Gli Spartan non Muoiono mai.

di DarkSimon Lecter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ***
Capitolo 2: *** La squadra Toxic ***
Capitolo 3: *** Scacco Matto ***
Capitolo 4: *** Un nuovo incontro ***
Capitolo 5: *** Revenge One ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto: senza speranza ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo: Primo giorno sulla Terra ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo: Il vero nemico ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Il vero amico ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo: rivelazione ***
Capitolo 11: *** La nuova realtà: Toxic ***



Capitolo 1
*** Ritorno ***


Capitolo primo: Ritorno
Erano passati già 2 anni e 4 mesi da quanto lo Spartan Snow della squadra Ice aveva disertato e si era trasferito su un pianeta al limite della galassia, Amoung.  La vita era tranquilla e pacifica ed ormai nessuno si preoccupava più di cercare quel disertore che  dopo aver assistito alla morte dei proprio fratelli d’armi, per ordine del proprio generale, era fuggito. “Cause di forze maggiore, è per il bene dell’umanità”, un intero pianeta Reach era esploso per salvare la Terra. Quel pianeta di cui tutti parlano ma che in pochi avevano visto. Ma l’Ex Spartan era ormai lontano da tutto quel dolore ed aveva ripreso una nuova vita sana, coltivare la propria terra, costruirsi una casa ed un famiglia. Sul pianeta esisteva una sorta di milizia locale ma quando chiesero a Snow di partecipare lui chiuse la porta in faccia al comandante. Non avrebbe più impugnato un arma e nemmeno indossato un armatura. Ora era un contadino e la sua missione era far crescere il cibo, niente più.
Ma un giorno tutti gli incubi di Snow si avverarono contemporaneamente.  Diverse capsule da sbarco Covenant atterrarono sul pianeta, nel suo orto,  distruggendo il lavoro di un anno di fatica e sudore. Subito presa la moglie Giuly e la figlia Emma con sé  ma non fece in tempo a gridare a loro: “a terra!” che un missile di un Banshee colpi la casa facendola esplodere.  Della moglie  e della figlia non vi era traccia di vita alcuna.   Da sotto le rovine e le macerie lo Spartan Snow si alzò sanguinante guardando un gruppo di Elite davanti a lui. Gli Elite gli intimarono di fermarsi o lo avrebbero ucciso. Non ci fu nessuna risposta se non un antico motto: “Gli Spartan non muoiono mai.” Corse come non mai verso il primo agguantandolo per la gola e la strinse cosi forte da strapparla, lacrime umane e sangue Covenant si mischiarono sulle sue mani. L’altro Elite scosso indugiò per alcuni secondi, non avendo mai assistito a così tanta ira umana. Quei secondi gli furono fatali e si ritrovò con la propria lama energetica infilzata nel ventre. Entrò dopo pochi istanti il Banshee che aveva distrutto ciò che Snow aveva costruito con sacrificio e devozione, fece inversione di rotta affiancato da altri due. Snow urlò contro di loro a petto nudo in segno di sfida e di rabbia, prese la lama energetica e la lanciò contro uno dei velivoli che si schiantò addosso all'altro, ne mancava solo uno. “Avanti maledetto figlio di puttana, finisci anche me” disse Snow con un filo di voce, ma improvvisamente il  Banshee cambio rotta,Snow sentì degli spari di una mitragliatrice. Un wartogh con a bordo 3 Spartan 4 era giunto. Ne riconobbe solo uno, Toxic. Una leggenda seconda solo a Sierra 117. Erano nobili e fieri con le armature sporche di sangue.. poco dopo Snow cadde in ginocchio stremato e chiuse gli occhi piano mentre le sue lacrime bagnavano la sua amata terra e guardò i corpi della sua amata famiglia distrutta da una guerra per un pianeta lontano.
Snow conosceva Toxic solo per fama, all’accademia era colui che aveva ogni record, ogni medaglia o premio esposti portavano il suo nome. Ora l’aveva salvato insieme ad altri due Spartan 4 che non aveva ancora riconosciuto. Snow era uno Spartan di prima generazione e diversamente dai suoi salvatori non aveva una forza e delle dimensioni che avrebbero intimorito anche il marines più grosso, gli Spartan 1 erano ormai fuori produzione ed i pochi superstiti era nei ranghi medio-alti del UNSC, forse anche Snow avrebbe potuto diventare un colonello o giù di li poiché la sua fama, se pur non paragonabile a nessuna leggenda, era ben meritata. Molte missioni, nessun fallimento, almeno non per l’ UNSC. Snow non riusciva a perdonarsi di essere sopravvissuto mentre la sua squadra era esplosa insieme a Reach esattamente come non riusciva a perdonarsi che la sua famiglia fosse morta e lui no.
Sul wartogh si sballottava ma fortunatamente il viaggio fu breve e senza inconvenienti, arrivati al campo base uno dei due Spartan che Snow non aveva riconosciuto gli stava apportando i medicamenti necessari per  farlo sopravvivere fino al viaggio sulla nave base. Snow intravvide solo una sigla sul petto dell’armatura dello Spartan DDC, quella sigla era assegnata ad ogni Spartan di sesso femminile che aveva ottenuto i migliori encomi e solo poche donne erano riuscite ad ottenerla. Non una parola di scambio tra il medico ed il paziente perché entrambi sapevano che erano inopportune e superflue.  Poco tempo dopo fu portato sull'astronave madre e si separò dai suoi salvatori, probabilmente non li avrebbe più visti, non che la cosa gli interessasse perché sapeva bene che gli Spartan avevano solo obbedito ad ordini di superiori.

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Capitolo 2
*** La squadra Toxic ***


Capitolo secondo: La squadra Toxic Sull’astronave madre Snow ricevette tutte le cure ed in poche settimane si rimise completamente in forma, i medici andavano e venivano esattamente come da protocollo ma una visita lo sorprese. Una dottoressa che aveva la fama di essere una donna altamente cinica, cosi ambiziosa di sperimentare ed annientare la razza Covenant che avrebbe fatto di tutto. La dottoressa entrò nella stanza di Snow affiancata da due inservienti grossi almeno quanto uno Spartan 2 e chiese a Snow: “ lei è lo Spartan Snow, è un traditore della sua razza ma io posso farsi che il suo servizio venga cancellato e venga introdotto nuovamente nell’esercito dell’UNSC come SPARTAN e poi assegnato ad una squadra o ad altri rami, tuttavia ciò comporta un rischio, lei dovrà sottomettersi ad ogni mio esperimento così faremo di lei qualcosa di più di un semplice Spartan 1, accetta?” disse con un aria di superbia e di sicurezza che la distingueva da ogni cervellone presente sulla nave. La risposta di Snow fu impulsiva: “ no signora, sono già stato una cavia da laboratorio ed una vita ad obbedire agli ordini di voi non mi si addice più, cerchi qualcun altro.” La dottoressa sapeva benissimo dove calcare la mano per convincere Snow: “ Sono sicura che Giuly sarebbe viva se solo fossi stato più forte, più pronto esattamente come la tua stupida squadra se solo fosse stata geneticamente modificata come vorrei modificare te, se solo avessi più coraggio per tentare potresti vendicarti.. posso darti i mezzi ma la volontà deve essere tua.” Snow guardo la dottoressa con aria di sfida e concluse la trattativa dicendo: “ Lei mi darà i mezzi poi si toglierà dai piedi, nessuna regola e nessuna restrizione. Mi affidate ad una squadra Spartan e mi catapultate in prima linea. O cosi o preferisco la fucilazione.” La dottoressa disse ad uno degli inservienti di preparare il tutto, tra poco Snow sarebbe diventato uno Spartan nuovo e sarebbe tornato in azione. Snow si stese sul lettino in metallo e freddo mentre la dottoressa preparava le siringhe per le iniezioni. Gli aghi bruciarono pochi secondi e poi si addormento senza alcun dolore. Intanto su un pianeta Rufy, l’altro Spartan 4 non riconosciuto da Snow, utilizzava le sue conoscenze ingegneristiche per decifrare uno strano marchingegno Covenant, una sorta di torre che emanava un segnale costante alla Corvette sopra mentre trivellava con costanza il pianeta. Rufy comprese e comunicò subito via radio a Toxic: “ Rufy a Comandante Toxic, i Covenant stanno sperimentando una nuova tecnologia, sembrano che assorbano l’ energia del pianeta per incanalarla nelle loro astronavi. Temo che con tutta l’energia convogliata che hanno già ottenuto potrebbero alimentare un arma abbastanza forte da farci un bel buco nella nave e temo che se continuino cosi avremo dei bei problemi perché oltre a far implodere questo pianeta potrebbero far fare alla Terra la stessa fine di Reach.” Toxic fece rientrare Rufy sul ponte di comando per pianificare la prossima azione d’attacco. Toxic passeggiava per la sua stanza pensando e ripensando a come potesse incrementare il suo potenziale d’attacco. Pensò allo Spartan 1 che aveva salvato, Snow. Lo aveva riconosciuto senza denunciarlo perché in un certo senso lo rispettava e provava una certa ammirazione perché nonostante avesse disertato, aveva dimostrato di odiare ancora i Covenant. Pensò che potesse essere l’uomo giusto per la sua missione ma i suoi pensieri furono interrotti dalla sua compagna di stanza DDC. Snow cercava di prendere sonno ma le iniezioni erano state troppo dolorose e l’allungamento dei suoi arti gli provocava crisi di dolore acuto perfino per uno Spartan, il suo corpo si stava potenziando, le ossa ricoperte di metallo, le ossa si allungano ed il Q.I. si ampliava notevolmente. Più volte la dottoressa fu costretta ad sedare Snow per placargli il dolore. Le grida del nuovo Spartan echeggiavano per tutta la nave, una nuova generazione nasceva. Lo Spartan Revenge. Oltre alle mutazioni genetiche Snow dovette affrontare tutti gli aggiornamenti e gli addestramenti necessari per integrarsi nuovamente nelle file dell’esercito UNSC, addestramenti più duri dei Talo, equipaggiamento da far invidia ad uno Spartan 4, utilizzo di qualsiasi tipo di arma umana o aliena, combattimento a mani nude, con armi bianche o armi improvvisate. Una creatura più simile ad una macchina da guerra che ad un umano. Ma era ancora un umano? Ma tra tutto il dolore che provava Snow, la sua mente riusciva a comprendere e rivivere tutti i bei ricordi come un flashback, ricordava la fratellanza nata tra i militari, le leggende su Sierra 117 e l’orgoglio di essere uno Spartan perché le proprie gesta erano più di semplici azioni erano un simbolo per far emergere l’umanità contro la feccia Covenant, ricordava tutti i motti, le poesie e le canzoni imparare durante l’addestramento in accademia. Tutto aveva ripreso significato in mezzo a tutto quel dolore. Ogni cosa aveva colore e sapore.

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Capitolo 3
*** Scacco Matto ***


Capitolo terzo: Scacco Matto I mesi passavano e Snow ormai era libero di uscire dalla stanza, o meglio una cella, e di girare per il ponte della nave. Nel suo girovagare per il ponte fece amicizia, se si può chiamare amicizia, con uno Spartan 2 di nome Gogorot, il quale era destinato ad essere un sorvegliante visto che ormai era troppo vecchio per entrare in azione e troppo poco esperto per addestrare le nuove truppe. Era un soldato che aveva servito UNSC fedelmente fino al giorno in cui aveva perso la gamba sinistra, rimpiazzata con una delle prime protesi automatizzate. L’amicizia tra i due cresceva mentre giocavano allegramente a scacchi, carte o altre attività che erano permesse. Durante una delle numerose partite Gogorot volle confidare a Snow un segreto molto grave: “tu non sei il primo Snow, molti altri sono stati creati prima di te. Nessuno è sopravvissuto sono tutti morti in atroci dolori a causa di orribili mutazioni. Gli altri sono impazziti e poi suicidati.” Snow sollevò lo sguardo dalla scacchiera e fissò Gogorot per alcuni interminabili secondi poi abbassò nuovamente lo sguardo sulla scacchiera, e mentre muoveva il suo alfiere nero, che metteva in scacco il re bianco, parlo con voce calma e fredda: “ perché mi dici tutto questo? Hai avuto l’ordine di eliminarmi? Oppure la dottoressa ha intenzione di abbandonarmi su un asteroide sperduto?” Gogorot non parlò ed appoggiò la sua magnum sul tavolino assieme ad una corda ed a un coltello. Fissò Snow e gli sorrise mentre muoveva la sua regina per mangiare l’alfiere nero che metteva in scacco il proprio re. Era fatta, scacco matto. Snow mosse la Torre nera ed il re cadde rompendo il silenzio. Gogorot si alzò e lo lasciò solo nella mensa completamente vuota. Snow sapeva cosa fare ma doveva muoversi con cautela o sarebbe finito in scacco matto. Gogorot, uscito dalla mensa, si diresse verso il locale dove era collocato l’alimentatore della luce. Fu fermato da due Talo, due bastardi raccomandati che avevano ottenuto quel posto lontano dalla guerra per paura. Ruppe subito il braccio ad uno e sparò in fronte all’altro. Sfondò la porta e subito suonò l’allarme poi BUIO. Snow prese subito tutto ciò che era presente sul tavolino, gli scacchi compresi, e si diresse verso armeria per recuperare la propria armatura. Avrebbe dovuto uccidere dei soldati alleati per fuggire, un prezzo che la sua follia riteneva accettabile. Nessuna resistenza per ora, strano, troppo strano. Indossò la sua armatura e si diresse verso l’area 18, il laboratorio e vide lo scempio che stava avvenendo. Uomini che aveva subito terribili mutilazioni e mutazioni, tutti ibernati e la dottoressa piegata su uno di loro assieme ad altri 3 spartan 2. La dottoressa impallidì e subito ordinò di bloccare ed uccidere Snow, tutto inutile. Il suo addestramento era superiore ed in poco tempo i suoi nemici erano fuori combattimento. Mancava solo la dottoressa che indietreggiava e pregava Snow di fermarsi. Snow la buttò contro uno delle capsule di ibernazione facendola svenire, poi la legò e le tagliò ogni dito della mano. Infine la chiuse in una cella di ibernazione. Andò verso il ponte di comando della nave non fu visto grazie all’abilità della sua armatura di renderlo invisibile, inoltre il caos gli facilitò l’accesso ai comandi. Apri dei file e scaricò tutto nella sua armatura ed osservò la propria destinazione: Terra. Ormai la Terra era persa da decenni, i Covenant l’avevano presa e pochissimi uomini riuscivano a sopravvivere in una miseria assoluta. Cercò Gogorot, lo ritrovo morto con l’armatura distrutta e la faccia digrignata, si era fatto esplodere per eliminare i restanti commilitoni. Snow saltò dentro una delle capsule di espulsione, destinazione: Sede Centrale UNSC.

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Capitolo 4
*** Un nuovo incontro ***


 Passarono diversi giorni prima che Snow arrivò ad una delle basi dell’ UNSC, attracco che fu malvisto poiché era inaspettato. La squadra Toxic aveva raggiunto l’hangar dove si trovava la capsula di salvataggio, ormai logora e distrutta, l’ingegnere Rufy aprì il portellone e  collegò il proprio palmare per analizzare il velivolo ed in pochi secondi  la capsula si aprì di scatto mostrando lo Spartan Snow dentro una nuova armatura bianca e rossa di sangue dei sui aggressori.  Le notizie della stazione orbitale di sperimentazione esplosa, della morte di tutti i suoi componenti, tutti tranne un soggetto espulso in una capsula di salvataggio, arrivò alla sede dell’UNSC.
Appena Toxic toccò Snow, lui si svegli di scatto, gli prese il polso e lo scaraventò contro Rufy. Lo spartan DDC alzò subito la propria pistola, sparando due colpi che colpirono al petto Snow.  Poi silenzio, solo l’eco dei colpi e delle cartucce dei colpi che cadevano a terra. Snow cadde in ginocchio, Rufy bloccò da dietro Snow e lo scortarono fino alle celle di sicurezza.
Mentre la squadra Toxic faceva rapporto sull’aggressione nell’hangar, Snow nelle celle non era solo ma con due Spartan 4 di sesso femminile, Valery - 193 e Martinex.  Snow non le aveva mai sentite nominare forse erano delle nuove reclute.. ma perché era state rinchiuse? Perché avevano ancora indosso la loro armatura intatta? Perché non eliminarle subito?
Intanto nella sala centrale Toxic si veniva a conoscenza che Snow era il soldato salvato sul pianeta tempo prima, lo stesso eroe di guerra, lo stesso fuggito dalla dottoressa folle.  Mentre il comandante parlava e domandava come reagire all’arrivo di Snow, la testa del comandante continuava a pensare a come impiegare Snow, un nuovo tipo di Spartan, probabilmente troppo indisciplinato per combattere ed ubbidire come un buon soldato, ma aveva del potenziale. Deciso a non sprecare un tale soggetto, insieme al comandante pensò di poterlo impiegare sul campo più difficile, il più caro a tutta l’umanità, la Terra.
Snow si ripuliva dalle ferite nella cella mentre le due compagne di cella iniziavano a domandarsi perché anche Snow fosse lì. Martinex  prese parola e chiese senza alcun garbo e con un tocco di ironia: “ cosa ci fai nella nostra cella soldatino? Forse hai fatto il monello e devono punirti? Sai chi siamo noi?” Snow senza nemmeno guardarla disse con voce piana e fredda: “  siete qui per insubordinazione vero? Siete considerate sbagliate per questa accademia? Forse eravate troppo frettolose di agire? E tu Valery scommetto che hai difeso la tua amica da una punizione di qualche ufficiale troppo chiuso di mente?” Valery rispose con calma fissando Snow: “ sono qui perché ho ammazzato il capitano della nostra squadra perché non voleva farci andare in missione.” Snow si voltò e guardò entrambe per un attimo poi con un sorriso rispose: “ allora mie care sorelle io sono ciò che vi serve  e voi siete ciò che servite a me. Io voglio solo vendetta e voi anche, ma non dovete vergognarvi, io vi capisco, ormai non siamo più umani, siamo solo macchine per combattere.  Abbiamo una missione che ci siamo autoimposti, sterminare la feccia Covenant. E lo faremo avete la mia parola.” 

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Capitolo 5
*** Revenge One ***


Passarono giorni senza che accadesse nulla, ma all’alba del quinto giorno la cella si aprì e la squadra Toxic, accompagnata dal Comandante, era davanti ai tre prigionieri. Per primo prese parola Rufy: “Squadra Revenge One attenti!” Snow aprì gli occhi appena per rigirarsi dall’altra parte mentre Martinex si alzava in piedi pronta ad andare muso a muso con lo spartan che li avevi svegliati, ma Valery- 193 la trattenne e si limitò a presentare il suo dito medio. Toxic accennò un sorriso e disse: “ siete stati etichettati come inadatti, fuori luogo, sbagliati ed indisciplinati ma non inutili. Avete una missione ed una sola: andare sulla nostra amata Terra e uccidere quanti più bastardi Covenant potete.” Snow si alzò e disse: “ la Terra è perduta, è una missione suicida, nessuno è mai tornato, nessuno è riuscito a riconquistarla. È solo una pazzia.” “ Per questo mando voi, Comandante Snow, ex spartan 1 ora nuovo prototipo Spartan 5, accompagnato da due indisciplinate Spartan 4, anche perchè vedo che come carattere vi trovate abbastanza. Partirete tra 10 minuti, preparatevi.”
La cella si richiuse ma la mente di Snow era più libera che mai, continuava a pensare alla Terra, alla libertà che avrebbe avuto, alla sua vendetta. I suoi amici, i suoi compagni d’armi, la sua famiglia, tutti saranno vendicati, nessuna pietà per la razza Covenant. Alla fine era ciò che era, era uno Spartan e gli Spartan non muoiono mai. Si diresse verso le altre due per studiare e cercare di comprendere come spronarle ad accettare la missione, alla fine lui aveva bisogno di loro perché capiva che erano della sua stessa pasta.
15 minuti dopo in armeria vennero armati con tutto l’occorrente, ricaricarono le tute, affilarono i loro coltelli, lucidarono ogni proiettile e si diressero verso una grossa nave chiamata: HOPE.
Valery pensò a voce alta: “ che stupido nome”, Rufy la sentì e si avvicinò per dirle che lui sperava che sarebbero tornati ma il suo orgoglio lo bloccò e fece solo una smorfia.
Saliti a bordo, impostarono le coordinate: destinazione raggiunta tra 10 giorni, un altro tuffo nel sonno criogenico. A pilotare la nave la squadra  Toxic che aveva il compito di scortarli fino a destinazione, sganciarli con un Pellican e ritornare a casa dopo aver ricevuto la conferma dell’atterraggio. Il decollo fu tranquillo, il sonno criogenico fece subito effetto, era il giorno 22 settembre il compleanno di Giuly, l’ormai defunta compagna di Snow, forse sarebbe stato di buon augurio. Mentre Snow prese il sonno mormorò il nome di Giuly ed Emma mentre una lacrima gli solcava il viso, una lacrima che si congelò subito.

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto: senza speranza ***


Capitolo sesto: senza speranza Erano passati ormai nove giorni dalla partenza e la Terra era in vista: azzurro, verde, marrone e bianco si alternavano per i vari territori formando una composizione di colori unica in tutto l’universo, ma con la vista di questa innaturale bellezza una tremenda sorpresa attendeva l’astronave Hope insieme al suo equipaggio. Uno sciame di navi Covenant color viola circondava il globo senza lasciar via di fuga, il comandante Toxic fece solo in tempo a far scongelare la squadra Revenge One poi, come un enorme fulmine violaceo, un raggio colpi la Hope che andava alla deriva senza alcun apparente controllo. L’ingegnere Rufy tentava di tener la nave in vita aiutato da Valery, mentre Martinex saliva alle torrette per portar con se il maggior numero di nemici, DDC era ai comandi a controllare la situazione insieme a Toxic, l’unico che era inerme e fermo era Snow che alla vista del blu della Terra penso agli occhi di sua moglie e sua figlia. La sua testa vagava, nessun pensiero era cosi bello come il loro ricordo. Si sedette e si sfilo l’elmetto, porto le sue mani al volto e pianse lacrime come un bambino consapevole che la morte, la sua morte era vicina. “nessuna vendetta per voi mie care anime gemelle” pensava Snow tra le lacrime, poi continuava il pensiero sempre più tetro: “ nessuno piangerà la mia morte, sono solo un soldato, un esperimento uscito da una provetta, sopravvissuto per un fortuito caso. Ogni uomo su questa nave non tornerà alla propria famiglia, la propria casa, siamo qui solo perché c’è stato ordinato, nessun motivo valido per vivere ci resta se non morire e combattere, si perché prima di combattere si muore dentro ed ad ogni battaglia un pezzo di me lo sento morire, combattiamo una battaglia sbagliata forse, o comunque già persa in partenza, non mi sento più nemmeno un bravo soldato.” Mentre pensava la nave cadeva sempre più nel vuoto e tetro spazio, la mano di Snow si avvicinava alla fondina per prendere la sua magnum, non avrebbe mai permesso una morte soffocato nello spazio, preferiva finirsi da solo, un solo secondo e poi un silenzio epocale, avrebbe raggiunto sua moglie, sua figlia e tutti i suoi compagni morti anni fa, carico la pistola, la poso vicino alla testa, alzo la testa e riguardo la Terra, i suoi compagni di viaggio che faticavano per tentare di sopravvivere, poi di nuovo l’azzurro del globo terreste. I suoi occhi si spalancavano ancora di più ad osservare poi, mentre Toxic si girava verso Snow con un viso di terrore, l’ex spartan 1 mormoro: “ non posso morire, gli spartan non muoiono mai.” Finita la frase la nave esplose e si ruppe in molti pezzi, nella caduta libera verso la Terra Snow aveva gli occhi fissi nel vuoto e la sua memoria riportava in vita ogni emozione, ogni ricordo.. “ Non posso e non voglio morire!” tuonò con tutta la voce che aveva in corpo. Cadde per molti chilometri poi il tonfo, nei ghiacci, la sua vista si annebbio e chiuse gli occhi con un sorriso sul volto. La squadra Toxic insieme a Valery e Martinex fu più fortunata perché, poco prima dell’esplosione, Martinex aveva effettuato l’espulsione delle torretta che si trasformo in un piccolo velivolo, con veloci manovre era riuscita a raccogliere tutti i membri della squadra ma di Snow non vi fu traccia, solo il suo elmetto ed una delle sue piastrine sporche di sangue. Atterrò sulla Terra dopo poche ore ma il viaggio sembrava interminabile, Snow era sparito, probabilmente morto aveva tagliato corto Rufy, Valery e Martinex non riuscirono a trattenere le loro lacrime, Toxic e DDC si abbracciarono per confortarsi. Atterrarono in una valle piena di neve, che secondo le ultime notizie doveva essere Oslo, un tempo grande città ora ridotta ad una vasta pianura bianca. Decisero di sotterrare in una scatoletta di metallo la piastrina di Snow, ci fu un breve minuto di silenzio poi tutti si tolsero il casco, Toxic fece un breve discorso e concluse: “ vi prometto che non succederà con nessun altro, Snow era un bravo spartan, aveva perso il senno per i dolori che aveva dovuto affrontare, è un esempio per tutti noi perché lui non si è arreso, io l’ho sentito mormorare una frase che terrò per me. Ora spartan in marcia e vendichiamo il nostro compagno Snow.”

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo: Primo giorno sulla Terra ***


Capitolo settimo: Primo giorno sulla Terra La squadra Toxic camminava e vagava sperduta nelle pianure innevate, vagava con la speranza di trovare una città umana, perché nonostante i Covenant avessero invaso il pianeta alcuni umani erano ancora vivi e convivevano con loro mentre altri si organizzavano in piccole resistenze, il piano di Toxic era trovare una resistenza ed aggregarsi poi solo il tempo avrebbe saputo dire cosa si sarebbe fatto. Era ormai passata una settimana dalla morte di Snow e Martinex e Valery non si erano ancora riprese, forse perché quel bastardo di Snow aveva creduto in loro, aveva visto che loro erano come lui, una vita difficile che dovevano nascondere, forse perché in Snow avevano visto un capo che li avrebbe guidati e sarebbero potuti diventare, forse, amici. Ormai era sera e la squadra si era rifugiata in una grotta, acceso un fuoco per riscaldarsi e nutrirsi dei pochi vivere che avevano nelle tute. Davanti ad un fuoco cosi caldo ognuno di loro parlava della propria vita, non sembrava neppure di essere in missione, un clima accogliente si era creato, un clima che non era mai stato provato dalle due ex detenute. Rufy era seduto vicino a Valery a parlare di reattori nucleari, cosa che Valery conosceva bene ma era più interessata ad altro, DDC e Toxic si scambiarono un bacio, ormai la loro relazione non era più segreta mentre Martinex incideva sul muro: finita l’incisione Toxic alzo lo sguardo e si avvicino a Martinex dicendo: “ lui se n’è andato, devi accettarlo, ormai sono passate ben oltre le 48 ore del protocollo, se anche fosse atterrato vivo senza casco sarebbe morto assiderato, è un ambiente troppo ostile per chiunque, anche per un nuovo Spartan 5.” Martinex firmò con il proprio nome e pose la lama a Toxic dicendo: “ se tu non vuoi crederci sei libero di non firmare, ma io rispondo solo a lui e Valery anche, è lui che ha creduto in noi, ci ha promesso che ci saremmo vendicate di tutto e quando un uomo come lui fa una promessa la mantiene, sempre.” d’improvviso tutti si alzarono e firmarono, mancava solo la firma di Toxic ma alla fine firmò anche lui, forse per dar sostegno alla squadra forse perché ci credeva davvero. I giorni successivi sembravano passare tranquillamente quando un giorno, un forte boato proveniente da Nord, direzione dalla quale venivano gli spartan, squarciò il silenzio. Tutti si misero in formazione, rimasero immobili per alcuni interminabili secondi, la loro pace stava per essere scossa da una pattuglia di Brute a bordo di Chopper, che allarmati dallo scoppio erano usciti allo scoperto alla ricerca delle cause, ma si imbatterono solo nella squadra Toxic che nulla sapeva dello scoppio. I chopper avanzavano velocemente, Toxic aveva già dato istruzione su come colpire i nemici. Valery, DDC e Rufy concentravano il loro fuoco sul centro mentre Toxic e Martinex si spostavano sui lati con le granate al plasma in mano, i Chopper distratti dal fuoco nemico deviarono ed arrivano a portata dei due spartan esterni che applicarono la granata sul rispettivo pilota, pochi secondi e dei due Brute rimasero solo brandelli. I chopper erano parzialmente danneggiati ma Rufy e Valery avrebbero potuto ripararli facilmente.

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo: Il vero nemico ***


Con due chopper a disposizione la squadra Toxic decise di mandare in avanscoperta Martinex e DDC, le due spartan salirono a bordo degli enormi mezzi e premuto il gas andarono nella fitta tempesta di neve che ormai li accompagnava da quando si erano schiantati sulla Terra. Si erano allontanate per molti chilometri senza scorgere o sentire nulla quando in lontananza videro un nero fumo, sicuramente non poteva trattarsi di un fumo naturale cosi decisero di avanzare con più circospezione per non essere scoperte da eventuali nemici. Il fumo si levava da una grossa ciminiera posta dentro quello che si potrebbe definire un castello medievale, enorme ed imponente si scagliava contro il cielo, sulle torri più alte sventolava la bandiera dei Covenant, dalle mura pendevano corpi di uomini morti, probabilmente di fame o di freddo. Era una scena agghiacciante. Stremate ed inorridite dalla scena che si parava davanti le due spartan decisero di ritirarsi più in fretta possibile ma ormai era troppo tardi, sulle mura alcuni Elite armati di fucili ad impulsi colpirono i chopper facendoli saltare in mille pezzi, Martinex fu scagliata via dall’esplosione mentre DDC riuscì a balzare a terra poco prima dell’esplosione, con i mezzi distrutti era impossibile tornare verso il resto della squadra. Alla vista della compagna a terra DDC prese coraggio e corse verso di lei, la sollevo di peso e tiro una bomba più in alto possibile nella speranza che il loro team li trovasse e salvasse, DDC lo sapeva bene che sarebbero state prese, sperava solo che i suoi compagni arrivassero il prima possibile, le possibilità di uscirne vivi erano bassissime e con Martinex in gravi condizioni la situazione non poteva altro che peggiorare. DDC si mise in ginocchio mentre un gruppo di Covenant si dirigevano verso di loro. Alcuni chilometri più a Nord il resto della squadra si era già mobilitato per andare a recuperare i loro compagni, sapevano benissimo che una singola bomba esplosa dopo due colpi da cecchino volevano dire solo una cosa: guai. Toxic correva molto più veloce degli altri due componenti che a fatica gli stavano dietro, lui rischiava di perdere qualcosa di più di una semplice compagna di squadra, rischiava di perdere la donna che amava, la sua compagna. Ogni secondo che passava le speranza di rivederle si affievoliva e mentre la neve cadeva loro correvano per le bianche pianure alla ricerca di una vana speranza. DDC e Martinex buttate in una cella fredda ed umida, private di qualsiasi indumento non se la passavano meglio. Presero DDC per i capelli e la trascinarono lontano mentre Martinex era ancora svenuta per l’esplosione precedente. Lo spartan fu portato in una stanza, DDC si guardava attorno e vide alcuni uomini agonizzanti a cui veniva infierite ferite ancora più profonde, gridi strazianti e pianti interminabile accompagnavano la giovane spartan verso un atroce destino. La fecero mettere su una sedia e due brute iniziarono a malmenarla rompendole naso e costole, poi ci fu un attimo di silenzio ed entrò nella stanza una figura alta vestita con un nero cappuccio che gli copriva quasi tutto il viso, la strana figura mormoro qualcosa ai due brute che uscirono dalla stanza, poi con eleganza prese una sedia e si sedette davanti a DDC : “ è un onore averla qui signorina DDC, lei è ha un ottimo curriculum per essere uno spartan 4, sono sicuro che potrebbe essermi utile qui. Lei mi dica perché è qui, mi dia le risposte che cerco e lei, la sua amica Martinex ed il resto della sua squadra starà bene. Si perché so esattamente che non siete solo voi due, io conosco molto bene le tattiche degli spartan” disse la figura incappucciata con un umorismo gelido. DDC costi si protrasse in avanti e sputo direttamente in faccia alla figura che adirata rispose impulsivamente con un pugno, appena la mano tocco DDC capì subito che il suo nemico non era un Elite, la sua formazione fisica era ben diversa, era un umano. La squadra Toxic osservava le mura del castello, ormai erano vicini. Troppo impulsivi. Vennero subito catturati e quando il capitano apri gli occhi vide solo che tutti erano dentro una buia cella, privi di armi, vestiti e di speranza.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Il vero amico ***


Capitolo 9: Il vero amico L’esplosione che aveva avvertito i brute non era di origine naturale ma bensì di una bomba lanciata da un uomo che aveva una missione. Snow era sopravvissuto grazie alle nuove iniezioni della dottoressa, usci dal buco dov’era stato per una settimana e con solo il suo coltello e la corda donatagli da Gogorot decise di mettersi in marcia e trovare i proprio compagni. Il fretto lo stringeva in una morsa letale ma fermarsi non serviva, inizio a correre a più non posso quando, dopo diverse ore, vide un velivolo abbattuto circondato da essere viventi, troppo lontano per capire se fossero ostili o meno, allora Snow con coltello alla mano e corda a tracolla di avvicino furtivamente verso il primo soggetto, lo bracco per il collo e gli mise la lama alla gola, era un ragazzo forse aveva 16 anni o poco più. Snow lo lascio andare, il ragazzo scappo e gridò aiuto, allora gli altri uomini li presenti si allarmarono e puntarono le loro armi contro lo spartan, erano 7, erano armati, avevano anche una sorta di carrarmato probabilmente un modello molto vecchio. Il primo uomo vestito in bianco punto il proprio fucile con baionetta al torace di Snow e gridò di mettersi a terra, buttare le proprie armi e dichiarare cosa stesse facendo. Snow non parlo nemmeno. Appena la punta della baionetta toccò il suo torace strappo via l’arma dell’uomo sparò ad altri due nelle gambe e si nascose tra i rottami, < ne mancano solo 4> pensò , il vecchio carrarmato sparò un colpo, appena partito il colpo Snow corse verso la canna del mezzo per nascondersi dal fuoco nemico e sparo altri colpi diretti non ad uccidere ma a ferire. Sali sul carrarmato, apri lo sportello ed ordino di scendere agli uomini presenti, mancava solo il ragazzino che si era ben nascosto, e quando vide che Snow era distratto lo colpi sulla schiena con una mazza di legno che andò in mille pezzi, Snow si girò, sorrise e continuo a parlare con gli altri uomini: “ tutti sul carrarmato, io non sono nemico, sono uno Spartan, siamo una missione di soccorso, siamo dalla stessa parte, non vi ho ucciso perché non lo volevo, vi prego credetemi. “ gli uomini obbedirono probabilmente più per paura. Snow conversava con i suoi “prigionieri” e venne a sapere di che loro erano la resistenza di Oslo, che avevano avvistato un velivolo cadere e 5 componenti andare via subito dopo, raccontarono le loro battaglie e gli parlarono dei Covenant che ormai avevano preso il pianeta per intero, la stessa Oslo era controllata da un gruppo di Elite che sfruttava gli uomini per trovare materie prime in gigantesche miniere. La squadra Toxic era ormai troppo a sud per notare tutto ciò, stavo già attraversando il loro inferno. Snow arrivo in un enorme maniero, tecnologia arretrata di millenni, fumo nero dalle torri e condizioni igieniche pessime. Squadrò gli uomini buttati sulle pareti neri e di pietra nuda e fredda. Erano uomini che avevano perso tutto, uomini che resistevano alla meglio, privi di tutto ciò che avevano se non fosse per il coraggio. Snow continuo ad addentrarsi fino a raggiungere quella che poteva sembrava la sala del consiglio di guerra, si tolse l’elmo e saluto i presenti. La sua attenzione fu portata su una figura incappucciata molto più alta del normale, probabilmente il capo in comando, al suo fianco uno Spartan malridotto ormai con una vecchia armatura gialla. La figura sorrise a Snow e chiese di sedersi al tavolo con loro per farsi che potesse raccontar loro la propria storia.

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo: rivelazione ***


Capitolo decimo


Seduto al tavolo del consiglio Snow iniziò a raccontare la sua storia: l’attacco alla sua casa, la dottoressa, la squadra Toxic, la missione di recupero ed il naufragio avvenuto sulla Hope. Durante tutto il racconto i consiglieri di guerra rimasero in silenzio senza proferire parola ma quando la voce di Snow finì di echeggiare per tutta la sala, la figura incappucciata pose una mano sulla spalla del nuovo arrivato e con una voce molta profonda e metallica pronunciò delle parole che fecero calare una smorfia di terrore e sconforto, probabilmente era la notizia più inattesa ed inaspettata della sua vita. Il racconto della grande figura incappucciata andò avanti per diversi interminabili minuti.
Nello stesso istante  i compagni di Snow stavano cercando di sopravvivere come meglio potevano. Il clima rigido li metteva a dura prova, li sfiancava sia fisicamente che mentalmente. Il padrone del castello ogni giorno si dilettava a prendere uno degli spartan e ridurlo allo stremo, stavolta era il turno di Toxic. Lo spartan si rifiutava di gridare e di dare soddisfazione a quel pazzo sadico incappucciato che in preda all’ira si fece sfuggire qualche parola di troppo sul suo nome e sui suoi piani. Il suo nome era Nart. Questo nome ricordava al prode Toxic le storie che si raccontavano in accademia quando era ancora una giovane recluta, storie di terrore che avevano animano le serate nei dormitori, storie che lui stesso aveva sempre preso come leggende false. Eppure Nart era reale, era umano ed era estremamente malvagio.
Intanto Snow insieme al vecchio spartan giallo ed alla strana figura incappucciata stavano elaborando un piano per attaccare il castello gestito da Nart, infatti la figura incappucciata si era rivelata come Talan un prezioso alleato che conosceva molto bene Nart e le sue strategie.   All’alba avrebbero attaccato il castello con tutte le loro forze. Talan aveva un armatura forgiata da lei stessa, era completamente nera con alcuni canali ripieni di plasma rosso che le permettevano di far spuntare lame al plasma da qualsiasi parte della propria armatura, ciò faceva di lei un combattente formidabile adatta al combattimento in mischia, un combattente che sfruttava la propria forza ed il proprio fisico, utilizzava principalmente delle armi bianche fatte di plasma per combattere, era un combattente cosi forte da poter sollevare uno Scorpion e farlo a pezzi da sola. Dello spartan giallo si sapeva poco, forse anche perché ormai era più macchina che umano, infatti tutti i suoi arti e la maggior parte delle sue ossa è formato da componenti di natura artificiale, era estremamente strategico ed utilizzava le classiche armi degli Spartan: la magnum ed il DMR. A Snow venne donata una lama al plasma ed uno scudo al plasma insieme a due speciali guanti che erano in grado di dare una forte corrente elettrica  grazie ad uno speciale reticolo elettrificato sulle nocche. I tre strani individui erano pronti, mancavo pochi preparativi ed avrebbero mosso con l’idea di distruggere una volta per tutte quella dannata casa degli orrori.
Finalmente era giunta l’alba, un alba che avrebbe cambiato per sempre la vita degli uomini e dei compagni di Snow, forse erano tutti morti, lui non lo sapeva ma sarebbe andato a tentare di salvarli, erano tutto ciò che gli rimaneva. Giunti ad alcuni chilometri dal castello, insieme a tutto un esercito di uomini e mezzi ben motivati a dar manforte, lanciarono delle grosse quantità di fumogeno grazie a dei vecchi carri armati. Subito le sentinelle Covenant si allertarono, dai fumo alcuni colpi di grosso calibro iniziarono a bombardare il castello, il suono era assordante, i colpi si abbattevano senza sosta sulle mura e sul portone. Alcune squadre di Elite uscirono armati di lame al plasma ma in mezzo al fumo vennero velocemente trafitti da un infinità di schegge rosse, era Talan che con la sua armatura aveva fatto scempio dei primi nemici. L’attacco infuriava da alcuni minuti quando dal caos più infernale lo spartan giallo corse verso il muro e si apposto sotto di esso, poco dopo Snow corse verso il compagno e con un balzo sali su di esso, cosi facendo era sulle mura del castello e tra tanti nemici combatteva con furore sfruttando a pieno le proprie energie e le proprie attrezzature. I Covenant continuavano ad inviare truppe nella nebbia per fermare l’avanzata umana che ormai sembrava inarrestabile, fino a quando non uscirono alcuni cacciatori che distrussero i mezzi umani con estrema facilità, il resto dell’esercito tentava di combattere come poteva contro quei mostri ma solo con l’aiuto di Talan e dello spartan giallo furono fermati, ma la battaglia era solo all’inizio.
Snow cercava di raggiungere le segrete e mentre correva tra le alte mura del castello noto che nella torre al centro del castello 5 aste con degli elmetti spartan, Snow li riconobbe erano gli elmetti dei propri compagni, preso dalla rabbia getto a terra le armi da fuoco ed impugno la lama al plasma verso la torre ma prima che poté arrivarci incontro un alta figura incappucciata che impugnava due lame del tutto identiche alla sua, era Nart che rivelo il suo volto sfregiato ed orripilante. Lo spartan giallo e Talan raggiunsero Snow al centro del cortile e presto furono circondati da un centinaio di Elite e Brute armati di martello. Schiena contro schiena i tre soldati erano pronti a combattere quando Nart, con voce imponente, disse: “ unitevi a me, nel mio castello potremmo controllare questo pianeta! Ormai i Covenant hanno il controllo non potete fare altro che unirvi a loro, fate come me ed avrete ancora la possibilità di vivere…” Snow interruppe il discorso del nemico gettando il proprio elmetto verso di lui, e disse: “ su quell’elmo c’è scritto che Noi siamo nati per difendere il bene, la giustizia e quant’altro di buono e giusto esiste! Nonostante l’UNSC ci abbia scartato ed abbia approvato il decreto della sperimentazione umana per creare nuovi essere per controllare il sistema senza modificarlo noi non possiamo arrenderci! Tu sai la verità da prima di me Nart! Sai che l’UNSC ha accettato in segreto la pace con i Covenant e che ormai il sistema ha una falla, sai che tutto questo non è giusto e se ciò comporta combattere contro te, contro i Covenant, contro i Precursori e contro il comando dell’UNSC stesso io lo farò! Perché a tutti noi errori di laboratorio ci hanno spedito in pianeti lontani per eliminarci, ebbene io ti dico che non riuscirà e che io andrò avanti finché avrò fiato in corpo! Ed ora se tu vuoi restare vivo e continuare cosi come un falso re, fai pure ma io scelgo di combattere per ciò che è vero e giusto mi costasse la vita, perché io ho fatto una promessa e Snow le mantiene sempre” .  
Snow aveva ricevuto queste informazioni da Talan che durante il loro colloquio aveva fatto sentire a Snow alcuni intercettazioni che erano riusciti a rubare dal comando dell’UNSC, le notizie era confermate e tutto quadrava, l’umanità, o meglio chi era al comando, si era venduta per una pace precaria e vuota. 
Snow voleva fermare tutto questo. Fosse costata una nuova guerra combattuta da lui stesso, pianeta per pianeta, lui l’avrebbe fatto. 
L’esercito di Covenant carico i tre ribelli al centro i quali non avevano scelta che combattere tutti assieme, lo spartan giallo fu il primo ad essere ferito alla gamba da una lama di un Elite, prese il nemico e gli stacco la mascella di netto, salto dietro di lui e fu subito circondato ma quando un brute cerco di colpirlo schivo il colpo facendo si che il colpo andò contro un gruppo di Elite, il vecchio spartan giallo combatteva con coraggio in mezzo alla mischia.
Talan usava le proprie armi da taglio per fare a brandelli i nemici, per lei combattere in mischia era più un piacere che un compito arduo, nonostante il numero nettamente superiore di nemici si destreggiava maestosamente , elimino due brute con un solo colpo e scaglio una lama al plasma verso Nart, il quale fece appena in tempo a schivarla, il colpo lo aveva però bloccato ad un muro li vicino.
Snow usava la lama al plasma abbattendo molti nemici ma più ne venivano uccisi più sembravano arrivare, porto lo sguardo verso lo spartan giallo che ormai era sopraffatto ed a terra semi morto, i circuiti ed il sangue sparso in una grande unica pozza, morire per la propria causa, era ciò che voleva ma non era giusto. 
Talan si gettò verso il compagno morto e gli strappo velocemente dal petto un circuito, mentre gli altri Covenant infuriavano su di lei, cadde in ginocchio ed premette un pulsante sul circuito estratto: era una bomba, Snow fece appena in tempo ad  attivare lo scudo per proteggersi ma fece comunque un volo di una cinquantina di metri, dei nemici solo brandelli se non per pochi che si erano salvati e per Nart che era sopravvissuto dietro ad alcuni cadevi dei brute. Snow si rialzò, il sangue che gli annebbiava la vista, guardò il cielo azzurro e rivide sua moglie, strinse i pugni ed una scarica elettrica parti, guardò Nart con uno occhi di puro odio ed avanzò verso di lui con passi lenti e pesanti.
Nart  con le sue lame sferro i primi fendenti, a vuoto, Snow colpi più volte al fianco il nemico senza mai togliere lo sguardo dagli occhi del proprio avversario. 
Colpi più volte il viso sfregiato, ad ogni colpo una potente scarica percorreva Nart, il quale  fece cadere una lama per il dolore tuttavia era tutt’altro che sconfitto infatti colpi Snow con alcuni fendenti che squarciarono l’armatura dello Spartan.
Lo scontro era ravvicinato e brutale, i colpi volavano veloci e sempre più forti, ormai entrambi erano sfiniti ma quando Snow sembrava avere la meglio Nart gli piantò la lama al plasma nell’addome, Snow sputò sangue , Nart sorrise e Snow lo fissò con ancora più odio spinse la lama dentro di se e trattenne il nemico vicino, lo bloccò al muro con la mano sinistra mentre con la destra prese il coltello e lo infilò nel torace di Nart, la lama entrava piano e quando fu messa in profondità  fece partire l’elettricità dai propri guanti uccidendo Nart.
Entrambi caddero a terra, Nart era morto, Snow con una lama in metto al torace tentò di restare sveglio ma il buio lo prese, intanto gli uomini erano riusciti ad eliminare la poco resistenza rimasta e si recarono nel cortile dove videro dei valori spartan a terra.
Il castello era preso, i prigionieri liberti e salvi, anche la squadra Toxic era viva e vegeta nonostante tutto, gli elmetti che erano stati impalati erano solo una provocazione, una provocazione che era costata a Nart la vita.
 Cadaveri e feriti furono portati alla base madre a nord, Snow era sotto le cure di Valery193, Rufy sistemava gli impianti del castello mentre Toxic cercava di capire al meglio la situazione soprattutto per quanto riguardava la storia della pace fasulla , DDC era di guardia insieme a Martinex.
 Tutto era in ordine, solo Snow stava combattendo tra la vita e la morte.

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Capitolo 11
*** La nuova realtà: Toxic ***


La nuova realtà: Toxic
Toxic aveva compreso che tutto ciò per cui aveva combattuto era una menzogna, tutto ciò che aveva servito era solo fiaba senza morale, tutto ciò per cui era stato creato era stato spazzato via in pochi minuti. Aveva letto la verità, tra UNSC ed i Covenant erano stati presi accordi che vedevano quest’ultimi veri vincitori. Per chi aveva combattuto? Per chi aveva ucciso?  Non aveva avuto altro che la sua missione tutta la vita ed ora era tutto finito. Tutto era una bugia, una falsità. Si trovava sulla Terra in mezzo alla neve in un grande castello, il freddo ed il vento non davano tregua da giorni. Lo stesso clima lo si poteva trovare nel cuore del leggendario Spartan Toxic. Le condizioni di Snow non miglioravano, nessun messaggio, le parole del suo caro amico Rufy erano prive di senso per lui, niente riusciva a far recuperare la fede a Toxic. Stava cadendo nel vuoto privato di qualsiasi sentimento, cadeva in un baratro oscuro. Ogni giorno andava sulla torre più alta a contemplare il panorama, neve e bianco ovunque. SI era smarrito in paradiso. Un paradiso così isolato da sembrare una grande prigione di ghiaccio, Martinex tentava di risollevargli il morale con il suo solito sarcasmo ma tutto ciò che otteneva era un sorriso spento.
Un giorno Snow mosse la mano, Valery , che gli era stata vicina per tutto il periodo, dormiva in quel momento e non vide il leggero miglioramento ma Toxic, che casualmente passava di lì, lo vide. “Missione compiuta. I nemici erano sbaragliati ed anche Snow è vivo e sulla via di ripresa” pensò Toxic “ Ora posso andare a cercarmi la mia nuova missione”.  Preparò ogni cosa nel dettaglio, come se dovesse prepararsi per una battaglia campale: l’armatura era stata caricata al massimo, aveva lucidato le sue armi, caricato al massimo i caricatori ed aveva riempito il serbatoio del suo mezzo, ma soprattutto aveva disattivato il suo localizzatore. Si era perso in Paradiso ed aveva intenzione di avventurarsi solo senza i suoi compagni, senza la possibilità di farsi rintracciare. Voleva continuare a vivere con l’idea che aveva una missione, forse perché uno spartan non concepisce la parola libertà, forse perché il suo dolore era troppo grande, forse perché l’unica cosa che poteva farlo sentire ancora vivo era uccidere quelle dannate cose che gli avevano portato via tutto: i Covenant. Giurò solennemente che avrebbe ucciso qualsiasi “alieno bastardo”, così li chiamava, che avrebbe incontrato sul suo cammino.
Era la mattina del 28 Settembre quando  Toxic partì con la scusa di far un giro di perlustrazione, Snow quel giorno aveva ripreso a parlare grazie alle cure di Valery, Rufy si era offerto di lavorare al sistema di riciclo energia del castello mentre DDC e Martinez erano di guardia come loro solito.  Toxic aveva la via libera, nessuno l’avrebbe visto andarsene e nessuno l’avrebbe fermato. Percorse miglia e miglia quando il suo mezzo si ruppe: “ poco male” disse Toxic tra sé e sé  “ Procederò a piedi come ho sempre fatto” riprese il cammino fino a quando non fu costretto a fermarsi a causa di un grande crepaccio che gli sbarrava la via.  Continuò a camminare in direzione sud per alcune miglia ma  non era il solo, infatti un branco di Brute si stava avvicinando a lui a tutta velocità a bordo dei loro rumorosissimi Chopper. Toxic fu abile a disarcionare due dei quattro nemici ed a metterli fuori gioco. Tuttavia, provato dal freddo e dalla sua condizione psicologica, non riuscì ad eliminare gli altri due. Uno di loro saltò a terra dal Chopper e lo carico sparando a raffica ferendo lo spartan ad una gamba, ma Toxic, che impugnava il suo DMR con pochi colpi precisi lo freddò seduta stante. Ne mancava uno ma di esso non sembrava esserci traccia, continuò a camminare prestando attenzione a dove potesse essere il suo nemico ma non lo vide fino a quando si trovò davanti un gran numero di Covenant, capeggiati dal Brute che era sparito. Erano troppi, erano meglio armati e non erano provati come Toxic. Aveva poche possibilità di uscirne vivo, ma se doveva morire l’avrebbe fatto combattendo e  portandosene dietro il maggior numero possibile. Sparò tutti i colpi possibili per creare scompiglio nelle linee nemiche e corse verso il crepaccio, molti Covenant lo seguirono ingenuamente e prima che potessero rendersi conto della trappola si ritrovarono alle spalle il crepaccio e davanti a loro uno spartan con in mano due granate senza sicura, con l’armatura in sovraccarico e senza elmetto.  Era riuscito ad aggirarli, alla fine lui era il grande Toxic, la leggenda seconda solo a Master Chief e l’elemento più premiato all’accademia. Molti Covenant iniziarono a sparare verso il nemico e Toxic corse verso di loro con un grido liberatorio che echeggiò per tutta la landa di neve, una grande esplosione seguii ed il ghiaccio sottostante si ruppe allargando il crepaccio che inghiotti  tutto. Pochi metri più avanti dell’enorme cratere l’elmo di Toxic era nella neve, in quel maledetto paradiso ricoperto di ghiaccio e promesse infrante.
Nello stesso momento in cui avvenne l’esplosione Snow di svegliò di colpo alzandosi e grido: “ No Toxic NO!” . 

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