Benvenuti a Volterra di PULLA68 (/viewuser.php?uid=133027)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione e prologo ***
Capitolo 2: *** Mark Smith ***
Capitolo 3: *** Liza Cameron ***
Capitolo 4: *** Saimon Fog ***
Capitolo 5: *** Danny ***
Capitolo 6: *** George e Carol ***
Capitolo 7: *** Kate ***
Capitolo 8: *** Riepilogo ***
Capitolo 9: *** In treno ***
Capitolo 10: *** In viaggio ***
Capitolo 11: *** Compagni di viaggio ***
Capitolo 12: *** Misteri ***
Capitolo 13: *** Sussurri nel buio ***
Capitolo 14: *** In pulmann ***
Capitolo 15: *** Il mio nome è Haidy ***
Capitolo 16: *** Volterra ***
Capitolo 17: *** La scomparsa ***
Capitolo 1 *** Introduzione e prologo ***
Ciao
a tutte dalla vostra Pulla.
Vi
volevo presentare la mia nuova Fan Fiction.
E' un
racconto breve, intenso e penso unico nel suo genere.
Come
potete leggere nella trama sotto è un racconto alla Bree
Tanner nel
senso che i protagonisti principali non saranno i nostri beniamini
anche se... l'ambientazione è quella di Tw con Edward e C.
vampiri.
Come
per le mie precedenti FF alle quali non
è legata, il
racconto è già terminato e quindi sarete in grado
di leggerlo per
intero se non scapperete prima...
Spero
vi piaccia e vi appassioni malgrado il soggetto particolare
trattato...
Proprio
per questo motivo posterò un capitolo al giorno per i primi
6 mentre
poi posterò due volte la settimana. Il primo capitolo
sarà Lunedì
prossimo in modo da fare la settimana piena!!!!
Spero
siate numerose e detto questo non mi resta che dirvi “BENVENUTI
A VOLTERRA”
Trama
Quante
volte ci siamo
chiesti come è possibile che intere comitive di turisti
sparissero a
Volterra senza lasciare traccia??
Ecco
allora un nuovo
racconto spin -off alla Bree Tanner, dove i protagonisti principali
non saranno i nostri beneamati vampiri, ma che vi porterà a
rispondere alla domanda seguendo le vicende di una comitiva
alquanto particolare che arriverà a Volterra allo scoccare
di un
fatidico mezzogiorno... (NM vi dice nulla?)
Mini
Prologo
Ero seduto nel mio studio e stavo analizzando
alcuni incartamenti quando sentii bussare alla porta.
“Avanti” dissi alzando appena la testa.
“Aro... scusa il disturbo” con il passo
sicuro mio fratello Caius si portò davanti a me.
“C'è qualche problema... fratello?” gli
chiesi seccato dalla sua interruzione.
“Niente di particolare... fratello!” mi
rispose secco “Volevo solo sapere se hai notizie... le
Guardie
iniziano ad essere irrequiete” mi chiese fissandomi
enigmatico.
Sospirai. Aveva sete anche lui... lo potevo
vedere dai suoi occhi rossi che iniziavano ad essere bordati di
nero “Fra una settimana...” gli risposi assorto.
“Bene” mi sorrise “Speriamo sia puntuale
e che porti un buon pasto”.
“Non ci ha mai deluso. E non lo farà
nemmeno stavolta” gli risposi sicuro sorridendogli a mia
volta.
Si. Lei arrivava sempre puntuale... una vera e
fidata Guardia di Volterra.
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Capitolo 2 *** Mark Smith ***
Buongiorno a tutti. Eccomi con il
primo capitolo come promesso. Il postaggio sarà
molto rapido, infatti troverete un capitolo al giorno per la prima
settimana e tre nelle successive!! Perchè??
Presto detto... i capitoli sono corti
perchè il ritmo della storia è molto serrato e
facendo così chi vuole leggere cose sostanziose e
lunghe può entrare più raramente
e magari leggersi due o tre capitoli assieme.
Sò che può sembrare strano ma questa FF
è stata scritta tanto tempo fa e all'epoca ero
più inesperta.
Un bacio e spero che vi
piaccia perchè è decisamente una soria inusuale!!
Ma viva le novità!!!
Capitolo
1 Mark Smith
Il mio nome è Mark
Smith e sono uno dei tanti dirigenti di una grossissima
multinazionale.
L'Azienda ha sede
a Seattle e malgrado sia molto stimato dalla
direzione e soddisfatto del mio lavoro sono solo un numero di
matricola.
Ho lavorato duramente
per diventare quello che sono, ho studiato e mi sono battuto per
ottenere quella posizione sociale che molti mi invidiano.
Ma malgrado
questo sono infelice.
Chiunque potrebbe
chiedersi il perché, in apparenza ho tutto quello che un
uomo di mezz'età potrebbe volere.
Un corpo
ancora perfetto e in piena salute, un lavoro soddisfacente e molto
remunerativo, una casa grande e comoda e la macchina ultimo
modello. Ma vedete c'è un solo grosso
difetto nella mia vita: sono solo.
E perché vi
potreste chiedere. Chi lo sa? Il destino ha voluto che
l'eterna fidanzata mi lasciasse cinque giorni prima del matrimonio e da
allora nessuna donna ha più significato niente per me. Sono
rimasto orfano presto, senza alcun parente che potesse occuparsi di me.
Anche i pochi amici che
s'illudono di essere tali sono solo poco più che
conoscenti. Il tempo libero me lo passo da solo seduto su uno
scoglio a pescare. Le mie canne e i miei ami sono i miei figli e i miei
amici.
Sono un solitario e lo
sono sempre stato.
Vivo circondato da
moltissima gente ma in definitiva sono solo e nessuno di certo si
chiederebbe che fine abbia fatto se sparissi all'improvviso.
Nessuno saprebbe dove
cercarmi, nessuno saprebbe nulla di me. E' un ipotesi affascinante, ci
ho pensato a volte ma dove andrei??
Stavo rientrando a
casa. Era un giovedì pomeriggio come tutti gli altri e
finalmente ero uscito da quell'ufficio che diventava soffocante ogni
giorno di più. Posteggiai la mia Bentley ultimo
modello e mi diressi verso il portone di casa.
La cassetta delle
lettere era piena e con un sospiro l'aprii.
Tirai fuori diversi
fogli e buste e sbuffando per tutta quella cartaccia entrai in casa.
Andai al frigorifero,
mi presi un birra fredda e mi sedetti sul divano con vicino il cestino
della spazzatura.
La prima busta
conteneva la bolletta del gas, la seconda quella della luce. A quel
punto mi venne voglia di buttare via tutto assieme, ma resistetti alla
tentazione. Annoiato controllai gli altri fogli ma
erano tutte pubblicità insulse, l'idraulico del pronto
intervento, un agenzia che vendeva case, il vicino supermarket con le
sue offerte.
Sbuffai di nuovo e
buttai i volantini nel cestino. Volarono tutti dentro tranne
uno che scivolò per terra. Non lo avevo notato
prima e incuriosito lo raccolsi.
Era un cartoncino
rigido piegato a metà. Sulla prima pagina c'era la
fotografia di una chiesa e una piazzetta con fontana annessa,
illuminate dal sole ridente. Scritto a grandi lettere c'era la seguente
scritta “Benvenuti a Volterra”.
Incuriosito aprii
l'opuscolo e trovai all'interno la pubblicità di un viaggio
organizzato nel quale spiegavano che Volterra era un ridente paesino
italiano. Rimasi colpito dalla descrizione del
luogo e da quello che offrivano, ma ancora di più dai
prezzi.
C'era infatti un last
minut assai invitante. Il Sabato successivo si sarebbe partiti da New
York e con pochissimi dollari avrei potuto visitare quel dolce paesino
d'Italia.
Per un attimo buttai la
pubblicità nel cestino, poi mi fermai a guardarla.
C'era un qualcosa che
mi attirava e un assurda idea si fece strada nella mia mente.
Senza ragionare
più di tanto alzai il telefono e chiamai l'ufficio personale
della mia ditta.
“Buongiorno
vorrei parlare con l'ufficio personale” chiesi al centralino.
“Aspetti che
glielo passo” mi rispose una voce gentile
“Qui ufficio
del personale, chi parla?” mi chiese dopo un attimo di
silenzio una voce sgarbata.
“Sono Mark
Smith e...” non feci in tempo a finire la frase che la stessa
voce m'interruppe.
“Non mi
interessa il suo nome. Mi dica il codice matricola e cosa
vuole” continuò imperterrito e
arrogante. Non mi stupii c'ero abituato. Io per loro ero solo un numero
ed una scocciatura da gestire.
“Sono il
numero due tre nove zero e volevo comunicarvi che intendo prendere
ferie da sabato prossimo per una settimana” dissi tutto d'un
fiato incrociando le dita.
“Ok abbiamo
registrato la sua richiesta. Attenda in linea che le confermo se
può procedere” mi rispose l'addetto all'uffico
personale sempre sgarbato.
Attesi e dopo pochi
minuti sentii la risposta “Le ferie le sono state
concesse” e senza un saluto riattaccò.
Non ci speravo adesso
dovevo solo sperare che ci fossero ancora posti liberi per
quell'invitante viaggio.
Presi il biglietto e
feci il numero indicato per prenotare.
“Pronto,
buongiorno, in cosa posso esserle utile?? Il mio nome è
Haidy” mi rispose una voce femminile trillante e
calda. Sembrava un raggio di sole spuntato da una coltre di
nuvole.
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Capitolo 3 *** Liza Cameron ***
Ciao
eccomi con il secondo capitolo. Domani sono
impegnatissima così ho deciso di anticipare. Il
terzo lo troverete Mercoledì. Spero che vi piaccia
e che la storia inizi a prendervi... non aggiungo
altro se non che vi aspetto sulle altre FF che ho
già postato se vi piacciono le storie particolari.
Un bacio a chiunque leggerà e a presto!!
Capitolo
2 Liza Cameron
Il
mio nome è Liza Cameron e vivo a Boston.
Il
mio aspetto normalmente era molto curato. Sono una casalinga per
vocazione e se foste entrati nella mia casa dieci giorni fa non
avreste trovato un filo di polvere o un oggetto fuori dal suo posto.
Non
avendo dei figli che fanno disordine e un marito attento e premuroso
era facile per me tenere la casa in maniera perfetta.
In
effetti non avevo altro da fare. Come mi sarei potuta passare il
tempo altrimenti?
Sicuramente
avrete notato che sto parlando al passato e vi starete chiedendo come
mai.
La
risposta purtroppo è molto semplice.
Dieci giorni fa mio
marito Phil è morto per un incidente d'auto.
Eravamo
una coppia felice e affiatata, non avevamo figli è vero ma
non per
scelta. Io sono sterile e malgrado i primi tempi ci abbia patito con
l'età me ne sono fatta una ragione. Adesso a quarantadue
anni
consideravo la mia vita completa e stavo già pensando a come
festeggiare il nostro diciottesimo anniversario di nozze.
L'avrete
capito io vivevo per mio marito, per il mio Phil.
Non
ci interessava il mondo intorno a noi, non avevamo grandi amicizie e
nemmeno parenti troppo vicini in vita. Mia sorella, l'unica persona
che si possa chiamare parente, si è sposata e trasferita in
Germania
dietro a suo marito e ci sentiamo due volte l'anno per telefono. Se
la vedessi non la riconoscerei nemmeno.
Ero
felice, si… ma adesso non più.
La
mia casa è piena di polvere e disordinata. Non vado
più dal
parrucchiere e mi metto le prime cose che mi capitano nell'armadio.
Quando mi alzo e mi guardo allo specchio vedo una donna anziana con
le rughe e le occhiaie profonde. Anche la notte è difficile
dormire
per me. Non c'è più nessuno che scalda il mio
letto ormai, e gli
incubi sono i miei unici compagni.
Forse
qualcuno pensa che io sia pazza, ma la risposta è no... sono
solo
disperata.
Quando
entro in casa i muri si stringono intorno a me quasi schiacciandomi,
tutto mi ricorda lui, tutto è diventato insopportabile.
Era un
giovedì pomeriggio quando, dopo aver fatto la spesa, se tale
si
può chiamare due uova e un po' di pancetta, rientrai a casa.
La
cassetta delle lettere era quasi vuota, un solo foglietto la
occupava.
Sbuffai
irritata, avevo già ritirato la posta quella mattina.
Sicuramente
sarebbe stata un altra stupida pubblicità.
Presi
il foglio e feci per appallottolarlo, ma lui fece resistenza.
Abbassai
lo sguardo e vidi che era rigido. Era un deplian a due facce e sopra
c'era scritto in grandi lettere “Benvenuti a
Volterra”.
Lo
fissai e senza rendermene conto lo misi in tasca.
Entrai,
mi cambiai e cucinai guardando la televisione.
Poi
un pensiero improvviso mi colpì e andai a cercare quella
pubblicità.
La
lessi attentamente e capii che era giunto il momento di cambiare.
Dovevo
cambiare aria, almeno per un po', dovevo trovare qualcosa a cui
pensare. I prezzi erano abbordabili e presa da uno strano impulso
afferrai il telefono e composi il numero per prenotare la mia via di
fuga dalla realtà.
“Pronto
buongiorno, in cosa posso esserle utile? Il mio nome è
Haidy” mi
rispose una voce trillante e calda.
“Sono
la signora Liza Cameron e vorrei prenotare il viaggio a Volterra
publicizzato sul vostro volantino” risposi soddisfatta ed
emozionata per la mia decisione.
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Capitolo 4 *** Saimon Fog ***
Ciao
a tutte e proseguiamo con la presentazione dei personaggi e
le tattiche di Haidy. Un bacio a tutti.
A domani !!
Capitolo 3 Saimon Fog
Il
mio nome è Saimon Fog
e sono un barbone.
Si
avete capito bene.
Sono un barbone, ma non nel senso che ho la barba lunga, anche se in
effetti c'è l'ho, ma nel senso che sono un senza tetto, un
girovago
senza casa o futuro.
Ho
trentadue anni ma ne
dimostro almeno quaranta. La barba e i capelli lunghi, i vestiti
stracciati e la puzza sono i miei compagni di viaggio.
Come
mi sono ridotto
così? Il gioco e l'alcool. Loro sono stati i miei demoni.
E
pensare che sono il
figlio di un grande manager.
O
perlomeno, sarebbe più
giusto dire ero il figlio di un grande manager.
Lui
mi ha ripudiato,
respinto, cancellato il mio nome dal suo cuore.
Dovrei
odiarlo per
questo... ma non posso dargli torto.
Avevo
tutto, compreso una
bella moglie, ma ho perso tutto.
Come
ci si fa a ridurre
così? A volte me lo chiedo anch'io.
E'
iniziato tutto, tanti
anni fa quando preso dalla smania del gioco iniziai a frequentare le
sale di Las Vegas.
Le
luci, le donne e
soprattutto l'alcol che scorreva a fiumi mi inebriarono e avido non
riuscii più a rinunciarci.
Prima
persi tutti i soldi
al gioco e poi mi vendetti tutto quello che possedevo sotto gli occhi
disperati di mia moglie.
A
corto di denaro, stretto nella morsa ferrea degli strozzini, mi rivolsi
a mio padre in
lacrime.
Lui
mi ricevette nel suo
grande studio ed ebbe pietà di me.
Mi
offrì un nuovo
lavoro, pagò i miei debiti, mi regalò soldi e una
bella casa.
Avrei
dovuto benedire il
Signore e baciare i piedi a mio padre dove passava, ringraziando di
avere una nuova possibilità... ma non lo feci.
Tornai
a Las Vegas e mi
diedi alla pazza gioia. Le prostitute facevano la coda per
soddisfarmi, mentre ubriaco mi giocavo e perdevo nuovamente tutto.
“Il
lupo perde il pelo
ma non il vizio” mi disse mia madre affranta quando mi venne
a
trovare all'ospedale.
Mi
avevano picchiato. Non avevo pagato i debiti di gioco e loro si erano
vendicati.
Ancora
una volta mio
padre saldò i miei debiti e poi mi chiamò nel suo
studio.
“Ti
voglio bene Saimon
ma tu non ne vuoi nemmeno a te stesso. Non ti importa nulla di noi o
di tua moglie. Per cui questa è l'ultima volta che intendo
aiutarti.
Non bussare più a questa porta e dimenticati di
noi”
Rimasi
colpito dalle sue
parole, e le schedine delle corse ai cavalli che avevo in tasca
iniziarono a bruciare.
Ma
aveva ragione. Sono
una mela marcia ed è giusto che come tale stia nella
spazzatura.
Persi
nuovamente il
lavoro in banca a causa del furto che avevo fatto per saldare alcuni
debiti e mia moglie esasperata mi abbandonò al mio destino.
Non
posso ne piangerla,
ne biasimarla ha avuto fin troppa pazienza con me.
Ma
io sono quel che sono
e finisco sempre per ferire chi mi sta vicino.
Senza
lavoro dovetti
anche lasciare la casa e senza più nulla iniziai a vagare
sopravvivendo di piccoli furti e della carità delle persone.
Forse
se potessi tornerei
indietro e cambierei la mia vita, ma non si può rimediare ai
propri
errori ed ora sono solo un misero straccione evitato da tutti.
Neanche
la polizia sa
della mia esistenza, come i topi sto nascosto di giorno cercando di
evitare la gente. Odio i loro sguardi di superiorità o di
commiserazione.
La
notte invece è mia.
Esco e giro. Frequento alcuni che sono degli sventurati come me, ma
di loro non so nemmeno il nome come loro non sanno il mio.
Sono
una piaga della
società, un essere disperato e dimenticato da tutti...
persino da
Dio.
Era
Venerdì pomeriggio e
faceva caldo.
A
San Francisco fa sempre
abbastanza caldo, ma quel pomeriggio l'umidità era
soffocante.
Stavo
smaltendo la
sbornia quando i miei occhi si aprirono increduli.
Dormivo
in quel vicolo da
due settimane ormai e quasi nessuno passava di lì. Spesso
solo i
gatti mi facevano compagnia.
Eppure
stava venendo
verso di me una creatura magnifica.
Aveva
i capelli lunghi e tirati su in una bellissima acconciatura. Il collo
lungo e
affusolato era coperto da una sciarpa di seta rossa. Anche il
vestito era rosso. Un tailleur di lino rosso sangue che metteva in
risalto una corporatura da urlo. La minigonna esaltava le lunghe
gambe bianche che terminavano in un paio di scarpe con i tacchi a
spillo rosse anch'esse.
Era
l'eleganza fatta a
persona.
Rimasi
lì fermo a
guardarla aspettandomi che alla mia vista fuggisse lontano.
Ma
lei non lo fece, mi
puntò dritto e mi sorrise. Il sorriso più bello
che avessi mai
visto.
La
guardai imbambolato
incapace di muovermi mentre lei mi passava affianco con noncuranza,
come se fosse la cosa più naturale del mondo che io fossi
lì.
Passò
e iniziò ad
allontanarsi sempre con i miei occhi incatenati a lei.
Ero
lì come un fesso
quando una busta le scivolò dalla cartellina che aveva in
mano.
Senza
pensarci le corsi
dietro presi la busta in mano e la chiamai.
“Signorina!
Ha perso
questa” gridai sventolando la busta.
Lei
si voltò appena mi
sorrise e sparì dietro l'angolo.
Rimasi
un attimo
inebetito con la busta in mano. Mi stavo chiedendo se mi aveva visto,
se mi aveva sentito. Poi le corsi dietro. Volevo restituirgliela. Non
perché fossi un brav'uomo ma perché volevo che mi
sorridesse
ancora.
Mi
affacciai ma nulla,
era sparita.
Sospirai
e mi portai la
busta al naso, sembrava profumata. Il suo profumo.
L'aprii
sperando di
trovare un indirizzo e quello che mi cadde fra le mani mi
lasciò
inebetito.
Soldi,
parecchi soldi
scivolarono fuori dalla busta assieme ad un cartoncino ripiegato.
“Benvenuti
a Volterra” recitava.
Lo
aprii e curioso
iniziai a leggere. Era la pubblicità di un viaggio. Per un
attimo
sognai ad occhi aperti di poter partire, di poter dimenticare chi
ero. Poi mi resi conto che i soldi contenuti nella busta erano
più
che sufficienti a pagare il viaggio e a comprarmi tutto il
necessario.
Scossi
la testa. Potevo
usarli per vivere, mi sarebbero bastati per vivere bene almeno cinque
mesi, ma la tentazione di cambiare aria o più semplicemente
di
rivedere quell'angelo mi spinsero ad entrare nella cabina telefonica.
Tirai fuori dalle tasche poche monetine che avevo ricevuto in
elemosina quella mattina e telefonai.
“Buongiorno,
in cosa
posso esserle utile?? Il mio nome è Haidy” mi
rispose una voce
calda e cristallina.
Non
mi feci pregare due
volte e prenotai il viaggio dei miei sogni.
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Capitolo 5 *** Danny ***
E
proseguiamo con i personaggi scelti non proprio a caso....
Un bacio e grazie a
chi segue !!!
Capitolo
4 Daniel Ignizo Martinez Elabrador
Il
mio nome è Daniel Ignizo Martinez Elabrador ma tutti mi
chiamano
semplicemente Danny.
Sono
un ragazzo e ho appena quattordici anni ma ne dimostro almeno venti.
La
vita che faccio farebbe invecchiare chiunque ma non mi lamento
potrebbe andare peggio.
Potrei
essere come mio padre che per mantenere mia madre e i miei sei
fratelli lavora quasi quindici ore al giorno nei campi con un misero
salario. Ma io sono più furbo.
Certo
i miei due fratelli più grandi e mia madre pensano che
lavori per
portare i pochi soldi che riesco la sera a casa. Credono che vada a
tagliare l'erba nelle vicine case dei ricchi, ma non sanno che
è
tutta una finzione. Io odio quelle persone, tutte così ben
vestite,
con le loro grosse macchine di lusso e la casa pulita e ordinata.
Loro
hanno tutto ma soprattutto hanno il cibo e le medicine.
Noi
siamo poveri, sono nato e cresciuto in una baracca senza
riscaldamento e con poco cibo esattamente come i miei fratelli
più
piccoli.
Odio
quella baracca che dovrei chiamare casa, odio i miei genitori che
invece di avere tre soli figli come tutti si sono comportati come
conigli irresponsabili. Odio i miei fratelli con cui sono sempre
stato costretto a dividere il poco cibo e le coccole di mamma.
E
odio chi mi guarda e mi compatisce.
Forse
è per questo che non vado a scuola. I miei genitori mi ci
portano
tutte le mattine ma io fuggo. Non sopporto lo sguardo di
commiserazione dei miei compagni ricchi e i loro scherzi. Sono stufo
dei commenti e degli insulti.
Voglio
scappare da quest'inferno. Ma non posso, per fuggire ci vogliono i
soldi e io non li ho.
Invece
che lavorare per pochi spiccioli come mi hanno chiesto i miei
genitori preferisco rubare. E' sicuramente più pericoloso ma
anche
più remunerativo. Così riesco a comprare le
medicine per mio
fratello Jago che ha sempre la tosse e il cibo per Josy e Penny che
sono talmente magre che gli si vede attraverso. Ovviamente qualcosa
tengo per me. Ho un mio nascondiglio segreto in giardino e
lì metto
tutto ciò che riesco a risparmiare. Prima o poi
riuscirò a fuggire
da questa baracca al confine con il Messico, prima o poi
riuscirò a
volare lontano da questa vita schifosa.
E'
Sabato pomeriggio e sta piovendo.
Che
schifo di tempo!
Sono
preoccupato se continua così non riuscirò a
rapinare nessuno. E'
raro che i ricchi vadano in giro sotto la pioggia e il terreno
è
scivoloso ed io non posso permettermi di sbagliare non voglio finire
in carcere sotto le grinfie di qualche pedofilo.
Scruto
attraverso la pioggia e prego la buona sorte che qualcuno esca.
Ecco
forse finalmente la fortuna è girata. Una donna avvolta in
un
impermeabile nero è scesa da una macchina lussuosa.
Si
è guardata intorno come se cercasse qualcuno poi si
è allontanata
di buon passo, veloce e determinata.
E'
bella, il suo modo di camminare è sensuale. Forse un giorno
avrò
anch'io una donna così. Ma chi voglio prendere in giro...
questi
sono solo sogni come quello di scappare lontano.
Nascondo
il mio turbamento, ricaccio indietro i miei pensieri. Devo stare
attento, lucido non posso permettermi di sbagliare.
Mi
avvicino... tiro fuori il coltello e afferrò la donna per un
braccio
sbattendola contro un muro.
Strano
non ho mai sentito tanti muscoli in un braccio. E' quasi dura al
contatto. Un brivido di freddo m'investe. Fisso i suoi occhi.
Dovrebbero
essere spaventati, terrorizzati dallo spettacolo che ha di fronte, ma
invece sono tranquilli, sicuri. Il loro colore viola mi affascina e
mi stordisce.
Maledizione
forse è un agente, forse è un tranello per
incastrarmi.
Ma
vado avanti.
Sento
il mio cuore battere e il respiro farsi corto dall'adrenalina che ha
iniziato a scorrere nel mio sangue. Vedo un sorriso aprirsi su quel
viso angelico, ma non è un sorriso caldo affettuoso
è un sorriso
diabolico, un ghigno di soddisfazione.
La
mia vittima tace. Non parla, non urla come farebbero tante. Non prega
pietà.
Mi
guarda e mi allunga la sua borsa.
Ha
capito! Ha capito che sono un ladro, ha capito che ho paura e che
potrei ucciderla per questo.
Le
afferro la borsa, mi volto e scappo. Corro, aspettando le sue grida
di aiuto. Non le sento. Non sento urla, mi volto... lei è
sparita.
Corro
ancora lontano stringendo quella borsa nera, frutto del mio gesto.
Quando
mi fermo sembra che il mio cuore stia scoppiando.
Mi
siedo.
Apro
la borsa. Non c'è nulla dentro solo una busta bianca e un
portafoglio.
Apro
la busta e un volantino mi scivola sulle mani “Benvenuti a
Volterra”.
Lo
guardo e per un attimo sogno. Sogno di raggiungere quel posto
lontano. Di riniziare, di farmi una nuova vita.
Apro
il portafoglio e mi cadono fra le mani molti dollari.
Li
fisso a bocca aperta. Non ho mai visto tanti soldi così
tutti
insieme. E' quanto può guadagnare mio padre in cinque anni
di vita.
Resto
lì inebetito e poi decido.
Sfilo
via alcuni biglietti e metto gli altri nella busta.
Poi
mi avvio a casa. Josy è davanti alla porta che sta
stendendo. Ha
solo otto anni ma anche lei ne dimostra dieci di più. Le
consegno la
busta e con una lacrima le sussurro “Questa è per
mamma e papà.
Mi mancherete tutti. Vi voglio bene.”.
Lei
mi guarda... non ha capito che è un addio.
Mi
volto e mi allontano, recupero la mia scorta segreta di soldi e vado
in un bar. Lì faccio la telefonata che cambierà
per sempre la mia
vita.
La
voce che mi risponde è cristallina e squillante
“Buongiorno in
cosa posso esserle utile ? Il mio nome è Haidy”
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Capitolo 6 *** George e Carol ***
Ciao a tutti. Eccomi qua
con un altro capitolo dove troverete altri due personaggi
particolari... scusa l'assenza cercherò di
rimediare e di fare la brava. Un bacione a tutti e grazie per
essere qua!!!
Capitolo
5 George e Carol Mc Gregor
George
Buongiorno
il mio nome è George Mc Gregor e sono innamorato follemente
di mia
moglie nonché complice Carol.
Ho
trentacinque anni e sono biondo e alto, ricordo dei miei antenati
scozzesi.
Ma
vivo a New York da sempre dove ho conosciuto il mio amore.
Carol
invece è di origine francese e pur essendo bruna
è di una bellezza
sconvolgente.
Il
suo modo di muoversi mi ricorda una pantera, sinuosa ma forte e
determinata. Il suo carattere dolce e sensuale mi ha affascinato
già
dal primo giorno che ci siamo visti.
Non
ci abbiamo messo molto a capire di amarci follemente e ci siamo
subito sposati.
Apparentemente
siamo una coppia perfetta.
Abitiamo
in una bella villetta tutta per noi, e ufficialmente siamo dei
magnati della finanza.
Ma
in realtà siamo una coppia di truffatori.
Ci
siamo conosciuti “sul lavoro” cercando di truffare
ognuno per
conto proprio la stessa vittima e da allora non ci siamo più
lasciati.
Ci
potremmo definire dei ladri gentiluomini, degli Arsenio Lupin
moderni.
E
la cosa ci riempie di orgoglio. Non abbiamo mai fatto male a
nessuno, semplicemente ci spacciamo per Agenti delle Tasse e
raggiriamo gli ingenui infilandoci nelle case e rubando soldi e
gioielli.
Normalmente
le nostre vittime sono persone anziane che quando vanno via ci
salutano e ci danno la loro benedizione inconsapevoli del gesto
criminoso da noi effettuato.
Era
Venerdì pomeriggio e insieme a Carol bussammo alla porta
della
tenera vecchietta che ci venne ad aprire inconsapevole delle nostre
intenzioni.
Ci
eravamo studiati l'obiettivo per tutta la settimana e sapevamo che
l'anziana signora abitava da sola, solo il Martedì
pomeriggio un
assistente del Comune passava per vedere se era tutto a posto.
Lei
viveva da sola e se anche fosse sparita nessuno sarebbe andata a
cercarla.
Quel
mattino era andata dal bancomat a prendere i soldi che le sarebbero
bastati per tutto il mese e noi avevamo aspettato proprio questo
momento per colpire.
Ci
presentammo alla sua porta, ben vestiti e con i nostri sorrisi
smaglianti.
Lei
quando sentii che eravamo degli Agenti delle Tasse ci fece entrare ed
accomodare in salotto.
Mentre
io le raccontavo tutta una bella storiella per intrattenerla, Carol
s'intrufolò, con la scusa di andare in bagno, nella camera
della
signora e svelta e professionale iniziò a cercare i soldi.
Carol
Frugavo
nei cassetti del comò, poi in quelli del comodino. Ma nulla.
Dove
diavolo poteva aver messo i soldi??
Mi
guardai in giro confusa. Le persone anziane sono molto metodiche ed
ordinate. E l'ordine perfetto della camera non faceva che rafforzare
la mia supposizione.
Ma
allora??
Poi
mi venne quasi da ridere mentre andavo ad aprire la sua borsa.
Erano
ancora lì, tutti assieme.
Ma
non mi bastava, sicuramente aveva dei gioielli. Non ci misi molto a
individuare la scatola di legno lavorato posata sul comò.
L'aprii
e per un attimo rimasi interdetta.
C'era
una busta bianca che sembrava spessa. Forse conteneva dei soldi. La
presi e la misi nella mia borsa assieme ai gioielli che erano riposti
nella scatola.
Poi
uscii mi infilai in bagno, tirai la catena e mi avviai verso il
salotto.
Avremmo
salutato la tenera vecchietta e ci saremmo allontanati insieme pronti
a goderci un meritato riposo quando.....il campanello suonò.
Ero
già arrivata in sala e a quel suono mi irrigidì.
Chi poteva mai
essere?
Lanciai
uno sguardo preoccupato a George. Anche lui si era irrigidito, anche
lui temeva un possibile testimone.
Cosa
potevamo mai fare?
La
tenera vecchietta si alzò traballante e incurante dei nostri
sguardi
preoccupati si affrettò ad aprire la porta.
“Oh
Dottore. Sono felice sia riuscito a venire. Venga si accomodi
è da
ieri sera che ho un dolore alla schiena insopportabile”
L'uomo
alto e allampanato entrò in casa con un sorriso
accondiscendente e
si bloccò a guardarci. Probabilmente si stava chiedendo chi
fossimo.
“Ha
visto sono venuti gli agenti delle tasse per un rimborso”
spiegò
la signora al medico che ci fissava incuriosito.
George
sorrise e porse la mano al medico “Piacere di averla
conosciuta.”
poi affabile come sempre si rivolse alla vecchietta “e
piacere
anche a lei. Noi adesso dobbiamo andare. Riceverà una
lettera
scritta di conferma” spiegò professionale mentre
seguito da me si
allontanava velocissimo.
Sentimmo
la tenera vecchietta dire “Ma... non capisco” e poi
la porta
chiudersi.
Veloci
salimmo in macchina e ci allontanammo con l'adrenalina che scorreva
nel nostro corpo.
George
Questo
era un guaio. Un grossissimo guaio.
Il
medico non ci avrebbe messo molto a capire cosa era successo e
sicuramente aveva avuto tutto il tempo di guardarci.
Avrebbe
chiamato la polizia e diffuso il nostro identikit.
Maledizione! Gridai nella mia mente mentre
picchiavo il volante dell'auto.
“Calmati
George” la voce di Carol era dolce e tranquilla.
La
guardai e vidi il mio angelo personale sorridermi.
Come
faceva a stare così calma??
“Sono
preoccupato. Dovremo sparire per un po'. Forse sarebbe meglio
trasferirci, magari in un altro stato.” le spiegai agitato.
La
vidi annuire e aprire la borsa “Perché non in
Italia?”
La
guardai un attimo poi riportai i miei occhi sulla strada.
“Ma
cosa stai dicendo?” chiesi stupito, in quei pochi minuti
mentre
frugava nella sua borsa per esaminare il bottino, doveva aver
elaborato un piano.
Lei
mi sorrise e con lo sguardo furbetto che adoravo mi mostrò
un
volantino. “Benvenuti a Volterra” c'era scritto e
un sorriso
s'increspò sulle mie labbra.
Lei
sempre sorridente, vide la luce di approvazione riflessa nei miei
occhi e tirò fuori il cellulare.
Una
voce cristallina e calda rispose al primo squillo “In cosa
posso
esserle utile?? Il mio nome è Haidy”.
Era
fatta, avremmo trovato rifugio in Italia giusto per lasciare calmare
le acque e poi saremmo ritornati cambiando città.
Fermai
la macchina e mi chinai su Carol baciandola appassionatamente.
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Capitolo 7 *** Kate ***
Ciao eccomi con
l'ultimo personaggio da presentarvi. Venerdì
posterò un riepilogo per fare il punto della situazione e da
Lunedì inizierà la vera storia che
vedrà interagire i vari personaggi nel loro lungo viaggio
che li porterà a Volterra ... in un giorno ben preciso e
insolito...
A dopo e grazie a chi
legge e a chi commenta!!! Un abbraccio!!
Capitolo
6 Kate
Il mio nome
è Kate e ho sei anni...credo.
La mia mamma
e il mio papà purtroppo lavorano e quando esco dall'asilo
sto con la
nonna.
Mi piacciono
i miei genitori e so che loro mi amano tantissimo. Quando vengono a
casa papà mi prende in braccio e mi fa volare, mentre mamma
mi
stringe forte e mi riempe di baci. La sera poi è lei a
mettermi a
dormire dopo avermi raccontato una favola su Winnie the Pooh. Anche
papà mi dà il bacino della buona notte ed io sono
la bambina più
felice di questo mondo quando sono con loro.
Anche se mi
piace molto stare con la nonna. Lei è la mamma di
papà e mi adora.
Mi cucina sempre le cose che mi piacciono e per merenda mi prepara
delle buonissime torte. E poi con lei vive Lillo. Il suo meraviglioso
gattino.
Io adoro
Lillo perché quando arrivo mi viene a salutare e poi
passiamo molto
tempo a giocare assieme. Lui è dolce e gli voglio moltoooo
bene.
Era un
venerdì pomeriggio e stavo giocando in giardino con Lillo.
La nonna
era in casa, e stava parlando al telefono con la sua amica.
Stavo giusto
vestendo la mia bambola preferita..la mia Dolly, quando mi sentii
chiamare.
Alzai la
testa e vidi una signora bellissima. Era vestita sportiva in Jeans e
mi sorrideva con aria affettuosa.
Ma quello
che mi colpirono furono i suoi occhi, sembravano viola.
“Ciao
Kate... ti piacciono i gatti vero??” mi chiese indicando
Lillo che
se ne stava appallottolato di fianco a me.
Mi voltai
per prenderlo in braccio e farlo vedere meglio alla signora ma Lillo
iniziò a soffiare e dopo avermi graffiato scappò
via come un razzo.
Rimasi lì
imbambolata. Non si era mai comportato così.
Perché era scappato??
Stupita
guardai la bella Signora.
“Che
gatto
birichino. Forse è andato a cercarsi una compagna”
commentò lei
sempre sorridendomi.
Non riuscivo
a staccare i miei occhi dai suoi. Era così dolce e
affascinante.
Decisi
subito che doveva essere simpatica.
“Una
compagna??” gli chiesi domandandomi per la prima volta se
Lillo
avesse una fidanzata come la mia migliore amica Gin che diceva di
essere fidanzata con Ralph.
“Certamente”
mi rispose affabile avvicinandosi alla porta del giardino
“Non lo
sai ai gatti piace avere compagnia” mi spiegò.
Ci pensai su
un attimo... se a me piaceva giocare con gli altri bambini
perché a
Lillo non sarebbe dovuto piacere giocare con altri gatti??
“Lui
però
è solo” mugugnai improvvisamente triste per il
povero Lillo.
“Io
ho una
gatta che ha fatto cinque gattini e tre sono femmine.” mi
disse la
Signora.
Per un
attimo nella mia testa si dipinse un bel quadretto, Lillo con vicino
una gattina piccola da proteggere ed amare. Non sarebbe più
stato
solo.
“Ma
è
bellissimo... forse possiamo farli conoscere... magari si
fidanza”
risposi improvvisamente entusiasta.
“Perché
no, anzi potrei regalarti una femminuccia” mi propose la
Signora.
Era un idea
fantastica avrei avuto un altro gattino con cui giocare.
Chissà di
che colore erano?
Lei parve
avermi letto nel pensiero perché subito mi chiese quello che
speravo
mi dicesse.
“Li
vuoi
vedere?? Così scegli quello che ti piace di
più” mi disse.
Aprii la
bocca felice per urlare di Si... ma mi venne in mente la nonna non
potevo andare via senza avvisarla.
“Devo
chiedere alla nonna se posso venire” risposi sperando che la
signora non si offendesse e andasse via.
“Certo,
ma
non ho molto tempo. Comunque sono sicura che tua nonna non
avrà
niente da obiettare... sai siamo amiche” mi
confidò senza levarmi
di dosso i suoi occhi magnetici.
Le sorrisi.
Se era amica della nonna allora non c'era niente di male e poi ci
avremmo messo poco.
“Ci
metteremo poco. Non si accorgerà neanche che ti sei
allontanata un
attimo e poi sai che bella sorpresa quando ti vedrà con la
compagna
per Lillo” mi disse tutta allegra.
Non
resistetti, non volevo perdere quell'occasione e poi chissà
perchè
ma mi piaceva quella donna. Mi attirava... il suo aspetto e il suo
modo di fare erano quasi magnetici.
“Si
vengo”
trillai afferrando la mia Dolly e il maglioncino.
“Brava
vedrai andremo a prenderlo in un posto bellissimo” mi disse
prendendomi per mano.
Per un
attimo sobbalzai, la sua mano era forte e gelida, forse aveva freddo.
“Come
ti
chiami ?” le chiesi ansiosa di fare amicizia con lei.
“Il
mio
nome è Haidy “ mi rispose sorridente passandosi la
lingua su dei
denti bianchissimi e affilatissimi.
Per un
attimo tremai di paura ma poi il suo sorriso dileguò tutte
le mie
ansie e felice la segui.
Ho sei
anni... credo.
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Capitolo 8 *** Riepilogo ***
RIEPILOGO
Ho
pensato che tanti nomi
e personaggi nuovi vi possano generare confusione, anche
perché la
storia sarà raccontata un po' da tutti loro che inizieranno
ad
interagire.
Da
adesso in avanti il
postaggio rallenterà passando a 3 giorni la settimana il
Lunedì,
Mercoledì e Venerdi visto che i capitoli sono
brevi. Avrete così la possibilità
di
leggerne più di unodi seguito se preferite. Ovviamente se
volete commentate mi fa sempre piacere ricevere le vostre idee e
opinioni.
Quindi
per facilitarvi la
lettura ho pensato a un piccolo riepilogo dei protagonisti:
Mark =
Uomo solitario benestante, partito per fare un avventura
Liza
= Vedova di Phil, partita
per levarsi di casa e dal
suo dolore
Saimon = Barbone e
ubriacone
Danny = Ragazzino,
ladro fuggito dalla miseria
George = Truffatore,
sposato e innamorato di Carol
Carol
= Truffatrice complice e moglie
innamoratissima di
George
Kate
= Bambina rapita
Da
qui in poi partiamo
tutti assieme per Volterra in loro compagnia e auguro a tutte voi un
buon viaggio...
A
Lunedì !!!!
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Capitolo 9 *** In treno ***
Ciao ed eccoci all'inizio dell'avventura
vera e propria... a Mercoledì <3
Capitolo
7 In treno
Saimon
Il
mio Nome è Saimon ed ero un barbone.
In
tutti i sensi ero perchè adesso con i soldi che ho trovato
nella
busta mi sono sistemato. Non potevo certo presentarmi così
all'appuntamento in stazione per partire.
Mi
sono fatto la barba, lavato tutto, tagliato le unghie e mi sono messo
persino un profumo di Dior.
Anche
i vestiti sono tutti nuovi così come la valigia e la
macchina
fotografica che ho al collo.
Certo
nel borsello ho una scorta di bottigliette di grappa per le
emergenze. Non si possono troncare le brutte abitudini di colpo, ma
così dovrei riuscire a resistere almeno fino a che non
arrivo a
Volterra.
“Italia
aspettami” grido in mezzo alla strada mentre salgo su un taxi
che
mi porterà alla stazione ferroviaria di New York.
Non
ho capito perchè non prendiamo un aereo di linea da New York
per
l'Italia.
Anche
se il nostro aereo prenotato pare sia guasto mi sembra un po'
esagerato farci volare con un aereo privato.
Ma
a quanto pare adesso dobbiamo prendere un treno fino al paese di New
Gold e da lì salire su un pulmann che ci porterà
a un aeroporto
privato dove finalmente voleremo fino a Pisa in Italia . E poi di
nuovo in Pulmann fino a Volterra.
Eccomi
arrivato, sono un po' spaesato e non conosco nessuno. In un angolo
vicino alla biglietteria, dove c'è l'appuntamento, vedo un
gruppo di
persone e un cartello “Volterra”. Devono essere
loro. Felice mi
avvicino e con terrore riconosco l'accompagnatrice.
E'
la ragazza!!
La
ragazza dal vestito rosso.
Non
è possibile...
Adesso
mi accuseranno di furto!
Il
terrore mi invade... io ci ho provato a restituire i soldi.
Abbasso
la testa e tiro su il bavero. Poi mi viene in mente, cinque giorni fa
ero completamente diverso... non mi potrà certo riconoscere.
Spaventato
mi avvicino. “Buongiorno sono...” dico titubante.
Lei
alza i suoi occhi viola magnifici e mi guarda sorridente.
“Benvenuto
la stavamo aspettando Signor Fog” mi risponde cordiale.
Tiro
un sospiro di sollievo... è andata.
Alzo
gli occhi per guardarla.
Lei
mi sorride e mi fa un occhietto complice poi si allontana.
“Ci
siamo tutti. Adesso vi conduco al treno. Tutta la carrozza è
prenotata e quindi potete sedervi dove volete” ci comunica
sorridendo.
Mi
guardo in giro saremo circa una ventina di persone e tutte hanno
l'aria smarrita come me.
Qualcuno
viaggia da solo, qualcuno è chiaramente una coppia.
Ma
non ci sono gruppi uniti.
Bene
forse così riuscirò a farmi qualche amico.
Vado
a sedermi e mi sistemo in uno scompartimento dove c'è un
unico posto
libero. Sorrido e mi siedo.
Mi
guardo attorno. Vicino a me c'è una coppia che sembra
simpatica, si
presentano e dicono di chiamarsi George e Carol
Devono
essere molto innamorati si tengono sempre per mano.
Di
fronte a loro c'è un altra coppia di signori. Lui
è un bel uomo di
mezz'età distinto ma deve essere molto timido. Il suo saluto
è
veloce quasi un sussurro.
Al
suo fianco c'è una Signora molto curata. Si vede che
è appena
andata dal parrucchiere. Mi saluta con un cenno e un sorriso fugace.
Si
presentano sono. Mark Smith ed Liza Cameron.
Ma
contrariamente a quello che pensavo non si conoscono.
Sono
venuti entrambi da soli.
Poi
vedo lei... fare un sorrisino timido al suo vicino. Lui sembra
imbarazzato.
Di
fronte a me invece c'è un ragazzo dice di chiamarsi Danny e
di
avere diciannove anni. Ma mi sembra strano. I suoi occhi sono
sfuggenti. Non guarda in faccia nessuno. Sono troppo abituato a
vivere nella falsità per non accorgermi che quel ragazzo ha
qualcosa
da nascondere. Ma non mi interessa non sono mica un poliziotto.
Ecco
finalmente partiamo la mia grande avventura ha inizio.
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Capitolo 10 *** In viaggio ***
E
il viaggio continua... un abbraccio a tutti.
Capitolo
8 In viaggio
Mark
Sono
seduto sul treno e affianco a me c'è un angelo.
La
guardo di sottecchi lei fa finta di leggere una rivista ma mi accorgo
che mi sta fissando.
E'
tanto tempo che non guardo una donna, ma lei ha qualcosa di
particolare.
Ho
notato che molti fissano la nostra accompagnatrice con la bocca
aperta sembrano tanti pesci lessi, ma a me non piace quel genere di
donna.
Mi
piacciono quelle timide poco appariscenti, come la mia vicina.
Che
pensieri stupidi. Sono anni che non esco con nessuna rinchiuso nel
mio bozzolo.
Sarebbe
assurdo intraprendere una relazione proprio adesso.
Ma
è simpatica e la sua risata è contagiosa.
Faccio
finta di niente e inizio a parlarle commentando la notizia sulla
copertina della rivista.
“Sono
proprio una bella coppia Robert Pattinson e Kristian Stuart”
dico
senza sapere nemmeno chi sono.
Lei
annuisce e le vedo brillare gli occhi.
“Si,
sono veramente belli tutti e due e pare che stiano insieme sul serio
e non solo per recitare” commenta convinta.
Non
ho la pallida idea a cosa si riferisca, ma l'importante è
rompere il
ghiaccio. Annuisco e taccio.
Non
voglio rischiare di offenderla o dire qualcosa che la possa
innervosire. E così bella quando sorride. Per fortuna mi
viene
incontro la signora seduta di fronte a noi, Carol se non ricordo male
“Secondo me sono tutti pettegolezzi messi in giro ad arte. Ho
letto che devono fare ancora tre film insieme e così
attirano
maggiori incassi” dice sicura di se stessa.
Vedo
una smorfia di disapprovazione sul viso del mio angelo seduto vicino,
lei non è convinta. “Può darsi, ma
sembra che si siano baciati
sul serio e che si scambino i vestiti. E' così romantico se
fosse
vero” sospira.
Carol la guarda con
occhi sognanti “Si, in effetti, sarebbe una cosa
dolcissima, e sono così giovani e teneri. Ed è
così bello essere
innamorati” dice e si volta verso il suo compagno baciandolo
sulle
labbra velocemente.
Guardo
il mio angelo e lo vedo intristirsi. Mi domando come mai, poi noto un
segno sul suo anulare sinistro. Sembra come se un anello sia stato
levato da poco.
“Lei
è sposata?” le chiedo incuriosito da quel segno
bianco così
evidente.
S'irrigidisce.
Sono uno stupido insensibile.
Mi
affretto a scusarmi “Non volevo... mi spiace”
mormoro affranto.
Non voglio che il sorriso sparisca del tutto dalle sue labbra.
“Non
fa nulla. E' che sono rimasta vedova da poco e... sono cose che
succedono” mi dice stringendosi nelle spalle per sminuire il
dolore
profondo che intuisco. Annuisco l'ho ferita sono proprio uno
sciocco.
“Mi
spiace” mormoro di nuovo a disagio.
“Meglio
così che essere abbandonati” se ne esce il tipo da
solo seduto di
fronte a noi. Se non ricordo male si chiama Saimon, ma è una
persona strana, sembra sfuggente, e poi che uscita del cavolo penso
irritato.
“Ha pienamente
ragione. Noi ci amavamo proprio come voi” sorride
nuovamente il mio angelo guardando la coppietta che si sta baciando
teneramente.
“Mi
scusi signora. Non volevamo dare fastidio” si affretta lui
staccandosi dalla bocca della compagna e sedendosi dritto.
Mi
viene da sorridere. Sembrano due ragazzini. Le loro mani
però sono
ancora intrecciate e lui sta giocando con le dita su quelle di lei.
Gli
sorrido e guardo di nuovo Liza.
E'
tornato di nuovo il sorriso sul suo viso angelico mentre continua a
leggere. Mi perdo nei sui occhi bassi, nelle sua labbra morbide e mi
domando se riuscirò a farci almeno amicizia. Lei alza gli
occhi su
di me e mi sorride arrossendo, poi abbassa gli occhi ma vedo che non
mi perde di vista.
Voglio
attaccare bottone ma lo scompartimento si apre di nuovo.
L'accompagnatrice
mette dentro la testa sorridente come sempre nel suo vestito blu da
urlo.
La
guardo incuriosito e noto che il ragazzo seduto vicino al mio angelo
volta la testa come per evitare il suo sguardo. Anche il signore di
fronte a lui sembra a disagio. Mi domando il perché.
“Fra
venti minuti siamo arrivati. Spero che siate stati comodi” ci
dice
tutta cordiale.
Poi
sorridendo ci rivolge una domanda strana “Ho qui una bimba
che
viaggia da sola per raggiungere la famiglia... posso lasciarla con
voi un attimo?”
Non
capisco... ma tutti facciamo segno di si con la testa.
Una
bimba carinissima che avrà circa sei anni entra e ci guarda
intimidita.
Le
sorridiamo tutti. Penso che il mio angelo la prenderà in
braccio ma
il signore da solo è più veloce.
“Vieni
piccina siediti qui. Non aver paura il mio nome è Saimon e
vedrai
che ci troveremo bene assieme” le dice. E nella sua voce
c'è una
dolcezza che non mi aspettavo, lei si siede sulle sue ginocchia e ci
sorride.
“Il
mio nome è Kate ” poi guarda il ragazzo da solo,
quello
silenzioso e imbronciato “Ciao questa
è Dolly la mia amica e a casa ho Lillo il mio gatto che mi
aspetta. Anche tu hai un gatto?” gli chiede.
Lui
impallidisce, sembra imbarazzato poi a mezza voce sibila “No,
ma ho
tre sorelle”.
|
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Capitolo 11 *** Compagni di viaggio ***
Ciao eccomi qua con un
altro capitolo dedicto ad un altro personaggio...
Capitolo 9 Compagni
di viaggio
Danny
Non
riesco a capacitarmi
di quello che sta succedendo.
Ho
rubato i soldi a
quella bella signora che altri non è che la nostra
accompagnatrice.
Quando
l'ho vista alla
stazione ho pensato che fosse giunto il mio momento, ho pensato che
avrebbe gridato e mi avrebbe fatto arrestare.
E
invece nulla. Mi ha
guardato con quegli occhi strani quasi magnetici e mi ha sorriso.
Forse
non mi ha
riconosciuto.
Certo
mi sono cambiato,
vestito, pulito. Sembro un altro... ma lei mi ha visto in faccia.
Mi
domando come sia
possibile.
Mi
sento a disagio.
Ho
mentito dicendo di
avere diciannove anni e adesso ho paura che mi scoprano.
Quando
siamo saliti sul
treno mi sono messo in un vagone con due coppie, speravo che si
facessero i fatti loro e mi è andata bene. Ma il signore che
si è
seduto di fronte a me, mi preoccupa.
I
suoi occhi sono strani,
sembra una persona per bene, colta, simpatica ma ha un qualcosa di
sfuggente. Forse anche lui ha un segreto da custodire.
E
adesso ci manca la
bambina.
E'
bellissima. Il suo
faccino angelico scioglierebbe qualsiasi ghiacciolo. Pensavo andasse
in braccio alla signora vicino a me, e invece si è seduta
sul tipo
strano.
E'
di fronte a me, mi
osserva attenta.
Sono
a disagio.
Vorrei
passare
inosservato ma lei mi fissa e mi chiede se ho un gatto.
Un
sorriso spunta mio
malgrado sulle labbra. No ho tre sorelle le rispondo e sento una
fitta al cuore.
Sono
tutte e tre più
piccole di me, e lei mi ricorda Josi. E' magra uguale anche se
probabilmente il motivo è diverso.
E'
vestita bene,
appartiene a una famiglia ricca. Josi invece è magra
perchè non c'è
cibo abbastanza in casa. Ma i soldi che gli ho lasciato basteranno
per diverso tempo.
Chiudo
gli occhi e penso
alla mia famiglia e quando li riapro è sempre lì
che mi fissa.
Forse
ha capito che non
sono tanto più grande di lei, forse non sono riuscito a
mentirle
come ho fatto con gli altri.
Le
sorrido.
All'improvviso
vedo il
signore che l'ha in braccio agitarsi.
“Scusate
ma devo andare
in bagno. Qualcuno può prendere la bimba?” chiede.
Lo
guardo, sembra abbia
fretta.
Un
sorriso si apre sul
mio viso. Incontinente, penso sogghignando.
La
vicina a me non
aspetta altro e gentile fa segno alla piccola di sedersi sulle sue
gambe.
“Vieni
cara. Vuoi che
ti racconti una favola?” le chiede gentile.
La
bimba sorride “Grazie.
Si.” le risponde quasi urlando.
Il
tizio seduto vicino
sorride alla bambina, ma sembra infastidito.
Scuoto
la testa. Hai
perso un occasione, amico.
La
signora inizia a
raccontare la favola di Biancaneve....oh cielo ma qualcosa di
più
recente non la conosce??
Intanto
lo strano è
uscito ed io mi allungo le gambe.
“Ehi
ragazzino... siediti bene” mi rimprovera il colombo
innamorato.
“Scusi”
boffonchio e
mi alzo.
Vado
in corridoio e mi
accendo una sigaretta. Ma cosa ci faccio io qui? Mi chiedo.
E
intanto vedo la
campagna scorrere veloce fuori dai finestrini.
|
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Capitolo 12 *** Misteri ***
Ciao
a tutti eccomi con un altro capitolo ... il viaggio di avvicinamento
continua ma qualcuno fa un errore...
Buona
lettura.
Capitolo
10 Misteri
Saimon
La bimba seduta
su di me è simpatica
ma devo alzarmi, devo andare in bagno.
Vedo il ragazzo
di fronte sorridere
probabilmente pensa che me la stia facendo sotto, ma si sbaglia devo
andare a succhiare un po' di veleno personale.
La bottiglia di
grappa nel mio borsello
pesa, ma è un conforto saperla vicino.
Non posso bere
nello scompartimento.
Non voglio scandalizzare le due coppie e non voglio fare venire
tentazioni al ragazzino.
La cosa migliore
è andare in bagno.
Qui oltre a svuotare la vescica posso attaccarmi alla mia amica.
Mi manca ed
è normale sono un
alcolizzato. In valigia ho portato la scorta così sono
sicuro.
Arrivo davanti
al gabinetto.
Per fortuna
è vuoto.
Entro e mi
appoggio alla parete.
Accidenti
quanto sbatte il treno.
Apro la zip dei
pantaloni e mi libero
di quel peso.
Poi apro la
bottiglia e tiro un gran
sorso “Ahh che piacere!” mi dico felice.
Mi sento meglio.
Mi appoggio alla
porta per aprirla ma
sento una voce cristallina parlare.
Un qualcosa mi
blocca.
Forse
è solo curiosità.
Aguzzo i sensi e
ascolto quella voce
angelica.
Capisco che sta
parlando al cellulare,
qualche parola mi sfugge per colpa del rombo del treno ma
rimango lì inebetito
“Ciao
... Siamo sul … Se
non ci sono problemi … prendiamo il volo e dom... per
mezz... siamo là. Si... avvisa... sono
venticinque...bottino. Si
anche... quattro. No nessuno... capito.”
Saluta e mette
giù.
Non esco, non so
perchè ma qualcosa mi
preoccupa.
Non sembra la
conferma delle
prenotazioni, sembra come se debba recapitare dei pacchi.
“Bottino”
“venticinque” “ quattro” a cosa
si riferisce???
Quella donna
bellissima è inquietante
o forse sono io... forse ho bevuto troppo.
Aspetto comunque
di sentire che si
allontani e poi esco ancora preoccupato e torno nello scompartimento.
Non è
cambiato proprio nulla a parte
il ragazzo in piedi nel corridoio.
Gli passo vicino
e mi blocco.
Puzza di fumo, e
non di una normale
sigaretta.
E' un po' troppo
giovane per fumare
certe cose penso, vorrei fargli la predica ma poi lo vedo arricciare
il naso.
Anch'io
probabilmente puzzo di grappa.
Mi fermo davanti
a lui e ci guardiamo.
Uno sguardo
lungo e d'intesa.
Nessuno dei due
aprirà bocca...
nessuno dei due tradirà l'altro... Almeno per ora.
***
Scendiamo dal
treno, saliamo sul
pulmann che ci aspetta. L'accompagnatrice ci guarda e ci conta
nuovamente per essere sicura che ci siamo tutti. Vedo una smorfia sul
bel viso, poi un sorriso si allarga sul bel volto pallido truccato ad
arte. Il viaggio sarà breve ci dice con la sua voce
melodiosa e
cristallina.
Il tempo passa
veloce. Ed eccoci
arrivati. Dobbiamo scendere. Recuperiamo le valigie e con un sorriso
noto il signore solitario aiutare la bella vedova. Lei arrossisce
è
imbarazzata ma sono sicuro che le piacciano tutte quelle attenzioni.
Scendiamo
incolonnati.
Sembriamo mucche
che vanno al macello.
Ho per mano la
bimba. Quando sono
rientrato mi ha fatto festa ed è salita nuovamente sulle mie
ginocchia.
Il ragazzo
misterioso mi è vicino
anche lui tiene la bimba per mano. I miei occhi si posano sulle loro
mani e un sorriso si apre sul mio viso. Lui vede e imbarazzato la
molla.
“Perchè
mi hai lasciato la mano?”
chiede quel piccolo angelo.
“Sono
sudato” si scusa lui nervoso.
“Fa
niente” risponde la piccola
stringendogliela di nuovo forte.
Scuoto la testa
divertito mentre vedo
un sorriso spuntare sul volto del ragazzo.
Ecco l'aereo.
Finalmente.!!
E' sera e non
vedo l'ora di sedermi in
un posto comodo e schiacciare un pisolino.
Chissà
cosa ci daranno per cena??
Salgo e mi
siedo. Sono posti da due.
Il ragazzino misterioso si siede a fianco a me sulle sue ginocchia la
piccola.
Davanti si
sistemano i due sposini
innamorati mentre dietro ovviamente il signore e la signora che si
mangiano con gli occhi ma che non hanno ancora avuto il coraggio di
sfiorarsi.
Partiamo
finalmente lasciamo
l'America... vedremo presto i cieli dell'Italia.
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Capitolo 13 *** Sussurri nel buio ***
E il viaggio continua...
Capitolo 11
Sussurri nel
buio
Saimon
Ho
fame. Devo mangiare se
voglio bere ancora. Non voglio correre il rischio di ubriacarmi . Non
voglio dare spettacolo. Non voglio rivelare chi sono veramente.
Ecco
finalmente vedo
l'accompagnatrice passare.
Ha
un vassoio con del
cibo. Vedo qualcuno fare delle smorfie. Non capisco in fondo il
prezzo era talmente basso che non mi aspetto certo caviale e
champagne. Quanto tempo è che non bevo champagne... ma mi
accontento della mia grappa. E' nel borsello qui vicino... devo
solo... resistere... e poi...
Allontano
il pensiero e
chiudo gli occhi.
La
nostra accompagnatrice si avvicina con il vassoio e i piatti.
“Gradisce?”
mi chiede
con la voce cristallina e gli occhi magnetici.
Come
posso dire di no. Io
che fino a due giorni fa mangiavo dai bidoni della spazzatura non mi
formalizzo ma capisco perchè qualcuno ha brontolato.
Mi
offre carne cruda,
carpaccio. Deve essere vitello ma ha tanto sangue. Vedo le gocce
rosse colare mentre mi posa le fette sul piatto. E' condito
pochissimo e l'odore del sangue è molto forte.
Deve
aver fame anche lei,
la sento annusare e sospirare.
Poi
una fetta le cade di
nuovo sul vassoio schizzando qualche goccia di sangue.
Una
luce si accende nei
suoi occhi che fissi osservano la goccia colarle sulla mano bianca.
E'
un attimo. Non ne sono
sicuro ma giurerei che si è leccata la mano.
La
guardo chiedendomi se
sto sognando. Lei mi sorride e si lecca le labbra scoprendo per un
attimo i denti.
Un
brivido freddo mi
scende lungo la schiena. Non so perchè ma quella donna mi
spaventa.
Ho avuto persino l'impressione che mi abbia annusato.
Anche
il ragazzo a fianco
a me si butta sulla carne come fosse a digiuno da giorni.
La
bimba invece storce il
naso, non la convince.
“E'
buona sai” le
dico per invogliarla a mangiare.
“Ti
fa bene, devi
mangiare” aggiunge il ragazzo
“E
poi... fa sangue!”
commenta lei.
Mi
si rizzano i peli sul
petto. Ha detto la parola sangue
con un enfasi che mi ha fatto rabbrividire.
Si
sposta a servire gli
altri passeggeri. E io mi accomodo sul sedile. E' tardi e siamo tutti
stanchi o quasi.
I
due piccioncini davanti
si baciano in continuazione e non solo a giudicare dai mugolii.
Quelli
dietro parlottano
basso basso e posso sentire le risatine imbarazzate della signora.
Sbuffo...
ho sete. E poi
sono irrequieto. La nostra accompagnatrice m'inquieta sempre
più.
Mi
alzo e vado in bagno.
Nessuno
mi nota.
Hanno
chiuso le luci e
molti dormono. Anche il ragazzo affianco a me dorme con la bimba in
braccio. Sembra che si siano adottati a vicenda. Mi fanno tenerezza.
Sono
quasi arrivato in
cima all'aereo quando inciampo e scivolo silenziosamente per terra.
Mi sto rialzando stando attento a non far rumore, non voglio
svegliare nessuno, quando sento due voci bisbigliare nel buio. Una la
riconosco è la nostra accompagnatrice che sussurra qualcosa
a un
suo vicino.
“Ancora
poche ore e
finalmente siamo arrivati. E' difficile resistere. Qualcuno sa
veramente di buono. Per fortuna presto sarà tutto finito e
dopo che
ci saremo sfamati e sbarazzati dei loro corpi potremo goderci un po'
di riposo. Credo che il prossimo carico dovremo farlo in
Germania.”
No
non è possibile... di
cosa stanno parlando??
La
mia mente è confusa.
Striscio
lontano e poi mi
alzo. Non voglio farmi sentire, non voglio che capiscano che li ho
ascoltati. Ho paura. Lei mi fa paura! Le ginocchia mi tremano. Dove
ci stanno portando?? Cosa vogliono da noi?? Cosa vuol dire
sbarazzarsi dei corpi??
Forse
mi sono sognato
tutto... forse è l'astinenza.
Ho
sentito dire che la
mancanza dell'alcool fa brutti scherzi. Non può essere che
così. Devo andare a bere.
Deciso
vado nel gabinetto
e mi attacco a lei. La mia compagna di vita... la mia bottiglia.
Domani
avrò mal di testa
di sicuro, ma almeno non penserò a quello che mi aspetta.
Liza
Lui
è così gentile,
così premuroso con me. Sono confusa. Sono partita per
cambiare aria,
per distrarmi. Non per farmi l'amante. So che il mio povero marito
sarebbe felice di vedermi serena e sorridente. Ma non mi sento ancora
pronta. Anche se Mark mi sembra una brava persona.
Gli
altri dormono quasi
tutti. Ma noi ridacchiamo nel buio come fossimo ragazzini.
Mi
fa ridere. E' tanto
che non mi succedeva.
Vedo
l'uomo seduto
davanti a me alzarsi. Forse è colpa nostra se l'abbiamo
svegliato... dovremmo stare zitti. Ma lui non protesta... va verso il
bagno.
Riniziamo
a ridere. Mark mi racconta un'altra barzelletta sui vampiri
“Lo sai come si
chiama il cane di Dracula?” mi chiede. Ci penso un attimo poi
scuoto la testa “Canino” afferma.
Rido
come una stupida. La
barzelletta è sciocca ma io non riesco a pensarlo. Penso
solo come è
bello lui quando sorride. Incoraggiato, me ne racconta un altra
“Sai
dove vanno i vampiri a fare il bagno” lo guardo pensosa e
aspetto
“Sul Mar Morto”. Mi scappa un altra risata.
Sento
la bambina mugulare
nel sonno. Non voglio svegliarla. Mi metto le mani davanti alla
bocca.
Lui
si ferma... mi fissa. Sembra quasi che sia caduto in trance. Poi mi
sorride e mi sussurra.
“Sai
che sei bellissima
con i raggi della luna fra i capelli?”
un
tremito di piacere ed
imbarazzo mi attraversa. Non so cosa rispondergli... non so come
comportarmi.
Per
fortuna che il tizio
è tornato. Viene verso di noi... sta barcollando.
Forse
si sente male. Ci
giriamo a guardarlo stupiti mentre lui manca il suo sedile e si siede
quasi su Mark.
“Ehi
che fai Saimon?”
gli chiede Mark.
“Scusa
ho preso male le
misure” risponde alzandosi pesantemente. Barcolla sembra
ubriaco
“Ho interrotto qualcosa vero??” ridacchia. Divento
rossa.
“Mi
scusi signora Liza... è che tanto è inutile che
perda tempo con lui... presto
moriremo” continua.
Allargo
gli occhi
allibita. Sento puzza di alcool. Ha bevuto.
“Sei
ubriaco amico.
Mettiti giù e dormi” gli intima Mark spingendolo
al suo posto.
“Certo
l'ultima dormita
della mia vita” risponde lui con la voce impastata e
strascicata
dall'alcool che deve avere in corpo. Ma ubbidisce.
Mark
si sistema di nuovo
vicino a me. “E' ubriaco” spiega come se questo
giustificasse
quello che ha detto.
“Ha
parlato di morire”
dico spaventata.
Lui
scuote la testa.
“Stai tranquilla. Gli ubriachi dicono sempre cose
insensate”.
Lo
so. E gli sorrido. Sono tanti giorni che non ero più
riuscita a sorridere. E la mia vita in questo momento mi sembra
meravigliosa.
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Capitolo 14 *** In pulmann ***
Ciao eccomi non sono
scappata. Chiedo scusa per il ritardo nel postare ma ho avuto tante
cose per la testa che la Ff mi era scappata dalla mente.
Chiedo umilmente perdono !!! Buona lettura se siete
ancora interessate !!
Capitolo 12 In pullman
George
Finalmente
siamo
atterrati.
Non
vedo l'ora che ci
portino in una camera d'albergo.
Ho
bisogno di sistemarmi
e di fare l'amore con mia moglie come si deve.
Non
avevo mai fatto nulla
di simile su un aereo. Ma è stato meraviglioso.
Ci
siamo donati piacere
con le mani a vicenda. Il buio è stato nostro complice e
testimone
del nostro amore.
Per
un attimo ho pensato
che ci avessero scoperto. Sarebbe stato imbarazzante farsi trovare
semi spogliati. Ma è andata bene. Non so cosa abbia
combinato il
nostro vicino di dietro ma da come parlava sembrava ubriaco. Anzi
senz'altro era ubriaco. Parlava di morire.
Ma
come gli può venire
in mente una cosa simile???
Per
noi inizia una nuova
vita. Siamo in Italia a Pisa e sicuramente nessuno ci conosce e
nessuno ci cercherà.
Saliamo
sul pullman e ci
sediamo esattamente come sull'aereo. Ma c'è luce. E'
già l'alba.
Guardo mia moglie e sorrido non possiamo certo fare nulla. Molti sono
svegli. Noi invece abbiamo sonno.
Lei
posa la testa sulla
mia spalla. Ha gli occhi chiusi e si addormenta appoggiata a me.
Anch'io chiudo gli occhi. Adesso possiamo riposarci
Danny
Sono
a pezzi. La bimba ha
dormito in braccio a me. Sono scappato dalla mia famiglia
perchè
stufo dei miei fratelli e mi sono trovato una bambina da accudire.
Mi
fa tenerezza. Lei è
spaventata. Le mancano i suoi genitori. A me no. Ma posso capirla. Io
sono più grande. L'alcolizzato è sempre vicino a
noi. Si comporta
come se fosse nostro padre. Ieri sera sull'aereo si è
ubriacato
proprio come mio padre. Pensa che non me ne sia accorto ma io ero
sveglio. Parlava nel dormiveglia. E' convinto che stiamo andando a
morire.
Subito
mi è scappato da
ridere ma c'è un qualcosa che non mi convince, una vocina
che mi
sussurra che c'è un qualche pericolo vicino. C'è
qualcosa di strano
in tutta questa storia.
Adesso
che siamo sul
pullman proverò a parlargliene. Forse le mie impressioni non
sono
sbagliate.
L'
accompagnatrice è
passata prima e mi ha lanciato uno sguardo penetrante. Ho notato che
si è passata la lingua sulle labbra. Mi è venuto
freddo. Anche i
suoi occhi sono freddi.
All'
aereoporto era
gentile, affabile quasi affascinante. Adesso è fredda e
professionale. Ogni volta che mi guarda mi spaventa. Eppure sono
solo io ad aver paura?? La coppietta si è addormentata
finalmente
dopo che stanotte mi ha svegliato con i loro mugolii di piacere. Gli
altri due che erano sul treno sono troppo presi da loro stessi per
notare qualcosa. I loro occhi sono a cuoricino e dubito che si
accorgerebbero persino di un terremoto.
Ma
l'ubriacone... lui è
furbo. E forse quando si sveglierà dopo aver smaltito la
sbornia... posso provare a parlargli. A volte mi guarda con
tenerezza quasi fossi suo figlio... forse.
Saimon
Siamo
in pullman da due
ore e la testa mi scoppia.
Ieri
notte sull'aereo mi
sono ubriacato.
Speriamo
che nessuno se
ne sia accorto anche se credo di aver dato spettacolo.
Sospiro
e ingoio il caffè
che la Gelida mi ha portato disgustata.
Non
ho capito se era
disgustata dal mio comportamento o dall'odore del caffè.
Ormai
la chiamo la Gelida
perchè ha cambiato comportamento e ci tiene a distanza e le
sue mani
sono sempre ghiacciate.
Prendo
il caffè e
sospiro. Quello che è successo ieri sera mi viene in mente.
Non mi
piacciono i suoi discorsi. Devo stare attento. Pronto a scappare se
è
necessario. C'è qualcosa di strano e pericoloso in lei e in
questo
viaggio.
Ne
sono sicuro, lo sento
nella pelle.
Guardo
il ragazzino a
fianco a me.
I
suoi occhi sono dolci
mentre gioca con la bimba sulle sue ginocchia.
Gli
sorrido. Non so
perchè ma mi piace. So che ha qualche segreto, lo intuisco,
ma mi è
simpatico e mi piace come tratta la bimba.
Lei
è dolcissima. E'
come se ci avesse adottati. E' buffo, io incosciente e
scavezzacollo. Persona incapace di avere responsabilità
nella mia
vita, mi sto affezionando a quei due ragazzi.
Vedo
il ragazzo
sorridermi poi sussurra qualcosa alla bambina e la manda dai due
colombi che si corteggiano come fossero ragazzini.
Quando
lei si è
allontanata mi guarda serio “Siamo in pericolo
vero?” mi chiede a
bruciapelo.
Non
so cosa rispondergli
e strabuzzo gli occhi dalla sorpresa. Come è arrivato a
questa
considerazione??
“Perchè
dici così?”
gli chiedo curioso e abbassando la voce. Non voglio che la Gelida mi
senta.
“Perchè
stanno
succedendo cose strane” mi risponde sussurrando.
Alzo
gli occhi e mi
guardo in giro circospetto. La Gelida è avanti vicino
all'autista.
Ferma immobile, sembra una statua.
“Cosa
intendi?” gli
chiedo in ansia come lui.
“L'accompagnatrice.
Io
sono qua perchè l'ho derubata. E lei lo sa. Eppure non mi ha
denunciato... non ha detto nulla” mi racconta ingoiando a
vuoto.
Ecco
cosa nasconde è un
ladro!!
Annuisco
“Vai avanti...”
lo incito. Non mi interessa chi sia. Voglio sapere cosa sa.
“Ha
un modo di fare
strano...” riprende il discorso “All'aeroporto era
cordiale,
sorrideva a tutti. Ma da quando siamo saliti sull'aereo ha cambiato
modo di fare. E' brusca e poi mi guarda in maniera strana, come se
fossi un cioccolatino” dice ingoiando.
La
sua voce è
preoccupata. Poi riprende “E ieri quando ha servito il
carpaccio
sono sicuro di averla sentita annusare. Mi ha annusato e poi si
è
leccata le labbra.” continua e vedo il suo corpo tremare.
“Mi
mette paura il modo in cui ci osserva... come se fossimo...
prede.”
si ferma e mi osserva. Aspetta che io gli dica che è un
pazzo. Ma
non posso farlo. Ho notato le stesse cose e ho paura proprio come
lui.
Annuisco
“Lo so. Ho
notato le stesse cose” gli confermo ma non mi fermo. Lui
è stato
corretto con me e anch'io voglio esserlo con lui.
“Io
sono qua perchè a
lei è caduta la busta con il biglietto e i soldi. Eppure non
mi ha
detto nulla. Ero un poveraccio... un senza tetto... eppure doveva
riconoscermi” gli confido.
Lui
sgrana gli occhi.
Entrambi
siamo arrivati
alla stessa conclusione.
Non siamo lì per caso è
come se ci avessero invitato!!!
Tremo
e continuo, voglio
dirgli tutto.
Gli
racconto dei due
dialoghi che ho sentito e lo vedo irrigidirsi.
Scuote
la testa
preoccupato.
“Ma
se abbiamo ragione,
dobbiamo dirlo agli altri... dobbiamo scappare” dice agitato.
Scuoto
la testa. “E tu
pensi che ci crederebbero?? Hai dimenticato chi siamo?? Un ragazzino
ladro e un ubriacone bugiardo?? Non vedo vie d'uscita. Non possiamo
contare sugli altri passeggeri dovremo fare di testa nostra. Ascolta.
Non possiamo fare niente adesso, ma dobbiamo tenere gli occhi e le
orecchie dritte... forse riusciremo a scappare.” gli sussurro.
Lui
annuisce ha capito.
Poi mi guarda e si volta verso la bimba. “E lei?”
mi chiede.
“Cercheremo
di salvare
anche lei” gli dico.
Non
ho molte speranze ma
farò di tutto.
Non
mi importa poi molto
della mia vita ma cercherò di salvare il ragazzo e la
bambina se ci
riuscirò. Forse per la prima volta da quando sono
nato farò qualcosa di buono.
Sospiro
e me lo
abbraccio. “Andrà tutto bene... vedrai”
gli dico ma so che è una
bugia.
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Capitolo 15 *** Il mio nome è Haidy ***
Ed eccomi qua con un altro
capitoletto... e scommetto che riconoscerete subito
l'ambiente... le nostre storie amate stanno x incrociarsi...
Buona lettura!
Capitolo 13 Il mio
nome
è Haidy
Ecco
adesso sapete che il
mio nome è Haidy.
E
vi starete chiedendo
perché non ho un cognome come gli altri.
Presto
detto, non me lo
ricordo più.
A
questo punto
sicuramente una persona normale mi direbbe “mi
spiace” e io gli
risponderei “a me no!”
Non
lo ricordo più
perché ho più di quattrocento anni e me lo sono
dimenticato
volentieri.
Sono
infatti una vampira
e ne sono orgogliosa.
Vi
starete chiedendo come
sia possibile che io stia in mezzo alla gente.
La
risposta è facile,
tutto quello che credete voi umani sui vampiri sono leggende.
Siamo
molto simili a voi a parte il fatto che abbiamo i sensi
sviluppatissimi, che siamo
forti, che non dormiamo, che non il nostro cuore non batte e che
brilliamo alla luce del sole.
Quest'ultimo
è l'unica
cosa che veramente ci dà fastidio ed è il
perché adesso a Volterra
dovrò girare malgrado il caldo con i guanti, un largo
cappello e una
sciarpa di seta che avvolga il mio collo.
Ma
perché ho portato i
turisti a Volterra??
La
risposta è semplice
perché qui risiedono i miei Signori: i Volturi.
Loro
sono la Famiglia
Reale di noi vampiri, loro sono forti e potenti e hanno fame. Ed io
che appartengo alle loro Guardie e sono una devota servitrice ho il
compito di procurare loro il cibo.
Noi
vampiri di Volterra
non possiamo cibarci di persone vicino a noi per non attirare
attenzione.
Ed
è qui entro in gioco
io.
Vado
in un altro stato,
faccio ricerche e contatto in un modo o nell'altro persone che
possono sparire senza essere cercate da altri, senza che diventino un
caso nazionale.
Il
mio modo di fare e il
mio dono di ammaliare le prede fanno si che riesca sempre a
intrappolare una ventina di persone. Li invoglio a partecipare a un
viaggio turistico a Volterra e una volta qua loro spariranno senza
lasciare traccia.
Non
ho rimpianti, ne
rimorsi.
Gli
umani sono il nostro
cibo esattamente come la gazzella è la preda del leone.
Ecco
la città di
Volterra.
Finalmente
siamo
arrivati. E' stato un lungo viaggio. Ed è stato duro
trattenersi.
Qualcuno di loro ha un profumino talmente invitante che più
di una
volta ho fatto fatica a non cibarmi subito.
Ma
non potevo certo
rivelare chi io fossi.
Loro
sono tranquilli, non
sospettano nulla. Aspettano anzi con ansia di entrare nella casa dei
miei Signori. Si aspettano gioielli architettonici, stanze calde e
una buon pasto a pranzo.
Ma
gli unici che
mangeranno saremo io e quelli della mia specie.
Avevo
comunicato ad Alec,
che sono venticinque ma mi sono sbagliata sono ventisei.
C'è
stato un imprevisto
all'ultimo.
La
vecchietta che avevo
contattato e che mi aspettavo sarebbe venuta non si è
presentata. Al
suo posto è arrivata una coppia. Quando hanno prenotato ho
avuto
paura che fosse gente normale ma una rapida indagine ha rivelato la
verità. Sono una coppia di truffatori. Una preda perfetta e
con
loro farò una bella sorpresa ai miei Signori con un
bocconcino
prelibato in più.
C'è
il sole ed è quasi
mezzogiorno.
Oggi
è una giornata
particolare per Volterra. E' San Marco e i paesani festeggiano la
cacciata dei vampiri.
Ogni
volta che ci penso
rido. Loro festeggiano la cacciata dei vampiri e non sanno che nella
loro bella cittadina risiede e comanda la loro famiglia reale.
Comunque
loro
festeggiano. Sono tutti vestiti di rosso, e le loro lunghe mantelle
ricoprono ogni strada dell'isola pedonale.
E'
una seccatura in più.
Dovremo passare in mezzo a loro e sicuramente le mie prede faranno
domande e fotografie. Ma d'altronde quale modo migliore per
festeggiare??
Ecco
ci siamo.
Scendiamo
e ci avviamo.
Li
tengo tutti vicini e
Damiano mi ha raggiunto mettendosi in coda alla fila in modo di non
perderne nessuno.
Sento
il primo rintocco
di mezzogiorno suonare.
Il
campanile nella piazza
principale suona il potente richiamo del destino...
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Capitolo 16 *** Volterra ***
Scommetto
che qua riconoscete qualcuno... Buona lettura !!!
Capitolo
14 - Volterra
Saimon
Siamo
arrivati. Il
viaggio in pullman è stato veloce.
Scendiamo
e resto
ammaliato da quello che vedo.
Volterra
è bellissima.
Non credo ai miei occhi.
Stanno
festeggiando
qualcosa. Sono tutti con dei lunghi mantelli rossi.
Per
un attimo mi
dimentico le mie paure preso dall'emozione.
Kris,
mi dà la mano e
piagnucola. Probabilmente è stanca. Anch'io lo sono.
La
Gelida è stata
raggiunta da un altro individuo. E' vestito di nero e tiene un ampio
cappuccio sulla testa.
Eppure
c'è il sole ed è
caldo.
Cerco
i suoi occhi e vedo
solo due fessure nere.
Rabbrividisco,
mi mette
paura e quando mi sorride abbasso gli occhi intimorito.
Stringo
la mano a Kate e
guardo Danny negli occhi. Anche lui sembra spaesato.
La
Gelida ci conta e ci
invita a stare vicino per non perderci. Si è coperta tutta,
sembra
che abbia paura del sole che filtra tra le case.
C'è
tantissima gente e
tanta confusione. Mi guardo intorno, forse riusciamo a scappare
mescolati alla folla.
Ma
l'uomo nero è dietro
di me.
Ci
incamminiamo lungo le
strette stradine. Le strade in pietra grigia sono in salita, e piene
di gente.
Il
rosso è dappertutto e
sembra abbagliarci mentre il sole è nascosto dalle ampie
case.
Sento
la coppietta felice
chiedere alla Gelida dove è l'albergo ma lei ribatte che ci
andiamo
dopo.
Ci
porterà subito a
visitare l'interno della Rocca.
“Ci
stanno aspettando”
commenta sorridendo.
Ma
il suo sorriso è
gelido e la lingua le passa veloce sulle labbra.
Chi
ci sta aspettando??
Mi domando, ma taccio non voglio attirare l'attenzione.
E'
quasi mezzogiorno e
molti brontolano. Siamo stanchi e affamati ma lei fa finta di niente
e ci conduce verso la parte alta della città.
E'
pieno di polizia, lo
riconosco dalla divisa ma non posso far nulla, non conosco l'italiano
e la Gelida mi bloccherebbe.
L'Uomo
Nero non ha ancora aperto bocca si limita a seguirci, a controllare che
nessuno si
perda nella folla o più semplicemente che nessuno di noi
scappi.
Ecco
le campane iniziano
a suonare.
E
un suono gioioso,
mezzogiorno sta arrivando, ma a me sembra il rintocco di una campana
funebre.
Guardo
Danny. Ha paura. E stringe la mano di Kate che continua a piagnucolare.
Deve
essere stanca.
La
prendo in braccio e mi
specchio nei suoi occhi cristallini.
Le
sorrido e inizio a
sussurrarle approfittando delle campane e del vociare che ci
circonda.
Forse
l'uomo in nero non
capisce la mia lingua.
“Ascolta
piccola.
Dobbiamo fare un gioco” le dico con la voce più
calda e tranquilla
che riesco a tirare fuori nonostante il groppo che ho in gola.
Danny
alza lo sguardo e
annuisce. Ha capito e approva.
“Quando
ti dico VAI.
Devi correre e trovare un signore vestito di blu con il cappello in
testa e la pistola al fianco.
Se
sei veloce e ci
riesci, avrai vinto! E come premio avrai presto un bacino dalla
mamma.”
Lei
mi sorride felice.
Non immagina quello che sto provando nel cuore.
Guardo
Danny e annuisco.
Adesso dobbiamo solo distrarre l'Uomo Nero.
Mark
Siamo
scesi dal pullman e
regna una confusione assoluta.
Nel
paese ci deve essere
qualche festa. L'accompagnatrice ci spiega che festeggiano San Marco.
Liza
tira fuori la
macchina fotografica digitale e inizia a fotografare.
Io
guardo lei. E'
bellissima. Malgrado la stanchezza per il viaggio il suo volto
è
luminoso e sorridente.
Si
gira e mi fa una
fotografia.
“Guardami
Mark” le
sorrido dubbioso non sono mai venuto bene in fotografia.
Ma
lei mi sorride e mi
viene vicino. Si appoggia con la schiena a me e mi mostra la
fotografia che ha fatto.
Faccio
finta di guardare
in realtà tutti i miei sensi sono diretti a lei. Al suo
corpo caldo,
al suo profumo, alla sua pelle liscia malgrado non sia più
una
ragazzina.
Si
volta e mi sorride.
Lo
faccio anch'io e
titubante allungo una mano e prendo la sua.
Penso
che la leverà ma
con mia sorpresa la lascia e anzi la stringe mentre un sorriso
radioso si apre sul suo viso d'angelo.
George
Sono
stanco e voglio
andare in albergo. Provo a brontolare ma la Guida scuote la testa e
mi spiega che ci stanno aspettando.
Sbuffo..ma
che fretta
c'è?? Non capisco.
Carol
mi fa una carezza
sul braccio. Non vuole che io attiri l'attenzione. Ha ragione siamo
dei ricercati dobbiamo muoverci con prudenza.
E
sempre continuando a
brontolare la prendo per mano e mi avvio dietro agli altri.
Carol
Sento
la mano di George nella mia. E sono contenta. Sono sicura che ci
troveremo bene in Italia.
Mi
sembra di sentire delle urla. Mi volto e vengo spinta da dietro.
George
mi prende al volo mentre impreca dietro a una ragazza.
Lei
vestita con una maglietta verde sta correndo verso la piazza e
passando ha fatto cadere qualcuno e spintonato me.
Che
maleducata, non si è nemmeno fermata a vedere cosa
è successo.
Liza
Finalmente
mi ha dato la mano. La sua mano è calda e tenera. E' tanto
che non
stringevo la mano a qualcuno. Sento del trambusto alle spalle.
Qualcuno è caduto. Vedo una ragazza dai capelli lunghi
castano
correre come se avesse un diavolo alle calcagna e dietro allontanarsi
una Porche gialla.
Haidy
Ecco
siamo arrivati. C'è molta gente, molta confusione non voglio
perdere i miei bocconcini per strada. I miei Signori ci stanno
aspettando ed io sono sempre più impaziente, è
sempre più
difficile resistere al loro profumo.
Sono
in testa a guidare il gruppo, Damiano è in fondo a chiuderlo
nella
nostra morsa.
Sento
delle grida, delle imprecazioni. Mi volto qualcuno è caduto,
Damiano
non conosce la loro lingua e si guarda intorno confuso. Io torno
indietro e cerco di capire. Una ragazza correndo ha fatto cadere
l'ubriacone, il ladro ragazzo e spintonato altri quattro
bocconcini.
Sbuffo
non voglio perdere altro tempo, ho fretta. Mi riporto in testa e li
conduco all'entrata posteriore della Grande Torre dietro la Piazza
del Duomo. Ecco l'ultimo rintocco di mezzogiorno è suonato e
noi
siamo finalmente arrivati.
Li
faccio entrare e li invito a seguirmi “Per di qua. Venite la
sala
del trono è dietro a questo corridoio”.
Mi
fermo quando vedo Sirius venirmi in contro.
“Falli
aspettare qui. I nostri Signori sono impegnati in un colloquio
urgente. Entreranno quando hanno finito”
Lo
guardo stupita e infastidita ma sono ordini e bisogna rispettarli.
Faccio
fermare la mia comitiva e li guardo affascinata.
Poi
la mia mente all'improvviso registra la stranezza.
Dov'è
Kate, dove è finita quella bambina??
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Capitolo 17 *** La scomparsa ***
Ciao scusate la
prolungata assenza, ma è un periodo tremendo e non
ho veramente un attimo da dedicare alle mie storie. Comunque
eccovi un altro capitolo sperando che non vi siate nel frattempo
dimenticate di me.
Capitolo 15 La
scomparsa
Saimon
Sto
camminando per le
strette stradine di Volterra. La confusione regna intorno a me, ma
non riesco a pensare con lucidità.
Sono
come in un sogno, so
di dover fare qualcosa prima che sia troppo tardi ma non so cosa
fare.
Devo
trovare un
diversivo, devo distrarre l'uomo nero ma non so come.
Ed
ecco che per una volta
la Dea bendata mi aiuta.
Siamo
in mezzo alla fila
io e Danny che mi stringe la mano spaventato. Kate è in
braccio a
me, la testa appoggiata alle mie spalle. Ma non dorme sono sicuro che
si sta guardando in giro incuriosita.
Quando
all'improvviso
qualcuno mi urta violentemente.
E'
una spallata forte ma
non certo tanto potente da farmi cadere.
Ma
io ne approfitto. Mi
butto in avanti come fossi un calciatore che in area cade per reclamare
il calcio di rigore.
Mi
butto addosso a due
sconosciuti con i mantelli rossi e trascino Danny con me in una
confusione di gambe e braccia assieme ad altri due della nostra
comitiva che non conosco.
Sento
qualcuno imprecare
contro quella ragazza che mi ha spinto e che imperterrita continua a
correre come se avesse un appuntamento urgente.
In
molti si sono fermati
i lunghi mantelli rossi ci sovrastano mentre voci italiane
s'informano su come stiamo. Rispondo qualcosa senza sapere se hanno
capito o meno cosa dico.
Siamo
circondati di
persone preoccupate e non vedo più l'uomo nero che
probabilmente sta
cercando di capire cosa è successo.
Un
pensiero veloce e una
parola sussurrata a mezze labbra VAI e spingo Kate che dopo avermi
dato un bacino scappa via. Mi volto verso Danny ” Vai corri
anche
tu” lo incito sapendo che per me non c'è speranza,
non possiamo
fuggire tutti, non possiamo dare nell'occhio altrimenti ci
scopriranno.
Lui
mi guarda, mi sorride
e scuote la testa “Se sparisco anch'io la Gelida lo
scoprirà e
Kate non riuscirà a fuggire. Io sto con te!”
afferma sicuro.
Lo
guardo agghiacciato.
Non
è un ragazzo quello
a cui adesso sto stringendo la mano con tutta la mia forza,
è un
uomo.
Il
destino lo ha fatto
crescere e adesso è più uomo di me e di molti
altri.
Sospiro
e faccio per
ribattere ma l'uomo nero si è avvicinato per controllare e
vedo la
Gelida guardarci e poi riprendere a camminare veloce.
L'uomo
nero ci spinge
hanno fretta. E ancora una volta mi chiedo quale sarà il
nostro
destino e quello di Kate.
Danny
L'ubriacone,
Saimon, quell'uomo che ho imparato a conoscere, quell'uomo del quale
sento di
dovermi fidare, mi ha spinto per terra e approfittando della
confusione ha fatto fuggire Kate.
Voleva
che anch'io
fuggissi, ma se mi fossi mosso si sarebbero accorti della sparizione
di entrambi.
Sorrido
sono sicuro che
la nostra vita è in pericolo ma almeno Kate, la piccola Kate
ha la
possibilità di salvarsi.
Ecco
anche l'ultimo
rintocco di mezzogiorno è suonato e adesso siamo entrati nel
palazzo.
Il
mio amico, non mi ha
più mollato la mano. Ed io la stringo convulsamente
perchè ho paura
e sento nella sua stretta un affetto che non ho mai provato. Se
riuscirò a sopravvivere, voglio conoscerlo meglio. Siamo due
disperati, due rifiuti della società ma assieme forse
potremo essere
migliori.
La
Gelida sembra
impaziente. Ci stanno facendo aspettare poi all'improvviso la vedo
venire verso di noi è furente e preoccupata.
“Dov'è
la bambina?
Dov'è Kate??” ci chiede.
Il
mio amico le sorride e
so che sta facendo uno sforzo immenso
“Non
è con te?? E'
voluta venire avanti per raggiungerti” le risponde sicuro.
Lei
lo guarda, gli occhi
viola semichiusi.
Poi
si volta verso l'uomo
nero e gli sibila qualcosa d'incomprensibile.
Lui
si stringe nelle
spalle.
Lei
ci guarda poi prende
la lista pensierosa e alza gli occhi verso di noi “Adesso
siete
venticinque come dovevate” ci dice scuotendo la testa e
allontanandosi per parlare a un guardiano che fino a quel momento
è
rimasto fermo e zitto in un angolo della grande sala.
Riprendo
a respirare,
quella donna mi terrorizza come il posto in cui siamo.
George
Siamo
al chiuso, ci siamo
seduti su uno stretto divano e sono stanco. Non mi interessa
l'architettura, sento gli altri della comitiva chiacchierare e
fotografare, ma io voglio solo andare in albergo, riposarmi e
scappare lontano da tutta quella polizia. Carol mi stringe la mano e
mi sussurra “Ti voglio bene. Ti amo amore mio”
Anch'io
l'amo e vorrei
dimostrarglielo ma non posso, l'accompagnatrice ci sta guardando e
scuotendo la testa.
Maledetta
impicciona. Ma
perchè non si fa i fatti suoi??
Carol
Gli
ho detto che lo amo
perchè lo penso e non vedo l'ora di muovermi.
Perchè ci fanno
aspettare??
Speriamo
che finisca
presto. Voglio solo poter far l'amore con George, il resto non mi
importa. Per ora lo bacio. Non posso fare altro di fronte a tutti. Ma
quello posso farlo e con desiderio affondo la mia lingua nella sua
bocca.
Mark
Siamo
nel salotto
d'attesa. Mi guardo intorno e con Liza commentiamo gli affreschi di
quella bella sala. Lei fa diverse fotografie è felice ma la
cosa più
importante è che non mi ha mai lasciato la mano. Con la
scusa di
farle vedere fuori dalla finestra l'allontano dagli altri e chino il
mio viso sul suo. Le mie labbra sfiorano le sue. Penso che scappi ma
lei mi sorride felice.
Liza
Sono
felice mi ha
baciato. Non un bacio focoso non come quello che si stanno scambiando
i due colombi ma un bacio dolce e sensuale. Un bacio bellissimo. Mi
sento viva e gli sorrido felice che l'abbia fatto.
Haidy
Mi
sono accorta che manca
la bambina. L'ex-barbone mi ha detto che è venuta da me, ma
è una
frottola. Io lo so. Io lo sento quando le persone mentono. Ho
percepito il suo cuore battere veloce, la sua fronte bagnarsi di
sudore, l'odore della sua paura colpirmi forte.
Ma
non mi interessa di
quella piccola insignificante umana. Dovevo portare venticinque
bocconcini ai miei Signori e venticinque sono. Ci sono altri tre
bambini nella comitiva e sono più che sufficienti. Loro sono
dei
miei Signori. Loro giovani e pieni di energia sono delle prede
succulente.
Ma
la bambina malgrado
sia piccola è pericolosa. Damiano non si è
accorto di nulla. Non
posso prendermela con lui c'era troppa gente, troppa confusione ma
devo accertarmi che la piccola fuggitiva non parli, che non metta in
pericolo la mia gente. Mi avvicino a una Guardia. “Peter, hai
una
missione da compiere”
Gli
spiego tutto
velocemente. Nessuno degli umani può capire o può
sentire quello
che diciamo.
Lui
si allontana
sbuffando, forse tornerà troppo tardi per cibarsi ma il
nostro
segreto è al sicuro. Lui non è un segugio
bravissimo ma nessuno gli
può sfuggire, nessuno può sfuggire alla mia
razza, neanche una
piccola e insulsa bambina umana.
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