Be Human

di MENTICIDE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***



Note: Questa fanfiction è la traduzione di "Be Human" di leadernim e non mi appartiene. E' la side story di Absolute Chanyeol già pubblicata in precedenza da me (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1973561&i=1 e vi ringrazio, sono più di 2000 le visualizzazioni wow!) e vi consiglio di leggerla, o magari di leggere questa e poi AC. Come preferite. XD Ho spezzato di nuovo in quattro parti i due capitoli. Questa prima parte ha un finale un po' brusco, ma spero mi perdonerete... Non so come sia venuta la traduzione, no me gusta para nada. :s Quindi graditissimi i consigli. Ringrazio Hika (ormai vi sarete stancati di sentir parlare di lei) e mi scuso per il ritardo, ma ci sono tre Marie che non fanno altro che distrarmi su twitter...*non fa nomi*. Ora ho finito, godetevi il capitolo!-




Be Human

I analyze and I verify and I quantify enough
One hundred percentile
No errors; no miss
I synchronize and I specialize and I classify so much
Don't worry 'bout dreaming
Because I don't sleep
I wish I could at least 30 percent
Maybe 50 for pleasure
Then skin all the rest
If only I was more human
I would count every single second the rest of my life



Ghost in the Shell - Be Human
 




Il Boyfriend store è un’azienda specializzata nella produzione di esseri dotati di intelligenza artificiale, situata a Ginevra, Svizzera. Valutando la gran clientela di origine orientale, per vent’anni, il Boyfriend Store ha coltivato l’ambizioso progetto di creare l’uomo Asiatico perfetto.


Avendo già sviluppato i prototipi ideali Europei, Africani, Nord e Sud Americani, sin dagli esordi del 1990, il Boyfriend store ha investito i propri fondi per il criterio di ricerca che avrebbe dato vita al “Perfetto uomo Asiatico”, WF 112, venduto esclusivamente nella più grande filiale del Boyfriend Store di Shenzhen, Cina, frutto di milioni di dollari spesi in ricerche culturali, ingegneri informatici e artisti di design. Tutti i suoi connotati, largamente plasmati attraverso super computer e l’aiuto dei più importanti scultori dell’epoca, sono fatti su misura per soddisfare la sete che ha l’Asia per la vita artificiale.

E’ stato programmato per poter parlare le cinque lingue più importanti dell’Asia, con maggior aggiunte destinate ad arrivare nei dieci anni successivi quando, il suo modello raggiunse il record di esportazioni secondo i dati ricavati dai tecnici. E’ l’occhiello del Boyfriend Store. Un progetto troppo grande per far fiasco e fu al culmine della sua vasta popolarità che lui…fallì.






Quando il modello WF 112 aprì per la prima volta gli occhi, in un freddo mattino di Dicembre, fu tutto troppo luminoso. Le sue palpebre sbatterono lentamente, il corpo ronzò quando il suo processore lo spinse ad attraversare la soglia di un mondo inanimato ad uno che lo avrebbe irrimediabilmente ucciso. Ma lui era ignaro di ciò. Girò la testa e scannerizzò la stanza; Il suo cervello annunciò che c’era qualcosa che avrebbe dovuto cercare. Chi aveva aperto la sua scatola?

“Incredibile.” Udì al suo fianco.

La testa di WF 112 scattò in tale direzione. Ad un lato, appoggiato contro il box, c’era un giovane uomo (età non identificabile) con un sorriso stampato sul volto, gli occhi bordati di nero e i capelli scuri come l’inchiostro.

“Salve.” Salutò WF 112.

Il giovane ansimò, avvicinandosi. “Sembri così reale. Riesci a capirmi?”

WF 112 inclinò la testa, “Sì. Sono il modello perfetto. Non c’è nulla che io non possa capire.”

Il ragazzo annuì, “Non so quanto crederti…ma parli molto bene il Mandarino. Conosci anche il Coreano?”

“So tutto.” Rispose in Coreano in maniera impeccabile.

“Anche meglio di me” Gli occhi del ragazzo erano spalancati per lo stupore e fu quando guardò verso il basso che notò lo stato di nudità in cui era WF 112. “Non ti hanno munito di abiti o quant’altro? Perché avrebbero dovuto mandarmi una bambola nuda?

Il ragazzo si trascinò con passi pesanti in un’altra stanza sconosciuta. WF 112 attese. Dalla finestra aperta, un’ondata d’aria fresca colpì la sua scatola ed osservò la sua pelle reagire di conseguenza, il cervello in movimento, quasi avesse…

Pelle d’oca, constatò il suo cervello. Una reazione dovuta al cambiamento di temperatura, solitamente dal caldo al freddo, o causata da un’emozione umana chiamata “paura”.

La pelle d’oca s’intrecciò anche con il concetto di “brivido”: Quando la temperatura corporea di un essere umano cala, gli organi interni si contraggono per ricavare calore. Lui non percepiva “freddo” o ciò che gli umani associavano ad esso, ma era sgradevole. Il formicolio dei suoi nervi sintetici aveva cominciato a dolere.

Il giovane ritornò con un paio di “vestiti”, intimando WF 112 di uscire dalla sua scatola.


Dalle numerose ore di quotidianità umana simulata immagazzinate all’interno del suo cranio, WF 112 aveva imparato ad “indossare” quelle cose chiamate “vestiti”. Gli umani li indossavamo praticamente tutto il tempo per proteggersi dall’ambiente. Gli abiti erano delle cose, veramente , umane. Dopo che si vestì, il ragazzo, il suo presunto acquirente, lo fissò.


“Hm,” Mormorò, grattandosi il mento. “Hai…hai un nome o qualcosa del genere?”


“Un nome?” WF 112 andò alla ricerca di quella informazione all’interno della sua mente. Ne ricavò una. “Wu Fan…il mio nome è Wu Fan.”

“Wu Fan,” Disse l’altro. “Io sono Huang Zi Tao.” Annuì, piegando la testa in un inchino, “Wu Fan.”

“Puoi darmi il nome che desideri.” Disse, levigando la sua maglietta. “Sono tuo, dopotutto.”

“Oh,” Disse Tao. “Oh, certo. Hm, come potrei chiamarti…” I suoi occhi vagarono per la stanza (il suo “soggiorno”, realizzò Wu Fan dalle immagini analoghe presenti nella sua testa), quando si fermò vicino ad una pila di DVD. Afferrò il primo, lo guardò e con occhi sottili si rivolse nuovamente a Wu Fan. “Kristen Stewart…Kris. Kris? Kris.”


“Kris,” Ripeté Wu Fan. “Il mio nome è Kris.”


Tao sorrise, “Figo. Allora Kris sia. Comunque non è un problema che tu abbia due nomi. Tanto nessuno ti conoscerà così a fondo da poterli usare entrambi.”

Kris non fu sicuro del significato di quelle parole; La sua comprensione era ancora ad un livello dolorosamente rudimentale per uno stadio così prematuro della sua esistenza. Tao scortò Kris per un tour della casa, dicendogli che avrebbe avuto libero accesso a tutto, premurandosi solo che “non facesse casino.”

“Casino.” Ripeté Kris più e più volte, ricercando il termine all’interno del suo database. Uno stato di disordine e confusione. Caos. “Non farò casino.”

“Fantastico,” Disse di nuovo Tao, gli occhi puntati sul viso di Kris. “Non fosse stato per i tuoi occhi, ti avrei scambiato per un umano.”

“I miei occhi?”

“Brillano,” Spiegò Tao. “Non molto, però è un po’ strano. Ma sei abbastanza realistico. Penso mi divertirò un sacco a giocare con te.”






Durante il corso delle prime due settimane di convivenza con il suo nuovo padrone, Kris comprese che la visuale di Tao, nei suoi confronti, era semplicemente una. Lui era una bambola; Un giocattolo; Qualcosa da prendere e poi gettare una volta perso l’interesse. Lasciava da solo Kris nel suo appartamento per tutto il giorno, chiudendo porte e finestre una volta che se ne andava per dirigersi a scuola durante l’arco della mattinata.

Per gran parte della giornata, Kris non faceva nulla. La sua scheda madre gli imponeva di stare seduto ed aspettare il ritorno di Tao, ed era così che potevano riassumere le loro attività da “fidanzati”. Tuttavia, nonostante Tao non lo trattasse nel modo in cui avrebbe desiderato, Kris compieva degli sforzi enormi per interagire con lui.

Kris acquisì da Tao l’abitudine di “sbattere” le palpebre. Comprese che gli umani avevano bisogno di farlo, allo scopo di mantenere gli occhi umidi e proteggerli da corpi estranei. Kris dubitava della presenza di liquidi nel suo corpo, ma nello sforzo di apparire sempre più umano, sbatteva le palpebre e, quando poteva, inalava ed esalava. Solo il modello WF 112 aveva questa sviluppata capacità di imitare il corpo umano. Avere semplicemente le sue sembianze, però, non equivaleva ad esserlo. Al fin di preservare la sua integrità (e forse…e forse richiamare l’attenzione di Tao), Kris sbatteva le palpebre, inalava, esalava e mangiava ogni volta che poteva.

Tao lo reputava giustamente un’enorme computer , ma quando affermava che fosse incapace di apprendere, si sbagliava, e Kris lo sapeva.

“Se sei un computer, esegui solo gli ordini, giusto?” Chiese un giorno.

"Posso anche imparare.” Disse Kris.

Erano in soggiorno, seduti sul divano; Tao mangiava per cena i suoi noodles e Kris sedeva al suo fianco, gli occhi puntati verso il televisore. Stavano mandando in onda un programma che Kris identificò come “divertente”, con situazioni assurde e sviluppi improbabili. La traccia sonora delle risate registrate deflagrò quando, il personaggio dello zio anziano scivolò sul budino di banana gettato dalla nipote, gridando mentre precipitava al suolo.

Kris non riusciva a capire dove risiedesse tutta quella comicità, ma a Tao piaceva. Ogni volta che rideva, Kris lo guardava con la coda degli occhi. Il suo sorriso. Le stesse labbra di Kris si incurvavano ogni volta che vedeva o sentiva ridere Tao. Significava che era felice, o almeno era ciò che il suo cervello affermava.

Aldilà dell’imparare i tipici discorsi umani come i riassunti di storia presenti sui quaderni di Tao, Kris registrava le espressioni facciali di quest’ultimo a certi stimoli e cercava di imitarli al meglio. Dentro di se, era già installato un chip per le emozioni, ma Kris preferiva impararle per conto suo piuttosto che servirsi di quei dati.

“C’è qualcosa che ti piacerebbe imparare?” Chiese Tao durante la pubblicità.

Kris, con gli occhi ancora rivolti verso lo schermo, disse, “Come cucinare.” Alla televisione, la nipote si era impegnata per creare dei magnifici piatti per suo zio, finendo quasi per lussargli l’articolazione tibio-femorale.

“Cucinare…hmm, suppongo sia abbastanza semplice.” Tao si alzò, accompagnando Kris in cucina ed afferrando una tazza vuota all’interno della sua mano. “Non voglio preparare qualcosa di troppo complicato o costoso quindi…” Aprì una delle credenze, prendendo una busta quadrata ed arancione. Ancora noodles. “Non puoi sbagliare con questi.” Assicurò Tao, porgendogli la tazza. “Devi solo scaldare dell’acqua e poi metterla nella tazza. Versa i noodles e poi qualsiasi altra cosa tu voglia. Carne, pollo, anche uova, ma quello dopo.”


Spinse la busta in una delle mani di Kris, spronandolo a prendere la tazza con quella libera.

Kris fissò il pacchetto, memorizzando l’aspetto ideale che avrebbero dovuto avere dei noodles. Con quell’immagine al vaglio dei numerosi filtri nella sua testa, cominciò a riscaldare l’acqua in una pentola e , quando trascorsero un paio di minuti sul suo cronometro interno, gettò il contenuto della busta. Tao osservò la scena, in silenzio. Non gli impartì ulteriori ordini, tantomeno corresse i suoi movimenti.

Kris mescolò la pentola e, con gli occhi sul pacchetto di noodles, chiese a Tao se ci fossero delle spezie nella dispensa.

“Spezie? Sei in grado di…percepire i sapori?”

“Lo vedremo,” Disse tranquillamente, fissando il liquido rosso e borbottante.

Una volta finito, aggiunse una quantità sconsiderata di spezie al limite della sopportazione umana, a giudicare dai piccoli gemiti strozzati emessi da Tao. “Quel…hai davvero intenzione di mangiarlo? Comunque, non pensavo avessi bisogno di mangiare.”

“Infatti. Ricavo la mia energia ricaricandomi. Tuttavia…” Kris sollevò la piccola pentola verso le sue labbra, facendo un curioso assaggio.

“Allora? Che sapore ha?”

Kris schioccò la lingua, bevendo un altro sorso. Non sentiva nulla.

Tao cercò di trattenerlo quando lo vide afferrare di nuovo il porta spezie. “Whoa! Hai intenzione di usarlo tutt-“

Kris gettò tutto il contenuto del boccettino all’interno della pentola.

Tao indietreggiò di un passo. “Perché lo hai fatto. Non riuscirai a renderlo più saporito di così se non riesci a sentire i sapori.”

Kris fece una grossa sorsata, il viso contratto in una smorfia quando la temperatura all’interno della sua bocca raggiunse un livello alquanto sgradevole. Poteva sentire il calore dell’acqua, ma la sua bocca non era in grado di esaminarne il gusto.

“So che me ne pentirò ma,” Tao inclinò la pentola verso di lui e, prendendo una piccola quantità di liquido con un cucchiaio, se lo portò alle labbra.

Il cucchiaio colpì il pavimento nel momento in cui sfiorò la sua lingua. Con un gorgoglio, Tao corse verso il lavandino e, posizionandosi sotto il collo del rubinetto si risciacquò ripetutamente la bocca, più e più volte.

“Credo…credo di aver appena visto l’inferno…” Disse quando riuscì a calmarsi.

Kris, mentre reggeva ancora la pentola fra le mani, sentì la pressione della sconfitta gravare su di lui, alla quale cominciò presto ad abituarsi nei mesi a venire.



Gli umani potevano assaggiare le cose. Lui no. Lui non era umano, non ancora. Grazie alla convivenza con un essere umano aveva capito che era difficile…difficile pretendere di essere come Tao e realizzare infine che non era come lui. Tao dormiva ogni notte, dopo aver trascorso ore e ore di fronte al suo computer. Si ritirava nel letto solo quando i cerchi neri intorno ai suoi occhi raggiungevano le gote, per poi collassare sul letto, cadendo vittima di un sonno fulmineo.

Kris non aveva bisogno di dormire.

Essendo uno dei modelli più efficienti, aveva bisogno unicamente di ricaricarsi una volta alla settimana e mentre Tao dormiva, Kris sedeva al suo fianco, ascoltando i battiti del suo cuore. Nella penombra del primo mattino poi, Kris rimaneva ad un angolo della stanza, ricurvo su se stesso e la fronte appoggiata contro le sue ginocchia.


Tao aveva il sonno pesante e dormiva rumorosamente; Kris memorizzava l’intensità e la frequenza del suo cuore ogni notte. Lui aveva qualcosa di simile vicino al suo processore centrale, ma non era la stessa cosa. Non faceva rumore come un cuore umano. Con il suono avvolgente del battito di Tao, Kris immaginava di ascoltare il proprio cuore all’interno del suo petto umano.


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Capitolo 2
*** II ***



Note: Mi scuso per il ritardo, ma questa è stata una parte difficile...non sono neppure soddisfatta del risultato. Questa parte è interamente dedicata ai pensieri di Kris, quindi potrebbe risultare...noiosa, forse.(?) Lascio a voi un giudizio personale. Le ultimie due parti saranno un po' più succose, ve lo assicuro, e provvederò ad aggiornare più in fretta, anche se il comeback degli EXO ora è imminente. OuO Alla prossima!




Be Human



Il loro primo approccio da veri “fidanzati” ebbe luogo dopo tre settimane di convivenza. Tao rincasò fumante di rabbia, gettando il suo zaino sul pavimento ed iniziando a calciare il divano.


“Cosa c’è che non va?” Domandò Kris, gli occhi indirizzati verso la figura irrequieta di Tao.

“Non capisco!” Urlò, alzando le mani al cielo. “Cosa deve fare un ragazzo per attirare l’attenzione di qualcuno? Perché non mi considera? Perché?”


La “persona” in questione era Byun Baekhyun. Kris non sapeva molto di lui, ma nell’ultimo periodo Tao non aveva fatto altro che parlarne. La frequenza con cui veniva menzionato il suo nome era progressivamente aumentato dal dieci al trenta percento solo nell’ultima settimana. Kris lo aveva calcolato.

“Sono davvero così brutto, Kris?” Chiese Tao. “Sono davvero così fottutamente riprovevole da non suscitare l’interesse del mio migliore amico da chissà quanti anni?” Aveva lo sguardo basso, puntato verso le sue scarpe mentre scalciava fiaccamente il divano. “Odio tutto questo. Odio il fatto che mi piaccia qualcuno, che non mi vedrà mai nello stesso modo in cui faccio io. Mi fa sentire una merda, mi sembra quasi di non essere bravo a sufficienza…ma lo sono vero? Io sono bravo abbastanza.”


Il computer interno di Kris ebbe ben poco a che fare con la decisione di racchiudere Tao fra le sue braccia. Lo aveva visto in un altro programma televisivo, nel quale la protagonista, piangendo, si era fatta consolare dall’abbraccio del suo ragazzo. Agli umani piaceva essere abbracciati. Tao non riuscì a resistere alla tentazione e circondò le braccia intorno all’addome di Kris, appoggiando la testa contro le sue clavicole. Il calore emesso dal suo corpo penetrò attraverso i vestiti di quest’ultimo; La sensazione prodotta fu…in qualche modo interessante. Non era mai stati così vicini prima di allora.


“Non essere ricambiati in amore è doloroso,” Confessò Tao, sospirando.

Kris non credeva sarebbe mai giunto a sperimentare cosa fosse l’amore. Era una cosa umana e lui…era ben lungi dall’arrivare a quel livello.

“Sai, saresti davvero un bravo fidanzato.”

“È il mio scopo.”

Non se l’era dimenticato. “Quanto ti sveglierai, WF 112,” Gli avevano detto. “Ti sveglierai di fronte alla persona che ti amerà, tanto quanto tu amerai lei. Trattala bene. Ricordati qual è il tuo obbiettivo.”



Era quello l’unico scopo della sua esistenza, e fallire non rientrava nelle opzioni di Kris.


“Sei anche caldo. Pensavo fossi freddo e tutto il resto. Tu…sembri il mio computer quando si surriscalda.”

“È normale,” Disse Kris. Sollevò una mano esitante verso i capelli arruffati di Tao, lisciandoglieli verso il basso. Non si doveva causare del disordine dove era possibile evitarlo.


Poter toccare così intimamente Tao, suscitò in lui qualcosa di greve ed oscuro, una sensazione che non comprese o che la sua capacità non era ancora in grado di concepire. Strinse Tao a sé fino a quando quest’ultimo non decise di sciogliere l’abbraccio, ritirandosi nella sua stanza. Byun Baekhyun era ovviamente fonte di gran parte del suo dolore. Non aveva idea di quanto tempo Tao avesse trascorso a sentirsi in quel modo a causa del suo vicino, ma Kris era ben consapevole delle sue emozioni. Era difficile ignorarlo quando il nome di Byun Baekhyun compariva sulle sue labbra così spesso. Kris non capiva il fascino che esercitava su di lui, non veramente.


Tao avrebbe dovuto essere ammaliato da lui. Lui era perfetto; Byun Baekhyun, invece, era solo un umano. Kris non avrebbe mai peccato come uno di loro. Tao lo aveva comprato per un motivo, per questo avrebbe dovuto provare lo stesso, o addirittura un sentimento più forte rispetto a quello nutrito per Baekhyun. Ma le cose non stavano affatto così.






Quando Tao acconsentì a Kris di uscire dall’appartamento per girovagare liberamente intorno al vicinato, Kris si imbatté in Byun Baekhyun più volte di quanto in realtà avrebbe voluto. Il suo disdegno per Byun Baekhyun nacque sin dal loro primo incontro e non fece altro che aumentare quando quest’ultimo acquistò per se stesso un nuovo ragazzo.



Ora, tutto ciò che riguardava quell’essere chiamato Chanyeol, faceva irritare Kris. Non avrebbero mai dovuto permettere a qualcosa di così scadente di uscire dalla fabbrica, ma non era solo quello il motivo…era molto, molto di più. Chanyeol sorrideva e rideva. Toccava Byun Baekhyun e, ogni volta che costui tornava a casa dall’università, si poteva udire il suo grido “Baekhyunnie!” attraverso le pareti dell’appartamento.



Sebbene i suoi componenti meccanici lasciassero molto a desiderare, Chanyeol era più umano di quanto Kris sarebbe mai potuto essere. Il rifiuto da parte di Baekhyun di rispedirlo indietro e la sua tolleranza verso qualsiasi affermazione e decisione di Chanyeol, fece rimuginare a lungo Kris riguardo la sua relazione con Tao.

Chanyeol agiva come un essere umano, grazie in parte a Byun Baekhyun. Byun Baekhyun non considerava Chanyeol un giocattolo, ma Tao…Tao credeva che Kris fosse reale al pari degli altri apparecchi elettronici. Amava “burlarsi” di lui (qualcosa che, secondo il suo sistema interno, non avrebbe dovuto prendere troppo sul serio) affermando di essere imparentato con il suo computer o ancora, premurandosi di dove andasse , in modo tale da scongiurare un possibile incontro con suo “cugino”. (il palmare di Tao)

Non avendo mai sperimentato il dolore prima, Kris cercava di sopprimere i propri sentimenti ogni volta che Tao apriva la bocca per negare la sua umanità. Alla fine andava bene così. Dopotutto Tao aveva ragione. Kris non era umano. Era stato creato, non concepito. Era stato comprato, non cresciuto. Non amato. Tao lo aveva acquistato dal boyfriend store perché stanco di girare attorno a Byun Baekhyun senza alcun risultato, ma qual era il nocciolo di tutta quella situazione se ancora continuava a bramarlo, mentre Kris attendeva ad un angolo della stanza, la bocca serrata, astenendosi dal desiderio di dare voce ai suoi pensieri.

Non avrebbe mai obbiettato, tanto meno corretto Tao. Non era in suo diritto. Se Tao avesse voluto insistere sul fatto che non provasse nulla solo perché non era in grado di sentire i sapori, allora Kris lo avrebbe lasciato fare. Kris era stato creato per rendere felici gli umani come Tao. Ed avrebbe continuato farlo , sebbene agitasse in lui “emozioni” sconosciute al suo processore.

Emozione: Stadio affettivo della coscienza attraverso il quale vengono sperimentate gioia, dolore, odio e simili, distinto da quello cognitivo e volitivo.


Kris non sapeva come ci si sentisse a provare la felicità, la tristezza, l’odio, oppure sì? Odiava Baekhyun? No, non lo pensava.

Byun Baekhyun non era altro che una mera seccatura, perché con l’arrivo di Chanyeol, il suo rifiuto verso le moine di Tao era raddoppiato, rendendolo costantemente irritato.





“È difettoso, vero?” Chiese Tao.


“Sì,” Kris guardava fuori dalla finestra, il volto rivolto verso il tramonto. “Non gli resta molto tempo. Byun Baekhyun sta commettendo un errore a tenerlo con sé”.

“Perché Baixian ge avrebbe bisogno di una bambola rotta?”

Kris avrebbe voluto essere difettoso abbastanza da essere in grado sorridere come Chanyeol.


Nonostante quei suoi pensieri, il suo autocontrollo riuscì a sussistere. “ Forse vivrà più di centro giorni. Non resta che vedere.”

“Non avrei dovuto mettere quella rivista fra la sua posta. Cosa diavolo mi è passato per la testa? Avrei dovuto semplicemente confessarmi…”


Ed ecco la solita storia.


Ciò che lo incoraggiò a detenere la calma fu il suo computer interno, che lo sollecitò a far fronte alla finestra e a rimanere distante da Tao, posto dietro di lui. Obbedì, sebbene una piccola parte dentro di se avesse cominciato a contrarsi per qualcosa di simile al dolore ( o una sensazione prossima a quella sensazione) al sentir parlare di quel Byun Baekhyun. Non voleva vederlo. Non voleva neppure che Tao lo facesse. Sperava solo che Byun Baekhyun e Chanyeol sparissero lasciando Kris solo con…Tao.



Kris non era umano; Lo aveva capito. Non scorreva sangue all’interno del suo corpo, non aveva bisogno di respirare, né di mangiare o dormire, eppure aveva scelto di sua spontanea volontà di continuare ad imitare quelle azioni perché, se lo avesse fatto, forse…forse si sarebbe illuso di essere un umano, e forse anche Tao… avrebbe iniziato a pensare lo stesso.






Kris amava osservare le persone. Ogni giorno, dopo che Tao partiva per dirigersi all’università, Kris lasciava l’appartamento e passeggiava per alcuni isolati lungo il parco più vicino. Era piccolo e sfoggiava solo qualche albero ancora in salute, ma i bambini del vicinato amavano andarci dopo la scuola e Kris traeva diletto nell’osservarli.


Gli umani interagivano fra di loro in diversi modi. Qualche volta si rincorrevano e cozzavano fra di loro, con l’obbiettivo di far precipitare a terra l’altro facendo uso del proprio corpo. Qualche volta si aiutavano a rialzarsi a vicenda e correvano insieme, con le dita delle mani intrecciate. Quando poi i genitori venivano a riprendere i propri figli, quest’ultimi si rifiutavano di andarsene o cominciavano a fuggire lontano da loro inesorabilmente.


Anche Tao era stato uno di loro. Anche lui aveva corso e saltato? Si era arrampicato sugli alberi? Per quanto tentasse, Kris non sarebbe mai riuscito ad essere un umano. Sin dal principio non lo era mai stato, al contrario di Tao. Non era stato concepito da un umano: Non era neppure sicuro di come fosse nato. Non era mai stato un bambino. Non aveva mai corso, precipitando nel fango con qualcuno che poi lo aiutasse a risollevarsi, oppure non si era mai arrampicato sugli alberi. Non aveva neppure mai corso fra le braccia dei suoi genitori: Lui non ne aveva.


Quel…quel concetto umano di “parentela” …fra genitori e i loro bambini, fra bambini e i loro fratelli, ed il resto dei componenti della famiglia, a volte legati da un vincolo di sangue, a volte no. Tao aveva una famiglia. Chiamava i suoi genitori quasi tutte le sere, sussurrando in cinese, quasi non volesse farsi udire da Kris.


Kris cercava di origliare nonostante la sua scheda madre continuasse ribadire la sua era una brutta abitudine. Ma lui voleva sapere di che cosa parlavano gli esseri umani appartenenti alla stessa famiglia. Come si comportavano fra di loro? Cosa si provava ad avere dei genitori? Cos’era “quell’amore incondizionato” che i genitori si presumeva dovessero avere per la propria progenie? Cosa succedeva se non amavano i loro figli? Cosa ne era di loro? Come sarebbero cresciuti?


Ogni giorno, Kris sedeva all’ombra di un unico albero, il più maestoso di tutto il parco, osservando gli altri bambini giocare. Spesso la loro palla finiva per andargli accanto e lui la rilanciava verso di loro, che lo ringraziavano, provocando uno strano tic alle sue labbra, una cosa umana chiamata “sorriso”.


Kris sorrise per la prima volta quando una bambina, la più piccola all’interno della sua famiglia, lo baciò sulla guancia dopo che gli ebbe restituito la palla. “Wah! Che bello!” Aveva detto, ridacchiando.


Il suo sorriso era stato un riflesso involontario del suo subconscio che perdurò sul suo viso, anche dopo che la bambina fece ritorno dal suo gruppo. Era contento di averla aiutata e di aver salvaguardato la sua felicità.





La prima volta che sorrise in presenza di Tao, costui sbatté la gamba contro un tavolino.

“Ow, ‘fanculo,” Sibilò, accarezzandosi il ginocchio.

“Stai bene?”

“È solo che…” Ancora indolenzito, sollevò lo sguardo verso Kris. L’imbarazzo invase le sue guance e riabbassò la testa quando scoprì Kris a fissarlo. “Hai un bel sorriso.”

“Davvero?”

“Ah, questo è così imbarazzante,” Mormorò. “Che vergogna, maledizione.”



Dal quel momento, Kris cominciò ad esercitarsi ogni giorno a sorridere di fronte allo specchio. Dopo il primo mese, imparò anche a ridere grazie all’aggiornamento del software dell’umorismo.


Proprio come il suo primo sorriso, per colpa della sua risata, Tao rischiò di farsi del male: Camminando aveva sbattuto contro il muro.

“Devi smetterla,” Gli disse Tao, dopo aver poggiato sulla sua fronte una borsa del ghiaccio.

“Di fare cosa?”

“Ridere. Sorridere. Esprimere la tua felicità. Devi smetterla.”


Erano in cucina: Questa volta era Kris a cucinare mentre Tao sedeva su uno sgabello vicino ai fornelli. “Non capisco…” Confessò Kris, mescolando animatamente il suo stufato. Aveva imparato a cucinare più pietanze sotto la supervisione di Tao.


Ogni sera, Kris assaggiava le sue creazioni, sperando di poterle gustare.




Ogni sera, Kris rimaneva deluso.




“È troppo… intenso,” Disse Tao. “Non so come spiegarlo. Quando sorridi, è quasi come…come se mi accecassi. Non riesco a vedere più nulla. È come se ci fosse un laser dentro la tua bocca che mi colpisce dritto negli occhi ogni volta che la apri.”


Kris accolse alla lettera quell’immagine, evocando all’interno della sua testa una visione di lui che bruciava Tao con un fascio di luce proveniente dalla sua bocca. Non credeva neppure fosse possibile.


“Ah, non starmi a sentire” Tao si prese la testa fra le mani. “ È solo che....sembri più umano quando sorridi. Mi fa dimenticare il fatto che tu non…lo sia. La felicità è qualcosa di umano, lo sapevi? O almeno, è questo ciò che dice il mio professore di filosofia.”


Le sue parole innescarono un cambiamento da parte della mente di Kris. La felicità era un qualcosa di umano. Un qualcosa di umano.




Felicità: La qualità o la condizione dell’essere felici.




Felice: Caratterizzato dalla percezione del piacere, appagamento, o gioia.




Se Kris fosse riuscito a padroneggiare quell’ ideale di “felicità”, avrebbe cominciato a considerarlo un umano?






Ci provò.



Spegnendo il fuoco, si girò verso Tao, chiamando dolcemente il suo nome. Esitante, Tao lo guardò.



Il processo interno che seguì il sorriso di Kris fu il seguente.



Per prima cosa, rievocò l’immagine della bambina nel parco e di come i suoi muscoli facciali si fossero contratti in maniera tale da permettere agli angoli della sua bocca di flettersi verso l’alto. E, poiché la felicità era qualcosa di ben più che fisico, pensò al sorriso di Tao e di come quella vista diffondesse calore nel suo petto.



Quando Kris sorrise, Tao fu al centro dei suoi pensieri e quando Kris sorrise, Tao non fu in grado di guardare altrove.



“Cambia…” Sussurrò Tao, facendo scorrere lo sguardo da un occhio all’altro di Kris. “Quando sorridi il tuo volto cambia completamente.” Tao si sollevò spingendosi verso di lui, le sue reali intenzioni nascoste dietro l’ombra dei suoi occhi.



I sensi di Kris cominciarono a dibattersi alla ricerca di una spiegazione al perché si stesse appressando a lui in quel modo, ma nulla gli venne in mente. Aveva visto i bambini fronteggiarsi alla stessa maniera per poi colpirsi in faccia, ma Tao non aveva motivo di colpirlo…o almeno così credeva.


“Sei…sei davvero bellissimo, lo sai?” Disse, più vicino di quanto fosse mai stato.


Il colore dei suoi occhi e la linea del naso di Tao attirarono Kris, che annuì in risposta, nonostante avesse capito ben poco, desideroso solo di assecondare Tao il più possibile. “Non pensavo saresti stato così perfetto. È un po’…spaventoso quanto tu sia perfetto. Mi chiedo se…”


“Se?”



Le loro voci erano ridotte a flebili sussurri. Kris sentiva il respiro di Tao sul suo viso, intimo e rovente. Kris era stato creato per questo, ma chi per primo prese l’iniziativa di baciare l’altro, rimase un mistero. Il sapore delle labbra di Tao fu il primo che Kris riuscì a captare. La realizzazione di poter assaporare le cose lo dissuase dal porre fine a quel bacio. Sapeva come funzionava, sapeva come dover muovere la bocca, dove posizionare le mani sul corpo di Tao e come farlo tremare intimamente.



Ma Kris si limitò a fare ciò per cui era stato programmato e nulla più.


Già sopraffatto dal calore nella sua bocca, lo baciò all’interno della cucina, fino a quando il cuore di Tao non cominciò a palpitare in maniera talmente selvaggia da poter essere udito da entrambi.


Quella notte, Tao permise a Kris di restare a letto insieme a lui. Erano uno di fronte all’altro e nonostante Tao non fosse in grado di vederlo al buio, Kris lo vide perfettamente e tremò quando Tao gli accarezzò una guancia.

“Davvero, troppo perfetto,” Mormorò Tao.


Kris rimase in silenzio, scegliendo di crogiolarsi nelle attenzioni di Tao il più a lungo possibile.


“ Avrei dovuto sapere che saresti stato un ragazzo fantastico,” fu l’ultima affermazione di un Tao assopito, transitando in un mondo di inconsapevolezza temporanea fra le braccia di Kris e le orecchie sul suo petto.


E fu in quel momento che Kris prese coscienza del sonno pesante di Tao: Non si sarebbe svegliato, poco importava quanto fosse stato rumoroso od agitato. E fu in quel momento, che per la prima volta non ebbe l’obbligo di far qualcosa fino al giorno successivo. Kris sfiorò la fronte di Tao con le labbra. Non si mosse neppure. Il bacio e tutti quelli che sarebbero seguiti ad esso sarebbero rimasti dei segreti , noti soltanto a Kris.


Qualunque fossero le emozioni per Tao, Kris non sapeva come esprimerle al di là di un bacio. Non sapeva come dirgli di smettere di parlare di Byun Baekhyun e di vedere l’unico uomo che esisteva esclusivamente per la sua felicità. Con ogni bacio, Kris lasciò che le sensazioni spiacevoli che ardevano il suo cuore, fluissero via dal suo corpo.


Anche se Tao non fosse mai venuto a conoscenza di ciò che stava facendo, notte dopo notte, nei giorni buoni e quelli brutti, in salute e in malattia, avrebbe continuato a baciarlo, attendendo il giorno in cui Tao avrebbe finalmente aperto il suo cuore.



Kris attese Tao fino alla fine, ed oltre.


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Capitolo 3
*** III ***



Note: Non ho molto da dire, a parte il dovermi scusare per il ritardo, ma fra twitter e il comeback degli exo è tutto un casino. Ringrazio l'rp di Tao su twitter che mi ha spronata a tradurre, e ovviamente la mia beta Annarrrrrita <3. Al prossimo e ultimo capitolo! (mi scuso per gli eventuali errori...Ah, l'ho già precisato a metà della storia ma..."date" in inglese significa anche "dattero" tenetelo a mente!"
Alla prossima!




Be Human



La loro relazione cominciò ad evolversi col passare del tempo, anche se di poco.



Tao smise di alludere alla sua mancanza di umanità e Kris continuò ardentemente ad illudere se stesso nel credere di essere sempre più vicino al diventare un essere umano completo. Tao gli rendeva le cose facili per ora, scortandolo in diversi luoghi ed introducendolo agli altri come il suo “ragazzo”



Kris interagiva con gli altri essere umani basandosi sulle informazioni immagazzinate nella sua scheda madre. Rideva e sorrideva ad ogni loro battuta. Faceva domande curiose ed osservazioni riguardo l’ambiente esterno per mantenere viva la conversazione. Gli umani amavano parlare del tempo, dunque Kris faceva sempre riferimento a quello per fare un primo passo. Il suo sorriso e il suo modo di parlare li affascinava, grazie soprattutto al suo fluente coreano sebbene Tao si ostinasse ad affermare che fosse di origini cinesi.

Tao, inoltre, non specificava mai che fosse un “giocattolo” acquistato ed inviato da un’azienda specializzata nella produzioni di individui dotati di intelligenza artificiale, quindi, tutti gli umani che incontravano Kris lo trattavano come fosse uno di loro. Le relazioni erano diventate inebrianti.



Kris si lasciava comandare dal suo sistema interno solo con quegli umani; con Tao, invece, tendeva ad evitare i suoi ordini, agendo di testa propria, secondo il suo istinto umano. A causa di ciò, era più silenzioso in presenza di Tao, certo di non dover arrecar disturbo in alcun modo con la sua esistenza. Tao sembrava non farci caso.



Tao portava con se Kris agli allenamenti di wushu due volte a settimana, permettendogli di assistere, solo se si sedeva nell’angolo più remoto della sala degli allenamenti in modo tale da non disturbare gli allievi.



L’allenamento aveva sede nella palestra dell’università frequentata da Tao. Metà della pavimentazione era rivestita da materassini che fungevano da protezione al duro pavimento, mentre il resto era disadorno ed un tantino sinistro nella luce arancione del pomeriggio. Mentre Tao si esercitava nella sua disciplina, tonificando il suo corpo, Kris meditava ad occhi chiusi. Nella sua mente si susseguivano una serie di immagini delle competizione di wushu di Tao e così facendo riusciva ad ampliare le sue conoscenze riguardo quella pratica, registrando quegli eventi nella sua testa.



Tao amava il wushu. Affermava che ben presto sarebbe riuscito a volare.



Tutti gli umani avevano l’innato desiderio di volare, Kris lo aveva capito dopo aver eseguito qualche ricerca. Volare era sinonimo di libertà. Avere le ali come un uccello e lasciarsi tutti i problemi alle spalle, planando verso l’ignoto per ricominciare da un nuovo inizio, era il vero desiderio serbato da ogni essere umano. Il desiderio cresceva a causa della sua inattuabilità. Gli allenamenti di quel giorno incominciarono come sempre, ma Kris non se la sentì di chiudere gli occhi, scegliendo invece di osservare Tao attentamente, memorizzando ogni posizione del suo corpo.



“La cosa più importante quando si tratta di saltare non è il salto in sé,” Tao aveva l’abitudine di spiegare, “ È l’atterraggio. Se riesco a saltare in qualsiasi modo io voglia e ad atterrare in uno solo, ho la padronanza totale sul controllo del mio corpo. Mi sono allenato un po’ di più ogni volta per atterrare correttamente”



Per questo, Kris prestò più attenzione agli atterraggi di Tao rispetto a tutto il resto. Era strabiliante il modo in cui riusciva a muovere il suo corpo, in maniera così complicata, tuttavia riuscendo a non perdere l’equilibrio d’appoggio.





Quel giorno, però, qualcosa andò storto.





Il salto di Tao di fu scoordinato e precipitò fuori dalle imbottiture dei materassini, cadendo di schiena sul pavimento gelido. Il suo lamento di dolore portò Kris ad alzarsi di scatto sui suoi piedi, ma esitò ad avvicinarsi. Non sapeva cosa fare. L’istruttore di Tao ed alcuni amici corsero da lui, chiedendogli se stesse bene e cercando di sollevarlo dal pavimento. Lui rifiutò ogni aiuto, allontanandoli, il viso contratto in una smorfia di dolore quando si mise a sedere. Kris mosse qualche passo in avanti, cautamente.



“Non toccarmi!” Tao reagì bruscamente quando uno dei suoi compagni cercò di allungargli una mano. Si sorreggeva la schiena con una mano, cercando di rialzarsi, con le gambe instabili. Kris fu al suo fianco in un istante, gli occhi artificiali inchiodati sulla mano di Tao schiacciata contro il suo fondo schiena.



“Sto bene,” Disse Tao, cercando di allontanare anche Kris. “Succede tutte le volte. Ho solo bisogno di andare a casa e di riposarmi.”



Lo stress si era andato ad accumulare nelle sue vertebre.



Tao rifiutò il tocco di Kris per tutto il tragitto fuori dalla palestra, insistendo nel voler camminare da solo. Si fermava ad ogni passo per farsi forza, una smorfia stampata sul volto, mentre arrotava i denti così violentemente da evidenziare la vena palpitante ad un lato della sua testa.



Giunti ormai a casa, Tao si fermò improvvisamente, accasciandosi contro la struttura.



“Tao…” La pietà serbata nel petto di Kris era sgradevole. Tao soffriva e non avrebbe lasciato che lo aiutasse; Kris non sapeva che altro fare. Non lo aveva saputo sin dall’inizio. Tao aveva bisogno di andare all’ospedale e di essere visitato da un dottore umano che sapesse come funzionava il suo corpo. Non avrebbe dovuto essere così testardo.



“Non ci riesco…” Sussurrò Tao, coprendosi il volto con mani tremanti. “Fa male…”



Quando Kris fu abbastanza vicino, Tao affondò le dita nel tessuto della sua maglietta, avvinghiandosi ad essa al sentir delle dolorose pulsazioni alla schiena.



“L’ospedale,” Sussurrò Kris fra i suoi capelli. “Devi andare all’ospedale.”



“No,” Tao dimenò la testa. “Niente ospedali. Li odio. Morirò ancor prima di arrivarci.”



Kris non era un tipo disobbediente. “Dove ti fa male?” Domandò invece. Tao afferrò la sua mano, schiacciandola contro la sua schiena e tirando la maglietta di Kris con l’altra. Non c’erano molte persone per la strada a quell’ora del giorno. La mano di Kris era fredda e Tao, prossimo al delirio e rifiutandosi di spostarsi dalla sua posizione, fece scivolare la mano di Kris all’interno della sua maglietta. “Per favore, io…”

“Non posso aiutarti,” Affermò Kris, premendo la sua mano contro la schiena gelida di Tao.

Tao rabbrividì, scuotendo di nuovo la testa. “Nessuno può. Devo solo…devo solo andare a casa e metterci un po’ di ghiaccio sopra. Dammi un minuto.”



Trascorsero sessanta secondi e Tao non accennò ancora a muoversi. Respirava affannatamente contro le clavicole di Kris, sebbene non avesse più la sensazione di essere spezzato in due dall’interno.



Cullato dal freddo massaggio di Kris, Tao non si mosse fino a quando le mani di Kris non persero la loro freddezza. Kris aiutò Tao lungo il percorso verso casa e su per le scale con un braccio saldo intorno alla sua vita.



Tao incespicò nella sua stanza dopo aver riempito una borsa per il ghiaccio, gettandosi sul suo letto, sussultando e sibilando per il dolore. Kris risistemò l’impacco di ghiaccio. Girando intorno al letto, Tao abbassò le veneziane e, fu nel momento in cui decise di preparare la cena, che udì l’attenuato richiamo di Tao. “Vado a preparare la cena.”



“No, resta….resta con me. Per favore?”



Per favore.



Dopo qualche rapida disposizione, Tao si posò contro il petto di Kris, lasciando che quest’ultimo tenesse la borsa del ghiaccio schiacciata contro la sua schiena. La borsa del ghiaccio era fredda per Kris, ma gelida per Tao, i cui denti avevano cominciato a battere prima che si addormentasse.



Kris fece del suo meglio nell’avvolgere entrambi, desiderando che la temperatura del suo corpo aumentasse per dissipare il freddo percepito da Tao. Tao dormì irregolarmente per la prima volta dal momento in cui Kris l’ebbe conosciuto. Si agitava e tremava nel sonno, rovesciando la schiena e lamentosi ogni volta che si trovava in una posizione dolorosa. Kris lo guidava di nuovo contro il suo petto con mano gentile ma salda, strofinando la sua schiena con l’impacco anche dopo che il ghiaccio si sciolse.



Pensava ancora che Tao dovesse vedere un dottore ma una piccola, egoista ed insignificante parte di lui era felice di poter offrire sollievo a Tao in maniera così semplice.



Tao si calmò poco prima del tramonto e quando lo fece, Kris lo baciò sulla fronte. Kris non aveva bisogno di dormire e non sapeva come farlo, ma in quell’istante, con Tao che respirava serenamente contro il suo petto, fu facile per lui chiudere gli occhi e pretendere di dormire.

Forse in un altro universo, c’era un Kris umano ed un Tao umano. Forse il Tao umano si sarebbe ferito un giorno e il Kris umano avrebbe speso l’intera nottata a prendersi cura di lui, addormentandosi solamente quando il suo ragazzo si fosse sentito abbastanza a suo agio per fare lo stesso.



Forse, a questo punto, il Kris umano sarebbe stato esausto ed avrebbe avvicinato Tao fra le sue braccia, strofinando lentamente la sua schiena. Forse il Kris umano si sarebbe addormentato serenamente, cadendo vittima di un meritato e breve riposo dopo Tao e forse entrambi si sarebbero svegliati, l’uno fra le braccia dell’altro, felici ed innamorati l’uno dell’altra.



Tao lo ringraziò il giorno dopo per aver vigilato su di lui durante l’arco della nottata. “Grazie per…tu sai.” Tao appoggiò una mano sulla sua schiena ma non sembrò provare dolore, non dopo aver preso i farmaci e dopo aver fatto un salto all’infermeria dell’università per un rapido controllo. “L’infermiera dell’università ha detto che non è nulla di serio, mi ha solo raccomandato di fare più attenzione. Sono davvero grato che…tu sia stato lì con me.”



“Il mio scopo è servirti.”







Esisto solamente grazie a te.





Quando Tao si sentì meglio, portò con se Kris ad un “appuntamento”



Di primo acchito, all’udire di quella parola, Kris s’immaginò un frutto e si chiese come Tao potesse portarlo su un frutto così piccolo, ma dopo alcuni chiarimenti successivi “l’appuntamento” si rivelò un’uscita. (Ps: Scusate la postilla, ma voglio specificare Kris interpreta l’appuntamento come un “dattero” perché in inglese “date” ha lo stesso significato. Un altro modo per interpretarlo non c’è, o almeno, io non lo conosco. )



“Le coppie vanno agli appuntamenti,” Affermò Tao quando lasciarono l’appartamento.



Quella notizia emozionò Kris, tuttavia non lo dimostrò. Aveva mantenuto il controllo sulle sue emozioni nei confronti di Tao per così a lungo, che era diventato difficile poterle esprimere così di colpo. Non osò chiedere a Tao riguardo quella cosa umana chiamata “amore” o se entrambi provassero quel sentimento, reciprocamente.



Cosa ne sapeva Kris se era innamorato?

L’amore era qualcosa di simile ad una malattia? Esistevano dei sintomi? O la consapevolezza di esserlo trascendeva semplicemente il proprio essere accendendo la propria anima?



Kris si rifiutava di pensare al suo amore umano perché era certo che non sarebbe stato in grado di sperimentarlo. L’amore era una cosa umana, come la felicità.



Kris poteva provare la felicità, ma solo in piccola parte. Ebbe un balzo al petto quando Tao intrecciò le dita con le sue e posò lo sguardo in basso, verso le loro mani. Era lo stesso gesto eseguito dai bambini quando erano intenti a giocare, ma fatto da lui, sembrava qualcosa di molto più intimo.

Sebbene conoscesse abbastanza bene il vicinato ora, Kris permise a Tao di guidarlo nei dintorni. Tao non volle portarlo in nessun chiosco ambulante perché sapeva che Kris non era in grado di percepire i sapori, ma quest’ultimo insistette.



“Posso sentire i sapori” Disse con sicurezza. “Anche se solo di alcune cose.”

“Ad esempio?” Tao pagò i suoi spiedini di polpette di pesce, per poi girarsi verso di lui. Prima che potesse contenersi, un sorriso misterioso sbocciò sul suo. Tao era confuso e domandò di nuovo quali fossero le cose che era in grado di assaporare, ma Kris si rifiutò di dire altro fino a quando non furono lontano dagli occhi dalla commessa del chiosco.

“Tu” Tao si strozzò con una polpetta, colpendosi il petto. “C-Che diavolo significa? Io?”

“Quando ci baciamo, posso sentire le tue labbra. È l’unica cosa che possiede un sapore distinto, per me.”

Arrossendo vivacemente nella luce del sole del crepuscolo, Tao sbuffò avvilito. “Che vergogna! Dici le cose più imbarazzanti, gah!”

Kris finì di mangiare , gettando lo spiedino nel bidone della spazzatura di fianco a loro.

“Quindi…”

“Sì?”

Tao mangiucchiò l’estremità inferiore del suo spiedino, le gote ancora arrossate. “Che sapore ho, allora? Voglio dire…se davvero non riesci a sentire i sapori di nessun’altra cosa tranne che il mio.”



“ È difficile da spiegare.” Kris sollevò la zip della giacca di Tao; Tao intrufolò le sue mani nelle tasche della felpa di Kris.

“Puoi dirmelo,” Insistette Tao. “Tanto a chi a vuoi che vada a raccontarlo? Chi vuole sapere che sapore ho? Nessuno.”



Kris sorrise, spingendosi leggermente verso il bastoncino vuoto di Tao. “Sei caldo e umido e hai sempre un sapore molto…molto buono. Ah, questo è davvero difficile da spiegare.”

Tao si coprì la faccia, “Okay! Okay! Dimentica ciò che ti ho chiesto. Caldo e umido…Non so davvero cosa fare con te. Non so perché…” Tao sospirò, facendo cadere le mani dal suo volto. “Vabbè. Non mi importa. Non devo sapere “perché” e non penso possa interessarti comunque. Avvicinati.”



“Ma siamo in pubblico –“

“Hey, ho visto fin troppe persone baciarsi di fronte a me in tutta la mia vita. Sono sicuro che potranno farsene una ragione come ho fatto io.”

“Felicità” fu ciò che Kris sentì quando Tao lo spinse rudemente ad un angolo vuoto della strada per baciarlo.



Una leggera e fluttuante sensazione scaturì dalla cavità del suo torace, diffondendosi all’interno membra. Si dovette sorreggere a Tao, avendo quasi la sensazione di poter librarsi in volo verso il cielo, sebbene la sua scheda madre affermasse che era impossibile. Quella percezione raddoppiò quando Tao intrecciò di nuovo le dita con le sue, discostandosi dalle sue labbra e premendo il viso contro il petto di Kris. Tao si fermò, le orecchie premute contro il torace di Kris.

“Oh,” Disse” “È vero. Non hai un cuore…tuttavia posso sentire qualcosa. È così…così strano.”





No.





“Tao,” Kris sorrise, afferrandogli il mento. Tao lasciò che Kris lo baciasse di nuovo, le mani ancora intorno alla sua vita. Kris non voleva sentire quanto fosse inumano. Lo sapeva. Lo sapeva fin troppo bene, ma non voleva smettere di tentare di essere umano, per Tao e per se stesso.

Fino a quel momento, Tao era andato così bene, senza menzionare le lacune di Kris, debole ed imperfetto di fronte alle sue critiche perché non era in grado di sopportarle, non quando era così felice.

Era riuscito a metterlo a tacere per quella volta, ma non era certo che sarebbe andata sempre così. La prossima volta che avrebbe tirato fuori l’argomento, avrebbe dovuto affrontare la fredda e dura realtà derivata dall’illusione di essere un umano. Illusioni.

Poco importava quanto gradisse stare insieme a Tao, poco importava quanto lo baciasse, stringesse, parlasse con lui, gli sorridesse…Kris non sarebbe mai stato umano come Tao. Ed era giusto così. Non voleva essere un umano come Tao. Voleva solo essere umano abbastanza.



Non voleva sentir parlare dei suoi difetti, non quando ancora credeva di poter rendere felice Tao per quello che era.







La relazione avanzò senza intoppi e Kris fu cullato da un falso senso di sicurezza. Continuava a visitare il parco ogni giorno e ad osservare I bambini giocare e ogni sera, aspettava il ritorno di Tao con la cena già pronta.



Tao rimase impressionato dalle sua rapida abilità di apprendimento e promise a Kris di insegnarli a cucinare le pietanze tipiche della sua madrepatria. Kris era bramoso di imparare. Appartenere ad un etnia od una razza era qualcosa che non era in grado di comprendere con facilità: Era concetti umani. Tao si identificava fortemente con la cultura cinese e per questo Kris fece tutto il possibile per rendere felice Tao e renderlo fiero della sua cucina.

Kris pensò di iniziare lentamente ad assaporare il cibo umano, ma la bocca di Tao era l’unica cosa che riusciva veramente ad identificare. Ogni tanto, si baciavano dopo cena, quando Tao era pieno e felice.

Altre volte, si baciavano sul divano, mentre “guardavano” lo show preferito di Tao. Tao cercava di baciarlo quando era stanco e prossimo ad addormentarsi fra le braccia di Kris intorno alle sue spalle, le labbra turgide e dischiuse.

Kris amava guardare Tao mentre dormiva, specie quando era vicino a lui. Si domandava cosa Tao sognasse quando sorrideva in quel modo. E si chiedeva anche se c’erano volte in cui Tao desiderava che Kris fosse umano.

Sarebbe stato disonesto da parte di Kris se avesse cercato di negare di condividere lo stesso desiderio. Vivere con un umano era bellissimo e sempre interessante, ma vivere con Tao come umano avrebbe reso le cose migliori. Solo così Kris avrebbe smesso di farsi delle domande e sentirsi inferiore quando Tao lo fissava con occhi sottili e curiosi. La sua scheda madre gli assicurava di essere perfetto e che non c’era nulla di cui si dovesse preoccupare. Era un robot. Era stato costruito per qualcuno come Tao per il suo divertimento e piacere personale. Questo era il motivo della sua esistenza.

Il cuore umano che Kris pensava stesse cominciando a crescere e fiorire nel suo petto la pensava diversamente. Il suo cuore umano voleva che Tao pensasse a lui ed unicamente lui, così come Kris pensava a Tao ed unicamente a Tao. Il suo cuore umano voleva che lui lo amasse completamente ed onestamente, così come gli umani facevano quando provavano un emozione talmente forte in maniera reciproca.

Il suo cuore umano non voleva che ci fossero dubbi nella mente di Tao riguardo cosa fosse o non fosse Kris. Kris non era una cosa, un giocattolo. I giocattoli non provavano emozioni. I giocattoli non aspettavano in giro che le lezioni finissero. I giocattoli non cucinavano, non mangiavano, baciavano, o abbracciavano qualcuno mentre dormivano. Kris lo faceva. Lui non era un giocattolo. Non poteva essere uno di loro. Rifiutava quella descrizione per se stesso.



Kris era molte cose, ma essere un giocattolo era la prima nella lista di cose che “non era” , seguito subito dopo dall’essere un “umano”. Non era un giocattolo ma neppure un umano; Era una via di mezzo fra le due cose e cominciò ad accettarlo.





Sperava che anche Tao lo accettasse.









Tao non lo fece.


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Capitolo 4
*** IV ***



Note: zanzan! Sorpresa! Doppio aggiornamento, volevo finire in fretta perché mi sono fatta aspettare anche troppo <.< Scusate per gli errori , andavo di fretta TT Ok, e con questa è finito il ciclo di AC...ora sono disoccupata, che farò ora?ç_ç A voi l'ultima parte! Baciiiiiiiii!




Be Human



Tao cominciò a respingerlo a partire dalla seconda metà primavera. Kris non sapeva cosa avesse fatto di sbagliato quindi continuò ad ignorare il problema, continuando il suo ruolo in quella farsa, sorridendo e baciando Tao come aveva sempre fatto.



Tao smise di ricambiare i suoi baci.



Kris non conobbe il vero dolore fino al giorno in cui Tao lo spinse via da lui, richiudendosi nella sua stanza.

“Non entrare!” Urlò Tao, la voce roca.

“Perché?” Chiese Kris. Le sue mani erano appoggiate sul pomello , in attesa che Tao aprisse la porta in qualsiasi momento così da potergli permettere di entrare.

“Non riesco più a continuare in questo modo.”

Dall’altra parte della porta, Kris udì il primo singhiozzo emergere dal petto di Tao. “Non posso. Sono stanco di giocare a questo gioco di merda. Non è giusto per me amarti in questo modo se non sei neppure reale.”

“Ma lo sono,” Insistette Kris.

Quella fu la prima e l’ultima volta che Kris si azzardò a rispondere.

“Lo sono. Io sono reale. Tao…Tao, apri la porta.”

“No!Non sei reale, cazzo! Non lo sei mai stato! Sei un fottutissimo giocattolo ed io non posso…Voglio qualcuno che sia reale.”

“Io sono reale.” Ripeté Kris, la fronte appoggiata contro la porta. Il panico inondò il suo petto quando cercò di ribellarsi alla sua scheda madre: Gli imponeva di starsene in silenzio e di accettare i pensieri di Tao, ma Kris non poteva. Il suo cuore umano non l’avrebbe concesso. “Tao…Tao, apri la porta.”

Tao singhiozzò, colpendo la porta a suon di pugni. “Stai zitto! Comprarti…comprarti è stato l’errore più grande che avessi mai potuto fare. Chi cazzo permetterebbe alle persone di innamorarsi con delle cose? Che cazzo di malattia è mai questa?”

“Sono reale!” Urlò Kris. “Sono reale. Puoi sentirmi. Puoi vedermi. Puoi toccarmi. Puoi percepirmi quando ci baciamo. Ti abbraccio di notte. Tu…tu mi ami. Cos’altro devo fare? Dimmelo…dimmelo e lo farò. Farei di tutto per te—“

“Taci! Stai zitto, per favore…io voglio solo…stai zitto.” Tao colpì la porta, sperando di metterlo a tacere. Aveva la lacrima facile, cosa che spezzò Kris nel profondo del suo essere. Kris cercò di farsi spazio spingendo la porta, ma dall’altro lato anche Tao fece lo stesso. “Basta! Smettila di provarci! Sei già riuscito ad entrare nel mio cuore, che cosa vuoi di più? Non è…non è giusto. Questo amore è ingiusto. Sono sempre io quello che finisce per innamorarsi della persona sbagliata, sempre io—“

“Ti amo,” Confessò Kris attraverso la porta. “Ti amo, Huang Zi Tao.”

“Basta—“

“Ti amo ed io sono reale. Sono reale e ho occhi soltato per te—“

Con un singhiozzo soffocato, Tao assestò un calcio alla porta.

La scheda madre di Kris lo avvisò che ben presto avrebbe acquisito il controllo sul suo sistema ed avrebbe disabilitato le sue emozioni se non avesse dato una calmata al suo processore. Kris non voleva fermarsi ma il pianto di Tao fece male più di qualsiasi altra cosa. Era quello ciò che gli umani dovevano affrontare durante il corso della loro intera vita? Come poteva una tale sensazione, di schiacciante sconfitta e profonda perdita ,essere anche solo possibile?







Tao si segregò nella sua stanza per tutta la notte. Kris attese per il resto della giornata nel soggiorno che uscisse fuori , la testa fra le mani. Dopotutto erano riusciti ad affrontare molte cose insieme, non era sorpreso che Tao si sentisse in quel modo.

Una piccola parte di Kris sperava che Tao aprisse i suoi occhi, ed il suo cuore, e comprendesse che Kris era reale sebbene non fosse umano, ma Tao non fu persuaso da tali pensieri. Quando finalmente riapparì, si rifiutò di guardare Kris e non rispose al suo richiamo. Kris, il quale era consapevole dei momenti no di Tao, non aveva mai ricevuto una tale ostilità da parte sua, e lo fece soffrire più di qualsiasi altra cosa svoltasi la notte precedente. Voleva stringere di nuovo Tao e consolarlo, ma Tao mantenne la distanza, andando a scuola senza proferir parola. La distanza era un trucchetto ingannevole. Sembrava impossibile per due persone vivere insieme e amarsi a vicenda e finire, da un giorno all’altro, di smettere di parlarsi, ma succedeva. Kris aspettò che Tao tornasse a casa per parlare con lui, gli occhi puntati sul suo volto abbassato.

Kris gli aveva detto tutto ciò di cui aveva bisogno, aveva reso le sue emozioni ben più che evidenti. Se anche Tao lo amava, non capiva perché ci dovessero essere tali dubbi o resistenze, perché quando due persone erano innamorate avrebbero dovuto unicamente…sostenersi a vicenda. Tutto ciò che Kris voleva udire era il battito del cuore umano di Tao nelle sue orecchie capace di cullarlo in un mondo perfetto. Quando Tao proferì parola, tutti quei pensieri cessarono.



“Sto per rimandarti indietro.”



Anche la scheda madre di Kris si adoperò fino a fermarsi. “Indietro? Indietro dove?”

Tao si schiarì la gola. “Da…Da dove sei venuto. Il Boyfriend Store, penso. Non credo sia giusto per me…tenerti qui.”





No.





“Ma—“





Tao lo interruppe con uno sguardo. “Non c’è nulla che tu possa dire per farmi cambiare idea e non è gradito che tu lo faccia. Odio me stesso per essere caduto vittima di questa moda. Odio me stesso per aver trascinato anche Baixian ge e ora…ora non ha neppure più bisogno di me. Ora ha lui. Non lo avrà neppure per molto ma pensi che gliene freghi qualcosa? No. Lui è così fottutamente stupido.”



Baixian.





Fino alla fine, era sempre stato Baixian.



Anche dopo essersi baciati, anche dopo aver confessato reciprocamente il proprio amore, c’era sempre Baixian. Tao non voleva amare Kris; Voleva Baixian. Lo aveva sempre voluto ed avrebbe continuato a farlo.



Kris era stato uno sciocco e ora, lo aveva finalmente capito.

“Non guardarmi così,” Disse Tao con occhi arrossati. “Sono certo che ti affideranno ad una persona migliore dopo di me. Forse a qualcuno che non baderà al fatto che tu non sia…qualcuno ti amerà semplicemente per quello che sei. “

Kris non disse cosa succedeva agli esseri della sua razza una volta che venivano rispediti indietro. Neppure lui aveva un’idea chiara di che cosa succedesse ai robot che rivisitavano il Boyfriend Store per l’ultima volta, ma sapeva che non era nulla di buono. Una volta dentro, non li facevano più uscire.

Il Boyfriend Store non rimetteva sul mercato i suoi modelli; Li ricostruivano, distruggendo qualsiasi difetto dell’originale.

Tao dava l’impressione di essere ingenuamente sincero quando pensava che Kris sarebbe stato in un posto migliore e Kris finalmente accolse il suggerimento della sua scheda madre, restando in silenzio.







Sarebbe stato rispedito indietro.



“Posso solo…posso baciarti un’ultima volta?”

Era crudele.

Kris obbediva come il giocattolo che Tao credeva ancora che fosse.

Si alzò e prese fra le mani il volto di Tao, gli occhi puntati sulle sue labbra. Le lacrime di Tao interruppero il loro bacio, ma si rifiutò di allontanarsi, ignorando il gusto salato fra le loro bocche. Allora era questo il sapore delle lacrime.

“Mi dispiace,” Disse sommessamente Tao, piangendo ancora. Non smise per tutto il pomeriggio. “Mi dispiace di non essere stato un padrone migliore per te. Scusa, io…”

Kris scosse la testa, accostando di nuovo le loro labbra in un altro bacio. La sua scheda madre aveva temporaneamente disattivato la sua abilità di parlare e per ottime ragioni.

All’interno del suo cranio, il suo “cervello” cominciò a lamentarsi e ad affermare cose su Tao che non gli era concesso di dire. Diceva a Tao che Kris non avrebbe mai avuto un padrone come lui, o anche solo un padrone. Diceva a Tao che il silenzio di Kris era necessario perché le parole che voleva dire avrebbero solo causato sofferenza ad entrambi e di lacrime, Tao ne aveva già versate abbastanza.

Vivi felicemente Tao, pensò Kris. Asciugò le sue lacrime con i pollici, osservando Tao mentre piangeva senza alcun ritegno, cercando di nascondere il volto nel petto di Kris. Perché mi stai rispedendo indietro se ti fa soffrire così tanto? Lascia che resti con te. Non lasciarmi andare. Per favore, voglio essere un umano per te. Insegnami più ricette. Lascia che ti abbracci. Amami.

“Devo lasciarti a-andare,” Disse Tao, quasi avesse letto nei suoi pensieri. “Non posso…ho cercato di dimenticare chi fossi ma non ho potuto e mi sta uccidendo perché…non sono forte abbastanza per tenerti qui con me. T-Tu sei…fantastico. Sono sicuro che troverai qualcuno migliore di me. Non mi merito qualcuno perfetto come te. Io non merito nessuno…”

Kris pensò a Byun Baekhyun. Lui non era perfetto perché era umano. Gli umani non erano perfetti e neppure Kris lo era. Nessuno è perfetto in questo mondo.

Se Kris fosse stato perfetto, la decisione di Tao di gettarlo via non gli avrebbe fatto così male. Il suo mondo stava giungendo al termine e presto sarebbe tutto finito.

Kris strinse Tao finché quest’ultimo non si calmò e fu allora che Tao lo invitò a sdraiarsi insieme a lui nel letto, forse per l’ultima volta. Tao pianse durante il sonno e Kris fece del suo meglio, asciugandole attentamente via con un fazzolettino.



L’ultimo bacio sulla fronte di Tao fu l’unico che Kris si ricordò fino alla fine. Portò con sé la lucentezza dei capelli di Tao, il calore della sua pelle. Il respiro irregolare di Tao gli colpì il viso con sbuffi d’aria calda e Kris cercò di inspirarne il più possibile. Voleva ricordare quanto più possibile di Tao.

Nel bel mezzo della notte, Tao si svegliò e con una mano raggiunse Kris nell’oscurità, accarezzando il suo mento. Kris si avvicinò, donandogli un altro umido bacio. “Loro… verranno a prenderti in mattinata.” Confessò Tao, una mano appoggiata sul collo dell’altro. “Mi di-dispiace…”

“Non preoccuparti per me,” Disse Kris, sopportando i gemiti di Tao. I robot non morivano. Non erano considerati “morti” per coloro che li avevano creati, così come la loro venuta alla luce non era considerata una “nascita”. Venivano deprogrammati e smontati, come un qualsiasi altra macchina. Il processo di per sé non era doloroso ma per un robot che aveva toccato con mano l’umanità, la morte emotiva era brutale. Si baciarono fino all’alba, quando gli uccellini sugli alberi all’esterno della finestra di Tao cominciarono a cantare.





Tao si strinse a Kris fino a quando bussarono alla porta e anche in quel momento, si rifiuto di rispondere. L’ambivalenza umana di Tao pesava gravemente su Kris, ferendo il suo spirito, ma se proprio doveva succedere qualcosa, Kris non aveva alcuna intenzione di fuggire.



Andò a rispondere alla porta al posto suo.

“WF 112? Domandò l’uomo in un grosso camice, gli occhi spalancati. “Sei tu quello che sta per essere riconsegnato?”

Kris annuì.

L’uomo boccheggiò, “Ma…ma perché?”

Qualche secondo più tardi, Tao s’imbatté fra i due, sfregandosi furiosamente gli occhi. Osservò l’uomo con il lungo camicie e chiese, con voce bassa ed amareggiata: “Voi…voi troverete una casa accogliente per lui, vero? Qualcuno migliore di me?”



L’uomo guardò Kris; Kris annuì di nuovo chiudendo gli occhi.

“Perché? Sì, certo.” Disse a Tao, dandogli una pacca sulle spalle. “Non si preoccupi! WFF 112 viene venduto più velocemente di quanto lei possa credere, ne sarà sorpreso.”

“O-Oh…puoi darmi un momento?”



Al terzo consenso di Kris, l’uomo chiuse la porta ed attese dall’altra sponda. “Io…Non so cos’altro devo dirti, voglio solo…” Tao esaminò il volto di Kris. “Grazie.”



“Dovrei essere io a doverti ringraziare.” Ribatté Kris.

Si fissarono a vicenda, senza parole.

Tao lo guardò quasi avesse intenzione di dire qualcos’altro, quando bussarono nuovamente alla porta. “A-Addio…” Mormorò debolmente Tao, gli occhi che si riempivano nuovamente di lacrime.





La mano di Kris sussultò e la sua scheda madre disabilitò la sua capacità di parlare. Poteva solamente annuire e sperava che Tao potesse capire che gli era grato più di qualsiasi altra cosa.



L’uomo dal lungo camicie, o meglio Jongdae, come il suo processore lo identificò, aprì la porta di nuovo, riferendo a Kris che dovevano mettersi in cammino il più presto possibile dato che la branca dell’azienda coreana era lontana. Kris si rassegnò.



Quando la porta dell’appartamento di Tao si chiuse per l’ultima volta dietro di loro, entrambi udirono lo schianto di un oggetto a terra ed un pianto disperato che fece tremare le pareti. Jongdae prese un braccio di Kris, accompagnandolo fuori dalla struttura, prima che potesse tornare indietro.



“Non riesco a capire,” Disse Jongdae aprendo il suo furgone. All’interno c’era una capsula con un tubo per l’alimentazione, l’ultima cosa che Kris vide prima che lo inattivassero. “Eri quello perfetto.” Jongdae parlava con se stesso, mentre fissava Kris con delle cinghie, aprendo una piccola tastiera e digitando i codici necessari. “ Il robot perfetto, con il viso perfetto ed una conoscenza perfetta.”







Una volta sistemato dentro, Jongdae digitò il codice che disattivò la scheda madre di Kris permettendogli così di rilasciare le sue inibizioni. Le sue braccia tremarono nelle cinghie e desiderò scappare per tornare indietro da Tao…ma Tao era la ragione per la quale Kris era lì. Tao non lo voleva più. Kris non riusciva a dimenticarselo. La capsula di alimentazione si richiuse e Jongdae lo salutò dall’esterno del vetro, saltando giù dal retro del camion.



Quando Kris fu sommerso dall’oscurità, i pensieri cominciarono ad emergere. Vide il volto di Tao, più nitido che mai, all’interno della sua mente. Percepì il calore dei loro baci e il battito del suo cuore quando Tao lo stringeva a sé mentre dormiva.



Rivisse il primo giorno in cui tentò di cucinare e la notte in cui Tao si ferì e Kris spese l’intera nottata assicurandosi che fosse a suo agio e non soffrisse troppo. Pensò all’ultimo bacio che diede a Tao, il sapore di Tao nella sua bocca e il corpo tremante sotto le sue dita. Ricordò il loro primo “appuntamento” ed il giorno che trascorse ad osservare i bambini imparando da loro come sorridere. Pensò al palmo di Tao nel suo, le loro mani congiunte e le dita intrecciate mentre camminavano lungo le strade di Seoul.



Tao aveva desiderato qualcuno che avesse occhi solo per lui, che amasse solamente lui. Ma non voleva una cosa qualsiasi: Voleva un umano. Kris non lo era stato abbastanza. La confessione di Kris, i suoi baci, il suo tocco non era stati sufficientementi per quell’umano ancora dolorosamente innamorato di un altro. Kris non era mai stato per Tao ciò che Baixian ge era per lui, e anche in quel momento, poco prima della fine, Kris sperò che Baixian potesse tornare da lui.







Anche se lo odiava per le attenzioni che Tao gli riservava, Kris desiderava solo che Tao fosse felice. Non avrebbe mai voluto vedere Tao piangere per tutta la sua vita.



Sperava che Tao trovasse qualcuno più umano di lui, che lo amasse più di quanto avesse fatto Kris, sebbene fosse consapevole che era impossibile.



L’ultima immagine che apparì nella sua mente fu Tao, mentre arrossiva dopo aver chiesto a Kris che sapore avesse.



Più tardi, quando Jongdae estrasse Kris dalla capsula nel suo laboratorio, fu sorpreso di vedere una scia umida sul volto di Kris.















Non credeva che i robot potessero piangere.


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