento di formale saluto che normalmente era destinato ad elfi di alto lignaggio provocò a Grainne una stretta morsa allo stomaco, soprattutto quando riconobbe chi si trovava davanti al suo grande amico. Era Finarien, figlia di Finrod, fratello della Dama del Bosco d’Oro, Galadriel. La nobile fanciulla dai lunghi capelli d’oro e dalla rara bellezza stava guardando Legolas negli occhi...e la sua espressione sorridente non aveva bisogno di spiegazioni. Il viso del Principe, invece, era fermo e impassibile, ma Grainne giurò che c’era qualcosa nei suoi occhi...qualcosa che non aveva mai visto prima d’allora, e credette di capire cosa significava quello sguardo. Alle spalle dei due giovani, i rispettivi genitori sorridevano compiaciuti.

In quel momento una terribile rabbia e una profonda infelicità divamparono improvvisamente nella ragazza, che, nascosta dietro un albero, osservava quella scena. La sua mano, si strinse intorno ad un ramo, sempre più forte, fino a spezzarlo.

Nel sentire quello schiocco improvviso, tutti i presenti si voltarono verso Grainne, che lanciò semplicemente una gelidissima occhiata a Legolas ignorando completamente gli altri elfi che la guardavano con aria interrogativa. Poi, senza dire una parola, si allontanò.

Legolas, sorpreso dalla strana reazione della ragazza, si congedò rapidamente dai suoi ospiti e la seguì.

- Grainne, aspetta ! - le disse dopo averla raggiunta. Grainne si voltò di scatto, ingoiando tutta l’amarezza che aveva dentro di sé.

- Cosa ti succede ? - domandò Legolas - Perché sei fuggita in quel modo ? -

Grainne respirò profondamente. - Volevo solo ricordarti - disse, cercando inutilmente di controllare il tremore della sua voce - Della nostra escursione di domani ad Esgaroth. -

Legolas, imbarazzato, abbassò lo sguardo. - Mi spiace, Grainne, ma temo che la dovremo rimandare. Vedi, Finrod e la sua famiglia resteranno in visita qui a Bosco Atro fino a... -

- Lo sapevo. - lo interruppe Grainne girando i tacchi.

L’elfo, sbigottito, la afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi di nuovo verso di lui.

- Sapevo cosa ? ! - le domandò - Si può sapere cosa ti prende ? -

- Sapevo che non avresti mantenuto la tua promessa ! ! - sbottò Grainne - Erano settimane che progettavamo di andare ad Esgaroth, hai fatto di tutto per convincere tuo padre a lasciarci andare ed improvvisamente mi dici che devi restare qui a fare da balia a dei visitatori spuntati all’improvviso ! -

- Ma è così ! - ribattè Legolas - Cosa posso farci ? Sai bene che sono imprigionato nella ragione di Stato ! Pensi che mi diverta ? Comunque Esgaroth non si muoverà da dov’è, potremo andarci quando vorremo ! Solo mi dispiace che quest’imprevisto... -

- Oh, non mi sembra proprio che ti dispiaccia ! - disse la ragazza con sarcasmo, incrociando le braccia  - Trascorrere il tuo tempo con una bellissima e nobile fanciulla elfa del Bosco d’Oro non è una cosa paragonabile ad una cavalcata in compagnia di una miserabile guaritrice, vero, Principe ? -

- Ora non cominciare ! Non mi sembra il caso di litigare per uno stupido viaggio di una giornata ! -

- Uno stupido viaggio...mi fa piacere che la pensi così. - disse Grainne con un’espressione disgustata.

- Per il cielo, Grainne ! Devo anche misurare le parole, adesso ? - esclamò Legolas aprendo le braccia.

- Vorrei solo capire in quanta considerazione mi tieni. - rispose la ragazza - Pensavo che la nostra amicizia fosse importante anche per te... -

- Ma lo è, dannazione ! Come puoi non capirlo ? -

- Invece ho capito benissimo, Legolas. Tutto quello che provi per me è compassione. Compassione ! - La ragazza scoppiò in un’amara risata. - Avrei solo dovuto arrivarci prima. Tu non sei affatto diverso dagli altri elfi. -

Nel sentire quelle parole, l’ira che Legolas aveva cercato di reprimere esplose.

- Stammi bene a sentire, stupida ragazzina viziata ! - gridò - Di tutte le bestialità che ti ho sentito dire da quando ti conosco, questa è quella che mi ha fatto più male ! E vuoi sapere perché ? Perché dimostra che, a differenza di quanto tu pensi, non hai capito assolutamente nulla di me ! Mentre io ho capito benissimo cos’hai in testa...un assurdo, ridicolo ricatto morale che mi spinga a provare quel rimorso e quella compassione nei tuoi confronti che tu tanto dici di detestare...e che invece vuoi ottenere per giocare con me come ne hai voglia ! Cosa credi che sia, una stupida marionetta nelle tue mani ? No...e guardami in faccia quando ti parlo ! - Il principe afferrò Grainne per le spalle e la costrinse a guardarlo nei suoi profondi occhi azzurri, luccicanti di rabbia.

- So perfettamente cosa vuoi...vuoi qualcuno che ti cosparga di fiori il cammino...che ti difenda a spada tratta che tu abbia ragione o no...qualcuno che ti apra tutte le porte... -

Legolas lasciò andare bruscamente la ragazza, che spostò il suo sguardo al suolo.

- ...Ma quello non sarò io. -

Dopo aver detto queste ultime parole, Legolas si voltò e tornò a grandi passi da dov’era venuto.

Grainne, incapace di muoversi, sentì una calda lacrima scorrerle lungo la guancia.

- No...non puoi capire...tu non puoi capire... - sussurrò, la voce piena di dolore per tutte le parole che non aveva potuto dire all’elfo. Poi, scoppiando in singhiozzi, corse via verso il palazzo e si chiuse nella sua stanza.

 

 

Grainne si buttò sul letto, stringendo i denti per cacciare indietro le lacrime.

Nonostante le dure parole di Legolas le avessero fatto molto male, non era per esse che stava soffrendo. Dopotutto aveva ragione lui, si era comportata come una sciocca...ma l’elfo non poteva immaginare quale fosse il vero motivo del suo atteggiamento.

Vedere Legolas accanto ad un’altra...era questo che l’aveva profondamente ferita.

Legolas...

Tutto era successo quando l’aveva osservato mentre guardava la bella Finarien...le era balzato agli occhi non tanto ciò che lui poteva provare per la bella fanciulla, ma ciò che lei stessa provava per lui.

In un istante aveva capito.

Aveva capito che, per quanto lei e Legolas potessero essere legati, prima o poi l’avrebbe perso. Proprio come Arwen avrebbe perso Aragorn, con la differenza che, mentre Grainne era ormai certa che Legolas non la considerasse nulla più che una cara amica, lei lo amava disperatamente...e la cosa più triste era stato rendersene conto solo in quel momento.

Che sciocca, si disse.

Inconsapevolmente aveva alimentato quel sentimento senza immaginare che non l’avrebbe condotta da nessuna parte.

Ripensò a Finarien, nobile, splendida ed evanescente come un raggio di sole. Sarebbe stata una sposa meravigliosa per Legolas.

A quell’idea, Grainne si alzò di scatto e, reprimendo un singhiozzo, andò ad accucciarsi sotto la finestra, le braccia strette sull’addome.

Se solo avesse potuto essere al posto di Finarien, anche solo per un brevissimo istante...se solo avesse potuto godere anche lei di quell’involontaria carezza, di quel dolce sguardo...

Invece il destino aveva deciso diversamente e lei stessa, con il suo atteggiamento, ne era stata l’ultima artefice. Era chiaro che non sarebbe mai stata lei a condividere la vita del principe elfo.

Grainne Skylark, Dama del Bosco Atro...

La ragazza scoppiò a ridere, mentre una lacrima le bagnava il viso.

Come poteva anche solo immaginarlo ? Quali speranze poteva avere ?

Non avrebbe dovuto permettere al suo cuore di lasciarsi trasportare fino a quel punto, e ormai era troppo tardi. Aveva amato Legolas in ogni momento in cui aveva potuto restargli accanto, per ogni sorriso, per ogni parola. E ora si ritrovava a sperare che anche per lui fosse stato lo stesso. Ma non era possibile, no...sarebbe stato troppo bello, troppo perfetto. Forse era giusto che non fosse così...

L’orgoglio di Grainne vacillò mentre tutte le sue speranze morivano nel vento di cui portava il nome.

Legolas...

Improvvisamente, una forte scossa le attraversò la mente come un fulmine. Portandosi una mano alla tempia, Grainne sbarrò gli occhi per il dolore e la sorpresa.

- N...no... -

Poi lo sentì di nuovo.

Enedore...

Ora, però, quello che era sempre stato un dolce sussurro si trasformò in una voce imperiosa.

Enedore !

- No ! -

La ragazza crollò a terra contorcendosi, le mani strette intorno alla testa.

ENEDORE !

Le sembrò quasi che una mano invisibile le stesse strappando gli occhi dalle orbite, e capì che non avrebbe potuto mantenere il controllo. Si sentì perduta.

- Ti prego... - sussurrò la ragazza stringendo i denti - Non ora...non qui... -

 

 

Legolas non chiuse occhio quella notte.

Il suo cuore era gonfio, ma non di rabbia né di rancore ; era il rimorso per come aveva trattato Grainne a riempirlo.

Quella ragazza continuava a rimanere un mistero per lui, fresca e allegra come l’acqua di un ruscello che però poteva trasformarsi in un impetuoso ed inarrestabile fiume in piena.

Si trovava a Bosco Atro da poco meno di due mesi, eppure con i suoi modi bruschi e sfacciati si era accattivata la simpatia del Principe, cosa che, fino ad allora, non era riuscita ad altre fanciulle, forse perché esse desideravano ben altro che comprensione e amicizia.

Amicizia...

Gli tornarono in mente le frasi che Grainne gli aveva vomitato addosso, parola per parola.

Ma perché, perché una reazione del genere ad una semplice promessa rimandata ?

Quando aveva sfogato la sua rabbia con Aragorn, Legolas aveva detto che, se ci teneva proprio così tanto, Grainne avrebbe potuto trovare qualcun altro che la portasse ad Esgaroth. Lui aveva dei doveri a cui ottemperare, aveva ben altro a cui pensare che accompagnare una ragazzina insolente e scanzonata in giro per il Bosco Atro...

Ma non era quella la verità.

La verità era che lui l’avrebbe portata anche in capo al mondo, se lei glie l’avesse chiesto.

Se lei glie l’avesse chiesto...ma se glie l’avesse chiesto lui, lei che cosa avrebbe risposto ?

Turbato, il principe elfo attese le prime luci dell’alba riflettendo su cosa avrebbe potuto fare per farsi perdonare quella colpa che, in fin dei conti, non aveva.

E, all’improvviso, decise.

Decise che, il giorno stesso della sua partenza, avrebbe chiesto a Finrod di far parte della scorta che avrebbe riaccompagnato la sua famiglia a Lothlorien...e Grainne sarebbe andata con lui.

Lothlorien !

Era anche primavera, il momento migliore per mostrare alla ragazza gli alberi di Mallorn dalle foglie d’oro in tutto il loro splendore...

Grainne sarebbe impazzita di gioia, ne era certo.

Attese ancora pochi istanti, con il cuore palpitante al pensiero di quel viaggio improvvisato. Poi si alzò velocemente dal letto, si vestì e corse a cercare Grainne nella sua camera.

Sarà tutto meraviglioso, si disse.

- Grainne ! - chiamò, bussando più volte al suo uscio con insistenza, ma senza ottenere alcuna risposta.

- Grainne, il sole è già alto ! Non dirmi che stai ancora dormendo ! - disse poi ridendo.

Ma quando spalancò la porta, l’elfo vide che la stanza della ragazza era completamente vuota, le sue poche cose sparite.

Sul letto, un breve lettera scritta con mano tremante :

 

“Legolas,

devo partire. Non ho tempo per spiegarti.

Abbraccia Aragorn per me.

Perdonami, perdonami per tutto...

Non ti dimenticherò mai.

Addio.

Grainne”

 

Legolas impallidì, sbigottito.

Non poteva crederci.

Grainne se n’era andata.

 

 

 

Okay, questa prima parte è stata poco concludente...ma non preoccupatevi, nei prossimi capitoli ci saranno più intrighi, azione e...sentimento !

RCB

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


9

9. L’ombra del tradimento

 

 

 

Era trascorso un anno dalla precipitosa partenza di Grainne ; Legolas, che si era amaramente rassegnato all’idea di non vederla più, aveva da pochi giorni varcato i confini del Bosco Atro e, insieme ad Aragorn e ad alcuni elfi cacciatori, aveva attraversato la foresta di Fangorn e ne stava costeggiando i limiti meridionali.

Molti avvenimenti erano accaduti in quel periodo ; la minaccia invisibile che incombeva sulla Terra di Mezzo ora aveva un nome, Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor, e si era materializzata in un misterioso anello dagli spaventosi poteri da lui stesso forgiato migliaia d’anni prima, e di cui, al momento, non si trovava traccia.

L’anello...

Pensando a ciò, Legolas portò la mano verso la tasca, dove si trovava un altro anello, dalla funzione ben diversa. Non si era più occupato di quel piccolo oggetto di legno da quando l’amica se n’era andata, né aveva avuto alcuno stimolo per portarlo a termine. Malgrado il principe elfo si comportasse apparentemente nello stesso modo di sempre, sembrava che il suo cuore si fosse chiuso davanti a quel sentimento che un tempo lo scaldava. Anche se non l’aveva mai ammesso apertamente, l’improvvisa scomparsa della ragazza l’aveva profondamente turbato, sentendosene in qualche modo responsabile.

Un’ombra gli scurì il viso.

Grainne...perché ?

Scosse la testa, cercando di levarsi dalla mente il bel viso allegro della giovane guaritrice. Non era il momento di pensare a questo. Legolas aveva ricevuto dal padre un importante incarico : Gollum, l’orrenda creatura che un tempo aveva posseduto l’anello del potere, era fuggito dalle prigioni del Bosco Atro, e spettava al Principe il compito di catturarlo e riportarlo indietro. Gollum era stato avvistato l’ultima volta nei pressi delle sorgenti del fiume Entalluvio, e, prima che se ne perdessero le tracce, era stato visto addentrarsi nei territori di Rohan diretto verso le cascate di Rauros, e, evidentemente, verso Mordor.

Rohan...per un attimo Legolas si ritrovò ad immaginare cos’avrebbe fatto se avesse rivisto Grainne. Si sarebbe infuriato con lei per il modo in cui l’aveva lasciato oppure l’avrebbe abbracciata forte implorandola di perdonarlo per come lui l’aveva trattata ?

- Legolas. -

La voce di Aragorn fece scuotere il principe elfo, riportandolo alla realtà.

- Sì...dimmi, Aragorn, cosa c’è ? -

Il Ramingo lo guardò con aria dubbiosa. - Sei strano. Non hai quasi aperto bocca da quando siamo partiti. C’è qualcosa che ti turba ? -

Legolas volse lo sguardo altrove. - No...va tutto bene, te l’assicuro. -

- Stavi pensando a lei, non è vero ? - disse Aragorn senza smettere di guardarlo.

- Cosa ? No, affatto ! -

Aragorn scosse la testa sorridendo.  - Puoi mentire a chiunque ma non a me, amico mio. La tua mente ormai è un libro aperto. Da quando Grainne se n’è andata non sei stato più lo stesso. -

Legolas sospirò e il suo sguardo si fece più triste. - Non riesco a dimenticarla, Aragorn. - disse - Non ce la faccio. Ogni volta che penso a lei mi dico che, se fossi stato meno impulsivo, ora sarebbe ancora a Bosco Atro... -

- Non dire sciocchezze, Legolas - ribattè Aragorn - Non è stata affatto colpa tua, se è questo che intendi. Sapevamo tutti benissimo che se ne sarebbe andata, prima o poi. Non era fatta per restare tra gli elfi... -

Legolas sembrò non prestare attenzione alle parole dell’amico. - Il suo nome...significava “Vento tra le Foglie”, lo sai, non è vero ? E così è stata. Il vento non si può arrestare, Aragorn ; passa e va, sconvolgendo quello che trova sul suo cammino. Eppure avrei voluto poter imprigionare quel vento, almeno per un po’...ha portato una nuova freschezza nella mia vita, e ora mi sento così arido... -

Aragorn sospirò. - La dimenticherai, prima o poi. Certo, attraversare i territori di Rohan non potrà aiutarti in questo...ma chi lo sa, può anche darsi che tu la ritrovi. -

- No credo. Da quello che mi diceva, non aveva assolutamente intenzione di tornare nella sua terra. Magari è a Minas Tirith...o in qualche altro sperduto angolo della Terra di Mezzo. - disse Legolas, sconsolato.

Aragorn non rispose, non sapendo cosa dire per consolare l’amico.

Dopo qualche minuto, il piccolo gruppo uscì dal fitto della foresta e si fermò ai piedi di un’altura dalla vegetazione rada, circondata da massi di roccia e arbusti.

- Principe, sento lo scorrere dell’acqua. Dovremmo essere nei pressi delle sorgenti. - disse una guardia tendendo l’orecchio.

- Molto bene - rispose Legolas - Dal momento che sta scendendo la notte, credo sia opportuno accamparci qui. -

- Ma...Legolas, non sarà di certo la notte a fermare Gollum ! - esclamò Aragorn.

- Non fermerà Gollum, ma fermerà noi. Procedendo nell’oscurità potremmo cadere in qualche tranello...quell’essere è quanto di più infido esista. Inoltre considera che Gollum detesta la luce solare, e noi, avendo viaggiato dall’alba fino ad ora, abbiamo recuperato in parte lo svantaggio che avevamo su di lui. E poi le prigioni del Bosco Atro non gli hanno certo riservato un trattamento di favore ; la nostra preda è sicuramente affamata e indebolita. Sì, penso che non avremo grosse difficoltà a riprenderlo. - disse Legolas.

Pur essendo ancora perplesso, Aragorn ammise che Legolas aveva ragione.

Ad un tratto, il suono di zoccoli che battevano il terreno mise in allarme la compagnia. Aragorn sguainò la spada, e lo stesso fecero tre degli elfi cacciatori, mentre Legolas e i rimanenti incoccarono velocemente delle frecce nei loro archi, e si misero tutti in circolo, con le spalle rivolte verso l’interno di un ipotetico cerchio, e lì restarono, immobili e senza fiatare.

Il rumore di zoccoli si fece sempre più vicino, finchè dalla boscaglia uscirono alcuni soldati a cavallo. Vedendo che gli uomini portavano sull’armatura il simbolo di Rohan, un cavallo impennato, gli elfi e i loro condottieri si tranquillizzarono.

- Abbassate le armi, viaggiatori. Non vi faremo alcun male se non tenterete nulla di inopportuno. - disse il cavaliere che si trovava in testa al gruppo.

Legolas tolse la freccia dal suo arco e la rimise nella faretra. I suoi soldati non lo imitarono.

- Vedo che svolgete bene il vostro compito, Cavalieri di Rohan, guardiani del Mark. - disse il principe elfo rivolgendosi al suo interlocutore - Re Theoden dev’essere fiero di voi. Ma non abbiate timore, non abbiamo intenzioni malvagie. Veniamo dal Bosco Atro, e siamo alla ricerca di uno sgradito ospite delle nostre prigioni che ha avuto la pessima idea di fuggire. Si tratta di Gollum, un tempo conosciuto come Smèagol, che fu possessore dell’Unico Anello ora perduto. E’ stato visto aggirarsi nelle vostre terre, mentre cercava, presumibilmente, di raggiungere Mordor. Ne avete notizia ? -

Il cavaliere sogghignò senza rispondere e scese da cavallo, imitato dai suoi commilitoni. Aragorn li scrutò, cercando di carpire la loro identità attraverso il pesante elmo che portavano e che lasciava ben poco spazio ai loro lineamenti.

- Bosco Atro... - disse colui che aveva parlato - Immagino quindi che tu sia Legolas, figlio di Thranduil. Strano per un principe elfo e la sua scorta essere in compagnia di un Ramingo del Nord... -

Lentamente, i cavalieri circondarono il piccolo gruppo. Legolas sentì che qualcosa non stava andando per il verso giusto ; scambiandosi una breve occhiata con Aragorn capì che nemmeno il Ramingo era tranquillo.

- Non avete risposto alla mia domanda. - disse Legolas, sempre più inquieto.

- Hai ragione, non ti ho risposto... - disse il misterioso cavaliere avvicinandosi a Legolas e mettendosi di fronte a lui. - E’ vero, Gollum è stato qui, e voi siete sulla pista giusta. Ma non lo troverete mai. -

Legolas lo guardò stupito, con aria interrogativa. - Perchè dici questo ? - disse.

Il cavaliere sogghignò di nuovo. - Semplicemente perché morirete prima. -

Il principe elfo spalancò la bocca e tutto ciò che sentì fu il freddo metallo di una lama che gli trapassava la schiena all’altezza dei lombi. Voltandosi a fatica, gemendo per quel dolore lancinante, riuscì ad intravedere il volto deturpato del cavaliere che l’aveva colpito ; una lunga cicatrice gli attraversava di netto l’occhio sinistro, ormai senza più vita. Questo fu tutto ciò che vide prima di crollare a terra.

- Legolas ! No ! - esclamò Aragorn cercando di accorrere in aiuto del principe. Ma fu tutto inutile. In pochi secondi, i rimanenti cavalieri si avventarono addosso agli elfi che, colti di sorpresa, furono massacrati senza avere il tempo di difendersi. Aragorn, in un impeto di rabbia, sollevò la sua spada e riuscì, prima di essere a sua volta disarmato, ad uccidere due cavalieri.

- Non uccidetelo ! - gridò il loro capo - Il Ramingo lo voglio vivo ! -

Lasciando a terra gli elfi morti, i cavalieri rimanenti legarono le mani di Aragorn dietro la sua schiena e lo issarono a forza su un cavallo.

- La pagherete, maledetti ! - ringhiò Aragorn, ancora sconvolto. I cavalieri non gli prestarono orecchio.

- E’ stato più facile del previsto - disse uno di loro - Il nostro Signore sarà molto soddisfatto. -

- Questo è l’inizio della fine per gli Elfi del Bosco Atro ! - esclamò il capo - Non ci vorrà molto per convincere l’Alleanza che Thranduil ha tradito Rohan. Il Reame Boscoso verrà presto raso al suolo, e poi toccherà a tutti gli altri popoli della Terra di Mezzo ! -

Le sue parole sfumarono mentre lui e i suoi uomini si allontanavano dal luogo del massacro, lasciando dietro di loro i corpi senza vita della piccola scorta e di due dei loro compagni, e in breve nella foresta tornò il silenzio. Gli unici rumori che si udivano erano i passi del cavallo di uno dei due cavalieri uccisi, abbandonato al suo destino, che sembrava quasi cercare il suo padrone. E invece trovò uno dei suoi nemici.

Legolas, sebbene gravemente ferito, era riuscito ad alzarsi, e ora si trovava appoggiato ad un albero, con una mano premuta sulla profonda ferita che lo trapassava da parte a parte. Ferito a morte...ma ancora vivo.

Con il viso contratto dal dolore e la vista offuscata, il principe si avvicinò barcollando alla bestia, sua unica possibilità di salvezza, sussurrando brevi frasi in lingua elfica. Il cavallo rimase immobile mentre Legolas, con uno sforzo immane, cercava di montargli in sella. Dopo esservi riuscito a fatica, l’elfo si guardò intorno, portandosi una mano al viso e sporcandolo del suo stesso sangue. La foresta sembrava girargli vorticosamente intorno mentre osservava con rabbia e dolore gli elfi della sua scorta che giacevano morti sull’erba. Un barlume di speranza si accese in lui vedendo che Aragorn non era tra loro.

- Traditori... - farfugliò mentre una lacrima di dolore gli rigava il volto insanguinato.

Poi, aggrappandosi con tutte le sue forze alle redini e alla criniera del cavallo, spronò la bestia che, galoppando, corse lontano da quel luogo di morte.

Dove fosse diretto, non lo sapeva. Ovunque potesse trovare salvezza, forse.

Doveva ritrovare Aragorn. Doveva salvarlo.

Ma come sarebbe riuscito a salvare se stesso ?

 

 

Legolas galoppò allo sbando per più di un’ora, facendo appello a tutta la sua resistenza. Nella sua mente turbinarono i frammenti confusi dei ricordi di ciò che era successo, e, piano piano, riuscì a collegarli tra loro.

Non poteva crederci...anche i Cavalieri di Rohan, i guerrieri più intrepidi della Terra di Mezzo, avevano tradito l’Alleanza contro il Maligno all’insaputa di tutti. E ora il Bosco Atro correva un gravissimo pericolo.

Aggrappandosi tenacemente ai finimenti, il principe elfo sentì che non avrebbe resistito ancora per molto. Era buio, e la sua vista già debole non gli permetteva di distinguere alcun particolare dei luoghi che stava attraversando. Raccogliendo le sue forze si impose di proseguire ancora per un po’, ma non sapeva fin dove sarebbe riuscito ad arrivare. Anche i suoi pensieri erano sempre meno lucidi.

Ad un tratto, Legolas distinse in lontananza un tenue bagliore che diradava l’oscurità. Fermò il cavallo, incerto se proseguire o no. Dopo ciò che era successo, quella luce poteva significare la salvezza, ma anche la morte...

Dopo aver riflettuto brevemente, l’elfo decise che ormai non aveva più nulla da perdere. Colpendo i fianchi del cavallo con i talloni, ripartì al galoppo verso la sorgente di quella luce, e, dopo essersi avvicinato a sufficienza, vide che proveniva dalla finestra di una piccola casa a due piani, piuttosto ben curata, ma completamente isolata. Nessun’altra abitazione si trovava nei dintorni.

Mentre si avvicinava al piccolo ingresso, Legolas sentì che le forze lo stavano abbandonando del tutto. Mollò le redini e si lasciò crollare a terra, rimettendosi in piedi con immensa fatica.

- Devo...farcela... - disse respirando affannosamente, mentre cercava disperatamente di raggiungere la porta, incapace di chiedere aiuto. La sua vista si fece sempre più fioca, e, a pochi passi dall’uscio, le gambe gli cedettero. Abbandonando ormai tutte le speranze, allungò una mano tremante verso la maniglia...

- Fermo dove sei. Fai un solo passo e sei morto. -

Nel sentire quella voce, che suonò confusa alle sue orecchie, Legolas chiuse gli occhi. Alle sue spalle una giovane donna spaventata gli stava puntando contro un arco, pronta a sganciarne la freccia.

- Ora solleva lentamente le mani. Poi alzati e vattene. Senza fare scherzi, sono capacissima di trapassarti la gola in un attimo.

Senza voltarsi, Legolas alzò adagio una mano coperta di sangue.

- Sono ferito... - farfugliò, senza quasi rendersi conto di quello che diceva - Non...non ti farò del male...ti prego...aiutami... -

Spalancando gli occhi, la ragazza levò la freccia dall’arco e lo fece cadere a terra.

- Grande Eru ! - esclamò.

Senza aggiungere una parola, si precipitò verso l’elfo, che aveva quasi perso conoscenza, cercando di farlo rialzare come meglio poteva.

- Resisti...ti salverò, non avere paura ! Ti salverò... - disse la ragazza, estremamente agitata, portando Legolas in casa. Con grande fatica riuscì a fargli salire le scale e lo condusse in una piccola stanza in cui si trovavano un letto, un tavolo e numerosi armadietti. Con tutta la delicatezza di cui fu capace, fece sdraiare l’elfo sul letto, e gli tolse la camicia. Rabbrividendo, vide l’orribile ferita che Legolas aveva sul fianco. La ragazza si asciugò la fronte dal sudore e respirò profondamente per calmarsi e riordinare le idee su ciò che avrebbe dovuto fare.

- Stai tranquillo... - disse all’elfo esanime accarezzandogli i lunghi capelli biondi - Non lascerò che tu muoia, te lo prometto ! -

- Chi...chi sei... ? - sussurrò impercettibilmente Legolas.

La ragazza sorrise, e la sua mano sottile gli accarezzò la fronte, poi scese sulla guancia insanguinata e infine gli toccò dolcemente le labbra. - Non mi riconosci, vero ? Ma certo, come potresti, in questo momento ? -

Poi si chinò verso di lui.

- Sono io. Grainne. - disse.

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


10

10. Ritorno alla vita

 

 

Grainne non perse tempo. Facendo appello a tutte le conoscenze che aveva accumulato, corse agli armadietti estraendone barattoli di vetro, ferri, bende e tutto ciò che poteva esserle utile. Poi si mise al lavoro.

Sarebbe stata una lunga notte per la ragazza, terrorizzata all’idea che l’elfo morisse nelle sue mani. Sforzandosi di rimanere concentrata, si apprestò ad eseguire il delicato intervento.

- Resisti, Legolas... - sussurrò - Non posso perderti di nuovo... -

Nonostante Grainne fosse ancora scossa, la sua mano era comunque ferma mentre disinfettava e ricuciva la ferita del principe elfo dopo aver arrestato l’imponente emorragia ed essersi assicurata che nessun organo vitale fosse leso gravemente. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere ; ora doveva solo sperare che gli dei permettessero a Legolas di salvarsi.

Dopo aver cucito l’ultimo punto, Grainne si concesse un sospiro di sollievo.

- Ce la farai, vedrai... - disse, asciugandosi il sudore dalla fronte. Ma, osservando il volto dell’elfo, capì che qualcosa non andava.

- Legolas... ? - disse, spalancando gli occhi e chinandosi verso di lui : un rivoletto di sangue gli usciva dall’angolo della bocca. Con due dita gli toccò il polso ; poi, sconvolta, afferrò un pezzo di vetro e glie lo avvicinò al viso. Non respirava.

- No... - disse Grainne, disperata, premendogli le mani sul petto per rianimare il cuore dell’elfo - Ti prego...non adesso... -

Grainne tentò più e più volte, ma senza alcun risultato. - No ! - gridò, scoppiando in lacrime e inginocchiandosi accanto al letto. Non poteva, non doveva finire così...

In un ultimo, disperato tentativo, la ragazza si rimise in piedi e pose nuovamente le mani sul petto di Legolas. Questa è davvero la mia ultima speranza, si disse. Chiuse gli occhi e si concentrò profondamente ; un dolce tepore le salì alla pelle e una nuova energia sembrò pervaderla. Poi il calore aumentò sempre di più, finchè la ragazza sembrò essere avvolta dalle fiamme. Ma lei non poteva sentirlo. Con la testa reclinata all’indietro e gli occhi vacui, Grainne fece convergere tutto quel calore verso il cuore dell’elfo.

- VIVI ! - gridò la ragazza. Improvvisamente una luce abbagliante si sprigionò dalle sue mani, inondando tutto il corpo di Legolas. L’elfo urlò, ma non dal dolore ; l’incredibile energia che Grainne gli stava donando lo stava facendo rinascere.

Quando la luce si affievolì, fino a svanire, la giovane guaritrice si accasciò ansimante sul pavimento. Ancora debole e tremante, si rialzò a fatica quel tanto che le bastava per osservare il viso di Legolas ; quando vide che aveva ripreso colore ed era tornato a respirare normalmente, le labbra le si allargarono in un sorriso. Delicatamente, asciugò le gocce di sudore che imperlavano la fronte dell’elfo, che con un gemito si agitò nel suo sonno profondo.

- Avevo promesso a me stessa che non l’avrei mai fatto...perché avevo paura...credevo...credevo che non ne sarei mai stata capace... - sussurrò la ragazza osservando stupita le sue mani - E invece...hai visto, Legolas ? Ci sono riuscita... -

Dopo essersi lentamente rialzata, si sedette su una sedia accanto al letto in cui giaceva Legolas, e gli rimase accanto per tutta la notte, facendo ciò che aveva sempre desiderato : guardarlo mentre dormiva...

 

 

Il mattino successivo Grainne si svegliò molto presto, rimproverandosi per essersi addormentata invece di vegliare sul sonno di Legolas. Guardò l’elfo dormiente e si tranquillizzò vedendo che il suo torace si sollevava e si abbassava con un ritmo regolare ; sospirando di sollievo, si alzò dalla sedia e andò verso il tavolo, su cui giacevano alla rinfusa i barattoli e gli strumenti sporchi di sangue che aveva utilizzato la sera precedente. Prese una bacinella di legno, vi vuotò dell’acqua che si trovava in una caraffa e vi immerse i ferri e le bende. Nel far ciò, vide che in mezzo a tutta quella confusione si trovavano i vestiti di Legolas.

La ragazza si avvicinò lentamente al tavolo fece scorrere una mano sulla preziosa tunica verde e la camicia color argento, ora lacerate e sporche di sangue. E’ ora di fare il bucato, si disse sorridendo, e pensò che, oltre a quello, c’era bisogno anche di un bel rammendo.

Mentre afferrava i vestiti per metterli in un’altra tinozza, lo sguardo di Grainne cadde sulle armi dell’elfo, buttate con noncuranza sul pavimento ; raccolse il grande arco di frassino e lo pose delicatamente sul tavolo insieme alla faretra di cuoio, ma i suoi occhi furono catturati dalla spada lucente che, nella confusione, era uscita dal fodero.

Incantata, Grainne la sollevò lentamente e la osservò con attenzione, rendendosi conto che era la stessa spada con cui aveva tagliato il braccio ad uno degli orchi che avevano assalito lei e Legolas nel cuore del Bosco Atro. Nella furia del momento non aveva avuto il tempo di osservarla come stava invece facendo ora ; la ragazza ne guardò con attenzione la lunga lama curva finemente lavorata e lucida come uno specchio. Fece scorrere con delicatezza un dito sul fendente, facendo scorrere un piccolo rivolo di sangue. L’affilatura era perfetta. Con un agile movimento del polso, Grainne la fece roteare e volteggiare nell’aria ; era un’arma unica, leggera e maneggevole, e la ragazza si sentì incredibilmente realizzata nell’utilizzarla ancora una volta, anche se a vuoto.

Ad un tratto, un gemito arrestò la ragazza, che si voltò di scatto verso il letto.

- Maledetti... - mormorò Legolas agitandosi nel sonno - Traditori...traditori di tutti...cosa... ? -

Grainne sbattè la spada sul tavolo e corse al capezzale dell’elfo, chinandosi verso di lui e posandogli una mano sulla fronte.

- Va tutto bene, Legolas... - gli disse accarezzandogli il viso madido di sudore - Sei al sicuro, adesso. Devi solo riposare... -

- NO ! ARAGORN ! -

Con uno scatto improvviso, l’elfo spalancò gli occhi e afferrò la mano della ragazza che sussultò, spaventata.

Ancora parzialmente incosciente, Legolas restò un attimo fermo in quella posizione, respirando affannosamente, con la mano di Grainne stretta nella sua.

- Ben...ben svegliato ! - disse la ragazza, scossa.

L’elfo la guardò con occhi annebbiati, confuso. - Grainne... - sussurrò debolmente, senza lasciare la sua mano.

- Sì...sono io... - disse la ragazza trattenendo una lacrima di commozione.

- Grainne, tu sei...sei qui...e io... -

- Devi stare calmo. - disse Grainne - Sei ancora molto debole, hai bisogno di riposare ancora. -

- Grainne...io...no ! Aragorn ! - esclamò l’elfo nella confusione più totale, cercando di levarsi di dosso le coperte.

- Che stai facendo ? ! Sei pazzo ? ! Non devi muoverti ! -

- No ! L’hanno preso ! Devo...oh... - borbottò Legolas coprendosi gli occhi con il dorso della mano. Troppo occupata a controllare che la ferita non si fosse aperta a causa di quei bruschi movimenti, Grainne non diede importanza alle sue parole.

- Stai tranquillo - gli disse - Nessuno ti farà del male, finchè sarai qui. Vedrai, andrà tutto bene. -

Quando vide che Legolas sembrava essersi calmato, Grainne sorrise e tornò a riordinare la stanza. Ma l’elfo continuò a borbottare frasi sconnesse.

- Preso...morti...ci hanno traditi...i cavalieri ci hanno traditi... -

Nel sentire quell’ultima frase, Grainne lasciò cadere gli oggetti che stava raccogliendo e si girò, con il cuore in tumulto, verso Legolas.

Cavalieri... ? Lentamente, si riavvicinò al letto.

- Ma cosa stai dicendo ? Legolas, quali cavalieri... ? -

- I cavalieri...i cavalieri di Rohan...ci hanno traditi... -

- Rohan...non è possibile ! Legolas, cosa... ? - Ma l’elfo non rispose, essendo piombato di nuovo in un sonno profondo. Grainne era rimasta a bocca aperta, sconvolta, rifiutandosi di credere a quelle parole.

Grande Eru, disse tra sé e sé. Non può essere...non può essere così...

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


11

11. Di nuovo insieme

 

 

 

Legolas dormì per quasi tutta la giornata successiva, e Grainne, per quanto potè, rimase al suo fianco. I pensieri della ragazza erano confusi ; era felice che l’elfo si trovasse lì con lei, e di avergli salvato la vita, ma temeva pure che, quando si fosse svegliato e avesse riconosciuto l’amica di un tempo, lui non lo fosse altrettanto...

Chissà se l’aveva perdonata per essere fuggita da Bosco Atro senza spiegazioni...chissà se l’aveva dimenticata...e che cosa poteva mai essere accaduto in quell’anno in cui erano rimasti lontani l’uno dall’altra ?

Legolas si lasciò sfuggire un gemito di dolore mentre tentava di muoversi nel letto. Istantaneamente Grainne ripensò con orrore alla sua profonda ferita, e a cosa aveva potuto provocarla. L’aveva esaminata attentamente prima di suturarla, ed era stato chiarissimo che Legolas era stato colpito alle spalle, una mossa degna del peggior vigliacco. Un colpo solo, inferto con forza. Inoltre il corpo del Principe non mostrava segni di lotta ; un agguato, senza dubbio. Ma ad opera di chi... ?

Alla ragazza tornarono in mente le ultime parole che Legolas aveva pronunciato prima di addormentarsi.

I cavalieri di Rohan...

Scuotendo la testa, la ragazza si disse che non era possibile. Eppure era certa che Legolas non le avesse mentito, né si sbagliasse, nonostante fosse debole e stordito.

No, i cavalieri di Rohan non avrebbero mai potuto commettere un gesto del genere. Anche se...

Grainne chiuse gli occhi mentre il peso della memoria cresceva dentro di lei. Si disse che, appena Legolas si fosse rimesso, sarebbe andata ad Edoras a parlare con lui. Sì, sicuramente lui avrebbe saputo. Doveva sapere.

Cercando di cacciare i ricordi dalla sua mente, la fanciulla scostò un poco la coperta dal corpo dell’elfo, per accertarsi che la ferita non si fosse riaperta.

- Grande Eru ! - esclamò, sbalordita. L’orribile taglio che Legolas portava lungo il fianco si era quasi completamente richiuso...restava solo una cicatrice rosa, leggermente rilevata, sotto la spirale del filo di sutura. Sfiorandola con una mano, incredula, si chiese se fosse stato davvero il suo potere ad ottenere ciò...o se concorrevano anche le incredibili capacità di rigenerazione degli Elfi.

Che popolo straordinario, si disse rimettendo a posto la coperta.

Grainne rimase ancora a guardare il viso del principe addormentato, con il cuore pieno di malinconia, perché era ovvio che se ne sarebbe andato appena fosse guarito.

Cosa posso fare per non lasciarti andare... ?

Con un dito, gli scostò una ciocca di capelli dal viso. In quel momento, Legolas mosse la testa, e, a poco a poco, aprì gli occhi.

- Salve, Principe. - disse Grainne, sottovoce.

Legolas deglutì, sentendosi la bocca secca, e guardò la ragazza. Poi, piano piano, un piccolo sorriso gli comparve sulle labbra.

- Allora non stavo sognando... - disse, allungando lentamente una mano verso quella di Grainne.

La giovane guaritrice scosse la testa, stringendo le dita dell’elfo tra le sue e sorridendo a sua volta. Quante cose avrebbe voluto dirgli...ma uno stretto nodo alla gola le impedì di parlare.

Legolas si mise a sedere sul letto. Mille pensieri e mille domande affollarono la sua mente...ma sapeva che Grainne non gli avrebbe mai risposto. Poi, guardando la fanciulla negli occhi, capì che non ci sarebbe stato bisogno di parole.

- Ti devo la vita... - le disse semplicemente.

- Una cosa da nulla. - disse lei sorridendo.

- Dove sei stata ? -

- In tanti posti...e in nessuno. - rispose Grainne. - Come ti senti, adesso ? -

- Molto meglio. Mi sei mancata. -

- Anche tu. -

Entrambi tacquero un istante.

- E così non posso lasciarti un momento senza che tu ti vada a cacciare nei guai ? - disse poi Grainne in tono canzonatorio, ma con la voce ancora tremante dall’emozione.

A quella frase, Legolas si rabbuiò, ricordandosi ciò che era successo a Fangorn,

- Aragorn... - disse, con gli occhi colmi d’angoscia.

- Cos’è successo, Legolas ? - domandò Grainne, tornando seria.

- Non c’è tempo...potrebbero averlo già ucciso...devo assolutamente trovarlo, Grainne ! Devo salvarlo...e salvare la mia terra... - disse l’elfo cercando di uscire dal letto.

- Tu non ti muovi da qui ! Non per ora, almeno. - ribattè Grainne trattenendolo per un braccio.

- Devo andare ad Edoras. Subito. - disse Legolas guardandosi intorno, senza badare alla ragazza - Dove sono i miei vestiti ? - 

Grainne perse la pazienza. - Vuoi calmarti e spiegarmi tutto ? ! Dove credi di andare, ridotto in questo stato ? Sei ancora troppo debole per metterti in viaggio, rischieresti di morire ancora prima di arrivare a destinazione ! -

- Ma non posso aspettare, Grainne ! -

- E perché, maledizione ? ! -

- Perché potrebbe essere troppo tardi ! ! -

Grainne tacque, ancora turbata, ma la sua espressione era dura e ferma quanto le sue intenzioni.

- Stammi bene a sentire. - gli disse - Tu hai rischiato di morire per quella ferita, e io ho rischiato di impazzire per curarla. Ora, solo gli dei sanno come, si è parzialmente rimarginata, ma tu non sei ancora in grado di affrontare un percorso così lungo...perché se davvero vuoi recarti ad Edoras dovrai cavalcare per almeno due giorni tra boschi, fiumi e colli rocciosi. E siccome non ti ho salvato la vita per vederti perderla in un modo così sciocco, giuro che non ti lascerò andare da nessuna parte fino a quando non ti sarai completamente ristabilito, Eru mi è testimone ! -

 

 

- Voi Elfi siete la gente più maledettamente caparbia che mi sia mai capitato di incontrare, dannazione ! ! - sbraitò Grainne seguendo Legolas che, senza prestare la minima attenzione agli ordini della ragazza, si era rivestito in tutta fretta ed era corso fuori a preparare il suo cavallo. - Ti ho salvato la vita, sono stata terribilmente in pena per te, temevo che non ce la facessi...e tu mi ringrazi così ! ! Ti sarebbe bastato un altro giorno, solo uno, per rimetterti in piedi del tutto...perché non vuoi darmi retta ? -

L’elfo, che aveva appena messo le redini al potente destriero del Mark, si girò verso la ragazza e la prese per le spalle.

- So che sembro un ingrato, Grainne - le disse - Non lo sono, credimi. E’ vero, ci siamo appena trovati e io devo già fuggire...purtroppo la situazione è molto più grave di quanto tu immagini.  Ma tornerò, te lo posso giurare. Non voglio perderti di nuovo...sono in debito con te, e ho intenzione di dimostrarti tutta la mia gratitudine. -

- Gratitudine un accidente ! - sbottò Grainne liberandosi dalla presa di Legolas. I suoi occhi erano lucidi di rabbia. - Se tu mi fossi veramente grato mi daresti almeno una minima spiegazione ! Mi sembra una richiesta più che legittima ! Chi ti ha colpito, e cos’è successo ad Aragorn ? E cos’hanno a che fare i cavalieri di Rohan con tutta questa storia ? -

Legolas si portò le mani alla testa, esasperato, e tirò un profondo respiro.

- D’accordo - le disse - Un gruppo di cavalieri di Rohan ci ha teso una trappola a Fangorn, vicino alle sorgenti dell’Entalluvio... -

- Non posso crederci - disse Grainne, allibita.

- E invece è così. Mi hanno colpito a tradimento, hanno massacrato i miei soldati e portato via Aragorn. E ogni minuto che passa diminuiscono le possibilità di trovarlo vivo e di sventare il complotto che quei traditori stanno tramando contro i popoli liberi della Terra di Mezzo ! Ti basta ? -

Grainne scosse la testa, ancora sconvolta. - Ti sbagli...ti sbagli di grosso ! I cavalieri di Rohan non sono dei traditori...sono i soldati più valorosi della Terra di Mezzo, e non si macchierebbero mai di un crimine tanto orribile ! -

- Mi stai dando del bugiardo ? Li ho visti con i miei occhi, Grainne ! E ora devo andare ad Edoras, e capire cosa sta succedendo. Grazie di tutto, Enedore. Tornerò presto, vedrai. -

- Qualcosa mi dice che non partirai nemmeno... - disse Grainne in tono sarcastico.

- Tu credi ? - disse l’elfo, ridendo. Ma mentre cercava di montare in sella, sentì una forte fitta di dolore provenire dal fianco ferito. Gemendo, si accucciò a terra, piegato su se stesso.

- Ah ! Come detesto aver sempre ragione ! - disse Grainne alzando gli occhi al cielo e aiutando Legolas a rialzarsi.

- Maledizione... - disse l’elfo a denti stretti tenendosi alla ragazza che lo sosteneva.

Grainne lo condusse in casa, e lo mise a sedere su una piccola poltrona imbottita che si trovava davanti al camino. Legolas aveva lo sguardo perso nel vuoto, e si sentiva disperato e inutile. Sospirando, Grainne si chinò davanti a lui, posandogli le mani sulle gambe, e guardandolo dritto nei suoi splendidi e tristi occhi azzurri.

- Senti - disse - Vuoi andare ad Edoras ? D’accordo, partiremo domani. -

- Partiremo ? - ripetè Legolas - Che cosa significa, Grainne ? -

- Significa quello che ho detto. Io vengo con te. - disse la ragazza, decisa - Se quello che è successo riguarda Rohan, allora riguarda anche me. Inoltre anch’io ho a cuore la vita di Aragorn, penso che tu lo sappia. Ma ho bisogno di parlare con una persona, ad Edoras, per poterti aiutare. -

Legolas scosse la testa. - Non posso permettertelo. E’ troppo pericoloso, Grainne. E poi... -

- Cosa ? - lo interruppe la ragazza, alzandosi in piedi - Credi che ti sarei solo d’impiccio ? E’ questo che pensi ? -

- Sai benissimo che non è così. -

- Allora cosa c’è ? Non ti fidi di me ? -

Legolas non disse nulla, e volse altrove lo sguardo.

- Capisco. - disse Grainne - E non posso darti torto, dopo tutto quello che ho combinato. Ma ora devi farlo, perché solo io posso aiutarti in questo momento. Non ti preoccupare e fammi venire ad Edoras con te, e ti prometto - disse poi alzando solennemente una mano - Che non ti sarò affatto di ostacolo nella tua missione. -

Istintivamente, Legolas si sentì più tranquillo.

- Sembra un giuramento da cavaliere. - disse, sorridendo.

- Vale molto di più - rispose Grainne, seria, con un cenno del capo - Te l’assicuro. -

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


12

12. L’acqua dei sogni

 

 

 

Grainne si agitò nel letto per buona parte della notte, con la mente occupata da un turbinio di pensieri.

Ciò che le aveva detto il principe elfo l’aveva sconvolta, e ora desiderava ardentemente arrivare alla verità, avesse anche dovuto scontrarsi con Theoden in persona. Non poteva permettere che Rohan, la sua terra, cadesse nelle mani del nemico ad opera dei suoi stessi difensori.

Sdraiandosi sulla schiena e cincischiando nervosamente con un lembo della sua camicia da notte pensò ad Aragorn, e sperò con tutto il suo cuore che fosse ancora vivo. Le fredde prigioni di Edoras lasciavano ben poche speranze di salvezza, e spesso chi vi veniva rinchiuso non aveva possibilità di uscirne....ammesso che il Ramingo si trovasse veramente là. Se fosse stato così, Grainne avrebbe fatto di tutto per salvarlo. Non aveva affatto intenzione di abbandonare l’unico vero amico che aveva trovato a Bosco Atro...a parte Legolas.

Sospirando, le tornò alla mente l’immagine del giovane principe, e non potè impedire ad un brivido di salirle alla pelle. Ora lui si trovava lì con lei, e l’indomani sarebbero partiti insieme per Edoras...

Grainne se n’era andata dal Bosco Atro solamente da un anno, ma le sembrava che ne fossero trascorsi mille, tanto aveva sentito la mancanza di Legolas. Sperava che la lontananza la aiutasse a dimenticarlo, ma non aveva fatto altro che rafforzare l’intenso sentimento che la faceva sentire indissolubilmente legata al principe elfo. Pur sapendo che era inutile alimentare ogni falsa speranza, la ragazza avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi cosa. Anche morire, se fosse stato necessario.  E invece sapeva bene che l’unica cosa giusta che avrebbe potuto fare per Legolas era lasciarlo andare e rassegnarsi a perderlo per sempre...

Preoccupata, Grainne si domandò se l’elfo fosse veramente in grado di affrontare quel viaggio l’indomani.

Dannata testa dura, si disse pensando all’ostinazione con cui Legolas, sebbene stanco e ferito, si era alzato dal letto quel pomeriggio e, ignorando i suoi aspri rimproveri, si era preparato per partire. La sua determinazione l’aveva stupita, non credeva che fosse quasi più testardo di lei. Sorrise.

Calciando via le coperte, la fanciulla si alzò e prese il candeliere acceso che si trovava accanto al suo letto. Uscendo silenziosamente dalla sua stanza, si avvicinò alla porta di quella di Legolas, per controllare che l’elfo stesse dormendo tranquillo, e ne aprì un piccolo spiraglio in modo che la luce non lo disturbasse. Ma quando vide che la stanza era in perfetto ordine e il letto era vuoto, spalancò del tutto la porta, infuriata.

- Lo sapevo ! - esclamò precipitandosi giù per le scale, il cuore in subbuglio al pensiero che Legolas se ne fosse andato senza di lei.

E invece si sbagliava ; quando fu a metà scala, la ragazza vide che l’elfo era tranquillamente seduto in poltrona davanti al camino e teneva tra le mani una lunga spada lucente, esaminandola con espressione attenta e concentrata...la spada di suo padre. Bloccandosi sui suoi passi, e rischiando di cadere dagli ultimi gradini, Grainne si portò una mano al petto, tirando un sospiro di sollievo.

- Che cosa dovresti sapere ? - domandò sentendo arrivare la fanciulla in fretta e furia, ma senza sollevare lo sguardo verso di lei.

La ragazza non gli rispose subito, ma rimase un momento ad ammirare la sua figura illuminata dal caldo bagliore del fuoco, che donava riflessi brillanti ai suoi capelli dorati e alla sua pelle bianca.

- Che non sarei riuscita a farti riposare nemmeno incatenandoti ad un letto. Ecco cosa so. - disse poi Grainne in tono di rimprovero avvicinandosi al focolare.

Legolas sorrise.

- Non riesci a dormire ? - chiese la ragazza.

- Non ne ho bisogno. -

- Questo lo credi tu. - ribattè Grainne prendendo dalla mensola che si trovava sopra il camino un piccolo bricco di metallo lucido e un barattolo da cui estrasse una manciata di erbe profumate - Vuoi una tisana ? Ti aiuterà a dimenticare la stanchezza e il dolore, parola di guaritrice. -

Legolas scosse la testa. - Bevila tu, così ti dimenticherai di preoccuparti per me ! - disse.

Grainne riempì il bricco d’acqua e vi immerse le erbe. - La preoccupazione è tutt’uno con il mio mestiere. - rispose.

- Devi amarlo molto. -

- Mi piace quello che faccio. Quello che non mi piace è che il mio impegno vada sprecato. - rispose Grainne in tono allo stesso tempo dolce e scherzoso.

- Penso di avere colto l’allusione... - disse Legolas inarcando un sopracciglio.

La ragazza sorrise, mentre appendeva il bricco ad un gancio sopra il fuoco per scaldare l’acqua.

Legolas si alzò dalla poltrona, ponendo con cura la spada al suo posto, prese da una mensola due tazze e le mise sul tavolo.

- Devi aver fatto molti progressi in quest’ultimo anno... - le disse.

- Parecchi. Devo ammettere che le lezioni di Vardarantir mi sono state davvero utili. Comunque non mi manca affatto. Non mi manca quasi nulla di ciò che ho lasciato a Bosco Atro, a dire la verità. -

- Nemmeno io ? -

Grainne si bloccò per un istante, sentendosi le guance avvampare di calore. - Ho detto quasi nulla. - rispose, togliendo il bricco dal fuoco e versando la tisana nelle due tazze.

Legolas ne prese una e la tenne tra le mani, guardando il vapore che emesso dal liquido chiaro e profumato.

- Perché te ne sei andata ? - le domandò senza mezzi termini - Se è stata colpa mia, sappi che mi sono pentito amaramente di tutto, io... -

- No, non è stata colpa tua, te l’assicuro. - lo interruppe bruscamente Grainne con un cenno della mano. Il suo sguardo si fece duro come sempre, quando le si rivolgevano le domande sbagliate. - E’ stato per qualcosa che non riguarda te... - Bugiarda, si disse la ragazza, certo che lo riguarda...anche se non per il motivo che lui crede... - E comunque spero che tu ricordi il nostro implicito patto. -

Legolas sospirò, sorridendo amaramente. - Certo che lo ricordo - disse - Niente domande, niente bugie... -

Entrambi tacquero, mentre bevevano piccoli sorsi di infuso. Poi Legolas posò la tazza e si diresse verso la poltrona, sollevando con una mano la spada che vi aveva posato e tenendola dritta davanti a sè, con ammirazione.

- E’ una spada molto bella - disse - Non l’avevo mai osservata con attenzione prima d’ora. Ma trovo che sia piuttosto pesante per una fanciulla. -

Grainne gli si avvicinò.

- Era la spada di mio padre - disse - L’aveva forgiata con le sue mani. Il suo pezzo migliore, indubbiamente. Non se ne separava mai, solo quando me la cedeva per insegnarmi ad usarla...per quando sarebbe definitivamente passata a me. -

- Un ottimo fabbro, oltre che Maestro d’Armi. - disse Legolas - Dimmi, Grainne, come si chiamava tuo padre ? -

- Grèor - rispose la ragazza con orgoglio - Grèor Skylark. -

- Grèor Skylark... - ripetè Legolas - Maestro d’Armi del Mark...è strano, eppure questo nome mi giunge nuovo. -

- Mio padre era molto riservato e viaggiava poco. La sua fama è rimasta nei confini della terra di Rohan. Ma se chiedi ad un qualunque soldato dell’esercito di Theoden chi fosse Grèor Skylark, sicuramente ti risponderà che grazie a lui le armi non hanno più segreti. -

- Nemmeno per te, credo. - disse Legolas - Da come ti ho vista combattere, credo che tuo padre ti abbia insegnato davvero molto, piccola guerriera...che cosa si aspettava da te ? -

- Che vuoi dire ? - domandò Grainne con sospetto.

- Niente, solo che è insolito che ad una fanciulla si insegni a maneggiare una spada come ad un soldato...a meno che la fanciulla non diventi un soldato lei stessa... -

Grainne sbuffò, irritata. - Si era detto : niente domande. -

- Non era una domanda, ma una semplice constatazione. - disse Legolas con innocenza - Puoi anche non dirmi nulla, ma non sono un ingenuo. Penso di aver capito cosa tu fossi prima di diventare una guaritrice, Grainne. E, credimi, qualunque sia il motivo per cui hai deciso di abbandonare la strada delle armi, non ti biasimo affatto. Ricordo benissimo le parole che mi dicesti quella notte a Bosco Atro, e ricordo anche che mi colpirono profondamente. Ci si può abituare ad uccidere, fino a farlo quasi diventare un gioco. Questo rientra perfettamente nell’animo dell’uomo, rendendolo inferiore alla bestia. Ma non in quello della donna, che per sua stessa natura è dispensatrice di vita. -

Grainne tacque, lo sguardo triste perso nel vuoto.

- Questa, almeno, è la mia opinione. - continuò Legolas - E se è stato davvero questo a farti cambiare idea sul tuo futuro, sappi che è stata una decisione estremamente saggia e degna di ammirazione. -

- Ti stai sbagliando, Legolas - rispose Grainne con amarezza, gli occhi rivolti verso il pavimento - Hai un’opinione troppo elevata di quello che sono, mentre dovrei solo vergognarmi di me per ciò che ho fatto. -

- Sei troppo severa con te stessa. - disse Legolas.

- Non abbastanza, credimi. Non abbastanza. -

Delicatamente, Legolas le sollevò il mento con una mano, costringendola a guardarlo negli occhi. - Tu mi hai salvato la vita - le disse - Per me questo cancella tutto il tuo passato, qualunque cosa sia accaduta. -

Grainne sorrise, e a quelle parole i suoi occhi brillarono di gioia e di gratitudine. Prese una sedia, la mise di fronte al fuoco e vi si accomodò, invitando l’elfo a fare lo stesso.

- Sicuramente penserai che ho voluto diventare un soldato per seguire le orme di mio padre. Ma non è stato così, non del tutto, almeno...vedi, erano molte le incertezze che mi tormentavano. Fino a quando, una notte, feci uno strano sogno. -

- Un sogno ? Hai cambiato la tua vita per un sogno ? -

- Ti pare curioso ? Non ne stai forse anche tu inseguendo uno ? -

A Legolas tornò in mente ciò che le aveva raccontato quella notte, nel giardino dei Galadhrim. - E’ vero - disse - Continua. -

La ragazza fissò le fiamme che ondeggiavano sulle braci ardenti.

- Stavo camminando per le strade di Edoras, e la città pareva rasa al suolo. Morte e distruzione erano tutt’intorno a me. Io ero sconvolta, quando ad un tratto mi si fece incontro un uomo che mai e poi mai mi sarei aspettata di incontrare...Eorl il giovane, il Grande Domatore di Cavalli, capostipite della casa regnante di Rohan.

Io gli dissi : “Pensavo che tu fossi morto !”

“E invece mi vedi vivo” mi rispose.

“Mio Signore, cos’è quella terribile ferita che porti sul capo ?” dissi, notando l’orrendo squarcio sanguinante che sembrava dividergli in due la testa e il viso.

“Io ho lasciato la mia vita sul campo di battaglia. Molti altri l’hanno persa nelle prigioni del nemico.”

A quelle parole non seppi più che dire, ero completamente persa. Allora, impaurita, dissi :

“Ma tu sei morto ! Sei vivo solo nel mio sogno ! E io non ti ho mai fatto del male, allora perché sei venuto da me ? Io non ho mai fatto niente...”

Non ho mai fatto niente...

Allora lui mi guardò negli occhi, uno sguardo tanto penetrante che posso sentirlo ancora adesso, e mi disse:  “Proprio così, Grainne Skylark. Proprio così.”

In quel momento, sentii una voce dirmi :

Se puoi imparare a vivere con il tuo dubbio, imparerai presto a vivere con una menzogna. Ma le domande si solleveranno sull’acqua dei sogni e saranno portate a riva per essere viste dai tuoi occhi dormienti... -

Dopo aver pronunciato quelle ultime parole, Grainne tacque un momento. Legolas la guardava e rifletteva su ciò che aveva detto.

- Aveva ragione, Legolas. Io non avevo mai fatto niente. Niente di malvagio...e niente di buono. Dovevo prendere coscienza di me, e fu proprio lui a permettermi di farlo...colui che prima di tutti diede la vita per il suo popolo. -

- E anche tu hai pensato che potevi fare lo stesso. -

- Esattamente. Avevo capito che quella era la mia strada. Ma... -

- Ma... ? - la incalzò Legolas, ansioso di sentire la conclusione di quella frase lasciata in sospeso - Come finisce la tua storia ? -

Nel vedere l’espressione incuriosita dell’elfo, Grainne sorrise e si alzò.

- Ti racconterò il resto un’altra volta. E’ ora di dormire. - La ragazza si diresse lentamente verso le scale. - Buonanotte, Principe. -

Legolas restò a guardarla fino a quando non fu scomparsa al piano superiore ; la lunga e semplice camicia da notte bianca avvolgeva il suo corpo come il più elegante degli abiti e una cascata di riccioli castani le scendeva ben oltre le spalle.

E’ forse il mistero che ha chiuso dentro di sé a renderla così bella ? Eppure vorrei essere io a svelarlo...si disse Legolas mentre si dirigeva a sua volta verso la sua stanza, portando nella mente e nel cuore l’immagine di quella dolce fata che si nascondeva dietro l’apparenza di un’orgogliosa guerriera.

 

 

 

NDA : vabbè, adesso Grainne si è sbottonata su una certa faccenda che più o meno dovrebbero aver capito tutti...ma il suo mistero non finisce qui ! Inoltre non preoccupatevi, tutte le altre cose poco chiare (e sono molte !) verranno spiegate al momento opportuno !

Ultima cosa : il sogno di Grainne è basato sulla bellissima canzone “Water of dreams” di Ralph McTell (con tante scuse all’autore per il parziale stravolgimento !).

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


13

13. La strada per Edoras

 

 

 

Legolas e Grainne partirono il mattino successivo, alle prime luci dell’alba. Nonostante la preoccupazione della fanciulla per le condizioni fisiche dell’elfo, Legolas non mostrò il minimo segno di sofferenza o stanchezza, e per molte ore galopparono nella piana di Rohan, in direzione della capitale.

Il sole era già alto nel cielo quando Grainne rallentò l’andatura del suo cavallo e iniziò a guardarsi intorno.

- Cosa c’è ? - domandò Legolas accostandosi alla ragazza - Hai visto qualcosa ? -

Grainne non gli rispose e smontò da cavallo. - Cercavo un posto adatto in cui fermarci. - disse poi - E penso proprio di averlo trovato. - Prendendo le redini, condusse il suo cavallo verso un ammasso di rovine di quello che un tempo doveva essere stato un piccolo forte, e che ora ospitava, al suo interno e a ridosso delle sue mura, secchi alberi dalle radici tortuose, cespugli ed erba incolta. Uno stretto fiume tranquillo scorreva poco distante.

- Fermarci ? - disse Legolas stupito - Adesso ? Grainne, Edoras è ancora molto lontana, e quando sarà buio non potremo più viaggiare ! Non possiamo permetterci di perdere dell’altro tempo prezioso ! -

- Non possiamo nemmeno permetterci di perdere i nostri cavalli. - rispose la ragazza voltandosi verso di lui - Sono stanchi ed assetati, hanno bisogno di riposare. E noi di rifocillarsi. Inoltre ricordati che non sei nelle condizioni adatte a rimanere in sella troppo a lungo ; un po’ di riposo non potrà che giovarti, mentre io controllo lo stato della tua ferita. -

Legolas, pur disapprovando quella decisione, scese dal suo cavallo e raggiunse la ragazza. I due entrarono nel forte e legarono i cavalli ad un alberello, poi si sistemarono sull’erba e mangiarono in silenzio.

Al termine del pasto Legolas si sedette appoggiando la schiena contro un grosso blocco di pietra e, dopo essersi slacciato la tunica, lasciò che la ragazza eseguisse il suo lavoro.

Con delicatezza, Grainne sollevò la leggera camicia argentea e spalancò gli occhi dallo stupore. Legolas, con espressione preoccupata, le domandò cosa non andasse.

- Nulla - rispose la ragazza alzando gli occhi verso di lui - Anzi, non potrebbe andare meglio. La ferita si è completamente richiusa...è...è sorprendente. -

Legolas sorrise e osservò il taglio che gli percorreva il fianco, di cui ora restava solo una lunga cicatrice rosata - Hai fatto davvero un ottimo lavoro. Dovresti esserne orgogliosa. - disse senza stupirsi delle parole della ragazza.

- Non credo sia solo merito mio. - disse Grainne scuotendo il capo con modestia - Devo ammettere che Vardarantir aveva ragione quando parlava della vostra prodigiosa capacità di guarigione. Penso...penso che nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad un colpo come quello, se non un elfo... - Poi abbassò di nuovo lo sguardo sulla cicatrice, pensando al modo in cui era riuscita a curarla. Legolas, indubbiamente, non poteva ricordare la grande magia di cui la ragazza aveva dovuto servirsi...e sicuramente era meglio così. Che quel segreto restasse tale ancora per un po’...

- Può darsi. - rispose l’elfo. Passando la mano sulla ferita ormai guarita, afferrò un capo del filo che Grainne aveva usato per suturarla. - Credo che questo non serva più, allora. - disse.

- Penso proprio di no. Te lo leverò appena possibile... -

- Molto bene. - disse Legolas senza che la ragazza riuscisse a terminare la frase. L’elfo giocherellò un po’ con il capo più lungo del filo che gli usciva dalla pelle, avvolgendoselo strettamente intorno ad un dito, sotto gli occhi incuriositi della ragazza. Poi lo tirò con tutta la sua forza, strappandoselo completamente dalla carne viva.

Grainne, che era ancora accucciata davanti a lui, fece un balzo indietro per la sorpresa e si trovò seduta a terra con una mano alla bocca ; Legolas, impassibile come se niente fosse accaduto, esaminò con attenzione la cicatrice che per verificare che non avesse subito danni da quel gesto, tenendo il filo nella mano sollevata. Poi lo gettò via e si alzò in piedi.

- Possiamo andare. - disse, dopo essersi sistemato la camicia e la tunica, raccogliendo le proprie cose. Grainne, con la bocca ancora spalancata per lo stupore, lo seguì con lo sguardo rabbrividendo all’idea del dolore che l’elfo doveva aver provato e trattenuto così stoicamente. Poi si rialzò, slegò il suo cavallo e raggiunse Legolas, che la aspettava già in sella al suo, e ripartirono.

 

 

- Con chi devi parlare, ad Edoras ? - domandò Legolas affiancandosi a Grainne mentre galoppavano in mezzo ai campi.

- Con una persona fidata. - rispose la ragazza - Ho bisogno di sapere com’è la situazione in città e lui sicuramente potrà informarmi. Solo così potrò valutare se sia veramente in atto un complotto. -

- Non mi credi ancora ? - disse Legolas guardando dritto davanti a sé.

- Non ho detto questo. Sicuramente sta accadendo qualcosa di grave. - rispose Grainne - Non ricordi proprio nulla di ciò che è successo a Fangorn ? Qualche particolare, una voce, un nome ? -

L’elfo scosse il capo, facendosi scuro in volto. - Nulla che possa identificare quei traditori. Ricordo solo ciò che accadde fino a quando sono stato colpito. Tutto il resto è terribilmente confuso, come se si fosse trattato di un incubo. Però... -

- Però... ? -

Legolas fece una breve pausa, come se cercasse di riordinare i ricordi, riuscendovi solo parzialmente. - Non ero del tutto cosciente, ma ho sentito qualcuno dire che avrebbero accusato la gente del Bosco Atro dell’imboscata e del tradimento contro l’Alleanza. E’ questo che temo fortemente. Se il regno del Bosco Atro verrà accusato di tradimento, per il mio popolo non ci sarà speranza di evitare una guerra. Considera anche che, appena mio padre saprà quello che è successo, non penserà due volte a mettere in marcia il suo esercito contro Rohan. Questo complotto va sventato in ogni modo...e non mi restano molte possibilità. Senza immaginare cosa può essere successo ad Aragorn...devo assolutamente parlare con Theoden. -

- Con Theoden ? - disse Grainne - Cosa ti fa pensare che il Re del Mark voglia ascoltarti ? -

- Proprio non capisci ? - disse Legolas stupito - Per loro io sono morto, Grainne. Chiunque abbia ordito questa trama avrà sicuramente riferito a Theoden che io mi trovavo a Fangorn, e gli avrà anche raccontato che sono stato io a guidare l’assalto contro i suoi cavalieri, e che sono stato ucciso nel combattimento. Se riuscissi ad arrivare davanti al Re, potrei dimostrargli come sono andate veramente le cose. -

- Scordatelo. - disse Grainne sotto lo sguardo allibito di Legolas - Non riuscirai mai ad arrivare da Theoden. Se davvero le cose stanno come dici, ti fermeranno prima. -

Legolas arrestò bruscamente il suo cavallo. Grainne fece lo stesso pochi passi più avanti, guardando l’elfo con aria interrogativa.

- Mi stai dicendo che devo abbandonare le mie speranze senza fare nemmeno un tentativo ? E’ questo che vuoi dire ? - disse Legolas.

Grainne scosse lentamente la testa. - Non hai capito niente. Quello che intendevo è che non puoi sperare di entrare a palazzo dal portone principale. Dovremo cercare di...aggirarlo, e trovare un ingresso secondario. Mi sono spiegata ? -

Legolas strinse gli occhi, pensieroso. - Sì...credo di aver capito. Se i traditori si accorgessero della mia presenza ad Edoras non ci penserebbero due volte a finire il lavoro che avevano lasciato incompiuto. Quindi dovremo trovare il modo di giungere a cospetto di Theoden di nascosto...è così ? -

- Esattamente. - rispose Grainne rimettendosi in marcia, seguita dall’elfo - E la persona che conosco fa proprio al caso nostro. -

- Ne sei certa ? -

- Assolutamente. Fidati. -

Legolas sorrise e annuì, ma dentro di sé avvertiva ancora una leggera inquietudine...

 

 

 

Ben presto scese l’oscurità, e i due viaggiatori furono costretti a cercare un riparo per la notte. Avevano attraversato tutti i verdi campi della piana di Rohan, ed ora si trovavano in una foresta piuttosto tetra, in cui i rami degli alti alberi erano così lunghi e intrecciati tra loro da non offrire quasi la vista del cielo.

- Temo che dovremo accamparci qui - disse Grainne guardandosi intorno - Anche se non lo vorrei...questo posto mi dà i brividi. -

- Non posso darti torto. - disse Legolas scendendo da cavallo - E’ così diverso dai luoghi che conosco...il Bosco Atro è sì buio e silenzioso, e così anche la foresta di Fangorn...ma là vi sono fiori e piccoli animali che ne testimoniano la vita, mentre qui mi sento quasi soffocare...sopra tutto sembra aleggiare un’aria di... -

- Morte - lo interruppe Grainne, sempre più inquieta, guardando le sterpaglie che crescevano tra le nodose e sporgenti radici degli alberi - Sento quasi l’odore della morte. Non voglio restare qui...Legolas, te la senti di cavalcare ancora per un po’, fino a quando troveremo un posto migliore ? -

- Sì, anche se credo che giungerà l’alba prima che possiamo trovarlo. -

L’elfo era appena risalito in sella quando si voltò di scatto, udendo un rumore appena percettibile. La sua espressione tesa fece preoccupare Grainne, che sapeva perfettamente cosa significava.

- Cosa c’è ? - sussurrò - Orchi ? -

Legolas non rispose, lo sguardo focalizzato in lontananza, verso un punto che lui solo poteva vedere, ascoltando un suono che lui solo riusciva a sentire.

Dopo aver arrestato il respiro per un istante, l’elfo impallidì, mentre Grainne sentì il suo cuore pulsare sempre più velocemente.

- Vai, Grainne. Presto... - le disse con voce tremante senza spostare lo sguardo dal fitto della boscaglia, mentre il suo cavallo camminava in cerchio, sempre più agitato.

- Legolas, cosa... ? - Un rumore di zoccoli sul terreno, come di un cavallo lanciato al galoppo, non le permise di terminare la frase. Paralizzati dal terrore, i due videro avvicinarsi sempre di più una figura ammantata di nero, in sella ad un cavallo nero anch’esso.

- Nazgûl ! - gridò Legolas mentre il suo cavallo si impennò nitrendo alla vista di quella terribile creatura - Scappa, Grainne ! ! -

La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Con la bocca spalancata dal terrore, ma senza riuscire ad emettere un suono, spronò il cavallo e lo lanciò al galoppo attraverso la foresta, immediatamente seguita da Legolas.

Il cavaliere nero strillò e sguainò la sua lunga spada mentre si lanciava all’inseguimento dei due viaggiatori.

- A destra, Grainne ! - gridò Legolas alla ragazza che cavalcava in preda al terrore senza nemmeno sapere dove stesse andando. Alle parole dell’elfo, Grainne fece scartare bruscamente di lato il cavallo, evitando così un profondo fossato, mentre lo spettro, colto alla sprovvista, fu costretto a saltarlo.

Grainne si guardò alle spalle notando che il loro inseguitore aveva perso terreno a causa di quella brusca manovra. - Legolas ! - gridò all’elfo che si trovava poco dietro di lei, rallentando l’andatura - L’abbiamo seminato ! -

L’elfo le fu accanto in un attimo. - E’ quello che credi tu ! - esclamò - Corri, svelta ! -

Senza che la ragazza avesse il tempo di capire, il Nazgûl sbucò dalla fitta boscaglia proprio davanti ai due, con un acuto grido di rabbia. Terrorizzati, Grainne e Legolas voltarono di scatto i cavalli e furono costretti a tornare al galoppo sui propri passi, mentre il feroce cavaliere nero non dava loro tregua.

- Ma come ha fatto ? ! - gridò la ragazza all’elfo che si trovava accanto a lei.

Legolas non rispose e si voltò indietro verso la creatura che ora stava guadagnando terreno.

- Prendi a sinistra ! - gridò.

- Cosa ? ! - esclamò Grainne senza capire.

- Fai come ti dico ! Prendi a sinistra e cerca di tornare indietro ! -

Senza che la ragazza potesse aggiungere una parola, Legolas scartò a destra e sparì nella boscaglia.

- Legolas ! -

Con la mente offuscata dal terrore, la ragazza obbedì istintivamente all’ordine dell’elfo e fece una larga curva verso sinistra. Il cavaliere nero, confuso da quella strana manovra, rallentò l’andatura ma continuò ad inseguire la giovane guaritrice.

Grainne si voltò indietro, con il cuore in gola, continuando a galoppare all’impazzata. Dov’era andato Legolas ? Perché l’aveva lasciata sola ?

Lanciando un nuovo grido stridulo, il Nazgûl spronò il suo destriero e accorciò la distanza che lo divideva dalla ragazza.

- No ! - esclamò Grainne vedendo la spada della creatura brillare alla luce della luna ed avvicinarsi sempre di più, sempre di più...

E’ finita, si disse.

Chiudendo gli occhi, si lasciò guidare dal suo cavallo, mentre sentiva la voce dello spettro sibilare il suo nome.

- Enedore ! -

- Vattene ! - gridò la ragazza - Lasciami in pace ! ! -

Ad un tratto, un fischio echeggiò nella foresta, nascosto dal rumore degli zoccoli, e il cavallo del Nazgûl si abbattè rovinosamente al suolo, trascinando con sé il suo cavaliere che urlò per la rabbia e la sorpresa.

Grainne, che ormai aveva perso ogni speranza di fuga, arrestò il suo cavallo e vide Legolas arrivare al galoppo, con l’arco ancora in mano. Lanciando un rapido sguardo allo spettro rimasto a terra, vide che il nero destriero aveva una lunga freccia conficcata nella coscia, e un’altra freccia era piantata nella spalla del cavaliere.

- Presto ! - esclamò Legolas riponendo velocemente l’arco dietro la schiena. La ragazza spronò nuovamente il suo cavallo e insieme ripartirono al galoppo, lasciandosi alle spalle la creatura adirata che si era estratta la freccia dal dorso e la brandiva imprecando contro Grainne e Legolas che si allontanavano sempre più in fretta.

I due galopparono ancora per qualche miglio, facendosi strada tra i cespugli secchi e i rami che pendevano dagli alberi. Quando si sentirono al sicuro, fermarono i cavalli e si voltarono, ansimando, verso il fitto della foresta, tendendo le orecchie per essere certi che lo spettro non li stesse più seguendo.

- Che...che cos’era ? - balbettò Grainne.

- Un Nazgûl - rispose Legolas - Un tempo era un Re degli Uomini portatore di uno dei nove anelli del potere...ora è solo uno schiavo di Sauron, mandato da lui alla ricerca dell’Unico Anello perduto. Solo mi domando cosa volesse da noi... -

- E...ora è morto ? -

- No di certo. Ma almeno siamo riusciti a fermarlo. -

Grainne tacque per un istante, incapace di staccare gli occhi dal cuore del bosco, il respiro ancora affannoso.

- Non cercava l’Anello. - sussurrò la ragazza - Cercava me. -

Legolas si voltò di scatto a guardarla, senza capire. - Cosa... ? -

Ma lei lo ignorò ; i suoi occhi si erano fatti duri e la sua mente era rivolta verso il suo nemico invisibile.

- Andiamocene da qui. - disse Legolas trottando via seguito da Grainne - Per noi non è più sicuro dormire all’aperto. Temo che dovremo cavalcare per tutta la notte. Anche se darei qualunque cosa per un vero letto, non credo che riuscirei a riposare tranquillo. -

- Nemmeno io, penso. Ma sprecare quest’occasione mi pare un vero peccato. - disse la ragazza.

- Di cosa stai parlando ? - domandò Legolas guardandola con aria interrogativa.

- Guarda là - rispose Grainne indicando un punto alla sua sinistra.

Seguendo la mano della ragazza, Legolas vide una casa dalle finestre illuminate ; sopra la porta, un’insegna dipinta a vivaci colori portava la scritta “La sosta della volpe rossa”. Una locanda...una locanda ai margini della foresta.

- E’ quello che ci vuole, non credi ? - disse la giovane guaritrice.

- Non lo so, Grainne. - rispose Legolas, dubbioso - Là dentro potrebbe essere molto peggio che qua fuori. -

- Andiamo, non vorrai sprecare questo incredibile colpo di fortuna ? - lo esortò Grainne con un cenno della mano - Chiunque troveremo in quella locanda, non sarà mai pericoloso quanto quell’orribile cavaliere nero... -

- D’accordo. - rispose Legolas dopo aver riflettuto un attimo. L’elfo scese da cavallo e si avvolse nel lungo mantello grigio, alzandosi il cappuccio fin quasi sopra gli occhi.

- Conosci quella locanda ? - domandò poi alla ragazza.

- No. - rispose lei scendendo da cavallo e tirandosi a sua volta il cappuccio sulla testa - Se non sbaglio, dovremmo essere a circa metà strada tra Edoras e Isengard. Forse è un punto di sosta per i viaggiatori che vanno in quella città o che vi tornano. Ad ogni modo mi sembra il tipico posto in cui nessuno fa domande. Andiamo. -

Giunti davanti all’ingresso della “Sosta della volpe rossa”, Grainne e Legolas legarono i cavalli ad uno steccato che si trovava in fianco all’uscio socchiuso ; poi, dopo essersi scambiati una rapida occhiata, entrarono e chiusero la porta alle loro spalle.

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


14

14. Beretar

 

 

 

All’interno della locanda non si trovavano più di sei avventori, e nessuno di loro alzò lo sguardo quando Grainne e Legolas entrarono.

I due si guardarono intorno, e il primo pensiero di Grainne fu di andarsene, pensiero condiviso da Legolas, a giudicare dall’occhiata che scambiò con la ragazza. L’interno non era così accogliente come l’esterno suggeriva ; dalle travi che sostenevano il soffitto pendevano lanterne ad olio arrugginite la cui la luce fioca illuminava vecchi tavoli scrostati e sgabelli traballanti ; le pareti erano spoglie e in ogni angolo si trovavano grosse ragnatele. Tutto sembrava lasciato a se stesso, eppure intorno non vi era sporcizia né disordine.

Dietro il bancone, l’ostessa non sembrò curarsi dei due stranieri appena entrati e continuò ad asciugare e riporre su uno scaffale le caraffe sbeccate che aveva appena lavato.

Grainne e Legolas si fecero lentamente strada verso un piccolo tavolo appartato accanto alla finestra. Mentre camminava, l’elfo osservò da sotto il cappuccio i volti degli avventori ; volti scavati e barbe ispide che dovevano appartenere, a giudicare dall’abbigliamento, a cacciatori, boscaioli o soldati che cercavano nel vino un po’ di compagnia.

- Hai fame ? - domandò Legolas sedendosi.

- Un po’. - rispose Grainne abbassandosi il cappuccio sulle spalle mostrando i lunghi capelli castani.

Legolas, inquieto, si guardò intorno. - Rimettilo. - disse alla ragazza facendo un rapido cenno al cappuccio. Al momento Grainne non capì il perché di quell’ordine, ma le fu chiaro quando vide che quel gesto ingenuo e spontaneo aveva richiamato su di lei l’attenzione di tutti i presenti, ed era ormai troppo tardi per rimediare.

Gli sguardi degli uomini erano quasi tutti rivolti verso di lei, tranne quello di un individuo piuttosto corpulento dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, seduto di spalle ad un tavolo d’angolo, che aveva continuato a mangiare in silenzio.

Grainne, piuttosto nervosa, vide con la coda dell’occhio uno di loro sorriderle con la bocca sdentata e rivolgerle uno sguardo che le fece accapponare la pelle dal disgusto. Altri due si scambiarono qualche commento all’orecchio, senza staccare gli occhi dalla ragazza e dal suo misterioso accompagnatore.

- Credo sia meglio andarsene. - sussurrò Legolas.

- Sì, credo di sì... - rispose Grainne.

Legolas annuì e fece per alzarsi, ma due robuste mani lo afferrarono per le spalle e lo costrinsero a sedersi con violenza.

- Non vorrete privarci così della vostra compagnia, amici ? - gracchiò una voce dietro di lui. Grainne alzò gli occhi, spaventata, e vide che tre dei presenti avevano circondato il loro tavolo e li guardavano sogghignando. Altri due si erano alzati dal loro tavolo e li stavano osservando. Nell’angolo, l’uomo dai capelli rossi continuava a mangiare. L’ostessa era sparita.

- Cosa volete... ? - disse Grainne cercando di mantenere la calma.

- Solo sapere come mai una bella fanciulla come te si trova in un posto come questo... - L’uomo che aveva parlato, dagli ispidi capelli corvini e un enorme naso schiacciato, si avvicinò ancora di più a Grainne, seguito dagli altri e ignorando completamente Legolas. La ragazza si strinse contro il muro.

- Su, bambina, non fare la ritrosa... - continuò l’uomo dai capelli neri - Non siamo altro che uomini soli...e tu stasera avrai l’onore di tenerci compagnia... -

Nel dire ciò, allungò una mano verso il viso di Grainne, che spostò la testa di scatto, spaventata. - No ! - esclamò.

In quel momento, l’espressione spavalda dell’uomo mutò in un insieme di sgomento e sorpresa.

- Non provare nemmeno a sfiorarla - sibilò una voce alle sue spalle - Altrimenti ti giuro che non vedrai l’alba, domani. -

Grainne guardò oltre l’uomo e vide che Legolas, silenzioso come un gatto, si era avvicinato al gruppetto e, con un movimento fulmineo, aveva estratto il pugnale che portava alla cintura e l’aveva puntato alla nuca dell’uomo. Alzando le mani, il bieco individuo fece un passo indietro.

- Ma guarda...invece che di uomini forti...la sgualdrina preferisce la compagnia di un maledetto elfo... - disse un altro, un boscaiolo dagli abiti marroni e dal volto squadrato. A causa di quel rapido movimento, il cappuccio che copriva la testa di Legolas gli era caduto sulle spalle, rivelando i lunghi capelli biondi, il viso sottile e le orecchie appuntite.

- Vieni qui, Grainne. - disse l’elfo. La ragazza si allontanò velocemente dal muro, mettendo le sue spalle contro quelle di Legolas.

Dal suo angolo l’uomo con i capelli rossi alzò un attimo la testa, anche se nessuno vi fece caso ; poi la riabbassò nuovamente sul piatto, ignorando ciò che stava accadendo intorno a lui.

Senza allontanare la lama del pugnale dalla nuca dell’uomo, Legolas lo costrinse a procedere lentamente verso l’uscita, con Grainne al suo fianco. - Ora noi ce ne andremo - disse, facendosi scudo con il corpo del suo prigioniero - Non tentate mosse false o non penserò due volte a tagliargli la gola. -

Ma, senza che l’elfo lo notasse, uno degli altri due uomini che fino ad allora erano rimasti immobili era scivolato rapidamente alle sue spalle.

- Attento, Legolas ! - esclamò Grainne troppo tardi.

- Voi non andrete da nessuna parte ! - gridò l’uomo, sferrando un colpo a pugni chiusi nelle reni dell’elfo. Legolas lanciò un grido di dolore e barcollò in avanti, lasciando andare l’uomo dai capelli neri il quale, ghignando, alzò una mano per colpire l’elfo alla testa.

- La pagherai, maledetto ! - disse, abbassando il braccio. Ma non fu abbastanza rapido perché Grainne, in un istante, afferrò uno sgabello e glie lo sfasciò in testa, facendolo crollare sul pavimento privo di sensi.

Colti alla sprovvista da quella reazione inaspettata, due dei rimanenti estrassero i loro coltelli, pronti a colpire. Con un potente calcio, Grainne ne disarmò uno, che si accasciò al suolo stringendosi la mano rotta.

- Sarete voi a pagarla, maledetti bastardi ! - esclamò Grainne, furiosa

- Attenta, Grainne ! -

Udendo l’esclamazione di Legolas, la ragazza si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere l’uomo dai capelli neri avventarsi su di lei brandendo un candeliere che aveva preso da un tavolo, unica arma a sua disposizione, con un urlo rabbioso. Ma il suo impeto fu eccessivo ; alle sue spalle, Legolas, che si era ripreso dal violento colpo che gli era stato inferto, lo colpì di lato con l’arco ; poi, afferrando di nuovo il suo pugnale, si abbassò di scatto e trafisse il ventre del boscaiolo che si stava lanciando su di lui con la scure alzata.

Il boscaiolo crollò a terra, morto, e i suoi compagni, a quella vista, si fecero ancora più rabbiosi. Quelli che erano caduti si rialzarono e circondarono il principe elfo e la guaritrice, che, guardinghi, si trovavano ora nel mezzo della sala, coprendosi a vicenda le spalle. Grainne sfoderò la spada di suo padre, imitata da Legolas che, con un rapido movimento, aveva riposto l’arco e il pugnale. Muovendosi in cerchio, i due attesero che i loro avversari gli si lanciassero contro.

- Lurida cagna... - sibilò a denti stretti il cacciatore a cui Grainne aveva rotto la mano, avvicinandosi ai due - E tu, dannato elfo...vi taglieremo quelle belle teste e le appenderemo al muro di questo porcile come trofeo... -

In quel momento, l’uomo dai capelli rossi si pulì la bocca in una manica e si alzò in piedi.

- Se c’è una cosa che non tollero - disse, massaggiandosi il ventre con entrambe le mani - E’ di essere disturbato mentre mangio. -

Tutti gli uomini si voltarono verso di lui, stupiti nel sentirlo parlare, e Legolas approfittò di quell’attimo di distrazione per colpire con un fendente l’uomo che lo aveva assalito. Spalancando gli occhi dal dolore e dalla sorpresa, questo si accasciò a terra, mentre Grainne, facendo roteare la spada, cercò di colpirne un altro che si fece scudo con il suo lungo pugnale. Ma la ragazza fece un giro su se stessa e gli sferrò un fortissimo calcio ad un fianco, facendolo precipitare contro un tavolo che si ruppe in due per l’urto.

Mentre l’elfo e la fanciulla combattevano corpo a corpo con gli ultimi due aggressori rimasti in piedi, l’uomo dai capelli rossi si avvicinò lentamente a loro, con aria imperturbabile.

- Egoisti ! - esclamò - Non vorrete togliermi tutto il divertimento ? -

In men che non si dica, sollevò da terra l’uomo dai capelli corvini e lo scagliò contro il muro, dal quale poi scivolò a terra privo di sensi.

Grainne si voltò verso di lui e la sua bocca si spalancò dallo stupore. - Tu... ? ! - esclamò guardando quello strano personaggio che si spolverava le mani con noncuranza.

In quel momento l’ultimo degli avventori le si scagliò addosso con furia, ma Legolas lo fermò colpendolo sul dorso con il piatto della spada. L’uomo barcollò e finì dritto nelle mani del gigante fulvo, il quale lo afferrò per il bavero della veste, lo guardò un attimo scuotendo il capo e lo colpì forte con un pugno sulla testa, facendolo cadere svenuto ai suoi piedi.

Grainne e Legolas si guardarono intorno, ansimando, e quando videro che tutti i loro avversari erano ormai fuori combattimento, rivolsero i loro sguardi interrogativi all’uomo che li aveva aiutati.

- Tutto qui ? - disse lui allargando le braccia con la delusione di un bambino.

Grainne si avvicinò a lui barcollando e gli si piantò davanti con gli occhi spalancati.

- Beretar... ? - disse.

- Proprio io. Vedo che sei rimasta battagliera come un tempo. - rispose l’uomo.

Grainne rimase ammutolita. Nel frattempo, coloro che erano sopravvissuti ai colpi dei tre strisciarono in silenzio fuori dalla locanda e fuggirono più in fretta possibile.

- Ti stupisce così tanto vedermi qui, Grainne Skylark ? - disse Beretar in tono altero, pronunciando quasi con disprezzo il nome della ragazza.

- Mi stupisce vederti, semplicemente. - rispose lei - Ti credevo morto. -

Beretar scoppiò in una fragorosa risata, e Legolas notò, con raccapriccio, che un’orrenda cicatrice che procedeva dall’angolo sinistro della sua bocca fino all’orecchio gli allargava le labbra in un inquietante, innaturale sorriso.

- Sono in molti a crederlo - disse - O forse dovrei dire sperarlo ? Mi dispiace deludervi tutti, ma io ho molte vite...anche se ne ho già sprecate diverse. Quello che stupisce me, invece, è trovarti fuori da Edoras in compagnia di un elfo...e in questi abiti, per giunta. Devono essere cambiate molte cose da quando me ne sono andato. -

- Più di quante immagini - rispose Grainne.

- Oh, posso immaginarle, invece... - Voltando le spalle ai due, Beretar prese uno sgabello e vi si sedette pesantemente. - Ostessa ! La mia gola brucia ! Voglio un’altra birra, subito ! -

Tremante, la donna fece capolino da sotto il bancone e obbedì all’ordine del gigante dai capelli rossi.

- Nonostante sia trascorso molto tempo, la tua prepotenza è rimasta la stessa. - disse seccamente Grainne.

Beretar inghiottì rumorosamente una lunga sorsata di birra e si pulì la bocca con il dorso della mano. - Prepotenza ? - disse - Sì, forse hai ragione...che ci vuoi fare, io sono fatto così. Ma almeno posso permettermi di andare in giro senza dovermi nascondere sotto un mantello. Quale terribile crimine puoi aver commesso per esservi costretta, Grainne ? - Si alzò in piedi. - Oh, scusami. Devo forse chiamarti... -

- Non aggiungere una parola. - lo zittì Grainne con un brusco cenno della mano - E’ stato sgradevole conoscerti ed è stato altrettanto sgradevole averti ritrovato. Se esiste qualcuno che deve provare vergogna per le proprie azioni, quello sei tu, prima di tutti. -

Beretar si mise di fronte alla ragazza, le mani sui fianchi. La sua imponente statura faceva apparire Grainne un esile fuscello pronto a spezzarsi, al suo confronto, eppure la fanciulla non indietreggiò di un passo.

- Devo dedurre che le tue parole significano che nemmeno tu hai le mani completamente pulite, Grainne. Sai, prima o poi dovrai imparare a frenare la tua lingua, altrimenti tutto ciò che dici potrebbe ritorcersi contro di te... - le disse squadrandola da capo a piedi.

Inquieto, Legolas si frappose tra i due.

- Ora basta ! La tua insolenza ha superato il limite ! - disse al gigante puntandogli contro l’indice - Chi sei ? Come ti permetterti di parlarle in questo modo ?-

Senza smettere di guardare Beretar negli occhi, Grainne aprì la bocca, ma l’uomo le impedì di parlare.

- Mi presento da solo. - disse - Io sono Beretar, figlio di Beriador, ed ero un Rohirrim. -

Legolas lo guardò, incredulo. - Un cavaliere di Rohan ? - disse.

- Tra i migliori, a mio tempo - continuò Beretar - Questa fanciulla a cui tieni tanto può confermartelo. -

L’elfo si voltò verso Grainne, che lo guardò con espressione sgomenta.

Beretar sogghignò. - Credo che ci siano molte cose che non sai di lei. Lo capisco dalla tua espressione. -

- Ne sei convinto, Beretar ? Io la conosco abbastanza da darle tutta la mia fiducia. -

- Legolas... - disse Grainne portandosi una mano al viso.

Beretar rise. - Oh, no. Ti sbagli di grosso, Elfo. - disse - Tu pensi di conoscere questa donna...in realtà non la conosci affatto. Tu non sai chi si cela sotto il suo viso innocente...hai davanti a te il Capitano dei Cavalieri di Rohan...Primo Maresciallo del Mark. -

Legolas guardò la ragazza, sbigottito. - Tu... -

- Non mi credi ? Te ne darò la prova. Guarda cosa porta al collo. - Beretar allungò una mano verso Grainne, ma lei, fulminea, la afferrò con una forte presa, fissandolo con occhi duri.

- E’ questo che cerchi, Beretar ? Non lo porto più al collo, ormai. -

Con l’altra mano, la fanciulla frugò in una tasca interna della tunica e ne estrasse un medaglione rotondo, di ferro battuto, che rappresentava un cavallo impennato. Il simbolo del Primo Maresciallo dal Mark.

Legolas era rimasto senza parole. - Grainne...ma... -

- Non mi appartiene più, ormai. - disse la ragazza, lasciando andare la mano del guerriero dai capelli rossi. Con sguardo spento, osservò a lungo il medaglione, come se lo vedesse per la prima volta dopo molto tempo. - Non sono più io il Capitano. -

Anche Beretar apparve sorpreso nell’udire quella notizia. - Perché ? - domandò semplicemente.

- Perché ho fatto in modo che i dubbi mi divorassero. - rispose, senza staccare gli occhi dal medaglione - Perché ho lasciato che i miei soldati venissero massacrati senza poterlo impedire. Ho abbandonato il mio incarico e sono fuggita per la vergogna. Non ero degna del mio incarico...non lo sono mai stata. -

Beretar tacque e tornò a sedersi - La tua sincerità ti fa onore, ma non ti offre alcuna giustificazione. - disse.

Legolas, sconvolto, non sapeva cosa pensare. Non riusciva a capire il comportamento di Grainne, eppure non la accusava di nulla, né la denigrava per esso. Non sapeva nemmeno lui perché, ma tutto ciò che avrebbe voluto fare in quel momento, vedendo la vergogna e il dolore manifestarsi insieme negli occhi della ragazza, era andare da lei e stringerla fra le braccia per consolarla...

Ma quando Grainne alzò lo sguardo verso Beretar, Legolas vide che la forza e l’orgoglio avevano preso il posto di quei sentimenti.

- Ma non abbandonerò la mia terra, Beretar. - disse - Una minaccia è partita da Edoras, e rischia di mettere in grave pericolo il Bosco Atro... -

- Bosco Atro ? - disse Beretar aggrottando la fronte.

- Hanno tradito l’Alleanza, Beretar. I Cavalieri di Rohan. Sembra impossibile, eppure è così. Qualcuno vuole scatenare una guerra senza senso che si rivolgerà anche contro Edoras... -

Beretar scoppiò a ridere. - I Cavalieri di Rohan ? ! Non ho mai sentito una sciocchezza del genere ! I Rohirrim non saranno irreprensibili, ma sono troppo ottusi per arrivare ad una strategia tanto sottile...sottile e insensata, perché, in tutta onestà, non vedo chi potrebbe ottenere vantaggio da una soluzione del genere ! -

Legolas si fece avanti. - Ciò che dice Grainne è la verità. Chiunque sia, va fermato prima che sia troppo tardi. -

- Anche se lo fosse - aggiunse Beretar - Perché raccontate tutto questo proprio a me ? Potrei essere anch’io uno di quei traditori... -

Grainne scosse il capo. - Ti conosco bene, Beretar. Hai sempre voluto fare tutto di testa tua, non hai mai obbedito ad un ordine che non avessi voglia di eseguire. Eppure eri un buon soldato, anche se non ho mai capito per quale motivo abbia lasciato i Rohirrim. -

- Vuoi sapere perché ? - disse Beretar ergendosi in tutta la sua statura davanti alla fanciulla e all’elfo - Perché non potevo tollerare che i Rohirrim venissero comandati da una donna, che per quanta famigliarità potesse avere con le armi, restava sempre una donna ! Voi non siete fatte per combattere ! Io lo ero ! E avrei potuto servire Theoden con fedeltà se me l’avesse permesso...invece ha preferito te...una ragazzina che amava giocare con la spada...per questo me ne sono andato. - Si rimise a sedere pesantemente. - Puoi disprezzarmi per questo, Capitano ? -

Grainne rimase un momento senza parlare. - No - rispose con amarezza - Tu almeno hai avuto il coraggio di fare ciò che gli altri non hanno voluto...e che con i loro gesti meschini e miserabili hanno contribuito a far sì che io prendessi la tua stessa strada. Nonostante tutto apprezzo la tua franchezza, Beretar. -

- Un momento, Grainne...di cosa stai parlando ? - domandò Legolas, preoccupato, mentre lo stesso Beretar la guardava con aria interrogativa.

La ragazza lo guardò con occhi tristi, ma colmi di dignità. - Di nulla di importante, Legolas. Credimi, nulla di importante. -

Il guerriero si portò una mano alla fronte, pensieroso.

- Manco da Edoras da molto tempo, ormai - disse - Ma ho sentito diverse voci su quello che sta accadendo. In effetti nemmeno io sono tranquillo. -

- Spiegati meglio. - disse Grainne.

Beretar si alzò e camminò verso la finestra. - Dicono che Theoden si sia recato a nord in missioni di ricognizione e non sia ancora tornato. Il governo della terra di Rohan ora è in mano al suo consigliere...Grima Vermilinguo. -

- Vermilinguo... -  ripetè Grainne - Non mi sono mai fidata di lui. Eppure Theoden l’ha sempre tenuto in grandissima considerazione. -

- Il solo nome ispira tutto fuorché fiducia. - disse Legolas.

- Quindi i traditori potrebbero stare ordendo le loro trame all’insaputa di Theoden... - disse Grainne.

- Può darsi. - rispose Beretar - Ma può anche darsi che stiano agendo ai suoi danni. - Il guerriero tornò a sedersi.

- Cos’altro sai ? - domandò Grainne, sinceramente preoccupata.

- Nient’altro. - rispose Beretar - Ora dovete dirmi ciò che voi sapete, così forse le mie idee saranno un po’ più chiare. -

Legolas andò a sedersi accanto all’uomo. - Allora tocca a me parlare. - disse.

L’elfo raccontò a Beretar tutto quello che era accaduto nella foresta di Fangorn, inclusa la scomparsa di Aragorn, e di come Grainne gli avesse salvato la vita, e il guerriero lo ascoltò con attenzione. Poi, quando Legolas ebbe terminato, disse :

- Non credevo che tu avessi abbandonato la guerra per l’arte della guarigione, Capitano. Anche se non condivido pienamente la tua scelta, devo dire che è ammirevole. Quanto al tuo racconto, Legolas, devo dire che, se è tutto vero, e temo che lo sia, è preoccupante. Soprattutto perché credo di cominciare a capire quale mente malvagia possa trovarsi dietro a tutto questo. -

Grainne chiuse gli occhi.

- In molte città si parla di un Oscuro Signore che ha la sua fortezza a Barad Dûr...alcuni ritengono che si tratti di una leggenda, ma... -

- Non è una leggenda ! - esclamò Legolas - Sauron è tornato e la sua mano nera si sta stendendo sulla Terra di Mezzo ! Sta cercando l’Anello del Potere, e se dovesse trovarlo sarebbe la fine ! -

- Lo so benissimo, Elfo - disse Beretar - Se non mi avessi interrotto ti avrei anche spiegato perché sono sicuro che sia tutto vero. - Il guerriero tracciò con un dito il percorso della lunga cicatrice che gli solcava il viso. - Questa è opera dei suoi maledetti Orchi. - continuò - Tempo fa ebbi la disgrazia di imbattermi in una loro squadriglia...questo fu il ricordo che mi lasciarono, in nome del loro nero Padrone, prima che li sterminassi. La condanna a sorridere per tutta la vita. Da allora ho giurato a me stesso di fare in modo che Sauron non potesse mai più sorridere, qualunque forma abbia dietro a quell’orribile occhio rosso che i suoi mostri portano impresso sull’armatura. -

- Allora vieni con noi ! - esclamò Grainne - Non permettere che Rohan cada nelle mani dell’Oscuro Signore ! Tu puoi aiutarci... -

Beretar rise. - Certamente...un Rohirrim rinnegato, un elfo male in arnese e una donna soldato che guarisce invece di uccidere ! Faremo grandi cose, noi tre ! - Poi il suo sguardo si fece cupo. - Non credo di essere un ospite gradito ad Edoras. Ma potrei comunque accompagnarvi là. Ormai non ho più nulla da perdere. Quanto al vostro amico Ramingo, non sperate di trovarlo vivo. Le prigioni di Edoras non perdonano...tantomeno i loro carcerieri. -

Grainne e Legolas si guardarono negli occhi, sconfortati da quelle parole.

- Fino a quando ci sarà vita ci sarà speranza, Beretar - disse poi Legolas - Non abbandoneremo Aragorn proprio adesso che gli siamo vicini. Allora, sei con noi ? -

- Lo deciderò domani mattina. - rispose Beretar - Se mi troverete ancora qui, allora verrò con voi ad Edoras. Ma ora ho bisogno di dormire. Il movimento di questa sera mi ha stancato. -

Detto questo, il guerriero dai capelli rossi salì le scale e si diresse nella sua stanza.

Legolas lo seguì con lo sguardo. - Anche noi abbiamo bisogno di dormire, Grainne. - disse. La ragazza annuì.

Da dietro il bancone, l’ostessa alzò timidamente una mano. - Ho ancora una stanza libera, se volete. Una sola. - disse.

Legolas guardò Grainne, ma la ragazza sfuggì timidamente i suoi occhi.

- La prendiamo. - disse.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


15

15. La promessa

 

 

 

La camera di Legolas e Grainne era piuttosto piccola, ma, contrariamente al resto della “Sosta della volpe rossa”, pulita ed accogliente. Accanto al muro si trovava un letto ad un solo posto ; una lampada a olio spenta era posata sul tavolo vuoto, in mezzo alla stanza, insieme a due sedie. In un angolo vi era un camino acceso, che dava un certo senso di calore all’ambiente, e davanti ad esso si trovava una panca in legno con lo schienale grezzo e piuttosto scheggiato. Legolas vi si avvicinò e, dopo essersi tolto il mantello, ve lo stese sopra.

- Io dormirò qui. - disse - Il letto è tuo. -

- Ma tu sarai molto stanco...non... - tentennò Grainne.

Legolas scosse la testa. - Tu lo sei sicuramente di più. E’ stata una serata molto pesante per te. - disse con una punta di preoccupazione nella voce.

Grainne sospirò e si tolse il mantello, buttandolo con noncuranza sul letto. Poi si sedette sulla panca e rimase in silenzio a contemplare le fiamme che ardevano nel focolare.

Legolas le si sedette accanto, senza dirle nulla.

- Mi ricordo le serate passate davanti al camino, sulle ginocchia di mio padre che mi raccontava meravigliose favole per farmi addormentare... - disse la ragazza - Tutto sembrava perfetto, allora. I giorni trascorrevano felici e spensierati...e mio padre diceva che il sole avrebbe sempre illuminato il mio cammino, ovunque fossi andata. Ero il suo orgoglio, diceva. Il coronamento dei suoi sogni, una figlia guerriera... -

Grainne scosse il capo, mentre le lacrime cominciavano ad offuscarle la vista. - Quando entrai a far parte dei Cavalieri di Rohan, fu come se avessi realizzato tutti i desideri di mio padre. Avrei servito con onore la mia terra e il nome della mia famiglia avrebbe brillato nella gloria dei secoli. Che illusa ! Ero solo una sciocca ragazzina sognatrice. Ben presto mi resi conto che la vita in mezzo ai Rohirrim non era così meravigliosa come credevo. Ma tutti i soprusi che dovetti subire non servirono a farmi tornare sui miei passi, ma mi resero ancora più forte e battagliera. Tutta la mia rabbia emergeva in battaglia...finchè Theoden si rese conto del mio valore e decise di nominarmi Primo Maresciallo del Mark. -

- Una nomina ben meritata, allora. - disse Legolas sorridendo.

- Anch’io lo credevo. Ma non gli altri Cavalieri. Theoden nutriva una profonda fiducia in me, nelle capacità strategiche che avevo dimostrato, e sapeva che io l’avrei servito con fedeltà fino alla morte, come un vero soldato...e invece gli altri Rohirrim, invidiosi, malignavano che avessi usato ben altri metodi per convincere il Re a nominarmi Capitano... - Grainne fece una smorfia di disgusto. - Alcuni soldati ambiziosi abbandonarono l’esercito, vedendo deluse le loro aspettative. Beretar era tra loro ; credo che mi abbia sempre detestato profondamente, ed essere costretto a sottostare ai miei comandi doveva essergli insopportabile. In breve rimasi sola ; pochi soldati mi restarono fedeli, e anche se obbedivano ai miei ordini capivo perfettamente che dietro ogni loro atteggiamento di sottomissione si celavano derisioni a non finire. Io non me ne curai fino a quando...fino a quando... -

La voce della fanciulla si ruppe. Legolas, preoccupato, stese una mano verso quella di Grainne, intrecciando le sue dita con quelle della ragazza, la cui voce si fece dura e piena di rancore.

- ...fino a quando, una notte, fui costretta a subire la più terribile delle umiliazioni...ad opera dei miei stessi uomini... -

Legolas la interruppe. - Non raccontare più, se per te è troppo doloroso. Non ti chiederò nulla, lo sai. -

Grainne volse di scatto la testa verso l’elfo, mentre lacrime di rabbia le solcavano il viso. - Ma ebbi subito la mia vendetta, Legolas...la vendetta più terribile, perché non fui io a cercarla ! Nove Cavalieri persero la vita... - La ragazza si interruppe, e, notando l’espressione interrogativa dell’elfo, capì che era meglio non aggiungere altro a quel proposito. Legolas, comprendendo il dolore della ragazza e soffrendo con lei, non le chiese nulla.

- Il giorno seguente mi recai da Theoden e gli dissi che volevo abbandonare il mio incarico. Gli restituii il medaglione, e gli confessai ciò che era successo, ma senza rivelargli tutta la verità sul comportamento dei miei soldati, confessando solo che non ero stata in grado di difenderli. Gli dissi che non ero degna di essere il Primo Maresciallo del Mark, perché un Capitano non abbandona mai i suoi soldati, e provai un’immensa vergogna per ciò che stavo facendo. Poi gli rivelai i dubbi che ormai da tempo mi tormentavano...su come ritenessi più giusto salvare le vite altrui anziché sopprimerle...Theoden accettò le mie dimissioni, ma rifiutò di riprendere il medaglione, dicendo in quel momento ero l’unica persona in grado di ricoprire quell’incarico, e che era certo che, anche se me ne fossi andata, non avrei mai abbandonato la mia terra, ma sarei stata di nuovo pronta a difenderla nel momento del bisogno... -

- Ma è quello che stai facendo in questo momento, non te ne sei accorta ? - disse dolcemente Legolas.

- Sì, anche se mi fa paura...ma Rohan è la mia patria, e farò di tutto per salvarla, anche se, quando me ne andai, ero più che decisa a non tornare mai più. Portai a termine il mio incarico recapitando messaggi ai sovrani dei popoli liberi della Terra di Mezzo...poi partii per Minas Tirith, dove rimasi come apprendista guaritrice fino a quando giunsi da te. -

- Allora...venisti anche a Bosco Atro, prima di lasciare Edoras ? - disse Legolas, sorpreso.

- Sì. Tuo padre mi conosceva bene, così come mi conosceva Elrond di Rivendell. Sono stata più volte nel tuo regno, a capo della scorta di Theoden. -

Legolas rise. - Allora era te che vedevo, dietro l’elmo del Capitano, quando rimanevo nascosto tra le file dei consiglieri di mio padre...come ho potuto dimenticare i tuoi occhi ? -

Grainne sorrise a sua volta. - Vedevi quella che ormai non sono più, Legolas. Nei miei occhi un tempo vi era orgoglio, ora solo rimorso e vergogna. -

- Non dovresti parlare così - disse Legolas - Ben poche sono le fanciulle che hanno avuto il coraggio di prendere la strada che tu hai scelto... -

- Sono stata solo un’ingenua, Legolas. Ero convinta che quella strada mi avrebbe portata lontano, verso l’onore e la gloria...nella mia mente avevo ben chiara come sarebbe stata la mia vita, e invece ho scoperto che era solo un sogno sfuocato... -

Legolas la guardò negli occhi, il viso illuminato dalla calda luce delle fiamme che si stavano indebolendo.

- A nessuno viene data la mappa della propria vita, Grainne - disse - Tutto ciò che possiamo fare è tracciarla noi stessi, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Vedere fin dove siamo giunti senza sapere dove andremo. A volte la fine del viaggio sembra vicina ma non lo è affatto, e dobbiamo creare in noi il coraggio di affrontare ciò che verrà, per quanto terribile possa essere. E quando non ti sentirai in grado di farlo da sola, mi troverai accanto a te a sostenerti... -

- Stai parlando quasi come faceva mio padre...quando ero triste, aveva sempre dolci parole per rassicurarmi, e io sento di averlo deluso profondamente. Chissà cosa avrebbe detto, sapendo della mia decisione... -

Legolas strinse la mano della fanciulla nella sua. - Ti avrebbe detto di tornare a casa - le disse - E ti avrebbe accolta a braccia aperte, come farebbe ogni padre che ama la propria figlia e ne sente il dolore. -

Grainne vide lo sguardo limpido e sincero di Legolas, e sentì il suo cuore battere sempre più forte, traboccante di gioia e amore per l’elfo che le stava accanto e le parlava come se avesse cancellato tutto il male dalla sua vita. Se solo avesse potuto essere così...se solo avesse potuto lasciarsi andare ai suoi sentimenti...

La ragazza tacque per un istante. - Io ho bisogno di te, Legolas... - gli sussurrò timidamente - Fino...fino a quando mi resterai vicino ? -

L’elfo sentì rafforzarsi una sensazione che aveva provato spesso negli ultimi tempi, e capì che la sua vita non avrebbe mai avuto un senso se fosse rimasto lontano da Grainne. Guardandola nei luminosi occhi verdi, la vide meravigliosa, leggiadra e forte come un fiore, come una bianca nuvola nel cielo, come il vento che agita le foglie e accarezza l’erba.

- Per sempre - le rispose, sentendo l’anima in subbuglio - Resterò con te per sempre. -

Rimasero così, trepidanti, a guardarsi negli occhi senza parlare, per la paura di spezzare l’incantesimo che si era creato tra loro, e l’unico suono che potevano avvertire era il crepitio delle braci nel camino.

- Io...non merito tanto... - disse Grainne.

- Hai ragione. - rispose Legolas - Meriti di più. -

Lentamente, i loro volti si avvicinarono e, nel momento in cui Grainne sentì le morbide labbra dell’elfo schiudersi sulle sue, temette di stare sognando.  Portò una mano al viso di Legolas, e gli accarezzò la guancia ; poi la fece scendere piano sul suo collo, posandogliela infine sul petto, dove sentì il suo cuore e ne percepì ogni singolo battito...e sapeva che ogni battito era per lei, era suo, le apparteneva, come lei, ormai, apparteneva a lui...

- Ti amo, Enedore - sussurrò Legolas accarezzando dolcemente i lunghi capelli della fanciulla, rapito dal suo sorriso - Ma non me ne sono mai reso conto fino a quando ho creduto di averti persa. Ti prego, non lasciarmi di nuovo... -

- Non ti lascerò mai più, Principe - disse Grainne abbracciando l’elfo, ricambiata, e baciandolo nuovamente - Mai, mai più. -

Così, mentre Legolas e Grainne si scambiavano sulle labbra quella dolce promessa, le braci morivano nel focolare, lasciandoli soli nell’oscurità, uniti da quell’amore che il destino non avrebbe mai potuto spezzare.

 

 

 

NdA : Ueh, non pensate male ! Ricordatevi che questa fic è RIGOROSAMENTE PG-13 !

Piccola nota di copyright : il discorso di Legolas sulla “mappa della vita” è basato sulla canzone “One way donkey ride” di Sandy Denny.

Su ciò che è veramente successo a Grainne, si saprà di più prossimamente (se non l’avete ancora capito...io sono estremamente prevedibile, sigh !).

RCB

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


16

16. Il potere del Palantìr

 

 

 

 

Grainne si svegliò poco prima dell’alba nelle braccia di Legolas, la testa appoggiata contro il petto dell’elfo che, stretto in un angolo della panca davanti al camino, la cingeva a sé come se non volesse più lasciarla andare.

La fanciulla aprì piano gli occhi e alzò lo sguardo verso il viso del principe che dormiva serenamente seduto sullo scomodo sedile di legno. Sollevò lentamente una mano e, sorridendo, gli sfiorò le labbra che aveva a lungo baciato la sera precedente.

Non le importava più di nulla, né del suo passato, né della maledizione che incombeva su di lei, né del futuro che il loro amore non avrebbe probabilmente mai avuto. Tutto ciò che voleva era assaporare ogni istante trascorso accanto a Legolas, senza pensare agli ostacoli che avrebbe potuto incontrare, perché finalmente una certezza, una sola, grande certezza, aveva polverizzato tutti i dubbi che la tormentavano. Legolas la amava e lei amava lui ; solo questo era importante, e con lui accanto avrebbe potuto fare qualunque cosa.

Grainne si voltò verso la finestra ; l’oscurità stava svanendo nella nebbia del mattino che si alzava a poco a poco dall’erba intrisa di rugiada, e il cinguettio degli uccelli chiamava la risveglio tutte le creature che abitavano la foresta. Era tempo di partire.

La ragazza tornò a guardare Legolas e le dispiacque doverlo svegliare, perché nel sonno il suo viso mostrava tutta la serenità e l’innocenza di un bambino, e lei si disse che in vita sua non aveva mai visto nulla di più bello.

- Legolas... -

Lentamente, l’elfo aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto tranquillo della fanciulla che teneva stretta a sé. Sorrise e la baciò, come per ringraziarla del buon risveglio che gli aveva offerto.

- E’ ora di mettersi in viaggio, vero, piccola guerriera ? - le disse dolcemente - Edoras ci aspetta. -

Grainne annuì ed entrambi si alzarono sgranchendosi gli arti ancora rattrappiti per la notte trascorsa su quello scomodo giaciglio. Poi raccolsero le loro cose e lasciarono la stanza.

Dopo essere scesi al pianterreno, i due videro che la sala, che la sera precedente era stata quasi completamente distrutta dal combattimento che vi aveva avuto luogo, era già in perfetto ordine...e tristemente vuota.

- Credi che Beretar se ne sia già andato ? - domandò Legolas a Grainne.

La ragazza alzò le spalle. - E chi lo sa ? - rispose - Non ho mai conosciuto nessuno di più imprevedibile. -

Sperando in cuor loro che il gigantesco guerriero dai capelli rossi si trovasse ancora da qualche parte nella locanda, i due cercarono l’ostessa e la trovarono china a lavare il pavimento.

Dopo aver regolato con loro il conto, la donna disse che Beretar si era alzato molto presto ed era partito senza nemmeno fare colazione. Delusi, Grainne e Legolas lasciarono la locanda e andarono a prendere i loro cavalli, che il garzone aveva condotto in una piccola stalla sul retro la sera precedente.

- Sapevo che non l’avremmo rivisto. - disse Grainne sellando il suo cavallo - Beretar è così orgoglioso che rinuncerebbe perfino alla vendetta pur di non essere costretto a tornare sui suoi passi. -

- Non importa - ribattè Legolas conducendo il suo destriero fuori dalla stalla seguito da Grainne - Ce la faremo anche senza di lui. Siamo partiti in due e in due arriveremo. Sono certo che, se riusciremo a portare a termine la nostra missione, anche Beretar avrà la sua vendetta. -

- La mia vendetta me la prendo da solo, Elfo. -

Nel sentire quella voce profonda e decisa, Grainne e Legolas si voltarono di scatto.

Da dietro l’edificio apparve il guerriero fulvo che, cavallo alla mano, si avvicinò ai due che lo guardavano piacevolmente sorpresi.

- Beretar ! - esclamò Grainne - Non ci speravamo più ! Credevamo che fossi già lontano, ormai ! Allora verrai con noi ? -

L’uomo inarcò un sopracciglio, e un sorriso sarcastico gli comparve sulle labbra. - Verrò con voi - rispose - Ma, beninteso, non lo farò per aiutarvi, né per Edoras. Il mio conto con quella città è chiuso da anni. Voglio solo che il cane che ha osato farmi questo - disse indicando la cicatrice - la paghi cara. -

Legolas lo guardò e sorrise, convinto che dietro le parole dell’uomo non ci fosse solo quell’aspro desiderio di vendetta personale.

- Non importa la tua motivazione ; il tuo scopo è comunque anche il nostro. Siamo felici che tu sia con noi, Beretar. - disse.

L’uomo non rispose e balzò in sella, imitato dai suoi nuovi compagni di viaggio.

- Bene - disse spronando il suo cavallo - Andiamo. -

 

 

Intanto, nelle oscure prigioni di Edoras, Aragorn giaceva sul pavimento della sua fredda cella, stanco ed affamato. Nemmeno il più piccolo raggio di luce penetrava fra quelle quattro mura, e il Ramingo aveva perso completamente la cognizione del tempo.

Da quanti giorni si trovava là dentro ? Tre ? Quattro ? Non lo sapeva, né gli importava saperlo. Legolas era stato ucciso e lui trascinato per chissà quali oscuri motivi in quei freddi sotterranei.

Per tutti il giorno che seguì il suo arrivo non aveva ricevuto nessuna visita ; solo dopo molte ore una guardia gli aveva portato una ciotola di cibo e se ne era poi andata senza dire una parola. Nessun altro si era più fatto vedere da allora.

Cosa volevano da lui ? Perché avevano deciso di risparmiarlo anziché ucciderlo come avevano fatto con gli altri ?

Pensando a ciò che era accaduto a Fangorn, il sangue gli ribollì nelle vene.

Legolas, amico mio, ti vendicherò, si disse.

Vi vendicherò tutti.

Forse quel desiderio di vendetta era tutto ciò che lo teneva in vita, insieme al ricordo della sua amata Arwen. Con il cuore gonfio d’angoscia, pregò che la fanciulla non venisse a sapere cos’era successo, perché era certo che la disperazione avrebbe potuto spezzare quel fiore tanto fragile.

Arwen...

Il Ramingo tornò in sé a causa di un improvviso rumore di passi che si fece sempre più forte avvicinandosi alla sua cella. Con un rumore secco, la serratura scattò e una guardia aprì la porta facendo entrare un cavaliere in alta uniforme, il quale depositò accanto ai suoi piedi un pesante oggetto sferico avvolto in un prezioso telo rosso porpora. Guardandolo negli occhi, Aragorn riconobbe in lui il cavaliere che aveva guidato l’imboscata a Fangorn.

- Lasciaci soli. - disse alla guardia con un cenno della mano. Il soldato chiuse la porta e se ne andò.

L’uomo, tenendo le mani dietro la schiena, si avvicinò lentamente ad Aragorn.

- Tu sai chi sono io ? - gli disse in tono arrogante.

Aragorn gli lanciò un’occhiata piena d’odio, squadrando la sua figura da capo a piedi. - Certo che lo so. - rispose - Sei uno sporco traditore che non merita altro che la morte. -

L’uomo scoppiò in una risata, gettando indietro la testa corvina.

- Il mio nome è Zoren, e comando i Cavalieri di Rohan in attesa del ritorno del Capitano...cosa che, ahimè, temo non avverrà mai. E’ terribile, vero ? - disse sogghignando.

Aragorn tacque, senza staccargli gli occhi di dosso.

- Io invece so benissimo chi sei tu, Ramingo. Aragorn, figlio di Arathorn...meglio conosciuto nelle terre del Nord come Grampasso. O dovrei forse chiamarti Elessar, “gemma elfica”...oppure Estel, “speranza”, come faceva tua madre ? - Dopo aver pronunciato queste parole con disprezzo, si chinò verso il Ramingo. - Quali speranze nutrisse riguardo a te, non lo so...ma temo che non ne vedrà realizzata alcuna. -

Aragorn si alzò di scatto, cercando di avventarsi contro il cavaliere, ma questi, con un rapidissimo movimento, sguainò la spada e glie la puntò alla gola.

- Siediti e ascolta. - ordinò - Non ho intenzione di perdere più tempo del dovuto con te. Ti avrei già ucciso, se il mio Signore non mi avesse ordinato di portarti qui vivo e cosciente. -

Aragorn rimase immobile, disubbidendo al comando di Zoren.

- Il tuo Signore...quale tremendo incantesimo può aver sconvolto a tal punto la mente di Theoden Re ? - disse.

- Theoden ? - disse Zoren -  No, il vecchio Re non può immaginare nulla di quanto sta accadendo...del resto, come potrebbe, visto il luogo in cui si trova ora ? -

- Cosa gli avete fatto, dannate carogne ? ! - esclamò Aragorn.

- Credo che la cosa non ti riguardi. -

Zoren si mosse piano attorno al Ramingo, senza abbassare la spada.

- Theoden è un debole...non è degno del trono. Il suo permissivismo e i suoi atteggiamenti libertari verso la feccia della popolazione stanno riducendo il nostro regno ad un nido di larve...ma noi non lo permetteremo. -

- Noi ? - disse Aragorn.

- Edoras sta aspettando il suo nuovo Signore...un grande Re che la renderà capitale di tutta la Terra di Mezzo non appena gli altri popoli liberi saranno caduti sotto il suo potere. -

- Stai delirando - disse Aragorn incredulo.

- Nessun delirio ! - gridò Zoren con un lampo di follia negli occhi - Le uniche farneticazioni sono quelle di coloro che si oppongono all’avvento di Sauron ! Lui l’ha promesso ! Sciocco Ramingo, hai davanti a te colui che sarà uno degli uomini più temuti della Nuova Era, quando il potere del Signore che dimora nelle tenebre di Mordor si sarà mostrato in tutta la sua grandezza ! Quel giorno, io e tutti coloro che l’avranno servito fedelmente avremo la nostra ricompensa...il controllo di Rohan è solo una goccia nel mare di tutto ciò che lui può ottenere ! -

Mordor...ora capisco.

Aragorn scosse la testa, sconvolto dalle parole del cavaliere.

- E’ quello che lui ti ha fatto credere, Zoren ! Ma non ci sarà alcuna ricompensa per te, né per nessun altro ! Non capisci che sei solo una marionetta nelle mani di Sauron ? Che si libererà di te e di tutti gli altri non appena avrà raggiunto il suo scopo ? Rifletti, Zoren ! L’unica cosa a cui egli potrà condurre la Terra di Mezzo sarà la sua distruzione, e voi tutti sarete distrutti con essa ! Vuoi davvero tutto questo ? Sei così assetato di potere da non capire dove ti porterà un tale inganno ? -

Zoren sogghignò.

- Ti sbagli, Elessar...solo i nemici dell’Oscuro Signore sono votati alla morte, e io non sarò di certo tra quelli. E nemmeno tu... - L’uomo rinfoderò la spada e sollevò da terra il pesante involto color porpora. - ...perché tu ci aiuterai. -

Con un rapido gesto della mano, Zoren tolse il telo scoprendo una lucidissima sfera di pietra nera. Aragorn deglutì, temendo ciò che lo aspettava.

- Anche lui conosce la tua identità, erede di Isildur. Il tuo potere gli sarà di grande utilità, una volta che lui si sarà fatto strada dentro di te...perciò ora guarda, Elessar...guarda nel Palantìr... -

Aragorn cercò di resistere, ma sentiva che la terribile forza di colui che si trovava al di là della sfera stava prendendo il sopravvento.

- Guarda nel Palantìr ! - ordinò Zoren - Lasciati andare al suo potere ! -

Portandosi una mano alla tempia, Aragorn, incapace di staccare gli occhi dall’oggetto, vide in esso prendere forma un occhio fiammeggiante, e una voce sibilante si insinuò nella sua mente.

Elessar...

- No ! Non mi avrai ! -

Con uno scatto, Aragorn colpì la sfera facendola cadere dalle mani di Zoren, e nel momento stesso in cui la toccò, una fulminea ondata di energia pervase il suo corpo, costringendolo ad accasciarsi al suolo.

- Dannato Ramingo... - ringhiò Zoren chinandosi a raccogliere il Palantìr - Non potrai resistere all’infinito. Prima o poi le tue difese cederanno...e allora sarai uno di noi... - Poi, mentre Aragorn stava per rialzarsi, l’uomo gli sferrò con rabbia un calcio in faccia, facendolo nuovamente crollare sul pavimento.

- Guardia ! - gridò. Lo stesso soldato che pochi minuti prima l’aveva condotto dal suo prigioniero arrivò di corsa. - Niente cibo né acqua fino a quando lo ordinerò. Voglio vedere fino a che punto arriverà la tua resistenza, Elessar...e ricordati che, quando crollerai, sarò lì ad aspettarti... -

Detto questo, uscì dalla cella.

Aragorn, con la vista offuscata dal sangue che gli ricopriva il volto, riuscì solo a sentire la serratura scattare di nuovo e i passi dei due uomini che si allontanavano.

- Sei...sei solo un illuso... - disse alzandosi a fatica. Ma, dentro di sé, temeva fortemente il momento in cui le forze lo avrebbero abbandonato costringendolo a cedere alle lusinghe dell’Oscuro Signore.

 

 

Con gli occhi pieni di rabbia, Zoren si recò nella sala del trono. Vedendolo arrivare con passo spedito, i due soldati di guardia spostarono le loro lance per farlo passare, ma quando l’uomo fu giunto dinnanzi al portone, si fermò un momento, esitante.

Anche se si rifiutava di ammetterlo, l’omuncolo che si era insediato al posto di Theoden lo inquietava profondamente, pur sapendo benissimo che si trattava di un semplice intermediario tra l’Oscuro Signore e i suoi servitori...

Zoren respirò profondamente e fece il suo ingresso nell’ampio salone. I suoi occhi vagarono lungo le pareti della stanza semivuota, avvolta nell’oscurità, fino a quando individuarono, accanto ad una finestra dal quale un pesante tendone cremisi lasciava trapelare un lievissimo spiraglio di luce, una piccola figura ammantata di nero.

Il cavaliere deglutì nervosamente, mettendosi sull’attenti.

- Mio Signore... -

- Ha resistito ? - sibilò la figura senza muoversi di un passo.

- Sì. - rispose Zoren chinando il capo.

- Lo immaginavo. Posa il Palantìr e vattene. -

Lentamente, la sagoma nera si diresse verso il trono, sul quale si sedette togliendosi il cappuccio che copriva il volto deformato dalla malvagità e dalla sete di potere di Grima Vermilinguo, il tanto fidato consigliere di Re Theoden. Zoren, tremando, tentò di avvicinarglisi.

- Mio Signore, ho ordinato di tenerlo senza cibo né acqua finchè... -

- Il digiuno non servirà a piegarlo, idiota ! - sbottò Vermilinguo, facendo sobbalzare il cavaliere - Pensa piuttosto a far portare del cibo al vecchio...Theoden morto non ci servirà a nulla ! -

- Sì, mio Signore. - disse Zoren con voce incerta, inchinandosi ossequiosamente. Poi il cavaliere si diresse verso il portone ed uscì dopo aver posato la sfera su una colonna di pietra che si trovava al centro della sala.

- Sciocco incapace... - sibilò Vermilinguo appena Zoren fu uscito, alzandosi dal trono e dirigendosi in fretta verso il Palantìr - Presto non mi sarai più indispensabile...e allora troverò il modo di liberarmi anche di te... -

Dopo aver tolto il telo color porpora che copriva la sfera, l’uomo la fissò intensamente, avvicinando ad essa una mano senza però toccarla. Lentamente, nel Palantìr apparvero i contorni della città di Isengard, quindi l’immagine si focalizzò sull’alta torre di Orthanc e infine su ciò che in essa si trovava : un uomo dalla lunga barba bianca e dagli abiti dello stesso colore, seduto su un altissimo trono di pietra...Saruman, lo stregone.

- Mio Signore, Elessar non ha ceduto al potere del Palantìr... -

- Lo so. - rispose Saruman - E’ più forte di quanto immaginassi. Ma non temere, mio fedele Grima, riusciremo a piegarlo al volere di Sauron, prima o poi. E’ solo questione di tempo. Egli non è che un uomo, dopo tutto...che sia anche il Re di Gondor non ha alcuna importanza. Il suo sangue non gli servirà da scudo. Ma dimmi, che ne è di Theoden ? -

- Theoden si trova nei sotterranei del palazzo, mio Signore, nella più buia delle prigioni. La pozione che gli ho fatto somministrare lo mantiene in uno stato di parziale coscienza...il vecchio crederà di vivere in un sogno. -

- O in un incubo. - lo interruppe lo stregone, sogghignando.

- Esatto, mio Signore... - rispose ossequioso Vermilinguo - C’è solo da sperare che quell’idiota di Zoren non lo faccia morire di stenti... -

- Sarà bene per te che non lo faccia, Grima. - disse Saruman con voce sibilante - Altrimenti sai bene chi si assumerà la colpa del tradimento di Rohan, se dovessimo perdere il nostro prezioso burattino, vero ? Con tutte le conseguenze che ne deriveranno... -

Vermilinguo deglutì, raggelato da quella frase. - Sì, mio Signore. - rispose - Hai altri ordini ? -

- Sì - disse Saruman dopo aver riflettuto un momento - Abbiamo il Ramingo, ma non la ragazza. Lui la vuole, Grima ; è riuscita a sfuggire agli artigli dei Nazgûl, ma ora si sta avvicinando ad Edoras. E’ assai preziosa ; trovala, a costo di sguinzagliare i Cavalieri per tutta la Terra di Mezzo ! -

- Sì, mio Signore. - disse Vermilinguo inchinandosi di fronte alla figura dello stregone che svanì a poco a poco facendo tornare il Palantìr una semplice pietra nera levigata.

- Maledetta...avrei dovuto farla seguire quando se n’è andata... - ringhiò tra sé e sé spalancando i portoni. Appena lo videro uscire, le guardie si misero sull’attenti.

- Tu - ordinò ad una di loro - Vai a chiamare Zoren. -

Dopo pochi minuti, il cavaliere giunse trafelato al cospetto di Vermilinguo.

- Comanda, mio Signore. -

- Il Capitano sta per tornare. E’ vicina alla città, molto probabilmente cercherà di entrare di nascosto. Raddoppia le guardie, triplicale, fai quello che vuoi purchè tu la prenda viva. Quando sarà nelle tue mani, conducila immediatamente nelle prigioni, ma stai attento : nonostante la sua apparenza, è estremamente pericolosa. -

- Non fallirò. - disse Zoren inchinandosi.

- Non ti sarà permesso di fallire - disse in tono gelido Vermilinguo - Quella donna è l’unica persona in grado di mandare in fumo il nostro grande piano, perciò torna con lei o non tornare affatto. E ora vai. -

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


17

 

17. Lotta sull’Acquaneve

 

 

 

 

- Sto morendo di fame. -

Grainne e Legolas, stupefatti, si voltarono a guardare il guerriero dai capelli rossi, che si stava massaggiando il ventre con una mano.

- Beretar...siamo partiti da tre ore...non posso credere che tu sia già affamato ! - disse Grainne.

- E invece lo sono ! - ribattè Beretar - Stamattina sono uscito molto presto, con la ferma intenzione di andarmene per i fatti miei, e non ho nemmeno fatto colazione per evitare di incontrarvi... -

- Evidentemente, però, la tua coscienza deve averti parlato... - disse Legolas.

- Umph ! Diciamo solo che ho riflettuto un po’...e penso di aver preso la decisione più giusta. Più giusta per me, però, non per il mio stomaco ! -

Grainne e Legolas risero, sentendo il ventre di Beretar protestare vivacemente alla mancanza di cibo.

- Temo che dovrai aspettare che arriviamo ad Edoras per mangiare. Nemmeno noi abbiamo provviste, e perderemmo troppo tempo, fermandoci adesso. - disse la ragazza.

- E chi ve lo dice ? - Beretar fermò il suo cavallo e ne affidò le redini a Grainne. - Sarò di ritorno fra un attimo. -

Sbigottita, Grainne guardò l’uomo sparire di corsa tra gli alberi.

- E adesso che facciamo ? - domandò.

- E’ evidente. Ci fermiamo anche noi. - disse Legolas scendendo da cavallo.

Grainne lo guardò perplessa. - Ma non eri tu quello che voleva arrivare ad Edoras il più presto possibile ? -

- A stomaco vuoto non arriveremo da nessuna parte, Grainne. Non mangiamo da ieri pomeriggio. Io posso resistere ancora, ma voi due...credo proprio di no. -

- Un altro punto a sfavore della razza umana... - disse ironicamente Grainne smontando di sella e avvicinandosi a Legolas - Penso proprio che comincerò a detestare gli Elfi... -

- Ne sei sicura ? - disse Legolas sorridendo e chinandosi a baciare la ragazza.

I due legarono i cavalli ad un albero, poi Grainne si sedette sull’erba mentre Legolas si guardava intorno.

- Magnifico ! - esclamò ad un tratto l’elfo arrampicandosi agilmente su una pianta che si trovava accanto a Grainne e scomparendo tra i suoi rami.

- Legolas ! Cosa... ? Oh ! - La ragazza si scansò velocemente da sotto l’albero, mentre dai suoi verdi rami piombarono a terra numerosi frutti rossi, simili a mele, l’ultimo dei quali fu seguito da Legolas, che con un balzo si lasciò cadere dal ramo più alto.

- Questi ci toglieranno fame e sete per un po’. - disse Legolas chinandosi a raccogliere i frutti con l’aiuto di Grainne.

- La toglieranno ai cavalli, forse. -

Beretar apparve improvvisamente dal fitto della boscaglia, con un’espressione soddisfatta dipinta sul viso. Al suo fianco pendeva una bisaccia rigonfia.

- Le erbacce sono per gli animali ! Questo è cibo ! - disse poi sedendosi sull’erba e svuotando il contenuto della bisaccia, che consisteva in pane e carne essiccata. L’elfo e la ragazza si guardarono sorpresi, poi guardarono il guerriero con aria sospettosa.

- ...Dove hai preso queste cose ? - domandò Grainne.

Beretar sbuffò. - Le ho trovate - rispose - C’è forse qualche problema ? Abbiamo bisogno di energie, e quella stupida frutta non sarà sufficiente a saziarci per tutto il viaggio. -

- Beretar, questo è pane ! - sbottò Grainne.

- Lo vedo. -

- Beh, non mi risulta che il pane cresca sugli alberi o la carne sottoterra... - disse Legolas incrociando le braccia.

Beretar spostò altrove lo sguardo. - Insomma, l’ho solo...preso in prestito, ecco ! -

- Ah, sì ? E come pensavi di restituirlo ? Masticato ? - disse Legolas.

- Ho lasciato un guerriero e ritrovo un buffone ! - disse Grainne dando un rabbioso calcio alla terra - Beretar, dimmi subito dove hai preso tutto questo cibo ! -

Il guerriero sospirò. - Ricordate quel viandante che abbiamo incrociato poco prima di fermarci qui ? Beh... -

- Non credo alle mie orecchie ! - sbottò Grainne -  Beretar, come hai potuto derubare quel poveretto ? ! -

- Oh, non se la passava tanto male, fidati... - disse Beretar estraendo dalla tasca un sacchetto pieno di monete tintinnanti.

Grainne e Legolas guardarono l’uomo, esterrefatti. - Sei...sei un ladro ! Sei diventato un volgarissimo ladro ! - esclamò Grainne.

- Diciamo che rubo ai ricchi per dare ai poveri... -

- Certamente...e scommetto che il povero sei tu... - disse Legolas.

- Come hai fatto a indovinare ? - rispose Beretar con aria innocente.

- Beretar, riporta subito questa roba al suo proprietario, sempre che tu non...non...oh, grande Eru, non voglio nemmeno immaginarlo ! ! - disse Grainne portandosi una mano al viso.

- Calma, calma, Capitano - disse Beretar con voce seria - Sono un ladro, non un assassino. E poi il “poveretto” non era altro che un ricco e sprovveduto mercante di Edoras che viaggiava in incognito. Non ha perso molto, credimi. Anzi, non credo nemmeno che mi abbia notato. Aveva legato la borsa al suo cavallo, ho agito in tutta tranquillità mentre si abbeverava nell’Acquaneve. - disse poi indicando il fiume che scorreva poco lontano da loro.

Grainne lo guardò, furibonda. - Sei il disonore dei Cavalieri di Rohan, ecco cosa sei ! ! -

- I cavalieri di Rohan sono già abbastanza disonorati senza il mio contributo, Capitano ! - ribattè Beretar mettendosi faccia a faccia con Grainne, le mani sui fianchi.

- Grainne... - sussurrò Legolas afferrando il braccio della ragazza e guardandosi intorno con aria inquieta. Grainne non gli prestò attenzione.

- Non chiamarmi “Capitano” con quel tono, Beretar ! - disse agitando un dito davanti al guerriero.

- Ascoltate... - tentò nuovamente Legolas camminando intorno ai due con circospezione, sempre più agitato.

- Perché, cosa succederà altrimenti ? - rispose Beretar in modo arrogante.

All’improvviso, un’enorme clava di pietra si abbattè accanto ai tre compagni di viaggio, facendoli sobbalzare dallo spavento. Dagli alberi comparve poi un’orribile creatura alta il doppio di un uomo, con il corpo interamente ricoperto di scaglie verdi, che, ruggendo, fece roteare la clava attorno alla sua testa.

- Olog-hai ! - gridò Legolas - Fuggiamo ! -

Beretar e Grainne riuscirono appena a scansarsi quando la pesante clava del mostro si abbattè nuovamente accanto a loro.

- Ma che cos’è ? ! ? - esclamò Beretar, incapace di muoversi.

Prima che qualcuno potesse rispondergli, la creatura lanciò un altro ruggito di rabbia e sollevò la sua arma per abbatterla sul guerriero. Con un balzo felino, Legolas si lanciò contro Beretar e lo gettò di lato, evitandogli di finire schiacciato.

- E’ un Olog-hai ! - esclamò l’elfo - Un Troll dei boschi ! -

- Chiunque sia, noi non saremo il suo pasto ! - disse Grainne rialzandosi e sguainando la spada. Poi si chinò di scatto e colpì l’Olog-hai alla caviglia. Il Troll urlò di dolore.

Legolas incoccò velocemente una freccia e la sganciò, mirando alla fronte del mostro, ma questo, con una rapidissima mossa, bloccò la freccia a mezz’aria.

- Credevo che i Troll fossero tutti incommensurabilmente stupidi ! - esclamò Beretar.

- Non questo ! - rispose Legolas centrando un occhio della creatura, la quale si contorse gridando e si strappò il dardo dall’occhio ormai accecato.

- E’ fatta ! - gridò Grainne - Ai cavalli, presto ! -

Ma, come un vortice, il Troll abbattè con un colpo orizzontale gli alberi che si trovavano accanto ai tre,  i quali caddero a terra mentre i loro cavalli, ormai liberi, fuggivano al galoppo.

Sgomenti, i tre compagni si rialzarono e corsero via il più velocemente possibile, mentre Legolas continuava a scagliare frecce nella direzione del Troll. Ma la sua pelle era estremamente dura, e i dardi rimbalzavano su di essa come sulla pietra.

- Andiamo verso l’Acquaneve ! - gridò Beretar.

I tre corsero all’impazzata, seguiti dal mostro che non aveva intenzione di desistere e si stava mostrando incredibilmente resistente e veloce. Girandosi indietro più volte, il piccolo gruppo corse senza nemmeno sapere in quale direzione si stesse muovendo, fino a quando si fermarono all’improvviso sul bordo di una cascata. A causa di quel brusco arresto, Beretar perse l’equilibrio e rischiò di cadere, ma Grainne e Legolas riuscirono a trattenerlo.

Ma quando si girarono di nuovo, videro che il Troll li aveva raggiunti e, sanguinante, stava sollevando di nuovo la sua clava.

Legolas si guardò rapidamente intorno ; vide la cascata, i massi umidi che la circondavano e l’Acquaneve che scorreva impetuoso. Troppe sterpaglie lungo la riva impedivano una corsa veloce lungo essa.

- E’ finita ! - gridò - Non abbiamo altre vie di fuga ! -

Beretar rimase immobile per un istante, la mente in subbuglio, poi si voltò verso i due compagni. - No ! - disse - Una c’è ! -

In un attimo, srotolò dalla cintola una lunga frusta che scagliò verso un ramo pendente da un robusto albero che si trovava lungo la riva opposta, proprio al limite della cascata, avvolgendosi intorno ad esso.

- Tenetevi a me ! - gridò il guerriero.

- Sei pazzo ! - esclamò Grainne, obbedendo però a quell’ordine.

Appena prima che la clava del Troll si abbattesse sul gruppo, Beretar si lanciò attraverso il fiume, afferrando stretto il manico della frusta e lasciandosi andare con essa verso l’altra sponda. Grainne gridò, e Legolas chiuse gli occhi mentre si immergevano di colpo nelle fredde acque del fiume. Lottando contro la corrente, Beretar cercò di tirare se stesso e i compagni verso il ramo su cui la frusta era arrotolata, ma esso si piegava sempre di più per il peso che era costretto a sopportare.

- Non ce la faremo mai, Beretar ! - esclamò Grainne stringendosi al guerriero con tutte le sue forze.

- Ce la faremo, invece ! - rispose Beretar - L’importante è che il ramo non... - Improvvisamente si udì un sinistro scricchiolio. - ...ceda ! ! -

In men che non si dica, il ramo si spezzò e i tre vennero trascinati via dalla corrente verso la cascata, dalla quale precipitarono gridando di paura, e, dopo alcuni attimi interminabili, piombarono nell’acqua molti piedi più in basso.

Dopo aver percorso sott’acqua una distanza indefinibile, Legolas, annaspando, riuscì ad emergere in superficie, e si trascinò faticosamente a riva afferrandosi ad una radice sporgente. L’elfo si buttò sulla sponda dell’Acquaneve, ansimando, e, dopo aver tossito tutta l’acqua che aveva ingerito, si appoggiò sui gomiti, guardandosi intorno. La sua spada e l’arco erano stati portati a riva e giacevano poco distanti da lui ; tastandosi la cintura, sentì che, fortunatamente, il pugnale e la borsa erano ancora al loro posto. Le uniche perdite evidenti erano le sue frecce. Rialzandosi, cercò con lo sguardo i suoi compagni, convinto che non fossero affatto lontani. Poco più in là, infatti, Beretar si stava strizzando il mantello. Con il cuore in tumulto, Legolas lo raggiunse.

- Hai visto, Elfo ? - disse il guerriero togliendosi uno stivale per farne uscire l’acqua - Non è andata come prevedevo, ma siamo comunque riusciti a liberarci di quel dannato Troll... -

Legolas non gli prestò la minima attenzione e continuò a guardarsi intorno con espressione sgomenta, i capelli fradici incollati sul viso.

- No... - disse.

- Qualcosa non va ? - chiese Beretar avvicinandosi a lui, con espressione preoccupata.

- Grainne ! - esclamò rabbiosamente Legolas avventandosi contro il guerriero e afferrandolo per il collo della tunica - Stupido bestione ! Abbiamo perso Grainne ! ! -

 

 

- Non può essere lontana - disse Legolas che, con il cuore in gola, correva lungo la sponda del fiume cercando febbrilmente Grainne, seguito da Beretar - La corrente non era molto forte. Forse, più a valle... -

Dopo aver percorso un tratto abbastanza lungo, si fermò a riprendere fiato.

- Non la troveremo - disse l’uomo ansimando - Non la troveremo più... -

L’elfo non badò alle sue parole.

- Legolas... - disse Beretar, preoccupato, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Con uno scatto, il principe scostò la mano del guerriero e lo fissò negli occhi.

- Non parlare ! - gridò - Non dire una sola parola ! -

- Legolas, stiamo solo perdendo tempo...se l’acqua non l’ha ancora portata a riva per tutto questo tratto, significa che... -

- No ! - L’elfo si portò entrambe le mani alla testa. Poi, furioso, puntò un dito contro il petto di Beretar.

- Stammi bene a sentire ! - disse - Se vuoi andartene, sei libero di farlo. Nessuno ti trattiene. Ma io, senza Grainne, non andrò da nessuna parte ! Continuerò a cercarla, dovessi correre fino alla foce di questo maledetto fiume ! Ma se non dovessi più trovarla... - Il suo sguardo, dapprima duro e freddo come il ghiaccio, diventò triste e disperato.

- Tu la ami. - disse Beretar.

- Più della mia vita. - rispose Legolas

Il guerriero dai capelli rossi tacque, volgendo lo sguardo verso l’Acquaneve che scorreva ormai tranquillo.

- Anche se sono diventato un volgare ladro - disse - Dentro di me resto sempre un Rohirrim...e un vero Rohirrim serve il suo Capitano a costo della vita. -

Legolas sorrise, come per ringraziare Beretar per la solidarietà che gli stava mostrando.

- Andiamo, Legolas - gli disse, battendogli una mano sulla spalla - Cerchiamo il Capitano. -

 

 

Mentre la corrente la trascinava sempre più lontano, Grainne, che aveva cercato disperatamente di tenersi a galla, sentì le forze venirle meno. Perdendo conoscenza, la ragazza si lasciò trasportare dai flutti, mentre il suo pensiero inevitabilmente si rivolgeva al suo amore.

Perdonami, Legolas...devo nuovamente dirti addio...

Chiudendo gli occhi, provò un’indescrivibile sensazione di leggerezza, come se il suo spirito fosse uscito dal corpo e stesse volteggiando in un cielo dai mille colori.

Dunque è questo che si prova...ogni volta che il nemico cade sotto i miei colpi, io gli dono...la serenità...

Ad un tratto, le apparve in lontananza una figura nota. Colma di felicità, la ragazza cercò di raggiungerla, ma un ostacolo invisibile la fece fermare a pochi passi di distanza da essa.

Il cielo multicolore si trasformò in un mare d’erba, e lei si trovò a posare delicatamente i piedi su un enorme prato fiorito.

- Padre ! - gridò alla figura che la guardava sorridendo - Sei venuto a prendermi ? -

L’uomo sorrise. - Quel momento è ancora lontano, figlia mia. - le rispose.

Gli occhi di Grainne si riempirono di tristezza. - Ti prego, padre mio, non mi lasciare...mi sento così debole...una forza terribile mi sta soverchiando, e temo che presto soccomberò... -

- In te ci sono vita e morte, Grainne...trova la vita e con essa combatti la morte. -

- Sto già combattendo, padre, ma da sola non posso farcela ! Ti prego, non mi abbandonare...non mi abbandonare... - disse Grainne, supplichevole.

L’uomo scosse la testa. - Io non ti ho abbandonata, figlia...sono sempre con te, ma non sono io quello che può aiutarti. Devi credere in te stessa, ora che hai trovato qualcuno che crede in te e sarà sempre al tuo fianco. Ricorda che sarai solo tu a dover combattere. Sei una guerriera, figlia mia, questo è il tuo destino...non cedere mai...non cedere... -

La figura dell’uomo iniziò a dissolversi, e insieme a lui anche il mare d’erba scomparve, e all’improvviso sembrò calare l’oscurità.

- Padre ! - gridò la ragazza allungando un braccio davanti a lei.

- Lotta, Grainne...vinci su te stessa, figlia... - disse la voce dell’uomo, dissolvendosi nel buio.

Ad un tratto, Grainne si sentì soffocare, e, anche se non poteva vederlo, avvertì distintamente qualcuno afferrarla per le spalle.

- Grainne ! Grainne ! Puoi sentirmi ? - disse una voce confusa. La ragazza aprì piano gli occhi e intravide due sagome dai contorni sfuocati, chine su di lei. Un’altra voce risuonò nelle sue orecchie, ma non riuscì a capire le sue parole.

- Non così, sciocco ! Lascia fare a me ! -

Improvvisamente, Grainne sentì una forte pressione sull’addome, e, quasi involontariamente, si alzò a sedere di scatto, sputando tutta l’acqua che aveva nei polmoni.

- Grazie al cielo... -

- Vorrai dire grazie a me ! -

Tossendo convulsamente, la ragazza alzò piano la testa e si accorse di trovarsi fuori dall’acqua, in riva al fiume, sotto gli sguardi preoccupati di Legolas e Beretar.

- Sono...ancora viva... - disse, riprendendo fiato e scostandosi i capelli fradici dal viso.

Legolas la guardò con gli occhi colmi di lacrime di gioia. - Temevamo di non trovarti più... - disse stringendola a sè.

Beretar tossicchiò. - Veramente era lui che lo temeva...io ero più che certo che tu fossi viva e vegeta ! Hai sempre avuto una buona tempra, Capitano ! -

Legolas lanciò uno sguardo di disapprovazione al guerriero, ma non potè evitare di sorridere.

- Beretar, cerca della legna. - disse, sollevando la fanciulla tra le braccia - Abbiamo bisogno di un fuoco per asciugarci. -

L’uomo annuì e si mise alla ricerca di rami secchi da bruciare, mentre Legolas portava Grainne verso una piccola radura poco lontana dal fiume, nella quale avrebbero potuto accamparsi.

In breve, i tre si scaldarono davanti ad un bel fuoco ardente, e ciò fu per loro di enorme sollievo. Legolas si sedette accanto a Grainne, massaggiandole la schiena e le braccia infreddolite.

- La tua mossa avventata poteva costarci cara, Beretar. - disse Legolas con disapprovazione.

- Non essere troppo severo con lui, Legolas. In fin dei conti è merito suo se ci siamo salvati. - obiettò Grainne posando una mano sul braccio dell’elfo.

Beretar sorrise. - Legolas ha tutto il diritto di rimproverarmi. - disse - Ha rischiato di perdere ciò a cui teneva di più al mondo, Capitano. Non dimenticarlo. -

L’elfo e la fanciulla si guardarono sorridendo. Poi Legolas si rivolse a Beretar :

- No, ha ragione lei...sono io che devo chiederti perdono. - disse con voce sincera. Ad un tratto, l’elfo si accorse che Beretar, con aria sofferente, si stava stringendo il braccio sinistro.

- Cos’hai, Beretar... ? Sei ferito ? - domandò Legolas, preoccupato.

- Non è nulla. - mentì Beretar.

Sotto lo sguardo impensierito di Grainne, Legolas si diresse verso il guerriero e lo costrinse a mostrargli il braccio, e sussultò nel vedere il profondo taglio sanguinante che lo solcava di traverso.

- Grande Eru ! - esclamò Grainne, sgomenta - Beretar ! -

- Dev’essere successo quando siamo caduti nella cascata...non mi fa male, ma non vuol saperne di smettere di sanguinare... -

Legolas impallidì. - Mi dispiace...io...non me n’ero accorto, prima...dobbiamo fare qualcosa, stai perdendo troppo sangue, Beretar ! -

L’uomo accennò un sorriso sofferente, il viso pallido e sempre più tirato dal dolore. - Non sarebbe certo un modo onorevole per morire...ma per un ladro, tutto sommato, non è poi così grave... -

- Non dirlo nemmeno per scherzo ! - sbottò Legolas - Grainne, cosa... ? -

La ragazza non rispose ; nella sua mente continuavano a risuonare le parole che aveva sentito pronunciare dallo spirito di suo padre poco prima.

In te ci sono vita e morte...

Anche se avrebbe preferito trovare un’altra soluzione, non aveva scelta. L’aveva già fatto una volta, e l’avrebbe fatto di nuovo. Così come aveva salvato Legolas, avrebbe salvato anche Beretar.

Decisa, la ragazza si alzò e andò ad inginocchiarsi accanto al guerriero dai capelli rossi. Senza dire una parola, sotto lo sguardo preoccupato di Legolas, pose una mano sulla ferita di Beretar, che sussultò dal dolore, e con l’altra gli chiuse gli occhi, cercando di tranquillizzarlo.

- Non dite nulla. - disse, raccogliendo tutte le sue energie.

Come d’incanto, un tenue bagliore rosso si sprigionò dal palmo della sua mano, illuminando il braccio di Beretar.

- Cosa... ? ! - disse il guerriero, sorpreso. La ragazza non sembrò sentirlo e continuò a concentrarsi su quella strana luce.

Ad un tratto, Beretar avvertì uno strano pizzicore, come se una mano invisibile gli stesse lentamente ricucendo la pelle tagliata. Intimorito, alzò lo sguardo su Grainne, e gli sembrò che la fanciulla non fosse con loro se non con il suo corpo, mentre la sua mente doveva essere persa altrove...

Grainne chiuse gli occhi, e la luce si fece più intensa. Numerose gocce di sudore iniziarono ad imperlare la fronte della ragazza, che iniziava a mostrare segni di fatica, fino a quando, dopo aver raggiunto l’apice dello splendore, il bagliore si affievolì fino a scomparire del tutto.

Grainne si portò una mano alla fronte e si sentì mancare, ma fu prontamente sorretta da Legolas che la guardò, sbigottito.

- Grainne...questa... - L’elfo alzò gli occhi su Beretar, che, con sguardo incredulo, si stava passando una mano sul braccio ferito, e vide con stupore che il profondo taglio si era completamente chiuso, come se non fosse mai esistito. - Questa è magia... -

Grainne guardò i due con occhi stanchi. - Non so come sia possibile una cosa del genere - disse - So solo che avviene. E mi spaventa...ogni volta sento che le mie energie vengono prosciugate...ma un dono così grande vale pure qualche sacrificio, non credete ? -

- Ora capisco perché hai scelto di diventare una guaritrice. - disse Beretar.

Grainne scosse il capo. - Non sempre ne sono capace. Devo volerlo con tutte le mie forze. - Il suo sguardo si spostò su Legolas. - Non poter contare su questo potere è un limite troppo grosso per me. -

L’elfo sorrise. - Non è un limite restituire la vita. Se hai questo dono, significa che sei un essere speciale... - disse, abbracciandola - ...ma non avevamo bisogno di una dimostrazione per rendercene conto. -

Grainne sorrise a sua volta e chiuse gli occhi, restituendogli quell’abbraccio.

Beretar si avvicinò a loro e si aggiunse a quell’abbraccio collettivo. - Questo significa che sono in debito con te, Capitano. - disse - Maledizione, è davvero una disgrazia... -

I tre compagni di viaggio scoppiarono a ridere. Poi il gigante dai capelli rossi si rialzò, sgranchendosi il braccio come per provarne la ritrovata funzionalità.

- Direi che possiamo rimetterci in viaggio. - disse Grainne.

- No - replicò Beretar - Prima si mangia. Le mie gambe non mi reggeranno ancora per molto, se non metto qualcosa sotto i denti ! -

Legolas lo guardò con aria perplessa. - Beretar... - disse - Le provviste sono rimaste dall’altra parte del fiume... -

- Oh. - disse il guerriero lasciando cadere le braccia, sconsolato - Beh, vorrà dire che ci toccherà cercare qualcos’altro da mangiare. -

- O qualche altro viandante da derubare... - disse ironicamente Grainne.

Legolas sospirò e prese la borsa che gli pendeva al fianco, rovesciandone il contenuto davanti ai volti stupiti dei due compagni. Alcuni dei piccoli frutti rossi che aveva raccolto prima dell’assalto del Troll, rotolarono sull’erba.

- Per fortuna sono stato previdente ! - disse - Anche se forse Beretar non apprezzerà questi doni della natura... -

- Niente affatto ! - esclamò il guerriero addentando un frutto.

Ridendo, i tre consumarono quel piccolo pasto. Poi, ancora stanchi ma più sollevati, si rimisero in cammino alla volta di Edoras.

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


18

18. Il ritorno del Capitano

 

 

 

 

Legolas, Grainne e Beretar camminarono ancora per diverse ore seguendo il corso dell’Acquaneve, fino a quando il paesaggio non cambiò, e i boschi furono sostituiti da un terreno scosceso, a tratti collinare, dalla vegetazione piuttosto rada. Mentre camminava, Legolas non riusciva a non pensare al modo in cui Grainne aveva curato il braccio di Beretar, e si disse che sicuramente doveva aver riservato anche a lui lo stesso trattamento, quando l’aveva salvato. Ripensò alle parole che gli aveva detto Gandalf a Bosco Atro ; un male senza nome e una volontà altrettanto forte di combatterlo...

Non potè evitare di domandarsi nuovamente chi fosse in realtà la donna che amava...

Legolas alzò gli occhi al cielo ; il sole era scomparso dietro una fitta coltre di nubi dall’aspetto minaccioso.

- Sta per piovere. - disse.

Grainne sospirò. - Non dovrebbe mancare molto, ormai. Speriamo che resista ancora un po’. -

Ad un tratto, il guerriero dai capelli rossi si fermò di colpo, lo sguardo dritto davanti a sé.

- Guardate ! - esclamò indicando in avanti.

Grainne e Legolas seguirono il dito di Beretar, e rimasero a bocca spalancata dallo spettacolo che si presentò davanti ai loro occhi. Sulle pendici di una collina si trovava una cinta di mura, che circondava numerose abitazioni e strade brulicanti di vita, e, sulla sommità del colle, un palazzo dalle porte e dai tetti d’oro.

Grainne fece una rapida corsa in avanti, il cuore palpitante dall’emozione.

- Meduseld... - disse tra sé e sé. Poi si voltò verso gli altri due. - Siamo arrivati ! - gridò, felice - Quella è Edoras ! -

Beretar osservò incantato la città. - Meduseld, la Magione Dorata...la residenza dei sovrani del Mark. - disse - Ho vissuto per anni in questa città, ma la sua vista non manca mai di riempirmi di meraviglia... -

Legolas non parlò, e si avvicinò a Grainne, che non riusciva a staccare gli occhi da quel panorama. - Finalmente è giunto il momento del ritorno. - le disse, posandole una mano sulla spalla.

- Fino ad ora non lo credevo possibile...non riusciresti mai a comprendere le emozioni che sto provando in questo momento, Legolas... - rispose la ragazza con voce tremante - Non...non so più che fare, mi sento confusa... -

- Non vorrai fermarti proprio ora ? - disse dolcemente l’elfo.

La ragazza deglutì, cercando di sciogliere il nodo che le si era formato in gola, e si rivolse ai suoi compagni di viaggio. - No, non possiamo fermarci adesso. Andiamo. -

 

 

Giungendo alle porte della città, i tre viaggiatori notarono che, nonostante la presenza di numerose guardie intorno alle mura, la gente entrava ed usciva da esse con la massima tranquillità.

Grainne si fermò all’improvviso, incerta. - Non credo sia opportuno entrare subito in città. Temo che qualche guardia possa riconoscerci...soprattutto te, Legolas, se tra esse ci sono alcuni dei cavalieri che hanno tradito...forse è meglio aspettare il calare delle tenebre. -

L’elfo alzò lo sguardo al cielo, pensieroso. Alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere, costringendo la gente che si muoveva dentro e fuori le mura a cercare precipitosamente un riparo. - Aspetta. Per una volta la pioggia ci è amica. Avvolti nei nostri mantelli potremo mischiarci alla folla ed entrare senza farci notare. -

- L’Elfo ha ragione. - disse Beretar sollevando il cappuccio sopra la testa - Nessuno farà caso a tre viandanti bagnati e infreddoliti in più. Andiamo. -

Grainne annuì e, con Legolas, imitò il guerriero. I tre seguirono il fiume di persone che si rifugiavano entro le mura della città ; mentre superavano le grandi porte, la fanciulla si guardò intorno con circospezione e notò, stupita, che non conosceva il volto di nessuno dei cavalieri di guardia.

- E ora ? - domandò Legolas avvicinandosi a lei.

- Ora devo trovare il modo di contattare Gareth. - rispose Grainne.

- Gareth ? - disse Beretar, stupito - Stai parlando di Gareth Tarkas ? -

- Chi è Gareth Tarkas ? - domandò Legolas.

Grainne continuò a guardarsi intorno. - E’ l’unico cavaliere che mi abbia davvero servito con fedeltà. Ed è la sola persona che ci possa aiutare, adesso. -

Beretar aggrottò la fronte. - E tu pensi che ti sia fedele anche adesso ? Le cose sono un po’ cambiate in questi ultimi tempi, Capitano. E poi io non mi sono mai fidato di lui. - disse.

- Tu non ti sei mai fidato di nessuno, Beretar. E comunque non abbiamo altra scelta. - rispose Grainne dirigendosi verso un bambino che giocava con un carretto di legno sotto un porticato. L’elfo e il guerriero la seguirono, pur tenendosi a breve distanza da lei.

- Buongiorno, piccolo. - disse gentilmente chinandosi verso il bambino senza togliersi il cappuccio che le copriva parte del viso - Dimmi, conosci forse un cavaliere di nome Gareth Tarkas ? -

- Certo che sì ! E’ Guardia di Porta Occidentale a Meduseld. Oppure Orientale...non ricordo. - rispose il bambino grattandosi la testa con aria dubbiosa.

- Non importa. - disse Grainne estraendo dalla tasca una moneta d’oro e mostrandola al bambino che rimase a bocca spalancata - Vuoi guadagnarti questa ? -

Il piccolo annuì, sgranando gli occhi. - Allora corri da Gareth e digli che Emmeline lo aspetta dopo il tramonto davanti alla bottega del fabbro. -

Il bambino annuì e corse via.

- Non c’è che dire, ti sei servita di un bel messaggero. - disse Beretar con ironia, avvicinandosi alla ragazza - Credi che ti obbedirà ? -

- Possiamo solo sperarlo. - rispose Grainne sospirando - Ora dobbiamo trovare un posto in cui ripararci...non possiamo stare tutto il tempo sotto la pioggia. -

- Qui vicino c’è una locanda in cui potremo stare tranquilli. - disse Beretar - Conosco il proprietario, è uno che non fa storie a patto che si paghi il conto. Sono sempre andato da lui, le rare volte in cui sono tornato in città. Ma tu - disse poi rivolgendosi a Legolas - Ricordati di tenere quel cappuccio ben calcato sulla testa. -

- Spero che la vostra fiducia sia ben riposta. - disse l’elfo incamminandosi con Grainne dietro al guerriero. Provava una strana sensazione, come se un vecchio ricordo confuso iniziasse ad affiorare alla sua memoria...ma non sapeva ancora cosa potesse riguardare.

 

 

La locanda era buia e fredda, ma in compenso al suo interno non vi era nessuno. I tre si sedettero a mangiare ad un tavolo isolato e lì rimasero fino a quando iniziò a calare l’oscurità.

- Bene, è ora di andare. - disse Grainne sottovoce, alzandosi da tavola - Aspettatemi qui, tornerò tra breve. -

Legolas la guardò, sorpreso. - Non vorrai andare da sola, spero ! - esclamò.

La ragazza gli pose una mano sul braccio. - Non preoccuparti, saprò benissimo badare a me stessa. Beretar, sei certo che questo posto sia sicuro ? -

- Ci sono due uscite laterali che danno su lunghi vicoli bui. Terremo gli occhi ben aperti ; non ci sorprenderanno facilmente. -

- Bene. A tra poco. - disse Grainne allontanandosi.

- Grainne... - disse Legolas, preoccupato, trattenendola per un braccio - Ti prego...stai attenta... -

La fanciulla sorrise. - Ho fatto una promessa, non ricordi ? E ho tutta l’intenzione di mantenerla. - Detto questo, uscì dalla locanda.

Legolas, inquieto, guardò la ragazza chiudere la porta e scomparire nel buio.

- Come posso stare tranquillo mentre lei è là fuori, nella tana del lupo ? - disse, stringendo i denti.

- Non ti fidi di lei ? Eppure dovresti conoscerla... - disse Beretar.

- Io mi fido di lei - ribattè Legolas - Ma non delle persone di cui lei si fida. Ho una sensazione terribile, Beretar, e non riesco a scacciarla... -

- Rilassati ! - disse il guerriero incrociando le braccia sul ventre e allungando le gambe sul tavolo - Il Capitano è una donna in gamba...ed è armata. Se la caverà più che bene ! -

- Può darsi - rispose Legolas alzandosi - Ma non resterò qui ad aspettarla con il cuore in gola, Beretar. -

- Aspetta un momento ! - esclamò l’uomo rimettendosi a sedere - Non conosci nemmeno la città, come pretendi di trovare la bottega del fabbro ? -

- La troverò, semplicemente. - rispose Legolas alzando le spalle.

Beretar scosse la testa, preoccupato. - E poi rischi di imbatterti nelle guardie ! No, Legolas, tu non devi muoverti da qui ! -

- Non temere...sono un elfo, passare inosservato nell’oscurità non mi riesce affatto male ! -

- Legolas ! -

Incurante delle proteste di Beretar, l’elfo uscì velocemente dalla locanda, seguito dal guerriero che si fermò sulla soglia osservandolo correre con passo leggero e silenzioso lungo il vicolo oscuro.

Sbigottito, il gigante dai capelli rossi scosse il capo. - Dannazione...come se non bastasse tutto quello che è capitato, ora mi tocca anche fare da balia ad un elfo cocciuto ! - borbottò tra sé e sé. Poi si guardò intorno, assicurandosi che non passasse nessuno, e seguì Legolas nell’oscurità.

 

 

Grainne camminò lentamente sotto la pioggia, lungo le strade buie che l’avrebbero condotta nel luogo dell’appuntamento con Gareth Tarkas. Completamente avvolta nel suo mantello, si guardò attorno con circospezione, squadrando da sotto il cappuccio i volti dei pochi passanti, fortunatamente a lei ignoti, che incrociava. Ad un tratto sentì dei pesanti passi giungere da dietro un angolo oltre il quale la strada da lei percorsa incrociava il vicolo in cui avrebbe dovuto svoltare. Immediatamente, la ragazza si girò verso il muro proprio mentre una pattuglia di soldati di guardia le passava davanti.

Grainne rimase immobile fino a quando i soldati non si furono allontanati ; poi, con il cuore che le martellava nel petto, fece capolino da dietro l’angolo e trasse un profondo respiro. A circa metà del vicolo, sotto un’insegna sporca e scrostata che rappresentava un incudine, si trovava una figura completamente ammantata che si muoveva nervosamente.

Gareth, si disse Grainne, con un sospiro di sollievo.

In quel momento, la figura si voltò verso la ragazza.

- Sei tu ? - disse con voce inquieta - Io non conosco nessuna Emmeline. Cosa vuoi da me ? -

Grainne avanzò lentamente nel vicolo, il rumore dei suoi passi coperto da quello della pioggia battente. - E’ vero - disse - Ma spero che tu riconosca me. -

L’uomo la guardò con espressione stupefatta. - Tu ! - esclamò, andandole incontro. Quando fu giunto davanti a lei, si inginocchiò, chinando la testa. - Capitano...vederti qui mi riempie di gioia ! -

- Anch’io sono felice di rivederti, mio buon Gareth - disse Grainne.

- Sono anni che Theoden Re attende il tuo ritorno - disse l’uomo alzandosi e stringendole le mani - Dimmi, hai finalmente deciso di riprendere il posto che ti spetta ? -

- No, Gareth, non sono qui per questo. - disse Grainne - Non ho molto tempo per spiegarti tutto. Ho bisogno del tuo aiuto, la situazione è molto grave. -

Il volto di Gareth Tarkas si fece serio, da sotto il cappuccio che lo oscurava. Grainne si disse che, se non fosse stato per la sua inconfondibile voce, non avrebbe potuto riconoscerlo nel buio. - Farò qualsiasi cosa sia in mio potere per te, Capitano. -

La fanciulla si guardò intorno. - Ho visto che ci sono molti nuovi uomini nelle file dei Cavalieri. Troppi, forse. Dove sono le vecchie guardie ? - domandò sottovoce.

- Molte si sono ritirate. - rispose Gareth - Vermilinguo ha arruolato le nuove leve...servono braccia giovani per difendere il paese. -

- E sei certo che ci si possa fidare di loro ? -

Gareth la guardò, accigliato. - Cosa intendi dire ? -

Grainne respirò profondamente e raccontò al soldato tutto ciò che era successo pochi giorni prima. Gareth rimase a bocca aperta, sconvolto.

- Non è possibile... - disse - Non riesco a credere che tra i Cavalieri vi siano dei traditori ! Una guerra contro il Bosco Atro significherebbe la fine per Edoras, chi mai potrebbe desiderare che ciò si verifichi ? -

- Qualcuno che vorrebbe estendere il suo potere sulla Terra di Mezzo, Gareth...e il Principe del Bosco Atro è qui per impedirlo. Ma non può presentarsi da Theoden da solo, il rischio è troppo grande...questa volta potrebbe davvero rimanere ucciso, e sarebbe la fine. Ma io non ho più nessuno di cui fidarmi tranne te, lo sai bene...per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto. So che sei stato nominato Guardia di Porta all’ingresso occidentale di Meduseld... -

- Come l’hai saputo ? -

- Ho i miei informatori. - rispose Grainne sorridendo.

Gareth spostò lo sguardo verso il fondo del vicolo, sbuffando nervosamente.

- D’accordo - disse infine - Domattina presentatevi alla Porta Occidentale. Io sarò lì, e cercherò di farvi arrivare da Theoden. Ma non garantisco che vi crederà. -

- Dovrà farlo. - disse Grainne - Altrimenti sarà la fine. Ti ringrazio, mio fedele Gareth. -

Il soldato sorrise. - Qualsiasi cosa per il mio Capitano. E’ sempre un onore servire una guerriera di così grande valore come te. Non immagini quanto ho desiderato il tuo ritorno. -

- Avrei preferito farlo in un’occasione migliore, ma il destino ha voluto diversamente. Ora vai, Gareth, aspettaci domani. -

L’uomo si congedò con un ossequioso inchino e corse via.

Grainne, pensierosa, lo guardò allontanarsi nel buio, e non si accorse che, nascosti dietro un arco di pietra, Beretar e Legolas l’avevano osservata per tutto quel tempo...e che l’elfo, pur non avendo visto in faccia l’uomo con cui lei aveva parlato fino a quel momento, aveva ascoltato tutta la conversazione grazie al suo finissimo udito, e sentiva che la sua inquietudine continuava a crescere sempre di più...

- Andiamo, Legolas - disse Beretar incitando l’elfo a raggiungere Grainne, ma questi lo trattenne.

- No, aspetta... -

La fanciulla aveva uno strano aspetto ; continuava a fissare nel buio del vicolo, la mente persa in chissà quali pensieri. Poi, ad un tratto, chiuse gli occhi e alzò il viso verso il cielo, lasciando che la pioggia le scorresse lungo le guance. Da dietro l’arco, Legolas continuava a guardarla, turbato.

Ad un tratto, Grainne si guardò intorno e proseguì lungo il vicolo.

- Ehi ! Ma la locanda non è da quella parte ! - esclamò Beretar.

- Lo so, bestione... - lo zittì Legolas alzando di scatto la mano - Vieni, seguiamola. - E corse via silenziosamente.

- Un momento...Legolas ! - Beretar sospirò alzando gli occhi al cielo, e si rassegnò a seguire nuovamente l’elfo.

 

 

Grainne continuò a camminare lungo le strade di Edoras, passando da vicoli bui, con vecchie case cadenti addossate le une alle altre, a viali più larghi illuminati da lampade ad olio, senza incontrare altri che viandanti alla ricerca di un posto dove trascorrere la notte o poveri ubriachi gettati in un angolo che non sembravano chiedere altro che un po’ di compassione.

La fanciulla continuava a guardarsi intorno mentre la pioggia cadeva fitta, osservando ogni minima parte di quella città come se fosse la prima volta che vi metteva piede, gli occhi colmi di nostalgia e la mente smarrita tra ricordi lontani. Ad un tratto si fermò di fronte ad un portone di legno i cui batacchi avevano la forma di volti umani sfigurati da orribili espressioni, i quali tenevano in bocca un grosso anello di metallo arrugginito. A fianco del portone, due grondaie in pietra a forma di testa di drago sputavano a fiotti l’acqua che ricevevano direttamente dal cielo. Grainne spostò lo sguardo sulle finestre sbarrate da imposte di legno ormai marcio, segno evidente che quella casa era disabitata da anni. Alzando il viso al cielo, il cappuccio le ricadde sulle spalle. Lentamente si avvicinò al portone e posò su di esso una mano tremante ; poi si inginocchiò davanti ad esso e scoppiò in singhiozzi.

Legolas, che osservava la ragazza da dietro un muro, rimase scosso da quella vista. Senza pensarci due volte uscì dal suo nascondiglio e corse da lei, mentre Beretar, con espressione attonita, non riuscì a fare altro che rimanere a guardare l’elfo abbracciare la sua amata.

- Era la tua casa ? - domandò Legolas accarezzando i capelli di Grainne che piangeva sulla sua spalla senza riuscire a controllarsi.

- Sì, lo era. - rispose con voce rotta - Qui sono nata...e qui avrei voluto morire. Vederla ora mi riempie di dolore, perché in essa si trova una parte della mia vita che non tornerà mai più... -

Legolas la strinse forte a sé. - Perdonami, Grainne... - le disse. La ragazza lo guardò, stupita.

- Perché dici così ? - chiese.

- Perché mi sento così inutile... - rispose l’elfo - Tu soffri e io non riesco a consolarti in alcun modo...tutte le parole che nascono nel mio cuore muoiono subito nella mia gola, tanto scarso è il loro valore... -

Grainne guardò Legolas negli occhi e vide in essi l’immenso amore che l’elfo provava per lei. Sorridendo amaramente, gli accarezzò il viso con una mano bagnata di pioggia.

- Non voglio sentirti pronunciare queste parole...tu sei ogni cosa per me, e la tua sola presenza allevia il mio spirito dal male che lo sta divorando... -

Dopo aver pronunciato queste parole, la fanciulla volse in basso lo sguardo e si alzò, sciogliendosi dall’abbraccio del principe. Per un lungo istante tacque tenendo gli occhi fissi sulle finestre sbarrate. Poi, con la voce piena di dolore, parlò di nuovo.

- Sono stata io, Legolas... -

L’elfo la guardò senza capire.

- Quella notte, quando quel gruppo di soldati mi assalì...fui io ad ucciderli. Tutti e nove, se nove furono. Era buio, non potevo vederli. -

- Grainne... - disse Legolas, sbigottito - Cosa stai dicendo ? -

La ragazza si girò verso di lui, scuotendo il capo, gli occhi gonfi di lacrime. - Io non sono quella che sembro, Legolas. In me si trova un potere terribile, e quando perdo il controllo prende il sopravvento su di me, come accadde quella notte, facendomi massacrare i miei soldati come la più terribile belva assetata di sangue...Gandalf l’aveva capito...lui cercò di proteggermi, ma io rifiutai il suo aiuto come una povera sciocca, temendo di scoprire ciò che in realtà già sapevo...Lui è dentro di me e io non riesco a cacciarlo... -

Legolas si avvicinò alla ragazza. - Non ti capisco...di chi stai parlando ? -

- Di Sauron, Legolas ! - esclamò Grainne - Quando mi lascio sconvolgere dall’ira, riesce ad insinuarsi nella mia anima. Sento il suo potere scorrermi nel sangue e divento parte di lui, come lui diventa parte di me. Quella notte mi fece distruggere i miei nemici, ma potrebbe costringermi a rivolgermi contro le persone che amo...per questo ho lasciato Edoras...e poi ho lasciato te... -

Legolas scosse la testa, incredulo. - Ma tu mi hai ridato la vita, Grainne ! Mi hai salvato, e hai salvato anche Beretar...Sauron è la mano della morte, non può esserci lui dietro a questa grande magia ! -

Grainne guardò l’elfo fisso negli occhi. - In me ci sono vita e morte, e sono la mia debolezza, la mia fragilità a tenerle in perfetto equilibrio. Non so chi mi abbia donato la grande magia della vita, ma Sauron ha avvertito il suo potere e sta cercando in ogni modo di contrastarla e volgerla a suo favore. Lui mi vuole dalla sua parte perché sa che potrei distruggerlo, Legolas...ma io non voglio cedere...e ho tanta paura di fallire... -

Legolas non disse nulla, continuando a guardare la ragazza con espressione cupa. Grainne abbassò lo sguardo. - Puoi lasciarmi se lo vuoi. So bene che non meriti una disgrazia come me al tuo fianco...ma ti prego, se devi andartene, fallo subito, non prolungare la mia già lenta agonia... -

Legolas sorrise dolcemente. - Sarei solo un vigliacco se smettessi di amarti per questo, Grainne. - le disse - E non fuggirò mai lontano da te, ma ti aiuterò a vincere la tua battaglia, proprio come tu stai aiutando me. I nostri cuori sono una cosa sola, ormai... -

Delicatamente le prese il viso tra le mani, mentre lei tremava nella pioggia.

- Una cosa sola. Ricorda. - le disse - Per sempre. -

Mentre la baciava, Legolas sentì le calde lacrime della fanciulla sulle sue mani, distinguendole dalle altre fredde lacrime che scendevano dal cielo ferito sopra di loro.

Dietro il suo nascondiglio, Beretar alzò lo sguardo verso le nuvole.

Presto tornerà il sole, si disse.

Sulla Terra di Mezzo, su Edoras, su tutti noi...

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


19

 

19. I sotterranei di Meduseld

 

 

 

- Il Capitano è qui, mio Signore. -

- Molto bene, Zoren. Lascia che entri a Meduseld, poi preparati ad accoglierla. -

Seduto sul trono, nella grande sala dorata, Vermilinguo sogghignò sotto il cappuccio che gli copriva il volto mentre il cavaliere usciva.

- Il grande giorno è arrivato, finalmente... -

 

 

Beretar e Legolas erano tutt’altro che tranquilli mentre Grainne, avvolta come loro nel lungo mantello grigio, si dirigeva speditamente verso la Porta Occidentale.

- Sei proprio certa che Tarkas ci lascerà entrare ? - domandò Beretar, dubbioso.

- Non preoccuparti. Mi fido di lui come di me stessa. -

Grainne ripensò a quando aveva lasciato il corpo dei Cavalieri di Rohan per andare incontro alla sua nuova vita...Gareth aveva provato in ogni modo ad evitare che la fanciulla prendesse quella decisione, ma tutti i suoi tentativi erano stati vani. Grainne sorrise dentro di sé, consapevole del fatto che lui fosse sempre stato l’unico dei Cavalieri a rispettarla e a dimostrare nei suoi confronti una devozione senza pari, e lei, malgrado la lontananza, aveva continuato a nutrire la massima fiducia nei suoi confronti per gli anni che seguirono. Sapeva bene che avrebbe sempre potuto contare sull’appoggio di Gareth se ne avesse avuto bisogno, e così era effettivamente stato.

Se eviteremo questa terribile guerra lo dovremo anche a te, Gareth, pensò.

Legolas non disse nulla ; la sottile inquietudine che l’aveva accompagnato per tutto il giorno precedente non l’aveva ancora abbandonato, costringendolo a trascorrere una notte quasi insonne. Guardò Grainne camminare con passo sicuro, e per un istante temette per lei, senza nemmeno sapere perché.

- Dov’è Gareth Tarkas ? - le chiese sottovoce avvicinandosi a lei. La fanciulla rallentò la sua andatura e, fingendo indifferenza, fece scorrere lo sguardo sui soldati che presidiavano la Porta Occidentale, nei pressi della quale erano ormai giunti, ma senza trovarlo.

- Verrà - disse Grainne - Ha promesso di aiutarci e lo farà. Ne sono sicura. Seguitemi. -

Chinando il capo, la fanciulla si avvicinò a passo lento alla porta, seguita dal guerriero e dal principe elfo.

- Fermi dove siete. E’ proibito passare di qui senza permesso. -

Quella voce forte e risoluta che fece sobbalzare i tre compagni apparteneva ad uno dei soldati di guardia il quale, abbandonando la sua postazione, si avvicinò a loro.

- Chi siete ? Mostratevi subito o vi costringerò con la forza ! - ordinò, brandendo contro di loro una lunga lancia.

- Non ne hai bisogno, Hama. - disse Grainne abbassandosi lentamente il cappuccio sulle spalle. Il soldato spalancò gli occhi dallo stupore, ma non si mosse di un solo passo.

- Perché non abbassi quella lancia ? - disse Grainne con voce ferma - Un tempo obbedivi con solerzia ai miei ordini...sebbene controvoglia. Perché non lo fai anche ora ? Non riconosci più il tuo Capitano ? -

- Il Capitano è morto quando ha abbandonato i suoi Cavalieri. - rispose l’uomo in tono arrogante, senza abbassare l’arma - Un gesto come quello merita solo disprezzo. Non abbiamo più un Capitano, anche se Theoden rifiuta di nominarne uno nuovo poiché è convinto del suo ritorno. -

- Infatti sono tornata. Sono tornata per portare il mio aiuto a Rohan, e non me lo impedirai rifiutandoti di obbedire al mio comando. Lasciaci passare immediatamente, Hama. -

Il soldato rise. - Dici di essere il Capitano, ma io vedo solo una donna vestita di stracci accompagnata da due miserabili... -

- Bada a quello che dici, Cavaliere. - sibilò Beretar da sotto il cappuccio. Legolas strinse i pugni per impedire a se stesso di reagire a quella provocazione.

- Tu - disse Hama puntando la lancia contro Beretar - La tua voce e il tuo aspetto mi sono famigliari, anche se cerchi di mascherarli. Levati quel cappuccio e fammi vedere chi sei. -

- Obbedisco subito al tuo ordine, Hama - disse Beretar abbassando il cappuccio sotto lo sguardo sorpreso del soldato e sogghignando con la sua inquietante cicatrice - Ma sappi che in un’altra occasione avrei punito severamente la tua spavalderia. -

- Beretar... - disse Hama riconoscendo il vecchio compagno d’armi - Non tollero simili parole da parte di un rinnegato. Perché sei tornato ad Edoras ? -

- Sono un uomo libero - rispose il guerriero - Posso andare dove voglio. -

Hama sogghignò. - Non qui. - rispose - Nessuno può avvicinarsi a Meduseld. Tornate da dove siete venuti, tu e il tuo Capitano... - Con la punta della lancia abbassò lentamente il cappuccio di Legolas. - ...venduto agli Elfi. -

I tre compagni si guardarono l’un l’altro, sgomenti.

- Conosco gli Elfi quanto basta per riconoscere i loro occhi penetranti anche dietro una cappa d’acciaio. Ti hanno forse catturato al punto da convincerti a voltare le spalle alla tua gente, Grainne Skylark di Rohan ? Tuo padre non ne sarebbe felice... -

- Mio padre ! - sbottò Grainne, accecata dalla rabbia - Tu non sei degno nemmeno di pronunciare il suo nome ! Sei solo uno sciocco, Hama...credi che le tue insinuazioni possano ferirmi in qualche modo ? - La fanciulla fece un passo in avanti. - Cosa pensi di dimostrare ? Fino a quando io porto questo - disse, estraendo dalla tasca il medaglione del Capitano e mostrandolo al soldato - tu non hai alcun potere su di me. Credi forse che Theoden sarebbe orgoglioso di sapere che per un’infantile ripicca hai impedito al tuo Capitano di incontrare il Re ? Oppure... - La ragazza strinse gli occhi e abbassò la voce. - Oppure c’è di più... -

Grainne camminò lentamente intorno a Hama, senza staccargli gli occhi di dosso, mentre la lancia del cavaliere seguiva ogni suo passo, come in un inquietante balletto.

- Non sono io ad essermi venduta, Hama...e questo lo sai bene. - disse.

- Non capisco di cosa parli. - rispose Hama.

- Certo che lo capisci...avrei dovuto immaginare che ti avrei trovato dietro tutto questo fin da quella notte. Dov’eri tu, Hama ? Sei riuscito a fuggire ? E ora dimmi, che ne è di Theoden ? Siete riusciti a tenerlo all’oscuro delle vostre trame ? -

- Stai farneticando, Capitano. - disse il soldato sbigottito - Theoden è in ricognizione al Nord ! Di quali trame vai cianciando, per Eru ? ! Sei diventata pazza ? -

- Grainne... - disse Legolas posandole una mano sulla spalla - Non credo che... -

La fanciulla lo ignorò. - Ci sono delle mele marce fra i Cavalieri, Hama. - disse sguainando la spada - E non sarai tu ad impedirmi di eliminarle. Facci passare immediatamente, prima che perda del tutto la pazienza ! -

- Obbedisci al Capitano, Hama. -

Il soldato si voltò e vide alle sue spalle un guerriero molto alto, vestito con l’uniforme delle Guardie di Porta e con un pesante elmo calcato sul capo.

- Gareth ! - esclamò Grainne - Finalmente ! -

Hama guardò l’uomo con aria confusa. - Ma... -

- Le tue proteste non ti serviranno. Fai ciò che ti è stato ordinato senza discutere o dovrai rispondere della tua insubordinazione davanti a Theoden in persona ! -

Hama chinò la testa e retrasse la lancia, tornando nella sua postazione mentre Grainne, soddisfatta, gli passava davanti con i suoi compagni. Beretar lanciò al soldato uno sguardo carico di rancore, mentre Legolas sentiva la sua inquietudine crescere sempre di più.

- Perdonami se ti ho fatto aspettare, Capitano. - disse Gareth Tarkas dopo aver varcato l’ingresso del palazzo - Purtroppo sono stato trattenuto. -

- Non importa, Gareth. - disse Grainne - Ma dimmi, piuttosto : è vero ciò che ha detto Hama ? Che Theoden si è recato nelle terre del Nord ? -

- Sì, è così. - rispose il soldato voltandosi verso di lei.

In quell’istante un fulmine attraversò la mente di Legolas, mentre i suoi occhi incrociavano quelli della Guardia di Porta.

- Ma...allora perché non me l’hai detto, ieri ? - disse Grainne fermandosi di colpo. Gareth aprì la bocca ma non parlò, come se fosse stato colto di sorpresa.

- Grainne... - disse Legolas. Un ricordo che aveva cancellato riaffiorò alla sua memoria...un occhio cieco, attraversato da una lunga cicatrice, come quella nascosta sotto l’elmo di Gareth...

- E’ stato lui, Grainne ! - esclamò l’elfo all’improvviso - E’ stato lui a colpirmi alle spalle ! Non ci porterà da Theoden, ma dritti in trappola ! -

I suoi compagni lo guardarono, increduli, ma non ebbero il tempo di reagire alle sue parole ; in meno di un attimo i tre amici vennero circondati da un piccolo manipolo di soldati che puntarono le spade contro di loro.

- L’elfo ha ragione, Capitano...ma ormai è troppo tardi. Deponete le armi e non fate mosse avventate, se vi è cara la vita ! - disse Gareth. Inorriditi da quelle parole, i tre obbedirono gettando a terra le loro armi, subito raccolte da alcuni soldati.

Uscendo dal gruppo, Zoren si avvicinò a Gareth e gli pose una mano sulla spalla. La Guardia di Porta sorrise con soddisfazione, mentre Grainne spalancò la bocca nel riconoscere l’uomo.

- Vedo che è stato più facile del previsto, Gareth. Devo farti i miei complimenti. - disse Zoren mentre Beretar, Legolas e Grainne lo guardavano con espressione sgomenta - Vedo che, oltre al Capitano, ci hai portato anche due piccole sorprese...Beretar, il Cavaliere fuggiasco...e il Principe del Bosco Atro... -

- Spero di aver meritato la mia ricompensa, Signore. - disse Gareth sogghignando, lo sguardo rivolto verso Grainne che lo fissava con rabbia e disgusto.

- Certo che la meriti, Gareth...e l’avrai molto presto, non temere. - disse Zoren.

Grainne avvampò di collera. - Avrei potuto aspettarmelo da te, Zoren... - disse stringendo i denti - Ma da Gareth, questo mai. Perché... ? -

- Silenzio ! - ordinò Zoren alzando una mano - Avremo tutto il tempo di rispondere alle tue domande, Capitano. - Quindi si rivolse a due guardie. - Portatela immediatamente nelle prigioni, terrà compagnia al Ramingo e al vecchio Re finchè il nostro Signore non verrà a reclamarla ! -

Nell’udire quelle parole, Legolas si avventò contro Zoren. - No ! Lasciatela stare, maledetti ! - esclamò. Ma la sua reazione fu immediatamente bloccata da un soldato che lo colpì alla nuca con l’impugnatura della spada, facendolo crollare a terra, dolorante.

- Legolas ! - esclamò Grainne tendendo una mano verso l’elfo, ma le guardie a cui era stata consegnata le impedirono di avvicinarsi a lui puntandole le spade alla gola e trascinandola verso la stretta scalinata che conduceva ai sotterranei di Meduseld.

Con gli occhi grigi colmi di rabbia, Beretar si chinò verso Legolas e lo aiutò a rialzarsi.

- Tu, Elfo... - disse Zoren - Forse dovremmo ringraziarti, dato che senza di te non avremmo mai potuto mettere la mani sul Capitano, anche se dovresti essere morto da un pezzo. Ma non temere, rimedieremo anche a questo. - Poi si rivolse a Beretar. - E tu, rinnegato, cosa credevi di fare ? Di aiutare questi due sciocchi ? Sei solo un uomo inutile, Beretar, lo sei sempre stato...non abbiamo mai sentito la tua mancanza, lo sai ? -

- Preferisco essere inutile piuttosto che servire i traditori della mia terra, Zoren. - rispose Beretar fissando il cavaliere negli occhi. Zoren resse il suo sguardo senza dire una parola.

- Parla pure, Beretar...saranno le ultime parole che tu e il tuo amico elfo pronuncerete su questa terra. - disse freddamente. Poi si rivolse ad un altro soldato. - Tu. Portali sulle mura che guardano verso il fosso di Helm ; uccidili e getta giù i loro corpi. Là, solo i corvi potranno trovarli. Quanto a voi due - disse poi rivolgendosi ai prigionieri - Non provate a fuggire o ribellarvi...alla vostra prima mossa falsa, la ragazza morirà. -

Il soldato obbedì all’ordine che gli era stato impartito e condusse via Legolas e Beretar, spintonandoli bruscamente.

Zoren e Gareth sorrisero nell’osservare l’elfo e il guerriero che andavano incontro al loro destino, inermi.

- Credi che Grima sarà soddisfatto di questo ? - domandò la Guardia di Porta.

- Certo che lo sarà. - rispose Zoren - E non soltanto lui, Gareth. Non soltanto lui... -

 

 

 

Mentre veniva condotto verso le mura insieme a Beretar, Legolas non pensava affatto a ciò che lo attendeva. Il suo pensiero era unicamente rivolto a Grainne, e l’angoscia per il destino a cui la ragazza stava andando incontro lo divorava ancora più di quello a cui andava incontro lui stesso.

- Camminate, svelti ! - li incitò bruscamente il soldato a cui erano stati affidati. Salendo sulle mura con il cuore in tumulto, Legolas si guardò disperatamente intorno, incespicando sui suoi passi. Beretar era al suo fianco, gli occhi sbarrati, colmi di rabbia, fissi davanti a sé.

Giunto in cima, Legolas si fermò un momento e rivolse lo sguardo all’orizzonte, respirando affannosamente ; oltre le mura vide in lontananza il desolato e arido paesaggio che contraddistingueva il Fosso di Helm, e si rese conto del fatto che la sua esistenza sarebbe finita in quel modo disonorevole, lontano dalla sua casa e dal conforto dei boschi che l’avevano sempre protetto e amato...e lontano da Grainne, che sarebbe stata costretta a subire torture terribili senza che lui potesse salvarla...

No, non poteva finire in quel modo.

- Ti ho detto di camminare, Elfo ! - sbottò il soldato dando uno strattone a Legolas, che sarebbe certamente caduto a terra se Beretar non l’avesse sostenuto - Tra poco incontrerai i tuoi antenati, non ne sei felice ? - disse poi in tono arrogante.

Il principe si rimise in marcia, stringendo i pugni e avvampando di collera. Ma per un attimo i suoi occhi incontrarono quelli di Beretar, cogliendo in essi uno sguardo d’intesa.

Improvvisamente Legolas inciampò nei suoi stessi passi e cadde disteso a terra, davanti al soldato di scorta.

- Maledetto idiota ! Alzati immediatamente ! - esclamò quest’ultimo chinandosi e allungando una mano verso il braccio dell’elfo. In quel momento Legolas sferrò un potente calcio all’indietro dritto nello stomaco della guardia, che barcollò ma non cadde, portandosi una mano all’addome e continuando a stringere la spada con l’altra. Con una mossa fulminea, Beretar colse quell’occasione estraendo da uno stivale un sottile ed affilatissimo stiletto che lanciò e fece conficcare con estrema precisione nella gola del soldato, il quale cadde morto senza avere il tempo di aprire bocca.

- Siano lodate la tua previdenza e la tua prontezza di spirito, Beretar ! - esclamò Legolas.

Il guerriero sorrise. - Ogni ladro che si rispetti ha le sue risorse. - disse - E se loro non fossero stati tanto sprovveduti da non immaginarlo, non ci avrebbero certamente lasciato le mani libere...questo non è altro che uno dei mille segni della decadenza dei Cavalieri di Rohan. -

L’elfo non gli rispose e si chinò sul cadavere del soldato per prendergli le armi che aveva con sé.

- Ma tu guarda che colpo di fortuna... - disse Legolas sollevando tra le mani la sua stessa spada - Evidentemente questo illuso l’aveva già considerata come il suo bottino... -

Rapidamente, infilò l’arma nel fodero che gli pendeva vuoto al fianco, e passò a Beretar la spada che invece apparteneva al soldato. Quindi i due afferrarono il cadavere e lo gettarono dalle mura, osservandolo mentre si schiantava sulle rocce più in basso.

- E ora ? - disse Beretar.

- Ora non abbiamo tempo da perdere. - rispose Legolas - Grainne sta correndo un gravissimo pericolo. E anche Theoden...e Aragorn. Ringraziando gli dei sono vivi, ma temo fortemente ciò che potrebbe accadere nei sotterranei di Meduseld...e non so proprio come entrarvi.

- Io sì - disse Beretar - Ma il vero problema non è entrarvi...è uscirne. Le prigioni sono un labirinto di cunicoli, non riusciremo mai a liberare tutti in tempo. -

- Dobbiamo farlo, Beretar, prima che sia troppo tardi... Qual è la strada più breve per arrivare al Palazzo ? - disse Legolas.

Beretar si guardò intorno. - Là. - disse indicando un punto poco distante - Vedi quella scala in pietra che scende a ridosso della cinta di mura ? Ci porterà direttamente all’uscita secondaria delle prigioni. Pochi la conoscono ; non avremo problemi ad eludere i cavalieri di guardia. -

- Ne sei certo ? - disse Legolas.

- Fidati di me. - rispose Beretar - In fin dei conti sono stato un Cavaliere anch’io. -

Legolas annuì e corse via insieme al guerriero. I due scesero velocemente dalle mura e, cercando di non farsi notare, giunsero nei pressi della porta delle prigioni. Stando rasenti al muro, videro che c’era un solo soldato di guardia al piccolo uscio in legno e ferro. Intorno non si trovava nessun altro.

L’elfo e il guerriero si guardarono a vicenda annuendo ; poi Beretar uscì dal suo nascondiglio e, spavaldamente, si presentò alla guardia.

- Salve Cavaliere ! - esclamò. Il soldato, sorpreso da quell’apparizione, sguainò la spada.

- Chi sei, straniero ? - disse imperiosamente - Non puoi stare qui ! Allontanati immediatamente prima che chiami le altre guardie ! -

Beretar rise. - Da quando passeggiare è un reato ? - disse alzando le mani e camminando verso la sinistra del cavaliere che seguiva con lo sguardo ogni sua mossa - E poi io non sono affatto uno straniero...un tempo facevo persino parte del glorioso esercito dei Cavalieri di Rohan, proprio come te... -

- Ah, sì ? E’ strano, dai tuoi abiti non si direbbe proprio ! E poi chi mi dice che tu non mi stia mentendo ? Non conosco affatto il tuo volto ! -

- Nemmeno io conosco il tuo. D’altronde sono passati tanti anni... - replicò Beretar con noncuranza - Comunque, visto che non mi credi, sappi che c’è una persona che potrebbe confermare le mie parole. -

- E dove sarebbe questa persona ? - domandò il cavaliere sogghignando.

- Proprio dietro di te... -

La guardia non fece in tempo a voltarsi perché Legolas, che gli era sgattaiolato furtivamente alle spalle, ora gli stava puntando la spada alla nuca.

- Getta subito la spada. E non gridare se tieni alla tua vita. - disse l’elfo. Il soldato, sgomento, obbedì all’istante.

- Cosa...cosa volete ? - balbettò tremando.

- Ah ! Dov’è finito l’indomito coraggio dei Cavalieri di Rohan ? - lo beffeggiò Beretar raccogliendo l’arma.

- Forse sotto le false promesse di un traditore... - disse Legolas frugando nella borsa che il soldato aveva attaccata alla cintura ed estraendone un mazzo di pesanti chiavi che lanciò al guerriero dai capelli rossi, il quale, dopo poche prove, trovò quella che serviva ad aprire il portone.

- Dove sono i prigionieri, soldato ? - sussurrò Legolas rimanendo sempre alle spalle della guardia in modo da non farsi vedere.

- ...Quali prigionieri ? - domandò l’uomo con aria stupita.

Beretar prese il pugnale che aveva usato un attimo prima per uccidere e glie lo puntò alla gola. - La ragazza che avete portato qui pochi minuti fa, il Ramingo e Theoden...ora sbrigati a rispondere, altrimenti diventerai pasto per i corvi. -

- Theoden ? ! - esclamò il cavaliere - Ma...per Eru, di cosa stai parlando ? ! -

- Bene - disse Beretar pungendo con lo stiletto la gola del soldato e facendone uscire una piccola goccia di sangue. - Non cedo che gli altri Cavalieri sentiranno la tua mancanza. -

L’uomo impallidì.

- No ! - esclamò - Te lo giuro sul mio onore ! Non so assolutamente nulla di ciò che mi dici ! Theoden è in ricognizione al Nord, e in queste celle non si trova nessun Ramingo...una donna, poi...le tue parole non hanno senso ! Ti prego, non uccidermi ! Non sto mentendo ! -

Beretar guardò Legolas.

- Dice la verità. - disse l’elfo - Quest’uomo è completamente all’oscuro di tutto...e sarà bene che ci resti. - Con l’impugnatura della spada colpì alla nuca il cavaliere che, con un gemito, cadde a terra svenuto.

Spostando il corpo della guardia con un calcio, Beretar fece cenno a Legolas di entrare. Una volta che anche lui ebbe varcato la soglia, Beretar chiuse il portone alle sue spalle. Il rumore risuonò lungo il buio corridoio, illuminato solo da poche torce appese alle pareti. I due corsero finchè il corridoio si biforcò.

Con cautela, i due si acquattarono dietro l’angolo della parete. Beretar accennò a sporgersi oltre esso per accertarsi che non passasse nessuno, ma Legolas lo tirò bruscamente indietro.

- Ma... - disse il guerriero. Legolas si portò un dito alle labbra e, lentamente, sguainò la spada, mettendosi in posizione d’attacco. Dopo pochi istanti, un pesante rumore di passi risuonò lungo il corridoio nella loro direzione.

- E’ solo. - sussurrò Legolas. Beretar lo guardò senza capire.

Improvvisamente, l’elfo balzò fuori dal suo nascondiglio, piombando addosso all’ignara guardia che stava compiendo l’ennesimo giro di perlustrazione e disarmandola senza difficoltà. Stupito da quella mossa repentina, anche Beretar uscì allo scoperto.

- Dove sono i prigionieri ? - ordinò Legolas stringendo con una mano il collo del soldato e puntandogli la spada alla gola con l’altra - Voglio il Ramingo e la ragazza. E Theoden ! Parla o ti farò tacere per sempre ! -

La guardia strinse i denti. - Non te lo dirò mai, Elfo. - sibilò.

Udendo quelle parole, Beretar scosse la testa. - Non si fa così, Legolas. Lascia che me ne occupi io. -

In un attimo, Beretar afferrò la guardia terrorizzata per il collo e la sollevò una spanna da terra, sbattendola contro il muro.

- Forse non hai capito, soldato... - disse Beretar stringendo sempre più forte la gola dell’uomo che annaspava, soffocando - Il mio amico ti ha chiesto gentilmente di dirci dove sono i prigionieri...e io aggiungo di darci anche le chiavi delle celle... -

Senza cambiare la sua solita espressione imperturbabile, Beretar sbattè nuovamente il soldato contro il muro, senza lasciarlo andare, sotto lo sguardo esterrefatto di Legolas.

- ...e ti consiglio di rispondere subito, perché io non sarò affatto gentile come lui... -

Con mano tremante, la guardia afferrò le chiavi che pendevano dalla sua cintura e le gettò a terra. L’elfo le raccolse in un istante.

- Manca ancora qualcosa. - disse Beretar senza lasciare la presa. Il soldato, spaventato a morte, borbottò alcune parole incomprensibili con voce soffocata. Beretar, quindi, aprì la mano e lo lasciò cadere a terra. Senza rialzarsi, l’uomo tossì convulsamente e si portò una mano alla gola. Il guerriero, spazientito, lo colpì con un calcio all’inguine.

- Adesso non esagerare, Beretar ! - protestò Legolas nel vedere il soldato emettere un gemito di dolore. Il gigante dai capelli rossi alzò una mano senza togliere lo sguardo dalla sua vittima.

- Ti ho detto di lasciarmi fare. - disse in tono deciso. Dopo qualche secondo, il soldato si accucciò a terra e parlò.

- Sono...sono nelle segrete... -  disse stringendo i denti dal dolore - ...in celle lontane tra loro...non...non li troverete...lui arriverà prima... -

Beretar e Legolas si scambiarono uno sguardo sgomento.

- Ora mi hai stancato, idiota ! - disse Beretar sferrando un altro calcio al viso del soldato, il quale gemette e rimase a terra, svenuto. Senza pensarci due volte, Beretar strappò alcune strisce di stoffa dal suo mantello e ne porse due a Legolas.

- Che vuoi fare ? - domandò l’elfo.

- Legagli mani e piedi mentre io lo imbavaglio. Spero che tu sappia fare dei buoni nodi. -

Mentre compiva quell’azione, Legolas ebbe un improvviso ricordo che lo fece sussultare.

- Beretar...non abbiamo riservato lo stesso trattamento anche all’altra guardia, là fuori. - disse - Tra poco potrebbero arrivare i rinforzi... -

Il guerriero si fermò un attimo e guardò l’elfo. - Hai ragione, accidenti. - disse - Ma credo che quello dormirà ancora per un bel po’. Ora sbrighiamoci. -

Dopo aver gettato il corpo privo di sensi della guardia in un angolo, i due ripresero a correre lungo il tortuoso corridoio.

- Questo posto è peggio di un labirinto, Beretar ! - esclamò Legolas - Come faremo a trovare le segrete ? -

- So dove sono. - rispose Beretar - Il vero problema sarà trovare chi cerchiamo. Dobbiamo farcela prima che questo posto pulluli di guardie. -

Grainne, Aragorn, si disse Legolas, con il cuore in tumulto, stiamo arrivando...

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


20

20. Faccia a faccia

 

 

 

 

In piedi nella sua cella, le spalle al muro e il viso rigato da lacrime di rabbia, Grainne non riusciva a staccare gli occhi dal volto sogghignante di Gareth Tarkas.

L’uomo si trovava con lei da pochi minuti, e non aveva ancora pronunciato una sola parola, limitandosi a reggere il suo sguardo di ghiaccio.

- Finalmente soli, Capitano - disse infine - Io e te... -

Grainne non gli rispose.

- Andiamo, mia cara, non avevi detto tu stessa di essere felice di vedermi ? - continuò Gareth muovendo un passo verso di lei.

- Non avvicinarti, Gareth, o ti ucciderò con le mie mani. - rispose Grainne con voce tremante.

Gareth si lasciò sfuggire una risata. - Non sei nelle condizioni migliori per minacciarmi, Capitano. - Avanzando deciso verso la ragazza la afferrò per un braccio, attirandola a sé. Grainne cercò di ribellarsi, ma la presa del soldato era forte e dolorosa. Sentì il calore dell’odio avvampare dentro di lei e salirle verso le mani. Le strinse forte, conficcandosi le unghie nella carne. Non ancora...non ancora...

- Lasciami ! - gridò liberandosi con uno strattone. Ansimando, si strinse in un angolo della cella. - Non immagini il disgusto che sto provando nei tuoi confronti, Gareth...ti credevo il migliore dei miei uomini, il più fedele, e invece sei solo un vile traditore...che ne è stato dello spirito e della lealtà dei Cavalieri ? Non posso credere che vi siate venduti tutti al nemico...e in cambio di cosa ? Ricchezza ? Potere ? Quali follie vi ha promesso l’infame che ha ordito questo complotto ? -

Gareth scosse impercettibilmente la testa. - Tu non hai capito niente, donna... - sibilò - Non hai mai saputo riconoscere il reale valore dei tuoi soldati. Ti sei sempre limitata ad impartire ordini senza mai sforzarti di capire chi in realtà fossero coloro che dovevano eseguirli. Ti sei sempre fidata delle persone sbagliate, condannando coloro che invece avrebbero potuto esseri veramente fedeli, se solo non fossi stata tanto sciocca da non capire la volontà che si trovava dietro le loro azioni. -

Grainne lo guardò, esterrefatta. - Ma...cosa stai dicendo ? -

- Ancora non capisci ? Non ne dubitavo affatto. Quell’idiota di Hama, ad esempio...l’hai sempre guardato con il fumo negli occhi solo perché non si inchinava abbastanza profondamente al tuo cospetto e non ti mostrava la deferenza che credevi di meritare. E invece lui sarebbe morto per il suo Capitano, se solo glie l’avessi ordinato...come per il suo Re, del resto. Ha sempre ritenuto il tuo abbandono un terribile affronto nei riguardi di Theoden e dell’intero corpo dei Cavalieri di Rohan ; la sua fedeltà e il suo senso dell’onore sono pari solamente alla sua ottusità...e oggi ne hai avuto un esempio...ci è mancato un soffio perché non mandasse in fumo il nostro piano. No, non è lui che devi biasimare, mia splendida fanciulla... -

Grainne scosse la testa, sconvolta.

- Sei sorpresa, Capitano ? Hama è uno dei pochi a non essere al corrente del grande evento che accadrà tra breve. -

- Io...io credevo... -

- Credevi male. Hai sempre creduto male. Non sei mai stata in grado di leggere nell’animo dei tuoi uomini, né di giudicarli con saggezza. Hai biasimato coloro che ti avrebbero servito fino alla morte...come anche Beretar, del resto...il fatto che siate giunti fin qui insieme mi ha stupito. -

- Beretar ? -

- Perché credi che se ne fosse andato, Capitano ? Certamente non per l’umiliazione di dover obbedire ad una donna... -

Notando lo sguardo allibito di Grainne, Gareth scoppiò a ridere. - E’ dunque questa la menzogna che ti ha raccontato ? No...Beretar ha abbandonato i Cavalieri semplicemente perché ti amava...e sapeva che non avrebbe mai potuto averti. Soffriva, povero Beretar ! - Rise di scherno. - Evidentemente sapeva che il tuo cuore non era destinato a lui. Ma non importa, ora non soffrirà più...mai più. -

In quell’istante, Grainne rievocò i sordidi ricordi che aveva inutilmente tentato di cancellare.

- Quella notte...anche lui... -

Gareth rise di nuovo, scuotendo la testa. - No...Beretar si sarebbe ucciso piuttosto che commettere un gesto del genere. Lui non c’era, Capitano. Come Hama, come molti altri. Ma io sì...io ero là...e non immagini da quanto tempo desiderassi di farti mia... -

Grainne avvampò di collera, ma la paura cominciò a farsi strada nel suo cuore mentre Gareth Tarkas avanzava verso di lei.

- Stai...stai lontano... - balbettò.

Gareth ignorò le sue parole. - Io fui l’unico a sfuggire alla tua collera distruttrice, Grainne. E non dimenticherò mai i corpi dilaniati dei miei compagni d’armi. Fui al tempo stesso terrorizzato e affascinato dall’oscuro potere che portavi dentro di te... - Allungò piano le braccia verso la ragazza che si rannicchiò terrorizzata in un angolo e le afferrò le spalle, costringendola ad alzarsi. - Tu hai ancora quel potere, Capitano. L’Oscuro Signore lo sa...e tu sei una potentissima arma nelle sue mani. - La sua bocca si avvicinò all’orecchio della fanciulla e le fece scorrere un dito lungo la guancia. - Ma questo non mi impedirà di ricevere la ricompensa che mi sono meritato per averti portata da lui... -

- NO ! ! ! -

Con uno scatto improvviso, Grainne si liberò dalle mani di Gareth, graffiandogli il viso e facendolo cadere a terra. Dritta davanti al soldato, sentì l’oscuro potere pervadere il suo corpo e si lasciò andare ad esso...

- ...grande Eru... - balbettò Gareth contemplando la fanciulla con gli occhi spalancati. Lei gli si ergeva dinnanzi, bellissima e terribile, avvolta da un’aura scarlatta, gli occhi splendenti di una luce minacciosa...ma non era più Grainne, ormai.

- Volevi la tua ricompensa, Cavaliere ? - disse con una voce imperiosa che non le apparteneva - Prendila. -

Mentre la fanciulla sollevava piano una mano nella sua direzione, Gareth vide con orrore le dita che si stendevano verso di lui trasformarsi in mostruosi artigli infuocati.

- No...ti prego... -

Fu tutto ciò che disse, prima di morire.

 

 

Legolas sapeva di stare correndo contro il tempo.

Seguendo Beretar, che correva sicuro lungo oscuri corridoi e passaggi che solamente lui avrebbe saputo ritrovare, sentiva il cuore pulsare impazzito, come se avesse voluto dirgli che qualcosa di terribile sarebbe presto accaduto senza che lui potesse impedirlo. Le sue sensazioni non l’avevano mai tradito, e in quel momento le sentiva pesanti come una maledizione.

- Ci siamo. - disse finalmente Beretar scendendo lungo una tortuosa scala a chiocciola che terminava in una piccola sala rotonda dalla quale si dipartiva un nuovo corridoio ancora più buio. Il guerriero afferrò una delle due torce che stavano appese alle pareti e affiancò l’elfo che continuava a camminare lungo il corridoio, fino a quando giunsero davanti ad una pesante porta di ferro chiusa a chiave. Legolas osservò un istante la serratura, poi afferrò il mazzo di chiavi che aveva preso alla guardia e cercò quella giusta, trovandola al primo tentativo.

La porta si aprì cigolando, e i due videro il corridoio che avevano percorso prolungarsi oltre essa. Poche porte, lontane tra loro, si affacciavano sul cunicolo.

- Adesso non ci resta che cercare. - disse Beretar - Senza far rumore, mi raccomando. Anche se per ora non si vede nessuno in giro, le guardie potrebbero arrivare da un momento all’altro. - Legolas annuì e corse via, seguito dal guerriero.

 

 

 

Aragorn si sentiva sempre più debole. Non era per il digiuno a cui era stato costretto, ma per la disperata rassegnazione alla quale sentiva che presto avrebbe ceduto. Ormai aveva quasi completamente perso la speranza di ritrovare la libertà...e anche se fosse riuscito a fuggire dalle prigioni, come avrebbe potuto uscire da Edoras ? Sarebbe stato sicuramente catturato ancora prima di mettere piede fuori dalle mura, e allora per lui non ci sarebbe più stata alcuna possibilità...

Il Ramingo cercò di scuotersi da quei tetri pensieri ; che cosa gli stava succedendo ? Non era da lui arrendersi così facilmente. Dov’era la ferrea volontà di reagire che lo aveva sempre aiutato a superare ogni difficoltà ?

Ad un tratto, un rapido rumore di passi gli fece sollevare il capo. Barcollando, si alzò in piedi e appoggiò un orecchio alla porta ; sì, qualcuno stava venendo nella sua direzione. Aragorn sentì la speranza riaffiorare nel suo cuore, e raccolse tutte le forze che gli erano rimaste.

Questa volta uscirò di qui, si disse. Ad ogni costo.

Afferrò la ciotola di metallo che si trovava abbandonata sul pagliericcio che copriva parte del pavimento della cella, sua unica arma disponibile in quel momento, e si acquattò accanto alla porta, le spalle al muro, senza muovere un muscolo.

Respirò profondamente quando sentì i passi fermarsi davanti alla sua porta ; dopo pochi istanti, una chiave girò nella serratura e la porta si spalancò. Un’ombra fece un passo all’interno della cella, ora illuminata dalla debole luce di una torcia che si trovava alle sue spalle, e non se ne accorse quasi quando il Ramingo abbattè violentemente la ciotola sul suo capo. L’ombra barcollò in avanti, mentre Aragorn, come rinvigorito da una nuova speranza, balzava fuori dal suo nascondiglio.

- Legolas ! - esclamò una voce sconosciuta.

Legolas... ?

Spalancando gli occhi per la sorpresa, Aragorn si chinò verso la figura che si rotolava a terra con le mani alla testa, gemendo per il dolore, ma prima che potesse riconoscere a chi apparteneva quella figura, sentì una mano afferrarlo rabbiosamente e spingerlo con forza contro la parete.

- Maledetto ! - ruggì la voce del gigantesco sconosciuto - Cosa credevi di fare ? ! -

- Io... - sussurrò Aragorn, ancora sbigottito.

- Lascialo, Beretar ! - esclamò l’ombra, alzandosi in piedi - E’ lui, è lui quello che stiamo cercando ! -

Il guerriero obbedì all’ordine e lasciò la presa. Aragorn sentì le ginocchia cedergli, ma non staccò gli occhi dall’elfo che si chinava su di lui per aiutarlo a rialzarsi.

- Amico mio ! - disse Legolas - E’ un grande sollievo per me vedere che nemmeno in queste condizioni hai perso la tua voglia di combattere ! Dimmi, stai bene ? -

Senza pensare, il Ramingo abbracciò il principe elfo quanto più forte potè, mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime di felicità.

- Non...non osavo nemmeno sperare che tu fossi vivo, Legolas... - balbettò, incredulo - Vederti qui, ora, è una gioia troppo grande perché il mio cuore la possa esprimere... -

Legolas trasse un profondo sospiro di sollievo e, stringendo le spalle di Aragorn, osservò con indignazione il suo viso sporco e incrostato di sangue. - Anche per me lo è, Dùnadan. Ma trovarti in queste condizioni mi riempie di rabbia per non essere riuscito ad arrivare prima. Cosa ti hanno fatto ? -

Il Ramingo sorrise. - Nulla a cui non avrei potuto resistere, Legolas, anche se è stato molto difficile. Ma ora non c’è tempo per parlare di questo : la Terra di Mezzo corre un gravissimo pericolo. Theoden stesso è prigioniero qui sotto, nelle mani di Sauron in persona, e... -

- Non sprecare il poco fiato che ti resta per dirci cose che già sappiamo, Ramingo. - intervenne bruscamente Beretar - Il tempo fugge e dobbiamo liberare il Re e il Capitano prima che sia troppo tardi. -

Aragorn guardò Legolas con aria interrogativa. - Lui è con noi, Aragorn - disse l’elfo - Il suo nome è Beretar e un tempo faceva parte dei Cavalieri di Rohan. E il Capitano di cui parla è Grainne... -

- Grainne ? ! - esclamò Aragorn - Grainne si trova qui ? -

- Sì - rispose Legolas - L’ho ritrovata, Aragorn, ma ora rischiamo di perderla di nuovo. Non ho tempo per raccontarti tutto, ma dobbiamo liberarla prima che... -

Le parole dell’elfo furono interrotte da un grido lancinante che risuonò per tutti i sotterranei.

- Cos’è stato... ? ! - disse Beretar, scosso. Legolas si guardò intorno per capire da dove provenisse quel terribile suono.

- Cercate Theoden ! - esclamò correndo via - Ci rivedremo all’uscita ! -

Aragorn e Beretar guardarono l’elfo scomparire nel buio dei cunicoli, e, scambiandosi un rapido sguardo, capirono che non c’era davvero tempo per le spiegazioni.

- Riesci a camminare ? - disse Beretar.

Aragorn annuì. - Theoden è qui vicino. - disse - Sentivo le guardie scendere ogni giorno per portargli da mangiare. Se tu avessi potuto sentire con quanto disprezzo lo trattavano...il solo pensiero mi fa salire il sangue alla testa. -

- Chi è colpevole pagherà anche per questo. - disse Beretar stringendo forte i pugni per la collera - Glie la faremo pagare cara. Andiamo. -

 

 

Legolas non sapeva dove stava andando, ma il suo istinto gli diceva che stava correndo nella direzione giusta. Era il suo cuore a guidarlo, a portarlo da Grainne.

Si fermò un momento a riprendere fiato, appoggiandosi al muro umido e freddo, ansimando per la stanchezza, il volto pallido e tirato dall’angoscia. Tese le orecchie per cercare di carpire il minimo suono nell’assoluto silenzio in cui erano immerse le segrete. Poi ripartì di corsa, come un segugio che ha trovato una nuova pista, e continuò a correre fino a quando scivolò su una strana pozzanghera, rischiando di cadere a terra. Barcollando, Legolas tornò lentamente sui suoi passi e si chinò per osservare il liquido scuro e vischioso sul quale era passato senza accorgersene. Vi immerse leggermente due dita, portandosele poi verso il naso, ma le allontanò un istante dopo, disgustato : sangue, caldo e raggrumato...

- No... - disse, inorridito, notando che la pozza si allargava sotto la porta della cella davanti alla quale lui si trovava.

Premette una mano contro la porta e la sentì chiusa. Maledicendosi per aver lasciato le chiavi a Beretar, prese una brevissima rincorsa e sfondò l’uscio con una spallata.

La prima cosa che vide gli provocò un’ondata di nausea.

In un angolo della cella si trovava il cadavere orrendamente dilaniato e semicarbonizzato di un uomo in uniforme, il volto deformato dal terrore ; un occhio, con il quale il Cavaliere doveva aver certamente visto in faccia la morte, era spalancato dal terrore, mentre l’altro era cieco da tempo a causa di una lunga ferita che lo aveva attraversato, e della quale era rimasta solo una lunga cicatrice rilevata...

Gareth Tarkas, si disse Legolas.

Improvvisamente, un gemito costrinse l’elfo a spostare lo sguardo altrove ; Legolas avvertì un tuffo al cuore nel vedere la figura rannicchiata e tremante che si trovava all’angolo opposto della cella. Anche se non poteva vederla in viso, era certo che fosse Grainne.

Lentamente le si avvicinò e le cinse con un braccio le spalle che sussultavano dai singhiozzi che la fanciulla tentava invano di soffocare.

Senza sollevare lo sguardo verso Legolas, Grainne si alzò debolmente e affondò il viso nel suo petto, mentre l’elfo la stringeva forte a sé accarezzandole i lunghi capelli.

- Usciamo di qui. - le disse semplicemente, aiutandola ad alzarsi e conducendola fuori dalla cella.

- E’ successo di nuovo, Legolas... - disse la fanciulla a testa china, con la voce rotta dal pianto - Ha tentato di farmi del male... -

- Nessuno ti farà più del male, ormai, non aver paura. -

- ...ma io non glie l’ho permesso. -

Nel sentire quelle parole, pronunciate con una voce e un tono tanto diversi da quelli che lui conosceva e amava, a Legolas si gelò il sangue nelle vene.

Con un gesto brusco afferrò il viso della giovane e la costrinse a guardarlo in faccia, e ciò che vide gli tolse il respiro.

- Tu...tu non sei Grainne ! - esclamò, inorridito, allontanandosi di colpo dalla ragazza, incapace di staccarle lo sguardo di dosso.

I dolci occhi verdi che un tempo brillavano di gioia di vivere erano diventati due fessure infuocate, e il suo viso ancora bellissimo era tirato in un ghigno demoniaco. Ormai di Grainne non era rimasto più nulla.

Veloce come un fulmine, la fanciulla afferrò con una mano il collo del principe, che si sentì quasi soffocare. Attraverso quella stretta, Legolas percepiva tutta la malvagità che si sprigionava dal suo corpo, e ne fu paralizzato.

- Avevo promesso che non ci saremmo mai separati - sibilò Grainne con la terribile voce che non le apparteneva - Allora ti porterò con me...dal mio Padrone... - 

All’improvviso, Legolas vide le strette pareti che lo circondavano ondeggiare intorno a lui e farsi sempre più sfuocate fino a quando non scomparvero in una fitta cortina di fumo. Chiuse gli occhi, sentendo la testa girargli vorticosamente. Quando li riaprì, non si trovava più nello stesso posto, ma in un’ampia sala poligonale dall’alto soffitto di pietra.

Guardandosi intorno, vide che Grainne era in piedi a poca distanza da lui. Accanto a lei si trovava una figura alta e sottile, tanto luminosa che l’elfo non riuscì a distinguerne la fisionomia.

La fanciulla lo guardava, ma stavolta il suo viso era fermo e inespressivo, come scolpito nel ghiaccio.

- Chi sei tu... ? - disse Legolas, ancora sconvolto.

- La tua fine, Principe. - rispose la fredda voce di Saruman.

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


21

21. L’ultima battaglia

 

 

 

- Dov’è Grainne ? - disse Legolas con sospetto, riparandosi gli occhi dalla luce che emanava quella figura ignota.

- Non la vedi, Elfo ? E’ proprio qui davanti a te. - rispose.

Legolas lanciò nuovamente uno sguardo alla ragazza dritta e immobile dinnanzi a lui, non riconoscendo in lei nulla di ciò che era.

- Stai mentendo ! - disse rabbiosamente l’elfo - Io vedo solo il suo corpo, ma qualcun altro ha preso il posto della sua anima ! -

Saruman ghignò, ma Legolas non potè vederlo. - Anima ? Questa donna è solo un involucro vuoto, Elfo. - disse - Ora nel suo corpo alberga un potere così grande che tu non lo puoi nemmeno immaginare, ed ha schiacciato inesorabilmente ciò che in esso si trovava. O che tu credevi vi si trovasse...in realtà lei non è che un mezzo con cui l’Oscuro Signore si manifesta. La sua anima non ha importanza, per il semplice motivo che non è mai esistita veramente. Tutto ciò che tu vedi è ciò che lei è. -

- Ti sbagli - ribattè Legolas - Il fatto che lei abbia ceduto a Sauron non significa che l’abbia fatto per sua volontà. Ha lottato fortemente prima di soccombere, sebbene io non sia convinto che lui l’abbia del tutto sconfitta. Per me questa donna ha un valore più grande della luce delle stelle, e non lascerò che Sauron la distrugga. -

Saruman tacque per un istante. - Dunque sei legato a lei fino a questo punto. - disse - Ti comporti come un bambino che vuole giocare con la spada del padre, Elfo...sei così cieco di fronte al tuo sentimento da non accorgerti che sarà la tua rovina. Ma dimmi, cosa saresti disposto a fare per reclamarla ? -

- Qualunque cosa - rispose Legolas - E non mi arrenderò facilmente. -

- Bene. - disse Saruman mentre il bagliore che lo avvolgeva si faceva più intenso ed accecante - Accomodati pure. Vuoi questa fanciulla ? Ebbene, l’avrai. Ma per farlo la dovrai uccidere...se lei non ucciderà prima te. -

La forte luce bianca che sprigionava dallo stregone si affievolì fino a scomparire del tutto, mentre Legolas, confuso e sgomento, vide Grainne stendere le mani davanti a sé, e apparire in esse la lunga e pesante spada del padre. Titubante, Legolas sfoderò la propria.

Fu così che ebbe inizio l’ultima battaglia.

 

 

Nel frattempo, Beretar e Aragorn erano corsi alla ricerca di Theoden.

- Sei proprio certo che fosse vicino, Ramingo ? Tutte le celle che abbiamo perquisito finora erano vuote ! - disse Beretar.

- Ti dico di sì. Ho sentito con le mie orecchie le guardie dileggiarsi di lui mentre gli portavano da mangiare...non può essere certo lontano ! - Il Ramingo aprì la porta dell’ennesima cella, dalla quale si precipitò fuori un enorme ratto di fogna che fece sobbalzare dallo spavento i due guerrieri.

- Dannazione ! - esclamò Beretar picchiando forte la mano contro la parete opposta in un impeto d’ira - Non lo troveremo mai ! -

- Calmati, Beretar - disse Aragorn tendendo una mano verso la spalla del gigante dai capelli rossi - Non possono certo averlo portato lontano. Vedrai che... -

- Calmarmi ? ! - sbottò Beretar scostando bruscamente la mano di Aragorn - Non abbiamo tempo da perdere, Ramingo, lo capisci o no ? Siamo solo io e te, due guerrieri male armati, nelle segrete di Edoras, Legolas è scomparso in questo maledetto labirinto, tra non molto i Cavalieri ci scopriranno e non ce la faranno passare certo liscia, e io dovrei... -

Un mugolio soffocato interruppe lo scatto di rabbia di Beretar, costringendo lui ed Aragorn a guardarsi intorno per capire da dove provenisse quello strano verso. Aragorn appoggiò l’orecchio contro la porta che si trovava esattamente alle spalle di Beretar.

- E’ qui ! - disse, fremendo per l’agitazione - Dammi le chiavi, presto ! -

Il guerriero obbedì, con il cuore in gola. In breve, Aragorn spalancò l’uscio della cella e i due vi entrarono di corsa, arrestandosi a bocca spalancata quando videro chi occupava quel pertugio maleodorante.

Di fronte a loro, sdraiato scompostamente sopra un lurido pagliericcio, si trovava Theoden, Re del Mark, gli abiti sporchi e stracciati ; il suo nobile aspetto sembrava essere stato cancellato da un’espressione sonnolenta, quasi di incoscienza, e ora somigliava più ad un povero vecchio che ad un fiero e orgoglioso sovrano.

- Mio Signore, svegliati ! - esclamò Aragorn chinandosi sul vecchio Re e colpendogli leggermente il viso per farlo rinvenire, ma senza ottenere alcun risultato.

- L’oro... - farfugliò Theoden - L’oro di Meduseld...me l’ha portato via...l’ombra me l’ha portato via... -

Incapace di pronunciare una parola, Beretar avvampò di collera e strinse i pugni fino a quando le nocche gli si sbiancarono. Come avevano potuto, come avevano osato fare questo al suo Re, la persona a cui aveva giurato eterna fedeltà ?

- Spostati. - ordinò improvvisamente scostando il Ramingo che lo guardò con aria interrogativa. Con decisione, afferrò il secchio che si trovava accanto ad una ciotola di cibo ammuffito, unica fonte d’acqua per il Re.

- Perdonami per quello che sto per fare, mio Signore, ma è necessario... -

Sotto lo sguardo stupefatto di Aragorn, Beretar afferrò Theoden per la nuca e gli immerse la testa più e più volte nel secchio, fino a quando il Re non oppose resistenza tossendo convulsamente.

- Chi...chi siete ? - disse debolmente, con voce roca, sostenendosi a Beretar - Dove ci troviamo ? -

- Siamo nelle segrete di Meduseld, Sire - rispose Aragorn - Sei stato tenuto prigioniero per molto tempo...la tua mente doveva certamente essere ottenebrata da qualche potente filtro... -

- Prigioniero ? - disse Theoden, sorpreso - Ma...perché ? -

- Alcuni dei tuoi Cavalieri stanno tramando contro Rohan...e tutta la Terra di Mezzo. Ma ora il loro complotto è sventato, perché tu tornerai di nuovo sul trono e riporterai la pace nel tuo regno. - disse Aragorn.

Theoden guardò nel vuoto, riflettendo, turbato, sulle parole del Ramingo.

- Stavo cavalcando verso nord con la mia scorta, quando sentii la mia testa girare vorticosamente e caddi di sella...non ricordo altro. Per tutto questo tempo mi è sembrato di vivere in un luogo al limite tra realtà e allucinazione... - disse. Poi si voltò lentamente verso Beretar, che lo stava ancora sorreggendo, e non aveva aperto bocca.

- Tu... - disse stringendo gli occhi, come per mettere a fuoco la figura del gigante dai capelli rossi - La mia vista è ancora annebbiata...ma io ti ricordo bene...sei Beretar, non è vero ? -

- Sì - rispose il guerriero - E sono tornato per servirti di nuovo, mio Signore. Ma ora non c’è tempo da perdere, dobbiamo uscire di qui. -

Aragorn annuì alle parole di Beretar e prese la spada che il guerriero gli porgeva. Poi uscì dalla cella e si guardò intorno, per assicurarsi che non passasse nessuno, e fece un cenno a Beretar che uscì a sua volta sorreggendo il suo Re.

Il piccolo gruppo, guidato dal Ramingo, fece però poca strada, perché all’ingresso delle segrete una voce autoritaria intimò loro di fermarsi.

- Molto bene ! - disse Zoren, seguito da quattro dei suoi Cavalieri - Tre prigionieri in fuga. Temo che nessuno vi abbia informati che la pena per chi tenta di evadere dalle segrete è la morte...e a questo punto penso proprio che non mi dispiacerà affatto eseguire la sentenza. -

- Tu non farai nulla, Zoren ! - esclamò Theoden con tutte le sue forze - Mi meraviglio del tuo comportamento ! Sei stato tu ad architettare tutto questo ? Credevi di poterti liberare di me con un inganno ? In vece hai solo ingannato te stesso... Io so essere misericordioso, ma la mia collera verso i traditori è grande...e ti assicuro che la proverai di persona, se solo tenterai di fermarci ! -

Ghignando, Zoren fece un passo verso i tre, ma Aragorn, fulmineo, si intromise tra lui e i suoi compagni, puntando la spada contro il cavaliere.

- Vuoi vendere cara la pelle ? - disse - La mia lama non aspetta altro. Avanti, traditore ! - 

- Povero sciocco ! - rise Zoren - Non sarai tu a fermarmi ! -

- Lui forse non ti potrà fermare - disse all’improvviso una voce alle spalle del Cavaliere - Ma io sì. Getta immediatamente le armi, Zoren. -

Le espressioni del Cavaliere e dei suoi soldati traditori mutarono dalla spavalderia allo sgomento, mentre, se non fossero stati troppo stanchi ed affaticati, Aragorn, Beretar e Theoden avrebbero certamente esultato ; Hama, con un consistente gruppo di Cavalieri armati di tutto punto, era arrivato al momento giusto.

- Ciò che le mie orecchie hanno appena udito non ha potuto suscitare in me altro che ira e disprezzo. Avrei dovuto capire da molto tempo cosa stavi tramando. Hai fatto di tutto per conquistare la fiducia di Vermilinguo in modo da farti nominare sostituto del Capitano...in modo da togliere di mezzo anche lui una volta che Theoden fosse scomparso del tutto, non è vero ? -

- Taci, idiota ! - esclamò rabbiosamente Zoren - Sono io il Capitano, ora ! E tu non devi far altro che obbedirmi ! -

- Obbedirti ? - disse Hama - Io non obbedisco ad altri che a Theoden Re. Forse era vero...il Capitano è tornato per salvare la sua città... -

- Capitano ? - disse Theoden alzando il capo dalla sorpresa - Mio buon Hama, stai forse parlando di... -

- Grainne Skylark, mio Signore. - disse Beretar - E’ tornata davvero. -

- Sì, ma dobbiamo salvare anche lei prima che... - Aragorn si interruppe all’improvviso, quando una dolorosa fitta gli attraversò la testa.

- Che ti succede, Aragorn ? - disse Beretar.

- Nulla... - rispose il Ramingo stringendo ancora più forte la sua spada e portandosi l’altra mano al capo - Ma dobbiamo sbrigarci. Sento che qualcosa di terribile sta per accadere...è come se una voce risuonasse nella mia testa... -

Beretar annuì. - Hama, prenditi cura del nostro Re. - disse aiutando il soldato a caricarsi sulle spalle Theoden, ancora troppo debole per camminare da solo.

- E anche di questi luridi traditori... - disse Aragorn disarmando Zoren con un rapido colpo di spada prima di tuffarsi nuovamente nel buio delle segrete, seguito dal gigante dai capelli rossi.

 

 

Legolas era ancora confuso e spaventato quando Grainne gli si avventò contro urlando e brandendo la sua spada. L’elfo parò i suoi colpi, forti e decisi ma privi della grazia e dell’agilità che avevano sempre contraddistinto la fanciulla durante il combattimento. No, non era certo Grainne quella che gli si trovava davanti...

- Grainne, torna in te ! - esclamò Legolas - Non farti schiacciare dall’oscurità ! Fai riemergere la speranza ! -

Per tutta risposta, la ragazza cercò di abbattere la spada sul capo dell’elfo, il quale la parò con la sua. Grainne non retrocedette, e continuò a spingere la sua spada contro quella di Legolas, digrignando i denti.

- Il buio è mio padre, la notte è mia madre... - disse - E Sauron è il mio Signore ! -

- No ! - esclamò Legolas spingendola indietro. Grainne barcollò un istante, poi si raddrizzò e si gettò nuovamente contro l’elfo, brandendo furiosamente la sua arma.

Mentre combatteva, Legolas non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi della ragazza, cercando disperatamente in essi una sola scintilla che indicasse che l’anima di Grainne non era completamente perduta. Ma, guardandola, l’elfo capì che per lui si stava davvero avvicinando la fine : non poteva difendersi da lei in alcun modo se non attaccandola a sua volta. Ma se l’avesse colpita...se, senza volerlo, l’avesse uccisa...non avrebbe mai potuto farlo. Mai.

- Come puoi non riconoscermi, Grainne ? - disse disperatamente, tentando di schivare i colpi della fanciulla - Non ricordi ciò che c’è stato tra noi ? La nostra promessa ? Non la ricordi ? -

- Le promesse sono aria, Elfo. - disse la voce di Sauron, che aveva preso il posto di quella di Grainne, risuonando tra quelle fredde mura - Non esiste promessa, non esiste verità. Tutto è illusione, solo le tenebre in cui precipiterai sono reali. -

- Questa è l’illusione ! - gridò Legolas respingendo l’attacco della ragazza - L’illusione è tutto ciò che ci circonda, Grainne ! Sauron stesso lo è ! Non farti ingannare dalla sua seduzione, amore mio...tu sei molto più forte di lui, ricordalo ! Tu sei la vita ! -

Un lampo attraversò gli occhi di Grainne. La vita...

La fanciulla portò un attimo la mano alla fronte. Sentiva che un terribile conflitto stava insorgendo in lei : mentre una sua parte era incatenata alla volontà dell’Oscuro Signore, qualcosa dentro di lei cercava di riemergere, aggrappandosi disperatamente alle parole dell’elfo.

Un turbinio di pensieri e ricordi le affollò la mente.

Figlia mia...

Sei più di quanto appari...

Ti amo, Enedore...

La fanciulla strinse gli occhi mentre il suo cuore iniziò a battere forte.

Legolas, Aragorn...

Fu come se una parte del suo essere stesse uscendo dal suo corpo, sfuggendo al controllo di Sauron.

Aiuto...

Poi una voce ancora più potente risuonò nella sua testa.

Tu sei mia, figlia della notte ! Obbedirai ai miei ordini...e io ti ordino di uccidere l’Elfo !

Legolas si era fermato, ansimante, sperando che le sue parole avessero ottenuto qualche risultato. Invece Grainne gli si lanciò furiosamente contro urlando, nei suoi occhi uno sguardo che Legolas aveva visto solo nei soldati che lottavano contro il nemico con la consapevolezza di andare incontro alla morte...

- No ! - esclamò l’elfo. Con un colpo ben diretto, la fanciulla lo disarmò ferendogli lievemente una mano. Mentre cadeva a terra, Legolas vide che la sua spada ormai giaceva sul pavimento, troppo lontana da lui.

Grainne gli si avvicinò lentamente, la spada stretta in pugno.

- E’ giunto il momento di dirci addio, Principe. - ruggì la voce di Sauron uscendo dalle labbra di Grainne.

Legolas, atterrito, si appoggiò sui gomiti, stanco e con la mano dolorante e insanguinata, mentre la ragazza sollevava la spada sulla sua testa, pronta a sferrare il colpo di grazia all’elfo che ormai non era più in grado di riconoscere. Eppure lo sguardo di Grainne sembrava più incerto, come se qualcosa la turbasse...come se stesse quasi tornando in lei...

Non può finire così, pensò Legolas, la mente in subbuglio mentre cercava freneticamente una via d’uscita da quell’incubo.

- Non finirà così ! -

Proprio mentre Grainne abbassava la spada su di lui, Legolas, con un agile e rapido movimento del bacino, sferrò un poderoso calcio alla mano della ragazza, disarmandola a sua volta e facendola cadere all’indietro. Poi l’elfo roteò su se stesso e si rialzò di scatto, quindi corse a recuperare la spada della fanciulla che era caduta poco distante.

Fatto questo, si avvicinò lentamente a Grainne, la spada in pugno. La ragazza tenne i suoi occhi spenti fissi in quelli dell’elfo, e lui non avrebbe mai saputo dire cosa stesse pensando lei in quel momento.

- Ora la sua vita è nelle tue mani, Elfo. - disse la voce di Sauron per mezzo di Grainne - Tocca a te decidere cosa fare di lei. Finiscila, se lo vuoi... -

Legolas, ormai calmo, guardò nuovamente la fanciulla e gli parve di cogliere in lei un barlume di paura e speranza insieme. Pose la spada e si chinò verso di lei, tendendole la mano.

- Esci dall’ombra, Grainne. - le disse - So che il tuo cuore è ancora vivo e che lui non riuscirà mai a prendere il posto dei tuoi veri sentimenti. Il mio amore ti condurrà lontano da queste tenebre, te lo prometto. Ma tu devi lasciarlo entrare...liberati dal potere della distruzione, Grainne...so che l’hai fatto altre volte, e questa sarà l’ultima, vedrai. Io ti aiuterò, amore mio...tutto ciò che devi fare è prendere la mia mano. Coraggio, piccola guerriera... -

La fanciulla, ansimando, tese piano una mano tremante verso l’elfo.

- Io non sono un’illusione, Grainne...vieni da me... -

Una lacrima d’argento scivolò lungo la guancia della fanciulla. - Non...non mi abbandonare... - sussurrò faticosamente con la sua vera voce.

Legolas sorrise e le si avvicinò un po’ di più.

- Così, Grainne...prendi la mia mano...fai quest’ultimo sforzo e sarai libera... -

Grainne si rialzò barcollando, il braccio teso verso quello dell’elfo, la cui espressione ansiosa mutò in speranza vedendo la ragazza tornare finalmente in sé.

Ma un istante prima che le loro mani si incontrassero, lo sguardo di Grainne tornò gelido e scintillante.

Con una mossa rapidissima, afferrò il pugnale che Legolas portava alla cintura e spinse l’elfo all’indietro facendolo cadere.

Poi Sauron parlò di nuovo, ma non per bocca di Grainne. La sua fredda voce risuonò tra le nere mura, mentre la fanciulla era dritta e immobile davanti all’elfo che la guardava, sbigottito e in preda al panico.

- Hai perso, Elfo. Lei è mia, dovevi saperlo. Tutta la sua resistenza è stata vana ed è servita solo ad ingannarti. Hai commesso un grosso errore credendo di potermela togliere. Con lei in mio potere, presto la Terra si Mezzo mi apparterrà. Ma tu la puoi ancora riavere... - disse in tono di scherno - Non devi fare altro che trafiggerla con la tua lama e sarà tua...per l’eternità... -

Con lo sguardo ormai perso nel vuoto, Legolas lasciò la spada e cadde in ginocchio davanti a Grainne.

- No - disse dopo un lungo momento di silenzio, incapace di staccare i suoi occhi da quelli della fanciulla - Se il mio destino è morire per mano della donna che amo, ebbene lo accetterò, per quanto sappia che non è il suo cuore a comandare le sue azioni. Ma per nessuna ragione le farò del male, poiché è lei stessa la mia vita...e preferisco che la mia vita finisca con lei piuttosto che senza di lei. Tu dici di possederla, ma non ti apparterrà mai perché fa parte di me. Dovunque andrà, io sarò con lei, e lei sarà con me. Non riuscirai mai a dividerci. E ora - disse poi rivolgendosi a Grainne, gli occhi celesti calmi e rassegnati - Fai quello che devi...ma in fretta. -

La fanciulla restò in silenzio, accelerando il respiro. Chiuse gli occhi e strinse il pugnale nella mano, cingendosi la fronte con l’altra.

- Hai fatto la tua scelta, Elfo. - disse Sauron. Poi si rivolse a Grainne : - Uccidilo, figlia della notte. Ora. -

Grainne continuò a stringere il pugnale tremando, mentre Legolas la guardava trattenendo il respiro.

- Obbedisci ! - comandò la voce di Sauron - Io sono il tuo padrone, Enedore ! Fai ciò che ti ordino ! L’elfo deve morire ! -

No...

- UCCIDILO ! -

Un improvviso lampo di lucidità si impadronì della mente della ragazza. In un istante, Grainne capì cosa doveva fare per affrancarsi da quella schiavitù e risparmiare la vita dell’elfo che amava. Ma si trattava della scelta più terribile...ed era l’unica che potesse fare.

- UCCIDILO ! -

- No ! Non posso ! NON POSSO ! - gridò, sollevando di scatto il pugnale.

Il sangue di Legolas gli si gelò nelle vene mentre capiva ciò che Grainne aveva intenzione di fare.

- NO ! - esclamò, allungando una mano verso la fanciulla mentre lei si trafiggeva il ventre con la lucente lama elfica.

In quel momento un’esplosione di luce scaturì dalla sagoma di Grainne che si accasciava a terra, morente, e la sua terribile energia scaraventò l’elfo contro il muro.

Sauron ruggì, mentre la luce invadeva la sala.

- Mi hai tradito, Enedore ! Che tu sia maledetta per l’eternità ! -

Legolas cercò di alzarsi, riparandosi il viso con una mano, e quando riaprì gli occhi capì di essere tornato nelle segrete di Meduseld.

- Cosa...cosa è successo ? - disse, ancora stordito per il colpo - Grainne... ? -

Il cuore gli si fermò per un momento quando vide la fanciulla stesa a terra in una pozza di sangue.

- No ! Grainne ! -

Legolas corse verso la ragazza e si chinò su di lei, ansimando, toccandole il collo per avvertire il minimo segno di vita.

- Legolas... - sussurrò debolmente Grainne mentre un rivolo di sangue le usciva dall’angolo della bocca.

- Zitta. Non parlare. Non devi affaticarti. - disse l’elfo con voce tremante, mentre, sconvolto, cercava di tamponarle la ferita con un brandello di stoffa che aveva strappato dal suo mantello.

- Ho vinto, Legolas... - continuò la fanciulla - Ho vinto contro me stessa...non...non ho lasciato che lui si servisse di me...fino in fondo... -

- Lo so, Grainne... - disse Legolas accarezzandole i capelli - Hai dimostrato tutto il tuo coraggio. Ma ora devo portarti via da qui, hai bisogno di essere curata immediatamente... -

- La mia ferita non può guarire, Legolas - continuò Grainne - Perché è molto più profonda di quanto tu possa immaginare... -

- Ma...cosa stai dicendo ? - disse Legolas spalancando gli occhi. Poi alzò la schiena e, disperatamente, si guardò intorno. - Vado a cercare Aragorn e Beretar, tu stai tranquilla, vedrai che... -

La fanciulla gli afferrò faticosamente un braccio. - No...ti prego, non andartene...resta con me ancora un momento, finchè...finchè... - Tossì convulsamente. Legolas, gli occhi gonfi di pianto, si curvò verso di lei e le sollevò delicatamente la testa.

- Non morirei in pace se non potessi vedere i tuoi occhi mentre me ne vado...voglio che il loro ricordo mi accompagni ovunque... -

- Smettila ! - Legolas scosse rabbiosamente il capo mentre calde lacrime gli scorrevano lungo le guance - Ho fatto una promessa. Se te ne vai - disse afferrando il pugnale che giaceva accanto alla ragazza - Io vengo con te. -

Grainne sorrise debolmente e gli prese la mano. - Non sprecare così la tua preziosa vita, amore mio... - disse.

- Se tu muori non mi resta più nulla, lo sai ? Con che coraggio mi chiedi...di vivere ? - disse l’elfo.

La fanciulla gli accarezzò il viso con una mano sporca di sangue. - Io ho terminato la mia battaglia, ma la guerra è ancora in corso...e tocca a te portarla a termine. L’Oscuro Signore non è stato ancora sconfitto del tutto ; non permettere che distrugga la nostra terra...ti prego...combatti un’ultima volta...per me... -

Legolas lasciò cadere il pugnale e si piegò su di lei sussultando dai singhiozzi.

- Non rimpiango più nulla, credimi. - continuò Grainne con l’ultimo filo di voce che le restava - Hai saputo dare un nuovo senso alla mia vita...e sono felice per come l’ho vissuta...anche solo per i pochi attimi in cui ho potuto rimanerti accanto... -

La frase si interruppe all’improvviso. Legolas, con il cuore in gola, alzò di scatto la testa e vide che gli occhi della ragazza erano ormai chiusi e la sua pelle stava diventando sempre più fredda. Ansimando, la strinse forte a sé, come per donarle ancora un po’ del suo calore, della sua vita, ma capì che era tutto inutile...o forse no.

Beretar, disse tra sé e sé, sconvolto, posando delicatamente a terra il corpo senza vita di Grainne. Devo trovare Beretar.

Legolas si alzò di scatto e corse fino in fondo al corridoio, quando, per poco, non si scontrò con il Ramingo e il guerriero dai capelli rossi che erano corsi a cercarlo.

- Legolas ! - esclamò Aragorn - Finalmente ! Dov’è Grainne ? -

L’elfo lo ignorò. - Beretar - disse ansimando - Ho bisogno di te. Subito. -

Beretar guardò Legolas, turbato. - Le è successo qualcosa ? -

Senza dire una parola, Legolas fece un cenno ai due e tornò di corsa da dove era venuto. Aragorn e Beretar si scambiarono uno sguardo turbato e lo seguirono.

Quando videro il corpo di Grainne, e Legolas inginocchiato accanto ad esso, trasalirono. Beretar cadde in ginocchio, gli occhi spalancati, mentre Aragorn si portò una mano alla bocca e sentì gli occhi riempirsi di lacrime.

- L’ha sconfitto - disse Legolas - Ma il prezzo è stato troppo alto. -

- Io...io l’ho sentita, Legolas... - disse Aragorn - Ho sentito la sua voce chiamarmi, poco fa...un disperato tentativo di chiedere aiuto...se solo avessi potuto immaginare che... -

- Saresti comunque arrivato tardi, Aragorn. - rispose l’elfo - Io ero con lei e non ho potuto fare nulla per aiutarla. Forse non avrei potuto nemmeno se lo avessi voluto. Ma è stata ancora lei a prendere le redini del suo destino. Ha lottato fino alla fine... -

- Capitano... - sussurrò il guerriero dai capelli rossi con voce rotta, stendendo una mano sul viso della fanciulla.

 - Non è ancora tutto perduto, Beretar. - disse Legolas - Forse possiamo ancora salvarla. -

Il guerriero e il Ramingo guardarono l’elfo, stupiti dalle sue parole.

- Ma cosa dici ? ! - esclamò Beretar - Non vedi che è fredda come il ghiaccio ? -

- Beretar ha ragione, Legolas. - disse Aragorn - Capisco quanto sia grande il tuo dolore, credimi. Ma ormai devi rassegnarti, lei... -

- Vi sbagliate, vi sbagliate tutti ! - esclamò l’elfo scuotendo la testa. Nei suoi occhi la speranza era unita alla disperazione. - Non ricordi cosa è stata capace di fare, Beretar ? Ha guarito il tuo braccio...solamente toccandolo...e ha salvato me nello stesso modo ! Ci ha donato una parte della magia che era in lei riversando in noi il potere della vita...e noi possediamo ancora quel potere, ne sono certo... -

Beretar guardò Legolas, tremando. - Sei pazzo... -

- Forse...ma è l’ultima speranza che ci rimane. - disse Legolas, deglutendo - Non so cosa potrebbe accadere. Forse non accadrà proprio niente. Ma non voglio lasciare nulla di intentato. Ti prego, Beretar...solo tu puoi aiutarmi... -

Il guerriero tacque per un istante, poi annuì e si avvicinò a Legolas.

- Dimmi cosa devo fare. - disse.

L’elfo non rispose, e posò la sua mano sulla ferita della ragazza. Beretar lo imitò, mentre Aragorn guardava i due amici accomunati dalla disperata volontà di lottare contro la morte.

- Le restituiremo la vita che ci ha dato. - disse Legolas - Prega gli dei perché ci diano la forza di farlo. -

Per un lungo, lunghissimo istante non accadde nulla. Poi, all’improvviso, una piccola scintilla sembrò scaturire dal corpo della fanciulla. Beretar e Legolas si guardarono a vicenda, speranzosi, ma senza perdere la concentrazione. A poco a poco la scintilla diventò più luminosa, fino a quando dalle loro mani divampò una calda luce bianca che pervase tutto il corpo di Grainne. Poi la luce divenne accecante, e, mentre i due sentivano le loro energie venire meno, avvertirono un indescrivibile senso di leggerezza, come se un fiume in piena stesse scorrendo dentro di loro e affluisse interamente alle loro mani per poi gettarsi nella fanciulla morta. Per un momento non videro più nulla, e sentirono un vortice turbinare nelle loro menti. Legolas temette di venire meno, e si afferrò al corpo di Grainne con tutta la forza che gli rimaneva. Ti prego, Grainne...torna...torna...

Aragorn rimase a guardare quell’incredibile magia svolgersi davanti ai suoi occhi e pianse, pregando che tutta la loro speranza non fosse vana.

La luce infine svanì, e i tre rimasero, senza respiro, ad osservare la fanciulla stesa accanto a loro. Legolas si sentiva distrutto, come se avesse percorso miglia e miglia, mentre a Beretar sembrò quasi che un macigno gli stesse schiacciando il capo. Ma tutto il dolore e la stanchezza scomparvero quando videro finalmente il petto di Grainne tornare a sollevarsi, prima piano, poi sempre più rapidamente, fino a quando il ritmo del respiro divenne regolare.

- Aurë entuluva ! - esclamò Legolas alzando gli occhi, come se al posto del soffitto scuro e ammuffito di quel cunicolo buio si trovasse un cielo trapuntato di stelle luminose, poi si chinò a stringere tra le braccia la fanciulla che dormiva profondamente, affondando il viso nei suoi lunghi capelli.

Aragorn pose una mano sulla spalla di Beretar, che non riusciva a staccare gli occhi dai due innamorati, finalmente riuniti. Per la prima volta dopo molto tempo, un vero sorriso comparve sulle labbra del guerriero dai capelli rossi.

- E’ tornata - disse, asciugandosi una piccola lacrima - Il Capitano è tornato. -

 

 

Nella sala del trono, Vermilinguo camminava nervosamente davanti a Zoren e agli altri Cavalieri che avevano tradito il loro giuramento di fedeltà, attentamente sorvegliati da Hama e dagli altri soldati.

- Cosa credevi di fare, Zoren ? - sibilò - Pensavo che tu fossi degno di fiducia... -

Il soldato fece un passo avanti. - Io ho fatto tutto quello che mi hai chiesto, mio Signore ! - disse disperatamente - Non ho mai pensato di tradirti ! -

- No ? Hai tenuto il nostro Re prigioniero delle segrete del palazzo, tramando una guerra contro i Popoli Liberi sfruttando l’alleanza con l’Oscuro Signore...il potere era tutto quello che volevi, non è vero, sciocco ? Edoras nelle tue mani...ma hai fallito miseramente. -

Zoren trasalì. - Non è vero ! Mio Signore, ho solo... -

- Silenzio ! - disse imperiosamente Vermilinguo alzando una mano - Non aggiungere una parola al fiume di menzogne che stai raccontando ! - Poi si rivolse a Hama. - Come sta Theoden Re ? -

- Non corre più alcun pericolo. Le abili mani dei nostri guaritori lo stanno curando...anche se forse ci vorrà del tempo perché riacquisti completamente la salute. -

- Bene. - disse Vermilinguo - Ora conduci Zoren nei sotterranei e fallo torturare finchè non avrà rivelato tutti i nomi dei suoi complici. Poi arrestali e falli giustiziare immediatamente. Lui per primo. -

Hama si inchinò al cospetto dell’infido consigliere e uscì dalla sala, mentre le guardie trascinavano via Zoren e gli altri Cavalieri che tentavano invano di mostrare la loro innocenza.

Quando la stanza fu vuota, Vermilinguo si recò al Palantìr e, dopo aver tolto il telo che lo copriva, attese che in esso si mostrasse la figura di Saruman.

- Mio Signore, si è verificato ciò che temevo... - disse.

- Non dire altro, Grima. Lui è furioso per quanto è accaduto. Abbiamo perso due armi che potevano rivelarsi preziosissime, ma non dobbiamo disperare poiché ne abbiamo in serbo altre...il nostro piano di conquista è fallito solo in parte. -

Saruman ghignò, e Vermilinguo fece lo stesso.

- La vera guerra sta per cominciare... -

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


22

22. Il lungo ritorno

 

 

 

 

Legolas, Grainne e Aragorn partirono il mattino successivo, dopo che il principe ebbe chiesto e ottenuto una piccola scorta di cavalieri che li accompagnassero durante il loro viaggio di ritorno verso il Bosco Atro, in modo che la fanciulla potesse avere tutte le cure a lei necessarie per rimettersi completamente.

Grainne non aveva ancora ripreso conoscenza, e non ebbe in tal modo l’occasione di rivedere Theoden, ancora debole e stanco, né di salutare Beretar, che non aveva abbandonato neppure per un istante il capezzale del suo Re. Nel momento stesso in cui vide il volto del guerriero, Legolas capì che le loro strade si sarebbero irrevocabilmente divise.

- Sei proprio deciso a non venire con noi, Beretar ? - disse Legolas dopo che lui e Aragorn ebbero lasciato insieme al guerriero la stanza di Theoden, dal quale si erano appena congedati - Il Bosco Atro è accogliente, vivresti in pace per il resto della tua vita... -

Beretar scosse la testa. - Io resterò qui, Legolas. - rispose - Non intendo infrangere due volte lo stesso giuramento. Il mio posto è accanto al mio Re, nella città in cui sono nato e vissuto...così come il tuo posto è accanto a colei che fu e che continuerà ad essere il Capitano... -

Legolas sorrise.

- Nel tuo regno crescono molti splendidi fiori, fragili e delicati... - continuò il guerriero - Ma di essi è lei il più prezioso, ora. Hai una grande fortuna tra le mani, Principe ; non permettere che appassisca. - Il guerriero sospirò e alzò lo sguardo. - Avrei voluto salutarla, ma temo che disturberei il suo riposo, se lo facessi. Tanto meglio così ; non sono bravo negli addii. Un tempo l’amavo e l’ho lasciata ; tu non ripetere il mio stesso errore. Ma ogni tanto ricordale il mio nome...e dille che attenderò sempre il ritorno del Capitano. -

- Lo farò, Beretar, se non le causerà troppa sofferenza ricordare ciò che è accaduto in questi terribili giorni. - rispose Legolas - Credo tuttavia che non ce ne sarà bisogno. Né io né Grainne potremo dimenticare la tua lealtà e l’aiuto che ci hai dato. Abbiamo trovato in te un grande amico, e anche se ti lasciamo ora, ti porteremo per sempre nel nostro cuore. -

Entrambi con le lacrime agli occhi, il guerriero e l’elfo si abbracciarono per l’ultima volta.

- Abbi cura di te, Beretar - disse Legolas sciogliendosi dalla stretta del gigante dai capelli rossi - Forse ci rivedremo, un giorno...e ricorda che sarai sempre il benvenuto nel Reame Boscoso. -

- Non lo so, Principe - rispose Beretar - Forse non ci vedremo più, se non quando viaggeremo nei nostri ricordi. Addio anche a te, Ramingo... - disse poi rivolgendosi ad Aragorn - Mi rammarico di non averti potuto conoscere meglio. Avremmo potuto essere amici...sento che sono molte le cose che ci accomunano. -

- Può darsi, Beretar - disse Aragorn stringendo la mano che il guerriero gli porgeva - Ma tu hai finalmente ritrovato la tua strada...io non ancora, e temo che ci vorrà molto tempo prima che ciò accada. -

I cuori dei tre erano pesanti quando si separarono definitivamente. Dalla finestra, Beretar vide la piccola compagnia allontanarsi da Edoras, Legolas e Aragorn che cavalcavano a fianco della portantina in cui giaceva Grainne, ancora addormentata, e rimase a guardarli fino a quando non furono scomparsi dalla sua vista. Poi rivolse lo sguardo verso il cielo.

- Mio Signore - disse rivolgendosi a Theoden, il quale dormiva nel suo letto e non potè sentirlo - Le nubi se ne sono andate e il freddo vento del nord ha cessato di soffiare. Il sole è tornato e resterà per molto, molto tempo. -

 

 

Il ritorno nel suo regno non diede a Legolas il sollievo che avrebbe desiderato.

Per tutto il tempo in cui era rimasto al fianco di Grainne, non aveva mai smesso di interrogarsi sul destino che l’avrebbe attesa. La fanciulla aveva ormai perso per sempre i suoi poteri, e questo non poteva essere che un bene, ma cosa sarebbe effettivamente rimasto di lei, quando si fosse svegliata ? Sarebbe stata ancora la stessa donna che Legolas amava profondamente ? E il loro amore avrebbe continuato a vivere ?

Grainne si mosse nel letto, borbottando poche parole sconnesse. Legolas la guardò teneramente e le accarezzò piano una guancia ; sorrise pensando a quando un tempo lei aveva vegliato su di lui...e ora sarebbe stato lui a vegliare su di lei.

Come avrebbe potuto rinunciare a quel piccolo fiore, tanto forte e delicato ?

- Dovresti riposare, Principe. Lei non si sveglierà molto presto. -

Legolas alzò di scatto la testa ; smarrito nei suoi pensieri, non aveva notato l’ingresso di Gandalf e suo padre Thranduil nella stanza di Grainne.

- Non ho bisogno di riposare - rispose - Forse Grainne dormirà ancora a lungo, ma prima o poi si sveglierà, e desidero esserle accanto in quel momento. -

Thranduil guardò il figlio con apprensione. - Dal primo istante in cui ho visto gli occhi di questa fanciulla incrociare i tuoi sapevo che la tua vita avrebbe cambiato il suo percorso. Credimi, non posso fare altro che piegarmi alla nobiltà del sentimento che vi unisce, perché esso è più forte di qualunque cosa....ma sai bene che non posso approvarlo fino in fondo. -

- Cosa vuoi dire ? - chiese Legolas guardando suo padre con occhi sospettosi.

Thranduil sospirò. - Devi prendere una decisione, figlio mio. Che ne sarà di lei, una volta che sarà guarita completamente ? -

Legolas sospirò e uscì sulla terrazza. - Come posso rispondere alla tua domanda in questo momento, Padre ? -

- Non ti capisco. - disse Thranduil raggiungendo il figlio.

Legolas si appoggiò alla balaustra e guardò lontano, oltre i confini del bosco. - Mi chiedi cosa vorrei ? Vorrei che Grainne restasse qui e diventasse la mia sposa. Ecco la mia risposta. Ma come posso dedurre dalla tua espressione, non è esattamente quello che tu avresti voluto. -

Il Re rimase senza parole. - Dunque tu non ricordi... ? -

- I miei doveri ? Li ricordo anche troppo bene. Sposare Arwen Undòmiel sarebbe una soluzione estremamente vantaggiosa per il nostro popolo, e io non posso dimenticare che il suo bene viene prima di tutto. Ma anche se dovessi trascorrere l’eternità accanto ad Arwen, il mio cuore sarebbe sempre rivolto ad un altra fanciulla...perché è a lei che mi sono votato, Padre. Rinunciare a lei significherebbe rinunciare ad una parte di me. So che queste parole non sono degne del futuro sovrano del Bosco Atro, e ti chiedo di perdonarmi...ma ho fatto una promessa, e sono deciso a mantenerla fino in fondo, anche se questo potrebbe costarmi caro. -

Thranduil guardò suo figlio negli occhi, ma il suo sguardo non era né irritato né severo.

- Saresti disposto a rinunciare al trono...per l’amore di una donna mortale ? -

- Non solo al trono. -

Il Re sospirò e pose una mano sulla spalla del figlio.

- Sai bene che puoi avere molto di più. Cos’ha dunque lei che una nobile fanciulla elfa non possiede ? -

Legolas sorrise amaramente. - Lei non è nobile, Padre. E, forse non è nemmeno aggraziata e leggiadra come la dolce Arwen o Finarien dai capelli d’oro, anche se è bella come il mattino d’estate. Ha mille imperfezioni, ma sono proprio queste a renderla perfetta...e quando lei mi sorride mi sembra di volare verso il cielo, a danzare con la luna e le stelle...perché so che sorride per me, Padre. E per nessun altro. -

Thranduil alzò gli occhi pieni di tristezza verso il cielo.

- So cosa stai per dire - disse Legolas - Ed hai ragione. Le mie sono le parole di un egoista ; ma credimi, ho pensato a lungo a tutto questo, e mi sono più volte considerato uno sventato. Ma ora guardala, Padre. - L’elfo fece un cenno con la mano verso il letto di Grainne, che dormiva nella stanza luminosa, vegliata da Gandalf. - Non ha più nulla, è sola e ferita, non soltanto nel corpo ma anche nel cuore. Lei crede in me e mi ha amato al punto da essere disposta a togliersi la vita per salvare la mia ; come posso lasciarla al suo destino ? Puoi scegliere di dividerci, Padre, e rispetterò la tua scelta, ma io sarò sempre con lei... -

Thranduil tacque per un istante. - Ciò che hai detto mi ha ferito profondamente, figlio mio...questo non posso nascondertelo. Ma nelle tue parole non ho visto altro che l’immagine di chi soffre per un amore disperato. Il mio cuore vorrebbe solo la tua felicità ; anch’io amavo tua madre allo stesso modo, e quando morì, sentii che qualcosa dentro di me si era spezzato per sempre. -

- Tu almeno hai potuto trascorrere lunghi anni felici accanto a lei... - disse Legolas.

- E’ vero - rispose il Re - Ma anche se ritengo che la tua volontà ti faccia onore e una parte di me vorrebbe accettarla, mi trovo costretto ad impedirtelo, e questo mi addolora...Figlio mio, Grainne non può rimanere qui. -

Legolas spalancò gli occhi in uno sguardo disperato. - Ma...perché, Padre ? ! Sauron non ha più alcun potere su di lei, ora ! Che male può fare alla nostra gente ? -

- Non è per il bene della tua gente, ma per il suo. -

Gandalf apparve sulla soglia del balcone, il bastone in mano. - La sua ferita è molto profonda, non tanto nel corpo quanto nello spirito. Sauron si è fatto strada troppo lontano dentro al suo cuore...ha indebolito le sue difese e l’avrebbe certo condotta alla distruzione, se la sua volontà non avesse avuto la meglio. Ma lo sforzo a cui si è sottoposta rischia di esserle fatale...ha completamente esposto la sua anima all’essenza stessa del male, ed ora è del tutto indifesa nei suoi confronti. Lo scontro ha prosciugato tutte le sue forze, ed ora Grainne è così debole che basterebbe un soffio per spegnerla. -

Legolas, incredulo, corse al capezzale della fanciulla che amava, e si inginocchiò accanto a lei, il cuore gonfio di dolore. Gandalf e Thranduil lo seguirono.

- Allora ogni nostro sforzo per curarla è stato vano...è destinata comunque a morire...non c’è proprio nessuna possibilità di salvarla ? -

- Sì - rispose Gandalf - Una c’è. -

 

 

Quella notte, Grainne fece uno strano sogno.

Sognò un alto albero dalle foglie d’oro, con i rami slanciati protesi come braccia verso il sole, e un tronco sottile che affondava le sue robuste radici nella terra fresca. La fanciulla cercò di tendere una mano verso quella visione meravigliosa, e si accorse che il suo braccio era mutato in una piccola ala, e lei stessa era un’allodola che volteggiava nel cielo. Senza esitazione, andò a posarsi sul ramo più alto, accanto a quello che, senza alcun dubbio, doveva essere il suo nido. Un’indescrivibile sensazione di pace e felicità la pervase mentre, dal punto in cui si trovava, osservava il paesaggio circostante. Ma, ad un tratto, qualcosa la costrinse a voltare il capo altrove, come una sorta di richiamo.

Fu allora che vide il mare. Limpido, calmo e brillante come l’aveva sempre immaginato dalle descrizioni dei viandanti che avevano avuto la fortuna di vederlo.

In quel momento Grainne, l’allodola, seppe che doveva raggiungerlo, ma sapeva anche che avrebbe dovuto abbandonare per sempre il suo nido e il suo albero. Con il cuore colmo di tristezza, prese nel becco un fiore, unico ricordo della sua casa, e spiccò il volo. Ma mentre si dirigeva verso l’orizzonte, si accorse che il sentimento di malinconia che l’aveva pervasa stava svanendo e al suo posto cresceva la certezza che avrebbe nuovamente rivisto i rami dorati che tanto amava.

Ad un tratto, in lontananza, vide delinearsi i contorni sfumati di una terra di cui non conosceva nemmeno l’esistenza...e fu allora che il sogno finì.

Grainne si svegliò sentendosi debole e confusa, e, guardandosi intorno, capì di essere tornata a Bosco Atro, e di essere ancora viva. Quando vide Legolas, addormentato su una sedia accanto al suo letto, gli occhi le si riempirono di lacrime. Avrebbe voluto prendergli la mano e stringergliela forte, per fargli capire che era di nuovo con lui, ma sentì di non avere forze sufficienti nemmeno per muovere un dito.

Con gli occhi ancora stanchi, nonostante il lungo sonno, rimase a guardare l’elfo e a studiare i contorni forti e delicati del suo viso ; le sopracciglia sottili, gli occhi leggermente obliqui, il profilo dritto del naso, le labbra perfette e la pelle liscia e morbida tesa sui tratti ben delineati di quel viso che avrebbe tanto desiderato di poter accarezzare di nuovo.

Con un sospiro doloroso, cercò di imprimere nella sua memoria ogni particolare della figura dell’elfo addormentato, sapendo che presto non avrebbe più potuto vederlo.

Tutti i ricordi che la univano a Legolas le tornarono in mente, sin dal primo giorno in cui l’aveva incontrato nella foresta. Le loro lunghe conversazioni, la lite che li aveva divisi, il giorno in cui l’aveva ritrovato ferito davanti alla sua porta...quello doveva certamente essere un segno del destino. Sì, forse era destino che lei avesse quegli straordinari poteri dall’origine sconosciuta. Forse le erano stati donati proprio per la salvezza del Bosco Atro...certo non perché potesse vivere felice al fianco di Legolas. Amaramente, ripensò a tutto ciò che implicava il suo legame con il Principe...e capì che non poteva fare altro che rassegnarsi a dirgli addio.

Chiuse gli occhi e li strinse forte. Non era stata altro che una marionetta nelle mani di un destino crudele, che l’aveva usata per il suo scopo e poi l’aveva abbandonata a se stessa.

Tutti avevano cercato di usarla ; quel destino aveva certamente nobili fini, ma non era stato meno crudele dell’Oscuro Signore...

Una calda lacrima le scese lentamente lungo la guancia mentre riapriva gli occhi guardando nel vuoto. Se era questo ciò che la vita le offriva, perché era stata risparmiata ? Tanto valeva che morisse semplicemente...

Ad un tratto, sentì una mano morbida posarsi sulla sua fronte.

- Finalmente ti sei svegliata... -

Grainne riaprì gli occhi e vide Legolas sorriderle. Il suo sguardo colmo d’apprensione le fece stringere il cuore, e, con uno sforzo sovrumano, riuscì a prendere la mano dell’elfo e a stringerla quanto più potè.

- Sei...sei stato tu... ? - sussurrò faticosamente - Sei stato tu a riportarmi indietro...alla vita ? -

Legolas annuì. - Io e Beretar ti abbiamo semplicemente reso ciò che ci avevi dato. Mai un debito è stato saldato con più gioia ! -

Grainne tacque, gli occhi tristi. - Quanto vorrei che tutto questo fosse un sogno...per portarti con me nell’unico luogo in cui potremo incontrarci di nuovo... -

- Cosa dici ? Non stai sognando, questa è la realtà...e io ora sono qui con te... -

- Ora lo sei...ma tra breve non potrai più esserlo. Dimmi, Legolas...dove potrò andare quando sarò guarita ? -

Lo sguardo dell’elfo si rabbuiò. Deglutì, temendo quasi ciò che avrebbe dovuto dirle.

- Grainne...io sarò sempre con te, questo lo sai... -

- Ma... ? -

Legolas la guardò, senza capire.

- Completa la tua frase, Legolas... - continuò Grainne - So quello che vuoi dire. Io sarò sempre nel tuo cuore, come tu sarai nel mio, ma non potremo mai più stare vicini come lo siamo ora...il Principe e la guerriera non sono fatti per appartenersi. -

L’elfo tacque, stringendole forte la mano.

- Mi dispiace di averti ferito, amore mio...ma so che non posso rimanere... -

- E dove andrai ? - disse l’elfo.

- Questo non lo so. - rispose Grainne - Non tornerò di certo ad Edoras. Soffro solo a sentirne il nome, anche se una parte di me appartiene a quella città e non potrà mai fare a meno di amarla. Potrei tornare nella mia casa nel bosco...ma lì ogni cosa mi ricorderebbe la tua presenza. Tutto mi ricorderebbe la tua presenza, ormai...non potrei sopportare nemmeno la vista del cielo perché in esso vedrei i tuoi occhi. Sarò costretta a vagare senza mai trovare la pace, con il vento che mi perseguita...come unico compagno. Credimi, Legolas, avrei preferito che tu mi avessi lasciato morire nei sotterranei di Meduseld...piuttosto che condannarmi a questa lenta agonia... -

Legolas scosse piano il capo, e un triste sorriso gli comparve sulle labbra.

- Le tue parole non mi hanno ferito, ma potrebbero offendermi - disse - Perché significano che non solo non credi alle mie promesse, ma anche che non consideri ciò che io sto provando. -

- Ma... - disse Grainne confusa.

- Credi che io possa resistere a lungo senza averti vicino ? L’unione delle menti è qualcosa di meraviglioso, che va oltre la normale comprensione, ma io ho bisogno di poterti vedere ogni giorno...di svegliarmi al mattino e trovarti accanto a me...è solo questo che mi dà forza. -

Grainne spalancò gli occhi umidi. - E tu ti illudi che sia possibile ? Grande Eru, che cosa ti ho fatto, Legolas, quando ho posato per la prima volta le mie labbra sulle tue ? Devo aver lanciato un incantesimo davvero terribile su di te, per averti reso cieco di fronte agli ostacoli che si sono tra noi... -

- Ti sbagli, Enedore. Non ci sono più ostacoli, ormai. -

La voce che aveva sorpreso Grainne e Legolas apparteneva a dama Arwen, che stava dritta sulla soglia, la sua mano in quella di Aragorn, che si trovava accanto a lei. Entrambi avevano negli occhi una luce di serenità che Legolas non aveva mai visto prima.

- Tuo Padre mi ha parlato, Legolas - disse Arwen avanzando verso l’elfo - E ha parlato anche con mio Padre. E’ un grande sovrano, ma è anche capace di compiere insospettabili gesti d’amore verso suo figlio... -

- Cosa significa ? - disse Legolas mentre l’attesa gli faceva battere il cuore più velocemente.

- Significa che adesso puoi scegliere, Legolas - disse Aragorn - Arwen non ti è più promessa, ora. Elrond ha saputo capire e accettare le motivazioni che tuo Padre gli ha offerto...e, dato che anche lui ama sua figlia... -

- Siamo liberi entrambi, ora. - disse Arwen sorridendo al Ramingo.

Sì, erano liberi...liberi, finalmente, di amare senza nascondersi.

Ricacciando indietro le lacrime, Grainne guardò il viso di Legolas, ora illuminato dalla speranza, e una nuova fiamma si riaccese in lei.

- Non immaginate quanto le vostre parole mi abbiano dato sollievo, amici...grazie. - disse l’elfo.

- Ora puoi darle ciò che le spetta, Legolas. - disse Aragorn.

Sorridendo, Legolas trasse dalla tasca il piccolo anello di legno chiaro e lo mostrò alla fanciulla.

- L’hai finito... - disse Grainne.

Legolas annuì. - Mentre aspettavo che tu aprissi gli occhi. - Con delicatezza, le infilò l’anello al dito. La fanciulla sollevò lentamente la mano per ammirarlo meglio in tutta la sua splendida semplicità.

- Come vedi, mia madre non sbagliava. - disse Legolas.

Grainne sorrise, ancora titubante. - Ma...tu hai l’oro e l’argento ai tuoi piedi...perché dunque hai scelto me ? Preferisci al tuo fianco una sposa stracciona piuttosto che la Stella del Vespro ? -

- Se questa sposa stracciona sarà il mio sostegno in ogni avversità e mi donerà per sempre la gioia, come ha fatto finora...allora sì, è questo che voglio. Ma c’è ancora una cosa. -

Grainne, confusa, vide che il volto di Legolas era risoluto ma turbato.

- La tua ferita, Grainne. - disse l’elfo - Questo posto non è adatto perché possa essere curata. Il Male è ancora vicino, e presto tornerà a stendere la sua mano di morte su tutta la Terra di Mezzo, e il Bosco Atro non sarà certo risparmiato. Tu e Sauron siete stati legati troppo a lungo, e tu ne porti ancora i segni. La sua malvagità ti schiaccerà inesorabilmente, ancora prima che tu possa accorgertene. La tua presenza qui non costituisce un pericolo per nessun altro che per te stessa. Dovrai partire e restare lontana fino a quando non sarai guarita, ma io non potrò venire con te. -

La fanciulla sospirò dolorosamente. - Non esiste un posto tanto lontano perché l’Oscuro Signore non possa raggiungerlo. E poi, non potrò mai guarire se non ti avrò accanto. Tanto vale, per me, rimanere qui ad attendere la fine... -

- No. Il posto di cui parlo esiste. - disse Legolas - Tol Eressëa, l’Isola solitaria...nelle terre al di là del mare, dove gli Elfi si riuniranno quando il tempo sarà giunto. -

Il mare...pensò Grainne. - Ora...capisco il significato del sogno che ho fatto stanotte... -

La fanciulla raccontò a Legolas ciò che aveva visto. Quando finì di parlare, l’elfo le sorrise dolcemente.

- Questo sogno è portatore di speranza, Grainne - disse - Tu sei l’allodola e io sono l’albero...-

- E anche il fiore che porti ha un significato molto importante. - aggiunse Aragorn.

- Sì - disse Legolas - Perché significa che la nostra riunione, per quanto lontana, non potrà non avvenire... -

L’elfo guardò Grainne negli occhi. - Ecco un’altra promessa, amore mio ; quando tutto questo orrore sarà finito, e la luce avrà finalmente sconfitto l’oscurità, io tornerò a prenderti...e ti riporterò a casa. -

Arwen e Aragorn si allontanarono senza far rumore mentre Legolas si chinava a baciare la sua adorata compagna, e questo accese nei loro cuori la certezza che la speranza, se non viene lasciata morire, può allontanare anche l’ombra più cupa.

 

 

Il viaggio verso i Porti Grigi fu lungo e faticoso, ma Grainne, nonostante la preoccupazione di Legolas, resistette con coraggio pensando a ciò che l’attendeva e a ciò che avrebbe ritrovato al suo ritorno. Ricordò con gioia il commiato da Aragorn e Arwen ; prima della partenza aveva parlato a lungo con la Stella del Vespro, e questa si era confidata con lei come con una sorella, rivelandole tutta la sua felicità per quanto lei stessa, sebbene inconsapevolmente, aveva potuto permettere.

- Se tu non fossi giunta in questo regno, io e Aragorn non avremmo mai potuto godere della gioia che proviamo ora. - aveva detto Arwen - E forse il Bosco Atro non esisterebbe nemmeno più, come molti altri regni della Terra di Mezzo...ti dobbiamo molto, Enedore. -

Aragorn l’aveva abbracciata senza dire nulla, e Grainne fu felice di vedere nei suoi profondi occhi grigi la serenità al posto della malinconia che vi aveva sempre albergato. Voleva bene al Ramingo, e gioiva finalmente per la sua felicità.

Grainne aveva voluto porgere un ultimo saluto anche a Thranduil, per ringraziarlo per quanto aveva fatto per lei ; il Re le aveva semplicemente sorriso e stretto le mani tra le sue, augurandole una buona guarigione. - Nonostante tutto sono lieto che mio figlio abbia scelto te - aveva detto - Un sovrano felice è un buon sovrano. Sono certo che lo saprai guidare e consigliare con saggezza. -

Tutte queste parole avevano riempito il cuore di Grainne con la più grande gioia ; tuttavia, quando giunse ai Porti, si rese conto che la separazione da Legolas sarebbe stata molto, molto difficile.

- Questo è tutto ciò che ho di te, per ricordarti - disse la fanciulla guardando l’anello che portava al dito - Ma tu cos’hai di me ? Io non ti ho lasciato nulla... -

- Nulla ? - disse Legolas prendendole le mani e guardandola negli occhi - Sbagli. Ho il profumo dei tuoi capelli, il sapore delle tue labbra, il calore della tua pelle. Mi basterà chiudere gli occhi per vederti. E poi, ogni notte, verrai a farmi visita nei miei sogni...e io spero di essere nei tuoi... -

- Sempre. - disse Grainne prendendo il viso di Legolas tra le mani e baciandolo. L’elfo la abbracciò e la strinse forte a sé.

- Ogni sera, al tramonto, recati al porto e guarda ad ovest...ovunque io sarò, guarderò nella stessa direzione e allora saprai che sto pensando a te. -

- Quanto dovrò aspettarti ? - disse la ragazza.

- Non lo so - rispose Legolas con una nota di malinconia nella voce - Ma non temere ; il vento ti annuncerà il mio ritorno. -

Grainne volse lo sguardo verso Cìrdan il Timoniere, che la attendeva con pazienza. Poi tornò a guardare Legolas e lo strinse nel suo ultimo abbraccio.

Lentamente, senza dire una parola, la fanciulla salì sulla barca che l’avrebbe condotta a Tol Eressëa, e, mentre si allontanava dal porto e scompariva nella foschia, Legolas non staccò nemmeno per un momento gli occhi dalla sua figura.

Era triste, ma sapeva che il cuore di Grainne era rimasto con lui e che un giorno il Vento tra le Foglie l’avrebbe di nuovo accolto tra le sue braccia.

 

 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Epilogo : Le ali del vento

Epilogo : Le ali del vento

 

 

 

Legolas fu presto convocato al Consiglio di Elrond per rendere conto della fuga di Gollum, e da lì ebbe inizio la sua grande avventura con la Compagnia dell’Anello.

Dopo la definitiva sconfitta di Sauron e l’ascesa di Aragorn al trono di Gondor al fianco di Arwen, Legolas mantenne la promessa fatta al suo grande amico Gimli, e si recò con lui a visitare le Caverne Scintillanti, orgoglio del popolo dei Nani, e la foresta di Fangorn. Ma il suo cuore era inquieto, e si calmò solamente il giorno in cui, finalmente, tornò ai Porti Grigi e partì alla volta dell’Isola Solitaria con il nano, il quale aveva accettato con piacere di seguirlo in quel breve viaggio per mare.

Quel giorno l’aria era fresca e sferzava il viso di Legolas che, a prua, guardava dritto davanti a sé, mentre il mare leggermente mosso faceva ondeggiare la barca.

- Se avessi saputo che avrei dovuto subire una tortura del genere, sarei rimasto ad aspettarti più che volentieri ai Rifugi Oscuri... - borbottò Gimli aggrappandosi forte al bordo dell’imbarcazione - Mi sembra di sentire un’orda di orchi saltare e ballare nel mio stomaco... -

- Forse non avresti dovuto concederti quei due boccali di birra come ultimo ricordo della terraferma ! - disse Legolas ridendo.

- Bah, sciocchezze ! - esclamò Gimli, cercando di ricomporsi - Un’onda non può certo piegare un Nano, figuriamoci un boccale di birra... - Un improvviso cavallone fece sussultare violentemente la barca. - ...forse ! - continuò Gimli impallidendo.

Legolas non badò alle parole dell’amico, ma continuò a guardare verso l’orizzonte mentre la barca viaggiava veloce. Ad un tratto, vide in lontananza delinearsi il profilo di una verde isola e del piccolo porto che li avrebbe accolti.

- Guarda, Gimli ! - esclamò Legolas - Ecco Tol Eressëa ! -

- Dove ? Io non vedo nulla... - bofonchiò il nano in preda ad un’atroce nausea, ma l’elfo non gli rispose.

La barca si avvicinò sempre di più, cullata dalle ali del vento, fino a quando Legolas scorse una figura vestita di bianco che, sulla banchina del porto, guardava nella sua direzione. Man mano quella figura assunse contorni sempre più definiti, e il cuore di Legolas traboccò di gioia quando riconobbe la cascata di riccioli castani mossi dall’aria e il corpo sottile di Grainne Skylark. Non poteva vederla in viso, ma era certo che sorridesse.

L’elfo sorrise a sua volta e alzò un braccio in segno di saluto, anche se gli occhi della fanciulla, a differenza dei suoi, non potevano certamente giungere a quella distanza.

Sono tornato da te, disse tra sé e sé, ho mantenuto la mia promessa...

Gimli fece appello a tutte le sue forze e si trascinò barcollando accanto all’amico.

- Hai visto qualcosa ? - gli domandò.

- Sì - rispose Legolas mentre la barca entrava finalmente nel porto - Ho visto il vento. -

 

 

 

FINE

 

 

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