Suture.

di LastHope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** \\ ***
Capitolo 2: *** - Capitolo 1. ***



Capitolo 1
*** \\ ***


Prima storia sul fandom di CSI - NY; ho sempre adorato la coppia AdamxStella seppur venisse trattata in modo superficiale e non ho gradito il brutto finale della loro 'storia' perciò ho deciso io di darle un seguito. Adam è palesemente innamorato di Stella e il suo ritorno non farà altro che aumentare ciò che già lui prova per lei. 
Oltre alla coppia Adella adoro anche Linsday e Danny. Tra le continue ricerche di due assassini la passione che da tempo era fluita via ritorna tra i corridoi della scientifica.
Buona lettura e grazie a chi vorrà lasciare una piccola recensione.
- LastHope. 


Prologo

- Sai, Adam, mi ha chiamato Stella questa mattina, ha detto che tornerà per un po’ a New York. – fece una pausa, breve, giusto il tempo di scrutare la maschera di imbarazzo e sorpresa che intrise i tratti del giovane – nulla di definitivo, per ora. Ha detto che questa settimana controllerà i voli, ha aggiunto che le manca l’aria che tira a New York. -
Appoggiò una mano sulla spalla di Adam che, intimorito da quella notizia che sembrava quasi un avvertimento, continuava distrattamente ad analizzare DNA ritrovato sulle mutandine di una ragazza ritrovata priva di vita a qualche chilometro dal loro laboratorio.
Era stata trovata vicino al tronco di un albero secolare in un parco, aveva vari segni di violenza, su polsi e collo lividi violacei mostravano senza alcun dubbio che tipo di trattamento le era stato riservato.
L’ennesimo caso di stupro pensò Adam mentre sul computer scorrevano i nomi per ricavare dallo sperma analizzato un nome.
Nessun riscontro. Lo stupratore era stato attento a non lasciare orme del suo arrivo: lo sperma era l’unico indizio per quel caso.
- Mi viene da pensare che sia sempre la stessa persona – fu quasi un sussurro, mentre cercava tra i casi del mese precedente quelli di stupro irrisolti; confrontò immediatamente i risultati delle scene giungendo all’unica soluzione plausibile: uno stupratore si aggirava ancora libero tra le strade trafficate di New York.
Piegò qualche secondo la testa all’indietro, come se lo scorrere dei pensieri fosse divenuto talmente pressante da divenire emicrania.
- Adam – Linsday entrò in laboratorio seguita da Lucy che allegramente teneva stretta tra le braccia un orsacchiotto peloso privo di un orecchio – trovato qualcosa di interessante? -
Il ragazzo scosse la testa indicando con un cenno del capo la scritta rossa che compariva sulla schermata del computer.
- Ancora nessun riscontro, ultimamente capita spesso -
Adam si chinò sulle ginocchia per osservare negli occhi la piccola Messer che sorrideva quasi imbarazzata per quella attenzione.
- Questo perché è la stessa persona. – le spiegò Adam – è la stessa persona che ha violentato Violet Kendler il mese scorso e Marie Gregory quello prima ancora. I casi sono così separati da luogo e data che non avevamo pensato fosse lo stesso uomo ma ho controllato, è lui. -
Si sentiva sicuro quando si parlava di lavoro, quando analizzava, ricostruiva una scena del crimine o semplicemente aiutava Mac con una deduzione; gli piaceva, seppur lo imbarazzasse, sentire le lodi che di rado il capo gli regalava, in quei pochi secondi la sua perenne timidezza si allontanava per lasciargli un piacevole gusto di vittoria.
- Ma certo, avremmo dovuto pensarci! Lucy, saluta Adam – sorrise dolcemente alla figlia che, pochi secondi dopo, mosse la mano in segno di saluto a quello che considerava già come un nuovo amico.
- Hai sentito che torna Stella? -
- Si, Mac me ne ha parlato poco fa. – abbassò lo sguardo, spaventato per il ritorno improvviso della donna che non aveva mai dimenticato. Riusciva a sentire ancora l’eco dei suoi tacchi nel corridoio del laboratorio, riusciva a intravedere perfino il suo sorriso tra i migliaia di volti che si aggiravano ogni giorno nel laboratorio, non ne avrebbe mai dimenticato nemmeno l’ombra.
Stella mancava al laboratorio da diversi anni, aveva scelto New Orleans, aveva scelto di diventare la nuova leader di un altro gruppo, la sua Stella era sfuggita al controllo di tutti, non si erano nemmeno detti addio, non nel modo in cui sperava lui.
- Probabilmente verrà la prossima settimana, scommetto che rimarrà sorpresa da quanto è cresciuta Lucy! -
Erano cresciuti tutti in quegli anni, Mac aveva imparato a controllare la sua sete di sapere, a volte riusciva perfino a riposare, Linsday e Danny continuavano la loro vita insieme, Jo si era ambientata bene e Adam era nel solito laboratorio, a perdersi in congetture complicate, tra l’odore di Stella che ancora risiedeva in quel luogo e tra i ricordi diquella notte.
- Sono sicuro che le farà piacere – sorrise amaramente trovando nel silenzio che ne seguì dopo una possibile via di fuga.
Si rifugiò a casa, nella camera da letto, piccola perfino per una persona ma così tanto desiderosa di essere condivisa.
Si lasciò cadere sul letto fissando il soffitto bianco, sarebbe stato un periodo duro, ne era sicuro.



Si sfregava le mani ansioso, stava sudando e non trovava un modo per cessare tutto quel nervosismo, lui era l’uomo delle risposte, quello a cui tutti chiedono aiuto nei casi importanti ma nemmeno lo stesso Adam era sicuro del proprio ruolo; in quelle settimane aveva concluso molti casi, si era soffermato su particolari, alcuni perfino irrilevanti, per giungere alla chiusura di quasi undici omicidi.
Il caso dello stupratore libero tra le vie di New York per lui era ancora un tabù, non avevano trovato indizi, solo pelo sulla gonna strappata della vittima probabilmente di un gatto domestico.
- Solo qualche minuto Adam, puoi farcela – si incitò da solo fissando per l’ennesima volta la porta chiusa dell’ufficio di Mac.
Il volo di Stella era giunto all’aeroporto di New York prima dell’alba, si era recata in laboratorio e non trovando nessuno per l’orario prematuro aveva raggiunto l’ufficio del capo, sicura di poterlo trovare lì.
Camminava in quel corridoio da quasi venti minuti memorizzando scuse credibili se qualcuno, per caso, si fosse accorto del suo aggirarsi perpetuo in attesa di rivedere quei ricci perfetti.
- No, no,  no, ti prego – sussurrò mentre tutto il coraggio che si era ripromesso di conservare fluiva via come olio quando la porta dell’ufficio si aprì.
- Ti ringrazio Mac, sarò felice di aiutarvi fin quando resterò -
- E’ un piacere Stella, ci sei mancata. -
Si avvicinò ansioso, le mani non avevano cessato un attimo di sfregarsi sulla stoffa rigida dei jeans scuri  e si sentì arrossire prima ancora di riuscire a pensare a cosa dirle.
Ci aveva pensato molte volte nelle settimane precedenti, quella attesa non aveva fatto altro che alimentare il fuoco che da sempre provava a reprimere; si sentiva quasi triste del suo ritorno, era certo che quella notte per lei non fosse stato altro che un lieve sbandamento nel suo percorso così perfetto.
Deglutì avvicinandosi a sguardo basso e il solito sorriso timido a incorniciargli il volto.
- Ciao, Stella – a contrario di tutte le sue paure non balbettò più di tanto ma la sua voce uscì in un sussurro appena palpabile.
- Adam -
Il ragazzo si sentì morire quando dopo quella semplice parola tutta l’attenzione da lui agognata venne spostata a Lucy che, a passi lenti vicino alla madre, salutava Stella, incoraggiata dalle parole di Danny che le promettevano una visita al parco giochi insieme alla loro vecchia amica.
Si passò una mano tra i capelli, stringendoli tra le dita, in un gesto imbarazzato per tentare di annullare la tensione che lo assaliva.
- Così lavoreremo di nuovo insieme?! – constatò Danny sostituendo le braccia della piccola Lucy intorno al busto magro di Stella.
- Sì, Mac ha accettato, e mi ha accennato del caso dello stupratore ancora libero -
Per un secondo il mondo per Adam sembrò rallentare, i movimenti parevano a rallentatore confrontati con la velocità abnorme con la quale i suoi pensieri si sostituivano uno all’altro.
Stella avrebbe lavorato al caso dello stupratore, con lui.
- Sono sicuro che tu e Adam farete un ottimo lavoro – sorrise Mac prima di essere interrotto dall’insistente melodia del telefono che lo allertava di una chiamata di Flack.
- Pare che lavoreremo insieme – il sorriso di Stella illuminò per un attimo quel totale smarrimento nel quale galleggiava Adam, riuscì a raccogliere gli ultimi bricioli di ciò che lui considerava coraggio per ricambiare il sorriso.
- Già..- le parole camminarono nel nulla poiché, poco dopo, vennero tutti avvisati dell’ omicidio di un agente a diversi isolati da dove si trovavano le unità di Flack. 

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Capitolo 2
*** - Capitolo 1. ***


Suture
Capitolo 1.


Le unità di Flack avevano perso un’agente, una donna sulla trentina.
Una macchina nera era passata come molte altre, senza attirare l’attenzione che in realtà avrebbe necessitato; dal finestrino lievemente abbassato una pistola aveva sparato tre colpi, due al cofano di una macchina della polizia, l’altro dritto alla tempia di Veronica Dount.
Non avevano avuto modo di reagire, nello sconvolgimento più totale il colpo aveva trapassato le meningi di Veronica conducendola a una morte certa nei seguenti pochi secondi.
Avevano invano tentato di seguire la macchina nera dalla targa fasulla e i vetri oscurati, si era persa tra il traffico di punta di New York dopo aver svoltato alla prima curva possibile.
- Dannazione! – urlò Flack digitando velocemente il numero del capo.
- Mac, abbiamo un problema – si chinò sul corpo della donna appoggiando due dita sul suo collo alla ricerca di quella pulsazione vitale di cui ormai era priva.
Veronica Dount era stata uccisa davanti ai loro occhi, in un lago di sangue teneva ancora stretta tra le mani la pistola; gli assassini erano fuggiti e il senso di vendetta consumava tutta la squadra vedendo il cadavere trasportato via dall’ambulanza.
Sussurrarono un breve e triste addio a quei capelli biondo cenere che mai più avrebbero rivisto al loro fianco nella costante lotta contro il crimine.
Flack passò lo sguardo su tutti gli agenti, scrutando pensieroso il distintivo in bella vista sul loro petto, conscio che ciò che è accaduto a Veronica sarebbe potuto succedere a chiunque, si immaginò trasportato via da quelle sirene familiari e attaccò il telefono.
- Andiamocene, quei bastardi non la passeranno liscia -



- Così è la stessa persona che fa questo a delle povere ragazze.. – Stella sfogliò le foto delle vittime violentate; si soffermò a guardare gli occhi spalancati, sembravano ancora terrorizzati dal mostro che le aveva uccise, avrebbe voluto immergersi nella loro sofferenza, recuperare quei ricordi ormai persi nella morte e vendicarle, sbattere in prigione l’animale che per propria volontà aveva ucciso ormai quattro ragazze tra i 19 e i 26 anni.
- E’ orribile, lo so.. – Adam osservava le foto insieme a lei, captando quel desiderio personale che accumunava Stella in ogni caso che profondamente la toccasse.
- Non lo lasceremo a piede libero, non ora. – girò le foto dopo aver constatato quanto i loro corpi fossero stati maltrattati dalla furia omicida di quel tale.
- Mettiamoci al lavoro. – le sorrise recuperando le informazioni che Sid aveva dedotto dalle autopsie delle vittime.
- Molti organi interni sono stati danneggiati, nel primo caso di Tiara, la milza è praticamente spappolata – scosse la testa lanciandole uno sguardo timido – per averle fatto così male l’uomo che cerchiamo deve avere abbastanza forza. -
- Un uomo normale solo con colpi ripetuti riuscirebbe a fare una cosa del genere – annuì Stella valutando l’opzione di un combattente professionista.
- Qui c’è una cosa interessante – le passò il foglio indicando la riga esatta che stava per leggere – in tutte le vittime il polso sinistro è fratturato -
Stella si mise di fronte a lui, stringendogli in una leggera morsa i polsi, riproducendo tra di loro le azioni che l’assassino aveva compiuto in precedenza.
La donna lasciò il suo polso destro e si concentrò su quello sinistro di Adam stringendo leggermente più forte con la propria mano destra.
- La teneva così per immobilizzarla – annuì premendo in un punto particolarmente doloroso
- Questo uomo sa esattamente come agire. -
Adam trattenne un gemito quando le sottili dita di Stella fecero pressione sulle proprie ossa, allontanando velocemente il polso.
- Già, anche tu, probabilmente dovrei stare attento – sorrise imbarazzato massaggiandosi i punti colpiti con una finta maschera di dolore.
- Sì, probabilmente – scherzò la detective raccattando precisa tutti i fogli sparpagliati sul freddo tavolo del laboratorio.
- Sono felice di lavorare con te, Adam – sorrise nuovamente lasciando il ragazzo solo, rosso in volto, a fare i conti con la sua coscienza, così altalenante quando si trattava dei sentimenti per Stella.
Avrebbe dovuto odiarla, evitare anche solo un solo pensiero per quella notte che lei aveva giudicato sbagliata, ma non riusciva, qualsiasi congettura, qualunque deduzione avevano come scopo finale Stella.
Parlare con Stella, farsi notare da Stella; erano stati per anni il suo chiodo fisso nascosto che nemmeno lo stesso Adam aveva accettato, ma dopo la sua partenza il vuoto che provava venne soppresso dal continuo piacere di tenere la mente occupata.
Lavorava il doppio, teneva gli stessi ritmi di Mac quando quel senso di solitudine giungeva a torturargli anche il sonno.
Non riusciva a odiare Stella, lo aveva compreso nello stesso istante in cui lei se ne era andata via, perché mentre lei si accomodava sul sedile bianco per giungere a New Orleans, lui sotto le coperte sperava segretamente di incontrarla, in un sogno, magari.
- Dovresti stare concentrato sul lavoro, amico – scherzò Danny infilandosi il camice bianco per affiancarlo vicino al tavolo.
- Io sono concentrato – balbettò senza nemmeno alzare lo sguardo dalle carte sistemate in maniera quasi maniacale da Stella poco prima.
Denny lo guardò, quasi divertito dalla trasparenza di quel ragazzo, per quanto provasse a nascondere i suoi sentimenti si leggeva semplicemente dai suoi occhi oceano ciò che tentava di celare.
- Ne sono convinto – gli allungò il proiettile estratto dal cranio di Veronica e lo guardò procedere nelle manovre ormai spontanee per Adam – me l’ha dato Flack, ha la massima importanza questo caso -
Adam osservò il proiettile appoggiando l’occhio destro al microscopio socchiudendo l’altro
- E’ quello che ha ucciso la poliziotta? -
Era certo fosse quello, si poteva notare al microscopio come il proiettile fosse stato deformato dallo scontro con le ossa del cranio.
- Sì, al corpo ci sta pensando Sid. -
Adam guardò minuziosamente il proiettile e annuì a Denny
- E’ stato sparato da una distanza notevole, è stato deformato ai lati. Il proiettile è di una calibro 25 -
Messer afferrò il vetrino per osservare a occhio nudo quel pezzo di metallo che aveva privato della vita a una loro collega.
- Troveremo il colpevole – sussurrò quasi a sé stesso – grazie Adam – uscì agitando la mano alla ricerca di Linsday, era da diversi mesi che non riuscivano ad avere una serata da soli e, dopo vari ripensamenti, si era convinto a invitarla a cena, per una volta, non voleva deluderla.

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