The new ninja

di Maiko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Un nuovo ninja stava per arrivare al villaggio della foglia. Konoha era in agitazione per quest'evento soprattutto perché, prossimo alla guerra, il ritorno di questo ninja li avrebbe sicuramente rafforzati. Il ninja era infatti originario di Konoha e, a quanto si diceva, l'unico parente a lui rimasto era il padrino Jiraya. Con il sennin risiedeva in uno sperduto villaggio del paese del fuoco. Dopo essersi ritirato dalla squadra speciale AMBU, era diventato il jonin più potente nel raggio di migliaia di kilometri nonostante avesse poco più di 17 anni. Nessuno, tranne l'Hokage e ovviamente Jiraya, è a conoscenza della sua identità. Pare che ritorni anche lo stesso eremita dei rospi assieme a lui. Per far conoscere il ragazzo, quel giorno, Tsunade aveva convocato vari team nel ufficio con i rispettivi sensei. I ragazzi in questione erano:
  • Sasuke Uchiha, Sakura Haruno, Sai (da poco entrato nel team) con il maestro Kakashi Hatake, il copia-ninja
  • Hinata Hyuuga, Shino Aburame, Kiba Inuzuka con il fedele Akamaru capitanati da Kurenai Yuhi
  • Rock Lee, Nenji Hyuuga, Ten Ten con Maito Gai, la bestia verde eterno rivale di Kakashi
  • Shikamaru Nara, Choij Akimichi e Ino Yamanaka con Asuma Sarutobi.
Tutti loro erano già promossi chuunin altri invece erano jonin da poco più di qualche anno. Nessuno però era al livello del misterioso ninja, coetaneo per età.
 
Salve a tutti! Questa è la mia prima fic (commentate mi raccomando!). Il primo capitolo è una breve introduzione per farvi avere a grandi linee ciò su cui si basa la storia. Spero che leggerete questo capitolo e magari anche il prossimo che arriverà a breve! Grazie a tutti per aver letto! ^^
P.S. ho sistemato l'html. ;)
Un bacio, Naruhinafra.

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1

Una leggera brezza soffiava su Konoha. Questa poteva essere scambiata per un'ordinaria giornata primaverile per il villaggio della foglia, ma non era così. Infatti, spostando lo sguardo nei pressi dei possedimenti del clan Hyuuga, si poteva scorgere una situazione per niente usuale.
La porta di un immensa villa si aprì di scatto e da essa uscì una ragazza dai lunghi capelli corvini e occhi perlacei, che iniziò a correre il più velocemente possibile. "Dannazione" pensò "proprio oggi mio padre doveva insistere così tanto per parlarmi? Tsunade non me la farà passare liscia. Ma tanto a lui cosa importa? L'austero e glaciale capoclan degli Hyuuga può pretendere tutto e ottenerlo. Sono in un ritardo stratosferico. Spero che Tsunade sia in vena di essere caritatevole quest'oggi." Ma, anche se conscia di rischiare la propria incolumità, la ragazza non poté fare a meno di soffermarsi nuovamente, perfino in quella corsa contro il tempo, al pensiero che ormai era divenuto il suo chiodo fisso da due anni a questa parte. Un ragazzo. Non uno qualsiasi, un AMBU. E, anche continuando a correre, non riuscì a fare a meno di riportare alla mente quel ricordo così tanto caro per lei.


Corro, corro, corro. Non penso ad altro. Ho la vista offuscata da quelle lacrime amare trattenute a stento. Corro, corro, corro. Non voglio farmi vedere in questo stato penoso, ho ancora la mia dignità. Era l'ennesima volta che mio padre mi umiliava davanti a tutti e, come sempre del resto, non ho avuto il coraggio di ribattere a tutti quei "fallita" con cui si ostina a chiamarmi. Come se non soffrissi già abbastanza per questa mia dannata timidezza. Sono stanca di continuare a chinare la testa di fronte a mio padre. Corro, corro, corro. Arrivo al parco e, continuando a correre sempre più veloce, giungo davanti a un enorme albero di ciliegio in fiore. Nonostante la tristezza che mi dilania non posso fare a meno di soffermarmi ad osservare quel bellissimo spettacolo. Dopo poco però non riesco a trattenermi e cado in ginocchio, col fiato affannato dalla cosa e i singhiozzi iniziano a scuotere il mio corpo sfinito. Calde lacrime cadono dai miei occhi pallidi, simbolo del mio clan. Piango senza ritegno sfogando tutto il mio dolore con quelle lacrime. Finché non sento delle dolci carezze sul mio capo, che hanno l'intenzione di calmarmi. Sobbalzo dalla sorpresa ma non mi sottraggo a quel tocco dolce. Spalanco gli occhi stupefatta, mentre alzo lo sguardo. Nessuno si è mai preso cura di me in quel modo, e men che mai credevo che potesse farlo un AMBU, colui che mi sono ritrovata davanti. Ninja freddi senza nessuno scrupolo nell'uccidere. Studiai la sua fisionomia, per quanto poteva permettermi la vista offuscata dalle lacrime che continuavano a scendere copiosamente. Da quanto potevo vedere sembrava che avesse la mia età. Dalla maschera a forma di volpe si intravedevano i suoi capelli color grano. Ciò che mi colpisce però sono i suoi occhi. Celesti, di un celeste così intenso che sembra che il cielo stesso avesse donato loro quel pigmento. Ma hanno un aspetto spento, triste. Occhi che hanno provato dolore, un dolore simile al mio. Dolore per non essere accettato, dolore per essere stato sempre allontanato da tutti. Occhi che avevano visto la solitudine. Aveva la mia stessa espressione. Questa conclusione mi arrivò come un fulmine a ciel sereno.
-Sssh basta piangere. Calmati non voglio farti del male. Adesso smetti di piangere, su-
La sua voce è ferma ma racchiude un infinita dolcezza. Ha un tono adulto ma capisco che dovrebbe avere all'incirca la mia età. Mi sento tranquilla, protetta. Cerco di sorridere ma le lacrime non accennano a fermarsi. Lui, allora fa qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Lentamente, si toglie la maschera. Come immaginavo è un giovane della mia età. Sembra più adulto da ciò che è ed ha tre buffi baffi su ogni guancia. Stavolta gli sorrido davvero, felice. È un dono quello che mi ha fatto, nessuno può vedere un AMBU in volto. Mi da un leggere bacio sulla fronte e mi asciuga le lacrime, facendomi arrossire di botto. Dove lui mi tocca è fuoco puro. Mi sorride radioso e soddisfatto del suo operato. Anche i suoi occhi sorridono, si illuminano. È buffissimo ma dolce. Ha un'aria da bambino soddisfatto. Ricambio il sorriso divertita e grata.
- Va meglio, vero? –
Mi guarda speranzoso di una risposta affermativa e io non posso far altro che annuire e sorridere. Mi sorride ancora di rimando. Mi sento stordita, confusa e ammaliata da quel sorriso. La tristezza è svanita e lo devo solo a lui. Mi avvicino titubante per quello che ho intenzione di fare e lui, non capendo ciò che sto per fare, mi guarda interrogativo. È davvero buffo. Gli sorrido dolcemente. Un attimo e appoggio le mie labbra alle sue e lo vedo sgranare gli occhi sorpreso. Dopo qualche istante, con mio grande stupore, inizia a muovere le labbra sulle mie. È un bacio dolce e casto in cui, insieme, riversiamo i nostri sentimenti in esso. Dolore soprattutto. Lui mi attira a sé, lo sento stringermi a se e accarezzarmi la schiena. Non c'è malizia nel suo tocco ma io sento la pelle andare a fuoco dove lui mi sfiora. Appoggio le mani sul suo torace e sento i muscoli ben scolpiti e mi sorprendo a desiderarlo intensamente. Scaccio via quei pensieri imbarazzata per poi sciogliermi in quel bacio che da dolce sfocia in passionale. Le nostre lingue ballano una danza impazzita e io chiudo gli occhi per assaporare il suo sapore. Mi perdo in quel bacio. Quando poi riapro gli occhi lui non c'è e io sono da sola sotto l'albero di ciliegio in fiore. Mi guardo intorno spaesata. Che fosse stato un sogno? Un illusione? La mia mano si scontra con qualcosa di solido. Abbasso lo sguardo e spalanco gli occhi, sorpresa. Ora ho la certezza che sia successo veramente. Sorrido dolcemente e mi sfioro le labbra ancora gonfie per quel bacio. Vorrei sentire ancora il suo tocco su di me. Perché ora so che lui esiste. Perché accanto a me c'è la sua maschera. Ora dopo tanti anni mi ritrovo a ridere felice, sotto quell'albero in fiore che è stato il silenzioso spettatore del mio segreto. 



La ragazza si risvegliò dai suoi pensieri con un sospiro malinconico. Quello era stato il suo ultimo e primo incontro con quel misterioso ragazzo e con nessun altro aveva mai provato le stesse forti sensazioni. Ancora custodiva la sua maschera, gelosamente riposta dove solo lei avrebbe potuto trovarla. "Un ultimo sforzo" si disse "ci sono quasi!" La sua meta apparve davanti a lei, in tutta la sua imponenza. Era giunta a destinazione. Salì le scale in tutta fretta e si fermò solamente davanti alla porta dell'ufficio dell'Hokage per riprendere fiato e darsi una sistemata. Dopotutto restava pur sempre una Hyuuga. Sospirò pesantemente prendendo quel poco di coraggio che aveva per affrontare l'ira di Tsunade, ed entrò.


 
Salve a tutti! Ecco il primo capitolo della mia fanfic. Commentate e ditemi come vi sembra! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e messo questa storia nei preferiti e nelle seguite. Devo avvertivi che fino a settembre la pubblicazione andrà un pò a rilento ma siate pazienti! Alla prossima! :)

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2


Appena la giovane Hyuuga mise piede nella stanza, Tsunade, quinto Hokage della Foglia, proruppe in un urlo spaventoso
-Dove diavolo eri finita, Hinata?!-
La povera ragazza tremò impercettibilmente di fronte alla furia di Tsunade, cambiando la sua usuale carnagione diafana in un rosso acceso, segno del suo palese imbarazzo. Per questo motivo Tsunade decise di addolcire il suo tono. Dopotutto si trattava pur sempre di Hinata, la ragazza più dolce, timida e gentile di tutta Konoha. Nessuno con un briciolo di cuore avrebbe voluto vedere una ragazza così dolce guardarsi intorno spaesata, cercando aiuto con lo sguardo sui presenti, che però erano tutti terrorizzati dalla violenta e irascibile Tsunade.
-Scusami Hinata, non volevo essere così irruente. Ora potresti dirmi a che cosa è causato il tuo mostruoso ritardo? -
La nipote del Primo ce l'aveva messa tutta per far calmare la Hyuuga, gli fece anche un sorriso incoraggiante, esortandola a spiegarsi. La ragazza intanto aveva perso quel colorito così acceso e cercò di darsi un contegno, sperando di non balbettare furiosamente.
- M-mi s-scusi, Hokage-sama, m-ma vede m-mio padre ha insistito m-molto per p-parlarmi di una questione urgente del c-clan e i-io non ha p-potuto sottrarmi-
Risposta più che soddisfacente per la Senju, che conosceva Hiashi Hyuuga e sapeva bene che nessuno del suo clan poteva nemmeno sognarsi di disobbedire ai suoi ordini. Decise di lasciar correre l'argomento con un cenno d'assenso. La Hyuuga poté tirare un sospiro di sollievo e silenziosamente andò a mettersi accanto alla sua squadra dove il suo sensei Kurenai le rivolse un breve sorriso.
-Ora che ci siamo tutti posso rivelarvi perché vi ho convocato tutti qui. Come voi tutti sapete Akastuki ha incominciato a raccogliere i Bijuu. Un nostro informatore ci ha riferito che sono stati catturati tutti fino al pentacoda-
I ragazzi si guardarono preoccupati fra loro, sconvolti dalla notizia appena appresa. Com'era possibile che esistessero dei ninja così potenti da imprigionare ben cinque forze portanti? Tsunade osservò quei volti preoccupati, prima di ricominciare a parlare, comprendendo appieno la loro angoscia.
- Per questo motivo io e il consiglio abbiamo deciso di far rientrare Jiraya e il suo allievo al villaggio-
Un brusio eccitato riempì l'ufficio dell'Hokage mentre i sensei si guardavano sorpresi fra loro. Tutti erano consapevoli che Jiraya fosse un ninja molto potente, appartenente alla triade leggendaria di cui anche Tsunade faceva parte. I loro ragazzi erano molto felici di rincontrare il sannin, dopo averlo conosciuto all'esame di chuunin. Ma con lui non c'era nessun allievo all'epoca. I sensei invece sapevano benissimo chi fosse il presunto allievo e, anche se nessuno di loro l'aveva incontrato, si chiedevano se fosse saggio riportarlo a Konoha.
-Jiraya e il ragazzo saranno qui a momenti. Voi sarete i primi ad incontrarli. Non dovete preoccuparvi del ragazzo, lui ha la vostra stessa età quindi non credo che avrete grandi problemi a socializzare.- fece una breve pausa per poi riprendere la parola -Anche se... voi non siete al suo stesso livello. Per questo diventerà il vostro sensei a tempo indeterminato.- concluse guardando attentamente i volti dei ragazzi davanti a lei.
Dopo un attimo di silenzio, nell'ufficio della Senju si scatenò il finimondo. C'era chi aveva gli occhi fuori dalle orbite, chi aveva la bocca spalancata, chi rideva istericamente, altri che urlavano "nessun pivello può farmi da insegnante! Kiba Inuzuka non prende ordini da nessuno!!" oppure "non è possibile che abbia più forza delle giovinezza di me!!" O altri che avevano avuto un tic nervoso all'occhio e borbottava ingiurie contro "il destino infame", altri che lanciavano armi all'impazzata per chissà quale ragione, altri invece avevano avuto un comportamento normale ma in realtà bollivano di rabbia. I sensei erano semplicemente allibiti. Quel ragazzo aveva superato anche loro? Ma colui che la prese peggio fu l'orgoglioso Sasuke Uchiha. "Com'è possibile che questo ragazzo sia più forte di me?" pensò "e che diamine, ho o non ho ucciso quella serpe di Orochimaru? Come può essere più potente di me?" Proprio in quel momento Tsunade perse la pazienza e urlò a tutto volume un "SILENZIO!" che fece ammutolire tutti i presenti. A rompere il silenzio creatosi fu Sakura Haruno, allieva della donna, che voleva assolutamente dei chiarimenti. Sembrava uno scherzo di cattivo gusto.
-Sta scherzando vero, Tsunade-sama?-
Tsunade prese un cipiglio deciso e con voce ferma le rispose
-Sono serissima, Sakura. Anche se ha la vostra stessa età ha sicuramente molto più esperienza di voi tutti messi assieme. Ha iniziato ad allenarsi a tre anni ed è divenuto genin a quattro. Jiraya è sempre stato il suo maestro e anch'io l'ho allenato per un breve lasso di tempo, almeno fino alla mia nomina. È un esperto in tutte le arti ninja, dato che Jiraya ha preteso per lui, oltre al suo speciale allenamento, altri numerosi sensei molto potenti. È diventato jonin a dieci anni e a dodici si è arruolato nelle AMBU, diventando capitano della squadra assassina in pochissimo tempo. Tornando qui al villaggio ha dovuto lasciare le AMBU ritornando jonin di grado S. Lui è il ragazzo più potente che abbia mai conosciuto, anche se può ancora migliorarsi. È un mostro di potenza e abilità e conosce moltissime tecniche-
Dopo le ultime affermazioni, Sasuke era molto stizzito a tal proposito. Lui, l'ultimo Uchiha, colui che ha ucciso Orochimaru a sedici anni, surclassato da un bamboccio di cui nessuno ha mai sentito parlare? Non poteva accettarlo. Per questo deciso di esporre un'idea all'Hokage.
-Hokage-sama, io vorrei che questo ragazzo fosse messo alla prova prima di dover diventare il nostro sensei-
Dopo qualche secondo di riflessione la donna diede la sua risposta all'Uchiha
-Mmm... d'accordo. Tra due settimane si terrà uno scontro tra il ragazzo e i vostri sensei.-
-Ma è una pazzia! Un ragazzo di 17 anni non può essere più potente di noi! La mia forza della giovinezza è troppo forte! -
-Portami rispetto Gai! Questa è la mia decisione. -
Risposta che ammutolì tutti i presenti. Tutti tranne Sasuke.
-Allora voglio battermi contro di lui-
Tsunade spostò lo sguardo sul giovane Uchiha e prese a guardarlo divertita. "Povero sciocco" pensò "non si rende conto di quanto lui sia potente. Ma in fondo... ci sarà da divertirsi" Un aria sadica avvolse Tsunade che ghignò, facendo rabbrividire i presenti.
-E sia, Sasuke. Tu sarai l'unico a battersi contro di lui tra i tuoi compagni-
L'Uchiha fu soddisfatto della risposta ottenuta e, compiacendo se stesso, immaginò la sua schiacciante vittoria contro il suddetto ninja. Tsunade stava per riprendere la parola quando la voce di un uomo, che in quel momento si era accovacciato su una finestra, la interruppe.
-Eilà Tsunade, è da un pezzo che non ci si vede. Come vanno le cose qui a Konoha?-
Tsunade sobbalzò sul posto, girandosi poi di scatto verso l'uomo che aveva parlato.
-Jiraya! Certo che non sei cambiato per niente... Preferirei parlartene in privato. Lui non è con te?-
Il cosiddetto Jiraya era un uomo sulla cinquantina con dei lunghi capelli bianchi molto irti e con dei segni rossi sotto gli occhi. Aveva un'espressione bonaria e rilassata, anche se tutti erano al corrente che era un pervertito della peggior specie. L'uomo era ricomparso al villaggio quando il villaggio subì l'attacco di Orochimaru e della Sabbia, dove perì il Terzo Hokage, Hiruzen Sarutobi. Rimase per un paio di settimane anche dopo il funerale del suo maestro, in questo modo conobbe i ragazzi che allora erano ancora genin e che in quel momento lo osservavano divertiti.
-No, lui ed io non ci vediamo da un paio d'anni. Sono molto curioso di rivedere quella testa quadra del mio figlioccio-
-Ora capisco... All'epoca ti stava sempre attaccato. Sei arrivato prima per vederlo.-
-Ormai è cresciuto, Tsunade. Non ha più bisogno di una balia, anche se mi manca un po' quel ciclone biondo-
La donna sorrise dolcemente constatando quanto Jiraya tenesse a quel ragazzo, cosa che stupì molto i presenti. Jiraya invece ricambiò il sorriso. D'un tratto si sentì bussare alla porta dell'Hokage. "È lui" pensò Jiraya, aumentando la sua euforia.
-Avanti! -
Dopo l'urlo di Tsunade, la porta si aprì e da essa entrò un ragazzo con indosso dei pantaloni arancioni a strisce nere, una maglietta anch'essa arancione e nera con una spirale sia sul braccio che sul petto, infine una giubba da jonin e un copri fronte della Foglia nuovo di zecca. Il suo fisico era molto aitante ed era abbastanza alto. Aveva dei capelli color grano e occhi celesti molto penetranti.
-Bentornato a Konoha, Uzumaki Naruto-




Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo ma ho avuto parecchi impegni e non ho avuto molto tempo per dedicarmi alla mia fic. Spero che vi piaccia questo nuovo capitolo. Ringrazio coloro che hanno commentato il capitolo precedente e tutti coloro che hanno aggiunto la fic nelle preferite nelle seguite. Alla prossima!
Naruhinafra

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3


Gli occhi dei presenti erano tutti puntati sul nuovo venuto, che osservava le espressioni scettiche dipinte sui loro volti. L'unico che però attirò l'attenzione del ragazzo furono degli occhi bianchi che lo fissavano incuriositi. Appartenevano ad una ragazza che lui reputò bellissima: aveva dei lunghi capelli corvini che dovevano essere morbidissimi al tatto, occhi bianchi animati da tantissima dolcezza, un fisico snello e formoso che si notava nonostante le grandi vesti da lei indossate, un viso tondo da bambina che sembrava aumentarne l'innocenza della sua figura.
"Sono davanti ad un angelo" pensò rimanendo a contemplarla, avido di dettagli, senza neanche curarsi dei presenti. Continuando ad osservarla, riportò alla mente un avvenimento accaduto anni prima. Ricordò della ragazza in lacrime sotto il ciliegio, il suo bacio. E si ritrovò a pensare a come lei gli somigliasse. "E se fosse davvero lei? No, non è possibile... Ma eppure gli somiglia così tanto. Ha i suoi stessi occhi"pensò lui assorto. 
La giovane Hyuuga dal suo canto non potè fare a meno di continuare a fissarlo, curiosa. La sua zazzera bionda, il suo fisico snello e scolpito dai vari allenamenti, gli occhi cerulei che, almeno le sembrava, stessero osservando proprio lei. Arrossì lievemente. Anch'essa riportò alla mente quel giorno sotto l'albero di ciliegio e di quel ragazzo che, ora che guardava bene, gli ricordava molto colui che aveva di fronte. 
"E se fosse davvero...?" pensò mentre squadrava quegli occhi così azzurri che gli ricordavano il cielo di una giornata d'estate. 
Ma quel momento magico venne bruscamente interrotto da Jiraya che in un attimo si portò accanto all'Uzumaki, dandogli una forte pacca sulla spalla e sorridendo bonariamente. Il ragazzo non potè fare altro che ricambiare il sorriso, rendendo l'altro ancora più euforico di quanto non fosse già.
-Naruto! Caspita è da un pezzo che non ci vediamo, ragazzo mio! Ahahahah guardati! Sei cresciuto parecchio in questi anni, assomigli sempre di più a tuo padre.-
-Tu invece sei sempre lo stesso Ero-sannin-
Si guardarono intensamente, scoppiando a ridere come due bambini. Erano entrambi felici di rivedersi. Il ragazzo poi spostò lo sguardo su Tsunade, sorridendogli divertito trovandola così sorpresa. 
-Ehi, Tsunade-baachan, non dire che non mi riconosci?-
La donna gli fece un sorriso poco rassicurante, facendogli cenno di avvicinarsi. L'Uzumaki si avvicinò, anche se sapeva già cosa lo attendeva. Infatti... il povero ragazzo si beccò un potente pugno in testa seguito da un isterico "Non sono vecchia!!"
-Andiamo, Tsunade-baachan, credevo l'avessi superato! -protestò lui, massaggiandosi la testa dolorante. 
-Tsk, baka- rincarò lei, per poi abbracciarlo calorosamente.
Staccandosi dal ragazzo esibì un sorrisetto infido che lo fece rabbrividire. 
"Cosa avrà in mente?" Gli passarono per la mente varie opzioni, una più terrificante dell'altra, ma alla fine decise di lasciar perdere e aspettare che fosse lei a dirglielo. 
-Allora Naruto, tu sai perché sei qui e sai anche che dovrai diventare sensei temporaneamente. Ebbene tutti i ragazzi qui presenti diverranno i tuoi allievi-
Tsunade credeva che come minimo si sarebbe messo a gridare come un matto, cosa che invece non successe. Accadde l'unica cosa che lei non credeva possibile: Naruto accettò senza fare storie. Anzi, sembrava entusiasta e il sorriso non accennava ad abbandonare il suo volto. Ripeto, sembrava. In cuor suo il povero Uzumaki stava imprecando pesantemente contro di lei ma non voleva darle alcuna soddisfazione. 
-Ma lo diventerai solo se batterai tutti i loro sensei e uno di loro- proseguì incredula la Senju, che si aspettava un suo urlo da un momento all'altro.
Naruto, abbandonati i numerosi progetti di vendetta, si sorprese non poco di questa condizione. Ghignò. Volevano metterlo alla prova per valutare la sua forza. Si sarebbe divertito parecchio a batterli. 
-D'accordo per me non fa alcuna differenza- ribattè atono, demolendo tutte le ipotesi della donna.
-I combattimenti si terranno tra due settimane al campo nº7- finì lei, ancora sconvolta dal suo comportamento stranamente clmo e adulto.
Il ragazzo fece un cenno d'assenso col capo, voltandosi subito dopo verso Jiraya, sorridendogli complice.
-Ehi, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?- esordì di punto in bianco lasciando allibiti i presenti, tranne Jiraya che acconsentì. Non aveva minimamente considerato i ragazzi lì presenti, scatenando la rabbia in alcuni di loro. 
-Ci vediamo, Tsunade-baachan!-
Detto questo i due si volatilizzarono. La Senju si fece cadere a peso morto sulla poltrona, facendola cigolare e borbottò a denti stretti:
-Cosa devo fare con quella testa quadra...- Sospirò pesantemente, rilassandosi sulla sua cigolante poltrona. 
-Ehm... Hokage-sama...-chiese Ino- ma non avrebbe dovuto almeno provare a presentarci?-
Lei per tutta risposta si spiattello una mano in fronte. Maledì quel ragazzo per essere sempre così sfuggente.
-Se volete andare a presentarvi, credo che lo troverete all'Ichiraku con Jiraya. Lui adora il ramen- borbottò irritata.
Non l'avesse mai detto. I ragazzi si erano letteralmente fiondati verso l'Ichiraku, lasciando i loro sensei e l'Hokage sorpresi da tanta curiosità verso Naruto.
-Beh... si direbbe che noi potremmo andarcene, no?- chiese Kurenai, alquanto perplessa. 
-Uh? Si certo, potete andare-
In un attimo la nostra focosa Hokage si ritrovò da sola nel suo ufficio. E cosa potrà mai fare lei, quando non c'è Shizune a farle da balia? Bere litri e litri di sake a sua insaputa, ovviamente! Non sia mai che lei svolgesse tutte le pratiche arretrate di sua spontanea volontà. Solo sotto torture silenziose, che poi silenziose non lo erano così tanto, della sua assistente lo avrebbe fatto. Di malavoglia, ma era pur sempre l'Hokage.
Lasciando Tsunade a fare da prova vivente di come può ridursi un'Hokage, ritorniamo ai ragazzi che stavano correndo all'impazzata per le vie di Konoha.
Nessuno di loro, in realtà, capiva bene perché si fossero messi a cercarlo. Saranno stati i suoi modi, la curiosità o il fatto che li aveva ignoranti bellamente. Una minima parte semplicemente seguiva la massa, non senza una certa curiosità verso questo Naruto. Ovvero il biondino che in quel momento trovarono a strafogarsi di ramen in tempo record. Senza aggiungere che davanti a lui cenerano altre otto ammucchiate una sopra l'altra in un equilibrio alquanto precario. Semplicemente sgranarono gli occhi a quella vista. Jiraya intanto rideva come un matto per chissà cosa. Molto probabilmente per le facce allibite dei proprietari... che si trasformarono in un pianto di felicità vedendo un giovane che mangiava con così tanto gusto il loro ramen. Non c'era da stupirsi se i passanti emettevano risolini divertiti a quella scena così comica. 
A quel punto l'Uzumaki, ormai alquanto sazio, staccò la faccia dalla ciotola per esibire un sorriso raggiante. Elogiò largamente il cuoco mettendosi ancor di più in buona luce.
I ragazzi, credendo che non li avesse notati, sobbalzarono dalla sorpresa quando lui si rivolse a loro con tono quasi accusatorio. 
-Avete intenzione di restare lì impalati per molto, oppure di presentarvi?- chiese seccato.
Ma visto che anche dopo aver glielo chiesto, loro non accennavano a fare alcunché, decise di prendere la situazione in mano. Sbuffò sonoramente, guardando Jiraya a mo' di 'chi me l'ha fatto fare?'. Lui ricambiò con un sorrisetto, sussurrandogli qualcosa all'orecchio facendolo sghignazzare divertito.
-Allora ragazzi, come voi sapete sono Naruto Uzumaki. Voi invece chi siete?- chiese per la seconda volta. 
Stavolta si fece avanti un ragazzo dai capelli color ossidiana, come gli occhi. 
-Io sono Sasuke Uchiha e sono anche tra coloro con cui combatterai tra due settimane-
"Un Uchiha? Mmm... deve essere il fratellino di Itachi. Chissà se sarà un degno avversario" pensò incuriosito "Forse in questo gruppo ci sono dei soggetti interessati"
Poi si presentò un buffo ragazzo dai capelli neri a caschetto e con delle sopracciglia mostruose.
-Piacere, io sono Rock Lee!- urlò entusiasta lui.
"Di sicuro c'è gente particolare". Venne il turno di una ragazza dai capelli rosa e occhi verdi, Sakura Haruno. "Che razza di colore di capelli è quello? Bah". Si presentarono tutti ad uno ad uno. Per ultima si presento la ragazza dagli occhi di luna.
-C-ciao- disse arrossendo timidamente- i-io mi c-chiamo Hinata Hyuuga-
Hinata portò lo sguardo a terra mentre giocava con i pollici, arrossendo ancora di più, senza accennare di voler alzare lo sguardo. Naruto prese a grattarsi la guancia, arrossendo lievemente, lasciando di stucco gli altri (Jiraya compreso, anche se aveva una strana espressione, quasi compiaciuta a guardare le reazioni del proprio figlioccio).
-Beh... ehm... piacere di conoscerti Hinata-chan-
"L-l'ho chiamata Hinata-CHAN?! E da quando io uso quel suffisso?!" pensò andando completamente a fuoco. 
A quelle parole, Hinata alzò lo sguardo di scatto e appena vide il suo viso arrossato, non potè fare a meno di raggiungere una colorazione di rosso inimmaginabile! 
"M-mi ha c-chiamato H-Hinata-CHAN?! Nonsvenirenonsvenire!" pensò imbarazzatissima. Si costrinse a sorridere e, con uno slancio di coraggio, a rispondergli.
-A-anche a me f-fa p-piacere conoscerti N-Naruto-kun...- disse con un leggero tremito nella voce. 
"Naru.... NARUTO-KUN?!"




Salve a tutti! Ecco qui il terzo capitolo, con in anteprima una situazione imbarazzante tra i due. Che ve ne pare? 
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo e che hanno aggiunto la mia storia alle preferite o nelle seguite. Alla prossima! ^^ 
Naruhinafra.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 


"Naru... NARUTO-KUN?!" pensò il ragazzo che, preso totalmente alla sprovvista, cadde in uno stato catodico mentre nella sua testa rimbombava un'unica parola, sussurrata dalla dolce e tremante voce di Hinata:'Naruto-kun'.
La Hyuuga, resasi conto di ciò che aveva appena detto, se possibile arrossì ancora di più accorgendosi dell'espressione inebetita che aveva assunto il biondo. Hinata, anche se sentiva aumentare vertiginosamente l'impulso di svenire, non voleva fare una simile figuraccia davanti a quel ragazzo, di cui tutto gli era stranamente familiare. 

Jiraya osservò tutta quella imbarazzante scena fra i due, ghignando malizioso di fronte alle reazioni del figlioccio. Non aveva nulla da ridire sui gusti di Naruto, visto che approvava moltissimo la mora vicino a lui, ma voleva comunque sapere come sarebbe andata a finire tra i due. Si appuntò mentalmente di andare a far visita al figlioccio per parlare della Hyuuga che in quel momento stava torturando una ciocca di capelli. Sorrise mentre si accingeva ad andare da Tsunade, sapendo che se non avesse fatto in fretta l'avrebbe trovata ubriaca. Volse un ultimo sguardo ai due ragazzi e si dileguò. In cuor suo aveva la netta sensazione che loro insieme avrebbero fatto scintille. In tutti i sensi.

-Ehi, Hinata-san!-
La ragazza sussultò sentendosi chiamare e volse l'attenzione su Sakura, che aveva assunto un sorrisetto per nulla rassicurante. Rabbrividì, sentendo che sarebbero arrivati guai.
-Senti, noi ora avremmo degli impegni, non è che potresti fare da cicerone a Naruto senza di noi? Ci faresti un grosso favore.- chiese cercando di apparire più innocente possibile, anche se l'aperto ghigno che attraversava il suo volto faceva cadere ogni idea d'innocenza.
Senza aspettare una risposta da Hinata, si dileguarono velocemente, lasciando i due da soli. La corvina sospirò, passandosi una mano tra i lunghi capelli, sapendo che ormai non avrebbe più potuto tirarsi indietro. Spostò lo sguardo su Naruto, che nel frattempo si era 'riattivato' e che ora la fissava con curiosità e interesse palese. Arrossì, era più forte di lei.
-Hinata-chan, che ne dici di andare a fare una passeggiata?- chiese, stupendo se stesso per averla chiamata ancora con quel suffisso. Le parole gli uscivano dalla bocca senza che se ne rendesse conto, lasciandolo spiazzato.
Hinata distolse lo sguardo, annuendo, imbarazzata come non mai. "Mi ha chiamata ancora in quel modo" constatò confusa. Lui le sorrise, sornione. Seguì la ragazza, che intanto si era incamminata senza una destinazione precisa. 
Su di loro piombò il silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire. Naruto, stufo di quella situazione, decise di movimentare un po' quell'uscita. Era dannatamente curioso di sapere tutto su quella ragazza. 
-Hinata-chan, posso farti qualche domanda?- chiese, spostando lo sguardo su di lei che era leggermente arrossita. 
"Quant'è carina quando arrossisce..."
-C-certo N-Naruto-kun, dimmi pure.-
L'Uzumaki esultò tra sé. Anche lei non aveva abbandonato quel suffisso. Sorrise, più che soddisfatto. 
-Mmm..., cosa ti piace fare?- 
Hinata si sorprese di tutta quella curiosità nei suoi confronti e arrossì, contenta. 
-Bhe... m-mi piace m-molto lo stile di combattimento del m-mio c-clan, adoro esercitarmi del juken p-perché mi sembra di danzare. È uno stile m-molto aggraziato, adatto a m-me anche s-se non sono m-molto brava. M-mi piace m-molto anche osservare le stelle e collezionare f-fiori p-pressati.- rispose dopo un attimo d'incertezza. 
Il biondo continuò a sommergerla di domande, a cui lei rispondeva pazientemente balbettando appena. La situazione sembrava essersi sbloccata, finché lui gli chiese con sfacciataggine se fosse fidanzata. Presa alla sprovvista, Hinata iniziò a giocare con i pollici, arrossendo di botto. 
-N-n-no N-N-Naruto-kun, n-non sono f-f-fidanzata- rispose abbassando lo sguardo sui suoi interessantissimi piedi. 
L'Uzumaki, capendo di averla messa in imbarazzo, maledì la sua bocca larga. Cercò di rimediare facendo battute cretine e fuori luogo, gesticolando come un matto, uscendosene con un:"nemmeno io sono fidanzato, eheh". Arrossì anche lui, rendendosi conto di aver implicitamente mostrato interesse per lei. "Baka, baka, baka!" si ripeteva, anche se un leggero sorriso gli increspava le labbra. Lei era libera. 
Ma ora doveva alleggerire la situazione. Iniziò a parlare di sé, sperando di non sembrare noioso. 
-Come la baa-chan vi ha detto, io ho lasciato il villaggio quando ero ancora in fasce. Il Sandaime e i consiglieri lo ritennero necessario. Mi affidarono all'Ero-sannin, essendo il mio padrino e l'ultimo parente a me rimasto anche se con lui non ho legami di sangue. Lasciammo Konoha e ci stabilimmo in uno sperduto paesino ai confini del villaggio del fuoco. All'età di tre anni iniziai l'allenamento con Jiraya. L'Accademia ninja del posto non mi voleva. L'unica volta che ci entrai fu l'anno dopo per conseguire l'esame per genin, che superai senza difficoltà. Nessuno nel villaggio mi guardava come gli altri bambini, tendevano ad allontanarmi. Alcune volte mi additavano come mostro. Jiraya è stato come un padre, lui c'era sempre e mi ha aiutato a non sprofondare in un baratro d'odio. Mi ha fatto andare avanti, senza di lui sarei stato perso. I miei successivi sensei erano spietati, mi facevano fare degli allenamenti massacranti ma io non mi tiravo mai indietro. Volevo ottenere il loro rispetto. A poco a poco alcuni di loro si affezionarono a me, io ne fui felicissimo. Poi incontrai Tsunade-baa-chan, che diventò come una madre nonostante i suoi modi. Mi allenò fino alla sua nomina ad Hokage. Fu in quel periodo che mi arruolai nelle AMBU, dove in pochissimo tempo diventai capitano della squadra assassina.- guardò di soppiatto Hinata, volendo accertarsi che lo stesse ascoltando. Fece un piccolo sorriso quando vide che la ragazza lo guardava di soppiatto, curiosa, con un accenno di rosa sulle guance. 
-Dopo due anni dovette partire anche Jiraya, dovendo conseguire una missione di livello S che doveva durare un paio d'anni. Io non avevo più nulla da spartire con quel villaggio. La baa-chan vi ha detto che avevo lasciato le AMBU di recente vero?-
Hinata annuì, troppo presa dal racconto per spiccicare parola.
-Bhe, non è esattamente così. Le lasciai poco dopo la partenza di Jiraya. Viaggiai per tutte le terre ninja, affinando le mie tecniche e inventandone di nuove. Dopo due anni, circa un mese fa, Jiraya mi mando un rospo a cui aveva dato il messaggio dove mi spiegava di dover ritornare a Konoha e diventare sensei. Mi prese davvero alla sprovvista, sai? Ahahah. Ma ora che mi avete richiamato non vi libererete così facilmente di me! Perché io, Naruto Uzumaki, diventerò Sesto Hokage della Foglia! Potete scommeterci!- concluse, strizzando l'occhio in direzione della ragazza. 
Calò di nuovo il silenzio fra i due. Incatenarono i loro occhi tra loro, blu nel lilla, lilla nel blu. Si sorrisero imbarazzati e confusi da quelle sensazioni, distogliendo di scatto lo sguardo. Continuarono a camminare in silenzio, mentre un sorriso si formava sui loro visi.

Jiraya fissava corrucciato il volto della donna che aveva di fronte. Osservò i capelli scompigliati, gli occhi lucidi, la bava che gli colava da un lato della bocca e il rossore che si era impadronito delle sue guance. Era ufficiale: Tsunade era ubriaca fradicia. Era arrivato troppo tardi e dire che lo sapeva che lei si sarebbe attaccata alla bottiglia. Alzò gli occhi al cielo, chiedendosi come diavolo poteva un Hokage ridursi in quello stato. Bei tempi quelli in cui a detenere il titolo di Hokage erano stati prima il suo maestro e poi il suo allievo prediletto. Sospirò malinconico. Gli mancavano terribilmente. Ormai entrambi sen'erano andati e di loro gli restavano solo i ricordi. Ma non era il momento di compiangere i bei tempi andati, ora doveva concentrarsi sull'imminente guerra e sul suo adorato figlioccio. Naruto era quello che rischiava di più in questa guerra e lui si era ripromesso di proteggerlo, anche a costo di perdere la vita. Lui era troppo importante. 
"Le chiederò domani di aggiornarmi sulla situazione di Konoha..." pensò mentre guardava Tsunade che si portava la bottiglia alla bocca, biascicando parole senza senso logico. Uscì dalla finestra come suo solito e, dopo un ultima occhiata a quel penoso quadretto, partì andando verso il suo appartamento. 

Naruto si dondolava sull'altalena mentre osservava la ragazza seduta a terra a poca distanza da lui. Osservò i suoi lineamenti delicati, le labbra carnose e il viso da bambina constatando che, sì, era davvero la più bella ragazza che avesse mai visto. 
Hinata riposava placidamente appoggiata al tronco su cui era stata costruita l'altalena dove l'Uzumaki si stava dondolando. Fissava l'accademia ninja davanti a loro, lanciando veloci occhiate in direzione di Naruto. Non si era mai sentita così attratta da qualcuno dopo quel AMBU, che gli somigliava così tanto. In cuor suo sperava ardentemente che fossero la stessa persona. 
Superato l'imbarazzo precedente, la ragazza aveva fatto fare a Naruto un lungo giro per il villaggio, mostrandogli i luoghi più importanti. Avevano passato una piacevole giornata assieme e ormai il sole stava tramontando. 
-Ehi, Hinata-chan!- esclamò Naruto con entusiasmo, facendola sobbalzare dalla sorpresa. 
-Che ne dici di andare al Monte Eroe? Li potremmo ammirare il tramonto!- disse, determinato a concludere la giornata con lei in un modo speciale. Hinata accettò, felice ed imbarazzata dall'offerta inaspettata. Il biondo le sorrise raggiante e con uno scatto fulmineo, la prese tra le braccia, iniziando a correre sui tetti con il cuore che pompava a tutta forza. Una meravigliosa sensazione di calore lo invase così strinse ancora di più a se la ragazza che nel frattempo si stringeva al suo corpo, rossa come un pomodoro, incapace di proferire parola beandosi della sensazione di fuoco vivo dove il loro corpi si toccavano. Scosse la testa, appoggiandosi al suo petto, mentre un lieve sorriso si formava sul suo volto. 
Arrivarono in pochi minuti, che a loro sembrarono un eternità. Lui la depositò delicatamente a terra, contrariato del distacco dei loro corpi. Osservò la ragazza spostare il suo sguardo verso il tramonto, imitandola. Rimasero lì, incantati da quello spettacolo, tanto assorti da non accorgersi che le loro mani si erano intrecciate automaticamente. Ammirarono la spettacolare vista ancora un pò, finché il sole non scomparì dietro le montagne. Solo allora si accorsero delle loro mani ancora intrecciate. Arrossirono all'inverosimile, staccandosi all'istante. 
-Ehm... molto bello il t-tramonto, non trovi?-
-Mmm...- mugolo lei, troppo imbarazzata per dire alcunché. Si prese il volto fra le mani, cercando un pò di autocontrollo. 
Naruto sorrise intenerito dalla timidezza della mora mentre si grattava una guancia imbarazzato. 
-Dai andiamo ti accompagno a casa- esordì alla fine, prendendola di nuovo tra le braccia. 
Hinata emise un gridolino di sorpresa, non si aspettava di certo di essere presa in braccio una seconda volta, almeno non dopo quella situazione imbarazzante. Si aggrappò alla sua maglia, nascondendo gli occhi con la lunga frangetta, mentre lui la portava velocemente a Villa Hyuuga. 

 

 

 

 


Salve a tutti! Ecco a voi il quarto capitolo, spero vi piaccia. Vi è piaciuta la mia idea? E la prima uscita dei due? Che ve ne pare? Devo aggiungere qualcosa? Ditemi tutto, accetto critiche e quant'altro! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il capitolo precedente e che hanno aggiunto la mia storia o alle preferite o alle seguite. Alla prossima! ^^
Naruhinafra

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Mi scuso enormemente per il ritardo. Spero che mi perdoniate.

Buona lettura!


Capitolo 5


I raggi del sole facevano capolino da una finestra di un monolocale della periferia di Konoha, dove da sotto le coperte di un letto si poteva scorgere una zazzera bionda. Tra le lenzuola si poteva intravedere la sagoma di un ragazzo, che si agitava cercando di riprendere il sonno che l'aveva abbandonato. Purtroppo per lui, non aveva calcolato la larghezza del letto, finendo con un tonfo sul pavimento cadendoci di faccia. Si rialzò dolorante, massaggiandosi il naso. Mandò ingiurie ai Kami che (secondo il ragazzo) si prendevano gioco di lui. Prese i suoi abiti abituali e li indossò, dopodiché si diresse verso il frigo dove aveva risposto delle ciotole di ramen già pronto. Ne agguantò una e si sedette al suo tavolo, prendendo un paio di bacchette. Iniziò a mangiare lentamente, non con la solita foga che lo contraddistingueva. Quel giorno iniziavano i suoi combattimenti contro i sensei e quel teme di un'Uchiha. Non voleva di certo sentirsi male nel bel mezzo di un combattimento, che figura ci avrebbe fatto? Sapeva che tutto il villaggio avrebbe assistito, assieme a Hinata e i suoi futuri allievi. Però prima di esso doveva recarsi al palazzo dell'Hokage per discutere di Konoha e di quell'argomento assieme a Jiraya e Tsunade. Guarda caso l'unico momento libero di quell'Hokage da strapazzo era mezz'ora prima dei suoi incontri. Non che fosse preoccupato o ansioso per quello. Sapeva che loro non erano alla sua altezza come lo sapevano la baa-chan e l'Ero-sannin. Non avrebbe dovuto impegnarsi più di tanto per vincere. Era nervoso, sì, ma per altre ragioni. 
La prima riguardava Hinata. Non aveva più rivisto la bella Hyuuga dopo la loro 'passeggiata'. Aveva saputo che era partita in missione con il suo team ed era tornata il giorno prima, appena in tempo per presenziare ai suoi incontri. Era confuso, non sapeva cosa fare. L'unica cosa che ormai aveva capito è che quando pensava e/o parlava di lei sul suo volto si formava l'espressione più beota della faccia della terra. Se l'avessero visto in quello stato, non l'avrebbero riconosciuto. Inoltre anche Jiraya si era messo a peggiorare la situazione con le sue manie pervertite. I Kami non vogliano che la ragazza in questione sappia MAI che genere di discorsi gli aveva fatto. Per fortuna aveva avuto abbastanza sangue freddo per sbatterlo fuori casa. Non capiva cosa provasse per quella ragazza e solo con il passare del tempo l'avrebbe capito. L'unica cosa che sperava è che fosse davvero lei la ragazza del ciliegio. Era diventata una sorta di ossessione da quando era tornato al villaggio e se fosse davvero lei tutti i suoi sentimenti assopiti da tempo sarebbero esplosi. 
La seconda riguardava la sua identità. Sperava vivamente che il comportamento nei suoi confronti non mutasse dopo aver scoperto la verità su di lui. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto rivelarglielo. Aveva fatto amicizia con quei ragazzi, gli sarebbe dispiaciuto se avessero iniziato a trattarlo in maniera differente a prima. Finì ultimo boccone di ramen e si diresse verso la porta, aprendola e uscendo all'aperto, chiudendola dietro di se. Sospirò, guardando il cielo.
"Papà, mamma vi renderò orgogliosi di me, ve lo prometto"

Arrivò in pochi minuti al palazzo dell'Hokage, entrando dalla finestra del suo ufficio trovando sia Jiraya che Tsunade ad aspettarlo. 
-Ciao, Naruto. Vedo che sei arrivato puntuale-
-Taglia corto, baa-chan. Tra mezz'ora devo essere al campo nº7.- ribattè sbrigativo
-Non preoccuparti, abbiamo tutto il tempo necessario. Senza di me non possono iniziare. E anche Jiraya assisterà agli incontri-
Naruto annuì, aspettando che la Senju inizi il suo discorso, la quale non si fece attendere.
-Secondo i nostri dati in tutto il paese del fuoco ci sono 20000 ninja che possono partecipare alla guerra. Tra un paio di mesi ci sarà il consiglio dei Kage a Suna, lì disporremo le nostre truppe. Sia tu che Jiraya mi accompagnerete. Ci sarà anche una tua conoscenza, Naruto-
-Penso di sapere di chi si tratta- affermò l'Uzumaki
-Inoltre i dati su Akastuki, inviati dal nostro infiltrato, ci assicurano che dopo la morte di Sasori della Sabbia Rossa e Deidara agli otto componenti non se ne sono aggiunti altri. Come ben sai dispongono tutti di abilità specifiche e sono munkenin di livello S provenienti da diverse terre ninja. Viaggiano in coppia tranne due componenti, in solitario. Nel loro covo si vocifera di una possibile alleanza con Kabuto, indetta da quest'ultimo. Vogliono creare un esercito con i poteri dei Bijuu catturati per poi scagliarci contro anch'essi. Il capo dell'organizzazione è un tale di nome Tobi. Questo è quanto-
-La situazione è critica, Tsunade. Dobbiamo mobilitarci al più presto. E tu devi ancora iniziare l'allenamento con Fukasaku-sama, ragazzo- esordì Jiraya
-Lo so ma adesso la priorità è un'altra. Devo allenare quei ragazzi per poter dare il via alla missione. Quando intendete dirglielo?-
-Daremo loro la notizia dopo la tua vittoria contro i sensei e Sasuke- rispose la donna
L'Uzumaki fece un cenno d'assenso, avviandosi verso la finestra. 
-Naruto? Vedi di non esagerare, non devi mostrare tutte le tue carte. Cerca di usare meno justu possibili e di limitarne la potenza. - lo avvertì Jiraya
Il ragazzo ghignò, scrollando le spalle e con un balzo si dileguò tra i tetti di Konoha. 

Al campo nº7, negli spalti costruiti apposta per quell'occasione si erano radunate moltissime persone richiamate da quel torneo. In uno scomparto a parte c'erano Kurenai, Kakashi, Asuma e Gai assieme ai rispettivi allievi che attendevano con trepidazione che l'Hokage annunciasse il primo sfidante dell'allievo di Jiraya che in quel momento era accanto al suo maestro, dietro alla Senju. Tsunade estrasse il primo biglietto dell'apposito contenitore, leggendo il nome lì scritto. 
-Naruto Uzumaki si scontrerà con Kurenai Yuhi! Che si presentino sul campo!- annunciò la donna
Naruto e Kurenai si portarono al centro del campo, squadrandosi l'un l'altro. 
-Sai di non aver alcuna possibilità contro di me, vero ragazzo?- chiese la Yuhi, sicura di sé
-Lei mi sottovaluta, Kurenai-san-
-Io ti avevo avvertito- concluse la donna
Iniziò a comporre dei sigilli e urlò -Tecnica della moltiplicazione del corpo!- Di fianco all'originale apparve un'altra Kurenai che portò subito la mano alla sua saccoccia. Iniziarono a correre in direzioni opposte, lanciando numerosi kunai verso il ragazzo che schivava abilmente e senza grandi difficoltà. Dopodiché le due donne sparirono alla vista del ragazzo. Alcuni secondi dopo una Kurenai balzò fuori dal suo nascondiglio, iniziando a lanciargli contro degli shuriken. Il ragazzo, mentre schivava le armi lanciatogli contro, flettè il corpo per raggiungere dove aveva riposto i suoi kunai afferrandone uno. Lo lanciò contro Kurenai che, data la precisione e la potenza del lancio, non riusci a schivare. Appena il kunai lacerò la sua carne, quella Kurenai si dissolse mostrando di essere la copia dell'originale. D'un tratto si formò un albero dietro all'Uzumaki che, crescendo, lo intrappolo tra i suoi rami, impedendogli di muoversi. Da esso uscì la vera Kurenai, che puntò un kunai sulla gola del ragazzo. 
-Arrenditi-

-Il ragazzo è spacciato, quasi nessuno è riuscito ad uscire da quell'illusione.-
-Non so, Asuma. Quel giovincello sprizza energia da tutti i pori e non da alcun segno di essere minimamente preoccupato- lo contraddisse Gai
-Ora vedremo- rispose l'uomo, non molto convinto dall'esuberante amico.

Naruto ghignò, verso la Yuhi irritandola, dopodichè urlò -Kai! (Disperdi!)-
-Ma che...?-
In un attimo l'illusione creata da Kurenai di dissolse lasciando la donna da sola in mezzo al campo. Si guardò attorno spaesata. "Come ha fatto ad annullare la mia illusione?"
Un urlo si levò da un punto imprecisato del campo, prendendo di sorpresa la Yuhi. -Katon: Bomba incendiaria!- 
Si formò un enorme quantità di fuoco, che andava dritta verso la donna la quale riuscì a schivare per un pelo, saltando verso l'alto. Naruto però, si portò dietro di lei, prendendola di sorpresa. 
-Peccato credevo di dover impegnarmi di più per sconfiggerla- disse e senza darle tempo per controbattere, la colpì con un potente calcio che la fece schiantare al suolo. Tsunade si alzò in piedi e annunciò la vittoria dell'Uzumaki e, conscia di quanto il calcio datole fosse devastante, ordinò che Kurenai fosse portata in infermeria. 

-Accidenti, ha battuto Kurenai! E non si è minimamente impegnato! - urlò Asuma al contempo preoccupato per le condizioni della donna che veniva portata via dai medici. 
-Visto, Asuma? Avevo ragione io! Quel ragazzo è veramente forte!- aggiunse infervorato Gai
-Gai, ti prego. Ci stanno guardando tutti.- lo sgridò pacato l'Hatake, che osservava con celato interesse il ragazzo
-Dannato Rivale!-

Intanto negli spalti, in un punto dove nessuno poteva scorgerli, due figure incappucciate, avevano assistito interessate allo scontro dell'Uzumaki che adesso guardavano con ammirazione (o quasi).
-Dannazione, sta diventando sempre più forte!- 
-Zitto! Porta rispetto a Naruto-sama! Lui è molto più potente di te e tu lo sai- lo rimbeccò l'altro, infervorandosi contro il compagno
-Tsk, lo so hai ragione. Solo che così non potrò mai superarlo.- rispose il primo deprimendosi
-Su, su. Naruto-sama ci ha detto che siamo talentuosi, grazie a lui diventeremo fortissimi!- 
-SÌ! Hai ragione, ci aiuterà lui!- urlò lui
-Zitto scemo! Non dobbiamo farci scoprire- lo riproverò l'altro dandogli un pugno. 
-Ahi...- si lamentò la figura incappucciata

L'Hokage nel frattempo aveva annunciato il secondo sfidante di Naruto: Asuma Sarutobi. L'uomo si portò al centro del campo, guardando con curiosità il ragazzo di fronte a lui. "Vista la facilità con cui ha battuto Kurenai dovrò impegnarmi al massimo. Potrei dedurre, dalla potenza della tecnica, che sia di elemento fuoco" Partì all'attacco, componendo velocemente dei sigilli. -Katon: Tecnica della nebbia di fuoco! -
L'Uzumaki venne investito da una fitta nebbia, riducendo la visibilità del ragazzo che però rimase fermo senza contrattaccare. Il Sarutobi ne approfittò per comporre altri sigilli -Katon: Ceneri brucianti!- Le ceneri si mischiarono alla nebbia, formando un cocktail esplosivo. Conscio di questo Naruto decise di disperdere quelle fastidiose tecniche -Fuuton: Potente ondata di vento!- Dalla bocca il ragazzo esalò una massa d'aria impressionante che dissolse la nebbia e le ceneri, colpendo anche Asuma. L'uomo venne sbalzato all'indietro, procurandosi numerosi tagli. Si rialzò dolorante, mentre osservava il ragazzo di fronte a lui che aspettava la sua prossima mossa. "Com'è possibile che anche nel Fuuton sia così potente? Qual'è la natura del suo chackra?" pensò spiazzato dalla bravura del proprio avversario. 
Il Sarutobi prese i suoi tirapugni, imettendoci il suo chackra. Si lanciò contro l'Uzumaki, cercando di colpirlo senza però riuscirci. Infatti il ragazzo aveva fermato i suoi colpi con i kunai, senza farsi neanche un graffio per via dell'allungamento della lama. Iniziarono a colpirsi ripetutamente senza che Naruto venisse ferito a differenza di Asuma. 
-Mi sono stufato, mi scusi Asuma-san- 
-Cosa intendi dire?! Non sottovalutarmi!- urlò infuriato l'uomo che si scostò dal ragazzo per continuare subito dopo ad attaccarlo, senza ottenere risultati. Continuarono per un paio di minuti finché l'Uzumaki non aumentò la velocità dei suoi colpi, ferendo ripetutamente l'uomo. Asuma abbassò la guardia stordito dal troppo sangue perso e non si accorse del calcio che stava per arrivare, che lo prese in pieno scaraventandolo in aria. Naruto si portò dietro di lui, dandogli un secondo calcio che lo fece schiantare al suolo, decretando la sua vittoria. 

-Ha battuto anche Asuma! Sprizza energia della giovinezza da tutti i pori! Hai visto Kakashi?!- urlò a pieni polmoni Gai. 
Kakashi non l'ascoltò, limitandosi a osservare quel ragazzo che, guardandolo meglio, assomigliava tantissimo a una persona per lui molto cara. Fremette. Non vedeva l'ora di scontrarsi contro di lui. 
-Ehi Shikamaru hai visto? Il maestro è stato sconfitto. Di questo passo Naruto diventerà sicuramente il nostro sensei- disse Choji mentre sgranocchiava le sue patatine. 
-Mmm..- si limitò a mugolare il ragazzo interpellato, che osservava con la sua solita aria annoiata il ragazzo che si stava rivelando un'enorme sorpresa. 

Tsunade lanciò in occhiata in direzione del ragazzo, che annuì impercettibilmente. La Senju annunciò il terzo sfidante
-Naruto Uzumaki combatterà contro Maito Gai!-


Salve a tutti! Ecco a voi il quinto capitolo, con i primi combattimento. Per chi li ha trovati troppo sbrigativi gli prometto che questi saranno solo un assaggino. Datemi consigli su come impostarli, dopotutto questi sono i miei primi combattimenti che ho fatto in vita mia! Spero vi piaccia. Ringrazio coloro che hanno commentato il capitolo precedente e che hanno inserito la mia storia nelle preferite o nelle seguite. Alla prossima! 
Naruhinafra

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6


Sentendosi chiamato, Gai esultò dagli spalti ,scavalcando la recinzione con un balzo per poi atterrare sul campo. Dopodiché si mise a correre come un matto, portandosi davanti all’Uzumaki, per mostrandogli la sua famosa posa:braccio teso, pollice all’insù e l’accecante sbrillucichio del suo sfolgorante sorriso. Inutile dire che il ragazzo davanti a lui lo stesse guardando come se fosse un’emerito idiota.
-Forza ragazzo, mostrami tutta la potenza della tua giovinezza!-urlò a pieni polmoni.
Si mise in posizione assumendo, per quanto Maito Gai possa, un’espressione seria. Vedendo l’espressione assunta dall’uomo anche Naruto decise di prenderlo sul serio, concentrandosi su di lui. Gai iniziò a correre a gran velocità verso di lui iniziando ad ingaggiare una velocissima successione di taijustu, che l’Uzumaki schivava e parava con maestria. “Nonostante le apparenze è un attimo ninja. Alla mia velocità attuale mi sta mettendo in difficoltà. Mi impegnerò in po’ di più.” Schivò l’ennesimo colpo, allontanandosi con un balzo.
-Fammi vedere cosa sai fare, Uzumaki!-
-Come vuole Gai-san- rispose tranquillo il ragazzo.
-Niente suffisso, ragazzo! La giovinezza scorre copiosa nelle mie vene!- urlò di rimando l’uomo.
Naruto lo guardò stranito.”Che personaggio che è la famosa Bestia Verde di Konoha. Stavolta mi impegnerò fino al 25%. Vediamo se mi costringerà a aumentare la potenza…”pensò mettendosi in posizione d’attacco.
-Così mi piaci, ragazzo!- urlò Gai correndo verso Naruto che si preparava ad accoglierlo.

-Tsunade…- iniziò Jiraya - perché hai voluto indire questi scontri?- 
-Voglio metterlo alla prova. E poi a lui sono sempre piaciute le sfide.-rispose lei osservando il biondo, che in quel momento dava sfoggio della sua conoscenza nelle arti marziali.
- Capisco… sappi però che Naruto non si spingerà oltre il 50%- continuò l’uomo
-Lo so…- concordò la donna, sospirando –Spero solo che non sottovaluti Kakashi.-
-Lo spero anch’io Tsunade- 

-Vento della Foglia!-
Naruto schivò il calcio che arrivava dal basso flettendo il corpo, facendo in modo di non venire colpito. Riprese il combattimento serrato contro l’uomo, che continuava ad attaccarlo, cercando di trovare un punto cieco o uno spiraglio per poterlo colpire. Gai si allontanò dal ragazzo, sorridendogli bonariamente.
-Sei molto bravo, Uzumaki! Farò sul serio con te!- 
Detto questo Gai si tolse i pesi dalle gambe, lanciandoli vicino, ma non troppo, agli spalti. Si formarono due voragini appena i due pesi toccarono il suolo. L’Uzumaki le osservò, per nulla impressionato.
-Tsk e quelli sarebbero dei pesi?- chiese all’uomo che lo guardò sorpreso da tale affermazione, non capendo il significato delle sue parole.
-Forza riprendiamo!-
Gai si lanciò contro Naruto a una velocità impressionante, preparando un devastante pugno che però venne bloccato dal ragazzo senza difficoltà, anche se sorpreso dalla discreta velocità dell’uomo. Gai si impressionò della potenza e velocità del ragazzo, ma non perse tempo ulteriormente iniziando con un’altra serrata serie di taijustu ad altissima velocità che l’Uzumaki eguagliava. I due continuarono a schivare, parare ed attaccare per parecchi minuti, concentrati sull’avversario. “Così non và” pensò Gai, mentre schivava un calcio che proveniva da basso “devo ricorrere al Loto” Si preparò ad aprire le porte del Chackra, preparando il proprio fisico. 
-Prima Porta del Chackra: Apertura!- urlò mentre intensificava gli attacchi. “Ok la prima porta è aperta. Andiamo con la seconda!”
-Seconda Porta del Chackra: Riposo!-
Iniziò a tartassare il ragazzo con velocissimi pugni, tanto che il ragazzo fece una discreta difficoltà a pararli. “Ma che diavolo….” Non fece in tempo a concludere il suo pensiero che Gai urlò per la terza volta.
-Terza Porta del Chackra: Vita!-
Diede un potente e velocissimo calcio al ragazzo, che non fece in tempo a fare alcunché ,venendo scagliato in aria. Gai saltò verso di lui, iniziando a colpirlo con velocissimi pugni, tanto veloci che gli spettatori facevano fatica a seguirne i movimenti. Naruto veniva sbalzato da una parte all’altra, raggiungendo un elevata distanza dal suolo. Proprio mentre veniva sbalzato ulteriormente, Gai si portò sopra di lui assestandogli un potente pugno che lo fece precipitare al suolo. Ma non avvenne nessun impatto perché la caduta del ragazzo era stata interrotta dallo stesso Gai che l’aveva avvolto nelle sue bende. Con uno strattone riportò il ragazzo vicino a lui, assestandogli un potente calcio all’addome che stavolta lo fece schiantare al suolo. Gai atterrò accanto all’Uzumaki, chiudendo le Porte del Chackra risentendo, anche se non lo dava a vedere, del loro uso. Soddisfatto della vittoria, volse lo sguardo verso i corpo immobile del ragazzo disteso accanto a lui.
-Spiacente, Naruto Uzumaki-

-Gai-sensei è il migliore! Sapevo che la forza della giovinezza non poteva perdere!- urlò Lee, euforico per la vittoria del suo adorato sensei. 
-Zitto Lee!- gli urlò contro Nenji, il quale fissava corrucciato le due figure in mezzo al campo.
Il ragazzo dalle folte sopracciglia smise di elogiare e urlare gaudi verso la famigerata forza della giovinezza, spostando il suo sguardo verso il compagno di team. Lo scrutò accigliato, non riuscendo a non urlargli contro.
-Ma come Nenji! Non sei felice per la meravigliosa vittoria di Gai-sensei?!-
Lo Hyuuga spostò lo sguardo dal campo verso il compagno di squadra, guardandolo con un’ espressione poco convinta.
-Penso che non sia ancora finita Lee…- ribatté riprendendo il suo tono atono. 
-Ma che dici Nenji? Gai-sensei è troppo forte!- rispose il ragazzo, dando un pacca sulla spalla dell’ amico, che però ebbe l’effetto di innervosirlo. Lo guardò con aria omicida, forzando un tono calmo. 
-Sta a guardare allora-

Gai continuava ad osservare il ragazzo disteso a terra, che non dava nessun segno di ripresa. Stava per abbandonare il campo quando una specie di sbuffo attirò la sua attenzione. Guardò ancora una volta il punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il ragazzo, ma al suo posto era apparso un tronco. “Ha usato la tecnica della sostituzione e non me ne sono neanche accorto! Come diavolo ha fatto a sostituirsi?!” pensò mentre scrutava attentamente i dintorni, cercando l’Uzumaki. D’un tratto si udì un urlo, la cui voce apparteneva a Naruto.
-Katon: Tecnica della palla di fuoco suprema!-
Un’enorme palla di fuoco si erse da dove proveniva il ragazzo, andando rapidamente verso Gai che, essendo debilitato dall’uso delle Porte del Chackra, non riuscì a schivarla del tutto ustionandosi una gamba. L’uomo emise un urlo di dolore, cadendo in ginocchio. Naruto però era già dietro di lui. Non fece in tempo a voltarsi che l’Uzumaki lo colpì alla base del collo, facendolo svenire. 

Tsunade guardò soddisfatta l’Uzumaki, che non era per nulla spossato da quei combattimenti. “Gai l’ha sottovalutato, ha aperto solo tre Porte del Chackra e ha ovviamente perso. Avrebbe dovuto usare l’apertura di almeno sette porte per poter impensierire Naruto” La donna si apprestò ad annunciare il penultimo sfidante, dopo che la sconfitta Bestia Verde di Konoha veniva portata in infermeria dai medici sotto lo sguardo piangente di Rock Lee e quello allibito dei presenti. Non accadeva tutti i giorni di poter assistere alla sconfitta di Maito Gai. 
-Il quarto sfidante sarà Sasuke Uchiha!- 

L’Uchiha scese dagli spalti, andando a posizionarsi di fronte a Naruto che lo guardava incuriosito. “Bene ecco il teme. Vediamo se il fratellino di Itachi si farà valere.” Pensò mentre Sasuke si preparava per lo scontro, attivando il proprio Sharingan. Tolse la sua katana Kusanangi dal fodero riposto dietro la schiena, immettendoci il proprio chackra. Con uno scatto si avvicinò all’Uzumaki cercando di colpirlo con un affondo, che però venne parato da un kunai che il ragazzo aveva preso velocemente dalla propria saccoccia. Iniziarono un serrata combinazione di attacchi con le proprie armi dando sfoggio della loro velocità e precisione. Sasuke mostrava le sue grandi abilità con la spada, mentre Naruto dava sfoggio di essere un incredibile ninja, riuscendo a tener testa e a mettere in difficoltà il proprietario della katana con il suo kunai. Continuarono a combattere ad una velocità impressionante, alternandosi con affondi sempre più imprevedibili, piegando il polso all’ultimo secondo. Ma nessuno dei due riusciva a fare breccia nella difesa dell’altro. Si staccarono con un balzo, riponendo le loro armi negli appositi contenitori. 
-Non sei male con la spada teme- iniziò l’Uzumaki con un sorrisetto di scherno
-Nemmeno tu dobe- rispose l’altro a tono, iniziando a comporre dei sigilli con le mani.
-Katon: Tecnica della pioggia di fuoco!-
Dalla bocca l’Uchiha esalò numerose palle di fuoco, dirigendole verso Naruto. Il ragazzo iniziò a schivarle con velocità mentre componeva i sigilli necessari per la sua tecnica. 
- Fuuton: Raffica dell’Uragano!-
Una potente raffica di vento dissolse la tecnica del ragazzo, riuscendo a ferire anch’esso scagliandolo verso gli spalti. “Che potenza” pensò l’Uchiha mentre osservava i numerosi tagli che coprivano il suo corpo “non sono riuscito a vedere l’attacco nonostante avessi lo Sharingan attivato” Tornò sul campo sottostante e, seccato dall’andamento dello scontro, compose rapidamente altri sigilli pronto a scagliare contro l’Uzumaki una delle sue tecniche più potenti.
-Katon: Tecnica del drago di fuoco supremo!-
L’Uchiha formò un enorme drago di fuoco che si lanciò contro Naruto, immobile sul suo posto che cominciava a preparare la sua tecnica.
-Katon: Fiato ardente della Volpe!-
Un’immensa quantità di fuoco creata dall’Uzumaki formò una mastodontica volpe che si scontrò con il dragone di Sasuke, disintegrandolo. Dopodiché anche la volpe si dissolse, creando una nuvola di fumo di cui si approfittò Naruto che creò una sua copia. Insieme i due iniziarono a comporre sigilli differenti, segno di voler creare una tecnica combinata.
-Fuuton: Tecnica del Vento Divino!-
-Katon: Bomba incendiaria!-
Dalla fusione delle due tecniche si ottenne un tornado infuocato, che si abbatté sull’ignaro Uchiha intrappolandolo all’interno di essa. Il corpo di Sasuke venne ustionato in più punti dalla ferocia del fuoco, facendo gridare il moro dal dolore. Il ragazzo si costrinse a reagire non volendo fare una magra figura davanti a tutta quella folla, il suo orgoglio non poteva accettarlo. Compose dei sigilli, sperando che la sua tecnica riuscisse a dissolvere o quantomeno riuscire a limitare il danno sul suo fisico. Per aiutarsi decise di attivare il segno maledetto di secondo livello, che cambiò il suo aspetto: i suoi capelli si allungarono, il colore della sua pelle andò a tendere al grigio, i suoi occhi cambiarono diventando simili a quelli di un serpente infine sulle spalle spuntarono due immense ali che ricordavano la forma di due mani. Fece forza sulle ali cercando di uscire da quel turbine aiutandosi con la sua tecnica da poco attivata
-Raiton: Flusso dei mille falchi!-
Dal suo corpo emanò un intenso flusso di elettricità, tanto forte che gli permise di dissolvere il tornado, liberandosi dalla sua stretta. La tecnica aveva però prosciugato le sue energie senza contare l’uso del segno maledetto e gli effetti della devastante tecnica combinata dell’Uzumaki, da cui aveva riportato varie gravi ustioni e numerosi tagli in tutto il corpo. Mentre il segno maledetto si ritirava dovette inginocchiarsi al suolo, stremato. Ancora però, non era finita.

-Oh Sasuke-kun…-
Sakura guardava preoccupata il proprio ragazzo, stimando la gravità delle sue ferite. Era da moltissimo tempo che non vedeva l’Uchiha così stremato da un incontro, l’ultima volta era stata contro quella serpe di Orochimaru che anche se non era al pieno delle sue forze mise in serie difficoltà il moro che ne uscì gravemente lesionato. Ancora ricordava in che stato l’avesse trovato e, anche se era passato quasi un anno, non riusciva a togliersi quelle immagini dalla mente.

Sakura era stata in pena tutto il giorno per le sorti del suo ragazzo. Sapeva che prima o poi il suo Sasuke-kun avrebbe dovuto affrontarlo ma aveva sempre sperato ardentemente che non ce ne fosse bisogno. O che se ne fosse dovuto occupare un altro. Ma le sue speranze si erano infrante nel momento stesso in cui il moro aveva pronunciato quelle fatidiche parole: “Oggi devo affrontare Orochimaru”. Ancora prima che le avesse pronunciate aveva capito cosa fosse venuto a dirle. L’aveva accompagnato fino al covo del sannin delle serpi dove lui l’aveva lasciata donandole un dolce bacio a fior di labbra. “Doveva farsi forte”. Se lo ripeteva da quando aveva capito di non voler essere un peso per lui. Ma in quel momento, quando lui si era delicatamente staccato da lei donandole un leggero sorriso voltandosi e incamminandosi verso l’entrata, lei si era sentita nuovamente inutile. Poi quando lui era scomparso dalla sua vista, lei si era raggomitolata su se stessa piangendo piano ripetendosi che lui sarebbe tornato da lei, che ce l’avrebbe fatta. Aveva aspettato lì il ritorno del suo amato per ore, chiedendosi se fosse ancora vivo. Ma poi finalmente, al giungere del tramonto, aveva intravisto una figura che si trascinava lentamente verso l’uscita. Si era subito messa in posizione d’attacco, pronta a sfracellare la faccia a un possibile nemico. Quando intravide il volto di Sasuke, il suo cuore aveva fatto una capriola. Ma appena il ragazzo si mostrò alla luce del sole, gli occhi gli si erano nuovamente riempiti di lacrime. Sasuke, il suo Sasuke-kun, era coperto dalla testa ai piedi di sangue raggrumato, un suo braccio era ricoperto di profondi tagli da cui ancora usciva del sangue, le gambe lo sorreggevano appena e gli occhi erano arrossati dal troppo uso. “S…Sa…Sakura…” la chiamò con voce sofferente e flebile, lei rispose alla muta richiesta avvicinandosi velocemente a lui con il volto rigato dalle lacrime. Gli fece le prime medicazioni sul posto, rendendosi conto della gravità della sua situazione. “L…L’ho…battuto…S…Sakura” disse tra uno spasmo e l’altro, troppo orgoglioso per urlare dal dolore che tutto il suo corpo gli trasmetteva. Sakura gli sorrise incoraggiante tra le lacrime, sussurrando all’orecchio di lui poche semplici parole. “Sei stato bravissimo, Sasuke-kun” 

Il tocco di una mano sulla sua spalla la riscosse dai suoi pensieri, facendola sussultare. Si volto verso la sua migliore amica che la guardava preoccupata. Solo allora si rese conto che una silenziosa lacrima era fuoriuscita dai suoi occhi. Si asciugò la guancia con un gesto secco, sorridendo all’amica che la guardava ancora. Poi volse l’attenzione a colui che gli aveva rubato prepotentemente il cuore.

L’Uchiha osservò nuovamente il suo avversario. Lo guardava interdetto, notando che lui era ancora fresco come una rosa nonostante i tre incontri precedenti e il suo ancora in corso. “Come diavolo fa?” si chiese mentre si rialzava, avvertendo varie fitte in tutto il corpo. “Devo usarlo” pensò iniziando a comporre dei sigilli. Quando ebbe finito la sua mano venne inondata di chackra mentre per tutto il campo si diffondeva il verso di vari uccelli strepitanti. Vedendo quella tecnica, Naruto ghignò entusiasta. Nella sua mano si iniziò a formare una piccola sfera di chackra, che vorticava velocemente espandendosi sempre di più. I due ragazzi si lanciarono uno contro l’altro, urlando il nome delle rispettive tecniche.
-RASENGAN!-
-CHIDORI!-
Dallo scontro delle due devastanti tecniche, si formò un’enorme esplosione alzando un forte vento che alzò un nugolo di polvere. I presenti si coprirono gli occhi cercando di non ferirsi con le polveri, entusiasti dall’incredibile scontro tra i due giovani. Dopo che l’onda d’urto si dissolse e il fumo iniziò a scemare, riuscirono a scorgere due figure: una era in piedi vicino all’altra che era distesa al suolo. Quando anche l’ultimo velo di fumo si dissolse, la folla ammutolì. 
Sasuke Uchiha era disteso a terra, svenuto e sanguinante. Naruto Uzumaki era invece in piedi con i vestiti sgualciti e qualche taglio superficiale. Il pubblico andò in visibilio. Urla di apprezzamento si levarono dagli spalti oltre ai numerosi applausi e qualche distinto fischio. Il biondo sorrise mentre aiutava il malconcio Uchiha, da poco semi cosciente, a rialzarsi. Una furia rosa si lanciò contro di loro andando ad esaminare il corpo del suo ragazzo, che era un tantino imbarazzato dalle attenzioni di Sakura. Supino si lasciò portare in infermeria da lei, non prima di aver lanciato all’Uzumaki uno sguardo di fuoco ricambiato da uno sbuffo da parte del biondo. 

Tsunade, per l’ultima volta, annunciò l’ovvio sfidante di Naruto.
-L’ultimo sfidante sarà Hatake Kakashi!-



Salve a tutti! Sono tornata!! ^^ Ecco a voi i penultimi incontri con tanto di Uchiha! Non sapete quanto abbia penato per scriverli, non mi convincevano mai! Fatemi sapere cosa ne pensate! Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il capitolo precedente o messo la mia storia nelle preferite/ricordate/seguite. Alla prossima!
Naruhinafra

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7


Kakashi era già sul campo di battaglia, ancora prima che Tsunade l’annunciasse ufficialmente. In quel momento stava squadrando il biondino davanti a sé, a pochi metri di distanza. “Questo ragazzo…” pensò, mentre i ricordi iniziavano a riaffiorare alla mente. Scosse la testa, cercando di non pensare a quelli, che ormai, erano diventati alcuni dei ricordi più dolorosi. Portò una mano al suo copri fronte, alzandolo lentamente, scoprendo il suo occhio chiuso. Quasi con stanchezza sollevò la palpebra, mostrando il suo sviluppato Sharingan all’avversario. L’Uzumaki prese posizione d’attacco, conscio che l’incontro stava per iniziare e che l’Hatake fosse indubbiamente l’avversario più forte. L’uomo decise di effettuare la prima mossa, iniziando a comporre ad una velocità inaudita i sigilli necessari per la sua tecnica. Molti nel campo non riuscirono a seguire la composizione dei sigilli, nonostante la presenza di molti ninja di elevato livello.
-Katon: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!-
Formò un’immensa palla di fuoco, che direzionò contro il suo avversario il quale non perse tempo effettuando una tecnica per il contrattacco.
-Fuuton: Distruzione Totale!-
Al fuoco si contrappose l’immenso tifone che dissolse la tecnica dell’Hatake, che dovette proteggersi gli occhi per non rimanere ferito dalle polveri sollevate delle tecniche. Entrambi gli sfidanti scattarono, raggiungendosi in pochi secondi, fronteggiandosi in un feroce scontro armati di kunai. Nonostante avesse lo Sharingan, Kakashi ebbe molte difficoltà contro il ragazzo il quale riuscì a ferirlo a una guancia tagliando un pezzo dell’usuale maschera da lui indossata. A quel colpo l’Hatake rispose con una serrata combinazione di attacchi che venivano puntualmente parati o deviati dall’Uzumaki. I ruoli si invertivano di continuo, rendendo l’incontro sempre più seguito e acclamato dalla folla. Il copia ninja riuscì a intercettare un colpo del biondo diretto al suo fianco: deviò il colpo inoltre, fece leva con il suo kunai, con il quale riuscì a scagliare uno dei due strani kunai usati dall’avversario a diversi metri da loro. Approfittando dell’inaspettato vantaggio, colpì Naruto con un pugno diretto al viso che lo fece indietreggiare di alcuni metri. Il ragazzo si portò una mano sulle labbra, pulendo con un gesto secco il sangue che era fuoriuscito da esse. Sorrise eccitato dalla prospettiva di poter combattere contro un ninja di quel livello, abbastanza potente da riuscire a tenergli testa. Era da molto tempo che non si scontrava contro ninja dall’innata bravura, la sua memoria doveva scavare nei suoi ricordi per poter riuscire a trovare un avversario degno di nota. In pochissimi erano riusciti a ferirlo e ancora meno erano coloro che gli avevano inflitto danni seri. Persino nel suo vagabondaggio per le 5 terre ninja non ricordava combattimenti particolarmente cruenti, dopotutto la sua intenzione era di affinare le proprie arti ninja non di attaccar briga, come ci si sarebbe aspettato da una testa calda come lui. Ma ancora non era abbastanza, ne era consapevole. Non aveva forza a sufficienza per affrontare il suo più temibile avversario e ciò non faceva altro che innervosirlo. Resosi conto che si stava distraendo troppo, ricacciò i suoi pensieri all’interno del suo subconscio concentrandosi nuovamente sull’Hatake. Il ninja-copia, osservando lo sguardo di sfida del suo avversario, iniziò a comporre dei sigilli imitato dal biondo. 
-Fuuton: Tecnica degli Shuriken di Vento!-
-Katon: Tecnica della Pioggia di Fuoco!-
Numerosi shuriken di vento si scontrarono con le palle di fuoco create da Kakashi, alzando nugoli di polvere, impedendo agli spettatori di assistere allo svolgimento dello scontro, i quali intuirono dal clangore delle armi che avevano intrapreso un nuovo duello con i kunai. Dopo che il fumo si dissolse, riuscirono a scorgere i due sfidanti impegnati in uno scontro ad una velocità sovrumana, scontrandosi violentemente. Si separarono con un balzo, in cui Naruto aveva già iniziato a comporre dei sigilli.
-Katon: Proiettili della Volpe di Fuoco!-
Varie volpi infuocate di molteplici dimensioni iniziarono ad abbattersi contro il copia-ninja che riuscì tempestivamente a ricorrere ad una tecnica difensiva. 
-Suiton: Muro Acquatico!- 
Un immenso muro d’acqua si contrappose tra Kakashi e il fuoco dell’Uzumaki, creato dall’acqua che l’Hatake aveva fatto fuoriuscire dalle propria bocca. Appena il fuoco si scontrò sulla parete d’acqua, evaporò al contatto, lasciando l’uomo illeso dall’altro lato della parete. Approfittando dell’acqua da lui creata, Kakashi si apprestò ad usare un alta tecnica di tipo Acqua.
-Suiton: Tecnica dei Proiettili Marini!-
L’uomo formò un ingente quantità di palle d’acqua che direzionò contro Naruto, il quale rispose con un alta justu.
-Fuuton: Raffica dell’Uragano!-
Una potente ondata di vento fece collassare le sfere d’acqua che formarono delle pozzanghere di varie dimensioni, tutt’attorno al ragazzo. Kakashi aveva dovuto concentrare un ingente quantità di chackra sulle gambe per riuscire a sottrarsi a quel vento terribilmente potente, saltando a una elevata altezza dalla superficie del campo. Doveva ringraziare il suo Sharingan che aveva anticipato la mossa del biondo, risparmiandogli varie ferite che si sarebbero formate sul suo corpo a contatto con le lame di quella tecnica. Mentre tornava verso il terreno, l’Hatake si apprestò a mettere in pratica il suo piano componendo i sigilli necessari per il justu.
-Tecnica del Velo di Nebbia!-
Finì di comporre i sigilli mentre atterrava sul terreno, usando il suo chackra per attutire la caduta. A poco a poco si formò un leggero strato di nebbia che invase tutto il campo, diventando sempre più fitta ad ogni momento che passava. Questa mossa lasciò Naruto sbigottito e sospettoso. “Perché ha usato una tecnica con questi effetti? Né io né lui con il suo Sharingan possiamo vedere a un palmo dal nostro naso. Deve avere in mente una strategia precisa per potermi prendere alla sprovvista.”

-Che incontro spettacolare!- urlò entusiasta Kiba, cercando di nascondere la gelosia che provava nei confronti del giovane Uzumaki. 
Akamaru, il cane dell’Inuzuka, non rimase a consolare il padrone essendo troppo occupato dalle coccole che gli riservava Hinata, nonostante fosse assorta dallo scontro. La ragazza era rimasta rapita dalla forza e dalla maestria del biondo, così tanto da non badare al compagno di squadra che stava dando sfogo alla sua gelosia, urlando mezzi insulti e frasi ammirate verso l’Uzumaki. In una situazione normale la Hyuuga avrebbe consolato immediatamente l’amico, ma questa volta era troppo ammaliata dal ragazzo che stava combattendo, per preoccuparsi di Kiba il quale, vedendo che Hinata non lo consolava come al solito, cadde in depressione borbottando frasi sconnesse su “tu guarda che amica” oppure “maledetto Uzumaki”. Shino invece rimaneva silenzioso accanto all’amico che si disperava, osservando la figura di Naruto che via via si sbiadiva ulteriormente per la nebbia che si infittiva. Il giovane jonin, all’insaputa dei compagni di squadra, aveva disperso per tutto il campo i suoi fedeli insetti i quali lo informavano dell’andamento dello scontro. La Hyuuga, accortasi che la nebbia iniziava ad essere un problema per seguire lo scontro, attivò il Byakugan per poter seguire le mosse del ninja biondo che restava all’erta sul posto. “Fa attenzione, Naruto-kun”

Jiraya osservava la figura del proprio figlioccio sbiadire sommersa dalla nebbia creata da Kakashi, del quale non vedeva più alcuna traccia. La nebbia gli impediva di seguire appieno lo scontro e questo lo irritava non poco: la maggior ragione del suo ritorno era infatti valutare la potenza del suo allievo prediletto. Sbuffò seccato. Accanto a lui Tsunade era irritata in egual maniera, se non di più. Era molto interessata allo scontro, ma la nebbia gli impediva di vedere alcunché, rendendo la Senju aggressiva all’inverosimile. Tuttavia si calmò di colpo, capendo di non poterci fare nulla, arrendendosi alla situazione. Volse lo sguardo verso l’amico che conosceva da una vita, il quale emetteva piccoli sbuffi di tanto in tanto. Accennò un sorriso, capendo da esse che anche l’eremita dei rospi era irritato. Osservò a lungo il volto dell’uomo, soffermandosi sui suoi tratti mascolini che gli esprimevano sempre molta fiducia, anche dopo cinquant’anni suonati d’età che, anche se non l’avrebbe mai ammesso, iniziavano a pesare. Aveva visto, con suo sommo dolore, scomparire il suo amato Dan e il fratellino le persone più importanti della sua vita. Orochimaru li aveva traditi ed ora era perito per mano del secondogenito di Fugaku e, anche se lo aveva odiato dopo che aveva lasciato il villaggio, aveva fatto fuoriuscire una lacrima al ricordo di loro tre uniti con Hiruzen-sensei. Le aveva fatto male la sua perdita e aver scoperto il suo tradimento. Jiraya ne era rimasto devastato. All’epoca erano migliori amici. Una sgradevole sensazione di oppressione le salì nel petto. Lei non aveva fatto nulla per consolarlo e, dopo la comparsa di Kyuby No Yoko, entrambi avevano lasciato il villaggio separatamente, dilaniati da troppo dolore che li perseguitava. Adesso erano di nuovo lì, come ai vecchi tempi, solo che tutto era completamente diverso rispetto a prima. Aveva sempre saputo che il suo vecchio compagno di team aveva una cotta per lei quando erano giovani, ma l’aveva rifiutato ripetutamente disgustata dal suo essere pervertito, che per la cronaca non si era per niente affievolito. Ora però Jiraya era diventato importante, forse troppo. Ma lei rifiutava continuamente i sentimenti che stavano maturando per lui, sopprimendoli, non volendo legarsi troppo a quell’uomo. Sobbalzò dalla sorpresa quando la profonda voce di lui, interruppe il silenzio creatosi. 
-E’ una vera seccatura questa nebbia, non trovi Tsunade?- le chiese svogliato, quasi essendosi sforzato per pronunciarle. 
Lei, indispettita dal tono, si diede della stupida anche solo per aver pensato in maniera diversa a quell’irritante uomo. Gli rispose con un mugolio indistinto, facendo sghignazzare l’eremita, che la guardava divertito. Si sciolse un po’, non prima di aver dato un leggero pugno sulla sua spalla. I due poi, riportarono la loro attenzione sul campo, dal quale non si udiva alcun rumore.

Kakashi era conscio che usare il Velo di Nebbia, copiato da Zabusa, contro un avversario del calibro di Naruto era molto rischioso, data la cecità temporanea dei due sfidanti, non sapeva cosa aspettarsi dal ninja biondo. Ma dopotutto poteva anche rischiare, sapendo che se fosse riuscito nel suo intento avrebbe intrappolato l’Uzumaki in modo che neanche lui sarebbe stato in grado di sfuggirgli. Aveva già usato il medesimo espediente contro un avversario dal calibro elevato, quindi non vedeva grandi ostacoli da superare. In quel momento gli era sembrata la soluzione più idonea e veloce per sconfiggere l’avversario. Anche se quel combattimento lo divertiva molto, aveva pur sempre lasciato a metà il nuovo scritto dell’onorevole Jiraya il quale gli aveva personalmente consegnato, con autografo annesso, il terzo volume della serie “Icha Icha Paradise”. Doveva assolutamente sapere come andava a finire tra i due protagonisti ed ogni cellula del suo essere fremeva, volendo subito continuare la lettura del suddetto libro che era al sicuro nella sua giubba da jonin. Assunse un’espressione da pervertito al solo pensarci ma poi decise di darsi un minimo di contegno, anche se nessuno poteva vederlo per via della nebbia. Era di fronte ad un avversario indubbiamente molto abile e inoltre quella strana nostalgia che lo attanagliava smorzava, seppur di poco, la voglia di leggere l’adorato libro. Si ricompose, iniziando a comporre dei sigilli. Accanto a lui apparve una sua copia che effettuò la tecnica del richiamo facendo apparire in uno sbuffo il suo fedele cane-ninja: Pakkun. Gli spiegò velocemente il suo piano e in un attimo sia il cane che la copia scomparirono nella nebbia. 

Naruto si guardava intorno corrucciato, per quanto la sua vista potesse permettergli. Era con le spalle al muro e sapeva di trovarsi in balia del suo nemico, che sicuramente, avendo usato quella tecnica, aveva un piano ben preciso per coglierlo di sorpresa e quindi metterlo fuori gioco. L’unico rumore che riusciva a percepire era il fastidioso gocciolare del sangue di Kakashi presente sul suo kunai, rendendolo ancora più nervoso di quanto non fosse già. In poche occasioni era stato messo alle strette e questa era di sicuro una situazione da aggiungere alla lista. Stette all’erta per un tempo a lui indefinito, cercando un qualsiasi indizio che potesse rivelare la posizione dell’avversario. Alla fine fu proprio lo stesso Kakashi a rompere la monotonia di quel momento, lanciando grandi quantità di shuriker e kunai contro l’Uzumaki che iniziò a schivare con difficoltà, svantaggiato dalla visuale poco chiara. Riusciva a scorgere soltanto kunai e shuriken spuntare all’improvviso dalla nebbia, e non riusciva a capire dove si trovasse di preciso il proprio avversario. Troppo concentrato a schivare gli imprevedibili attacchi dell’Hatake, non si accorse del leggero tremito che scuoteva il terreno sottostante. Troppo tardi riuscì a capire cosa stesse succedendo, cadendo nella trappola del copia-ninja. Fu azzannato da vari cani di molteplici razze, sbucati dal sottosuolo, che gli procurarono un dolore lancinante per tutto il corpo. La loro presa era così salda che a nulla servirono gli sforzi del ragazzo per cercare di liberarsi, anzi aumentarono il dolore che gli infiggevano. Oltre ad essi non era riuscito a schivare alcuni kunai che gli avevano lacerato la carne rimanendo ben appesi al suo corpo. Aveva perso del tutto la sensibilità nel braccio sinistro da cui fuoriusciva copiosamente del sangue, ed era abbandonato sul fianco. Le ferite erano tutte molto dolorose ma solo alcune erano ferite serie e aveva perso molto sangue. Ma non per questo voleva arrendersi, anche se si ritrovava svantaggiato davanti al nemico. Era consapevole di essere in balia dell’uomo e se non avesse trovato un modo per liberarsi avrebbe perso. Poco dopo per tutto il campo si diffuse il verso di vari uccelli, che l’Uzumaki ricollegò alla tecnica usata precedentemente dall’Uchicha. In un punto del campo, scorse una luce farsi a poco a poco più nitida, che ebbe l’ulteriore effetto di diradare la nebbia circostante. Naruto poté vedere il suo avversario guardarlo con il suo potente Sharingan, mentre si teneva il polso della mano irradiata dalla medesima tecnica usata da Sasuke. L’uomo gli fece un cenno in direzione della sua gamba destra dove il ragazzo posò il suo sguardo: lì era tenuto il kunai ricoperto dal sangue del copia-ninja. Naruto sorrise di rimando, capendo il trucco usato dal proprio avversario. “Ingegnoso… ha fatto in modo di venire ferito, per poi poter ricorrere al fiuto dei suoi cani per potermi individuare in mezzo alla nebbia e intrappolarmi. Inoltre mi ha distratto attaccandomi, attuando un diversivo per non farmi accorgere de cani che mi stavano raggiungendo dal sottosuolo.” In quel momento Kakashi scattò verso l’Uzumaki, mirando alla scapola del ragazzo.
-RAIKIRI!- 

Hinata serrò gli occhi, non volendo assistere alla sconfitta del ragazzo. Delle lacrime gli erano salite agli occhi quando la nebbia si era dissolta e lei aveva potuto vedere distintamente le condizioni dell’esuberante ninja biondo. Coperto di ferite e sangue, azzannato da vari cani. Si era sentita mancare a quella vista, non poteva, non voleva, assistere ad una scena simile. Ed appena il copia-ninja aveva urlato il nome della sua famigerata tecnica, aveva chiuso gi occhi di scatto, impaurita per Naruto stesso. Però alle sue orecchie gli giunsero delle distinte esclamazioni di sorpresa tra cui degli apprezzamenti.
-Incredibile…- diceva qualcuno
-Come a fatto?- esclamavano
Addirittura la voce innocente di un bambino era giunta alle sue orecchie.
-Mamma, cos’è successo?-
Si fece coraggio ed iniziò a schiudere gli occhi, lentamente, volendosi assicurare di non vedere quel solare ragazzo trapassato dalla potente tecnica dell’Hatake. Appena scorse la scena, spalancò gli occhi stupefatta.
- C-come…- sussurrò incredula.

Naruto sorrideva soddisfatto, guardando i cani svenuti intorno a lui. Spostò lo sguardo su Kakashi, a pochi metri da lui, girato di spalle mentre disattivava il Raikiri accortosi di aver colpito il nulla. Quando l’uomo si girò verso di lui, poté leggere l’incredulità che aleggiava nei suoi occhi. “Quella… Quella era la Dislocazione Istantanea. Ma come fa a conoscerla?” pensò mentre il Naruto gli regalava un sorriso luminoso che all’Hatake fece venire una fitta di nostalgia. Scrutò il ragazzo che aveva di fronte, mentre gli nasceva naturale una domanda:
-Chi sei tu?- 
Se possibile il sorriso del biondo diventò ancora più enorme, mentre si apprestava a scattare per colpirlo con la tecnica che andava a formarsi sulla sua mano.
-Chi sono io? Io sono Naruto Uzumaki di Konoha, futuro Hokage!- esclamò a gran voce il ragazzo, lasciando spiazzato il copia-ninja, che immobile attendeva la sua mossa. Che non tardò ad arrivare. L’Uzumaki scattò fulmineo verso Kakashi, piantandogli nel petto la sua devastante tecnica.
-RASENGAN!- 
L’uomo venne sbalzato contro gli spalti, creando una discreta voragine sul muro. Dopo qualche secondo si rialzò, malconcio e dolorante. “E’ proprio uguale a lui…” concluse, rassegnandosi all’evidenza. Subito dopo, però gli nacque un sorriso, camuffato dalla sua maschera. “Può essere orgoglioso di lui, sensei. Sa usare perfettamente le sue stesse tecniche inoltre ha il suo stesso cuore d’oro. Ha diminuito la potenza del colpo per non farmi riportare danni troppo gravi.” Si disse mentre osservava il ragazzo che attendeva con ansia la sua contromossa. Alzò lentamente il braccio verso il cielo, dopodiché si schiarì la voce ed urlò a pieni polmoni.
-Io mi arrendo!- 
La folla ammutolì a quel grido, come lo stesso Naruto che non credeva alle sue orecchie. Dopo un attimo di assoluta incertezza, l’Hokage si alzò in piedi e annunciò il vincitore indiscusso.
-Naruto Uzumaki vince!-
A quell’urlo la folla andò in visibilio, gridando urla di apprezzamento ai due ninja. Kakashi si portò di fronte all’Uzumaki, stringendogli vigorosamente la mano. 
-Complimenti per la tua vittoria, sono certo che diventerai un ottimo sensei. Del resto sei figlio di tuo padre, e lui per me fu un maestro eccezionale.- 
Il ragazzo si sorprese non poco a quell’affermazione, accennando un sorriso imbarazzato. 
-La ringrazio, Kakashi-san, ma preferirei che lei non dicesse a nessuno che io sono figlio di…-
-Non preoccuparti, fidati di me- lo interruppe l’Hatake, calandosi il copri fronte sul suo Sharingan ormai chiuso. Lo salutò con un cenno, scomparendo in uno sbuffo. 

Dentro l’ufficio dell’Hokage, si erano riunite le stesse persone di due settimane prima con l’unica differenza delle bende che ricoprivano alcuni di loro. L’unico che era assente era il prode copia-ninja, che come tutti sospettavano stesse leggendo il suo adorato libro sconcio con grande gioia di Jiraya. Tsunade interruppe il silenzio che si era creato, esponendo il motivo della loro convocazione.
-Naruto tra tre giorni inizierai ad allenare i ragazzi. Ho disposto per te il campo n°3, il più ampio di cui disponiamo.-
Naruto annuì, guardando velocemente Jiraya, il quale gli fece cenno con la testa.
-Penso che ormai tutti voi siate ansiosi di sapere perché ho formato un team così ampio- iniziò, guardando attentamente i volti dei ragazzi lì presenti, leggendoci grande curiosità. Sospirò, conscia che la sua decisione poteva avere dei riscontri negativi. “Sono ancora così giovani…” Questo fu l’ultimo pensiero della Senju, che riprese uno sguardo deciso mentre gli annunciava l’importante missione che aveva assegnato a quel gruppo. 
-Ebbene, dopo l’allenamento, la vostra principale missione sarà la seguente: voi dovrete riuscire ad uccidere più membri possibili dell’organizzazione criminale Akatsuki.-




Salve a tutti! Rieccomi qua con il mio nuovo capitolo e tante novità. Ho sudato sette camice per il combattimento contro Kakashi spero sia piaciuto. Ed ecco il motivo del maxi gruppo! Che ve ne pare? Ringrazio coloro che hanno aggiunto la mia storia alle seguite/preferite/ricordate. Un ringraziamento speciale a chi ha commentato il mio ultimo capitolo. Ben 11 recensioni wow! *-* Alla prossima! ^^
Un bacio, Naruhinafra

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8

Hinata camminava verso il campo n°3 senza fretta, soppesando i suoi passi. Alzò lo sguardo, beandosi dell’intenso azzurro del cielo.  Con una mano si riparò lo sguardo dallo sfolgorante sole che illuminava Konoha, il quale annunciava l’arrivo della bella stagione sul Paese del Fuoco. Un piacevole venticello primaverile le scompigliò i capelli, lasciando la sua pelle in balia di quelle dolci e inconsistenti carezze che quel vento le offriva. Finito quel momento di assoluta dolcezza, la ragazza si rabbuiò improvvisamente riportando alla mente il motivo per cui si stava dirigendo al punto d’incontro per iniziare l’allenamento speciale a cui dovranno essere sottoposti. Il motivo del suo turbamento era l’organizzazione criminale formata da nunkenin di livello S che provenivano da tutte le cinque terre ninja: Akatsuki. Era diventato il suo pensiero fisso da tre giorni a quella parte. Non riusciva a capacitarsi di come loro, un gruppo di ninja diciassettenni, potessero riuscire a distruggere quella potentissima organizzazione. Anche se due di loro erano già periti, i rimanenti componenti non erano certo da prendere sottogamba. Era consapevole che alcuni dei suoi compagni erano all’altezza del compito assegnatoli e questo la rendeva più fiduciosa. Ma a questo si contrapponeva la paura di essergli d’intralcio e di non essere abbastanza forte per poter essergli d’aiuto. Si torturava con questi pensieri, una lenta tortura psicologica diretta a se stessa, che la rendeva insicura e poco determinata. E non era la sola. Infatti dopo la scioccante rivelazione dell’Hokage molti di loro erano precipitati in un baratro di incertezze. Avevano chiesto spiegazioni e contestato la decisione della Senju ma lei li aveva zittiti tutti in uno dei suoi scatti d’ira e ciò li aveva molto scoraggiati a chiedere spiegazioni. La Hyuuga sospirò pesantemente, rammaricandosi per la sua situazione. Abbassò lo sguardo a terra concentrandosi sui suoi passi, cercando di sottrarsi a quei pensieri. Per questo motivo non si accorse della persona che camminava davanti a lei, sbattendoci contro. Fece un passo indietro, cercando di riacquistare l’equilibrio perduto ma a sorreggerla furono due forti mani che la presero per le spalle impedendogli di cadere. Stava per scusarsi ma le parole gli morirono in gola quando si rese conto di ciò che era accaduto e chi fosse la persona contro cui aveva sbattuto. I suoi occhi rimasero ammaliati dagli occhi azzurri di lui, ed entrambi incatenarono il proprio sguardo sugli occhi dell’altro. Le sue placide perle si specchiarono nei suoi zaffiri ridenti e il mondo intorno a loro divenne inconsistente. Lui si aprì in un largo sorriso, che dedicò alla ragazza, la quale non poté fare a meno di arrossire ma non interruppe lo sguardo visivo, perdendosi negli occhi cerulei del ragazzo. Non si accorsero di essere pericolosamente vicini, lui infatti la teneva saldamente per le spalle e tendeva ad avvicinarsi sempre di più a lei. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, ed entrambi percepivano il respiro caldo dell’altro infrangersi sulla propria pelle. Entrambi avvertirono un brivido attraversare il proprio corpo e la sensazione di aver già vissuto la medesima situazione. Dove i loro corpi si toccavano, divampava un incendio interiore che li spingeva ad avvicinarsi sempre di più. Le loro labbra si avvicinarono ulteriormente ed ormai la distanza tra loro era effimera. I loro cuori battevano impazziti e scalpitavano per raggiungere quel desiderato contatto che stava per essere raggiunto. Ma, con grande rammarico di entrambi, un secondo prima che raggiungessero l’agognato contatto un ragazzino di poco più di dodici anni con indosso un copri fronte della foglia sfrecciò accanto a loro spintonando l’Uzumaki che lasciò andare la Hyuuga. Il ragazzino non si accorse degli sguardi omicidi che Naruto gli mandava e continuò imperterrito a correre. Pochi secondi dopo un uomo, anch’esso provvisto di copri fronte, sorpassò i due ragazzi lanciando un urlo diretto al ragazzino che scappava a pochi metri da lui.
- Konohamaru-kun fermati!-
Tuttavia il ragazzino non gli diede ascolto anzi aumentò la velocità della sua corsa.
- Prima deve prendermi, Ebisu-sensei!- gli urlò di rimando il piccolo Sarutobi, saltando su un tetto e dileguandosi insieme al proprio sensei.
Dopo aver assistito a quel bizzarro quadretto, i due ragazzi riportarono l’attenzione su di loro e, realizzato quello che stava per accadere, arrossirono all’inverosimile essendo tremendamente imbarazzati. Hinata distolse lo sguardo dalla figura di lui guardando un punto imprecisato della strada. Naruto invece guardava di sfuggita la ragazza, grattandosi la guancia incerto sul da farsi. Ripensò a ciò che stava per accadere e a quel pensiero si arrese all’evidenza. Era tremendamente attratto da quella ragazza ma prima di fare alcunché doveva assicurarsi di una cosa… “Non è ancora il momento.” Pensò mentre rifletteva su come dissipare l’imbarazzo creatosi. Prese un bel respiro e semplicemente disse la prima cosa che gli era passata per la testa.
- H-Hinata..- parlò con voce tremante e un po’ incerta ma che fece comunque sussultare la Hyuuga, accortasi che aveva anche tolto il suffisso con cui si rivolgeva a lei.
- I-io senti… ehm… mi dispiace non volevo… cioè si lo volevo ma ecco i-io insomma…- disse con voce troppo alta, ingarbugliando le parole per il nervosismo. Continuò a dire cose senza senso, contraddicendosi da solo. Alla fine ammutolì vergognandosi della magra figura che aveva fatto. Per tutto il tempo che aveva parlato, Hinata l’aveva ascoltato incuriosita e più di una volta si era trattenuta dal ridere ma appena alzò lo sguardo su di lui e vide la sua espressione imbronciata, non si trattenne e iniziò a ridere piano attirando l’attenzione del ninja biondo. Il ragazzo ascoltando le sue leggere risa si rilassò visibilmente tanto che iniziò a ridere insieme a lei. Quando fermarono le loro risate, entrambi riportarono lo sguardo sull’altro sorridendosi vicendevolmente. Lei con un timido sorriso rivolto solo a lui, con un accenno di rosa sulle guancie che secondo il parere dell’Uzumaki la rendeva ancora più bella di quanto non fosse già. Lui invece le rivolse un sorriso bello, enorme, felice che a lei fece perdere un battito. Sempre sorridendole il ragazzo le fece cenno di venire più vicino cosa che lei fece subito. Con un scatto il ragazzo depositò un leggero bacio sulla fronte della ragazza che, presa totalmente alla sprovvista, per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Dopo essersi staccato Naruto le rivolse un sorrisetto compiaciuto, che la fece arrossire.
- Forza Hinata-chan! Se non ci sbrighiamo arriveremo tardi all’appuntamento!- la sua voce calda e profonda le rubò l’aria per un attimo e quando lui le afferrò la mano non poté fare a meno si sobbalzare. Si fece trascinare supina da lui, che iniziò a correre verso il campo n°3. “Dopotutto… quest’allenamento non sarà troppo male” pensò la mora mentre sorrideva di riflesso alle risate del suo sensei.
 
Sasuke Uchiha era un ragazzo molto orgoglioso, tutti ne erano al corrente. Ma era comunque una persona che riconosceva il valore di un avversario soprattutto quando questo riusciva a metterlo in difficoltà o, come era accaduto pochi giorni prima, era capace di batterlo. Aveva riconosciuto la potenza e l’intelligenza, seppur perversa, dell’eremita delle serpi conosciuto come Orochimaru. Ma per qualche strana ragione, anche se aveva riconosciuto la forza del ninja biondo, non riusciva a non essere adirato contro di lui. Infatti, mentre camminava per le strade di Konoha, riconobbe che il suo avversario non si era veramente impegnato contro di lui. E ciò lo mandava fuori dai gangheri. Lo aveva capito grazie al suo Sharingan: Naruto aveva diminuito la potenza delle sue tecniche. Inoltre intuiva che quel ragazzo stesse nascondendo qualcosa a tutti loro. Non accettava che qualcuno, chiunque fosse, non combattesse sul serio contro di lui. Ne andava del suo orgoglio Uchiha. E, cosa ancor più bizzarra, stava nascendo dentro di lui l’impellente voglia di riuscire a superare quel dobe. Sasuke ghignò a quel pensiero. Aveva inconsapevolmente designato quel ragazzo come suo rivale. Svoltò rapidamente l’angolo e ciò fece contrarre le sue labbra in una smorfia di dolore, senza perdere la sua espressione perennemente indifferente. Le ferite riportate nel combattimento contro l’Uzumaki non si erano ancora rimarginare e ogni volta che faceva movimenti bruschi, avvertiva delle fitte in tutto il corpo. Era stato più volte sgridato da Sakura per quello e la testa gli doleva al sol pensare ai pugni che la rosa gli aveva gentilmente dato. Ma non voleva che delle stupide ferite lo rallentassero almeno non ora che, ne aveva la certezza, sarebbero successi fatti veramente interessanti.
 
- Tsunade!-    
La porta dell’ufficio dell’Hokage si aprì con un tonfo e Jiraya, l’eremita dei rospi, irruppe nella sala. La donna si irritò non poco per l’irruenza dell’uomo, soprattutto perché proprio in quel momento gli era venuta l’idea di andare a farsi un bicchierino. Appena l’uomo si avvicinò a lei si alzò bruscamente dalla sedia e lo prese per il bavero ottenendo di far sbilanciare l’eremita che era intimorito dal suo sguardo minaccioso.
- Jiraya si può sapere perché hai urlato il mio nome?!-
Gli sbraitò in faccia la Senju, scuotendolo violentemente. Jiraya si pentì di essere stato così irruente. Conosceva quella donna da una vita, avrebbe dovuto aspettarsi una reazione violenta da parte sua. Prese un cipiglio deciso e cercò di farsi ascoltare dall’Hokage.
- E’ molto importante, ascoltami!- le urlò contro cercando di essere il più irremovibile possibile. La donna avvicinò il proprio viso a quello dell’uomo, assottigliando i suoi occhi color nocciola che lui tanto amava.
- Spero per te che sia davvero importante- gli sibilò lei, apparendo agli occhi dell’uomo più minacciosa di quanto non fosse già. Detto questo mollo la presa, consentendo all’uomo di tirare un sospiro di sollievo. Jiraya si ricompose aggiustando la propria veste e mentre faceva ciò iniziò ad informare Tsunade della propria scoperta.
- Grazie ad uno dei miei rospi sono riuscito a scoprire che il demone tricoda è riuscito a sfuggire all’Akatsuki e a ritornare al proprio lago, dove in questo momento riposa. Penso che sia riuscito a prendere alla sprovvista i suoi carceratori prima di venire sigillato. Sembra sia veramente infuriato e come ben sai quando un Bijuu si arrabbia c’è poco da scherzare- disse guardando negli occhi la donna che aveva assunto una espressione seria e preoccupata.
- Non scherzavi quando dicevi che era importante…- sussurrò Tsunade mentre l’eremita dei rospi si apriva in un sorriso vittorioso.
- Ho anche scoperto che andranno a recuperarlo tra un mese esatto-
- Per quale motivo vogliono aspettare così tanto?- chiese sospettosa
- Anch’io avrei fatto la stessa cosa,Tsunade. E’ meglio lasciare che il Bijuu si calmi, quando è arrabbiato è troppo instabile inoltre ti ricordo che non ha una forza portante che lo controlli. In uno scatto d’ira potrebbe radere al suolo un grosso pezzo di terra e come ben sai per ora Akatsuki preferisce agire nell’ombra per non creare troppo scalpore- spiegò l’uomo guardando attentamente la donna davanti a lui.
- Capisco… Sai anche chi dovrà andare a recuperarlo?-
- Andranno Kisame Hoshigaki e Itachi Uchiha- rispose secco. La donna sgranò gli occhi per lo stupore mentre si passava una mano tra i capelli, preoccupata per quella svolta tutt’altro che buona.
- Cavolo… - sussurrò la Senju, che già aveva capito ciò che l’amico aveva intenzione di dirle. Sentendoglielo dire però non sminuì la sua preoccupazione e inquietudine.
- Non abbiamo scelta Tsunade - iniziò gravemente l’eremita - Dobbiamo mandare Naruto e alcuni team a sigillare il demone-
 
Naruto e Hinata arrivarono al luogo dell’appuntamento in pochi minuti, trovando tutti gli altri già presenti che li stavano aspettando. Appena li videro arrivare, gli andarono incontro attendendo che Naruto spiegasse loro che tipo di allenamento avrebbero dovuto seguire.
- Ce l’hai fatta ad arrivare, dobe..-
L’Uzumaki trafisse con lo sguardo il ghignante Uchiha ma lo ignorò subito dopo portando la propria attenzione sui membri del suo enorme team. Fece per prendere la parola quando un kunai si conficcò nel terreno davanti a lui. Spostò lo sguardo su di esso e appena lo inquadrò non poté fare a meno di lasciarsi scappare un sospiro d’insofferenza. I ragazzi lo guardarono interrogativi e lui li liquidò con un semplice ordine.
- Non provate ad interferire con quello che sta per accadere.- disse loro, categoricamente.
Confusi, i ragazzi si limitarono ad annuire diffidenti. Dopo pochi secondi due figure con indosso due mantelli neri spuntarono dalla boscaglia. Erano molto bassi d’altezza e la differenza tra loro era evidente: una era più minuta e bassa dell’altra che invece la superava di una spanna. Il ninja biondo si girò verso di loro e avanzò di alcuni metri. Fatto ciò le due figure si lanciarono contro di lui, iniziando ad attaccarlo con una serrata serie di taijustu. Naruto teneva loro testa e non sembrava affatto in difficoltà, anzi sorrideva compiaciuto alle due figure. Si staccarono per un secondo permettendo alle due figure incappucciate di impugnare un kunai. Di nuovo si lanciarono contro il ragazzo che, senza l’ausilio di un arma, schivò e deviò tutti i colpi ostentando nonchalance. Intercettò i colpi a lui diretti fermando il polso degli avversari e depositandogli un calcio per ognuno. Fletté il busto per poter cadere eretto, dando mostra delle sue abilità. Le due figure intanto, essendosi riprese da quel colpo, iniziarono a comporre dei sigilli ma Naruto non glielo permise. Si fece serio tutto d’un tratto, lasciando l’aria giocosa che aveva tenuto per tutto lo scontro. Con un scatto fulmineo raggiunse le due figure prendendole di sorpresa. Assestò loro due devastanti pugni, ottenendo l’effetto di scagliargli verso il bosco che circondava tutto il campo. I due individui però, non si schiantarono contro gli alberi ma vennero prese al volo da due cloni dell’Uzumaki. Le copie presero entrambi per il loro mantello e si portarono accanto al vero Naruto. I ragazzi corsero verso di loro volendo delle spiegazioni per quello strano avvenimento. Si disposero davanti a loro proprio nel momento in cui il biondo faceva sparire le sue copie facendo cadere a terra le due figure, che presero a lamentarsi ed urlare contro il ragazzo.
- Naruto-sama non poteva essere più delicato?!- urlò la figura più minuta fra i due, la cui voce aveva una cadenza più femminile.
- Già ha ragione Fuyumi!- urlò l’altro puntando il dito contro il biondo.
Entrambi iniziarono ad urlare contro l’Uzumaki, che dopo pochi minuti perse la pazienza.
- Fuyumi, Minoru, finitela di lamentarvi!- urlò loro irritato dai loro commenti - Sapete benissimo che la professione dello shinobi è sofferenza e voi vi lamentate per così poco? Vi dovreste vergognare!- li rimproverò duramente il ragazzo.
Terminò il suo discorso con uno sbuffo insofferente, guardando in tralice le due figure che ancora portavano i loro mantelli, senza voler accennare l’intenzione di volergli togliere. Erano ammutolite davanti al duro rimprovero dell’Uzumaki come anche i ragazzi che assistevano alla scena senza riuscire a capire cosa stesse succedendo. Erano solo riusciti ad intuire l’inesperienza delle due figure e a capire che fossero aspiranti ninja. A spezzare il silenzio creatosi fu proprio la figura più minuta tra le due parlando in un sussurro.
- C-Ci dispiace N-Naruto-sama…- sussurrò con voce spezzata la figura che doveva chiamarsi Fuyumi. La ragazzina iniziò a singhiozzare piano mentre continuava a sussurrare frasi sconnesse di scuse verso il biondo. Portò le sue gracili mani al viso cercando di asciugarsi le lacrime, con scarsi risultati. Delle piccole gocce bagnarono il terreno davanti a lei. Il compagno chinò la testa colpevole. Intenerito dalle sue lacrime, Naruto addolcì il suo sguardo chinandosi su di lei. Delicatamente le scostò il cappuccio che la copriva facendo scivolare il mantello che si depositò a terra. La ragazzina mostrò il volto ai ragazzi che la circondavano: aveva dei tratti infantili, il viso tondo da bambina, la pelle nivea che aumentava il suo candore. Dei lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso ed erano raccolti in una treccia che pendeva da un lato del suo collo e arrivava fino al suo busto. Gli occhi erano grandi e lucidi, un po’ arrossati per via delle lacrime che ancora scendevano sul suo volto. Si potevano comunque vedere chiaramente le sue iridi dall’insolito pigmento: erano grigie con sfumature celesti. Si poteva ben capire la sua età, non poteva avere più di dieci anni. Le sue vesti erano costituite da una semplice magliettina azzurra e lilla su cui era rappresentato un fiore di loto. I pantaloni le arrivavano poco sotto al ginocchio ed erano di colore grigio, come gli usuali sandali da lei indossati.  Naruto le porse un fazzolettino arancione con una ranocchietta verde ricamata che lei accettò volentieri. Si asciugò le lacrime mentre il prode ninja biondo le sorrideva rassicurandola di non essere arrabbiato con lei. Ciò la tranquillizzò facendo in modo che le lacrime finissero. Fuyumi si aprì in un dolcissimo sorriso ricambiato dal biondo che le scompigliò amorevolmente i capelli, facendola ridacchiare.
 
Hinata osservando quella scena, per poco non svenì riconoscendo in quei gesti il misterioso AMBU dai capelli biondi. Riprendendo l’equilibrio cominciò a osservare Naruto e Fuyumi. Ad un tratto però le due figure si contrapposero al AMBU biondo e a lei. Rivide in loro due la medesima situazione di quel giorno sotto al ciliegio e ciò la confuse. Accortasi della sua confusione TenTen le diede una piccola gomitata che la fece sobbalzare. Spostò lo sguardo sull’amica che la osservava interrogativa. Sotto quello sguardo Hinata arrossì capendo che molto probabilmente avrebbe dovuto subirsi l’interrogatorio della ragazza. Accennò un sorrisetto che però non convinse affatto la castana che gli si accostò.
- Dopo ci faremo una bella chiacchierata mia cara Hinata-chan- le sussurrò minacciosa.
Un brivido attraversò la Hyuuga che annuì frettolosamente. TenTen le sorrise furba e lei si lasciò andare ad un sospiro rassegnato. Non sarebbe scampata a quella furia dell’amica.
 
Nel frattempo anche Minoru si era tolto il suo mantello, mostrandosi ai presenti. Come Fuyumi anche lui era poco più di un bambino, infatti si poteva intuire che avesse circa dodici anni. Era più robusto dell’amica e presentava i primi accenni di muscolatura. Aveva una carnagione abbastanza abbronzata e alcune lentiggini  gli macchiavano il viso, i capelli erano corti e arruffati, di un particolare colore nero con alcuni riflessi violacei. Aveva dei grandi occhi ambrati e un’espressione all’apparenza matura e decisa. Indossava un maglietta nera su cui era disegnato il simbolo di un fulmine, dei pantaloncini bianchi che gli arrivavano alle caviglie e dei sandali di colore blu. Si avvicinò silenziosamente a Naruto e chinò il capo, mormorandogli le sue scuse. L’Uzumaki gli sorrise e si avvicinò dandogli un buffetto sulla guancia, facendogli sollevare la testa. Il ragazzino accennò un sorrisetto divertito per poi spostare lo sguardo sui ragazzi di Konoha, i quali aspettavano delle spiegazioni. Naruto, intercettando il suo sguardo, si diede una pacca sulla fronte sorridendo imbarazzato al gruppo di Konohaniani che lo fissavano incuriositi. Capendo che loro si aspettavano una spiegazione, fece cenno ai due ragazzini di avvicinarsi a lui. Fuyumi si posizionò al suo fianco destro mentre Minoru alla sua sinistra. Naruto poggiò le mani su una delle loro spalle mentre si apprestò a spiegare chi fossero quei due ragazzini.
- Ragazzi penso che dobbiate avere delle spiegazioni su quanto è avvenuto..- incominciò l’Uzumaki mentre i suoi coetanei lo guardavano sempre più incuriositi. Il biondo si passò una mano fra i capelli, segno che mostrava il suo nervosismo. Fuyumi e Minoru, intuendo da quel gesto l’imbarazzo di “Naruto-sama”, anticiparono le sue spiegazioni iniziando a parlare.
- Se per il sensei non è un problema vorremmo spiegarvelo noi.- esordì Minoru, con un tono di voce non troppo squillante anzi abbastanza profondo segno del suo iniziale cambiamento ormonale. Naruto lo ringraziò con lo sguardo, annuendogli grato. Minoru gli rivolse un sorriso complice per poi rivolgersi nuovamente ai ragazzi.
- Io mi chiamo Minoru, sono un orfano e per questo non ho cognome né memoria dei miei genitori. Fui cresciuto da alcune donne del mio stesso paese che però non mi rivelarono mai chi fossero i miei genitori naturali e dubito fortemente che fossero a conoscenza della loro identità. Quando raggiunsi l’autosufficienza, non si occuparono più di me, lasciandomi al mio destino. Vagai per tutte le terre ninja, medicando per avere da mangiare. Anni dopo incontrai Fuyumi e-  Fu interrotto dalla stessa Fuyumi che gli tocco timidamente la spalla. Intercettò il suo sguardo e semplicemente annuì.
- Da qui continuo io…- disse la ragazzina che dopo un attimo d’incertezza ricominciò a parlare – Io sono Fuyumi e anch’io sono un orfana. Ho conosciuto i miei genitori ma morirono quando io avevo poco più di cinque anni e perciò non mi ricordo molto di loro né quale sia il cognome che portavano. Come Minoru ho iniziato a vagare per le cinque terre ninja, mendicando e cacciando piccole prede per sopravvivere. All’età di sette anni ho incontrato Minoru al confine del paese del Fuoco. Il nostro primo incontro è stato un po’…- Qui si interruppe, assumendo un espressione pensierosa.
- Diciamo brusco, Fuyumi- l’aiutò il ragazzo, accortosi dell'incertezza che aveva colto la ragazzina. Lei gli rivolse un sorriso riconoscente, riprendendo da dove si era interrotta.
- Dopo un anno ci imbattemmo in Naruto-sama. Lui ci salvò da dei traditori e da quel momento lo seguimmo dappertutto. Lo implorammo di prenderci come suoi allievi e dopo pochi giorni di suppliche riuscimmo a convincerlo. Da allora noi due siamo i suoi allievi… anche se io lo vedo un po’ come un fratello maggiore- finì, arrossendo lievemente per la sua ultima affermazione. Minoru annuì concorde all’affermazione dell’amica, dando di sfuggita una sguardo al proprio sensei che li fissava imbarazzato. Sorrise pensando a quanto poteva essere buffo il suo niisan.
 
Intanto, a molti kilometri di distanza da Konoha, nel Paese della Cascata una giovane ragazza dai corti capelli verdi e occhi di un insolito colore rosa si allenava sul pelo d’acqua stando a distanza della cascata alle sue spalle. Sul suo braccio scintillava il copri fronte della Cascata che mandava riflessi di luce ogni volta che muoveva il braccio, essendo impegnata nella composizione di alcuni sigilli. Ad un tratto si fermò improvvisamente, scrutando i dintorni mentre una sgradevole sensazione di pericolo si faceva largo dentro di lei. Scorse un leggero fruscio tra i cespugli  e rapidissima, lanciò un affilato kunai in quella direzione. Dopo pochi secondi da esso uscì un impaurito scoiattolo che, dopo averla fissata per qualche secondo, si rifugiò su un albero in cerca di ghiande. La ragazza non poté fare a meno di sospirare di sollievo ma, per non scoprirsi troppo, decise comunque di ritornare al proprio villaggio. Camminando sul pelo d’acqua raggiunse la cascata passandoci attraverso, spuntando dentro i confini del proprio villaggio. Non sapeva però, che due paia d’occhi l’avevano fissata mentre si allenava e che ora l’avevano vista sparire dentro la cascata. I mantelli a nuvole rosse da loro indossati li rendevano ancora più terrificanti di quanto non fossero già. La voce di uno di loro squarciò la tranquillità del bosco, facendo fuggire gli animali che erano nei paraggi. Era infatti una voce gutturale e a tratti animalesca quella che terrorizzò gli abitanti di quelle fronde.
- Sarai tu la mia prossima preda Fuu, jinchuuriki del Nanabi No Bjiuu, il demone dalle sette code-



 
Salve a tutti! *saluta da dietro una colonna*  
Sono tornata! Lo so che ormai mi davate per dispersa ma davvero non ho avuto modo di aggiornare prima. Spero che venga perdonata grazie a questo mio capitolo. :) Spero lo gradiate. Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il capitolo precedente (11 recensioni wow! Siete troppo buoni ragazzi, troppo. Non me li merito. Ç.ç) e coloro che hanno messo la mia storia nelle preferite/ricordate/seguite. Vi aspetto, alla prossima! ^^
Un bacio, la vostra Naruhinafra. 

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9



Dopo le dovute presentazioni, Naruto decise di iniziare l’allenamento che l’Hokage gli aveva espressamente chiesto di fare. Prima però si rivolse ai due ragazzini dovendo dar loro le sue direttive. Gli fece cenno di avvicinarsi  ed entrambi obbedirono velocemente, postandosi davanti a lui. Naruto si accovacciò per poterli guardare negli occhi, parlando sottovoce in modo che nessun altro potesse sentire ciò che doveva dirgli. Questo comportamento lasciò perplesso il gruppo di ragazzi lì riunito ma non fecero in tempo a chiedere spiegazioni che l’Uzumaki, in quel preciso istante, si alzò ricominciando a parlare con il suo tono di voce sempre troppo alto.

-Bene, adesso potete andare a farvi registrare come ninja di Konoha. Mi raccomando, fatevi valere! –

Osservò intensamente i due ragazzini che, dopo qualche attimo, annuirono vigorosamente. Salutarono velocemente il gruppo di diciassettenni, scomparendo poi in uno sbuffo, lasciando il loro sensei alle prese dell’allenamento.
Il ninja biondo si avvicinò al gruppo di ragazzi, iniziando ad osservarli attentamente in cerca di qualche emozione traditrice. Dopo qualche attimo di assoluto silenzio, prese la parola attirando l’attenzione del numeroso gruppo.

-Penso sia giunto il momento di farvi sapere in che cosa sarà costituito questo nuovo allenamento-

Fece un pausa, assumendo un’espressione di pura serietà.

-Ebbene, dovrete imparare la manipolazione della natura. In alternativa, se qualcuno di voi già padroneggia il proprio elemento, ne apprenderà un altro. L’obbiettivo di tutto ciò è quello di aumentare la vostra forza e resistenza, rendervi più agili e letali. Vi farò anche scontrare fra di voi per testare le vostre nuove capacità e quindi perfezionare le vostre mancanze. Forse, se vi riterrò abbastanza preparati, potrete anche scontrarvi con i vostri sensei o, se vi riterrò all’altezza, contro di me. –

Si fermò ancora, lasciando loro il tempo di assimilare le informazioni.

-Non vi nasconderò le mie perplessità: sono molto dubbioso che tutti voi riusciate a raggiungere un livello tale da poter anche solo impensierire i componenti di Akastuki. Cercherò comunque di fare del mio meglio per potervi fortificare o almeno per non lasciarvi morire.-   

Concluse così il discorso, lasciando pietrificati i ragazzi lì riuniti. Sembrò non farci caso e prese, da una tasca della sua giubba da jonin, una mazzetto di fogli bianchissimi fabbricati da una particolare specie di albero.

-Chi di voi conosce e sa padroneggiare il proprio elemento?-

L’unico che rispose affermativamente alla domanda posta dall’Uzumaki, fu Sasuke.
-Perfetto…- mormorò fra sé e sé il ragazzo. Assunse un espressione leggermente disperata mentre si rivolgeva ai restanti membri del gruppo, ordinando gli di disporsi in fila ordinatamente. Dopo qualche secondo speso per sistemarsi, Naruto si portò davanti a Sakura, porgendogli uno dei foglietti. Dopo un attimo di incertezza, la ragazza lo prese immettendoci il proprio chakra. Il foglietto si sgretolò nelle sue mani, rivelando l’elemento dell’Haruno. Naruto, accortosi dell’espressione confusa apparsa sul volto della rosa, spiegò cosa volesse dire il comportamento avuto dal foglio.   
  
-Il tuo elemento è la terra-

Non aspettò la sua risposta, passando subito al ragazzo accanto a lei.

-Lee, tocca a te-

Il ragazzo, baldanzoso, gli strappò letteralmente il foglietto dalle mani assumendo poi un espressione di assoluta concentrazione. Passarono alcuni secondi ma il foglietto non accennava a fare alcunché. Naruto stava per chiedergli spiegazioni ma venne anticipato dall’improvviso urlo lanciato dal ragazzo che aveva di fronte. Presi alla sprovvista, i ragazzi sobbalzarono udendo quel suono disumano uscire dalle labbra di Rock Lee. TenTen, che si trovava alla destra  del ragazzo dalle folte sopracciglia, non era affatto sorpresa dal singolare comportamento del compagno di team come lo era anche Neji. Infatti lo Hyuuga stava appunto disconoscendo l’amico, mandando ingiurie al destino per averlo fatto finire in un team di svitati.
L’esperta di armi non riuscì a trattenersi e diede un potente scappellotto al ragazzo dalla tuta verde, ottenendo il suo silenzio, con grande sollievo dei presenti. Il foglietto che era fra le sue mani però non dava cenni di cambiamento. L’Uzumaki, abbastanza perplesso per vari e pertinenti motivi, rivolse a Lee un eloquente occhiata che, miracolosamente, fece intuire al ragazzo di dovergli delle spiegazioni.

-Naruto-sensei, deve sapere che io non so usare né il ninjustu e nemmeno il genjustu.-  spiegò il ragazzo, assumendo un aria decisamente abbattuta.  A queste parole, Naruto si accigliò ma trovò subito una soluzione adatta a quell’imprevisto.                                                                                                                                                                                                  
-Non importa Lee, ti allenerai per affinare il tuo taijustu.-
Il ragazzo, dimentico della precedente depressione, annuì eccitato dalla prospettiva di un duro allenamento. Naruto lo osservò perplesso avvicinandosi poi a TenTen, la quale afferrò il foglietto che le porgeva. Appena immise il proprio chakra all’interno di esso, il foglio sì bruciò completamente.

-Devo dedurre di essere di elemento fuoco?- chiese euforica la ragazza, già pregustando il momento in cui avrebbe combinato i suoi attacchi con le armi alla sua nuova risorsa.
L’Uzumaki le sorrise divertito, annuendo brevemente. TenTen emise un urletto di vittoria facendo sghignazzare Naruto che in quel momento era davanti a Choji il quale, preso il foglietto, si ritrovò in mano un mucchietto di terra. Venne il turno di Kiba, Neji, Shikamaru e Sai tutti con un alterazione di chakra di tipo fuoco. Il ninja biondo si portò davanti a Ino che agguantò senza tanti complimenti il foglietto che stava per porgerle. Appena la ragazza fece fluire il suo chakra, il foglio che teneva fra le mani si liquefece bagnando il terreno ai piedi della Yamanaka.

-Acqua…- sussurrò la bionda, muovendo sensualmente la lunga coda, indirizzando uno sguardo di sfida verso Sakura la quale ricambiò
prontamente. Iniziò una guerra di sguardi fra le due, entrambe decise di voler battere la propria migliore amica.
L’Uzumaki non ci badò, totalmente indifferente. Si portò davanti all’Aburame, il quale scoprì di avere un alterazione di tipo terra. Per ultima venne il turno di Hinata che, titubante, prese il foglietto che Naruto le porgeva gentilmente. Appena immise il proprio chakra all’interno di esso, con grande stupore dell’Uzumaki, si tagliò in due parti. La giovane Hyuuga guardò confusa il sorridente ninja biondo, cercando una spiegazione. Intuita la confusione della ragazza, Naruto si affrettò a spiegarle il motivo del suo stupore.

-Sei un vento - dichiarò baldanzoso il ragazzo.

La ragazza arrossì appena, non intuendo però il motivo che rallegrava il ragazzo di fronte a lei. Naruto le rivolse nuovamente un sorriso, sussurrando poi una frase facendo in modo che solo lei avrebbe potuto udirla.

-Anch’io sono un vento… -  

Detto ciò si allontanò da lei, la quale assunse una buffa espressione di stupore distogliendo lo sguardo dalla sua figura. L’Uzumaki si portò davanti a tutti i componenti del gruppo, eseguendo velocemente la Tecnica della Moltiplicazione del Corpo. Accanto a lui apparvero tre copie di se stesso ed ognuna di esse prese in custodia un gruppetto di ragazzi, divisi a seconda dell’alterazione del loro chakra. L’originale si accostò a Hinata ma si rivolse a Sasuke e Rock Lee, gli unici che erano rimasti in disparte.

-Voi due combatterete fra di voi. Potete usare ogni espediente che volete ma non vi ammazzate. Prendetevi uno spazio solo per voi e iniziate.-  

I due ragazzi annuirono incamminandosi verso un punto imprecisato del campo. Naruto riportò la sua attenzione sulla trepidante Hyuuga che stava torturando una ciocca di capelli corvini. Le sorrise cercando di incoraggiandola, portandola poi lontano dagli altri gruppi.

-Hinata-chan mi hai sorpreso, sai? I vento sono molto rari e non credevo proprio che tu fossi di questa particolare alterazione.- iniziò l’Uzumaki, godendosi l’espressione imbarazzata e tenera che aveva assunto la ragazza.

-Ti devo avvertire che non sarà una passeggiata. Il vento è l’elemento più difficile da apprendere e in media ci voglio mesi o addirittura anni per riuscire a padroneggiarlo. Dovrai lavorare molto ma non preoccuparti farò il possibile per aiutarti ad accorciare i tempi di apprendimento. Io sono riuscito ad apprenderlo in un solo mese ma ero avvantaggiato dalla mia quantità spropositata di chakra – si pavoneggiò il ragazzo, cercando di impressionare la Hyuuga cosa che gli riuscì egregiamente. Infatti la ragazza annuì, totalmente stregata dal, seppur breve, discorso del biondo.

-Bene, possiamo incominciare!-
 


Minoru e Fuyumi arrivarono velocemente di fronte al maestoso palazzo dell’Hokage. Scrutarono curiosi i dintorni soffermandosi ad osservare, appena apparve nel loro campo visivo l’imponente Monte Eroe dov’erano scolpiti i volti degli Hokage. Rimasero a contemplarli in un silenzio ricco di ammirazione  per poi dirigersi verso l’ufficio del Quinto Hokage. Appena trovarono la sua collocazione, Minoru si accostò davanti alla porta bussando con decisione. Non ottenne alcuna risposta e, dopo una veloce occhiata a Fuyumi, aprì la porta. Non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che il corpo esanime di un ragazzino gli piombò addosso facendolo cadere malamente a terra, subito seguito dall’irato urlo di Tsunade.

-Come ti permetti, Konohamaru?!-

Fuyumi, sbigottita da quello strano avvenimento, accorse per aiutare Minoru e fu emulata da un uomo presente nello studio che però aveva l’intento di aiutare il ragazzino chiamato Konohamaru.  L’uomo si fiondò sul corpo esanime del ragazzino riverso su Minoru il quale era totalmente sconvolto da quello strano avvenimento. Appena l’uomo spostò il corpo di Konohamaru da lui, iniziò un articolato sproloquio in cui esponeva ai presenti -anche se sembrava quasi che lo rivolgesse a se stesso- i motivi per cui il ragazzino, nobile nipote del Terzo, avrebbe dovuto dare ascolto a lui, il suo abile sensei Ebisu. Tutto ciò veniva accentuato dai forti scossoni con cui l’uomo scuoteva il povero Konohamaru, mostrando così ai presenti il volto tumefatto del piccolo Sarutobi che piano piano si riscosse dal ‘torpore’ che l’aveva colto.
Minoru e Fuyumi osservarono esterrefatti quella scena e, dopo essersi scambiati uno sguardo di intesa, si aprirono in un sorriso divertito intuendo da dove provenissero gli scatti di demenza che a volte coglievano il loro sensei. La natura dei Konohaniani parlava da sola. Fuyumi aiutò Minoru ad alzarsi, il quale accettò di buon grado l’aiuto offritogli. Una volta in piedi si spolverò i pantaloni con un gesto secco, dando poi un colpo di tosse per far tacere l’uomo di nome Ebisu che ancora non accennava di aver finito il suo rimprovero. L’attenzione dei presenti si concentrò su Minoru e Tsunade, appena inquadrò lui e la sua compagna, inarcò un sopracciglio osservando minuziosamente i due ragazzini. Fece loro cenno di avvicinarsi, ottenendo ciò che aveva chiesto con rapidità.

-Voi siete i due allievi di Naruto, immagino…-

I due ragazzini si guardarono di sfuggita, annuendo contemporaneamente alla domanda posta dall’Hokage. La donna intanto aveva aperto un cassetto della sua scrivania, frugando dentro di esso alla ricerca di ciò che le serviva. Appena lo trovò, tirò fuori la mano porgendo ai due ragazzi davanti a lei due copri fronte della Foglia nuovi di zecca.

-Grazie, Hokage-sama-

Minoru e Fuyumi presero il copri fronte che spettava ad ognuno, legandoselo al braccio. Supponendo di essere stati congedati i due fecero un veloce inchino, incamminandosi verso la porta.

-Credete forse di andare da qualche parte?-

Leggendo in quell’inquietante frase l’implicita minaccia che la Senju gli aveva rivolto, vennero entrambi attraversati da un brivido per nulla rassicurante. Lentamente, si girarono verso Tsunade trovandosi puntati contro i suoi occhi ambrati.

-Konohamaru…-

Minoru e Fuyumi repressero a stento un sospiro di sollievo, rassicurati dal fatto che la donna avesse parlato rivolta al piccolo Sarutobi il quale non sembrava esserne in ugual modo entusiasta. Udendo però il continuo della frase, diedero addio ai loro programmi almeno per quel giorno.

-… perché non fai fare un giro del villaggio ai due nuovi arrivati?-

Konohamaru sbiancò completamente. In quel momento una persona entrò nell’ufficio di Tsunade e appena i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzino puntò il dito contro di lui urlando una sola parola:

-TU!-


 
L’allenamento per quel giorno si era ormai concluso da più di un’ora ma Naruto avrebbe potuto constatare che fossero passati giorni o addirittura settimane da quando aveva congedato i suoi allievi. Doveva ammettere di essere abbastanza soddisfatto, non erano andati così male per essere la prima volta che cercavano di imparare la Manipolazione della Natura.  Ma in quel momento niente riusciva ad attirarlo, la noia si era impadronita del suo essere riuscendo a costringerlo a letto, qualcosa che lui non avrebbe mai preso in considerazione. Aveva cercato di occupare il tempo in qualche modo, addirittura cercando di ordinare il suo monolocale -se era così che si poteva chiamare una stanza di 50 metriquadri- senza però riuscirci. Di solito era Fuyumi a pensarci, molto più pratica di lui e Minoru messi insieme, e a lui andava più che bene. Al pensiero dei due ragazzini gli sorse spontanea una domanda: sarebbero entrati nel suo monolocale? A malapena ci entrava lui stesso, si disse, come avrebbero fatto loro due? Anche se la voglia di scoprirlo era tanta, non si mosse dal suo letto restando immobile quasi aspettando un’apparizione divina. Non era affatto da lui restare per così tanto tempo immobile nella stessa posizione ma i fatti accaduti quel giorno erano abbastanza per aver compromesso la sua sanità mentale e fisica. La nuova missione poi era stata la ciliegina sulla torta. Senza contare che, entrando nell’ufficio di Tsunade, aveva rincontrato lo stesso ragazzino di quella mattina. Konohamaru.

-TU!-

Il ragazzino lo guardò per qualche secondo con un espressione confusa e sbigottiva in volto finché, mettendo a fuoco la sua figura riportò alla mente contro chi aveva sbattuto quella mattina. Si affrettò a rispondere mentre veniva trafitto dallo sguardo del biondo.

-Ma tu sei quello di sta mattina, giusto?-

-Almeno hai la decenza di ricordarti!- esclamò stizzito il ragazzo, continuando a guardarlo in cagnesco.
Konohamaru corrugò la fronte per il bizzarro comportamento del ragazzo ma non ci diede troppo peso, ribattendo sprezzante.

-Non vedo perché te la prendi tanto… Per essere un ninja sei abbastanza delicatuccio.- ribatté con un sorrisetto sghembo, godendosi l’espressione arrabbiata del ninja.

-Come ti permetti brutto stupido!- gli urlò nuovamente l’Uzumaki, prendendolo di sorpresa.
Non si aspettava una reazione così ma l’accaduto di quella mattina gli tornò alla mente, venendo un suo soccorso. Un lampo di malizia attraversò i suoi occhi color nocciola, facendo apparire sulle sue labbra un ghigno.

-Aaaah… deve essere per quella ragazza. Ti ho per caso interrotto sul più bello?-

Il volto paonazzo del biondo gli diede ragione ma, mentre stava per ribattere alla sua domanda, Tsunade batté furente le mani sulla scrivania ottenendo il loro silenzio.

-Non ho intenzione di ascoltare i vostri battibecchi, perciò se dovete chiarirvi andate a farlo fuori dal mio ufficio! Sono stata chiara?!-
I due ragazzi annuirono, terrorizzati dall’Hokage, ma non smisero di guardarsi in cagnesco celandolo alla Senju. 

-Bene, adesso che c’è ordine, possiamo parlare come persone civili.-
“Ma se è lei la prima a non farlo?” pensò sarcastico il piccolo Sarutobi, continuando a osservare il ragazzo biondo.

-Naruto se sei venuto a chiedermi dettagli sulla nuova missione non posso ancora accontentarti.-
Per qualche secondo credette che il ragazzo biondo –chiamato Naruto per quanto aveva capito- avesse intenzione di rispondere ma alla fine annuì con riluttanza mal nascosta. Si chiese di quale missione stesse parlando, ma non poté chiedere nulla perché la donna li cacciò in malo modo compresi i due genin e Ebisu-sensei. Davanti al palazzo dell’Hokage, non avendo ancora finito la precedente discussione, Naruto rispose alla provocazione fatta dal quel impertinente ragazzino.

-Che cosa te ne importa, ragazzino?!-

-Prima di tutto io sono Konohamaru Sarutobi e poi sei stato tu ad aggredirmi in quel modo-  ribatté il ragazzo ottenendo l’ennesima occhiataccia da parte di Naruto.

Si guardarono in cagnesco per un paio di secondi ricominciando poi a battibeccare sugli argomenti più disparati, alcuni dei quali non pertinenti all’argomento di partenza. Le altre tre persone presenti in quel momento guardavano sbigottiti la scena, non riuscendo a trovare il filo logico di quegli urli. Continuarono per un bel pezzo prima di stancarsi, con grande sollievo dei tre. Si scrutarono senza lasciare all’altro la possibilità di intuire il suo pensiero. Dopo interminabili secondi scoppiarono entrambi in una fragorosa risata, dandosi reciprocamente delle pacche sulla schiena.

-Naruto, Naruto Uzumaki, piacere!-

-Konohamaru Sarutobi, piacere capo!-


Naruto aprì stancamente le palpebre, risvegliato dal fastidioso gorgoglio del suo stomaco che reclamava impaziente di essere sfamato. Sbuffò mettendosi a sedere sul bordo del letto, passandosi una mano tra i ribelli capelli color grano. Si alzò di malavoglia, arrivando con poche falcate al frigo trovandolo completamente vuoto. Altro gorgoglio. Rassegnato, il biondo agguantò i suoi sandali e dopo averli indossati uscì con l’intento di andare a gustarsi un’enorme ciotola di ramen da Teuchi.
Le vie di Konoha brulicavano di persone, i bambini correvano allegri e spensierati giocavano a fare i ninja, uomini e donne camminavano spediti anche se la maggior parte di loro si fermava a parlare con conoscenti incontrati per strada. Si respirava un clima allegro dappertutto ma l’attenzione dell’assonnato Uzumaki venne attirata da una piccola famigliola felice. Il padre e la madre, ai lati del figlio, sorridevano pazienti osservando il loro bambino che elargiva ai passanti sorrisi entusiastici mentre sommergeva di domande i genitori. Naruto li osservò con sguardo vacuo finché non sparirono dalla sua vista lascandosi dietro le loro risa. Il ragazzo riprese a camminare, tenendo lo sguardo puntato al terreno schivando i passanti. Una lacrima scese sulla sua guancia ma venne subito cancellata da un brusco movimento della mano. Si confuse fra la folla, non facendosi notare da nessuno.




Hinata sapeva che TenTen non le avrebbe dato pace ma non pensava che l’amica potesse essere così insistente. Sospirò affranta.

-N-no Ten-chan non so se è lui…-

-Ma, Hinata se non lo sai devi scoprirlo!- ribatté la ragazza alla sua destra guardandola con espressione che non ammetteva repliche

-Ten-chan… ti prego…- la supplicò la Hyuuga.

La ragazza non si fece intenerire continuando ad esporre le sue varie e improbabili proposte. Non si accorse dello sguardo assorto della mora la quale osservava assorta il sole che spariva dietro le montagne.

-Hinata-chan, mi stai ascoltando?-

La ragazza sobbalzò, girandosi rapidamente verso l’amica. TenTen sospirò rassegnata. La guardò con un espressione indecifrabile che però non impensierì la mora. Le sorrise cercando di rassicurarla, cercando di nascondere il suo dolore racchiuso in una semplice domanda.
Sei davvero tu?








Salve a tutti! 
Rieccomi qua con un ritardo assurdo, mi dispiace immensamente ma non ho potuto aggiornare prima. *me si inchina ai lettori furiosi* Spero tanto che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere. Un'ultima cosa..... 
.....

ç.ç ragazzi siete troppo troppo buoni! Cavolo 12 recensioni per il capitolo precedente, ancora non ci credo! *me piange come una fontana* GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Sarete sempre voi, o miei lettori, a spronarmi a scrivere quindi è tutto merito vostro! ç.ç
Ringrazio anche coloro che hanno aggiunto la mia storia nelle preferite/ricordate/ seguite  e coloro che hanno letto la mia One-shot per il compleanno di Naruto. Un ringraziamento speciale va a Narutina_Mary, SuperSara, Dolcemente Complicata e _Naru_Hina_ per aver anche commentato. 
Un bacione enorme a tutti voi! <3
Naruhinafra

 

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Capitolo 11
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10




Ricordati Hinata: per riuscire a manipolare l’elemento vento devi immaginare che il tuo chakra si divida in due parti che confluiscono l’una contro l’altra, generando schegge affilate di chakra.

Una goccia di sudore cadde dalla sua fronte, andando ad infrangersi contro il dorso della sua mano affusolata. Osservò con sguardo vacuo la goccia scivolare finché non la vide raggiungere il pollice, staccandosi da esso e infrangendosi sul suolo. Teneva le mani chiuse davanti a se: nel pugno creato con entrambe le mani, risiedeva una foglia che, senza ottenere grandi successi, cercava di tagliare con il proprio chakra. Le copie da lei create non se la passavano meglio.

In due settimane, erano riuscite a creare solo taglietti di ridotta lunghezza nonostante il costante impegno. Hinata e le sue copie - non molte, circa una dozzina-  aprirono le mani trovando, con loro enorme sorpresa, un taglio che percorreva più della metà della foglia. La Hyuuga fece scomparire le sue copie, riuscendo ad accennare un sorriso prima di cadere pericolosamente verso il suolo. Ma l’impatto con esso non avvenne, venendo presa al volo da un paio di braccia che la strinsero con vigore cullandola in un abbraccio. Si aggrappò inconsciamente al corpo caldo che la stringeva, trovandolo estremamente invitante. Scorse dei capelli color grano prima di perdere conoscenza, vinta dalla stanchezza.

Avvertendo questa differenza, il ragazzo la strinse con più forza, attento però a non farle del male. Sorrise di riflesso, mentre la osservava aggrapparsi alla sua giubba da jonin. Volse il suo sguardo ai dintorni, soffermandosi sulla figura di un albero con una generosa ombra ai suoi piedi. Si diresse verso di esso, camminando spedito. Appoggiò la ragazza sul tronco, cercando di sistemarla più comodamente possibile. Quando fu soddisfatto del suo operato - dubbiamente riuscito- si concentrò sulla sua figura. I lineamenti delicati del viso la facevano assomigliare ad una bambola pregiata ma lui sapeva che la piccola Hinata non era affatto fragile. Una ciocca di capelli mori le scendeva disordinatamente su un occhio e lui, non potendo sopportare un tale affronto alla sua bellezza, non poté far finta di nulla. Goffamente e con una buona dose d’imbarazzo, si avvicinò al suo candido volto scostando con un fluido movimento delle dita l’impertinente ciocca corvina. Indugiò sulla pelle della sua guancia, lasciando i suoi polpastrelli a saggiarne la morbidezza. Ritrasse la mano di scatto, quasi scottato dal contatto avuto, con un velo rosato sulle sue guance.

Per distrarsi, volse lo sguardo verso gli altri ragazzi aguzzando la vista per scorgere i loro movimenti. Erano discretamente migliorati in quelle due settimane, e ormai tutti avevano più o meno capito come manovrare il loro elemento. Sospirò affranto, osservando la scarsa potenza delle tecniche riprodotte. Si osservò -o meglio, osservò le sue copie- sbracciarsi, urlando loro di metterci più impegno. Rise guardandosi, sembrava un bambino troppo cresciuto che faceva le bizze. Si passò una mano fra i capelli, sghignazzando, mentre tratteneva un altro scoppio di risa. Sorrise, era da molto che non rideva in quel modo. Poco importava se a scatenarle fosse stata la sua goffaggine, che in tutti quegli anni non era mai scomparsa nonostante la sua esperienza. Si distese accanto al corpo di Hinata, che ancora non dava segni di ripresa, e alzò lo sguardo osservando le fronde dell’albero che si muovevano per via della leggera brezza. Inspiegabilmente, da quando era tornato a Konoha, sentiva che quella era la sua casa.

“E chissà se troverò la persona che ha cambiato la mia vita” pensò mentre guardava di sfuggita la figura dormiente di Hinata.   
***


Minoru sbuffò, spazientito, mentre tamburellava le dita sull’asse di ferro alle sue spalle. Accanto a lui, Fuyumi rimaneva accovacciata a terra, giocherellando annoiata con i sassolini sparsi ai suoi piedi. Ad un tratto, Minoru vide avvicinarsi una persona che, correndo, stava alzando un gran polverone.

-Finalmente è arrivato… - borbottò a mezza voce, ma con un tono di voce abbastanza alto da essere udito da Fuyumi che alzò il capo, abbozzando un sorriso.
Non accadeva tutti i giorni di vedere Minoru arrabbiato o quantomeno irritato, lui che era sempre così paziente.

-Alla buon ora, Konohamaru! –
Il Sarutobi, ansimante per l’assurda corsa, non degnò di uno sguardo l’irritato Minoru aprendosi in un enorme sorriso. Prese un gran respiro, cercando di regolarizzare la sua respirazione.

-Pronti per il mio fantastico tour di Konoha?!- urlò loro, entusiasta.

-Lo saremmo stati anche un’ora fa, Sarutobi.- ribatté gelido Minoru, guadagnandosi un’occhiataccia dallo stesso Konohamaru.

-Che intendi dire, teme?!- ringhiò fra i denti il ragazzino, appoggiando le mani sulle sue ginocchia, piegandosi per arrivare all’altezza del viso di Minoru che era leggermente più basso di lui.

-Esattamente quello che ho detto, Sarutobi. Adesso, se non ti dispiace, vorrei che ci sbrigassimo così che io e Fuyumi potremo riprendere il nostro allenamento.- spiegò il ragazzo, per nulla impressionato dalla presa di posizione di Konohamaru.

Tra i due iniziò una guerra di sguardi, fulminandosi a vicenda sotto gli occhi di una perplessa Fuyumi che ancora non capiva per quale motivo non iniziassero quel benedetto tour. Sospirò affranta, chiedendosi perché i maschi fossero così ottusi.

-Minoru… - sussurrò quasi impercettibilmente, ma venendo comunque udita dal ragazzo.

Bastò un semplice cenno da parte sua per far in modo che Minoru si calmasse immediatamente, sorridendole rassicurante. Scosse un paio di volte la testa, puntando poi i suoi occhi color nocciola sulla figura di Konohamaru che ancora teneva un cipiglio deciso. Lo trafisse con lo sguardo ma, appena sentì un sospiro rassegnato provenire dalla sua destra, si paralizzò per un attimo. Accennò un sorrisetto, che non sfuggì a Fuyumi la quale arrossì abbassando lo sguardo.

-Muoviti Sarutobi, facci fare questo giro. –

Con una nuova luce negli occhi, Konohamaru si rimise in posizione eretta urlando loro un “Seguitemi!” e riprendendo a correre senza aspettare gli altri due. Fuyumi sorrise imbarazzata a Minoru, il quale accennò un ghigno soddisfatto.

-Andiamo Fuyumi, seguiamo quel dobe. –
***

 
I ramoscelli sparsi sul terreno si spezzavano sotto il suo peso, creando un suono stridulo che a chiunque avrebbe fatto accapponare la pelle soprattutto se, come lui, si trovavano in una foresta. Ma l’uomo non si impensierì udendo quei suoni, continuando a camminare apparentemente senza una meta, attraversando quel bosco con passo sicuro, non preoccupandosi di coloro che avrebbero potuto risiedervi.

Non lo preoccupava la prospettiva di uno scontro, sicuro che nessuno avrebbe potuto nuocergli. Al contrario era più che certo che chiunque avrebbe incontrato sul suo cammino non sarebbe mai stato un pericolo per lui e non sarebbe sopravvissuto allo scontro. L’avrebbero potuto definire un arrogante; lui non avrebbe dissentito.

Dopo un paio di metri, svoltò a destra e si fermò dopo pochi passi accanto ad un albero per potersi sistemare meglio il pesante sacco che portava sulle spalle. Avanzò con sicurezza per un tempo a lui indefinito finché non intravide una parete rocciosa ricoperta da rampicanti con dei singolari fiori arancioni. Rallentò il passo e, appena fu davanti ad esso, lasciò cadere il sacco a terra iniziando a comporre velocemente una serie di sigilli. Appoggiò una mano infusa di chakra sulla parete, la quale iniziò a tremare. I rampicanti iniziarono a muoversi e aggrapparsi alla mano dell’uomo che però non ne era affatto intimorito. Un scossone più forte dei precedenti scosse la parete che iniziò a slittare, ripiegandosi su se stessa. L’uomo ritirò la mano, rimettendosi il sacco sulle spalle. Davanti a se si aprì un varco che mostrò un lungo corridoio illuminato da delle torce, conferendogli un aspetto spettrale. Avanzò al suo interno senza alcun timore e non si voltò neanche quando la parete dietro di lui si chiuse, togliendogli l’ultima possibilità di tornare indietro.  Camminò lungo quello che sembrava un vero e proprio labirinto, ma senza esitare ogni volta che si trovava davanti ad un bivio. Destra, sinistra, sinistra, destra.

Proprio quando iniziò ad accusare un po’ di stanchezza davanti a se si erse un portone su cui era raffigurato un enorme serpente. Spinse con forza un anta dell’enorme portone, che si aprì con mille cigolii. Avanzò spavaldo ma appena vide una figura nascondersi nell’oscurità, si inginocchiò di fronte ad essa aspettando ordini.

-Vedo che sei tornato, finalmente-  sibilò la figura nascosta nell’ombra.
L’uomo tremò sotto lo sguardo tagliente di quell’infernale figura, costringendosi però a non sottomettersi completamente a quell’uomo.

-Ho avuto più problemi del previsto, Kabutomaru-sama -  

L’aria parve scuotersi al solo pronunciare quel nome, satura di Sakki che emanava Kabutomaru. L’uomo-serpente parve assottigliare ancora di più gli occhi, sibilando parole senza significato, almeno secondo l’uomo ancora inginocchiato.

-Non si ripeterà, non preoccuparti – sibilò la sua figura, facendo sudare freddo l’uomo.

-Ora posa il sacco e vattene-

L’uomo, senza più nascondere la propria paura, posò il sacco davanti a sé ed indietreggiò senza alzare il capo. Dopo un ultimo inchino si dileguò, scomparendo dietro il grande portone.

Kabutomaru avanzò lentamente, soppesando ogni suo passo, raggiungendo la sacca appoggiata a terra poco prima dal suo sottoposto. “Uomo inutile” pensò, mentre si accovacciava trafficando febbrilmente con la corda che impediva alla borsa di aprirsi. La aprì dopo poche manovre, non era stato applicato nessun tipo di sigillo. Scoprì cosa conteneva; era un ragazzo, morto. Un cadavere.

L’uomo-serpente si lasciò andare ad una risata sibilante, facendo poi un cenno. Dall’ombra emersero due ibridi, entrambi avevano attivato il segno maledetto al secondo livello. Le due figure si inchinarono di fronte al loro padrone, chinando la testa.

-Ordini, Kabutomaru-sama-

Le voci sovrapposte delle due figure crearono un effetto acustico inquietante; le pareti rimbombarono, creando un eco che le rese più cupe del loro abituale timbro di voce.

-Uccidete quell’uomo-
Glaciale e diretto.

-Sì, Kabutomaru-sama-

Le due figure scomparvero dalla sua vista lasciandolo solo in quella sala. Trascinò con sé il cadavere del ragazzo, aprendo un ulteriore porta varcando la soglia del suo laboratorio.
Una risata diabolica scaturì dalle sue labbra mentre le grida strazianti di un uomo rimbombavano sulle pareti del covo. I suoi sottoposti avevano eseguito i suoi ordini.
***

 
TenTen restava dietro al suo nuovo sensei, ridacchiando per l’imbarazzante situazione in cui si era cacciata la sua amica. Essere trasportate in braccio da Naruto per tutto il villaggio fino a Villa Hyuuga doveva essere altamente imbarazzante per Hinata che, troppo debilitata per il consumo di chakra, non riusciva a camminare sulle proprie gambe. Infatti era proprio così: la ragazza aveva assunto una colorazione tendente al bordeaux per l’imbarazzo. Sentiva gli sguardi di tutti puntati addosso e non aveva torto. Konoha era un villaggio tranquillo, i pettegolezzi non prendevano mai il largo, ma non era cosa di tutti i giorni vedere l’erede del prestigioso clan Hyuuga trasportata da un ragazzo, per di più lo stesso ninja da poco arrivato al Villaggio della Foglia che aveva scombussolato la natura tranquilla e pacifica del luogo. I passanti osservavano incuriositi quella scena, immaginando qualsiasi tipo di assurdità. La presenza di TenTen inoltre non veniva affatto accantonata. La migliore amica di Hinata si era fatta un nome quando il suo compagno di squadra, Rock Lee, aveva distrutto un intero ristorante dopo aver ingurgitato malauguratamente un bicchierino di sakè. Pare che mentre distruggesse il locale cantasse a squarcia gola i nomi dei propri compagni di squadra e del sensei. Vederla ridacchiare maliziosamente mentre lanciava sguardi saputi ai due ragazzi bastava a far nascere ogni tipo di pettegolezzo.

Non sarebbe comunque durato. Sparlare delle figlie di Hiashi Hyuuga alle sue spalle non era mai una grande idea, l’uomo non tollerava tali affronti al clan. Subirsi una chiacchierata privata con il capoclan Hyuuga non entusiasmava nessuno.

Naruto non faceva caso a ciò che gli succedeva intorno a lui, avere Hinata tra le sue braccia non lo faceva concentrare su nient’altro che non fosse le ragazza. Non si preoccupava né dei passanti né di TenTen alla sua destra, l’unica cosa che vedeva era la Hyuuga che teneva tra le sue braccia.

-Naruto-sama!-

-Capo!-

Gli urli rivoltogli lo fecero uscire dalla sua trance, costringendolo a rivolgere la sua attenzione ai tre ragazzini che gli stavano di fronte, scrutandolo sorpresi. Hinata, conscia di essere al centro dell’attenzione, arrossì ancora di più nascondendo gli occhi sotto la lunga frangetta corvina.

-Ciao, ragazzi. Come mai qui?-
Naruto esibì una risata imbarazzata che fece insospettire sia Fuyumi che Minoru, al contrario si Konohamaru che guardò l’Uzumaki come se fosse demente.

-Capo, perché hai Hinata-san in braccio?- chiese il piccolo Sarutobi, guadagnandosi un occhiata sdegnata da Minoru.

Il ragazzino alzò gli occhi al cielo seguito da Fuyumi che accennò un sorrisetto rassegnato. Anche se era da poco che conosceva Konohamaru aveva già capito che persona fosse: esuberante, testardo ma soprattutto senza tatto. Di alcun tipo.

-Oh… eheheh, Hinata ha consumato troppo chakra nell’allenamento è per questo che la sto portando in braccio- spiegò Naruto, mentre un leggero rossore imporporò le sue guance.
Konohamaru alzò un sopracciglio, scettico, ma scrollò le spalle, ignaro del sollievo avuto dall’Uzumaki per aver assistito al quel gesto.

-E voi, ragazzi, dove state andando?- chiese TenTen, rimasta in silenzio fino a poco prima.
I tre ragazzi si guardarono fra loro, incerti.

-Konohamaru ha appena finito di farci visitare il Villaggio, stiamo cercando un posto per allenarci.- esordì Minoru, guardando con la coda dell’occhio Hinata che ancora sostava fra le braccia del suo niisan. Represse un sorriso, la ragazza cercava di rendersi invisibile ma non avrebbe mai potuto riuscirci, saltava troppo all’occhio. Quella ragazza gli era simpatica, assomigliava sotto certi aspetti alla sua Fuyumi.

Naruto parve pensarci un po’ su; per quanto ne sapeva lui, il campo n°3 era occupato solo dai suoi allievi quindi, a rigor di logica, sarebbe andato bene anche per loro.

-Penso che non ci siano problemi se vi allenate al campo n°3. Dopotutto Tsunade-baachan ha assegnato a me quel campo-

Minoru annuì seguendo il ragionamento del suo sensei e rivolgendo un occhiata a Fuyumi che annuì concorde. Salutarono con un cenno del capo le persone lì presenti, scomparendo nell’usuale sbuffo, lasciando lì Konohamaru il quale batté un piede a terra, incollerito. Quel teme di Minoru gliel’aveva fatta. Di nuovo.

-Vado anch’io, Capo. Ci si vede-

Il piccolo Sarutobi scomparve nell’ennesimo sbuffo, lasciando nuovamente soli TenTen, Naruto e Hinata. A quel punto a TenTen venne in mente una fantastica idea. Esibì un sorrisetto diabolico, stando ben attenta a non farsi notare dai due ragazzi. Sgaiattolò via, senza farsi notare, imboccando una strada secondaria, dileguandosi e lasciando soli i due ragazzi in balia dei pettegolezzi che stavano prendendo forma per le strade di Konoha.

-Ehi TenTen, come mai sei così silenziosa?- chiese perplesso Naruto, non udendo nessun rumore da parte della ragazza.

Si girò verso dove avrebbe dovuto trovarsi la ragazza, sgranando gli occhi appena vide che anche lei si era volatilizzata. Erano rimasti soli, lui e Hinata, ancora. Arrossì impercettibilmente al quel pensiero, in qualche modo riusciva a trascorrere molto tempo in compagnia della Hyuuga e questo non poteva che fargli piacere. Scosse la testa, non erano assolutamente pensieri che avrebbe dovuto fare in quel momento soprattutto data la presenza della ragazza che, dettaglio rilevante, era accovacciata tra le sue braccia. Sorrise rivolgendo la sua attenzione alla delicata creatura che sostava tra le sue braccia.

-Ehi, Hinata-chan, come ti senti adesso?-

Hinata tremò sul suo petto annuendo, ipnotizzata dal ritmico battere del cuore di Naruto. Il ragazzo sorrise, rassicurato, continuando a camminare verso l’abitazione della ragazza senza curarsi dei passanti curiosi.

Ancora una volta, per lui c’era solo lei in quel momento.

Svoltò a destra, ritrovandosi davanti alla suntuosa e raffinata Villa Hyuuga, scoprendosi un tantino seccato dalla velocità con cui l’avevano raggiunta. Tenere Hinata fra le braccia era una bella sensazione, un qualcosa che lui non riusciva però a definire. Decise di non pensarci, certo che lo scorrere del tempo avrebbe dissipato i suoi numerosi dubbi. Avanzò verso l’entrata dell’abitazione, notando nella ragazza un leggero cambiamento, come se sapesse che una volta varcata quella soglia sarebbe successo qualcosa.

Si avvicinò cautamente all’entrata, venendo immediatamente accolto da un uomo: era più alto di lui di un paio di centimetri e la sua figura irradiava freddezza e autorevolezza. Ma l’Uzumaki non si scompose, nella sua vita aveva già incontrato uomini come colui che aveva di fronte, non vedeva motivo per preoccuparsi.

Quanto si sbagliava.

-Ragazzo, spero che tu abbia una spiegazione per ciò che vedo-

La sua voce, glaciale, non lo turbò: l’unico effetto ottenuto fu quello d’inarcare un sopracciglio. Hinata tremò tra le sue braccia, agitandosi e spalancando i suoi occhi perlati. Non capì il motivo di questo suo comportamento ma non si lasciò scoraggiare, stringendola maggiormente a sé, impedendole di parlare con questo sue gesto e irritando l’uomo che aveva di fronte.

-Sono il nuovo sensei di Hinata-chan, la sto riportando a casa in braccio perché ha consumato troppo chakra per il suo allenamento. Vede, lei non ce la faceva a stare in piedi così ho pensato di..-

-Dalla a me, subito.-
Naruto rimase interdetto per qualche secondo, sconvolto dalla freddezza dell’uomo, impuntandosi poi per come si era rivolto a Hinata.

-Posso chiederle chi è lei per parlarmi così?- chiese, imitando il tono di voce dell’uomo.

-Il padre.-
Il ragazzo, preso in contropiede, batté le palpebre più volte non collegando ciò che l’uomo gli aveva risposto con la domanda che gli aveva posto.

-C-come?-
L’uomo gli puntò addosso i suoi occhi e in quel momento Naruto notò il particolare pigmento di essi. “Oh, cavolo non ditemi che…”

-Il padre di Hinata, il capoclan Hyuuga, Hiashi Hyuuga.- disse l’uomo, calmissimo, aggiungendo al suo tono di voce un sottile sarcasmo che non sfuggì ad un imbarazzato Naruto.

-Oh, io non sapevo… non immaginavo…- incespicò tra le parole cercando di cavarsi fuori da quella situazione imbarazzante.
Hiashi non lo aiutò affatto, l’ostilità che emanava lo congelava sul posto.

-P-padre non si arrabbi, N-Naruto-sensei voleva solo aiutarmi..- a venire in suo aiuto fu inaspettatamente Hinata, che con le sue parole sembrò convincere il padre che nonostante tutto continuava a guardare male il ragazzo.

-D’accordo… Ragazzo adesso però gradirei che lasciassi a me mia figlia.-

-Certo, certo- si sbrigò a rispondere Naruto, conscio che quella situazione stava degenerando.

Hiashi allungò le braccia verso la figlia che venne delicatamente data al padre, il quale la strinse vigorosamente a sé scoccandogli un occhiata assai inquisitoria al ché la ragazza arrossì, colpevole.
L’Uzumaki rimase in silenzio, incerto sul da farsi. A salvarlo da una possibile chiacchierata con il capoclan Hyuuga  fu un AMBU che in quel preciso istante apparve accanto al ragazzo.

-L’Hokage vuole vederla immediatamente, Naruto-san.-
Il ragazzo, ringraziando mentalmente i Kami per quell’inaspettata ancora di salvezza, annuì con vigore ringraziando con un cenno l’AMBU che scomparve subito dopo.

-Io adesso devo andare, è stato un piacere conoscerla Hiashi-san. Hinata-chan noi ci vediamo domani, puntuale mi raccomando.-
Hinata annuì arrossendo e facendo insospettire ulteriormente l’uomo, che però non mostrò il suo disappunto.

-È stato un piacere anche per me, Uzumaki.-

Naruto fece un veloce cenno col capo, dileguandosi. Hiashi trasportò la figlia dentro casa, portandola fino in camera sua e depositandola delicatamente sul letto. Non era abituato a questo genere di premure verso le figlie ma non avrebbe negato, almeno non a se stesso, che in tutti quegli anni avrebbe voluto che tutti quei gesti fossero abituali come invece non avveniva. Il clan non permetteva certe debolezze.

-P-padre, i-io….- pigolò Hinata, non sapendo bene come continuare la frase.

-Non importa, Hinata, ora pensa a riposarti-

La ragazza rimase colpita dalla dolcezza con cui le si era rivolto il padre, non era mai arrivato a tanto. Dopo tanti, troppi, anni finalmente suo padre dimostrava in qualche modo l’affetto che nutriva per la figlia, la quale era sempre cresciuta nel dubbio che il padre le volesse bene. Gli occhi le si inumidirono per la felicità mentre osservava il padre uscire lentamente dalla sua stanza, scomparendo nei lunghi corridoi di Villa Hyuuga.
***

 
Naruto camminava spedito dentro al palazzo dell’Hokage, dirigendosi verso lo studio di Tsunade. Ripensò per un attimo all’imbarazzante episodio avvenuto davanti a Villa Hyuuga, piegando le labbra in una smorfia. Si costrinse a non pensarci, grattandosi una guancia a disagio. Arrivò davanti alla porta del ufficio della Senju ed entrò, senza bussare. Tsunade lo trafisse con lo sguardo, pensando mentalmente che quel ragazzo non sarebbe mai cambiato. Sospirò, facendogli cenno di avvicinarsi. Punirlo non sarebbe servito a nulla in quel momento, si sarebbe vendicata a modo suo.

-Naruto ti ho convocato qui per informarti dei dettagli sulla missione di recupero del Tricoda-

L’attenzione dell’Uzumaki fu subito attirata dall’argomento, rimanendo comunque perplesso. La spedizione sarebbe dovuta avvenire tra una settimana, perché allora Tsunade-baachan l’aveva convocato così di fretta?

-Ma, non capisco, la spedizione è programmata per la prossima settimana, perché sono stato convocato così presto?-

-Semplice Baka: Jiraiya ha avuto nuove informazioni. A quanto pare l’Akatsuki ha intenzione di muoversi, appunto, tra una settimana. Con Jiraiya ho deciso di mandare la nostra squadra un paio di giorni prima del loro arrivo, è più prudente.- riferì la donna, congiungendo le mani.

-Perfetto, allora posso sapere chi farà parte della squadra?-

Tsunade sorrise, non era cambiato di una virgola. Quando c’era da combattere lui non si tirava mai indietro.

-La vostra squadra sarà composta da otto membri, te compreso: Kakashi Hatake, Yamato, Gai Maito, Shizune, Sakura Haruno, Neji Hyuuga e Ino Yamanaka. Vi ritroverete domani all’alba per partire verso il rifugio del demone.-
Il ragazzo sorrise, annuendo.

-Avrei una richiesta, Tsunade-baachan.-
La donna inarcò un sopracciglio, presa alla sprovvista. Fece un veloce cenno della mano, pronta ad ascoltare la sua richiesta.

-Vorrei portare con me anche Fuyumi e Minoru. E non accetterò un “No” come risposta, Tsunade-baachan.-
***





Salve a tutti! 

*silenzio tombale*

Ehm… qualcuno si ricorda di me? Lo so, lo so, sono scomparsa per un lasso di tempo infinito vi chiedo scusa. >.< Ho avuto moltissimi impegni, scuola e un paio di contest che devo ancora terminare. Ho avuto troppo da fare e così la voglia per scrivere il continuo di questa long è scemata piano piano. Ma, visto che stavo facendo passare decisamente troppo tempo, ho deciso di rimettere la testa a posto. XD Un ringraziamento speciale va a quelle persone che mi hanno mandato messaggi personale per informarsi dell’eventuale continuo della storia -loro sanno chi, non c’è bisogno che lo dica-. È anche merito vostro se ho deciso di pubblicare il nuovo capitolo così in fretta -e di allungarlo di un paio di pagine, giusto per dissipare meglio la vostra rabbia XD-.

Che dire, spero che questo nuovo capitolo sia stato di vostro gradimento visto che ho penato tantissimo per scriverlo. Ah, per chi è appassionato d’azione, dico di non preoccuparsi: tra poco si ballerà, ve lo assicuro! Quindi se volete continuare a seguire questa povera mentecatta, non posso che ringraziarvi e aspettarvi nei prossimi capitoli! E, se a qualcuno può interessare, tra poco dovrei pubblicare una mini-long che partecipa al Winter Contest [NaruHina] che posterò appena avrò saputo i risultati!

Come sempre ringrazio coloro che hanno recensito il precedente capitolo, e chi ha inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate. E ripeto: voi siete troppo buoni con me! *me piange a dirotto*

Ci vediamo al prossimo capitolo! ^^

Un bacione grande grande,
Naruhinafra.


Prometto, non sparirò di nuovo!
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


Capitolo 11.


 
 
Naruto arrivò per primo al punto di ritrovo, quella mattina. Sbuffò, appoggiandosi alla parete che delimitava l’ingresso e l’uscita dal Villaggio.
 
«Naruto-sensei!»
 
Sakura e Ino arrivarono insieme, seguite a ruota da Neji, il quale restava in silenzio dietro di loro.
Naruto si limitò a accennare un sorriso, salutandoli con un cenno della mano. Poco dopo a loro si unirono anche Yamato e Shizune, entrambi con indosso una giubba da jonin.
 
«Ragazzi!»
 
Gai arrivò come un ciclone, riuscendo miracolosamente a scansare il povero Yamato, che si trovava sulla sua traiettoria. Urlò, entusiasta, guadagnandosi delle occhiate rassegnate da tutto il gruppo.
 
«Manca solo Kakashi-san?» chiese Shizune, che era al corrente dell’abitudine che contraddistingueva il ninja copia.
 
Naruto rise a quell’affermazione, portando su di sé l’attenzione dei presenti. Sorrise loro, incuriosendoli sempre di più.
 
«Non preoccupatevi, Kakashi-san arriverà molto presto.»
 
Detto questo si riappoggiò alla parete, aspettando pazientemente l’arrivo dell’ultimo componente della squadra. Come predetto dal ragazzo, poco dopo -con grande stupore dei presenti- arrivò Kakashi leggendo come sempre l’adorato volume.     
 
«Kakashi-sensei!» esclamò Sakura «Si sente bene?»
 
«Certo Sakura. Vi ho fatto aspettare molto?»
 
Naruto ridacchiò divertito, godendosi le espressioni completamente esterrefatte del gruppo. 
 
«No, no. Non si preoccupi Kakashi-san, è arrivato in perfetto orario» esordì Naruto, trattenendo uno scoppio di risa.
 
Kakashi alzò lo sguardo dall’amato libriccino, fulminando con lo sguardo l’Uzumaki.  
 
«Bizzarro… A me era stato riferito che l’appuntamento era fissato circa due ore fa.»
 
Semplicemente, Naruto lo liquidò con un gran sorriso.
 
«Forza, andiamo.»
 
***
«Ti sei fatto fregare, eh Kakashi?»
«Gai… sta zitto.»
 
***
 
Dopo ore di cammino, decisero di fare una pausa. Sarebbe stato il momento più propizio per organizzare le forze in campo, tenendo conto dei possibili nemici che avrebbero potuto incontrare, compresi i due membri dell’Akatsuki.
 
«Mokuton: Casa dei quattro pilastri.»
 
In pochi secondi davanti al gruppo si formò un enorme abitazione, grande abbastanza per tutti i componenti della squadra. Sakura e Ino gioirono per quell’inaspettata occasione, spossate dalla lunga marcia. Yamato era entrato nelle grazie delle due giovani.
 
Si riunirono nella grande sala al centro dell’abitazione, dove si sedettero in cerchio, in modo da non escludere nessuno dalla conversazione.
 
«Come tutti sapete questa è una missione di livello S.» iniziò Naruto, a cui -assieme a Kakashi- era stato dato il comando del gruppo «É necessario riuscire a concluderla con successo: non portarla a termine potrebbe avere dei gravissimi riscontri in un futuro molto prossimo.»
 
«Siete al corrente che anche due pericolosi membri di Akatsuki verranno mandati ad ostacolarci.» continuò Kakashi «Il nostro obbiettivo è lo stesso, riuscire a catturare il demone Trecoda, che vive nelle profondità del lago Kuwi*, dove ci stiamo dirigendo. Anche se sappiamo che i nostri principali nemici arriveranno dopo un paio di giorni dal nostro arrivo, dovremo tenere gli occhi aperti. Il Sanbi No Biju è un ghiotto premio per qualunque personaggio influente nelle Cinque Terre e per questo tipo d’incarico i mercenari sono molto ben pagati.»
 
«Quindi come intendiamo muoverci?»
 
«Domanda pertinente, Neji. Io e Naruto abbiamo studiato nei dettagli un piano d’azione che ci permetta di riuscire a raccogliere più informazioni possibili per poterle girare a nostro vantaggio. Ci divideremo in più gruppi, ognuno dei quali avrà pertinenza in una delimitata area. Utilizzeremo questa strategia per poterci organizzare al meglio, non dobbiamo farci trovare impreparati. Ci ritroveremo nella casa costruita sul posto da Yamato, che diventerà la nostra base operativa.»
 
«Le squadre non sono ancora definitive ma siamo abbastanza sicuri di questa formazione: Gai-san andrà con Neji e Ino, Yamato-san con Sakura, Kakashi-san con Shizune-san e io, invece, andrò da solo.»
 
Yamato alzò un sopracciglio, muta richiesta di spiegazioni per l’ambiguo comportamento del ragazzo, ma non ebbe nessuna risposta tranne un’occhiata da parte di Kakashi, che lo esortava con lo sguardo a tacere.
 
«Kakashi-sensei, sa chi saranno i due componenti che manderà l’Akatsuki?»
 
L’uomo diede uno sguardo d’intesa a Naruto, il quale annuì, incrociando le braccia al petto.
 
«Itachi Uchiha e Kisame Hoshigaki.»
 
***
 
La fronte imperlata di sudore le appannava la vista, portandola a socchiudere gli occhi. Lo sforzo a cui si stava sottoponendo faceva tremare le membra del suo gracile corpo, mente le mani chiuse a pugno erano diventate appiccicose.
 
Hinata quando aveva scoperto -con grande rammarico- della partenza di Naruto e di Neji-nii-san, aveva represso lo sconforto per la loro assenza, tramutandolo in un incentivo per potersi allenare, cercando con tutte le sue forze di fare pregressi. Tante erano le foglie tagliuzzate ai suoi piedi, ma nessuna di esse era tagliata perfettamente a metà. Neanche le sue copie avevano avuto più fortuna di lei.
Con una nuova determinazione nel cuore, Hinata si stava allenando ininterrottamente da ormai cinque ore, senza mai fare una pausa. Le forze iniziavano a mancarle, ma non voleva cedere. Almeno non quando era così vicina al suo obbiettivo. Era così concentrata che non si accorse della persona che da un paio di minuti l'osservava da dietro un albero.
 
«Hinata Hyuuga... sarà davvero interessante ucciderti.»
 
***
 
Disteso sopra a un futon di fortuna, Kakashi rimaneva a osservare con occhio stanco il soffitto, riflettendo su ciò che l’indomani avrebbe affrontato. Non lo spaventava la prospettiva di scontrarsi contro la famigerata Akatsuki, ma lo turbava il piano che Naruto aveva escogitato per catturare il Sanbi. Si fidava del ragazzo dai capelli color grano, non solo per il fatto che era il figlio del suo sensei, ma anche per l’innata fiducia che ispirava l’Uzumaki. “Proprio come il padre”, pensò accennando un sorriso malinconico.
 
Udì un rumore provenire dalla porta, ma non se ne preoccupò. Yamato sapeva come farsi riconoscere quando voleva parlare con lui. Si alzò in piedi, facendo attenzione a non svegliare gli altri. Stiracchiandosi, si diresse verso l’uscita, pensando con un sospiro che almeno la notte non sarebbe andata sprecata a causa dell’insonnia. Lo trovò davanti alla grande casa e, senza dire una parola, entrambi iniziarono a camminare per riuscire a trovare un luogo più appartato per poter discutere della questione lontano da occhi indiscreti.
 
«Immagino che tu sappia già di cosa voglio parlarti Kakashi-sempai.»
 
«Sì, l’ho intuito. Cos’è che ti turba del piano che abbiamo escogitato Tenzo?»
 
Yamato si irrigidì al suono del suo vero nome, ma non diede segno di irritazione o fastidio. Si fidava ciecamente di Kakashi, ergo se lui era così sicuro nel pronunciare il suo nome lui non aveva nulla in contrario.
 
«Non esattamente. È un piano ben congegnato, ma sono perplesso riguardo al ruolo di Naruto-san in questa missione. Non è rischioso lasciarlo andare da solo? Dopotutto è da poco tornato al Villaggio e ancora non sappiamo se sia riuscito a controllarlo…»
 
«Sono felice che tu non metta in discussione la lealtà di Naruto, ma Jiraiya non ha dato particolari istruzioni. Sei qui anche per garantire la sicurezza di tutto il nostro gruppo, spero che tu ne sia consapevole, Tenzo. È il motivo per cui Tsunade ha insistito per mandarti con noi, oltre alle altre capacità che disponi.»
 
Le fronde degli alberi si mossero spinte dal vento che soffiava impetuoso sull’altura, mentre Yamato assorbiva l’importanza delle parole di Kakashi. Sarebbe stata una missione molto impegnativa.
 
«Capisco. Immagino che anche per il Sanbi abbiamo un piano di riserva.» esordì infine l’uomo del legno.
 
Il silenzio cadde sovrano su di loro dando a Yamato più risposte di quante ne avrebbe volute.
 
***
 
Kakashi e Yamato non erano gli unici a non riuscire a dormire quella notte. Anche Neji non riusciva a prendere sonno ma, per quanto si ripetesse che il giorno dopo doveva essere in forze per poter a dare il meglio per la missione, il suo corpo sembrava non essere d’accordo con lui. Con compostezza si diresse verso la porta, lasciando i suoi compagni a dormire.
 
Prese una lunga boccata d’aria, iniziando ad allenarsi con movimenti fluidi e uniformi. Il dover imparare a usare il Katon non era stato particolarmente impegnativo, ma invece, ogni volta che cercava di usarlo insieme alle tecniche del Clan, finiva sempre in un clamoroso fiasco. Determinato, Neji non aveva smesso di allenarsi, anzi aveva aumentato le ore di allenamento. Per proteggere Hinata-hime aveva bisogno di tutti gli espedienti possibili e questo era sicuramente uno dei più efficaci.  Con grandi respiri iniziò a muoversi con eleganza, restando fermo per più di cinque minuti nella stessa posizione per potenziare i muscoli e la resistenza. Ogni volta che cambiava posizione espirava e inspirava, rendendo l’esercizio più difficoltoso, trattenendo il fiato per un paio di secondi per poi espirare senza perdere la giusta concentrazione.
 
I suoi sensi si acuivano man mano che continuava a tendere il proprio corpo con posizioni sempre più complicate, alternandole a calci e pugni. Non aveva bisogno del Byakugan per capire se nei dintorni vi erano altre forme di vita, l’udito lo sostituiva per un buon tratto.
 
«Naruto-sensei se voleva assistere al mio allenamento bastava chiedere.»
 
Naruto, appollaiato sul tetto della grande casa in legno, rise a quell’affermazione, mentre con gli occhi perlustrava inquieto i dintorni. Con un balzo si portò accanto a Neji che, nonostante il consistente spostamento d’aria, non aveva accennato a cambiare posizione.
 
«Scusa Neji, non volevo interromperti» esordì, grattandosi nervosamente la nuca «ma mi incuriosiva questo tuo metodo d’allenamento. Di che cosa si tratta?»
 
«Sono alcuni movimenti presi dall’antica arte del Karate. Aiutano a rinforzare i muscoli e la resistenza dell’individuo, rendendolo più potente e preciso» spiegò lo Hyuuga, ottenendo la piena attenzione del biondo, smanioso di imparare tutto ciò che avrebbe potuto servirgli in futuro.
 
«Ti dispiace se rimango qui a osservarti? Vorrei imparare anch’io quest’arte, Neji-san» proferì Naruto, calcando maggiormente il tono di voce sull’aggiunta del san.
 
Neji accennò un sorriso divertito, annuendo.
 
«Si direbbe che per una volta le parti si siano invertite, Naruto-san
 
Rise, Naruto, soddisfatto dall’indole pungente del ragazzo.
 
«Non ti ci abituare, Hyuuga.»
 
***
 
Intanto, a qualche kilometro di distanza, due individui con indosso due pesanti cappe nere a nuvole rosse camminavano indisturbati fra gli imponenti alberi di quel vastissimo bosco, preoccupandosi di non farsi vedere da nessuno.
 
«Quanto manca ancora?»
 
Colui a cui era stata posta la domanda alzò il capo, puntando i suoi occhi neri come la pece sulla figura accanto a sé, ostentando tranquillità e calma.
 
«Un paio d’ore» rispose, con voce grave ma sottile, riempiendo il silenzio formatosi.
 
«Non vedo l’ora» disse l’altro, ghignando, mentre il colorito bluastro della pelle veniva illuminato dalla luce della luna «È da un po’ che non mi sgranchisco le mani. Samehada è impaziente.»
 
«Non ti è bastata Fuu?» chiese l’altro, monocorde.
 
«Chi, quella sciacquetta? Per favore» una risata gutturale uscì dalle sue labbra, creando un inquietante effetto sonoro «Voglio uno scontro degno di questo nome.»
 
«Porta pazienza allora. Manca poco ormai.»
 
Balzarono su un albero, iniziando a saltare da un ramo all’altro delle piante adiacenti. Uno stormo di corvi si levava in volo, la luna alta in cielo, unica spettatrice della loro conversazione.
 
***
 
All’alba tutti, nell’abitazione che Yamato aveva costruito, erano svegli e pronti all’azione, alcuni più riposati di altri. Sakura, Ino e Shizune ripassavano tutti i passaggi per poter eseguire la tecnica di sigillo per catturare il Sanbi mentre Neji, che avrebbe dovuto ascoltare insieme alle due ragazze, rimaneva seduto a gambe incrociate in un angolo, gli occhi chiusi per raccogliere l’energia necessaria per affrontare il giorno.
 
Si era allenato con Naruto per tutta la notte ma non ne risentiva troppo: si era già allenato più volte di notte, venendo puntualmente trovato addormentato da Hinata, la quale non riusciva a trattenere una risata e uno sguardo accorato per lui. Cercò di rimanere impassibile verso quei dolci ricordi anche se, contro la sua volontà, un sorriso  si formava sulle sue labbra.
Tornò impassibile tutt’a un tratto ricordando anche i brutti episodi della sua infanzia. Ricordava molto bene che, dopo la morte del padre, aveva iniziato a covare odio verso la cugina e per tutta la casata principale, venendo meno ai suoi doveri. Rammentava con rammarico  tutti i momenti in cui aveva trattato male Hinata mentre lei, con le lacrime agli occhi, chinava il capo e lo salutava con affetto e rispetto. Strinse i pugni. Per riuscire a dimenticare il suo odio erano dovuti passare anni ma si era comunque spinto fino all’inaccettabile. Hinata ne portava ancora i segni. E lui non se lo sarebbe mai perdonato.
 
«Bene, ragazzi» iniziò Kakashi, richiamando l’attenzione dei presenti «è il momento di dividerci. Fate del vostro meglio e tenete gli occhi aperti. Atteniamoci al piano, se qualcosa va storto non esitate e mettetevi in contatto con noi tramite le vostre ricetrasmettenti.»
 
Tutti annuirono, concordi. Si divisero nei gruppi predisposti, mentre -a poco a poco- la grande casa dove avevano pernottato si svuotava. Partirono in direzioni diverse, a ogni gruppo era stato assegnato un tratto di terra da perlustrare. Avrebbero dovuto fare in fretta per poi potersi riunirsi alla base per poter attuare il piano d’azione che prevedeva la cattura del Sanbi. Sarebbe stata una lunga giornata.
 
***
Minoru e Fuyumi restavano nascosti all’ombra di un albero di camelie, aspettando pazienti l’ora prevista per l’incontro. Il lago Kuwi si estendeva alle loro spalle, circondato da una vastissima foresta. Si intravedevano dei monti, coperti dalla nebbia che si stava formando.
 
«Anche a voi piacciono le camelie?»
 
La voce mite di un ragazzo li prese alla sprovvista, facendoli sobbalzare. Minoru scrutò con sospetto il ragazzo, che doveva avere all’incirca la sua età.  Fuyumi invece, non dubitò del ragazzo, sorridendogli cordiale. Si avvicinò a Minoru sussurrando una frase. Lui annuì, concorde, rilassando le spalle. Il ragazzo li squadrava con curiosità, mentre i lunghi capelli castani si muovevano a causa del vento che iniziava a soffiare su quell’altura. Portava dei vestiti semplici, in mano aveva una camelia cristallizzata.
 
«Sì, a me piacciono molto» rispose infine Fuyumi, ottenendo un’occhiata interessata da Minoru. Avrebbe dovuto ricordarsene in futuro. «Come mai sei qui? Ti sei perso?»
 
Il ragazzo scosse la testa, puntando i suoi particolari occhi viola su di loro. Sorrise, ma era un sorriso malinconico.
 
«Voi sapete qual è la vostra casa?»
 
Confusa, Fuyumi balbettò qualcosa d’inudibile ma, osservando l’espressione assunta dal ragazzo, si decise a rispondere sinceramente. Fece un passo avanti, attirando a sé un imbarazzato Minoru.
 
«Dovunque ci sia una persona che mi ama.»
 
Il ragazzo rimase in silenzio, assaporando il significato di quelle parole.
 
«Grazie» disse, aprendosi in un sorriso soddisfatto «io sono Yukimaru. E voi?»
 
«Io sono Minoru, lei è Fuyumi.»
 
«È stato un piacere conoscervi.»
 
Non fecero in tempo a ribattere che il ragazzino era già sparito, inghiottito dalla nebbia. Si incamminarono verso il punto dove prima si trovava, ma non vi trovarono nulla.
 
«Ragazzi, perché state guardando a terra come se dovesse spuntare qualcuno da lì?»
 
Sobbalzarono, voltandosi repentinamente verso Naruto, che li osservava stranito.
 
«Nii-san!» esclamò Fuyumi «Mi hai fatto prendere un colpo!»
 
Naruto rise, ottenendo due paia d’occhi che cercavano di trafiggerlo con lo sguardo, consapevoli che non avrebbero mai potuto farlo nella realtà.
 
«C’era un ragazzo qui, fino a pochi secondi fa.»
 
Colto alla sprovvista, Naruto si zittì di colpo spostando lo sguardo su Minoru.
 
«Ne siete certi? Era da solo?»
 
Entrambi annuirono, mentre il biondo cercava di capire per quale motivo un ragazzino potesse trovarsi in quel luogo. L’unica opzione possibile era anche la peggiore che si potesse immaginare.
 
«Dobbiamo sbrigarci. A quanto pare anche Kabutomaru si sta muovendo» ottenne l’immediata attenzione dei due ragazzi. Minoru strinse istintivamente la sua spalla destra, guardando di sottecchi Fuyumi.
 
«È quello che credo, nii-san?»
 
«Sì, Minoru. Se non ci sbrighiamo, entro oggi potrebbe esserci un nuovo jinchuuriki in circolazione.»
 
***


 
Salve a tutti! 
Ehm ehm.... ci sonooooo! Ce l'ho fatta finalmente *^* 
*avviso* se qualcuno vuole uccidermi lo faccia adesso o mai più! u.u *fine avviso*
Spero che questo capitolo -è abbastanza lungo? xD- vi sia piaciuto e che non l'abbiate trovato noioso. Nel prossimo si ballerà! 
Giuro che proverò a essere più puntuale la prossima volta! 
Grazie mille a tutti coloro che continuano a seguirmi e alle gentillissime 14 persone che hanno commentato il capitolo precedente. Siete troppo buoni con me! ç.ç *piange lacrime di commozione*
In questo momento sono anche abbastanza euforica per il Terzo posto che mi hanno assegnato a un contest nella sezione Originali -e anche per il premio romonticismo *^*- . Pubblicherò la storia a breve! *___*
E anche per la mia uscita dalla seconda col botto verso la terza superiore *^* 8,08 di media! *____*
Se vi va di leggere qulacos'altro di mio vi lascio qui i link di un OS NaruHina e di una mini-mini long -sempre NaruHina xD- Eccoli qui! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2637036&i=1 e http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2599607&i=1

Alla prossima! 
Un bacione a tutti! <3

Naruhinafra

P.S. A breve cambierò nome! *^* Se volete suggerirmi qualcosa è ben accetta xD 

 

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Capitolo 13
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12.


 
 
Sasuke camminava lento per le strade di Konoha, ribollendo di rabbia, repressa abilmente a ogni passo. Nulla si poteva intuire dal suo modo di porsi, gli abitanti del Villaggio della Foglia si erano ormai abituati al suo modo di fare, scontroso e taciturno. Ma, quel giorno, gli occhi lo tradivano. Animati da un insolito furore, quei pozzi di tenebra fulminavano con una sola occhiata chiunque cercasse di avvicinarlo, mettendo tutti in soggezione. Il Sakki che emanava il ragazzo faceva allontanare i ninja più valorosi, i quali preferivano tenersi alla larga dall’Uchiha. Si dirigeva deciso verso il palazzo dell’Hokage, la rabbia che aumentava a ogni passo.

Perso nei suoi cupi pensieri, Sasuke quasi non si accorse di essere già arrivato a destinazione. Incenerì con lo sguardo i ninja che stavano di guardia al palazzo, sorpassandoli come se nulla fosse, ma nonostante l’evidente riluttanza delle due guardie esse seguirono l’Uchiha con suo grande disappunto. Si controllava a stento e ciò di cui non aveva proprio bisogno erano proprio quei due fastidiosi ninja che lo controllavano come se fosse chissà quale criminale. L’impulso di liberarsene morì appena lo progettò: in aiuto delle due valenti guardie arrivò Tsunade in persona, preoccupata per la presenza di tutto quel Sakki all’interno del villaggio. Quando appurò che era Sasuke il responsabile si calmò un po’ anche se il senso d’inquietudine rimaneva vivo in lei. Temeva che ciò sarebbe accaduto ma si era preparata anche per quell’evenienza. Congedò le due guardie, che non trattennero il loro sollievo, tornando ai loro posti di controllo.

La Senju scrutò con attenzione il ragazzo, soffermandosi sui suoi occhi infuocati, l’unico particolare che tradiva la sua calma apparente. Si voltò e, senza assicurarsi che Sasuke la seguisse, si diresse verso il suo ufficio. Spalancò la porta e si accomodò sull’abituale poltrona, poi giunse le mani davanti a sé, chiuse gli occhi per un attimo e prese un gran respiro. Sarebbe stata una conversazione impegnativa. Algido e furente Sasuke entrò nella sala, dirigendosi con passo misurato davanti alla scrivania dell’Hokage e rimanendo lì immobile, in attesa.

«So perché sei qui Sasuke» proruppe la donna, interrompendo il silenzio creatosi «Immagino che tu voglia sapere perché sei stato escluso dalla missione per il recupero del Sanbi.»

«Non è del tutto corretto» dissentì l’Uchiha, guardandola con astio «Io voglio sapere per quale motivo non mi avete informato sul fatto che Itachi avrebbe partecipato al recupero del Trecode per conto dell’Akatsuki. E perché dopo aver avuto quest’informazione non mi avete scelto per il recupero del Bijuu.»

Tsunade inarcò un sopracciglio, stupita. Stava per chiedergli come avesse fatto ad attingere a informazioni così private ma lui l’anticipò.

«Jiraiya-san non è l’unico a raccogliere informazioni: i miei falchi si sono dimostrati delle spie eccellenti e ottimi osservatori» disse sprezzante «e io non sono un idiota. Riesco a capire se mi si nasconde qualcosa. Mi sono messo a indagare e ne sono venuto a capo. »

«Dato che ti ritieni così intelligente perché non ti rispondi da solo?»

Ironica e pungente.

Sasuke represse un moto di stizza, punto sul vivo. L’orgoglio era uno dei pochi punti sensibili per un Uchiha e Sasuke non faceva differenza.

«Immagino che non vi fidiate abbastanza.»

«Esattamente» e gli indirizzò uno sguardo che valeva più di mille parole.

Lui si rabbuiò, le mani chiuse in due pugni.

«So benissimo dei aver quasi tradito Konoha!» urlò, imbestialito, perdendo la calma. Sbatté violentemente un pugno sulla scrivania di Tsunade, così forte che la donna sobbalzò. Fu un miracolo se non si ruppe. «Ma ho pagato per il mio errore. Sono rimasto un anno fuori dal villaggio, infiltrandomi tra i sottoposti di Orochimaru come lei mi aveva imposto. Sono stato una spia impeccabile. Ma lei ancora non si fida di me, nonostante siano passati due anni!»

«Vorrei poterlo fare!» scattò la Senju, in preda all’ira «Ma l’odio che nutri verso tuo fratello è troppo radicato in te e ciò potrebbe compromettere la missione! Sakura non vorrebbe rivederti in quello stato, Sasuke.»

Con un ringhio, il ragazzo si allontanò dalla scrivania, dando le spalle a Tsunade che continuava a fissarlo intensamente. A poco a poco la concentrazione di Sakki si interruppe, decretando che il moro si era finalmente calmato.

«Capisco il tuo desiderio di vendetta,» riprese con cautela la donna, soppesando le parole «ma in questo momento le priorità sono altre che tu lo accetti o no.»

«Sì, Hokage-sama» sibilò Sasuke, dirigendosi verso l’uscita.

In un moto di compassione, Tsunade richiamò il ragazzo il quale si fermò sul ciglio la porta, in attesa. Titubante, decise che gli avrebbe dato più fiducia.

«Ho un incarico per te» e snocciolò tutte le informazioni necessarie per portarlo a termine.

Sasuke annuì e fece un altro passo in avanti, le labbra stirate in un tenue sorriso.

«Non deludermi, Uchiha.»
 
***
 
Quel giorno il sole non faceva capolino fra le nubi, creando una cappa d’oscurità. Ino rimaneva accucciata tra le fronde di un maestoso albero, attendendo paziente il segnale di Neji. Non capiva perché quell’insignificante particolare la preoccupasse così tanto, dopotutto era solo un po’ di nebbia. Normale, monotona nebbia. Null’altro.

Eppure non riusciva a convincersene, la sgradevole sensazione d’oppressione che provava aumentava pari passo con l’espandersi della nebbia. I suoi occhi perlustravano irrequieti i dintorni, la gola stretta in una morsa, e il suo corpo protestava per la scomoda posizione in cui era costretta a rimanere. Strinse i denti, stizzita, continuando a concentrarsi sul cespuglio dove vi era nascosto Neji, che perlustrava l’area con il Byakugan. Gai-sensei, silenzioso come poche volte in vita sua, era appostato su un albero adiacente al suo. Da lì poteva osservare l’espressione concentrata dell’uomo, lo sguardo fiero e deciso puntato verso l’orizzonte. Gai la notò, rivolgendole uno dei suoi sorrisi entusiastici con tanto di pollice in su. Ino scosse la testa.

Poi Neji diede il segnale.

Solo allora la nebbia si trasformò nel loro inferno personale.
 
***
 
Sakura guardò di sottecchi il capitano Yamato, vigile e impegnato in una minuziosa perlustrazione di quella porzione di foresta grazie all’aiuto dei suoi cloni lignei, sparsi in quell’area. Comunicava telepaticamente con loro, raccogliendo una quantità esorbitante d’informazioni in pochissimo tempo. Quando aprì gli occhi, Sakura poté cogliere la sua preoccupazione.

«Sembra che qui non vi sia nulla di rilevante, solo rocce e alberi» proruppe infine l’uomo del legno, alzandosi in piedi imitato prontamente da Sakura. «Per sicurezza lascerò due dei miei cloni a sorvegliare questo tratto di terra. Adesso spostiamoci, dobbiamo ancora controllare questa porzione di riva. Sono ansioso di scoprire se il Bijuu è in attività.»

La ragazza annuì con il capo, seguendo Yamato nella breve corsa fino alla riva del lago Kuwi. Rimasero fra le fronde degli alberi ispezionando con lo sguardo la distesa azzurra davanti a loro benché la nebbia ne occultasse una parte. Non videro nulla di sospetto neanche lì ma questo non sortì altro effetto che innervosirli. Era una pace innaturale.

«Qui Yamato» disse l’uomo, attivando la ricetrasmittente per mettersi in contatto con gli altri «Settore C sgombro, nessuna forza nemica all’orizzonte. Ci dirigiamo verso est» e chiuse la comunicazione.

La nebbia li sommerse, fredda e glaciale, presagio di morte.
 
***
 
«Yukimaru?»

Una donna dai capelli blu, acconciati in una coda alta, raggiunse il ragazzino seduto su un futon improvvisato dove ammirava la sua camelia cristallizzata.

«Ti è proprio piaciuto il mio regalo» constatò la donna, accennando un sorriso compiaciuto.

Yukimaru annuì, alzandosi in piedi, gioioso. Ripensò per un attimo ai due ragazzini che aveva incontrato e decise che, se avesse voluto avere Guren per sempre al suo fianco, fra loro non avrebbero dovuto esserci segreti. Titubante le si avvicinò e sorrise.

«Guren…» iniziò con la voce tremante «Devo dirti una cosa.»

Incoraggiato dallo sguardo curioso della donna, raccontò di quel casuale incontro svoltosi sulla collinetta che ospitava un florido albero di camelie.

«Interessante» mormorò Guren e sorrise al ragazzino, che si distese appena lo vide «Hai fatto bene a dirmelo. Ti ricordi quando è successo, all’incirca?»

«Credo tre ore fa.»

La donna rivolse la sua attenzione sugli altri ospiti di quella malandata abitazione, fulminandoli con lo sguardo. I suoi occhi color pece ghiacciarono sul posto due dei cinque scagnozzi di Kabutomaru: uno aveva una maschera antigas sul viso e l’altro era un uomo con dei bizzarri capelli bianchi.

«Mi sembrava di avervi detto di perlustrare la foresta.»

I due uomini si scambiarono una breve occhiata, spiegando di non aver incontrato né scorto nessuno nelle foresta o nei dintorni del lago.

«Rinji spero che tu abbia delle nuove informazioni.»

Un uomo dalla carnagione olivastra si alzò dal divano dove si stava rilassando, regalando a Guren un sorriso cordiale che sortì solo l’effetto di irritarla più di quanto non fosse già. In quel momento da una della cavità dove un tempo avrebbero dovuto esseri delle finestre entrò un piccolo pipistrello che andò a posarsi sulla spalla di Rinji. L’uomo annuì un paio di volte, dopodiché il minuto mammifero svolazzo di nuovo, uscendo dalla casa.

«Non credo che dovremo preoccuparci per adesso» affermò Rinji, gli occhi verdi che esprimevano furbizia «Metà dei nostri nemici sono intrappolati nella nebbia del Sanbi mentre gli altri cinque si limitano a scandagliare il resto del bosco.»

La donna chiuse gli occhi per un attimo accennando un sorriso soddisfatto. ”Sembra che la fortuna ci arrida, Orochimaru-sama.”

«Molto bene. Ci divideremo e andremo in avanscoperta: Gozu tu resterai qui con Yukimaru mentre noi altri ci apposteremo al limitare del bosco. Appena la nebbia si ritirerà entreremo in azione.»

«Ma Guren-sama non sarebbe più vantaggioso colpirli mentre la nebbia li avvolge?» chiese Nurari, un buffo individuo con indosso un’appiccicosa tuta celeste.

La risata sprezzante di Guren interruppe il silenzio che si era formato dopo quella domanda, mentre i suoi scagnozzi si guardavano interdetti tra loro. Dopo che si fu calmata, la donna si girò verso Yukimaru che per tutta la conversazione era rimasto in disparte. Gli fece cenno di raggiungere Gozu, un omone dai modi gentili, e lui eseguì con prontezza. Guren si rivolse nuovamente ai suoi sottoposti, sulle labbra un sorriso di scherno.

«Non augurerei neanche al mio peggior nemico di affrontare l’insidiosa nebbia del Sanbi.»
 
***
 
Kakashi perlustrava i dintorni con lo sguardo, mentre Shizune al suo fianco aspettava paziente il ritorno di una delle lumache che aveva sparso per quel tratto di terra. L’attesa era snervante ma entrambi sapevano che quello era l’espediente più veloce per scandagliare la zona. L’Hatake guardava impassibile l’orizzonte, al contrario di Shizune che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione. Non si sapeva molto delle abilità del Sanbi, per molto tempo non aveva avuto un Jinchuuriki e non aveva dato particolari problemi. Ma era per questo che Shizune si angosciava: i nemici di cui non si conosce nulla sono cento volte più pericolosi di quelli di cui invece si conosce ogni cosa. Si era documentata ma non aveva raccolto informazioni rilevanti dai documenti archiviati nel palazzo dell’Hokage. Sicuramente a Kiri avrebbe potuto scoprire qualche dettaglio in più.

«Shizune-chan?»

La donna si voltò verso il piccolo esserino che l’aveva chiamata, prendendolo delicatamente in mano. La piccola lumaca gialla non controbatté, mentre Kakashi volgeva la sua attenzione su di lei.

«Namekuji-san cosa può dirmi?»

La lumachina di colore giallo raccontò ciò che una delle sue copie aveva sentito, della donna di nome Guren e dei suoi scagnozzi. Si soffermò nella descrizione del ragazzino di nome Yukimaru e ciò incupì sia Kakashi che Shizune. Si scambiarono un veloce sguardo, confermando la loro comune preoccupazione. Infine Namekuji terminò il suo resoconto con l’enigmatica frase pronunciata dalla donna.

«La ringrazio Namekuji-san.»

La lumaca gialla scivolò sul ramo e scomparve, inghiottita dalla vegetazione.

Intanto Kakashi cercava di mettersi in contatto con gli altri componenti della squadra tramite la ricetrasmittente ma gli ripose solo Naruto, a cui spiegò la situazione.

«Temo che gli altri siano intrappolati nella nebbia» azzardò l’Uzumaki con evidente preoccupazione.

«Se così fosse non possiamo fare nulla per aiutarli» constatò con rammarico l’argenteo «Possiamo solo aspettare che la nebbia si ritiri.»
 
***
 
Neji continuava a camminare nel nulla, chiedendosi dove fosse finito. Non riusciva a quantificare quanto tempo fosse passato da quando aveva perso i contatti con gli altri componenti della squadra. Passo dopo passo lo spazio intorno a lui continuava a cambiare, alternando toni neri e grigi. Ad un tratto delle liane uscirono dal sottosuolo e gli arpionarono le gambe, trascinandolo verso il basso senza che lui potesse opporre resistenza. Una pressante sensazione di non ritorno si impossessò di lui: i suoi occhi scorgevano solo buio -come se avessero perso la capacità di vedere-, il suo respiro era stroncato dal fango che gli era entrato nelle narici e nella cavità orale. Non riusciva più a percepire il suo corpo né a muoversi. Sentì una fitta alla nuca e, all’improvviso, il mondo girò vorticoso davanti a lui mentre riprendeva possesso del suo corpo. Immagini sformate si susseguivano in un bizzarro puzzle di fotografie della sua mente finché, esausto, l’immagine di una delle sale di Villa Hyuuga non si materializzò e lui si ritrovò disteso sul liscio tatami, inerme e confuso.

Scrutò perplesso la stanza, realizzando che si trattava di quella di sua padre e fece qualche passo in avanti, muovendosi per la sala. I ricordi collegati a essa riaffiorarono, potenti, stordendolo con la mole d’emozioni contrastanti che scaturivano da quei momenti agrodolci. Da bambino aveva passato la maggior parte del suo tempo libero a studiare rotoli del Clan seduto sul freddo tatami, richiamando il padre ogni qualvolta non capiva i termini specifici che vi erano trascritti.

Il fusuma si aprì di scatto e Hizashi Hyuuga entrò pigramente nella sua stanza. Non sembrava particolarmente stupito o felice di vedere il figlio ma le sue labbra si stirarono in quello che a Neji parve un accenno di un sorriso. Il ragazzo sobbalzò, incredulo, mentre Hizashi non accennava a fare alcunché. Cercò di dire qualcosa ma gli uscì solo un verso strozzato.

«Figlio …»

La voce del padre lo scosse, facendolo tremare, emozionato. Aveva sempre temuto d’aver dimenticato la voce di suo padre ma il sollievo si fece prepotente quando appurò che era come l’aveva sempre ricordata. La vista gli si appannò, le lacrime premevano sulla punta delle ciglia e non diede peso alla smorfia che si formò sul volto di Hizashi. Non si trattenne e abbracciò il padre con gioia, come tante volte aveva fatto nei suoi sogni. Ma l’uomo non ricambiò la stretta.

Una risata gutturale uscì dalle sue labbra, raggelando Neji che non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Si allontanò un poco ma un violento pugno gli mozzò il respiro e dovette accasciarsi a terra per il dolore. Le spaventose risa di Hizashi si fecero ancora più fragorose e un calcio brutale lo fece sbattere con fragore sulla parete.

«Figlio inetto, non riesci neanche ad alzarti per così poco?! Sei un incapace, un debole!»

Un pugno, degli spruzzi di sangue macchiarono la pelle di porcellana dell’uomo. Continuava a insultarlo e umiliarlo, fracassando il suo corpo con pugni e calci. Faceva fatica a respirare. Il viso del padre era così deformato dalla follia che Neji non riusciva nemmeno più a collegarlo con la figura paterna che aveva conosciuto da bambino. I colpi si fecero più violenti ma il dolore fisico che il ragazzo provava, per quanto lancinante, non era nulla in confronto alle fitte che gli infliggeva il suo cuore per le parole di disprezzo di Hizashi.

Un colpo più potente degli gli fece sputare sangue e credette di non poter più sopportare quella tortura. Poi il viso di Hizashi iniziò a sfumare e lui chiuse gli occhi aspettando il peggio. Ma non arrivarono altre parole d’astio né pugni o calci. Quando decise di riaprire gli occhi non si trovava più dentro Villa Hyuuga e non c’era più neanche Hizashi. Scomparso, volatilizzato. Si toccò il volto ma non lo sentì né gonfio né tumefatto. “Com’è possibile?”pensò, accecato dal verde sfavillante del prato dove era seduto. Prese un lungo respiro si alzò in piedi, guardandosi intorno. Notò un fruscio e si avvicinò al cespuglio incriminato, titubante. Appena vi fu accanto da esso uscì una bambina dai corti capelli neri e occhi chiari spalancati dal terrore. “Hinata…”

Con un groppo alla gola allungò una mano verso di lei, con l’intento di rassicurarla o quantomeno cercare di calmarla un po’. Ma la bambina cadde all’indietro, mugolando dal dolore, con una guancia gonfia e un labbro spaccato. Mille aghi trafissero il cuore dello Hyuuga, mentre un'inquietante certezza si faceva largo nel suo animo addolorato: stava rivivendo uno dei momenti più dolorosi della sua infanzia o, almeno adesso, è così che pensava a quel particolare ricordo, pieno di sensi di colpa.

La piccola Hinata indietreggiò a gattoni ma venne fermata dal calcio di un bambino poco più grande di lei. Se stesso quando aveva tredici anni.

«Neji-nii-san p-perché…?»

Il lamento straziante della piccola gli frantumò il cuore e copiose lacrime uscirono dai suoi occhi senza che se ne rendesse conto. Rivide la sua sofferenza e ne rimase folgorato, mentre lei si rialzava ogni volta che il ragazzino la colpiva con rabbia. Hinata aveva sempre avuto una forza d’animo enorme ma lui l’aveva sempre considerata irritante. Adesso riusciva solo a esserne affascinato. Sapeva di non poter fare nulla per impedire a se stesso di farle del male ma questo riusciva solo ad alimentare il suo senso di colpa.

Poi però, la scena iniziò a discordare con il suo ricordo: non avvenne ciò che era avvenuto anni prima. Non fece svenire la piccola con un colpo ben assestato di juken, compromettendo il giusto funzionamento dei polmoni. Fu un errore. Non voleva attentare alla sua vita. Ricordava molto bene di essere sprofondato nel panico quando si accorse che Hinata non riusciva a respirare e di averla trasportata in fretta e furia a Villa Hyuuga, dove alcuni saggi del Clan si adoperarono per porre fine al suo supplizio, riaprendo i punti di fuga compromessi. La riabilitazione durò un mese e quando riprese i sensi fu il suo sguardo a punirlo, più di quanto avesse potuto fare Hiashi. Nei suoi occhi non comparirono né rabbia od odio, ma uno sguardo indulgente. Lui sapeva che Hinata l’aveva già perdonato. E fu questo che lo fece sentire un verme più di quanto avrebbe mai ammesso. Ma era stato grazie a quell’imperdonabile errore che la sua vita era cambiata in meglio.

Con orrore vide se stesso assumere la stessa folle espressione di Hizashi e assistì al colpo mortale indirizzato a sua cugina, trafitta da un kunai. Il corpo inerme di Hinata si accasciò sul prato -la vita tolta con prepotenza dalle sue membra-, l’erba perse il suo verde sfavillante e si tinse di rosso, del sangue della ragazzina. Le risate raccapriccianti del suo doppio lo scossero con prepotenza e cadde in ginocchio, gli occhi dilatati dal terrore e dal senso di colpa, mentre guardava gli occhi vitrei di Hinata che sembravano osservarlo ancora, pieni solo d’affetto. Urlò, distrutto, le sue urla si unirono alle risate del suo clone mentre la pozza di sangue si estendeva. Le sue mani si colorarono di rosso -del sangue di sua cugina- e le urla aumentarono d’intensità, finché la gola non gli bruciò per il troppo sforzo.

Poi arrivò il buio.
 
***
 
Aprì gli occhi di scatto, confusa, appurando di essere distesa su un suntuoso futon, morbido e regale. Si mise seduta e osservò la stanza, spaesata, chiedendosi dove fosse finita. Un attimo prima era insieme al capitano Yamato sulla cima di un albero e adesso si ritrovava su un comodo futon, sola, e senza avere la minima idea di dove si trovasse. Una sgradevole sensazione si instaurò dentro di lei, sopraffatta dal silenzio che lì regnava sovrano. Si alzò in fretta e furia, irrequieta, spalancando il fusuma con vigore. Un lungo corridoio dai toni freddi, quasi glaciali, la accolse e accese in lei una strana inquietudine.

Respirò a fondo e si incamminò lungo il corridoio, iniziando a perlustrarlo. Si accorse ben presto di essere completamente sola. E un avvenimento ancor più strano era che, ogniqualvolta si apprestava ad aprire un fusuma esso puntualmente scompariva, lasciando al suo posto un muro. Interdetta, continuò a camminare e cercò d’aprire ogni fusuma che incontrava ma il risultato era sempre il solito. Il corridoio si snodò in vari cunicoli e lei si accorse ben presto di essere finita dentro un bizzarro labirinto. Non riusciva a quantificare per quanto tempo stesse girando a vuoto ma ormai la stanchezza si faceva sentire. Dovette fermarsi un attimo, stremata. “Sbaglio o si sta facendo sempre più caldo?” si chiese Sakura, sventolandosi una mano di fronte al viso in cerca di un po’ di frescura. Non si diede per vinta e continuò il cammino. Le domande affollarono la sua mente, in cerca di una spiegazione plausibile per tutto ciò. A distoglierla dai suoi pensieri fu la visione di una porta diversa dalle altre: non era un fusuma ma una porta in stile occidentale. Fece uno scatto per raggiungerla e afferrò la maniglia in ottone girandola con foga. Si aprì. Attraversò la soglia e, incredula, si ritrovò sul tetto del palazzo dell’Hokage. Cosa diavolo stava succedendo?

«Ciao Sakura.»

Tremò udendo quella voce, così fredda e incolore come non la sentiva da tempo. Aveva sempre guardato il piacevole movimento delle labbra sottili di Sasuke mentre pronunciava il suo nome e udito con beatitudine l’insolita inflessione vocale nel modo in cui lo diceva. Ma, quella volta, non vide e non udì nulla di tutto ciò. Con rammarico constatò che sembrava essere ricaduto nel baratro che aveva accompagnato i loro esami chuunin. Fece un passo in avanti, titubante, mentre le labbra dell’Uchiha si stiravano in un ghigno sprezzante, lo Sharingan attivo. Sakura si inchiodò sul posto, deglutendo. Quello non era il Sasuke che conosceva. Indietreggiò, impaurita, ma lui fu più veloce. La prese per il collo e la sollevò da terra.

«Ma come Sakura, adesso vuoi scappare da me?» domandò, stringendo la presa e mozzandole il respiro, una risata che risuonava nella sua voce.

Lei cercò di parlare ma la gola le bruciava e le forze la stavano abbandonando. Scalciò, in un vano tentativo di liberarsi. Sasuke rise, sadico e agghiacciante, gli occhi animati dalla pazzia. Sakura mimò il suo nome, sofferente, ma lui aumentò la pressione sul suo collo. La vista le si appannò ma poté distinguere la mutazione del viso dell’Uchiha, trasformandosi nel viso da serpe di Orochimaru. Lui rise ancora e le forze l’abbandonarono del tutto finché l’aria non entrò più nei suoi polmoni.

Sotto di loro Konoha bruciava tra le fiamme.
 
***
 
Minoru continuava a seguire Fuyumi e Naruto-nii-san, saltando da ramo a ramo ad elevata velocità. Naruto aveva riferito loro ciò che Kakashi e Shizune avevano scoperto e i due gruppi si erano accordati per riunirsi vicino ai settori assegnati agli altri due gruppetti quando la nebbia si sarebbe diradata. Dovettero aspettare una buona mezz’ora prima che la nebbia si ritirasse e che, quindi, il loro piano di recupero sarebbe potuto scattare senza problemi. Ma adesso avevano anche la certezza che gli scagnozzi di Kabutomaru gli fossero alle calcagna. Avrebbero dovuto sbrigarsi. Se, come temevano, gli altri non sarebbero stati in grado di combattere sarebbero stati in svantaggio, non numerico, ma avrebbero dovuto difendere i loro compagni e contemporaneamente combattere contro i loro nemici. Una situazione insostenibile.

Il ragazzino si toccò la spalla sinistra, sovrappensiero. Al tatto lo sfregio che la precorreva si faceva bollente, ma lui continuò a delinearne il percorso con le dita come era solito fare quando era nervoso o a disagio. Scosse con decisione il capo, togliendo la mano da lì, risoluto. Non poteva distrarsi con quei pensieri, si disse concentrandosi sul presente. Non si accorse delle occhiate preoccupate che Naruto gli mandava, attento a non farsi notare: l’avrebbe solo messo in agitazione, ormai lo conosceva come le sue tasche. Digrignò i denti e strinse i pugni, continuando ad avanzare. Tra pochi minuti sarebbero arrivati a destinazione e Kakashi doveva trovarsi nei paraggi.

«Naruto!»

“Detto fatto” pensò, salutando con il capo sia Shizune che l’Hatake. La donna squadrò i due ragazzini, rivolgendo una dura occhiata di rimprovero all’Uzumaki.

«Credevo che Tsunade-sama non ti avesse autorizzato a farli partecipare alla missione.»

«Infatti» confermò lui, sorridendo di sottecchi.

«Sei sempre il solito» dichiarò Kakashi, dando una veloce occhiata ai due ragazzini «Muoviamoci, dobbiamo ritrovare i nostri compagni prima che Guren e i suoi scagnozzi trovino noi.»

Dopo pochi metri trovarono Gai e Ino, svenuti accanto a un grande albero. Shizune accorse al loro fianco, accertandosi che non avessero riportato delle ferite. Naruto trovò Neji svenuto dietro a un cespuglio e si apprestò a controllarlo, mentre Shizune tirava un sospiro di sollievo. Avevano qualche botta, forse dovuta alla caduta dai rami dell’albero. Dovevano solo riposare e si sarebbero ripresi. L’Uzumaki prese in spalla Neji e raggiunse gli altri, informandoli che anche lui era svenuto.

«A questo punto mi sembra lecito supporre che anche Sakura e Yamato si trovino nella stessa situazione» suppose l’Hatake, scuro in volto «Siamo nei guai ragazzi.»

«Dobbiamo riportare gli altri alla base, ma qualcuno di noi dovrà tenere occupati i nostri inseguitori.»

«Ho un’idea!» esclamò Minoru, attirando l’attenzione dei presenti «Naruto-sensei potrebbe usare la Tecnica del Richiamo, così ci potrebbero aiutare anche i rospi.»

«Hai ragione! È un’ottima trovata, Minoru.»

«Kuchiyose no Justu!»

Davanti a Kakashi apparì un cagnolino di media dimensione, con tanto di copri fronte della foglia sulla testa.

«Avremo bisogno anche di Pakkun. Potrà aiutarci a trovare gli altri due più rapidamente.»

Naruto annuì e salutò Pakkun con un cenno della testa. Si ricordava di quel cane, era quello che l’aveva morso con più forza un paio di settimane prima durante il suo incontro con l’Hatake. Poi si apprestò a usare la medesima tecnica e davanti a sé apparirono due rospi enormi, uno rosso e uno giallo.

«Ehilà!» esclamarono i due, salutando anche Minoru e Fuyumi.

«Gamakichi, Gamatatsu abbiamo bisogno di voi» iniziò Naruto, spiegando la situazione alle tre evocazioni.

«Però! Finalmente un po’ d’azione, giusto fratello?»

«Mah, io preferivo rimanere a casa…» non fece in tempo a finire la frase che fu fulminato dagli sguardi di Gamakichi e di Naruto «Come non detto. Però al nostro ritorno voglio un’abbondante banchetto» terminò con aria sognate.

Naruto sospirò, scuotendo la testa mentre Minoru e Fuyumi sorridevano divertiti.

«Diamoci da fare.»

Gamakichi e Gamatatsu presero Ino, Gai e Neji e insieme a Shizune e Fuyumi si diressero velocemente fuori dalla foresta, sperando di non incontrare nessuno.

«Seguitemi.»

Pakkun giudò i ragazzi fino alla spiaggia, muovendosi verso est. Avrebbero dovuto sbrigarsi.

«Arte del Cristallo: Shuriken Esagonali!»

Un pioggia di shuriken di cristallo si diressero verso Naruto e Kakashi i quali, grazie ai loro riflessi riuscirono a evitare di essere feriti gravemente. Minoru si era fortunatamente allontanato da loro insieme a Pakkun, lasciandoli indietro.

«Vi faccio i miei complimenti!» urlò la voce di una donna dalla foresta «Nessuno era riuscito a schivare i miei shuriken con tanta facilità.»

Un ronzio attirò l’attenzione dei due uomini che si abbassarono con prontezza. Altri shuriken cristallizzati gli sfiorarono la nuca, tagliandoli qualche ciuffo di capelli. Una risata echeggiò fra gli alberi e la donna venne allo scoperto.

«Che onore! Sono di fronte a due grandi ninja, Kakashi dello Sharingan e Namikaze Naruto» sogghignò Guren, avvicinandosi, mentre sul suo braccio si creava una lama di cristallo.

«Una utilizzatrice dell’Arte del Cristallo… credevo che non ce ne fossero più ormai» mormorò l’Hatake, scoprendo lo Sharingan.

«Orochimaru-sama sarà molto contento quando gli porterò i vostri cadaveri!»

I due uomini si guardarono di sottecchi chiedendosi come fosse possibile: Sasuke aveva ucciso quella serpe allora perché Guren era convinta che fosse vivo?

 
***
 
«Minoru-chan eccoli, li ho trovati!»

Il ragazzino accorse verso la voce del cagnolino trovando Sakura e Yamato nelle medesime condizioni di Gai, Ino e Neji.

«Dobbiamo portarli via di qua. Naruto-sensei!» urlò, cercando di attirare l’Uzumaki ma nessuno gli ripose «Forse sono troppo lontani per sentirci.»

Il cagnolino scosse la testa. «Tra poco inizieranno le danze, sei pronto, figliolo?»

Minoru annuì e indurì lo sguardo, in allerta, dando un’occhiata alle due persone distese dietro di sé. Sospirò a fondo. Con quella tecnica avrebbe attirato i loro inseguitori ma doveva portare in salvo i suoi compagni.

«Kuchiyose no Justu!»

Un’enorme uccello blu si materializzò davanti a loro, dispiegando le grandi ali bianche.

«Katashi-san abbiamo bisogno del tuo aiuto» supplicò Minoru, spiegando la situazione alla grande aquila.

«Sarà fatto, Minoru» esclamò con voce possente l'aquila, alzandosi in volo e prendendo con gli artigli i due corpi inermi dei ninja svenuti «Buona fortuna.»
 
***
 
«Kabutomaru-sama ecco il rapporto di Rinji.»

L’uomo prese il rotolo dalle mani di un sottoposto, che rimaneva prostrato ai suoi piedi, intimidito dalla sua figura. Kabutomaru lesse con attenzione il documento, sogghignando tra sé e sé. Se tutto andava come previsto presto avrebbe potuto studiare il corpo di un Jinchuuriki e avrebbe avuto un’arma in più.

«Molto bene…»

Scrisse immediatamente la risposta alla missiva di Rinji e la consegnò al suo sottoposto che uscì per andare a consegnarla, inchinandosi prima di lasciare la sala.

“Ottimo. Quando tutto ciò sarà finito, rivela a Guren la morte di Orochimaru-sama e poi uccidila. Uccidi tutti i suoi seguaci e riporta Yukimaru alla base. Porta anche con te il cadavere di quella donna petulante: sarà un piacere poter studiare le sue cellule.

Assicurati che tutto vada secondo i nostri piani e sarai ricompensato.”

 
***


 
Salve a tutti! 
Eccomi qua! Diamine era da un secolo che non aggiornavo così velocemente! *-*
Questo capitolo è il più luuuungo che io abbia mai scritto! E temo che il prossimo lo sarà ancora di più *sviene* Spero che sia stato di vostro gradimento e, lo so, avevo detto che in questo sarebbero iniziate le danze invece sono solo cominciate –a malapena -.-“ –. Sono proprio un disastro con le previsioni! xD Nel prossimo però ci saranno sicuramente. u.u
Che ve ne pare delle illusioni del Sanbi? Diamine sono stata proprio cattiva con quei due! A voi lascio il compito di immaginarvi gli incubi di Ino, Yamato e Gai xD
Un piccolo suggerimento! State molto attenti a tutto ciò che vi ho rivelato in questo capitolo perché dal prossimo in poi salteranno fuori mooolti segreti dei personaggi principali n.n E intrighi ovviamente. E le reazioni conseguenti a tutto ciò… va beh adesso sto divagando.
Ringrazio di tutto cuore le 10 persone che hanno recensito lo scorso capitolo -vi adoro ragazzi- perché è grazie alle loro recensioni incoraggianti che ho sfornato questo capitolo così in fretta, almeno per i miei standard. Ringrazio tutte le persone che continuano a seguire questa storia nonostante tutto, siete degli eroi ragazzi! ;D Ovviamente mi piacerebbe molto avere un parere da tutti voi ma so bene che ciò non è possibile ;_; Se però qualcuno si farà sentire sarò al settimo cielo o anche al decimo dato che al settimo ci sono ora n.n xD Davvero grazie, grazie a tutti voi! <3
Oh si! Vi informo che a breve pubblicherò almeno altre tre storie -mini-long e OS- che partecipano a contest e non! Spero di potervi rivedere anche lì.
Vi lascio anche i link di alcune delle mie storie se a qualcuno va di avventurarcisi. Eccoli qui! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2637036&i=1 e http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2599607&i=1

Alla prossima! 
Un bacione a tutti! <3

Naruhinafra

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13



Minoru si voltò, scrutando i dintorni. Estrasse un kunai, impugnandolo con forza. Gli scagnozzi di Kabutomaru non erano molti, ma non sapeva di cosa fossero capaci. Al suo fianco Pakkun rimaneva in attesa, fiutando l’aria.

«Arrivano, ragazzo.»

Udì un lungo e prolungato sibilo e pian piano una nebbia artificiosa calò su di loro. Minoru però non la ricollegò al Sanbi e Pakkun, a conferma di ciò, ringhiò in direzione degli alberi.

La visibilità calò finché non riuscì più a vedere a un palmo dal naso. Digrignò i denti, mentre la sua spalla iniziava a bruciare. Si obbligò a mantenere la calma e si concentrò sull’udito, ripercorrendo con la mente gli insegnamenti di Naruto-nii.

Concentrati e mantieni la calma, Minoru.

Sentì un fischio quasi impercettibile e, ancor prima che Pakkun gli intimasse di muoversi, lui scattò verso il punto da cui era partito. Si abbassò, schivando un proiettile esplosivo che deflagrò dopo qualche secondo, ma lui era già addosso all’uomo che l’aveva lanciato. L’individuo, preso alla sprovvista, indietreggiò, estraendo un kunai. Minoru fu più veloce di lui, piantando l’arma nel suo petto, all’altezza del cuore. Kihou cadde a terra, esalando il suo ultimo respiro.

Meno uno.

Il ragazzino si appiattì contro il fusto dell’albero, cercando di fare il minor rumore possibile. Udì un guaito alla sua destra e balzò in quella direzione, serrando gli occhi. Percepì Pakkun agitarsi, ancorato saldamente alla gamba del ninja traditore. Non ci pensò due volte: trafisse il basso ometto con un altro dei suoi kunai. Anche Kigiri spirò per mano sua. Il cagnolino mollò la presa del corpo quando lo sentì ricadere inerme sul terreno e si avvicinò istintivamente a Minoru.

Meno due.  

Strizzò gli occhi, portando la mano alla sua saccoccia dietro la schiena, in allerta. L’aria iniziava a diventare irrespirabile. Concentrò la sua attenzione sui rumori circostanti, affidandosi anche all’odorato di Pakkun. Passarono secondi, minuti, ore, Minoru non riusciva quantificare per quanto tempo rimase immobile.

«Dietro di te!»

Eluse l’attacco, spostandosi di lato, e avvertì l’arto del nemico sfiorargli la nuca. Si avventò su di lui, ma si scontrò con qualcosa che non avrebbe mai potuto prevedere: la pelle di quel ninja era viscida. Sgusciò via e lui colse una risatina di scherno. Fece perno sulla gamba destra per poter balzargli addosso, ma ancora una volta gli scivolò dalle mani.

«Tutto qui, ragazzino?» lo derise, ridendo sommessamente.

Minoru digrignò i denti, punto sul vivo. Si impose di non fare nulla di affrettato, ripercorrendo con la mente ciò che aveva toccato poco prima. Non era la pelle di un animale, sembrava un fluido sconosciuto. Aveva la consistenza dell’acqua, ma era più compatto, come gelatina.

Ripercorri con la mente ciò che sai dell’avversario e attua un’efficace contromossa.

Un liquido scivolò dai suoi capelli, depositandosi sulla sua maglietta. Portò una mano alla spalla, saggiando la consistenza di quella sostanza. L’avvicinò al proprio naso, ma non sentì nessun odore. Allora l’assaggiò con la punta della lingua.

Un’idea si formò nella sua mente e, per poterla attuare, diede un colpetto a Pakkun il quale, intuendo le sue intenzioni, si rifugiò dietro un albero.  

«Hai paura, vero?» sibilò con voce flautata Nurari, scivolando sotto forma di pozza d’acqua. «Potrei ucciderti in un attimo…»

Minoru non rispose alla provocazione, attento a non farsi prendere di sorpresa. Iniziò a muovere le mani, componendo velocemente un susseguirsi di sigilli. Pecora, cinghiale, cane…

Udì distintamente un nuovo fruscio e avvertì l’avvicinarsi di una presenza. Aprì gli occhi, balzando all’indietro e completando la serie:
… gallo e coniglio.

«Raiton: Tecnica dei Quattro Pilasti!»

Delle colonne si innalzarono attorno all’avversario, racchiudendolo in una trappola quadrata. Nurari aveva ripreso le fattezza originali per poter attaccare Minoru e grande fu la sua sorpresa quando si trovò circondato da quattro pilastri. Le scariche elettriche iniziarono subito dopo. Le urla di dolore del ninja squarciarono l’aria e il ragazzino si allontanò, seguito da un ammirato Pakkun. Finalmente uscirono dal bosco, tornando a respirare aria pulita.

«Non dobbiamo più preoccuparci degli scagnozzi di Guren…» affermò Minoru, massaggiandosi assente la spalla.

Il cagnolino si accigliò, scrutandolo con scetticismo.

«Ma quel tale che hai intrappolato è ancora vivo» e per sottolineare il concetto, un urlo più acuto dei precedenti fluttuò fra loro.

«Non vivrà ancora a lungo; la gelatina di cui è ricoperto è salata ed è, quindi, altamente conduttiva. Morirà per la potenza amplificata dei fulmini» spiegò il ragazzo, accennando un sorriso.

«Notevole…» mormorò Pakkun, stupito da tanta arguzia.

Le urla di dolore cessarono – meno tre –, ma un boato lacerò quell’apparente tranquillità. Minoru e Pakkun si scambiarono un’occhiata preoccupata, dirigendosi verso il luogo da cui proveniva.

Mai voltare le spalle al nemico.

Venne sollevato, la gola stretta nella ferrea morsa del ninja traditore e il cane fu sbalzato lontano da un calcio di quell’individuo. Gli mancava l’aria e la presa granitica dell’uomo faceva malissimo. La spalla tornò a bruciare e lui cercò – inutilmente –  di liberarsi.

«Adesso morirai, mocciosetto» dichiarò, continuando a stringere.

Minoru boccheggiò, inerme, e si concentrò sul viso squadrato del ninja per non perdere lucidità. Strinse i denti e iniziò ad accumulare chakra. 

Rinji ghignò, estraendo un kunai dalla saccoccia.

«Farò meno fatica a trafiggerti adesso, non trovi?»

Avvicinò pericolosamente l’arma al petto del ragazzo e Minoru capì che doveva agire immediatamente se voleva salvarsi. Con fatica portò una mano a lambire il polso di Rinji, il quale non se ne preoccupò, convito che fosse l’ultima disperata azione del giovane. Ma appena le dita del ragazzo toccarono la sua pelle venne sbalzato all’indietro, cadendo supino sul terreno.

Minoru crollò a terra, ansimando. Tenne d’occhio l’uomo, che ancora non accennava a rialzarsi.

La risata graffiante di Rinji spezzò il silenzio e lui stette allerta, pronto ad attaccare. Il ninja traditore si mise a sedere, contemplando il suo polso bruciacchiato. “Ingegnoso… Mi ha tramortito con una scarica di fulmini partita dai suoi punti di fuga” rifletté, impressionato.

«La prossima volta non sarai così fortunato» sentenziò, alzandosi.

Poi sparì, così com'era arrivato.

Minoru si guardò intorno con il fiatone, cercando l'avversario. Non rispuntò fuori così poté tirare un sospiro sollevato, ma si riprese mentalmente: se lo avesse saputo Naruto-nii lo avrebbe strigliato ben bene per la sua inettitudine. Sarebbe dovuto rimanere all'erta.

Si rialzò e si incamminò verso il punto in cui era stato scagliato Pakkun. Lo trovò in mezzo alle fronde, un po' ammaccato.

«Il mio tempo è scaduto, ragazzo» dichiarò il cagnolino, uggiolando per il dolore «Non vi sarei d'aiuto in questo stato. Meglio che vada.»

Minoru annuì, scompigliandosi i capelli.

«Buona fortuna.»

Uno sbuffo e Pakkun non c'era più.

Minoru sospirò, tornando sui propri passi. Doveva andare a dar man forte agli altri, l'esplosione di poco prima l'aveva messo in agitazione.

Mai desiderò così intensamente di avere Fuyumi accanto.

 
***
 
Naruto schivò nuovamente gli shuriken di cristallo, rifugiandosi contro un albero, mentre Kakashi usava i suoi kunai per difendersi. Il combattimento era in stallo già da un po’ dato che Guren attaccava ripetutamente con armi a lungo raggio per tenere a debita distanza i suoi avversari. Era una strategia vantaggiosa per la donna, visto che entrambi erano più pericolosi in combattimenti ravvicinati.

Kakashi si abbassò cercando, con l’aiuto del suo Sharingan, una via di fuga nell’incrollabile difesa di Guren ma quando cercò di avvicinarla una miriade di armi di cristallo gli vennero scagliate contro. Sperò che Naruto avesse qualcosa in mente e gli si avvicinò con un balzo.

«Suggerimenti?»

Il ragazzo ci pensò un po’ su, infine scosse la testa in segno di diniego.

«Ci vorrebbe Minoru…» dichiarò, pensando con apprensione al suo giovane allievo «Dobbiamo farci strada insieme, collaborando. Potremmo combinare fuoco e vento per confonderle le idee.»

Kakashi annuì, azzardandosi a dare un’occhiata oltre il tronco. Puntualmente degli shuriken si conficcarono nel legno.

«Speriamo bene.»
 
Naruto scattò verso la donna, iniziando a comporre dei sigilli a velocità impressionante con una sola mano, mentre l’altra teneva stretto un kunai con cui respingeva le armi della donna. Kakashi, coperto dall’azione del ragazzo, uscì allo scoperto attaccando senza esitazione.

«Katon: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!»

L’enorme palla di fuoco si diresse verso Guren la quale però era già pronta a schivarla. Balzò in alto, lasciando che il fuoco la superasse.

«Fuuton: Potente Ondata di Vento!»

Un’improvvisa folata la spinse verso il basso, dove Kakashi l’aspettava pronto scontrarsi con lei. La donna volteggio nell’aria, componendo velocemente dei sigilli.

«Arte del Cristallo: Lame del Cristallo di Giada!»

Sul suo braccio si formò una lunga lama di cristallo che andò a scontrarsi con il kunai dell’argenteo, dando vita a un serrato combattimento: Kakashi cercava di anticipare le mosse di Guren per poterla cogliere di sorpresa mentre lei, implacabile, provava a penetrare la sua difesa in modo da colpirlo con l’affilatissimo filo dell’arma. Il copia-ninja venne fortuitamente salvato dal tempestivo intervento di Naruto, che riuscì a sviare un fendente diretto alla nuca. Si separarono con un balzo e Guren si pulì la guancia dal sangue che fuoriusciva da una delle ferite inflittale dall’uomo.

Naruto non le lasciò tempo per riprendersi: si scagliò contro di lei, sorprendendola e riuscendo a lesionarle un arto. La donna contrattaccò, ma con la coda dell’occhio vide Kakashi sopraggiungere in aiuto del ragazzo. Strinse i denti e lanciò dei kunai verso l’argenteo che però schivò abilmente. Naruto approfittò del momento e caricò l’avversaria un Rasengan; fu così veloce che la donna non lo vide neanche arrivare. Guren si schiantò contro un masso, sputando sangue, la carne dello stomaco bruciata dalla devastante tecnica. Un rivolo carminio scivolò sul suo mento, ma non si diede per vinta.

Non avrebbe mai potuto prevedere ciò che sarebbe accaduto.

«GUREN!»

Yukimaru si lanciò verso di lei,  cogliendo alla sprovvista sia la donna che i ninja di Konoha. Il ragazzo le si parò davanti, gli occhi spalancati dal terrore, il labbro inferiore che tremava incessantemente. Accertatosi delle sue condizioni si rivolse verso i due uomini, sfidandoli con lo sguardo. Guren si lasciò scappare un gemito, cercando di bloccare l’emorragia senza successo.

Naruto e Kakashi osservano impietriti il ragazzino che cercava disperatamente di aiutarla a rimettersi in piedi, mormorando a bassa voce parole sconnesse. Poi un’ombra uscì dalla foresta e si avvicinò ai due, in mano un kunai sporco di un lucido fluido rossastro.

«Rinji! Aiutami a portarla via!» strepitò Yukimaru, muovendosi frenetico.

Naruto scattò in avanti, pronto a fermarli, ma venne bloccato da Kakashi il quale scosse la testa, facendogli cenno di aspettare ancora un attimo. Il ragazzo si liberò dalla presa, guardando attentamente i loro avversari. Si ricordò delle parole dei suoi due allievi e ricollegò quello smunto ragazzino con colui che avevano incontrato ai piedi di quell’albero di camelie. Trattenne la foga, ma percepì che qualcun altro stava per arrivare. Portò una mano alla sua saccoccia, digrignando i denti; era ancora troppo presto.

Rinji soppesò la figura della donna morente per qualche secondo, il kunai stretto nella sua mano. Alzò gli angoli delle labbra nel suo solito sorriso sbilenco e alzò un braccio verso Yukimaru che sorrise, credendo che volesse aiutarlo, ma l’uomo gli diede un potente pugno in pieno volto, che ebbe l’effetto di farlo capitombolare a terra.

Guren urlò, addolorata per quel ragazzino a cui si era tanto affezionata. Rivide la donna che aveva ucciso cadere assieme a lui – sua madre – e il rimorso tornò a dettare ordini nel suo animo dilaniato. Fece perno sulle gambe e si rialzò cercando di colpire l’uomo con uno shuriken di cristallo. “Basta un graffio, solo uno…” pensò, scagliandosi contro di lui. Rinji fu più veloce e con un devastante calcio la colpì allo stomaco; Guren sputò una grande quantità di sangue e i suoi occhi si fecero più opachi.

«No!»

Yukimaru si avventò sull’uomo, ma venne scostato in malo modo e cadde nuovamente sul terreno. Rinji sollevò la donna per il bavero ridendo, una risata che fece accapponare la pelle a tutti i presenti.

«Sai, Guren…» iniziò, portando il suo volto davanti al proprio «Non pensavo che sarebbe stato così semplice eliminarti, ma per questo devo anche ringraziare i due valorosi ninja della Foglia.»

Ghignò verso i due uomini e Naruto strinse i denti, rivolgendogli un’occhiata furente, pronto a intervenire. Scambiò un veloce sguardo con Kakashi, un fulmineo movimento d’iridi, riportando poi la propria attenzione sulla scena che erano costretti a guardare.

«Orochimaru-sama ti ucciderà, bastardo…» sibilò Guren, in un rantolo di dolore.

Rinji si aprì nuovamente in una risata strafottente e avvicinò le labbra al suo orecchio

«Orochimaru è morto» scandì, in tono derisorio «È Kabuto, adesso, a dettare ordini.»

Guren sgranò gli occhi, incredula, scuotendo decisa il capo.

«Sta zitto, maledetto! È impossibile che Orochimaru-sama sia morto!» strepitò, dimenandosi.

Rinji non le ripose, senza mai perdere il suo sorrisetto sghembo, ed estrasse un affilato kunai pronto a infiggerle un colpo mortale.

Accadde tutto molto velocemente, senza che nessuno potesse far nulla.

Naruto partì all’attacco con un Rasengan nel momento in cui l’uomo fece partire il suo braccio, ma arrivò troppo tardi; un’enorme e massiccia katana trafisse il corpo di Rinji e Guren in un sol colpo, nell’esatto istante in cui Yukimaru si lanciava verso la donna che ormai reputava sua amica.

Per un attimo vi fu il silenzio elettrico, poi un boato e infine un urlo di disperazione.

Il Rasengan di Naruto si scontrò con la massiccia pelle dell’uomo a cui apparteneva la katana, sfrigolando; la potenza immessa nella sua tecnica si era scontrata con la difesa di ferro del nukenin.

Guren ricadde a terra, il petto squarciato, mentre il corpo senza vita di Rinji rimaneva infilzato dalla spada. Yukimaru si gettò su di lei, le guance solcate da lacrime salate, incredulo. La donna respirava ancora, sebbene avesse molte difficoltà. Alzò lo sguardo verso di lui, opaco e prossimo alla morte, sorridendo appena. Mimò una frase con le labbra, prima di abbandonarsi all’oblio. Per un attimo Yukimaru pensò che stesse semplicemente riposando, ma immediatamente quella piccola speranza venne spazzata via dalla realtà: il piccolo urlò, addolorato, e il suo chakra s’innalzò in cielo, una colonna di potere. Poi il boato di un verso animalesco scosse l’aria, con il successivo arrivo di un uomo con la medesima cappa del proprietario della katana.

Kakashi incontrò lo Sharingan del nukenin, storcendo le labbra da sotto la sua maschera. Scorse Naruto iniziare un serrato combattimento con l’uomo dalla carnagione azzurra – Kisame – , consapevole che di li a poco la situazione sarebbe precipita. Poi ci ripensò: poteva andare peggio di così?

Come non detto.

Lo stesso Sambi decise di fare la sua apparizione e Minoru, arrivato nel medesimo istante, pensò che erano nei guai. O meglio, erano fottuti. Vide il suo maestro coinvolto in un combattimento con un uomo possessore di un’enorme katana, mentre Kakashi e l’altro nukenin si guardavano costantemente negli occhi, Sharingan attivo. Poi un nuovo urlo di dolore lo spinse a rivolgere la sua attenzione sul ragazzino che avevano incontrato lui e Fuyumi, con il corpo di una donna riverso in un pozza di sangue. Riuscì a distinguere le lacrime che solcavano le sue guance scarne e capì che il Bijuu era stato attirato dal chakra di Yukimaru, non capendo il perché.

Attaccò.

 
***
 
Fuyumi percepì l’enorme quantità di chakra liberato a pochi chilometri dalla base di legno, volgendosi ansiosa verso una delle finestre.
Lei e Shizune erano arrivate un paio d’ore prima, e da allora non avevano avuto un attimo di riposo. Neji, Sakura, Yamato e gli altri non avevano mai cessato di agitarsi, febbricitanti. Erano intrappolati in delle illusioni molto efficaci, che sfinivano il loro fisico.

Se, da una parte, Fuyumi si era rassicurata quando Katashi-san aveva fatto la sua apparizione, dall’altra aveva solo aumentato la sua preoccupazione per Minoru. Erano poche le volte in cui erano rimasti separati e questa non era sicuramente una delle situazioni in cui lei riusciva a sentirsi al sicuro senza di lui. O meglio, non concepiva il pensiero che fosse lì, al sicuro, mentre Minoru rischiava la vita. Di nuovo. Senza che lei potesse essergli d’aiuto.

Shizune la richiamò all’ordine e Fuyumi si mosse come un automa, ponendo un panno bagnato sulla fronte di Sakura, la mente che divagava.

Tornerai da me anche questa volta, vero?

 
***




 
Salve a tutti!

Eccomi di ritorno con il nuovo capitolo, ovviamente con un ritardo stratosferico xD 
Non l'ho neanche riletto, perdonatemi se trovarete degli errori di distrazione ma sono leggermente fusa ù-ù
Ed indine sono arrivati anche Kisame e Itachi! Come se non bastasse in questo capitolo ho fatto fuori un sacco di gente uhuhuh 
Okay, no, so' fuori. 
Sarà che di solito a quest'ora sono nel mio letto a leggere, ma oggi i sensi di copa per non aver aggiornato mi si sono ritorti contro all'interrogazione di Economia Politica, qundi è solo colpa vostra se mi hanno messo solo 6- ù-ù 
Okay, no, sto davvero male.
Basta, mi dileguo, pronta a ricevere i vostri insulti - una recensioncina fa sempre piacere, sì *_* 

Un bacionee <3 

Maiko_chan
 

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Capitolo 15
*** Avviso ***



Avviso per i lettori!

 
Ho deciso di sospendere a tempo indeterminato l'aggiornamento di "The New Ninja". Non me ne vogliate, ma non riesco più ad adattare il mio attuale stile con quello della storia e, quando tornerà di nuovo on-line, inizierà dal primo capitolo - nuovo e rivisitato. Non ho però intenzione di cancellare la storia - mi sono affezionata a tutte le recensioni che mi avete lasciato e anche perchè è la mia primissima storia - , in quanto vorrei riprendere la pubblicazione fra un paio di mesi e quando avverrà avrà anche un nuovo titolo - non troppo diverso - e sarà pubblicato come una storia a se stante. 


La prossima volta che rivedrete questa storia gli aggiornamenti saranno più puntuali e, per essere corretta con voi tutti - coloro che mi hanno seguita, recensita e aggiunto questa storia in una sola di tutte le categorie possibili su Efp - riceveranno un messaggio privato da parte mia che li avvertirà della nuova pubblicazione. Chissà se poi arriverrano anche altre persone, io lo spero! 

Ringrazio infinitamente le 64 persone che hanno messo la mia storia nelle Seguite - http://www.efpfanfic.net/followed.php?action=linkedfollstor&sid=2001776 -, le 36 persone che l'hanno aggiunta fra le Preferite - http://www.efpfanfic.net/favorites.php?action=linkedstor&sid=2001776 -, le 8 persone che l'hanno inserita fra  le Ricordate - http://www.efpfanfic.net/favorites.php?action=linkedstor&sid=2001776 - e i miei incredibili recensori che hanno lasciato a questa storia la bellezza di 163 recensioni. 

Vi adoro e spero di potervi rivedere quando pubblicherò la nuova versione! 


La vostra affezionatissima, 

 
Naruhinafra




 
~ Maiko_chan ~
 
 

 


 

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