Prima o poi... chissà!

di lenu88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'idea del Lumacone ***
Capitolo 2: *** Draco, ti presento Juliet ***
Capitolo 3: *** Progressi col professor Zabini ***
Capitolo 4: *** Chiacchiere di illegali passeggiate notturne ***
Capitolo 5: *** I piani di Blaise e le pene di Draco ***
Capitolo 6: *** Una giornata a Hogsmeade ***
Capitolo 7: *** Conseguenze ***
Capitolo 8: *** Vecchie conoscenze, nuovi problemi ***
Capitolo 9: *** Cucina no problem ***
Capitolo 10: *** Al lavoro! ***
Capitolo 11: *** Tuffo nel passato ***
Capitolo 12: *** Visite e metodi ***
Capitolo 13: *** Draghi e laghi ***
Capitolo 14: *** Tutto si risolve ***
Capitolo 15: *** Sorpresa ***
Capitolo 16: *** Natale con i suoi... ***
Capitolo 17: *** Uno strano personaggio ***



Capitolo 1
*** L'idea del Lumacone ***


Prima o poi... chissa
Prima o poi... chissà!



Blaise Zabini camm
inava svogliato per i corridoi dei sotterranei, recandosi all'aula di pozioni.
Mentalmente malediceva in tutti i modi conosciuti da mente umana, e anche qualcuno in più, il Lumacone, che l'aveva incastrato in quell'assurda perdita di tempo.
Come si faceva a costringere il ragazzo più bello della scuola a sprecare i suoi sabato pomeriggio per dare ripetizioni di pozioni, anzichè trascorrerli più piacevolmente facendo bisboccia insieme agli amici nella sala comune di Serpeverde? Non si poteva lasciare l'ingrato compito a Potter che recentemente si era dimostrato incredibilmente e inspiegabilmente portato per quella materia?
Senza contare poi che lui, questa Juliet McDavis di cui si doveva occupare, non la conosceva neanche. Aveva raccattato qualche informazione sul suo conto: al quinto anno nella casa di Corvonero, quindi più piccola di lui di un anno, era molto brava in quasi tutte le materie, non particolarmente in pozioni; non passava, però, molto tempo sui libri, almeno non su quelli scolastici. Si interessava di più a testi riguardanti misteri e storie inquietanti. Abilissima sulla scopa, aveva più volte rifiutato l'offerta di entrare a far parte della squadra di quidditch della sua casa, ma nessuno sapeva il perchè. Ma ciò per cui la gente parlava generalmente di lei era il fatto che, per quanto in molti le avessero chiesto un appuntamento, lei declinava sempre l'invito senza possibilità di appello. Parlava con tutti ma non aveva rapporti con nessuno in particolare, se si escludeva la cugina, l'unica che potesse vantare un forte legame con lei, e con la quale passava la maggior parte del suo tempo.
Oltre questo non si sapeva altro di quella strana ragazza e Blaise non sapeva neanche che aspetto avesse.
Stava rimuginando su quali scuse accampare per levarsi di dosso quell'impiccio, quando qualcosa, sbucando fuori da un arazzo, gli finì addosso facendolo cadere.
"Ouch!" quel qualcosa doveva essere animato per fare versi simili. E in effetti si trattava di una ragazza con corti capelli rossi e luminosi occhi verdi che, finita per terra dallo scontro stava tirandosi a sedere massaggiandosi la schiena. "Maledetti passaggi segreti a scivolo. Ogni volta è la stessa storia: io ho fretta e loro mi tirano brutti scherzi trasformandosi all'improvviso. Oh, ma la prossima volta gli lancio un incantesimo di  bloccaggio e non mi lascio più fregare. Sarebbe ora che imparassero le buone maniere anche loro. Ehi tu, ti sei fatto male?" disse poi alzandosi in piedi.
Blaise, che aveva seguito tutte le fasi del soliloquio della ragazza, era rimasto a fissarla con sguardo allucinato e non si era accorto che ora si stava rivolgendo a lui.
"Ehi... Sei vivo?" chiese allora la ragazza agitandogli una mano davanti alla faccia.
"Credo di si." disse il serpeverde riprendendosi.
"Bene! Scusami ma ora devo proprio andare. Sono in ritardo. Mi dispiace per la botta. Ciao!" e si incamminò lungo il corridoio.
Blaise ancora un po' scombussolato si alzò e proseguì nella stessa direzione. Dopo un paio di corridoi che percorsero la ragazza si girò a guardarlo.
"Che fai, mi segui? Ti ho già chiesto scusa per l'incidente. Non l'ho fatto di proposito, mi ha fatto cadere lo scivolo."
"Non seguo te. Anch'io devo passare per di qua."
"Ah, ok. Scusa, è che sono un po' contrariata. Mi hanno costretta a fare una cosa che non mi va. Lo so che lo stanno facendo per me e che ne potrò trarre vantaggio, ma non ho voglia comunque. Anche perchè avevo promesso a una persona di stare con lei e invece non posso." disse la rossa riprendendo a camminare
"Non dirlo a me" il serpeverde stava pensando che la ragazza parlasse davero molto, ma non lo disturbava più di tanto il suo chiacchiericcio.
Quando finalmente arrivò nei pressi dell'aula di pozioni vide la ragazza fermarsi davanti a essa e lui l'affiancò.
"Beh, che fai?" gli chiese la rossa. "Non avevi detto di non stare seguendo me?"
"Infatti. Io dovevo venire qui per un'appuntamento di studio. Non seguivo te."
"Ah beh! Allora non sono in ritardo. Sei Blaise Zabini? Piacere Juliet McDavis!" disse porgendogli la mano la ragazza.
E così era lei la corvonero a cui avrebbe dovuto dare ripetizioni.
"Si, sono io." non riuscì a dire altro mentre le stringeva la mano.
"Bene! Che facciamo, entraimo? Prima iniziamo e prima finiamo. Mi chiedevo se potessi insegnarmi a preparare le pozioni rallegranti, ho saputo che potrebbero essere chieste ai G.U.F.O. e non voglio arrivare impreparata. Purtroppo non ho molta dimestichezza con questa materia come avrai intuito e il professor Lumacorno ha insistito molto perchè prendessi lezioni private per riuscire a superare gli esami. A quanto pare vuole farmi entrare nel suo club privato, ma prima devo dimostrarmi capace nella sua materia. Onestamente non mi importa molto di entrare nella cerchia dei suoi pupilli, ma un aiuto non si rifiuta mai, no?"
Ancora una volta Blaise rimase imbambolato a sentirla parlare. Eh si! Quella ragazza era una vera chiacchierona. Dopo un po' si decise a parlare. "Ok. Iniziamo con le pozioni rallegranti."

Dopo una buona mezz'ora di tentativi, il serpeverde finalmente comprese perchè il professore avesse insistito così tanto. Juliet non era poco portata per pozioni, era decisamente un disastro nella materia. In quanto a teoria si era dimostrata molto preparata, ma per quanto riguardava la pratica, beh... sicuramente uno schiopodo sparacoda avrebbe potuto fare molto meglio. Sbagliava le dosi e il procedimento in generale. Non che non ci mettesse l'impegno, ma proprio non riusciva a fare le cose correttamente.
"No aspetta. Ora la devi girare in senso orario, non antiorario." disse Blaise che ormai stava perdendo le speranze.
"Oh si, è vero. Scusa sono un po' imbranata... ok, sono molto imbranata. Non so perchè mi succede. Io e le pozioni non siamo proprio compatibili. Mia madre me lo diceva sempre quando a casa combinavo qualche disastro cucinando, 'Tu in pozioni sarai un disastro' ed eccomi qui. Comunque con la pratica alla fine riesco sempre a salvarmi per un pelo agli esami finali. Solo che quest'anno sarà più difficile con i G.U.F.O. perciò... Ti ringrazio per aver accettato di aiutarmi."
"Ma tu parli sempre così tanto?" non era proprio riuscito a trattenersi dal chiederlo, questa volta.
"In effetti parlo un po' troppo. Me lo dicono tutti. Ma io sono fatta così. Ti da fastidio?"
"Non eccessivamente."
Juliet gli regalò un bellissimo sorriso e in quel momento Blaise capì come mai tanti ragazzi volessero uscire con lei. Era davvero molto carina, anche se parecchio strana. Chissà come mai non voleva stare con un ragazzo. Non glielo chiese, ma disse "Dai continuiamo. Questa ormai è da buttare. Dobbiamo iniziarne una nuova"
Passarono le successive due ore e mezza a cercare di non fare esplodere la stanza per tutti gli errori che commetteva la corvonero.
"Credi che riuscirò mai a preparare una pozione rallegrante degna di questo nome?" chiese la rossa mentre ritiravano gli ingradienti.
"Accenderò un cero a Merlino per te." fu la risposta di Blaise che sciacquava il calderone mezzo bruciacchiato nel lavello. In qualche modo avevano stabilito una certa confidenza.
"Molto gentile! Dopotutto non si è rivelata una serata molto brutta. Almeno per me. Per quanto riguarda te, credo ti starai rallegrando del fatto di esserne uscito vivo e quasi incolume. Ti va ancora di aiutarmi? Altrimenti posso sempre dire al professore di liberarti da questo ingrato compito. Non mi è sembrato tu ti sia molto divertito."
"Parli decisamente molto. Comunque sabato prossimo ritenteremo. Non mi dò per vinto così presto. Riuscirò a farti diventare una perfetta pozionista e sarò citato nei libri di storia per questo. Oltre che per la mia immane bellezza, è ovvio."
"E' ovvio. Ok! Allora ci vediamo sabato prossimo per una nuova battaglia. Stammi bene! Ciao ciao!" e, raccolte le sue cose, la rossa uscì.
Sul viso di Blise si dipinse un sorriso. Già, forse il Lumacone non aveva avuto una cattiva idea.


To be continued...





Non so come mi sia venuta in mente questa storia... ha preso forma nella mia testa e io ho voluto darle corpo. E' un po' uno sfogo dalle lunghe e intense ore di studio che mi stanno uccidendo.
Il personaggio di Blaise (quello nato dalle fanfictions, non quello originale della Rowling) mi piace tantissimo e perciò ho voluto dargli un po' di scena anch'io. Purtroppo qui non ha avuto modo di mostrare il carattere che mi piace tanto, ma spero di rifarmi con i prossimi capitoli. Inserirò anche Draco più avanti perchè, nonostante io adori Blaise, se dovessi scegliere tra lui e Draco (nei miei sogni!) Sceglierei sicuramente quest'ultimo e quindi non lo voglio lasciare fuori dalla fic.
La storia più o meno c'è già nella mia mente, devo solo metterla per iscritto, cosa molto più difficile. Tra impegni universitari e ispirazione incostante non so se riuscirò ad aggiornare con costanza.
Se qualcuno, passando di qui, volesse lasciare un commentino e magari darmi qualche consiglio, mi farebbe molto felice. Anche se fosse solo per dirmi di lasciar perdere e di darmi all'ippica. Sono nuova in questo campo e non so ancora come muovermi.
Ma se anche solo leggeste e la trovaste carina, senza lasciarmi un commento, io sono contenta.

Lenù

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Capitolo 2
*** Draco, ti presento Juliet ***


Draco, ti presento Juliet



Per tutta la settimana successiva alla prima lezione di recupero, Blaise si sorprese piuttosto spesso ad osservare Juliet.
A colazione, a pranzo, a cena, nei corridoi, era sempre là, davanti ai suoi occhi. Come aveva fatto a non notarla prima del loro incontro-scontro? 
Arrivò così venerdì mattina e, come sempre durante i pasti, la osservava attraverso il succo di zucca.
"A furia di guardarlo a quel modo lo consumerai senza neanche toccarlo, quel succo" gli arrivò detto da dietro.
Draco Malfoy scavalcò la panca e gli si sedette di fianco. Blaise senza spostare lo sguardo gli rispose con un veloce "Mh..."
Il biondo non sembrò gradire il dover dividere l'attenzione dell'amico con una caraffa. "Si può sapere che hai?"
Zabini non aveva parlato a Draco del sabato precedente, limitandosi a dire, quando gli fu chiesto, che non era successo nulla di che. Ora però stava iniziando a pensare che, invece, qualcosa fosse successo, anche se non sapeva ancora cosa.
Sbuffò e finalmente distolse lo sguardo dalla ragazza.
Malfoy lo guardò aspettando una risposta che però non arrivò, dal momento che il suo interlocutore non aveva prestato la minima considerazione alle sue parole.
"Zab, tu lo sai che io sono tuo amico, ma se continui ad ignorami ti stappo tutte le unghie dai piedi con un incantesimo."
"Che c'è Dra?" chiese candidamente il moro guardando l'amico.
Questi facendo appello a tutto il suo autocontrollo, si trattenne a stento dal portare a termine i suoi propositi e gli domandò di nuovo "Che accidenti hai? Devo iniziare a prenotare una camera al San Mungo nel reparto menomati mentali?"
"Non ho niente. Sul serio. Tu piuttosto, mi sembri un tantino agitato. Bevi un po' di succo di zucca!"
Draco decise di lasciar perdere. La mente di Zabini era troppo contorta per poter essere compresa.
"Domani organizziamo una festa nella stanza delle necessità? Ho proprio voglia di divertirmi un bel po'." gli chiese guerdando tra le varie pietanze sul tavolo per decidere con quale fare colazione.
"Mi spiace, Dra. Sono impegnato con le lezioni di recupero che mi ha commissionato il Lumacone. Tu e gli altri però vi potete divertire lo stesso."
"Ma una festa senza Zabini non è una vera festa. Per quanto ancora dovrai essere occupato?"
"Non lo so proprio. Ho paura che sarà una cosa piuttosto lunghetta."
"Che noia. Ma perchè non te ne liberi dicendo che sei troppo impegnato con lo studio?"
"Perchè poi, probabilmente, lo chiederebbe a te."
"In tal caso, lascio tutto nelle tue mani esperte. Ma cerca di non impiegarci troppo tempo, però."

Alla fine della lezione di trasfigurazione il morale del biondo si era decisamente risollevao.
"Vuoi smetterla di ridere? Mi stai irritando"
"Scusa Zab, ma sei assolutamente inguardabile" disse fra una risata e l'altra Draco affiancato da un Blaise che sfoggiava una sfavillante capigliatura verde speranza.
"E tu ridi? La mia immagine perfetta è stata deturpata e tu fai l'idiota?"
"Almeno è un bel colore, no?"
"Certo che la McGranitt poteva anche farmi tornare normale. 'Lei è un modello perfetto per illustrare i risulatati di questa trasfiguazione umana. E' stato bravissimo. 10 punti a serpeverde'" cantinelò imitando malamente la voce della professoressa.
"Beh, non sei contento di averci fatto guadagnare punti?"
"Come un troll  in una vasca da bagno." e si fermò per osservare depresso una ciocca smeraldina.
Ma non ci si soffermò molto perchè gli arrivò uno spintone da dietro.
Si girò pronto a prendere a calci chiunque avesse osato fargli quello scherzo, quando si accorse che quel qualcuno era la McDavis, che ora raccoglieva i libri che le erano caduti.
"Guarda che ho combinato. Mi dispiace, stavo cercando una cosa nella borsa e non ti ho visto" disse la rossa senza neanche guardarlo "Oggi sono proprio distratta. Ho anche fatto cadere un'armatura poco fa! Meno male che Gazza..." si fermò di botto quando, alzando lo sguardo, si ritrovò a fissare la chioma in tecnicolor del ragazzo, con gli occhi spalancati.
Quando decise di controllare contro chi fosse andata addosso, e non solo ciò che aveva in testa, la sua espressione shockata non cambiò di una virgola.
"Zabini?"
Blaise rimase immobile, ponderando sulla figuraccia che stava facendo lì, con quell'abominio in testa davanti a lei.
Quindi fu Draco a proferire parola "Ehi Zab, tu conosci questa mocciosa Corvonero?"
"Guarda che solo perchè non sono molto alta non vuol dire che io sia una mocciosa." si difese Juliet alzandosi in piedi "Non dovresti giudicare le persone dall'aspetto. Sai che a Merlino a vederlo da piccolo non gli avrebbero dato un soldo? A sottovalutare le persone ci si rimette sempre. Mia nonna lo ripete sempre 'La prima regola è non dare mai niente per scontato. Un mago non si giudica dalla veste che indossa, ma da come usa la bacchetta'. La gente tende spesso a non degnare di particolare attenzione gli altri e perciò si cade nei pregiudizi. 'Mocciosa' non è una cosa carina da dire. Soprattutto a una persona che non conosci. E tu non mi conosci." 
Blaise ora osservava divertito la faccia allibita di Draco, pensando che probabilmente anche la sua era così il sabato precedente quando l'aveva sentita parlare.
"Draco, questa è Juliet McDavis, la ragazza a cui dò ripetizioni di pozioni."
"Sei un amico di Blaise? Allora per questa volta lascio correre, anche perchè non vorrei ritrovarmi senza insegnante di recupero. Non è facile trovare qualcuno abbastanza coraggioso e paziente che riesca a resistere a delle sessioni di studio di pozioni con me. Ma spero tu non continui a chiamarmi mocciosa, non mi sta bene. Probabilmente a te non piacerebbe se ti chiamassero ragazzino ossigenato, no? Comunque piacere, Juliet McDavis!"
Draco era ancora intontito dal modo di fare della ragazza, ma quando Blaise gli diede una gomitata al braccio, rispose "Draco Malfoy." per poi assestare un bel pugno alla spalla dell'amico, per essersi permesso di colpirlo.
"Mi sembra di aver già sentito il tuo nome. Sei prefetto?"
"Si, lo è." rispose per lui Zabini massaggiandosi la spalla lesa.
"Allora ricordavo bene. Mia cugina Sophie mi ha parlato di te. E' prefetto di Corvonero. Mi ha detto che lasci tutto il lavoro agli altri. Un po' ti capisco, sai? Non dev'essere molto divertente fare il prefetto, personalmente non lo sopporterei. Troppi obblighi, troppe aspettative. Immagino sia piuttosto stressante. Con questo però non voglio dire che lascierei tutto il lavoro sulle spalle degli altri. Comunque il problema non si pone visto che non porto la spilla. Non so come fa mia cugina a resistere. Lei è sempre così calma. Oh, no! Guarda che ore sono. Se non corro subito arriverò tardi alla lezione di divinazione. Ci vediamo!" e la rossa si mise a correre fra gli studenti che affollavano il corridoio.
"Ma parla sempre così tanto?" chiese il biondo guardando l'angolo oltre il quale era scomparsa la ragazza. "Come fai a starle dietro?"
"Non ne ho la minima idea!" rispose sorridendo il moro.
"Su, andiamo. Troviamo il contro-incantesimo per quell'obbrobrio che hai in testa. Sto per dargli fuoco per non averlo più davanti agli occhi"
"Si, e facciamo presto prima che la mia reputazione finisca nel lago nero a ballare il tango con la piovra gigante."
Si era persino dimenticato delle orribili condizioni in cui versavano i suoi capelli. Quella ragazza era davvero speciale.


To be continued...




Non ho potuto aspettare oltre, perciò, ecco l'entrata in scena di Draco. Essendo questo un capitolo di transizione è venuto fuori un po' corto, spero di scrivere capitoli più lunghi in futuro, purtroppo il tempo è tiranno e i libri di scuola mi stanno risucchiando le energie.
Ringrazio infinitamente daniciao per la sua recensione che mi ha spronato a scrivere subito questo capitolo... Spero che anche anche questo sia stato di tuo gradimento.
I commenti sono sempre ben accetti, così come possibili suggerimenti.

Lenù

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Capitolo 3
*** Progressi col professor Zabini ***


boh


"Dracooo" 
"No"
"Ti prego"
"No"
"Tipregotipregotiprego"
"No"
"Ma io sono il tuo migliore amico"
"Sei insopportabile, Blaise. Ti ho detto di no!" e voltandosi verso la porta del dormitorio, Draco, fece per per andarsene, ma qualcosa lo trattenne. O meglio, lo intrappolò tra due braccia.
"Blaise, staccati! Sei più scemo del solito?"
"Ti prego Dra! Sei la mia unica speranza." Blaise non accennava a mollare la presa e, per quanto si sforzasse, Draco non riusciva a raggiungere la bacchetta, perciò si limitò a dire "Sei sempre il solito. Prima combini i pasticci e poi vieni a rompere le scatole a me. Cavatela da solo, sei grande e vaccinato."
"Ma Pansy mi ucciderà" si lamentò il moro stringendo di più la presa.
"E farebbe bene. Come si fa ad essere così idioti da trasfigurare degli appunti in criceti che scorrazzano per tutta la sala comune?"
"E' stato un incidente"
"Beh, allora risolvi l'incidente. Magari te la cavi con solo una fattura"
"Ti ho solo chiesto di tenerla occupata finchè non sarò uscito. Ho solo dieci minuti per arrivare all'aula di pozioni."
"Arrangiati. Io ho altro da fare" e pestando un piede all'amico Draco riuscì finalmente a liberarsi.
"Perfido!"
"Grazie. Ciao ciao Zab. Se sarai ancora vivo porta il tuo regale fondoschiena nella stanza delle necessità alle sette." e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

Tre quarti d'ora dopo Blaise era finalmente riuscito a: catturare l'ultimo criceto, ritrasfigurare gli appunti e farsi perdonare da Pansy promettendo di comprarle quel vestito che le piaceva tanto.
Era arrivato davanti alla porta dell'aula di pozioni e stava per aprirla, quando questa scattò in avanti.
Riuscì a spostarsi prima che lo colpisse direttamente in faccia, ma non fu abbastanza veloce da scansare anche qualcos'altro.
Sentì un colpo all'altezza del petto e abbassò lo sguardo.
"Dovremmo smetterla di incontrarci così!"
"Zabini! Finalmente. Ti davo già per disperso. Sei in ritardo di più di mezz'ora. Stavo già per andarmene. Ho anche pensato che Gazza ti avesse preso in ostaggio. Non sapevo se iniziare senza di te, poi ho pensato che, data la mia incompetenza, avrei sicuramente combinato qualche disastro senza la supervisione di qualcuno. Quindi mi ero limitata a preparare gli ingredienti sul tavolo, in modo che una volta arrivato tu avremmo potuto cominciare subito. Poi non sei venuto e ho pensato che magari ci avevi ripensato. Ci hai ripensato?" poi si mise un dito davanti alla bocca, assumendo un aria pensierosa. "In effetti tutte le volte che ci incontriamo io vengo a sbatterti contro. Credi che ci sia di mezzo il karma?"
Blaise trattenne a stento una risata. "No, non ci ho ripensato. Non credo c'entri il karma, sai? Anche perchè non credo a queste cose."
"In effetti neanch'io. Comunque d'ora in poi starò più attenta a dove metto i piedi non ti preoccupare. Allora? Entriamo? Abbiamo mezz'ora da recuperare. Oggi mi sento più concentrata, magari riesco a non intossicarci con i vapori, stavolta. L'ultima volta mi è rimasto l'olezzo sui vestiti. Ci sono voluti un bel po' di incantesimi per farlo andar via. Le mie compagne mi hanno minacciato che se mi azzardavo ad entrare nel dormitorio senza prima essermi cambiata mi avrebbero buttato fuori dalla finestra insieme ai vestiti. Forza allora diamoci da fare!"
Purtroppo la concentrazione di Juliet, non servì a molto. Molti degli errori fatti nella prima lezione non si ripeterono, ma altri e di nuovi minacciarono seriamente di trasformare una semplice lezione di pozioni in una guerra all'ultimo sangue tra i due ragazzi e il calderone.
"Credo che la faccenda sia più complicata del previsto. Non riesco a capire cosa non và tra te e le pozioni" disse sconsolato Blaise osservando il disastroso risultato ottenuto, che stava emanando un'inquietante nube nera.
"Sono proprio un disastro. Sto seriamente iniziando a pensare che ci sia qualcosa, in me, di profondamente avverso alla preparazione di un qualsiasi composto. Forse qualcuno mi ha lanciato una maledizione. Nonostante sia riuscita a superare gli errori fatti in precedenza il risultato continua ad essere pessimo. Mi dispiace farti perdere altro tempo, ma potrei riprovare?"
Juliet ricominciò ad armeggiare con i contenitori, ma Blaise la fermò.
"Mi è venuta un'idea. Prima la faccio io, così guardi come si fa, e poi provi tu. Va bene?"
La rossa annuì convinta e Blaise iniziò a lavorare.
Juliet seguì ogni mossa del ragazzo con attenzione e quando la pozione fu pronta, la osservò concentrata.
"Wow! Sei proprio bravo. Beh, certo che lo sei, altrimenti il professor Lumacorno non mi avrebbe affidata a te. Ti muovi con  rapidità e sicurezza. Non hai tentennato neanche una volta. Ok! Ora tocca a me. Speriamo in bene. Mi sento un po' più sicura ora che ho visto te all'opera." e rimboccate le maniche si mise in azione.
Dopo un'ora e mezza di duro lavoro, infine, terminò.
"Abbiamo finalmente trovato il modo per farti migliorare. Devi solo guardare prima come si fà." disse soddisfatto Blaise. 
"Ma il libro dice che dovrebbe essere giallo splendente e invece il mio è arancione. Non mi sembra un gran che. La tua era diecimila volte meglio. Aveva anche un buon profumo, la mia invece non sa di niente. Devo aver sbagliato qualche dose. Eppure mi sembrava di aver fatto tutto come lo avevi fatto tu."
"Guarda che questa pozione è venuta abbastanza bene! Hai fatto tantissimi progressi. E tutto in pochissimo tempo."
"Dici davvero? Sono migliorata? Beh, con un insegnante bravo come te... Ciò vuo dire che non ti sto facendo perdere tempo inutilmente. Ora, però, il problema è un altro. Non posso chiederti di preparare tutte le pozioni che mi serve sapere. Mi sono fatta fare una lista e sono davvero troppe. E' un vero pasticcio. Ma come hai fatto a capire che osservando te sarei riuscita a fare meglio?"
"Non è stata proprio una soluzione studiata. Mi sono ricordato che sabato scorso mi avevi detto che con la pratica riuscivi alla fine ad imparare e poi, notando che studiavi tutti i tuoi movimenti, ho pensato fosse per quello che non commettevi gli stessi errori. Perciò ho deciso di provare con questa tattica."
La corvonero sorrise "Sei stato veramente bravo. Mi hai colpita sai. La gente non mi ascolta sempre. Mi sente, ma non presta mai veramente attenzione alle mie parole. Forse perchè parlo troppo. Invece tu ti sei ricordato di ciò che avevo detto sabato scorso e ci hai ragionato su. Sono contenta che il professore abbia scelto te. Si è fatto tardi. Meglio ritirare tutto e andare a cenare."
"Sì" Juliet continuava a sorridere e Blaise non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, tanto che fece anche cadere un barattolo di occhi di coleottero, per non aver guardato dove metteva le mani. La spontaneità, la genuinità e il sorriso di quella ragazza l'avevano conquistato. Ora l'aveva capito.

Alle sette e mezza era davanti alla porta della stanza delle necessità con un sorrisino, a suo avviso idiota, che non riusciva proprio a cancellarsi dalla faccia.
Una volta dentro constatò che la festa era già entrata nel vivo. L'alcol scorrava letteralmente a fiumi da varie fontane sparse per la stanza e ovunque si potevano osservare serpeverde di tutti gli anni, brilli o impegnati in attività piuttosto piacevoli sui divanetti.
C'era persino chi, nella fattispecie Pansy Parkinson e Theoodore Nott, cantava e ballava su un palchetto nel lato sinitro della sala.
Blaise individuò subito Draco che, stravaccato su una poltrona, era intento a godersi un bel bicchiere di Wisky incendiario.
"Come mai quel sorrisetto?" gli chiese il Principe delle serpi.
"Draco, hai voglia di sentire un assurdità?"
"Ho forse scelta?" il biondo vuotò in un unico, ultimo sorso il bicchiere.
"Credo mi piaccia una ragazza."
Draco lo guardò fisso per qualche secondo poi disse "E dove sta la novità? Da quando ti conosco hai sempre cambiato una ragazza alla settimana."
"No no, questa volta è diverso. Non mi piace in quel senso... cioè sì, mi piace anche in quel senso, ma non solo in quel senso... insomma mi hai capito, no?"
"Mi stai forse dicendo di esserti preso una cotta?" lo sguardo del biondo era abbastanza scettico.
"Non so se è proprio una cotta. Mi piace stare con lei e vorrei passarci il maggior tempo possibile."
"Zab, questa E' una cotta. Fidati. E chi sarebbe la ragazza che ha fatto cambiare idea al filosofo dell'"innamorarsi è una cosa da ragazzine, meglio una botta e via"?"
"Aha. Regola n°1: niente nomi prima delle conquiste."
"Credevo che questa volta fosse diverso."
"Lo è. Ma credo di essere diventato superstizioso. Sarà il karma."
"Sei irrecuperabile. Le mie condoglienze alla poveraccia che ti dovrà sopportare."
Blaise sorrise ancora di più e, alzatosi, si diresse verso il palco. Era ora di movimentare un po' la serata.

To be continued...



Questa volta è uscito un po' più lungo. 
Sto seriamente iniziando a pensare di stare scrivendo una porcheria. Se è così vi prego di dirmelo e provvederò affinchè qualche altro mal capitato non si ritrovi a leggere cose che potrebbero causargli attacchi di disgusto. 
Sperando che quacuno di buon cuore mi dica che cosa ne pensa della ff e se è il caso di continuarla, vi lascio per dedicarmi alla sofisticata arte dell'annegare tra le pagine dei libri scolastici.

Lenù

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Capitolo 4
*** Chiacchiere di illegali passeggiate notturne ***


Confessioni notturne




Le settimane passavano e le lezioni procedevano benissimo. Juliet riusciva ormai a destreggiarsi perfettamente con le pozioni rallegranti e avevano ora iniziato con la Bevanda della Pace, la più gettonata per i G.U.F.O.
Si giunse così al penultimo sabato prima delle vacanze natalizie, l'ultimo per poter fare lezione, dal momento che il successivo ci sarebbe stata una gita a Hogsmeade.
Quella mattina Blaise si trovava in biblioteca insieme a Draco per lavorare ad un tema assegnato loro dalla McGranitt. Mentre il biondo scriveva, Zabini non sembrava particolarmente interessato al libro che aveva davanti.
"Draco...?"
"Mh?"
"Ti ricordi quando ti ho detto che mi piace una ragazza?"
"Mh..."
"Draco, mi ascolti?"
"Mh..."
"DRACO!"
"Blaise, prova di nuovo a gridarmi nell'orecchio e ti ritrovi appeso al Platano Picchiatore... per gli attributi"
Blaise, ritenendo salutare non mettere alla prova l'amico, decise di tacere.
"Che sta succedendo qui?" a passo di marcia, Madama Pince si stava avvicinando, attirata dalle leggiadre note emesse dal moro serpeverde. "Questa è una biblioteca non un campo da Quiddich. Se sento anche una mosca volare vi sbatto fuori." cara dolce Madama Pince.
Mentre la bibliotecaria si allontanava, Blaise, che l'aveva bellamente ignorata, era intento a fissare un libro su uno scaffale la vicino. Doveva proprio essere fissato con la rossa, per vedere il suo nome perfino nei libri della biblioteca. In un libro di babbanologia per giunta.
Ma... un momento. Il nome c'era davvero su quel libro.
Si alzò e si avvicinò per prenderlo, seguito dallo sguardo indagatore di Draco che, non appena ebbe constatato da cosa fosse stata attirata l'attenzione dell'amico, decise di tornare a dedicarsi al suo tema.
Blaise afferrò il libro e lo ripulì dalla polvere. Era un libro di Letteratura babbana, intitolato 'Romeo and Juliet'.
Incuriosito lo portò al tavolo per leggerlo.
Arrivato al terzo atto, decise di riprovare a parlare con Draco.
"Draco...?"
"Blaise, fammi finire questo maledettissimo tema e poi mi portai torturare con le tue chiacchiere quanto vorrai."
Ma il moro non sembrava aver sentito.
"Io sono bello." non era una domanda, era un'affermazione e Draco sapeva cosa ciò volesse dire: Blaise stava per partire con una delle sue stupidissime filippiche.
Infatti "Io ho successo con le ragazze, no? Quindi, se per esempio io chiedessi ad una ragazza di uscire con me, ci sarebbero ottime probabilità che lei accetti. Giusto?"
"Blaise..."
"Chi resisterebbe al mio fascino virile. Insomma, se potessi uscirei anch'io con me stesso."
"Blaise..."
"Sono il ragazzo più bello della scuola, sono ricco, sono simpatico..."
"Blaise..."
"Che c'è?" sbottò il moro, seccato che l'amico lo stesse interrompendo. Prima si lamentava perché lo si stava disturbando e adesso lui faceva la stessa cosa?
Draco stava indicando qualcosa oltre le sue spalle. Blaise si giro a guardare e... senza neanche rendersi conto del come nè del perché, si ritrovò a guardare la porta della biblioteca che gli si sbatteva davanti. Madama Pince non perdona.

La sera la lezione procedeva senza troppi intoppi. Dal momento che durante le vacanze non avrebbero potuto lavorare, decisero di trattenersi un po' più del solito.
"Ora dobbiamo aspettare che finisca di bollire e abbiamo finito!" Blaise era soddisfatto, nonostante la pozione non fosse esattamente perfetta, Juliet alla quarta serata era riuscita a preparare una Bevanda della Pace abbastanza soddisfacente. E dire che si trattava di una pozione piuttosto complicata. Stava migliorando moltissimo e si sentiva orgoglioso di lei.
Anche tra loro andava tutto a gonfie vele. Ridevano, scherzavano... e Blaise era convinto che i tempi fossero maturi per tentare di passare a qualcosa di più.
"Senti io..." ma quando Juliet lo guardò negli occhi non riuscì a continuare. Era proprio il momento giusto? Infondo la riluttanza della ragazza ad uscire con i ragazzi era ormai proverbiale a scuola.
La rossa lo fissava negli occhi aspettando che continuasse a parlare. Ma qualcos'altro impedì al moro di pronunciare alcunché. La campana stava suonando. Juliet si voltò a fissare la porta e Blaise non seppe se continuare nel suo intento.
"Sette... otto... NOVE? Accidenti siamo rimasti troppo. E' scattato il coprifuoco e noi non siamo nei nostri dormitori. Se ci trova Gazza siamo nei guai. E ora come facciamo?
Non abbiamo neanche cenato. Allora prima di tutto dobbiamo ritirare tutta questa roba. Tu sistema gli ingredienti, io vado a svuotare il calderone." Juliet era decisamente agitata. Preso il calderone si avviò verso la grata nell'angolo per svuotarlo.
"No aspetta, non togliere il calderone dal fuo..." ma Blaise intervenne troppo tardi. La corvonero guardò spaventata il fumo che saliva dalla pozione che aveva iniziato ad emettere uno strano sibilo. Un attimo dopo il liquido era esploso ovunque, imbrattando Juliet da capo a piedi.
"Oh beh! Ora sai che non devi togliere la pozione dal fuoco mentre sta ancora bollendo!" disse Blaise prima di scoppiare in una sonora risata. Quando Juliet si riprese dallo shock si unì anche lei alla manifestazione di ilarità.
"Visto che è l'unico modo in cui riesco a imparare... Ora però dobbiamo anche ripulire la stanza.
Sarà meglio darsi una mossa. Speriamo non ci scopra nessuno. Oggi c'è anche la ronda dei prefetti. Tu sei abbastanza vicino, ma io devo arrivare fino alla torre. Dovrò usare il passaggio segreto. Spero non decida di farmi cadere anche stavolta. Devo ricordarmi l'incantesimo di bloccaggio. Metti che scivolo addosso a Mrs Purr e la schiaccio. Poi Gazza vorrà uccidermi e chiederà ai miei il risarcimento per danni morali."
Dopo un po' di Gratta e Netta finalmente riuscirono a ripulire tutto.
Blaise si affacciò alla porta e controllò il corridoio. "Via libera!" e uscì seguito subito da Juliet.
I corridoi erano poco illuminati da lugubri candele che gettavano una luce tremolante leggermente inquietante. Juliet era decisamente più rilassata rispetto a poco prima. Probabilmente perché aveva assaggiato un po' della Bevanda della Pace che le era schizzata sul volto.
Il serpeverde la stava osservando da un po', quando lei se ne accorse, chiese spiegazioni con lo sguardo.
"Stavo pensando... hai lo stesso nome di un personaggio di una storia babbana che ho letto. Romeo and Juliet." Non sapeva da dove iniziare per rompere il ghiaccio e magari riuscire a farsi coraggio per invitarla ad uscire, così aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente. 
Juliet lo guardò sorpresa "Non pensavo ti interessassi di letteratura babbana. Ma dopotutto Shakespeare è stato un grande scrittore, nonostante fosse babbano, perciò non dovrebbe essere poi tanto strano. In effetti quella commedia c'entra in parte col mio nome. Mio padre ha conosciuto mia madre proprio davanti al balcone di Verona reso celebre dalla storia. Erano entrambi in viaggio per il mondo. Si sono piaciuti subito e hanno proseguito assieme. Poi è andata come è andata e sono nata io. In onore al loro primo incontro mi hanno chiamato come l'eroina femminile del racconto: Juliet."
"Capisco. E tu? Hai già incontrato il tuo Romeo?"
Juliet si era bloccata e Blaise pensò di aver parlato troppo. Poi, tutt'a un tratto, li sentì. Passi al di là del corridoio, qualcuno stava pattugliando i corridoi.
Si ritrovò trascinato per un braccio dalla corvonero in una vecchia aula là vicino. Quando la porta fu chiusa sentirono il custode che parlava alla sua gatta "Controlla bene, piccola, mi è sembrato di sentire delle voci".
Blaise sigillò la porta, mentre Juliet si appoggiava al muro sospirando di sollievo. "Credo che per un po' non potremo uscire. Vorrà perlustrare tutto il corridoio. Ma con tutti i posti che ci sono in questo castello,
doveva venire proprio qui ? Comunque, nella sfortuna siamo stati fortunati. Ci siamo nascosti appena in tempo. Che serata! Però è divertente, non credi? Da come un senso di libertà gironzolare di notte. Spero che mia cugina non mi chieda come mai non sono andata a cena. Altrimenti poi mi farà una bella ramanzina. Mi hai chiesto qualcosa prima? Mi dispiace, ero intenta ad ascoltare i passi di Gazza e non ti ho sentito."
Blaise era incerto se ripetere la domanda. Dopo qualche secondo di riflessione decise che, già che c'era, poteva anche provarci.
"Mi chiedevo se tu avessi già trovato il tuo Romeo."
Juliet lo fissò a lungo prima di rispondere "No. Non mi interessa particolarmente avere un ragazzo."
"Come mai?"
"E'... difficile da spigare. Non so se puoi capirmi. Vedi, io ho sempre rifiutato i legami, al di là degli affetti famigliari non mi sono mai impegnata con nessuno, neanche in amicizia intima. Sono, diciamo, uno spirito libero. Odio qualsiasi tipo di impegno, sia che si tratti di incarichi di poco conto, sia che si tratti di appuntamenti. La gente si aspetta sempre qualcosa dagli altri e a me non piace che qualcuno si aspetti da me qualcosa. Credo di aver preso da mio padre. Lui, finita la scuola, se n'è andato di casa, per quel giro intorno al mondo di cui ti ho parlato prima. Vivendo alla giornata ha trascorso gli anni più belli della sua vita. Libero da tutto e da tutti. E quando ha incontrato mia madre ha coinvolto anche lei, nella sua filosofia di vita. Purtroppo ho imparato che il loro è stato un caso fortunato. E' la prima volta che parlo di questo a qualcuno."
Blaise aveva ascoltato tutto con attenzione e, approfittando del fatto che Juliet non sembrasse troppo infastidita dalla piega che aveva preso la conversazione, le chiese "Quindi è per questo che rifiuti tutti i ragazzi che ti chiedono un appuntamento? E non hai mai voluto provare a stare con qualcuno?"
"In realtà non ho sempre rifiutato. Sono stata insieme ad un ragazzo per un po' di tempo, due anni fa, ma non è andata molto bene. Non gli piaceva troppo la mia voglia di libertà e mi ha scaricata, dicendomi cose orribili su quanto io avessi reso la nostra relazione insopportabile. Molti ragazzi si sono voluti fare avanti in seguito, ma non mi sono più voluta fidare. Oggi sono proprio in vena di confidenze, scusa se ti sto annoiando."
Blaise scosse la testa "Non mi annoi affatto. Doveva essere proprio uno stupido quel ragazzo per essersi comportato così."
Juliet sorrise, ma Blaise notò che non era il solito sorriso solare che era abituato a vedere dipinto in volto, era triste e in quel momento gli venne l'impulso di andare a cercare quell'ignobile individuo, che era riuscito a spegnere la felicità e la forza di quella ragazza speciale che aveva davanti, per prenderlo a calci.
"Forse un giorno mi staccherò dalla mia troppa voglia di libertà e cercherò qualcuno, o magari troverò qualcuno che non limiti troppo la mia indipendenza amandomi incondizionatamente. Prima o poi... chissà!"
Dopo le parole di Juliet, Blaise si disse che la sua nuova missione nella vita sarebbe stata quella di mostrarle che l'amore non era una catena che rende schiavi e che lui si sarebbe dimostrato degno di ricevere il suo, se gliel'avesse concesso, lasciandole tutta la libertà che avesse desiderato e di alleviare il dolore che le era stato causato. Un impresa difficile, ma che Blaise Zabini poteva superare brillantemente.
"Perciò, se trovassi la persona giusta per te, saresti disposta a fare un tentativo?"
"Suppongo di sì."
"Ti andrebbe di uscire con me sabato?" meglio darsi da fare subito, no?
"Non credo sia una buona idea"
"E perché mai?"
"Come ti ho detto non mi piace avere impegni. Senti, mi piace molto stare con te, ma non credo tu possa trovare piacevole lo stare con me in quel modo. Credimi, è difficile. Lo capisco anche io. Preferirei dedicarmi a me stessa che a te, a noi, e non credo questo ti faccia piacere. Probabilmente col tempo cambierò, ma per ora è meglio così"
"Ma io non voglio che tu cambi. Come fai a sapere che non sono quello giusto se non ci provi?"
"Senti Blaise io..." sospirò e infine disse "facciamo così, se riuscirai a colpirmi in positivo uscirò con te"
"E cosa dovrei fare?"
"Beh questo spetta a te scoprirlo." poi accostandosi alla porta aggiunse "Gazza se n'è andato. Meglio sbrigarsi prima che torni."

Arrivati al passaggio segreto che avrebbe condotto Juliet al lato ovest del castello senza essere intercettata, i due ragazzi si salutarono.
Mentre Blaise si affrettava a raggiungere il dormitorio di Serpeverde la sua mente iniziò ad elaborare piani machiavellici, uno meno fattibile dell'altro. Ma non si sarebbe arreso. Ora che aveva una possibilità non l'avrebbe sprecata.

To be continued...




Questa volta è uscito decisamente più lungo. Sarà per il fatto di aver saputo che la storia piace e che mi ero sbagliata...
La storia originale era un po' diversa, ma ormai i personaggi mi stanno sfuggendo di mano e fanno quello che vogliono. Forse questo capitolo è venuto fuori un po' triste, ma era necessario ai fini della storia. Spero non sia troppo pesante e che il personaggio di Juliet non risulti troppo complicato.
Volevo inoltre precisare che tutto questo non c'entra assolutamente con il sesto libro della saga di Harry Potter, quindi nessun collegamento con la vera trama. 

Ringrazio tantissimo miss Malfoy (per tutte e due le recensioni. A quanto pare Blaise avrà qualche difficoltà... e il povero Draco purtroppo dovrà sopportare ancora le sue follie) e criandola (spero che anche qui Blaise ti sia piaciuto) per avermi convinta a continuare la storia. Spero che continuerete a dirmi cosa ne pensate, ci terrei molto.


Lenù

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Capitolo 5
*** I piani di Blaise e le pene di Draco ***


Le disgrazie di Draco.



La dom
enica mattina Draco si svegliò di soprassalto. Un incubo? L'improvvisa consapevolezza di aver dimenticato qualcosa da fare? O forse il fatto che Blaise Zabini stesse saltando sul suo letto con addosso i soli boxer?
Con un calcio ben assestato alla gamba del disturbatore della quiete pubblica, il biondo riusci a farlo cadere e, orgoglioso del risultato ottenuto si rimise sotto le coperte.
Ma, come tutti ben sapevano, Blaise non è tipo che demorde, perciò si buttò addosso all'amico "Draco?"
Per tutta risposta Draco, con uno spintone, lo buttò giù dal letto e si mise il cuscino sopra la testa.
A questo punto chiunque, per non scatenare l'ira funesta del Principe delle Serpi, si sarebbe dato per vinto e avrebbe gettato la spugna. Questo almeno era quello che si augurava il giovane Malfoy, ma...
"Blaise accidenti a te! Ridammi immediatamente le coperte." saltando giù dal letto, Draco iniziò a rincorrere Blaise per tutto il dormitorio, svegliando, così, anche gli altri.
Raggiunto e acciuffato Blaise, dopo avergli regalato un bel pugno in testa, si riprese le coperte e se ne tornò a letto.
Nonostante tutto questo Zabini stava per tornare all'attacco, ma fu provvidenzialmente bloccato da un oggetto non meglio identificato dritto in testa, lanciato da Theodore che si rimise subito a dormire.
Fu così che Blaise giunse alla saggia decisione di aspettare la colazione per parlare all'amico. Aveva incassato abbastanza colpi per il momento.

"Draco?"
"..."
"Ehi, Dra!"
"..." 
"Sei ancora arrabbiato con me per stamattina?"
"Nooo. Cosa te lo fa pensare?" Blaise notò le nocche delle mani di Draco farsi bianche mentre stringeva il cucchiaio del porridge "Solo perchè mi hai svegliato all'alba dopo che ho passato tutta la notte a fare la ronda, non vuol dire che io sia arrabbiato."
"Oh! Meno male. Stavo già iniziando a preoccuparmi."
Draco si schiaffò una mano in fronte per la disperazione, poi si dedicò di nuovo alla sua colazione.
"Non mi hai ancora chiesto dove sono stato la notte scorsa."
"Forse perché non mi importa?"
"Sono stato con una ragazza" continuò Blaise senza dare segno di aver sentito l'amico "Con quella ragazza che, ti avevo detto, mi piace."
Draco ormai rassegnato lo guardò aspettando che continuasse.
"Ecco... questa ragazza mi ha detto che uscirà con me solo ad una condizione, e cioè se io riuscirò a far colpo su di lei in qualche modo"
"Beh, allora buona fortuna." disse Draco alzandosi per allontanarsi, intuendo dove l'altro volesse andare a parare.
Purtroppo per lui, fu prontamente seguito da Blaise che, una volta in corridoio, gli pose la fatidica domanda che avrebbe cambiato la vita dell'unico erede Malfoy per sempre "Mi aiuterai, vero?" E come si può dire di no all'insistenza fatta persona, che pur di ottenere ciò che vuole potrebbe farti considerare il suicidio cosa gradita?

Nei giorni successivi il povero, sfortunato Draco Malfoy si ritrovò una nuova ombra al seguito, un ombra piuttosto fastidiosa.
"Potrei addestrare i gufi della scuola perché si riuniscano in una formazione aerea a formare un cuore. No, io non so ammaestrare i gufi..."
"Ma non mi puoi lasciare in pace neanche mentre mi lavo i denti?"
"Magari con delle farfalle"
Nel frattempo Draco si chiedeva cosa mai avesse fatto di così crudele nella vita per meritare tutto ciò. Sapeva di non essere uno stinco di santo, ma questo era davvero troppo.

Il venerdì arrivò sin troppo velocemente e i grandi progetti di Blaise si erano risolti in... un pugno di mosche e un quasi esaurimento mentale di Draco.
Per quanto si sforzasse non riusciva a combinare niente. Non aveva funzionato l'armatura  che decantava poesie d'amore, ne lo gnomo ballerino col cartello 'Sono disposto a tutto. B.Z.'. E nonostante Draco gli avesse detto che con quelle pagliacciate non avrebbe concluso niente, Blaise non riusciva a farsi venire in mente niente di buono. Sempre abituato ad ottenere favori dalle ragazze con un semplice sorriso accattivante o, se proprio andava male, con rose e cioccocalderoni ripieni (aveva provato anche con quelli), non sapeva da che parte cominciare con Juliet.
"Draco, ti prego fatti venire un'idea." Blaise era piuttosto agitato quella mattina a colazione "Mancano meno di ventiquattro ore all'uscita a Hogsmeade. Non mi hai aiutato per niente in tutta la settimana."
"Se almeno mi dicessi di chi si tratta... "
Il moro lo fissò per qualche istante. Poi decise che ormai, tanto valeva dirglielo.
"Juliet McDavis di Corvonero"
"Quella a cui dai ripetizioni di pozioni?"
"Lei"
"Ma perchè non me l'hai detto prima?" chiese il biondo come se la questione fosse della massima importanza.
"Perchè? Sai come potrei fare per conquistarla?"
"No. So che stai sprecando tempo, e che l'hai fatto sprecare anche a me. Non hai sentito Pansy quando ti ha detto che non è interessata ai ragazzi?"
"Io sono sicuro di riuscire a farle cambiare idea." disse convinto Blaise.
Draco lo guardò attentamente e gli chiese "Ma con tutte le ragazze che ti corrono dietro, perché proprio lei?"
"Perché lei è speciale" rispose semplicemente Blaise spostando lo sguardo sul tavolo di Corvonero dove vide Juliet chiacchierare con quella che Blaise aveva intuito essere la cugina a cui era tanto legata. Si sentivo un po' geloso per il fatto che lei potesse godere della compagnia della rossa così liberamente, mentre lui si stava struggendo per non riuscire ad avere un appuntamento.
"Io non ti capisco" le parole di Draco lo riscossero.
"Non devi capire, devi solo aiutarmi. Ti prego, Dra."
"Secondo me stai sbagliando approccio"
Blaise guardò riconoscente il biondo. Nonostante si ostinasse a fare i duro, sapeva essere un ottimo amico e sopratutto dispensava buoni consigli.
"Ma come dovrei fare?"
"Prova a parlarle."
"Credi che funzionerà?"
"Beh, tentar non nuoce, no?"

L'idea poteva anche essere buona, se non fosse stato che Blaise non sapeva proprio cosa dire alla ragazza. Draco gli aveva detto di provare con qualcosa di romantico, "alle ragazze piacciono tutte quelle smancerie" aveva detto il biondo. Purtroppo neanche lui era un esperto in corteggiamenti dal momento che le ragazze gli si gettavano letteralmente ai piedi, e potevano fare solo congetture su come si dovesse agire. 
A niente erano servite tutte le ore di lezione della giornata passate a riflettere su come parlare a Juliet, anzichè seguire le spiegazioni dei professori. Così il pomeriggio, mentre in Sala Grande si avvicinava al tavolo di Corvonero dove la rossa stava leggendo un libro, non aveva la minima idea di come comportarsi.
Essere troppo diretti avrebbe potuto nuocere tanto quanto girarci troppo intorno. Che fare?
"Juliet...? Posso parlarti?" si, come inizio non era male.
"Certo!" disse lei chiudendo il libro e alzandosi dalla panca "Meglio uscire. Qui potremmo disturbare chi sta studiando"
Una volta fuori, Juliet aspettò che Blaise parlasse, facendogli capire con lo sguardo che fosse pronta ad ascoltarlo.
Era infine giunto il momento. Un respiro profondo e...
"Oh! Ecco i miei ragazzi!" il professor Lumacorno si avvicinò e diede una pacca sulla spalla al serpeverde.
"Salve professore!" Juliet salutò cordiale il professore, mentre il povero Zabini era momentaneamente impegnato a riflettere su quanto crudele fosse la sorte.

"Vedo che siete molto affiatati. Bene, bene. Ho visto dei notevoli progressi in classe, ma come stanno procedendo le lezioni? " chiese il professore portando le mani dietro la schiena.
"Molto bene. Blaise è stata un'ottima scelta, professore." la Corvonero sorrise e Blaise lasciò per un attimo i suoi tristi pensieri per ammirare come il viso le si illuminasse, quando sorrideva.
"Bene! E per natale tornerete a casa?" a quanto pareva il professore non aveva intenzione di congedarsi troppo presto.
"Beh, starò con i miei genitori, ma non staremo a casa. Stiamo organizzando un viaggio in giro per l'Irlanda"
"Ottimo. E tu ragazzo?"
"A casa." si limitò a rispondere il moro, continuando a guardare Juliet.
"Che ne dite di una tazza di the?" propose Lumacorno.
"Veramente, Blaise voleva parlarmi di una cosa."
"Beh, allora sarà per un'altra volta! Buon pomeriggio!" e dando un altro colpetto a Blaise, il professore se ne andò.
"Uh. Credo tu mi abbia appena salvata dal mio rito di ingresso al Lumaclub. Allora, cosa volevi dirmi?" Juliet piegò la testa leggermente di lato, in un modo che Blaise trovò assolutamente adorabile. Era palese ormai: quella ragazza l'aveva stregato.

"Ecco... io... Sei libera domani?" 
"Io sono sempre libera!"
"Allora ti andrebbe di passare la giornata con me?"
decisione e sicurezza. Questo è il segreto del successo.
"Credevo avessimo risolto questo punto"
"Ma io non so più dove sbattere la testa. Ho provato di tutto e oggi è l'ultimo giorno" 
"L'ultimo giorno per cosa?" la corvonero era sinceramente sorpresa.
"Ma... come per cosa? Mi avevi detto che se fossi riuscito a convincerti saremmo potuti uscire insieme." come poteva essersi dimenticata della promessa?
"Beh, sarà per un'altra volta, no?". Poi vedendo lo sguardo stranito di Blaise aggiunse "Non ho detto che sarebbe stato solo per questo sabato. Ci saranno altre uscite, dopotutto. Se ti va ancora."
"Certo che mi và!" Blaise si sentì sollevato "Perciò, ho ancora tempo." Juliet annuì "E domani non usciremo insieme" questa volta la rossa scosse il capo in segno di dissenso "Ne sei sicurissima?"
"Blaise per favore, non rendermi le cose più difficili. Ti prego" Juliet aveva abbassato lo sguardo.
"Ok. Non insisto." era dispiaciuto di aver insistito troppo. Dopotutto poteva ancora provarci, no?


"Allora? Com'è andata?" chiese Draco, più per sapere se l'incubo Blaise-perseguitatore-innamorato si potesse dire finalmente concluso che per reale interesse.
"Non è andata. Ma abbiamo ancora tempo. La scadenza non era per domani. Posso ancora farcela."
Draco era visibilmente distrutto. Come avrebbe fatto a sopportare il suo amico se si fosse comportato ancora come quella settimana? Serviva un piano.
"Peccato però. Questo sabato sarebbe stato perfetto" mormorò dispiaciuto Blaise.
"Io avrei un idea"

To be continued...



Questo è stato un capitolo molto sofferto devo dire. E non solo perchè in questi giorni sono vittima del raffreddore, ma anche perchè l'ispirazione ha pensato bene di farsi vedere poco e niente (magari per non farsi contagiare...). Spero non sia troppo misero.
Cosa avrà in mente il nostro Draco? Spero non si voglia vendicare per quello che gli sto facendo capitare. Voglio ricordare che io adoro Draco e se gli sto facendo questo è solo per il bene della ff. Perciò chiedo umilmente perdono a lui e a tutte le sue ammiratrici (tra e quali ci sono anch'io... dovrò chiedere scusa anche a me stessa?).
Ringrazio tantissimo SakiJune (come vedi mi sto ingegnando per inserire anche Horace. Purtroppo non ho molta dimestichezza con questo personaggio, quindi dovrò studiarlo un po'. Per la lezione... vedrò di inventarmi qualcosa) e criandola (sono contenta ti piaccia anche Juliet. Mi sembrava il tipo di ragazza più giusto per la storia... a quanto pare, però, Blaise avrà un po' di problemi nel riuscire a conquistarla. Ma altrimenti, dove starebbe il divertimento?) per le loro recensioni che mi invogliano a continuare.
E ora devo andare perchè c'è una casa che sta aspettando solo me per essere tirata a lucido.
Un kiss!

Lenù

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Capitolo 6
*** Una giornata a Hogsmeade ***


Appuntamento con inganno.




Blaise ascoltava distratto i brontolii dei suoi amici riguardanti le perquisizioni di Gazza. Normalmente anche lui vi avrebbe preso parte, ma in quel momento era troppo impegnato nel seguire con lo sguardo una testa rossa qualche metro più avanti. Non era sicuro che il piano di Draco fosse una buona idea. Aveva un brutto presentimento.
"Che hai, Blaise?" a quanto pare Theodore si era accorto della sua assenza dal discorso.
"Niente. Assolutamente niente. Ehi, ma dov'è Draco?" chiese guardandosi attorno.
"Ma stai ancora dormendo? Non hai visto che poco fà è andato via con Urquhart?"
Blaise non rispose. E ora che fine avrebbe fatto il loro progetto? Mah... forse era destino che andasse a finire così.
Arrivati al villaggio i serpeverde si guardarono intorno per decidere dove andare.
"Io propongo Mielandia!" esclamò Goyle passandosi la lingua sulle labbra, probabilmente già pregustando un'abbuffata in piena regola.
"E io mi associo!" anche Tiger aveva l'aria di non saper resistere al peccato di gola.
E seguendo i due energumeni anche gli altri entrarono nel negozio.
A quanto pareva quasi tutta la scolaresca doveva avere carenza di zucchero, perché il locale era talmente pieno che non si riusciva neanche a passare. Riuscirono a malapena ad arrivare all'espositore di cioccorane e da lì non poterono proseguire oltre.
"Oh accidenti!" Blaise si girò di scatto riconoscendo all'istante la voce che aveva appena sentito. Juliet, insieme alla cugina, era sulla porta che guardava dispiaciuta la folla che riempiva il negozio. "Guarda quanta gente. Forse sarà meglio tornare più tardi. Che ne dici di passare prima a comprare i regali? Potremmo fare un salto a quel negozietto che c'è all'angolo e poi passare a comprare qualche articolo da lavoro per tuo padre. Io al mio non so ancora cosa regalargli. Mi verrà in mente qualcosa mentre facciamo un giro."
Stava per uscire, quando incrociò lo sguardo di Blaise.
Gli sorrise e lo salutò con un gesto della mano. Il moro fece per rispondere, ma Pansy gli si piantò davanti.
"Ma sei sordo? E' da un pezzo che ti sto chiamando. Mi avevi promesso di comprarmi il vestito, ricordi?"
Blaise spostandosi per poter tornare a vedere Juliet, si accorse che la rossa stava ora fissando Pansy, per poi voltarsi e andarsene.
"Blaise?" Pansy in quanto a insistenza se la batteva alla grande con lui.
"Ok, ok. Andiamo." deluso Blaise abbassò la testa e si avviò all'uscita.

Dopo aver saziato la voglia di shopping che aveva colto Pansy non appena messo piede nella boutique, Blaise fu finalmente lasciato in pace. La mattina era ormai passata e di Draco non si vedeva neanche l'ombra.
Mentre camminava per la strada principale, guardò il cielo plumbeo carico di pioggia. Avrebbe iniziato a piovere molto presto.
Procedendo verso il 'Tre manici di scopa' dalla vetrina di Mielandia notò che la folla si era decisamente ridotta. Ma ciò che attirò maggiormente la sua attenzione fu la presenza di una certa corvonero.
Entrò e, avvicinandosi allo scaffale dei cioccolati, guardò Juliet, che in quel momento stava scegliendo tra i diversi tipi di caramelle quale fosse il migliore. Le sue braccia erano già stracolme di lecca-lecca e piume di zucchero.
Rimase a lungo a fissarla. Pensava a quanto fosse carina mentre trascinava la cugina tra i vari scaffali e le chiedeva pareri su tutto. Fosse stato per lei avrebbe svaligiato l'intero negozio, golosa di tutte quelle prelibatezze. Sembrava quasi una bambina, tanto era felice di stare lì e assaggiare tutto quello che attirava la sua attenzione.
Persa com'era nel girare tra tutte quelle leccornie non si era neanche accorta di Blaise, ma lui fu ben attento a non farsi vedere per non rovinare quel momento. Le piaceva stare a guardarla, era così allegra e naturale da contagiare con la sua vitalità chiunque le stesse vicino, sarebbe rimasto anche tutto il giorno soltanto a guardarla.
Dopo un po', però, fu distratto da un rumore proveniente dalla vetrina. Si girò e vide Draco che, con i gesti, gli stava facendo capire di raggiungerlo fuori.
Lanciato un ultimo sguardo a Juliet, Blaise aprì la porta e uscì.
"Ma dove ti eri cacciato?" chiese al biondo non appena l'ebbe raggiunto.
"Urquhart voleva parlare delle strategie per la prossima partita di Quiddich."
"E lo doveva fare proprio oggi? No, lascia perdere non importa. Senti... ci ho pensato. Sei sicuro che il piano sia una buona idea? Non mi sento tanto tranquillo."
"Fidati di me. Andrà alla grande. E' con la cugina?"
"Sì. Tutto come avevi previsto."
"Bene. Dove sono?"
"Là dentro" disse indicando il negozio di dolciumi.
"Ok, appena saranno uscite agiremo."
Dopo circa un quarto d'ora passato su una panchina sentendo il freddo penetrare anche nelle ossa, finalmente videro Juliet e la cugina uscire.
"Ehi, McDavis!" gridò Draco e entrambe si voltarono.
Il biondo le raggiunse, poi rivolgendosi alla mora disse "Dovrei parlare un attimo con te"
"Co-con me?" la ragazza sembrava spaventata.
"Sì, con te. Riguarda la ronda di stanotte. Vieni." ordinò prima di girarsi e iniziare a camminare.
"Ma... io veramente..." disse lei voltandosi verso Juliet.
"Non preoccuparti Sophie. Ti aspetto da Madama Rosmerta" la tranquillizzò la rossa.
Mentre Draco e Sophie si allontanavano, Blaise osservò la rossa dirigersi verso il pub. Il piano stava procedendo bene. Ora tutto dipendeva da come si sarebbe comportato lui. Deglutì a vuoto e si incamminò.
Attese un paio di minuti fuori, per non destare sospetti, ed entrò.
La fortuna sembrava essere dalla sua, tutti i tavoli erano occupati. Individuata Juliet ordinò una burrobirra e si avvicinò al suo tavolo.
"Posso sedermi?" le chiese sorridendo.
Alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo e constatando chi avesse proferito tale domanda, la ragazza si affrettò a rispondere "Certo!"
Mentre Blaise prendeva posto, Juliet mise in borsa il suo libro.
"Studi anche qui?" le chiese il serpeverde prima di sorseggiare la sua bevanda.
"No. E' un libro sui vampiri. Una lettura d'intrattenimento. L'ho preso in biblioteca ieri sera." il suo sguardo era fisso sulla tazza di the che aveva davanti. Poi, come se ciò che stava per dire le premesse molto, alzò lo sguardo a incatenarlo con quello del ragazzo e gli chiese "Pensavo avessi un appuntamento con quella ragazza che ho visto prima da Mielandia. Come mai sei qui, da solo?"
"Parli di Pansy? Oh lei vuole uscire con i miei soldi non con me."
Juliet parve rallegrarsi a quella rivelazione "Allora... hai fatto acquisti?" gli chiese sorridendo.
"Solo per altri. Sono stato trascinato a comprare borsette e scarpe. E tu?"
"Ho fatto un giro per cercare dei regali di natale per i miei genitori, ma non ho avuto molta fortuna. In compenso ho fatto incetta di dolci. Stavo per lasciare Mielandia a secco. Le mie compagne dicono che esagero e poi mi maledicono perchè nonostante ne mangi in quantità spropositate non metto su neanche un etto. Ma non è colpa mia, uffa!" prese la tazza del the e ne mandò giù un po'. "Che stupida" disse sbattendosi una mano sulla fronte, poi mettendosi a frugare nella borsa estrasse un pacchetto piuttosto ingombrante "Vuoi una caramella? Ne ho preso un po' di tutti i tipi. Non sapevo proprio cosa scegliere."
Blaise non riuscì a trattenere un sorriso ripensando a quanto aveva visto nel negozio e a quanto fosse carina.
"Sei sicura di volermi far attingere alle tue scorte?"
"Beh, di solito preferisco tenere per me il mio bottino, ma per questa volta credo che un piccolo sacrificio potrei anche farlo"
Continuava a sorridere in modo così dolce che Blaise parve perdere l'uso della parola. Prese una caramella dal pacchetto e la mangiò, osservando Juliet fare lo stesso.
"Cosa farai per Natale?" chiese la rossa non appena finito di gustare il dolciume.
"Credo che passerò tutto il giorno a poltrire in camera mia."
"Non vuoi passare il tempo con i tuoi genitori?"
"Oh, non credo che mia madre e il suo ottavo marito avranno molta voglia di avermi intorno."
"Ottavo marito? Accidenti! Oh, scusa non volevo essere indiscreta. Mi ha un po' stupito, ecco."
"Non fa niente. Anch'io credo sia strano, per quanto, in fondo, sto iniziando a farci l'abitudine."
"Però non è giusto ci vada di mezzo anche tu. Tutti hanno il diritto di stare con i propri genitori. E tuo padre?"
"Morto."
Juliet abbassò la testa "Mi dispiace. Parlo sempre troppo. Scusami."
"Non fa niente. Non potevi saperlo, no? E tu, che farai in Irlanda?"
"Non abbiamo programmato niente" disse rialzando la testa "Andremo all'avventura senza un itinerario prestabilito. Andremo dove ci porteranno gli eventi. Partiremo da Dublino e poi da lì decideremo la prossima tappa. Faremo campeggio e gireremo per le varie fiere. Ma il giorno di Natale staremo a casa insieme ai parenti più stretti a cantare e a fare un torneo di gobbiglie, come ogni anno." finì di bere il the 
poi guardando fuori dalla finestra disse "Guarda, ha iniziato a piovere. Uffa, se continua così non potrò finire il mio giro per comprare i regali."
Continuarono a parlare per tutto il pomeriggio e Blaise pensò che, dopotutto, Draco non avesse avuto poi una cattiva idea. Non era un appuntamento programmato, ma si stavano divertendo e questo Juliet non avrebbe potuto negarlo.
Mentre la osservava gustare a pieno la cioccolata calda che aveva ordinato poco prima, con la coda dell'occhio intravide una sagoma che si stava avvicinando. Girandosi per vedere di chi si trattasse si ritrovò davanti il professor Lumacorno.
"Sono contento di vedervi andare così d'accordo."
"Professore! Anche lei qui?" lo salutò Juliet.
"Già. Posso sedermi?" chiese il professore.
"Certo!" acconsentì la corvonero, accompagnando le parole con un gesto della mano verso la sedia libera che aveva vicino.
"Che tempaccio. Per fortuna che qua dentro si sta al caldo." disse il professore togliendosi il mantello.
"Già. Questa pioggia non ci voleva proprio oggi. La gita è stata rovinata." Blaise osservava Juliet conversare col professore e nel frattempo stava iniziando a pensare che il quest'ultimo li avesse presi di mira. Insomma, in meno di ventiquattro ore li aveva interrotti due volte!
Passarono la successiva mezz'ora a chiacchierare con il professore di pozioni. In realtà Blaise prendeva la parola ben di rado, quasi esclusivamente per rispondere alle domande che gli venivano poste, un po' contrariato dalla presenza dell'uomo.
"Ha smesso di piovere" disse poi guardando fuori dalla finestra.
"Oh, per fortuna! Bene ragazzi, ora devo andare. Spero che domani veniate alla festa che ho organizzato nel mio studio" dopo essersi alzato e aver legato il mantello Lumacorno li fissò attendendo una risposta. Blaise ebbe come l'impressione che in realtà fosse quello il vero motivo che aveva spinto l'uomo ad parlare con loro. Juliet non si sbagliava. Il professore aveva infine deciso di farla entrare nel Lumaclub.
"Mi scusi professore, ma non credo di poter accettare il suo invito" 
"Ma... come mai?" chiese il professore deluso guardando Juliet.
Blaise vide la corvonero mordersi il labbro. Sicuramente nervosa per non saper rispondere in modo adeguato per il suo rifiuto. Lui sapeva che tale scelta era dettata dal non voler dare l'impressione al professore di voler far parte del suo gruppo di studenti prediletti. Perché sicuramente avrebbe comportato il dover dimostrarsi degna della stima dell'uomo e Blaise sapeva quanto questo non piacesse alla ragazza.
"Anch'io non potrò venire, professore, mi spiace." disse il moro cercando di attirare l'attenzione su di se.
Fortunatamente riuscì nell'intento. Lumacorno fissò il suo sguardo su di lui e poi lo riportò su Juliet, onde poi riposarlo su Blaise.
"Peccato." disse poi sorridendo amabilmente "Sarà per la prossima volta."
"Sicuro! Arrivederci professore!" disse il serpeverde felice che tutto fosse andato anche troppo bene.
"Arrivederci!" li salutò l'uomo, dirigendosi poi verso la porta.
"Ti ringrazio tantissimo, mi hai salvato di nuovo. Ero in panico, non sapevo cosa dirgli."
Juliet sospirò e poi sorrise "E' stata una fortuna averti incontrato. Probabilmente se fossi stata sola non me la sarei mai cavata. Oh no! Guarda che ore sono. Fra un po' dovremmo tornare a Hogwarts. Ma che fine ha fatto Sophie? E' andata via con Malfoy da tantissimo tempo ormai. Forse è meglio che vada a cercarla." e gettandosi addosso il mantello si alzò.
"Aspetta, vengo con te." Blaise prese il mantello e la seguì.
Per la via principale guardarono ovunque, sbirciando anche dalle vetrine dei negozi. Si infilarono anche al "Testa di porco", ma non trovarono nè Draco nè Sophie da nessuna parte.
Blaise non sapeva dove fosse l'amico. Non avevano concordato dove portare la cugina di Juliet, ma era più che sicuro che stessero entrambi bene.
"Probabilmente sono già saliti al castello" cercò di convincerla Blaise.
"No. Sophie non se ne sarebbe mai andata senza avvisare." Juliet era molto preoccupata, lo si capiva da come il suo sguardo saettasse da una parte all'altra in una spasmodica ricerca.
"Ma è ora di tornare, anzi siamo anche in ritardo. Non è rimasto più nessuno in giro."
"Tu torna pure, io continuo a cercarla." mettendosi a correre svoltò un vicolo laterale.
Blaise la inseguì e presto si ritrovarono a correre per le strade bagnate del villaggio. Il serpeverde sapeva di dover dire a Juliet di ciò che con Draco avevano concordato, per tranquillizzarla, ma la paura di farla arrabbiare, glielo impedì più volte.
Dopo mezz'ora di vagabondaggi però dovette cedere.
"Juliet...? Devo dirti una cosa"

To be continued...



Il raffreddore persiste e le idee mi rifuggono come la peste. Ho anche avuto problemi col modem... Ma io resisto e continuo a scrivere, se poi il risultato è apprezzabile questo spetta a voi farmelo notare.
Ringrazio tantissimo SakiJune per la recensione. Ormai Horace si è ritagliato un angolino nella storia, ma per la lezione ci vorrà ancora un po' di tempo. 
Mi scuso per la telegraficità, ma ho un po' di mal di testa.
Un kiss

Lenù

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Capitolo 7
*** Conseguenze ***


Conseguenze




"Fammi capire bene. Tu e Draco Malfoy vi siete organizzati per allontanare da me Sophie in modo che io passassi la giornata con te?"
Blaise annuì guardando dispiaciuto Juliet. 
"Perchè?" una domanda semplice. Perché, allora, aveva paura di rispondere?
"Non pensavo andasse a finire così. Ho pensato, anzi è stato Draco a pensarlo, che, in questo modo, avremmo potuto avere il nostro appuntamento senza che tu ti sentissi obbligata. Doveva sembrare un incontro casuale e, una volta visto che non c'è nulla di terribile, avresti accettato un vero appuntamento."
Il serpeverde abbassò lo sguardo, incredibilmente attratto dalle proprie scarpe.
"Torniamo ad Hogwarts" fu l'unica che si sentì rispondere dalla rossa. Aveva creduto di ricevere una bella strigliata per quanto aveva fatto, ma questo era anche peggio. Era diventata fredda, scostante. Lo sentiva, più che saperlo.
Juliet si era già incamminata verso il castello e lui le andò dietro.
"Sei arrabbiata?"
"No"
"Invece si. Si vede." era strano vederla così taciturna.
"E invece no!"
"E invece si!"
"Non è vero!"
"Si che lo è!"
"Blaise," disse fermandosi "se continui così è più che probabile che io mi arrabbi davvero. Ho detto che non sono arrabbiata. Solo... delusa"
"Delusa?" chiese il moro posizionandolesi davanti.
"Si, delusa. Mi ero illusa che con te sarebbe stato diverso. Dal momento che non avevi insistito eccessivamente per uscire con me, avevo pensato che avessi capito come mi sento in queste situazioni, quando ti ho raccontato tutto, quella sera. Non è colpa tua, ma io ti avevo avvertito che con me sarebbe stato difficile. Volevo darci un po' di tempo, per riuscire a fidarmi di te, per conoscerti, ma a quanto pare ho chiesto troppo sia a te che a me. Mi dispiace Blaise, non credo funzionerebbe tra noi."
Juliet riprese a camminare, ma Blaise le si parò davanti di nuovo. "Io non volevo forzarti, sul serio."
"Magari non volevi, ma l'hai fatto. Senza contare il fatto che c'è finita di mezzo anche Sophie. Mi sono preoccupata tantissimo non trovandola."
"Non volevo andasse a finire così"
"Te l'ho detto, non sono arrabbiata, ma non credo di potermi ancora fidare di te. Non è colpa tua, sono io che sono fatta così. So che non dovrei prendere così seriamente l'uscire con qualcuno, infondo è solo un modo per conoscersi, ma per me sarebbe come mettermi in gioco e la posta sarebbe la mia indipendenza. So che a te sembrerà una stupidaggine, ma ho bisogno di tempo. La proposta che ti ho fatto non era solo per mettere alla prova te, ma anche per convincere me stessa.
E' meglio se torniamo a Hogwarts ora. Avremmo dovuto essere lì già da parecchio ormai."
Si rimisero in cammino. Blaise avrebbe voluto parlarle ancora, cercare di convincerla, ma non sapeva cosa fare. Quel brutto presentimento che l'aveva accompagnato per tutta la mattina alla fine si era rivelato fondato. Non si era arrabbiata, ma l'aveva delusa e questo bruciava ancora di più. Doveva riconquistare la sua fiducia, non voleva perderla.
Arrivati al cancello ad attenderli ci fu una brutta sorpresa. Gazza li guardava con un ghigno sbieco sulla faccia. Non c'erano dubbi sul fatto che fosse su di giri per poter finalmente punire due di quegli studenti che tanto odiava.

Condotti nell'ufficio del preside furono accolti da una piccola folla. Draco, Sophie e un altro ragazzo erano seduti davanti al tavolo da lavoro dietro il quale stava seduto Silente e dietro quest'ultimo stavano in piedi i professori Piton e Vitious, i direttori delle loro Case.
Con un movimento della bacchetta il preside fece comparire altre due sedie. "Accomodatevi"
I due ragazzi si sedettero. Sophie guardò addolorata la cugina, che invece le sorrise, facendole segno di non preoccuparsi. Poi Juliet riconobbe l'altro ragazzo per
Joseph Harris, loro compagno di Casa dello stesso anno.
"Allora," esordì Silente "avete una valida ragione per non essere tornati a scuola insieme agli altri studenti, attardandovi ad Hogsmeade oltre l'orario stabilito?"
"Stavamo cercando i nostri amici, signore" rispose subito Juliet. "Non riuscivamo a trovarli e ci siamo preoccupati"
"Non vi avevano avvisato di essere tornati a Hogwarts?" Silente fissò Draco e Sophie e quest'ultima abbassò lo sguardo.
"E' ovvio sia così." continuò l'anziano mago. "Comunque avreste dovuto avvisare i professori e non fare di testa vostra. E' pericoloso girovagare da soli in questi tempi. Avete corso un grave rischio, spero ne siate coscienti." entrambi annuirono.
"Signor Malfoy, signor Harris, signorina McDavis Sophie, voi potete andare."
I due ragazzi si alzarono subito, Sophie invece rimase ancora un attimo seduta guardando la cugina prima di seguirli fuori.
Quando la porta si fu richiusa Silente riprese a parlare "Mi spiace, ma nonostante l'abbiate fatto per una buona causa, avete infranto le regole e mi vedo costretto a punirvi. Domani arriveranno delle persone ad Hogwarts per occuparsi di un problema nella foresta proibita. Voi, per i prossimi due giorni, vi occuperete del loro soggiorno lavorando come aiutanti, in qualunque modo vi sia richiesto."
"Non le sembra una punizione un po' troppo severa, professore? Oltretutto domani iniziano le vacanze di Natale e noi dovremmo prendere il treno per tornare a casa lunedì." Juliet stava guardando il preside dritto negli occhi, per niente intimidita dall'autorità del vecchio mago. Era davvero un colpo troppo forte, quello ricevuto. Non solo veniva punita per una colpa non del tutto sua, ma doveva anche lavorare al servizio di qualcuno, che comportava la cosa che più odiava al mondo: dover prendere ordini da qualcuno e non poter godere della propria libertà.
Il professor Vitious, da parte sua, sembrava in preda allo shock nel vedere una studentessa della propria casa rivolgersi così al preside. Severus Piton aveva un'espressione indecifrabile, Silente sembrava divertito dalla cosa e Blaise... beh, Blaise era in un mondo tutto suo dove contemplava la possibilità di poter passare le successive quarantotto ore insieme a Juliet e trovare il modo di riguadagnare la sua fiducia.
Tutto questo durò finché il preside non parlo di nuovo "Per tornare a casa userete la metropolvere, non appena terminata la punizione. Domani inizierete alle otto, vi recherete alla capanna del professor Hagrid, dove prepareremo una tenda per voi in modo da essere reperibili in ogni momento."
"Vuole dire che dovremmo rimanere anche di notte?" Juliet sembrava incapace di trattenersi, era davvero troppo.
"E' proprio quello che intendevo. "
La corvonero si mosse sulla sedia e Blaise pensò che stesse per ribattere nuovamente, ma non fu così. L'autorità del preside non poteva essere più messa in discussione. A suo parere però il vecchio aveva effettivamente esagerato, dopotutto non avevano fatto del male a nessuno, perchè punirli a quel modo? Due giorni di punizione erano davvero eccessivi!
"
In questo modo avrete tempo per riflettere su ciò che avete fatto, e magari, perché no, per capire meglio altre cose.Bene! Ora che tutto è stato chiarito, potete andare. Buona notte!"
I ragazzi si alzarono e si congedarono. Una volta superato il gargoyle di guardia all'ufficio, Juliet incrociò le braccia al petto e sbuffò.
"Sei arrabbiata?"
"Ora si. Ma ti pare giusto? Neanche avessimo fatto saltare in aria la Gringott. Due giorni a fare da servitù a persone che neanche conosciamo. Insomma, è piuttosto eccessivo, non trovi anche tu? Rubandoci dei giorni di vacanza per giunta! E' inammissibile! E poi cosa voleva dire quel 'e magari capire meglio altre cose'? Io sinceramente non capisco."
"Juliet!" i due vennero raggiunti da Sophie e Draco che, evidentemente li avevano aspettati in corridoio.
"Juliet, mi dispiace tantissimo." Sophie aveva le lacrime agli occhi. 
"Su dai non è successo niente.Non piangere." Juliet le porse un fazzoletto e la cugina le si avvicinò timidamente per prenderlo.
"E tu non dici niente?" chiese Blaise a Draco "Dove accidenti ti eri cacciato?"
"Credevo fosse ovvio. Dove volevi che la portassi? In Giappone? Dovevo tenerla lontana  e ho ritenuto opportuno riportarla a scuola."
"Beh, comunque avresti dovuto avvisarmi!"
Draco fece spalucce, non sembrava particolarmente costernato dell'accaduto. Blaise scosse la testa sconfitto.
"Juliet?" Sophie si era ripresa e ora guardava la rossa negli occhi "Scusa se non ti ho avvisato. Non mi ero accorta del tempo che passava e quando Joseph è venuto a chiedermi dov'eri era già troppo tardi, il cancello era già chiuso. Ero preoccupata e stavo per andare a chiamare qualcuno, allora Malfoy mi ha raccontato tutto e mi sono calmata. Solo che Joseph ha sentito ed è andato a dirlo al preside. Non ho potuto fermarlo. Mi dispiace." quindi abbassò la testa.
Juliet le prese la faccia tra le mani e la sollevò "Vuoi smetterla di dire che ti dispiace? Sei l'unica che non ha colpa in tutto questo" le sorrise  e continuò "Se vuoi però puoi farti perdonare per ciò che non hai fatto comprandomi il resto delle caramelle che non ho potuto comprare oggi!"
A quel punto anche Sophie sorrise "Ecco, così va meglio. Su con la vita! Sei molto più carina quando sorridi." le disse Juliet poggiandole le mani sulle spalle e continuando a sorridere.
Blaise sorrise guardandola. Era davvero straordinaria, nonostante fosse arrabbiata non riusciva a negare il proprio sostegno. E poi fu di nuovo sopraffatto da quel senso di gelosia nei confronti della mora a cui Juliet dedicava tante attenzione. Nonostante questo, però, si accorse di quanto fossero diverse le due ragazze. Continuando a guardare la rossa da quando si erano conosciuti, non aveva potuto fare a meno di prestare attenzione anche a Sophie dal momento che stavano sempre insieme, e si era reso conto che fosse taciturna e riservata quanto la cugina era aperta e loquace. Juliet si comportava più come una sorella maggiore che come un'amica con lei.
"Beh allora? Il vecchiaccio vi ha puniti?" la domanda di Draco giunse come un fulmine a ciel sereno. Gli altri tre si voltarono a guardarlo stupiti. "Che c'è? Era una domanda legittima"
"Ti racconterò tutto in camera" disse Blaise cingendogli le spalle con un braccio e trascinandoselo via.
"Bene." Draco pizzicando il dorso della mano dell'amico, allontanò il fastidioso peso dalle sue regali spalle con indifferenza.
"Buona notte, fanciulle!" gridò poi il moro rivolto alle corvonero, prima di svoltare l'angolo.

To be continued...




Non so... questo capitolo non mi convince molto. E' un po' pesante... ma mi serviva da congiunzione tra lo scorso capitolo e il prossimo.
Sto sudando sette camice per il personaggio di Juliet, non c'è niente da fare, mi si ribella contro.
Cosa si inventerà ora Blaise per rimediare al danno fatto? Se la musa ispiratrice mi facesse la grazia di arrivare, spero di riuscire a scriverlo presto.
Probabilmente Silente non avrebbe mai dato una punizione così dura, ma mi appello al patto narrativo secondo cui il lettore prende per vero quanto gli viene narrato dall'autore e confido nelle vostra comprensione.
Ringrazio bluesnaky per avermi lasciato la sua recensione per lo scorso capitolo. In fondo l'idea di Draco aveva solo una piccola pecca, non era poi così crudele, no? Ok... forse le pecche erano più d'una, ma le intenzioni erano buone!
Se il capitolo non piace scarico tutta a responsabilità all'università che mi sta facendo uscire fuori di testa. Vi prego fatemi sapere come sto andando, please! Accetto qualsiasi tipo di critica e di suggerimento.
Un kiss ^^
         
Lenù

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Capitolo 8
*** Vecchie conoscenze, nuovi problemi ***


E' un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.




"Secondo te è meglio la camicia nera o la maglia grigia?"
"Blaise?"
"Sì Draco?" chiese il moro guardando il compagno dal riflesso dello specchio davanti al quale si trovava, provandosi prima un poi l'altro i due capi d'abbigliamento che teneva in mano. Il biondo aveva i capelli spettinati e un'invidiabile cipiglio minaccioso.
"Tu mi hai svegliato alle sette del mattino, di domenica, solo per chiedermi come ti devi vestire?"
"No, non solo per quello. Volevo anche chiederti in prestito il tuo bagnoschiuma al cocco."
"Blaise?"
"Sì Draco?"
"Inizia a correre"
"Perchè Draco?"
"Perchè appena mi sarò alzato da questo letto ti darò tante di quelle botte che, quando avrò finito, anche un dissennatore avrà pietà di te"
"Ma io devo prepararmi per la mia punizione"
"Ecco, infatti. E' la TUA punizione non la mia, quindi lasciami dormire in pace e volatilizzati. E poi che ti prepari a fare? Stai andando a lavorare non ad una sfilata di moda. Dovresti metterti qualcosa di comodo, non di elegante." detto questo il Principe di Serpeverde tornò sotto le coperte.
"Ma come fai a non capire? Passerò due giorni interi con Juliet. Devo essere impeccabile per fare bella figura!"
Oltre al russare prepotente di Vincent e Gregory, però, non ricevette altro segno di vita.
"Allora metto la maglia grigia?"
Un cuscino volante centrò in pieno la faccia di Blaise. "Vada per la maglia grigia" e presi gli abiti il moro si avviò alle docce.

Davanti alla capanna del mezzo-gigante erano state preparate quattro tende da campeggio e Blaise guardava accigliato quella riservata a lui e Juliet. Era piuttosto malconcia e puzzava di muffa. Ma da dove l'avevano tirata fuori? Dallo sgabuzzino di Gazza?
"Ciao!" una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare. Girandosi constatò si trattasse di Juliet. Portava i capelli tirati indietro da un paio di fermagli e il viso illuminato dal sole sembrava ancora più bello del solito con le guance arrossate dal freddo. Era infagottata in un cappotto beige e sfregava le mani, avvolte in soffici guanti celesti, cercando di scaldarle. Assolutamente adorabile.
"Ciao! Fa freddo oggi, eh?"
"E già. Nonostante ci sia il sole e il cielo sia limpido, la temperatura è bassissima. Non mi piace il freddo, mi congela le mani e non riesco più a muoverle. E poi mi becco sempre il raffreddore. Ma non sono ancora arrivati?"
"No. Dovremo aspettarli. A quanto pare ci sono stati dei problemi col materiale."
"Uffa! Ci mancava solo questo. Io non ho voglia di stare qua al freddo ad aspettare loro. Qual'è la nostra tenda? Almeno staremo al caldo mentre aspettiamo. Così poggio anche questa borsa, mi sta dando fastidio. Non ho portato molto solo il pigiama gli abiti per domani, i miei effetti personali e un libro. Credi che il cibo sia già nella tenda? Non ho fatto neanche colazione e sto morendo di fame."
"La tenda è questa qui. Ma non credo ci sia da mangiare dentro. Non ha un aspetto molto allettante."
Nonostante esternamente non si presentasse nel migliore dei modi, l'interno era abbastanza accogliente. Al centro troneggiava una stufa accesa, attorno alla quale stavano due poltrone e un divano. A sinistra lo spazio era diviso in due camere da letto, mentre a destra c'era una piccola cucina e il fondo una piccola stanza da bagno.
Juliet si precipitò verso la stufa, gettando la borsa su una delle poltrone e sbottonandosi il cappotto.
"Ah! Così va molto meglio!" disse protendendo le mani verso la fonte di calore "Ci voleva proprio. Beh, non è poi tanto male, no? E' piccola e confortevole, e non c'è neanche la puzza di vecchio che si avvertiva da fuori. Credo staremo bene. Spero di restare dentro il più a lungo possibile e di non dover lavorare troppo, e comunque di non doverlo fare di notte. Se già c'è freddo col sole figuriamoci senza." poi voltandosi verso la cucina aggiunse "Secondo te ci sarà qualcosa di commestibile la dentro?"
Blaise si avviò verso la cucina a iniziò ad aprire qualche sportello. "L'occorrente c'è, ma va preparato."
Juliet lo raggiunse e ispezionò a sua volta le dispense "Tu sai cucinare?" gli chiese alzandosi sulle punte dei piedi per guardare su un ripiano particolarmente alto.
"Neanche un po'."
"Allora abbiamo un bel problema. Come faremo a prepararci da mangiare? Io in cucina sono più negata che in pozioni. Che ne dici se per adesso preparo del the da bere con questi biscotti secchi? Qui c'è anche della frutta. Devo solo trovare un bollitore per l'acqua. Almeno a far bollire l'acqua sono capace."
"Ecco il bollitore." disse Blaise passando il contenitore a Juliet e mentre la osservava versare l'acqua chiese "Ce l'hai ancora con me per quello che è successo ieri?"
"Non ce l'ho mai avuta con te Blaise." disse la rossa posizionando il bollitore sul fornellino.
"Ma ieri mi hai detto che non ti fidi più di me."
"Ma non ho mai detto di essere arrabbiata con te. Solo perché non voglio uscire con te non vuol dire che non possiamo essere amici, ti pare?"
"Beh si. Ma io..." si fermò e decise fosse meglio non insistere. Prima di tutto doveva riconquistare la sua fiducia, non doveva cadere di nuovo nell'errore di mostrarsi impaziente. Sì, per ora poteva bastare essere solo amici. "Preparo le tazze."

"Hai qualche preferenza riguardo la stanza?" chiese Juliet. Dopo colazione decisero di dare un'occhiata alla tenda per ambientarsi.
"Affatto."
"Facciamo che io vado in quella di destra e tu in quella di sinistra?"
"Ok. Ehi! Sento delle voci. Forse sono arrivati"
Usciti fuori scoprirono che Blaise non aveva sbagliato. Quattro persone stavano con Silente ed Hagrid, mentre altri due ragazzi si stavano affaccendando attorno un'enorme cassa.
Si avvicinarono per salutare.
"Oh, buongiorno ragazzi." li salutò il preside, poi rivolgendosi ad un uomo con folti baffetti che doveva essere il responsabile dei lavori disse "Questi ragazzi vi aiuteranno in caso abbiate bisogno di qualcosa."
L'uomo sorrise.
"Non preoccupatevi, non vi faremo lavorare molto" disse, tendendo poi la mano per salutarli.
"Buon giorno!" disse Juliet stringendo la mano dell'uomo e sorridendo.
Dopo essersi presentati anche agli altri tre la rossa si girò verso gli altri due componenti del gruppo che stavano ancora lavorando sulla cassa. "Stanno tirando fuori il materiale da lavoro, sono degli assistenti.
Ve li presenterò più tardi." disse l'uomo rivolto alla ragazza "Ora signor preside avrei delle domande da farle" disse poi rivolto a Silente.
"Che ne dici se torniamo dentro?" chiese Blaise a Juliet, che stava ancora guardando verso i due ragazzi. "C'è qualcosa che non va?"
"No, niente. Non ti preoccupare. Mi è sembrato... non importa. Dai entriamo, sto congelando."
Mentre si avviavano verso la tenda Blaise vide uno dei due assistenti seguirli con lo sguardo.

"Per fortuna è gente simpatica! Magari ce la caviamo con poco. Secondo te cosa devono fare nella foresta? Io spero di non doverci entrare, mi fa un po' paura. Ho saputo che è piena di ragni giganti e pare che i centauri non siano molto di buon umore da qualche tempo. Allora... che facciamo nel frattempo?" Juliet si era seduta sul divano e guardava Blaise.
Il moro da parte sua stava mentalmente cantando la sua gioia per ciò che il destino era stato così generoso da concedergli. Avrebbe potuto passare due interi giorni a stretto contatto con la ragazza dei suoi sogni, presumibilmente con poco lavoro da fare e praticamente da soli. Cos'altro avrebbe potuto chiedere di più dalla vita?
"Posso entrare?" magari un po' di tempo per godersi la sensazione?
Un ragazzo, uno degli assistenti che avevano visto poco prima da lontano, era fermo davanti all'ingresso della tenda, che teneva sollevata per guardare dentro e, contemporaneamente, per farsi vedere.
"Ti serve qualcosa?" chiese scortesemente Blaise guardandolo bieco. Ma possibile che ogni volta che poteva stare da solo con Juliet saltava sempre fuori qualcuno a disturbarli?
"Sean? Allora non mi ero sbagliata. Che ci fai tu qui?" Blaise si voltò a guardare Juliet che a sua volta fissava il nuovo arrivato stupita e... triste? Si, era proprio tristezza quella che leggeva negli occhi della ragazza. Ma com'era possibile? Fino a pochi secondi prima era allegra come al solito, e ora? Come mai questo repentino cambio di umore?
"Speravo di incontrarti. Ho accettato questo lavoro apposta, ma non credevo di poter essere così fortunato da trovarti fuori dal castello." ora il ragazzo era entrato nella tenda e si stava avvicinando.
Se gli sguardi potessero incenerire, probabilmente quello che Blaise stava rivolgendo al ragazzo avrebbe dato fuoco a tutto nel raggio di qualche chilometro. Come si permetteva di entrare così , non degnarlo neanche di uno sguardo e rivolgersi a quel modo a Juliet?
"Ripeto: ti serve qualcosa?" gli chiese piantandoglisi davanti con le braccia incrociate al petto. 
"Non da te" fu l'unica risposta che ottenne prima di essere superato di lato.
Ma... come si permetteva? Nessuno l'aveva mai trattato a quel modo, neanche i suoi numerosi patrigni. E ora perché si era piazzato davanti a Juliet?
"Cosa vuoi, Sean?" chiese la corvonero alzandosi e allontanandosi dal divano.
"Parlarti." poi, guardando Blaise, aggiunse "In privato"
"Non puoi mandare via Blaise, sei tu di troppo qua dentro. Se devi parlarmi fallo"
Sean lanciò un occhiataccia al serpeverde con fare intimidatorio, ma il moro non si mosse di un millimetro da dove si trovava. Non sapeva il perché, ma non voleva lasciarlo da solo con la ragazza.
"Chi saresti tu?"
"Blaise Zabini, sedici anni, serpeverde" meglio chiarire subito le cose.
"Bene, Blaise Zabini, ti dispiacerebbe lasciarci da soli?"
"A dire la verità si, mi dispiace. E comunque l'educazione imporrebbe di presentarsi, prima di avanzare pretese"
Sean assottigliò gli occhi e la bocca, minaccioso. Poi si ricompose e disse "Sean Harris, diciotto anni, assistente al dipartimento 'Creature magiche' al Ministero della magia." si voltò verso Juliet e le chiese "Se non vuoi che esca lui, vieni fuori tu" 
"Non prendo ordini da te, se non ti serve il mio aiuto per il lavoro, non abbaiamo nulla di cui parlare" fredda e risoluta. Blaise non l'aveva mai vista così. Evidentemente anche lei non era troppo contenta di avere a che fare col ragazzo.
"Per favore vieni un attimo fuori con me" nonostante fosse formulata come una richiesta, la frase sembrava più un ordire.
Il ragazzo si stava avvicinando alla rossa, un po' troppo per i gusti di Blaise che prontamente si mise tra i due.
"Non mi sembra che Juliet gradisca la tua presenza. Perchè non torni a lavorare?"
Sean guardò prima Blaise poi Juliet e infine chiese "E' il tuo ragazzo? Mi hai rimpiazzato in fretta. Credevo che non volessi avere un ragazzo"
"Smettila! Lui non è il mio ragazzo e non lo sei più neanche tu. Ora, se non ti serve niente ti pregherei di andartene"
Blaise guardò entrambi e poi chiese alla ragazza "E lui il ragazzo di cui mi avevi parlato la settimana scorsa? Il tuo ex?"
Juliet annuì e Blaise tornò a fissare nuovamente Sean, ora con un motivo in più per disprezzarlo.
"Hai qualche problema per caso?" gli chiese il ragazzo.
"In effetti sì. Ti conviene lasciarla in pace se non vuoi finire male"
"Blaise lascia stare. Non ne vale la pena." Juliet cercò di calmare la situazione ma Sean non sembrava volersi arrendere.
"Già lascia stare ragazzino, potresti farti male a giocare con chi ha più esperienza di te" e tirando fuori la bacchetta la puntò contro Blaise per spaventarlo.
"Sean smettila! Stai passando il limite. Vattene" ora la ragazza era davvero spaventata.
"Che sta succedendo qua dentro?" la voce di Lumacorno tuonò nella tenda e i tre ragazzi si girarono verso di lui. Sean rimise a posto la bacchetta e dopo aver lanciato un'altra occhiataccia a Blaise se ne andò.
"Tutto bene?" chiese il professore avvicinandosi ai due ragazzi rimasti.
"Si, non si preoccupi, non è successo nulla." lo rassicurò la corvonero cercando di sorridere. Non le riuscì molto bene.
"Volevo vedere come stavate. Quando ho saputo della punizione ho cercato di convincere Silente a diminuire la pena, ma non ci sono riuscito. Allora..." continuò sorridendo "com'è andato il vostro appuntamento ieri sera?"
"A-appuntamento? No signore, si sbaglia. Il nostro non era un appuntamento" si affrettò a chiarire Juliet.
"Su su non siate timidi. Sono contento di vedervi così affiatati, state molto bene insieme"
Blaise non riuscì a trattenere un sorriso all'affermazione del professore. Non era poi così male il Lumacone. E poi era stato per merito suo che si erano conosciuti.
"Bene! Ora vi lascio soli. Arrivederci ragazzi!" e dando un colpetto alla spalla di Blaise si congedò, uscendo nella fredda aria mattutina, lasciando una corvonero spiazzata e un serpeverde gongolante.

To be continued...



Ecco qua il nuovo capitolo. Cosa ne pensate?
La storia si sta movimantando anche se all'inizio non doveva essere proprio così, ma ormai mi sono rassegnata a seguire tutti i cambiamenti che mi impone il demone della tastiera che si impossessa di me ogni volta che metto mano al mio portatile...
Cosa succederà in questi due giorni di convivenza tra i due? Mah, a questo punto non lo so neanche io...
Ringrazio tantissimo SakiJune che ha recensito anche lo scorso capitolo. Sono contenta che la storia stia continuando a piacerti spero ti sia piaciuto anche questo capitolo. E ora anche Horace fa il tifo per la coppia!
Il prossimo capitolo potrebbe tardare un po' ad arrivare perchè ho un esame tra poco e dovrò passare tutto il tempo sui libri... ma spero di riuscire a buttare giù qualcosa lo stesso. 
Un kiss ^^

Lenù
 

   


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Capitolo 9
*** Cucina no problem ***


Finalmente soli





Cinque minuti prima erano stati avvisati che i lavori nelle foresta erano iniziati e che sarebbero continuati fino all'ora di pranzo. Non era stato affidato loro nessun compito, quindi avevano tutta la mattinata libera.
"Beh, visto che non abbiamo niente da fare, possiamo metterci comodi" Blaise, sedendosi sul divano, già pregustava quelle quattro ore che avrebbero potuto passare finalmente soli. 
Juliet si era fiondata nella sua stanza e ne era uscita pochi secondi dopo senza cappotto. Indossava un maglione celeste piuttosto largo e un paio di pantaloni blu, anch'essi molto larghi. Vestita così sembrava ancora più piccola di quanto già non lo fosse, ma decisamente molto carina.
La rossa si sedette su una poltrona e incrociò le gambe, poi fissando Blaise negli occhi chiese "E ora che facciamo? Abbiamo tutta la mattinata da trascorrere ci converrà inventarci qualcosa per passare il tempo, altrimenti ci annoieremo. Hai qualche idea?"
Di idee il serpeverde ne aveva parecchie, purtroppo non credeva sarebbero piaciute troppo alla ragazza. In fondo ciò che veramente voleva fare era solo stringerla tra le braccia e magari, perchè no, avvertire la consistenza di quelle labbra così invitanti che stava ora fissando con insistenza, sulle proprie. No, così non andava. Doveva pensare a come recuperare la sua fiducia, non a queste cose.
Juliet incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi, pensando.
Blaise la osservò a lungo. Morgana, quant'era carina con quell'espressione concentrata!
Poi, Juliet aprì gli occhi di scatto e lui, distolse lo sguardo per non farle capire che la stava fissando.
La corvonero si alzò dalla poltrona e gli si sedette vicino sul divano. La guardò sorpreso. Che si fosse accorta di qualcosa?
"Ma tu passerai davvero il Natale da solo in camera tua?" Juliet lo stava fissando con i suoi grandi occhi verdi. Era vicina. Troppo vicina. Non riusciva a ragionare. Poteva sentire il suo profumo avvolgerlo. Un profumo dolce e delicato.
Non riusciva a ragionare, così si limitò ad annuire.
"Ma non dovresti. Insomma... è un giorno importante, a Natale tutti dovrebbero essere felici e festeggiare con i propri familiari. Bisognerebbe stare tutti insieme, magari bevendo una buona tazza di zabaione, parlando dei nuovi regali ricevuti e cantare le canzoni natalizie. E poi quando nevica, fare un bel pupazzo e una divertente battaglia a palle di neve. E se non nevica stare semplicemente davanti al fuoco a raccontarsi vecchie storie" gli occhi sognanti mentre parlava del suo Natale ideale, si intristirono quando disse "Hai sempre passato da solo la festa di Natale?" 
"Da che ho memoria... sì"
"Non è giusto!" esclamò Juliet contrariata. Blaise sorrise guardando il broncio che aveva assunto. Come faceva quella ragazza a farlo sentire così bene solo mostrando interesse per la sua triste sorte?
"Ho un'idea!" l'esclamazione improvvisa di Juliet lo fece quasi cadere dal divano.
"C-che idea?"
"Segreto!" si limitò a rispondere la ragazza facendo l'occhiolino e portandosi un dito davanti alle labbra. "Cosa vorresti fare una volta uscito da Hogwarts?"
"Eh?" e ora come si era finiti a parlare di questo? Era sorprendente la sua capacità di passare da un argomento all'altro senza troppi complimenti.
"Una volta superati i M.A.G.O che lavoro vorresti fare?"
"Beh... a dire la verità non ci ho mai pensato seriamente. Mi piacerebbe fare un lavoro importante e che renda bene, ma ancora non ho le idee molto chiare. E tu?"
"Non ci ho pensato bene neanch'io. In effetti per il colloquio per l'orientamento professionale non so assolutamente cosa dire. Però una cosa la so per certa. Prima di iniziare a lavorare voglio viaggiare. Un bel viaggio intorno al mondo, proprio come fece mio padre a suo tempo. Poi cercherò un lavoro non troppo opprimente che mi permetta di continuare ad avere anche il tempo per dedicarmi a ciò che mi piace, come mia madre. Lei scrive articoli che poi vende ai giornali culturali. E' molto brava e anche molto ricercata."
"Non ti ci vedo male come giornalista, sai?"
Juliet sembrò rifletterci "In effetti è un bel lavoro. E' anche molto comodo, e poi mi consentirebbe di viaggiare. Magari posso tentare. Di sicuro sarebbe meglio che dover andare a lavorare in qualche ufficio chiuso e opprimente con colleghi che cercano di scaricare il lavoro su di te." poi notando lo sguardo stranito di Blaise aggiunse "Mio padre lavora all'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, ma non ne è molto contento; Ludo Bagman affida sempre tutto a lui e i suoi colleghi se ne approfittano. Però, quando viaggia per i meeting, si diverte un sacco."
  

La mattinata passò in un baleno parlando e facendo progetti per il futuro dopo Hogwarts. Continuarono a chiacchierare senza preoccupazioni fino a quando un problema, effettivamente, sovvenne.
"Secondo te è compito nostro preparare il pranzo? Silente ha detto che dovremmo occuparci di tutto ciò che occorre, quindi, dal momento che occorrerà loro mangiare e che non possono occuparsene da soli, dal momento che stanno lavorando..." Juliet guardava disperata Blaise, quasi pregandolo di dirle che no, non avrebbero dovuto cucinare.
Il moro era spiazzato. Che fare? Ora che ci pensava sembrava anche a lui opportuno occuparsi dell'approvvigionamento della squadra, il guaio era: come fare, dal momento che nessuno dei due aveva la benché minima idea di dove mettere le mani?
La corvonero parve prendere il silenzio del ragazzo come la conferma ai suoi timori "Potremmo preparare qualcosa di semplice, come un insalata e... ok, non so cosa inventarmi. Tutti i piatti che conosco sono troppo complicati da poter eseguire senza qualcuno che conosca almeno le basi dell'arte culinaria. Tu hai qualche idea?" chiese andando in cucina e controllando tutto ciò che avevano a disposizione, per farsi venire una qualche illuminazione.
Blaise iniziò a riflettere, intensamente. Dopo qualche minuto di riflessione, però, era giunto alla desolante convinzione che l'insalata sarebbe stata l'unico piatto che avrebbero potuto servire.
Poi lo vide. La soluzione ai loro problemi, forse mandata loro da un'entità superiore non ben identificata. Magari Salazar stesso. Un libro di cucina, appoggiato sul ripiano vicino alle spezie.
Lo prese in mano e, iniziando a sfogliarlo febbrilmente, trovò ciò che cercava: una ricetta non troppo complicata e sicuramente accessibile a due ragazzi inesperti quali erano loro. Cosa ci poteva essere di meglio di un buon spezzatino con le patate?
Porse il libro a Juliet che lo guardò un po' titubante. "Credi che riusciremo a prepararlo?"
"La carne c'è, la ricetta l'abbiamo... vedrai sarà come preparare una pozione"

E se si parlava di pozioni chi meglio di Blaise per dirigere i lavori?
Un'ora dopo era quasi pronto per essere servito. L'insalata era condita e l'aria era carica di un buon profumo di spezzatino.
Juliet fissava ammirata all'interno del pentololone dove carne e patate cuocevano lentamente "E' la prima volta che riesco a cucinare qualcosa. Di solito combino solo guai e di sicuro ne avrei combinato anche stavolta se non ci fossi stato tu. Però non è stato poi così difficile, no? Mi sono persino divertita. E poi c'è anche una certa soddisfazione. Speriamo sia mangiabile" poi con un mestolo ne raccolse un po' e lo assaggiò. Sorrise subito felice e, riempiendo un altro cucchiaio, lo porse a Blaise "Assaggia!"
Mentre si avvicinava, il moro pensò che quella situazione era la più intima e familiare che avesse mai provato. Si sentiva... a casa, come non si era mai sentito prima.
Lei era lì, con quel suo sorriso così dolce che aspettava solo di condividere con lui la felicità di essere finalmente riuscita a preparare un semplice spezzatino.
"Buono!" e lo era davvero. Non lo diceva solo per quella sensazione di estasi che gli aveva provocato pensare a loro come ad una famiglia, ad una bella coppietta appena sposata che si dilettava ai fornelli.
"Vero! Siamo stati proprio bravi! Ora dobbiamo solo aspettare che rientrino gli altri."
Ah, già. Gli altri. Si era quasi dimenticato che ci fossero altre persone che avrebbero pranzato assieme a loro. Di uno in particolare avrebbe fatto volentieri a meno.

Non dovettero aspettare a lungo, ma per quell'intero quarto d'ora, Blaise continuò ad fantasticare guardando Juliet che, intanto, ammirava ancora estasiata il frutto del loro lavoro.
Furono avvisati del ritorno del gruppo dal vociare proveniente da poco lontano la tenda.
Quando uscirono fuori trovarono l'intera spedizione vicino alla capanna, riuniti in cerchio.
Avvicinandosi si accorsero che, al centro dello spazio tra le persone, per terra, vi era una pozza di sangue e che Hagrid si stava affaccendando con delle bende su di essa.
"Cos'è successo?" chiese Juliet guardando con timore il liquido cremisi nel terreno.
"Un thestral ferito. L'abbiamo trovato poco fa in una radura" spiegò loro un uomo piuttosto robusto alla loro sinistra.
"Oh!" si limitò a dire la rossa fissando con attenzione il punto dove immaginava trovarsi la creatura ferita.
Blaise invece non sembrava particolarmente interessato alla faccenda, giacché continuava a guardare un certo assistente che, da quando erano arrivati, non aveva staccato gli occhi di dosso alla corvonero.
Di lì a pochi minuti vennero raggiunti da un elfo domestico che si avvicinò al 'capo' e disse "Il pranzo è pronto, signore. Abbiamo apparecchiato nella tenda grande, signore"
Solo a quel punto lo sguardo di Juliet si staccò dal terreno vicino al guardiacaccia che stava ancora lavorando con i medicamenti, per puntarlo invece, prima sull'elfo, poi su Blaise e, infine, sul mago baffuto.
"Ma... ma noi avevamo preparato dello spezzatino." disse la ragazza tra il deluso e il contrariato.
L'uomo la guardò un attimo, poi sorridendo disse "Mi è sempre piaciuto lo spezzatino. Perchè non lo portate dentro?"
L'espressione delusa di Juliet si tramuto, più velocemente di un lampo, in uno splendido sorriso. Subito si precipitò nella tenda per recuperare la pentola dal fuoco.

Una volta tutti attorno al tavolo, Juliet dovette ammettere che con il loro piccolo piatto non avrebbero certo potuto fare tutto un pranzo sostanzioso. La tavola era imbandita di ogni ben di dio e, in mezzo a tutta quella grazia, il loro pasto aveva l'aria un po' misera.
Fu, però, subito rincuorata quando sia il 'capo' che Blaise si precipitarono a servirsi proprio dello spezzatino, non degnando il resto della benchè minima considerazione, seguiti a ruota dagli altri.
"Ma è buonissimo!" esclamò il mago con i baffi.
La corvonero si voltò a guardare Blaise e sorridergli. Avevano fatto proprio un bel lavoro. Il moro le sorrise di rimando e intanto si guastava la sua portata come se fosse la cosa più buona del mondo. Non era interessato al fatto che potesse piacere anche agli altri, si beava invece dell'idea che l'avessero preparato insieme e che con nessun altro gli sarebbe importato di vivere quell'esperienza.

To be continued...



E dopo giorni e giorni di studio matto e disperatissimo (se il signor Leopardi mi concede la citazione...) sono finalmente riuscita a liberarmi di questo esame e, almeno per oggi, mi sono concessa una piccola pausa, prima di riniziare per il prossimo.
Questo è ciò che ne è scaturito. Finalmente Blaise ha ottenuto un po' di quella tranquillità per stare da solo con Juliet, che tanto desiderava. Ma nel prossimo capitolo la storia si movimenterà di nuovo...  spero. Perché ancora una volta io penso a una cosa e le mie mani scrivono per conto loro.
Grazie grazie grazie a SakiJune e criandola per le recensioni dello scorso capitolo e mi scuso se non posso soddisfare la vostra sete di conoscenza in questo capitolo, ma prometto di rifarmi con il prossimo.

Un kiss ^^


Lenù

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Capitolo 10
*** Al lavoro! ***


Scoperte





Dopo pranzo tutti si concessero un po' di sano riposo. C'era chi si dedicava alla lettura della gazzetta del profeta, chi faceva un pisolino, chi aveva organizzato una partitina a sparaschiocco e chi aveva l'impellente desiderio di scoprire alcune cose.
"Io glielo chiedo!" affermò Juliet alzandosi dal divano sul quale era seduta assieme a Blaise, per andare verso il mago baffuto che sorseggiava il suo caffè, seguita ovviamente dal serpeverde.
"Signore?" 
L'uomo si girò e, sorridendo, disse "Chiamami Paul."
"Paul? Se non sono indiscreta, potrei chiedere che lavoro state facendo nella foresta? C'entra per caso con il thestral ferito? E' qualcosa di pericoloso? Il professor Silente non ci ha detto niente e devo ammettere di essere un po' curiosa. Se non può dirmelo non fa niente, ma se non è un segreto, vorrei saperlo... se non le dispiace."
L'uomo le sorrise finì il suo caffè e rispose "Sei molto simile a tuo padre, sai?"
"Lei conosce mio padre?" chiese la ragazza sorpresa.
"Sì, ci conosciamo. Brav'uomo, simpatico... ci incontriamo spesso al ministero e mi è capitato più volte di farci due chiacchiere... beh, forse un po' più di due. Ha una parlantina quell'uomo... e anche tu vedo che non te la cavi niente male." le sorrise per dimostrarle di non essere per niente infastidito dalla cosa e riprese "Se mi promettete di non divulgare troppo la notizia, credo di poter rispondere alle tue domande." guardando i due ragazzi.
"Glielo prometto!"disse Juliet impaziente. Blaise si limitò ad annuire con la testa.
"Andata! Allora... si in effetti credo che la ferita del thestral possa essere collegata a ciò che siamo venuti a fare. E sì, è una cosa pericolosa." poi abbassando la voce disse "Un cucciolo di drago è arrivato nella foresta e noi dobbiamo catturarlo e portarlo in una colonia."
"Un cucciolo di drago?" chiese ammirata Juliet, tenendo a sua volta un tono di voce basso anche se non ne capiva il motivo, dal momento che tutti nella tenda ne erano a conoscenza. "E crede che potremo vederlo?" continuò speranzosa.
"Beh, è un po' rischioso, ma... magari da lontano" disse con aria cospiratoria.
"Non mi sembra una buona idea, signor Cooper. Potrebbe sfuggirci, è per questo che Silente ha voluto farlo quando gli studenti fossero tutti stati fuori per le vacanze" si intromise Sean, arrivando alle spalle dell'uomo che sobbalzò per lo spavento.
"Dai, ragazzo, non fare il guastafeste, solo un'occhiata da lontano. Non ci sono tutti questi rischi. Non sa ancora neanche sputare fuoco" sorrise nervoso Paul, quel ragazzino lo metteva sempre in difficoltà, nonostante avesse la metà dei suoi anni.
Juliet e Blaise osservavano prima
il ragazzo poi l'uomo, naturalmente facendo il tifo per quest'ultimo, anche se per motivi diversi. La prima perché da quando aveva saputo della presenza del draghetto era stata presa da un'irrefrenabile voglia di vederlo, il secondo semplicemente perché quel ragazzo non gli era andato giù già dal primo sguardo, sentimento che col tempo non aveva fatto che aumentare, e tanto bastava per farlo diventare un nemico giurato.
"Però poi non dica che non l'ho avvisata" acconsentì seccato Sean, sedendosi di malagrazia sulla sedia e iniziando ciò che sembrava essere il suo passatempo preferito e che tanto faceva irritare Blaise: fissare Juliet.
Quest'ultima, però, era fin troppo interessata a conversare con Paul per prestargli la benché minima attenzione.

"Certo che è stano,eh?" chiese Juliet fissando le bende che fasciavano la ferita del thestral, sospese a mezz'aria. Era stato loro affidato il compito di 'tenere d'occhio' la creatura, in modo che se si fosse allontanata avrebbero avvisato il guardiacaccia. "Ho letto tanti libri su di loro e mi fa uno strano effetto averne davanti uno e non poterlo vedere. Ho visto un disegno, ma non dev'essere certo la stessa cosa. Sono proprio delle creature misteriose, hanno un certo fascino, non credi? E dire che tutti li temono per il fatto di poterli vedere solo dopo aver visto morire qualcuno. Il signor Paul pensa che neanche il cucciolo di drago l'abbia visto è che sia stato solo uno sfortunato incidente. Ora sarà spaventato da solo nella foresta, poverino" continuò, guardando ora la carcassa di mucca che si stava smembrando da sola.
"Senti... ma quel Sean è sempre stato così pedante? Insomma, ha avuto da ridire anche al suo capo!" chiese Blaise anche lui intento a fissare la carne sparire nel nulla a piccoli pezzi.
Juliet si alzò e disse "In realtà, due anni fa era esattamente il contrario. Era anche troppo sprezzante delle regole ed è finito un sacco di volte in punizione per questo... e forse era proprio per questo che mi sono lasciata convincere ad uscire con lui. Ma da quando..." sospirò "da quando ci siamo lasciati è diventato insopportabilmente ligio al dovere e la causa a quanto pare sono stata proprio io, come mi ha spesso volentieri fatto sapere. Ma in realtà le cose stavano in un altro modo"
"Come sarebbe a dire? Cos'è successo?"chiese Blaise tirandosi a sua volta in piedi.
"E' una storia molto lunga. Per niente interessante. Non avresti voglia di sentirla." poi tendendo il braccio verso il punto dove si doveva trovare il thestral, che ormai aveva già finito il suo 'spuntino', tastò l'aria. "Lo sento! Questo è il collo... e qui inizia la schiena. E queste sono le ali!" esclamò felice "Mi piacerebbe tanto avere le ali, sai? Volare nel cielo, guidata dal vento, senza preoccupazioni. E raggiungere le nuvole e poi tuffarmi giù in picchiata per poi risalire all'ultimo momento. Certo si potrebbe farlo anche con la scopa, e l'ho fatto un sacco di volte, ma con le ali è sicuramente molto meglio! Senza dover stare attaccati al manico di legno... semplicemente librarsi in aria, come sotto l'effetto di un Wingardium Leviosa".
Continuava ad accarezzare il corpo invisibile del thestral e Blaise intuì che, sviando l'argomento, volesse fargli capire che non avesse ancora superato la tristezza per quanto successo con Sean, anche se pensava che poco c'entrasse il fatto in se di essersi lasciati, quanto il modo in cui si era comportato il ragazzo. Non insistette, ma interiormente gridava vendetta ai danni di un certo assistente al dipartimento 'Creature magiche'.
"Senti qui!" fu distratto dal parto di piani delittuosi da Juliet che, prendendogli una mano, la guidò a percepire la pelle liscia dell'ala del thestral.
In effetti era piuttosto strana la sensazione, ma non ci si soffermò molto, dal momento che la sua attenzione era stata completamente catturata dalla mano che stringeva la sua. "Hai le mani gelate" disse subito.
Juliet ritirò subito la mano scusandosi.
Blaise scuotendo la testa disse "No, non è questo. E' che faresti meglio a metterti i guanti prima di ritrovarti due ghiaccioli al posto delle mani"
La corvonero sorrise e annuì, prima di catapultarsi nella tenda per prendere i guanti.
Blaise la seguì con lo sguardo sorridendo, ma il sorriso morì subito sulle sue labbra non appena vide Sean seguire Juliet all'interno della tenda. Che stesse aspettando solo di vederla allontanarsi da sola, il maledetto?
Si stava già avviando nella loro direzione quando si ricordò di non potersi muovere. Era rimasto da solo a fare la guardia al thestral e se se ne andava anche lui, la bestia poteva ben decidere di darsi alla fuga.
Rifletté un paio di minuti, poi, concluse che il thestral poteva anche restare solo. Dove poteva andare con quella ferita?
Corse verso la tenda pensando di aver perso anche troppo tempo prima di decidersi.
Quando entrò trovò i due vicino alla stufa, che davano le spalle all'entrata.
Sean si voltò subito accorgendosi della sua presenza. Socchiuse gli occhi e gli chiese perentorio "Ma tu non dovevi fare la guardia al thestral?"
"Il thestral è dove deve stare. Tu piuttosto, che ci fai qui dentro?"
"Non mi sembra ci sia qualche divieto che mi impedisca di stare qui." ribatté secco il ragazzo più grande, che, comunque, si mosse per uscire. Prima di varcare la soglia, però, disse "Spero per te che il thestral non sia scappato"
Blaise strinse i pugni, ma non rispose, distratto dal rumore di Juliet che tirava su col naso.
Si avvicinò e notò che la rossa aveva portato le mani a coprirsi la parte inferiore del viso, la testa bassa.
Che stesse... piangendo? Era forse arrivato tardi, lasciando tutto il tempo a Sean di far del male alla piccola corvonero?
"B-Blaise?" la voce arrivò flebile alle orecchie del serpeverde che si preoccupò maggiormente. Cos'era successo? Che aveva combinato il maledetto per ridurla così? Come si poteva far piangere una ragazza tanto solare e allegra come lei?
"Etciù!" proruppe la rossa voltandosi dall'altra parte. "Uffa! Ho già preso il raffreddore. Non sono durata neanche mezza giornata"
"Eh?" Blaise era rimasto imbambolato a fissarla, ammiccando. Era solo un banale raffreddore, allora. Non stava piangendo.
Per il sollievo si mise a sghignazzare per poi scoppiare in una risata fragorosa.
"Sono così buffa?" chiese Juliet sorridendo a sua volta "Scommetto di avere il naso rosso. Mi scendono persino le lacrime, guarda qua. Devo essere proprio un disastro. Ogni anno è la stessa storia, uffa! Meglio se mi copro di più, d'ora in avanti. Non vorrei mi venisse anche la febbre, sai che bel Natale a letto con l'influenza?!"

Erano rimasti nuovamente soli, mentre gli altri erano tornati alla foresta alla ricerca del draghetto.
Da quanto avevano capito, avrebbero potuto portarlo fuori dal riparo degli alberi solo l'indomani, quando il rischio che qualche studente potesse capitare lì per caso fosse pressoché nullo, dal momento che quasi tutti sarebbero stati sull'espresso che li avrebbe riportati a casa.
Il thestral non era scappato, ma ben presto Blaise si ritrovò a desiderare che l'animale avesse davvero approfittato del fatto di non essere sorvegliato per compiere la fuga del secolo. In questo modo avrebbe risparmiato loro di fargli la guardia anche di sera.
"Ecco il the!" esclamò Juliet mettendogli una bella tazza di the fumante davanti al viso, di ritorno dalla tenda.
Poi, sedendoglisi di fianco sulla tovaglia che avevano steso per terra, iniziò subito a bere dalla propria. "Ci voleva proprio con tutto questo freddo. Si è anche alzato il vento e il cielo è diventato bianco. Ho il sospetto che domani nevicherà, se non addirittura stasera. Spero che per allora il nostro turno di guardia sia finito. Con questo raffreddore stare qua fuori non è proprio il massimo"
"Se vuoi resto io a fare la guardia. Dovresti rimanere al caldo visto che ti senti male" si premurò Blaise.
"Oh, non ti preoccupare mi sono coperta per bene. Ho addosso una maglia, un maglione e una giacca, senza contare poi il cappotto e la sciarpa." lo rassicurò Juliet sorridendo "Sono in una botte di ferro. Non passa neanche uno spiffero. Anche se preferirei sicuramente stare dentro al caldo... ma non ti lascio solo. Anche perchè mi annoierei a stare sola senza fare niente."
"Posso farti una domanda?"
"Certo"
"Cosa voleva quel tipo poco fa?"
"Ti riferisci a Sean?" Blaise annuì "Niente di che. Solo parlarmi" si limitò a rispondere prima di bere un altro po' di the.
"Posso chiederti di cosa voleva parlarti?"
Juliet si soffermò un attimo a guardare gli alberi al limitare della foresta, sospirò e disse "Non ha detto molto in effetti, sei arrivato quasi subito tu. Mi ha detto di essergli mancata e di essere cambiato. Quando ha visto che non rispondevo mi ha chiesto di dargli un'altra possibilità, ma io ho continuato a non parlare e ho visto che stava iniziando ad innervosirsi. Poi sei arrivato tu e, forse, si è arreso"
"Forse?"
"Sean non è tipo da arrendersi così facilmente. Dopo qualche mese che ci siamo lasciati ha iniziato a cercare di convincermi che era stato uno sbaglio, quello di rompere, ma io non ero dello stesso parere e, quando l'anno scorso ha finito la scuola, pensavo si fosse tutto concluso. Invece... è tornato all'attacco" concluse abbassando la testa.
"Come mai vi siete lasciati?" giacché si era in vena di confidenze, magari avrebbe potuto scoprire anche quello, no?
"Come sei curioso oggi" lo riprese bonariamente Juliet sorridendo.
"Scusa, non volevo essere insistente" si scusò nervosamente Blaise, prima di bere un'abbondante sorso di the che, essendo ancora molto caldo, lo fece tossire.
La rossa ridacchiò e scosse la testa "Non c'è bisogno di scusarsi; sei solo curioso, no? Capita a tutti. Comunque..." disse poi tornando seria "... sei sicuro di volerlo sapere? Ti annoieresti molto, sai?"
"Tanto non abbiamo altro da fare"
"In effetti... Beh, in questo caso..."

To be continued...




Sono riemersa dallo studio per aggiornare in tempi quasi decenti... quasi. Il fatto è che sono successe delle cose poco piacevoli e la fantasia è andata a farsi un bel giretto intorno al mondo lasciandomi a secco.
Ho l'atroce sospetto che anche per il prossimo capitolo ci vorrà un bel po' di tempo. ç_ç
Questo è tutto ciò che sono riuscita a tirare fuori dal mio cervellino stressato da mille impegni. Spero non faccia troppo schifo e che qualcuno voglia dirmi che cosa ne pensa.
Un kiss^^



Lenù

 

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Capitolo 11
*** Tuffo nel passato ***


Rivelazioni





Blaise non sapeva di preciso perché  conoscere le cause della rottura tra Juliet e Sean fosse così importante per lui. La motivazione più convincente che riuscì a darsi fu quella di voler sapere se per se ci fosse qualche possibilità di recuperare la fiducia della corvonero. Se Juliet non voleva concedere una seconda possibilità al maledetto, voleva sapere che cosa questi le avesse fatto, se anche lui avesse perso la sua fiducia e con essa la possibilità di starle accanto.
"Due anni fà, un mio compagno di classe, ad una festa in sala comune mi presentò suo fratello maggiore, Sean. Era uno dei ragazzi più amati della nostra Casa: bello, simpatico, intelligente, ma ciò che più piaceva di lui era il suo essere ribelle. I ragazzi lo ammiravano e cercavano di diventare suoi amici, le ragazze, attratte del suo carattere fiero e dalla sua bellezza un po' rude, non facevano altro che corrergli dietro. Anch'io, come gli altri, sono rimasta colpita da lui, quel suo fare così indisponente e sprezzante delle regole aveva per me un senso di libertà tale da suscitare ammirazione e simpatia, verso quel ragazzo che si ritrovava in punizione sei volte alla settimana, ma che, nonostante questo, continuava per la sua strada senza dare retta a niente e a nessuno, solo a se stesso, ma senza per questo inimicarsi nessuno."
Juliet parlava in tono quasi ammirato, tanto che Blaise se ne stupì non poco. Doveva piacerle davvero molto quello sbruffone al tempo.
"Così, quando fu organizzato il Ballo del Ceppo, nonostante un mio iniziale rifiuto, alla fine riuscì a convincermi ad andarci con lui. Tra tutte le ragazze che avrebbe potuto scegliere, molto più grandi e con molta più esperienza, lui aveva invitato me e io per qualche strano motivo mi sentivo orgogliosa del fatto di aver attirato la sua attenzione. Per me era quasi un onore aver avuto la possibilità di stare con lui, che incarnava la forza della libertà che tanto, già allora, agoniavo. Questo e la promessa di una serata di disimpegnato divertimento, mi convinsero ad accettare il suo invito. Passai un bellissima serata, mi piaceva stare in sua compagnia. Così da quel giorno passammo molto tempo assieme e, alla fine riuscì a convincermi ad uscire con lui.
Seguirono molti altri appuntamenti, non sempre concordati per tempo. Un giorno, mentre sotto un albero vicino al lago stavamo ripassando, senza nessun preavviso, mi confidò di piacergli. Presa alla sprovvista non capii subito cosa volesse dire, tanto che inizialmente avevo pensato mi stesse dicendo che gli piacevo come amica. Ma quando gli sorrisi e lui mi baciò, non ebbi più dubbi."
Rigirandosi la tazza calda tra le mani, la corvonero si fermò un attimo, probabilmente per raccogliere le idee. Blaise la osservava intensamente, qualcosa era cambiato da poco prima, il suo sguardo non era più nostalgico come prima, era diventato malinconico, triste. Ora sarebbe arrivata la parte più importante, ne era certo.
"Feci resistenza e cercai di spiegargli che non sarebbe stata una buona idea. Ma dopo poco riuscì a convincermi a tentare."
"E vi siete messi insieme?!" tentò Blaise vedendo che la ragazza si era nuovamente bloccata.
Juliet annuì "All'inizio andava tutto bene. Stavamo insieme come sempre, non avvertivo cambiamenti sostanziali e mi piacque, poi però tutto questo non basto più a Sean, che voleva controllarmi in ogni momento. Io per contro invece cercavo di sfuggire al suo controllo, la mia indole non era certo cambiata e io mi sentivo costretta nel nostro rapporto. Iniziarono i problemi. Più lui mi seguiva più io fuggivo, era diventato davvero difficile. Finché un giorno..."
Un'altra pausa, forse più significativa delle altre. La stoccata finale.
"Non c'è bisogno che continui. Non farlo se non vuoi" nonostante non avesse aspettato altro dal momento in cui Juliet aveva iniziato a spiegare, ora Blaise non era tanto sicuro di voler sapere cosa avesse causato la loro rottura. Juliet sembrava provata da quanto stava raccontando, come se stesse rivivendo tutto un'altra volta. Non voleva vederla così.
La rossa si voltò incuriosita, sorridendo subito dopo. Un sorriso triste ma sincero.
"Sto bene. E' solo che... dopo Sophie non ho più voluto parlarne con nessuno. Avevo paura, neanch'io so di cosa. Ma ora mi sembra di stare togliendomi un peso. E' strano..." sospirò "sembra quasi che più ne parlo più si allontani nel passato. E'... non so, quasi piacevole"
Sorseggiò un altro po' di the e riprese "Lui... si è trovato una nuova compagnia... un giorno l'ho trovato in Sala comune in atteggiamenti intimi con un'altra ragazza"
"Ti ha tradita?" Blaise era confuso e arrabbiato nello stesso tempo.
"Lui ha detto che sopperiva alla mia mancanza. Si è giustificato dicendo che, dal momento che io non c'ero quasi mai, lui si sentiva solo e visto che io mi dedicavo esclusivamente a me stessa e non pensavo minimamente al nostro rapporto, lui aveva deciso di ricercare attenzioni altrove. Fu come un colpo in piena faccia. Io avevo cercato in tutti i modi di stare con lui, stavo cercando di abituarmi all'idea di avere un ragazzo, non era certo mia intenzione non dedicare il giusto interesse al nostro rapporto. Scappai nel dormitorio e piansi, piansi tutta la notte. Ma non era ancora finita"
Più andava avanti più Blaise stringeva i pugni cercando di non scoppiare e andare nel cuore della foresta per cercare Sean e riempirlo di calci e pugni. Cosa poteva aver fatto ancora quel verme, di peggio.
"Dal giorno dopo iniziò a comportarsi in maniera impeccabile. Aveva iniziato a riprendere, non solo gli studenti più giovani, ma anche i suoi compagni e i ragazzi dell'ultimo anno, anche per innocenti scherzi da adolescenti, che prima erano il suo pane quotidiano. Si era trasformato nell'esatto opposto di ciò che era prima. E a chi chiedeva cosa gli fosse successo rispondeva 'chiedilo a Juliet McDavis'. Un giorno stanca della situazione, gli chiesi di incontrarci per parlare, svogliato mi trascinò nel suo dormitorio. Gli chiesi il perché del suo comportamento e lui, dopo avermi lanciato un'occhiata di sufficienza mi rispose che, da quando stava con me, aveva capito che il suo precedente atteggiamento, e anche il mio, erano deleteri e che gli avevano causato solo guai. Se prima mi sentivo male, in quel momento potevo davvero affermare di sentirmi uno schifo. Non solo sosteneva che il mio comportamento avesse causato la nostra rottura, ma anche che esso era la causa della perdita del suo valore di libertà, io ero la causa della sua nuova condizione di uomo schiavo. Non riuscii più a guardarlo in faccia"
Poi il suo sguardo si fece duro. Anche se continuava ad essere triste, i suoi occhi erano diventati fissi e quasi glaciali.
"Un giorno però, lo sentii parlare con il fratello, Joseph, quel ragazzo che era nello studio di Silente ieri sera. Avevo sentito il mio nome e mi ero fermata ad ascoltare. Sean stava dicendo che aveva iniziato a comportarsi così per farmela pagare, sapeva che io ci sarei rimasta male se avessi saputo di averlo trasformato in ciò che più mi sarebbe dispiaciuto, e che in fondo gli piaceva anche essere così. I suoi erano solo capricci, anche quando non gli importava di infrangere le regole era solo un modo per assecondare le sue voglie, il suo bisogno d'attenzione. Ne rimasi shockata, delusa e arrabbiata"
Vuotò la tazza e fissò in lontananza oltre gli alberi della foresta, verso le montagne che circondavano il castello. "Pochi mesi più tardi cercò di convincermi che avevamo commesso un'errore, tutt'e due. Ma non lo ascoltai, non volli più ascoltarlo"
Finì e si girò a guardare Blaise. Il serpeverde aveva stretto talmente tanto i pugni da aver conficcato la unghie nella carne, lo sguardo assassino, non prometteva niente di buono.
"Blaise?" il moro si voltò di scatto "Cos'hai?" chiese preoccupata la ragazza.    
"Appena torna lo riempio di botte!"
Juliet allarmata si alzò in piedi "No! Non ti ho raccontato questa storia per essere vendicata. Ha già provocato troppi guai. Voglio solo lasciarmela alle spalle. Sean non è un tipo che va giù leggero, non voglio che ci vada di mezzo anche tu". Tremava e Blaise, vedendola così si impose di calmarsi.
"S-scusa. Non volevo" mormorò il serpeverde osservando i segni rossi a mezzaluna che spiccavano nei palmi delle sue mani.
La ragazza scosse la testa e, più tranquilla si risedette "Non fa niente." poi guardandosi intorno esclamò "Ehi! Ma che fine ha fatto il thestral? Non vedo più le fasciature da nessuna parte."
E già, di bende volanti non si vedeva l'ombra per tutto il mini accampamento. La bestia doveva aver approfittato della loro chiacchierata per defilarsi in tutta tranquillità.
Velocemente si tirarono su e iniziarono a ispezionare nei dintorni. Niente. Non una traccia della presenza della creatura invisibile. Neanche una miserrima impronta nel terreno che testimoniasse il suo passaggio. Probabilmente aveva spiccato il volo.
Dopo essersi dati per vinti decisero di aspettare il resto del gruppo nella tenda. Tanto valeva stare al caldo.
Un paio d'ore più tardi, furono avvisati del ritorno della squadra dalla voce di Paul che li chiamava.
Sospirando Juliet uscì per informare l'uomo della fuga del thestral, seguita subito da Blaise, naturalmente.
"S-signor Paul, non so... come sia successo. Ci siamo distratti un attimo e il thestral... non c'era più" Juliet si tormentava le mani, nonostante questo reggeva coraggiosamente lo sguardo del mago che... sorrise?
"Si... beh... in effetti senza bende era difficile per voi tenerlo d'occhio." Allo sguardo perplesso della ragazza, aggiunse "Il thestral è ancora là. Si è solo tirato via la fasciatura. Probabilmente gli stava dando fastidio"
Inconsciamente la rossa si voltò a guardare nella direzione dove si trovava la creatura, non pensando subito all'inutilità della cosa dal momento che per lei era impossibile vederlo. Emise un sospiro di sollievo, per poi ridacchiare, seguita a ruota dall'uomo.
Nel frattempo due paia di occhi lanciavano scintille. Non appena Blaise vide Sean, l'istinto di saltargli addosso e farne carne da macello poco prima assopito si era risvegliato, e il giovane assistente, notandolo, aveva ricambiato più che volentieri quell'occhiataccia al vetriolo. La tensione era palpabile.

To be continued...



Chiedo umilmente perdono per il ritardo ç_ç Purtroppo mi è capitata una cosa molto spiacevole e non mi sentivo molto in vena di scrivere. Probabilmente anche il capitolo ne risente... non mi convince molto. Vorrei sapere cose ne pensate e se è il caso che lo riscriva. Mi scuso se non si è rivelato di vostro gradimento.
Ringrazio immensamente bluesnaky per le sue recensioni, mi hanno davvero tirata su di morale; sono contenta che la storia ti piaccia e che tu abbia trovato il tempo per dirmi cosa ne pensi, spero continuerai a farlo, mi farebbe molto piacere. Sono contenta di aver reso al meglio Blaise!
Bene! Ora mi metto d'impegno per far arrivare presto il nuovo capitolo, o per aggiustare questo... in ogni caso lavorerò con impegno per farmi perdonare per il ritardo.
E ora scappo all'università!
Un kiss ^^



Lenù 

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Capitolo 12
*** Visite e metodi ***


Scontri




Blaise passò l'intera serata cercando in tutti i modi di ignorare Sean che, a quanto pareva, aveva voglia di attaccar briga a tutti i costi con battutine di scherno. Tentò anche la via dell'alcolismo, prontamente fermato dal ragazzo più grande che, nel ricordargli il divieto ai minorenni di ingerire certe bevande, si serviva di generose quantità di whisky, fornite da Silente.
Di certo la serata sarebbe potuta essere migliore.

Dopo una nottata trascorsa quasi interamente insonne, a causa dei rumori costanti provenienti dal thestral irrequieto che, per colmo di sfortuna, era stato legato proprio di fianco alla parte di tenda che rappresentava la sua 'camera', il risveglio turbolento che ricevette, lo lasciò un po' intontito.
Juliet, più euforica del solito, era saltata sul suo letto e scuotendolo fino a svegliarlo, l'aveva informato, tutta eccitata, che la notte aveva nevicato e che ora era tutto bianco.  
"Eh?" fu tutto ciò che riuscì a dire mentre cercava di capire dove si trovasse e perché Juliet fosse lì con lui.
Riacquistata la lucidità mentale, quel tanto per capire di essere sveglio e che quella che si ritrovava davanti non era la proiezione onirica della corvonero ma lei in carne ed ossa,
ringraziò il freddo, che l'aveva spinto a mettersi il pigiama anziché dormire in soli boxer come faceva di solito, evitando così di ritrovarsi mezzo nudo davanti alla ragazza, la quale lo stava già tirando per un braccio per portarlo a vedere la neve.
Riuscito a recuperare almeno il mantello, prima che Juliet lo trascinasse con il solo pigiama fuori al freddo, si ritrovava ora a guardare il castello completamente ricoperto dal fitto strato bianco.
"Sembra una cartolina natalizia!" sentì esclamare Juliet, che stava già avanzando tra la neve.
"Ma tu non odiavi il freddo?" le chiese raggiungendola.
"E' così. Ma, non so perché, la neve mi piace... mi è sempre piaciuta. Da piccola passavo ore ed ore a guardare fuori dalla finestra i fiocchi cadere o girare trasportati dal vento. Ferma, immobile ad osservarli, senza fare altro, senza pensare a niente. Poi quando finiva di cadere, correvo fuori a tuffarmici in mezzo, finendo sempre col prendere l'influenza." disse chinandosi e premendo le mani sul soffice manto per lasciare le impronte.
Intento com'era a guardarla, non si accorse che qualcuno si stava avvicinando, finché una palla di neve non lo colpi in piena faccia facendolo quasi cadere per la sorpresa.
Con sguardo omicida si voltò a guardare Draco che si avvicinava con un ghignetto stampato in faccia, seguito a breve distanza da Sophie McDavis.
"Ma sei scemo? E' fredda!" gli urlò contro asciugandosi il viso col mantello.
"Che scoperta... è neve" gli rispose il biondo.
"Si, beh, io sarei un po' congelato visto che ho solo questo mantello a coprirmi."
"E allora che ci fai qua fuori al freddo, visto che sei così poco coperto?"

"Ciao!" l'arrivo di Juliet gli risparmiò la figura meschina che avrebbe fatto non sapendo che rispondere. "Come mai siete qui?" chiese ai nuovi arrivati.
"S-Silente c-ci ha permesso di venire a s-salutarvi prima di partire" le rispose Sophie lanciando occhiatine nervose ai due ragazzi e arrossendo. Che strana ragazza, pensò Blaise.
"Forse è meglio entrare, allora. Preparo il the!" disse allegra la rossa, trascinando la cugina dentro la tenda.    

Nella tenda, con the e biscotti, i ragazzi chiacchieravano del più e del meno, o meglio Juliet parlava molto come al solito, Blaise faceva qualche intervento, Draco rispondeva a monosillabi di tanto in tanto e Sophie sorseggiava il suo the lentamente passando lo sguardo da uno all'altro rimanendo in religioso silenzio.
"... e poi Gazza mi voleva portare da Silente perchè era convinto che stessi complottando per distruggere qualcosa quando la mia pozione è esplosa. Meno male che è arrivato Pix a distrarlo, altrimenti... ah, già! Sophie, vieni un attimo, ti devo dare una cosa" e portando la cugina in camere lasciò soli  i due serpreverde.
Blaise si chinò con aria cospiratoria verso Draco che, dopo averlo guardato male, prese un biscotto e lo addentò senza considerare ulteriormente l'amico.
"Draco?" lo chiamò il moro a voce bassissima.
Altra occhiataccia altro morso.
"Devo chiederti un favore" continuò l'altro a voce ancora più bassa.
"La mia risposta è no" fece il biondo senza neanche guardarlo.
"Ma non sai neanche che cosa ti devo chiedere"
"Ogni volta che mi chiedi un favore succede sempre che mi ritrovo in qualche guaio. Perciò, NO! E smettila di bisbigliare. Mi dai fastidio"
"Questa volta non succederà niente" tentò di convincerlo continuando a mormorare.
"L'hai detto anche quando mi hai convinto a farti provare come battitore e stavi per spaccarmi la testa con la mazza quando ti è sfuggita di mano, oppure quando mi hai lasciato il tuo pit bull quest'estate e quel botolo pulcioso ha distrutto mezzo giardino scavando le sue maledette buche. Non ci casco più."
"Ma..."
"Smettila di mugugnare, ti ho detto che mi da fastidio!" sbottò irritato i giovane Malfoy
"Ssssh! Parla piano" Draco si massaggiò le tempie cercando di mantenere la calma, non era il caso di finire ad Azkaban per l'omicidio di quell'idiota che rispondeva al nome di Blaise Zabini. "Mi serve solo che compri una cosa"
"Qualcosa di illegale?"
"No!" rispose il moro, contento per averlo convinto.
"E allora perché accidenti stai bisbigliando?"
"Perché è un segreto" rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"E cosa dovrei comprare?" chiese, sconfitto, il biondo.
Quando Blaise gli rispose, sussurrandogli all'orecchio, Draco alzò un sopracciglio in modo che il suo sguardo dimostrasse quanto ritenesse cerebroleso l'amico, prima di sospirare sconfortato e chiedersi per quale assurda ragione ancora gli desse corda.
Juliet e Sophie tornarono subito dopo, quest'ultima sembrava ancora più imbarazzata di prima e si rigirava una lettera tra le mani.

Quando Sophie e Draco se ne andarono, Juliet e Blaise vennero incaricati di andare a chiedere della carne fresca alle cucine, per il thestral ferito e per il draghetto che si apprestavano a catturare.
Quando tornarono trovarono ad attenderli Sean e l'altro assistente, che stavano montando una gabbia vicino alla foresta.
Juliet guardò la gabbia con apprensione. "Non vorrete rinchiuderlo là dentro?!" esclamò inorridita.
"Dobbiamo farlo" le rispose Sean girandosi un attimo per guardarla.
"Ma è una cosa crudele!" continuò, indignata,la ragazza.
"Purtroppo è l'unico modo" cercò di farla ragionare.
"E' solo un cucciolo spaventato. Così si spaventerà ancora di più" Juliet non sembrava intenzionata a desistere tanto facilmente.
"E' pericoloso. Potrebbe fare del male a qualcuno" poi notando lo sguardo di fuoco della ragazza disse "Non sarà per molto. Solo finchè non lo trasporteremo"
"Ma... non potete tenerlo tranquillo in un altro modo?" tentò ancora la rossa.
"E come? Gli incantesimi non funzionano contro le sue scaglie."
"Potreste provare con una pozione" propose Blaise. Juliet lo guardò riconoscente, Sean sbuffò spazientito.
"Non sappiamo come potrebbe reagire, non è sicuro che la pozione abbia gli stessi effetti che ha con gli umani" rispose come se stesse cercando di far capire qualcosa ad un bambino cocciuto. Sorrise vedendo gli occhi del serpeverde ridursi a due fessure.
Juliet sbuffò indispettita e si ritirò nella tenda. Blaise la seguì subito dopo.

Per l'ora di pranzo, il resto del gruppo non era ancora tornato.
"Lo chiederò a Paul, sono sicura che troveremo una soluzione migliore!" affermò Juliet convinta.
Blaise non l'avrebbe mai ammesso, ma anche secondo lui, di soluzioni non ce n'erano poi molte, ma per solidarietà verso la rossa e soprattutto per non darla vinta a Sean sperò seriamente che la ragazza avesse ragione.
Mezz'ora dopo, delle voci concitate provenienti dal limitare della foresta li informarono che, il drago era stato catturato.
Il guardiacaccia non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla creatura, guardandolo con tenerezza.
Era già stato rinchiuso nella gabbia e Juliet tentò di avvicinarsi, ma venne subito fermata da Paul che le andò incontro.
"E' meglio se non vi avvicinate, è molto irrequieto" esibiva un profondo taglio sulla guancia e zoppicava.
"Signor Paul... è proprio necessario tenerlo chiuso là dentro?" chiese la corvonero guardando rattristata il cucciolo da lontano.
"Purtroppo sì. Sarebbe pericoloso anche per lui se lo lasciassimo andare ora, tornerebbe nella foresta e... i centauri non sono molto contenti di averlo in giro, potrebbero attaccarlo."
Juliet sospirò abbattuta. Non c'era proprio niente da fare.

To be continued...


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Capitolo 13
*** Draghi e laghi ***


Draghi e laghi




Finito di pranzare, un elfo domestico portò un carrello pieno di dolci, da parte di Silente.
Neanche a dirlo, Juliet vi si catapultò subito sopra, con gli occhi brillanti e un sorriso enorme.
Blaise la osservò afferrare una pasta coperta di crema e leccarsi un dito rimasto impiastricciato. 
"Non illuderti. Sprechi il tuo tempo cercando di conquistarla" gli arrivò detto da dietro.
Si voltò per lanciare un'occhiata di sufficienza a Sean, che lo guardava divertito con le braccia incrociate al petto, prima di riniziare ad ignorarlo e guardare la corvonero che ora stava confabulando con Paul a bassa voce.
"E' un consiglio da amico: lascia stare" a quanto pareva Sean non aveva nessuna intenzione di lasciarlo in pace, mettendo a dura prova i nervi del serpeverde che si tratteneva solo per non far preoccupare Juliet.
Sean gli si sedette di fianco, con un bicchiere di Idromele in mano, e guardò a sua volta la ragazza che ora stava mettendo lo zucchero nel caffè dell'uomo.
"E poi, non credo che un serpeverde possa apprezzare le sue doti" continuò Sean, e questa volta Blaise non riuscì proprio a mantenere la calma.
"Che vorresti dire con questo?" chiese brusco voltandosi a guardare l'altro negli occhi.
"Che a voi serpi interessa solo una cosa dalle ragazze e non credo che a Juliet faccia piacere essere considerata solo un passatempo"
Ma con che coraggio si permetteva di fare tali insinuazioni, proprio lui che l'aveva trattata in quel modo meschino?
"Come hai fatto tu?" gli chiese infatti Blaise col tono più acido che riuscì a tirar fuori dal suo repertorio.
Colpito e affondato! E pensare che si era fregato con le sue stesse mani il verme. Sean assottigliò gli occhi e sputò fuori "Non giocare con me, ragazzino. Non sai quanto potrei dimostrarmi pericoloso."
"Non mi fai paura. Di spacconi come te ne è pieno il mondo e a me sinceramente non interessa un bel niente di quello che pensi, ma lascia in pace me e soprattutto Juliet"
"Non venire a dirmi cosa devo fare. Forse ancora non ti sei reso ben conto che qui l'intruso sei tu non io. Juliet non è tua"
"Se è per questo, fortunatamente, non è neanche tua. Mi ha raccontato cosa le hai fatto. Se davvero tieni a lei, lasciala stare"
La discussione si stava animando e i due ragazzi si stavano avvicinando sempre di più ad alzare le mani, oltre che la voce.
Furono però distratti da un verso proveniente da fuori. Il verso di un drago. 
Incuriosito Paul si alzò a controllare. Solo allora Blaise si accorse dell'assenza di Juliet, del suo capotto e di una considerevole quantità di dolci dal carrello.
Insieme agli altri uscì fuori, preoccupato che potesse essere successo qualcosa alla ragazza.
In effetti Juliet si trovava vicina alla gabbia e il draghetto sporgeva il muso proprio verso di lei. Era di spalle e non si riusciva a vedere cosa stesse combinando.
Allarmato provò ad avvicinarsi, ma fu trattenuto da Paul che assisteva alla scena in silenzio.
"E' pericoloso dobbiamo portarla via di là!" esclamò il serpeverde agitato.
"Ssssh, Guarda!" si limitò a dire Paul, facendogli un segno col capo verso la gabbia.
Blaise, neanche un po' tranquillizzato, si costrinse però a mantenere la calma e osservò con più attenzione.
Il cucciolo non sembrava avere intenzioni ostili e agitava la coda mansueto, guardando incuriosito Juliet. Poco dopo si chinò ulteriormente verso la ragazza e subito si sentì un verso di apprezzamento, mentre la coda del draghetto si muoveva più velocemente.
"Ma che...?" Blaise non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
"Quella ragazza è portentosa. Ha del talento! Dovremmo proporle di venire nel nostro reparto. Che ne dici Ben?" chiese Paul rivolgendosi ad un omone robusto che gli stava di fianco.
"Cosa sta succedendo?" chiese a quel punto Blaise ancora stupito.
"La tua amica lo ha, come si suol dire, preso per la gola. Gli sta offrendo dei dolci" spiegò Paul continuando ad osservare la corvonero e la bestiola "Certo che ha proprio un bel coraggio! Avvicinarsi così...!"
Ora un po' più tranquillo Blaise tornò a guardare Juliet che accarezzava il muso del drago, che ora sembrava il cucciolo domestico più mite del mondo. Niente a che fare rispetto a poco tempo prima, quando si dimenava all'interno della gabbia cercando di sfondarla.
Blaise tentò nuovamente di avvicinarsi, ma fu ancora una volta trattenuto da Paul "Meglio se resti lontano. Non credo che il drago gradirebbe altra compagnia. Ti vedrebbe come un intruso e potrebbe attaccarti. Lei non corre alcun pericolo, non ti preoccupare."
E mentre gli altri tornavano dentro, lui, Paul e Sean rimasero ancora per un po' ad osservare quella strana coppia di 'amici'.

"Ora mi sento meglio. Almeno in questo modo non si farà male sbattendo contro le sbarre, come faceva quando era agitato. Mi dava pena vederlo là che si dimenava come un matto perchè non voleva stare chiuso. Ora invece è tranquillo. Bastava solo trattarlo bene." Juliet e Blaise stavano guardando, ora da una distanza ragguardevole, il piccolo drago che dormiva pacificamente nella gabbia.
"Non hai avuto paura?" chiese il serpeverde, notando con quanta dolcezza la ragazza osservasse il cucciolo.
"Beh, si! Certo! Dopotutto i draghi sono tra le creature più pericolose del nostro mondo. Ma sembrava così triste e spaventato che non ce l'ho fatta a resistere, dovevo per forza calmarlo e impedirgli di farsi male. Ho pensato che se ci fossi stata io al suo posto anch'io sarei stata così agitata e avrei voluto avere qualcuno che mi tranquillizzasse." poi sorridendo aggiunse "Abbiamo molte cose in comune. Anche lui va matto per i dolci sai."
"Sei la ragazza più strana che conosco..."
Juliet si voltò a guardarlo "Me lo dicono in molti"
"... ma anche la più straordinaria. Non tutti avrebbero fatto ciò che hai fatto tu, sai?"
"Già. Credo di sì." rispose sorridendo, mentre le sue guance assumevano un dolce colorito rosato. Era la prima volta che Blaise la vedeva arrossire, e doveva ammettere che così era anche più carina del solito.
"Blaise, posso chiederti un favore?" Paul si era avvicinato, il mantello da viaggio legato sulle spalle. "Andresti a chiamare il professor Silente. Noi siamo pronti per partire"
Blaise rivolse una breve occhiata a Juliet, prima di annuire e incamminarsi verso il castello.

Quando tornò insieme al preside, che si appartò insieme a Paul nella tenda principale, si recò subito a prendere le proprie cose dalla tenda assegnatagli. Si stupì leggermente non trovandovi Juliet, ma non si preoccupò più di tanto. Forse stava solo salutando gli altri componenti della squadra, o magari il draghetto.
Quando uscì fuori e guardò verso il lago, però, rimase pietrificato.
Juliet e Sean, sulla riva, stavano parlando, ma non sembrava una conversazione molto amichevole. Sean teneva la corvonero per un braccio mentre questa cercava di liberarsi.
Si avvicinò velocemente ai due e, quando fu abbastanza vicino, riuscì a sentire ciò che stavano dicendo.
"Ti prego, dammi un altra possibilità, permettimi di ritornare ad essere quello di una volta" sentiva Sean parlare con un tono di voce piuttosto alto.
"Sean, lasciami mi fai male."
"Ehi, lasciala stare!" intervenne il serpeverde una volta arrivato ad una distanza che gli consentisse di farsi sentire.
"Non ti intromettere, non sono affari che ti riguardano. Sparisci e lasciaci soli" sputò fuori Sean, rivolgendogli un'occhiata di ghiaccio.
"Non mi sembra che lei abbia voglia di stare con te. Levale le mani di dosso" Blaise avanzò ulteriormente, per intervenire più da vicino se ce ne fosse stata necessità.
Il ragazzo più grande lo schernì con una risatina gelida "Non fare l'eroe, quello è un ruolo che si addice ad un grifondoro, non ad una serpe come te."
"Ti ho detto di lasciarla stare!" il serpeverde cercava di trattenersi dal dare spettacolo davanti a Juliet che sembrava già abbastanza agitata, ma quel ragazzo arrogante non sembrava altrettanto ben disposto.
"Che diritto hai di avanzare tali pretese? Non sei neanche il suo ragazzo." lo schernì infatti l'altro.
"Non sarò il suo ragazzo, ma sono suo amico e non mi sembra che invece tu ti stia comportando molto bene con lei, così come hai fatto due anni fa. Fai tanto il bravo ragazzo e denigri i perfidi serpeverde, ma sai una cosa?! Juliet è la ragazza più carina e gentile che io abbia mai conosciuto e, per nessun motivo, si sarebbe meritata ciò che le hai fatto passare tu. E per quanto io possa essere una spietata serpe non avrei mai avuto il coraggio di farle del male. E ora chi è l'Intruso" la sua bocca aveva ormai ben deciso di ammutinarsi dal suo cervello lasciando correre fuori tutto ciò che gli passava per la mente, incurante di cosa ciò avrebbe potuto provocare. Era così intento a riversare tutto ciò che sentiva dentro che non si accorse dello sguardo stupito e riconoscente che gli stava rivolgendo Juliet.
Il ghigno sadico che per tutto il tempo aveva sostato sulle labbra di Sean era ora sparito per lasciare il posto ad un'espressione furente.
"Come ti permetti?" tirando fuori la bacchetta la puntò direttamente al petto di Blaise che non si mosse minimamente "Non sei altro che un moccioso arrogante. Juliet è mia e tu non sei nessuno per dirmi cosa posso o non posso fare".
I suoi occhi avevano un'inquietante luce folle. Poi alzando il braccio col quale teneva la bacchetta si preparo a colpire, ma in quel momento la corvonero si piantò tra i due e, con un tocco leggero, posò la mano sul braccio di Sean.
I due ragazzi la guardarono stupiti, anche se ancora entrambi arrabbiati. Poi Blaise fu colto dal timore che Juliet, per calmarlo, avrebbe accettato le sue richieste. Paura che si accentuò non appena senti la ragazza chiamare flebilmente "Sean...", mentre la mano che prima teneva sul braccio scivolò lentamente sul petto, subito seguita dall'altra.
Ma si dovette ricredere quando con una spinta ben assestata la corvonero fece perdere l'equilibrio e infine cadere nelle fredde acque del lago il ragazzo più grande.
Una volta riemerso, questi, sputando una generosa quantità d'acqua guardò entrambi con un espressione furente e sconcertata allo stesso tempo.
"Io non sono una tua proprietà" gli gridò contro la rossa con le mani strette a pugno e le braccia tese lungo i fianchi "E non ti permettere mai più di parlare a quel modo a persone che non conosci, specialmente a Blaise. Lui è diecimila volte migliore di te!"
Il serpeverde rimase allibito da quanta rabbia potesse scatenare quella ragazza sempre allegra e gentile, ma non potè non rallegrarsi delle sue parole.
Poi Juliet parve calmarsi, si porto le mani alle guance e mormorò "Forse ho un po' esagerato..."
"Signorina McDavies, signor Zabini, vi pregherei di seguirmi" alle loro spalle la voce di Silente li fece sobbalzare.
"Pro-professore, mi dispiace tantissimo... io non volevo..." Juliet era visibilmente imbarazzata e spaventata, per essere stata colta in fallo per quella sfuriata.
"Il signor Cooper sta per partire. Potete salutare e poi raggiungermi in presidenza" disse l'anziano mago prima di procedere verso il castello.    



Allora... ho notato che da un po' di capitoli a questa parte i commenti sono diventati sporadici, se non completamente assenti. Quindi una vocina nella mia testa ha iniziato a dirmi che questo sia dovuto al fatto che il mio modo di scrivere stia andando e peggiorando. Indi per cui ho un appello da fare: per favore criticatemi. Ditemi tutto quello che volete, fatemi anche a pezzi se volete, ma ditemi dove sbaglio. Con mio fratello che mi ripete ogni momento di ogni giorno quanto sono ignorante e scema ormai ci sono abituata a sentirne di ogni genere. Tra l'altro, ultimamente ho anche appurato di essere un tantino masochista visto che mi cerco le figuracce col lanternino, faccio le scale al buio e esco fuori con la tempesta indossando un misero pigiama per riallacciare il contatore della luce, e questa richiesta che vi faccio non fa altro che palesare le mie tendenze autolesionistiche. Perciò non mettetevi problemi.
Detto questo ringrazio Luna 91 per la sua recensione. Mi fa molto piacere sapere che la storia ti piaccia. Questo capitolo l'ho scritto quasi esclusivamente grazie al tuo commento. Anche la tua storia mi piace molto.
Allora? Me lo lasciate un commentino piccino piccino?

Lenù

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Capitolo 14
*** Tutto si risolve ***


Ritorno a casa




Dopo aver recuperato le poche cose che avevano in tenda e aver salutato Paul e gli altri componenti della squadra del dipartimento delle Creature Magiche, che nel frattempo avevano ripescato Sean e l'avevano tenuto sotto controllo all'interno della tenda per non causare ulteriori problemi, Blaise e Juliet si incamminarono verso il castello, all'indirizzo dell'ufficio del preside.
Mentre percorrevano i corridoi deserti, Blaise notò che Juliet si tormentava le mani e il suo insolito mutismo lo mise in allarme.
"Ehi!" Juliet sussultò sentendo la voce del serpeverde, ma tentò subito di sorridere. Un sorriso tirato che non ingannò neanche per un attimo Blaise "Che succede?" le chiese infatti.
"Oh, ehm... ecco io... sono un po' preoccupata per quello che è successo poco fa. Non ho mai reagito così prima d'ora"
"Hai fatto bene invece. Se lo meritava" cercò di tirarla su.
"Non è questo il punto. Insomma, avrei dovuto comunicare in maniera civile, invece mi sono lasciata prendere dalla foga e... e poi Silente ha visto tutto e..." se non fosse bastato il modo in cui si torturava le mani, ora anche la voce spezzata fece capire a Blaise che la corvonero non era per niente tranquilla. Anzi, non l'aveva mai vista così agitata, neanche per qualche grave errore commesso durante le loro lezioni private.
"Ti preoccupa che possa punirti?" le chiese. Si augurava di trovare la causa del suo malessere per riuscire a trovare rimedio.
"Beh, anche. Di sicuro è quello che farà, visto che ci ha chiamati in presidenza. Mi dispiace che ci sia andato di mezzo anche tu..." Juliet aveva abbassato la testa e in quel momento Blaise avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma si trattenne stoicamente.
"Non dirlo neanche per scherzo" disse invece "non sei tu quella che deve scusarsi e di certo non sono io quello che deve ricevere delle scuse. E' tutta colpa di quella sottospecie di vermicolo vanesio!" disse con enfasi.
Juliet lo guardò stupita e una risatina le sfuggì dalle labbra "In effetti un po' vanesio lo è" ammise continuando a ridacchiare sommessamente.
"Un po'? Neanche io mi dò così tante arie e a sentire Draco sono la persona più narcisista della scuola. Anche se devo ammettere di essere abbastanza oggettivo non trovi?" disse spostandosi una ciocca di capelli con fare intrigante. "E comunque un tipo così è meglio perderlo che trovarlo, fidati" concluse.
In quel momento Juliet si fermò e Blaise, voltandosi per guardarla notò un leggero rossore sulle sue guance.
"Tu... pensi davvero le cose che hai detto a Sean?" chiese la rossa mordendosi subito dopo il labbro inferiore e mantenendo lo sguardo sul pavimento.
"Intendi dire sul fatto che è un idiota?"
"N-no. Sul fatto che... vuoi essere mio amico e che..." arrossì ancora di più "... riguardo le cose che hai detto su di me..." lo disse talmente in fretta che per un attimo Blaise cercò di codificare quello che gli era arrivato alle orecchie, rimanendo per qualche secondo imbambolato. Poi sorrise e disse "Ogni parola. Ogni parola che ho detto è assolutamente ciò che penso".
Juliet sussultò nel sentire quelle parole, quasi come se si fosse aspettata che Blaise le avrebbe detto l'esatto contrario.
Nonostante quelle rassicurazioni, però, la sua espressione era ancora affranta.
"Mi dispiace" sussurrò dopo pochi secondi.
"Per che cosa?" le chiese subito Blaise, confuso.
"Per... per averti detto quelle terribili cose, sul fatto che non mi fido di te. Io non... "
"Avevi i tuoi buoni motivi per pensarlo. Non mi sono comportato per niente bene, in fondo. Eri preoccupata per tua cugina. E poi, è la tua natura, no?"
"Già..." rispose mesta Juliet continuando a mantenere la testa bassa.
"Questo vuol dire che ho ancora qualche speranza di riuscire a convincerti ad uscire con me?" era un tentativo di tirarle su il morale, ma neanche tanto poi. Sperava vivamente che la ragazza gli concedesse un'altra possibilità, ci sperava con tutta l'anima.
Juliet alzò la testa e lo guardò sorpresa. Poi sorrise e annuì. E in quel momento Blaise pensò che a quel punto, anche se fosse crollato il mondo non gli sarebbe importato niente. Un calore dolce lo avvolse all'altezza del petto e sorrise a sua volta, felice come non si sentiva da tanto, tantissimo tempo.
Ma se pensava che niente l'avrebbe reso più felice, dovette ricredere, perché senza quasi accorgersene Juliet si era avvicinata e, mettendosi in punta di piedi per raggiungere il suo viso, l'aveva baciato su una guancia. Nessun bacio così casto gli era mai sembrata tanto bello.
Mentre Juliet arretrava arrossendo, lui, avvicinando le dita alla guancia, ma senza toccarla per paura che così facendo avrebbe in qualche modo contaminato quella dolce sensazione che avvertiva, la guardò sorpreso.
"Il vischio..." fu tutto quelloc che si sentì dire in risposta alla sua muta domanda, mentre la rossa puntava un dito sopra la sua testa. Per la prima volta in vita sua apprezzò quella strana usanza, che fino a pochi secondi prima riteneva sciocca e inutile. Benedisse quel vischio per molto tempo.
"E'-è meglio andare ora. Silente ci sta aspettando" le parole di Juliet, che si era già rimessa in cammino, lo riscossero dai suoi pensieri, ma non cancellarono quel sorriso persistente che gli incurvava le labbra.
Arrivati davanti al gargoyle di guardia, incontrarono il preside che li attendeva.
Juliet che era riuscita a calmarsi un po', ora era nuovamente nervosa e passava timidamente lo sguardo dal preside al pavimento.
Silente, però, non sembrava troppo arrabbiato, notò Blaise e una volta arrivati nell'ufficio, li guardò sorridendo amabilmente.
"Bene, ragazzi. E' il momento di salutarci per rincontrarci nuovamente il nuovo anno. Auguro un buon Natale a voi e alle vostre famiglie. Immagino non vediate l'ora di tornare a casa. I vostri bagagli sono già stati spediti" disse loro porgendo a Blaise il barattolo di polvere volante che aveva recuperato dalla mensola del caminetto.
Juliet lo osservò un po' sorpresa e un po' sospettosa, ma evidentemente si era resa conto che fosse meglio assecondare l'anziano mago perciò disse "Buon Natale anche a lei, professore"
"Buon Natale" le fece eco Blaise prendendo una manciata di polvere e avvicinandosi al camino. "Buon Natale, Juliet!" disse voltandosi prima di partire.
"Buona vigilia, Blaise" gli rispose la rossa sorridendo.
Il serpeverde trovò strano quell'augurio ma non disse nulla, ancora troppo felice per quanto successo poco prima, e gettando la polvere esclamò "Zabini Manor" e subito fu avvolto dalle fiamme verdi.

In casa fu accolto da un elfo domestico che si adoperò subito per prendere mantello e borsa.
"Dov'è mia madre?" chiese all'esserino che si stava già allontanando per mettere in ordine le sue cose.
"La signora è uscita, padrone" disse l'elfo con un profondo inchino.
"Non ha detto quano tornerà?"
"No, padrone" un altro inchino e l'elfo sparì.
Nonostante tutto, non si era ancora abituato a dover passare tutte le sue vacanze in casa da solo. Ma, daciso a non lasciarsi abbattere per non rovinare il buon umore che lo aveva accompagnato fino a quel momento, si diresse in camera.
Si sarebbe fatto una bella doccia e sarebbe andato a dormire ripensando a quella fantastica serata.
Arrivato nelle sue stanze notò subito la presenza di un maestoso gufo, che riconobbe subito per uno della famigia Malfoy.
Legato alla zampa dell'animale, c'erano un pacco regalo e un biglietto.
Liberato il gufo del suo fardello, si andò a sedere sul letto, mentre l'animale spiccava il volo, sparendo nella notte.
Il biglietto conteneva poche parole.

"Ecco qui ciò che mi avevi chiesto, ma ti consiglio di non spedirlo. Capirai tutto dopodomani.
Draco"

Perchè non doveva spedirlo? A che l'aveva comprato a fare? Comunque decise di seguire il consiglio dell'amico. Al massimo l'avrebbe spedito il giorno di natale, anche se così facendo sarebbe arrivato in ritardo.

Come aveva immaginato, passò l'intera vigilia, da solo, rimandendo a letto per l'intera mattinata e disperdendo i suoi dispiaceri nell'abbondante banchetto che gli elfi domestici avevano preparato per il pranzo. La notte andò a dormire presto, dopo aver lanciato uno sguardo indagatore al pacchetto che stava sul comodino, quasi si aspettasse che questo potesse spiegargli il perché del consiglio di Draco.

La mattina seguente fu svegliato dal suono del campanello. Chi poteva essere? Non aspettava nessuno e di certo sua madre non avrebbe suonato il campanello per entrare in casa propria. Comunque non era molto interessato a scoprire di chi si trattasse e si rimise sotto e coperte con la prospettiva di passarci tutta la giornata.
Pochi minuti dopo, però, fu nuovamente disturbato da un elfo domestico che dall'altra parte della porta lo avvisava che degli ospiti lo stavano aspettando nella sala d'ingresso.
"Falli accomodare nel salone blu e dì loro che scenderò appena sarò pronto."
Sbuffando, si infilò una vestaglia e si incamminò di malavoglia in bagno.
Una volta che, lavato e vestito alla meno peggio scese al piano terra, rimase spiazzato da ciò che vide.
Un uomo, dall'aria gioviale, una folta chioma rossa legata in una coda bassa all'altezza della nuca e un pizzetto corto sul mento, stava parlando con sua madre, la quale sembrava un po' frastornata. Ai piedi delle scale, appoggiato alla parete Draco, con le braccia incrociate, ostentava un'aria annoiata tipica del suo carattere. E davanti alla porta d'ingresso... Juliet china su un piccolo elfo domestico cercava di fermare dal fracassarsi la testa contro il muro.
Quando si avvicinò alla ragazza, lei gli corse incontro, preoccupata e spaventata "Ti prego Blaise, digli di smetterla." disse indicando l'elfo "Fa così da quando gli abbiamo detto che avremmo aspettato qui, anziché seguirlo. Si sta uccidendo"
"Moffi, basta. Torna in cucina e non cercare più di punirti" disse autoritario alla creaturina che smise immediatamente di torturarsi e sparì in un piccolo 'pop'.
Juliet sospirò di sollievo, poi si voltò verso Blaise e esclamò "Buon Natale!" piazzandogli in mano un grosso pacco regalo verde. 
"Ma-ma che ci fai tu qui?"

To be continued...


Non sono morta, anche se magari speravate che vi avessi lasciati in pace.
Mi prostro davanti ai vostri piedi e vi chiedo umilmente di perdonare il mostruoso ritardo. Invero non mi sento molto spinta a continuare, l'entusiasmo dei primi capitoli si è perso velocemente e dal momento che la storia se n'è andata per i fatti propri rendendomi difficile trovare finali alternativi, si sta rivelando un lavoro piuttosto arduo.In più c'è anche l'università che non mi da tregua e io non ho più molto tempo per dedicarmici. Ma per quei pochi lettori che hanno ancora il coraggio e la pazienza di seguirmi, farò del mio meglio per portarlo a termine.
Un grazie immenso a SakiJune che con la recensione allo scorso capitolo mi ha decisamente risollevato il morale.
Come sempre vi chiedo di lasciare un commentino, se potete. Mi accontento anche di pochissime parole come "Fa schifo!" o un più magnanimo "Pensavo peggio". Ringrazio comunque chi sta continuando a leggere, sperando di non aver perso anche quei pochi lettori superstiti...

Un kiss

Lenù

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Capitolo 15
*** Sorpresa ***


Sorprese di Natale.


"Ma-ma che ci fai tu qui?" non che gli dispiacesse averla rincontrata così presto, anzi... ma, fra tutte le cose a cui avrebbe potuto pensare per quella mattina di Natale, ritrovarsi la ragazza in casa non era proprio contemplato, ma sicuramente molto gradito.
"Sono venuta a prenderti!" rispose lei con un enorme sorriso.
"Eh?", estremamente confuso, a quel punto Blaise iniziò a prendere in considerazione l'idea di trovarsi ancora a letto, in balia di uno strano, bellissimo sogno.
Con lo sguardo passò in rassegna le altre persone presenti.
Draco sbuffava rimirandosi le unghie, sua madre sembrava spaesata e anche un po' alterata nel ritrovarsi quegli sconosciuti per casa. Poi la sua attenzione fu calamitata dall'uomo che discorreva tranquillamente, apparentemente ignaro del fatto che la sua interlocutrice lo stesse guardando come avrebbe fatto con un folletto ubriaco che balla il tip tap. Il suo sorriso aveva qualcosa di familiare...
Juliet seguendo il suo sguardo, sorrise nuovamente e si avvicinò all'uomo "Questo è mio padre. Papà, lui è Blaise!" li presentò.
L'uomo interruppe il suo monologo per guardare Blaise, sbatté un paio di volte le palpebre e si avvicinò al ragazzo, quasi studiandolo.
Quando ormai solo una decina di centimetri li separavano, si esibì in un nuovo scintillante sorriso e tendendogli la mano disse "Piacere Blaise! Io mi chiamo Robert McDavis"
"Piacere signor McDavis" gli rispose un po' titubante stringendo la mano dell'uomo. Come aveva fatto a non pensare prima che poteva trattarsi del padre di Juliet? La somiglianza era impressionante, ora che lo guardava da così vicino. A sua discolpa, però, si doveva dire che l'uomo sembrava davvero molto giovane; avrebbe pensato più ad un fratello che non a un padre.
"Chiamami Rob. Se mi chiami signore mi fai sentire vecchio. Io ho solo 34 anni, sai? E tutti dicono che ne dimostro anche meno! Solo mia figlia, qui, pensa che io sia un vecchietto rimbambito."
Lo scambio di sguardi di sfida, che vedeva ora impegnati padre e figlia, fu interrotto dalla madre di Blaise che, ripresasi, chiese autoritaria "Posso sapere chi siete e cosa fate in casa mia?"
Fu il padre di Juliet a rispondere, naturalmente sempre col sorriso sulle labbra. "La prego di perdonare la mia scortesia. Mia figlia Juliet frequenta Hogwarts insieme a suo figlio. Si sono conosciuti quest'anno dopo che il professor Horace Lumacorno ha chiesto a Blaise..."
"Papà, non c'è tempo ora per raccontare tutta la storia! Lo farai più tardi." lo riprese Juliet.
Il mago rimase un po' deluso, ma si riprese subito e continuò "Dicevo... abbiamo pensato di invitarvi a casa nostra per trascorrere questo lieto giorno tutti insieme. I ragazzi si divertiranno di più assieme. Blaise ha detto che non avreste avuto altri impegni"
La signora Zabini lanciò un'occhiata di rimprovero al figlio prima di rispondere "Mi dispiace, ma in realtà ciò che ha detto Blaise non corrisponde a verità. Io ho un appuntamento alle 'Terme Veela' questa mattina e nel tardo pomeriggio sono invitata dai miei suoceri."
Robert la guardò un attimo stupito, poi con un altro sorriso disse "Ma lei non ha assolutamente bisogno di andare in un centro estetico. E' bellissima così com'è!"
Ecco fatto, e sua madre era sistemata, pensò subito Blaise. Sì perché la strega era talmente sensibile a quel tipo di complimenti che, probabilmente, si sarebbe lasciata convincere persino a privarsi della sua mastodontica collezione di scarpe, per sentirsi dire cose del genere.
Infatti, ora, si vedeva lontano un miglio quanto fosse compiaciuta, mentre fingeva una modestia che non le era affatto propria.
"Facciamo così..." continuò il mago "... lei ci concede l'onore della sua compagnia, per questa mattina e, nel tardo pomeriggio, andrà dai suoi suoceri. Blaise può rimanere fino a tarda serata. Lo riaccompagnerò personalmente, all'ora del rientro" sollevò leggermente le sopracciglia e chiese "E' d'accordo?"
"D'accordo" acconsentì lei in tono rassegnato.
"Bene!" esclamò allegramente il padre di Juliet sfregandosi le mani. "Se volete prepararvi, noi aspetteremo qui" disse riferendosi a se e Juliet.
La signora si smaterializzò all'istante, Blaise invece rivolse uno sguardo a Juliet che ricambio con un sorriso, poi si voltò verso Draco e disse "Potresti salire un attimo insieme a me?"
Malfoy si limitò, con un gesto del capo, a fargli capire di precederlo, quindi lo seguì su per le scale.
Una volta arrivati nella camera da letto Blaise esordì "Tu lo sapevi"
Non era una domanda ma Draco annuì svogliatamente comunque.
"E da quando siete così intimi?" un po' lo ingelosiva il fatto che Draco fosse più informato di lui.
"Ma che vai blaterando? Mi hanno letteralmente rapito da casa mia poco fa'! A quest'ora sarei dovuto essere ancora a casa a scartare la montagna di regali che mi ingombravano la stanza." soffiò scocciato il biondo. "Hanno intontito mia madre con le loro chiacchiere come hanno fatto con la tua"
"Hanno convinto anche lei?" chiese stupito, già pensando al miracolo.
"No. Lei doveva andare ad Azkaban da mio padre e l'hanno risparmiata. Grazia che non è stata concessa a me"
"Oh dai. Non essere drammatico, sono sicuro che ci divertiremo. Piuttosto, non mi hai ancora risposto: come mai tu sapevi già da prima di questa improvvisata?" chiese nuovamente, sospettoso.
"Sophie McDavis" gli rispose come se in quel nome fosse racchiusa la risposta a tutti i misteri dell'universo.
Blaise attese ulteriori chiarimenti, ma quando Draco non diede segno di voler continuare chiese "La cugina di Juliet? Che c'entra lei?"
"Mi ha intercettato sul Hogwarts Express. All'inizio, quando mi ha chiesto di uscire dallo scompartimento, credevo si trattasse di una chiamata per i Prefetti. Avrei dovuto già sospettare qualcosa quando si è stupita del fatto che la stessi accontentando... Quando siamo usciti fuori, ha cercato di parlarmi, ma oltre i balbettii non riusciva ad andare, così mi ha consegnato una lettera nella quale mi spiegava tutto quanto e mi invitava a passare il giorno di Natale con loro. Io le ho risposto subito che non ero interessato, ma a quanto pare loro non si sono dati per vinti... ed eccomi qui."
Blaise assimilò per un attimo ciò che aveva appena sentito poi... scoppiò a ridere. Aveva ripensato a tutta la chiacchierata avuta tre giorni prima sul fatto che lui, avrebbe passato il Natale da solo e a come Juliet avesse riflettuto sulla cosa. A quanto pareva ci aveva pensato su davvero seriamente e aveva anche trovato la soluzione.
"Che hai da ridere?" gli chiese Draco che di ridere non sembrava proprio avere intenzione.
"Io adoro quella ragazza" disse, tirando via una lacrima che era sfuggita per le risate.
"Beh, ci credo. Tra pazzi si va d'accordo, ho sentito dire..."
"Già!" fu tutto ciò che gli rispose Blaise, andando a recuperare il pacco regalo dal comodino. "Forza, andiamo" disse poi aprendo la porta e invitandolo ad uscire.
Nuovamente al piano inferiore trovarono Juliet e Robert intenti a discutere.
"Ti dico che l'avevo dato a te" stava dicendo l'uomo.
"Si, ma dopo che l'abbiamo usato al Malfoy Manor l'hai tenuto tu" replicò Juliet con le mani sui fianchi. "Prova a guardare nella tasca interna!"
L'uomo frugò, poco convinto, all'interno del proprio cappotto, prima da una parte, poi dall'altra. Dopo qualche secondo di ricerca tirò fuori un orologio da taschino.
"Visto? E poi non dovrei pensare che sei rimbambito?" gli chiese strafottente la figlia.
L'uomo le rispose con una linguaccia. Poi, notando Blaise e Draco di ritorno disse "Siete pronti? Purtroppo non possiamo usare la metropolvere, cosi dovremo usare una passaporta. La smaterializzazione congiunta sarebbe troppo faticosa."
La madre di Blaise si presento alcuni minuti più tardi, fasciata in un lungo abito elegantissimo.
Si riunirono tutti in cerchio e, toccando la passaporta, furono trasportati all'istante.
Si ritrovarono in una grande stanza rettangolare, dall'aria un po' vissuta, con un grande tappeto antico che copriva l'intero pavimento e grandi scaffali pieni di libri a tappezzare le pareti. Una grande scrivania era l'unico altro elemento della stanza. Non c'erano finestre e la poca luce presente era dovuta ai candelabri sparsi un po' ovunque.
"Eccoci arrivati!" esclamò Robert allargando le braccia.
Blaise notò la stessa espressione leggermente schifata apparire in volto a sua madre e Draco.
"Questa... topaia?" chiese Draco e nonostante Blaise ritenesse che un po' di buone maniere non avrebbero guastato, almeno davanti ai padroni di casa, non poté dare torto all'amico. Non era proprio come le sfarzose stanze cui erano abituati per le feste.
"Il mio studio non è di tuo gradimento ragazzo?"
All'inizio Blaise non riuscì a capire chi avesse parlato, poi, abbassando lo sguardo, vide una vecchietta, con tanto di bastone, guardare Draco con una scintilla di sfida negli occhi.
"In effetti no." ecco fatto. Cacciati fuori prima di aver avuto il tempo, almeno, di pensare a come sarebbe stato festeggiare il Natale in compagnia. In bella compagnia, si corresse Blaise.
L'anziana donnina lo fissò per qualche secondo assottigliando gli occhi. Poi annuì soddisfatta e disse "Mi piace questo ragazzo!" schiacciando, però, il piede del biondino con la punta del suo bastone. "Comunque non ti preoccupare..." continuò "...non è qui che festeggeremo. Juliet, fai strada." ordinò.
"Si nonna!" e la ragazza invitò gli ospiti a salire al piano superiore.
Sopra, l'ambiente era decisamente più accogliente e, per la gioia di Draco, arredato con maggior cura estetica. Certo non era niente a confronto col maniero, ma cercò di accontentarsi.
Blaise, invece, si sentiva particolarmente a suo agio. Avvertiva un'atmosfera calda e accogliente. In un certo qual modo avvertiva le stesse sensazioni che provava stando con Juliet. Quando si dice che la casa rispecchia chi vi abita...
"Buongiorno! E buon Natale!" li salutò una bella donna in grembiule con lunghi capelli castani raccolti in una coda alta.
Juliet le andò incontro e disse "Mamma, questi sono i nostri ospiti! Blaise, Draco e la signora Zabini!"
"Molto piacere. Io mi chiamo Maya. Prego accomodatevi" li invitò con un sorriso.
"Ma qui sorridono tutti?" chiese Draco a Blaise, senza curarsi di abbassare la voce.
Nessuno sembrò farci caso. Blaise lo riprese "Guarda che non è una cosa brutta sorridere. Prova a farlo anche tu qualche volta."
"Quando avrò voglia di farlo sarai il primo a saperlo..." gli rispose incolore Draco.
Blaise fu sul punto di ribattere, ma, non appena varcata la soglia, si ritrovò a stringere mani e fare la conoscenza degli altri ospiti.
Quattro in tutto, ma Sophie la conosceva già... perciò gli vennero presentati il padre della ragazza, un'altra chioma rossa, la madre, con una carnagione pallidissima e i capelli scurissimi, identica alla figlia, e il fratello maggiore Tom, un ragazzo piuttosto alto e ben piazzato che ad una prima impressione sembrava vagamente minaccioso ma che si dimostrò gentile e sorridente al pari di tutti gli altri parenti.
Si prospettava una giornata interessante!

To be continued...



Beh, più che altro questo capitolo mi è servito per introdurre il prossimo. Non preoccupatevi per la carrellata di parenti, li dovrete sopportare solo per un altro capitolo!
Un grazie immenso va a SakiJune, che con i suoi commenti mi spinge ad andare avanti. Spero di aver risposto alle tue domande in modo adeguato. Per ulteriori chiarimenti sono a tua disposizione! E se guardi ai capitoli 9 e 12 puoi trovare alcuni riferimenti.
E la mia richiesta è sempre quella: commentino? Giusto per incentivarmi a scrivere...

Kiss
Lenù

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Capitolo 16
*** Natale con i suoi... ***


Natale con i suoi





Blaise aveva una strana sensazione. A dire la verità si sentiva un po' a disagio.
Il fatto era che si sentiva addosso un paio di occhi chiari sin da quando si erano seduti a tavola per il pranzo.
Ogni volta che si girava verso la nonna di Juliet incontrava il suo sguardo indagatore. In qualsiasi momento si voltasse a guardarla.
Non sapeva esattamente il perché, ma aveva come l'impressione che la vecchina non l'avesse preso esattamente in simpatia. Come invece aveva fatto con Draco.
L'anziana strega infatti sembrava essere particolarmente interessata al biondo. Cosa che Blaise aveva notato sin da subito, ma che era diventata ancora più palese durante la battaglia a palle di neve che li aveva visti impegnati poche ore prima, quando la nonna si era accaparrata il diritto di fare squadra con il biondo.
Sempre durante la lotta aveva iniziato a sospettare che la cara vecchietta nutrisse qualche riserva contro di lui. All'inizio pensò che si accanisse solo contro di lui perché non volesse attaccare Juliet e Sophie che erano in squadra con lui, essendo sue nipoti. Ma quando Juliet iniziò a prendere di mira la nonna e questa rispose al fuoco per soli cinque minuti, riprendendo poi a prendersela con lui, qualche dubbio gli sovvenne.
Durante l'attesa per il pranzo invee l'attenzione della strega fu totalmente incentrata su Draco, che si trascinò dietro per mostrargli la sua collezione di manufatti antichi, comprendenti vecchi amuleti e spade che, in effetti, catturarono l'attenzione del giovane Malfoy.
Ma ecco che, non appena preso posto a tavola, lei lo puntava nuovamente come un predatore punta la sua preda. Eppure non gli sembrava di aver fatto niente di male...
"Non ti piace?" gli chiese all'improvviso Juliet, vedendolo giocherellare con il cibo che aveva nel piatto per non sostenere lo sguardo dell'anziana strega.
"Oh... no, è buono. Ero solo sovrappensiero" le rispose subito mettendo in bocca un boccone di carne.
"Ha preparato tutto mia madre. Lei è bravissima in cucina, non come me. In effetti mi sembrava un po' strano che non ti piacesse. Anche se con questo non voglio dire che è impossibile che non ti piacesse, d'altronde i gusti son gusti. Ma nessuno si è mai lamentato della cucina di mia madre e... perchè mi guardi così?" gli chiese poi notando lo aguardo stupito di Blaise. Anche la signora Zabini e Draco la fissavano allo stesso modo, ma lei non se ne accorse.
"E' stata tua madre a preparare tutto questo?" le chiese Blaise guardando alternativamente tra lei, la madre e le numerose portate che ingombravano la tavola.
"Certo. Te l'ho detto è una cuoca eccezionale ogni volta le fanno i complimenti! Durente le feste poi si sbizzarrisce e cucina proprio di tutto. La mia preferita è la torta al cioccolato. Ma anche il budino alle fragole non è male. Perchè?" chiese notando che lo sguardo di Blaise non era minimente cambiato e continuava a guardarla in modo strano.
"Non avete degli elfi domestici?" le chiese quindi il serpeverde.
Juliet scosse la testa e disse "A-ah. Non ci piace che qualcuno sia nostro schiavo."
Blaise conoscendo Juliet e quanto ci tenesse ai suoi valori, di disse subito che avrebbe dovuto immaginare quanto significasse per lei in concetto di libertà, ma la signora Zabini e Draco la fissavano ancora come se avesse appena bestemmiato.
Blaise comunque non ci fece caso più di tanto, anche perchè si era accorto che la nonna di Juliet non si era persa una sola battuta, mentre stranamente tutti gli altri parenti della rossa non si erano accorti di nulla, cianciando allegramente tra loro.

Dopo prenzo arrivò il tanto atteso momento dell'apertura dei regali.
Draco sbuffò per tutto il tempo, visto che i suoi regali erano rimasti tutti a Malfoy Manor, ma rimase piacevolmente sorpreso quando la nonnina gli diede un pesante libro con le pagine ingiallite che si dimostrò essere una vecchia biografia su Salazar Serpeverde contenente, tra l'altro, la copia di molti suoi appunti su vari incantesimi.
Blaise si stupì degli strani regali che si scambiavano tra loro i McDavis. Cose veramente strambe, come piume che quando non venivano usate per scrivere si esibivano in acrobazie aeree o camicie da notte che emettevano musice per conciliare il sonno. Roba completamente inutile che però venne accettata come se si trattasse del più bel regalo del mondo.
Ci fu un regalo anche per sua madre, che accettò, un po' titubante, quello strano mantello che cambiava colore a seconda del tempo che faceva fuori.
Quando Juliet aprì il suo regalo, Blaise ebbe una tremenda fitta allo stomaco, provocata dalla paura che il regalo non fosse abbastanza bello, ma quando la corvonero gli regalò il più splendido dei sorrisi e si infilò subito il maglione verde giada che aveva tirato fuori dal pacco, si tranquillizzò e la informò che si trattava di un tessuto speciale che l'avrebbe tenuta al caldo senza però ingombrarla nei movimenti; sarebbe stato come se non l'avesse avuto addosso e, contemporaneamente, le avrebbe evitato di prendere l'inflenza durante il suo viaggio per l'Irlanda.
Quando venne il turno di Blaise, però, si ricordò di aver lasciato il pacco, che Juliet gli aveva dato quella mattina, in camera sua e mortificato lo rese noto. Juliet allora lo trascinò via dicendo di dovergli far vedere una cosa. Lo portò nello studio che avevano visto appena arrivati e qui gli consegnò un altro pacco, avvolto in un panno di velluto e lo invitò ad aprirlo. Si trattava un libro, finemente rilegato, che scoprì essere un volume contenente ricette quasi introvabili di pozioni antiche e vari suggerimenti per il trattamento degli ingredienti per la creazione di nuovi composti.
"Ho pensato che visto che sei così bravo, questo libro sarebbe stato perfetto per te" gli spiegò Juliet, mentre lui esaminava affascinato alcune pagine.
"Ma... questo è un libro preziosissimo. Dove l'hai trovato?"
"Me l'ha regalato mio nonno prima di morire. Non volevo che aprissi il pacco davanti a tutti perchè mia nonna l'avrebbe subito riconosciuto" disse Juliet arrossendo lievemente.
"Me è tuo! Non posso accettarlo. E' un ricordo di tuo nonno" si ribellò Blaise cercando di restituirglielo. La ragazza però lo rispinse in dietro e scosse la testa.
"No. E' tuo. Lui voleva che ne facessi il miglior uso possibile e io voglio che sia tu ad usarlo. Io non sono mai stata brava in pozioni e lui lo sapeva. Non si è mai dato per vinto e ha continuato a spronarmi e a insegnarmi perchè migliorassi, ma non c'è stato niente da fare. Io mi davo dell'incapace da sola e ripetevo che fosse una maledizione la mia, ma lui mi ha sempre consolata. Nonostante non sia mai riuscita a preparare una pozione accettabile, tre anni fa, il giorno del mio compleanno, mi regalò questo libro. Tentai di restituirglielo dicendo che fosse sprecato in mano mia, ma lui mi disse che il destino voleva che lo avessi io e che avrei sicuramente trovato il modo di sfruttarlo. Quindi voglio che ora lo abbia tu, perchè sono sicura che tu sia la persona più adatta ad usarlo"
Juliet tirò un sospiro, come se avesse appena finito una corsa e lo guardò attendendo una sua risposta.
Blaise osservò il libro, poi Juliet e poi di nuovo il libro. Non era sicuro di poter accettare una cosa tanto preziosa, ma lo sguardo della corvonero era deciso e così si risolse a tenere il libro.
Juliet gli sorrise incoraggiante, poi si sedette sul tappeto e, puntellandosi con le mani all'indietro, si mise a guardare il soffitto.
A Blaise parve strano questo suo comportamento, ma quando anche lui guardò in alto si accorse che sul soffitto era dipinto un cielo stellato.
"Quando ero piccola passavo intere giornate qua dentro a leggere e quando mi stancavo mi standevo per terra e guardavo le stelle" confidò Juliet facendogli segno di sedersi accanto a lei.
Blaise posò il libro sulla scrivania e la raggiunse.
"Ho letto preticamente tutti i libri che ci sono qua dentro. Da quando ho imparato a leggere mi sono barricata qua dentro. Ho iniziato con l'albero genealogico della mia famiglia, ho continuato con i libri di storia fino ad arrivare ai manuali sulle creature magiche. Poi ho iniziato a leggere i libri che i Babbani scrivevano sui mostri leggendari, scoprendo quanto avessero già scoperto del nostro mondo."
"Non mi meraviglia tu sia finita a Corvonero" disse Blaise sorridendo.
Anche Juliet sorrise, poi però, divenne pensierosa.
"Blaise? Tu sei felice?"
Che strana domanda in un momento come quello, visto anche che poco prima si stava parlando di tutt'altra cosa. Il serpeverde avrebbe voluto risponderle che sì, era felice, perchè aveva passato il Natale più bello della sua vita e ora era con la persona con cui più gli premeva stare, ma si limitò a dire "Sì. Ora sì".
"Ora?" gli chiese Juliet guardandolo interrogativamente.
"Ora. Qui, con te, ora" le rispose quindi.
Juliet continuò a guardarlo incerta per un po' e poi riprese a guardare il soffitto. Sorrise.
"Anch'io. Ora" disse quindi.
Blaise non voleva più trattenersi, voleva abbracciarla e baciarla e dirle che avrebbe voluto passare tutti i suoi giorni con lei. Si sporse verso di lei e le diede un bacio. Un semplice bacio sulla guancia. E si stupì di come quel gesto, tanto semplice e comune, potesse nascondere così tante cose da dire.
Juliet, una volta che si fu allontanato, si girò verso di lui e lo guardò negli occhi e tutto quello che Blaise riusci a dire fu "Buon Natale".


To be continued...




Perdooooonooooooo!!! So di non meritarmelo, ma un tentativo lo dovevo fare... Lo studio mi stressa e la storia, che ricordo, se ne è andata per conto suo e adesso non riesco più a gestire, mi sta dando problemi non semplici da risolvere. Si accettano anche insulti e minacce ^^

Kiss
Lenù
      

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Capitolo 17
*** Uno strano personaggio ***


Prima o poi... chissa! 17





Blaise fu riscosso dai suoi pensieri dall'arrivo, all'interno dello scompartimento, di Pansy che ciarlava allegramente con Daphne Greengrass.
Chissà per quanto tempo era rimasto a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce, ripensando a quella serata di Natale, a cosa sarebbe potuto succedere dopo quell'innocente bacio... se solo la nonna di Juliet non avesse fatto irruzione nella stanza, proprio al momento sbagliato, per informarli che sua madre se ne stava andando.
Juliet era corsa subito al piano superiore per salutarla e Blaise, che si era attardato per riavvolgere il libro nel panno di velluto, era stato bloccato sulla porta dalla nonna che gli aveva poi assicurato che l'avrebbe tenuto d'occhio, anche ad Hogwarts; aveva i suoi sistemi.
Blaise non riusciva a togliersi dalla testa quell'avvertimento. Per quanto non conoscesse minimamente abbastanza l'anziana strega, era certo che avesse pienamente intenzione e mezzi per mettere in atto i suoi propositi.
Comunque... come si diceva: anno nuovo, vita nuova. Così il giorno di capodanno, nonostante il cervello annebbiato dall'alcol per i troppi brindisi fatti con gli amici alla festa al Malfoy Manor, aveva preso la ferma decisione che, nonna di mezzo o meno, avrebbe continuato a perseguire nel suo intento di riuscire a conquistare il cuore Juliet.
Non sapeva esattamente il perchè, ma aveva come l'impressione che il libro regalatogli da Juliet, poteva in qualche modo aiutarlo nella sua impresa.
Non appena tornato a casa, la sera stessa, aveva iniziato a sfogliarlo. Inizialmente fu solo un rapido sguardo, ma nei giorni successivi si prese tutto il tempo per esaminarlo con la dovuta attenzione.
Scoprì così che fosse il lavoro di più persone e più periodi. Se le prime pagine erano databili addirittura precedentemente al medioevo, le ultime potevano essere collocate ai primi del '600.
Gli appunti, invece, che aveva trovato sparsi un po' dappertutto tra le pagine erano molto recenti, anteriori di qualche decennio al momento attuale. Alcuni erano scritti talmente fitti da rendere difficoltosa la lettura, altri contenenti poche righe. Uno addirittura portava riportata unicamente una data: il 23 ottobre 1993; e nonostante quella data non gli dicesse assolutamente niente, Blaise era certo che significasse qualcosa. Ma non ci si soffermò troppo.
Un pizzicotto al braccio lo tolse nuovamente ai suoi pensieri. Voltandosi si ritrovò lo sguardo idagatore di Pansy che esaminava da vicino il suo volto.
"Tu sei troppo distratto in quest'ultimo periodo. Prima non ponderavi così tanto. Mi nascondi qualcosa?" la ragazza aveva assottigliato gli occhi e a Blaise parve che stesse cercando di leggere i suoi pensieri. La cosa non gli piaceva per niente.
"Chi io? Ma va', cosa vuoi che ti nasconda?"
"Oh, lo scoprirò, non preoccuparti. Comunque... il treno si è fermato. Dobbiamo secndere"

Non appena scesi dal treno, Blaise scandagliò tutta la folla di studenti accalcati verso le carrozze, per scorgere una testolina rossa.
Non aveva aspettato altro, durante tutto il periodo delle vacanze, che ritornare a Hogwarts per rivedere Juliet, dandosi al contempo del debole per non poter resistere neanche così poco tempo senza vederla.
Il fatto era che, dopo aver passato due mesi a cercarla con lo sguardo ad ogni pasto, sperando di incontarla in corridoi e passando con lei tutti i sabato pomeriggio, senza contare quel magnifico pomeriggio ad Hogmeade con conseguenti due giornate di punizione a stretto contatto e il Natale più bello della sua vita, era stato strano non poterla vedere nei corridoi del Manor. Così tristi e desolati, avevano proprio bisogno di una presenza vivace come quella di Juliet.
Ma salito sulla carrozza, l'unico zazzera rossa che aveva visto era stata quella di Weasley, e non era certo quello che voleva.
Sicuro che l'avrebbe certamente vista in Sala Grande per la cena, salì sulla carrozze insieme a Draco, Theodore e Pansy che raccontava minuziosamente a Nott di uno dei numerosi e meravigliosi abiti da sera che il padre le aveva regalato a Natale.
Chissà come sarebbe stata Juliet in abito da sera...

E finalmente, in Sala Grande, dopo aver passato al setaccio tutto il tavolo di Corvonero, finalmente riuscì a vederla. Sorrideva e chiacchierava con la Lovegood. Quanto gli erano mancati quei sorrisi.
"Per le pluffe di Merlino, Blaise! Hai le mandragole al posto del cervello? Si può sapere che stai combinando?"
La voce di Draco lo costrinse a distogliere lo sguardo da un bel paio di occhi verdi, per scoprire che aveva il suo migliore amico da agitarsi tanto.
E lo scoprì non appena vide mezzo tavolo allagato da succo di zucca e la caraffa che teneva in mano completamente vuota su un bicchiere strabordante.
Sospirò e appoggiando il contenitore che teneva in mano, mormorò un "Tergeo" e iniziò a giocherellare con ciò che aveva nel piatto lanciando ogni tanto occhiatine fuggevoli alla tavolata blu-bronzo.
Il suo biondo amico le intercettò e sul suo volto si fece avanti un'espressione preoccupata.
"Ti prego... ti prego ti prego ti prego non dirmi che a Natale non hai combinato nulla e che sei ancora fissato con la McDavis"
"La McDavis?"
Blaise lanciò un'occhiataccia a Draco. Ecco... e ora come se la scrollava Pansy di dosso? Figurarsi se la ragazza avrebbe lasciato correre la cosa.
Ed infatti non lo fece. Per tutto il resto della serata lo assalì di domande per sapere tutto, ma proprio tutto su quanto era accaduto a sua insaputa.
"E tu ne hai parlato a Draco e non a me?" Draco lo guardò come per dire 'Già! Perchè hai assilato solo me?' 
"Beh, io vado a fare il tema per Piton. Buonanotte" congadandosi così, Draco lasciò Blaise in balia della sua migliore amica ancora un po'. Dopotutto quello che gli aveva fatto passare se lo meritava eccome.

E Pansy compì la vendetta. Un'ora no-stop di ramanzina ad hoc, bloccata solo quando il caritatevole Theodore Nott decise di distrarre la sua ragazza con qualche coccola sul divano davanti al fuoco. Ebbene sì, anche le serpi amano le coccole e Pansy più di tutti.
Distrutto, Blaise si chiuse la porta del dormitorio alle spalle e rivolgendo una veloce occhiata a Draco che lavorava ancora al tema per Piton -ma quel benedetto ragazzo non poteva farlo il giorno prima della consegna come tutti gli esseri umani normali, anzichè sfacchinare quattro giorni prima, neanche fosse la Granger?- si buttò a pesce nel letto abbracciando il cuscino, deciso a dormire così: completamente vestito e scomposto.
Una decina di minuti più tardi, quando il sonno iniziava ad avvolgerlo in calde spire, qualcosa turbò la pace della stanza.
"EHI! MA CHE DIAMINE..."
"Abbassa la voce, Draco. Qui c'è gente che ha appena finito di essere sottoposto alla tortura preferita di Pansy e vuole dormire"
"Beh, non è colpa mia se il mio tema ha deciso di trasformarsi in... questo"
"Bada a come parli, giovanotto!" disse una voce d'uomo sconosciuta.
Blaise si alzò a sedere e ancora confuso, si grattò una guancia guardando Draco e aspettando delle spiegazioni. Ma il suo amico aveva lo sguardo incollato alla scrivania.
"Di chi era quella voce?" chiese allora il moro guardandosi intorno.
"Vieni qui e lo vedrai" gli rispose Draco indicando un foglio sopra il ripiano di legno davanti a sè.
Camminando ciondoloni si avvicinò all'amico. Guardando tra fogli e libri sparsi, non riuscì a vedere niente di strano e stava per chiedere al biondo spiegazioni quando il disegno su un pezzo di pergamena appoggiato sul libro più vicino... si mosse.
"Morgana... sono stanchissimo, per un momento mi è sembrato che il ritratto di quel vecchio si fosse mosso."
"Guarda meglio. Non è stata solo un impressione" gli suggerì Draco.
Blaise avvicinò di più il viso al foglio e... il vecchio che vi era ritratto aggrottò le folte sopracciglia.
"Per i calzini spaiati di Silente! Ma che significa?"
"Vorrei sapero anch'io! Avevo appena finito di scrivere il mio tema per Piton quando tutto l'inchiostro è confluito al centro della pagina, andando poi a rispargersi e formare questo disegno" gli rispose Draco sbuffando e incrociando le braccia al petto. "Avevo impiegato tempo ed energie per quel tema"
Blaise tirò fuori la bacchetta dalla tasca della divisa e la puntò contro il ritratto.
"Hei hei, metti via quella bacchetta ragazzo Che ti salta in mente?" lo sgridò il vecchio.
"Chi sei?" lo interrogò quindi Blaise, allontanado la bacchetta ma tenendola prudentemente in mano.
"Io? Sono solo un ritratto fatto con l'inchiostro"
"Non mi dire. Pensa che ti avevamo scambiato per una Veela. Che ne è stato del mio tema?" si innervosì Draco.
"Ormai i ragazzi di oggi non hanno più rispetto... Hai miei tempi si dava del lei alle persone più anziane e comunque non gli si dava addosso senza neanche presentarsi" borbottò il vecchio, scuotendo la testa abbattuto.
"Hei, fino a due minuti fa io ero tranquillo e soddisfatto di aver finito i compiti, è LEI che è saltato fuori non si sa da dove e non si sa perchè a rovinare il mio lavoro!" si irritò allora Draco. 
"Insolente" bisbigliò, perfettamente udibile, il vecchio.
Draco stava per ribattere, ma Blaise li interruppe dicendo "Ok, ok. Manteniamo la calma. Allora... che accidenti sta succedendo qui?"
"Te l'ho detto il mio tema è stato rovinato..." iniziò Draco.
"Sì, questo l'avevamo appurato. Ma di solito queste cose non succedono. C'è qualcos'altro da chiarire."
I due ragazzi fissarono il ritratto che, a sua volta, guardò prima un serpeverde e poi l'altro, senza dire nulla.
"Allora?" lo incitò Blaise.
"Allora cosa?" gli fece di rimando il vecchio.
"Che ci fa qui?"
"Io sono sempre stato in questa pergamena. Avevo solo bisogno di inchiostro per essere svelato"
L'occhio di Draco fu percorso da una piccola e veloce contrazione. Diavolo, quell'inchiostro era stato steso ad arte su quella pergamena, era un lavoro eccellente!
"Siamo ad Hogwarts?" chiese poi il vecchio.
"Sì" rispose Blaise, notando preoccupato le mani di Draco che si aprivano e chiudevano spasmodicamente.
"E in che anno siamo?"
"Millenovecentonovantasei"
"Come siete entrati in possesso di questa pergamena?"
"Hei, ora ho io una domanda per te!" sbottò Draco "CHE FINE HA FATTO IL MIO TEMA?"
"Se risponderete alle mie domande, dopo mi ritrasformerò nel tuo compito che potrai ricopiare con calma" rispose cortesemente, poi, notando il cipiglio poco amichevole del biondo, assotigliò gli occhi e aggiunse, "Altrimenti, potrai dire addio per sempre al tuo adorato lavoro."
Ricordandosi appena in tempo che 'i Malfoy non ringhiano', Draco si accontentò di stringere i pugni e mugugnare qualche maledizione.
"Allora, come ha fatto, questa pergamena, a finire in mano vostra?" chiese nuovamente il vecchio.
Blaise si rivolse a Draco che sbuffò e rispose "Io l'ho presa dal tuo baule"
"Hai frugato tra le mie cose?" chiese offeso Blaise mettendo le mani sopra i fianchi.
"Non ho frugato, ho solo preso quella pergamena e una piuma in prestito"
"E non potevi chiedermelo prima?"
"Eri impegnato con Pansy"
"Io sto ancora aspettando una risposta" si fece sentire il ritratto.
"Ma che ci faceva nel mio baule?" chiese allora Blaise?
"E io come faccio a saperlo?"
"Ok, lasciamo perdere." i ragazzi guardarono nuovamente il ritratto. "Prossima domanda. Conoscete Juliet McDavis?"
 





Vorrei spendere un po' di tempo e spazio per parlare del personaggio di Juliet.
Ho preso spunto da una persona che conosco da tutta la vita e che ora, per motivi di lavoro, non vedo più perchè lontana. Credo che tutto questo sia nato proprio per sopperire alla sua mancanza. Quando ho iniziato, lei non era ancora partita, ma per altri motivi non ci vedevamo più come un tempo, e dal momento che abbiamo vissuto praticamente insieme fino a un anno e mezzo fa, la cosa mi ha fatto uno strano effetto. Non sto dicendo che questa ff sostituisca questa persona, perchè neanche se l'avessi scritta nel migliore dei modi e con capitoli kilomentrici, ne sarebbe valsa anche un solo pezzettino microscopico. Voglio solo dire che è così che è nata l'ispirazione.
Ora, negli ultimi tempi mi sono buttata un po' giù perchè Juliet mi è sfuggita di mano già dal primo capitolo e ho pensato più volte di abbandonare la storia che riusciva sempre più difficile da portare avanti. Il fatto è che la persona a cui mi sono ispirata è davvero così. Bella, intelligente, simpatica, brava nello sport, sempre con la fila di ragazzi dietro, probabilmente sa anche cucinare (io le ho affibiato questa pecca per esigenze di copione) e chiunque la conosca ve lo può confermare, ma non ha assolutamente il carattere che ha mostrato Juliet.  
Vorrei ringraziare Arwen88 per aver letto e commentato tutta la storia. In particolare volevo dirle che per il primo comento non me la sono presa affatto perchè, purtroppo è quello che pensavo anch'io. Il personaggio di Juliet doveva essere completamente diverso e me la sono presa sia con me che con lei. Ora ho fatto pace con tutt'e due! Ti ringrazio perchè mi hai invogliato a continuare a scrivere e per avermi detto che cosa ne pensi. Per rispondere alla domanda dell'ultimo commento, forse non ho usato le parole giuste, ma intendevo che, dopo che lui allontana il viso dal suo, dopo il bacio, lei si volta verso di lui (perchè prima era di profilo rispetto a lui, guardava il soffitto dando a Blaise un lato della faccia, lui la bacia sulla guancia... qui avrei tanto voluto metterci un bacio vero, ma la storia se ne va sempre più per conto suo...). Spero di aver reso meglio la scena questa volta. 
Ora, ho deciso di continuare a scrivere questa storia oltre che per quelle quattro anime che ancora la leggono, anche perchè, anche se non è venuta come volevo io, questa storia così come è nata, voleva anche essere continuata; non mi piacciono le storie lasciate incompiute e non mi sarei perdonata di commettere lo stesso errore. Grazie soprattutto ai commenti di Arwen, continuerà; a rilento, ma continuerà.
Ne approffitto anche per ringraziare nuovamente daniciao, criandola, miss Malfoy, SakiJune, bluesnaky, Luna91 e MiRi.

Kiss
Lenù

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