L'insolita Grifondoro 2 - Il ritorno di Voldemort di LanaPotter (/viewuser.php?uid=22695)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ospite di mezzaanotte ***
Capitolo 2: *** Una telefonata inaspettata ***
Capitolo 3: *** La partenza di Jane ***
Capitolo 4: *** Convivenza forzata ***
Capitolo 5: *** L'abbacchio al forno ***
Capitolo 6: *** Da un grande potere derivano grandi problemi ***
Capitolo 7: *** Soluzione impossibile ***
Capitolo 8: *** L'indizio mancante ***
Capitolo 9: *** Ingenui poliziotti ***
Capitolo 10: *** Una brutta notizia ***
Capitolo 11: *** Nelle mani dei babbani ***
Capitolo 12: *** Sviluppi inattesi ***
Capitolo 13: *** La festa per Jane ***
Capitolo 14: *** Ancora in attesa ***
Capitolo 15: *** Una bugia è una bugia ***
Capitolo 1 *** Ospite di mezzaanotte ***
1.L'ospite di mezzanotte
L' insolita Grifondoro 2 - Il ritorno di Voldemort
1.L'ospite di mezzanotte
Era già passato un anno da quando Harry e Jane si erano sposati;
James Sirius cresceva bene e la vita della famigliola non poteva andare
meglio. Harry lavorava all'Ufficio Auror del Ministero e Jane si
occupava del bambino a tempo pieno, per fortuna Dobby le dava una mano
con le faccende domestiche.
Una fredda sera di Dicembre i due coniugi stavano in casa, al caldo, a
giocare a"Torneo tre maghi in scatola", un gioco magico da tavolo che Harry aveva portato il
giorno prima; un
simpatico passatempo dotato di un tabellone che cambiava a seconda
della prova da sostenere, e da tre pedine che imprecavano se sbagliavi
qualcosa; inoltre un grosso dado decideva cosa si dovesse affrontare.
Harry aveva tirato il grosso dado "Oh no! E' uscito il drago!" aveva esclamato
"Si vede che è destino che tu affronti i draghi, tesoro" aveva risposto Jane sorridendo.
Un piccolo Dorsorugoso di Norvegia era apparso davanti alla pedina di
Harry, che aveva indietreggiato per non essere abbrustolita dalla
fiamma uscita dalle fauci del draghetto; in pochi minuti era riuscita a
sconfiggerlo, ed Harry aveva così superato la prima prova.
Era stato il turno di Jane: la sua prova consisteva nel trovare la
soluzione a cinque indovinelli della sfinge; non era stato difficile
per
lei, e in men che non si dica, anche Jane era passata al turno
successivo, con grandi complimenti da parte della sua pedina.
Mentre i due continuavano imperterriti la loro sfida, qualcuno aveva bussato alla porta...
"Chi sarà a quest'ora di notte?" aveva detto Harry innervosito "Tu aspetti qualcuno?"
"A mezzanotte! Non penso proprio!Vado ad aprire, comunque."
Una volta spalancata la porta aveva visto quello che meno si aspettava
di vedere: suo fratello, ex Lord Voldemort, con una piccola valigia in
mano e un'aria affranta.
"Tom! Che ci fai qui? E' molto tardi!" poi notando il bagaglio "Stai partendo per caso?"
"Magari! Purtroppo no; scusa se mi sono presentato adesso, solo
che...bhè ecco...sono stato sfrattato dal mio appartamento."
"Cooooosa!?E perchè mai?"
"Perchè non ho pagato le ultime tre rate d'affitto...questi babbani sono davvero troppo fiscali in queste cose!"
"Ma...perchè non hai pagato?"
"Non ho un soldo Jane, nemmeno uno zellino! Non ho un lavoro
e...insomma...sono nella merda! Nessuno tra i maghi mi assumerebbe
e non lavorerò mai e poi mai per i babbani, piuttosto vado a vivere sotto
un ponte!"
"Oh mio Dio, Tom, tu non andrai a vivere sotto un ponte, chiaro?
Stanotte resterai qui e domani vedremo di trovarti un lavoretto
decente; non ti preoccupare, tutto si aggiusterà" aveva detto
Jane abbracciando il fratello.
Harry aveva assistito alla scena da lontano, ma non gli era sfuggita
nemmeno una virgola di quello che era stato detto, e fissava
esterrefatto sua moglie che aveva appena invitato il suo peggor nemico
a stare a casa loro. Con passo incerto si era avvicinato e senza far
trapelare la sua ansia e il suo disappunto aveva detto "Cara, sei
sicura che sia una buona idea farlo dormire qui? Non sarebbe più
consono un bell'albergo a 5 stelle?" infatti,pur di non averlo
intorno,Harry sarebbe stato disposto persino a pagare 10.000 sterline.
Jane l'aveva guardato malissimo "Ma che dici, non se ne parla nemmeno!
Tom passerà la notte qui!". Harry aveva imparato a non
contraddirla dopo un'occhiataccia simile, e quindi si era limitato ad
annuire e fare buon viso a cattivo gioco.
"Vieni Tom, ti preparo la camera degli ospiti. Harry,prendi la
valigia!" aveva detto Jane allegramente, entrando nella zona notte
della casa.
La tensione che c'era nella stanza dove stavano Harry e Voldemort, si
poteva tagliare con il coltello; nessuno dei due parlava e l'ex signore
oscuro si guardava intorno per evitare di incrociare lo sguardo del
bruno.
"Allora come va al Ministero?" aveva chiesto alla fine, per rompere quel silenzio imbarazzante
"Benone, grazie!" aveva risposto Harry molto vago "A te non chiedo come
va perchè lo so già!" aveva aggiunto sarcastico;
Tom non aveva risposto e continuava a fissare il tabellone del "Torneo
tre maghi in scatola", cercando di capire il perchè le pedine
stessero con le braccia conserte e le facce imbronciate.
"Stavate giocando prima che arrivassi!" aveva detto Tom cambiando argomento
"Sì,prima che tu ci interrompessi!!!"
"Suvvia Harry non essere così acido!" l'aveva rimproverato Jane,
rientrando nel soggiorno "La camera è pronta, vuoi una tazza di
tè?"
"No grazie Jane, credo che andrò subito a letto. Grazie di tutto" aveva detto Voldemort
"Figurati, sei mio fratello, è un piacere per me aiutarti!
Bhè credo che andrò a dormire anch'io, tu che fai Harry
rimani in piedi?"
"Non vuoi finire il torneo?" aveva chiesto Harry
"No,tesoro, magari lo finiamo domani, ok? Ora sono un pò stanca!Metti a posto tu?"
"D'accordo, allora buonanotte!" aveva mormorato il ragazzo, e aveva
iniziato a rimettere i pezzi nella scatola, provocando le ire delle
pedine che protestavano dicendo "Ma non si lasciano le cose a
metà! Mica stiamo qui a giocare noi!" Harry le aveva guardate
torvo, chiudendo la scatola con violenza e sbattendola in un angolo.
Dopo di che se aveva seguito Jane in camera da letto.
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Capitolo 2 *** Una telefonata inaspettata ***
2.Una telefonata inaspettata
2. Una telefonata inaspettata
Harry aveva aperto gli occhi, dopo aver fatto un bellissimo sogno; ma
quello che era successo la sera prima gli era subito tornato in mente,
e la dura realtà gli era piombata addosso come un masso. Si era
alzato controvoglia e si era diretto in cucina per fare colazione.
Lì ad aspettarlo c'erano Jane, James Sirius nel suo seggiolone e Voldemort che giocava con lui;
"Buongiorno a tutti!" aveva detto Harry
"Ciao tesoro,dormito bene?"
"Una meraviglia,grazie"
"Bene, allora, la missione di oggi è trovare un lavoro a Tom!"
"Chiamala facile!" aveva aggiunto il bruno sottovoce
"Ieri hai detto che con i babbani non vuoi avere a che fare..." aveva detto Jane guardando suo fratello, lui aveva annuito
"Nella condizione in cui è non può permettersi di avere preferenze." era intervenuto Harry
"Stai calmo, caro; potresti vedere se al Ministero hanno bisogno di qualcuno!" aveva risposto Jane
"Sì, come no, magari lo faccio diventare un cacciatore di maghi oscuri!"
"Ma veramente non c'è bisogno..." aveva cercato di dire Voldemort, ma Jane lo aveva interrotto
"Harry, smettila subito con il tuo sarcasmo, questo non è un gioco!" la donna era leggermente arrabbiata
"Non dire a me di smetterla!" aveva incalzato lui
"Posso parlarti un attimo in privato?"
"Certamente!" aveva risposto Harry alterato; lui e la moglie erano
andati nella stanza accanto, lasciando Tom e James Sirius in cucina.
Jane guradava il marito con le braccia conserte e uno sguardo degno di
un mangiamorte "Allora, si può sapere cosa stai cercando di
fare?"
"Non sto cercando di fare nulla! Solo che non puoi pretendere che io
salti di gioia all'idea di avere Lord Voldemort in casa mia!"
"Questa, innanzitutto, è casa nostra, e poi lui non è
più Lord Voldemort, è mio fratello e lo sai anche tu che
adesso è cambiato!"
"Jane, lui ha ucciso i miei genitori!"
"Lo so, Harry, hai ragione, ma quei tempi sono finiti; cerca di
capire...non posso lasciarlo vagare per strada come un poveraccio!"
"Non mi importa! Non voglio che stia vicino al bambino!"
"E' suo nipote non puoi pretendere che gli stia alla larga"
"Sì che posso!"
"La tua perseveranza è ammirevole...non in questa situazione
però. Fallo per me, accetta mio fratello..." lo sguardo di Jane
era passato dal mangiamorte al cucciolo abbandonato, e Harry non
riusciva mai a resistergli.
"E va bene! Però non chiedermi di trovargli lavoro al Ministero!"
"D'accordo, avevo un pò esagerato!" aveva risposto lei
abbracciando il marito "Ora torniamo di là, e mi raccomando
Harry..."
"Sì sì,tranquilla."
Tom li guardava senza parlare, quasi temeva di aprir bocca; poi proprio
mentre stava per dire qualcosa il telefono aveva squillato.
Jane era andata a rispondere...
"Pronto!Oh salve capitano, che sorpresa!" dopo questa frase Jane non
aveva detto più nulla; Harry e Tom avevano continuato a mangiare
senza far troppo caso a quello che stava accadendo a telefono.
"Certo, allora a domani!" la donna aveva riagganciato e la sua
espressione non preannunciava nulla di buono; lievemente impallidita si
era seduta accanto al marito.
"E' successo qualcosa?" aveva chiesto Tom
"In un certo senso..."
"Che vuoi dire?" era intervenuto Harry preoccupato
"Era il capitano Brass..."
"Quindi?"
"Ha chiesto il mio aiuto...per un caso."
"Ma tu ti sei dimessa!"
"Lo so, ma mi ha quasi supplicata. A quanto pare c'è un
pericoloso serial killer che colpisce nella periferia della
città, e io non posso non aiutarli, ci sono in gioco delle vite."
"E come la mettiamo con James Sirius? Io lavoro tutto il giorno e Dobby
è in vacanza!" aveva detto Harry che già temeva la
risposta di Jane
"Bhè, c'è Tom! Lui per ora non ha nulla da fare, quindi potrebbe restare qui con James. Che ne dici Tom?"
"Io non saprei...non so come si bada a un bambino..." aveva risposto
Voldemort intimorito "Però ci posso provare!" aveva aggiunto
vedendo lo sguardo supplichevole della sorella
"Benissimo,grazie Tom! Allora è tutto a posto, io domani mattina
vado via e non potrò muovermi di lì per tre giorni!"
"Tre giorni?!"
"Sì, Harry; ma stai tranquillo andrà tutto bene!"
"Non ci giurerei..."
"Dai, sono solo tre giorni; vado, risolviamo il caso e torno a casa!"
aveva detto Jane cercando di essere il più convincente
possibile, anche se sapeva benissimo che un serial killer non si fa
incastrare in così poco tempo.
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Capitolo 3 *** La partenza di Jane ***
3. La partenza di Jane
3. La partenza di Jane
Jane stava seduta sul letto circondata da un mucchio di
fascicoli che un agente le aveva portato qualche ora prima; il caso era
davvero complesso, proprio come le aveva riferito al telefono Brass.
"Dubito che riuscirò a concludere qualcosa in tre giorni" aveva detto tra sè
Harry era entrato nella stanza con una tazza di tè in mano;
l'aveva posata sul comodino accanto a sua moglie e si era seduto ai
piedi del letto, cercando di non far cadere i fogli sparsi su tutto il
copripiumino.
"Allora? Come procede?"
"E' una faccenda molto complicata...ma ne verrò a capo!"
"Sei sicura di volermi lasciare qui da solo con Voldemort?"
"Ne abbiamo già parlato,Harry,non sarà la fine del mondo; comunque non sei solo, c'è James Sirius con voi"
"Mmhhh...speriamo vada tutto bene! Anche se questo è il momento
più sbagliato per andarsene, cercherò di resistere."
"Grazie,amore, mi piace quando parli così" aveva detto Jane
sporgendosi per baciare Harry; quel movimento però aveva fatto
scivolare fuori da una cartellina la foto di una delle sei vittime.
"Oh mio Dio, è orribile!" aveva esclamato il bruno, vedendo il
cadavere di una donna riempito di pugnalate su tutto il corpo
"Capisci perchè devo andare?" aveva tagliato corto Jane
rimettendo a posto la foto "Non posso permettere che altre ragazze
subiscano lo stesso trattamento!"
"E io che credevo che i Mangiamorte fossero crudeli...no no devi assolutamente arrestare questo pazzo!"
"C'è qualcosa che non mi convince però..."
"Cosa?"
"Hai visto com' era martoriato il corpo, mentre il volto era perfettamente truccato e pulito..."
"Io non ne capisco molto di omicidi babbani, però in effetti è strano."
In quel momento Voldemort con in braccio James Sirius aveva varcato la
soglia della camera da letto;il bambino sembrava molto divertito dal
fatto che suo zio non avesse il naso, infatti continuava a toccargli la
faccia e a ridere.
"Scusate se vi interrompo, ma voleva vedere la mamma" aveva detto Tom porgendo James a Jane "Sarà un ottimo Serpeverde!"
"Come?" Harry non era riuscito a trattenersi
"Ho detto che sarà..."
"Sì, ho sentito quello che hai detto! Ma non penso proprio che sarà un Serpeverde!"
"Avanti ragazzi smettetela di litigare" era intervenuta Jane
"Non permetto a nessuno di dire che mio figlio starà in quella casa ad Hogwarts!"
"Perchè no! Nelle sue vene scorre anche il mio sangue..."
"Questo non significa niente! Ti garantisco che James Sirius sarà un Grifondoro, senza ombra di dubbio!"
"Come la fate lunga voi due! Se non ve ne foste accorti manca ancora
parecchio tempo prima che il cappello parlante lo smisti! Quindi
piantatela immediatamente!" aveva detto Jane alzando lievemente la
voce.
James Sirius guardava da Tom a Harry sorridendo, come se lui già sapesse in che casa sarebbe capitato.
"Adesso io vado a far mangiare il bambino, voi non litigate!" aveva aggiunto Jane uscendo dalla stanza.
Harry e Voldemort si fissavano torvi, e si vedeva lontano un miglio che
entrambi si sarebbero voluti cruciare; però sapevano che Jane si
sarebbe infuriata, per cui si erano limitati a voltarsi le spalle e a
ignorarsi per il resto del pomeriggio.
La mattina seguente Jane era pronta a lasciare l'appartamento;di sotto
c'era un taxi che l'aspettava; e il supplichevole duo era davanti
alla porta per salutarla.
"Bene ragazzi, io vado, ci sentiamo per telefono perchè non
potrò smaterializzarmi. Allora mi raccomando, non vi divertite
troppo"
"Stai tranquilla, faremo i bravi" aveva detto Tom
"Sei sicura di voler andare?" aveva mormorato Harry
"Sì, tesoro, devo andare; hai visto anche tu le foto della scena del crimine...hanno bisogno di me!"
"Va bene, allora aspetto una tua telefonata." Harry e Jane si erano
abbracciati e baciati; poi lei aveva preso in braccio suo figlio e gli
aveva detto "Ciao amore, ci vediamo tra tre giorni,OK?" il bambino
aveva iniziato a piagnucolare
"Dai James non fare così!" l'aveva consolato Harry prendendolo "Adesso vai, se no farai tardi!" aveva detto poi a Jane
"D'accordo...allora ciao..." ed aveva chiuso la porta d'ingresso alle sue spalle.
Harry aveva l'aria di un condannato a morte e Voldemort stava in piedi
come un boia pronto ad abbattere l'ascia sul collo del povero
malcapitato. L'aria era intrisa di rabbia e disappunto.
"Allora, io adesso devo andare a lavoro" aveva detto Harry sistemandosi un mantello da viaggio sulle spalle
"Io resto qui con James!"
"Vorrei vedere...comunque non fare nulla di pericoloso, e soprattutto non distruggere la casa!"
"Non parlarmi come se fossi un troll di montagna,Potter! Ho detto che
non so badare a un bambino, non che non so nemmeno accendere la luce
senza la magia!"
"Sì certo...buona giornata e...ci vediamo stasera" aveva
risposto il bruno entrando nel grande camino in salotto "E che Dio me
la mandi buona..." aveva aggiunto a bassa voce,una volta preso un pugno
di polvere volante "MINISTERO DELLA MAGIA!" e avvolto da delle alte
fiame verdi Harry era sparito.
Voldemort aveva guardato il bambino "Bene, che cosa facciamo?Tuo padre
ha detto che non devo fare nulla di pericoloso...ti va di imparare a
lanciare le maledizioni senza perdono?!"
James Sirius aveva riso "Stavo scherzando; però potrei
insegnarti a dire qualcosa...che ne pensi?" il piccolo Potter non
sembrava molto entusiasta, ma aveva annuito e la lezione era cominciata.
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Capitolo 4 *** Convivenza forzata ***
4. Convivenza forzata
4. Convivenza forzata
Harry era appena arrivato nel suo ufficio al Ministero e senza guardare
in faccia nessuno si era seduto dietro la sua scrivania.
"Buongiorno anche a te Harry!" aveva detto Ron sarcastico "Cos'è non si usa più salutare?"
"Non ti ci mettere anche tu!" Poi, pentito della reazione eccessiva aveva aggiunto"Scusa ma sono un pò nervoso"
"Ma dai! Non lo avevo notato! Ma perchè?"
"Ho passato il peggior weekend della mia vita! Sabato
sera viene a casa nostra quel senza naso di Voldemort dicendo che
è stato sfrattato, che non sa dove andare e Jane gli dice di
restare da noi!"
"E che sarà mai, hai solo una persona in più in casa."
"Non è finita! Ieri mattina chiama l'ex capo di Jane e le dice
che ha bisogno di lei per qualche giorno per indagare su un caso
complicato di omicidio e quindi stamattina Jane è andata via e ha lasciato me ed il bambino soli con la lucertola!"
"'Mortacci! Come ti capisco! Anche per me i primi giorni che Fleur era in casa sono stati terribili..."
"Ma almeno ti girava per casa una veela mezza nuda!"
"Beh, in effetti... Tu rischi addirittura di vedere il suo serpente!"
"Nagini?"
"No, Harry, uno più piccolo ma molto più personale!"
"Ron, roscio malefico! Ora mi hai fatto pensare anche a questo! Lo vedi? Se ne deve andare! Oddio mi sento male..."
"Dai Potter, non esagerare! Lo sai, Voldemort è cambiato,
è il fratello della donna che ami e che presto tornerà! E
poi non hai Dobby in casa?"
"Macchè, pure il nano mi ha abbandonato! In vacanza, ti rendi
conto? Ma si è mai sentito di un elfo domestico in vacanza? Ai
Caraibi!...Ma poi si abbronza un elfo? Mah...Dove andremo a finire..."
La giornata passò rapidamente, nonostante le ripetute prese in
giro di Ron su ogni possibile aspetto della vita in comune dei due
cognati ed Harry tornò a casa contento di rivedere suo figlio,ma
scocciato di veder Voldemort seduto magari sulla sua poltrona preferita.
Uscendo dal camino Harry aveva potuto constatare che per lo meno la
casa era ancora tutta intera, e che Voldemort ,con una sospetta aria
soddisfatta, era seduto sul divano con in braccio il bambino.
"Hey Harry! Vieni a vedere cosa ho insegnato a James!" aveva detto Tom
con entusiasmo; il bruno temendo il peggio, era andato a sedersi vicino
a loro.
"Chi ti ha detto che dovevi insegnare qualcosa a MIO figlio?!"
"Aspetta e vedrai...tuo figlio è un genio! Allora James facciamo
vedere a papà quello che abbiamo imparato oggi: chi sono io?"
Harry guardava il bambino con aria alquanto preoccupata e allarmata.
"Giio"
"No, dillo bene,come ti ho insegnato! Chi sono io?"
"Ziio"
"E lui?" aveva detto Tom indicando Harry
"Mezzosangue" aveva ripetuto James in maniera fin troppo chiara.
Voldemort aveva battuto le mani ridendo soddisfatto, e poi si era
girato a guardare l'incredulo Potter.
"Scusa Riddle, tu sai che il bambino non aveva mai parlato prima d'ora?"
"Certo, hai visto come sono stato bravo!"
"E pensi che io sia contento..." aveva detto togliendo il pupo dalle
mani del serpeverde e mettendolo sulla poltrona accanto "...che la sua
prima parola rivolta a me non sia papà, bensì
MEZZOSANGUE?!" e si era lanciato letteralmente al collo di Tom.
"Anche tu sei un mezzosangue!Bastardo!" gridava Harry
"Sì ma io rinnego mio padre!" mormorava Voldemort cercando di divincolarsi
"Che c'entra? Resti sempre uno col sangue sporco!!!" il bruno stringeva
sempre di più, e per Tom era sempre più difficile
toglierselo di dosso.
La rissa era stata interrotta dallo squillo del telefono...Harry aveva
lasciato la presa dalla carotide dell'ex signore oscuro e
ricomponendosi aveva alzato la cornetta
"Pronto"
"Harry, finalmente! Ma quanto ci metti a rispondere!?" aveva detto la voce all'altro capo
"Jane,sei tu. Ciao,come vanno le indagini, scoperto nulla di nuovo?"
"No, visto che sono qui da neanche 24 ore!!! Che ti prende? Ti sento strano..."
"E' tutto a posto, stavo cucinando e tu sai quanto sia negato..." aveva
esclamato lui cercando di sembrare il più normale possibile
"Oh bhè sono contenta che ti cimenti comunque. Come va con mio fratello? Andate d'accordo?"
"Sì sì, certamente...siamo come culo e camicia!"
"Perfetto,allora ci sentiamo domani,tesoro, dai un bacio a James da parte mia!"
"OK!Buonanotte amore!" e riagganciando aveva lanciato un'occhiataccia a Voldy.
"Ringrazia Jane, perchè ti ha appena salvato da morte certa!"
"Uuhhh che paura...stavo vincendo io!"
"Non sei mai stato bravo nei corpo a corpo, hai sempre avuto bisogno
della magia per difenderti! Comunque...per stasera può bastare!"
e preso James Sirius si era diretto in cucina; Voldemort li aveva
seguiti e gli era quasi venuto un colpo vedendo Harry che con un
movimento di bacchetta faceva muovere gli ingredienti per cucinare
qualcosa.
"Che stai facendo?" aveva chiesto Tom incredulo
"Preparo la cena! Non ho intenzione di morire di fame." il cognato continuava a fissarlo "Perchè tu non mangi?!"
"Sì, solo che non avrei mai pensato di mangiare qualcosa fatta da te"
"Spero che le uova ti piacciano, perchè non so fare nient'altro!"
"Non ho scelta...però non capisco come mai prima cerchi di ucciderrmi e poi cucini per me."
"Jane si infurierebbe se ti uccidessi...quindi..."
"....allora io intanto vado a mettere James a letto" ed era uscito col bambino; una volta tornato in cucina si era seduto
"Ecco fatto! Uova alla Potter!" aveva esclamto Harry mettendogli
davanti un piatto con dentro una sostanza che ricordava molto vagamente
delle uova.
"Queste tu le chiami uova?"
"Sì, non basarti sull'aspetto, assaggiale e poi mi dici..."
"Le hai avvelenate?"
"Nooo, come ti viene in mente una cosa del genere! Non lo farei mai" aveva detto il bruno con un tono che voleva sembrare offeso
"Vabbè, tanto Jane se la prenderebbe con te" e aveva messo in
bocca un pezzo di uovo "Mmmhhh, bhè Harry devo dire...che
l'aspetto in questo caso rispecchia perfettamente anche il sapore! Sono
immangiabili! Perfino Lucius cucina meglio di te!"
"Grazie mille! Allora domani cucina tu! Così sarò io a criticare!" aveva risposto il grifondoro arrabbiato
"Sì, con molto piacere! Ti dimostro che anche in questo sono meglio di te!"
"Non mi provocare, serpente!" ma al suono di quella parola, Harry
si era ricordato della conversazione con Ron qualche ora prima e per
poco non aveva vomitato "Bhè, sai che ti dico, mi è
passata la fame!"
"E' passata anche a me"
"Bene!"
"Bene!"
"Vado a dormire!" e detto questo Harry era corso fuori dalla cucina e con quell'immagine orribile in mente era andato a letto.
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Capitolo 5 *** L'abbacchio al forno ***
5
5. L'abbacchio al forno
Voldemort si era svegliato con una strana sensazione di
soffocamento.Stava sognando che Harry lo stava ancora strangolando
urlandogli frasi senza senso; quando aprì gli occhi si
trovò faccia a faccia con James Sirius che gli aveva messo tutte
e due le manine sulle narici a fessura impedendogli di respirare.
Rideva, il piccoletto, ed in mezzo a gorgoglii e frasi senza senso
ripeteva ogni tanto "Ziio...Ziio". Lui lo prese in braccio ed il
piccolo lo abbracciò forte. Voldemort si sentì riempire
di tenerezza e ripensò a quando, pieno di odio per il mondo e
gli uomini aveva fatto ogni genere di cattiveria e di crimine. Quanto
sembravano lontani quei tempi, e quanto distante da lui quel mago
oscuro che tanto dolore aveva causato.
Questi pensieri profondi erano stati interrotti dallo squillo del telefono...
"Pronto"
"Tom sei tu?"
"Ah Jane, ciao come stai?"
"Bhè, insomma...poi ti racconto...piuttosto come va con Harry?"
"Tutto a posto, più o meno!"
"E James Sirius?"
"E' qui accanto a me. Ci stiamo divertendo un sacco; è proprio
un bambino straordinario...ha preso dal nostro lato della famiglia!"
"Questo eviterei di dirlo a Harry; comunque volevo dirvi che dubito di riuscire a tornare domani."
"Oh no! Perchè?"
"C'è stato un altro omicidio e noi siamo in alto mare."
"Deve essere un caso davvero complicato!"
"Mhà, sette modelle uccise orrendamente e troppi sospetti...insomma un incubo..."
"Che vuol dire troppi sospetti?Non è positivo?"
"Non se ogni giorno se ne aggiungono 10 alla lista!Ragazze così
belle conoscono così tanta gente che il serial killer
potrebbe essere uno spasimante rifiutato, un loro collega impazzito o
semplicemente...chiunque!"
"Cazzarola!Bhè un sospetto puoi già eliminarlo..."
"E chi sarebbe?"
"Io! Non sono più in affari...!"
Jane aveva riso "Grazie di aver smorzato la tensione, ora devo andare, magari ci sentiamo stasera."
Tom era uscito di casa con James nel passeggino, dopo aver pronunciato
un complesso incantesimo di disillusione, che lo faceva sembrare il
fratello bello di Ralph Fiennes.
Londra era piena di sole, l'aria tiepida ed il sorriso di tutte le
donne dai 14 ai 70 anni che incrociava lo misero di ottimo umore.
Decise di andare a fare la spesa per sorprendere Harry con una cena coi
controfiocchi.
I soldi babbani che gli aveva lasciato Harry (controvoglia) sarebbero
dovuti bastare, l'unico problema è che non aveva la minima idea
di cosa cucinare.
Aveva fatto la spesa aiutato da un piccolo corteo di massaie e commesse
del Supermarket fin troppo gentili e disponibili, ognuna delle quali,
dopo averlo sfacciatamente invitato a pranzo, gli aveva consigliato una
ricetta diversa.Il nostro povero mago era uscito dal negozio
completamente rincoglionito, con in testa almeno venti ricette diverse
e sempre più incerto sul da farsi.
A casa, dopo aver messo sul tavolo pomodori, una coscia di capretto,
insalata,
majonese, mezzo chilo di patate ed un vasetto di marmellata,
cominciò a sforzarsi di ricordare, tra le tante, la ricetta che
più lo ispirava: abbacchio al forno con patate!
Cominciò a camminare per la stanza ripetendo ad alta voce gli
ingredienti che ricordava gli avesse detto quella simpatica vecchietta
con occhi sognanti (e mani un po' lunghe), ma più ripeteva
più i ricordi si facevano confusi; prese all'improvviso una
decisione: era inutile tentare di ricordare, si sarebbe fidato del suo
istinto di gourmet! Prese la bacchetta e
l'agitò cercando di creare nella realtà quello che
lui ricordava fosse un abbacchio al forno e mosse le mani con maestria.
Gli ingredienti si alzarono in volo sopra il tavolo, sbucciandosi e
mischiandosi tra di loro in un turbinio indistinto, poi con un rumore
di risucchio ed un gran bagliore il piatto si posò roteando al
centro della tavola. Il risultato fu abbastanza
soddisfacente dal punto di vista estetico ma una volta assaggiato gli
ricordò molto da vicino le caramelle tuttigusti + uno al cerume.
La faccia disgustata di Voldemort divertì moltissimo il piccolo
Potter che aveva seguito passo passo ogni suo movimento, sopratutto
quelli fatti per magia applaudendo e tentando di imitarne i
gesti;questo inorgoglì lo zio ancor più di quanto non lo
fosse per le parole del giorno prima;ma a parte questo,Tom doveva
ammettere che a confronto del suo, le "Uova alla Potter" sembravano un
piatto di Gusteau.
Prese in tutta fretta James Sirius e si precipitò fuori di casa
diretto verso un lussuoso ristorante italiano, dove ordinò
un'ottima cena
per due (sentendosi vagamente e fastidiosamente omosessuale!).
Harry era tornato a casa già nervoso, dopo essersi ripetuto per
tutto il giorno di non cedere alle provocazioni del cognato ed
augurandosi nel contempo che non avesse insegnato al bambino nessun
altra parola razzista.
Entrò in sala da pranzo e rimase allibito alla vista della
tavola perfettamente apparecchiata e iperfelice esclamò "Jane!
Sei tornata in anticipo!"
"Ma cosa cazzo dici, Potter!" Rispose Tom varcando la soglia con James in braccio ed il grembiule rosa di Jane addosso.
Harry deluso sorrise al bambino togliendolo volentieri dalle braccia del serpeverde e disse:
"Niente parolacce davanti al piccolo, stronzo che non sei altro! Speravo fosse tornata mia moglie!"
"No, e non solo! Ha telefonato stamattina dicendo che dovrà trattenersi di più fuori città"
"Cosa? Ma è una notizia terribile! Quasi quanto te conciato come una badante!"
"Sono vestito da brava mogliettina perchè ho preparato una cena che non dimenticherai!"
Harry istintivamente nascose James Sirius dietro di sè.
"Ma no, che hai capito?! La risposta di Voldemort alla pessima cucina
di Harry Potter! Abbacch...ehm...cioè voglio dire...vabbè
adesso lo vedrai!"
"Vedi James, io ho cercato di ucciderlo, ma poi si è saputo che
era il fratello di tua madre...e adesso ci tocca mangiare quello che ha
cucinato...devo essere pazzo!" aveva detto Harry prendendo posto
intorno al tavolo e mettendo suo figlio nel seggiolone accanto a lui.
"La cena è servita!" Voldemort sembrava sicurissimo di sè.
Harry dovette ammettere tra sè a malincuore che quelle
prelibatezze erano molto meglio delle sue uova,e stava quasi per dirlo,
quando James Sirius pronunciò la sua terza parola:
"Istoante"
"Gli hai insegnato qualche altra parolaccia delle tue, brutto bastardo?"
Tom, che aveva capito perfettamente cosa stava per dire il piccolo tentò di cambiare discorso dicendo
"Ma niente! Chissà che significa... Istoante...Niente, sono cose
che dicono i bambini, sai Bumba, Cacca, Mella...Niente!!"
"No no! James non dice cose a caso...Dì bene a papà, che hai detto?"
"Istoante" disse il bambino.
"Vedi, niente!" Tom cercava in tutti i modi di fare l'indifferente
"Niente un corno! Voleva dire RISTORANTE, brutta biscia traditore
schifoso imbroglione! Ma che razza di uomo sei per barare su una cosa
così!" aveva esclamto Harry arrabbiato
"Bè, intanto stavi rosicando da matti, per questa 'cosa
così' e poi sono sempre un serpeverde, voglio vincere!
Serpeverde si nasce, come me, come James Sirius! Si, prestigiatore
miope, tuo figlio è e sarà sempre un SERPEVERD..."
Il piatto del Grifondoro lo colpi in piena fronte.
Harry aggirò il tavolo di corsa lanciandosi su Voldemort, negli occhi gli brillava il furore di un tempo.
Tom cadde all'indietro con un ringhio degno della sua fama e con uno
scatto da cobra riuscì a ruotare su se stesso lanciando Potter
sul muro; il bruno piombò a terra pesantemente e d'istinto
estrasse la bacchetta dalla tasca di dietro dei jeans, puntandola
contro l'ex signore oscuro.
Voldemort vide lo sfregiato alzare il braccio pronto a scagliare un
incantesimo verso di lui e reagì come era stato abituato a fare
da sempre estraendo a sua volta il magico pezzo di legno e alzando il
braccio allo stesso modo.
"Cr..." aveva iniziato Tom
"Exp..." stava per dire Harry, quando un lampo di accecante luce viola
aveva strappato di mano le loro bacchette scagliandole al centro della
stanza con una forza incommensurabile ed attorcigliandole l'una
all'altra per poi farle cadere a terra come misera legna da ardere; i
due maghi volarono come per un'esplosione alle due
estremità della stanza.
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Capitolo 6 *** Da un grande potere derivano grandi problemi ***
6. un enorme potere
6. Da un grande potere derivano grandi problemi
Il bagliore era appena
scomparso ed il rumore dei due pezzi di legno caduti a terra ancora
echeggiava nella stanza; i due contendenti si guardavano stupiti e
spaventati, reggendosi il braccio dolorante.
"Harry, sei stato tu?"
"No, ero convinto...oddio, James Sirius!"
Entrambi si voltarono terrorizzati all'idea che quella luce avesse
fatto del male al piccolo, ma la sorpresa fu enorme quando notarono la
sua espressione arrabbiata e soprattutto la manina ancora alzata che
vibrava di quel bagliore viola.
Si alzarono lentamente, sconvolti e traballanti, massaggiandosi il
fondoschiena e mentre Harry avanzava verso il pupo che gli
sorrideva come alla fine di un gioco, Voldy prese in mano la strana
scultura che fino a poco prima erano stati due potenti strumenti magici.
"Ma...Non mi dirai che è stato il bambino?!"
"Tom, ma che ne sò, però pare proprio così..."
"UN GRANDE MAGO, MIO NIPOTE E' IL PIU' POTENTE MAGO DI TUTTI I
TEMPI!!!!!" E iniziò a zompettare per la stanza ed a ballare
pieno di gioia.
Harry aveva preso in braccio James e stava controllando la sua manina
che non sembrava minimamente ferita, quando fu raggiunto da un
esultante Voldemort al limite dell'idiozia che continuava nel suo show:
"Altro che! Se fosse stato dalla mia parte un po' di tempo fa non
avreste avuto scampo! Ma tu hai visto che botto? E che bella
tonalità di viola!"
"BASTA!!! Primo: non mi far ricordare che mostro eri fino a un po' di
tempo fa! Già ti sopporto a malapena! Secondo: non sò
perchè ma sono sicuro che quello che è successo è
colpa tua! Terzo: stai zitto che non riesco a pensare a come fare per
le bacchette!"
"Potter, primo: come ti ho sfregiato una volta posso sempre rifarlo se
non la smetti! Secondo: incredibile a dirsi ma da due mezzosangue pare
proprio che sia uscito fuori un mago potentissimo e tu invece di esserne
contento te la fai sotto! Terzo: per le bacchette non ti preoccupare,
ci penso io; non sarà certo la magia di un poppante a mettermi
in difficoltà..."
Quando due ore dopo Jane telefonò Tom stava ancora tentando di
districare con la magia le due bacchette bestemmiando in serpentese
mentre Harry pregava il piccolo James di dividerle:
"Dai, tesoro di papà, dividi le bacchette che papà ci deve lavorare!"
Ma il bambino rideva e faceva segno di no con la testa ed Harry non si
azzardava a sculacciarlo per paura che il pupo lo trasformasse in un vermicolo.
Tom andò a rispondere al telefono guardando male James Sirius e bofonchiando tra sè...
"Ma perchè ci mettete sempre così tanto a rispondere a questo cazzo di telefono!"
"Jane, non ti ci metter anche tu..."
"Perchè? Cosa è successo?"
"NIENTE!" Disse Harry balzando dal divano e strappando la cornetta di mano a Voldemort.
"Niente amore mio bello caro tesoro dolcezza!"
"Harry io ti conosco e so che quando fai una frase con più di due aggettivi è successo
qualcosa! Non costringermi a smaterializzarmi, dimmi cosa state
combinando!"
"Ma niente, le solite liti tra me e tuo fratello..."
"Pensavo aveste appianato le vostre divergenze una volta per tutte!
Siete due deficenti e se per sbaglio succedesse qualcosa a James per
colpa vostra le bacchette ve le infilo nel..."
"Tesoro! Ma hai un mangiamorte per capello! Ma come vanno le indagini?"
"Non me ne parlare, sempre più intricato, se penso a quelle povere ragazze..."
"Mi ha detto Tom che non riuscirai a tornare domani."
"Infatti! Spero di tornare il più presto possibile. Quanto mi manchi!"
"Anche tu mi manchi, JayJay!"
"Ti desidero tanto!"
"Ho voglia di te!"
"BASTA! C'è anche un minore qui!" Disse Voldemort indignato e disgustato da tanta babbana dolcezza.
Harry rise, mostrando il dito medio al cognato, poi salutò Jane
con un sonoro bacio ed avvicinò la cornetta all'orecchio di
James Sirius che cominciò a ridacchiare ed a fare versi strani
che ricordavano molto, soprattutto a Tom ed Harry, la parola
mezzosangue.
Jane fissava ancora il telefono, non del tutto convinta della versione
dei fatti di Harry; stesa sul letto del suo hotel, ripensava
all'interrogatorio di quella mattina alla direttrice dell'agenzia di
moda di cui facevano parte tutte le vittime.
Michelle Stonefield, una donna che da giovane doveva essere stata molto
bella, molto attenta nei dettagli; alta, con dei lunghi capelli biondi
che le scendevano fino alle spalle, grandi occhi azzurri molto
truccatie delle carnose labbra rosso fuoco; indossava un tailleur nero
aderente.
Aveva accolto Jane e il suo collega nel suo ufficio: le pareti
ricoperte di foto che ritraevano modelle diverse in varie pose, una
scrivania di legno massiccio e due poltroncine di velluto rosso.
"Allora detective, immagino siate qui per le mie ragazze. E' davvero una tragedia!" aveva detto Michelle con voce tremante
"Esatto signora, dobbiamo farle qualche domanda. Ci dica, è
successo qualcosa di strano in questo periodo?Lettere anonime o cose
simili?" aveva chiesto Jane
"Bhè, in effetti, non molto tempo fa qualcuno si è
intrufolato qui e ha manomesso il mio computer!" aveva risposto la
donna indicando un portatile alla sua destra
"Che cosa c'è in quel pc?"
"Tutti i dati delle modelle e dei modelli"
"Anche i loro indirizzi?"
"Sì, tutto quanto!"
"Perchè non ha sporto denuncia?"
"Non mi sembrava che fosse stato trafugato nulla, quindi ho pensato che non fosse importante..."
"Adesso le sembra importante?!" aveva detto Jane con un tono tra il sarcastico e l'esasperato
"Alla luce degli avvenimenti attuali, direi proprio di sì...sono
stata un'ingenua a non avvertire le autorità quando avrei dovuto"
"Se lei ci dà il permesso, potremmo mandare un tecnico che potrebbe controllare se sono stati copiati dei file"
"Certo, farei di tutto per scoprire chi ha ucciso quelle povere ragazze!"
"Benissimo. Un altro paio di domande e poi abbiamo finito." Michelle
aveva annuito "Da quanto tempo lavoravano per lei le vittime?"
"Circa un anno"
"Mmmhhh, e voi mandate i vostri modelli in palestre o centri estetici scelti da voi?"
"No...sono liberi di scegliere da soli!"
Il collega di Jane ,Simon Jink, scarabocchiava qualcosa in fretta su un taccuino "D'accordo, grazie mille signora Stonefield!"
"Spero di esservi stata d'aiuto!"
"Sì, molto! Arrivederci" Jane aveva stretto la mano a Michelle e poi lei e Simon si erano congedati.
"Che cosa ne pensi?" aveva chiesto lui, una volta in strada
"Non lo so, ma credo che dica la verità...anche se la storia di
quello che si intrufola in un ufficio e non prende nulla mi sembra un
pò strana..."
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Capitolo 7 *** Soluzione impossibile ***
7.
7. Soluzione impossibile
Harry si era appena svegliato e il
suo sguardo era subito caduto su un oggetto posato sul suo comodino: le
due bacchette attorcigliate. La notte non aveva portato consiglio, anzi
aveva confuso più che mai i pensieri del ragazzo. Si era
praparato per andare a lavoro, ma per lui era impensabile farlo senza
bacchetta e quindi si era diretto in cucina per sottoporre di nuovo il
problema al suo coinquilino.
"Tom, dobbiamo trovare una soluzione adesso!"
"Cosa? Se ti riferisci alle bacchette non so proprio che fare!"
"Non posso andare al Ministero senza arma!" aveva detto Harry leggermente agitato
"Ci sono pericoli imminenti?!No,per cui ci puoi andare benissimo"
"Mmhhhh...sei davvero insopportabile! E pensare che è successo tutto per colpa tua!"
"Non ricominciare, per favore!"
"Ecco, ho trovato! Chiamiamo Silente!"
"Si-Silente?!Mai e poi mai! Non gli darò la soddisfazione de
dire che IO non sono riuscito a invertire la magia di un bambino!"
"E' l'unica possibilità che abbiamo! Adesso gli mando un gufo e
gli dico che tu e James andrete da lui più tardi...chiaro?"
Harry aveva un tono molto deciso; Tom aveva annuito suo malgrado ed
Harry era sparito nel camino.
Qualche minuto dopo era arrivata la risposta di Silente e in un batter
d'occhio Voldemort e il suo nipotino si erano smaterializzati ad
Hogsmeade, e a piedi poi avevano raggiunto Hogwarts. L'ex signore
oscuro non era affatto entusiasta di chiedere aiuto a Silente, ma in
effetti, era l'ultima speranza di riavere le bacchette.
Dopo aver incrociato gli sguardi esterrefatti di molti studenti, finalmente erano entrati nell'ufficio del preside.
"Benvenuto Tom!Ciao James!" aveva esclamato Silente gioviale; il bambino aveva risposto con un movimento della mano
"Salve Albus, da quanto tempo!"
"Già, non entravi qui da tempi quasi immemori..."
"..."
"Allora, il tono della lettera di Harry mi sembrava piuttosto preoccupato, cosa è successo di preciso?"
"Ieri sera io e Potter stavamo litigando...e abbiamo sfoderato le
bacchette pronti a colpirci, ma ad un certo punto c'è stato un
lampo di luce viola e le bacchette ci sono state strappate di mano e si
sono aggrovigliate l'una all'altra" aveva raccontato Tom mostrando lo
strano oggetto a Silente
"Mmmhhh, molto interessante! E chi sarebbe l'artefice di tutto questo?"
"E' lui..." aveva risposto Tom mogio, indicando James Sirius
"Come? Un bambino è stato capace di disarmare un auror e un ex mago oscuro?! E' eccezionale davvero"
"Ho detto la stessa cosa anch'io...all'inizio. Poi ho visto che non
riuscivo a sbrogliarle e mi è quasi venuto un colpo! Ci abbiamo
provato per ore, ma niente da fare!"
"Questo è un bel problema. Non credo che riuscirete mai a
sbrogliarle" aveva detto Silente calmo, prendendo in braccio il bambino
"Come sarebbe, mai?! Non possiamo rinunciare alle bacchette!"
"Solo James Sirius può invertire la sua magia. E non credo che
per ora voglia farlo" L'espressione di Voldemort era interrogativa
"Perchè stavate litigando tu ed Harry?"
"Ehm...perchè...perchè io avevo mentito..." aveva risposto Tom molto imbarazzato
"Ah, bhè allora capisco perchè James si sia arrabbiato. E' ovvio che non vuole vedervi litigare"
"Quindi tu non puoi fare nulla?"
"No, mi dispiace; solo tu ed Harry potete. Quando smetterete di
comportarvi come dei bambini viziati, allora e solo allora le bacchette
torneranno normali!"
"Benissimo, allora adesso vado da Ollivander a comprarne una nuova!"
"Non essere così pessimista. Devi pensare a quello che tu ed Harry avete in comune."
"Sono sempre dell'idea di andare da Ollivander!"
"Tom, ascoltami, non c'è da scherzare qui! Questo bambino vi
vuole bene, e vuole che andiate d'accordo; cercate di sforzarvi e tutto
si aggiusterà!"
"Uh e va bene, ci proveremo!"
"Mi fa molto piacere sentirti parlare così! Tenetemi informato e arrivederci!"
Tom e James Sirius si congedarono e tornarono a casa; il bambino
più vivace che mai, e suo zio più scoraggiato che mai.
Harry era tornato a casa tutto allegro, sicuro che Silente avesse
trovato una soluzione efficace al loro problema; ma ben altro lo
aspettava.
"Buonasera a tutti! Papà è tornato!" aveva detto prendendo in braccio James e baciandolo sulle guanciotte piene
"Ciao Harry! Come mai così felice?!" aveva chiesto Tom scettico
"Ho di nuovo la mia bacchetta, ti pare poco!"
Voldemort aveva preso la scultura futurista che una volta erano due bacchette e l'aveva data al bruno.
"Noooooooooooooooo!!! Nemmeno Silente ha potuto fare nulla!!!" Harry si era inginocchiato a terra con fare teatrale
"Come sei melodrammatico..."
"Melodrammatico, melodrammatico?! Cosa dovrei fare, saltare di gioia?!
E' stato un inferno a lavoro oggi; dovevo sperare che non succedesse
nulla per cui potesse servire una bacchetta! Sono stato sulle spine
tutto il giorno...è molto stressante!!"
"Mi dispiace per te Potter, ma in effetti Silente ha suggerito un rimedio..."
Gli occhi di Harry erano speranzosi.
"L'unico modo per fare tornare le bacchette come prima è andare d'accordo!"
"Intendi dire con il resto del mondo?!"
"No, idiota, dobbiamo andare d'accordo io e te!"
"Che suggerimento assurdo, Silente sa benissimo che non accadrà mai!"
"Ha detto che dobbiamo trovare le cose che abbiamo in comune."
"Benissimo, a parte che viviamo,momentaneamente, sotto lo stesso tetto,
non vedo cos'altro potremmo avere in comune...domattina vado da
Ollivander a prendere una bacchetta nuova!"
"Ecco, questa è una cosa che abbiamo in comune..."
"Non credo fosse quello che Silente intendeva!" aveva detto Harry guardando storto suo cognato.
Questa bella conversazione era stata interrotta da qualcuno che aveva bussato alla porta.
"Chi sarà a quest'ora?" aveva chiesto Harry sollevandosi da terra
"E io che ne so?!"
"Mamma mia come sei acido!!!" aveva risposto il bruno andando ad aprire la porta...era Sirius Black.
"Ehi, ciao,qual buon vento ti porta qui?"
"Ciao Harry! Ecco il mio nipotino" aveva esclamato il nuovo arrivato prendendo James in braccio e facendolo dondolare
"Che sorpresa, Black!"
"Buonasera Tom...allora che state facendo di bello?" aveva detto Sirius allegramente
"Scommetto che ti ha detto Jane di venire." era intervenuto Harry
"Ehm...sì, è vero. Jane mi ha mandato un gufo stamattina e mi ha chiesto di venire a dare un'occhiata."
"Non ci posso credere, non si fida di me" aveva detto Harry avvilito
"Dopo la telefonata di ieri sera, come darle torto?"
"Tu chiudi il becco Tom!"
"A parte voi due che litigate, mi sembra che vada tutto bene...la casa
è ancora in piedi e James sta benissimo!" aveva continuato Sirius
"In effetti, non va affatto bene!" aveva detto Voldemort
"Cosa intendi?"
"Non abbiamo più le nostre bacchette..."
"Come?! Avete perso le bacchette?! Ma siete due irresponsabili!!!"
"No, non le abbiamo perse!" era scattato Harry impedendo a Voldemort di
confondere ancora di più le idee del suo padrino "Solo che al
momento sono inutilizzabili..." Tom aveva indicato a Sirius un
groviglio di legno poggiato sul tavolo
"Cioè, quelle sono le vostre bacchette?! Come hanno fatto a ridursi in quel modo?"
"E' tutta colpa di Tom!" aveva detto il bruno
"Smettila di affibbiarmi la colpa di tutto! Non ti sopporto più!" aveva gridato Voldy
"E' la pura verità, se tu non mi avessi fatto arrabbiare..."
"Sei tu che mi hai fatto arrabbiare..."
"SILENZIOOOOO! Adesso basta!" aveva urlato Sirius "Mi volete spiegare una volta per tutte cosa diamine è successo?"
"OK Ok, ieri sera abbiamo iniziato una discussione piuttosto animata,
che è andata a finire con noi che per poco non ci ammazzavamo a
suon di incantesimi; proprio mentre stavo per colpirlo, le bacchette ci
sono volate dalle mani e si sono attorcigliate..." aveva raccontato
Harry
"Mmhhh...e chi sarebbe l'artefice di tutto ciò?"
"James Sirius"
"James Sirius?!" aveva ripetuto il malandrino sconvolto
"In persona! E' davvero un maghetto molto potente!"
"Accidenti, mi sa che avete una bella gatta da pelare!"
"Aspetta il peggio deve ancora arrivare!"
"Cosa può esserci peggio di un bambino che disarma due maghi adulti?!"
"Stamattina Tom e James sono andati da Silente a chiedere aiuto, e lui ha trovato un'unica soluzione..."
"Sarebbe?"
"Solo se io e Tom andremo davvero d'accordo, l'incantesimo svanirà e noi riavremo le bacchette."
Sirius non era riuscito a trattenere una risata "No, sul serio? Allora
siete proprio fregati! Vi consiglio di correre da Ollivander!"
"Non fa ridere!" aveva detto Voldemort
"Invece è esilarante; se Jane venisse a saperlo..."
"Ti prego, non devi dirle nulla, sarebbe un disastro!"
"Tranquilli, non ho intenzione di fare la spia!"
"Meno male" avevano esclamato in coro Harry e Voldemort
"Comunque adesso è meglio che vada; grazie per le risate,e ci
sentiamo nei prossimi giorni...mi raccomando cercate di non combinare
altri guai!
"Sì, certo...buonanotte Sirius" aveva risposto il ragazzo occhialuto, e il suo padrino con un POF si era smaterializzato.
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Capitolo 8 *** L'indizio mancante ***
7.L'indizio mancante
8. L'indizio mancante
La
nebbia saliva dal fiume in lente volute biancastre che le luci dei
lampioni facevano brillare di un bianco quasi elettrico, tutto appariva
soffuso, sfuocato. Ombre veloci di passanti infreddoliti venivano
proiettate,dai fari delle rare auto di passaggio,sui muri dei palazzi
di periferia, le cui finestre appannate dall'umidità facevano
scorgere interni evanescenti di vite londinesi. Dietro una delle
mille finestre Jane dormiva un sonno agitato da incubi, mormorava frasi
senza senso, era scossa da visioni, tensioni, il suo corpo era coperto
di sudore. All'improvviso si sollevò trattenendo un urlo e
rimase seduta sul letto per lunghi momenti continuando a respirare
profondamente, mentre l'incubo pian piano svaniva lasciando solo un
vago ricordo ed una sensazione di allarme che aveva a che fare con il
piccolo James Sirius.
Automaticamente la sua mano cercò la bacchetta per
smaterializzarsi immediatamente a casa ma poi si rese conto che non
poteva, per un semplice incubo, fare irruzione come una madre babbana
apprensiva; decise comunque che, se voleva riuscire a riprendere sonno
avrebbe dovuto accertarsi che in casa sua tutto andasse bene e quindi
senza ripensamenti telefonò.
Volemort rispose dopo uno squillo con la voce di uno che non stava
dormendo: "Jane, ma ti sembra l'ora di chiamare? Il pupo sta dormendo,
parlo di quel semibabbano di tuo marito, ed anche James Sirius
riposa..."
"Imbecille di un fratellone, come facevi a sapere che ero io?" disse
Jane sorridendo "Stai guardando i programmi a luci rosse in
televisione, vero?"
"Tu sai benissimo che con un minimo di arti magiche ed il mio fascino
potrei avere qualsiasi donna volessi... Comunque si, stavo proprio
guardando quello! Come mai hai telefonato?"
"Ho fatto un brutto sogno, non ricordo bene ma credo ci entrasse James Sirius in qualche modo, ed allora sai, cuore di mamma..."
"Tranquilla, qui tutto benissimo" disse Voldy mentendo, "ma la tua indagine, piuttosto?"
"Siamo ad un punto morto, abbiamo interrogato chiunque avesse a che fare con le povere ragazze, ma inutilmente..."
"Ma avranno qualcosa in comune le vittime! Possibile che non abbiate trovato neanche un sospetto?"
"Vedi, saputello,
questa non è una puntata di C.S.I. per cui non
ci mettiamo quaranta minuti a trovare l'assassino! Vorrei vedere
te...Ora ti spiego: tutte modelle, bellissime, piene di corteggiatori,
con una vita sociale e lavorativa pazzesca, conoscevano tutta
Europa...Unica cosa in comune l'agenzia: facevano tutte parte della
più famosa di Londra, la Stonefield Model Agency.
Mamma mia che
brutta faccenda! Se vedessi le foto...raccapriccianti...però
forse a te non farebbero nessun effetto, con tutti quelli che hai fatto
fuori."
"Io li uccidevo con l'Avada Kedavra...non con coltelli o lame affilate!"
"Bhè
è vero, comunque tornando a noi, stavo dicendo che alcune
sembravano pronte per uscire, altre invece erano in accappatoio o in
pigiama."
"E la cosa strana qual'è?!"
"E' che erano tutte perfettamente truccate."
"Aspetta un momento, stai dicendo che anche quelle in pigiama erano truccate?"
"Sì esattamente"
"Ma è normale che una modella vada a dormire truccata?"
"Anche a noi è sembrato insolito, ma non impossibile. Perchè cosa ti fa pensare questo?"
"Un pò di
cose me le fa pensare, per esempio il fatto che i volti non siano
imbrattati di sangue mi fa pensare che il killer le abbia truccate DOPO
averle uccise, questo deve avergli fatto perdere un sacco di tempo, e
se io avessi appena ucciso qualcuno..."
"Come hai già fatto..."
"Sì lo so
che ero uno stronzo e posso tornare a esserlo se continui a
punzecchiarmi! Io voglio aiutarti e tu mi prendi per il culo!"
"Scusi scusi, continui pure Miss Marple!"
"Quindi, dicevo che
se il killer perde così tanto tempo dopo l'omicidio a truccare
la vittima, vuol dire che per lui è molto importante, quasi
più dell'omicidio in sè!"
"E brava Miss
Marple, questa è davvero un'ottima deduzione! A parte gli
scherzi,Tom,veramente non gli avevamo dato troppa importanza, invece..."
"Inoltre doveva essere sicuro che nessuno l'avrebbe interrotto."
"Il trucco poi era perfetto, erano bellissime!"
"Immagino che avrete già interrogato tutti i truccatori dell'agenzia"
"Sì, ma il
loro alibi era inattacabile...maledizione!!!! Facciamo il punto della
situazione: l'omicida entra in casa delle vittime senza forzare porte o
finestre, quindi lo conoscevano; le pugnala al petto e all'addome e non
ci sono segni di collutazione nè di violenza sessuale, poi le
pulisce il viso e le trucca alla perfezione...ma noi in effetti non
abbiamo trovato nessun trucco dei colori utilizzati dall'assassino."
"Se li è portati da casa?"
"Infatti, e chi ha in casa dei trucchi e non è un truccatore?!"
"Una DONNA!" avevano esclamato in coro
" E quante donne avete interrogato?" aveva chiesto Tom euforico
"Centinaia, ma solo una aveva abbastanza confidenza con tutte quante, tanto da essere accolta in casa loro di sera tardi!"
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Capitolo 9 *** Ingenui poliziotti ***
9
9. Ingenui poliziotti
Mentre scendeva le scale dell'albergo in fretta, dopo aver
passato la notte a ripensare alla conversazione che aveva avuto con suo
fratello e a rileggere tutti gli interrogatori, Jane telefonò al
capitano Brass per riferirgli le sue intuizioni notturne; ma non ebbe il
tempo di dire una parola, perchè lui trionfante le
annunciò: "Sappiamo chi è!Sbrigati a raggiungerci in
centrale!" e riattaccò,
e lei molto schiettamente pensò "Ammazza che stronzo! Non mi
dice nemmeno il nome del colpevole...maledetti sbirri babbani!"
Arrivata al commissariato nessuno l'aveva degnata di uno sguardo
perchè tutti erano intenti ad ascoltare le direttive di Brass.
Quando ebbe finito, il suo capo si avvicinò a lei ed
abbracciandola disse "Stamattina c'è stata una svolta
incredibile: una delle modelle che avevamo interrogato ci ha telefonato
dicendo che il suo ex ragazzo, un truccatore, l'ha minacciata con un
coltello e solo per un pelo lei è riuscita a chiudersi in camera
da letto e a chiamare la polizia; intanto il bastardo è
scappato. Adesso stiamo smistando agenti negli aeroporti e nelle
stazioni e ho messo posti di blocco un pò ovunque!"
"John, ma sei sicuro?! Io stanotte parlando con mio fratello ho avuto
un'illuminazione: secondo me il killer è una donna...una che ha
a che fare con tutte le vittime."
"Aspetta un momento!Hai capito quello che ti ho appena detto? Sono
sicurissimo che sia lui il nostro uomo, quindi vieni con noi a
catturarlo o stai qui a crogiolarti nelle tue strampalate teorie?!"
"Che mi avete chiamata a fare, se siete così bravi anche da soli?" aveva risposto lei furiosa
"Vabbè, magari ne parliamo dopo...allora non vieni?"
"No, seguirò la mia pista. Ci teniamo in contatto!Prendo la tua macchina."
"Sì, come vuoi;comunque fai attenzione...ci tengo!"
"A me?"
"No alla macchina!" disse lui sorridendo.
Jane attese che tutti i poliziotti fossero andati via e, presa la
pistola dal cassetto di Simon, si avviò verso la casa di
Michelle Stonefield.
Il traffico di Londra mise a dura prova i suoi nervi e le fece venire
più volte voglia di smaterializzarsi ed arrivata a Parkington
lane, parcheggiò con non poche difficoltà e si
avviò verso l'entrata del palazzo signorile in cui abitava la
direttrice dell'agenzia.
Un portiere fin troppo gentile avvisò dell'arrivo della
detective e la fece passare, lei attese l'ascensore sentendo gli occhi
del portiere fissi sul suo fondoschiena. Trovo Michelle che l'attendeva
sulla porta con un sorriso cordiale e la fece entrare in un grande
salone arredato con gusto, si sedettero su un divano bianco latte e
cominciarono a parlare:
"Come vanno le indagini, detective?"
"Crediamo di aver avuto una buona intuizione, abbiamo rianalizzato le scene dei crimini..."
"Povere ragazze... Così giovani, così belle..."
"Si, veramente belle... Abbiamo rianalizzato le scene dei crimini,
dicevo, ed abbiamo notato una costante: tutte le modelle erano
truccate!"
"Beh, è normale signorina, le mie modelle sono le migliori
d'Inghilterra, ed una top model è sempre in scena, al massimo
anche quando è in casa e non aspetta nessuno..."
"Si, ma loro erano troppo truccate, troppo precise, sembrava quasi
fosse un'indicazione che l'assassino...O l'assassina, voleva lasciarci,
una provocazione, una firma!"
"Mh,pensate che possa essere stata anche una donna?"
"Personalmente credo proprio di sì..."
"E perchè mai?"
"Innanzitutto perchè non abbiamo trovato nessun segno di
violenza sessuale e poi...non so,il trucco era volgare, quasi un
segno di disprezzo verso delle ragazze così belle."
"Mi sembra una teoria molto stupida però, potrebbe essere stato chiunque!"
"Sì, ma mettiamo insieme gli indizi: hanno fatto entrare
l'assassino in casa, quindi la conoscevano, e si fidavano talmente
tanto di lei che non ci sono segni di colluttazione, segno evidente che
le ha prese di sorpresa, e doveva essere molto vicina per sferrare una
coltellata con tanta violenza. Lei poi le ha
pulite dal sangue, le ha truccate, le ha pettinate...è
più forte di lei! Anche se le odia non riesce a non prendersi
cura di loro, vuole che siano perfette anche nella morte. Chissà
perchè le odiava così..."
"Non le odiava affatto, lei le amava."
"Cosa vuole dire?"
"Voglio dire che credo sia stato un atto d'amore truccarle e renderle
belle anche nella morte...Chiunque le abbia uccise le ha rispettate, ha
fatto in modo che non cambiassero mai, che conservassero la loro
giovinezza, non invecchiassero, non vedessero i loro occhi
rimpicciolirsi, le rughe solcare il loro volto, la pelle perdere la sua
lucentezza...." Disse Michelle tra le lacrime.
"Deve essere terribile essere state tra le più belle donne del
mondo e ritrovarsi a guardare nello specchio una vecchia che non si
riconosce, veder scomparire a poco a poco tutti gli sguardi
d'ammirazione di uomini e donne
"Lei non poteva permettere alle sue modelle preferite di invecchiare come lei...."
"Ma lei chi?"
"Posso darle del tu?"
"Certo..." disse Michelle alzandosi e dirigendosi verso un comò
(Nda non so se si scrive così, ma cassettiera è troppo
brutto...)
"Tu non potevi permettere alle tue modelle preferite di invecchiare come te! "
"Va bene ragazzina, sono stanca, hai vinto...E' vero, non potevo
permettere che perdessero la loro bellezza; ma quando parlavo di amore
non intendevo per loro DA VIVE...Erano solo un bellissimo involucro
vuoto, arroganti, superbe, vanitose e mercenarie...Meritavano di
morire, proprio perchè pensavano che tutto fosse dovuto, che
sarebbero durate per sempre bellezza e fortuna...Avresti dovuto vedere
i loro volti terrorizzati, e come mi pregavano di non ucciderle,
illuse patetiche puttane!"
E dicendo questo si voltò di scatto puntando una pistola che
aveva estratto in modo fulmineo dal cassetto e sparò a Jane
colpendola all'altezza del cuore; Jane sfilò la bacchetta dallo
stivale ed urlò "STUPEFICIUM!"
Lo schiantesimo colpì in pieno Michelle che in un attimo stramazzò al suolo priva di sensi.
La spalla del detective sanguinava copiosamente e lei sentiva che le
forze la stavano abbandonando, così con un ultimo sforzo prese
il cellulare e premette il tasto di chiamata rapida 1 che corrispondeva
al numero di Simon; ma prima di svenire riuscì a dire soltanto:"
Aiuto...."
Il sangue si allargava sul divano bianco inesorabilmente, mentre lei sentiva la vita scorrerle via.
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Capitolo 10 *** Una brutta notizia ***
10.Una brutta notizia
10. Una brutta notizia
Harry
stava tornando di malavoglia a casa, sapendo che avrebbe incontrato il
suo odiato cognato; era da quando si era svegliato che aveva una strana
sensazione, era stato nervoso tutta la mattinata tanto che anche Ron se
n'era accorto. Pensava che fosse dovuto al fatto di non avere una
bacchetta o ai continui litigi con Voldemort, e l'idea di rivederlo di
lì a breve non faceva che peggiorare il suo stato d'animo.
Giunto nell'appartamento e imbrattato tutta il pavimento di fuligine,
era stato accolto dalle imprecazioni di Tom che aveva appena finito di
fare le pulizie; Harry si scusò e stranamente l'ex signore
oscuro si calmò immediatamente.
"Ehi, ma stai bene? Mi aspettavo una valanga di insulti, e invece..." aveva detto Tom stupefatto
"Non siono in vena di litigi; è da stamane che mi sento allarmato, ma non so perchè."
"Anche tu? Strano, è da quando mi sono svegliato che ho la stessa sensazione."
"James Sirius?"
"Sta dormendo dul divano, ma in effetti è stato abbastanza nervoso tutto il giorno!"
"Devo parlare con Jane, non vorrei che le fosse successo qualcosa..."
"Ma no, cosa vuoi che le succeda! Ha una bacchetta magica e una beretta carica, meglio di così!"
"Sì, però sono due giorni che non la sento."
"Davvero?! Io sono stato tutta la sera al telefono con lei!"
"Coosa? E perchè non me l'hai passata?" aveva detto Harry iniziando ad alterarsi
"Perchè stavi dormendo!"
"Potevi svegliarmi!"
"Erano le 3 di notte."
"E allora perchè dici che sera?!"
"Mhhh...sei proprio un bubotubero!"
"E tu perchè non dormivi alle 3 del mattino? Guardavi i porno sul canale 23!"
"Ahah! Allora lo sai anche tu! Pervertito che non sei altro! Con una
moglie del genere hai bisogno di guardare certa roba in tv?!"
"Sì, ma almeno poi io le metto anche in pratica, tu invece diventerai cieco prima o poi!"
"Basta così! Per tua informazione, fanno la fila per me e nessuna ha mai avuto da ridire..."
"Certo certo, lo sanno tutti che il naso non è l'unica cosa che
ti manca!" aveva risposto Harry ridendo e rischiando che Tom gli
provasse il contrario. Voldemort invece iniziò a ridere
allentando la tensione, ma qualcosa li interruppe.
*driiin* *driiin*
Si precipitarono entrambi sul telefono, ma Harry fu più veloce.
"Pronto!"
"Posso parlare col signor Potter?" aveva detto una voce all'altro capo
"Sono io, ma chi parla?"
"Sono il capitano John Brass di Scotland..."
"Che cosa è successo?" l'aveva interrotto Harry, con il cuore già a mille
"Riguarda sua moglie...è stata coinvolta in una sparatoria..."
"E adesso dov'è?"
"All'ospedale St. Peter, la stanno operando, venga subito!"
"Sarò lì il prima possibile!" disse riagganciando.
Harry era pallido, tremava, si accasciò sulla prima poltrona che trovò e si mise il volto tra le mani.
"Che diavolo è successo?" aveva chiesto Voldemort agitatissimo;
Harry raccontò e le lacrime iniziarono a solcare il volto
serpentesco di Tom.
I due rimasero così per molto tempo, chiusi ognuno nel proprio
dolore, poi Harry si alzò per smaterializzarsi, si
avvicinò a Tom e gli disse: "Ti prego, bada tu al bambino, ti
farò sapere prima possibile..."
"Ma sei pazzo? Non ti lascio da solo in un momento simile! Preparo James Sirius e poi partiamo."
Harry guardò quel volto che aveva odiato per tanti anni, lo vide
improvvisamente umano, sofferente e dimenticò per un attimo
tutte le ragioni che glielo avevano reso nemico, i due si abbracciarono
forte come vecchi amici e nello stesso istante un bagliore vioaceo
inondò la stanza e le loro bacchette fluttuarono davanti a loro
e si separarono.
"E' Jane..." sussurrò Harry.
"Che cosa?"
"Quello che ci unisce aldilà di tutto il nostro odio..."
"Ma pensa, quel vecchio mago rimbambito aveva ragione anche questa
volta!" Insieme si avvicinarono a James Sirius che sorrideva beato ed
Harry lo prese in braccio, mentre il bambino allungava le sue manine
verso il volto di Voldemort per accarezzarlo.
Si smaterializzarono poco dopo, il tempo giusto per non creare sospetti nei poliziotti che li aspettavano.
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Capitolo 11 *** Nelle mani dei babbani ***
11.
11. Nelle mani dei babbani
Era
la prima volta che Harry e Tom si trovavano in un ospedale babbano e
vedere tutta quella confusione, la sofferenza sul volto dei pazienti,
la preoccupazione dei parenti peggioravano notevolmente il loro stato
d'animo. Stavano seduti su una panca, tom teneva James Sirius in
braccio ed il bambino era stranamente tranquillo, come se avvertisse la
tensione intorno a lui. Brass entrò nella sala d'attesa, li vide
e si avvicinò con un leggero sorriso di circostanza, poi,
rivolto a Tom disse:"Signor Potter non riesco a trovare le parole per
esprimerle il mio dispiacere per quanto è successo a sua moglie"
"Scusi..." disse Harry rivolto al capitano.
"Ragazzo, fai silenzio quando un adulto sta parlando!"
Harry stava per sfoderare la bacchetta per cruciarlo, quando Voldemort
si mise tra loro e disse "Io sono Tom Riddle, il fratello di Jane, ed
il ragazzino qui è il signor Potter, il marito."
"Che figura! Scusami tanto, è che hai un'aria così
giovane che pensavo...Vabbè, non peggioriamo la situazione...Tua
moglie è in sala operatoria e dovrebbero farci sapere qualcosa a
momenti."
"Ma che cosa è successo?"
"E' stata una vera fortuna che Jane si riuscita a telefonarci prima di
perdere i sensi, in questo modo siamo riusciti a localizzarla grazie al
GPS del cellulare. Le abbiamp trovate tutte e due a terra, Jane ferita
da un colpo di arma da fuoco e l'assassina...ecco in realtà non
siamo sicuri di come siano andate le cose."
"Ma brutti imbecilli, come avete potuto mandarla completamente sola a
casa di un serial killer?! Bisogna davvero essere dei troll!" aveva
urlato Harry prendendolo per il bavero della giacca
"Calmati ragazzo!" aveva risposto Brass imbarazzato "Hai pienamente
ragione, ma noi stavamo seguendo un'altra pista che ritenevamo sicura
e Jane invece ha voluto fare di testa sua...mi sarei dovuto fidare
di più del suo istinto..."
"Prega che sopravviva!Alla mia vendetta potrai anche sfuggire, ma di certo non a quella di Lord Voldemort!"
"Chi è Lord Voldemort?!"
Tom si intromise e prendendo per le spalle disse:"Basta, Harry, vuoi metterci nei guai? Lo sai che non è colpa sua!"
"Sì che lo è! Lui ha richiamato Jane e lui l'ha mandata a
morire solo perchè non ha abbastanza palle per fidarsi di una
donna!"
"Non è vero! Anzi è una delle migliori detective del
dipartimento." aveva risposto Brass guardando il pavimento,pieno di
vergogna
"L'importante adesso è che lei superi l'intervento." proseguì Tom "E poi stai facendo agitare James Sirius!"
In quel momento arrivò Simon con un fascicolo in mano:
"Capitano, la donna ha confessato tutti i delitti, anche se è
sicuramente in stato confusionale, continua a blaterare di un fascio di
luce azzurra che l'avrebbe colpita e dice che è stata Jane a
scagliargliela contro...mha!Il mondo è pieno di matti!!!"
Harry e Tom si guardarono strabuzzando gli occhi.
Simon si voltò verso Tom e disse"Mi dispiace moltissimo per
quanto è successo, signor Potter, spero che..." ma si interruppe
perchè non riusciva a capire perchè Brass e Tom facessero
di no con la testa ed indicassero di nascosto con il dito un ragazzetto
che sembrava sulla soglia di una crisi di nervi...
"SONO IO IL MARITO DI JANE!!!!" Aveva esclamato quest'ultimo, imbufalito.
"Ma certo! Io lo sapevo, si vede subito che è lei, cioè tu... Insomma...Di Jane si sà qualcosa?"
"Non ancora, siamo tutti in attesa..." Aveva risposto Brass preoccupato.
Il chirurgo avanzò nella sala d'attesa verso il gruppetto di
uomini e stava per parlare con Voldemort quando tutti e tre all'unisono
esclamarono "E' lui il marito della paziente!" indicando Harry.
Il Medico si girò perplesso, e squadrando il ragazzo disse "
Siamo riusciti ad estrarre il proiettile, è stato difficile
perchè era a pochi millimetri dal cuore, ha perso molto sangue
ma adesso è fuori pericolo. E' in rianimazione."
Harry e Voldemort si abbracciarono, James sorrideva e Simon e Brass tirarono un sospiro di sollievo.
"Grazie dottore, quando potremo vederla?"
"Domani mattina." disse il dottore congedandosi dai quattro.
I quattro,rimasti soli, tirarono un sospiro di sollievo, poi Harry
disse:"E' inutile restare tutti qui, questa notte. Tom, perchè
non torni a casa con James Sirius?"
"Non se ne parla neanche, quattrocchi! Mia sorella ha rischiato la
morte ed io veglierò su di lei tutta la notte insieme a te!"
"Ti prego, Tom, il bambino ha fame, ha sonno, ed io non me la sento di farlo stare qui tutta la notte!"
"Scusate" disse Brass "Io vado, ho tante pratiche da
controllare...Comunque domattina sarò qui per sentire la
versione di Jane." Ed avvicinandosi a Harry disse sottovoce
"Saprò farmi perdonare, ragazzo...Non sai quanto mi dispiace..."
"Grazie, a domani".
Harry, Tom ed il piccolo sedettero su di una panca imbottita, e mentre
osservavano il viavai di medici, infermieri e babbani vari, si
assopirono.
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Capitolo 12 *** Sviluppi inattesi ***
12.
12. Sviluppi inattesi
Il traffico intorno
all'ospedale era fastidiosamente caotico nonostante l'ora tarda. Due
tassisti litigavano tra loro, insultandosi ad alta voce quando furono
interrotti da una improvvisa folata di vento che li ammutolì.
Clark Kent era apparso come d'incanto davanti alla porta a vetri
dell'ospedale ed era entrato con fare preoccupato nella hall; aveva
chiesto, con i suoi modi che farebbero sciogliere un ghiacciolo al polo
nord, dove poteva trovare la detective Riddle. L'infermiera lo aveva
indirizzato al secondo piano sospirando ed agitando le ciglia,
già persa di lui.
Clark era salito correndo ed una volta aperta la porta del piano aveva
visto Harry, James e Tom placidamente addormentati nella sala
d'attesa; stava per andare a svegliarli, ma all'ultimo momento aveva
cambiato idea ed era entrato nella stanza di Jane.
Si fermò sulla porta, Jane dormiva, e lui rimase a guardarla
estasiato; era molto pallida e quel colore diafano faceva quasi
risplendere la sua bocca carnosa. Si era avvicinato senza far
rumore e si era seduto sulla sedia accanto al letto. Jane aveva aperto
gli occhi in quel momento, si erano guardati a lungo, poi lui le aveva
preso la mano, mentre lei aveva cominciato a piangere piano,
sorridendogli, come a liberarsi da un brutto sogno.
Lui le aveva accarezzato il viso e poi con dolcezza le aveva detto:"Lo vedi che senza di me ti metti sempre nei guai?"
"Come l'hai saputo?"
"Io sono io! E poi una notizia del genere non passa inosservata,
soprattutto quando lavori nella redazione di un giornale...come ti
senti?"
"Uno schifo! E non potermi curare con la magia è frustrante."
"Sei sempre bellissima..."
"Mi sei mancato tantissimo!"
Clark si era avvicinato e le aveva sfiorato le labbra con le sue, ma si era subito allontanato chiedendole scusa.
"Non sai quanto mi fa piacere rivederti" aveva detto Jane sorridendo
"Ti ho pensato tanto in quest'anno e mezzo; ti immaginavo felice con
tuo figlio ed Harry, ed anche io sono felice con Lois, ma mentirei se
dicessi che non ti amo più!"
"Anche io ti ho pensato spesso ed è vero, sono molto felice con
Harry e James Sirius; la mia vita è così piena d'amore..."
"Sono volato quando ho saputo, ed intendo proprio volato...La mia
piccola Jane ferita! Ero così preoccupato! Entrando ho visto i
tuoi uomini di là, addormentati, il bambino è cresciuto
così in fretta, è bellissimo, ti somiglia, speriamo che
prenda da te anche l'altezza!"
Risero insieme, e continuarono a parlare per quasi due ore, poi lei si
addormentò, e lui, dopo averla baciata sulla guancia se ne
andò, mormorandole "A presto, amore mio...".
Il mattino dopo, quando fu svegliata dalla piccola mano di suo figlio,
quelle ore passate in compagnia di Clark fu certa fossero state un
sogno e per non creare ulteriori problemi non ne parlò con
nessuno.
Harry fece sedere il bambino accanto alla madre e lei cominciò ad accarezzarlo mentre lui sorrideva beato.
"Tesoro, quanto mi hai fatto preoccupare!Se ti fosse successo
qualcosa di grave non penso che avrei retto al dolore" disse il ragazzo
con le lacrime agli occhi.
"Oh dolcezza, mi sei mancato da morire"
"Anche tu!" rispose Harry baciandola
"Basta! Quanto siete melensi...mi fate venire il diabete!" intervenne Voldemort sorridendo
"Ehi fratellino, come stai? E' andato tutto bene con Harry e James?"
"Sììììììì, d'amore e d'accordo!" mentii Tom
All'improvviso James Sirius prendendole il volto tra le mani esclamò "Maaamma!"
"Oddio, la sua prima parola" gridò Jane emozionata
"Bhè veramente...." iniziò Tom, ma Harry gli pestò
il piede con forza "Ahhhh...ccidenti che cosa fantastica..."
continuò lanciando un'occhiataccia allo sfregiato.
In quel momento fece il suo ingresso il capitano John Brass
fischiettando la sigla di CSI e quando vide Jane sveglia, le si
avvicinò porgendole il mazzo di fiori che teneva dietro la
schiena.
"Questi sono per te, bella; ma non provare mai più a fare una cosa
del genere! Potevi rimetterci la vita! Hai fatto prendere un colpo a
tutto il dipartimento!"
"Ma che è successo?" chiese Jane curiosa
"C'eravamo appena resi conto di aver fatto l' ennesimo buco nell'acqua,
quando è squillato il cellulare di Simon e ti abbiamo sentita
chiedere aiuto; e solo grazie al GPS del tuo telefonino siamo riusciti
a rintracciarti a casa di quella psicopatica. Eravamo convinti di
trovarti morta, maledizione! E' stato il quarto d'ora più brutto
della mia vita! Quando abbiamo sfondato la porta abbiamo visto te in
una pozza di sangue che respiravi appena e quella stronza svenuta nel
lato opposto della stanza. Ma cosa è successo? Lei farneticava
di un fascio di luce rossa uscito da un pezzetto di legno nella tua
mano."
Harry e Tom la guardarono sgranando gli occhi e impallidendo (anche se Voldemort più pallido di così...)
Jane prese tempo dicendo "Ho le idee confuse, devo mettere a fuoco gli eventi...mi dispiace ma non riesco proprio a ricordare"
A questo punto Voldemort intervenne "Vabbè adesso non ti sforzare...ci...ti verrà in mente prima o poi..."
"Sì certo, stai tranquilla, tanto abbiamo prove a sufficienza
per tenerla dentro per tutto il resto della sua patetica vita." E
rivolgendosi a Tom disse "Tu sei il famoso fratello che le ha fatto
capire tutto?"
"Sì, se non fosse stato per lui non sarei mai arrivata alla
verità, magari non sarei nemmeno in questo letto d'ospedale... John a
proposito, tu hai sempre detto di aver bisogno di qualcuno alla mia
altezza che potesse sostituirmi, bhè, ce l'hai davanti. Io non
ho mai conosciuto una persona più intuitiva e perspicace di lui,
un vero mago! Oltretutto casualmente in questo momento è anche
disoccupato..." esclamò Jane entusiasta dell'idea che le era venuta in mente.
"Ma che dici, Jane, non mettermi in mezzo a cose babbane!" disse Tom guardandola storto.
"In effetti avremmo proprio bisogno di un elemento valido giù in
centrale, e se Jane ti elogia con tanto fervore allora forse vale
proprio la pena di darti una possibilità..."
"Ecco, vedi? Perchè mi devi far fare brutte figure?! Ha detto di no, come già sapevo!"
"Guarda che ha detto di si!" disse Harry.
"Cosa? Hai detto di si?"
"Beh, si, ho detto di si, però comincio ad avere qualche dubbio
sulla tua perspicacia..." disse Brass sorridendo sornione.
Tom capì la battuta con qualche attimo di ritardo e la sua mano,
per antica abitudine, andò verso la sua bacchetta per schiantare
quel babbano insolente, ma poi sorrise anche lui e disse "Beh, battute
a parte, le assicuro che sono uno sveglio!"
"Tranquillo, Tom, ti aspetto lunedì per cominciare, d'accordo?
Abbiamo un caso che ha proprio bisogno della tua consulenza!"
Brass se ne andò dopo aver baciato Jane e stretto vigorosamente la mano ad Harry e Tom.
Voldemort saltellava per la stanza dicendo "Evviva,evviva! Ho un lavoro
che mi piace!!!!!" e preso James Sirius in braccio iniziò a fare
le prove "Arrendetiti! Sei circondato, bastardo!Credevi di farla
franca, eh?!"
Harry lo guardava rassegnato, quasi con disprezzo; e Jane disse "Hai visto, sono meglio dell'ufficio di collocamento"
"Grazie sorellina! Non ti farò fare brutta figura:D"
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Capitolo 13 *** La festa per Jane ***
13.La festa di Jane
13. La festa per Jane
La casa era piena di maghi che chiacchieravano allegramente, draco,
dolcemente abbracciato al suo Charlie, discuteva con Ron ed ermione del
loro fidanzamento.
"Beh, ma è fantastico, e a quando le nozze?"
"Vorremmo sposarci in autunno, ma non prima di aver fatto il v iaggio che abbiamo sempre sognato: in Italia!."
"Bellissimo! Ma perchè non come viaggio di nozze?" chiese
Charlie al fratello smettendo per un attimo di carezzare i biondi
capelli del serpeverde.
"Perchè è molto più romantico andarci come
fidanzati che come marito e moglie" Rispose Ermione con gli occhi a
cuore.
"...Ma che stronzata è mai questa, signorina Granger!" Esclamò Draco ridendo.
"Va bene, Malfoy, la prossima volta chiederemo a te prima di prenotare!" Rispose acidamente il roscio.
Harry stava vantandosi delle grandi doti di mago di James Sirius con
Remus, Tonks, Silente e Sirius e raccontava delle bacchette
attorcigliate dal piccolo: " Così, per gioco, le ha annodate tra
loro, capisci? Con un incantesimo che nè io nè Tom siamo
riusciti ad annullare! Potenzialmente è uno dei maghi più
dotati del mondo, sicuramente!"
"In effetti il bambino promette molto bene, d'altronde non a caso
è figlio...di Jane!" scherzò Remus, ignorando lo sguardo
truce di Harry.
La signora Weasley stava aiutando Jane a portare magicamente in volo i
vassoi dalla cucina al salone parlando del tempo, particolarmente bello
per essere dicembre, quando qualcuno suonò il campanello.
"Ma chi può essere, siamo già tutti qui!" disse Jane
avviandosi verso la porta d'entrata reggendo sempre il vassoio in mano.
Aperta la porta, si trovò di fronte un ragazzo alto e muscoloso
che si copriva il viso con un mazzo di fiori ed abbassandolo disse
"Sorpresa!" Jane per l'emozione lasciò andare il vassoio che
stava per schiantarsi al suolo quando Clark, con la sua velocità
lo raccolse senza che una goccia di sidro fuoriuscisse dai bicchieri.
"Non pensavo di farti questo effetto!"
"Clark!" Urlò Jane gettandogli le braccia al collo e facendo
definitivamente cadere il suddetto vassoio "Sono così felice di
vederti!Sai, in ospedale ti ho anche sognato!"
"Ma quale sogno! Ho attraversato l'oceano in volo per venirti a trovare in ospedale!"
"Ma è bellissimo, Clark, grazie!" Disse lei baciandolo su una guancia.
I due vennero interrotti dal grido di giubilo di Draco che corse
incontro al supereroe e gli saltò letteralmente in braccio
coprendolo di baci, incurante dello sguardo furente ed invidioso di
Charly:
"Clarky, tesoro, ma quanto sei bello!" E poi, rivolto a Jane "Solo tu
potevi scegliere quella quattrocchia volante invece di questo gran
figo!"
"Smettila Draco di comportarti come una liceale...un pò di ritegno!" aveva risposto lei imbarazzata.
La festa andò avanti tra risate, battutacce, brindisi
e divertenti magie; Jane da brava padrona di casa si spostava da un
gruppo all'altro animando la serata con il suo charme, ma ogni tanto
cercava Clark con lo sguardo e puntualmente si accorgeva che anche lui
non le toglieva gli occhi di dosso.
Si ritrovarono l'uno accanto all'altro mentre Sirius dava spettacolo
delle sue doti di mago e Clark, dopo aver controllato dove fosse Harry,
strinse per pochi secondi la mano di Jane guardandola negli occhi; lei
arrossì ma non distolse lo sguardo.
Alle 3 del mattino Harry e sua moglie erano abbracciati sul divano e
parlavano del party appena concluso; James Sirius dormiva nella sua
stanza e i due pian piano si ritrovarono nudi a fare sesso.
Poche ore dopo Harry anche se distrutto era comunque andato a lavorare
e Sirius aveva portato James Sirius a trovare i Weasley e sarebbero
rimasti fuori tutto il giorno.
Jane stava magicamente ripulendo l'appartamento quando qualcuno bussò alla porta...
"Oh mio Dio, sei l'ultima persona che mi aspettavo di vedere!"
"Spero non ti dispiaccia"
"Se avessi saputo che saresti venuto mi sarei almeno truccata..."
"Tu sei sempre splendida!" disse Clark con fare ammiccante
"Perchè sei qui?"
"Jane, so che me ne pentirò, ma se non lo faccio credo che non
avrò più pace." e la baciò appassionatamente
Lei si staccò dal suo abbraccio e gli diede uno schiaffo con tutta la forza facendosi male alla mano.
"Ma sei impazzito! Io sono sposata, ho un figlio, e tu non puoi piombare qui e..."
Poi improvvisamente tacque, ansimando.
"Jane, lo so, hai ragione, devo essere impazzito, io voglio bene ad
Harry, a tuo figlio...Ma non scherzo, io sto impazzendo, ti penso
continuamente, ti desidero come non ho mai desiderato
nessun'altra...Cosa ci posso fare? IO TI AMO!" Si avvicinò a lei
per baciarla, ma questa volta lei non si ritrasse e lui la prese in
braccio e la portò sul divano.
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Capitolo 14 *** Ancora in attesa ***
14 ancora in attesa
14. Ancora in attesa
Jane era in bagno, seduta sul bordo della vasca fissando un oggetto luminoso
che stringeva tra le mani.
Era passato già un mese dal suo momento di follia con
Clark...momento di cui entrambi si erano pentiti immediatamente, ma
ormai quel che era successo era successo e non restava altro da fare se
non lasciarsi tutto alle spalle e cercare di andare avanti fingendo che
tutto fosse come prima.
La Grifondoro sentiva dentro di sè un senso di colpa grande come
un macigno e da allora non era più riuscita a guardare in faccia
Harry senza provare vergogna; era una sensazione davvero terribile e
non capiva come tanta gente riuscisse a tradire con tanta
facilità senza curarsi delle conseguenze.
La luce che filtrava dalla finestra illuminava i lunghi capelli castani
di Jane donando loro un riflesso quasi ramato; l'espressione sul suo
volto era un misto tra paura e sorpresa. Aveva dato una rapida occhiata
allo specchio che le stava davanti, ma subito lo sguardo le era
ricaduto sul pezzo di plastica che teneva in grembo: era il test di
gravidanza magico che aveva appena fatto; quando il bagliore da bianco
era diventato verde Jane era stata investita da un'ondata di panico.
Non pensava che avrebbe avuto un altro bambino così presto, ma
quello che la preoccupava davvero era il fatto che avrebbe dovuto dirlo
ad Harry...e a Clark.
Si era alzata controvoglia e aveva deciso di affrontare suo marito; in
fondo non era una notizia così brutta...almeno per lui; avrebbero avuto un
nuovo pargoletto per casa.
Jane si era avvicinata alla porta però all'ultimo istante aveva cambiato idea e si era messa di fronte allo specchio.
'Oh mio Dio! E se Harry non fosse il padre?! No, non può
essere...ma non posso chiedergli di fare il test di paternità,
sarebbe una follia...E se mi leggesse nella mente e scoprisse tutto
quanto?! Non può farlo, non è granchè come legilimante,
ma io sono brava a chiudere la mente, quindi devo solo stare sempre all'erta!!!'
pensava Jane fissandosi negli occhi e cercando in qualche modo di
calmarsi.
Un rumore improvviso le fece perdere il filo dei suoi pensieri e la fece sussultare; era Harry che bussava alla porta del bagno.
"Tesoro, va tutto bene? Sei lì dentro da più di mezz'ora! Hai bisogno di aiuto?"
'Merda! E adesso che faccio?! Ok Jane, respira e andrà tutto bene...spero!'
"No, amore, è tutto perfetto! Esco tra un momento!" aveva detto lei cercando di dominare la sua voce tremula.
Harry era tornato in salotto e finalmente Jane l'aveva raggiunto.
Il piccolo James giocava con un costoso modellino di Firebolt che Draco
gli aveva regalato per il suo primo compleanno, mentre Potter Senior
teneva in mano la Gazzetta del Profeta seduto sulla sua poltrona
preferita.
"Amore, stai bene? Mi hai fatto preoccupare prima."
"Lo sai che noi donne amiamo passare molto tempo in bagno..." aveva risposto Jane titubante
"Non è successo niente, vero?!"
"No, cioè sì, cioè forse..."
"Che dici? Non ti capisco!"
"Bhè ecco...ho fatto il test!"
"Che test?"
"Quel test!"
Harry continuava a guardarla senza battere ciglio
"Insomma, sono incinta per la miseria!" aveva infine detto Jane spazientita e irritata dalla poca perspicacia del marito.
"Oh mio Dio! Sarò di nuovo padre!!! E' meraviglioso!!! Non ci
posso credere!!" aveva esclamato lui abbracciando forte la donna e
baciandola
"Quindi non sei arrabbiato?"
"Certo che no! Come potrei esserlo, è una notizia magnifica!"
"Io non la penso come te..."
"Cosa vuoi dire?!"
"E' troppo presto per avere un altro bambino, James è ancora
piccolo, tu non guadagni abbastanza e questa casa è già
un miracolo che riesca a contenere tre persone, figuriamoci quattro!!"
Jane aveva pronunciato tutta la frase tutto d'un fiato
"Stai scherzando vero?!" Harry era diventato pallido
"Sono serissima, non credo che sia il momento più adatto per una gravidanza."
"Jane ti prego non dire così, io ti amo e farò di tutto
purchè tu sia felice! E comunque non è vero che non
guadagno abbastanza! Il mio stipendio è più che generoso!"
"Harry smettila di fare il bambino e renditi conto che quello che dico è vero!"
"Allora cosa proponi? Non vorrai mica..."
"No, o forse sì...non lo so ancora, ci devo pensare."
"Per amor del cielo, Jane, ti supplico di non fare sciocchezze!" Harry
aveva le lacrime agli occhi "Non puoi dirmi che sei incinta e che vuoi
uccidere nostro figlio; non te lo permetterò mai!"
"Sono troppo stanca per questi discorsi...io vado a letto" Jane aveva
sperato che Harry non la fermasse, ma si sbagliava; lui la prese per il
braccio e la bloccò.
"Sei impazzita?! Non puoi lasciare un discorso del genere a metà!"
"Adesso non mi va di parlarne! Metti a letto James Sirius!" aveva detto
Jane infuriata liberando il braccio dalla stretta del marito.
Harry era sconvolto. Lei non si era mai comportata in quel modo,
tantomeno con lui; pensava che forse potessero essere gli ormoni la
causa di quella reazione esagerata, ma non ne era del tutto sicuro,
anzi temeva che sotto ci fosse qualcosa di peggiore.
Jane aveva chiuso la porta dietro di sè e si era buttata sul
letto in lacrime; non pensava di poter reagire in quel modo davanti ad
Harry, in fondo non era colpa sua se lei aveva la coda di paglia.
'Oh mio Dio...ma cosa mi sta succedendo?! Io non potrei mai abortire!!
Va contro tutti i miei principi...ma perchè a Harry ho fatto
capire il contrario?! Devo stare calma e ogni cosa si
risolverà...' Jane continuò a ripetersi queste ultime
parole fino allo sfinimento, ma nulla in quel momento avrebbe potuto
rassicurarla.
Harry entrò nella stanza da letto; Jane non aveva il coraggio di
guardarlo, ma sarebbe stato tutto più difficile se almeno non si
fosse scusata con lui per la scenata di poco prima.
"Senti Harry, sono stata proprio una stronza! Non volevo dire quello
che ho detto...mi dispiace moltissimo" non era riuscita a trattenere le
lacrime
"Hey, tesoro, non fare così, stai tranquilla!" aveva risposto Harry abbracciandola dolcemente
"Non c'è bisogno di scusarti; forse è anche colpa del mio
entusiasmo, avrei dovuto essere più cauto."
"Sì ma io non dovevo parlare di aborto...scusami, scusami, scusami"
"Sei perdonata! Ma adesso basta piangere, ok?" Harry era profondamente
innamorato di sua moglie e si era già pentito di aver dubitato
di lei, anche solo per un attimo.
"E' meglio se ti metti a dormire, non devi stressarti troppo...fa male al bambino!"
Entrambi si erano messi a letto e avevano dormito abbracciati tutta la notte.
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Capitolo 15 *** Una bugia è una bugia ***
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15. Una bugia è una bugia
Il risveglio di Jane era
stato molto piacevole; nonostante tutto si sentiva un pò
più tranquilla del giorno prima perchè almeno aveva
parlato con suo marito. Non poteva ancora credere al guaio in cui si
era cacciata...dover dire a Clark che era incinta e che il padre poteva
essere lui, le sembrava la cosa più difficile del mondo.
Harry era già in cucina pronto per andare al Ministero, e
così anche il piccolo James Sirius era vestito di tutto punto;
Jane entrando nella stanza era rimasta sorpresa.
"Buongiorno amori miei! Ma perchè James è già vestito?"
"Non ti ricordi, cara, oggi è la giornata 'porta tuo figlio a lavoro'! Credevo di avertelo detto"
"Devo essermene dimenticata...scusa."
"Non fa nulla; comunque forse è un bene che porti il bambino con me, così almeno tu puoi rilassarti un pò!"
"Giusto, bhè allora buona giornata a tutti e due; e tu James fai il bravo!" aveva detto Jane baciando James ed Harry che si erano poi diretti al camino.
La detective Riddle era rimasta sola in casa. Camminava nervosamente
avanti e indietro nella piccola cucina e sentiva un forte senso di
nausea dovuto, non alla gravidanza, bensì al pensiero di dover
chiamare Clark.
Mentre continuava a tenere il cordless in mano, questo aveva
improvvisamente squillato; Jane per poco con lo faceva cadere per lo
spavento.
"Pronto Jane! Sono il tuo bellissimo fratello!" aveva detto la voce all'altro capo
"Ciao Tom. Non mi aspettavo che telefonassi!"
"Sì in effetti odio questo aggeggio babbano, ma sono in centrale e non potevo fare altrimenti..."
"A proposito, come va il tuo nuovo lavoro?"
"Abbastanza bene, anche se credo che qui tutti mi odino."
"Davvero?! Come mai?"
"Non ne ho idea! Forse è perchè mi hanno assunto solo perchè sono tuo fratello."
"Che sciocchezza! Ti hanno preso perchè ci hai aiutato a risolvere il caso delle modelle!"
"Io lo so, ma vallo a spiegare agli altri agenti! Comunque a parte questo, tu come stai?"
"Io sto...bene" aveva detto Jane incerta se raccontargli tutto o no.
"Sei sicura?! Ti sento strana; c'è niente che vuoi dirmi?"
"No, no va tutto a meraviglia..."
"Jane, non costringermi a venire lì! Dimmi la verità!"
"E va bene! In effetti una cosa c'è...sono incinta."
"Lo sapevo che mi nascondevi qualcosa! Che bella notizia! Sarò di nuovo zio!"
"Aspetta a stappare lo Champagne, non ho finito" Jane aveva fatto un
respiro profondo e aveva proseguito " Non sono sicura che il padre sia
Harry."
Dopo questa frase, Jane aveva sentito un tonfo dall'altra parte del telefono.
"Tom, ci sei ancora?!"
"Sì, eccomi, sono qui!"
"Ma che è successo?"
"Sono caduto dalla sedia; non mi aspettavo una cosa del genere da te!
Lo so che Potter non è uno splendore, ma andare a letto con un
altro..."
"Tom, tu sai che amo Harry e quello che ho fatto è stato il
più grave errore della mia vita, ma essere stata ad un passo
dalla morte mi ha fatto come impazzire."
"Che vuoi dire?"
"Ho pensato che la vita è breve e che non bisogna lasciarsi sfuggire nessuna occasione."
"E per questo sei andata col primo che hai incontrato?!"
"Certo che no! Ma per chi mi hai presa?!"
"Non per farmi gli affari tuoi, ma si può sapere chi è quest'altro?"
"E' Clark!"
"Clark?! Fanculo!!! Vuoi dire Clark Kent il tuo collega americano?!"
"Sì...proprio lui..."
"Allora sei quasi giustificata. Devo dire che è un gran pezzo di
ragazzo, ma rimani sempre una donna sposata, devi proprio essere
impazzita!"
"Tom, smettila per favore! Mi sento già abbastanza in colpa, non c'è bisogno di infierire!"
"Scusa...ma a parte gli scherzi, cosa intendi fare?"
"Non lo so, dovrei chiamarlo e dirgli tutto, ma appena prendo il telefono in mano mi viene il panico."
"Anche se a noi Riddle non piace fare la cosa giusta, so che tu la
farai e che tutto tornerà a posto. Tu non sei come me, sei
più forte e più responsabile."
"Oh Tom, mi fai venire da piangere" aveva detto Jane iniziando a singhiozzare
"Ora devo andare; comunque stai tranquilla, andrà tutto bene...sarò sempre con te!"
"Ne ero certa. Ah Tom! Mi raccomando, questa storia non devi dirla ad anima viva!"
"Ti ricordo che ho mantenuto i segreti più segreti della magia oscura..."
"Grazie,ciao!"
Jane aveva riattaccato ed era di nuovo sola. Le parole del fratello le
avevano infuso una certa sicurezza e così si era fatta coraggio
e aveva composto il numero di Clark; dopo solo uno squillo aveva
risposto.
"Ciao Clark sono Jane, tutto ok?" aveva cercato di fare la disinvolta
"Ehi bella, io tutto bene e tu?"
"Più o meno...ho bisogno di parlarti."
"Dimmi tutto. Ma hai un tono strano o sbaglio?!"
"Ti conviene sederti."
"E' successo qualcosa di grave?! Ti prego parla!"
"Riguarda me..."
Nessuna risposta, ma qualcuno aveva bussato alla porta; Jane interdetta
era andata ad aprire e si era trovata davanti l'ultima persona che si
aspettava di vedere. Un Clark trafelato stava appoggiato allo stipite
della porta.
"Mi fai entrare?"
Jane, che aveva ancora il telefono vicino all'orecchio, lo guardò stupita.
"Ma..ma...credevo fossi a Metropolis!"
"Sono letteralmente volato quando hai detto che avevi bisogno di me!"
"Meglio, così parliamo faccia a faccia." si sedettero un salotto e Jane parlò " Allora, da dove comincio?!"
"Jane, per amor del cielo, dimmi tutto; sto iniziando a spaventarmi."
"Sono incinta!" Jane si era detta che era inutile temporeggiare e quella frase l'aveva sputata di getto.
"Bhè, non è una notizia così terr..." le parole
gli morirono in bocca quando capì perchè Jane era
così agitata; Clark la guardava tenendosi la testa tra le mani,
nel panico più totale.
"Maledizione...ne sei sicura?"
"Certo che ne sono sicura, altrimenti non ti avrei fatto venire qui! Cosa facciamo adesso?! Non posso dirlo a Harry."
In quel momento, come se si fosse sentito nominare, Harry entrò.
La sua espressione non prometteva nulla di buono; la vista di Clark
seduto in casa sua gli aveva fatto scattare la molla della gelosia,
anche se non immaginava minimamente quello che c'era sotto.
Jane aveva frenato l'istinto di far sparire Clark con un incantesimo, e con molta disinvoltura aveva salutato il marito.
"Amore, sei già tornato! Ma dov'è il bambino?"
"Sono solo tornato un attimo a prendere una cosa per James. Lui cosa ci
fa qui?" aveva chiesto il bruno lanciando un'occhiataccia a Clark.
"Tesoro, non essere scortese! Stavamo parlando" nonostante la
lunghissima coda di paglia, Jane era riuscita a far venir fuori tutta
la sua autorità.
"E di cosa stavate parlando?"
"Harry, puoi venire un momento in cucina?" aveva detto Jane alzandosi dal divano e trascinando suo marito con sè.
"Allora, si può sapere che ti viene in mente?! Da quando sei diventato così maleducato?!"
"Voglio sapere perchè lui è qui in casa con te!"
"E' venuto qui perchè avevo bisogno di parlare con qualcuno!"
"Come mai hai scelto proprio lui?"
"Perchè è il mio migliore amico, Harry, non so se te lo ricordi!"
"Potevi chiamare Hermione, è una donna, lei ti capirebbe molto meglio di Clark!"
"Hermione è la tua migliore amica, non la mia! Ti stai
comportando come un bambino stupido!" Jane, fingendo di sentirsi male,
si era seduta
"O mio Dio, tesoro, che cos'hai? E' tutta colpa mia! Non dovevo farti agitare!"
"No, non è niente, solo un piccolo giramento di testa."
"Scusa amore, sono stato uno sciocco, ho proprio esagerato....e poi non
mi va di litigare con una donna incinta." Harry si era avvicinato a
Jane e l'aveva abbracciata.
"Neanche a me va di litigare! Comunque adesso dovresti tornare al ministero, non puoi lasciare James da solo!"
"Non è da solo, è con Ron."
"Motivo in più per tornare! Cosa eri venuto a prendere?"
"Il peluche preferito di James Sirius."
"Te lo prendo io; torno subito!" Jane aveva baciato il marito ed era uscita dalla cucina, mentre Harry era tornato in salotto.
"Harry, mi dispiace, non volevo farti arrabbiare in quel modo!" aveva detto Clark non appena il bruno era entrato
"Oh no, no, io mi scuso per aver reagito come un idota! Non dovevo
prendermela tanto; forse è lo stress che mi ha dato alla
testa...magari dovrei lavorare di meno..." Harry si sentiva un verme
per aver dubitato di sua moglie.
Clark non aveva potuto rispondere perchè Jane era entrata con un
orsetto in mano; Harry l'aveva preso ed era scomparso nel camino.
Jane sapeva che avrebbe potuto vincere l'Oscar come miglio attrice e
questo la faceva stare ancora peggio. Odiava dover mentire, e
soprattutto mentire a colui che amava non era proprio da lei. Si
accasciò accanto a Clark sul divano con le lacrime agli occhi.
"Ehi, va tutto bene?" aveva chiesto il supereroe mettendole un braccio sulle spalle
"No, non va affatto bene! Mi sento uno schifo!"
"Almeno ti ha creduta..."
"Clark, ma cosa mi sta succedendo?! Sto diventando cattiva? Sta venendo fuori il mio lato Riddle?"
"No, Jane, assolutamente no! Tu non sei cattiva, anzi, sei la persona migliore che io conosca!"
"Sono un'orribile mostro! Non merito un marito buono come Harry!" Jane era in preda alla disperazione
"Devi stare tranquilla, tutto andrà bene!"
"Come fai a dirlo?"
"Perchè è impossibile che il bambino sia mio. Io sono
Kryptoniano e tu sei una strega. I nostri geni non possono mescolarsi."
"E cosa spettavi a dirmelo?!"
"Mi è venuto in mente adesso. Il mio padre biologico deve avermelo detto qualche tempo fa..."
"E' la verità?!"
"Non ti mentirei mai."
"Oh mio Dio, Clark, è una notizia meravigliosa!" Jane aveva
abbracciato il suo amico e aveva tirato un sospiro di sollievo
"Sì! Ora devo tornare a Metropolis, si staranno chiedendo che fine ho fatto!"
"Giusto, hai ragione; ci sentiamo presto!"
"Fammi sapere quando nasce!"
Clark era per strada, non riusciva a correre nè tanto meno a
volare, così aveva optato per una passeggiata nelle vie di
Londra; non faceva che pensare a quello che aveva detto a
Jane e più ci pensava più si convinceva di aver fatto la
cosa giusta. Non avrebbe mai potuto rovinare la vita a Jane; in fondo
lui l'amava davvero e il solo pensiero di farle perdere tutto quello
che aveva lo faceva sentire malissimo.
Guardando le vetrine dei negozi immaginava la sua vita con Jane, ma
subito si rituffava nella realtà: lei aveva scelto il mago e
dirle che il figlio non poteva essere suo era stata la cosa migliore da
fare. Adesso sperava soltanto che il bambino fosse veramente di Harry.
TO BE CONTINUED...
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