Do you remember me

di kebbabarosmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo. ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


Do you remember me?
Primo capitolo.
 
New York.
Presbyterian Hospital.
Secondo piano, stanza 227.
E’ lì che si trova mio marito, in coma.
Si chiama Liam Payne e fa parte di una famosissima band, chiamata “One Direction”.
Una direzione.
Quale direzione, non l’ho ancora capito.
Io sono Faith. Faith May e sono sposata con Liam da quasi 12 anni.
Questa cosa ha fatto arrabbiare tantissime directioners, ma le capisco, anche io lo ero, o meglio, lo sono, dato che li ascolto ancora. Ho tantissimi loro poster e cd in un grosso scatolone, in cui misi tutto. Quel scatolone è giù in cantina, nella casa dei miei genitori, da quando avevo 15 anni. Lo dovetti fare a quell’età perché loro non sopportavano l’idea che io andassi dietro ad una boy band, per loro era tempo perso, ma io continuai a seguirli, di nascosto, ovvio. Questa cosa mi piaceva, in fondo. Era come se fossero un mio piccolo segreto, che dovevo tenere tutto per me e la mia missione era quello di non farlo scoprire a nessuno: agente Faith May in azione. Ricevetti tanto odio perché nessuno, a parte Liam e i ragazzi, sapevano che ero una directioner, e quindi tutte le mie care sorelline mi riempirono di menzioni con insulti ogni giorno. Figo, no? Anche troppo, forse.
E ora sono qui, in una sala d’attesa ad aspettare che mio marito esca dal coma. Mi sento male, malissimo. Ho come un vuoto dentro, come se mi mancasse qualcosa e mi sento così inutile..non posso fare niente per lui. Posso solo aspettare che si risvegli.
Tutto ciò che vorrei ora.
Mi scende una lacrima. Una cazzo di lacrima mi scende la viso e mi sento morire ancora di più. L’asciugo prima che qualcuno mi veda, ma ops, è troppo tardi. Una bambina che probabilmente mi stava fissando da tempo mi si è avvicinata e continua a guardarmi.
Mi si avvicina ancora di più e continua a guardarmi con i suoi due occhioni color blu mare.
“Perché piangi?” mi chiede con una voce dolcissima, che mi viene voglia di prenderla e riempirla di baci, ma non posso. Avrà all’incirca quattro anni, quindi mi pare ovvio che le dovrò mentire sulla causa delle mie lacrime.
“Mi è finito qualcosa nell’occhio, tesoro” le rispondo.
“Non è vero” si appoggia alla sedia che è attaccata alla mia grazie ad un lungo tubo che ne unisce tante altre, fino a formare una lunga fila. “Lei ha qualcosa, è triste”.
“No piccola, sto bene” fingo un sorriso.
Si siede giusta mentre preme le mani contro la sedia, tutto questo continuando a guardarmi negli occhi. “Non è vero. Lei sta mentendo.”
Non c’era verso di farle cambiare idea.
Ma si capiva così tanto che stavo male? Sono sempre riuscita a nascondere come stavo realmente, come mai ora mi è così difficile?
“Piccola..” le accarezzo una guancia. “Sto bene, sul serio” fingo un altro sorriso. Fingere sorrisi sembra un hobbie per me, soprattutto nell’ultimo periodo e nella mia adolescenza.  Ho sempre mentito. Di giorno sorridevo, scherzavo, consolavo gli altri e la notte piangevo silenziosamente, così che nessuno sapesse quanto stavo soffrendo. Nessuno sapeva come stavo realmente e nessuno riusciva a capirlo, ma questa bambina, oggi, c’è riuscita. Non so come. Non so perché, ma questa cosa mi fa paura. Magari non riesco più a nascondere i miei sentimenti? Spero proprio di no. 

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Capitolo 2
*** secondo capitolo. ***


Do you remember me?
Secondo capitolo.
 
La bambina scende improvvisamente dalla sedia e si mette davanti a me mettendosi le mani sui fianchi.
“NO!” insiste. “Lei ha qualcosa e me lo deve dire”.
Scoppio a ridere, senza volerlo realmente. Che quella bambina sia benedetta, è riuscita a farmi ridere in un momento così duro della mia vita. La bambina sorride mostrando i suoi piccoli dentini da latte, aumentando la mia voglia di prenderle la mano, farla sedere sulle mie cosce e riempirla di baci, ma mi trattengo.
Le prendo la sua piccola e fragile mano per avvicinarla a me e lei mi guarda incuriosita, cercando di capire il motivo di quel mio gesto.
“Sai piccola-“ le dico, ma lei mi blocca.
“Non sono piccola!” incrocia le mani, come segno di offesa, per poi scioglierle subito. Lo ammetto, mi sono sentita strana appena mi ha bloccata, non sentivo quella sensazione da quando ero adolescente. Appena sono diventata adulta, moglie, madre, i bambini mi si sono avvicinati di più e non mi hanno più trattata come facevano nella mia adolescenza, e questo mi fa piacere perché allora gli stavo altamente sul cazzo, come loro a me. Naturalmente crescendo ho cambiato idea su di loro e loro su di me.
“Ah no? Non sei piccola?” le chiedo.
“No!” dice con tono aggressivo. La stavo facendo arrabbiare, quindi per evitare che si metta a piangere e corra da sua madre, è meglio che io stia al suo gioco.
“Oh si, mi scusi signorina, c’ha ragione. Lei è grande”. Ridacchio e lei ride con me. Abbassa le mani e inizia a dondolarle, come segno di noia, e guarda un uccellino fuori dalla finestra. Io intanto mi perdo nei suoi occhi blu mare. Non ho mai visto in vita mia degli occhi così belli, in cui ti ci puoi perdere con uno solo sguardo, che dicono tanto, ma che allo stesso tempo non dicono niente.
La bambina si accorge che la stavo guardando e inizia a fissarmi, con la testa rivolta verso la finestra.
Metto i miei gomiti sulle mie cosce e appoggio la testa fra le mani. “Hai dei bei occhi, sai?” le sorrido.
“Si, lo so” mi dice spostandosi i capelli dal viso. “Ma come siamo modeste” rido. Lei mi alza le spalle. Guardo a terra “e..” le dico, per poi tornare ad ammirare i suoi bellissimi occhi “come si chiama questa bella bambina, che oltre che bella, è anche modesta?”
“Maggie” mi risponde.
“Ma che bel nome” esclamo. Aveva davvero un bel nome, avrei sempre voluto chiamare mia figlia così, ma i miei mi hanno obbligato a farlo scegliere a loro il nome, e hanno scelto Daisy, perché mia nonna si chiamava così. Non mi dispiace più di tanto, in fondo è un bel nome, soprattutto perché lo porta la mia bambina.
“Piace tanto anche a me” sorride.
Mi si avvicina improvvisamente mentre mi fissa attentamente negli occhi, e inizia ad accarezzarmi una mano. La guarda, guarda la smalto quasi consumato, guarda le righe, guardo tutto attentamente e poi torna a guardarmi negli occhi.
“Allora, ha intenzione di dirmi perché stava piangendo si o si?” mi fa gli occhi dolci. Oddio, NO. Le bambine con gli occhi dolci mi fanno impazzire, se mi chiedessero di buttarmi giù da un balcone con quegli occhi, credo che lo farei. Ne vado pazza, letteralmente. Quindi abbasso la testa scuotendola. La piccola si inginocchia e piega la testa dal basso verso l’alto per guardarmi negli occhi, e sorride. Sospiro , mi alzo e inizio a camminare avanti e indietro. Per qualche minuto quella bambina era riuscita a distrarmi da tutto: da Liam, dai miei problemi, dai miei genitori, da tutto. Per qualche minuto era come se attorno a me non ci fosse nessun’altro se non lei. Com’era possibile che un essere così piccolo, tenero ed indifeso potesse farmi questo effetto? Nemmeno la conoscevo, non è mia parente, non è nessuno per me, è
solo
una
bambina.
Sobbalzai all’improvviso, qualcuno mi stava tirando i jeans. Mi giro ed era Maggie, mamma mia che paura che mi ero presa..ero persa nei miei pensieri.
“Allora, me lo dice?” mi chiede.
Basta, ci rinuncio, sarà da mezz’ora che questa bambina insiste per sapere perché di quelle lacrime, quindi okay, va bene, glielo dirò. Spero solo che non reagisca male, ecco..non vorrei poi avere problemi con i genitori.
Quindi si, glielo dirò.

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