Sempiternal

di Chizana_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fantama di te. ***
Capitolo 2: *** Per le strade dove cammino da sola ***



Capitolo 1
*** Il fantama di te. ***


Salve a tutti, mi chiamo Naomi e ho iniziato a scrivere questa storia, così, per un motivo non valido. So che il primo capitolo è breve ma al seguire della storia noterete che saranno un pò più lunghi. Quest'oggi pubblicherò due capitoli per vedere come vanno le cose, in seguito inizierò ad aggiungere due capitoli a settimana. Allora, mata ne!                                 
 

                                          Sempiternal



Capitolo 1.

Era il 20 Maggio del 2007, il sole batteva forte sulla città e il caldo torrido dell'estate cominciava a farsi sentire, quella sera entrai al ristorante. «Sera Nichole» mi salutò il capo del bar. «Buonasera» dissi sorridendo. Andai in cucina a prendere il grembiule mentre salutavo il cuoco e gli altri camerieri. Da quando cominciai a lavorare lì tutti furono amichevoli con me, anche tutt'ora, eravamo come una piccola famiglia ed ognuno aveva uno specifico lavoro. Misi il grembiule e iniziai ad andare tra i tavoli per le varie ordinazioni mentre a poco a poco i clienti aumentavano sempre di numero. Anche se avevo diciassette anni dietro avevo tante responsabilità, mi occupavo di pagare il mutuo del piccolo appartamento in cui vivevo e dei vari pagamenti sulla luce e del gas, questo successe quando un anno fa morì mio padre,inaspettatamente, in un incidente stradale, io e mia madre eravamo tanto affezionate a lui che era sempre stato gentile e disponibile verso tutti, dopo l'incidente di mio padre, mia madre cominciò a cadere in depressione, io cercai di aiutarla tanto da stare sempre con lei giorni  interi senza lasciarla mai sola, quasi non andavo più a scuola così tutto, anche se a piccoli passi, cominciò a riprendersi ma non appena tornai a scuola giorno dopo giorno la sua depressione ritornò ancora, il mese seguente abbandonò il suo lavoro restando così al verde, non potendo più pagare il mutuo della casa dovettimo abbandonarela. Io nel mentre andai alla ricerca di un lavoro e fortunatamente trovai un posto da cameriera a buon prezzo, raccolti i sufficienti soldi abandonammo quella casa e affittammo un piccolo appartamento ma buono per conviverci solo noi due. Così iniziò la mia vita basata sul pagare in continuazione e arrivare a fine mese senza neanche un soldo, anche se risparmiavamo, un giorno mi accorsi che dal mio borsello cominciarono a mancare soldi, non ci feci caso perché in quei giorni ero tanto affollata tra i miei pensieri che dimenticavo persino quello che facevo qualcosa, ma quella mancanza di soldi dal mio borsello persisteva ancora, settimana dopo settimana vidi che sempre qualche soldo mancava, cominciai a sospettare qualcosa. Un giorno iniziai a rovistare qua e là per la casa ma non trovai nulla, mentre stavo per ritornare in camera vidi un sacchetto, dentro un cassetto socchiuso della cucina. Mi avviai verso di esso, lo aprii e vidi  bottiglie di liquore e vino. Da lì capii tutto, aspettai mia madre che ritornasse da non so dove. Mezz'ora dopo sentii una porta aprirsi e delle chiavi posarsi su un mobile, mia madre si avviò in cucina.
«Ciao Nichole» disse.
«Ciao...>> la guardai negli occhi, si vedeva anche da lontano che era andata via da un bar da poco.
<< E' successo qualcosa?>> bevve un bicchiere d'acqua.
<< Si, è successo qualcosa>> presi quel sacchetto di bottiglie e lo posai sul tavolo. <> alzai la voce.
Lei sgranò gli occhi ma poi foce la finta tonta. <>
<> stavo andando su tutte le furie. Rubava i soldi da un'adolescente per ubriacarsi e poi faceva l'innoccente, si comportava come una bambina, lo era.
Posò il bicchiere e sospirò come in segno di resa:«Senti scusami, prima o poi..»
«Prima o poi me lo avresti detto? Non dire minchiate. Vuoi capirlo? Per colpa tua e della tua cazzo di depressione da immatura ci hai portate quasi a nn avere piu un soldi e quella che si spacca il culo non sei tu  ma io. Tu non fai nulla dalla mattina alla sera e pure rubi i soldi per comprare questo? Io non ti riconosco più» la interruppi.
«Ti ho chiesto scusa ok? Non c'è bisogno di urlare in questo modo. La madre sono io qui.» gridò a sua volta.
«Tu sei mia madre solo perché mi hai fatto nascere non per altro.» ricevetti uno schiaffo da lei. «Sono comunque tua madre.»
Dopo quello che aveva fatto, nacque nel mio cuore un odio e disprezzo verso di lei, dopo averla aiutata nel reagire e lavorare per sopravvivere questo era il suo ringraziamento, la discussione finì lì, non c'era altro da dire. Presi le chiavi di casa e uscii di casa sbattendo la porta alle spalle. Cominciai ad incamminarmi per calmare i nervi che erano arrivati al culmine, arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla, dovevo prendere tutto con calma, come mi aveva insegnato lui.
Il giorno seguente, al mattino, trovai un biglietto:

Sono stanca, ricomincierò tutto da capo. Divertiti.

Presi il biglietto, lo strappai e lo buttai. Non c'era madre più incosciente di lei., lo era sempre stato anche quando mio padre era vivo, era sempre stata un accanita bevitrice e per questo lei e mio padre litigavano in continuazione. Da quel giorno vissi da sola.
 

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Capitolo 2
*** Per le strade dove cammino da sola ***


                                                                      
Capitolo 2.


Il tempo passava e i clienti diventarono tanto nell'ordinare e portare i piatti di qua e di là tra i vari tavoli. Mi chiamò un gruppo di ragazzi:
«Hei! Ci scusi!» fece uno.
Corsi da loro mentre prendevo delle bottiglie d'acqua e portandole ad uno dei tavoli, arrivai subito dopo da loro.
«Buonasera, ditemi» presi il blocchetto e la penna pronta per scrivere.
«Allora vorremmo un menù completo per quattro.»
«Arrivo subito» corsi in cucina e appesi il foglio su un filo di ferro, vedevo i cuochi indaffaranti in quella cucina nel scolare la pasta e cuocere la carne sui fornelli, ma da quanto tempo lavoravano lì ormai forse si erano anche abituati a tutto quel lavoro cosa che io, nonostante sia passato un anno, non avevo fatto, all'inizio ero un vero disastro, scrivevo qualcosa di sbagliato oppure portavo i piatti sbagliati ai tavoli tanto da farmi sgridare dal capo ma poi con pazienza e concentrare sul memorizzare tutto riuscì a non sbagliare più nulla. Mezz'ora dopo i piatti per i tavoli dei ragazzi furono pronti, ne presi il più possibile e li portai da loro. «Finalmente» disse uno. «Alla buona ora» aggiunse un altro.
«Scusate il ritardo ma oggi siamo un pò affollati» servii i piatti e subito dopo portai gli altri a seguire. «Nichole un aiuto per favore» mi disse Elena avvicinandosi a me.
Lei era la mia amica, fu lei ad aiutarmi maggiormente con i patti facendo un doppio lavoro, era un anno più grande di me e lavorava lì da quasi due anni. Lasciai il tavolo con i ragazzi e andai ad aiutarla. Finimmo tutto verso le 02:30 di notte quando gli ultimi clienti andarono via sazi più che mai. «Arrivederci li salutammo. Andai in cucina e aiutai a lavare gli ultimi piatti rimasti. Poco dopo tolsi il grembiule e salutai tutti. Uscìi come sempre dalla porta di servizio, come sempre era buio presto e non c'era un anima viva, voltai l'angolo e sbattei contro qualcuno. «Mi scusi» dissi massaggiando il naso. Mi prese per il braccio e mi mise contro il muro. Con la luce del palo vidi che era un ragazzo e guardandolo meglio era anche uno dei ragazzi che mangiò al ristorante dove lavoravo.
«Lasciami» diventai seria.
Disse un secco «No», cercai di liberarmi dalla sua presa ma non ci riuscii.
«Cosa vuoi da me?»
«Ma nulla» sorrise.
«Allora lasciami»
Lui si avvicinò tanto da avere i nostri visi così vicino e disse un altro secco «No». Io iniziai ad innervosismi, riuscii a liberare un braccio e cercai di dargli un pugno ma lui a sua volta lo bloccò. «Ma come siamo aggressivi» mi strinse il pugno con la grande mano ma non mi fece male. Presa dalla disperazione, diedi una ginocchiata alle sue palle, subito dopo mi lasciò le mani ed io corsi via prima che si riprendesse.

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