L'uomo che ama restare nell'ombra.

di Ponds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riposa in pace, con amore, Watson. ***
Capitolo 2: *** La speranza è l'ultima a morire. ***



Capitolo 1
*** Riposa in pace, con amore, Watson. ***


A Sherlock Holmes,
che riposi in pace.


DAI RICORDI DEL DOTTOR JOHN H. WATSON
EX UFFICIALE MEDICO
DELL'ESERCITO BRITANNICO
PARTE I

Dicono che gli amici siano il più grande dono che uno possa possedere, io dico che gli amici sono le stelle che costernano la nostra vita. Possono cadere, calare, sfumarsi e tu intanto stai lì ad osservarli, impotente mentre cadono, esprimendo l'unico desiderio che non svanisce.
Anni di medicina alla London University per poi essere ancora debole davanti ad un corpo inanime. Toccavo le sue mani fredde come stallatiti di ghiaccio e, come un interruttore, nuovi ricordi venivano alla memoria nella mia testa. Lui non aveva bisogno delle mani, le sue mani erano gli occhi. Osservava e capiva se un oggetto era liscio o ruvido, soffice o duro. Scorrevo le mani lungo tutto il suo corpo, ancora bagnato. Ma come era finito in mare? Questo era un enigma degno di lui stesso, un enigma destinato a rimanere irrisolto. Finita la miriade di ricordi che affollava la mia testa e mi riducevano in uno stato di malinconia permanente decisi di non parlare al suo funerale. Il funerale si sarebbe celebrato il pomeriggio stesso. Tutta Londra, se non più, vi partecipò. Lestrade mise da parte l'orgoglio e si presentó fiero in prima fila di fianco a Mycroft che ha rinunziato alla sua pigrizia, non piangeva, ma aveva gli occhi rossi.
Questa volta il più grande investigatore di tutti i tempi era veramente morto, non sparito come al solito per poi lavorare di nascosto con il governo britannico. Morto. Gelido. Freddo e.. Morto.
Al funerale parteciparono anche le più grandi cariche ufficiali. In molti parlarono di come fosse geniale, di come era un abile musicista, di come sapeva combattere, ma nessuno parlò di come aveva salvato più e più volte il Paese. Sherlock Holmes, l'uomo che amava restare nell'ombra.
Io volevo rendere pubblica la mia serie di scritti sulle nostre avventure proprio al suo funerale. Tutti avrebbero ascoltato e tutti avrebbero saputo, per rendergli veramente giustizia. Ma non lo feci, quello era il giorno della sua morte e io sapevo che lui non avrebbe voluto. Quindi gli scrissi una poesia e la misi nella bara, nella tasca sul suo cuore. Finito il funerale mi misi sulla porta a stringere le mani a sconosciuti, abbracciare chi avevamo aiutato e dire qualche parola di conforto a chi c'era stato sempre accanto.
Volevo abbracciarlo ancora una volta, volevo dirgli una parola di addio, volevo renderlo partecipe della mia sofferenza per essere felice. Ma non potevo.
Portarono la bara nel cimitero di Stoke Newington a Londra, il piccolo monumento diceva 'Elementare, Watson!'; quella era la frase che diceva più spesso, a me la più cara. Non l'avevo voluta io, l'avevano voluta gli altri e io impotente accettai. Stessi lì a guardare la bara di Holmes tutto il giorno, il suo volto mi appariva interminabile sulla lapide. Più cercavo di distrarmi, più esso insisteva per essere presente là dove più mi faceva soffrire, toccandomi contemporaneamente cuore e anima.
Si fece così crepuscolo, dentro e fuori.
Sentii ad un certo punto una voce che diceva:



Dear Holmes,
ti ringrazio per tutti questi anni passati insieme.
Non sai cosa provo per te,
non è amicizia, non è amore, non è ammirazione.
È qualcosa che va oltre,
qualcosa che non si può descrivere,
qualcosa che puoi trovare solo nel tuo cuore.
Sei il fratello che non ho mai avuto.
Tu non sei solo il grande Sherlock Holmes,
non per me.
E ora che non ci sei più non so cosa fare.
Sono perso senza di te,
Ti prego, aiutami.
Ti prego.
Non puoi lasciarmi solo.
Riposa in pace,
con amore,
Watson.

«Holmes.» sussurrai.



♦ ♦ ♦ ♦

Note dell'Autore.
Buonasera!
Mi chiamo Ponds aka Sara e questa è la mia prima FF sul libro di Arthur Conan Doyle,
Sherlock Holmes. Ho scelto una Missing Moments per descrivere la fine del più grande detective.
In questo racconto volevo rendere evidenti i sentimenti che Watson prova per Holmes e volevo
sopratutto esprimere un messaggio molto importante per me 'Holmes non morirà mai'.
Se avete domande da farmi a riguardo andate sul mio profilo e cliccate sul link 'Ask'.
Tutte le critiche sono ben accette.
Voglio migliorare, ma se voi non mi aiutate è impossibile per me farlo.
Tanti saluti.
Ponds. ♥

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Capitolo 2
*** La speranza è l'ultima a morire. ***


A Mary,
che la pazienza non l'abbandoni mai.


DAI RICORDI DEL DOTTOR JOHN H. WATSON
EX UFFICIALE MEDICO
DELL'ESERCITO BRITANNICO
PARTE II

Forse c'è ancora speranza. Ma cos'è la speranza se non amore? Volevo vedere il suo volto roseo ancora una volta. Volevo parlare con lui, con la sua genialità e dirgli quanto mi era mancato. Dirgli che per me era come un fratello. Dio, sembravo una ragazzina.
Esitai un attimo prima di girarmi, volevo assaporare quell'ultimo istante di solitudine per poi gettarmi nelle braccia delle emozioni e farmi avvolgere in quell'invisibile vortice di pace e amore dove potermi sentire protetto. Quindi lo feci, mi girai. Ma non vidi nulla. Eccola! Eccola lì! La speranza che svanisce.
E poi d'un tratto una voce familiare «John!» e poi ancora «John, caro!». Un'alta figura si erigeva davanti a me, gli occhi come stelle, il vestito come pece e la pelle chiara. Lo sguardo era dolce e le mani erano ricoperti da guanti neri. Mary. Oh Mary cara. Lei era la mia luce, ma le luci non durano per sempre. Prima o poi svaniscono e si spengono. Holmes invece era il mio tutto e il tutto non svanisce mai.
«John, dobbiamo tornare a casa.» Mi alzai silenziosamente e la seguii. Arrivammo a casa e si vedeva chiaramente che Mary non sapeva cosa fare o cosa dire, non era mai stata brava a nascondere quello che pensava. Per una sfortunata coincidenza neanche io sapevo cosa dire e la cosa migliore che mi era venuta in mente di fare fu rinchiudermi nella mia stanza.
Con il tempo rinchiudermi nella mia stanza divenne rinchiudermi in me stesso. Mary era preoccupata, aveva chiamato i migliori dottori di Londra per visitarmi, ma la diagnosi era sempre uguale. «Mrs. Watson, suo marito ha subito un grande shock, ha bisogno di riposo.»
Erano passati cinque mesi dalla morte di Holmes quando successe. Erano stati cinque mesi di silenzi, cinque mesi di assoluti silenzi.
«John non puoi continuare così!» Urlò Mary davanti a me, le sue labbra avevano assunto una piega amara e si muovevano convulsamente «Sono tua moglie, non riesco proprio a reggere questa situazione! Siamo una coppia: io senza te non vivo! E anche per te dovrebbe essere così!» Non avevo mai visto Mary così arrabbiata. Poi arrivo il colpo finale per lei «Ma per te noi non siamo una vera coppia! La vera coppia eravate tu e Holmes!» Mary scoppiò in pianto. Sapevo che da una parte era vero, ma io avevo sposato Mary, non Holmes e anche se non lo davo a mostrare ero ferito da quelle parole. Mi alzai e me ne andai.
Presi una carrozza e andai fuori città, avevo bisogno di piangere e di stare tranquillo. Non mi piace mostrare i miei sentimenti, sono pur sempre un militare.
Non leggevo più giornali da molto, ero completamente fuori dalla vita sociale di Londra e dintorni, ma come poter ignorare un venditore di giornali che urlava in mezzo alla strada? «Settimo omicidio risolto per l'ispettore Lestrade! Accorrete signori! Accorrete!»
La speranza è l'ultima a morire.




♦ ♦ ♦ ♦

Note dell'Autore.
Buonasera!
Mi chiamo Ponds aka Sara e questa è la mia seconda FF sul
libro di Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes. Questo è un
continuo, so che in molti andranno a vedere nella sezione
Sherlock della BBC, ma ricordatevi che se Arthur non scriveva
nulla, Cum non poteva recitare. In questo capitolo ho cercato di
rendere nel modo più evidente il significato di speranza descritto nella
precedente poesia, di renderlo in qualche modo reale, di
trasformare l'astratto in concreto. Spero vi piaccia.
Tutte le critiche saranno ben accette.
Voglio migliorare, ma se voi non mi aiutate è impossibile per me farlo.
Tanti saluti.
Ponds. ♥

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