L'alba del terzo giorno

di Ranessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto primo - Attesa: Il Ragno ***
Capitolo 2: *** Atto secondo - Tragedia: Le Mosche ***
Capitolo 3: *** Atto conclusivo - Alba: La Ragnatela ***



Capitolo 1
*** Atto primo - Attesa: Il Ragno ***


[ Atto Primo - Attesa: Il Ragno ]


Bloccato tra l'agire o il morire
Mi sento pallido
Respirare è difficile, provo e riprovo,
Morirò soffocato
Dondolando dalle cime più alte,
Senza niente a cui aggrapparsi
Tutti i cieli sono blu,
Ma non per me e per te [...]

“Come home” (Torna), Placebo


Azkaban, il giorno prima del processo


Un ragno.
Cammina sui muri, non si lascia accarezzare.
Un ragno.
Voi sapete come sono i ragni?
Cosa fanno i ragni?
Non sono terribilmente affascinanti?
Io l'ho sempre pensato.
La gente invece non lo crede.
Sì, certo, una stupida tela e poi non devono fare nient'altro, giusto? Semplicemente aspettare. La gente crede che i ragni siano pigri , che passino l'intera loro esistenza attendendo che le cose gli accadano intorno, che sia la mosca a venire da loro, che sia la mosca a firmare la sua stessa condanna... Credono che non abbiano il coraggio, o la voglia, di intervenire, di cambiare le cose, di lottare per loro stessi, che si accontentino di poco. Di quello che l'attesa gli offre.
Quanto è stupida la gente, vero?
Quanto siete stupidi voi, vero?
Sapreste avere la stessa pazienza dei ragni, o nobili uomini?
Sapreste ricominciare da zero ogni qual volta un destino avverso distruggesse il vostro intero operato?
Davvero sapreste farlo?
Sapete, ora, quanta pazienza debbano avere quelle realmente nobili creature, quanta tenacia, quanto spirito combattivo per continuare ad andare avanti nonostante tutto?
Un ragno contro il mondo, eppure il vincitore è sempre lui.
Vento, tempeste, pioggia, ma la sua tela è sempre lì, e se non è quella originale è comunque frutto del suo continuo lavoro, il lavoro incessante del ragno instancabile.
Ma non vi biasimo, voi uomini non sapete cogliere le sfumature, lo sapete questo, vero?
Credete che l'attesa sia una cosa così facile, vero?
Che non serva nulla per poterla superare indenni, vero?
Quanto vi sbagliate, poveri sciocchi.
Io non so più da quanto sono qui, ma aspetto.
So solo una cosa.
In questa cella c'è un ragno. Cammina sui muri, non si lascia accarezzare.
So solo una cosa.
In questa cella ci sono decine di ragni, non so come sopravvivano ma ci sono. I miei compagni di viaggio.
So solo un' ultima cosa.
Domani.
Domani è il grande giorno.
Domani è il grande giorno e non so se sono preparato, ma continuo ad aspettare.
Aspetto come aspettano i ragni.
Aspetto senza poter fare altro, ma io sono un ragno, l'attesa non mi ha mai pesato perchè so che posso ricominciare.
Ho paura del processo, ma l'unica cosa che voglio è uscire di qui, e l'unico modo per farlo è affrontarlo.
Io sono il ragno, ho un'infinità di possibilità. Ne sono convinto. Posso davvero ricominciare daccapo, posso ricostruire la mia tela, posso ricostruire la mia vita. Domani uscirò di qui e mi assolveranno e allora potrò tornare a casa con mia moglie. Ci credo davvero, c'erano così tante cose che volevamo, vogliamo, fare.
Io e Bellatrix.
Tu le ricordi, mia sposa?
Volevamo rimettere a posto la villa. Il giardino fa pietà. L'erba è quasi alta come mio fratello. I fiori sono tutti morti e appassiti, i colori spenti sembravano ancora più deprimenti del solito l'ultima volta. I ciliegi hanno definitivamente smesso di dare frutti, li guardi dalla finestra di camera tua e sembra sempre che sia autunno. Dentro poi è un disastro totale. La maggior parte delle stanze ha tutti i mobili ammassati nel centro, coperti da lenzuoli bianchi come i cadaveri all'obitorio; la carta da parati marcia è penosa e anche i quadri alle pareti sono disabitati ormai da tempo. Ma non c'è da preoccuparsi, vero Bellatrix? Abbiamo ancora tutta una vita davanti a noi per sistemare le cose.
Perchè è così, vero Bellatrix?
Ti prego, lascia che continui a parlarti anche se so che tu non sei qui, voglio distrarmi, non voglio pensare al processo. Anche domani parlerò con te Bellatrix, non guarderò i giudici e non ascolterò le loro parole, ma parlerò con te perchè sono troppo debole.
Anche i ragni nascono deboli ogni tanto sai?
Deboli e vigliacchi.
E allora parliamo.
Te la ricordi quella volta ad Hogsmeade? Eravamo ancora studenti ad Hogwarts allora e non avevamo mai visto così tanta pioggia in vita nostra. Sembrava che il cielo volesse riversarci addosso tutta la sua collera repressa. Tutti i cieli sono blu, ma quella volta no, quella volta non per me e per te... Dovevamo incontrare Lucius e Narcissa ed eravamo così in ritardo... Che corsa, non riuscivo a starti dietro, non avevo più fiato; mi gridavi che dovevo smetterla di fumare e ridevi, con le gocce d' acqua che disegnavano archi aggraziati sulla tua pelle candida. Era così bello guardarti correre sotto la pioggia Bellatrix... e poi ti sei fermata. Ansante anche tu, gli occhi sbarrati. Guardavi una vetrina, lo sguardo distante. Era un vestito. Nero come la notte, di più, nero come quel cielo che ci scrutava severo dall'alto. Non ti avevo mai visto così rapita da un semplice vestito Bellatrix, tu che avevi sempre disprezzato tutte quelle cose che la maggior parte delle ragazze ha sempre ritenuto fondamentali... forse era l'unica cosa che accomunava te e tua sorella Andromeda... Però quell abito era così meraviglioso; seta di ragno, davvero preziosa. Un corpetto con laccetti e arricciature aggraziate sul davanti e un'ampia gonna, un leggero strascico che avrebbe reso ancora più armoniosi ed ammalianti i tuoi movimenti. Semplice e meraviglioso come eri tu. Già te lo vedevo addosso Bellatrix e anche tu lo vedevi. Non c'era mai stato un desiderio così profondo nei tuoi oscuri occhi prima d'allora.
Mi avvicinai lentamente da dietro, posi una mano leggera sulla tua spalla... tremavi. Dissi che non ce la facevo più, di andare avanti per raggiungere gli altri, che sarei arrivato presto, quante sciocchezze... Quella domenica sera tornai al castello da solo, il pacco sotto il braccio, la carta ed il fiocco argentati. Li avrei voluti viola, il tuo colore preferito, ma andava bene così...
Seta di ragno, davvero preziosa...
Oggi però sono debole, Bellatrix, e vigliacco e bugiardo.
Ti ho mentito.
Non mi sento affatto come un ragno.
Quest'attesa è straziante.
Non mi sento affatto come un ragno.
No, mi sento chiuso, serrato, soffocato, oppresso, sopraffatto, soggiogato, limitato, ristretto, anestetizzato, inesistente, fittizio, asfissiato, annullato, vessato, angosciato, dominato, sbarrato.
Non voglio affrontare il processo e lo voglio.
Non voglio morire qui dentro e lo voglio.
Voglio uscire, perchè qui mi sento chiuso, soffocato, una pagina strappata, una pagina strappata macchiata d'inchiostro, il sole senza luna e il giorno senza sole, il cane bastonato, il mondo senza la sua fine, una morte senza lacrime.
Ma non è la cella.
È l'attesa.
Sono l'unico ragno al mondo che non riesce a sopportare l'attesa.
Oggi non ci riesco, per questo ti ho mentito.
Mi sento stupido, mi sento impotente.
Bloccato tra l'agire o il morire.
Mi sento pallido.
Respirare è difficile, provo e riprovo.
Morirò soffocato.
Dondolando dalle cime più alte.
Senza niente a cui aggrapparsi.
Non riesco a trovare niente a cui aggrapparmi, neanche il tuo ricordo mi aiuta Bellatrix.
Tutti i cieli sono blu.
Ma non per me e per te.
Tutti cieli sono blu, ma questa volta no.
Questa volta non per me e per te.
Domani è il grande giorno...
...e il cielo non sarà blu.

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Capitolo 2
*** Atto secondo - Tragedia: Le Mosche ***


[ Atto Secondo - Tragedia: Le Mosche ]


[...] Forse siamo vittime del destino
Ricorda quando abbiamo festeggiato
Abbiamo bevuto e ci siamo drogati fino a tardi
E adesso siamo tutti soli
Le campane non suoneranno a festa
Con noi due entrambi colpevoli di reato
E tutti e due condannati al tempo
E adesso siamo tutti soli.

“Protect me from what I want”, Placebo


Ministero della Magia, il giorno del processo


“Fateli entrare.”

La piccola porta si apre lentamente, senza un suono.
Finalmente.
Questa stanza mi stava uccidendo.
Soffocando.
Prendendo a calci.
Ero in trappola.
Ora sto uscendo... finalmente... ero in trappola...
Ora sto entrando nella tana del lupo...


La piccola porta si aprì lentamente, senza un suono.
La debole luce delle torce illuminava i mantelli scuri di sei Dissennatori, traeva giochi d'ombra dai loro neri cappucci, nascondendo agli occhi dei presenti la verità della loro dannazione tanto che era difficile non chiedersi se, forse, non fossero loro i Mangiamorte incriminati, quelli con indosso le vesti rubate alla notte e la maschera argentata della falsità sul volto...
Altri quattro sedevano però al centro della stanza. Tre uomini e una donna. Una donna che sedeva come una regina sul suo trono, pronta a brindare sulle rovine della sua stessa esistenza, una donna che portava ai polsi le catene della sua prigionia come fossero state i bracciali più belli ed invidiati, guardava i suoi giudici e carcerieri come beandosi della loro presenza, come se fosse stata lei ad invitarli in casa sua, come se avesse potuto scacciarli a suo piacimento o rimanere lì a fissarli per l'eternità.
La scelta era solo sua.
Li guardava e loro erano suoi.

“Siete stati condotti di fronte al tribunale della Legge Magica perchè siate giudicati per un crimine atroce del quale raramente abbiamo udito il pari in questa corte.”

Ecco.
È cominciato.
Credi che durerà a lungo?
Sono arrabbiato sai Bellatrix?
Io credo che durerà per sempre.
Con te e con loro.
Credo che non moriremo mai e resteremo incatenati qui per sempre.
Sì ce l'ho con te Bellatrix, perchè sono tuo marito e dannazione! Non mi hai ancora guardato una sola fottutissima volta in tutto questo tempo!
Infondo siamo stati in quella stanzetta per... non lo so quanto, ma non è sembrata anche a te tutta la tua vita?
E sì ce l'ho anche con loro perchè questo è il mio processo! Io sono l'imputato, il mostro assassino, il bastardo figlio di puttana, il cane rabbioso e nessuno mi guarda!
Non è sembrato anche a te di esserci conosciuti lì dentro?
Neanche loro mi guardano!! Come pensano di potermi giudicare se nemmeno mi vedono?!
E non ti è sembrato che fossimo stati lì la prima volta che ci siamo baciati Bellatrix?
Perchè guardano Crouch e non me? Perchè tutti guardano sempre qualcun altro e non me?
Perchè nessuno mi vede?
Quanto ci ho messo a baciarti la prima volta Bellatrix.
Perchè nessuno mi ha mai visto Bellatrix?
Te la ricordi la prima volta che abbiamo fatto l'amore? Quando il pavimento era freddo e i Dissennatori ci guardavano?
Ma io esisto veramente Bellatrix?
E Barty tremava.
Credi che io sia mai esistito o che esisterò per sempre?


“Abbiamo ascoltato le testimonianze contro di voi. Siete accusati di aver catturato un Auror- Frank Paciock- e di averlo sottoposto a Maledizione Cruciatus, convinti che conoscesse l'attuale dimora del vostro signore in esilio, Colui-che-non-deve-essere-nominato... “

Sulla sala regnava il più profondo silenzio, rotto soltanto da acuti singhiozzi e dalle grida di un ragazzo. Regnava il silenzio come fosse stato il consorte di quella sovrana dai colori scuri, la furia nei suoi occhi abilmente mascherata con i toni della magnanimità che portava per i suoi sudditi. Quegli infedeli che, mancandole del rispetto dovuto, continuavano a spostare il loro sguardo indiscreto dal volto dell'uomo che parlava con voce roca a quello del giovane che sedeva a fianco della loro ignorata regina. Tutti guardavano da una altra parte, attratti, come mosche dal miele, dal gioco di quel dramma familiare che si svolgeva sotto i loro occhi senza sapere, stupidi sciocchi, che le ragnatele sono fatte di miele e liberarsene è difficile. Nessuno sembrava notare quell'uomo secco e nervoso, le mani che tormentavano i braccioli della sedia, i neri capelli umidi e gli occhi febbricitanti che li fissavano uno per uno.
Nessuno lo notava.
Nessuno sospettava che, forse, era proprio lui il ragno.

“Siete inoltre accusati di aver usato la Maledizione Cruciatus contro la moglie di Frank Paciock, quando egli non vi ha dato le informazioni richieste. Avete progettato di restaurare il dominio di Colui-che-non-deve-essere-nominato, e di tornare alla vita di violenza che probabilmente avete condotto quando era potente.”

Credi che ci salveremo Bellatrix?
Non voglio tornare dai Dissennatori.
Forse tutti quegli idioti crederanno a Barty e ci tireranno fuori...
I Dissennatori ci fanno rivivere i nostri ricordi più terrificanti.
Usciremo come Tiger
Tu cosa vedevi in quella stanza Bellatrix?
E Goyle
Cosa sentivi mentre quei... quei mostri ti sfioravano la pelle?
E Avery
Io non c'ero nei tuoi ricordi più oscuri, vero?
Forse saremmo dovuti morire come Rosier
Vedevi il figlio dei Paciock?
Anche Nott ce l'ha fatta
Tu ce li hai i rimorsi Bellatrix?
Il più furbo è stato McNair
Io vedevo il Marchio Nero, Bellatrix.


“Io ora chiedo alla giuria di alzare la mano se è convinta, come me, che questi crimini meritino una condanna a vita ad Azkaban!”

Avrebbero voluto alzare le mani più velocemente, ma le ragnatele di miele erano ancora strette, i movimenti impediti. Ce la fecero però. E applaudirono anche, forse per lavar via quel succo dolciastro dalle loro mani o per allontanare più in fretta il ricordo della tragedia, quel senso di malessere in fondo allo stomaco. Come dovrebbe succedere in quei teatri di serie b, quando alla fine gli attori con quei costumi fatti in casa e il trucco troppo pesante escono da dietro le quinte per festeggiare ma gli spettatori se ne sono già andati... Restar lì ad applaudire non creerebbe l'illusione di essersi divertiti? Di pensare che si potrebbe restar lì in eterno?
Ma decine di persone su quegli spalti affollati quel giorno applaudivano convinte. Davvero felici e appagate. Decine di persone su quegli spalti affollati, gli spettatori, le mosche, avevano appena condannato alla più crudele delle morti quattro semplici comparse e se ne vantavano. Applaudivano felici perchè quattro persone avrebbero passato il resto della loro vita in una cella, sognando la luce del sole nella loro tomba di pietra, sperando almeno in quella di una candela e ogni giorno all'alba si sarebbero svegliati con la morte sulla pelle e il desiderio di lei sulle labbra. Uomini che applaudono perchè hanno appena condannato il sangue del loro sangue all'oblio eterno e lasciano i loro posti in fretta perchè a casa la cena si fredda e le mogli li aspettano a letto impazienti. Giudici che condannano le torture e ne infliggono altrettante di pari atrocità, il mondo civile degli uomini che celebra la sua rinascita e festeggia un bambino che non conoscerà mai i suoi genitori, il mondo civile degli uomini che riscopre e ristabilisce il confine tra Bene e Male e guarda quattro creature di Dio che aspettano impotenti quelle blasfeme del Diavolo perchè le portino in un Inferno fatto di dolori e ricordi che si credevano sepolti ormai da tempo. Il mondo civile degli uomini buoni che ne gode, senza nemmeno premurarsi di non darlo a vedere...
Oggi questi spettatori, queste mosche, hanno celebrato la loro rinascita, la loro riscoperta delle umane virtù, amore, compassione, pietà... la semplice umanità dell'ipocrisia.

È già finito.
Meglio così.
Tu cosa ne pensi Bellatrix?
Siamo stati attori o spettatori?
Sai spiegarmelo ora che il teatro è ancora pieno?
Perchè, sai, non è triste il teatro?
Com'è la sua vita?
Un secondo ricca di grida, suoni, odori, voci, e il secondo dopo... il vuoto.
Come dev'essere ricoprire sempre il ruolo di spettatore solitario di un dramma che si ripete all'infinito, sempre uguale?
Tu cosa ne pensi Bellatrix?
È meglio stare qui a pagare per le nostre colpe o essere come quegli spettatori che applaudono, quelle mosche impazzite che sfregano frenetiche le loro piccole zampette? Quelli che ci condannano e sorridono fieri e negli occhi hanno la convinzione di avere un Paradiso sicuro che li aspetta alla fine solo perchè loro sono i buoni... Perchè ne sono così convinti Bellatrix? Ma non lo sanno che sono uguali a noi?
Tu hai urlato la tua verità Bellatrix, fiera come una regina, e loro hanno alzato le mani, come per difendersi, e per difendersi ancora non si sono tolti le loro ben congegnate maschere e non se le toglieranno mai, interpreti a vita di loro stessi e neanche troppo bravi. Lo sai che siamo noi quelli che dicono la verità e loro quelli che mentono?
E mentre adesso godono della nostra rovina lascia che anch'io goda un po' della loro... Perchè mentono al mondo, ma non possono mentire a se stessi, perchè tutti mentono e tutti sanno che lo stanno facendo e tutti sanno che anche gli altri lo stanno facendo.
Non viene voglia di ridere anche a te Bellatrix?
Non sono semplicemente... ridicoli?
E adesso torneranno i Dissennatori e ci trascineranno via e Barty ancora supplica e implora e suo padre ancora gli risponde.


“Tu non sei affatto mio figlio! Io non ho figli!”

Eccoli infatti, i Dissennatori.
Per una volta ero io quello che aveva ragione.
Stanno tornando a prenderci.
Credi che loro abbiano capito quello che hai detto Bellatrix?
E pensi che Crouch ti creda?
No, forse no.
Infondo lui è un uomo buono ed ora è solamente impegnato a guardare suo figlio trascinato a forza verso la fine del mondo.
Ma finirà mai realmente?
È un uomo buono impegnato a ghignare della disgrazia del sangue del suo sangue... il figlio che non ha mai avuto...


“Portateli via! Portateli via e che possano marcire laggiù!”

Un giorno verranno schiacciati Bellatrix.
Schiacciati come le mosche.
Perchè le mosche hanno tanti occhi, ma da oggi sono tutti ciechi.
Nessuno saprà più, nessuno vedrà più.
Sono troppo impegnati a guardarsi allo specchio e a riempirsi la testa con stupide canzoni che parlano di quanto il mondo sia meraviglioso per accorgersi della realtà.
Credono di aver vinto e di avere il diritto di festeggiare e per le strade le rovine sono ancora fumanti.
Che schifo.
Questo mondo mi fa così schifo.
Ma forse siamo soltanto vittime del destino, Bellatrix.
E adesso siamo tutti soli.
Ti ricordi quando abbiamo festeggiato?
E adesso siamo tutti soli.
Le campane non suoneranno più a festa, né per noi né per loro.
Le campane non suoneranno più a festa, con noi due entrambi colpevoli di reato.
E tutti e due condannati al tempo...


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Capitolo 3
*** Atto conclusivo - Alba: La Ragnatela ***


[ Atto Conclusivo - Alba: La Ragnatela ]


[...] Ipnotizzato dalla notte
Il silenzio aumenta dentro me
Il vuoto, Il niente
sta bruciando un buco dentro me
prendi la mia fede e il mio orgoglio
non ne ho più bisogno
Questo letto è diventato la mia cappella di pietra
Un giardino di oscurità dove sono stato risucchiato
Quindi prendi la mia vita, non ne ho più bisogno

“The One I Love”, The Rasmus


Azkaban, il giorno dopo il processo


E' notte fonda.
Non so come faccio a saperlo, lo so e basta.
La cella è piccola.
Non ci sono finestre a mostrarmi il mondo, a ricordarmi che fuori di qui c'è ancora un mondo.
Non ci saranno luci a rischiarare i miei giorni.
E le mie albe.
Eppure so che è ancora notte.
Forse dovrei rimanere qui a pensare. Infondo lo so che non riuscirò a dormire. Questi stracci diventeranno il mio letto...
E il mio letto diventerà la mia cappella di pietra...
Diventerà, ma non lo è ancora.
Dovrei pensare per avere qualcosa a cui aggrapparmi in futuro, per ricordarmi che anch'io esisto ancora, come il mondo là fuori. Forse dovrei scrivere le mie memorie sui muri con il mio stesso sangue. Perchè lo so che un giorno impazzirò e allora forse qualcun altro occuperà questa cella e leggerà la mia storia.
Credo che Bellatrix lo farebbe, scrivere sui muri con il suo sangue.
Ma io non sono come lei.
Non sono mai stato come lei.
E ieri avevo tanta paura.
Ero terrorizzato.
Due giorni fa ero qui in questa stessa prigione, la mia ragnatela di eternità, e pensavo che forse avrei potuto cavarmela e uscire di qui per sempre, tornare a casa con mia moglie, sistemare le cose, tornare alle feste e a tutto ciò che solo i privilegiati e ricchi Purosangue possono permettersi. Cose come lottare per una causa in cui si dovrebbe credere, arrivare a tanto così dall'ottenere tutto ciò per cui si è sempre combattuto e... perdere miseramente. Due giorni fa pensavo che forse una via d'uscita c'era... le scorciatoie ci sono sempre, basta sapere dove guardare... ed ora sono di nuovo qui. Quando mi hanno portato in una cella diversa da quella che avevo prima mi sono quasi messo a piangere come un bambino. Avrei dovuto ricominciare tutto daccapo. Come i ragni. Anche in questa fottutissima prigione avrei dovuto ricominciare tutto daccapo, così ho passato la notte nella mia nuova cella a piangere e a tastare tutto con le mani, scoprire ogni anfratto e venatura nella pietra, imparare a muovermi come un gatto dagli occhi verdi diventato cieco, attento a non strappare la sua ragnatela di oscurità. Poi la mia vista si è abituata un po' e allora sono riuscito a distinguere anche loro. I ragni. Mi sono sempre piaciuti i ragni. Credo che un giorno diventerò loro amico e parlerò con loro e quel giorno sarà un giorno meraviglioso perchè vorrà dire che sarò pazzo come i Paciock che io stesso ho condannato all'oblio e allora avrò espiato le mie colpe.
Forse, perlomeno, quelle più gravi.
Forse.
Due giorni fa ero in un'altra cella e adesso osservo una notte invisibile fissando il muro di roccia davanti a me. Mi ha sempre colpito come le cose possano cambiare in due soli giorni: il giorno prima, quello dell'attesa, e il giorno della tragedia... ma nessuno si chiede mai in tempo come sarà l'alba del terzo giorno. Tutti si concentrano sul dramma e perdono di vista il problema reale: cosa succederà dopo? Come cambieranno le cose dopo? Resterò qui per sempre a fissare la notte, anche se è troppo buio per poterla vedere realmente. Rimarrò qui ipnotizzato dalla notte a ricordare di tutti i peccati che ho commesso. Mi sono rimasti solo quelli, i Dissennatori mi hanno già portato via tutto il resto... e sono qui solo da due giorni. Questo mi terrorizza. Mi chiedo cosa succederà dopo. Preferirei che mi baciassero. Non sarebbe più facile? Non sarebbe un po' come suicidarsi? Quante volte ci ho pensato... Prima finisco all'Inferno e prima finisco il mio girone dei divertimenti, no? Chissà perchè l'ho sempre immaginato come una grande giostra, l'Inferno, una giostra che gira veloce e frenetica e tu vuoi scendere, ma non puoi perchè sei circondato dai bambini... Tutti quei bambini innocenti che non conosceranno mai i loro genitori... Una volta ho fatto un sogno, no non era un incubo era proprio un sogno, è diverso. Ho fatto questo sogno dove alla fine scendevo dalla giostra ed ero così felice ed invidiato e per una volta tutti guardavano me e non qualcun altro. Mi guardavano e mi vedevano ed io ero così felice e allora giravo per il parco giochi e compravo le caramelle e tutti continuavano a guardarmi e poi... poi hanno cominciato a ghignare e a prendersi gioco di me, mi indicavano sollevando un indice che poteva sembrare quasi ammonitore e ridevano, ridevano senza fermarsi mai, continuando a girare e allora ho capito: ero di nuovo solo. Tutti erano sulla giostra ed io ero l'unico a terra. Provai a risalire ma loro scalciavano e mi rigettavano indietro ed il bigliettaio matto non voleva aiutarmi... somigliava a Lucius. Poi vidi Bellatrix, era come una regina su quel cavallo nero, quello che tutti volevano e mi guardava sconsolata, i suoi occhi di fiamma dicevano solo... perchè? Alla fine mi sono svegliato nel nostro letto e lei non c'era, e il Marchio bruciava... ma il mio Signore non mi stava chiamando.
Ora ho capito che Lui non verrà a liberarmi, non lo farebbe nemmeno se fosse ancora vivo. E così in questa cella, in questa ragnatela in cui resterò intrappolato per l'eternità, in questo mio terzo giorno, di cui non riuscirò nemmeno a vedere l'alba, si conclude la mia vita. Tutte le mie possibilità sono finite, cadute, distrutte, morte...
Sarò di nuovo io a doverle seppellire...
E mi sento stupido.
Sono il ragno che attende che sia la mosca a firmare la sua stessa condanna e sono qui, indissolubilmente legato, intrappolato in questa ragnatela a cui io stesso ho lavorato per tutti questi anni.
La mia intera vita.
La mia vita che si è appena conclusa.
Perchè oggi non ho più nulla su cui poter contare.
Non ho più niente che mi sostenga.
Non c'è più niente per cui valga la pena vivere.
Non ho più Bellatrix.
Non ho più me.
E allora rimango qui, sveglio, ipnotizzato dalla notte.
Il silenzio aumenta dentro me.
Il vuoto, il niente sta bruciando un buco dentro me.
Infondo lo so che non riuscirò a dormire.
Non potrò sognare la mia giostra dei divertimenti.
Ma ci sono altri modi per raggiungerla.
E allora vieni Dissennatore, ti sto aspettando.
Prendi la mia fede e il mio orgoglio.
Non ne ho più bisogno.
Questo letto è già diventato la mia cappella di pietra, la mia ragnatela.
Un giardino di oscurità dove sono stato risucchiato.
Quindi prendi la mia vita.
Non ne ho più bisogno.

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