Timesmusher

di imstillbreathjng
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno - ''That 16th March'' ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - ''Where have you been?'' ''In 1962!'' ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - ''Timesmusher'' ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno - ''That 16th March'' ***


Capitolo uno - "That 16th march"

Il liceo di Brighton non era qualcosa di grandioso: un vecchio edificio grigio contornato da un giardino non troppo curato. Poco lontano da lì, c'era un campo da calcio, attorno al quale correvamo nelle ore di educazione fisica. Era grande e verde ed era di certo il posto preferito dagli alunni.

'' Dove correte? La campanella non è ancora suonata! '' mentre il nostro coach di corsa campestre gridava queste parole dall'altra parte del campo, un suono rigido e ben conosciuto risuonò per tutta la scuola, giungendo fino alle nostre orecchie.
'' Ci vediamo lunedì, coach! '' gridai, correndo via verso l'entrata della scuola, insieme alle mie compagne.
Il coach fece una faccia arrabbiata che avrebbe dovuto significare '' me la pagherete '' , ma ricordava solo Garfield arrabbiato, quindi  al pensiero scoppiai a ridere mentre le mie amiche mi guardavano stranita.
'' Niente '' feci ancora sorridente con un'alzata di spalle, continuando a correre in mezzo alle quasi perenni pozzanghere di Brighton schizzandomi i pantaloni. Essendo una cittadina britannica, era più che ovvio che la pioggia ci fosse un giorno sì e uno no. Ma io, la pioggia, la odiavo lo stesso.
'' Ci vediamo domani Jen! '' gridò Kate mentre si allontanava a grandi passi insieme a Jane, che di solito tornava a casa a piedi con me.
'' Ciao! '' le gridai dietro leggermente offesa, mentre la sua figura spariva all'interno dell'autobus.
'' Fantastico '' mormorai. '' Adesso mi tocca andarmene da sola e sotto la pioggia ''
Tirai su il cappuccio e cominciai a camminare verso casa, rassegnata. Le strade erano vuote, solo qualche auto passava, schizzando l'acqua delle pozzanghere verso i marciapiedi.
Mentre camminavo, qualcosa attirò la mia attenzione. Era una specie di collanina incastrata nella copertura di un tombino, e ci mancava poco che la calpestassi e la facessi cadere direttamente lì.
La raccolsi e la guardai attentamente. Era fatta da una cordicella viola chiaro che la faceva diventare automaticamente una collanina, completata da un ciondolo che assomigliava a tutto e per tutto ad un orologio, color argento ma senza lancette.
''E' carina'' pensai indossandola. Pensai che, anche dopo tutti gli avvertimenti di mia madre, non fosse un gran pericolo raccogliere un'innocua collanina da terra.
Ma era tutt'altro che innocua. Successe tutto in un attimo. Ancora osservando la collanina, poggiai il piede a terra per continuare a camminare, ma caddi per terra. Feci per rialzarmi, ma quando guardai in basso notai che al posto dell'asfalto nero delle strade di Brighton c'era il pavimento di un vicolo pieno di ciottoli.
'' Ma che.. '' iniziai a dire, ma fui interrotta da uno strano rumore. Alzandomi, arrivai alla fine del vicolo e mi guardai intorno. Una macchina che avevo visto solo nei libri di storia avanzava a ritmo costante lungo la strada, insieme ad altre simili. Tutte insieme facevano tantissimo rumore, oltre a lasciare una scia grigiastra e abbastanza puzzolente dai tubi di scappamento. Tutt'intorno c'erano alti edifici scuri, non poi tanto diversi da quelli che conoscevo, ma con qualcosa di strano che mi faceva capire di non essere nello stesso posto in cui avevo raccolto la collanina. La pioggia continuava a cadere scrosciante, bagnandomi la tuta da corsa e i capelli.
Spaesata, corsi verso l'edificio che mi ricordava di più il mio ''mondo'': un appartamento al piano terra con un'insegna colorata ed un campanellino attaccato alla maniglia della porta. Assomigliava proprio ad negozio che avevo già visto, una volta, mentre camminavo in giro per Brighton. Mi chiesi come fosse possibile che si trovasse in un luogo che non assomigliava affatto alla mia città natia.
Non appena la mossi verso il basso, il campanellino tintinnò felice.
L'interno dell'appartamento era tappezzato da caramelle di tutti i tipi, che coprivano quasi completamente le pareti color tortora. Dietro al bancone di legno però, non c'era nessuno.
'' Salve.. c'è nessuno? '' dissi ancora confusa.
Una donna dai capelli rossi fluenti ma tenuti fermi dalla lacca si posizionò dietro al bancone. Indossava una camicetta bianca messa dentro alla gonna lunga aperta color panna. Impegnata a squadrare la donna nei minimi dettagli, la sua voce mi fece sobbalzare.
 '' Mi dica '' disse la donna con un sorrisetto abbastanza finto. Ricordava una di quelle riviste patinate degli anni '60 che avevo visto qualche volte tra quelle di mia madre, che le collezionava.
'' Salve - ripetei - può dirmi dove mi trovo? Non conosco questo posto e temo d'essermi persa.. '' In realtà temevo di essere impazzita, ma non potevo certo gridarlo ai quattro venti, altrimenti sarei stata sbattuta in manicomio seduta stante.
'' Oh.. - disse la donna - Certo, questa è Brighton! '' concluse con lo stesso sorrisetto di prima, anche se un po' più  incerto.
Guardai stranita la donna. Di tutte le cose che stavo pensando al momento, solo di una  ero completamente certa: quello strano posto non era il paese in cui vivevo da ormai 18 anni.
'' No, credo si sbagli. Io vengo da Brighton, e questa sicuramente non è la città in cui sono nata '' dissi convinta.
'' Oh '' rispose semplicemente la donna. '' Beh forse stiamo parlando di due città diverse con lo stesso nome '' continuò sempre sorridente.
Vederla sorridere alla mia confusione mi fece infuriare, così le ringhiai contro un '' Beh allora grazie '' e girai i tacchi, diretta verso la porta. Probabilmente avrebbe pensato che fossi completamente pazza, ma al momento non poteva importarmene di meno. Camminai per qualche metro lungo le strade di quel paese sconosciuto e poi decisi di sedermi sul marciapiede.
Le macchine erano lente, squadrate e dai colori spenti, mentre l'acqua scrosciante le colpiva. Come cavolo avevo fatto a trovarmi in un guaio del genere?
'' Cosa ci fai qui seduta? '' domandò una voce maschile qualche minuto dopo,da sopra la mia testa.
Sobbalzai e mi alzai istantaneamente in piedi.
Un ragazzo che sembrava avere i miei stessi anni - se non di meno - se ne stava, con un sopracciglio alzato per di più, davanti a me.
Aveva capelli biondi,quasi rossi, spenti dalla mancanza del sole, al contrario di due occhi color del cielo che brillavano nella mia direzione. Aveva un ombrello nero con il manico di legno a coprirlo dalla pioggia.
'' Ma non ti puoi fare i cazzi tuoi, tu? '' risposi, con la mia solita finezza innata mentre mi alzavo spolverando i pantaloncini da corsa.
Il mio interlocutore strabuzzò gli occhi. '' Ma che gentile. Ti avevo solo fatto una domanda ''
Ne approfittai per non bagnarmi e scivolai sotto il suo ombrello. Era abbastanza ampio, quindi ci copriva comodamente entrambi, senza che ci fosse il bisogno di stare appiccicati.
Solo allora mi accorsi del suo abbigliamento. Aveva una camicia bianca e un cardigan indossato sopra ad essa, dei pantaloni marrone scuro e delle scarpe dello stesso colore.
''Mi sembra di essere in Hairspray. Solo che qui non canta nessuno, che barba'' pensai.
Poi un'idea mi balenò in mente.
 Era davvero una cosa da psicopatici, mi vergognavo solo a pensarla, ma dovevo provare. Mi ritornò in mente il ciondolino trovato vicino al tombino e la sua forma ad orologio..
'' Va bene.. Okay.. Adesso puoi rispondere alla mia, di domanda? '' dissi rispondendo alla precedente affermazione del biondino.
'' Tu non ha risposto alla mia '' continuò lui, beffardo.
'' Uff.. Ma cosa te ne frega? Sono io quella che è stata mandata in un'altra epoca, qui! '' ecco, l'avevo detto. Adesso avrebbe chiamato l'ambulanza e sarei andata direttamente in manicomio.
'' Che? Comunque va bene , come vuoi. Io sono Conor, Conor Maynard '' disse il ragazzo, invece, non troppo sorpreso come mi ero invece immaginata.
Sollevata del fatto che non mi avesse preso per pazza - o almeno che non ci avesse fatto poi così tanto caso - decisi di prenderlo in giro. Roteai gli occhi e poi dissi:
''  Ma quando? ''
'' Quando cosa? '' replicò lui guardandomi con aria interrogativa.
'' Quando te l'ho chiesto? '' risposi fintamente seccata.
Improvvisamente scoppiò a ridere.
'' Cacchio ridi? '' gli sibilai, mentre invece un sorriso mi spuntava sulle labbra.
'' Nulla, lascia perdere '' fece lui continuando a ridere ma non guardandomi in faccia.
''Nulla.. Ma come parlano, qui?'', pensai alzando ancora una volta gli occhi al cielo.
'' Quale sarebbe la tua domanda? '' fece ritornando improvvisamente serio.
'' Che giorno è oggi? '' dissi inchiodandolo con gli occhi.
'' Il sedici marzo. Beh, credo che la nostra conversazione sia finita.. o no? '' aggiunse ammiccando verso il mio sguardo assassino.
'' Il sedici marzo di quale anno?  '' continuai, come se non avermi detto l'anno fosse stata la cosa più stupida che una persona potesse fare.
'' Il 1962, mi sembra ovvio '' rispose con un sorriso da ebete.
'' Il millenovecento che? '' dissi sbarrando gli occhi. ''Oh porca paletta '' mormorai ancora scioccata. '' Mi stai prendendo per i fondelli ''
'' No, te l'ho detto. Il 1962 . Adesso devo andare, è arrivato l'autobus. Se vuoi parlare ancora io vado al Brighton High School '' disse lui facendo l' occhiolino.
Lo guardai con aria diffidente e poi lo vidi girarsi e incamminarsi verso il marciapiede opposto.
'' Comunque..! '' feci, per chiamarlo.
'' Si? '' disse lui rivolgendo ancora una volta lo sguardo a di me.
'' Forse.. Verrò '' dissi titubante. Avevo mille domande in testa al momento, e se era proprio il caso di parlare con qualcuno avrei parlato col biondino. Almeno lui non aveva pensato che fossi psicopatica, come aveva invece probabilmente pensato la signora del nogozio di dolci.
Lui mi sorrise, questa volta con un vero e proprio sorriso che mi fece girare la testa.
Smettila Jen, stai semplicemente andando fuori di testa. Non c'è bisogno di prendersi anche una cotta per persone inesistenti. E irritanti. E stupide. E con occhi bellissimi..
BASTA!

'' Allora a presto ragazza Spaccatempo '' disse il ragazzo continuando a sorridere e strappandomi dai miei pensieri. Poi si girò e  sparì dentro all'autobus  appena arrivato.



#spazioautore
buonaserabuonasera(?)
nientee,volevo solo dirvi che questa è una storia un po' diversa da quelle che ho scritto fino ad adesso.. e che presto mi metterò a lavoro per un bel banner HEHEHE
solo che è molto difficile trovare qualcuno che rispecchi Jennifer çç (secondo me)
se avete qualche idea mandatemi un messagino (?) o contattatemi su twittah! @proudofskillza
e poi, ultimo ma importantissimo: fatemi sapere cosa ne pensate! recensiterecensiterecensite.
e qui vi mando un bacetto alla clio (per capirmi guardatevi clio makeup lol) e vi saluto.
SHAAAAO.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - ''Where have you been?'' ''In 1962!'' ***


Capitolo due - ''Where have you been? In 1962!''
Rimasi lì imbambolata a pensare a come, in un attimo,  avessi dei dubbi su tutto ciò che al momento vedevo.
''Che cavolo significa Spaccatempo? E poi  come è possibile che mi ritrovi in un'altra epoca? Magari mi sto semplicemente sognando tutto.'' pensai.
Ma poi la ragione ebbe la meglio: poco prima di ritrovarmi in questo strano posto, ero chinata a terra per raccogliere un ciondolo, e poco prima ero a scuola. Quindi era praticamente impossibile che stessi sognando.
Non avendo più l'ombrello del ragazzo a proteggermi, mi riparai sotto una tettoia per sfuggire alla pioggia scrosciante, anche se ormai i vestiti erano completamente zuppi.
Forse la gente mi avrebbe presa per pazza, lì schiacciata contro la parete e completamente bagnata, senza fare niente per lo più. Pensavo, più che altro.
''Il ciondolo!'' mi venne poi all'improvviso.
Scavai in tasca senza trovare niente,  ma poco dopo ricordai di aver indossato il ciondolo.
''Forse se lo tolgo ritorno a casa.'' mi dissi speranzosa.
Chiusi gli occhi e presi ad armeggiare con la collanina. Quando finalmente riuscii a toglierla, li riaprii.
Il vialetto che portava a casa  si snodava davanti a me, come se non mi fossi mai mossa da lì. Me ne stavo con le ginocchia piegate, vicino al tombino da cui avevo raccolto la collanina. Mi trovavo esattamente nel posto in cui me ne ero ''andata''. Mi chiesi se il tempo fosse trascorso qui mentre io mi trovavo in un'altra epoca. L'orologio che portavo sempre al polso, però, era fermo, e le lancette segnavano le tre e un quarto di pomeriggio. Probabilmente l'ora in cui ero ''scomparsa''. Infilai la collanina in tasca e corsi verso casa, aspettandomi un rimprovero da mia madre.
E , come al solito, la mia esperienza in questo genere di cose ci aveva ovviamente azzeccato.
Infatti, non appena varcai la porta di casa..
'' JENNIFER CHARLOTTE BREENNER! DOVE DIAMINE SEI STATA TUTTO QUESTO TEMPO? ''
Diedi un'occhiata veloce all'orologio appeso sopra la testa di mia madre e notai che segnava le quattro di pomeriggio. Saltai sul bancone della cucina e presi a mordicchiare una mela.
'' Mh, niente di che. Nel 1962. '' risposi.
'' Ma cosa vai blaterando? E perché sei tutta bagnata, poi? '' disse mia madre stranita.
Sorrisi alla sua espressione e scesi dal bancone per darle un bacio sulla guancia.
'' Non preoccuparti. Ho dovuto accompagnare Kate a casa perché aveva perso il pullman e aveva paura dei rapinatori ''
'' Dei rapinatori? Alle tre di pomeriggio? '' disse mia mamma alzando un sopracciglio.
Mi limitai ad alzare le spalle e sparii dalla vista di mia madre scivolando veloce nel corridoio, che portava nella mia stanza, ultima porta a destra. Non ero mai stata brava a raccontare bugie.
La mia stanza era - forse - diversa dal tipo di stanza che ti aspetti un adolescente abbia. Non aveva poster che tappezzavano le pareti, non aveva un letto vero e proprio ma un divano-letto, e non aveva una scrivania con un computer.
Non avevo bisogno di nient'altro se non del mio telefono per comunicare con i miei amici, e poi per passare il tempo avevo le centinaia di libri messi ordinatamente nelle librerie tutte intorno alla camera, che tappezzavano le pareti come invece avrebbero dovuto fare i poster. E il letto mi andava bene così. Sospirai pensando a quanto mi sentissi diversa dagli altri. Forse lo ero davvero, ma speravo sempre di non darlo troppo a vedere.
Mi spogliai degli abiti sporchi ed entrai nella doccia.
''Una doccia è la cosa migliore da fare se vuoi schiarirti le idee.''
Pensai, ricordando una frase che forse qualcuno mi aveva detto molto tempo fa.
Mentre l'acqua mi scendeva lungo la schiena, ripercorsi mentalmente quella strana giornata.
Per quanto fosse bizzarro il fatto che fossi andata in un'altra epoca e tornata non riuscivo a smettere di pensare agli occhi straordinariamente azzurri di quel ragazzo.
''Ha detto che si chiama Conor'' mi ricordò pignola la mia mente.
'' Grazie per l'informazione. Lo sapevo. '' dissi parlando a nessuno in particolare, se non al muro.
''Sono sorpresa del fatto che non mi abbiano ancora rinchiusa. Adesso credo anche di aver viaggiato nel tempo e di aver conosciuto un ragazzo. Ma per favore''
Guardai i piedi diventati rossi a causa del getto caldo dell'acqua e poi percorsi il mio corpo con lo sguardo.
Quanto odiavo quelle gambe spigolose. I fianchi troppo larghi e l'osso del polso in bella vista. Magari essere magra era il sogno che ogni ragazza potesse avere, ma non era affatto il mio. Da quando ero piccola avevo quella costituzione gracilina. Avevo subito i peggiori insulti per il mio corpo, cose come 'anoressica' e simili. Ogni volta era come una pugnalata al cuore. Ma mi ci ero abituata, e ora come ora riuscivo a sopportare tutti gli insulti che arrivavano dagli altri. Tutti, tranni i miei. Quelli che venivano dalla mia mente e che mi ricordavano costantemente di quello che ero o per lo meno, quello che mi sentivo.
I capelli forse erano l'unica cosa che si salvava, insieme agli occhi.
 I capelli potevano sembrare semplicemente marroni, ma alla luce del sole diventavano più chiari, oppure, quando ero in contro luce, sembravano essere del colore del pelo della volpe, quel marrone che tende al rosso. Me l'aveva fatto notare mia nonna, qualche anno fa, prima che morisse. Mi mancava terribilmente..
Gli occhi erano quasi la stessa cosa. Visti da lontano potevano essere semplicemente di un verde smorto, scuro che tende quasi a diventare marrone diarrea, se proprio volevi essere crudele ( e io lo ero abbastanza, con me stessa ),ma da vicino potevi vedere le scaglie dorate che c'erano all'interno.
Il problema era che nessuno si era mai avvicinato così tanto a me da vedere le scaglie dorate all'interno dei miei occhi, e loro non avevano quasi mai brillato per qualcuno, quindi col tempo erano diventati spenti e tristi, proprio come me. Non mi interessava più di sembrare amichevole o estremamente estroversa, perché non era quello che ero. Quindi a questo punto, meglio fallire essendo sé stessi che avere successo imitando qualcun altro.
Mi sciacquai e insieme al bagnoschiuma cercai di sciacquare via anche questi brutti pensieri, ma loro rimanevano fastidiosamente impigliati in qualche parte della mia testa.
Così, dopo essermi asciugata per bene ed essermi messa il pigiama - composto da dei pantaloncini blu maglia coordinata - mi infilai le cuffie nelle orecchie. Sparai la musica a tutto volume e afferrai il primo libro che capitò sotto le mie dita.
Mi gettai sul letto e chiusi gli occhi prima di aprire il libro. Cercai di farmi entrare ogni singola parola della canzone in testa, così da distrarmi da quei pensieri maledetti.
''Vorrei davvero conoscere Conor. Magari mi aiuta a capirci qualcosa''
''E' solo che ti piace.'' rispose la mia coscienza.
''Ma per favore. Non dire sciocchezze. Come fa a piacermi uno che abita nel 1962?''
''Che ne so, amica. Sei tu quella che prende le decisioni, qui. Io ti consiglio solamente''
''Beh, grazie coscienza. Sei molto d'aiuto''
''Grazie''

''Ero sarcastica''
''Grazie comunque''

Sbuffai e affondai la faccia nel libro, mentre mi perdevo tra le pagine.
Poi la canzone finì e sentii un sasso colpire la mia finestra.



hola babiees.
scusate per questo schifo di capitolo,è solo un capitolo di passaggio lol
dopo ci sono le cose interessanti

soooo..recensiterecensiterecensite!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - ''Timesmusher'' ***




Capitolo 3 - ''Timesmusher''

 

Sobbalzai e mi tolsi le cuffie in fretta e furia. Gettai il libro sul letto e corsi alla finestra.

<< Ma chi cavolo.. >> iniziai.
Mi sporsi fuori e notai una chioma bionda che raccoglieva un sassolino dal mio giardino.
<< Hey, ma cosa diamine stai.. >>
SBAM. Il sassolino - che era poco più grande di una caramella ma abbastanza pesante - mi colpì direttamente sulla fronte.
<< Ah! - gridai - Ma sei impazzito?! >>
<< Oh mio Dio! scusa! Non credevo avessi già aperto la finestra! >> sussurrò Conor abbastanza forte da farsi sentire da me ma non da mia madre.
<< Jennifer? -  gridò un'altra voce dall'altra parte della casa - Tutto bene? >>
Non era stato Conor a mettere in allarme mia madre, ma il grido di dolore di poco prima.
<< Si mamma! Ho solo sbattuto il piede al mobiletto! >> era la seconda bugia nel giro di poche ore.
<< Hai bisogno di aiuto? >> trillò mia madre che si era già magicamente materializzata dietro la mia porta. Fortuna che l'avessi chiusa a chiave prima di entrare nella doccia del bagno comunicante con la mia stanza.
Conor mi guardava con gli occhi sbarrati, pronto a scappare via. Ma io gridai:
<< No, non preoccuparti! >>
<< Okay >> disse lei, e il suono dei suoi passi sfumò mentre ritornava in cucina.
Ancora massaggiandomi la testa, sbraitai il più silenziosamente possibile contro il biondino:
<< E tu che cavolo ci fai qui? E soprattutto: COME. CI. SEI. ARRIVATO? >>
<< Se mi fai entrare magari ti spiego tutto >>
<< Si, certo. Magari suoni al campanello e dici a mia madre 'Salve, sono un tizio arrivato dal 1962, posso parlare con sua figlia?' >> dissi sarcastica imitando il suo tono di voce.
Lui, come faceva al solito nel momenti meno opportuni, rise. Sta di fatto che la sua risata mi fece tremare il cuore, tanto che speravo non si spostasse dal suo solito posto e scivolasse dentro allo stomaco.
<< Dai. Devo spiegartelo per bene. Non posso cercare di gridare senza fare rumore per tutta la serata >>
<< Gridare senza fare rumore, tsk. >>
Lui fece un sorrisino sghembo e io cedetti.
<< Sali >> dissi alzando gli occhi al cielo. Mentre lui si arrampicava, gli chiesi:
<< Davvero ti ci vorrà tutta la serata? >>
<< No. Era per dire. >>
<< Mh. Okay >> dissi solo.
<< Mi dispiace per il sasso >> disse lui.
Alzai le spalle e mi spostai per farlo entrare in camera. Portava una semplice maglietta grigia e dei pantaloni neri. Le scarpe erano delle Converse.
<< Come mai sei vestito normale? >> chiesi come se fosse il mio migliore amico da anni. Chissà perché, sin da quando ci eravamo incontrati qualche ora prima, ci parlavamo come se ci conoscessimo da sempre.
<< Fa parte delle cose che ti devo spiegare >> rispose lui.
<< Okay. Allora spiega >>
Mi sedetti sul letto e lui sedette a terra.
<< Come iniziare.. Emh, hai qualche domanda da farmi? Rispetto a quello che ti è successo oggi? >>
Già. Era successo solo poche ore fa. Adesso il sole era scomparso e l'orologio segnava le sette e trenta di pomeriggio.
<< Dammi tempo >> dissi.
<< Okay.  >>
Dopo qualche secondo, però, non seppe resistere: << Allora? >> disse.
<< Sessanta minuti >> risposi prendendolo in giro.
<< Era squallida >>
<< Lo so >> dissi facendogli una linguaccia. Poi la domanda mi venne in mente, così dissi:
<< Ecco qua, prima domanda: come hai fatto ad arrivare qui? >>
<< Ho usato il mio Spaccatempo >> disse lui risoluto.
<< Il tuo che? >>
<< Il mio Spaccatempo. E' uguale alla tua collanina, solo che è un orologio da polso. >>
Subito il mio sguardo scattò verso il suo polso e notai lo stesso orologino senza lancette di qualche ora fa. Mi chiesi come facesse a sapere della mia collanina.
<< Wow >> feci poi.
<< Già. Scommetto che sei capitata nel 1962 per caso, vero? >>
<< Già >> dissi imitandolo. Lui mi fece una faccia buffa e poi continuò:
<< Beh allora io posso insegnarti come usare uno Spaccatempo. >>
<< Okay>> dissi alzando le spalle.
<< E' molto semplice: devi indossarlo e poi pensare all'epoca in cui andare >>
<< Ma io quando ho raccolto il ciondolo e l'ho indossato non stavo pensando a nessun'epoca in particolare. E' stato tutto un errore. Come mai sono finita nel 1962? >>
Conor arrossì e prese a balbettare.
<< Emh.. Quando.. quando c'è una persona ..niente. Lascia perdere. Un giorno lo capirai >>
<< Ah. Okay >> dissi solo mentre sentivo il calore salire dal collo fino alle guance. Eppure non aveva detto niente di imbarazzante, anche se la mia mente che farneticava sulle cose più improbabili non mi aveva affatto aiutato a non arrossire.
<< Come mai tu sai usare uno Spaccatempo? Come hai capito come usarlo? Dove lo hai trovato? Da quanto tempo ce l'hai? >>
Sbottai per cambiare argomento.
<< Hey calma! So usare lo Spaccatempo perché la mia famiglia è una famiglia di Timesmushers. Noi andiamo 'in giro ' per le epoche per aggiustare cose che a volte non vanno bene, per non far finire in cenere l'umanità >> rispose Conor.
<< Wow. - ripetei per la seconda volta - Allora come mai non avete fermato le guerre mondiali? >>
<< Perché pensi che abbiano vinto gli Stati Uniti, allora? Adesso saremmo tutti nazisti se non fosse per noi >> disse lui con un sorrisino. Mi chiesi cosa ci fosse divertente. E pensai che magari lui era davvero pazzo. Non come me. Più pazzo. Però ci credevo, perché non avevo altre spiegazioni da darmi se non quelle dette dal ragazzo-Spaccatempo. E pensando a questo nomignolo capii perché mi avesse chiamato così mentre entrava nell'autobus quella mattina.
<< Okay, allora grazie >>
Lui mi sorrise.
''Smettila. Di. Sorridermi. Non aiuta'' pensai, essendo quasi sul punto di dirlo.
<< Aspetta un secondo - feci invece - Il fatto che io abbia usato uno Spaccatempo senza che mi sia stato tramandato significa che sono una Timesmusher o no? >>
<< Beh, se sei stata in grado di utilizzare lo Spaccatempo di sicuro lo sei, la cosa strana è che non te ne siano stati tramandati da nessuno della tua famiglia >>
<< Come mai qualcuno aveva buttato uno Spaccatempo vicino ad un tombino? >>
<< Vicino ad un tombino? >>
<< E' dove l'ho trovato io. Mentre tornavo da scuola. >>
<< Oh. Beh, a volte gli Spaccatempo finiscono nelle mani sbagliate, perché qualche Timesmusher si scoccia di fare il suo lavoro - e qui Conor fece una faccia contrariata - e lo vende a qualche fermo. Tipo nei mercatini e robe del genere. Solo che i fermi trovano gli Spaccatempo inutili, quindi li buttano >>
<< I fermi? >>
<< Si chiamano così quelli che non si muovono nel tempo come noi >> rispose lui serio.
''Ed io che pensavo che fosse una collanina carina. Mi ha tirato solo in un sacco di guai. Forse mia madre aveva ragione a dire che non si raccolgono le cose da terra..'' pensai.
<<  Ci sono altri Timesmusher nel mondo, oltre a te e alla tua famiglia, quindi? >> chiesi.
<< Aspetta. Rispondo alle tue altre domande. Non ho trovato lo Spaccatempo, lo ha avuto in eredità da mio padre. Ce l'ho da quando avevo dodici anni, ovvero l'età in cui si tramandano gli Spaccatempo ai propri figli >>
<< Ah, menomale. Pensavo tuo padre fosse morto, da come hai detto 'avuto in eredità' ! >> feci mimando le virgolette.
<< No, è ancora vivo e vegeto >> disse lui con una risatina.
<< Comunque sì, esistono altri Timesmusher. - continuò lui poi - Però io non ne ho mai incontrati altri, oltre te >> continuò lui mentre le sue guance tornavano color del pomodoro. Mi chiesi perché. Cosa c'era, in questo, di imbarazzante? Tralasciai.
<< Okay ho sentito abbastanza. Ho bisogno di pensarci su, adesso. Dio mio ..è così impossibile.. >> dissi più rivolta a me stessa che a Conor.
Lui si alzò e fece le spallucce, tornato del colorito normale e non come quello di un vegetale per fare l'insalata ,e poi andò verso la finestra. Infine si girò verso di me e disse:
<< Posso farti io una domanda, adesso? >>
<< Okay >> concessi.
<< Come ti chiami? >>
<< Beh, questa è facile. Jennifer. Jennifer Breener >> risposi. Avevamo parlato per tutto quel tempo e mi ero addirittura dimenticata di presentarmi.
<< Bel nome >> disse lui con un sorrisetto sghembo. Il mio stomaco si contorse.
<< Grazie >> dissi sorridendo nello stesso modo e arrossendo fino alla punta dei capelli.
Lui non parve notarlo e iniziò a calarsi dalla finestra.
<< Conor! >> dissi mentre toccava terra. Lui alzò la testa e con aria interrogativa.
<< Se dovessi tornare nel 1962.. Come faccio a trovarti? >>
Lui sorrise - ''perché questo ragazzo sorride sempre?!'' - e poi disse:
<< Te l'ho detto. Vieni a scuola. C'è un solo liceo a Brighton. >>
<< Okay. >> feci.
<< Aspetta!  - dissi dopo qualche secondo allarmata - ma domani è sabato! >>
<< Beh, io il sabato ci vado a scuola. Tu no? >> sorrise. Ancora.
Scossi la testa.
<< Allora significa che avrai del tempo libero prima di venire >> disse continuando a sorridere.
Io rimasi imbambolata e poi annuì continuando il mio muto teatrino.
<< Ci vediamo alle tre di domani, allora. Buonanotte, Jennifer >>
Il cuore mi balzò in petto e poi, con un filo di voce, risposi:
<< 'Notte >> mentre Conor slacciava '' l'orologio '' che indossava al polso.
Lui mi rivolse un ultimo sguardo sorridente, poi infilò lo Spaccatempo in tasca e scomparve.


 

#spazioautore
Hola babies! E' tipo da un secolo che non aggiorno, ma visto che ci sono pochissime recensioni (*piange*) suppongo non ve ne freghi niente lol In ogni caso,
io sono determinata a continuare (?) uu
Punto uno: abbiamo un banner! yay!
ho scelto la bellissima Kaya Scodelairo (di skins), il mio amore forevah (?) Non so perché,ma per me calzava a pennello per la parte di Jennifer.
Punto due: per questo capitolo non so che dirvi.. è una specie di spiegazione perquello che è successo ultimamente a Jennifer, ma dai prossimi capitoli le cose si fanno un po' più complesse..ouo
entro una settimana caricherò il prossimo capitolo, intanto RE-CEN-SI-TE, vi tengo d'occhio ewe
KIZZEZ (?)
ps. vi regalo questa gif jsdfhsdkjb, amatemi c':


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