The legend of the tree of life

di aloneinthedark92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'arrivo ***
Capitolo 3: *** Il motivo del vostro arrivo ***
Capitolo 4: *** Inizia l'addestramento! ***
Capitolo 5: *** Nascono i primi problemi ***
Capitolo 6: *** Che cosa ci nascondete? ***
Capitolo 7: *** Scatta la trappola! ***
Capitolo 8: *** Situazione pericolosa ***
Capitolo 9: *** Una missione difficile ***
Capitolo 10: *** Finalmente la verità ***
Capitolo 11: *** L'Albero della Vita ***
Capitolo 12: *** Calandosi nei guai ***
Capitolo 13: *** Strategia vincente ***
Capitolo 14: *** La Mutazione ***
Capitolo 15: *** Vittoria! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era una notte di luna piena, le stelle brillavano nel cielo nero come la pece dove non vi transitava nessuna nuvola. Il boschetto sottostante, prima immobile e silenzioso, all’improvviso si animò: tre ragazze correvano a perdifiato, inseguite da degli strani uomini che balzavano con agilità di ramo in ramo e lanciando coltelli affilati che si conficcavano nei tronchi degli alberi, mancando il bersaglio.

-Dannazione- imprecò una di loro, la più alta delle tre, magra, capelli biondi, lunghi e ricci fino alla schiena che ondeggiavano al vento, occhi castani e vestita con una tuta da ginnastica; aveva inoltre un forte accento inglese- Ci sono ancora alle costole! Ma non si arrendono mai?!-  ma un'altra del trio, di media statura, magra, capelli castani lunghi fin oltre le spalle, occhi marroni e vestita come l’amica ma con accento italiano ribattè:
-Risparmia il fiato e continua a correre!- Proseguirono, tentando invano di seminare i loro inseguitori ma poco dopo il bosco finì ed arrivarono sul ciglio di un burrone, tanto profondo da non vedere il fondo.            

–Oh, no!- Esclamò la terza ragazza, più piccola rispetto alle altre due ma simile alla bionda però coi capelli lisci; anche lei aveva un forte accento inglese- siamo in trappola!- Vedendo che il crepaccio era troppo largo per essere attraversato con un salto, il terzetto si volse per cercare un'altra strada nel bosco ma il nemico le raggiunse, accerchiandole; uno di loro, probabilmente il capo, fece un passo avanti e grazie alla luce lunare ora le ragazze riuscivano a distinguerne i tratti: alto, fisico robusto, capelli lunghi fino alle spalle, arruffati e corvini, occhi neri come la pece; indossava una strana divisa, aveva dei sandali neri che gli lasciavano scoperte le dita ed un copri fronte con inciso uno strano simbolo somigliante ad una cascata legato attorno al braccio destro, mentre il volto era pieno di rughe e sfregiato da due cicatrici, una ad x sulla guancia destra mentre l’altra gli attraversava l’occhio sinistro in verticale.

–Arrendetevi e venite con noi- disse subito, con voce profonda e cavernosa, ma le avversarie rifiutarono, sostenendo di preferir morire piuttosto.

-Speravo che lo diceste- disse allora lui, divertito, mentre un orribile ghigno gli deformò il volto- Uomini, prendetele!- All’ordine del loro capo, i ninja dietro di lui si prepararono ad attaccare le ragazze, mentre loro indietreggiarono, pronte a vender cara la pelle pur di non farsi catturare da quello strano tipo. All’improvviso, proprio sull’orlo del precipizio, la roccia si crepò e successivamente ruppe, facendole cadere nel vuoto; quando l’uomo si affacciò sullo strapiombo per vedere che fine avevano fatto i suoi bersagli, erano già sparite nelloscurità.

 Angolo neo-autore:
Salve a tutti, come va? Son qui per proporvi questa mia fan fiction su Naruto, la prima avendo sempre scritto su un altro contesto ed essendo un anno che son fermo. Bando alle ciancie, vi lascio alla lettura scusandomi già in anticipo per gli errori di ortografia e le descrizioni, se poi volete farmi sapere che cosa ne pensate potete lasciarmi una recensione, anche negativa, così mi aiuta a crescere come scrittore! Beh, a presto e buona lettura! xD

Aloneinthedark92

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Capitolo 2
*** L'arrivo ***


Era una mattina soleggiata sulla città di Boston, il cielo color turchese era sgombro dalle nuvole. I cittadini, dopo una notte passata a dormire, iniziavano le loro attività quotidiane: chi camminava lungo le strade per ammirare le vetrine oppure godersi la calda giornata, chi salutava i propri cari per andare al lavoro e chi, bloccato nel traffico ed in ritardo al lavoro sbraitava contro gli altri nervosamente chiedendo strada oppure suonava ripetutamente il clacson. In una piccola villetta bifamigliare gialla a due piani, alla periferia del conglomerato urbano, i suoi abitanti, una piccola famiglia composta da quattro persone si apprestava ad iniziare la giornata: al piano terra vi erano la madre ed il padre, la prima era una donna sulla quarantina d’anni di età alta, magra, capelli lunghi fino alle spalle, ricci e corvini che facevano da cornice ad un volto giovanile che metteva in risalto i suoi occhi verde acqua marina, vestita con una tuta da ginnastica per la sua abituale seduta di jogging mattutina, anche se al momento era indaffarata sui fornelli, mentre il secondo era un uomo sulla cinquantina d’anni, alto, magro, fisico asciutto e robusto, capelli corti e biondi con la frangia all’insù grazie ad una quantità industriale di gel, occhi azzurri acqua marina, vestito con una camicia bianca ed una giacchetta nera, cravatta attorno al collo rossa ed un paio di blue jeans, seduto a tavola ed intento a leggere il giornale con il viso completamente affondato in esso; al piano superiore invece vi erano le figlie, una ragazza di sedici anni bassa e magra, capelli lisci e biondi fino alle spalle, occhi come quelli del padre e vestita con una felpa blu ed un paio di jeans che si trovava in bagno a finire di truccarsi, mentre l’altra, una ragazza di diciassette anni alta, magra, capelli come la sorella ma ricci, occhi marroni si trovava ancora nel letto, a dormire profondamente. A svegliarla però ci pensò la sveglia, posta sul comodino vicino al letto e caricata dalla stessa la notte prima, che iniziò a trillare; all’inizio tentò di ignorarla, ma quando si trovò al limite della sopportazione, sbuffò e le diede una manata in modo che si spegnesse e tornasse la pace, e così fu. Soddisfatta, si girò dall’altra parte borbottando un “cinque minuti e mi alzo” con voce assonnata e forte accento inglese. Ma il suo riposo non durò a lungo perché la madre, non vedendola arrivare, urlò dalla cucina: -Sarah, svegliati dormigliona o farai tardi anche oggi a scuola! E la colazione è pronta!- Di malavoglia e sbuffando, si mise a sedere sul letto e dopo essersi stiracchiata un paio di volte con annessa stropicciata di occhi, scese dal letto e si diresse in bagno, lasciato libero in precedenza dalla sorella minore. Una volta lì si lavò e si vestì, gettando il suo pigiama nella cesta dei rifiuti e guardò l’orologio, che segnava un quarto alle otto. All’improvviso si sentì sveglissima e preoccupata: avrebbe perso l’autobus anche oggi se non si fosse data una mossa. Così, veloce come un razzo, scese le scale e volò in cucina, afferrò una fetta di bacon, una di pane che imburrò con della marmellata di ciliegie e se la mise tra i denti mentre con le mani si versava una tazza di caffe, il tutto correndo sul posto come una forsennata. –Buongiorno, cara, siamo di fretta anche oggi?- esclamò il padre, ridendo poi di gusto per la sua battuta mentre riceveva un occhiataccia dalla figlia. –Non farci caso, cara- disse invece la madre- si è soltanto svegliato con la voglia di fare battute. Bene, visto che sei di fretta ti lascio stare, ma ricorda le mie raccomandazioni: non fare tardi a scuola, ascolta sempre quello che ti dicono i professori e prendi appunti, comportati bene, ma soprattutto..- -..Non fare a botte con i maschi- completò la frase la figlia, esasperata-  si, mamma, me li avrai fatti diecimila volte questi discorsi, li so a memoria e ti prometto che farò la brava. Vi voglio bene- Dopo aver schioccato un bacio sulla guancia ai genitori uscì dalla porta principale, sbattendosi la porta dietro di se, dopodiché percorse il vialetto di sassi fino a trovarsi in strada. Ma era troppo tardi: il veicolo stava già ripartendo dalla fermata dell’autobus, poco distante dall’ingresso della loro casa. Sarah sospirò: ancora una volta aveva fatto tardi, e tutta per colpa della sua voglia di dormire. Era inutile anche che rincorresse il mezzo per cercare di fermarlo e salire: il conducente, un uomo alto, magro, capelli bianchi e stempiato con dei penetranti occhi neri come la pece non vedeva di buon occhio i ritardari, ligio com’era agli orari; una volta ci aveva litigato per essere arrivata mezzo secondo in ritardo, e lui aveva sbraitato qualcosa sui giovani che non avevano più rispetto ne degli orari ne dei vecchi. Sbuffò: doveva prendere la via più lunga. Così iniziò a correre per Boston, zigzagando tra gli spazi delle auto ferme incolonnate ed i vicoli, passando per i cantieri finchè, qualche minuto dopo, raggiunse destinazione: la High School of Boston. Si fermò sull’ingresso, piegata in due sulle ginocchia ed ansimando per riprendere fiato dopo quella folle corsa, ma non ne ebbe tempo perché la campanella suonò. Sobbalzò, presa alla sprovvista: non poteva permettersi un altro ritardo, altrimenti il professore di Fisica, tale Mark Anderson, le avrebbe rifilato la solita noiosa ramanzina mattutina su quanto fosse indisciplinata e quanto fosse importante arrivare puntuali in classe al suono della campanella. Sbuffò, dopodiché scattò verso l’ingresso, sgomitando tra la calca di studenti e senza badare alle loro proteste, riuscendo infine ad entrare. Continuò la sua folle corsa per i corridoi finchè arrivò alla porta della sua aula. L’aprì ed entrò come un fulmine, richiudendosela alle spalle.
-Ce l’ho fatta!- urlò al settimo cielo, levando le braccia al cielo per esultare- ce l’ho.. Oh, cavolo- la sua gioia fu però interrotta dalla vista di un uomo alto, magro, capelli castani corti ed arruffati, occhi neri come la pece e sottili quasi come un elfo, naso aquilino, vestito con giacca nera e cravatta a righe bianca e rossa, con in mano un cronometro, sguardo indifferente. –Complimenti, signorina Collins- disse, con tono piatto ma sguardo severo- il suo ritardo di oggi è di trenta secondi dopo il suono della campanella, siamo in via di guarigione sul suo ritardo cronico, ma ancora non ci siamo. Le consiglio di prendere il suo posto di fianco alla signorina Collins e farsi spiegare quello che ho detto fino ad ora- Con un sospiro, Sarah fece quello che le era stato detto, sedendosi vicino ad una ragazza alta, magra, capelli castani e mossi fino alle spalle, occhi azzurri come il ghiaccio e vestita con una felpa bianca ed un paio di blue jeans, mentre davanti aveva sua sorella. –Grazie per avermi aspettato, sorellina cara- sibilò arrabbiata nella direzione di quest’ultima che rispose, prendendola in giro e facendole la linguaccia: -Se tu non avessi il vizio di dormire troppo non lo perderesti il pullman- ricevendo un occhiataccia dalla bionda. Sospirò: possibile che non gliene andasse bene una? Quanto avrebbe voluto trovarsi da un'altra parte, qualunque essa sia, basta che sia lontano da quella noiosissima lezione e, perché no, vita. Si ritrovò a fissare fuori dalla finestra, la guancia appoggiata alla mano sinistra, il piccolo alberello in mezzo al giardino scolastico, preso a calci dal bidello scozzese che imprecava sul suo schifoso lavoro ed il misero salario.
La lezione fu noiosa e passò lentamente; a parte i secchioni, col passare delle ore nessuno prestava più ascolto a quello che diceva il professore e ben presto si iniziò a parlottare tra vicini, coinvolgendo anche quelli di altri banchi, scambiarsi messaggi tramite bigliettini di carta e lanciarsi, quando il professore non guardava, palline imbevute di saliva, creando un brusio di sottofondo al quale Mark non vi diede peso, continuando a parlare nonostante non avesse più il controllo della classe. Alla fine della terza ora, la campanella suonò, annunciando l’intervallo, e la folla di vocianti studenti si riversò nel cortiletto, mentre il bidello si prendeva una pausa dal suo lavoro tracannando una bottiglia di birra. Appena uscite, Sarah e Lisa si rifugiarono nel loro angolo preferito, un fazzoletto di cortile vicino all’alberello dove sapevano che nessuno le avrebbe disturbate ed iniziarono a parlare. Ad interromperle fu un grido che richiamò la loro attenzione: -Ehi, sono qui!- si volsero nella direzione da cui proveniva, e videro una ragazza alta, magra, capelli castani lunghi mossi fin oltre le spalle, occhi marroni e vestita con una camicetta bianca ed un paio di pantaloni blu a strappi. –Mati, era ora che arrivassi, sei sempre la solita ritardataria!- esclamò Sarah, ma la nuova arrivata rimbeccò, ridendo: -Senti da che pulpito arriva la predica!- punta sul vivo, la ragazza arrossì e gonfiò le guance, indispettita, mentre le altre due scoppiavano a ridere, ed anche la terza si unì. Finito di ridere, ripresero a parlare, spettegolando di gossip sulle star, ragazzi, trucchi e look, finchè la campanella risuonò nell’aria, annunciando la fine dell’intervallo. Tristi, gli studenti ricominciarono a sciamare nell’edificio, pronti a sorbirsi altre noiose ore di lezione prima di poter tornare a casa. Anche il trio si unì, ma ad un tratto Matilde indicò qualcosa con la mano, mentre i suoi occhi diventavano a cuoricino e la bava fuoriusciva dalla bocca. Lisa e Sarah sospirarono, avendo già capito di che cosa si trattava ma girandosi ugualmente nella direzione indicatagli dalle amiche e vedendo un ragazzo alto, fisico tonico e muscoloso messo in risalto da una t-shirt bianca, capelli biondi corti ed arruffati, occhi verde chiaro. –Ci risiamo- esclamò la sorella maggiore, scuotendo la testa rassegnata, mentre l’amica esclamava: -Ragazze, sapete chi è quello????- e Lisa ribatte, seguendo il gesto della sorella: -Certo che lo sappiamo, lui è..- -.. Matthew White, il ragazzo più bello della scuola nonché capitano della squadra di baseball!- completò la frase l’amica, alla quale si unironole due sorelle per prenderla in giro sul suo amore che provava nei confronti del giocatore, dopodiché la mora sospirò, continuando a guardare e sbavare il ragazzo. –Mati, coraggio, dobbiamo andare- disse ridacchiando la sorella minore, trascinandola di forza;  seguirono la folla ed entrarono nell’edificio scolastico, con la ragazza che, vivendo in un mondo tutto suo, continuava ad elencare le qualità del, a sua detta, suo futuro marito mentre le altre due eran costrette ad ascoltarla. Purtroppo, essendo in quelle condizioni di delirio totale, non guardava dove stesse andando e sbattè contro un ragazzo alto, fisico asciutto ma tonico, capelli lunghi e biondi, occhi blu come il mare con indosso una semplice t-shirt verde e pantaloncini gialli che veniva nella direzione opposta sorseggiando del caffè e si scontrarono, finendo per terra, mentre il caffè si rovesciava sulla camicia della ragazza, macchiandola. –Idiota!- ululò furiosa quest’ultima, guardando la macchia espandersi- guarda che cos’hai fatto alla mia camicia preferita! Perché non guardi dove cammini?!- ed il biondo, sbuffando: -Potrei farti la stessa domanda, a che diamine stavi pensando, principessa delle fate dei miei stivali? A causa tua ora il mio caffè e sparso sul tuo vestito, ed era l’unico che potevo permettermi! Ma sei fortunata che sono in ritardo per la lezione di Astro-fisica, altrimenti non l’avresti passata liscia. Ci vediamo!- poi, con una nonchalance che stette sui nervi a Matilde, si rialzò, si riassettò i vestiti con qualche pacca e si allontanò, alzando la mano destra come per salutare. –Io spero di non rivederti mai più invece, maleducato!- urlò con quanto fiato aveva nei polmoni la ragazza in direzione in cui andava il suddetto, rossa in viso e trattenuta dalle amiche- Perché se avrò questa sfortuna, non sarai così fortunato da tornare a casa tutto d’un pezzo!- Soltanto quando lui girò l’angolo si calmò, guardando disperata la macchia sull’indumento. –Che disastro, non posso mica andare in giro così.. Ehi, ragazze, che ne dite di accompagnarmi in bagno a pulire questo obrobrio?- -Ma, veramente noi..- fece Sarah, ma non ebbe il tempo di finire la frase che la mora le aveva afferrate per le braccia ed aveva iniziato a correre come una forsennata verso i bagni femminili, urlando felice come una pasqua: -Vedrete, sarà questione di pochi secondi!- dopodiché sparirono all’orizzonte del corridoio, lasciandosi dietro di se una nube di polvere sollevata al loro passaggio.
-Una questione di pochi secondi, eh?- sbuffò spazientita Sarah, appoggiata agli sporchi muri dei bagni femminili. Era mezz’ora esatta che si trovavano lì, mezz’ora che la loro amica strofinava con vigore la camicia con un pezzo di carta igienica imbevuta d’acqua, senza tralatro ottenere alcun risultato. –Non capisco- rispose delusa lei, continuando a guardare l’insistente macchia che si rifiutava di venire via- Questo metodo ha sempre funzionato, che ha questa macchia che non va?- e Sarah, spazientita e sarcastica: -Forse perché si tratta di caffè, genio? Senti, mi son stancata di aspettare, devo tornare in classe, la lezione di oggi è importante per me, se non recupero l’insufficenza i miei mi tirano il collo, mi dispiace-  Così aprì la porta ma quando fece per uscire l’amica le si attaccò alla gamba in stile koala, implorandola di non andarsene e rimanere lì con lei. –Ma sei impazzita!?!- urlò la bionda, tra il sorpreso e l’esasperato- lasciami andare subito la gamba, mi hai sentito!?- -No, devi rimanere qui con me, altrimenti che razza di amica sei!?- ribattè quella, rafforzando la presa sulla gamba. –Un amica che se perde questa lezione di psicologia rischia di essere linciata dai suoi genitori! Mollami, ho detto, staccati!- ma l’altra non volle sentire ragioni, rimanendo attaccata saldamente all’arto. Sarah sospirò, esasperata dal comportamento infantile dell’amica; voleva molto bene a Matilde, ma quando mostrava quell’aspetto infantile di sé avrebbe volentieri voluto strangolarla. Ma essendo ancora vietato uccidere la gente, in special modo le amiche, optò per neutralizzarla tramite il suo punto debole: il solletico, molto temuto dalla ragazza ed al quale non sapeva resistere. –Scusami, Mati, non volevo arrivare a tanto ma mi ci hai costretta tu- disse, mentre un ghigno compiaciuto le si allargava sul volto. Terrorizzata, quella esclamò: -No, aspetta, non vorrai mica..?- ma non riuscì a finire la frase che sentì delle dita farle un tremendo solletico d’apprima sui fianchi, poi sul collo ed infine sulla pancia, ripetendo quei continui gesti fino alla nausea. Matilde dal canto suo provò con tutte le sue forze a resistere ma trenta secondi dopo non ci riuscì più e scoppiò in un irrefrenabile risata, mentre la presa sulle gambe della bionda si allentava. –Allora- esclamò quella, trionfante- ne hai abbastanza o vuoi che continui?- -Sei… Ahahahah… Sei sle… ahahahah… sleale a ricorrere a… aahahahahah… questo stratagemma pur di… aahahahahhah… liberarti!- ribattè la mora, tra una risata e l’altra. –Ma non ti ho ancora sentito dire “Mi arrendo”, percui immagino che dovrò continuare a torturarti- esclamò Sarah, che andò avanti. Alla fine Matilde fu costretta a mollare la presa, raggomitolandosi su se stessa per non subire altri attacchi e continuando a ridere come una matta, nonostante l’amica non le facesse più nulla; la bionda, invece, annuì soddisfatta: otteneva sempre ciò che voleva, con le buone o con le cattive. Così mosse un passo verso il corridoio, ma un verso di stupore pronunciato da sua sorella la fece voltare, allarmata, trovandosi davanti uno specchio che non rifletteva più le loro immagini, bensì un paesaggio tipico del bosco, pieno di alberi ed a giudicare dalla semi-oscurità doveva essere notte. –Ma che diavolo..?- esclamò, tra lo stupefatto e l’allarmato. Che diavolo stava succedendo? Quello non era un fenomeno normale che accadeva in tutte le scuole, doveva contattare qualcuno tipo gli acchiappa fantasmi. Ma a quanto pare Lisa ebbe un idea migliore della sorella: vedere di persona che cos’era quel coso. Così allungò la mano, e prima che la bionda potesse gridarle di fermarsi, toccò il vetro, mentre Sarah e Matilde trattennero bruscamente il respiro, aspettandosi di vederla risucchiata dentro oppure finire carbonizzata. Passarono alcuni secondi, ma non accadde nulla, e la sorella maggiore potè riprendere a respirare, più tranquilla; doveva trattarsi di qualche stupido che aveva sostituito il vetro con un poster ritraente un paesaggio di un bosco, altro che fenomeno paranormale! –Bene- disse, sollevata- abbiamo constatato che si tratta di uno scherzo, ora possiamo tornare alle nostre..- Non riuscì a finire la frase che un forte risucchio, proveniente dal vetro, iniziò ad attrarle verso di lui. Le ragazze urlarono, spaventate, cercando di aggrapparsi a qualcosa per evitare di venire risucchiate: Sarah allo stipite della porta, Matilde alla gamba della bionda, mentre Lisa, la più vicina delle tre, non fu così fortunata e sparì dentro al vetro. –Lisa!- urlò disperata la sorella, cercando di rimanere aggrappata alla sua ancora di salvezza con tutte le sue forze. –Non mollare!- urlò la mora, cercando di contrastare il forte rumore che produceva il risucchio, e la bionda urlò di rimando, sarcasticamente: -Ma dai!?- Ma si trovava allo stremo delle forze, le braccia e le dita iniziavano a dolerle urlando pietà per quello sforzo eccessivo. Non sarebbe resistita ancora a lungo, lo sapeva, e se quel risucchio non sarebbe terminato le forze l’avrebbero abbandonata, cadendo dentro allo specchio, quindi tanto valeva che mollasse subito, no? Eppoi Lisa era caduta dall’altra parte, qualunque essa fosse, e lei doveva proteggerla in qualità di sorella maggiore.. “Mi dispiace..” pensò, dopodiche chiuse gli occhi, stringendoli per la paura dell’ignoto, di qualunque cosa si potesse trovare di là, ma sapeva che l’avrebbero affrontato insieme. Allentò la presa, l’urlo disperato di Matilde che le chiedeva cosa stesse facendo risuonò lontano nelle sue orecchie finchè sentì la presa mancare e venire trasportata verso un altro mondo. Il bidello, udendo le grida delle tre ragazze accorse sul posto, vedendo spuntare dallo stipite della porta un paio di mani. –Ehya, ma che accidenti..?- esclamò, confuso; ma quando mosse un passo verso il bagno queste somparvero. Accelerò il passo, trovandosi ben presto davanti alla porta, senza vedere altro che un bagno vuoto ed uno specchio, sporco ed ingrigito dal tempo, riflettere la sua immagine. Rimase così per un po’, sentendosi pure scemo, poi estraette la fiaschetta che conteneva il suo liquore preferito e disse: -Ehya, da oggi basta birra, soltanto vino berrò- dopodiché la gettò nel bidoncino e se ne andò.
-Sarh, svegliati! Svegliati, ti prego! Sarah!- Una voce.. sentiva una voce lontana che le chiedeva di svegliarsi. Ma era così bello dormire, sarebbe rimasta lì per sempre, in quello stato, addormentata.. La voce insistette: -Sarah, svegliati!- conosceva quella voce, l’aveva già sentita da qualche parte ma non riusciva a ricordare dove. Ma non aveva importanza, ora tutto quello che voleva era dormire, e quell’insistenza la stava disturbando. –Ancora cinque minuti..- mugugnò, agitando in aria le braccia. Cercando di colpire qualcosa di invisibile ma senza riuscirci. E fu un attimo: qualcosa di forte le colpì la guancia destra, arrossandogliela e facendogliela diventare calda. Poi fu il turno della sinistra a subire lo stesso trattamento. –Basta, così mi fai male!- si lamentò, mentre delle lacrime le si formavano agli angoli degli occhi. Ma qualunque fosse quella strana forza che le stava facendo questo non si fermò, continuando a colpire ritmicamente le sue guance finchè la bionda, come ripresasi da un sogno, scattò a sedere. La prima cosa che notò fu che non si trovava più nel bagno delle ragazze, bensì in un bosco, circondata da degli altissimi alberi e nella semioscurità- Stava sognando? Probabilmente si era addormentata di nuovo sul banco durante la lezione di matematica. Si diede un pizzicotto forte, ma sentì male; no, dunque non stava sognando. Ma allora dove accidenti era finita? E le sue amiche? Si volse, e i trovò a pochi centimetri dal muso di Matilde che sorrideva. Urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, allontanandosi dalla mora e facendo 100 metri in due secondi, arrestando la sua corsa con la schiena contro il tronco di un albero. –Bensvegliata, dormigliona!- esclamò felice, affiancata dalla sorella minore e venendo fulminate con lo sguardo dalla bionda che borbottò, quando fu sicura che i battiti del cuore fossero tornati a norma ed i battiti del cuore si fossero stabilizzati: -Mai più- -Andata- rispose l’amica, sghignazzando. La raggiunse, aiutandola a rimettersi in piedi, poi si guardarono intorno, spaesate. –Ma dove accidenti siamo finite?- -Posso rispondere io per voi- ribattè una voce profonda e cavernosa, che mise in allarme le tre ragazze e facendole voltare giusto in tempo per vedere spuntare dalla boscaglia un uomo alto, fisico robusto, capelli lunghi fino alle spalle, corvini ed arruffati, occhi neri come la pece; indossava una strana divisa, aveva dei sandali neri ai piedi che lasciavano scoperte le dita ed una strana fascia attorno al braccio destro, ove spiccava uno strano simbolo somigliante ad una cascata tagliato a metà, mentre il volto era seganto dalle rughe e sfregiato da due enormi cicatrici, una ad x sulla guancia destra mentre l’altra gli attraversava l’occhio sinistro in verticale. –Tu chi sei? E che cosa vuoi da noi?- domandò dura Sarah, facendo sorridere malignamente l’uomo che ribattè: -Chi sono io non ha importanza per voi, signorine; ma se verrete con me vi dirò tutto quello che volete sapere su questo mondo e come ci siete arrivate- -Offerta allettante- ribattè la ragazza, ridendogli in faccia -ma ci vediamo costrette a rifiutare, non andremo con un uomo che non conosciamo- L’avversario prese male le sue parole, trasformando il ghigno in un espressione poco piacevole, mentre il volto si deformava a causa della furia. –D’accordo, ve l’ho chiesto con le buone e non volete ascoltarmi, allora sarò costretto a passare alle maniere pesanti!- -Siamo tre contro uno, stupido!- lo sbeffeggiò Matilde- cosa diavolo credi di fare?- Come in risposta, lo straniero schioccò le dita ed una dozzina di ninja uscirono allo scoperto, mettendosi dietro di lui e preparandosi ad attaccare. –Dovevi proprio chiederglielo, eh?- disse sarcastica sarah, mentre l’amica si faceva piccola piccola sotto lo sguardo omicida dell’amica ed implorando perdono. La bionda sospirò, esasperata: non sarebbe mai cambiata. Studiò la situazione: erano in tre contro dodici, e gli avversari, oltre ad essere in troppi e voler fare sul serio,erano anche più bravi di loro a combattere; l’unica era darsela a gambe. –Ok- bisbigliò, rivolta alle altre- al mio tre ce la diamo a gambe. 1..2..- -Basta bisbigliare- disse lo sconosciuto, divertito- qualunque tattica vogliate usare sarà vana contro i miei uomini, addestrati ad ogni evenienza. Arrendetevi e non opponete resistenza, è meglio per voi- -3!- urlò la bionda riccia, per poi iniziare a correre in direzione opposta al gruppetto. Sorpreso ed infastidito, l’uomo urlò: -Brutte..! Scappare non serve, vi troverò comunque, e quando questo accadrà rimpiangerete di essere nate! Uomini, prendetele!- Con un balzo i ninja sparirono, iniziando a saltare di ramo in ramo e raggiungendo in poco tempo i loro obbiettivi, lanciando coltellini affilati per fermarle ma mancando il bersaglio, conficcandosi nei tronchi degli alberi. –Dannazione!- imprecò Sarah- Ci sono ancora alle costole! Ma non si arrendono mai!?- -Risparmia il fiato e continua a correre!- ribattè Matilde. Una domanda continuava insistentemente a tornare nella mente delle tre ragazze: Chi erano quei tizi? Che cosa volevano da loro? E perché le volevano così disperatamente? Proseguirono, cercando di seminare invano i loro inseguitori, finchè il bosco si interruppe ed arrivarono sul ciglio di un burrone.
-Oh, no!- esclamò preoccupata Lisa- Siamo in trappola!- Vedendo che da lì non si poteva proseguire, le ragazze si voltarono verso il bosco per cercare un'altra via di fuga, ma furono raggiunte dai tizi che le circondarono, impedendo la fuga. Poco dopo arrivò anche il capo della banda, che si fece avanti e disse: -Arrendetevi e venite con noi, non avete altra scelta- ma le adolescenti rifiutarono l’invito, sostenendo di preferire morire piuttosto.
-Speravo che lo diceste- sussurrò allora l’uomo, mentre un ghigno compiaciuto gli si allargava sul volto, cosa che non piacque per niente al gruppetto; -Prendetele!- esclamò poi, rivolto ai suoi uomini che si preparono ad attaccare, mentre le ragazze arretrarono, pronte a vender cara la pelle in caso di battaglia. Una volta raggiunto il ciglio, però, la roccia si spaccò, facendole cadere nel vuoto; quando il capo si affacciò sul precipizio per vedere che fine avevano fatto i suoi obbiettivi, erano già sparite nell’oscurità.
Angolo Autore:
Ed eccoci qui al secondo capitolo di questa mia prima fiction su Naruto! I fatti si svolgono qualche ora prima rispetto al Prologo in modo da far capire in che modo le tre ragazze del nostro mondo fossero finite in quello di Naruto, dandogli anche un nome; unica precisione che vorrei fare e che nel testo mi son dimenticato di fare è che Sarah e Lisa sono nate a Boston, quindi sono americane, mentre Matilde è nata in Italia ma è andata a vivere col padre in America a causa di un divorzio tra i due. Bene, finita la spiegazione, vi auguro una buona lettura, sperando che vi divertiate quanto me durante la stesura, ed un buon proseguimento di serata! E se volete potete anche lasciare una recensione, anche negativa, così mi aiuta a crescere come scrittore e capire dove sbaglio e correggere i miei errori.
A presto
Aloneinthedark92
                  

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Capitolo 3
*** Il motivo del vostro arrivo ***


Attenzione, ricordo che i fatti si svolgono dopo la Grande Guerra Ninja, dove, secondo il mio finale, *POSSIBILE SPOILER* l’Alleanza Ninja è riuscita a vincere, sconfiggendo Madara e Obito, divenuto nel frattempo la Forza Portante del dieci code, oltre a Neji nessun’altro è deceduto e Sasuke è tornato al Villaggio della Foglia, perdonato da tutti per i crimini commessi, mentre l’Hokage in carica è rimasta Tsunade. Ora, questo è come secondo me finirà il manga, quindi se per caso(ma dovrei avere una fortuna grande quanto un grattacielo) il finale corrispondesse, oppure anche soltanto qualche parte, a questo ho messo in preventivo la parola Spoiler. Se non volete rovinarvi la sorpresa sul finale di Naruto, vi consiglio di saltare a piè pari questa parte e leggere direttamente il racconto, ricordandovi però che i personaggi nel testo non mi appartengono, sono tutti di Masashi Kishimoto. Vi auguro una buona serata ed una buona lettura XD

Era una bellissima giornata, il sole procedeva lungo il proprio percorso nel cielo che era sgombro da qualsiasi nuvola. Nel boschetto sottostante vi erano due ragazzi che camminavano lentamente e guardandosi intorno con circospezione: il primo era alto, magro, capelli corti, corvini e tirati indietro in modo che somigliassero al sedere di una papera, occhi neri come la pece, che indossava una maglietta grigia e pantaloni viola, con attorno una cintura viola con cui teneva il fodero di una spada; il secondo era alto, magro, capelli corti, biondi ed arruffati, occhi azzurri come il cielo e degli strani segni sulle guance, simili a baffi di una volpe; indossava una tuta arancione e nera, sandali che lasciavano le dita scoperte ed una fascia nera legata attorno alla testa, con inciso sopra uno strano simbolo. Stanco e sudato a causa della calda giornata, esclamò rivolto all’altro: -Ehi, Sasuke, non possiamo fermarci un attimo? Camminiamo ormai da ore, e comincio a sentire le gambe pesanti!- -Dobe- sbuffò in risposta lui, senza però voltarsi e continuando a camminare- Ci hanno affidato una missione di ricognizione di quest’area, dobbiamo proseguire senza permetterci un attimo di distrazione- -Non è giusto, però- borbottò il biondo, frustrato, senza accorgersi di aver superato l’amico che si era fermato ed osservava un punto imprecisato del bosco. Era preoccupato: percepiva delle strane vibrazioni in quella direzione dove, ne era certo, ci fosse un fiume. Così abbandonò il sentiero e Naruto, che nel frattempo aveva proseguito il suo cammino borbottando frasi sconnesse e senza notare che il suo compagno era sparito.

Seguendo il suo sesto senso, Sasuke continuò a correre finchè il bosco finì, aprendosi su una spiaggia di sassi vicino al fiume che impetuoso, continuava la sua corsa fino a valle. Si fermò, neanche affaticato nonostante la lunga corsa che aveva appena sostenuto, e si guardò intorno, senza vedere nulla di interessante, soltanto sassi, rocce ed acqua. Che il suo infallibile sesto senso lo avesse tradito? Pensò preoccupato. Forse a causa del caldo anche lui cominciava a perdere colpi.. Maledicendosi per aver perso tempo, il moro fece per volgersi, pensando di tornare sul sentiero e raggiungere il Dobe che a quest’ora lo starà cercando disperatamente chiedendosi dove fosse finito, quando ad un tratto notò qualcosa che prima gli era sfuggito: poco distante da lui, un po’ sopra il livello del fiume, vi erano tre corpi di ragazze che giacevano sdraiate a terra. Il moro si avvicinò, circospetto, senza riuscire a non domandarsi chi fossero e da dove provenissero; inoltre non avevano nulla che le identificasse, e nemmeno un copri fronte che gli suggerisse a che villaggio appartenessero. Avvicinandosi, notò che erano prive di sensi, oppure erano addormentate, ma volle fare una prova: così afferrò un sasso minuscolo e lo lanciò contro la ragazza dai capelli biondi, ricci e lunghi; l’oggetto la colpì in testa e rimbalzò via, finendo per terra e poco distante, ma lei sembrò non accorgersi di nulla. Il moro sospirò di sollievo per il pericolo scampato e le si avvicinò, dopodiché si piegò sulle ginocchia ed iniziò a picchiettarle con l’indice sulla fronte, esclamando: -Pronto, c’è nessuno? Svegliati, bell’addormentata!- riuscendo infine a farle riaprire gli occhi.

Sarah sentì dei ripetuti colpetti sulla propria fronte e cercò di non farci caso, provando a continuare a dormire; quando però arrivò al limite della sopportazione decise di aprire gli occhi, chiedendosi chi fosse quell’idiota che la disturbava mentre riposava e che l’avrebbe pagata molto cara. Schiuse leggermente le palpebre, rivelando i suoi occhi castani che vennero aggrediti dalla luce solare. Li strinse, cercando di svegliarsi, dopodiché si volto, flettendo leggermente il busto e puntellandosi coi gomiti, e trovandosi davanti un ragazzo moro che la fissava incuriosito. Sbattè un paio di volte gli occhi, ancora mezza addormentata, dopodiché, quando realizzò di trovarsi a pochi centimetri da uno sconosciuto arrossì ed urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, imitata da lui, ed indietreggiò, mettendo parecchi metri tra lei e il nuovo arrivato.

-Che succede, Sarah?- domandò Matilde, con la voce impastata dal sonno, destatasi a causa dell’urlo della sua amica- perché gridi in quel..?- Si voltò nella direzione dell’Uchiha ed appena lo vide i suoi occhi si trasformarono in due cuoricini mentre la bava fuoriusciva ad ondate dalla bocca; dopodiché con un balzo azzerò la distanza tra di loro, portandosi al suo fianco e si aggrappò al suo braccio come una piovra.
-Ma che diavolo stai facendo!?- urlò confuso e sorpreso lui- Mollami il braccio, mi hai sentito!?- ma lei non ci fece caso e partì in quarta: -Ehi, bel ragazzone, sei nuovo da queste parti? Io si, mi chiamo Matilde, che ne dici di portarmi a fare un giro dei dintorni per ambientarmi?- -Ma che diavolo stai dicendo, sei impazzita per caso!?- sbraitò quello di rimando- Nemmeno ci conosciamo, quindi staccati dal mio braccio!- guardò le altre due, che si limitarono a scuotere la testa, tra il divertito e l’imbarazzato. Succedeva tutte le volte: quando l’amica vedeva un ragazzo interessante gli si fiondava addosso, attaccandosi al suo braccio peggio di una piovra ed iniziava a dire cose senza senso. In questo caso la vittima era Sasuke. Alla fine però, dopo cinque minuti buoni, ebbe la meglio e grazie ad un rapido gesto riuscì a staccarsela di dosso, respirando faticosamente a causa del grande sforzo che gli ci era voluto.

-Chi sei tu, e che cosa vuoi da noi?- domandò Sarah, secca- Fai parte di quegli uomini che ci ha attaccato stanotte?- -Già- ribattè lui, ripresosi un po’- potrei farvi la stessa domanda.. Chi vi ha attaccato?- -Io sono Sarah, questa ragazza più bassa vicino a me è Lisa mentre quella che ti ha aggredito si chiama Matilde. Tu chi sei?- -Il mio nome è Sasuke Uchiha, ero in compagnia di un ragazzo biondo ma lui non c’è ora. Ma si può sapere cosa ci facevate qui, da dove venite e chi vi ha attaccati?- -In verità noi non apparteniamo a questo strano mondo, siamo finite qui per sbaglio a causa del vetro del bagno della nostra scuola che deve aver aperto un passaggio per venire qui; riguardo ai nostri aggressori, erano un gruppo di dodici uomini più il capo- iniziò a spiegare la bionda riccia- ed avevano una specie di fascia legata attorno al braccio con su inciso uno strambo simbolo a forma di cascata tagliato a meta orizzontalmente. Ci hanno inseguiti fino ad un dirupo dal quale siamo cadute, poi quando ci siamo svegliate ci siamo trovate qui…- Il moro si allarmò: ninja del villaggio della cascata qui, nel paese del fuoco e soprattutto non molto lontani dal Villaggio della Foglia? Possibile che fossero proprio loro? Ma che cosa cercavano da queste tre? La cosa non gli piaceva per niente, doveva portarle dall’ Hokage, lei avrebbe saputo cosa fare.

-Forza, seguitemi, vi porto via da qui- disse infine- questo non è un luogo sicuro dove stare ed i vostri aggressori potrebbero essere già sulle vostre tracce- -Molto volentieri!- esclamò entusiasta Matilde, con gli occhi che le brillavano dalla gioia; ma dopo che ebbe mosso un passo fu bloccata da un braccio di Sarah che disse, scettica e con un sorrisetto dipinto sul volto: -No, grazie, tutto quello che vogliamo fare ora è trovare un modo per tornare a casa, nella nostra dimensione. Eppoi, qualcosa mi dice che tu sai qualcosa in più di noi su quelle strane persone che non vuoi dirci- Sasuke sospirò, esasperato: perché erano così cocciute? –Senti- ribattè infine, la voce leggermente incrinata dall’esasperazione, mentre una piccola venozza iniziò a pulsare sulla sua tempia- Io sono dalla vostra parte, ed è vero, so qualcosa di più rispetto a voi su quel gruppetto di persone; Ma se voi mi seguiste fino al luogo dove voglio andare, potremmo parlarne con delle altre persone e prendere una decisione al riguardo- la bionda lo squadrò per qualche secondo, decidendo infine che non stava mentendo, ma non sapeva se fidarsi di lui oppure no; poteva benissimo essere un alleato dei loro nemici, condurle in una trappola inducendole a seguirlo ed infine a consegnarle nelle mani di quel lugubre ed inquietante tipo, alle cui erano sfuggite soltanto poche ore prima. Inoltre probabilmente era anche forte ed estremamente abile nel combattere e se le avesse attaccate non avrebbero avuto chance. Ma d’altra parte poteva anche essere l’incontrario, cioè che volesse realmente condurle in un luogo sicuro, lontano dai loro inseguitori. Sospirò: perché doveva essere sempre così difficile? –Allora?- abbaiò Sasuke, sull’orlo di una crisi di nervi- hai scelto che fare, dannazione?- Sarah sospirò di nuovo, pregando di aver preso la decisione giusta, poi disse, decisa: -D’accordo, veniamo con te(gli occhi di Matilde si illuminarono di una strana luce, che la ragazza non seppe se definire inquietante o no). Ma vedi di non fare scherzi, o sarà peggio per te- il viso del ragazzo si aprì in un ghigno, e disse: -Alla buon ora, finalmente ti sei decisa. Bene, seguitemi: il tempo di tornare sul sentiero e trovare quel Dobe del mio compagno e vi accompagno al mio villag.. Oh, no, di nuovo!?- aggiunse poi, visto che la mora del gruppo era scattata in avanti e si era di nuovo avvinghiata al braccio del povero ragazzo, che cercava di scrollarsela di dosso imprecando ma senza successo.

-Sorella- sussurrò Lisa, titubante- pensi di aver preso la decisione giusta? Credi che sia saggio seguire uno che non abbiamo mai visto?- la bionda guardò il ragazzo, immersa nei suoi pensieri; già, aveva fatto la scelta giusta? E se si fosse sbagliata a vedere del buono in lui, se in realtà fosse davvero un complice e le stesse attirando in trappola? Ma se fosse stato così le avrebbe rese inoffensive già sulla spiaggia ed avrebbe chiamato i loro avversari. Decise: se qualcosa fosse andato storto, si sarebbe addossata lei tutta la responsabilità di aver messo tutte tre in pericolo. Volse lo sguardo verso Lisa, che stava aspettando la risposta e disse, sorridendo rassicurante: -Sta’ tranquilla, so quello che faccio, mi fido di quel ragazzo. Eppoi, ormai la scelta è stata fatta, non si può tornare indietro. Se per caso cercasse di fare qualche scherzo, lo sistemerò a dovere-

Continuarono a camminare per circa mezz’ora in quel bosco, con Sasuke in testa che aveva ormai rinunciato ad ogni tentativo di scollarsi di dosso la ragazza più insistente, snervante e tenace di tutte le cinque nazioni ninja a sua detta e raggiunsero il sentiero di terra battuta. “Ma dove sarà andato quel Dobe?” si chiese il moro, guardandosi intorno. –Sasukeeeeeeeeeeeeeeeee….!- gridò una voce acuta e penetrante, che rischiò di fracassare i timpani al gruppetto e che proveniva nella direzione opposta da dove l’Uchiha era venuto. Si voltarono tutti e videro un ragazzo alto, magro, capelli biondi corti ed arruffati, occhi azzurri come il cielo vestito con una tuta arancione e nera, sandali neri che lasciavano scoperte le dita ed una strana fascia che gli cingeva la testa e con sopra inciso nella placca d’argento uno strano simbolo che correva verso di loro, salutandoli tenedo sollevato ed agitando il braccio destro. Li raggiunse qualche secondo dopo ed esclamò al moro, seccato: -Razza di un Teme, si può sapere dov’eri sparito? Credevo di averti perso, ti ho cercato per tutto il bosco disperatamente ma non sono riuscito a.. Aspetta un minuto, e queste chi sono?- aggiunse poi sorpreso, alludendo alle tre ragazze.

-Il motivo per cui mi sono allontanato, Dobe- sbuffò Sasuke- ti presento Sarah, la bionda riccia, Lisa e questa attaccata al mio braccio è Matilde- vedendola l’espressione di Naruto cambiò diventando inquietante(come quella dove cerca assieme a Sasuke e Sakura di scoprire che cosa si cela dietro la maschera di Kakashi, quando elenca le possibilità al moro, solo immaginatela nel Naruto cresciuto e diventato maturo XD NDA), dopodichè si portò di fianco al moro e battendogli il gomito più volte contro il braccio rimasto libero sussurrando: -Ehi, Teme.. Ti sei fatto la ragazza?- In tutta risposta ricevette due pugni in testa, uno da un esasperato ragazzo ed uno dalla 18enne, che era arrossita nel frattempo.

-Baka di un Naruto!- urlò furioso lui- ci conosciamo solo da pochi minuti, e non è la mia ragazza!- ed il biondo ribattè, massaggiandosi la parte lesa: -Mi hai fatto male, Teme- dopodiché scoppiarono a ridere tutti, tranne il ragazzo che borbottava che non ci trovava nulla da ridere lui. Quando le risate si placarono, il gruppetto partì alla volta del Villaggio della Foglia, chiacchierando e facendosi qualche strana risata, soprattutto sui tentativi vani di Sasuke che tentava in tutti i modi di scollarsi di dosso un insistente mora.

Era tarda serata quando raggiunsero il famoso villaggio, il sole tramontava all’orizzonte cominciando a sparire dietro la linea dell’orizzonte colorando di varie tonalità il cielo. Il quintetto si trovava davanti all’enorme portone dell’insediamento, che lasciò senza fiato le ragazze, mentre i due accompagnatori nonché residenti di quel posto scoppiavano a ridere per le espressioni di stupore, definite alquanto stupide, delle loro compagne.
-Benvenute al Villaggio della Foglia- disse Sasuke quando tornò serio, invitandole ad entrare. Così varcarono l’ingresso, rimanendo ancora più stupite dall’interno; per loro sembrò essere tornati nell’antico Giappone feudale: non c’era tecnologia, automobili od altri mezzi di trasporto, la gente si muoveva a piedi, mentre le case, costruite in legno, erano tutte vicine tra loro, colorate con varie tonalità. Tra queste ne spiccava una a forma di semisfera, rossa e con una grande scritta al centro, mentre sopra di essa vi erano cinque volti scolpiti in pietra ritraeni delle persone, quattro maschi ed una femmina.

-Quelli sono i precedenti Kage che hanno governato il nostro villaggio- disse Naruto, come a rispondere alla silenziosa domanda che si dipingeva sulle facce perplesse delle ragazze- Si, insomma, come dite nel vostro mondo, i capi dello stato o presidenti, giusto? Ed il quarto era mio padre- aggiunse poi, con una nota di malinconia che non sfuggì a Sarah. “In effetti si assomigliano- pensò, guardando prima il volto di pietra e poi il ragazzo- anzi, sono praticamente identici” Il biondo, notando che lo stava fissando, volse lo sguardo su di lei, perplesso, mentre la 17enne si affrettò a spostarlo, arrossendo. Dopo mezz’ora di cammino ed aver attraversato l’intero posto, raggiunsero l’edificio semisferico che l’Uchiha spiego fosse la Magione dell’Hokage, dopodiché entrarono, salirono le scale e bussarono ad una porta.

-Avanti, entra pure- esclamò una voce femminile autoritaria, così, dopo aver ottenuto il permesso il moro aprì la porta in legno ed entrò, seguito dal resto della compagnia, entrando in un piccolo studio circolare arredato con alcuni e pesanti mobili di legno, un vaso di fiori ed una scrivania, dietro alla quale vi era una donna sulla trentina(?) di anni alta, magra, capelli lunghi e biondi fino alle spalle, occhi marroni e sulla fronte uno strano rombo viola, seno prosperoso e vestita con una veste verde.
“Quella dev’essere l’Hokage- pensò Sarah, in soggezione- Mamma mia, sembra una buona persona, ma penso che non la farò mai infuriare” poi spostò la testa leggermente a destra, notando che la donna non era l’unica presenza nella stanza: vi era infatti un uomo alto, magro, capelli lunghi e bianchi tirati all’insù, il volto coperto per metà da una maschera scura e dalla strana fascia che gli copriva anche l’occhio destro, mentre l’altro era nero come la pece e vestito con un giubbotto verde e dei pantaloni neri.

-Ah, Naruto, Sasuke- esclamò felice la bionda- avete terminato il vostro giro d’ispezione, vedo- prima che però potessero rispondere l’albino aggiunse: -Chi sono queste tre ragazze?- -Non ne abbiamo idea, maestro Kakashi- rispose Sasuke, freddo come sempre- Le ho trovate svenute sulla riva del fiume durante il viaggio d’ispezione, dicono di venire da un'altra dimensione e di essere state attaccate da un gruppo di ninja traditori del Villaggio delle Cascate- -Sta dicendo la verità- chiese la donna rivolta alle ragazze e Sarah rispose, sempre leggermente in soggezione: -Si, signorina Hokage, tutto quello che ha detto lui corrisponde al vero. Noi ci trovavamo in bagno quando lo specchio ci ha trascinato dentro di lui, catapultandoci nella vostra dimensione, dopodiché siamo state attaccate ed inseguite da degli strani tipi con una fascia legata attorno al braccio sulla quale era disegnato uno strano simbolo somigliante ad una cascata. Nella fuga siamo cadute da un dirupo, e quando ci siamo svegliate abbiamo incontrato loro- Lady Tsunade, questo era il nome della bionda, congiunse le mani davanti a se, poi vi appoggiò sopra il mento, meditando se le parole della ragazza fossero vere oppure stesse mentendo. In tal caso avrebbe potuto ricorrere alla squadra interrogatori, che le avrebbe estratto le informazioni direttamente dal loro cervello. Rimase in quella posizione per parecchi minuti, dopodiché disse: -Ok, ti credo. E dimmi, il tizio che vi ha attaccato corrisponde a questo qui nella foto?- Shizune le passò una fotografia ritraente il volto di un uomo; ma le bastò anche un occhiata veloce per riconoscerlo.

-Si, è proprio lui!- disse, sorpresa, mentre restituiva la foto- Ma come fate a conoscerlo?- -Dovete sapere che questo tizio si chiama Daisuke Turenzi, ed è un criminale ricercato di livello A per aver tradito il Villaggio delle Cascate ed ucciso parecchia gente. Avevamo perso le sue tracce da un bel po’ di tempo, ma non avrei mai creduto che si facesse vivo di nuovo- e Sarah, impaurita: -Un criminale di livello A che ci da la caccia? Ma che cosa può volere da noi?- -Vedete- iniziò l’Hokage, tornando nella posa meditativa di prima- prima di scappare dal suo villaggio natio e tradirlo, l’uomo parlava in continuazione di un Albero della Vita. Allora lo ritenevamo pazzo, perché per noi quella non era altro che una leggenda metropolitana spiegata dai maestri ninja a scuola per invogliare gli studenti ad allenarsi ed impegnarsi- -U-una l-leggenda?- balbettò spaventata Lisa, e la bionda ribattè: -Già. Questa narra che chi bevesse la linfa di quest’albero diventasse praticamente imbattibile, ma se si perdeva il controllo di quel chakra si diventa delle creature immonde, create dal demonio- -D’accordo- ribattè Matilde- ma che cosa centriamo noi? E perché ci ha chiamato qui?- -Questo non lo sappiamo con certezza che collegamento possiate avere voi con questo Albero, ma se ha usato una speciale Tecnica del Richiamo per farvi venire qui, allora la faccenda diventa pericolosamente seria- -Aspetta- chiese confusa Matilde- Tecnica del cosa?- -Tecnica del Richiamo- ribattè Kakashi- una speciale tecnica del nostro mondo che consente di richiamare qualsiasi cosa, da animali ad oggetti e nel vostro caso persone- -Non è questo il punto- disse la donna, troncando il discorso- ora come ora questo criminale sta dando la caccia a queste ragazze, e se riuscisse a mettervici le mani sopra l’intero mondo potrebbe essere in pericolo- -Andiamo, è ridicolo!- esclamò Naruto- Sta dando la caccia ad una leggenda, giusto? Credo che le non corrano alcun pericolo!- ricevendo però occhiatacce da tutti, così si ritirò nell’angolino, restandosene in silenzio.
-Il ragionamento del biondo non è sbagliato, ma non possiamo correre alcun rischio nel caso che questa cosa sia reale- disse la bionda, più a se stessa che agli altri, chiudendosi in se stessa per trovare una soluzione.

-Aspettate- esclamò Sarah all’improvviso- Noi non volevamo venirci nemmeno nel vostro mondo, non abbiamo scelto noi di rimanere invischiate in questa storia! Quindi, parlando a nome di tutte e tre, ci rifiutiamo di lanciarci in questa avventura e vi chiediamo di riportarci a casa, ora!- -Non è così semplice- ribattè l’albino, serio.

-E con questo che vuoi dire? Spiegati meglio!- Kakashi sospirò, poi disse: -La Tecnica del Richiamo usata da quel ninja dev’essere stata potentissima per avervi richiamate tutte e tre contemporaneamente qui nel nostro mondo. Quindi suppongo che..- Non proseguì, cercando di dirglielo con le giuste parole per affrontare quell’argomento delicato; a pensarci fu Sasuke che completò la frase nel modo più indelicato possibile: -Che abbia cancellato ogni traccia vostra in quel mondo. Per dirla in breve, voi in quella dimensione non siete mai esistite- -Si, grazie Sasuke, volevo proprio dire questo- commentò sarcastico il maestro, mentre le ragazze erano rimaste fulminate da quella rivelazione. Ogni loro traccia era svanita, cancellata per sempre. Sulla Terra non erano mai esistite. Ma se da un lato la cosa le rendeva tristi perché non avrebbero mai più rivisto i loro genitori, dall’altro erano anche felici ed entusiaste, soprattutto Sarah: il suo desiderio, espresso involontariamente, si era realizzato ed ora potevano farsi una nuova vita lì, in quella dimensione. Poi, rapido come un sorcio, il suo pensiero andò a Matilde; volse la testa, e come sospettava, la ragazza era in lacrime ma si sforzava per sembrare forte e non piangere davanti a tutti.

-Mati..- sussurrò la bionda ricciola, triste- mi dispiace, per quel che può valere- ma la ragazza ribattè, alzando la testa, asciugandosi le lacrime e mostrando un sorriso: -Tranquilla, va tutto bene.. per lo meno ora mamma e papà staranno di nuovo insieme ora senza litigare a causa mia- -Dai, vieni qui..- sussurrò in risposta l’amica, abbracciandola, imitata successivamente dalla sorella. La scena tuttavia durò poco, perché Tsunade era uscita dai suoi ragionamenti, ed aveva trovato una soluzione, che si apprestò a spiegare anche agli altri.

-Non sappiamo se questo Albero della Vita sia reale oppure no- iniziò, seria- ma il nostro nemico continuerà a dare la caccia a questo ed a voi ragazze. Per questo dico che da domani vi affiderò a Kakashi affinchè lui vi addestri a diventare ninja, dopodiché metterete insieme una squadra e partirete alla ricerca dell’albero, tentando di precedere l’avversario e se ne avrete la possibilità, distruggerlo per sempre. Questa è una missione di livello A, molto pericolosa e non vi assicuro che qualcuno di voi ne uscirà vivo. Siete pronti? Accettate l’incarico?- -Viste le premesse- ribattè Matilde, seria- mi verrebbe da rifiutare, ma visto che oramai siamo in ballo, proseguiamo. Chi è con me?- dopodiché allungò la mano davanti a se, il cui palmo fù sovrastato da quello di Sarah e Lisa, successivamente da Naruto, che preso dall’euforia del momento, vi si lanciò letteralmente sopra. Quello di Sasuke non arrivava, così il biondo esclamò: -Forza, Teme, che diavolo stai aspettando?- ed il moro, sbuffando: -Va bene, va bene, sto arrivando..- Dopodichè sebbene la mano tremasse leggermente e fosse arrossito poggiò la mano sopra al mucchio.

-Via, verso l’avventura!- urlò carico di entusiasmo Naruto, mentre le mani venivano lanciate in aria assieme ad urla di gioia(tranne Sasuke, che si era astenuto ma che gli era scappato un sorrisetto), mentre Tsunade e Kakashi sorridevano, pensando all’ardore ed all’entusiasmo che ardeva in quei giovani, nonostante stessero per affrontare la più pericolosa missione della loro vita.

Angolo Autore:
Ed eccoci qui col terzo capitolo finalmente, dopo uno due giorni di solito blocco dello scrittore finalmente son riuscito a sfornare questo capitolo! Ho dimenticato di mettere l’OOC, vabbè, lo metto ora visto che non avevo preso in considerazione quell’atteggiamento di Sasuke nei confronti di quella piovr.. Volevo dire, di Matilde(Vi ricorda qualcuno? Fateci caso XD), differente rispetto al solito freddo, duro e distaccato xD Ecco spiegato il motivo per cui le ragazze son state catapultate nel vivace quanto mortale mondo di Naruto. Spero di non aver fatto plagio con altre storie, non era mia intenzione, e nel caso fosse così la cancello immediatamente, mentre ricordo che i genitori di Matilde si erano separati ed il padre era andato a vivere in America assieme alla figlia, ecco il motivo delle parole della ragazza. Quali pericoli attenderanno dietro l’angolo le ragazze? Sopravviveranno all’addestramento di Kakashi? Non mi resta che augurarvi un buon proseguimento e buona lettura e se volete potete anche recensire la storia, anche negativamente, così mi aiuta a crescere come autore!
A presto
Aloneinthedark92                           

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Capitolo 4
*** Inizia l'addestramento! ***


Quando il gruppetto, al quale si unì anche Kakashi, si congedò dall’Hokage ed uscì dalla Magione era notte fonda, la Luna, piena, iniziava il suo arco calante nel cielo nero come la pece, pieno di stelle e sgombro da qualsiasi nube. Nemmeno la leggera brezza notturna servì per far riprendere le ragazze, che erano stanche ed assonnate, faticando a rimanere in piedi, distrutte dai troppi eventi che erano accaduti consecutivamente e troppo in fretta: lo specchio, il criminale che gli stava dando la caccia, il misterioso Albero della Vita e la loro non più esistenza sulla Terra. La cosa non sfuggì a Naruto, che disse: -Ragazze, ma voi un posto per dormire ce l’avete?- -Baka- ribattè Sasuke, sbuffando- Ovvio che non ce l’hanno, sono appena arrivate al villaggio!- -Già- asserì Sarah, faticando a parlare a causa della stanchezza- Ma prima vorremmo chiederti se conosci un posto in cui si può..- ma non finì la frase che il cupo brontolio di tre stomaci risuonò nell’aria, mentre le tre proprietarie arrossivano e chinavano il capo dall’imbarazzo.

-Ah, qui qualcuno ha fame!- esclamò il biondo, ridendo come un matto- venite, conosco un posto dove fanno una cosa squisita, non è molto lontano da qui- Si voltò e fece per andarsene, ma si fermò e aggiunse, rivolto all’albino: -Maestro Kakashi, lei che fa, viene con con noi?- -Mi dispiace, non posso proprio- rispose quello- Io vado a casa a riposare un po’, domani mi aspetta una dura giornata, quindi vi consiglio di andare a letto presto ragazze. Ci vediamo!- poi si allontanò per le strade di Konoha, alzando il braccio destro per salutare il gruppetto che lo osservò sparire.

-Perché aveva tutta quella fretta di andarsene?- domandò Matilde, curiosa, e Sasuke: -Fa sempre così, non ti preoccupare. Andiamo?- Così presero la stessa direzione dell’uomo; e mentre camminavano per le strade del villaggio, le ragazze si guardavano intorno, ammirando i negozi che erano aperti nonostante la tarda ora e con la loro luce illuminavano il selciato, mentre le persone, perlopiù famiglie, si fermavano ad ammirare le vetrine oppure venivano trascinate per la manica dei loro vestiti dal figlio verso la successiva, in un atmosfera che alle ragazze sembrava quasi magica.

-Tornando al discorso di prima- disse Naruto- se volete potete stare a dormire da me- -Dobe, no- ribattè il moro- Potresti avere una pessima influenza su di loro, ma non potete stare nemmeno da me, perché odio i rompiscatole per casa- Capendo l’allusione, Matilde sbuffò, gonfiando le guance indispettita. Cavolo, quanto le sarebbe piaciuto dormire a casa del bell’Uchiha!

-Peccato- sospirò invece il biondo, che già pregustava una nottata allegra in loro compagnia- vorrà dire che le aiuteremo a cercare una locanda che affitti una camera- Dopo questa breve conversazione, alla quale ne seguirono altre tra risate e scherzetti, raggiunsero qualche minuto più tardi destinazione, un piccolo chioschetto in legno alla cui entrata erano appese delle tende bianche con incise sopra dei caratteri giapponesi.

-Coraggio, entrate- le esortò il ragazzo, scostando una tendina e varcando la soglia. Le ragazze lo imitarono, trovandosi davanti un piccolo locale con un enorme bancone di legno che andava da parete a parete, sgabelli per sedersi, mentre la cucina era dietro al banco dove vi era anche un uomo alto, magro, capelli nascosti da un cappello bianco da cuoco, occhi chiusi e vestito in uniforme da cuoco dello stesso colore del berretto. Appena vide il biondo esclamò, felice: -Ah, Naruto, mi fa piacere rivederti! Prendi il solito?- -Si, Teuchi- rispose quello sorridendo- ma quattro, offro anche alle signorine!- l’uomo si volse verso le ragazze e le salutò, ricambiato, poi disse, rivolto al biondo: -Amiche tue?- -Una sottospecie, si- ribattè imbarazzato lui, mentre l’ordinazione veniva preparata. Mentre aspettavano il gruppo parlò un po’, facendosi qualche risata e prendendo posizione sugli sgabelli; pochi minuti dopo venne servito il cibo. Le tre amiche guardarono dentro al piatto, constatando che non era il solito cibo che erano abituate a mangiare nella loro dimensione: si trattava di un piatto di spaghetti fumanti immersi nel brodo e con contorno fette di maiale. Volsero lo sguardo verso gli amici, notando che il biondo si stava letteralmente ingozzando, mentre Sasuke mangiava compostamente, poi tornarono a guardare la loro portata, indecise sul da farsi, mentre i loro stomaci continuavano a brontolare, reclamando cibo.

-Ehi, non avete ancora toccato nulla- disse poi Naruto, preoccupato- Provatelo, scommetto che non ne rimarrete deluse. Poi se non vi piace lo finisco io per voi- Incoraggiate dall’amico, le ragazze afferrarono alcuni spaghetti con le bacchette, non senza qualche difficoltà, dopodiche, dopo averli squadrati un po’, se li misero in bocca, masticando. La tensione salì alle stelle mentre tutti attendevano il verdetto..

-Ma è squisito!- esclamarono in coro infine, avventandosi sulla ciottola ed imitate dall’Uzumaki, mentre Sasuke osservava spaventato la scena. Si, stare vicino al biondo o anche essergli solamente amico poteva avere effetti collaterali catastrofici, decretò infine.
Le ciotole furono svuotate a tempo di record e quando tutti furono sazi pagarono il conto ed uscirono dalla locandina, salutati dal proprietario, dopodiché si misero a cercare una locanda che affittasse una camera, senza avere successo. Girarono per ore, finchè giunsero all’ultima presente nel villaggio.

-Speriamo in bene stavolta- sospirò il moro, già pronto all’idea di dover ospitare quelle tre furie a casa sua. Entrarono, trovandosi in una piccola stanza piena di tavoli e sedie, un pianoforte in un angolo vicino ad un piccolo palcoscenico, mentre il bancone occupava metà parete di destra. Si avvicinarono, venendo accolti da un omone coi baffi intento a lucidare i bicchieri che disse, burbero: -Che posso fare per voi, signori?- -Vorremo chiedere se ha una stanza da affittare per queste tre signorine- rispose freddo il moro, mentre mentalmente pregò che fosse disponibile. L’uomo spostò lo sguardo dai bicchieri alle ragazze, squadrandole, dopodiché esclamò, con un ghigno che gli si apriva sul volto: -Ehi, siete fortunate! Si è proprio appena liberata una stanza, un viandante se n’è andato poco fa dicendo che aveva cose importanti da fare e che non poteva più restare- L’Uchiha tirò un sospiro di sollievo, allarmandosi subito dopo: un viandante? E che cos’era quello strano ghigno stampato sul volto di quell’energumeno? –Andiamocene, questo posto non fa per noi- ribattè poi, incenerendo con lo sguardo il proprietario. Sapeva che questo voleva dire nessuna locanda disponibile, dormirete da me, ma prima della sua salute mentale, ormai sicuramente compromessa anni fa, veniva la sicurezza delle ragazze. Afferrò il braccio di Sarah, ma quella si liberò con uno strattone ed esclamò: -Ma che ti prende? Non possiamo rinunciare all’unico posto disponibile che abbiamo trovato!- -Ma non capisci?- sussurrò Sasuke, esasperato dall’ingenuità della bionda- è una trappola, il viandante è il vostro nemico che ha superato i controlli del villaggio chissà come e vi sta cercando! E forse quest’uomo è suo complice!- -Sciocchezze- sbuffò di rimando lei- sei paranoico, oppure sei forse geloso che non veniamo a dormire da te stanotte?- il moro deglutì a vuoto pensando a quell’orribile prospettiva, dopodiché soffiò un “fai come vuoi”, tornando ad incenerire con lo sguardo il proprietario.

-Accettiamo con molto piacere!- esclamò infine lei, notando solo dopo di non avere soldi di quella dimensione.

-Tranquilla, offro tutto io- disse Naruto, con un sospiro e tirando fuori il portafoglio a forma di rana in cui teneva tutti i suoi soldi, mentre l’Uchiha si schiaffò una mano sul volto: possibile che nemmeno lui, l’eroe di Konoha, non avesse fiutato la puzza di bruciato che persino un bambino avrebbe sentito? La transazione fu eseguita e le ragazze, dopo aver salutato gli accompagnatori, salirono al piano superiore per ritirarsi nelle loro camere, mentre loro uscivano sulla strada e si incamminavano verso le loro rispettive case.

-Dobe- disse Sasuke- d’ora in poi non dobbiamo più perdere di vista quelle tre- -Che c’è che non va, Teme?- ribattè lui, perplesso- quel tipo mi sembrava a posto- il moro sospirò, esasperato: era decisamente un caso perso.

La camera era un piccolo bilocale, con le pareti scrostate e piene di muffa, una finestra le cui imposte oscillavano al vento a causa della mancanza di un cardine; al suo interno vi erano tre letti, due vicini ed uno attaccato alla parete vicina alla finestra ed un grosso armadio, mentre vicino alla porta d’ingresso c’era un piccolo bagno attrezzato con doccia, vasca da bagno ed i sanitari. Appena le ragazze entrarono si buttarono sui rispettivi letti, addormentandosi appena lo toccarono.

Era quasi l’alba quando il sonno di Sarah venne interrotto da un lieve rumore; subito la ragazza non vi fece caso, borbottando qualcosa e girandosi dall’altra parte, cercando di riaddormentarsi. Ma il rumore non smise e la bionda, stancatasi, decise di scoprire che cosa fosse; così schiuse gli occhi, scattò a sedere e si stropicciò gli occhi, guardandosi intorno per vedere quale fosse la fonte di quel verso fastidioso che osasse interrompere il suo sonno, notando solo una Matilde puntellata coi gomiti, il viso fra le mani, che osservava fuori dalla finestra l’arrivo dell’alba. Poi volse lo sguardo verso la sorella, constatando che dormiva ancora, così si alzò e raggiunse l’amica, segnalandole la sua presenza mettendole una mano sulla spalla.

-Chi, cosa, come, quando..?- esclamò spaventata e voltandosi, calmandosi nel vedere che era la bionda che si premeva l’indice sulle labbra ed indicava sua sorella, chiedendole silenziosamente di non fare rumore e non svegliarla. Afferrando il messaggio, la mora annuì, dopodiché tornò a guardare fuori dalla finestra.

-Qualcosa ti turba, Mati?- soffiò Sarah, mentre l’interpellata ebbe un leggero brivido: era come se le riuscisse a leggere nella mente, ma forse avrebbe potuto aiutarla a risolvere i suoi problemi..

-Ecco, vedi- sussurrò lei di rimando- si tratta di questa cosa, in generale; ho paura di quello che accadrà, che non riusciamo nel nostro intento, che potremmo anche non farcela. Questa potrebbe essere l’ultima alba che vediamo nella nostra vita- il silenzio calò nella stanza, qualche volta rotto dal respiro pesante di Lisa. Alla fine Sarah si decise a romperlo e ribattè: -Anch’io ho il tuo stesso timore, ma non possiamo permettere che questa cosa ci fermi, siamo in ballo e non possiamo tirarci indietro. Qualunque cosa succederà la affronteremo insieme- -Grazie- sussurrò Matilde, dopodiché si abbracciarono, un lungo e sincero abbraccio di qualche minuto; poi si separarono e tornarono a letto. Tuttavia il riposo durò poco, perché dalla finestra apparve Kakashi che esclamò: -Buongiorno, dormiglione!- facendole destare tutte e tre.

-M-Maestro K-Kakashi!?- balbettò Lisa, spaventata e col cuore che batteva a mille- sono le sette e trenta del mattino, che ci fa qui!?- e lui, sorridendo, ribattè: -Vi siete forse dimenticate che oggi avete l’addestramento con me? Forza, fate quello che dovete fare, poi raggiungetemi al campo d’addestramento, vi aspetto là entro le otto e mezza- dopodiché svanì in una nube di fumo, non lasciando il tempo a Sarah di domandargli dove fosse quel posto. Sbuffò, poi scese dal letto ed andò in bagno, dandosi una lavata veloce per poi uscire qualche minuto posto e vestirsi, mentre era il turno di Matilde di usare il gabinetto, ottenuto dopo una lotta all’ultimo sangue con la bionda più piccola.

Mezz’ora più tardi uscirono dalla loro stanza, chiudendola a chiave e scendendo al piano inferiore; lì ad attenderle c’era il proprietario che aveva in mano un vassoio pieno di cornetti.

-Buongiorno!- esclamò felice- Ho preparato questi cornetti per voi in caso abbiate fame, non fate complimenti!- -Grazie, molto volentieri!- dissero ad alta voce Lisa e la mora, riempiendosi la bocca, mentre Sarah era indecisa se prenderli o no.

-E tu?- disse l’omone, premuroso- Non ne vuoi assaggiare neanche uno?- -Mangiane uno, sorellona!- farfugliò la piccola bionda, la bocca piena di cioccolato- sono la fine del mondo!- convinta, anche lei ne prese uno e lo mangiucchiò, senza però poterne prenderne altri visto che le amiche le avevano finiti. Così salutarono ed uscirono in strada, procedendo verso il portone d’ingresso ma con la strana sensazione di essere spiate.

-E adesso?- esclamò la bionda più piccola- da che parte è il Campo d’Addestramento?- -Aspettate- ribattè Matilde- mi pareva di aver visto un campetto venendo
verso il villaggio, forse è lì che dobbiamo andare-

Seguendo l’amica, il trio raggiunse un enorme campo erboso, delimitato dalla boscaglia circostante e separato a metà da un piccolo fiumiciattolo che scorreva lungo di esso, mentre alla loro destra si trovavano tre tronchi d’albero piantati a terra in verticale. Ma di Kakashi nemmeno l’ombra. Decisero di aspettarlo, credendo che fosse in ritardo solo di qualche minuto, ma ben presto questi si trasformarono in un ora, mentre le ragazze stavano distese sull’erba a guardare le nuvole di passaggio nel cielo color turchese.

-Uffa- sbuffò Sarah- E’ in ritardo! Meno male che ci aveva raccomandato di essere puntuali a noi!- -Forse avrà avuto un impegno- propose Matilde, al che la bionda riccia replicò: -Allora avrebbe potuto anche avvisarci, così non venivamo nemmeno!- -Ehilà!- esclamò una voce maschile proveniente da dietro- Stavate forse parlando di me?- Le tre femmine si voltarono, sorprese, notando l’argomento della loro discussione che se ne stava beatamente in piedi sopra alla cancellata d’ingresso, sorridendo ma grattandosi la nuca.

-Maestro, è in ritardo!- esclamò la 17enne, imbufalita, puntandogli un dito contro. Lui però non si scompose e ribattè, grattandosi con una mano dietro la nuca:

-Si, è che ho avuto delle importanti faccende da sbrigare che proprio non ho potuto rimandare. Vogliamo comunque iniziare?- Detto questo saltò giù dall’inferriata ed atterrò davanti alle allieve, poi raggiunse i tre tronchi, seguito a ruota dal trio.

-Visto che è la vostra prima lezione e che non sapete nulla di questa dimensione, propomgo di ripartire dal principio- iniziò, diventando improvvisamente serio e spaventando le alunne- Dunque, un ninja è colui che può padroneggiare varie tecniche che una persona comune non è in grado di fare. Queste tecniche, che noi definiamo jutsu, sono di due tipi: i Ninjutsu, o arti magiche, i cui effetti sono reali e per realizzarli bisogna usare il chakra; questo è, detto in parole povere, un misto tra energia psichica e fisica, ed in base al rapporto tra le due energie si possono ottenere diversi tipi: Acqua, Terra, Fuoco, Fulmine e Vento, ma scopriremo più avanti quale tipo possedete voi- -Anche noi possediamo questo “chakra”?!- lo interruppe stupita Matilde, venendo zittita con un secco “shhhhhht!” dalle altre due, totalmente prese dalla spiegazione e frementi per iniziare.

-Fanno parte della categoria dei Ninjutsu anche le tecniche di confinamento, che servono per confinare dentro oggetti o persone qualsiasi cosa- riprese il maestro, come se non fosse stato mai interrotto- L’altra categoria di Jutsu sono i Genjutsu, o arti illusorie; i loro effetti non sono reali ed usano il chakra dell’avversario per generare illusioni, abilità tipica dello Sharingan- -Aspetta- esclamò stavolta Sarah- Sharingche?- -E’ l’abilità innata posseduta dal clan Uchiha, ormai scomparso- spiegò Kakashi- può spiegarvelo meglio Sasuke quando tornate dall’allenamento- -D’accordo- si arrese la ragazza, continuando a fantasticare su quella misteriosa cosa che si faceva chiamare Sharingan e che il moro possedeva.

-Oltre alle arti magiche ed illusorie esistono le arti marziali, quelle che sfruttano il corpo a corpo, le abilità innate e le arti eremitiche, che sfruttano l’energia della natura. Ci siete, fino a qui?- Le allieve annuirono all’unisono, anche se la testa iniziava a girare per le troppe informazioni ricevute; chakra, arti magiche ed illusorie, tutte cose nuove che nel loro mondo non c’erano ma che dovevano imparare se non volevano finire tra le grinfie del loro inseguitore. Nel frattempo il maestro aveva ripreso la spiegazione, parlando di iniziare da tre tecniche basilari nel combattimento(tecnica della trasformazione, moltiplicazione e sostituzione) ed introducendone una dove ci si poteva sostituire con qualsiasi cosa, molto utile in combattimento.

-Dovete disporre le mani così, facendo dei segni zodiacali con le mani che corrispondono a pecora, cinghiale, bue, cane e serpente e dire “Tecnica della Sostituzione”. Osservate- Compose i sigilli e sparì in una nube di fumo sotto gli occhi sorpresi e confusi delle allieve, lasciando solo un tronco d’albero nel punto in cui era sparito. “Ma dov’è andato?” si chiesero, mentre lo cercavano con lo sguardo per tutto il campetto ma senza avere successo: era come se si fosse volatilizzato nel nulla.

-Non dovete mai perdere di vista un avversario durante un duello, potrebbe esservi fatale- le richiamò lui, ridacchiando, appollaiato sopra un ramo alto di un albero dietro alle ragazze; poi scese e diede via all’allenamento. All’inizio dovette correggere la loro composizione dei segni con le mani e poi farle aumentare la velocità di esecuzione; soltanto verso il tramonto, dopo innumerevoli tentativi falliti e parecchio chakra consumato, riuscirono a padroneggiare la tecnica, salvo poi cadere a terra senza più un briciolo di energia.

-Non capisco- esclamò Sarah- che succede? Mi sento così stanca, non ho più forze nemmeno per alzarmi- -Questo perché- rispose Kakashi, ridacchiando- avete consumato troppo chakra ed era solo il vostro primo allenamento. Forza, andiamo a mangiare, dopodiché torniamo alla locanda-
Così, aiutato da Sasuke e Naruto che eran rimasti tutto il giorno a spiare l’allenamento e sorvegliare le ragazze in caso fossero aggredite, si caricarono le tre adolescenti e se ne andarono, spiati da una minacciosa figura nascosta nella vegetazione al di là del fiume.

Su insistenza di un noto biondino, il gruppo raggiunse l’Ichiraku dove si rimpinzarono per bene di Ramen, dopodiché tornarono alla locanda, liquidando il titolare, che preoccupato nel vedere le clienti in quelle condizioni aveva iniziato a fare domande, con un “Va tutto bene, sono solo stanche perché hanno avuto una giornata impegnativa”, accompagnandole fino alla loro stanza e salutandole. Una volta sole, le alunne si buttarono nel letto,cadendo in un sonno profondo appena lo toccarono.

Angolo Autore:
Ed eccoci qui con il quarto capitolo, dove l’allenamento è iniziato ma per le ragazze non sarà di sicuro una passeggiata. Ma chi sarà quell’ombra oscura che continua a pedinarle? Forse i sospetti di Sasuke sono fondati? Vi auguro una buona lettura, ringraziando chi legge la mia storia xD

Alla prossima

Aloneinthedark92            

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Capitolo 5
*** Nascono i primi problemi ***


Nei giorni successivi le ragazze appresero e controllarono velocemente le tecniche della trasformazione, moltiplicazione e sostituzione, così Kakashi decise di passare allo step successivo. Anche quella mattina l’albino andò a svegliare le allieve, che si alzarono dal letto, chi di malavoglia e chi come un razzo al solo sentire nominare un certo ragazzo moro, si cambiarono e raggiunsero il campo d’addestramento, dove, stranamente, il maestro era già lì.

-Buongiorno! Dormito bene, stanotte?- disse lui, gioviale, senza alzare gli occhi dal suo amato libro, mentre le alunne lo fissavano, sbigottite.

-Chi sei tu, che cos’hai fatto al vero Kakashi?- esclamò Sarah, ma quello ribattè, senza scomporsi: -Sorprese di vedermi per una volta non in ritardo? Non avevo nulla da fare, così ho pensato di venire qui a leggere il libro mentre vi aspettavo- poi, ad un tratto, si fece serio e chiuse il piccolo opuscolo, alzando gli occhi e guardandole, mentre estraeva dal giubbotto verde tre foglietti di carta.

-Avete fatto notevoli nel controllo del chakra e delle tecniche elementari- incominciò- Ora, passiamo allo step successivo: scoprire il vostro tipo di chakra. Come vi ho già detto il primo giorno, ne esistono vari tipi: Acqua, Terra, Fuoco, Vento e Fulmine. Alcuni ninja possono possederne anche più di un tipo, mentre quelli più esperti tre. Inoltre ci sono le Abilità Innate, che ne mischia due tipi per crearne uno nuovo. Grazie a questi fogli, scopriremo qual è il vostro: se si brucia, avete il Fuoco, se si taglia in due parti il Vento, se si bagna l’Acqua, se si accartoccia il Fulmine ed infine se si polverizza la Terra. Ci siete fin qui?- Le tre allieve annuirono, così l’albino proseguì: -Ok, allora immettete il chakra nel foglio e scopriamo il vostro tipo-

Le ragazze annuirono, dopodiché chiusero gli occhi e li strinsero per concentrarsi. All’inizio sembrò che non succedesse nulla, finchè ad un tratto sul foglio iniziarono a spuntare delle gemme, che rapidamente diventarono foglie. Impaurite da quella strana reazione, Sarah, Lisa e Matilde lasciarono cadere a terra i pezzi di carta, interrompendo il processo di crescita.

-Curioso..- Mormorò l’albino, portandosi l’indice ed il pollice sotto il mento e sprofondando nei suoi pensieri, finchè la bionda riccia disse, incuriosita: -Che succede, maestro? Qualcosa non va?- -Eh? Oh, no, no, sto bene, sto bene- rispose quello, come ridestatosi da un sogno e portandosi la mano destra dietro la nuca- Mi sono solo ricordato di avere un impegno improvviso, quindi vi lascio nelle mani di Naruto e Sasuke. A domani, ciao!- dopodiché svanì in una nube di fumo, prima che le allieve potessero fermarlo.

-E’ scappato- sbuffò la 17enne- Ed ora che si fa?- -L’hai sentito, no?- ribattè la mora, con gli occhi a cuoricino- Ci lascia nelle mani di Naruto e Sasuke!- -Ci risiamo..- mormorò Lisa, battendosi una mano sulla faccia- Dovresti contenerti, i ragazzi stanno arrivando- aggiunse poi, indicando col pollice un ragazzo biondo che le chiamava a gran voce ed il suo amico, composto e calmo mentre camminava, qualche metro di distacco dal tornado coi baffi. Le raggiunsero qualche minuto dopo, e Matilde colse al volo l’occasione di attaccarsi nuovamente al braccio dell’Uchiha, che cercava disperatamente di scrollarsela di dosso, senza però avere successo.

-Ehi, ragazze!- esclamò Naruto, una volta lì- Che succede? Dov’è andato il Maestro Kakashi?- -E chi lo sa?- rispose Sarah, alzando le spalle e sospirando- E’ fuggito via dicendo di aver un impegno urgente ed affidandoci a voi due- -Conoscendolo- rispose Naruto, ridacchiando- Sarà andato a rileggere i libri di Jiraya- Risero un po’ per quella battuta, mentre Sasuke chiedeva aiuto per liberarsi dalla piovra, finchè la riccia bionda disse: -Che facciamo?- -Visto che l’allenamento è sospeso- rispose il ragazzo- Che ne dite di andare da Ichiraku? Ho un certo languorino..- -Possibile che tu pensi soltanto a mangiare?- replicò la 17enne, venendo smentita poi dal suo stesso stomaco che emise un cubo e basso brontolio. Arrossì, mentre sul volto dell’amico si formava un enorme ghigno e ribattè: -A quanto pare il tuo stomaco è d’accordo con me!- ottenendo una linguaccia da parte di lei. Così abbandonarono il Campo d’Addestramento e tornarono al Villaggio, raggiungendo poco dopo il chiosco preferito del biondino, dove ordinarono quattro ciotole di Ramen, tutte gentilmente offerte dall’Uchiha dopo una lunga discussione. Ma mentre mangiavano..

-Naruto!- Esclamò una voce maschile familiare- Sapevo che ti avrei trovato qui!- il biondo si volse ed esclamò, felice: -Kiba! Hinata! Shino! Che piacere rivedervi!- Anche gli altri membri della compagnia si voltarono, osservando che all’ingresso vi erano due ragazzi, una ragazza ed un enorme cane bianco, che subito si fiondò su Lisa, iniziando a leccarle il volto e facendola ridere.

-Ahahahah, smettila, mi fai il solletico!- disse lei, tra una risata e l’altra, mentre il padrone le guardava, accigliato, per poi esclamare: -Naruto, Sasuke, non sapevo che avevate fatto conquiste! Non ci presenti alle vostre amiche?- -Sei geloso, Inuzuka?- replicò gelido l’Uchiha, ottenendo un ringhio basso da parte del ragazzo.

-Calmatevi, voi due- disse il biondo, mettendosi in mezzo ai due sfidanti- Queste ragazze sono solo nostre amiche, che provengono da un altro mondo e che Sasuke ha trovato sulle rive del fiume- -Capisco- ribattè l’altro, voltandosi ad osservare Akamaru che veniva coccolato dalla piccola e facendo calare il silenzio.

-Ehi, ragazzi!- esclamò all’improvviso l’Uzumaki- Volete restare a pranzo con noi? Tanto offre Sasuke!-          
-Ehi, aspetta un attimo, baka!- ribattè l’Uchiha, ma prima che potesse terminare la frase Kiba disse, sorridendo: -No, grazie, dobbiamo proprio andare adesso, ci hanno affidato una missione di sorvegliare un carro di mercanti- -Allora a presto- rispose il biondo, senza staccarsi dalla ciotola piena a metà di Ramen.

-A presto! Ciao, ragazze!- -Ciao!- risposero quelle, arrossendo lievemente ed agitando la mano per salutarli, dopodiché ripresero a pranzare, tra chiacchiere e tentativi di Sasuke di scrollarsi di dosso la piovra dal suo braccio.

Alla Magione, la quiete che regnava fu interrotta da qualcuno bussò tre volte alla porta in legno dell’enorme ufficio.

-Avanti- esclamò secca ed autoritaria Tsunade, facendo schiudere la porta ed entrare l’albino.

-Ah, Kakashi- disse sorpresa la donna- Novità sull’addestramento delle ragazze?- -Già- rispose lui, serio- Avendo appreso in fretta il controllo del chakra e le tre tecniche base dei ninja, avevo deciso di vedere che tipo avessero. Ma non appena l’hanno immesso nel foglietto, è successo qualcosa di strano: invece di comportarsi come al solito, hanno iniziato a germogliare delle foglie- -Capisco- ribattè la bionda, pensierosa- quindi tu dici che possiedono un nuovo tipo di chakra, che probabilmente è l’obbiettivo di Daisuke- -Esatto- disse l’albino- E questo mi fa credere che dopotutto l’Albero della Vita non sia una leggenda. Inoltre, ho notato uno strano tizio incappucciato che si aggira indisturbato per il Villaggio e spia le ragazze- -Una spia di Daisuke?- -Possibile- replicò il maestro- Ma finchè non abbiamo prove non possiamo arrestarlo- Calò nuovamente il silenzio, mentre il Quinto Hokage era immersa nei suoi pensieri. Qualche minuto dopo parlò, con voce grave: -Allora faremo così: continueremo l’addestramento delle ragazze e cercheremo di scoprire qualcosa di più su quello strano chakra; nel frattempo terremo sotto stretta sorveglianza quel tipo incappucciato ed al primo passo falso lo prenderemo e costringeremo a rivelarci tutto quello che sa su Daisuke e l’Albero della Vita- -D’accordo- rispose l’albino, dopodiché se ne andò, chiudendosi dietro la porta e lasciando sola una pensierosa e preoccupata Tsunade.

Angolo autore:

Salve a tutti, come va? Sono aloneinthedark92 e mi propongo a voi con il quinto capitolo di questa “nuova” serie su Naruto, spero che vi possa piacere e mi scuso in anticipo per eventuali errori ortografici, e se volete lasciatemi pure una recensione od un consiglio, così mi aiuta a crescere come autore xD

A presto,

Aloneinthedark92                   

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Capitolo 6
*** Che cosa ci nascondete? ***


Il sole tramontava all’orizzonte in un enorme palla di fuoco, colorando il cielo di varie tonalità e facendo apparire le prime stelle quando Naruto e Sasuke riaccompagnavano le ragazze a casa; notando però che il moro si guardava intorno guardingo, Sarah gli chiese: -Sasuke, che succede? Perché continui a guardarti intorno? Qualcosa non va?- -Non è niente, probilmente è solo una mia impressione- la liquidò velocemente lui, così la bionda riccia lasciò perdere, senza però riuscire a togliersi dalla testa che le nascondesse qualcosa. Dopo essersi salutati nella hall, il terzetto raggiunse la propria camera, dopodiché si giocarono a carta-sasso-forbice i turni della doccia, dove la spuntarono Matilde e Lisa, mentre la 17enne andava per ultima. Sbuffando per la sfortuna che aveva, la ragazza si buttò sul letto, stendendosi a pancia all’aria ed incrociando le braccia dietro la testa, immergendosi nei propri pensieri. Notando che qualcosa turbava la sorella, la 15enne le si avvicinò e disse: -Qualcosa non va, sorellona? Guarda che se è per il turno delle docce posso cederti il mio, per me è uguale- -No, no, non è per quello- ribattè sospirando lei- Stavo pensando a quello che è successo oggi, i fogli, la fuga del Maestro e lo strano comportamento di Sasuke.. Ho come la sensazione che ci stiano nascondendo qualcosa- -In effetti è strano- disse Lisa, portandosi l’indice sul mento- Credi che ci sia sotto qualcosa?- -Già- rispose la 17enne- E dobbiamo assolutamente scoprirlo. Se solo sapessimo in che modo siamo coinvolte a questo fantomatico “Albero della Vita”..- -Ehi, adesso che ci penso- esclamò la minore- La prima sera che siamo venute qui ho visto una biblioteca, forse lì c’è un libro che può fornirci delucidazioni!- -Ottima idea- disse Sarah- Allora è deciso: domani andremo in biblioteca e scopriremo che cosa ci nascondono i nostri amici- -La doccia è libera!- urlò Matilde da dentro il bagno, interrompendo i pensieri delle due sorelle.

Era notte fonda sul Villaggio nascosto della Foglia, le tenebre avvolgevano qualsiasi cosa ed il silenzio regnava sovrano. Per le strade non vi era anima viva, ad eccezione di una bassa figura avvolta in un mantello marroncino che scivolava lungo le vie, seguita dai tetti da due ninja mascherati. Sicura di non essere vista, il tizio sospetto continuò a camminare fino a raggiungere il portone d’ingresso, che superò agevolmente anche grazie al favore dell’oscurita. Una volta all’esterno, imboccò un sentiero laterale attraverso gli alberi, fino a giungere ad una piccola radura erbosa.

-Finalmente sei arrivato, non ci speravo più- disse una profonda voce maschile che fece sussultare la figura per un attimo, salvo poi ricomporsi e voltarsi nella direzione in cui derivava la voce.

-Mi scusi tanto, signore- ribattè, inchinandosi- Ma non è stato facile girare per il villaggio e cercare le informazioni che voleva, i ninja della Foglia non mi staccavano gli occhi di dosso e sono sicuro che quel Kakashi sospetti qualcosa- -Non voglio scuse- rispose secca la figura- Per che cosa ti pago profumatamente, se poi ti fai scoprire dal primo che passa?- -Chiedo scusa, mio signore- rispose costernata, facendo un inchino ancora più profondo- Le prometto che non accadrà più- -Lo spero per te- tagliò corto l’altro- Allora, che cos’hai scoperto?- -Era proprio come aveva detto lei, signore- cominciò la figura- Quelle tre ragazze sono speciali; oggi hanno provato a vedere che tipo di chakra possedessero e dal pezzo di carta sono germogliate delle foglie- -Questo vuol dire che sono proprio loro quelle che cercavo, e che la Tecnica del Richiamo non ha sbagliato.. Altro?- -Purtroppo non mi sono potuto avvicinare di piu, mio signore- replicò l’altro- Kakashi le ha fatte sorvegliare da due ragazzi che sono stati incollati per tutto il tempo agli obbiettivi- -E dire che eri la migliore spia in circolazione, ma in realtà sei soltanto una grande delusione- -S-Signore..?- mormorò quello, spaventato da quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco e deglutendo a vuoto.

-Tuttavia- proseguì il contatto- Mi hai fornito delle informazioni utili per la mia missione, quindi ti lascerò vivere per un altro giorno- -Oh, grazie, grazie, signore, grazie..- esclamò quello, avvicinandosi alla misteriosa figura in ginocchio e facendo per baciargli la mano in segno di riconoscenza, ma quello la scansò e disse: -Però dovrai continuare a spiare le ragazze ed informarmi ogni tre notti su tutto quello che fanno. E stavolta, vedi di non deludermi- -Vedrà che non succederà più, mio signore- ribattè la figura incappucciata, inchinandosi profondamente. Detto questo, si rialzò e fece per andarsene, ma uno scricchiolio proveniente dalle fronde degli alberi li mise in allarme.

I due ninja mascherati avevano seguito la misteriosa figura fino ad una piccola radura, dove si era incontrata con un uomo, che non avevano dubbi fosse Daisuke; tuttavia, non potevano esserne certi, visto che l’oscurità lo copriva totalmente.

-Riesci a capire che cosa stanno dicendo?- sussurrò uno dei due dal volto coperto, ma l’altro scosse la testa. Sbuffò: avevano ricevuto l’ordine di pedinare quel tizio, possibile contatto con Daisuke, ma se si fossero persi quello che si stavano dicendo, probabilmente non avrebbero più avuto occasioni di incastrare il fuorilegge. “Se solo ci fosse un modo per avvicinarsi un po..” pensò, guardandosi intorno e localizzando un ramo più basso. Pensando che quello potesse andare bene, si sporse verso di quello, ignorando il compagno che gli diceva di non farlo, ma era troppo tardi: uno scricchiolio secco lacerò l’aria, e gli sguardi dei due nemici si spostarono verso di loro.
-Ritirata, presto!- gridò il partner, afferrandolo per la collottola  e saltando verso il ramo successivo, cercando di allontanarsi il più possibile dal pericolo incombente. Ben presto, però, la loro fuga finì a causa di un kunai con attaccata una carta-bomba, che esplose e li scaraventò a terra, ferendoli entrambi.

-Ehi, stai bene?- esclamò il ragazzo, avvicinandosi al compagno che non poteva più muoversi. Quello però lo respinse e mormorò, ammonendolo: -Vai, salvati almeno tu e riferisci quello che hai visto al Quinto Hokage- -Non se ne parla!- ribattè quello, con determinazione- Io non ti lascio qui a morire! Completeremo insieme la missione!- L’altro ninja cercò di ribattere, ma fu sollevato di peso dal compagno che si preparò ad andarsene, ma una voce maschile disse, da dietro: -Bene, bene, bene, che cos’abbiamo qui? Due uccellini smarriti, molto lontani dal loro nidi. Tranquilli, vi aiuto io a ritrovare la via- -Non mi fai paura, Daisuke!- esclamò il ninja della Foglia, cercando di apparire più forte che mai quando in realtà se la stava facendo sotto dalla paura- Ora tu ed il tuo amico venite con noi a Konoha, dove marcirete per il resto delle vostre vite in prigione!- -Uh, che paura!- lo schernì il fuorilegge- Con le minacce sei abbastanza bravo, ma come te la cavi a combattere?- Il ragazzo deglutì a vuoto, estraendo un kunai e preparandosi allo scontro. Ma pochi minuti dopo, delle urla di dolore miste a terrore si sollevarono dalle immobili fronde del bosco, poi il silenzio tornò a regnare sovrano.

Era mattina al Villaggio della Foglia, il sole si alzava all’orizzonte e spazzava via le tenebre. Nelle vie, la vita era ricominciata, chi passeggiava, chi ammirava i negozi o chi lo gestiva. Nel piccolo appartamento, invece, le tre ragazze dormivano ancora profondamente, finchè il trillo di una piccola sveglia risuonò nella stanza, spenta subito dopo da Sarah, che si mise a sedere sul letto e si stiracchiò. Poi scese dal letto ed andò a svegliare le amiche con energici scrolloni, venendo cacciata via a malo modo e con borbottii come “Ancora cinque minuti”. La bionda sbuffò, ma non voleva arrendersi; così prese la piccola sveglia e la caricò, dopodiché la fece trillare nelle orecchie delle amiche, che scattarono a sedere, urlando.

-Buongiorno, dormiglione! Dormito bene?- le accolse la 17enne, con un sorriso stampato sul volto, ma ottenendo un occhiataccia da Matilde che esclamò: -Che diavolo ti salta in mente, Sarah!? Per una mattina che possiamo dormire senza che il Maestro Kakashi venga a disturbarci, ti ci metti tu!?- -Sono felice anch’io di vederti, Mati. Su, ora svegliati e vestiti, andiamo in biblioteca!- -In biblioteca?- ribattè quella, senza capire- Mi spieghi perchè vuoi andare lì?- -I nostri amici ci nascondono qualcosa- replicò spazientita la bionda- Ed io voglio saperne di più sull’Albero della Vita e la nostra implicazione con esso. Quindi sbrigati, il mattino ha l’oro in bocca!- Ma l’amica non ne volle sapere e si mise di nuovo a letto; soltanto dopo parecchi tentativi le due sorelle riuscirono a farla alzare. Così, borbottando frasi sconnesse, la 18enne si diresse in bagno, seguita a ruota da Lisa. Sarah rimase indietro, pensierosa; l’italiana aveva sollevato una buona domanda: perché il maestro Kakashi non era venuto a svegliarle per il solito allenamento mattutino?

Nella Magione degli Hokage ferveva movimento quella mattina: ninja mascherati e non entravano ed uscivano in continuazione, come se avessero le formiche rosse nei pantaloni. In tutto quel trambusto, Kakashi camminava tranquillamente, con le mani in tasca ed il volto semicoperto dalla maschera. Ma vedendo tutto quel via vai non potè fare a meno di preoccuparsi e chiedersi cosa stesse succedendo, avvertendo una brutta sensazione dentro di se crescere. Qualche minuto dopo giunse davanti alla porta in legno che segnava l’entrata per l’ufficio dell’Hokage; bussò tre volte, come era solito fare, ricevendo da dietro di questa il permesso di entrare. Così l’aprì e fece il suo ingresso nel piccolo studio ovale, chiudendosi dietro di se la porta.
-Kakashi, meno male sei arrivato- disse Tsunade, con un velo di preoccupazione nella voce che non sfuggì all’albino.

-Che succede, Hokage?- chiese, volendo andare subito al sodo, e la bionda: -Un fatto gravissimo: stamattina presto abbiamo trovato i corpi dei due Ambu incaricati di seguire e sorvegliare la spia, poco lontano dall’ingresso del Villaggio, nel bosco- -Aspetta- esclamò il ninja, preoccupato- Questo vuol dire che..- -Esatto- rispose il Quinto Hokage- Daisuke Turenzi non è lontano dal Villaggio, e le ragazze sono in pericolo- -Che cosa possiamo fare?- domandò serio l’albino, e la bionda disse, pensierosa: -Sto già provvedendo ad inviare dei ninja a pattugliare i boschi, evitando lo scontro diretto con il criminale e la spia- -E le ragazze?- chiese Kakashi, perplesso- Se lo venissero a sapere sarebbe un disastro- -Infatti non devono mai venirlo a sapere, per questo chiedo a te, Naruto e Sasuke di tenerle d’occhio, senza destare sospetti. Sono sicura che abbiano già i loro dubbi su quello che è accaduto ieri e l’Albero della Vita, non facciamole preoccupare ulteriormente- -Capisco- rispose il maestro- In questo caso faremo del nostro meglio- dopodiché si congedò dalla donna e si richiuse la porta alle spalle, incamminandosi verso l’uscita e con tante domande per la testa, in primis dove si potessero trovare le allieve, visto che stamattina non era andato a svegliarle per il solito allenamento.
La biblioteca era un enorme stanza piena di enormi mobili che contenevano libri, con al centro una dozzina di tavoli dov’erano sedute le persone a leggere. In uno di questi, poco distante dalla finestra, si trovavano le tre ragazze, immerse completamente nella lettura di un enorme tomo dalle pagine sgualcite, spiegazzate e mangiucchiate dalle tarme.

-Uffa, non ce la faccio più!- esclamò Matilde, accasciandosi sulla sedia e sospirando- Sono ore che leggiamo libri, ma non abbiamo trovato ancora nulla sull’Albero della Vita!- -Zitta, non gridare- la ammonì Lisa, portandosi un dito sul naso per indicarle di non fiatare- Vuoi farci cacciare via?- rendendosi conto dell’errore che aveva fatto, la ragazza si portò entrambe le mani sulla bocca e scrollò la testa. Anche Sarah sospirò, poi disse: -Non arrendetevi, ragazze, sono sicura che in mezzo a tutti questi tomi c’è quello che ci dirà qualcosa sull’argomento- Le amiche sospirarono, poi si rituffarono nella lettura.
Le ore passarono veloci, e le tre compagne erano ancora lì, mentre la pila di volumi scartati aumentava. Li avevano provati tutti, ma nessuno parlava dell’argomento che cercavano, e le loro teste iniziavano a girare. Giunsero all’ultimo tomo, un piccolo libro dalla copertina marrone decorata con delle edere rampicanti nere che ne percorrevano i lati verticalmente. Sperando che fosse quello giusto, aprirono la pagina iniziale, ed i loro volti si illuminarono: Era lui!

-Eureka, ce l’abbiamo fatta!- esclamarono in coro, saltando di gioia. Quando si accorsero che tutti gli sguardi, chi furenti e chi sorpresi, erano puntati su di loro, smisero e borbottarono delle scuse, rosse in viso.
-Signorine, dove credete di essere, eh!?- esclamò una voce femminile piuttosto autoritaria da dietro, che le fece rizzare i capelli- Questa è una Biblioteca, si deve fare S-I-L-E-N-Z-I-O!- proseguì, calcando sull’ultima parola. Il terzetto si volse, trovandosi davanti l’imponente quanto minacciosa figura di una donna di mezz’età, alta, capelli bianchi e raccolti in una cipolla, occhi azzurro-chiaro nascosti dietro ad un paio di occhiali, naso aquilino e vestita con un maglione beige e pantaloni grigi.

-C-Ci scusi, signora, noi non volevamo..- provò Sarah, ma la donna esclamò, furente: -Non provare ad uscirtene così, ragazzina! E’ tutta mattina che vi tengo d’occhio, non facevate altro che leggere, discutere e strillare come oche, disturbando tutti gli altri! Ed ora avete esagerato, quindi vi caccio fuori!- -Non possiamo parlarne?- tentò Lisa, ma la signora non volle sentire ragioni: le afferrò per la collottola e le accompagnò all’uscita, gettandole in malo modo in strada.

-Ahi, ahi..- disse la 17enne, massaggiandosi il sedere- Ehi, state tutte bene?- -Si.. Più o meno..- rispose Lisa, battendosi i vestiti con le mani per cacciare via la polvere, mentre Matilde urlava furente alla porta: -Che modi sono questi, eh!? Si trattano così i clienti!? Io ti faccio causa, megera!- solo con le forze combinate delle due sorelle riuscirono a trascinarla via, ma l’amica mise il broncio, arrabbiata.

-Perlomeno si è scordata di requisirci il libro..- disse la bionda riccia, sospirando- Ora dobbiamo trovare un posto dove poterlo leggere in santa pace- -Ehm, sorellona?- ribattè Lisa, sorpresa- Temo che i tuoi piani dovranno essere rimandati- -E perché, scusa..?- iniziò lei, ma quando alzò lo sguardo dal libricino capì a cosa si riferisse: Naruto e Sasuke si stavano avvicinando, il biondo sbracciandosi e chiamandole a gran voce.

-Cavolo!- imprecò sottovoce Sarah- Non ci voleva! Presto, nascondi il libro!- -E come? Non abbiamo tasche o zaini!- ribattè la sorella, così l’altra lo nascose dietro la schiena, giusto in tempo per l’arrivo dei due amici.

-Ragazze- esclamò Naruto, felice come una pasqua nel vederle- Si può sapere dove vi eravate nascoste!? Vi abbiamo cercato dappertutto!- -Noi stavamo.. Stavamo facendo un giro del Villaggio, visto che c’era bel tempo!- mentì la 17enne, venendo fulminata subito con lo sguardo dall’Uchiha: non l’aveva bevuta. Il tornado coi baffi invece parve di si, perché esclamò, sempre contento: -Che ne dite di andare da Ichiraku a pranzare? Dopo tutta quell’attività fisica vi sarà venuta una fame da lupo!- -Ma, veramente noi..- cercò di ribattere la ragazza americana, ma venne ancora una volta smentita dal suo stomaco, che emise un basso e sinistro brontolio, facendola abbassare lo sguardo ed arrossire.

-Stavi dicendo?- la schernì il ragazzo, ottenendo nuovamente una linguaccia dall’amica condita con un “Baka!”, dopodiché proseguirono insieme fino a destinazione, mentre il broncio dell’italiana si trasformava in un sorriso, incollata al braccio del moro Uchiha che fissava in continuazione Sarah, mettendola a disagio. Smise soltanto quando arrivarono al locale di Teuchi, sedendosi ed ordinando una porzione di Ramen per ciascuno.

-Cavolo, finiremo per mettere su chili a forza di mangiare questa roba!- sospirò la 17enne, ma Naruto replicò, solare: -Ma il Ramen di Teuchi è così buono che non puoi più farne a meno!- -Si, però..- cercò di replicare lei, ma prima che potesse finire la frase il piatto che ebbero ordinato fu servito, così non potè fare altro che mangiare. Una volta finito, fu il turno del biondo di pagare, tra una lacrima e l’altra, e se ne andarono.

Per le tre ragazze non ci fu possibilità di restare sole o di fuggire dentro al loro appartamento: Naruto e Sasuke restarono insieme a loro per tutto il pomeriggio, proponendo di andare in giro per il villaggio e portandole anche sopra ai volti degli Hokage scolpiti nella pietra, dove restarono fino ad ammirare il tramonto. Solo allora riuscirono a convincerli ad accompagnarle a casa, con la scusa di essere stanche.
Quando raggiunsero il portone d’ingresso della locanda era già sera inoltrata, le tenebre avevano ormai avvolto il villaggio, mentre le stelle splendevano nel cielo nero come l’inchiostro.

-Grazie, ragazzi, è stata una giornata magnifica!- esclamò felice Sarah- Però ora non offendetevi se ve lo chiedo, ma come mai ci siete stati appiccicate per tutto il tempo?- -Che domanda stupida- rispose Naruto, con fare saccente- L’Hokage ci ha detto di sorv..!- ma non riuscì a terminare la frase, perché l’amico gli pestò il piede, facendolo tacere.

-Naruto ha ragione, è proprio una domanda stupida- replicò il moro, fingendosi offeso- Dopotutto, non è bello passare del tempo con gli amici?- -Oh, si, si, certo- si affrettò a dire lei- Io.. Non volevo offenderti, scusa- lo sguardo del moro si addolcì, ed il discorso si chiuse. Così, dopo essersi salutati, le tre amiche fecero per entrare, ma successe un fatto strano: delle fiamme nere avvolsero completamente la t-shirt di Sarah, che urlò e se la sfilò in fretta, lasciandola cadere a terra dove venne consumata completamente. Nella foga, però, anche il libro finì a terra, completamente carbonizzato dal mini incendio.

-C-Che è successo!?- gridò la bionda riccia, ansimando e terrorizzata- Da dove sono spuntate quelle fiamme nere!?- Nella frazione di secondo dopo realizzò di avere soltanto il reggiseno che le copriva la parte superiore del corpo, mentre gli sguardi degli amici erano puntati e persi sul suo petto, in particolar modo il biondo, che aveva anche la bava alla bocca. Arrossì violentemente ed urlò, con quanto fiato aveva nei polmoni, mentre cercava di coprirsi e cacciare via gli amici tirandogli tutto quello che trovava. Quando finalmente la quiete tornò, le ragazze rientrarono, lasciando soli i due amici che se ne andarono.

-Teme- disse l’Uzumaki, perplesso- Si può sapere perché hai usato l’Amaterasu su Sarah?- -Baka di un Dobe- rispose sospirando l’Uchiha- Tu gli occhi non ce li hai, vero? E’ da quando le abbiamo incontrate che ci stava mentendo- -E allora?- ribattè il compagno- Non mi pare un giusto motivo per usarle- -Sei più tonto di quanto pensassi, Dobe- rispose il moro, scrollando la testa- Perfino un bambino se ne sarebbe accorto- -Ehi- replicò il biondo, gonfiando le guance, offeso- Non c’è bisogno di insultarmi tutte le volte, puoi anche spiegarti meglio!- -Ascolta, Dobe- rispose Sasuke, cercando di restare calmo- Perché credi che insistessero così tanto per tornare a casa? E’ ovvio che nascondessero qualcosa, per questo ho usato le Fiamme Nere su di lei- -Ed hai scoperto cosa fosse?- chiese il biondo, curioso, ottenendo un occhiata truce da parte dell’amico.

-Ma certo- replicò quello- Si trattava di un libro, e credo che parlasse dell’Albero della Vita. Lady Tsunade aveva ragione: hanno dei sospetti su di noi- -Che si fa?- domandò l’Uzumaki, mentre l’amico sospirava, per poi ribattere: -Che altro? Cerchiamo di tenerle lontano da Daisuke e dai guai, come ci ha ordinato l’Hokage- Nel mentre, un urlo si levò dalla locanda, propagandosi nell’aria: Sarah aveva scoperto che il libro era scomparso.

 

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Capitolo 7
*** Scatta la trappola! ***


Era una notte senza Luna ne stelle, tuttavia il cielo, coperto dalle nuvole, era illuminato come se fosse giorno da delle enormi fiamme divampate a causa di un incendio nel piccolo villaggio sottostante. Dovunque risuonavano corni che davano l’allarme, mentre i ninja difendevano strenuamente gli abitanti dagli invasori, che sembravano però avere il sopravvento. In tutto quel caos, una ragazza di 24 anni alta, magra, capelli lunghi e castani, occhi verde-acqua, vestita con un giubbotto verde e dei jeans neri correva in direzione opposta al luogo dove si combatteva, facendosi largo a spintoni tra la calca impazzita, cercando disperatamente di raggiungere la piazza prima che fosse troppo tardi. La paura e l’adrenalina che le scorrevano in tutto il corpo le impediva di sentire il dolore alle gambe che provava in quel momento, oppure i polmoni che le scoppiavano per lo sforzo, l’unica cosa importante è raggiungere le Prescelte prima di lui. Un boato risuonò nell’aria, lontano, ma abbastanza potente da essere udito; la 25enne si fermò, voltandosi verso la sorgente del rumore, vedendo un’enorme colonna di fumo erigersi nel cielo, all’altezza del cancello principale, e capì: il nemico era riuscito a sfondare la linea di difesa. Ricominciò a correre, capendo che la situazione era più grave del previsto, mentre il terrore cieco che l’attanagliava fin dall’inizio di quell’inferno, fece nuovamente capolino nella sua mente, impedendole qualsiasi pensiero logico. Scosse la testa, cercando di scacciarlo, senza successo.

Raggiunse lo spiazzo qualche minuto dopo, fermandosi per riprendere fiato e guardandosi intorno, individuando successivamente la sua casa, una piccola baita in legno con il tetto di paglia, e catapultandosi al suo interno, dirigendosi al piano di sopra e trovando finalmente ciò che cercava: in una piccola cameretta piena di piante e giochi, vi erano tre culle nelle quali giacevano, addormentate, tre neonate. La ragazza si concesse qualche secondo per guardarle, sorridendo, ma quando un urlo, vicino, squarciò l’immobile aria notturna, decise che era meglio andarsene da lì al più presto. Prese le tre bambine e saltò dalla finestra, atterrando agilmente sul selciato, dopodiché riprese a correre in direzione opposta ai flebili rumori della battaglia, ormai persa. Una volta giunta alle mura cittadine, la 25enne scavalcò e proseguì nel bosco, finchè un rumore tra i cespugli la mise in allarme. Si fermò, estraendo dalla sacca posteriore un kunai che puntò nella direzione da cui proveniva il rumore.

-Chi è la?- domandò, senza lasciare trasparire la paura che provava in quel momento- Se sei un malintenzionato, sappi che sono armata e non mi farò scrupoli nell’eliminarti- In risposta, il fruscìo ruppe nuovamente il silenzio del bosco; la ragazza alzò il pugnale, pronta a colpire, quando dalla vegetazione spuntò un ragazzo alto, fisico tonico, capelli corti e castano scuro, occhi neri come la pece, con indosso una felpa lacera, dalla quale si potevano vedere tagli e ferite, e dei pantaloni blu scuro.

-Takashi, sei tu- sospirò di sollievo la ragazza- Stavo quasi per ucciderti-

-Scusami, Yui- disse a mo di scuse lui- Solo che credevo che fossi uno di loro. A proposito, il villaggio è caduto, non ce l’abbiamo fatta a difenderlo. Tu, invece? Sei riuscita a recuperarle?-

-Si, eccole qui, sane e salve- rispose la 25enne, mostrando il piccolo fagotto- Ora tocca a te portarle al sicuro-

-Ne sei proprio sicura, Yui?- ribattè l’amico, esitante- Insomma, guardale: sono delle neonate, non sopravviveranno se le abbandoniamo ora-

-Purtroppo non possiamo fare altro- replicò la ragazza- So che ti sei affezionato alle piccole, ma forse è meglio così: almeno saranno al sicuro e lui non le troverà-

-Spiacente deluderti, ragazzina- esclamò una voce, con fare trionfante, da dietro- Ma la vostra fuga finisce qui-

Il sangue gelò nelle vene dei due ragazzi, che si volsero, come al rallentatore, trovandosi davanti Daisuke ed i suoi scagnozzi.

-Arrendetevi e consegnateci le mocciose, se non volete fare una brutta fine- disse il fuorilegge, con un ghigno stampato sul volto, ma Takashi ribattè, raccogliendo tutto il suo coraggio e parandosi davanti alla ragazza: -Perché non vieni a prendertele, piuttosto?- Il sorriso aumentò di larghezza sul volto dell’uomo, che replicò: -Con vero piacere- dopodiché diede il segnale ai ninja, che balzarono verso i due nemici, ma furono abilmente sconfitti da Yui che, dopo aver composto dei sigilli con le mani, mise il palmo rivolto a terra, facendo crescere delle piante rampicanti che li immobilizzarono.

-Complimenti, come ci si aspetta dalla Guardiana- disse Daisuke, per nulla intimorito e senza perdere il ghigno sul volto.

-E non hai visto ancora niente- replicò la ragazza, che poi aggiunse, rivolta all’amico- Yuuta, prendi il fagottino e vattene, ora!-

-Aspetta- replicò spaesato lui- E tu che cosa fai?-

-Semplice, no?- ribattè lei- Io terrò occupato Daisuke per permetterti di scappare!-

-Non se ne parla, senza di te io non me ne vado!- disse lui, muovendo pochi passi, ma lei esclamò, secca: -Vai, ORA!-

Incapace di rispondere, il ragazzo chinò il capo e strinse i pugni, riflettendo sul da farsi, dopodiché sussurrò, triste: -Buona fortuna, Yui. Cerca di tornare viva-

-Lo stesso vale per te- replicò la ragazza, tagliando corto e preparandosi a fronteggiare il fuorilegge, mentre il compagno prendeva le tre neonate e fuggiva nel bosco.

-Aspetta, dove credi di scappare..!- esclamò furente Daisuke, facendo per gettarsi all’inseguimento del ragazzo, ma bloccandosi di colpo appena si ritrovò la lama del pugnale a pochi centimetri dalla sua gola, facendolo sudare.

-Tu dove credi di andare?- disse Yui, visibilmente furiosa in volto- Sono io il tuo avversario, ora, e ti prometto che stasera la tua follia criminale cesserà una volta per tutte- -Staremo a vedere, Guardiana, staremo a vedere- ribattè l’uomo, balzando indietro per evitare un fendente mirato alla sua gola e recuperando il solito ghigno sul viso. I due si prepararono alla lotta..

Sarah scattò a sedere, sudata e col fiatone, come se avesse corso per molti chilometri. Si guardò intorno, spaesata, ma anche nelle tenebre di quella notte senza luna ne stelle riconobbe di essere ancora a letto, nella sua camera. Sospirò, sollevata: era stato solo un incubo. Dopo aver controllato se le due amiche dormissero ancora, si rimise distesa sul letto, tuttavia senza poter riprendere sonno, mentre la sua mente elaborava le idee. Per essere stato soltanto un sogno, sembrava terribilmente reale: c’erano Daisuke ed una ragazza che chiamavano in continuazione Guardiana. Ma cosa poteva avere a che fare con loro? C’entrava forse il fantomatico Albero della Vita? Se solo il libro non avesse preso misteriosamente fuoco, forse avrebbero potuto saperne qualcosa di più, qualcosa che, per qualche misterioso motivo, i loro amici, l’Hokage ed il Maestro non volevano fargli sapere. Ma perché? Che cosa c’era di così terribile da nascondere a loro? Con tutti questi interrogativi nella testa, la 17enne si girò sul fianco destro, chiudendo gli occhi, ma senza riuscire ad addormentarsi. Così passò tutta la notte a girarsi e rigirarsi nel letto, senza riuscire a chiudere occhio, ed ottenendo solo il risultato di apparire come uno zombie alle sue compagne, con due vistose occhiaie sotto gli occhi, iniettati di sangue, ed i capelli arruffati e spettinati ad incorniciarle il viso.

-Sorellona, che ti è successo?- chiese Lisa, spaventata- Stanotte non sei riuscita a chiudere occhio?-

-Già- grugnì lei, la voce ancora impastata dal sonno- tutta colpa di quel maledetto incubo che ho fatto-

-Di che si tratta?- domandò Matilde, curiosa, spuntando dalla porta del bagno. Sarah sospirò, dopodiché raccontò filo per segno tutto quello che aveva visto nel sogno, senza tralasciare nessun dettaglio. Quando ebbe finito, nella stanza calò il silenzio, mentre tutte e tre le ragazze meditavano sul significato di quella strana visione.

-Forse è collegata a questo misterioso Albero della Vita- provò Matilde, ma la 17enne ribattè, sbadigliando: -Probabile, ma quello che mi chiedo di continuo è cosa vogliono nasconderci i nostri amici? E che cos’ha a che fare con noi?-

-Buongiorno, ragazze!- gridò una voce maschile tonante da dietro, facendole sobbalzare per lo spavento; si voltarono, e videro che si trattavano dei loro amici, piegati sulle ginocchia sullo stipite della finestra, il biondo a fissarle sorridente, mentre il moro scuoteva la testa, con fare rassegnato.

-Naruto!- esclamò furiosa Sarah- Vuoi per caso farci prendere un infarto!? E che cosa ci fai qui? Dov’è il Maestro Kakashi?-

-Kakashi ha detto di avere un altro impegno urgente ed è sparito, affidandovi nuovamente a noi- replicò freddo e calmo l’Uchiha- Mentre quello che voleva fare quel Baka del Dobe era invitarvi a fare colazione a base di Ramen-

-Ugh, credo che stavolta passerò- ribattè la bionda riccia, trattenendosi dal vomitare- Che ne dite di andare in un bar a fare colazione?-

-Non se ne parla!- esclamò furioso il biondo, mulinando in aria le braccia- Ho sempre fatto colazione, pranzo e cena a base di Ramen da Teuchi, non voglio andare in un bar!-

-Attento, così finirai per..!- cercò di avvertirlo Lisa, ma non arrivò in tempo: il ragazzo perse l’equilibrio e cadde in strada, sollevando una grande nube di polvere.

-Ehi, va tutto bene!?- esclamarono le tre ragazze, ma Sasuke ribattè, scuotendo la testa: -Tranquille, non si è fatto nulla, ha la testa più dura del cemento quel ragazzo-

Così, dopo essersi preparate, le amiche raggiunsero i due ninja all’ingresso, dove si misero a discutere sul da farsi. Dopo tanta insistenza, alla fine, la spuntò Naruto, così andarono a fare colazione da Teuchi, per la gioia del suddetto che non vedeva l’ora di gustarsi un nuovo piatto. Ma mentre mangiavano, nel piccolo locale entrò Kakashi, che salutò tutti, poi disse: -Naruto, Sasuke, l’Hokage vuole vedervi urgentemente nel suo ufficio-

-Adesso!?- esclamò infastidito il biondo- Almeno mi lasci finire la mia colazione!-

Il moro, invece, si limitò a squadrare l’albino, come se sentisse che qualcosa non andasse, finchè poi disse: -Andiamo, la signorina Tsunade vuole vederci-

-Afpetta, Fafuke!- cercò di ribattere l’amico, con la bocca piena, mentre veniva trascinato via per la collottola dall’Uchiha- Almeno fasciami finife il Ramen!-

Sole, le tre ragazze finirono la loro porzione, chiacchierando allegramente, finchè Matilde volse il capo verso la strada e sbiancò improvvisamente. Notando la reazione della ragazza, Sarah le chiese, curiosa: -Ehi, Mati, che succede? Cos’hai..?- volse lo sguardo anche lei nella stessa direzione ed impallidì: la vecchia meger.. bibliotecaria avanzava a grandi passi verso di loro, mentre sbuffi di fumo le uscivano in continuazione dalle narici.

-Che facciamo? Che facciamo!?- esclamò istericamente la 18enne, ma l’amica ribattè, mantenendo la calma e senza scomporsi: -State calme, forse non ci ha ancora visto.. Se riusciamo a non farci vedere, lei passerà oltre e noi saremo..-

-Eccovi qui, signorinelle!- esclamò una furiosa voce femminile da dietro, facendo gelare il sangue nelle vene alle tre amiche e deglutire a vuoto- E’ da ore che vi cerco, finalmente vi ho trovate!-

-Scappiamo!- si urlarono guardandosi le tre ragazze, cercando poi di spiccare una corsa per allontanarsi dalla vecchiaccia, ma venendo afferrate per il colletto e sollevate da terra, impedendo qualsiasi via di fuga.

-Credevate di cavarvela così, a buon mercato?- proseguì, furibonda- Ma io ho una buona memoria, e mi ricordo che voi avete un libro che non avete restituito quando vi ho cacciato fuori!-

-L-Libro? Quale libro?- cercò di mentire Sarah, mentre il volto perdeva colore- Io non ne so nulla, e voi, ragazze?-

Le amiche scossero la testa, per appoggiarla, ma la bibliotecaria esclamò, sempre più arrabbiata: -Credete di riuscire ad ingannarmi? Lo so che lo avete voi, ed ora vi porto con me alla biblioteca per restituirlo!-

Detto questo, trascinò per strada le tre vittime, che urlavano, si contorcevano, chiedevano aiuto e protestavano, sotto gli increduli occhi di Teuchi che scrollò le spalle e proseguì a cucinare.

Qualche minuto dopo raggiunsero la destinazione, ed entrarono, ritrovandosi di nuovo dentro al grande salotto pieno di mobili che contenevano i libri, mentre al centro vi erano i tavoli.

-Forza, seguitemi- esclamò burbera l’anziana- E non cercate di fuggire, tanto è inutile-

L’ultima frase allarmò le ragazze, ma decisero di ignorare la brutta sensazione che provavano dentro, dicendosi che si trovavano dentro ad una biblioteca, cosa mai poteva succedere? Così fecero per raggiungere la vecchia, ma ad un tratto delle piume rosa iniziarono a cadere dal cielo, fluttuando nel cielo e depositandosi a terra.

-Piume rosa?- disse Sarah, stupita- Che strano..-

-Ehi, ragazze?- sussurrò Matilde, sbadigliando- Anche voi avete voglia di dormire, ora?-

-Ma che dici, Mati?- la rimbeccò Lisa, sbadigliando a sua volta- Non hai già dormito abbastanza stamattina..?-

Un tonfo secco avvertì che le amiche erano cadute a terra, e stavano dormendo. Ma anche la 17enne sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti ed una strana sensazione di torpore avvolgerla. Fece qualche passo, barcollando, cercando di resistere, ma anche lei crollò sul pavimento, senza più energie.

“Naruto.. Sasuke.. Maestro Kakashi.. Vi prego, aiuto..” fu il suo ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi e cadere tra le braccia di Morfeo.         

 

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Capitolo 8
*** Situazione pericolosa ***


Dopo aver abbandonato controvoglia le ragazze al chiosco di Teuchi, Naruto e Sasuke si ritrovarono a seguire il loro maestro per le affollate strade del villaggio, convinti che li stesse conducendo verso la Magione per l’incontro urgente con il Quinto Hokage; tuttavia, il moro aveva una strana sensazione, come se fossero in pericolo, ma non sapeva spiegarsi il perché: dopotutto, fino a prova contraria, quello era il maestro Kakashi, non avrebbe mai fatto del male ai suoi allievi, giusto? Guardò il biondo, che camminava davanti a lui con le braccia dietro alla testa e brontolando qualcosa sul pranzo, e sospirò, pensando che forse si stava preoccupando troppo per nulla.

Il sesto senso del moro, però, scattò nuovamente quando l’albino disse, calmo: -Ecco, svoltiamo qui- per poi entrare in una piccola via laterale sulla sinistra, seguito dai due ragazzi.

-Ehm, Maestro?- chiese perplesso l’Uzumaki- E’ sicuro che sia la strada giusta, questa?- -Tranquillo, Naruto- ribattè quello, con uno strano ghigno stampato sul volto, mentre rallentava lasciando andare avanti gli allievi e faceva scivolare fuori dalla manica destra un kunai- Ti assicuro che grazie a questa scorciatoia raggiungeremo più in fretta la Magione- -Sarà- replicò ancora Naruto- Ma a me proprio non mi convin..- -Dobe, attento!- l’avvertì Sasuke, ma non ce ne fu bisogno: quando il compagno vide il pugnale cercare di affondare nella sua carne, balzò via, portandosi a distanza di sicurezza, mentre l’arma lacerava la tuta arancione, all’altezza del ventre, senza procurare ulteriori danni.

-Stai bene?- gli domandò l’Uchiha, mentre l’amico gli rispose, annuendo: -Si, tranquillo, mi ha beccato la tuta, ma non mi ha ferito- l’altro sospirò di sollievo, dopodiché si rialzò e mise una mano sul fodero della katana che portava dietro la schiena, pronto a fronteggiare il nemico.

-Chi sei?- chi chiese, serio- Che cosa vuoi da noi?- -Mi deludi cosi, Uchiha- ribattè l’avversario, scrollando la testa e sorridendo- Non eri tu quello più intelligente dei due?-

-Ti ho fatto una domanda- ringhiò il moro in risposta, ignorando la provocazione- Ti conviene rispondere, o ti caverò ogni singola parola di bocca con la forza- -Se la metti così- ribattè l’uomo, alzando il pugnale davanti il volto, facendosi improvvisamente serio- Perché non ci provi?- -Ti pentirai di averlo detto- replicò il giovane, dopodiché aggiunse, rivolto al compagno: -Sei pronto, Dobe?- -Quando vuoi tu, Teme-

Così, dopo aver attivato la sua abilità oculare e sguainato la katana, nella quale mise il chakra dei Millefalchi, si gettò sull’uomo, cercando di colpirlo con un fendente rovescio diretto verso il fianco destro scoperto dell’avversario, ma quello, con una serie di rapidi movimenti, parò il colpo e successivamente lo fece cadere a terra, poco distante, senza disarmarlo.

-Guarda ed impara, Teme, è così che si fa!- esclamò il compagno da dietro, correndo insieme alle cinque copie che aveva evocato verso l’avversario, che li sconfisse con facilità, scagliando a terra anche il l’originale.

-Come diavolo ha fatto!?- esclamò esterrefatto il ragazzo, facendo prorompere il nemico in una risata soddisfatta.

-Dobe- sussurrò infine l’Uchiha, visibilmente teso- E’ più forte di quanto pensassi, credo di averlo sottovalutato. Per batterlo, dobbiamo lavorare insieme- -D’accordo- asserì il compagno conun cenno affermativo della testa- Hai già in mente qualcosa?- -Si, ma è alquanto rischioso: io cercherò di tenerlo occupato, poi, al momento opportuno, tu lo colpirai con il Rasengan- -Lascia fare a me, Teme, non ti deluderò- esclamò lui, alzando il pollice e sorridendo.

“Speriamo in bene..” pensò l’altro, sospirando, mentre il nemico disse, con enfasi: -Bisbigliare è inutile, tanti il vostro destino è segnato e non potete farci nulla!- -Lo vederemo- ribattè il moro, partendo poi all’attacco, scambiandosi fendenti mortali ma dove nessuno dei due sembrava prevalere, finchè il giovane Uchiha, in un momento di distrazione, fu disarmato e scagliato a terra; quando cercò di rialzarsi, si ritrovò la lama del pugnale a pochi centimetri dalla sua gola.

-Dimmi, che morte preferisci?- esclamò soave l’avversario- Veloce ed indolore o lenta e dolorosa?-

-Non sarò io a fare una brutta fine, babbeo- replicò Sasuke, mentre un ghigno gli si apriva sul volto. All’inizio l’uomo non capì, ma quando vide il compagno del ragazzo saltare verso di lui tenendo in mano una sfera di chakra comprese di essere caduto in una trappola, venendo successivamente colpito e scagliato lontano sul selciato, scavando un enorme fosso e sollevando una nube di polvere.

-Tempismo perfetto, Dobe- disse il moro, rialzandosi e riassettandosi i vestiti- Ora prendiamolo e portiamolo alla Squadra Interrogatori, loro sapranno cosa fare- -Temo che non sia possibile, Teme- ribattè l’amico, indicando il solco scavato vuoto, dove ci sarebbe dovuto essere l’avversario.

-Però ancora non riesco a capire- esclamò l’Uzumaki, perplesso- Perché il Maestro Kakashi stesse cercando di ucciderci- -Dobe- ribattè il compagno, sospirando- Quello non era il vero Kakashi, si trattava di un ninja nemico che ci ha teso una trappola, travestito da lui, per eliminarci- Ad un tratto un flash attraversò la mente dell’Uchiha: trappola, ninja, le ragazze.. Era un piano per allontanarli dalle tre adolescenti, e loro ci erano cascati in pieno!

-Dobe, presto!- esclamò, correndo verso l’uscita della via- Dobbiamo raggiungere in fretta il chiosco di Teuchi!- -Ma perché?- esclamò Naruto, senza capire ma seguendolo- Che succede!?- -Ci hanno teso una trappola, zuccone!- ribattè sbuffando l’Uchiha, possibile che non lo avesse ancora capito?- Quell’uomo era un esca per farci allontanare dalle ragazze!-

Percorsero di corsa ed a tempo di record il tragitto a ritroso, ma una volta raggiunta la destinazione, delle protette e di Teuchi non vi era traccia.

-Maledizione- imprecò Sasuke- Siamo arrivati tardi!- -Forse sono tornate alla locanda- suggerì l’amico, fiondandosi così sul posto. Ma quando chiesero al gestore se tre ragazze erano rientrate, questo negò, affermando che quella mattina non era passata anima viva.

-Non sono nemmeno qui- disse sospirando il biondo- Che facciamo adesso, Teme?- -Che altro?- ribattè l’Uchiha, scuotendo la testa- Riferiremo al Quinto Hokage, lei saprà che fare- Così ricominciarono a correre, raggiungendo la Magione dell’Hokage e catapultandosi all’interno del piccolo studio, dove trovarono Shikamaru e Kakashi a parlare con la bionda.

-Naruto, Sasuke, che ci fate qui?- domando la donna, perplessa- Non dovreste essere assieme alle tre ragazze, come avevamo stabilito?- ma venendo completamente ignorata; i due ragazzi, infatti, stavano osservando l’albino con diffidenza.

-Stavolta non ci inganni, a noi due!- urlò il biondo, balzando verso il ninja mascherato per attaccarlo, ma venendo neutralizzato torcendogli un braccio dietro la schiena.

-Così non vale, maledetto!- strillò contrariato l’Uzumaki, cercando di divincolarsi dalla ferrea presa- E tu, razza di un Teme, perché non vieni ad aiutarmi!?- aggiunse, rivolto al compagno che si limitò a scuotere la testa, esasperato.

-Potete spiegarmi che cosa sta succedendo?- chiese senza scomporsi Kakashi, così Sasuke gli spiegò in breve quello che gli era appena successo ed il motivo di quell’aggressione.

-Che cosa!?- tuonò Tsunade, alzandosi e battendo i palmi sulla scrivania in legno- Avete perso le ragazze!?-

-Si, ma non è colpa nostra- cercò di difendersi il biondo, imbarazzato, facendo toccare gli indici in continuazione- Un ninja nemico si è camuffato da Maestro Kakashi e ci ha fatto allontanare da loro, con la scusa di portarci qui per un colloquio importante con te-

-Si, ma ora Daisuke potrebbe averle prese- ribattè il Quinto Hokage, furiosa- E noi non abbiamo idea di dove possa essere!-

-Scusate- intervenne Shikamaru, perplesso- Ma di che cosa state parlando? Potrei dare una mano, se ne sapessi di più-
Così, brevemente, anche il Nara fu messo al corrente della storia delle tre ragazze e dell’Albero della Vita. Alla fine del racconto, il ragazzo si portò il pollice e l’indice sotto il mento,  mormorando: -Brutta situazione, davvero. Ma se io fossi in questo tizio, ora che possiedo le tre ragazze, mi dirigerei all’Albero della Vita-

-Il problema sta nel fatto che lui ne conosce l’esatta ubicazione, mentre noi no- replicò Kakashi- Ed anche se lo sapessimo, non arriveremo mai in tempo, lui ha del vantaggio-

-Aspettate un momento- esclamò Naruto, colpendo il palmo della mano con un pugno- Ieri sera Sasuke ha bruciato con le Fiamme Nere un libro preso dalle ragazze in Biblioteca, forse là ne hanno altri!-

-Ottima idea, Naruto- disse l’albino- Non è molto, ma è già un punto di partenza per cercare informazioni sull’Albero della Vita. Che ne dice, Quinto Hokage?-
La bionda si fece meditabonda per qualche minuto, dopodiché disse, autoritaria: -D’accordo, allora facciamo così: Kakashi e Shikamaru, voi vi recherete in Biblioteca per cercare informazioni sull’esatta posizione dell’Albero della Vita; con un po’ di fortuna riusciremo a trovare qualcosa. Naruto, Sasuke, voi setaccerete i boschi circostanti per localizzare Daisuke. Anche se ha un po’ di vantaggio su di noi, non può essere andato lontano. Tutto chiaro?- -Si!- esclamarono in coro il quartetto, fiondandosi fuori dall’ufficio e lasciandola sola.

-Sarah! Sarah! Svegliati, Sarah!- infastidita da quelle urla, la ragazza strinse gli occhi e li aprì, facendoli abituare ai tenui raggi solari, dopodiché si mise a sedere, guardandosi intorno e capendo di trovarsi in un bosco, con i polsi legati da delle robuste corde. Ma come ci erano finite lì? L’ultima cosa che ricordava prima di addormentarsi era che si trovavano in biblioteca, condotte lì dalla vecchia, dopodiché il buio completo.

-Ragazze- biascicò, con la voce impastata dal sonno- Sapete dove siamo e come ci siamo finite qui?-

-No, ma la cosa non mi piace- ribattè Matilde, che cercava di spezzare la fune che la teneva prigioniera- Dobbiamo fuggire via il prima possibile-

-Voi non andate da nessuna parte, signorine- replicò una voce maschile profonda, che le ragazze riconobbero al volo ed avevano imparato ad odiare sin dalla prima volta che l’avevano udita. Si voltarono, ed infatti Daisuke Turenzi era lì, davanti a loro, in carne ed ossa.

-Tu!- ululò l’italo-americana, furente- Si può sapere che cosa vuoi da noi? Perché continui a tormentarci in questo modo!?- -Stai calma, mocciosa, oppure stasera andrai a letto senza cena- ringhiò in risposta, per poi addolcirsi ed aggiungere, soave: -State tranquille, al momento opportuno vi sarà rivelata ogni cosa. Fino ad allora, sarete mie ospiti, quindi cercate di fare le brave e godervi il soggiorno. A presto, mie gallinelle dalle uova d’oro- dopodiché se ne andò, ridendo sguaiatamente. Alle ragazze non piacque il modo in cui aveva parlato, e deglutirono a vuoto, consapevoli che le attendeva una prova durissima.

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Capitolo 9
*** Una missione difficile ***


Dopo essere usciti dal piccolo studio e poi dalla Magione, il quartetto si divise, restando fedeli al piano escogitato dal Quinto Hokage: Naruto e Sasuke corsero verso il portone d’ingresso del Villaggio per esplorare il bosco e vedere se riuscivano a trovare le ragazze, mentre Kakashi e Shikamaru in direzione opposta, giungendo alla biblioteca qualche minuto dopo. Appena entrarono, però, lo spettacolo era leggermente diverso da come si aspettavano: i libri erano sparsi dovunque, mentre al centro i tavoli e le sedie erano ribaltati.

-Tieni gli occhi aperti, Shikamaru- soffiò l’albino, estraendo un kunai dalla sacca posteriore e portandolo davanti a se- Daisuke potrebbe essere ancora qui- il compagno annuì, imitando il maestro, dopodiché avanzarono verso l’interno, guardandosi intorno, circospetti e con tutti i sensi all’erta. Ma quando capirono di essere soli, si rilassarono e riposero le armi.

-Sembra che siamo soli- affermò il Nara, ma venne smentito da una serie di mugolii e tonfi provenienti da una porta in fondo alla stanza, sulla destra. Allarmati, i due ninja estraettero nuovamente le armi e si avvicinarono circospetti, portandosi poi ai lati dell’apertura; dopo essersi scambiati un cenno con il capo, l’uomo afferrò la maniglia con la mano destra ed aprì con un rapido gesto, mentre Shikamaru gli si portava davanti, col pugnale alzato e pronto a colpire. Quello che trovarono, però, li lasciò di sasso: la proprietaria della biblioteca giaceva a terra, legata come un salame ed imbavagliata, mentre negli occhi le si poteva leggere un grande terrore.

-Stia tranquilla, è finita, ora è salva- le disse con fare rassicurante il ragazzo, mentre le si avvicinava e scioglieva le corde che la imprigionavano e toglieva la benda che le impediva di parlare.

-Che è successo, signora?- chiese perplesso l’albino- Sembra che in questo posto sia passato un tornado-

-Due brutti ceffi sono entrati e mi hanno aggredita- iniziò a raccontare l’anziana, spaventata- Poi mi hanno chiuso qui dentro ed hanno iniziato a mettere a soqquadro la mia biblioteca- i due compagni si guardarono, capendosi al volo: si trattava senz’ombra di dubbio di Daisuke e la spia, il suo complice.

-Però non capisco- disse Shikamaru, facendosi meditabondo e portandosi pollice ed indice sotto il mento- A che scopo  mettere in disordine una biblioteca?- -Forse a questo posso rispondervi io- intervenne la donna- Mentre ero rinchiusa nello sgabuzzino, li sentivo parlare di un Albero della Vita e di tre ragazze, dopodiché quello che voi chiamate Daisuke ha ordinato di mettere in moto il piano senza ulteriori indugi, mentre lui avrebbe devastato la biblioteca in modo da far perdere ogni libro riguardante l’argomento agli inseguitori-

-Geniale- commentò sarcastico l’albino- Ha pensato che se non riuscivamo a trovare nulla sull’Albero della Vita, non l’avremmo mai rintracciato- -Non possiamo arrenderci ora- ribattè il Nara, determinato- Forse esiste ancora una copia che possa darci informazioni sul nostro obbiettivo- dopodiché si volsero entrambi verso la donna, che disse: -Beh, non so con esattezza cosa state cercando, ma potete provare nel reparto miti e leggende, forse lì c’è qualcosa- -Grazie- esclamarono in coro i due compagni, dopodiché si catapultarono dove gli era stato detto, trovando una marea di libri per terra, alla rinfusa.

-Che seccatura- sospirò il ragazzo, portandosi la mano destra dietro alla nuca- Ci vorrà una vita per controllarli tutti, non ce la faremo mai in tempo- -Non abbiamo altra scelta- ribattè l’uomo, chinandosi su una pila di libri ed afferrandoli uno ad uno, scartandoli successivamente perché non erano quelli che cercavano. Dopo un nuovo e veloce sospiro, Shikamaru imitò il Maestro, mettendosi alla ricerca di quel volumetto che avrebbe potuto salvare le ragazze.

Passarono al setaccio tutti i libri dell’intero reparto, ma nonostante l’assidua e disperata ricerca, durata due ore, non trovarono niente.

-Trovato qualcosa?- domandò un esausto Kakashi al compagno, che rispose, scrollando la testa: -Niente di niente, e tu?- -Nemmeno io. Secondo te quella donna ci ha mentito?- -Ne dubito- ribattè il Nara, facendosi pensieroso- Era troppo spaventata a causa di quello che è successo, non avrebbe avuto la mente abbastanza lucida per farlo- poi aggiunse, battendosi un pugno sul palmo della mano: -Ho un idea. Visto che qui non abbiamo trovato niente, proviamo a fare l’opposto di quello che abbiamo fatto fino ad ora- -Che intendi dire?- domandò perplesso Kakashi, e Shikamaru rispose, come se fosse la cosa più logica del mondo: -Probabilmente quello che Sasuke ha bruciato con Amaterasu era l’unica copia esistente della Biblioteca sull’Albero della Vita, quindi era abbastanza improbabile che la trovassimo. Quindi, visto che qui non c’è, ed abbiamo appurato che quello che Daisuke cerca non è una leggenda, probabilmente se cerchiamo nei libri che parlano della storia del Villaggio della Cascata lo troveremo sicuramente- -Geniale- esclamò l’albino, sorpreso, spostandosi poi assieme al ragazzo nel reparto storia e setacciando tutti i libri, trovando infine il volume che cercavano: un piccolo tomo marroncino con delle cascate come cornice per la copertina. Iniziarono a sfogliarlo, saltando le pagine riguardo alla fondazione e le prime guerre, finchè un capitolo in particolare attirò l’attenzione dei due ninja: questo parlava di un piccolo villaggio, poco distante da quello delle Cascate, che fioriva e prosperava, sorvegliato da una ragazza dai misteriosi poteri, soprannominata Guardiana dagli abitanti. Durante la Terza Grande Guerra Ninja, però, questo venne attaccato da un gruppo di ninja mercenari e raso completamente al suolo, nonostante la sua Custode cercasse di difenderlo a tutti i costi ma venendo eliminata dal capo dei nemici, tale Daisuke Turenzi. I sopravvissuti si dispersero per tutte le Cinque Grandi Terre Ninja; ben presto la cosa cadde nel dimenticatoio, tuttavia, grazie ai racconti dei sopravvissuti di quel terribile giorno che avevano visto i misteriosi poteri della Guardiana, nacque la leggenda dell’Albero della Vita, che si diceva sorvegliato da questa ignota ragazza, e che se ne bevi la linfa, diventi praticamente invincibile.

-Da qui in poi- disse il ragazzo- ricomincia a parlare del Villaggio delle Cascate. Mi chiedo però se è quella la meta che vuole raggiungere Daisuke- -Forza, torniamo dal Quinto Hokage e riferiamole che cosa abbiamo appena scoperto- ribattè Kakashi, appoggiando una mano sulla spalla del compagno- Forse lei ne sa qualcosa in più di noi- -D’accordo- asserì lui, alzandosi. Così, dopo un veloce saluto alla Bibliotecaria ed aver ottenuto l’autorizzazione di portare con loro il libro, i due raggiunsero lo studio di Tsunade, dove ritrovarono anche Naruto e Sasuke, parecchio abbattuti.

-Naruto, Sasuke- chiese Shikamaru, perplesso- Avete trovato qualcosa nel bosco?- -Purtroppo no- ribattè affranto l’Uchiha, sospirando- Sembra quasi che si siano volatilizzate. Voi, invece?- -Oltre ad aver scoperto che i sospetti di Naruto erano fondati e che Daisuke aveva fatto visita alla Biblioteca, abbiamo trovato questo- rispose Shikamaru, porgendo il tomo alla bionda, che iniziò a sfogliarlo.

-Narra la storia del Villaggio delle Cascate, dalla fondazione fino ad oggi, ma ha un interessante capitolo a parte che contiene alcune informazioni utili su quello che stiamo cercando- -Ottimo lavoro, Kakashi e Shikamaru- si congratulò la donna, diventando pensierosa all’improvviso: -Solo , non riesco a capire: che legame hanno le ragazze con questa “Guardiana”?- -Che ne siano le figlie?- azzardò l’albino, ma Tsunade replicò, scuotendo la testa: -Impossibile, l’assedio è avvenuto parecchi anni fa, ed oggi gli abitanti probabilmente sono tutti morti.. Comunque sia, non ha importanza: ora che sappiamo dov’è diretto Daisuke, possiamo raggiungerlo e catturarlo, vivo o morto, e riportare indietro le ragazze. Team sette e Shikamaru, questa è una pericolosissima missione di livello S, accettate?- -Ma certo!- esclamò con enfasi Naruto- Presto Daisuke si renderà conto con chi ha che fare!-

Così, dopo essersi fatti dare le coordinate del villaggio, il quartetto uscì dalla Magione e raggiunse le rispettive case, dove preparò l’attrezzatura per la missione, dopodiché si incontrò al portone d’ingresso, pronti a partire per quella che sarebbe stata la missione più pericolosa e rischiosa della loro vita.

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Capitolo 10
*** Finalmente la verità ***


Erano in viaggio da ormai due giorni in quel bosco che alle ragazze sembrava non finire mai, seguendo un piccolo sentiero in terra battuta, fermandosi soltanto per mangiare e passare la notte. Man mano che le ore passavano, nonostante cercassero di non mostrarlo, le tre amiche avevano paura: si trovavano nelle mani di un criminale che le stava portando chissà dove, senza dare nessuna spiegazione; e se lo chiedevano, venivano liquidate ogni volta con un “Vi verrà detto tutto al momento opportuno”, condito con un ghigno dipinto sul volto. A preoccupare maggiormente le adolescenti, era il fatto che più si allontanavano dal Villaggio della Foglia, che le aveva ospitate e fornito rifugio fino ad ora, e meno c’erano possibilità che i loro amici le trovassero, anche se in cuor loro si auguravano che non si arrendessero.

La sera del secondo giorno, quando ormai la visibilità era scarsa ed i raggi del sole non filtravano più tra le fronde degli alberi, Daisuke alzò il braccio destro per fermare gli altri ed ordinò: -Per stanotte ci accampiamo qui, domani raggiungeremo destinazione- ed allestendo in pochi minuti un piccolo campetto, con al centro un piccolo falò, dove venne arrostita della selvaggina che gli scagnozzi avevano cacciato poco prima. Gli ostaggi, invece, si trovavano legate insieme vicino ad un albero, poco distante dal banchetto, che li osservavano con la bava che colava dalla bocca.

-E’ arrivata la cena- esclamò un energumeno, avvicinandosi al terzetto con in mano tre vassoi che contenevano un tozzo di pane ed un po’ d’acqua, che posò poi malamente ai loro piedi.

-Come cena, fa un po’ pena- ribattè Matilde, ma l’uomo esclamò, con un ghigno dipinto sul viso: -O questo, o la fame- -Allora preferisco fare lo sciopero della fame, piuttosto che mangiare questa roba- replicò ancora la 18enne, riuscendo a fare sparire il sorriso dal volto del nemico.

-Ascoltami bene, mocciosa- disse, avanzando minacciosamente verso le tre ragazze- Il capo mi ha ordinato di darvi da mangiare e di assicurarmi che svuotiate il piatto.

Non costringermi a..- -Ehi, ehi, Danjuro- s’intromise Daisuke, spuntando da dietro un albero- Che modi sono di trattare le ospiti importanti come loro? Hai sentito la signorina: ora non ha voglia di mettere sotto i denti qualcosa- -Ma, ma capo, io..- cercò di dire il sottoposto, ma un occhiata gelida da parte del criminale lo convinse a fare un inchino ed andarsene. Una volta che si fu allontanato, anche l’uomo, dopo aver rivolto un sorriso al terzetto, fece per allontanarsi, ma fu fermato da Sarah, che esclamò: -Si può sapere che cosa vuoi da noi? Ci porti in questa dimensione, ci dai la caccia, ci rapisci e ci tratti con cortesia, almeno dicci dove ci stai portando!- quando l’uomo si volse, l’inquietante ghigno che aveva dipinto sul viso gli andava da un orecchio all’altro, ma si limitò a rispondere, soave: -Tranquilla, tutto vi verrà rivelato al momento opportuno. Per ora, godetevi il soggiorno ed il pasto; sapete, ho bisogno che restiate in forma- dopodiché se ne andò verso il falò, ridendo malvagiamente, lasciando sole delle esasperate ragazze.

-Io proprio non capisco- sbuffò la 17enne- Perché si comporta così? Dopotutto, siamo degli ostaggi, giusto?-

-Forse è soltanto una mia impressione- rispose Matilde, pensierosa- Ma credo che per lui siamo così importanti che se ci succedesse qualcosa, tutto quello che ha fatto fino ad ora potrebbe andare in fumo-

-Credi- domandò Lisa, incerta- Che abbia a che fare con l’Albero della Vita e la posizione che abbiamo nei suoi confronti?-

-E’ possibile- rispose la 18enne- Se no perché darsi tanto disturbo di richiamarci qui e rapirci?-

-Il Capo dice che è ora di dormire, mocciose- esclamò burbero un altro sottoposto di Daisuke, avvicinandosi al terzetto- Domani vi attende una dura giornata-
Sebbene di malavoglia, le tre amiche ubbidirono, chiudendo gli occhi; ma mentre la sorella e l’italiana caddero tra le braccia di Morfeo istantaneamente, la bionda riccia passò un’altra notte insonne, tormentata dallo stesso sogno che aveva fatto pochi giorni fa sull’assedio del villaggio e la Guardiana chiamata Yui, col risultato di avere due enormi borse sotto gli occhi ed un enorme voglia di dormire, ma venendo svegliate alle prime luci del mattino per rimettersi in  marcia.

-Sarah- bisbigliò Matilde, notando l’aspetto della ragazza- Hai un aspetto terribile, che ti è successo?-

-Tutta colpa di quel maledetto sogno- borbottò in risposta l’altra, la voce impastata dal sonno- Non fa altro che ripetersi in continuazione nella mia mente quando chiudo gli occhi, e non riesco a capire che cosa possa significare-

-Ehi, voi, là dietro- le ammonì lo stesso tizio che la sera le era andate ad avvisare che era ora di dormire, con fare burbero- Niente bisbigli, chiaro?- -Lasciale fare, Jinzaburo- ribattè Daisuke, poggiandogli una mano sulla spalla destra- Sanno che non possono fuggire- Il sottoposto non ribattè, limitandosi a fare un lieve inchino e riprendere la marcia.

Dopo due ore di cammino senza sosta, il gruppo uscì dal bosco, venendo accolti dai raggi del sole, trovandosi in cima ad una piccola collina erbosa che sovrastava la valle sottostante dove, in fondo ad essa, vi erano le rovine di un piccolo ed antico villaggio, ormai quasi completamente ricoperte dalla natura.

-Bentornate a casa- disse il criminale, mettendosi a ridere quando le tre ragazze lo guardarono interrogative; dopodichè diede il segnale al gruppo di rimettersi in cammino, raggiungendo destinazione pochi minuti più tardi ed andando verso la piazza centrale; man mano che si addentravano, le ragazze non videro altro che cadaveri di uomini, donne e bambini tutti sparsi per la strada e case con il legno scurito, probabilmente a causa di un incendio, su cui la vegetazione cresceva, rigogliosa.

“Eppure io questo posto l’ho gia visto..” pensava Sarah, cercando di sforzarsi a capire dove o in che occasione avesse potuto essere stata lì, ma senza riuscirci. Una volta raggiunto lo spiazzo circolare, Daisuke fece fermare la comitiva, dopodiché diede la disposizione ai suoi uomini di sorvegliare il villaggio ed evitare che intrusi si avvicinassero, mentre lui entrò assieme alle tre ragazze in una delle baite crollate.

-Ehi, ehi- esclamò divertito il ninja, per stuzzicarle- Fate pure come se foste a casa vostra- mettendosi nuovamente a ridere e facendosi largo tra le macerie fino ad una piccola scala in legno che proseguiva verso il basso. Scesero, arrivando ad un piccolo scantinato in pietra, buio e freddo, dove il criminale si mise a cercare qualcosa a tentoni.

-Ah, eccolo qui!- esclamò soddisfatto infine- Quella mocciosa l’aveva nascosto bene- Le tre amiche stavano per chiedergli che cosa fosse, quando un rumore metallico vibrò nell’aria per pochi secondi, dopodiché tornò il silenzio. Quando pensarono che non sarebbe accaduto niente, però, il muro in pietrisco si divise in due, iniziando lentamente ad aprirsi e rivelando una lunga rampa di scale scavate nella pietra, illuminate da una lunga fila di torce appese al muro, che lasciò senza parole i tre ostaggi.

L’uomo, invece, afferrò una fiaccola ed iniziò a scendere, seguito dalle adolescenti che erano sempre più curiose di vedere dove portassero, e raggiungendo, pochi minuti dopo, un enorme salone in pietra, illuminato da un enorme lampadario in cui splendeva un fuoco di colore azzurro chiaro, ed in fondo al quale vi era un grande portone in oro zecchino dove vi era incisa una figura simile ad un albero.

-Forza, andiamo- disse Daisuke, euforico, mentre muoveva qualche passo, ma Sarah ribattè, decisa: -Scusa, ma non ti sembra ora di darci qualche spiegazione? Che posto è questo? E che ci facciamo noi qui?- -Oh, che sbadato!- esclamò lui, falsamente e battendosi una mano sulla fronte- Hai ragione, dopotutto ve l’avevo promesso, no? Tanto tempo fa, durante una guerra, ho attaccato questo villaggio per catturarvi, ragazze; purtroppo, la Guardiana riuscì a mettermi i bastoni tra le ruote e nascondervi in un'altra dimensione che voi chiamate Terra, ma fortunatamente son riuscito a trovarvi e riportarvi nel vostro mondo d’origine per svolgere un importante missione: aprire le porte per l’Albero della Vita, compito che possono fare soltanto le Tre Guardiane Prescelte-

Il silenzio calò nella stanza, mentre la tensione salì così tanto che si poteva tagliare con un coltello. Finchè la 17enne sbottò, furiosa: -Ma che stai dicendo!? Non ha alcun senso, noi siamo nate e cresciute sulla Terra, qui non ci siamo mai state!- -Ma davvero?- ribattè lui, ridendo- Allora perché non lo chiedete alla vostra amica?- non capendo a cosa si riferisse, le due sorelle si volsero verso Matilde, che dopo quella rivelazione era caduta in uno stato di shock, bocca ed occhi spalancati, dai quali affioravano le lacrime, come se stesse ricordando un dettaglio che sembrava aver accantonato nell’angolo della sua mente, per non ripescarlo mai più..

*Flashback*

Il piccolo appartamento nel centro di Torino era immerso nel buio e nel silenzio totale della notte, l’unica fonte di luce proveniva da una piccola lampada, posta su un tavolo in legno nel salotto, sul quale teneva appoggiati i gomiti un uomo sulla trentina di anni, alto, magro, capelli corti e corvini arruffati e spettinati, occhi castani-chiaro con due enormi borse sotto, barba nera ed incolta, con indosso un maglione a righe verdi e bianche orizzontali ed un paio di jeans blu, piegato sul minischermo di un compiuter portatile a sussurrare, come se fosse preoccupato per qualcosa. Nel mentre, nella cameretta poco distante, Matilde, dieci anni, dormiva placidamente nel suo letto, totalmente immersa nei suoi sogni, finchè un forte rumore la fece scattare a sedere sul materasso, guardandosi intorno, spaventata. Quando capì di trovarsi sola nella sua camera, la bambina sospirò: aveva capito che era stato suo papà, che probabilmente stava nuovamente litigando con mamma tramite il compiuter. Emise un nuovo sospiro: da molto tempo a questa parte, precisamente da quando la donna se n’era andata di casa al culmine di un litigio particolarmente violento di cui lei non aveva compreso neanche una parola, il genitore rimasto non dormiva più, ed ogni volta che vedeva la consorte tramite videochiamata finivano per litigare, costringendola a ripararsi in camera per non sentire quelle terribili urla; l’unico lato positivo era che alla fine lei otteneva sempre uan coppa di gelato. Così, dopo essersi strofinata energeticamente gli occhi per svegliarsi, la bambina scese dal letto ed uscì dalla cameretta, dirigendosi verso il bagno. Quando passò per la porta scorrevole a vetri, socchiusa, che dava sul salotto, però, una frase attirò la sua attenzione e stuzzicando la sua curiosita, costringendola a fermarsi ed origliare quello che i genitori si stavano dicendo.

-No, no- stava esclamando la donna- Non possiamo dirglielo, è ancora troppo piccola, resterebbe sconvolta per tutta la vita!- -Sciocchezze- ribattè sbuffando lui, incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi allo schienale della sedia- La nostra.. La mia Matilde è una bambina molto forte, vedrai che non succederà niente- -Ed io ti ripeto che non devi farlo- lo ammonì la consorte, agitando un dito minaccioso in aria- Abbiamo promesso a quel ragazzo, prima che morisse, che non avremmo detto nulla a nostra.. Mia figlia per non farle correre potenziali rischi! Eppoi, come avresti reagito se i tuoi ti avessero detto a dieci anni che Babbo Natale non esiste?-

Come colpito da uno schiaffo invisibile, l’uomo iniziò a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua, incapace di controbattere, dopodiché sbottò, furioso: -Q-Questo non c’entra un tubo..!- stanca di quell’ennesimo litigio, e senza riuscire a trattenere la curiosità che provava visto che parlavano di lei, superò la porta scorrevole e si avvicinò al genitore presente nella stanza, chiedendo innocentemente: -Papà, che succede? Devi dirmi qualcosa?- dopodiché agitò la manina per salutare la madre che rispose con un sorriso radioso, per poi sussurrare, accompagnando le parole con ampi cerchi delle mani: -Tu non hai sentito niente..- esasperando il marito che si schiaffò una mano sul volto.

-Papà?- chiamò nuovamente, ma stavolta preoccupata, la figlia; capendo che non poteva più rimandare o fuggire, lui si piegò sul ginocchio destro, quello ancora sano, le appoggiò una mano sulla spalla e disse, ignorando la moglie che continuava a sussurrare frasi del tipo “Tutto questo non è reale, stai ancora dormendo”: -Piccola, ricordi il discorso che abbiamo fatto poco tempo fa?- -Certamente!- esclamò la bambina, perplessa- Mi dicesti che voi due vi volete ancora bene, ma che state attraversando un brutto periodo, quindi dovete vivere separati per un po’.. Ma che ha a che fare con..?- -Tranquilla, quando sarai più grande te lo spiego- replicò lui, sorridendo amaramente- Ora, per favore, torna a letto, piccola-
Matilde guardò il padre negli occhi, e nonostante la giovane età, potè leggervi dentro tanto dolore e stanchezza, ma decise comunque di non farci caso, dicendosi che erano cose da adulti e che quindi non poteva capire, ed obbedirgli, correndo verso camera sua dopo un veloce saluto ai genitori. Quando il padre fu sicuro che la figlia fosse abbastanza lontana, si voltò verso lo schermo del compiuter, sul volto un espressione tremendamente seria.

*Fine Flashback*

-Matilde! Mati! Che succede? Rispondi!- stave chiamando Sarah, preoccupata, doveva essere rimasta in quello stato catatonico per molto tempo. Così scrollò la testa, tornando al presente, e disse, a capo chino e triste, mentre le lacrime affioravano prepotentemente agli occhi: -Ragazze, quello che dice è vero, e ne ho la prova in un ricordo che credevo di aver accantonato nella mente tanto ma tanto tempo fa. Era questo che mi hanno nascosto fino ad ora, ed ha distrutto il loro matrimonio..- -Mati..- sussurrò dispiaciuta Sarah, mentre Daisuke scoppiava a ridere.

-Che cosa ci trovi di tanto divertente, eh?- sbottò Lisa, furiosa- Sta soffrendo, non lo vedi?- -Non mi interessa- ribattè soave lui, sorridendo- Potrà continuare a farlo dopo che avrà aperto portone- -Scordatelo- sibilò con aria di sfida la bionda riccia, ma il criminale ribattè, senza scomporsi: -Ah, davvero? Forse questo vi farà cambiare idea-

Stava per comporre i sigilli con le mani per usare una delle sue devastanti tecniche, quando la 18enne esclamò, quasi supplicando: -Aspetta, ti prego!- -Si?- ribattè il criminale, arrestandosi- Devi dire qualcosa, mocciosa frignona?-

Ignorando la provocazione, l’italiana proseguì, sospirando: -Non farci del male, faremo tutto quello che vuoi- -Mati, ma sei impazzita!?- urlò la 17enne, poggiandole una mano sulla spalla destra- Hai sentito quello che ha detto il Quinto Hokage? Se per caso questo Albero della Vita esistesse davvero, e quel mostro ci mette le mani sopra, sarà la fine per tutti!- -E che scelta abbiamo?- replicò mesta l’amica- Se non lo facciamo ci eliminerà.. Io dico di aprire quella porta e vedere se la leggenda è vera oppure no-

Dopo averci rimuginato un po’ su, la bionda riccia disse, sospirando: -E va bene, ma spero davvero che tu sappia quello che fai- -Così mi piacete, ragazze- esclamò Daisuke, sorridendo- Ora, per aprire il portone, dovete immettere il vostro speciale chakra in delle piccole colonne-

Anche se di malincuore, le tre adolescenti si avvicinarono all’entrata, che, riconoscendole, sollevò dal terreno tre piccoli pilastri che si fermarono all’altezza del ventre; Sarah, Lisa e Matilde posarono la mano su quello che avevano davanti, chiudendo gli occhi e stringendoli in modo da concentrarsi, facendo così fluire il liquido dentro di questi. Quando la porta decretò che fosse sufficiente, si spalancò, facendo entrare nella stanza un abbagliante luce bianca che investì il quartetto e spense la fiamma blu del candelabro.                      

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Capitolo 11
*** L'Albero della Vita ***


Il quartetto di ninja della Foglia, con Kakashi in testa, seguito da Shikamaru ed in coda Naruto e Sasuke, procedevano spediti verso le coordinate fornitegli dal Quinto Hokage, saltando di ramo in ramo in quel fitto bosco; la tensione la faceva da sovrano, a causa dell’imminente ed inevitabile scontro che si profilava all’orizzonte. Il più nervoso tra i quattro era Naruto, che esclamò, rompendo il silenzio che si era creato: -Maestro Kakashi, manca ancora molto?- -Mantieni la calma, Naruto- ribattè quello, senza scomporsi- La missione è delicata, e se qualcosa va storto potrebbe essere compromessa- -Si, si, lo so- replicò sbuffando il biondo, sempre più impaziente- Ma le nostre amiche sono nelle mani di quel farabutto, se prova a torcergli anche solo un capello se la dovrà vedere con me!- dopodiché scattò in avanti, portandosi alla testa del gruppo e distanziando i compagni di qualche metro.

-Aspetta, Naruto!- esclamò l’albino, ma non venne ascoltato dall’allievo

-E’ inutile, Maestro- disse Sasuke, scuotendo la testa con fare rassegnato e sospirando- Quella testa quadra non cambierà mai- -Che seccatura..- si limitò a sussurrare il Nara, grattandosi la nuca con la mano destra.

Quando l’abbagliante luce sparì ed il quartetto potè finalmente riaprire gli occhi, quello che videro li lasciò senza fiato: oltre quella porta vi era un'altra enorme stanza, illuminata dai raggi del Sole che filtravano attraverso alcune fenditure del soffitto in pietra, mentre davanti a loro vi era una scala di roccia che scendeva, fino a perdersi nelle fronde più basse dell’enorme albero che dominava il centro della stanza.

-Wow- esclamò stupefatta Sarah- Quindi l’Albero della Vita esiste davvero..- altro che leggenda, Tsunade si era sbagliata, bisognava riscrivere i libri di storia!

-Bello, vero?- disse Daisuke, contemplando il paesaggio sottostante- Andiamo, non c’è tempo da perdere- così il criminale, seguito dalle ragazze, scesero la rampa, ammirando il panorama attorno a loro, mentre stormi di uccelli di varie dimensioni volavano sopra le loro teste. Quando però questa si perse dentro i rami più bassi, le adolescenti notarono qualcosa di strano: sul tronco, infatti, di tanto in tanto spuntavano delle strane chiazze blu scure e rigonfie, illuminate dai pochi raggi che filtravano attraverso lo spesso fogliame e le colpivano.

-Scusa- chiese perplessa Lisa, indicandone una- Che cosa sono quelle?- -Quella è la linfa dell’Albero- rispose l’uomo, agitando una mano in aria con impazienza- Il Quinto Hokage vi avrà già spiegato le sue proprietà, giusto?- -Esatto- asserì la sorella, che poi aggiunse, facendosi guardinga- Non è che tu vuoi berla per diventare invincibile, vero?- -Invece si- ribattè lui, mentre un ghigno gli si dipingeva sul viso- E diventerò così potente che perfino le Cinque Grandi Terre Ninja dovranno piegarsi al mio volere, proclamandomi loro indiscusso capo!- poi scoppiò a ridere, estasiato.

-Questo è pazzo- sussurrò Matilde alle amiche- Che facciamo?- -Che altro possiamo fare?- replicò la bionda riccia- In qualità di Guardiane, dobbiamo impedirgli di bere quella sostanza; alla prima buona occasione lo attacchiamo di sorpresa e lo mettiamo a nanna- le altre due annuirono, con un espressione determinata.

Proseguirono lungo la scala per qualche minuto, scendendo sempre di più ed incontrando degli scheletri umani con denti neri, dovuti al fatto che probabilmente anche loro avevano mangiato il nutrimento dell’albero; proprio quando pensavano però che non finissero più, queste terminarono in una piccola piazzetta circolare, circondata da delle mura in pietra ormai vecchie e piene di crepe, dalle quali fuoriuscivano piccoli rami, mentre ai lati vi erano degli enormi tronchi che spuntavano dal terreno e pieni di sacchi di linfa; al centro, invece, vi era un’enorme pozzanghera, poco profonda, della stessa.

-Finalmente- sussurrò visibilmente su di giri il criminale, facendo qualche passo verso quella- Finalmente, il sogno di una vita intera si sta per realizzare!- -Spiacente deluderti, Daisuke, ma la tua gita termina qui!- l’uomo si volse, mentre un espressione folle gli si dipingeva sul viso, e vide le tre ragazze pronte a fronteggiarlo, con un kunai in mano.

-Cosa credete di fare, eh, mocciose?- esclamò, un ghigno alienato sul volto e gli occhi che gli uscivano dalle orbite- Voi non potete fermarmi! Venite pure, se volete, affrontate il vostro destino!- -Coraggio, ragazze!- urlò Sarah, con determinazione- Dimostriamogli che con le Guardiane non si scherza!- dopodiché partirono all’attacco, raggiungendolo e cercando di ferirlo con i pugnali, ma venendo respinte e scagliate con forza a terra.

-Tutto qui?- disse l’uomo, prendendole in giro- Come Guardiane non valete un fico secco! Ed ora tremerete di paura davanti al nuovo e potentissimo me!- detto questo raggiunse, con un unico ed abile balzo, la pozza.

-Che facciamo?- esclamò preoccupata Matilde, cercando di rialzarsi- E’ troppo forte per noi, ma dobbiamo assolutamente impedirgli di bere quell’intruglio!- -Tranquilla, ci penso io- rispose Sarah, mettendosi in piedi, poi iniziò a comporre dei sigilli con le mani.

“Spero che funzioni, altrimenti non so che cos’altro inventarmi!” pensò, preoccupata, chiudendo gli occhi e stringendoli per concentrarsi, mentre sentiva il suo chakra consumarsi; una volta eseguito l’ultimo, poggiò una mano per terra, creando delle onde d’urto che, propagandosi, raggiunsero il nemico, il quale fu avvolto da delle piante rampicanti che si sollevarono dal terreno e lo immobilizzarono per i polsi e le caviglie.

-Ehi, ma cosa..!?- strillò Daisuke, completamente preso alla sprovvista e divincolandosi per cercare di liberarsi.

-Sarah- domandò la 18enne, sorpresa, guardando l’amica- Dove hai imparato quella tecnica?- -A dire il vero non l’ho imparata- rispose quella, sorridendo imbarazzata, mentre si portava la mano destra dietro la nuca- L’ho semplicemente vista fare nel sogno dalla Guardiana e l’ho usata- -Davvero un ottimo lavoro- commentò dolcemente il criminale, con un ghigno stampato sul volto- Non sei così sprovveduta come pensavo. Ma se credi che basti questo a fermarmi, ti sbagli di grosso!- detto questo, con un urlo che costrinse le avversarie a tapparsi le orecchie con le mani, si liberò dalla sua prigionia, per poi chinarsi sulla fonte per cercare di bere, ma ancora una volta le adolescenti lo attaccarono, venendo però nuovamente sconfitte.

-Ahi, ahi, che botta..- esclamò la bionda riccia, massaggiandosi il sedere indolenzito dalla caduta- State tutte bene, ragazze?- -Si, ma non per molto!- rispose urlando la sorella, indicando il nemico che si era portato alle labbra le mani piene di linfa e stava bevendo.

-Oh, no, non ce l’abbiamo fatta..- mormorò la 17enne, abbattuta, ma l’amica italiana replicò, poggiandole delicatamente una mano sopra la spalla per rassicurarla: -Tranquilla, finchè saremo unite, poteri o no lui  non avrà nessuna possibilità di batterci- rincuorata, la ragazza annuì, dopodiché si voltò a guardare la figura immobile di Daisuke. All’inizio sembrò non succedesse nulla, e col passare dei minuti la speranza che non avesse funzionato si fece largo nelle tre Guardiane. Allo scadere dell’ottavo minuto, però, il criminale emise una serie di bassi mugolii, mentre il suo corpo iniziava a contorcersi e gonfiarsi come un pallone, strappando maglietta e pantaloni e mettendo in risalto dei muscoli possenti. A processo finito, l’uomo si volse verso le tre avversarie, e disse, mostrando con un ghigno i suoi denti anneriti: -Date il benvenuto al nuovo dominatore delle Cinque Grandi Terre Ninja, ragazze- quelle si guardarono, preoccupate, ed esclamarono, deglutendo a vuoto: -Oh oh!- capendo che si trovavano in un mare di guai ora.  

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Capitolo 12
*** Calandosi nei guai ***


Dopo qualche ora di corsa forsennata il bosco si aprì, ed quartetto si ritrovò in cima ad una piccola collina erbosa, che sovrastava la valle, mentre sul fondo si trovavano le rovine di un piccolo villaggio, all’apparenza disabitato.

-Quello dev’essere il villaggio di cui parlava il libro..- disse pensieroso Shikamaru; prima però che potesse esternare i suoi dubbi, Naruto partì di corsa verso il paese.

-Naruto, aspetta!- esclamò Kakashi, allungando un braccio davanti a se per cercare di fermarlo- E’ pericoloso andare da solo, potrebbe essere una trappola di Daisuke!-

-Non abbiamo altra scelta, Maestro Kakashi- urlò in risposta l’allievo, voltandosi ma senza smettere di correre- Dobbiamo salvare le ragazze! E se quel farabutto mi si parerà davanti, lo sistemerò a dovere!- l’albino si limitò a sospirare: nonostante gli anni fossero passati, quel ragazzo non era cambiato di una virgola.

-Che facciamo, Maestro?- chiese invece Sasuke, scuotendo la testa con fare rassegnato- Dobbiamo seguirlo?-

-Non possiamo fare altro- rispose quello, sospirando nuovamente- Ed evitare che si cacci nei guai-

Così raggiunsero correndo il compagno all’ingresso, dopodiché entrarono, dirigendosi verso la piazzetta centrale. Man mano che si addentravano e percorrevano il vialetto di selciato, lo spettacolo che gli si parava davanti era agghiacciante: scheletri umani, quasi ricoperti del tutto dalla vegetazione, erano sparsi d’dappertutto, mentre ai lati erano presenti delle rovine di antiche abitazioni, annerite e ormai possedute dalle piante.

-Che cos’è successo qui?- chiese perplesso il biondo, guardandosi intorno.

-Il libro dice che Daisuke ha attaccato questo Villaggio, approfittando della Guerra, ed ucciso tutti gli abitanti- rispose il Nara, osservando i dintorni e storcendo il naso per il disgusto.

-Quel vigliacco la pagherà cara anche per questo!- esclamò il compagno, agitando in aria il pugno, furioso.

Qualche minuto dopo raggiunsero lo spiazzo, ma non avendo idea di dove si potesse trovare l’ingresso segreto per l’Albero della Vita, rimasero fermi per trovare la soluzione.

-Io suggerisco di dividerci- disse Shikamaru, serio- L’area è troppo vasta, e se la perlustriamo in gruppo ci metteremmo troppo tempo. Se invece ci dividiamo, avremmo più possibilità di coprirla e trovare quello che cerchiamo- -Ottima idea, Shikamaru- rispose Kakashi- E la prima squadra che lo trova avverte gli altri-

Dopo essersi suddivisi in due squadre composte da Naruto con Sasuke ed il Nara con l’albino, fecero per muoversi verso le abitazioni, ma una voce maschile stridula gridò: -Voi non andate da nessuna parte!- dopodiché un kunai volò verso il quartetto, ma venne schivato, solo per poi ritrovarsi accerchiato da una trentina di nemici.

-Maledizione, siamo in trappola!- esclamò contrariato Naruto.

 -Che facciamo ora, Maestro Kakashi- soffiò invece il genio del gruppo, serio- Se ci mettiamo a combattere perdiamo tempo prezioso per le ricerche- -Lo so, ma non abbiamo altra scelta. Sbarazziamoci in fretta di questi qui e proseguiamo l’esplorazione- ribattè quello, ma la stessa voce di prima replicò, facendogli gelare il sangue nelle vene: -Volete già andarvene via, ora che la festa è iniziata?-

Detto questo, dal cerchio di nemici uscì un ragazzo alto, magro, capelli lunghi e biondi, occhi neri come la pece che emanavano scaltrezza, e vestito con un mantello da viaggio marroncino chiaro. Appena lo vide sul volto si aprì un ghigno, ed aggiunse, soave: -Kakashi dello Sharingan, dovevo immaginare che saresti venuto- l’interpellato invece non rispose, quasi come paralizzato dal terrore.

-Maestro Kakashi, che succede?- domandò perplesso l’Uchiha, voltandosi a guardarlo- Conosci questo tipo?- -Solo per fama; si chiama Sajionji Satoshi, un criminale ricercato da tutte le Cinque nazioni Ninja per vari omicidi- rispose sussurrando lui- E’ abile a travestirsi e combattere. Non mi sarei mai aspettato di vederlo qui..- -Sono felice che il famoso Ninja-copiatore mi abbia riconosciuto; tuttavia, ho ricevuto l’ordine di eliminare chiunque cerchi di avvicinarsi all’ingresso dell’Albero della Vita, quindi son costretto a farti male- disse quello, estraendo successivamente un pugnale, mentre un sorriso malvagio e senza pietà si dipinse sul viso, mettendo all’erta il quartetto.

-State in guardia, quello non scherza- sussurrò Shikamaru, ma l’albino ribattè, deciso: -E’ troppo forte per voi, ragazzi, a lui ed i suoi scagnozzi ci penso io, voi seguite il piano ed andate a salvare le ragazze- i tre ragazzi annuirono, poi, dopo avergli augurato buona fortuna, con un balzo si portarono fuori dal cerchio nemico, atterrando pochi metri più in la e correndo verso la casa più vicina.

-Dove credete di andare, voi!?- sbraitava furioso e contrariato l’avversario, mulinando le braccia in aria- Non vi lascerò scappare!- fece per corrergli dietro, ma l’uomo gli si parò davanti, tenendo sollevato un pugnale davanti a se e serio.

-Dove vai? Sono io il tuo avversario, ora- disse, facendolo sorridere, entusiasta. Si scrutarono negli occhi, tesi, pronti per un duello all’ultimo sangue..

Le tre ragazze giacevano a terra, ferite e piene di lividi, mentre Daisuke si avvicinava a loro, camminando, sicuro di se e senza nenache un graffio. Sarah, l’unica che ne aveva ancora le forze, si rialzò barcollando, stando malamente in piedi e respirando faticosamente.

-Aspetta, Daisuke!- gridò, stendendo un braccio verso il nemico- Perché stai facendo tutto questo? A che cosa ti può portare?-
Come colpito da uno schiaffo invisibile, l’uomo si bloccò, perdendo il ghigno che gli si era dipinto sul volto, sostituito presto dalla rabbia di un ingiustizia subita tanto tempo fa..

-Vendetta- sussurrò quello, furioso- Ecco cosa mi può portare tutto questo. Loro si son portati via i miei genitori, ora potrò fargliela pagare cara per tutto quello che mi hanno fatto passare. Ad iniziare da voi mocciose!- detto questo, spiccò una corsa, raggiungendo la ragazza e dandole un forte calcio che la scagliò in aria, per poi afferrarla al volo per il collo e puntarle contro un kunai.

-Le tue ultime preghiere?- domandò il fuorilegge, sorridendo; la 17enne invece chiuse gli occhi e li strinse, aspettando la morte, mentre le immagini dei momenti più belli le passavano davanti. Sentì anche le amiche urlare preoccupate il suo nome, ma non poteva fare nulla per salvare lei o loro. Così attese, ma quando vide che la fine non arrivava, aprì un occhio, trovandosi davanti il viso contratto dalla concentrazione e la furia dipinto su di esso.

-Perché.. Non riesco.. A muovere.. Il mio corpo!?- sillabò quello, furibondo; la riccia bionda, senza capire, abbassò lo sguardo sul corpo del nemico, vedendo che un sottile filo nero lo avvolgeva in una morsa, immobilizzandolo. Così volse lo sguardo indietro, ed il viso si aprì in un sorriso di gioia e stupore: sulla scalinata, a braccia conserte ed un ghigno dipinto sul volto, vi erano Naruto e Sasuke, mentre un terzo ragazzo si trovava piegato su un ginocchio solo, immerso in una profonda concentrazioneconcentrazione.

-Ragazzi, ce l’avete fatta!- esclamò, al settimo cielo.      

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Capitolo 13
*** Strategia vincente ***


-Ragazzi, ce l’avete fatta!-

A quell’esclamazione, gli occhi di Daisuke si spostarono sui gradini alle spalle della ragazza; non appena vide i tre ninja, un ghigno si dipinse sul suo volto.

-E così sono arrivati i rinforzi, eh?- sussurrò, divertito- Poco importa, perché andrete tutti all’altro mondo!-

Detto questo, con un nuovo urlo spacca timpani, si liberò dello Strangolamento dell’Ombra dell’avversario, dopodiché lanciò, come se fosse un proiettile, la ragazza, che venne schivata abilmente da Naruto e Sasuke, ma non da Shikamaru, che rovinò a terra.

-Ahi, ahi, che botta..- mormorò la 17enne, massaggiandosi il sedere indolenzito a causa della caduta; nella frazione di secondo successiva si accorse di essere seduta sulla schiena del ragazzo, così arrossì e soffiò: -Sai che sei comodo come cuscino?- 

-Si, grazie per l’informazione- ribattè sarcastico lui- Ora ti dispiace spostarti, così possiamo raggiungere le tue amiche?- -Oh, si, si, scusa..- rispose lei, imbarazzata, alzandosi per poi aiutarlo a rimettersi in piedi. Successivamente raggiunsero Lisa e Matilde, ancora a terra, soccorrendole ed aiutandole a risollevarsi; quello che successe successivamente il Nara lo avrebbe definito “seccatura”: infatti, non appena lo sguardo della 18enne incrociò quello della geniale mente di Konoha, gli occhi le diventarono a forma di cuore e la bava iniziò a colarle dalla bocca; successivamente, lo raggiunse con un balzo, avvinghiandosi al braccio del malcapitato e dicendo: -Ciao, mi chiamo Matilde, sei già impegnato? Ti va di conoscerci meglio?-

-Ma che stai dicendo all’improvviso!?- esclamò quello, preso totalmente alla sprovvista- Sei impazzita!? E staccati dal mio braccio!- -Matilde!- esclamò invece Sarah, contrariata- Ma ti pare il momento!? Siamo in pericolo e tu pensi a provarci con quel ragazzo!?- 

-Piuttosto- prese parola la terza, curiosa- Si può sapere come avete fatto a trovarci?-

-Diciamo che siamo stati fortunati- rispose lui, grattandosi la nuca con la mano- Ci siamo riparati nella prima casa che abbiamo visto e trovato così il passaggio segreto. Ma nonostante l’impazienza di Naruto, ho visto che siamo arrivati troppo tardi-

-Già- replicò la bionda riccia, sospirando- Non siamo riuscite ad impedirgli di bere la linfa, ed ora è diventato pressoché invincibile. Abbiamo provato ad abbatterlo con le armi, ma non ha funzionato-

-E nemmeno i jutsu sembrano avere effetto- disse Shikamaru, osservando un Rasenshuriken di Naruto, in modalità eremitica, venire scagliato con forza in aria da Daisuke, oppure lo stesso uscire indenne dopo essere stato investito da una palla di fuoco suprema di Sasuke.

-A quanto pare- proseguì pensieroso il Nara- Nulla ha effetto su quel mostro..- -Eppure qualcosa si potrà pur fare, no?- esclamò con convinzione Matilde, ma il ragazzo ribattè: -Dammi tempo, io penserò a qualcosa!-

Nel frattempo, poco più in la, lo scontro si faceva sempre più serrato; ma mentre il criminale ne usciva sempre illeso, i due ragazzi si facevano sempre più stanchi, mentre il loro chakra si stava esaurendo.

-Così non va- mormorò Sasuke, col respiro grosso- Possibile che le nostre tecniche non abbiano effetto..?-

-Non importa- replicò Naruto, sorridendo, mentre si asciugava un rivolo di sangue che gli colava dal labbro rotto- Io non mi arrendo, finchè avrò fiato continuerò ad attaccarlo con tutte le mie forze!- 

Detto questo, con un rapido e fluido gesto, estraette dalla sacca posteriore un kunai e lo scagliò contro l’avversario, che lo deviò con un gesto della mano.

-Ah, tutto qui quello che sai fare?- gridò per sbeffeggiarlo, respingendo poi un nuovo attacco combinato; nel frattempo l’arma, deviata dal nemico, roteò su se stessa, attraversando la pozza di linfa, per poi sbattere contro una sacca che giaceva sul tronco dell’albero, esplodendo fragorosamente. Ma mentre i tre combattenti non se ne preoccuparono, Shikamaru lo notò, ed esclamò, battendosi un pugno sul palmo della mano: -Ho trovato! Come ho fatto a non capirlo subito, era così semplice!-

-Sei riuscito a studiare un modo per sconfiggerlo?- domandò perplessa Sarah.

Il ragazzo annuì e rispose: -E’ la linfa il segreto, ragazze!- 

-Scusa, ma continuo a non seguirti- ribattè confusa Lisa; lui agitò in aria una mano, con fare impaziente, e replicò: -La linfa ha dato i poteri a Daisuke, giusto? E nessun Jutsu sembra avere effetto su di lui, giusto? Ebbene, secondo me l’unica cosa che può frenarlo è la stessa che l’ha trasformato!-

-Quindi tu mi stai dicendo che l’unico modo per fermarlo è fargli esplodere addosso quelle sacche?- domandò dubbiosa la bionda riccia, ottenendo un cenno affermativo da parte del Nara, che proseguì: -Naturalmente da solo non posso farcela, ho bisogno del vostro aiuto-

-Conta pure su di noi!- esclamò la 17enne, determinata, per poi allungare la mano davanti a se, seguita poi dalla sorella e dall’italiana,leggermente attardata quella di Shikamaru.

-E andiamo!- urlarono le tre Guardiane, levando al cielo le mani, consapevoli del durissimo compito che dovevano svolgere

Era tutto immobile nel piccolo villaggio, non alitava nemmeno il vento. Nella piccola piazzetta, i due avversari continuavano a scrutarsi, immobili, mentre la tensione era palpabile. Grazie a degli scambi di colpi a distanza ravvicinata, si erano già resi conto della forza del nemico, costringendo anche l’albino a scoprire l’occhio con lo Sharingan.

“E’ davvero molto forte- pensava Kakashi, teso- Devo stare in guardia, ed al primo suo errore ne approfitterò per colpirlo”

-Kakashi dello Sharingan- disse l’altro, interrompendo i pensieri dell’albino- Sai, sei all’altezza della tua fama- -Ti ringrazio, anche tu sei esattamente come ti si descrive- replicò il ninja-copiatore- Ma prima di proseguire, toglimi una curiosità: eri tu la spia di Daisuke?- -Beccato- ribattè quello, ridendo- Grazie alla mia abilità nel travestirmi, son riuscito a passare inosservato nel vostro villaggio, e far credere che fossi te a quei due bambocci-

-Interessante- disse Kakashi, perplesso- Ma perché lavori per quell’uomo senza scrupoli?- -A dire il vero non c’è un motivo- rispose quello, scrollando le spalle- Io sono un Mercenario al servizio del miglior offerente, che in quel caso era lui-

Detto questo, finse uno sbadiglio, dopodiché aggiunse, annoiato: -Mi sono stancato di parlare, che ne dici di mettere fine allo scontro con una sola tecnica?- -Ci sto- asserì l’albino, preparandosi per l’ultimo round.

-Sparite per sempre, moscerini!- esclamò furibondo un ferito Daisuke, mentre del sangue blu scorreva a fiumi dalle ferite che aveva su tutto il corpo. Come aveva previsto Shikamaru, l’unica cosa che poteva ferire l’uomo erano le sacche di linfa, così avevano iniziato a fargliele esplodere addosso e riuscendo così a ferirlo.

-Manca poco, non mollate!- esclamò Sarah, schivando un pugno del nemico.

Naruto e Sasuke, aiutati da Lisa e Matilde, erano gli unici ancora con qualche energia rimasta per attaccare, riuscendo però solo a farlo indietreggiare; Shikamaru e la terza Guardiana, invece erano rimasti piu indietro per coprire da dietro e cercare di agganciarlo. Poi all’improvviso il Nara gridò alla bionda riccia: -Sarah, ora!- dopodiche compose i sigilli per la sua tecnica, mentre contemporaneamente lei, senza capire che cos’avesse in mente, posava il palmo a terra. Notandolo, Daisuke balzò in aria, schivando il Controllo dell’Ombra del ragazzo e le radici che spuntavano fuori dal terreno create dalla 17enne ed urlò, per sbeffeggiarli: -Tutto qui quello che sapete fare?- -Sasuke, ora!- urlò invece di rimando lo stratega di Konoha; senza farselo ripetere due volte, l’Uchiha compose velocemente i sigilli ed esclamò: -Palla di Fuoco Suprema!- sputando dalla bocca un enorme palla di fuoco, che colpì in pieno la sacca di linfa poco distante dall’avversario; accortosi di quello che sarebbe successo tra pochi istanti e capendo che non avrebbe potuto schivarlo, cercò di proteggersi mettendo le braccia davanti, ma venne comunque colpito. Investito pienamente dal botto, il mostro cadde a terra, rialzandosi a fatica e cominciando a barcollare, mettendosi entrambe le mani sulla testa, mentre il suo corpo si contorceva e ribolliva orribilmente..

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Capitolo 14
*** La Mutazione ***


Mentre la battaglia nel sottosuolo proseguiva, anche nella piazzetta del piccolo villaggio il duello continuava senza sosta; nonostante i contendenti avessero dichiarato di voler terminare con un colpo solo, nessuno dei due riusciva ad avere la meglio sull’altro, scambiandosi vari  affondi e fendenti ad alta velocità e procurandosi alcuni graffi. Senza riuscire a trovare falle o punti deboli nel nemico, Kakashi decise allora di studiare le mosse avversarie, ma sapeva che non aveva il lusso di aspettare: i ragazzi erano insieme ad un pericolosissimo criminale. Dopo essersi fermati a riprendere fiato dopo un nuovo scambio potenzialmente letale di colpi, l’avversario partì all’attacco, raggiungendolo in pochi secondi e cercando di colpirlo con il pugnale all’addome; vedendo finalmente l’occasione che aspettava, l’albino intercettò il fendente afferrandogli il polso e respingendolo con un calcio allo stomaco. Stordito, il mercenario barcollò indietro, ma il ninja copiatore non gli diede il tempo di riprendersi: dopo aver eseguito la moltiplicazione del corpo e creato due copie di se, si dispose a triangolo attorno a lui, poi eseguirono dei rapidi movimenti della mano ed infine urlarono contemporaneamente:

-Arte del fuoco: Palla di Fuoco Suprema!-

-Arte dell’Acqua: Drago acquatico!_

-Arte del vento-

Evocando una scia di fuoco, un drago d’acqua ed un vortice di vento, che si diressero verso il nemico; questi, capendo di aver perso, non potè fare altro che sorridere prima che venisse investito dall’unione delle tre tecniche ed esplodere. Ciò lasciò perplesso l’albino, che mentre guardava la coltre di polvere dissiparsi lentamente, si chiedeva perché non avesse cercato nemmeno di fuggire, o perlomeno di difendersi.

Qualche minuto dopo la nube svanì, rivelando il corpo del nemico steso a terra, bruciacchiato ma ancora vivo; così si avvicinò e quello disse, col solito ghigno stampato sul volto: -Complimenti, Kakashi dello Sharingan, me l’hai fatta.. Sei stato più furbo di me..- -Non è questione di furbizia- ribattè invece l’altro, asciutto- A differenza tua che agisci solo per soldi, io ho qualcosa di ben più importante per cui combattere, e si chiamano amici. Non lascerò che gli accada qualcosa a causa di gente senza scrupoli come te o Daisuke-

Il sorriso dell’avversario si allargò ancora di più, ma non riuscì a proferire altre parole perché perse i sensi a causa del colpo subito; così chiuse gli occhi e volse la testa di lato. Il ninja copiatore rimase a guardarlo per alcuni secondi, poi volse la testa verso la costruzione in cui aveva visto i ragazzi sparire, chiedendosi come stesse andando lo scontro. E neanche a farlo apposta il terreno sotto ai suoi piedi iniziò a tremare..

Dopo l’esplosione, Daisuke precipitò a terra, rialzandosi e tenendosi la testa con entrambe le mani e gemendo. Credendo che lo scontro fosse terminato, gli avversari gli si avvicinarono e Sasuke disse, asciutto, puntandogli contro la spada: -E’ finita, Daisuke, arrenditi- ma quello parve non ascoltarlo, era come se fosse in un mondo tutto suo, gli occhi spiritati.

-Daisuke..?- chiamò Matilde, sventolandogli una mano davanti al viso- Oh, ci sei..? Che strano, sembra che non ci senta nemmeno!- -Sentirci o no non ha importanza- ribattè di nuovo l’Uchiha- Forza, portiamolo al villaggio, forse l’Hokage sa cosa fare- poi guardò Naruto e Shikamaru, che annuirono all’unisono e fecero per avvicinarsi, ma all’improvviso il criminale ululò come un lupo ferito, costringendoli ad arretrare.

-Cavolo, così non va!- esclamò il biondo, spaventato- Sembra non essere nemmeno in se, dobbiamo andare a chiamare il Maestro Kakashi, forse lui sa che fare!- l’idea del ragazzo parve essere approvata dal resto del gruppo, che fece per incamminarsi verso le scalinate di pietra, ma Sarah ribattè: -Aspettate!-

-Che vuoi fare..?- chiese la 18enne, perplessa, ma ebbe risposta l’attimo successivo, quando la vide avvicinarsi all’uomo e chiamarlo sottovoce.

-Sarah, no, è troppo pericoloso!- esclamò la sorella minore della bionda riccia- Vieni via e lascia fare a Kakashi!- in tutta risposta, quella si voltò e si premette l’indice sulle labbra, come per dirle di fare silenzio, poi ricominciò ad avvicinarsi, chiamandolo: -Daisuke..?- ma senza ottenere risposta. Così fece un altro passo avanti, man mano che si avvicinava sentiva la tensione aumentare così tanto che si poteva tagliare con un coltello; poteva anche immaginarsi le reazioni delle amiche dietro di lei:
Lisa era tanto preoccupata che tratteneva il respiro; Matilde invece si era probabilmente incollata al braccio di uno dei ragazzi. Mentre avanzava, un dubbio le pervase la mente: era davvero giusto aiutare un criminale che fino a pochi minuti fa stava cercando di ucciderle? Lo guardò, rannicchiato su se stesso a tenersi la testa con le mani ed ebbe un moto di pietà, convincendosi che quella era la cosa giusta da farsi: un aiuto non lo si negava neanche ad un nemico. Tuttavia, finchè si estraniava, non c’era modo di spostarlo od aiutarlo, così decise di fare un ultimo tentativo, e se avesse fallito anche stavolta si sarebbe arresa ed avrebbe lasciato fare al Maestro Kakashi.

Fece l’ultimo passo, coprendo interamente la distanza che li separava, poi, dopo aver fatto un respiro profondo per calmarsi e sperando che stavolta funzionasse, gli mise una mano sulla spalla e lo chiamò di nuovo: -Daisuke..?- ancora una volta non ebbe risposta, ma l’uomo voltò la testa verso di lei, i loro occhi si incontrarono, e la ragazza tremò leggermente; era proprio come aveva detto l’italo-americana: i suoi occhi non avevano più nulla di umano, come se fosse posseduto da qualche entità sconosciuta. Mantennero il contatto per qualche secondo, poi lui la spinse via, facendola cadere a terra ed alzò il braccio destro, pronto a colpirla. La 17enne sentì le urla degli amici che le dicevano di andarsene, ma la paura aveva preso il sopravvento e le gambe non rispondevano, tenendola inchiodata sul posto; così chiuse gli occhi, pensando che stavolta fosse finita sul serio, ma pochi secondi dopo si sentì come se stesse volando. Perplessa, li riaprì, per poi sgranarli quando vide che si trovava in braccio a Naruto ed arrossì di botto: il biondo l’aveva salvata un'altra volta da morte certa, dopodiché atterrarono vicino alla pozza di linfa, e la fece scendere dolcemente.

-Ehm.. Grazie…- riuscì solo a dire la bionda riccia, completamente in imbarazzo e rossa come un peperone in viso; tuttavia lui parve non sentirla: guardava in direzione del criminale, terribilmente serio. Così anche la ragazza scrutò nella stessa direzione e spalancò gli occhi, sorpresa: dopo qualche minuto di pausa, il corpo di Daisuke aveva ripreso a ribollire e contorcersi, facendo urlare il povero malcapitato, dopodiché il torso iniziò a riempirsi di peli, denti e muso allungarsi, i capelli cadere, mentre delle protuberanze ossee simili a corna allungarsi dalla testa; bloccati dov’erano dalla paura, invece, i presenti non poterono fare null’altro che osservare il loro nemico completare la trasformazione.

Pochi minuti dopo, a mutazione terminata, lo spettacolo che si presentò davanti ai cinque adolescenti era raccapricciante; di Daisuke non c’era più nulla di umano: era diventato una specie di lupo dal pelo grigio scuro, alto due metri e mezzo, col busto da gorilla, braccia e zampe da orso, muso da leone con enormi corna che gli spuntavano dalla testa, occhi rossi, mentre sulla schiena metteva in bella mostra due ali da pipistrello.

-E adesso..?- chiese piuttosto impaurita Matilde, ed in risposta il mostro ruggì, dopodiché si scagliò sulla ragazza, che rimase immobile per la paura ma venendo salvata da Shikamaru, al quale si attaccò al braccio come riconoscenza.

-Che diavolo succede? Che cos’è quella cosa? Che fine ha fatto Daisuke?- chiese Sarah, evitando per un pelo di finire infilzata, mentre Naruto le veniva in supporto con un Rasengan, riuscendo solo a fargli il solletico.

-Ma come, non ricordi?- replicò invece Sasuke, cercando di colpirlo con la spada dall’altra parte ma senza successo- Il Quinto Hokage ha detto che se si perde il controllo del chakra dell’Albero si diventa una creatura immonda creata dal Diavolo!- -Quindi.. Si sarebbe trasformato?- ribattè perplessa Lisa, mentre evitava di farsi schiacciare dalla zampa destra del mostro- E come lo riportiamo indietro, adesso?-

-Prova a chiedere a Sarah, sicuramente lei avrà un idea migliore della nostra- rispose stavolta la 18enne, mentre cercava di far esplodere l’avversario con un paio di kunai ai quali aveva attaccato delle carte bomba, ma senza avere successo.

-Ho già detto che mi dispiace, cosa devo fare di più, mettermi in ginocchio ed implorarvi?- rispose la diretta interessata, afferrando il sarcasmo nelle parole dell’amica, che replicò ancora: -Se avessi lasciato che il Maestro Kakashi si occupasse di lui, tutto questo casino non sarebbe successo! Perché devi sempre vedere del buono nelle persone, tu?- la bionda riccia stava per replicare, ma Shikamaru le richiamò all’ordine, esclamando: -Ragazze, vi pare il momento di bisticciare!? Stiamo affrontando una specie di mostro mitologico, rimandate a quando la faccenda sarà finita!-

Le due amiche si limitarono a sbuffare, ma sapevano che aveva ragione: prima dovevano occuparsi di Daisuke. Così balzarono verso l’avversario, mentre il Nara restò in disparte, lontano dal combattimento, per studiare il nemico. Era agile ed estremamente forte, tant’è che nessuno degli attacchi sferrati era andato a segno; inoltre, possedeva tutti i tipi di alterazione del chakra, e grazie a quelle ali poteva volare. Il ragazzo chiuse gli occhi e giunse i polpastrelli delle mani, immergendosi in una concentrazione profonda. Era un avversario che non avevano mai affrontato fino a quel momento, e se avessero continuato ad attaccare in quel modo disordinato sarebbero stati sconfitti presto; l’unica soluzione era lavorare insieme, come avevano fatto precedentemente, ma avevano una sola possibilità di riuscita, se avessero sbagliato sarebbe stata la fine. Il cervello della mente geniale di Konoha lavorò per qualche minuto, poi la soluzione gli venne rapida, spontanea, e si diede dello stupido a non averci pensato prima.

-Ragazzi, ci sono!- esclamò, spalancando nuovamente gli occhi, mentre le orecchie venivano di nuovo aggredite dai rumori dello scontro.

-Si direbbe che Shikamaru ha un piano..- disse invece Naruto, ridacchiando, mentre anche a Sasuke spuntò un sorriso divertito.               

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Capitolo 15
*** Vittoria! ***


-Ragazzi, ci sono!- esclamò Shikamaru, spalancando gli occhi, mentre le orecchie venivano aggredite dai rumori dello scontro, facendo sorridere Naruto e Sasuke; invece Matilde chiese, perplessa: -Hai trovato il modo di liberarci definitivamente di questo mostro?-

-Si- asserì sicuro ma serio lo stratega- Ma mi serve il vostro aiuto: abbiamo una sola possibilità, se non ci riusciamo è la fine quindi dobbiamo lavorare insieme, come una squadra. Siete pronti?- i compagni annuirono all’unisono, pronti a seguire le istruzioni del ragazzo, che tuttavia era molto nervoso: era una manovra molto facile, ma se sbagliavano anche solo una cosa non avrebbero avuto una seconda possibilità, e tutto dipendeva da lui. Così chiuse gli occhi ed espirò lentamente, lasciandosi scivolare da dosso la tensione, dopodiché li riaprì: era pronto.

-Naruto, Sasuke!- gridò- Tenete impegnata la bestia meglio che potete, non deve muoversi da lì! Ragazze, arretrate fino a dove sono io, poi unite i vostri poteri!- stupite, le tre amiche ubbidirono, lasciando soli i due amici che a colpi di Rasengan e spada cercavano di farsi largo nella difesa dell’avversario, raggiungendolo ai piedi delle scalinate, poi Sarah chiese, accigliata: -Che intendi con “unite i vostri poteri”?- -Il Maestro Kakashi mi ha detto che avete lo stesso strano chakra- spiegò quello, impaziente- Quindi suppongo che anche Lisa e Matilde possano evocare quelle radici dal terreno; voglio che proviate ad unire quella strana tecnica in una sola e vediamo il risultato-

La bionda riccia fece per ribattere qualcosa, ma il Nara incalzò: -Coraggio, non abbiamo tempo per chiederci che cosa succederebbe, non sappiamo per quanto Naruto e Sasuke possano resistere! Possiamo solo sperare che vada tutto al meglio!- convinte, le Guardiane si misero in posizione, iniziando a comporre i segni per eseguire la tecnica; non avendola mai provata, per la sorella e l’italo-americana fu più difficile seguire la 17enne e ci volle qualche tentativo per riuscire a completarla, ma alla fine ce la fecero, posando contemporaneamente il palmo della mano sul terreno dove, invece di partire tre onde d’urto, ne uscì una sola enorme che si diresse a gran velocità verso l’avversario.

Questi, come se avesse intuito la strategia del nemico, deformò il muso in una sorta di orribile ghigno, poi spiccò un gran balzo verso l’alto, rimanendo in volo grazie alle grandi ali da pipistrello sul dorso.

-Maledizione, così non va!- esclamò Shikamaru, mettendosi le mani tra i capelli per la disperazione- E’ riuscito a mandare in fumo la mia strategia, è la fine!- -Non ancora!- ribattè l’Uchiha, dopodiché chiuse l’occhio destro per poi spalancarlo nuovamente e gridare: -Amaterasu!- puntandolo sul mezzo per il volo destro della bestia che venne avvolto da delle Fiamme Nere, facendolo precipitare e schiantare al suolo tra vari muggiti di dolore, alzando un enorme nube di polvere.

-Wow, è incredibile!- fu il commento delle tre ragazze, i cui occhi brillavano per l’ammirazione. Non appena il moro volse la testa verso il compagno biondo, Sarah riuscì a notare la pupilla e sgranò gli occhi, sorpresa; era completamente diversa da come se la ricordava: rossa, con all’interno una stella a sei punte che conteneva una specie di elica, mentre dal bulbo oculare scorreva uno strano liquido rosso che imbrattava il viso del giovane.

-Scusate, ma quello è.. Sangue?- chiese terrorizzata la 18enne, impallidita in viso, per poi svenire ma sorretta da Lisa; la sorella maggiore invece, era immersa nei suoi pensieri: dove aveva già visto quello strano fuoco? Ma anche sforzandosi, non riusciva proprio a ricordarselo.

A ridestarla dai suoi pensieri ci pensò un terribile verso stridulo, che la costrinse a portarsi le mani alle orecchie per proteggere i timpani, dopodiché guardò nella direzione da cui proveniva, rimanendo meravigliata: al centro esatto della piazzetta era nato un enorme albero, che aveva intrappolato il nemico, di cui si intravedeva soltanto il volto.

-Siamo state noi a fare questo?- chiese stupita la Guardiana più piccola, e Shikamaru rispose, sorridendo:
-Già, ora sappiamo che cosa succede se unite i vostri poteri. Naruto, Sasuke, finitelo!-

I due interpellati si guardarono, annuendo contemporaneamente, poi con un balzo raggiunsero il mostro, ancora intento a liberarsi dalla morsa della pianta, e l’Uzumaki disse, serio: -Fine dei giochi, bello- ottenendo un ringhio sommesso da parte dell’altro; poi, prima che potesse fare qualcosa, il biondo richiamò un Rasenshuriken entrando in Modalità Eremitica,lanciandolo contro l’albero, mentre il compagno faceva comparire dietro di se un enorme figura color porpora che scagliò in contemporanea una freccia composta da Amaterasu.

L’avversario però non volle darsi per vinto senza aver prima giocato le sue carte: così, dopo aver spalancato la bocca, emise una fiamma che tuttavia non riuscì a contrastare l’unione delle due tecniche le quali lo investirono in pieno, facendolo esplodere e sollevare altra polvere.

Le tre amiche iniziarono a saltare e gridare dalla gioia, abbracciandosi: il loro incubo era finito, mentre il Nara riuscì solo a commentare, asciugandosi la fronte madida di sudore, con: -E’ finita-

Nel frattempo la nuvola di pulviscolo si diradava, mostrando un malconcio e sconfitto Daisuke che barcollando si dirigeva verso il laghetto di linfa, ormai inutilizzabile, per poi accasciarsi sulle ginocchia e rimanere immobile.

-Naruto, Sasuke, siete stati grandi!- esclamò ammirata Sarah, facendo sorridere e ridacchiare il biondo, che si portò una mano dietro alla nuca per l’imbarazzo. Ma il momento di gloria durò poco: infatti a causa delle vibrazioni dovute dall’esplosione, l’intera grotta iniziò a tremare violentemente, mentre dal soffitto piovevano detriti e massi.

-Cavolo, qui crolla tutto!- esclamò preoccupato l’Uzumaki, schivando un enorme roccia che rischiava di schiacciarlo- Dobbiamo andarcene da qui!- il resto del gruppo fu d’accordo, così si diressero verso le scale. Solo la bionda riccia si volse a dare un occhiata al criminale, che restava fermo dov’era a fissare il nutrimento dell’albero; non seppe nemmeno lei cosa fosse stato a muovere le gambe verso il nemico, pietà o stupidità, fatto sta che cambiò direzione, dirigendosi dalla parte opposta rispetto al gruppo, correndo verso l’uomo.

-Sorellona, che stai facendo!?- gridò preoccupata Lisa, fermandosi- Non andare, è troppo pericoloso!-

-Scusa, Lisa- ribattè la sorella maggiore, voltando la testa verso di lei e sorridendo- Ho un ultima cosa da fare prima di andarmene da qui, tu vai avanti, io ti raggiungo appena posso, stai tranquilla-

-Ma, ma..- fece per ribattere l’altra, ma Matilde le posò una mano sopra alla spalla e disse, per rassicurarla: -Andrà tutto bene, non preoccuparti, lei sa quello che fa- la bionda cercò di controbattere, ma alla fine si arrese e sospirò; poi, dopo aver dato un ultimo sguardo alla 17enne, riprese a correre, sparendo lungo la rampa delle scale.

Accumulando il chakra che le rimaneva sotto i piedi, la bionda riccia raggiunse in fretta il criminale, schivando i massi che piovevano dal cielo; ma sapeva di non avere molto tempo prima che la grotta collassasse su se stessa, così afferrò il braccio di Daisuke ed iniziò a strattonarlo, esclamando, preoccupata:
-Avanti, Daisuke, andiamo, qui sta crollando tutto!-

-Perché dovrei?- ribattè lui, atono- Tutto quello in cui credevo, tutto quello per cui ho combattuto non è valso a nulla. Ora voglio soltanto morire-

-Ma che stai dicendo!?- ribattè stizzita la ragazza- Non puoi arrenderti ora! Tutto quello che hai fatto, anche se sono cose orribili, avrai avuto i tuoi buoni motivi, no? Non puoi mollare proprio ora, coraggio! Daisuke!-

Colpito dalle parole della bionda riccia, l’uomo si voltò a guardarla, stupito; non riusciva proprio a capire: le aveva trascinate in una dimensione che non era la loro, dato la caccia, portate con l’inganno in quel posto e quasi uccise.. Ma allora perché voleva ancora aiutarlo? Non se lo meritava.. All’improvviso sgranò gli occhi, sorpreso, rivedendo per pochi secondi in quell’adolescente la donna che amava e per cui aveva deciso di combattere, salvo poi svanire e tornare alla realtà. Convinto che fosse comparsa per dirgli di non mollare, il criminale si rialzò in piedi, facendola cadere a terra, e disse, sicuro: -Avevi ragione tu, sono stato uno stupido ad arrendermi così. Forza, usciamo da qui ora- poi l’aiutò a rialzarsi, ricominciando a correre e guadagnando in poco tempo la scalinata, dopodiché salirono, lasciandosi alle spalle l’enorme portone dorato. Ma parecchie macerie ostruivano il percorso, ed il soffitto era ormai prossimo al crollo, questioni di pochi secondi.

-Non ce la faremo mai, è la fine!- si disperò la 17enne, al che l’uomo la fulminò con lo sguardo e l’ammonì: -Ehi, non azzardarti ad arrenderti, capito? Se non fosse per te, io non sarei qui ora, quindi non mollare!-

Perplessa e senza capire il perché di quel rimprovero, la bionda riccia lo guardò, accigliata, ma prima che potesse ribattere, quello la prese e se la mise in spalla, poi scattò velocemente in avanti dopo aver concentrato l’ultimo residuo di chakra nei piedi, riuscendo a guadagnare l’uscita. Prima però che potessero gioire, la casa in legno franò su se stessa, schiacciandoli; e tutto si fece buio..  

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